XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 13 marzo 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 2 

Audizione, in videoconferenza, di Carlo Buzzi, professore del Master in previsione sociale presso il dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento, e di Gianluca Castelnuovo, professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza:
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 2 
Buzzi Carlo , professore del Master in previsione sociale presso il dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento ... 3 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 4 
Buzzi Carlo , professore del Master in previsione sociale presso il dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento ... 5 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 7 
Castelnuovo Gianluca , professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ... 7 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 7 
Castelnuovo Gianluca , professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ... 7 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 7 
Castelnuovo Gianluca , professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ... 7 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 11 
Di Biase Michela (PD-IDP)  ... 11 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 12 
Castelnuovo Gianluca , professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ... 12 
Saccani Jotti Gloria , Presidente ... 13

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
GLORIA SACCANI JOTTI

  La seduta comincia alle ore 15.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Non essendovi obiezioni, ne dispongo l'attivazione.

Audizione, in videoconferenza, di Carlo Buzzi, professore del Master in previsione sociale presso il dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento, e di Gianluca Castelnuovo, professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, del professor Carlo Buzzi, professore del Master in previsione sociale presso il dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento, e del dottor Gianluca Castelnuovo, professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione Pag. 3in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
  A nome di tutti i commissari do il benvenuto ai nostri ospiti che sono collegati in videoconferenza e che ringrazio per la disponibilità ad intervenire all'odierna seduta.
  Do quindi la parola al professor Carlo Buzzi e lo invito a restare nei tempi perché, come è già stato detto, dopo avremo i lavori dell'Aula.

  CARLO BUZZI, professore del Master in previsione sociale presso il dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento. Grazie. La tematica oggetto di questa audizione è molto estesa e il tempo è stretto. Mi trovo dunque nella necessità di fare delle scelte che non possono essere né complete né esaustive, possono però essere considerate stimoli all'approfondimento. Se siete interessati, vi manderò una nota scritta più estesa.
  Tutte le questioni che affronterò si basano su dati derivanti da ricerche empiriche raccolti da numerose indagini trasversali. In particolare, mi preme citare quelle condotte dall'istituto IARD e dal Laboratorio adolescenza, con cui collaboro tuttora, che hanno creato un osservatorio ad hoc sui trend evolutivi di comportamenti e atteggiamenti adolescenziali.
  Questi dati, come del resto quelli di molte altre ricerche nazionali e locali, hanno rilevato un costante incremento dei comportamenti a rischio tra la popolazione giovanile. Aumenta l'abuso di bevande alcoliche, come aumenta il consumo di sostanze psicotrope legali o illegali. I fenomeni sottostanti sono sostanzialmente questi. Si sta espandendo la cultura dell'addiction, ovvero quell'orientamento alla sostanza che ti dà qualcosa in più. Tuttavia, l'addiction non riguarda solo la sostanza, ma sono in crescita anche altre tipologie di dipendenze comportamentali,Pag. 4 come il gambling, la pratica di sport estremi, la guida spericolata su strada e quant'altro.
  Un secondo fenomeno collegato al primo è determinato da una sottovalutazione culturale del rischio, che a sua volta determina un aumento tra i giovani dell'accettabilità più o meno consapevole del rischio stesso.
  Infine, un ultimo fenomeno che vi pongo all'attenzione è il concetto di salute tra i giovani, che è cambiato. In segmenti significativi della popolazione giovanile si nota il passaggio da una concezione internalistica della salute, cioè la mia salute dipenderebbe in buona misura da me, da cosa faccio, da come mi comporto, a una concezione esternalistica, cioè la mia salute dipende da agenti esterni che non controllo oppure dalla fortuna. Questo è un elemento che dà spazio a un certo fatalismo di alcuni giovani in questo campo.
  La diffusione della cultura dell'addiction da una parte, l'accettabilità del rischio dall'altra e la concezione esternalistica della salute sono degli effetti. Ma quali sono le cause di questi effetti? Si possono rintracciare in alcune tendenze evolutive della cultura giovanile. Le guardiamo brevemente, perché sono collegate all'oggetto che ci interessa di più.
  La prima tendenza è quella della frammentazione etica. La mancanza di modelli forti di riferimento fa sì che i valori nei giovani si siano per così dire relativizzati e frammentati, mantenendo la loro importanza solo all'interno di ambiti relazionali ben circoscritti. Passando da un ambito all'altro, i valori cambiano e il giovane si adatta. Si spiega così l'assunzione di atteggiamenti e la manifestazione di condotte fortemente disomogenee a seconda dell'ambito esperienziale.

  PRESIDENTE. È saltato il collegamento. Scusi, ma non sentiamo più. La vedevamo e adesso non la vediamo più. Pag. 5Eventualmente la chiamiamo sul cellulare. Il tecnico la sta chiamando sul cellulare. Adesso la sentiamo.

  CARLO BUZZI, professore del Master in previsione sociale presso il dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento. Continuo, va bene. Grazie.
  Dicevo che si stanno imponendo canali a doppia moralità. I giovani oggi sono in grado di aderire, senza apparente contraddittorietà, a plurimi sistemi di valori. Ad esempio, un giovane può essere perfettamente integrato in famiglia e a scuola, ma del tutto trasgressivo con gli amici, senza peraltro sentirsi tale. È normale che con gli amici si facciano certe cose, ad esempio fumare uno spinello, che non è visto come comportamento che trasgredisce una norma, perché è perfettamente legittimo farlo all'interno del gruppo dei pari. Questo ci propone quindi una frammentazione valoriale, per cui le cose valgono a seconda della situazione in cui si vivono.
  Una seconda tendenza riguarda la concezione del tempo. Mi riferisco alla proiezione dei giovani nel presente. In un mondo incerto caratterizzato da ritmi rapidi di trasformazione, il futuro appare per molti versi sempre più difficile da prevedere; emergono così orientamenti al pragmatismo che privilegiano obiettivi a breve termine. A volte tutto si esaurisce in pochi attimi. Vivere nel presente è un tratto tipico della gioventù di oggi e facilita orientamenti edonistici basati sul piacere. Questo è un aspetto importante.
  L'ultima tendenza che vi sottopongo è la reversibilità delle scelte. Ogni comportamento, ogni scelta viene considerata revocabile. Nulla deve apparire irreversibile in una società come la nostra, sempre più incerta e a volte contraddittoria. Si possono così accettare rischi e pericoli, perché visti in chiave contingente e temporanea. Poter retroagire dalle proprie decisioni aiuta la diffusione di comportamenti esplorativi, una certa Pag. 6onnipotenza del proprio agire e soprattutto la sottovalutazione del rischio: «So che la droga fa male, ma quando voglio smetto». E questa è una cosa pericolosissima, cioè pensare di poter controllare le proprie azioni, avendo la possibilità di retroagire quando si vuole.
  In conclusione, proiezione nel presente, relatività valoriale e reversibilità della scelta facilitano la diffusione di comportamenti di addiction, come anche quelli violenti, inducendo il giovane individuo ad evitare di assumersi responsabilità personali o sociali. Se poi cade il nesso logico razionale che lega la propria salute con i propri comportamenti, come sta avvenendo in alcuni giovani, anche la percezione del rischio subisce profonde trasformazioni e tende a sottovalutare le condizioni del pericolo.
  Pensavo di terminare affrontando alcuni focus sul degrado, così come sono stati indicati dal vostro programma, cioè parlando di alcol, di droga e di violenza, ma non ne ho il tempo, quindi concludo con un'osservazione. I giovani non sono un gruppo omogeneo. Ci sono molti modi di essere giovani oggi. Le campagne di prevenzione e di comunicazione rivolte ai giovani dovrebbero sempre tener presente questa segmentazione interna. Un messaggio che viene capito e condiviso da un tipo di giovani non necessariamente viene capito e condiviso da un altro tipo. È per questa ragione che le campagne generiche, che si affidano alla sola informazione e lanciano messaggi molto generali a tutti i giovani indifferentemente, molte volte non hanno un buon risultato o falliscono. Da qui la necessità di adattarsi a questa complessità tipologica. Se vogliamo parlare con i giovani dobbiamo parlare con i vari tipi di giovani, utilizzando messaggi e linguaggi differenziati.Pag. 7
  Concludo. Mi pare di essere rimasto nei tempi. Grazie per l'attenzione e buon lavoro. Vi manderò la mia nota scritta, che penso possa essere utile.

  PRESIDENTE. Ringrazio il professor Buzzi per il suo intervento. Sono veramente argomenti molto importanti, a mio avviso e penso anche della Commissione, che richiederanno forse un ulteriore approfondimento. La ringrazio sin d'ora se ci farà avere tutto il materiale in merito. Poi eventualmente chiederò se qualcuno dei colleghi vuole fare qualche domanda.
  Intanto do la parola al professor Gianluca Castelnuovo, collegato in videoconferenza.

  GIANLUCA CASTELNUOVO, professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Buongiorno. Grazie per questa opportunità di portare dei contenuti anche psicologici o scientifici a questa Commissione. Ringrazio il professor Buzzi perché ha fatto un'ottima analisi dal punto di vista sociologico. Mi hanno detto che ci sono pochi minuti, me lo confermate?

  PRESIDENTE. Purtroppo sì.

  GIANLUCA CASTELNUOVO, professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Eviterò allora la parte dei dati, che tra l'altro sono ben approfonditi nella relazione di Buzzi.

  PRESIDENTE. Magari può farceli avere.

  GIANLUCA CASTELNUOVO, professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola Pag. 8di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. A questo punto magari integrerò qualche altro dato.
  Dal punto di vista della psicologia, psicologia clinica in particolare, sono chiamato come direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica, quella che fu fondata da Agostino Gemelli, che oggi forma psicologi per diventare specialisti in psicoterapia nella cura di persone con difficoltà, anche adolescenti, anche ragazzi, anche giovani che sviluppano queste addiction.
  Il termine «dipendenze» è un termine che si è esteso a tantissimi comportamenti, si può essere dipendenti da sostanze o da comportamenti. Il confine sottile è quando io controllo la sostanza o comportamento oppure, ahimè, si va oltre ed è la sostanza o comportamento a controllare me, per cui non ho un buon tono dell'umore, non sono tranquillo, non sono rilassato, non sono in equilibrio con me stesso se non faccio uso di questo comportamento o di questa sostanza e se ne ho astinenza, ne ho tolleranza, un concetto importante, che vuol dire dover fare sempre uso di una quantità maggiore di sostanza per avere lo stesso effetto benefico.
  Ha detto bene il professor Buzzi sul concetto del breve termine. Il nostro cervello di base ragiona per un piacere a breve termine, tende a ripetere quello che è il piacere a breve termine, per cui si sommano questi aspetti e si arriva spesso a questa addiction.
  Non entro nel merito dei vari tipi di sostanze o di comportamento. Cito quello che può portare come contributo la psicologia clinica, su due livelli, un livello più preventivo e un livello più di trattamento. Il livello più preventivo, che è il migliore, è quello purtroppo a volte in Italia non così valutato come nei Paesi anglosassoni, poiché non abbiamo una cultura Pag. 9della prevenzione, ahimè, come in altri Paesi, ma spero che anche questa audizione sia per cambiare questa rotta, questa tendenza. La prevenzione si fa formando sia i ragazzi che i genitori, che sono le vere agenzie educative che tengono in qualche modo non sotto controllo, ma in qualche modo si interfacciano con gli altri educatori. Dunque, formare a quelli che sono i rischi, i pericoli. Faccio l'esempio dei puff, che è una delle ultime tendenze nel campo del fumo, quindi questi oggetti che sono visti come piacevoli, semplici, innocui, sappiamo quanti rischi tossicologici hanno.
  Manca una vera formazione dei rischi sia di dipendenza, ma anche di effetti collaterali tossicologici e quindi pensiamo a come sarebbe importante che ci fosse una formazione su questi aspetti. Nelle scuole andrebbe inserita una formazione sia per i ragazzi che per i genitori su questi aspetti. Ho fatto degli esperimenti, lavorando anche presso un ospedale, dirigo il servizio di psicologia clinica all'Istituto di psicologia italiano. Ho fatto formazione anche agli allenatori, ho fatto formazione ai catechisti, agli educatori negli ambiti parrocchiali e oratoriali. Pensiamo a tutte le agenzie educative esterne anche alla scuola che possono condizionare i ragazzi, che spesso vedono più l'allenatore, come numero di ore, che un genitore, se lavorano. Quindi, è vero che al genitore è chiesto di avere il ruolo di coordinamento dell'agenzia educativa e di tutte le figure adulte che girano intorno ai minori, però dobbiamo pensare anche a quelle figure che possono accorgersi di certi segnali, possono dare qualche parola di conforto, possono cominciare a far riflettere il giovane. Spesso i nostri adolescenti, i giovani si fidano più di queste figure che dei genitori e arrivano troppo tardi a parlare con i genitori. I genitori devono anche, da questo punto di vista, acquisire una competenza nel rapporto con i figli.Pag. 10
  Voi parlate, nella vostra relazione, di empatia. È un concetto importante, ma non nasciamo empatici, purtroppo. Nasciamo con le caratteristiche per esserlo, ma la nostra cultura ci porta spesso a non lasciare sviluppare l'aspetto dell'empatia.
  Oltre all'aspetto della prevenzione, c'è l'aspetto poi della cura. Sull'aspetto della cura – ovviamente, trattando psicologia clinica, ho parecchie esperienze su questo – c'è l'esperimento dello psicologo scolastico, che è stato un toccasana per tantissime situazioni di disagio adolescenziale, perché avere una figura di riferimento esterna alla famiglia con cui potersi confrontare significa accertare il primo disagio. Il disagio si crea sostanzialmente quando la persona cerca nella droga, nella sostanza, nel comportamento di cui diventa dipendente un'emozione, probabilmente, più semplice da ottenere, in alternativa a qualcos'altro che normalmente si dovrebbe sviluppare. Quindi, c'è un vuoto valoriale, un vuoto di obiettivi, di progetti, di sogni. Avere una persona con cui potersi individualmente confrontare è importante. Però la psicologia scolastica è molto poco sviluppata, non c'è uno psicologo in ogni complesso scolastico, spesso ci sono lunghe code per raggiungere lo psicologo scolastico, quindi spesso si perde quel primo contatto che può essere utile, invece, per intercettare immediatamente la problematica.
  Poi c'è tutto il tema del lavoro sulle situazioni già critiche, e lavoro su quelle, dove vengono inviati i ragazzi agli psicologi scolastici oppure anche le famiglie stesse, perché ricordiamoci che dietro ogni adolescente, ogni giovane che ha una problematica di questo tipo ci sono almeno altre due o tre persone che soffrono. Quindi, hanno dei costi sociali enormi le problematiche adolescenziali e giovanili. Quello che è importante è che ci sia una presa in carico, a volte lavorare individualmente, capire all'interno della persona cosa si è bloccato, quale meccanismoPag. 11 si è inceppato. Però bisogna fare un lavoro individuale; i gruppi vanno bene per la prevenzione, ma nel trattamento ci vuole l'approccio individuale. Bisogna entrare nella storia della persona, capire come riorientarla, dare delle possibilità, vedere la persona con una certa costanza.
  È importante che da questa vostra attenzione a questa problematica così importante ci sia una messa in piedi di una struttura che possa dare uno spazio di ascolto a queste problematiche, sia nella fase preventiva, e allora va bene la dimensione di gruppo, che nella fase di prima accoglienza del disagio, vedi l'esempio, ottimo in Italia, della psicologia scolastica, ma anche quello della cura vera e propria, delle cure primarie, su cui tra l'altro la psicologia sta investendo tanto, fino alla vera e propria psicoterapia. Però, ecco, non è psicoterapia per tutti, perché spesso non c'è bisogno di psicoterapia per tutti. La psicoterapia è costosa, è lunga, a volte è necessario un supporto psicologico breve. Ci sono degli ottimi modelli scientifici, basati sulle evidenze, di interventi brevi, anche motivazionali, che riescono a riorientare la persona verso l'uscita dai comportamenti di addiction.
  Spero di essere rimasto nei tempi, magari anche per qualche vostra domanda.

  PRESIDENTE. Assolutamente sì. Ringrazio il professor Castelnuovo per il suo intervento interessantissimo e anche a lui chiedo l'invio della documentazione.
  Chiedo ai colleghi presenti, nonché a quelli collegati in videoconferenza, se intendano intervenire per porre domande o formulare osservazioni.

  MICHELA DI BIASE. Signora Presidente, chiedo scusa, non so se mi sentite, sono in Aula. Chiedo scusa, ma la Commissione è convocata insieme all'Aula, quindi forse mi sentirete male, ma Pag. 12vi chiedo di avere pazienza. Volevo anzitutto ringraziare il professor Buzzi e il professor Castelnuovo per gli interessanti spunti che ci hanno fornito. Naturalmente, se possiamo avere il materiale, magari con qualche ulteriore approfondimento, per noi sarebbe di grande interesse.
  Volevo fare una domanda al professor Castelnuovo rispetto alla sua ultima affermazione in merito al fatto che alcuni disagi o momenti di crisi potrebbero essere affrontati anche con una contingenza temporale piuttosto breve. Mi chiedevo e volevo chiedere ai nostri interlocutori che cosa ne pensino dello psicologo all'interno delle scuole, se secondo loro possa essere di interesse, di aiuto, che tipo di giovamento possa portare e se lo reputino uno strumento utile per i nostri ragazzi, visto che stiamo registrando un aumento straordinario dei casi di ragazzi che soffrono a vario titolo – oggi siamo qui a parlare di dipendenze – di disagio, di patologie anche neuropsichiatriche. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola per la replica.

  GIANLUCA CASTELNUOVO, professore ordinario di psicologia clinica presso la facoltà di psicologia e direttore della Scuola di specializzazione in psicologia clinica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Grazie per l'osservazione.
  Lo psicologo scolastico è un ottimo presidio di primo intervento; infatti lo psicologo scolastico solitamente non è uno specialista di psicoterapia, ma è un primo psicologo che fa un intervento di accoglienza, di diagnosi e spesso di invio a livelli di cura più elevati, o anche di prima presa in carico se la situazione è più semplice. Però è importante avere già un presidio all'interno della scuola, dove si toglie anche un po' lo stigma, perché qui c'è il problema della salute mentale che spesso è legata allo stigma: «se vado dallo psicologo vuol dire Pag. 13che sono matto» e poi si confondono spesso tutte le figure, psicologo, psichiatra eccetera.
  Indipendentemente da questo, non sono i matti – magari venissero i matti – ad andare dallo psicologo, ma sono le persone che, nella loro fase evolutiva – nella vita ogni tanto tutti noi incontriamo un disagio, da figli prima, da genitori poi, da nonni – vanno dallo psicologo perché c'è un momento di fatica in un passaggio evolutivo e ci si può confrontare con una figura. È quindi molto importante la presenza dello psicologo all'interno delle scuole. Non risolve tutti i problemi, però è un primo presidio, più che altro perché andiamo a portare una prima risposta di cura là dove sono i ragazzi.
  Molti disagi – l'abbiamo visto anche dai fatti di cronaca – sono legati proprio alla scuola, fuori dalla scuola, dentro la scuola. Penso a fenomeni di bullismo, ma adesso amplieremmo il tema su altri aspetti. Alla fine, però, si tratta sempre di comportamenti non in linea con quello che dovrebbe essere una crescita educativa equilibrata e sana dei nostri figli. Quindi, ben venga che si sviluppi e si intensifichi lo psicologo scolastico.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per la loro partecipazione all'odierna seduta e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle ore 15.55.