XIX Legislatura

Commissioni Riunite (III Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Giovedì 22 febbraio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 

Audizione del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sull'intesa sulla cooperazione di sicurezza tra Italia e Ucraina (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Craxi Stefania  ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 5 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 5 
Barcaiuolo Michele  ... 6 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 6 
Tremonti Giulio , Presidente ... 6 
Richetti Matteo (AZ-PER-RE)  ... 6 
Fratoianni Nicola (AVS)  ... 7 
Marton Bruno  ... 8 
Mulè Giorgio (FI-PPE)  ... 8 
Casini Pier Ferdinando  ... 9 
Orsini Andrea (FI-PPE)  ... 10 
Billi Simone (LEGA)  ... 10 
Ricciardi Riccardo (M5S)  ... 11 
Formentini Paolo , Presidente ... 11 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 11 
Borghi Enrico  ... 13 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 13 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 13 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 13 
Formentini Paolo , Presidente ... 14 
Craxi Stefania , presidente della 3a Commissione del Senato ... 14 
Formentini Paolo , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIULIO TREMONTI

  La seduta comincia alle 8.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sull'intesa sulla cooperazione di sicurezza tra Italia e Ucraina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sull'intesa sulla cooperazione di sicurezza tra Italia e Ucraina.
  Anche a nome della presidente Craxi, do il benvenuto al Ministro Tajani e Lo ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai lavori. Chiedo alla presidente Craxi se desidera intervenire.

  STEFANIA CRAXI. No, grazie, presidente. Il tempo è stretto. Diamo la parola al Ministro.

  PRESIDENTE. Prima di cedere la parola al Ministro Tajani, invito i colleghi a far pervenire alla presidenza le richieste di intervento. Dopo l'intervento del Ministro darò la parola a ciascun gruppo per un ciclo di interventi della durata di non più di tre minuti ciascuno, alternando senatori e deputati dei vari gruppi.
  Prego, signor Ministro.

  ANTONIO TAJANI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signori presidenti, onorevoli colleghi, ho ritenuto importante e urgente riferirvi del negoziato con le autorità ucraine per siglare un accordo di cooperazione bilaterale di sicurezza che il Presidente del Consiglio si accinge a firmare.
  Considero doveroso anticipare al Parlamento contenuti e aspetti qualificanti delle discussioni in corso, che contiamo di poter condurre in porto già nei prossimi giorni.
  Il contesto internazionale critico e la morte di Aleksei Navalny hanno infatti impresso un'ulteriore accelerazione: la drammatica scomparsa dell'oppositore di Putin è avvenuta a pochi giorni dal secondo anniversario dell'ingiustificata e brutale aggressione russa all'Ucraina. Su mia istruzione, come sapete, abbiamo convocato ieri l'Ambasciatore russo al Ministero degli affari esteri e lunedì a Bruxelles ho voluto avere – anche come presidenza G7 – un lungo colloquio con Yulia Navalnaya, che aveva partecipato con un suo intervento al Consiglio affari esteri. Il 24 febbraio, giorno dell'anniversario, il Presidente del Consiglio presiederà una riunione virtuale dei leader G7, a cui parteciperà anche il Presidente Zelensky.
  L'Italia, protagonista nell'Unione europea, nella NATO e nel G7, sente forte la responsabilità di marcare in modo solenne il proprio chiaro e fermo sostegno a Kiev. Dobbiamo essere all'altezza del momento, l'aspettativa ucraina è molto forte. Alla luce degli ultimi drammatici sviluppi sul terreno, Kiev ha intensificato gli appelli Pag. 4alla compattezza degli alleati. Mai come in questo momento è importante sottolineare la volontà di assicurare al Davide aggredito i mezzi per difendersi contro il Golia russo.
  Solo questa – è bene ripeterlo – è la via per arrivare davvero ad una pace giusta e duratura. La sconfitta dell'Ucraina porterebbe al dominio russo e non ad una pace. Siamo in piena sintonia con tutti i nostri partner, anch'essi hanno accelerato il negoziato con gli ucraini e firmato accordi bilaterali di sicurezza soltanto pochi giorni fa. Francia e Germania lo hanno fatto venerdì scorso in occasione degli incontri del Presidente Zelensky con il Cancelliere Scholz e il Presidente Macron, sulla falsariga dell'intesa già conclusa dal Regno Unito il 12 gennaio. Questi tre accordi seguono la stessa struttura e comprendono, oltre alla cooperazione in ambito di sicurezza e difesa, anche quella nelle dimensioni politica ed economica. Il Governo italiano si sta muovendo nella stessa direzione.
  L'accordo che stiamo discutendo ribadisce il sostegno all'indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina, al suo percorso europeo e alle sue aspirazioni euro-atlantiche, e condanna senza se e senza ma la guerra di aggressione condotta dalla Federazione Russa. La bozza in discussione delinea i principali settori di assistenza e cooperazione tra i due Paesi nel solco di quanto l'Italia sta già facendo per Kiev dall'inizio della guerra. L'intesa dà una veste più strutturata al nostro impegno politico nel sostenere il diritto dell'Ucraina a decidere autonomamente il proprio futuro.
  Un elemento centrale è rappresentato dalle procedure di consultazione e collaborazione per aiutare l'Ucraina a costituire una sua capacità nazionale nel settore della difesa e quindi a provvedere alla propria sicurezza nel medio-lungo termine. Si tratta di disposizioni in linea con altre intese concluse dall'Italia con Paesi terzi, che riguardano la cooperazione bilaterale in materia di difesa e che rispondono naturalmente al dettato costituzionale ed agli impegni multilaterali dell'Italia. Ricordo che il nostro Paese ha finora assicurato sostegno all'Ucraina attraverso un totale di otto pacchetti di aiuti militari. Continuiamo a contribuire agli sforzi di difesa da parte di Kiev anche nel 2024 grazie all'estensione dell'autorizzazione parlamentare a procedere in tale direzione. L'assistenza che prospettiamo nella bozza di accordo riguarda il rafforzamento delle attività già in corso, inclusa la lotta alle minacce ibride, con particolare attenzione alla dimensione cyber e la condivisione di intelligence. Ma, come nelle intese che l'Ucraina ha firmato con gli altri partner, non viene solo sviluppata la cooperazione di sicurezza e difesa, vengono anche assicurati l'assistenza in campo economico, l'impegno italiano per la ricostruzione di Odessa – a cominciare dalla sua cattedrale –, il sostegno umanitario e la protezione dei civili, nonché la tutela delle infrastrutture critiche ed energetiche.
  Sabato scorso a Monaco, a margine della Conferenza sulla sicurezza, ho ad esempio firmato un accordo molto innovativo da 100 milioni di euro con il Ministro degli esteri Kuleba e con la Banca europea di ricostruzione e sviluppo (BERS) per sostenere il settore energetico ucraino. Altri 100 milioni saranno forniti direttamente dalla BERS. Sosterremo in questo modo la rete elettrica, vittima in questi due anni di attacchi indiscriminati e bombardamenti che volevano riportare il Paese al Medioevo; un sostegno vitale per le imprese e le famiglie ucraine.
  Altro aspetto importante dell'accordo di sicurezza in corso di negoziato è il sostegno alle riforme dell'Ucraina. Il futuro di Kiev è nella famiglia europea; il percorso di adesione all'Unione andrà gestito con visione politica, sulla base del merito e dei progressi nelle riforme.
  Nella bozza è anche confermato l'impegno per l'accertamento delle responsabilità per i crimini internazionali e per le sanzioni alla Russia. Il nostro accordo, come quelli stipulati da Francia, Germania e Regno Unito, non sarà giuridicamente vincolante. Dal testo non derivano obblighi sul piano del diritto internazionale né impegni finanziari; non sono previste garanzie automatiche di sostegno politico o militare. Come quella dei nostri partner, anche la Pag. 5nostra intesa bilaterale non richiederà quindi la procedura di ratifica parlamentare. È evidente, però, che alla luce dell'impegno politico che il Governo si appresta ad assumere è nostra intenzione assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento. Per questo sono qua stamane, di fronte a voi.
  Continua così il percorso di regolare condivisione con le Commissioni sui punti qualificanti della nostra politica estera, e quello sull'Ucraina è uno dei principali. L'impegno di questo Governo nei confronti di Kiev, della sua libertà, indipendenza e sovranità, è stato fin dall'inizio chiaro e netto. Abbiamo un preciso dovere politico e morale di aiutare un Paese sovrano che combatte per la propria sopravvivenza.
  La guerra sta per entrare nel terzo anno: tra distruzioni, minacce, bombe e missili, in tutto il Paese ha causato decine di migliaia di morti, milioni di sfollati e condizioni umanitarie disastrose. Aiutare l'Ucraina vuol dire difendere la nostra stessa libertà ed i nostri valori. Tutelare le regole di convivenza che sono alla base del sistema internazionale è un'esigenza che riguarda tutti noi. La sicurezza dell'Ucraina è la sicurezza dell'Europa. Putin ha sbagliato i suoi conti, ha sottovalutato la determinazione del popolo e delle istituzioni ucraine e la compattezza delle nostre democrazie. Compattezza dimostrata anche dall'accordo raggiunto all'ultimo Consiglio europeo per il finanziamento, con 50 miliardi, dello Strumento per l'Ucraina. Un risultato molto importante e per nulla scontato, per cui l'Italia ha giocato un ruolo determinante.
  La nostra presidenza G7 vuole appunto rafforzare i messaggi di unità e determinazione a sostegno di Kiev; un sostegno che porteremo avanti anche nel 2025, quando ospiteremo la Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina, cornice in cui si confermerà il ruolo da protagonista che il nostro sistema imprenditoriale intende svolgere.
  La conclusione dell'accordo bilaterale di sicurezza è quindi un ulteriore, importante tassello della nostra azione al fianco dell'Ucraina, per costruire una vera pace.
  Grazie per l'attenzione. Sono pronto ad ascoltarvi.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Do la parola ai colleghi che ne hanno fatto richiesta.

  GIUSEPPE PROVENZANO. Signor presidente, ringrazio la personale cortesia del Ministro, ma non posso non stigmatizzare, in questa sede - ancora una volta, caro Ministro -, un tema di metodo che si pone nel rapporto tra il Governo e il Parlamento. Ministro, la convocazione così irrituale di questa sua audizione rende molto complicato lo svolgimento del nostro lavoro su un tema e su un argomento che io, invece, ritengo sia essenziale per il nostro Paese; un Paese che fin dal primo giorno, dal 24 febbraio del 2022, ha fatto l'unica scelta possibile che si poteva fare: stare al fianco dell'Ucraina, per una serie di ragioni, a cominciare da quella – a cui io richiamo l'intero Governo ad una coerenza politica maggiore rispetto a quella avuta fin qui – del rispetto del diritto internazionale.
  Gli anni che passano dall'invasione della Russia di Putin all'Ucraina non rendono l'aggredito meno aggredito e l'aggressore meno aggressore. Le ragioni di questo sostegno vanno rinnovate, così come va rinnovato, da parte nostra, l'invito al Governo ad un'iniziativa – che fin qui è mancata – sul piano diplomatico, in sede europea, per arrivare ad una pace giusta e sicura.
  Ministro, stando al merito delle questioni che Lei ha posto, poiché mi pare di capire che si tratta di un protocollo che non richiede l'autorizzazione del Parlamento, l'invito che io vi faccio è questo: lavorateci in queste ore, in coerenza con i princìpi sanciti dalla nostra Costituzione, innanzitutto, e poi tornate in Parlamento.
  A sentire le linee guida che Lei qui ha esposto, mi verrebbe da dire che non c'è niente di nuovo sotto il sole rispetto a quello che stiamo già facendo. Tornate in Parlamento, perché il Parlamento è il luogo in cui potete provare a sciogliere delle contraddizioni politiche che, invece, emergono all'interno del Governo.
  Un protocollo - o qualsiasi atto che farà la Presidente del Consiglio a Kiev - non potrà nascondere o superare quelle che a tutti gli effetti sono apparse agli occhi del mondo – non solo nostro, delle opposizioni Pag. 6– delle contraddizioni enormi. Avere un suo omologo al Governo che è incapace di condannare il regime di Putin per l'assassinio politico di Navalny rende meno credibile il nostro Paese.
  Questo protocollo si faccia in coerenza con i princìpi sanciti dalla nostra Costituzione, con il mandato politico che più volte noi abbiamo espresso nelle modalità di sostegno all'Ucraina, ma si torni in Parlamento ad affrontare quelle che, a tutti gli effetti, stanno diventando contraddizioni politiche molto forti, rispetto al regime di Putin, che presenta questa compagine governativa e che indeboliscono complessivamente la posizione e la proiezione internazionale del nostro Paese.
  Grazie.

  MICHELE BARCAIUOLO. Signor Ministro, grazie per la proverbiale trasparenza e comunicazione che da inizio legislatura sta tenendo con le Commissioni parlamentari. Noi, ovviamente, valutiamo positivamente il suo intervento.
  Rinnovo il ringraziamento per la trasparenza che, peraltro – come è stato poi riconosciuto anche dal membro dell'opposizione che mi ha preceduto – non era scontata e non era dovuta. Onestamente, non entro nel merito e non è questa sicuramente la sede dove rispondere ad alcune polemiche; anzi, io rilancio, sperando che tutto il Parlamento – cosa che purtroppo in questa legislatura non è mai accaduta, al contrario di quella precedente – possa andare avanti in maniera unidirezionale e compatta rispetto ad una posizione che, evidentemente, è l'unica che l'Italia può tenere, l'unica che tiene l'Italia sullo scenario internazionale.
  Dopodiché, sappiamo benissimo che la situazione non è semplice, è complicata e che l'evoluzione, soprattutto della guerra sul terreno, non permette ad oggi di avere speranze di fine conflitto e di pace giusta in termini temporalmente vicini.
  È chiaro che, invece, io sono convinto – e non solo perché ne ho percezione, ma anche perché qualche notizia arriva – che l'azione diplomatica italiana, europea, occidentale evidentemente non lavora alla luce del sole, non lavora per agenzie di stampa, non lavora per salotti televisivi, ma inizia e continua fin dall'inizio del conflitto a provare a tessere reti e tele che possano, speriamo al più presto, dare risultato.
  Ripeto, questo tipo di protocollo va visto soprattutto come un qualcosa che è complementare a scelte che altre nazioni europee stanno facendo nella collocazione dell'Italia e dell'Europa al fianco di una Ucraina, il cui futuro non può che essere nella parte occidentale, nell'Unione europea, in maniera prospettica, anche se forse non così prossima; non può che essere quello che con questo protocollo ci si augura – ovviamente ne guarderemo, ne osserveremo e ne approfondiremo i contenuti – rispetto a quello che il Ministro ha ampiamente, e in maniera non dovuta, illustrato oggi. Grazie.

  ANTONIO TAJANI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Mi segnala qualche parlamentare che l'audio non va molto bene per chi è collegato da remoto. Mi stanno scrivendo. Lo dico solo per correttezza nei confronti dei colleghi che sono collegati da remoto. Lo segnalo alla presidenza.

  PRESIDENTE. Lo sappiamo, ma è una difficoltà tecnica. Do ora la parola all'onorevole Richetti.

  MATTEO RICHETTI. Comprendo le obiezioni del collega Provenzano, ma il presidente Casini – oltre ad insegnarmi come si usa il microfono – mi ha insegnato un'altra cosa: che un grande Paese in politica estera si unisce; un grande Paese in politica estera trova le ragioni per rafforzare il proprio posizionamento storico. Questo è un passaggio nel quale le forze politiche dovrebbero unirsi sui princìpi che Lei ha elencato. Se noi di fronte al fatto che, nero su bianco – al di là della tecnicalità del protocollo, del passaggio parlamentare – ribadiamo il sostegno a Kiev, ribadiamo il ruolo che sta svolgendo Kiev, che è un ruolo per l'Europa, perché ci sono le informazioni che ci dà la Farnesina, poi ci sono le informazioni che ci danno i servizi tedeschi, poi ci sono Pag. 7i Paesi baltici che stanno correndo al riparo...come facciamo a non capire che ciò che si sta consumando in Ucraina è un fronte che riguarda l'Europa? Un grande Paese in questi passaggi sa da che parte stare.
  Dobbiamo lavorare sull'aspetto che dice Lei: pieno coinvolgimento del Parlamento, anche una relazione molto più stretta tra le forze politiche di maggioranza e di opposizione, ma guai se mettessimo in discussione i principi che Lei ha ricordato e guai se rimanessimo indietro rispetto al fatto che grandi potenze europee, come la Francia e la Germania, che hanno siglato quegli accordi, procedessero senza la presenza del nostro Paese.
  Ci sono momenti in cui i passaggi di accordo e protocollo sono momenti di politica estera, e questo è un momento di politica estera. Ci preoccupa il fatto che, a ventiquattro mesi dall'inizio del conflitto, siamo chiamati ad un sostegno militare sacrosanto e non vediamo – forse perché ancora carsico, in superficie – un lavoro negoziale che porta alla pace? Certo che ci preoccupa. Questo ci porta a far venir meno il sostegno a Kiev? Saremmo degli irresponsabili.
  Non ce lo nascondiamo, comincia un G7 a presidenza italiana che si svolge a Kiev, e francamente io non credo che sia passerella per nessuno, in un momento di posizionamento fondamentale per il Governo italiano tutto, a prescindere da chi lo guidi. Guai se in questo passaggio – che certo va accompagnato da momenti nuovamente parlamentari, dal confronto –, ma la posizione presa è una posizione assunta, che non può essere discussa oggi; ve lo dice chi in queste ore sta cercando di capire se il suo collega, l'altro vicepresidente, ha ancora in vigore un accordo politico con il partito che esprime l'aggressore, nel quale si impegna a condividere la politica estera.
  Lei non ci crederà, ma io lo dico senza nessuna polemica, perché ho ben chiara la distinzione tra il mio ruolo di opposizione, che deve incalzare il fatto che il mio Paese abbia un Governo che mette in sicurezza i princìpi costituzionali ed europei, con il fatto che adesso sono al suo fianco a ribadire dove sta l'Italia in Europa, con chi sta l'Italia dentro a questo conflitto e che l'Italia non solo è disponibile, ma lavora per la pace, per una pace che non riconosca le ragioni di chi invade, ledendo il diritto internazionale. Questo dovremmo fare insieme.

  NICOLA FRATOIANNI. Signor Ministro, non è questa la sede per affrontare ulteriormente tra noi il dibattito sull'efficacia della nostra iniziativa di fronte all'aggressione russa in Ucraina, la strategia fondata quasi esclusivamente – io dico purtroppo – sulla strada dell'escalation delle armi.
  È, invece, l'occasione per poter affrontare il tema della giornata, cioè questo accordo di cui ci mettete a conoscenza a poche ore dalla sua probabile ratifica. Sappiamo tutti che sabato la Presidente del Consiglio sarà a Kiev, probabilmente per firmare questo accordo. Probabilmente lo sapevate già da qualche tempo che sabato sarebbe andata a Kiev, non credo che lo abbia deciso nella sua agenda ieri sera. Dunque, in premessa, faccio una raccomandazione: questo Parlamento potrebbe essere informato per tempo e con qualche elemento di dettaglio in più di fronte ad appuntamenti di una qualche rilevanza. Lo dico qui senza polemica, Lei viene spesso a confrontarsi con le Commissioni, gliene rendo merito, lo si poteva fare con un po' più di tempismo.
  Ascoltando il suo intervento, la domanda è secca, senza troppi ghirigori: a che serve? Lei ci ha detto che questo accordo serve a ribadire il nostro impegno al fianco di Kiev, che il Governo italiano e i Governi nelle ultime legislature non hanno mai messo in discussione, sul piano politico, economico, dell'assistenza militare.
  Abbiamo appena votato l'ennesimo pacchetto, l'ennesima autorizzazione, che consente al Governo, per tutto il 2024, di continuare con questa strada. Non mi pare ci sia alcuna novità se non il fatto – e mi paiono due novità dal profilo assai critico, per ragioni diverse – che questo è un accordo con un Paese in guerra. Tutto ciò che ha a che fare con gli aspetti di reciproca assistenza di carattere militare con Pag. 8un Paese in guerra non dovrebbe essere considerato un elemento da trattare sotto gamba, en passant. Anch'io, quindi, chiedo che appena esisterà qualche elemento di dettaglio il Parlamento ne sia informato. Non si può dire che, siccome su questo il Parlamento non vota, pazienza.
  Io vorrei avere qualche elemento di chiarezza in più. Quali sono gli elementi di novità, se ve ne sono, in particolare sul profilo militare, nella definizione di un accordo con un Paese che è tecnicamente in guerra? Non è una cosa secondaria. Si potrebbe pensare che non serve a niente, che è solo propaganda, ma per favore risparmiamoci la propaganda. Oramai siamo abituati ai fatti storici, il «Piano Mattei» senza piano...ogni cosa è un fatto storico, ma abbiamo scoperto che spesso e volentieri trattasi di propaganda. Eviterei di farlo di fronte alla tragedia della guerra in Ucraina scatenata dall'aggressione russa. Se non è propaganda, vorrei sapere precisamente di cosa si parla.
  Ultima osservazione: c'è un altro aspetto che colpisce e che dovrebbe colpire anche Lei, Ministro, tutto il Governo e anche il Parlamento. Ci ha parlato di una serie di accordi: il Regno Unito, che per sua sciagurata scelta è fuori dall'Unione europea, la Francia, la Germania e l'Italia. Perché facciamo accordi nazionali? Perché non abbiamo lavorato affinché ci fosse, se era necessario, un nuovo accordo, con altri profili, un accordo dell'Europa con l'Ucraina? Francamente è incomprensibile, e segna per l'ennesima volta il terreno non solo della regressione, ma dell'annuncio della propria inconsistenza da parte dell'Europa come soggetto politico autonomo sul piano della politica estera, della scena globale e in particolare nei passaggi di crisi.
  A me pare che questo sia un problema e vorrei che non passasse in cavalleria. Non è normale, non dovrebbe essere normale, dal momento che penso che serva un'Europa autonoma, capace di fare un salto di qualità sul profilo della politica estera e anche della sua capacità di difesa, della sua autonomia nella scena globale. Siamo all'ennesimo passo indietro. Il fatto che questo non venga neanche segnalato, anzi venga rivendicata la natura positiva dell'ennesimo accordo nazionale, mi pare un problema – ripeto –, a prescindere dagli aspetti di merito, che considero, nel caso specifico, comunque degni di più di una preoccupazione.

  BRUNO MARTON. Signor Ministro, La ringrazio per averci convocati, per averci dato questa opportunità di ascoltarla su un tema così importante. Non le nascondo che, vista la irritualità della convocazione ad horas, mi sarei aspettato qualcosa di più incisivo. Lei ci ha convocato a poche ore e credevo onestamente di trovarmi una notizia o comunque un avvenimento degno di rilevanza. Invece, Lei ci ha semplicemente detto che state rafforzando gli accordi con l'Ucraina.
  Quello che mi domandavo è che bisogno ci sia di fare un accordo bilaterale nel momento in cui tutta l'Unione europea si sta muovendo in supporto all'Ucraina. C'è per caso una fuga in avanti dei tre Paesi – Francia, Germania, Italia – rispetto all'Europa o semplicemente c'è l'inizio di un dissenso in seno all'Unione europea a supportare l'Ucraina? È una domanda che mi pongo perché non vedo alcuna motivazione per convocarci e dirci quello che già sappiamo. Grazie.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PAOLO FORMENTINI

  GIORGIO MULÈ. Signor presidente, saluto anche la presidente Craxi. Signor Ministro, intanto grazie perché l'atto di oggi non è un atto dovuto da parte del Governo iscrivendosi, per quanto riguarda non solo la prassi, ma le norme che sovrintendono gli accordi internazionali, un obbligo di comunicazione da parte del Governo. Questa sensibilità che il Governo ha avuto fa onore al Parlamento di un rapporto che va al di là rispetto a quella che è una prerogativa del Governo in materia di politica estera. Quindi, La ringrazio e ringrazio il Governo per questo. Peraltro, averlo fatto a Pag. 9due giorni dall'anniversario dell'invasione è un segnale importante, che ancora una volta si iscrive perfettamente negli impegni che il Parlamento italiano ha consegnato al Governo rispetto all'invasione della Russia in Ucraina e a tutti i termini di assistenza, così come elencati nelle risoluzioni approvate dal Parlamento.
  È fondamentale che tutto ciò vada esattamente nel solco di questi impegni, sfuggendo a quelli che sono gli accordi che sono sempre passati – in questo caso dovutamente – dal Parlamento, laddove si parla di cessioni di equipaggiamenti militari o di armamenti militari. Questo invece è uno di quegli accordi che è più ampio, perché, ad esempio, mi pare di poter sottolineare che l'impegno nella ricostruzione di Odessa, della sua cattedrale, sia un grande segnale.
  Peraltro, proprio oggi qui alla Camera dei deputati riceveremo la delegazione del Parlamento europeo con la quale potremo e ci dovremo confrontare su tutto ciò che ha fatto e sta facendo l'Italia. Questo accordo di cooperazione e sicurezza, oggettivamente, segna un punto a favore di un impegno da parte italiana che non solo non è venuto meno, ma viene ulteriormente rafforzato con interventi che sfuggono a quello che è comunque un obbligo del nostro Paese dal punto di vista dell'assistenza di un Paese che è stato invaso e che ha visto leso in radice il diritto inalienabile alla sovranità e alla territorialità dello Stato.
  Ancora una volta - ripeto - grazie, perché in questo dialogo costruttivo con il Governo si iscrive la capacità dello Stato italiano, non della singola forza politica, di sostenere una politica estera che necessita e che trova un dialogo – ripeto e sottolineo – non dovuto dalle norme, essendo da parte del Governo una precipua capacità quella di stipulare accordi e di non informare il Parlamento laddove non è prevista una ratifica o laddove sfuggono all'articolo 80 della Costituzione, rispetto ai trattati di natura politica. Dunque, è un elemento che dovrebbe trovare anche quest'oggi una unanimità di intenti, essendo questo accordo tutto indirizzato – sottolineo – a sostegno della sovranità territoriale dell'Ucraina ed essendo indirizzato a ciò che riguarda il dopo.
  A questo proposito, volevo soltanto chiederLe – se è in grado di dircelo già adesso – quanto le imprese italiane sono già impegnate nella ricostruzione e se su questo c'è un'ulteriore attività che la Farnesina, il Governo sta portando avanti affinché le nostre imprese possano aiutare concretamente nella ricostruzione. Grazie.

  PIER FERDINANDO CASINI. Sul merito condivido dalla A alla Z quello che ha detto il Ministro degli esteri. Sul metodo, credo che coinvolgere il Parlamento non sia un optional o un elemento limitativo: più il Parlamento è coinvolto, più la solidarietà è effettiva e forte. Credo che, da questo punto di vista, anche le richieste di Provenzano di vedere il testo di questo documento una volta che ci sarà siano perfettamente coerenti con un Parlamento che non è passacarte, ma vuole anche realizzare, in questa sede, l'unità nazionale che è necessaria in questa vicenda.
  Io non conosco il protocollo, ma evidentemente capisco il dato che è soprattutto simbolico, anche perché sarebbe il terzo dei protocolli sottoscritti – guarda caso – dagli unici tre Paesi che sono nel G7, cioè la Germania, la Francia e l'Italia; credo che questa valenza sia chiara e credo anche che, probabilmente, questo sia anche un monito a quei Paesi sovranisti che si stanno dimostrando un po' in azione permanente per paralizzare l'iniziativa dell'Unione europea.
  Voglio fare una riflessione finale che va oltre il documento: naturalmente, la solidarietà all'Ucraina per me non è un optional, è un elemento genetico, nel senso che se oggi mancasse la solidarietà all'Ucraina verrebbe meno tutta quella che è una costruzione di sovranità delle democrazie, perché vorrebbe dire cedere al ricatto di Putin. E oggi si sa che vale per l'Ucraina, domani non lo possiamo ancora sapere, ma lo possiamo intuire. Oltretutto, quello che capita in Russia è terribile, davvero terribile, perché ci riporta all'Unione Sovietica dei gulag.
  Detto questo, il fatto che siano questi tre Paesi che sostanzialmente fanno questi protocolliPag. 10 speciali con l'Ucraina mi fa venire in mente - anche perché oggi c'è un convegno che ricorda Napolitano - una cosa: credo che sia maturo – qua lo dico al Ministro degli esteri, che naturalmente ha anche una grande esperienza europea – il momento in cui si dovrà capire se si può realizzare sulla politica estera e di difesa un'avanguardia di Paesi che mettono una loro sovranità in comune su questo e vanno avanti e non sono paralizzati anche da procedure unanimi che tante volte bloccano anche l'efficacia e la tempestività di un'azione europea.
  Naturalmente questo è un problema istituzionale complesso, ma credo che forse varrebbe la pena una riflessione.

  ANDREA ORSINI(intervento in videoconferenza). Grazie, signor Ministro. Io volevo soltanto esprimerle il grande apprezzamento per l'iniziativa di questa informativa al Parlamento; informativa – come è stato ricordato – non obbligata, ma estremamente opportuna e utile dal punto di vista politico.
  La politica estera dovrebbe essere un tema che unisce il Paese, non che lo divide. Dico che unisce il Paese perché la politica estera è la politica delle grandi scelte di fondo, delle grandi scelte di civiltà, delle grandi scelte di campo, e la nostra democrazia liberale è parte integrante delle democrazie liberali dell'Occidente, di quel sistema di legalità internazionale – quello che Kissinger chiamava «l'ordine liberale internazionale» – che è messo in pericolo da quello che sta succedendo in Ucraina. Un tempo si diceva che la libertà dell'Occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme: oggi a Gerusalemme è in corso un'altra tragedia, ma possiamo senz'altro dire che la libertà dell'Occidente si difende oggi sotto le mura di Kiev. Se la Russia dovesse prevalere, se l'aggressione all'Ucraina dovesse risultare alla fine vincente, se la salvaguardia dell'integrità territoriale e della libertà del popolo ucraino non fosse garantita, questo significherebbe che è saltato un sistema di regole che garantisce tutti noi, che garantisce i popoli liberi. Quindi, quello che succede in Ucraina non è solo un dovere verso un Paese amico, un Paese libero, un Paese che sarebbe pacifico se non venisse aggredito; quello che sta succedendo in Ucraina ci riguarda direttamente e riguarda direttamente il nostro interesse nazionale.
  So anch'io che l'Unione europea, in quanto Unione europea, dovrebbe avere una politica estera comune, una politica di difesa comune più efficace e più strutturata, dovrebbe darsi una forza armata comune e tante altre cose che saranno da fare nel processo di riforma della governance europea. Nel frattempo, però, è importantissimo che i grandi Paesi facciano atti come questo, atti che hanno un immenso valore politico, un immenso valore morale, sono in qualche modo una risposta anche al fatto che in Russia si sia tornati a far morire i dissidenti nelle carceri, nei gulag in Siberia, come negli anni più bui del regime comunista.
  Tutto questo ha anche un valore simbolico importante, visto l'impegno specifico sulla ricostruzione di Odessa: Odessa è una città che ha degli storici, antichissimi legami con il nostro Paese, legami commerciali, legami culturali; la canzone simbolo della canzone italiana – 'O sole mio – è stata scritta – pochi lo sanno – non a Napoli, ma ad Odessa. Essere lì a ricostruire Odessa vuol dire essere anche lì a ricostruire e riallacciare i fili di un pezzo della nostra storia.
  Buon lavoro su questo tema, signor Ministro, e credo che le occasioni di parlarne ancora in Parlamento non verranno meno. Lei è sempre stato disponibilissimo ad informare il Parlamento e anche di questo la ringrazio.

  SIMONE BILLI. Ringrazio il Ministro Tajani e ringrazio anche la presidente Craxi e il vicepresidente Formentini.
  Signor Ministro, innanzitutto vogliamo ribadire il nostro fermo e incondizionato sostegno all'Ucraina, un impegno per quella che anche Lei ha definito una pace giusta. Lavoriamo in questa direzione e questo accordo va proprio in questa direzione. È giusto, come sta facendo Lei, portare questo tipo di accordi internazionali alla conoscenza di noi parlamentari, per il coinvolgimento del Parlamento. Il Parlamento Pag. 11deve avere un ruolo centrale, e La ringrazio ancora per tutta la disponibilità che Lei dimostra per questa Istituzione.
  Voglio anche ricordare come sia importante la Conferenza nel 2025 sulla ricostruzione, che ha un ruolo centrale per il sistema Italia. Dobbiamo lavorare anche per contare di più e per poter fare di più anche per questa Conferenza per la ricostruzione del Paese. Speriamo che ci sia la pace al più presto e speriamo di poter lavorare al più presto per la ricostruzione di questo Paese martoriato. Grazie.

  RICCARDO RICCIARDI. A me sembra che un accordo giuridicamente non rilevante in questo momento sia solo poco più che propaganda. Detto questo, evitate le premesse sul merito che sono state ampiamente già stigmatizzate da diversi colleghi, ho come l'impressione di vivere in un mondo diverso, ascoltando queste parole, rispetto a quello che leggo sui giornali.
  Qui si parla di una ricostruzione di un Paese come se fossimo alla vigilia della presa e della riconquista di tutto il territorio ucraino e dei russi che, alla mala parata, stanno fuggendo e si stanno rintanando a Mosca con le pive nel sacco.
  Sembra che stiate descrivendo questo scenario. Informo sommessamente che qualche giorno fa è stata vinta una battaglia decisiva dai russi e che ora la strategia dell'Ucraina che viene fuori, da quello che possiamo leggere, è prettamente difensiva. La controffensiva è fallita, purtroppo. Stiamo vivendo in un mondo dove si parla di ricostruzione, ma ricostruzione di cosa? Di quello che è rimasto? Continuerà a rimanere oppure i russi continueranno ad avanzare? Ribadisco, se questo è il mondo reale, ci piaccia o no, su questo dobbiamo lavorare.
  Sento sempre ribadire che è la battaglia della libertà, che oltre questo c'è il nulla. Se questa è la battaglia della libertà, ci accordiamo e partiamo tutti insieme. Se lì c'è il male, qui dentro noi stiamo a perdere tempo. Partiamo tutti, andiamo al fronte e ci difendiamo dal male assoluto, perché così si è coerenti rispetto a quello che si dice! Altrimenti, si fa fare questa guerra solo agli ucraini, e gli uomini sono sempre meno, mentre i russi hanno riserve di uomini infinite, e questo sarà il problema.
  Onestamente, sentir parlare di accordi sulla ricostruzione di imprese italiane, lo trovo strano. Si parla del rispetto dell'Ucraina. Cosa si sta cercando di fare? Si stanno facendo degli accordi per dei prestiti all'Ucraina che poi dopo, negli anni, gli ucraini dovranno ripagare? Se da una parte la Russia sta conquistando militarmente l'Ucraina, noi in che senso la stiamo conquistando? Finanziariamente? Stiamo impegnando già gli ucraini in prestiti e in impegni che li vincoleranno a Italia, Germania, Francia, Regno Unito e a grandi fondi finanziari che ovviamente sono dietro queste operazioni e sono lì ad aspettare un bottino? Qual è la ratio di tutto questo? Ripeto, è propaganda, giusto per dire che siamo passati dal Parlamento, per vedere sabato, mi pare, la Presidente Meloni a Kiev.
  Stiamo parlando di una realtà che per noi, ahimè, non esiste.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro per la replica.

  ANTONIO TAJANI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie per le osservazioni e per le domande. Grazie anche per le critiche, che servono sempre a stimolare chi è al Governo. Il ruolo dell'opposizione è quello di criticare, di fare delle proposte, quindi ho ascoltato con grande attenzione.
  Il valore di questo documento che verrà sottoscritto è un valore politico, simbolico, a dimostrazione, in un momento in cui continua l'invasione di una parte dell'Ucraina da parte della Russia, di un messaggio chiaro per dire che noi difendiamo il diritto internazionale. L'Ucraina non è un Paese in guerra con la Russia per una questione di confini, l'Ucraina è un Paese che è stato invaso, in spregio al diritto internazionale. Non è un Paese in guerra normale, perché c'è una contesa. È un Paese libero, che è stato invaso da un altro Paese.
  Se noi facciamo passare questo principio, vuol dire che nel mondo varrà sempre Pag. 12la legge del più forte. Il più grande e il più forte attaccherà il più debole. Chi se ne importa del diritto internazionale? Io sono più forte, occupo, ti invado e conquisto territori.
  Noi stiamo difendendo un principio e un valore. Non ho capito bene se l'onorevole Ricciardi sostenga che, se dobbiamo difendere questo valore, allora dobbiamo andare in guerra e dichiarare guerra alla Russia. La situazione è un po' diversa.
  Noi stiamo sostenendo un Paese che non è completamente invaso dalla Russia, ma ci sono parti di questo Paese, e penso alla rete elettrica, che vengono distrutte dai missili, dagli attacchi che vengono portati via cielo. Questo significa che la popolazione civile, per esempio, senza energia rischia di vivere, durante la stagione invernale, momenti drammatici.
  La ricostruzione – lo abbiamo detto sempre e dall'inizio – è divisa in due fasi: la ricostruzione durante la guerra e la ricostruzione post-bellica. Noi già lo scorso anno abbiamo inviato, per esempio, oltre 100 tonnellate di materiale elettrico per permettere alla popolazione civile di non morire di freddo. C'è una ricostruzione da compiere durante la guerra. Se questa guerra dura anni – dura già da due anni – bisogna ricostruire quelle parti di Ucraina, e soprattutto la rete energetica, per permettere alla popolazione civile anche di vivere e non essere piegata dal generale inverno.
  Ci sono una serie di iniziative anche per il futuro, e rispondo alla questione concreta posta dall'onorevole Mulè: già ci sono stati una serie di incontri, di business forum. Uno molto grande si è tenuto a Roma con il collegamento dello stesso Zelensky, alla presenza del Ministro Kuleba, con il Primo Ministro. Abbiamo organizzato anche eventi analoghi a Kiev, anche se molti con collegamento telematico. Stiamo lavorando anche per preparare ad Odessa un business forum puntando sulla ricostruzione. Questo significa che c'è un impegno dell'industria italiana per essere protagonista anche in futuro. Non dobbiamo comprare niente, non dobbiamo conquistare niente. Vogliamo essere protagonisti, siccome l'Ucraina è un Paese candidato a far parte dell'Unione europea e quindi, in futuro, se le cose andranno come devono andare – così come sarà per l'Albania, per la Serbia, per il Montenegro, per la Macedonia del Nord – farà parte del mercato unico europeo, è giusto che le imprese italiane siano presenti. Visto che oggi le imprese italiane hanno un business di circa 200 miliardi, grazie al lavoro nel mercato interno, credo che sia legittimo guardare al futuro mercato interno anche contando sull'Ucraina, quindi una parte di sostegno e una parte di legittima presenza imprenditoriale in quel Paese, dove già c'è una forte presenza imprenditoriale italiana.
  Da questo punto di vista non mi pare che ci sia nulla di strano. Sulle imprese italiane l'Italia, come ho detto, avrà nel 2025 la guida delle iniziative per la ricostruzione, da parte pubblica e privata. Certamente le nostre imprese sapranno giocare un ruolo economico, ma anche politico, importante. Noi siamo la seconda manifattura d'Europa e non possiamo non essere presenti, visto che tutta l'Unione europea è impegnata.
  Sono d'accordo sul fatto che l'Unione europea debba far sentire la sua voce sull'Ucraina, ma mi pare, avendo partecipato a tutte le riunioni del Consiglio affari esteri, che la posizione europea sia una posizione netta, molto chiara. Se poi gli Stati membri, soprattutto quelli del G7, firmano – e questo è gradito all'Unione europea – gli impegni politici per sostenere l'Ucraina, per mettere a sistema tutto ciò che si fa mi pare sia un modo per difendere libertà, democrazia e difendere un principio per il quale nessun Paese può invadere un altro soltanto per mire espansionistiche.
  Ci sono anche motivi di riservatezza: quando si organizzano viaggi a Kiev bisogna sempre tenere conto delle situazioni di rischio che ci sono. Pur non essendo un trattato che si andrà a firmare, e i tecnici stanno lavorando sui contenuti, appena sarà approvato il testo verrà immediatamente messo a disposizione, pubblicato. Non ci sarà nessuna segretezza, nessuna riservatezza. Vi ho detto quali sono i contenuti di massima. I dettagli sono ancora in fase di discussione tra l'Italia e l'Ucraina, ma la Pag. 13sostanza è quella che vi ho giustamente elencato.
  Il presidente Casini dice di andare avanti per quanto riguarda la difesa europea: è un dibattito all'ordine del giorno. Il presidente Casini sa – e mi allontano per un secondo dal mio ruolo di Ministro degli esteri – che la mia forza politica è sempre stata più che favorevole, anzi è fortemente impegnata per avere una difesa europea, quindi per il voto a maggioranza. Ripeto, questa è la posizione, non c'è mai stato un dibattito all'interno del Governo su questo. Però, se devo dire la posizione della mia forza politica, siamo a favore sia della difesa europea sia di procedere verso il voto a maggioranza per alcuni settori.
  Per quanto riguarda la sostanza, non c'è mai stata una divisione all'interno della maggioranza o all'interno del Governo. In merito a tutti i voti sulla questione Ucraina e sulla questione che riguarda l'ultimo grave fatto che ha portato alla morte di Navalny io ho detto che bisognerà accertare se è stato un omicidio eseguito da un killer oppure se si tratta di una morte provocata, perché si può uccidere una persona anche senza mandargli un killer, ma la si può sul serio far morire di freddo e di stenti senza che ci sia un killer fisico che faccia il boia del regime. È la stessa identica cosa: non c'è un colpevole formale, in quel caso il colpevole è il regime, che ha mandato in un gulag una persona che era già stata avvelenata, che non aveva condizioni di salute ottimali. Se si decide di far morire di freddo una persona facendola stare al Polo Nord è la stessa identica cosa. Nessun dubbio che Navalny sia stato vittima di una scelta sanzionatoria che ha provocato la sua morte.

  ENRICO BORGHI. Tecnicamente si chiama omicidio! [intervento fuori microfono]

  ANTONIO TAJANI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Siamo d'accordo. Lo abbiamo detto in maniera molto chiara che si è provocata la morte di una persona. La mia posizione su questa vicenda è sempre stata molto chiara.

  GIUSEPPE PROVENZANO. La sua, non quella del Governo! [intervento fuori microfono]

  ANTONIO TAJANI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Se posso permettermi, onorevole Provenzano, la politica del Governo, per quanto riguarda la politica estera, la fa il Ministro degli esteri! Questo deve essere molto chiaro. Non è nessun altro, se non il Presidente del Consiglio e il Ministro degli esteri. Punto!
  Tutte le forze di maggioranza hanno sempre votato nella stessa maniera. È inutile cercare di strumentalizzare, perché tutti i voti sono stati molto chiari, sia in Parlamento sia in tutte le sedi europee. Da questo punto di vista, non posso accettare critiche di questo tipo.
  Per quanto riguarda la nostra disponibilità a confrontarci con il Parlamento, è totale: avendo dedicato la mia vita ad un'istituzione parlamentare – anche se non è questa la sede – alla quale ho dedicato gran parte della mia vita, avendo fatto il Vicepresidente del Parlamento, il Presidente, il presidente di Commissione, nutro per mia natura e per mia storia grande rispetto nei confronti dell'istituzione parlamentare. Sono sempre disposto a confrontarmi, a raccontare quello che si deve e si può raccontare, e sono sempre convinto che il Governo debba informare il Parlamento anche quando non è giuridicamente obbligatorio. Però, politicamente, è giusto essere qui stamane, prima che venga firmato l'accordo – che è un accordo in fase di perfezionamento, non abbiamo ancora il testo definitivo – a dire al Parlamento che c'è questo accordo in fieri, che è un accordo politico. Non è inutile un accordo politico. Una presa di posizione politica da parte del Governo, insieme agli altri due grandi Paesi dell'Unione europea, che sono la Francia e la Germania, dimostra che l'Italia mena la danza in Europa come Stato ed è protagonista anche all'interno dell'Unione europea, perché in tutte le assise comunitarie abbiamo svolto un ruolo da protagonista, riguardo alla missione Aspides e riguardo a tutte le altre iniziative delle quali sono stato parte e per Pag. 14conto delle quali mi sono mosso in nome dell'Italia.
  Ho apprezzato molto le parole di chi ha detto che, per quanto riguarda la politica estera, dobbiamo essere uniti, perché non è in ballo la maggioranza, non è in ballo Tajani o qualcun altro, ma è in ballo il nostro Paese ed è in ballo, per quanto riguarda l'Ucraina, la libertà e la democrazia, che sono i valori fondanti la nostra convivenza civile.
  Vi ringrazio molto.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Ha chiesto la parola la presidente Craxi.

  STEFANIA CRAXI, presidente della 3a Commissione del Senato. Vorrei ringraziare il Ministro Tajani. Io ho qualche anno di Parlamento – meno dei miei colleghi più autorevoli, ma più di qualche mio giovane collega – e a memoria non ricordo un Ministro degli esteri così presente in Parlamento e nelle Commissioni parlamentari. L'altra cosa che vorrei ribadire: sono abituata a guardare più i fatti che non i tweet o le sparate. La maggioranza, su tutti i voti che hanno coinvolto il nostro sostegno all'Ucraina, ha sempre votato compatta.
  L'ultima cosa che vorrei dire è che, come ha giustamente detto il Ministro Tajani, noi difendiamo l'Ucraina per difendere un principio: il sistema internazionale non può essere regolato dalle leggi della violenza, ma deve essere regolato dalle leggi del diritto internazionale. Fu lo stesso principio che difendemmo una notte a Sigonella. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Ringrazio ancora il Ministro. Come ha ricordato il presidente Mulè, a breve incontreremo una delegazione ucraina per discutere il protocollo Camera dei deputati-Verkhovna Rada.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.50.