XIX Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere

Resoconto stenografico



Seduta n. 27 di Mercoledì 24 gennaio 2024
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
D'Elia Cecilia , Presidente ... 2 

Audizione della presidente onoraria della Rete per la parità Aps, Rosa Oliva De Conciliis e della responsabile per le aree contrasto alla violenza della Rete per la parità Aps, Annunziata Puglia:
D'Elia Cecilia , Presidente ... 2 
Oliva De Conciliis Rosa , presidente onoraria della Rete per la parità Aps ... 3 
Puglia Annunziata , responsabile per le aree contrasto alla violenza della Rete per la parità Aps ... 7 
D'Elia Cecilia , Presidente ... 14 
Valente Valeria  ... 15 
D'Elia Cecilia , Presidente ... 17 
Ascari Stefania (M5S)  ... 17 
D'Elia Cecilia , Presidente ... 18 
Ferrari Sara (PD-IDP)  ... 18 
D'Elia Cecilia , Presidente ... 19 
Puglia Annunziata , responsabile per le aree contrasto alla violenza della Rete per la parità Aps ... 20 
Oliva De Conciliis Rosa , presidente onoraria della Rete per la parità Aps ... 22 
D'Elia Cecilia , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE
CECILIA D'ELIA

  La seduta comincia alle 8.30

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutte e a tutti. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Ricordo che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera ed è aperta alla partecipazione da remoto dei componenti e delle componenti della Commissione. Ricordo inoltre che i lavori potranno proseguire in forma segreta, sia a richiesta degli auditi che dei colleghi, sospendendosi in tal caso la partecipazione da remoto e la trasmissione sulla web-tv.

Audizione della presidente onoraria della Rete per la parità Aps, Rosa Oliva De Conciliis e della responsabile per le aree contrasto alla violenza della Rete per la parità Aps, Annunziata Puglia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'audizione della dottoressa Rosa Oliva De Conciliis, presidente onoraria della Rete per la parità Aps.
  A nome di tutti i commissari e le commissarie le do il benvenuto, come pure alla dottoressa Annunziata Puglia, che l'accompagna.
  Mi fa piacere ricordare che il nome di Rosa Oliva è indissolubilmente legato alla storica sentenza della Corte costituzionale n. 33 del 1960, che ammise le donne al concorso per la Pag. 3carriera prefettizia, aprendo i concorsi pubblici alla partecipazione delle cittadine, a partire da quello per l'accesso alla magistratura. Dietro il pronunciamento della Corte costituzionale il 13 maggio di sessant'anni fa c'era il ricorso presentato da una giovane ventiquattrenne, Rosa Oliva per l'appunto, che richiedeva il rispetto del dettato della carta costituzionale, in particolare degli articoli 3 e 51. Nel 2010, in occasione del cinquantesimo anniversario della sentenza della Corte costituzionale, la dottoressa Oliva ha fondato l'associazione Rete per la parità, di cui è presidente. La Rete per la parità negli ultimi anni si è impegnata per ottenere la riforma sull'attribuzione del cognome della madre ai figli, nel rispetto della sentenza della Corte costituzionale n. 286 del 2016 e la presenza delle donne nelle assemblee elettive e nelle giunte. Nell'ambito della Rete per la parità la dottoressa Puglia è responsabile per le aree contrasto alla violenza, rappresentanza e leadership.
  Nel ringraziare le nostre ospiti per la disponibilità ad intervenire ai nostri lavori, segnalo loro l'esigenza di contenere l'intervento illustrativo entro i venti minuti, per assicurare un congruo tempo per il dibattito con i commissari e le commissarie presenti o collegati da remoto, anche in considerazione dell'inizio delle votazioni presso l'Aula della Camera già alle 9.30. Do quindi la parola alla dottoressa De Conciliis e poi alla dottoressa Puglia.

  ROSA OLIVA DE CONCILIIS, presidente onoraria della Rete per la parità Aps. Grazie moltissimo presidente e grazie alla Commissione per averci dato questa possibilità di portare un nostro contributo al vostro prezioso lavoro, che è anche molto complesso.
  Noi, come Rete per la parità, abbiamo sempre posto la nostra attenzione al tema della prevenzione e del contrasto alla violenza contro le donne e quella domestica, che colpisce anche Pag. 4i minori. È stato uno dei nostri obiettivi prioritari sin dall'inizio e abbiamo sempre monitorato nelle varie legislature gli impegni assunti dal Governo, dal Parlamento, dalle regioni e dagli enti locali.
  Siamo tra le associazioni che dall'inizio del 2016 sono parte attiva dell'Asvis, l'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, siamo impegnate soprattutto nel gruppo di lavoro sul goal 5, parità di genere, dell'agenda ONU 2030, un impegno che ci ha consentito di approfondire il tema delle pari opportunità e del contrasto della violenza di genere nei suoi molteplici aspetti, elencati nei cinque target del goal e connessi con molti degli altri goal.
  La nostra attività è improntata su tre linee guida: mai più donne invisibili, mai più portatrici d'acqua, per ottenere la presenza delle donne nei luoghi decisionali, mai più donne discriminate nel lavoro.
  Le nostre azioni hanno avuto ricadute positive, abbiamo raggiunto dei risultati e ne siamo soddisfatti, ci hanno ripagato del tanto impegno e del tanto lavoro che è stato necessario. Noi riteniamo che il riconoscimento del ruolo della donna nella società e nella famiglia debba essere rafforzato affinché le donne abbiano maggiore autostima. Il riconoscimento è favorito dall'uso di un linguaggio inclusivo, dall'attribuzione del cognome materno e dall'indipendenza economica.
  Negli anni abbiamo chiesto anche che nel contratto di servizio della Rai fosse evidenziato il ruolo determinante del servizio pubblico radiotelevisivo e digitale, uno dei più importanti o forse il principale strumento di innovazione culturale, che deve offrire una maggiore completezza e pluralità di modelli di riferimento delle donne ed evitare di alimentare stereotipi di genere.Pag. 5
  Alla Commissione d'inchiesta, ora nella sua composizione bicamerale, va il compito di raccogliere l'eredità della precedente Commissione, contribuire ancora di più a un'efficace azione del Parlamento e del Governo per la prevenzione e il contrasto della violenza. Un obiettivo che fa parte della più ampia finalità, formalizzata con l'articolo 139 e seguenti della legge n. 234 del 2021, che ha istituzionalizzato l'adozione di un piano strategico sulla parità di genere, rendendo strutturale uno strumento volto a definire le politiche pubbliche per la parità di genere.
  Nelle precedenti legislature siamo state più volte audite in Commissione giustizia Senato sulla riforma del cognome e nella Commissione vigilanza Rai sul contratto di servizio. In questa legislatura il 5 settembre scorso siamo state audite nella Commissione vigilanza Rai, il 19 settembre nella Commissione giustizia Camera, proprio sulle disposizioni per il contrasto alla violenza domestica sulle donne, che poi hanno portato, dopo i provvedimenti del Governo e parlamentari, all'approvazione della legge n. 168 del 2023.
  Abbiamo proposto l'inserimento nelle categorie protette anche delle donne uscite dal percorso della violenza e presenteremo una nostra memoria alla Commissione lavoro della Camera, che ha all'esame i provvedimenti riguardanti il lavoro delle donne uscite dal percorso della violenza. Mi piace usare questa dizione, non donne vittime, ma donne in uscita dal percorso della violenza. Cerchiamo di non etichettare queste donne come vittime. Sono alle prese con un grosso problema, una grande tragedia, ma non releghiamole nel ruolo di vittime.
  Sul doppio cognome e sul cognome della donna coniugata, recentemente la Commissione giustizia Senato ha finalmente iniziato l'esame dei disegni di legge per arrivare a quella riforma organica del cognome, destinata a completare la riformaPag. 6 provocata da ben tre sentenze della Corte costituzionale, quella del 2016, la seconda quella del 2022 e recentissima quella sull'adottato maggiorenne. Non sappiamo se ci saranno audizioni, comunque siamo pronte a offrire un nostro contributo perché è un tema che abbiamo sempre approfondito e stiamo ancora approfondendo.
  Da ultimo, abbiamo segnalato con un nostro convegno la necessità di questa riforma l'8 novembre. A proposito della violenza che coinvolge anche i minori, voglio segnalare che oggi pomeriggio c'è un convegno al Senato sulla protezione del minore perché occorre ancora intervenire con una legge per migliorare la condizione dei minori, soprattutto nel caso di separazione. Sappiamo benissimo che ci sono tragedie vere e proprie che colpiscono le madri e le figlie e i figli in occasione di separazioni molto conflittuali, di affidamenti a terzi o a un padre non desiderato dal figlio; nonostante le sentenze della Cassazione ancora ci sono episodi di questo tipo.
  Per quanto riguarda tutto ciò che concerne la legislazione, noi siamo convinti che non bastino le leggi, occorre che quando c'è una legge sia monitorata nella sua applicazione e nella sua efficacia, proprio per consentire poi eventuali successivi interventi normativi e soprattutto per evitare che siano annunci che poi rimangono sulla carta. Questo noi non manchiamo mai di segnalarlo e cerchiamo di farlo rispettare nelle nostre proposte.
  Per quanto riguarda l'attuazione delle leggi, è importante il ruolo dell'Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica, e del suo Comitato tecnico-scientifico istituito nella precedente legislatura e recentemente integrato dalla Ministra Roccella; si è riunito proprio l'altro giorno, quindi è molto attivo e molto prezioso.
  Altrettanto importante, però non attivo, è l'altro Osservatorio, sempre previsto dalla legge che ha istituito il primo osservatorio,Pag. 7 che riguarda il tema più ampio delle pari opportunità. Si è riunito una prima volta ad aprile, ma poi non è stato più convocato. Questa è una segnalazione che intendiamo fare anche in altre sedi, anche se questa è intanto una sede estremamente importante, perché riteniamo che l'approccio al contrasto e alla prevenzione alla violenza debba essere inserito in un tema più ampio, che è quello dell'empowerment delle donne, tema che, tra l'altro, è molto presente in questa Commissione. La presidente per prima ha segnalato, in occasione di un convegno al CNEL, di aver dato come filo conduttore alla Commissione quello della violenza economica, quindi una connessione molto chiara alla Commissione. Io vorrei che fosse altrettanto chiara anche in ambiti diversi e che ci sia la possibilità in questo osservatorio sull'empowerment delle donne di portare un contributo non solo di esperti, ma anche di associazioni che ne fanno parte.
  La violenza contro le donne non è solo un problema sociale, lede la pienezza della cittadinanza delle donne. Ci auguriamo che tale riconoscimento porti tutte le forze politiche a combatterla in modo unitario, sottraendolo alle dinamiche proprie dello scontro politico.
  Ci riserviamo, come facciamo sempre dopo le audizioni, di presentare una nostra memoria dettagliata. Se la presidente è d'accordo, propongo che la dottoressa Puglia completi questa mia relazione. Grazie.

  ANNUNZIATA PUGLIA, responsabile per le aree contrasto alla violenza della Rete per la parità Aps. Buongiorno. Dopo l'esposizione di carattere generale effettuata da Rosa, io passerò a illustrare, per punti specifici, quelli che noi riteniamo dei settori di intervento, su cui è necessario espletare attività, da una parte di introduzione di nuove normative; dall'altra, come Pag. 8aveva già accennato Rosa, di monitoraggio puntuale di quella che è l'applicazione delle normative in essere.
  Sul tema della violenza in genere, ma più apertamente sul tema delle pari opportunità e della realizzazione delle pari opportunità, noi abbiamo una vasta produzione normativa negli ultimi tempi, sulla quale però bisogna andare ad effettuare una verifica di come e se la stessa venga applicata, perché altrimenti si ha soltanto un coacervo di norme, che a volte possono anche essere contrapposte, e le cui realizzazioni effettive poi sono molto basse.
  Per una questione logica e di esposizione, partirei dalle proposte che abbiamo fatto nell'ambito dell'audizione in sede di Commissione giustizia, inerenti a quella che poi è diventata la legge n. 168 del 2023, che si fondava sul disegno di legge governativo, ma contemplava anche la discussione di numerose altre proposte di legge.
  Fermo restando che la base di discussione era la proposta governativa, basata soprattutto su un ampliamento della tutela di carattere penale e di Polizia nei confronti di fatti di violenza, quindi un ampliamento dei reati su cui poter intervenire in maniera più efficace, a nostro avviso, secondo quella che è la nostra visione più ampia, la violenza non si combatte soltanto in ambito penale, ma necessita anche di sostegni nella vita normale, di relazione, nella realizzazione delle pari opportunità e nella realizzazione di una diversa cultura del rapporto fra i generi. Noi abbiamo portato e abbiamo sostenuto altri tipi di interventi.
  Tra questi nostri suggerimenti due sono stati recepiti, diventando emendamenti proposti in sede di Commissione. Mi riferisco a quello sulle iniziative formative adeguate di tutti gli operatori che entrano in contatto con le donne vittime di violenza, perché il primo contatto delle donne possa essere Pag. 9conosciuto e affrontato in maniera adeguata; questo nostro suggerimento ha trovato recepimento nell'articolo 6 della legge. Inoltre, la necessità – questo lo rivendico con una certa soddisfazione, è stata una nostra iniziativa, abbiamo richiamato noi l'attenzione su questo punto, anche per l'esperienza personale di questo aspetto – di prevedere un accreditamento delle associazioni e dei centri che svolgono i corsi di recupero, nei confronti degli uomini autori di violenza. All'effettuazione di questo percorso sono legate, e molto di più nella legge n. 163, delle premialità, come, per esempio, la sospensione condizionale collegata al superamento positivo di questi corsi. Ma questi corsi vengono erogati da centri non accreditati da nessuno e non ci sono linee guida sui contenuti, per cui ogni corso si poteva e si può inventare contenuti più o meno efficaci. Purtroppo abbiamo avuto esperienze di persone che, uscite almeno formalmente da questi percorsi, poi hanno effettuato episodi di grave violenza. Quindi il recepimento di questo è importante. L'articolo 18 prevede l'emanazione di un decreto interministeriale da parte del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro delle pari opportunità, sull'accreditamento e poi l'emanazione di linee guida, per avere qualcosa di più omogeneo e di più puntuale.
  Altre nostre indicazioni invece non sono state recepite e qui io richiamo l'attenzione su questi punti. Innanzitutto il discorso della vittimizzazione secondaria delle donne. Noi sappiamo che alla Commissione d'indagine sul femminicidio è attribuito anche il compito di effettuare il monitoraggio di quelle che sono le applicazioni normative. Nella nostra proposta chiedevamo che venisse demandato a questa Commissione anche il monitoraggio dell'applicazione del decreto legislativo n. 149, cioè di quella parte della riforma del processo civile intervenuta con il decreto legislativo n. 149 del 2022, perché in quell'ambito si ha Pag. 10una previsione espressa di interventi nuovi, di una maggiore specializzazione della magistratura, di una procedura che dovrebbe evitare quei fenomeni di vittimizzazione secondaria, in cui la donna, da soggetto che ha subìto o che si trova in una situazione di difficoltà in ambito familiare, poi, per una serie di motivi, che sono giurisprudenziali e anche tecnici, la famosa sindrome di alienazione parentale, si trova poi in situazioni di grave difficoltà, che la portano a non denunciare certi fatti o a subire situazioni insostenibili. Pertanto avevamo proposto che da parte della Commissione fosse effettuato anche un monitoraggio di questa prima applicazione della nuova normativa che prevede questo ambito particolare del processo civile, per quanto riguarda minori, donne e famiglia.
  Oltre a questo poi ci sono ulteriori vuoti normativi, a nostro avviso, su cui pure avevamo chiesto un intervento normativo nell'ambito della legge n. 168, ed era l'estensione in sede civile del gratuito patrocinio in favore delle donne in uscita da percorsi di violenza, indipendentemente dal reddito, anche quando questa avviene nel processo civile, perché sappiamo tutti che il gratuito patrocinio ha dei limiti di reddito particolare e questo potrebbe ostacolare il percorso delle donne, che invece con il nuovo procedimento civile hanno la possibilità della denuncia in sede familiare anche in ambito civile. Allora non si capisce perché se fanno la denuncia penale hanno la possibilità del gratuito patrocinio senza limiti di reddito, ma quando questo avviene nel civile non è contemplato. Lì è subentrato il discorso degli interventi a costo zero, perché ci troviamo come al solito, anche per la legge n. 168, nei limiti degli interventi a costo zero, che poi portano ai non interventi. E questa è un'altra questione per cui restano poi sospesi interventi necessari.Pag. 11
  Quello dei finanziamenti, pertanto, è un problema grosso, perché anche i processi formativi richiedono finanziamenti adeguati, anche l'intervento adottato con l'articolo 6 a costo zero poi è difficile da verificare come si possa realizzare.
  Un altro aspetto, nella stessa legge, su cui ritenevamo importante intervenire era quello della verifica della tempestività dell'erogazione e dell'utilizzo dei fondi, in particolare dei fondi previsti per le case rifugio e per i centri antiviolenza. Si ha notizia di tali fondi, ma poi nella realizzazione pratica dell'erogazione di questi fondi a livello regionale c'è una disomogeneità incredibile, uno spreco di risorse erogate, dei ritardi pure ingiustificati. Noi chiedevamo che, fissato un termine dall'erogazione del fondo nazionale alle regioni, si procedesse poi, passato questo termine, alla nomina di commissari ad acta. Dati interessanti su questo si possono trovare nella relazione sullo stato di utilizzo delle risorse stanziate presentata dalla Ministra Bonetti, aggiornata al marzo 2022, in cui ci sono dei significativi schemi di come ci sia questa differenziazione di tempi e di utilizzo dei fondi. Per cui, da una parte i fondi non li abbiamo e, dall'altra parte, anche se li abbiamo, non li utilizziamo nei termini o non li utilizziamo proprio. A titolo esemplificativo, nella tabella riguardante l'avanzamento finanziario delle risorse effettivamente impegnate e liquidate relative al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, cioè ai fondi del 2019, si passa da impegni di spesa delle regioni del 100 per cento, all'85 per cento in Sicilia, con poi liquidazione 0 per cento nel 2019; in Calabria abbiamo il 100 per cento di impegno e il 50 per cento di liquidazione; in Basilicata 0 per cento di impegno e 0 per cento di liquidazione. Queste sono situazioni di soldi disponibili e lo 0 per cento di impegno significa che non hanno presentato neanche il progetto in quell'anno per avere l'erogazione del fondo. Questo soltanto a titolo esemplificativo.Pag. 12
  Noi chiedevamo la nomina di commissari ad acta. Nella discussione, per quello che ho potuto rilevare, anche qui si è detto che per ora non si può perché deve essere a costo zero. Certe cose pare che non costino, questo costava e non poteva rientrare perciò nella previsione della legge n. 168.
  Non mi dilungo tanto perché produrremo la relazione, ma c'è poi il discorso dei corsi curriculari di educazione all'affettività. Lo sappiamo tutti che è un problema culturale quello della violenza nei rapporti tra i generi.
  Noi chiediamo, inoltre, che ci sia una verifica dell'applicazione effettiva di una normativa, la n. 53 del 2022, concernente la rilevazione dei dati da parte dell'ISTAT. È stata emanata questa normativa molto puntuale, che richiede nell'effettuazione la modifica dei sistemi informativi da parte di alcuni ministeri, perché possano emergere dei dati necessari per l'individuazione del genere dei soggetti sottoposti a violenza, i rapporti e la presenza di figli minori. Per questo tipo di rilevazione è necessaria l'emanazione di decreti ministeriali, i cui termini sono già scaduti perché quelli più estesi erano dodici mesi. I ministeri interessati sono il Ministero dell'interno, il Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero delle pari opportunità, e il Ministero della sanità. Importante anche il sistema informativo dei pronto soccorso, per evidenziare questi profili necessari che poi, insieme ad altre indagini campionarie, serviranno alla effettuazione di una indagine triennale – anche questa da seguire e monitorare – che viene demandata all'ISTAT, sia con indagini campionarie e sia rilevando questi dati di cui dicevamo, che tra l'altro devono essere messi in coordinamento tra le varie amministrazioni. Vigiliamo che l'indagine, che poi verrà trasmessa al Ministero delle pari opportunità, sia effettivamente triennale.Pag. 13
  Queste sono le normative da monitorare e su cui intervenire perché, per quanto riguarda, per esempio, l'autonomia economica delle donne, che è una delle fonti principali per rendersi libere e per sottrarsi alla violenza economica, che diventa anche violenza psicologica sulle donne, bisogna effettuare un controllo in ordine all'attuazione della legge sulla parità retributiva e il ruolo che in questo ambito svolgono le consigliere di parità. Le consigliere di parità sono o sarebbero uno strumento fondamentale per la lotta alle discriminazioni e pertanto per l'avanzamento di carriera. Noi conosciamo il gap che c'è tra l'occupazione femminile e quella maschile. Questi sono gli strumenti per rilevare quali sono i punti in cui si forma questo blocco alla realizzazione delle pari opportunità in questo ambito. Faccio presente che le consigliere territoriali sono centonovantotto sul territorio nazionale, oltre alla presidente nazionale, che dal codice delle pari opportunità, come integrato da questa normativa, avrebbero dei poteri molto importanti di controllo e di verifica dell'attuazione. Inoltre, sono finalmente previste dalla legge sulla parità retributiva delle circolazioni di notizie su quelli che sono i rapporti delle imprese, proprio sulle modalità con cui si rapportano con i due generi nell'instaurazione del rapporto di lavoro e nella successiva conduzione, per vedere se e che tipo di discriminazioni si realizzano. Le consigliere di parità funzionano e non funzionano, perché non ci sono finanziamenti omogenei, perché è lasciato all'ente locale il finanziamento, per cui c'è l'ente locale che i finanziamenti alle strutture li dà e quello che invece non li dà. In genere quella che manca è la possibilità di avere adeguati fondi economici per svolgere tutte le funzioni che la legge demanda a questo importante organismo, che andrebbe molto pubblicizzato, laddove idoneamente supportato.Pag. 14
  Finisco con quelli che sono i nuovi interventi su cui noi ci stiamo attivando, in particolare sul controllo delle armi. Laddove si parla di violenza, c'è evidentemente la necessità di un monitoraggio del passaggio delle armi, nonché il controllo di chi le detiene. Noi sappiamo che è in discussione la proposta del Senatore Verini, il disegno di legge n. 78, che è già un apprezzabile passo in avanti, ma riteniamo che il passo vada fatto in maniera più ampia. Noi proponiamo una sorta di monitoraggio per tutti i detentori di armi da fuoco, senza nessuna distinzione tra armi ordinarie o armi da caccia, perché quando spara un fucile da caccia può uccidere come un qualsiasi altro fucile che non sia da caccia, e soprattutto una individuazione dei detentori, non solo dei portatori di arma. Perciò sia l'autorizzazione che il porto d'armi devono portare a una individuazione dei detentori e dei portatori con un apposito codice. Noi vogliamo che le persone che manifestano i primi momenti evidenti di squilibrio psichico possano essere fermate in tempo. Abbiamo individuato un sistema che, a nostro avviso, potrebbe essere adottato, che è quello della concessione, dell'attribuzione di un codice a tutti i detentori e portatori di armi, tanto più che il porto d'armi viene rilasciato a seguito di una visita collegiale, rilasciato al momento dell'autorizzazione, inserito nell'ambito del sistema sanitario nazionale, perciò conoscibile dai medici di medicina generale, per cui quel cliente con quel codice è un detentore e portatore d'arma e quel paziente contraddistinto dal codice potrà essere adeguatamente monitorato laddove dovesse presentare dei segni di squilibrio, per informare subito le competenti autorità affinché quell'arma venga in tempo utile tolta al detentore. Mi fermo qui.

  PRESIDENTE. Grazie. Voglio ricordare, come fa sempre la presidente, che questa audizione è solo l'inizio di una collaborazione. Tra l'altro, noi avremo gruppi di lavoro anche su Pag. 15alcune tematiche che ci avete segnalato e quindi ci sarà modo di continuare.
  Prego le colleghe e i colleghi commissari, presenti e connessi da remoto, di intervenire per porre eventuali quesiti. È già iscritta a parlare la senatrice Valente. Prego.

  VALERIA VALENTE. Grazie. Mi permetto di intervenire solo perché ho sentito tutta l'audizione da remoto mentre venivo, vi ho ascoltato con attenzione. Intanto grazie per quello che avete detto, su molte delle cose che avete detto ci siamo confrontati in questi anni e quindi intendo ritornarvi.
  Mi permetto di dire che un paio di cose forse sono state condivise anche dalle conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta, penso in modo particolare alle segnalazioni su come arrivano i finanziamenti, i ritardi della 119, ai centri antiviolenza, alle case rifugio, infine tutta la partita della vittimizzazione secondaria. Credo che la presidente D'Elia facesse riferimento a questo quando ha detto che abbiamo richiesto l'istituzione di gruppi di lavoro su alcune questioni che avete segnalato, la stessa presidente Semenzato si è impegnata a farlo e aspettiamo.
  Mi permetto qui di sottolineare che, per quanto la richiesta fosse molto sensata, molta preziosa e utile, anche se non è previsto nella legge n. 168, questa Commissione parlamentare d'inchiesta ha di per sé il compito di monitorare l'attuazione delle leggi in materia di violenza, quindi, anche se non c'è una previsione specifica, noi monitoriamo l'attuazione della riforma Cartabia nella parte che riguarda la violenza, è in re ipsa, quindi lo facciamo comunque, lo possiamo fare e non abbiamo bisogno di una legge ad hoc, è solo una scelta della Commissione, che mi para abbia questo orientamento, quindi lo faremo.
  In modo particolare, mi piaceva sottolineare il vostro richiamo, perché su questo le conclusioni della Commissione Pag. 16parlamentare d'inchiesta sono state molto chiare, agli uomini maltrattanti, al sistema di monitoraggio e ai criteri, e su questo sono state dette delle cose. Il tema è sempre che, una volta che vengono dette, poi vanno fatte, ma mi pare che questo sia il terreno su cui più si stanno facendo passi in avanti, anche in termini di consapevolezza collettiva, oltre che di impegno istituzionale Parlamento e Governo.
  Detto questo, la mia domanda a voi. Sapete che come Partito democratico, siamo molto attenti a tutta la parte culturale e alla formazione, questo anche per nostra estrazione, per quello che siamo, per come leggiamo la violenza e per come la inquadriamo. Voi avete detto, giustamente, che avevate chiesto un intervento sulla legge n. 168; io non so se in quella legge ci dovesse essere proprio tutto, non era una legge che nasceva così, quindi sarebbe stato meglio e noi ci abbiamo provato ma niente. Il tema è che dopo noi, nella legge di bilancio – questo lo saprete sicuramente – abbiamo messo 40 milioni come opposizione e di questi una parte, sempre pochi, troppo pochi, perché 40 milioni sono stati suddivisi tra tanti interventi, anche sulla formazione.
  Mi interessa capire, visto che ci avete fatto così tanto riferimento, che cosa intendete voi quando parlate di formazione degli operatori. Quali operatori? Come si fa? A chi diamo questi soldi? A chi affidiamo la formazione dei formatori? Vista la categoria degli operatori, ma direi anche delle operatrici, è veramente vasta, non credo che si faccia riferimento solo agli insegnanti, ma immagino che facciamo riferimento a ufficiali di Polizia giudiziaria, ad avvocati, a magistrati, ad assistenti sociali, a consulenti, anche ai giornalisti che raccontano la violenza. Chi forma chi? Io su questo ho un'idea, non la nascondo mai e la dico perché credo che sia utile al confronto, per me la formazione la devono fare soprattutto le operatrici Pag. 17dei centri antiviolenza perché sono quelle che sul campo si sono formate e secondo me sono quelle che hanno maggiore esperienza. Ma non so se questa può essere una impostazione condivisa oppure se voi pensate a qualche altro tipo di destinatario. Anche perché i soldi, quando noi li destiniamo, li destiniamo a chi? Li mettiamo nella Scuola superiore della magistratura, li mettiamo dentro Valditara, li mettiamo dentro l'ordine degli psicologi? A chi li diamo questi soldi?

  PRESIDENTE. L'onorevole Ascari, prego.

  STEFANIA ASCARI. Innanzitutto grazie dell'importante contributo che è stato dato dalla dottoressa Rosa Oliva De Conciliis e dalla dottoressa Puglia.
  Io vorrei chiedere una vostra opinione per quanto riguarda l'aspetto dell'educazione. Sono pendenti diversi progetti di legge in cui si vuole introdurre in modo sistemico e continuativo dei percorsi di educazione affettiva e sessuale dai primi banchi di scuola. Ritengo che, ad oggi, questa rivoluzione culturale debba partire in un contesto scolastico, allorquando le famiglie non sono in grado di affrontare certe tematiche. La scorsa settimana ero a contatto con studenti e studentesse i quali mi hanno riferito che questi temi all'interno delle famiglie sono letteralmente tabù, quindi è importante il coinvolgimento delle famiglie in questi percorsi, attraverso la scuola e attraverso la formazione degli insegnanti. Per esempio, l'insegnante di italiano può proporre letture in cui si affronta il tema dell'amore e del consenso. È importante un coinvolgimento e una preparazione.
  Ritengo altresì importante il tema della formazione dei magistrati, che hanno poteri decisionali, nonché dei servizi sociali e degli avvocati che seguono le vittime e che pertanto devono avere una competenza veramente completa. Io vorrei Pag. 18una vostra opinione specifica sull'aspetto del percorso dell'educazione.
  Per quanto riguarda il commissario ad acta, è stato presentato un emendamento alla legge, che purtroppo non è passato, per un controllo dei fondi, perché il tema cardine sono le risorse, senza le risorse purtroppo si fa ben poco per supportare progetti alternativi, quindi su questo aspetto serve veramente un lavoro più forte e di rete, per spingere su tale normativa.
  Vi faccio un'ultima domanda per una vostra valutazione su una modifica della legge n. 54 del 2006. Oggi vi è letteralmente un obbligo di bigenitorialità a tutti i costi, in presenza di genitori che sono violenti, questo nella prassi dei tribunali, dove vengono comunque previsti dei percorsi in cui obbligatoriamente ci deve essere il contatto con il padre violento. Questo è un altro aspetto su cui vorrei una vostra opinione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Ferrari.

  SARA FERRARI. Grazie. Ringrazio per tutte le cose che avete detto e per l'impegno che mettete nel vostro lavoro.
  Rispetto alla questione dell'erogazione della liquidazione dei fondi ai centri antiviolenza e alle case rifugio volevo dire che alla Camera abbiamo approvato all'unanimità un ordine del giorno, ci siamo dovuti ovviamente accontentare. È chiaro che questa Commissione e quindi anche voi, perché siete un osservatorio importante, ci potreste aiutare nel verificare l'applicazione di questo ordine del giorno, che sappiamo spesso essere solo un atto politico, che nasce e muore nell'Aula.
  Io sono molto preoccupata rispetto alla questione dei percorsi di educazione, che distinguo ovviamente dai percorsi di formazione degli operatori, che abbiamo fortunatamente potuto approvare dentro la norma, anche lì andrà fatto un forte monitoraggio, e vi chiedo se l'osservatorio di cui avete parlato Pag. 19prima, che adesso sarà delegato a stendere queste linee guida per la formazione degli operatori, vi coinvolgerà o siete già state contattate per qualche audizione. Lo domando perché ho trovato la vostra audizione in occasione della legge in Commissione giustizia molto centrata e molto utile per riorientare la proposta di legge, quindi credo che un vostro contributo possa essere utile anche in quella sede.
  Torno però alla questione dell'educazione scolastica. Sapete che è incardinato alla Camera questo percorso e io mi auguro che anche lì sia possibile che voi diate questo contributo, non so se siete già state contattate per le audizioni oppure no. Il vostro osservatorio è prezioso per capire davvero chi e come si prende la responsabilità di fare la formazione e l'aggiornamento sia dei docenti, sia degli studenti. Già oggi noi stiamo percependo da queste audizioni che c'è moltissima offerta formativa sul territorio; la sensazione è che chiunque possa entrare nelle scuole e possa dire quello che ritiene. Ovviamente c'è la libertà e l'autonomia degli istituti scolastici, però non c'è una chiarezza su chi fa cosa e chi valida questi soggetti. Sicuramente il tema di chi è nei centri antiviolenza ha una sua competenza riconosciuta, ma il problema è che oggi tutto questo è ancora una nebulosa, quindi volevo capire dal vostro osservatorio cosa ne pensate, anche in relazione a quanto ha già anticipato la collega Valente. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Ferrari. Volevo solo aggiungere, come informazione, che la Commissione giustizia del Senato farà le audizioni sulla legge sul cognome. Rispetto ad altri momenti in cui si è discusso di questo tema io credo che sia cresciuta una consapevolezza e anche una discussione sui lasciti che ci sono ancora nel diritto della famiglia patriarcale. La sentenza, di fatto, ha già determinato il decadere dell'automatismo del solo cognome del padre, quindi si tratta a questo Pag. 20punto di intervenire per normare una situazione. C'è anche una grande sensibilità della presidente della Commissione Bongiorno, quindi credo si possa fare un lavoro importante.
  Do la parola alle audite, chiedendovi di contenere l'intervento entro i cinque minuti e chiedendovi poi di mandarci una memoria, magari con risposte più approfondite sulle questioni che vi sono state poste. Grazie mille.

  ANNUNZIATA PUGLIA, responsabile per le aree contrasto alla violenza della Rete per la parità Aps. Interverrei sul discorso della formazione degli operatori, chi sono questi operatori. Lì bisogna fare un lavoro che vada a fondo perché noi abbiamo tanti operatori che istituzionalmente vengono a contatto. Abbiamo i pronto soccorso, dove già ci sono delle linee guida di riferimento per gli interventi sanitari. Poi ci sono gli operatori istituzionali delle forze di Polizia. In quel caso il discorso è già in essere perché ogni ramo delle forze armate, Carabinieri e Polizia, ha dei percorsi formativi su questi progetti. In particolare, per quanto riguarda l'esperienza che ho potuto avere professionalmente, la Polizia di Stato ha delle ottime formazioni e gli operatori che intervengono sulle questioni di violenza sono di solito molto ben formati, ci sono delle sezioni specializzate delle squadre mobili, c'è un'ottima tradizione. Il problema è che sono pochi. Il tema allora è la quantità delle persone da formare. C'è un problema di formazione in termini di contenuti e di formatori, ma c'è anche un problema di numeri delle persone formate. Uno dei problemi grossi è che queste sezioni della questura hanno soltanto quattro o cinque persone formate, a seconda delle situazioni, mentre ce ne vorrebbero di più, visti i tempi con cui bisogna perseguire i reati di violenza, i tre giorni, i venti giorni, eccetera, c'è bisogno di gente, che non c'è. Non c'è in magistratura e non c'è nelle forze di Polizia. Si addestrano anche le sezioni di Polizia giudiziaria Pag. 21perché questo possa avvenire. Però il problema è, oltre che dei formatori, nel numero dei formati, perciò l'estensione, laddove c'è, di questa formazione.
  Poi ci sono invece quegli operatori che in maniera occasionale, ma significativa, possono venire a contatto con la violenza, e sono, per esempio, gli insegnanti. Spesso la scuola è una fonte significativa e molto importante di fenomeni di violenza vissuti dai minori nell'ambito familiare. Personalmente ho avuto tante esperienze per cui partendo dal temino o dal disegno del bambino sono state enucleate delle situazioni di violenza, pure molto grave. Quindi prevedere delle formazioni specifiche per gli insegnanti. Anche per i medici di medicina generale.
  Per quanto riguarda gli avvocati, hanno di solito dei loro percorsi formativi e a livello dei vari ordini sono già previste iniziative. Stessa cosa per quanto riguarda la Scuola superiore della magistratura, i corsi annuali prevedono più di un corso sui vari aspetti sulla violenza, è un tema molto trattato. Lì il problema è chi segue questi corsi. Per esempio, rendere obbligatori questi corsi per i giudici in primis e per i pubblici ministeri, che però già hanno una specializzazione perché praticamente in tutte le procure funzionano dei gruppi di lavoro specifici per questi reati, il problema è più a livello di giudicanti. Lì il problema della formazione, che comunque è sempre approfondita e varia a livello di Scuola superiore, è far diventare obbligatorio seguire questi corsi da parte di quei magistrati che comunque si occupano di questa materia.
  Pertanto la formazione chi la fa? Evidentemente non esiste il personale che da solo la fa, ma ci dovrà essere un personale articolato, ci dovranno essere gli psicologi, ci dovrà essere qualche giurista che dice quali sono gli obblighi, eccetera. Nella scuola spesso ci siamo trovati – parlo come magistrato – di fronte a titubanze degli insegnanti, che non sapevano se palesarePag. 22 queste situazioni da loro rilevate. Perciò anche una formazione un minimo giuridica di quello che va detto, che non è una violazione della privacy, ma anzi, un obbligo per chi esercita una funzione pubblica o comunque che rileva la possibilità di reati. Perciò, ricapitolando, la formazione va fatta agli operatori dei centri antiviolenza, che sono vari in realtà, perché abbiamo gli avvocati, gli psicologi, eccetera. Inoltre, direi di approfondire i corsi già esistenti e di crearne di nuovi per queste figure di medici di medicina generale e per gli insegnanti.

  ROSA OLIVA DE CONCILIIS, presidente onoraria della Rete per la parità Aps. Se posso aggiungere, anche i giornalisti hanno dei corsi appositi, sono molto attenti alla questione del linguaggio legato alla violenza, questo va riconosciuto.
  Sulla questione dell'educazione, è un tema divisivo purtroppo, lo sappiamo e dispiace. Innanzitutto bisogna avere un approccio che possa avere il consenso di tutti e di tutte, senza resistenze, palesate o meno, rispetto a iniziative di educazione che sono importantissime nella scuola. Attraverso la scuola si raggiungono anche le persone adulte, perché nella scuola ci sono i docenti, le docenti e ci sono i genitori. Pensiamo a quanto sarebbe stato utile avere nei genitori dell'omicida di Giulia Cecchettin la consapevolezza di quei comportamenti spia, che erano numerosi, ma che erano stati assolutamente sottovalutati. Forse quel femminicidio poteva essere prevenuto se i genitori fossero stati consapevoli, perché erano al corrente, lo hanno dichiarato, però non hanno fatto nulla. Non è un'accusa a loro, non erano consapevoli, non lo sapevano. Allora l'accusa è a chi non riesce attraverso la scuola a trasmettere questi messaggi non solo alle bambine, ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi, ma anche ai docenti e alle docenti e soprattutto ai genitori. È molto importante portare avanti delle iniziative partendo da quelle Pag. 23che sono già le buone pratiche in atto; ce ne sono tantissime, ma sono poco conosciute. Noi le conosciamo. Ho il piacere di essere in amicizia con una docente siciliana che periodicamente fa dei corsi di formazione contro la violenza alle docenti e ai docenti, sono dei corsi importantissimi. Riuscire a farli a tappeto, proprio generalizzati, sarebbe già un enorme punto di partenza e credo che non troverebbe ostacoli, come invece ne trovano quelli dell'intervento diretto sulla scolaresca, che comunque va fatto anche quello, con l'approccio giusto.
  La domanda sull'affido. Io mi sento un po' responsabile di questa legge sull'affido condiviso perché, non tutte lo sanno, quando ero nel Movimento femminile repubblicano, contribuii alla modifica della legge sul divorzio negli anni '80, facendo inserire in quella legge l'affido congiunto o alternato, proprio come possibilità di rispetto della bigenitorialità, perché è un criterio in sé valido, non dobbiamo assolutamente rinnegarlo per il travisamento che ne viene fatto. Tra l'altro, ricordo benissimo che nella relazione che preparammo scrissi proprio io: «L'affido alternato o congiunto non può essere rimedio nel caso di conflitti di coppia», assolutamente. Quando la coppia è in una situazione di conflitto, a volte anche grave, non si può immaginare che il giudice risolva la questione dell'affidamento dicendo: «Fate metà per uno». Il giudizio di Salomone lo ricordiamo tutti, quando Salomone disse: «Dividiamo il bambino a metà» tra le due madri intendeva, e la madre vera fermò la spada. Ecco, teniamo conto che queste sono le situazioni in cui a volte si interviene sull'affido condiviso, con una interpretazione distorta della legge. Nella legge non c'è scritto che quando la coppia è in conflitto il diritto del genitore all'esercizio della sua genitorialità è una priorità, al contrario, il criterio generale è che la centralità del diritto è quella del minore, è quello di cui bisogna tenere conto.Pag. 24
  Forse conviene fare qualche iniziativa di approfondimento e questa legge va modificata o semplicemente va interpretata nella maniera giusta, magari attraverso la formazione dei giudici, di cui si parlava prima, evitando questa interpretazione distorta. Io non mi spiego come ancora, di fatto, si giudichino delle madri come alienanti. Noi abbiamo partecipato due legislazioni fa a un'audizione in Commissione giustizia Senato, presente Pillon all'epoca, in cui c'era questa difesa della Vas. Credo e spero che sia superato, ma lo vediamo ancora adesso. L'ultimo caso è a Ischia, il bambino allontanato con la forza, e altre tragedie che conosciamo, quella di Pisa. È inaccettabile. Attraverso la formazione e attraverso un intervento forte del legislatore si deve addivenire innanzitutto all'interpretazione corretta di questa legge, per riuscire ad evitare che ancora succedano tragedie del genere. La riforma Cartabia è intervenuta, ma sui nuovi procedimenti, non su quelli in corso. È tutta una questione molto aperta e oggi ci sarà questo convegno proprio sulla protezione del minore, perché dobbiamo tenere conto che il diritto centrale e prioritario da difendere è quello del bambino o della bambina, non del padre o della madre. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Ringrazio la dottoressa De Conciliis e la dottoressa Puglia e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30