XIX Legislatura

Commissioni Riunite (III-IV Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 19 luglio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, e del Ministro della difesa, Guido Crosetto, sugli esiti del vertice della NATO svoltosi a Vilnius l'11 e il 12 luglio 2023 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 6 
Crosetto Guido , Ministro della difesa ... 6 
Tremonti Giulio , Presidente ... 9 
Barcaiuolo Michele  ... 9 
Tremonti Giulio , Presidente ... 10 
Fassino Piero (PD-IDP)  ... 10 
Tremonti Giulio , Presidente ... 11 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 11 
Tremonti Giulio , Presidente ... 11 
Pellegrini Marco (M5S)  ... 11 
Tremonti Giulio , Presidente ... 12 
Bagnasco Roberto (FI-PPE)  ... 12 
Tremonti Giulio , Presidente ... 12 
Rosato Ettore (A-IV-RE)  ... 12 
Tremonti Giulio , Presidente ... 13 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 13 
Tremonti Giulio , Presidente ... 14 
Crosetto Guido , Ministro della difesa ... 14 
Tremonti Giulio , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIULIO TREMONTI

  La seduta comincia alle 13.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, e del Ministro della difesa, Guido Crosetto, sugli esiti del vertice della NATO svoltosi a Vilnius l'11 e il 12 luglio 2023.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno delle Commissioni congiunte affari esteri e difesa del Senato e della Camera dei deputati, reca l'audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani e del Ministro della difesa Guido Crosetto sugli esiti del vertice della NATO svoltosi a Vilnius l'11 e il 12 luglio. Anche a nome del presidente della Commissione difesa della Camera dei deputati, onorevole Antonino Minardo, e della presidente della Commissione Affari esteri e difesa del Senato, senatrice Craxi, do il benvenuto ai Ministri Tajani e Crosetto e li ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita ai colleghi senatori e deputati, secondo le modalità stabilite dalle rispettive Giunte per il Regolamento. Do anche il benvenuto ai senatori e deputati presenti in quest'Aula o collegati da remoto. Se non vi sono interventi introduttivi da parte dei colleghi presidenti delle altre Commissioni, dati i tempi molto ristretti, darei subito la parola al Ministro Tajani per il suo intervento. Prego.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie presidente e signora presidente anche per questa nuova occasione di confronto sulla politica estera e di difesa.
  Analizziamo oggi gli esiti del vertice della NATO che si è svolto la scorsa settimana a Vilnius, cui ho partecipato con il Ministro Crosetto nella delegazione guidata dal Presidente del Consiglio Meloni.
  Il vertice ha innanzitutto conseguito l'obiettivo più importante, che è quello di consolidare l'immagine di una Alleanza unita di fronte agli sconvolgimenti della sicurezza in Europa. È proprio la coesione, l'arma più efficace (è stato sottolineato da tutti) che la NATO ha messo in campo in questo anno e mezzo di sostegno all'Ucraina, nell'esercizio della sua legittima difesa contro la brutale aggressione da parte russa.
  Il vertice ha rappresentato anche una tappa importante per l'adattamento della NATO alle minacce e alle sfide che fronteggiamo. Grazie all'impulso del nostro Paese, è stata sottolineata la necessità di mantenere un approccio a 360 gradi, guardando la nostra difesa collettiva in maniera integrata. La sicurezza euro-atlantica insomma non è divisibile.
  L'Alleanza ha riaffermato la sua capacità attrattiva nell'assicurare difesa e protezione, già ribadita con il recente ingresso della Finlandia. Alla vigilia del vertice, come sapete, si sono registrati importanti sviluppi sull'adesione della Svezia. Il PresidentePag. 4 Erdogan – che partecipava al vertice – ha manifestato al Premier svedese Kristersson e al Segretario Generale della NATO Stoltenberg la volontà di ratificare quanto prima il protocollo dell'adesione di Stoccolma. Al netto delle dinamiche parlamentari turche ed ungheresi, è indubbio che l'Alleanza atlantica stia ottenendo risultati di grande importanza. La neutralità svedese risale ad oltre due secoli fa e della neutralità la Finlandia era addirittura un simbolo.
  Profonde sono le implicazioni, a nostro giudizio geostrategiche, per la sicurezza delle regioni dell'estremo Nord e del Baltico. Niente di tutto ciò, però, si sarebbe messo in moto se la Russia non avesse intrapreso una brutale guerra di aggressione ai confini dell'area euroatlantica; un'aggressione che mostra totale disprezzo verso i princìpi fondamentali del diritto internazionale e che danneggia gravemente l'architettura di sicurezza costruita in Europa nell'ultimo mezzo secolo.
  Gli eventi dell'ultimo anno e mezzo hanno riportato la NATO alla sua vocazione originaria: la difesa collettiva quale compito fondamentale dell'Alleanza a fronte di un quadro di sicurezza sempre più instabile alle porte di casa nostra. L'eccezionalità del momento ha portato anche ad una decisione altrettanto eccezionale come la nuova proroga del mandato di Stoltenberg, che rimarrà alla guida dell'Alleanza fino al 1° ottobre del prossimo anno. L'Italia, insieme agli altri alleati, ha concorso a questa decisione riconoscendo la leadership che Stoltenberg ha dimostrato in questo frangente. Il Governo mantiene una vigile attenzione sul rinnovo di tutte le cariche speciali nel sistema NATO al fine di svolgere con autorevolezza una costante azione di promozione dei nostri interessi nazionali, che porteremo avanti anche nei prossimi mesi nelle continue interlocuzioni con gli alleati.
  Veniamo al merito delle principali questioni al centro della riunione della scorsa settimana. I temi dell'agenda sono stati inevitabilmente influenzati dall'andamento e dalle prospettive del conflitto in Ucraina e dalle implicazioni che questo ha per la NATO. Le discussioni sul sostegno politico e militare hanno costituito il centro di gravità del vertice.
  Sulla futura adesione dell'Ucraina alla NATO il dibattito, sia all'interno che con gli amici ucraini, è stato franco ma costruttivo. L'Alleanza ha raggiunto un consenso su un chiaro progresso nel percorso di adesione dell'Ucraina alla NATO. La decisione di far entrare l'Ucraina nella NATO di fatto c'è: il punto è il quando. Non si può far aderire l'Ucraina alla NATO in questo momento, con la guerra in corso. Il linguaggio del comunicato finale è un concreto avanzamento rispetto alla formula generica adottata nel summit del 2008 a Bucarest. Allora ci si limitò a dire che l'Ucraina e la Georgia sarebbero divenute membri della NATO alla fine di un percorso che non iniziava in quel momento. Il percorso di Kiev è cominciato da tempo e la guerra ha impresso una drammatica accelerazione. L'integrazione politica e militare conseguita finora da Kiev nelle strutture euro-atlantiche rende superfluo il passaggio del Membership Action Plan, il programma di assistenza e supporto della NATO per i Paesi candidati. Questo semplifica il processo di adesione nel prossimo futuro.
  Si è deciso anche su nostra sollecitazione, su nostra azione anche prima di questo vertice, di dar vita ad un Consiglio NATO-Ucraina come nuovo foro per l'approfondimento del dialogo politico in cui Kiev siede alla pari con gli altri alleati, e la prima riunione si è svolta l'ultimo giorno del vertice. Un passo concreto che non è l'adesione perché, ovviamente, vi rendete conto di quali sarebbero state le conseguenze di una adesione immediata alla NATO. A questa prima riunione del Consiglio ha partecipato Zelensky, il quale ha tenuto a ribadire tutto l'apprezzamento per il convinto e forte sostegno che l'Italia continua ad assicurare all'Ucraina.
  Sul piano del consolidamento dell'assistenza materiale abbiamo concordato di rafforzare i compensi per assistant package e il piano pluriennale alimentato da contributi volontari per fornire armi non letali, iniziative per migliorare l'interoperabilità delle Forze armate ucraine, il sostegno alle Pag. 5riforme istituzionali nel settore della difesa quando si potrà avviare la fase della ricostruzione postbellica. Sono solo misure straordinarie, non scontate, che confermano la forte unità della NATO.
  Con gli altri partner del G7 abbiamo negoziato e sottoscritto a latere una dichiarazione congiunta per dare una risposta concreta alle richieste ucraine per impegni di sicurezza, almeno fino a quando Kiev non diventerà membro a pieno titolo dell'Alleanza e potrà godere della difesa collettiva prevista dall'articolo 5, che tutti voi conoscete.
  La dichiarazione rappresenta il quadro multilaterale attraverso il quale definiremo, insieme all'Ucraina, non solo il sostegno militare necessario a respingere l'aggressione russa, ma anche quello finanziario attraverso lo sviluppo dell'industria della difesa e l'assistenza alle riforme per modernizzare il Paese. Riteniamo che il complesso di queste misure debba mirare a favorire le condizioni per un processo negoziale che porti ad una pace giusta, complessiva e duratura.
  Vi espongo gli altri principali punti del vertice. Primo, l'adattamento della postura dell'Alleanza e l'attenzione attribuita anche al fianco sud grazie allo stimolo dell'Italia.
  Il concetto della sicurezza unica non è soltanto quella lungo la frontiera con l'Ucraina; il concetto è molto più ampio. Quindi, bisogna considerare argomenti di sicurezza anche tutti quelli che riguardano l'area del Mediterraneo allargato. La revisione degli impegni di spesa per la difesa, i partenariati e, in particolare, gli interessi di sicurezza che ci legano all'area dell'Indo Pacifico.
  In materia di postura di interventi di difesa, i leader hanno approvato la nuova famiglia dei piani per la difesa del territorio alleato, inclusi i piani regionali dell'estremo nord dell'Atlantico, il centro e il sud e la nuova struttura delle forze che consentirà una presenza militare rafforzata lungo il fianco est. Di questo parlerà in maniera approfondita il Ministro Crosetto.
  Sono trasformazioni dettate dal nuovo contesto geostrategico. L'Italia, in accordo con moltissimi alleati, ha ribadito il primato del controllo politico sullo strumento militare, la gradualità e la sostenibilità di queste misure e l'approccio di teatro a 360 gradi che garantisca la sicurezza dell'area euroatlantica da tutte le direzioni strategiche, incluso - ricordo - il fianco sud.
  Il rafforzamento della postura è peraltro reso possibile anche dai generosi contributi dell'Italia, che abbiamo ampiamente valorizzato al vertice. Lo ricorderà meglio di me il Ministro Crosetto, ma sono oltre 3 mila i militari che schieriamo sul fronte est nei vari battaglioni multinazionali in Lettonia, Ungheria, Bulgaria, nell'attività di vigilanza e pattugliamento aereo che conduciamo a rotazione lungo tutto il fianco orientale, negli ulteriori dispositivi dispiegati in Slovacchia e Polonia e nella missione KFOR in Kosovo. Nella riunione ministeriale cui ho preso parte sono intervenuti i miei omologhi di Bosnia Erzegovina, Georgia e Moldova e ho sottolineato, in particolare, il contributo della diplomazia italiana e dei nostri soldati a presidio della stabilità dell'area balcanica, che è tra le più esposte alle interferenze e alle azioni di destabilizzazione della Russia.
  Allo stesso tempo l'Italia ha chiesto e ottenuto maggiore attenzione e risorse alle minacce e alle sfide provenienti dal fianco sud.
  Per quanto riguarda le spese militari, abbiamo anche ricordato che non si può non considerare come un intervento di tipo militare tutto ciò che fanno la Guardia costiera, la Marina militare e la Guardia di finanza per il controllo della sicurezza del Mediterraneo. Traffici di esseri umani e flussi migratori irregolari, proliferazione di gruppi terroristi, di milizie private come la Wagner, gli effetti del cambiamento climatico, istituzioni fragili, sicurezza alimentare, sono tutti elementi che creano problemi in quest'area.
  A Vilnius abbiamo portato al centro del dibattito alleato la questione della stabilità delle regioni a sud del Mediterraneo: Tunisia, Libia, Sahel, Corno d'Africa, risalendo fino al Medio Oriente.
  La sicurezza del vicinato meridionale della NATO è essenziale per la sicurezza dell'Alleanza. Abbiamo in particolare segnalatoPag. 6 la necessità di investire maggiori risorse, non solo materiali ma anche di capitale politico. Vogliamo approfondire le relazioni con i partner del fianco sud e lo sviluppo delle loro capacità nel settore della difesa, modellando i partenariati su basi paritarie. Intendiamo porre al centro le esigenze di stabilità e sviluppo di questi Paesi coniugandole con le nostre necessità di sicurezza. Alla luce di tutto ciò il Consiglio atlantico è stato incaricato di sviluppare un'analisi più approfondita e rapporti periodici (il primo rapporto è stato presentato già a Vilnius) sulle minacce e le sfide emergenti da sud, come sulle opportunità di un maggior coinvolgimento dei partner e delle organizzazioni internazionali più attive nella regione. Gli esiti di questo approfondimento saranno al centro dei lavori del vertice NATO di Washington di luglio del prossimo anno, che celebrerà il settantacinquesimo anniversario dell'Alleanza.
  Africa e Mediterraneo saranno una priorità anche della nostra presidenza del G7 nel 2024, che sarà attenta all'esigenza di promuovere interessi e valori comuni per la difesa dell'Ordine Internazionale liberale.
  Altro punto: la revisione degli impegni di spesa per la difesa. Di questo vi parlerà in maniera più approfondita il Ministro Crosetto. Mi limito ad evidenziare che il documento approvato ha colto una sensibilità più volte rappresentata anche dall'Italia: l'aumento delle spese dovrà essere sostenibile e graduale e tenere conto dell'impegno complessivo degli alleati.
  Infine il tema dei partenariati della NATO. A Vilnius sono intervenuti i Capi di Governo dei quattro partner dell'Indo Pacifico: Australia, Nuova Zelanda, Corea del Nord e Giappone, insieme ai vertici dell'Unione europea.
  Il rafforzamento della collaborazione della NATO con i partner del Pacifico riflette la percezione condivisa delle sfide comuni alla sicurezza: la correlazione tra dinamiche della crisi ucraina e l'assertività cinese in ambito marittimo, l'aggressività e le minacce ibride di Pechino, il riarmo anche nucleare cinese e i rischi di proliferazione nucleare della Corea del Nord.
  Abbiamo anche approvato con i Ministri degli esteri del G7 un documento che denuncia i lanci di missili nucleari da parte del regime Pyongyang. Quindi, a minacce comuni servono risposte comuni; di qui l'opportunità di alimentare utili sinergie sui temi dello sviluppo tecnologico della cyber-security, del contrasto alle minacce ibride e della sicurezza marittima. Tutto ciò evidenzia il crescente legame strategico tra area Euro-Atlantica e Indo-Pacifica.
  Per queste ragioni a Vilnius la NATO ha rafforzato i legami con i partner dell'Indo-Pacifico, sottoscrivendo programmi di partenariato su misura in aree di comune interesse.
  Prima di passare la parola al Ministro Crosetto, vorrei rivolgere un sincero ringraziamento alle donne e agli uomini della nostra diplomazia e delle nostre Forze armate che consolidano, di giorno in giorno, il ruolo dell'Italia quale alleato credibile, affidabile e autorevole oltre che generoso fornitore di pace e di sicurezza. Grazie a tutti voi per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. La parola al Ministro Crosetto.

  GUIDO CROSETTO, Ministro della difesa. Grazie presidente Tremonti, presidente Craxi, onorevoli senatori e deputati. Mi associo anch'io alle parole finali del Ministro degli esteri Antonio Tajani, di ringraziamento a tutti i servitori dello Stato che ci aiutano ogni giorno a mantenere la nostra considerazione a livello internazionale e lo fanno indipendentemente dai Governi, dai Parlamenti e dalle forze politiche. Grazie a quanto ha già evidenziato il mio collega Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani.
  Mi concentro, quindi, maggiormente sugli aspetti di politica militare e cioè sui concetti di deterrenza e difesa, sulle misure di adattamento e sul rinnovo del Defense Investment Pledge, tema affrontato durante il vertice dell'Alleanza a Vilnius.
  Fornirò anche alcuni riferimenti sulla sessione informale riservata ai soli Ministri della difesa. Questo è stato un vertice importantePag. 7 e strategico per l'associazione dell'Ucraina, invitata al vertice con il suo Presidente, per la soluzione di fatto risolta in modo positivo dell'adesione della Svezia, dopo la Finlandia, nella NATO, che andrà solo perfezionata e per la partecipazione – per la prima volta, come richiamava prima il Ministro Tajani – dei Paesi del sud-est asiatico.
  Per quanto concerne la deterrenza e difesa è stato approvato il rapporto del Segretario Generale Stoltenberg, che contiene un punto di situazione sulle attività che mirano a concretizzare il rafforzamento della postura della NATO. Un rafforzamento reso necessario anche dalla brutale guerra in Ucraina e che verrà messo in atto con un pacchetto di misure che discendono dal concetto di deterrenza e difesa dell'area Euro-Atlantica e dal nuovo concetto strategico della NATO che erano stati approvati al vertice di Madrid del giugno 2022. Per vostra e mia memoria, per meglio inquadrare il contesto, il citato concetto di deterrenza e difesa ha individuato le modalità con cui far fronte a due minacce riconosciute dall'Intelligence condivisa della NATO: la Russia e i gruppi terroristici internazionali.
  Il concetto si pone lo scopo di riconciliare e convogliare verso una postura di deterrenza e di difesa comune le diverse modalità per fronteggiare efficacemente le due minacce, secondo le seguenti caratteristiche: una deterrenza più attiva, che si attua sin dal tempo di pace, da far evolvere in postura di difesa in presenza di conclamate situazioni di crisi o in caso di conflitto attraverso un'interazione più diretta ed efficace del Consiglio atlantico, il NAC, e le autorità militari in maniera da essere in grado di adottare le decisioni nel modo più rapido possibile; la definizione di aree di difesa e di aree di deterrenza e fasce geografiche a seconda delle possibili direttrici di manifestazioni delle citate minacce verso l'area Euro-Atlantica, l'organizzazione delle forze secondo l'architettura multi dominio che dovrà esaltare la prontezza e la reattività delle forze stesse al fine di consentire di operare in più regioni contemporaneamente e colmare possibili lacune nell'esercizio di difesa, rinforzando altri alleati se necessario.
  In questo contesto le misure che abbiamo approvato riguardano i piani di difesa di nuova generazione che hanno l'obiettivo di aumentare la capacità di risposta, anche con breve preavviso, e che definiscono le strutture di comando e controllo, permettendo di individuare le capacità militari necessarie.
  Il NATO Force Model prevede un ampio basket di forze ad elevata prontezza che tiene conto delle esigenze indicate dai piani di difesa. Questo modello prevede: un'allocazione continuativa di determinati pacchetti di forze o capacità, secondo un concetto di mobilitazione nuovo e la suddivisione di queste capacità secondo tre livelli di prontezza (quelli che vanno da zero a dieci giorni, da dieci a trenta giorni e da trenta a novanta); un quadro per migliorare la struttura di comando e controllo che sia adeguatamente alimentato e consenta un'agile transizione tra l'attività condotta in tempo di pace, in tempo di crisi e in tempo – purtroppo come succede e può succedere – di conflitto; la costituzione di una forza delle nazioni alleata ad elevata prontezza impiegabile in tutta l'area di responsabilità della NATO; l'impegno a schierare ulteriori forze sul fianco est andando a trasformare gli attuali Battlegroup (delle iniziative di presenza avanzate, di vigilanza avanzata) in brigate, nonché ad adottare misure di rafforzamento della difesa aerea e missilistica integrata secondo un modello rotazionale.
  Per fornirvi, come è giusto che sia, un ordine di grandezza come risultato finale dell'adattamento alla NATO, la NATO potrà disporre (dopo questo adattamento) di oltre cento brigate, che significa oltre 300 mila unità di truppe in allerta, 1.400 velivoli, 250 unità navali pronte all'impiego.
  Come ho già avuto modo di informare il Parlamento, ad oggi l'Italia si pone tra i primi contributori nelle iniziative sul fianco est, dove partecipa con circa 3 mila unità (come diceva prima il collega Tajani) schierate in Bulgaria, in Ungheria, in Lettonia, in Romania, oltre ad assicurare la difesa aerea integrata con lo schieramento della Pag. 8batteria SAMP/T in Slovacchia e l'impiego di una nave con capacità di difesa aerea e missilistica in Polonia.
  In merito al rinnovato impegno del Defence Investment Pledge si è partiti dalla constatazione che l'attuale prevedibile contesto di sicurezza internazionale, purtroppo pericoloso e incerto, richiede un rafforzamento delle capacità di difesa nonostante l'impulso già dato con il precedente impegno nel summit del Galles nel 2014 e confermato in tutti i successivi vertici.
  Il nuovo Defence Investment Pledge parte dalla consapevolezza che ci troviamo di fronte alla sfida più pericolosa dalla fine della guerra fredda.
  Quindi, la NATO ha invitato gli alleati a: investire con continuità almeno il 2 per cento del rapporto spese per la difesa PIL in quanto questo parametro sarà considerato, in futuro, come base di partenza per le rinnovate esigenze dell'Alleanza. Inoltre, si dà rilievo del senso di urgenza e della necessità, in alcuni casi, di spendere anche oltre il 2 per cento, tenuto conto dei molti anni precedenti in cui tali investimenti sono stati al di sotto; concordare sul bisogno di impiegare almeno il 20 per cento del citato 2 per cento per investimenti in capacità militare; dimostrare la volontà di contribuire con le necessarie forze, capacità e risorse per l'intero aspetto dell'attività della NATO; sviluppare una robusta base industriale della difesa e catene di approvvigionamento resilienti, mirando ad eliminare o ridurre gli ostacoli al libero commercio e agli investimenti. Quest'ultimo indirizzo politico è meglio chiarito con l'approvazione del documento di Defence Production Action Plan, anche questo approvato dai Capi di Stato di Governo della NATO, che mira ad aggregare la domanda da parte degli alleati attraverso iniziative di acquisizione coordinata e congiunta, migliorare la capacità produttiva dell'industria in modo da soddisfare l'aumento della domanda, favorire la cooperazione industriale e standardizzare le capacità militari per migliorare interoperabilità.
  In merito alle spese per la difesa al momento i nostri piani nazionali – che si basano sul disegno di legge di bilancio 2023/2025 – prevedono che l'Italia si assesterà nel 2023 all'1,46 per cento del rapporto spese per la difesa; poi scenderà all'1,43 nel 2024, una tendenza in negativo. Come si può constatare siamo molto lontani dal 2 per cento. Una situazione questa che viene chiaramente fotografata dal report presentato dal Segretario Generale Stoltenberg, da cui emerge che dal 2014 ad oggi c'è stato un aumento cumulativo delle spese della difesa di tutti i Paesi NATO, escludendo gli Stati Uniti, dell'8,3 per cento. Una necessità derivante dalla guerra dell'Ucraina, ma non solo. Inoltre, si fa stato del fatto che quest'anno il parametro del 2 per cento verrà raggiunto da undici Paesi (Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, Regno Unito e Stati Uniti) e da alcuni di essi largamente superato, a cui nel 2024 se ne aggiungeranno altri otto (Albania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Montenegro, Paesi Bassi, Macedonia, Turchia).
  La Francia ha dichiarato che conseguirà l'obiettivo nel 2025, la Norvegia nel 2026, il Portogallo e la Spagna nel 2029, la Danimarca e la Slovenia nel 2030, il Belgio nel 2035.
  In un'ipotetica graduatoria nel 2023 l'Italia si colloca al ventiquattresimo posto per le spese per la difesa, seguita da Canada, Slovenia, Turchia, Spagna, Belgio e Lussemburgo.
  Come ricordato, dalla formalizzazione del parametro 2 per cento, decisa al vertice del Galles 2014, l'Italia ha sempre dichiarato che avrebbe incrementato le proprie spese per la difesa in linea con la media dei Paesi europei al fine di pervenire il prima possibile a conseguire l'obiettivo. Un impegno che è stato ribadito formalmente da tutti i successivi Governi in occasione del vertice NATO. Nel 2016 dal Governo Renzi, nel 2018 e 2019 dai Governi Conte I e II e, infine, nel 2021 dal Governo Draghi, che ha anche legato il raggiungimento dell'obiettivo alla data del 2028. Una data e degli impegni presi da tutti i Governi, molto ambiziosi, ma attualmente irrealizzabili se non cambia la volontà politica di ottenerli.
  Personalmente mi sono fatto portavoce, nell'ambito dell'Unione europea che chiede Pag. 9analogamente un simile impegno per costruire l'Europa della difesa quale pilastro continentale dell'Alleanza Atlantica, della proposta di scorporare le spese per gli investimenti della difesa da quelle del vincolo del Patto di stabilità. Questo non significa togliere soldi ad altre cose più importanti ma, semmai, dare soldi per altre cose più importanti.
  Per la prima volta sono stato l'unico Ministro che ha posto in modo problematico la possibilità del nostro Paese, stante le regole finanziarie passate a Bruxelles, di raggiungere il 2 per cento. Nessun altro Ministro della difesa aveva parlato della difficoltà del nostro Paese e tutti si erano limitati a dire sì quando la NATO chiedeva di raggiungere quell'impegno. Per la prima volta questo Governo, lo stesso Presidente Meloni all'Assemblea NATO, ha parlato delle difficoltà collegate al bilancio dell'Italia, facendo un'operazione di chiarezza e dicendo alla NATO di considerare non soltanto le spese in riferimento al 2 per cento dal contributo effettivo che viene dato dal nostro Paese (ad esempio sul fianco est all'Ucraina) all'interno di tutti i pesi che devono essere fatti per giudicare la virtuosità dei Paesi.
  Nei lavori preparatori che hanno portato al summit la posizione nazionale è stata focalizzata per la postura deterrenza e difesa a valorizzare l'impegno nazionale appunto di questi contributi a 360 gradi e per l'Investiment pledge per parlare delle difficoltà di cui dicevo prima.
  Lasciatemi sottolineare la piena soddisfazione per i risultati conseguiti a Vilnius sulle tematiche che vi ho illustrato, soddisfazione che deriva dalla consapevolezza di aver contribuito largamente, come nazione e sistema Paese, a identificare e a far approvare misure che, se da un lato consentono all'Alleanza di procedere con un adattamento che per portata e rilevanza non ha precedenti nella storia della NATO, dall'altro ci hanno consentito e ci consentiranno di salvaguardare specifici interessi nazionali.
  È questo l'esito finale delle lunghe settimane di trattative e negoziazioni da parte della nostra rappresentanza presso il Consiglio atlantico, che si mostra compatta con chiari obiettivi da perseguire grazie a una piena intesa tra esteri e difesa. Ecco perché ringrazio di cuore il vicepresidente Tajani e l'intera diplomazia italiana per la particolare sinergia che i nostri Dicasteri hanno saputo sviluppare.
  Mi preme focalizzare due risultati che non erano affatto scontati. Il primo riguarda l'affermazione della postura effettivamente in grado di intervenire a 360 gradi con forze pronte e flessibili in grado di reagire anche sul fianco sud della NATO, con una efficienza pari a quella dimostrata sul fianco est. Questo è un risultato da ascrivere principalmente all'Italia, tenuto conto che il blocco degli alleati dell'est riteneva invece fondamentale focalizzare l'attenzione solo sulla parte euro-atlantica di loro comprensibile interesse immediato. Il secondo risultato è relativo al 2 per cento. Siamo riusciti a contenere la richiesta di molti alleati di imporre l'obbligo dell'immediato raggiungimento di questo parametro come soglia minima di spesa. Infatti nel comunicato finale del vertice non compaiono più termini temporali perentori, ma si richiama solo l'elemento dell'urgenza. Il 2 per cento come impegno minimo di spesa è stato sostituito dall'impegno a spendere almeno il 2 per cento senza fissazione di ordini temporali. Rispetto al lavoro di altri Governi, che su questo hanno fatto dichiarazioni successive, mi pare un ottimo risultato.

  PRESIDENTE. Grazie signor Ministro. Ora il dibattito. Un criterio e un vincolo: il criterio politico tradizionale è quello dell'alternanza; il vincolo molto particolare, quello dell'orario, ovvero entro le 15. Il primo iscritto a parlare è il senatore Barcaiuolo.

  MICHELE BARCAIUOLO. Grazie presidente. Un ringraziamento non formale al Ministro degli esteri e al Ministro della difesa, anche perché non è la prima volta che, con cadenza periodicamente molto soddisfacente, ci relazionano rispetto alle problematiche che affrontano quotidianamente. Dopodiché cercherò di essere telegrafico, visti i tempi e il numero degli iscritti.Pag. 10
  Vorrei chiedere al Ministro Tajani se c'erano novità di sviluppo, o se ne abbiate parlato a Vilnius, rispetto alla questione dei Balcani e del Kosovo in particolare. Qualche mese fa era al centro dell'attenzione, anche dei media, poi abbiamo visto che sono stati fatti dei passi in avanti però lo stesso Ministro Crosetto, a Vilnius, parlava di potenziali crisi emergenti e mi chiedevo se si parlasse di questo o di qualcos'altro.
  Sul 2 per cento credo che la soddisfazione manifestata poc'anzi dal Ministro Crosetto sia quella di tutti noi anche perché, pur nella consapevolezza che l'Assemblea parlamentare della NATO è un organo meramente consultivo, la delegazione italiana aveva tentato quanto meno di racchiudere in quel 2 per cento tutte le politiche di sicurezza nazionale. Credo che questo potrebbe essere un altro orizzonte su cui intavolare se non una trattativa quantomeno un dialogo rispetto ai nostri partner NATO, perché bisogna capire non solo se il 2 per cento è difficilmente raggiungibile, ma anche che cosa ci sta dentro veramente perché equivarrebbe a disarticolare questo rispetto al Patto di stabilità, come diverse volte sostenuto anche dal Ministro Crosetto.
  L'ultima domanda, che è più una curiosità, riguarda il fatto che a Vilnius i nostri Ministri hanno preso parte anche alla cerimonia di firma del Memorandum del centro di eccellenza per il cambiamento climatico e sicurezza della NATO. Volevo capire meglio in che cosa consiste questo (penso che soprattutto il Ministro Crosetto abbia presente questo) o se era semplicemente incastonato in una relazione più complessiva che viviamo ogni giorno senza una declinazione concreta rispetto alle politiche da porre in campo.

  PRESIDENTE. Onorevole Fassino.

  PIERO FASSINO. Grazie. Dati i tempi molto stretti, ringrazio i Ministri e pongo subito le questioni. Nel vertice di Vilnius si è deciso di continuare con molta determinazione il sostegno all'Ucraina e che i singoli Paesi sottoscrivano accordi bilaterali di sostegno all'Ucraina a integrazione di quelle che sono le strategie fin qui adottate.
  La domanda è come l'Italia intenda dare corso agli accordi bilaterali, con quali contenuti e in particolare due questioni: se quello dello sminamento è un tema su cui pensiamo di caratterizzarci (tenuto conto che questo è un gigantesco problema); e se l'Italia concorrerà o no all'addestramento del personale necessario all'utilizzo degli F-16 o quali altri impegni l'Italia intenda perseguire attraverso gli accordi bilaterali.
  Inoltre, questi accordi bilaterali in che relazione stanno con gli impegni assunti dalla NATO in quanto tale e dall'Unione europea? Quindi il rapporto tra le scelte fin qui fatte nelle sedi multilaterali e questo nuovo schema di rapporti bilaterali che a Vilnius si è deciso debbano essere messe in campo.
  Seconda questione: 2 per cento. Ricordo al Ministro Crosetto che già il Primo Ministro Renzi pose, nel 2014 al vertice NATO che si svolse in Scozia, la difficoltà da parte dell'Italia – e la fece mettere a verbale – di perseguire quell'obiettivo. Però adesso mi interessa il presente. Il Ministro ha detto che il 2 per cento al 2028 è un obiettivo ambizioso e, se ho capito bene, non raggiungibile. Non so se ho capito bene le sue parole. Dunque vorrei capire: l'Italia, partendo dall'1,46 del 2023, dall'1,43 del 2024 che orizzonte temporale si dà ad oggi? Poi potrà evolversi e cambiare nel corso degli anni, ma oggi qual è l'orizzonte temporale per arrivare al 2 per cento che, secondo il Governo, è realistico e praticabile?
  Terza e ultima questione. Si è giustamente detto - lo ha sottolineato il Ministro Tajani - che la sicurezza va considerata nella sua organicità non soltanto sul fianco est, ma anche sul fianco sud. In concreto che cosa significa questa postura più esplicita e più dichiarata sul fronte sud rispetto a quello che fin qui è stato fatto? Quali impegni comporta rispetto a quello che stiamo facendo e quali eventuali ulteriori impegni dovrà comportare?
  Mi permetto di aggiungere un tema che è fuori ordine del giorno, ma siamo nelle Commissioni riunite esteri e difesa. Io chiedo al Ministro degli esteri di mettere in campo tutte le iniziative necessarie e possibili per affrontare il caso Zaki.

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  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Formentini.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie presidente e grazie ai Ministri. Sarò telegrafico. Si è visto davvero lo sforzo congiunto dei due Dicasteri, com'è stato ricordato, nell'attirare l'attenzione e l'impegno dell'Alleanza atlantica sul fianco sud. Ovviamente è qualcosa che dobbiamo continuare a fare. Anche a livello parlamentare, col presidente Tremonti in Commissione, continueremo a sostenere questa azione. Lo faremo anche come delegazione parlamentare all'Assemblea parlamentare della NATO, perché è interesse nazionale, ma siamo anche convinti che sia interesse della NATO e di tutto l'Occidente, perché spesso questo fronte viene trascurato. Così come, parimenti, servirebbe più attenzione anche sull'Artico. C'è il fianco est, ne siamo tutti consapevoli, ogni sforzo viene profuso su quel fianco, però ricordiamoci anche del nostro Mediterraneo e dell'Artico.
  Legato al Mediterraneo, interconnesso, c'è l'Indo-Pacifico. Partirà a breve in Commissione esteri un Comitato che si occuperà proprio di Indo-Pacifico. È qualcosa di nuovo all'interno del Parlamento italiano e speriamo che sia finalmente il luogo dove si possa discutere e arrivare ad elaborare la tante volte auspicata, anche negli atti parlamentari, strategia italiana dell'Indo-Pacifico. Si è fatto tanto, lo abbiamo visto con l'India e con altri Paesi dell'area: la missione della Morosini, il potenziamento del nostro personale diplomatico nelle ambasciate dell'area, ma tanto ancora resta da fare. Dobbiamo assolutamente farlo, perché sarà un'area decisiva per le sorti del mondo intero. A questo proposito chiederei al Ministro Crosetto se potesse darci qualche elemento in più, o se ce ne fosse già notizia e certezza, su ulteriori missioni navali - a parte quella della Morosini, penso alla Cavour - nell'area. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Pellegrini.

  MARCO PELLEGRINI. Grazie presidente. Volevo porre al Ministro Crosetto due domande. Innanzitutto sapere quali valutazioni sono emerse dal vertice NATO e, in particolare, vorrei sapere le valutazioni del Ministro in merito alla controffensiva in atto sul fronte ucraino proprio da parte dell'Ucraina, che purtroppo si sta rivelando un fallimento rispetto alle aspettative. C'è un numero incredibile di perdite di vite umane a fronte della liberazione di pochi villaggi e, tra l'altro, con perdite ingenti di mezzi dell'esercito ucraino, quei mezzi che proprio noi NATO e noi Europa avevamo fornito agli ucraini e che, negli auspici, dovevano essere decisivi proprio per la controffensiva. Purtroppo, invece, non si sono dimostrati essere tali. Tra l'altro, parrebbe che la Russia intenderebbe reagire a questa controffensiva intensificando gli attacchi nel Donbass. Quindi, mi piacerebbe riuscire a capire quali sono le valutazioni che sono uscite dal vertice NATO su questo aspetto specifico.
  Il secondo tema è connesso a questo e riguarda un'altra faccenda che, credo, ci debba preoccupare particolarmente, ovvero la situazione estremamente delicata che c'è al confine tra Polonia e Bielorussia, dove Varsavia sta ammassando delle truppe nel timore che i mercenari della Wagner (che continuano ad affluire nel territorio bielorusso) riescano o vogliano occupare una striscia di terreno che sancisca sostanzialmente il collegamento tra l'enclave di Kaliningrad e la Bielorussia. Questo porterebbe, come è facilmente immaginabile, ad una escalation che trascinerebbe la NATO e, quindi, tutti noi nel conflitto. Mi pare evidente che i cittadini italiani abbiano diritto a conoscere realmente i fatti come sono e, quindi, le valutazioni che sono emerse, come dicevo prima, visti i potenziali effetti negativi che potrebbero coinvolgere tutti noi.
  Concludo facendo un brevissimo riferimento alla questione delle spese, del famoso 2 per cento.
  Il Ministro Crosetto ha fatto un elenco di Paesi che auspicano di raggiungerlo in brevissimo termine, nel giro di uno, due o tre anni. Io segnalo soltanto che è un impegno del 2014; molte volte importanti Paesi (mi riferisco a quelli più grandi) prendono questo impegno, che poi viene Pag. 12disatteso con una puntualità che dovrebbe farci riflettere.
  Aggiungo che noi, come Movimento 5 Stelle, proponiamo una metodologia di calcolo diversa rispetto a quella attuale delle spese che rientrano nel 2 per cento, comprendendo tutte le spese che riguardano l'ambito della difesa nazionale. Per esempio, la questione della Protezione civile o le missioni internazionali all'estero; cioè tutte le spese che possono essere classificate come difesa nazionale dovrebbero rientrare, a nostro avviso, in questo calcolo del 2 per cento. Se si facesse così noi saremmo molto più vicini a questo limite del 2 per cento e, quindi, non dovremmo investire altre somme sottraendole alle famiglie e alle imprese che, dopo una pandemia che è scoppiata nel 2020 e una guerra che è scoppiata un anno e mezzo fa, sono in gravissima difficoltà. Questa è la nostra posizione: l'abbiamo enunciata più volte e continueremo a farlo.
  Quindi, vorremmo anche su questo una risposta da parte dei Ministri. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Bagnasco.

  ROBERTO BAGNASCO. Grazie presidente. Inizierei con l'apprezzamento sincero sulla metodologia che questo Governo ha usato nel chiarire, fin da subito, le nostre difficoltà nel raggiungere il 2 per cento. È un fatto importante quello della chiarezza e credo che anche i nostri alleati non potranno che apprezzare questo modo di fare del nostro Governo.
  Questo naturalmente non vuol dire che non dobbiamo impegnarci a trovare soluzioni per uno sforzo maggiore, perché la situazione internazionale ha dimostrato quanto sia importante e decisivo il ruolo della difesa di ogni Paese e, quindi, anche del nostro, che speriamo possa essere, in tempi non biblici, integrata maggiormente nella difesa europea (come del resto voglio ricordare, anche in questo caso, il nostro Presidente Berlusconi ci aveva ricordato in tantissime occasioni).
  Un'altra breve riflessione è sulla situazione della realtà del fianco est dell'Europa. Una realtà che ha dimostrato di essere un ventre molle, sul quale il nostro impegno deve essere particolarmente importante e lo è. L'Italia è particolarmente impegnata nei Balcani e non solamente – e qui guardo al nostro Ministro degli esteri – non solamente dal punto di vista militare, ma anche dal punto di vista economico, che è altrettanto importante in quella zona. Ritengo che per noi i Balcani debbano essere, e dovranno essere, soprattutto una zona da attenzionare in maniera del tutto particolare.
  Per quanto riguarda il 2 per cento, e chiudo, abbiamo detto che è una missione difficile, ma non è una missione impossibile. Se posso dare una valutazione su quello che ho ascoltato dal collega del gruppo Cinque Stelle, quella di far passare per spese militari altre spese che non hanno nulla a che fare con quelle militari non mi sembra la soluzione ideale, perché non mi sembra il modo migliore per dimostrare serietà d'impegno. Grazie.

  PRESIDENTE. Ho detto il vincolo del tempo. Abbiamo l'onorevole Rosato, l'onorevole Onori e un altro intervento ancora. Sarebbe più o meno un secondo giro.
  Un'ipotesi è una risposta molto breve. Comunque sono possibili altre riunioni, magari non combinate, dei due Ministri, o risposte scritte.

  ETTORE ROSATO. Io chiederei di finire il giro essendo il primo intervento del nostro gruppo. Grazie presidenti e grazie ai Ministri presenti.
  Intanto rileviamo con soddisfazione due obiettivi importanti del vertice NATO: il primo quello dell'allargamento alla Svezia e, quindi, del superamento dei veti che ci sono stati; il secondo, una rinnovata sollecitazione a sostenere con forza l'Ucraina da parte di tutti i Paesi aderenti.
  Nel merito credo che sia molto chiaro al Governo come ci siano due fronti per noi fondamentali che non possono essere considerati secondari dall'impegno della NATO e dell'Unione europea, che sono quello dei Balcani e quello del Mediterraneo. Su questo mi chiedo e chiedo ai Ministri come l'impegno della NATO, anche in termini di Pag. 13investimento, si sposi con i passi avanti che sono indispensabili sulla difesa comune europea, perché è evidente che le due cose debbano necessariamente camminare insieme.
  La seconda osservazione - so che c'è una sensibilità, ma lo ribadisco perché la considero una cosa centrale - riguarda il fatto che nel corso degli anni abbiamo sottovalutato l'espansione di Wagner in Africa. Oggi ce ne siamo accorti in maniera più forte e, dopo la guerra in Ucraina, ce ne siamo accorti in maniera ancora più forte. C'è un'analoga operazione che stanno facendo, naturalmente in dimensioni assolutamente diverse, anche i cinesi. Cominciano con i loro passi più felpati, solo con la difesa dei loro interessi, però è evidente che le compagnie militari cinesi che stanno intervenendo in Africa sono un fenomeno su cui dobbiamo essere molto attenti.
  Terza ed ultima cosa: il 2 per cento è un tema vero, giusto. Abbiamo preso nota delle risposte, anche coerenti con quanto gli altri Governi hanno sempre fatto rispetto alle difficoltà, ma io mi chiedo se, al di là del 2 per cento, noi riteniamo che i nostri investimenti in difesa siano adeguati; al di là delle percentuali e degli obiettivi della NATO, i nostri investimenti sono adeguati agli obiettivi del nostro Paese, al contributo che vogliamo dare alla difesa europea e al contributo che vogliamo dare alla NATO? Grazie.

  PRESIDENTE. La parola ai Ministri, sia pure nei limiti.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Io sarò molto breve, perché la stragrande maggioranza delle domande sono rivolte soprattutto al Ministro Crosetto.
  Per quanto riguarda la politica estera mi pare che ci sia soffermati sulla questione Balcani. Noi la consideriamo una priorità, ne abbiamo parlato anche durante i vari incontri che ci sono stati a Vilnius. L'Italia continua a svolgere un ruolo da protagonista.
  Come sapete eravamo rimasti fuori dal quintetto, ma ci siamo di nuovo ritornati e abbiamo organizzato una serie di vertici e di incontri, business forum, il famoso vertice di Trieste e la scorsa settimana (proprio prima di Vilnius) c'è stata la Trilaterale con Slovenia e Croazia.
  Ad Ancona abbiamo firmato un Accordo, un Memorandum di intesa e abbiamo allargato la riunione anche all'Austria (durante il pranzo di lavoro) in modo che ci sia un coinvolgimento anche da parte dell'Austria che, come sapete, ha grande interesse nei Balcani.
  Ho chiamato più volte i due interlocutori – sia Vučic che Kurti – e ho anche chiesto a Vučic durante l'ultima telefonata che ho avuto (proprio per dimostrare l'attenzione che c'è anche da parte dei Balcani nei nostri confronti) durante il forum politico economico organizzato dal Governo croato (è stato chiamato posso dire come ospite d'onore, il protagonista di quella tre giorni, proprio per il riconoscimento del ruolo dell'Italia) di calmare i bollenti spiriti dei serbi della Repubblica Srpska perché si calmino in Bosnia Erzegovina e non peggiorino la situazione nel contrasto con l'alto rappresentante Schmidt; quindi, per cercare di placare le acque oltre che nelle relazioni con il Kosovo (avete visto quello che sta succedendo in Parlamento, insomma c'era un contrasto interno).
  Secondo me occorre che anche il Kosovo abbia un atteggiamento più comprensivo e più disponibile al dialogo, perché all'inizio era la vittima ma adesso non sta facendo molti passi in avanti per concludere un accordo. Quindi noi ci auguriamo che da parte di Kurti, da parte del Presidente, da parte del Ministro degli esteri sia un atteggiamento più disponibile nei confronti di Bruxelles, ma anche nei confronti del dialogo.
  Lo stesso discorso per quanto riguarda il Mediterraneo; siamo fortemente impegnati anche là. Come sapete domenica prossima c'è un grande evento che il Governo organizza a Roma proprio per affrontare la questione Mediterraneo allargato, sviluppo, Africa, immigrazione. Abbiamo invitato quasi tutti i Paesi del Nord Africa, alcuni Paesi dell'area del Mediterraneo allargato, i Paesi europei che sono Paesi di primo Pag. 14approdo. Naturalmente con la von der Leyen e Michel e abbiamo anche invitato alcuni Paesi del mondo arabo (soprattutto dalla penisola arabica) che fanno investimenti in Africa proprio per trovare delle soluzioni che permettano di risolvere alla radice il problema migratorio. Quindi non una visione di polizia, ma una visione strategica di investimento. Il Presidente del Consiglio parla sempre di "Piano Mattei": io ho sempre parlato di "Piano Marshall". Il "Piano Mattei" è un piano italiano; il "Piano Marshall" è un piano più ampio, al quale dovrebbe partecipare in modo particolare l'Europa, ma anche altri Paesi, per favorire la crescita e lo sviluppo. Quindi, grande attenzione. Naturalmente il 4 e 5 novembre, come sapete, ci sarà il vertice Italia-Africa e ci sarà il solito incontro sul Mediterraneo allargato organizzato insieme all'ISPI.
  Durante l'incontro di Vilnius si è parlato anche di Wagner. L'Italia in modo particolare ha insistito sulla presenza di Wagner e abbiamo notato che c'è anche una sovrapposizione tra la presenza di Wagner e la presenza di organizzazioni terroristiche. Nelle stesse aree in cui ci sono i terroristi c'è una forte presenza di Wagner. Questo come fotografia.
  Per quanto riguarda Zaki, il Presidente del Consiglio ieri è stato molto chiaro. Stiamo seguendo, come abbiamo sempre fatto, la vicenda. Intelligenti pauca.

  PRESIDENTE. Grazie.

  GUIDO CROSETTO, Ministro della difesa. Stante il fatto che alle ore 15 abbiamo il question-time in Aula, posso rispondere penso ad un solo interlocutore, ma sono disponibile a ritornare, se voi volete, perché preferirei rispondere a voce piuttosto che per iscritto, in modo da poter anche affrontare un dibattito successivo.
  Inizierei dall'onorevole Barcaiuolo e poi, visto che tra cinque minuti dovremo scendere in Aula, rimanderei la risposta a tutti gli altri.
  Onorevole Barcaiuolo, parto da una delle novità di questo vertice di Vilnius che è questo Centro di eccellenza del cambiamento climatico e di sicurezza. I compiti definiti sono tre: sondare gli effetti dei cambiamenti climatici nella sicurezza globale; identificare come gli strumenti militari debbano evolvere per adattarsi a questi cambiamenti climatici; infine, verificare se e come gli strumenti militari possano recepire i cambiamenti in linea col Green Deal. Questi sono gli elementi su cui si fonda questo Centro.
  Voglio spiegarvi la ratio con un esempio che è molto vicino a noi. Il cambiamento climatico è uno degli elementi dell'insicurezza dell'Africa. Le persone che si vedono portati via i terreni che fino ad alcuni anni prima riuscivano a coltivare e dal quale riuscivano a prendere reddito sono portati o a spostarsi o a trovare altre attività economiche. In alcune zone le uniche attività economiche forti sono il traffico della droga, il traffico di esseri umani, il traffico d'armi, oppure la tranquillità offerta da alcune organizzazioni terroristiche integraliste che danno sostegno economico alle persone che ne fanno parte. Per cui il cambiamento climatico ha un'incidenza enorme nella sicurezza globale. Ho citato l'esempio dell'Africa; potrei citarne molti altri.
  La NATO si è posta il tema di cercare di prevedere quali potrebbero essere gli effetti climatici e i risultati dei cambiamenti climatici sulla sicurezza del mondo e di alcune aree del mondo e vedere quanto questo può incidere sulla sicurezza e come, una volta che si è cercato e trovato il modo di prevederlo, si può intervenire per mitigarlo o per affrontare i problemi prima che questi diventino urgenti. Tutto ciò presuppone anche un adattamento della postura dell'organizzazione. Se io sono convinto che i cambiamenti climatici creeranno un'area di instabilità in una determinata zona, che quest'area d'instabilità (per assurdo) possa portare a una guerra in quella zona, posso prevedere prima e adeguare gli strumenti a quello che succede.
  Nel contempo, tutte le industrie stanno responsabilmente caricandosi dei passaggi per affrontare il Green Deal e vedere quanto è possibile la riduzione degli sprechi, l'utilizzo di materie meno inquinanti e tutto il Pag. 15resto. Perciò ha una sua rilevanza prospettica anche reale. Non è soltanto il modo per mettere un fiorellino dentro un cannone, è un modo per perseguire un obiettivo che ha una strategicità fondamentale.
  Il tema dell'F-16: non so se l'ha fatta lei o l'aveva già fatta l'onorevole Fassino. No, io l'ho già ripetuto. L'Italia non ha preso impegni di addestramento di piloti. Noi non abbiamo gli F-16 e non abbiamo intenzione di comprarli per addestrare nessuno. L'Italia ha fino adesso contribuito notevolmente alla difesa dell'Ucraina, ma non è quello uno dei modi con cui contribuiremo. Lo ridico definitivamente.
  Sempre l'onorevole Barcaiuolo ha parlato del rapporto 2 per cento e del Patto di stabilità; poi ci sono state altre domande dell'onorevole Fassino e gli altri interroganti sul 2 per cento (Bagnasco e, da ultimo, Rosato).
  Il tema 2 per cento è un obiettivo. Onorevole Pellegrini, in realtà il prossimo anno lo raggiungeranno ben ventiquattro Paesi. Hanno disatteso tutti negli anni scorsi, come diceva Lei. Anche noi continuiamo a disattendere perché, ripeto, nel 2024 saremo all'1,43: quindi, uno dei valori più basso di tutti.
  Il tema è: è giusto chi dice e chi chiede ci serve il 2 per cento? Questa è la domanda che dobbiamo porci. Premesso che il 2 per cento non lo decide il Ministro della difesa, ma lo decide il Parlamento approvando gli stanziamenti di bilancio, i punti e i passaggi per arrivare a questo 2 per cento sono una scelta politica fondamentale affidata all'approvazione del bilancio, quindi al passaggio parlamentare. Il Ministro della difesa può proporre, può spiegare perché nella difesa può servire l'1,43 piuttosto che l'1,50 o l'1,60 o il 2. Ognuno di noi potrà fare la riflessione se ci serve oppure no un'Alleanza atlantica. Qualcuno può pensare che in caso avessimo subito un'aggressione dalla Russia avremmo dovuto fare da soli. Qualcun altro può pensare in modo diverso. Rientra tutto questo nella riflessione del 2 per cento. A oggi lo scatto del bilancio, dell'economia, la crisi in corso non consente all'Italia di dire (come dicono altri Paesi) che raggiungeremo il 2 per cento il prossimo anno e neanche quello successivo. La gradualità con cui raggiungerlo la deve dire al Ministero della difesa il Parlamento, perché non è il Ministero della difesa che impone al Parlamento di arrivare il prossimo anno all'1,58, all'1,67 o all'1,76. Così come oggi io non sarei in grado di dire (anche per la mia precedente esperienza di bilancio e di conti dello Stato) quando questo Paese sarà in grado di raggiungere il 2 per cento contemperandolo con quello che sta succedendo. Se non avessimo l'inflazione probabilmente sarebbe facile dire quando lo raggiungeremo, ma dovendo contemperare con l'inflazione diventa difficile identificare una data. Soltanto un folle potrebbe dire oggi: quella è la data in cui riusciremo a raggiungerlo.
  Io mi auguro (per il rapporto con la NATO e perché penso ce ne sia necessità) che noi riusciamo a rispettare il patto, perché ci troveremmo entro qualche anno ad essere l'ultimo Paese come investimento, se non ci adeguiamo. Secondo me, l'Italia non può permetterselo: per la postura, per il peso che ha nella NATO, per la rilevanza che questo Paese ha nel mondo, ma anche pensando alla propria difesa.
  Io ho un compito particolare che mi avete affidato con la fiducia, che è quello di vedere se questo Paese è in grado di difendersi e se non lo è di adeguarlo perché sia in grado di farlo. Io ho il dovere di dirvi come secondo me raggiungeremo l'ottimo, di dire come potremmo cooperare in queste scelte che abbiamo fatto con la NATO per raggiungere il massimo livello di cooperazione e di integrazione con gli altri.
  La difesa europea noi la raggiungeremo con gli standard NATO. La standardizzazione e l'interoperabilità cui ci obbliga la NATO, necessariamente costruisce la difesa europea. Voi non pensate alla difesa europea come pensate alla difesa italiana perché la difesa europea, così come è stato per la difesa italiana, ce l'avremo tra trent'anni se oggi aprissimo il reclutamento europeo, la formazione degli ufficiali europea e costruissimo delle forze armate che nascono già europee. Le Forze armate europee saranno il frutto dell'unione delle Forze armate di tutti i Paesi che hanno dimostrato Pag. 16capacità di integrazione e di saper fare quello che ci obbliga a fare la NATO. Standardizzazione significa che uno può avere una bottiglia così, una di un altro colore, ma tutti possono operare tra di loro quando si trovano nel teatro operativo perché possono dialogare e si sono formate per farlo.
  Quando noi mandiamo qualche nostro plotone, qualche nostro aereo, qualche nostra nave ad esercitazioni congiunte, gli insegniamo a lavorare con altre forze armate in modo tale da diventare una cosa sola. Quello è il passaggio che ci porterà ad avere delle Forze armate europee, sarà un passaggio logico come conseguenza di quello che sta succedendo nella NATO.
  Anche per questo dobbiamo valutare il 2 per cento e la possibilità di arrivare al 2 per cento. Ne aggiungo un'altra, perché è una cosa che è emersa in questa discussione della NATO, perché i domini di cui dovremmo occuparci non sono più solo quelli tradizionali di cui ci siamo occupati finora: il terrestre, il navale, l'aereo. C'è quello cyber, c'è quello dello spazio, c'è il problema sottomarino e ci sono problemi che fanno parte della guerra ibrida di cui non ci siamo mai occupati, come la disinformazione, le fake news. Quindi i terreni di adeguamento per combattere le possibili instabilità del mondo sono diversi e in questo modo ci porremo.
  Mi sembra che il tempo sia scaduto. Io, se voi ci tenete, vorrei concludere questa discussione e questo approfondimento. Voglio, ci tengo, do la disponibilità a farlo, non ho problemi se c'è una disponibilità a parlare seriamente perché ritengo che questo sia più importante di qualunque altro impegno, perché stiamo parlando del futuro del Paese. Quindi, quando vorrete, a tutte le altre domande e ad un'interlocuzione chiara, sarò disposto a esser presente. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Ci aggiorniamo, mi prenoto per una discussione sul 2 per cento.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.