XIX Legislatura

Commissioni Riunite (III Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Giovedì 27 aprile 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sugli esiti del Consiglio affari esteri dell'Unione europea del 24 aprile 2023 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 7 
Loperfido Emanuele (FDI)  ... 7 
Tremonti Giulio , Presidente ... 7 
Amendola Vincenzo (PD-IDP)  ... 7 
Tremonti Giulio , Presidente ... 8 
Menia Roberto  ... 8 
Tremonti Giulio , Presidente ... 8 
Onori Federica (M5S)  ... 8 
Tremonti Giulio , Presidente ... 9 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 9 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 9 
Tremonti Giulio , Presidente ... 11 
Craxi Stefania , presidente della 3a Commissione del Senato ... 11 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 11 
Tremonti Giulio , Presidente ... 12 
Craxi Stefania , presidente della 3a Commissione del Senato ... 12 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 12 
Tremonti Giulio , Presidente ... 12 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 12 
Tremonti Giulio , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
GIULIO TREMONTI

  La seduta comincia alle 14.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sugli esiti del Consiglio affari esteri dell'Unione europea del 24 aprile 2023.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sugli esiti del Consiglio affari esteri dell'Unione europea del 24 aprile 2023.
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita ai colleghi senatori e deputati, secondo le modalità stabilite dalle rispettive Giunte per il Regolamento.
  Il Ministro Tajani ci riferisce. Dati i tempi non particolarmente favorevoli, saremo tutti molto sintetici. Grazie.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie Presidente. Prima di iniziare, una buona notizia: questa mattina il Generale dei carabinieri Barbano è stato nominato a capo della missione EULEX in Kosovo. È una scelta che gratifica l'Italia: quando c'è gioco di squadra si ottengono buoni risultati, e quindi l'Italia riesce – anche grazie ai nostri carabinieri, che in Kosovo hanno sempre fatto una straordinaria figura e sono apprezzati da tutti – ad ottenere la guida di EULEX.
  Nella riunione di lunedì scorso in Lussemburgo abbiamo parlato soprattutto di Sudan e di aggressione russa all'Ucraina. Abbiamo avuto uno scambio informale con il Ministro degli esteri georgiano Ilia Darchiashvili sul percorso di avvicinamento di Tbilisi all'Unione europea e sull'andamento delle riforme interne.
  Vorrei infine approfittare dell'occasione per evidenziare quelli che considero tra i principali esiti della riunione dei Ministri degli Esteri del G7, a cui ho partecipato in Giappone dal 16 al 18 aprile.
  Il primo punto dell'agenda del Consiglio affari esteri di Lussemburgo è stato ovviamente il Sudan. Come sapete, la crisi è degenerata in uno scontro armato tra l'esercito regolare – facente capo a Burhan, leader della giunta militare – e le forze paramilitari dall'altra parte, che sono guidate dal suo vice, il Generale Dagalo. Il conflitto tra i due è dilagato nella capitale Khartoum, mettendo a rischio l'incolumità e la sicurezza non solo della popolazione locale, ma anche dei circa duecento italiani che risultavano presenti in Sudan.
  Sin dall'inizio degli scontri a fuoco ci siamo attivati per mettere a punto misure tempestive a tutela degli italiani, a partire da una mappatura delle loro posizioni. Abbiamo messo in sicurezza diciannove italiani in crociera al largo di Port Sudan, facendoli rientrare in Italia il 21 aprile attraverso l'Egitto. Con il Presidente del Consiglio ho seguito ogni fase anche dell'evacuazione da Khartoum, entrata nella fase operativa lo scorso fine settimana.Pag. 4
  Grazie ad un'operazione coordinata dall'Unità di crisi del Ministero degli esteri, insieme al Ministero della difesa e con il supporto dell'intelligence, abbiamo riportato a casa – come ho detto poco fa rispondendo in Aula alla Camera a un question time – più di centoquaranta persone, fra cui il nostro personale diplomatico e alcuni cittadini religiosi stranieri, tra cui spagnoli, greci, eritrei e olandesi.
  Due C130 sono giunti alla base aerea di Wadi Seidna, a trenta chilometri a nord di Khartoum, e hanno consentito, con un ponte aereo via Gibuti, l'evacuazione dei nostri connazionali. Giunti a Gibuti nella notte tra domenica e lunedì, gli evacuati da Khartoum sono atterrati a Roma proprio la sera del 24, dove li ho accolti al mio rientro da Lussemburgo.
  Alle prime ore di domenica 23 aprile avevamo fatto convergere in sicurezza i connazionali presso la residenza dell'Ambasciatore Michele Tommasi. Costui ha poi coordinato l'organizzazione del convoglio, che ha raggiunto la base aerea, unica via d'uscita disponibile, vista l'inagibilità dello scalo internazionale di Khartoum, danneggiato dai combattimenti.
  Come sapete, ho avuto contatti telefonici con il Generale Burhan e con il suo rivale Dagalo, prima di tutto per assicurarmi che tenessero fuori da qualsiasi attacco i convogli italiani. Questo è già un risultato importante e per nulla scontato, visto che sono stati attaccati il convoglio francese e i convogli anche di altri Paesi. A loro ho rinnovato la richiesta di stabilire una tregua, bloccando ogni ulteriore scontro armato, per ritornare a un negoziato politico sul futuro del Sudan.
  Al riguardo, nel dibattito in Lussemburgo diversi Stati membri hanno sottolineato l'importanza di appoggiare il ruolo di mediazione di alcuni attori regionali, anche quello della Lega araba. Ai colleghi ho ribadito che l'Italia intende restare vicina al Sudan, a patto che i suoi leader cessino immediatamente uno scontro che ha già prodotto morti e distruzione, senza risparmiare i civili.
  Voglio pubblicamente ringraziare l'Ambasciatore Tommasi per lo sforzo profuso; ho dato disposizione affinché lui e la sua squadra siano ricollocati nella nostra sede di Addis Abeba finché non sarà riaperta fisicamente l'Ambasciata in Sudan. Quindi l'Ambasciata d'Italia presso il Sudan avrà sede temporaneamente ad Addis Abeba, in Etiopia.
  Siamo stati ringraziati dall'Alto Rappresentante e dagli altri Stati membri per il ruolo svolto dall'Italia nell'evacuazione, insieme soprattutto a Francia, Germania e Spagna. L'Alto Rappresentante ha riferito di avere registrato scarsa disponibilità dei due leader sudanesi in lotta per il potere a sospendere gli scontri ed avviare un dialogo proficuo.
  A più di un anno dall'adozione della Bussola Strategica – ha notato con disappunto Borrell – l'Unione non è ancora in grado di realizzare missioni di evacuazione in situazioni di rischio, ricorrendo alla capacità di dispiegamento rapido che ci siamo impegnati ad istituire entro il 2025. Siamo nel 2023 e siamo ancora lontani.
  Insieme a vari altri colleghi ho condiviso le sue considerazioni sulla necessità di un salto di qualità che permetta all'Unione europea di effettuare autonomamente questo genere di operazioni.
  Quanto alla crisi in Sudan e a un ruolo politico per l'Unione, ho ribadito l'importanza di un dialogo con tutte le parti, per evitare di creare un vuoto politico che possa essere facilmente riempito da altri attori.
  Passiamo alla Tunisia. L'Alto Rappresentante ha fatto riferimento alla recente missione del Commissario Gentiloni e alle prossime dei Ministri degli esteri di Belgio e Portogallo, rilevando con preoccupazione il perdurare della crisi economica, politica ed istituzionale del Paese. È stata l'occasione per ricordare l'impegno dell'Italia a tutto campo per scongiurare un peggioramento della crisi economica. Questo scenario produrrebbe un immediato ulteriore aumento dei flussi migratori irregolari e, nel medio periodo, il rischio di una Tunisia più lontana dall'Europa e più vicina a Cina e Russia.
  Rilevo alcuni recenti segnali di maggiore flessibilità da parte del Fondo monetario Pag. 5internazionale, e auspico che il Fondo stesso possa tener conto delle legittime preoccupazioni tunisine circa la tenuta e la stabilità del Paese a fronte delle riforme richieste. La mia proposta è stata quella di erogare fondi in maniera proporzionale alle riforme, però, cominciando con l'erogazione di fondi, vedere se fanno riforme e poi continuare.
  Russia e Ucraina. Gran parte del dibattito in Lussemburgo si è poi concentrato sul conflitto tra Russia e Ucraina e sugli aiuti dell'Unione europea a Kiev.
  Come da prassi, negli ultimi Consigli, il Ministro degli esteri ucraino è stato invitato ad intervenire da remoto. Kuleba ha ringraziato l'Unione per il sostegno fondamentale alla resistenza ucraina e ha rinnovato un accorato appello a raggiungere senza esitazioni un accordo per l'acquisto congiunto di munizioni. Ha in particolare sottolineato il forte bisogno di munizioni, artiglieria ad ampio raggio, aerei da combattimento, così come di ulteriore supporto tecnico e logistico per l'esercito. Nell'auspicare una politica di difesa comune dell'intero continente europeo, Kuleba ha evidenziato come comuni e condivisi siano gli obiettivi ucraini e quelli dell'Unione: una pace solida e duratura, anche se poi ha aggiunto che non è ancora arrivato il tempo per azioni diplomatiche.
  L'Alto Rappresentante Borrell ha espresso sostegno alle richieste del Ministro Kuleba e ha invitato ad accelerare il percorso a tre componenti, concordato per la fornitura di munizioni a Kiev.
  La prima componente riguarda le munizioni già nei magazzini degli Stati membri; sarà importante chiudere al più presto l'accordo per la seconda componente – acquisizione congiunta di munizioni – e per la terza, lo sviluppo di capacità industriali europee. Tener fede a questi impegni significa tutelare la credibilità dell'Unione europea.
  L'Alto Rappresentante ha poi riaffermato l'obiettivo di formare entro fine anno 30 mila uomini, con la missione militare EUMAM per l'addestramento delle forze armate ucraine. Ha ricordato l'importanza della politica sanzionatoria e la necessità di proseguire con l'undicesimo pacchetto; scopo di queste ulteriori misure è perseguire gli autori dei crimini di deportazione dei minori ucraini e contrastare le pratiche di aggiramento e violazione delle misure restrittive.
  Borrell ha riaffermato che l'Unione dovrà mostrare attenzione anche verso le iniziative di pace promosse da Cina e Brasile, sottolineando tuttavia la necessità di un dialogo dei promotori con entrambe le parti. Ritengo che la telefonata di ieri tra il Presidente cinese Xi Jinping e quello ucraino Zelensky possa essere un passo in avanti: ci vuole ancora parecchio lavoro per dire che siamo vicini ad un cessate-il-fuoco e stiamo camminando verso la pace, però certamente si tratta di un fatto positivo. La Cina ha tutto l'interesse a che non ci sia la guerra, ma le conseguenze concrete di questo primo contatto andranno monitorate e valutate.
  Naturalmente ho ribadito ai colleghi il nostro sostegno all'Ucraina, un sostegno anche militare, ma che abbraccia vari settori, dai contributi finanziari, agli aiuti umanitari, alla riabilitazione delle infrastrutture critiche; un sostegno che mette al centro i bisogni della popolazione riguardo al futuro, senza dimenticare il passato.
  Al Consiglio affari esteri ho evidenziato la presenza a Roma del Primo Ministro e del Ministro degli affari esteri ucraino alla Conferenza per la ricostruzione, che ieri ha radunato un migliaio di partecipanti, con aziende e associazioni di categoria dell'una e dell'altra parte.
  Nel colloquio bilaterale con il Ministro Kuleba ho ricordato la risoluzione per il riconoscimento dell'Holodomor come genocidio, già approvato all'unanimità in Commissione esteri della Camera a febbraio. Auspico possa essere presto calendarizzata anche in Aula, ad ulteriore testimonianza della solidarietà dell'Italia al popolo ucraino.
  In Lussemburgo ho informato i colleghi del lavoro che continuiamo a condurre in stretto raccordo con il Direttore dell'Agenzia AIEA Grossi per garantire la sicurezza della centrale di Zaporižžja; l'Italia ha già contribuito con 200 mila euro per favorire Pag. 6la presenza dell'Agenzia e intendiamo fornire ulteriori contributi nei prossimi mesi.
  Tutti gli Stati membri hanno riconosciuto la necessità di accelerare l'invio di munizioni e rifinanziare lo Strumento europeo per la pace.
  Sostegno trasversale è emerso sul ricorso alle sanzioni nei confronti della Federazione russa, così come per la costituzione di un tribunale per il crimine di aggressione.
  Questo terribile conflitto non risparmia i giornalisti, che con coraggio ce ne raccontano l'evoluzione sul terreno. È il caso, da ultimo, dell'inviato di La Repubblica Corrado Zunino, rimasto ferito in un attacco a Kherson, che ha purtroppo tolto la vita al suo collaboratore Bogdan Bitik. Va espressa solidarietà e sostegno al direttore Molinari. La nostra Ambasciata a Kiev ha seguito da subito il caso e lo stesso Ministro Kuleba mi ha assicurato la massima assistenza da parte delle autorità ucraine.
  La Georgia: abbiamo avuto un interessante scambio con il Ministro degli esteri georgiano. L'Alto Rappresentante ha ribadito come quel Paese sia un partner imprescindibile dell'Unione europea nella regione del Caucaso, ma ha anche esortato Tbilisi ad aderire in maniera inequivoca ai valori europei e aumentare gli sforzi per le riforme. Solo pochi giorni prima del Consiglio – il 21 aprile – ho firmato alla Farnesina con il collega Darchiashvili una dichiarazione congiunta, che istituisce un dialogo ad alto livello tra la Georgia e l'Italia. Nel documento abbiamo riconosciuto i significativi progressi nelle relazioni bilaterali dal 1992 a oggi, solida base per rafforzare e diversificare l'agenda di cooperazione. Il nuovo formato del dialogo si svilupperà su quattro temi: politica, difesa e sicurezza, commercio ed economia, cultura, educazione e scienze.
  Ho proposto al Ministro di organizzare una riunione a Roma entro la fine dell'anno con i Ministri degli esteri di Georgia, Armenia e Azerbaijan, anche per rafforzare i rapporti economici tra i Paesi del Caucaso e tra questi e l'Italia.
  L'Uzbekistan: in Lussemburgo ho anche avuto un colloquio con il mio omologo uzbeko, in vista della visita del Presidente Mirziyoyev in Italia, a giugno. Voglio esplorare con l'Uzbekistan opportunità di rafforzamento della nostra collaborazione bilaterale.
  La Moldova: anche la Repubblica di Moldova risente molto delle tensioni politiche generate dal conflitto tra Russia e Ucraina. Il Consiglio ha concordato tre diverse misure a sostegno di Chisinau. È stata innanzitutto istituita una nuova Missione civile di partenariato dell'Unione europea – EUPM Moldova –, volta a rafforzare le strutture di gestione della crisi della Moldova e le sue capacità di far fronte alle minacce ibride. È stato poi raggiunto un ampio accordo sul nuovo quadro per le sanzioni nei confronti degli oligarchi affiliati a Mosca, che destabilizzano il Governo moldavo. Verranno inoltre stanziati altri 40 milioni di euro dello Strumento europeo per la pace per sostenere le capacità di difesa della Moldova.
  Molto brevemente, la Ministeriale esteri del G7, che si è svolta in Giappone: io ho guidato il dibattito sulla situazione in Africa, guardando soprattutto a quello che accadeva in Sudan e in Tunisia, e ho riaffermato la necessità e l'urgenza di rilanciare il partenariato con l'Africa per uno sviluppo condiviso e paritario, anche al fine di contrastare le immigrazioni irregolari e le reti criminali transfrontaliere e favorire la costruzione di infrastrutture. Quindi si tratta di adottare una diplomazia della crescita, all'altezza di queste grandi sfide e opportunità, secondo le stesse idee che ispirano l'approccio italiano del «Piano Mattei» o del «Piano Marshall» a livello europeo.
  Si è parlato anche di Mediterraneo e Medio Oriente: io ho chiesto alla Presidenza giapponese una riunione straordinaria del G7 dedicata proprio a questo tema.
  La Ministeriale ha dedicato poi grande attenzione alla situazione dell'Indo-pacifico, anche per contenere l'influenza cinese nella regione. Sulla Cina abbiamo avuto un'approfondita discussione e assicurato la volontà italiana di assumere un ruolo più attivo nell'Indo-pacifico in tutti i settori: politico, economico e di sicurezza. Ricordo la campagna del pattugliatore polivalente Pag. 7d'altura Morosini, appena avviata, che durerà cinque mesi e comprenderà anche esercitazioni congiunte con le Marine dei Paesi alleati ed amici, a testimoniare l'importanza attribuita al rispetto del diritto del mare e alla libertà di navigazione.
  La Morosini toccherà dodici Paesi di quest'area, tutti di crescente interesse dal punto di vista industriale e parteciperà ad alcuni dei più importanti eventi fieristici nel settore della difesa. L'anno prossimo ad essere impegnata nella regione sarà la nave-scuola Vespucci.
  Il rafforzamento dell'internazionalizzazione del sistema economico italiano in tutti i comparti di punta e il sostegno alla già estesa presenza delle imprese italiane, dall'India al Giappone, sono priorità della nostra strategia nell'Indo-pacifico.
  Concludo: siamo già lavorando alla nostra Presidenza del G7 del 2024, in una ideale linea di continuità con l'attuale presidenza giapponese, che si concluderà alla fine dell'anno. Africa, Medio Oriente e Indo-pacifico, oltre naturalmente all'Ucraina, sono stati i temi principali di questo G7 giapponese. Anche in queste aree del mondo l'Italia vuole svolgere un ruolo da protagonista.
  Vi ringrazio. Mi scuso se sono stato un po' lungo, ma erano tanti gli argomenti discussi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro. Do ora la parola al deputato Loperfido.

  EMANUELE LOPERFIDO. Grazie Ministro. Rapidamente: ha citato diversi scenari di guerra, di rivolte, che stanno anche condizionando le modalità di affrontare determinate tematiche da parte del nostro Governo, del nostro Paese e anche dell'Unione europea.
  Ho letto rapidamente, e non è mai citata la famosa Wagner; ovviamente, però, leggendo e approfondendo, appare la presenza della Wagner in diversi scenari che Lei ha appena citato e che effettivamente possono portare a condizionare anche determinate situazioni. Volevo capire se questa cosa è emersa anche all'interno dell'incontro del Consiglio dell'Unione europea, ed eventualmente se poi ci sono delle prospettive al riguardo.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego, Amendola.

  VINCENZO AMENDOLA. Grazie presidente. Ringrazio il Ministro. Come gruppo del PD, vorrei associarmi ai ringraziamenti per l'ottimo lavoro fatto dalla missione diplomatica, dal comparto e da tutti gli apparati dello Stato – e ovviamente dalla Farnesina – per il rientro dei connazionali dal Sudan, conoscendo questa vicenda nei suoi particolari.
  Vorrei sottolineare due elementi, uno relativo al Sudan e uno relativo alla Tunisia, dando per approvate le sue considerazioni sugli altri punti tematici.
  Sul Sudan, il collega ultimamente faceva riferimento alla Wagner e alle influenze geopolitiche di attori, ovviamente non continentali. È però evidente che ci sono dei processi politici, come in Sudan, che vanno avanti da tempo. La lotta fratricida, questa guerra civile tra i due esponenti degli apparati militari è figlia di un percorso che è stato avviato due anni fa, con un golpe portato avanti da questi due protagonisti, che oggi si stanno dividendo le spoglie di questo povero Paese.
  Perché dico questo? Perché alcuni processi politici – come in Sudan, per la gravità dei fatti, e come in Tunisia, su cui Lei si è soffermato con altre considerazioni – devono essere anche analizzati non solo dietro la retrospettiva di influenze straniere; sono dei percorsi politici che vanno avanti da tempo, alcuni si sono molto sollecitati a chiamare percorsi democratici, bisognerebbe comprendere se parlavamo di percorsi democratici e di partecipazione, che però hanno generato poi dei conflitti. Oggi riassumere tutto quello che avviene in alcuni Paesi come interferenze straniere magari ci fa comodo, ma il problema, forse, è l'assenza di interferenze positive quando questi percorsi si sono sviluppati.
  Vengo alla Tunisia, che credo sia uno dei punti principali: ringrazio il presidente Tremonti, che ci ha fatto avviare anche delle audizioni sul tema, perché quello che vive Pag. 8quel povero Paese da tempo e soprattutto dopo questa svolta che si dovrebbe definire neo-autoritaria del Presidente tunisino, ovviamente ci porta a un percorso su cui si potrebbe, tutto sommato, anche qui dire che c'è un'interferenza dei BRICS, di potenze straniere, ma dovremmo guardare quello che è successo nel Paese negli ultimi anni e nelle ultime settimane, fino all'arresto del leader dell'opposizione Ghannouchi, che – ricordo – qui in Italia era celebrato come uno degli astri nascenti della democrazia, premiata anche con premi Nobel, come quella tunisina.
  Perché dico tutto questo? Perché anche il processo che Lei ha sollecitato, giustamente, di aiuti economici alla Tunisia, non può essere solo dentro l'ottica di riforme strutturali ed economiche per un Paese: bisogna aiutare quel Paese sicuramente con il sostegno economico, lo deve fare l'Europa, lo deve fare il Fondo monetario, ma se dovessimo mettere dei criteri, più che quelli economici di riforma del sistema pensionistico o del mercato del lavoro – che non mi sembra proprio la priorità fondamentale in quel Paese –, dovremmo più assumerci il percorso di accompagnare queste giovani democrazie o questi sistemi che si stanno configurando in un percorso di pacificazione, perché il rischio democratico e di collasso istituzionale, secondo me, è anche superiore e tocca l'elemento economico, che poi ha come riflesso quello migratorio.
  Quindi, nel sostenere il suo operato sul Sudan e sulla Tunisia, io credo che il nostro primo impegno sia quello di seguire tutti i percorsi che si sono sviluppati nel tempo, in Sudan in maniera drammatica e in Tunisia in maniera molto rischiosa, e cercare di individuare le chiavi giuste per aiutare i Paesi, perché oggi andare lì con un elenco di riforme da imporre alla Tunisia, pensando che sia un Paese che negli ultimi anni ha solo vissuto delle crisi di instabilità economica, io credo che sia un po' illusorio; mentre i processi politici che si sono sviluppati, dalla presidenza tunisina ultima fino ad oggi, sono un po' più rischiosi, anche per la tenuta stessa dell'equilibrio in Tunisia e nella regione.
  Quindi io Le faccio i complimenti per il lavoro fatto in questi ultimi mesi, però solleciteremmo, soprattutto sulla Tunisia, che il ruolo dell'Italia sia quello di trascinare l'Europa e le organizzazioni multilaterali ad un intervento che non sia solo di criteri elargitivi di sostanza economica. Siamo di fronte a dei processi che purtroppo, nell'assenza di politica negli ultimi anni, hanno determinato questo collasso.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego, senatore Menia.

  ROBERTO MENIA. Grazie presidente. Auto-contingentandomi nei tempi, perché siamo tutti ristretti, due solo note. La prima di apprezzamento, perché è giusto e doveroso, per come si è gestita la vicenda del Sudan, quindi apprezzamento per l'operato di chi è intervenuto sul campo, della nostra Ambasciata, della nostra Unità di crisi e degli altri attori coinvolti.
  La seconda vicenda, invece, si riferisce soprattutto a quanto ci ha narrato. Vorrei chiederLe, Ministro, se possiamo avere qualche elemento in più a proposito del sostegno economico e di ricostruzione dell'Ucraina. Le dico questo perché ne avete parlato al Consiglio affari esteri dell'Unione europea, ieri si è svolta proprio qui a Roma la bilaterale, che ha visto partecipare gli alti gradi istituzionali italiani – come è ovvio – con i soggetti che poi possono essere ricostruttori per davvero. Ieri, tra l'altro, le Commissioni parlamentari, tanto alla Camera quanto al Senato, hanno incontrato United for Ukraine, quella delegazione multilaterale e multi-parlamentare di sostegno all'Ucraina. Su questo volevo capire se possiamo avere qualche nota in più. Chiudo qua, con estrema brevità.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego, onorevole Onori.

  FEDERICA ONORI. Grazie presidente. Un ringraziamento al Ministro per questa informativa.
  A nome del Movimento 5 Stelle, ci aggiungiamo alle felicitazioni per l'operato svolto in Sudan dalla nostra Ambasciata, Pag. 9dall'Unità di crisi e da tutti coloro che hanno permesso sul campo il felice esito dell'evacuazione dei connazionali.
  In merito al Sudan, volevo chiedere se si fosse parlato nel contesto del Consiglio dell'Unione europea dei passi concreti da intraprendere in Sudan, anche nel contesto in cui il dialogo con le due forze che si combattono non sia in questo momento aperto, o totalmente aperto. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego, onorevole Formentini.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie presidente. Ringrazio davvero il Ministro – ovviamente, come tutti hanno fatto – per l'operazione di salvataggio dei nostri connazionali – e non solo dei nostri connazionali – in Sudan, ma lo ringrazio anche per avere delineato finalmente una strategia italiana nella regione dell'Indo-pacifico, che mancava al nostro Paese. Visto che quell'area è cruciale per il futuro stesso dell'umanità e soprattutto delle nostre democrazie, del commercio internazionale, del rispetto dei diritti umani, della libertà di navigazione, è essenziale che l'Italia ci sia. Mi sembra che sia stato proprio descritto in dettaglio un piano d'azione preciso. Continuiamo ad impegnarci in quell'area, mettiamo tutte le risorse possibili, sia economiche sia diplomatiche, e anche la presenza della nostra Marina è un segnale importantissimo: l'abbiamo auspicato per anni, finalmente sta succedendo. Grazie.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie. Io partirei dalla Tunisia. Io condivido quello che ha detto l'onorevole Amendola, perché ritengo che sia un errore pensare che da un giorno all'altro si possa trasformare la Tunisia nella Danimarca, parole testuali che ho usato in più di una occasione.
  Le ho testé inviato un articolo uscito oggi sulla stampa tunisina, dove si ribadisce la posizione italiana di cominciare ad erogare i primi fondi, poi vedere se fanno le riforme, perché è giusto che le facciano, ma non possiamo condizionare il tutto.
  Mi fa piacere che condividiamo questo principio, ma non è sempre capito da altri Paesi. Io ho cercato di spiegarlo anche al Fondo monetario: noi italiani conosciamo il Medio Oriente, come conosciamo l'Africa del Nord, per questo ho chiesto un G7 plus da organizzarsi nei prossimi mesi, proprio per affrontare tutta la questione del Mediterraneo, per fare anche comprendere che le primavere arabe – che dovevano portarci libertà e democrazia – dietro a una prima fila di liberali nascondevano i Fratelli musulmani, e quindi la situazione, invece di migliorare, è peggiorata. È un argomento molto delicato.
  Io ho lavorato intensamente, come intensamente sta lavorando il Ministro dell'interno con l'attuale Governo tunisino, con tutti i problemi. Io ho invitato a Roma il Ministro degli esteri, ho organizzato un incontro con il Commissario Varhelyi, siamo stati a cena noi tre, per vedere anche come la Commissione europea – essendo egli responsabile anche dell'erogazione dei fondi del Vicinato – potesse aiutare anche nel contrasto dell'immigrazione illegale. Qualche passo in avanti si è fatto, qualche passo in avanti ha fatto il Ministro Piantedosi, che è in continuo contatto con il suo omologo Ministro dell'interno.
  Noi siamo ben consci che si deve affrontare il problema nel suo complesso, perché molti immigrati vengono dalla Costa d'Avorio e vengono dall'Africa occidentale e passano attraverso il porto di Sfax, perché ormai la frontiera tra la Libia e la Tunisia è abbastanza attraversabile, senza grandi problemi.
  Mi preoccupa quello che sta accadendo in Sudan, perché già in Ciad ci sono 20 mila profughi nei primi giorni, ma rischiamo di avere altri flussi migratori. Si è parlato di cosa poter fare, ma in questo momento si può soltanto cercare di insistere sulla tregua. Io, nei colloqui che ho avuto con i leader delle due forze in contrasto, ho cercato soprattutto di tutelare i convogli italiani, e devo dire che hanno rispettato l'impegno che avevano preso con me, e per questo li ho infatti ringraziati entrambi. Altri convogli sono stati assaliti – quello francese e mi pare quello del Pag. 10Qatar –, mentre i nostri sono arrivati indenni. Loro l'hanno rivendicato, giustamente, ma ci è stata garantito, sia da parte delle Forze speciali e sia da parte dell'Esercito regolare, un passaggio tranquillo, con qualche posto di blocco, ma tutto si è svolto senza danni reali ai nostri cittadini e ai loro beni.
  Noi continueremo a lavorare e a seguire il Sudan. Per quello vi ho detto che non abbiamo chiuso la rappresentanza diplomatica, abbiamo chiuso fisicamente la sede, ma temporaneamente abbiamo lasciato l'Ambasciata d'Italia in Sudan ad Addis Abeba, quindi l'Ambasciatore Tommasi sarà ad Addis Abeba con la sua squadra e lavorerà da Addis Abeba, che è il Paese più vicino; poi, appena sarà possibile, riapriremo fisicamente la sede, ma in questo momento noi possiamo soltanto cercare indirettamente, a livello diplomatico, di parlare con le due parti, cercando di favorire un accordo e una tregua. Non è facile, non sembrano molto intenzionati, ma pare che vogliano prolungare la tregua di tre giorni, tutti quanti si stanno impegnando, gli europei e gli americani, ma non è una questione di facile soluzione.
  Gli altri punti: certo che ci sono interferenze, ci sono evoluzioni nazionali e ci sono Paesi che si infilano negli scontri politici e nei problemi che ci sono nei diversi Paesi. Wagner è il braccio armato della Russia: io ho letto con interesse l'intervista del mio collega, ex Commissario europeo e importante diplomatico, Nelli Feroci, che l'altro giorno, intervistato da Il Tempo, in una pagina intera ha parlato della questione delle migrazioni e ha fatto riferimento alle azioni che la Russia, attraverso Wagner e attraverso altre forme, potrebbe fare o starebbe facendo per favorire l'immigrazione illegale. Io cito quello che ha detto l'altro giorno. Segnali in questa direzione ce ne sono stati, è una causa – non è l'unica, sarebbe sbagliato dirlo – è una delle cause. Comunque, in un momento in cui l'Europa è impegnata sul fronte ucraino, aprire altri fronti per gli europei certamente va a vantaggio dei russi.
  Per quanto riguarda l'Indo-pacifico, durante la mia presenza in Giappone al G7 ho anche avuto naturalmente incontri bilaterali con il Governo giapponese e con le imprese italiane che sono presenti in Giappone: oltre a promuovere Expo 2030, ho ribadito che abbiamo un interesse prioritario, noi siamo un Paese esportatore, un Paese a vocazione industriale, e per noi la sicurezza della navigazione anche in quei mari è fondamentale. La presenza è più politica, perché una nave non è che cambi i destini della situazione militare nel Pacifico, però è un messaggio politico: l'Italia difende la libertà di circolazione. Questo è un messaggio chiaro, anche a favore del mantenimento dello status quo per quanto riguarda lo stretto di Taiwan. Questo l'ho detto, l'ho ribadito e l'ho detto anche alla stampa giapponese; da questo punto di vista noi cercheremo di essere più presenti.
  Consideriamo l'India un interlocutore non secondario: la visita congiunta che abbiamo fatto con il Presidente del Consiglio in occasione del G20 esteri in India è stata anche un modo per rinforzare il collegamento con questo Paese, dopo le vicende che c'erano state, quelle dei marò. Ora le cose sono cambiate: ci sono stati due business forum, uno a Nuova Delhi e un altro a Roma, successivo a quello di Nuova Delhi, in occasione del viaggio in Italia del Ministro dell'industria e del commercio estero indiano, che io ho incontrato.
  Da questo punto di vista noi consideriamo un po' l'Indo-pacifico come una continuazione del Mediterraneo, attraverso Suez, perché poi ci sono tanti cargo che portano merce che arriva in Italia – ma anche merce italiana che viene esportata in Paesi orientali –, quindi per noi il messaggio è quello di avere una presenza politica e militare in questo caso simbolica, perché una nave quest'anno e una nave l'anno prossimo ha un significato soprattutto di tipo simbolico per dire: «Noi ci siamo e vogliamo garantire la libertà di circolazione nei mari». Queste sono le cose che volevo dirvi.
  Per quanto riguarda l'Ucraina, noi abbiamo fatto grossi investimenti, anche attraverso i privati, per quanto concerne la ristrutturazione della rete elettrica: abbiamo inviato generatori, cento tonnellate Pag. 11di materiale elettrico – compresi i generatori –, in più abbiamo finanziato il corridoio verde per il grano, che deve partire dall'Ucraina e deve poi dirigersi verso i Paesi africani.
  Continueremo a partecipare alla ricostruzione: ieri si è svolto un grande evento, che ha visto la partecipazione del Primo Ministro ucraino, del Primo Ministro italiano naturalmente, del Ministro degli esteri e mille imprese, tra quelle italiane ed ucraine; questo per far sì che l'Italia possa essere protagonista della ricostruzione, in un Paese che sarà parte dell'Unione europea e sarà anche parte del mercato interno.
  Se vuole, posso fare avere tutte le cifre, settore per settore, degli investimenti italiani, civili e militari, ma anche di assistenza, perché poi c'è tanto volontariato; per esempio, due settimane fa abbiamo presentato una missione umanitaria organizzata da Sant'Egidio e dalla Federazione italiana giuoco calcio, che ha inviato decine di migliaia di indumenti e di palloni per i bambini ucraini, quindi per permettere loro di ricominciare a recuperare tute, magliette dei giocatori, per vestire quelli che magari sono rimasti orfani, ma può anche essere un modo per riscoprire una vita normale. Sono state tante le azioni di investimento e le spese, ma anche volontarie, da parte di tante organizzazioni italiane, religiose e non. In più lo Stato naturalmente ha investito per la parte militare e per la parte di solidarietà. Terna, per esempio, è una delle società che ha fatto molto per inviare materiale elettrico in Ucraina, poi ci sono state tante altre imprese. Inoltre, abbiamo accolto quasi 200 mila ucraini nel nostro Paese. Abbiamo investito, ma a volte è giusto investire quando si devono difendere i valori della nostra convivenza civile, a cominciare da quello della libertà.
  Credo di avere risposto a tutte le domande.

  PRESIDENTE. Grazie.

  STEFANIA CRAXI, presidente della 3a Commissione del Senato. Se ci sono ancora cinque minuti, una domanda vorrei fargliela io, Ministro.
  Fino a che punto noi possiamo fare un'apertura di credito alla Cina? Mi spiego meglio: nelle dichiarazioni ci sono ancora molte ambiguità, non si parla apertamente di invasione dell'Ucraina da parte della Russia, quando parlano di difesa dell'integrità territoriale in filigrana si staglia Taiwan. Non sono piuttosto interessati ad avere la testa dell'Occidente molto impegnata sul suo fianco est, piuttosto che liberi di guardare l'Indo-pacifico? Un sospetto aleggia. Chiedevo quali erano le Sue considerazioni. Grazie, Ministro.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Cara presidente, le mie considerazioni sono quelle che ho detto. Secondo me è un fatto positivo che la Cina, che Xi Jinping si sia fatto vivo. Io ritengo che si tratti soltanto di un passo, c'è da verificare cosa vuole fare la Cina.
  Certamente la guerra non conviene alla Cina, perché la Cina ha interessi commerciali. Non so se sarà in grado, come abbiamo chiesto noi in occasione della visita del numero due del regime, Wang Yi, che ho incontrato lungamente a cena e poi ho incontrato quando è stato ricevuto dal Presidente Mattarella, e lo stesso Presidente Mattarella ha insistito affinché la Cina si faccia parte diligente nei confronti della Russia; non so se si potrà raggiungere attraverso la Cina un accordo, però certamente un intervento cinese può essere utile. Noi dobbiamo incoraggiare tutti gli sforzi che vanno nella direzione della pace, che deve essere una pace giusta. È vero che loro non parlano, nel loro documento di pace, di ritiro delle truppe dall'Ucraina, però intanto c'è un documento di pace; molti punti non vanno, ma qualche punto può andare bene, tant'è che lo stesso Zelensky ha detto: «Parliamoci». Noi dobbiamo andare passo dopo passo e fare diversi tentativi, noi che vogliamo costruire la pace giusta, cioè quella che garantisce l'indipendenza dell'Ucraina.
  Dobbiamo continuare a fare pressioni sulla Cina, questo lo abbiamo detto tutti, anche al Consiglio affari esteri, dobbiamo spingere i cinesi ad essere parte diligente, perché sono quelli che, forse, più di ogni Pag. 12altro possono convincere i russi. Contemporaneamente, dobbiamo lavorare per garantire i corridoi verdi e per garantire, come vi ho detto, anche la creazione di una zona franca attorno alla centrale di Zaporižžja. Questi sono due passi parziali, come lo scambio dei prigionieri, gli incontri che si sono ripetuti in Svizzera; io ne ho parlato anche con il Ministro degli esteri svizzero Cassis, quando è venuto in visita la scorsa settimana qui a Roma. Questa è la situazione. Bisogna agire a vista, non è facile. Però, se c'è un'iniziativa cinese, con tutte le perplessità che possiamo avere, però dobbiamo augurarci che vada in una direzione che porti poi ad una pace giusta.
  Non so cosa pensi la Cina: probabilmente la Cina gioca una sua partita, però se la sua partita coincide parzialmente con la costruzione della pace, credo che si debba proseguire l'interlocuzione. Lo sappiamo, la Cina è un nostro competitor, però è anche un nostro interlocutore, e quindi io credo che si debba continuare a parlare con i cinesi per spingerli a lavorare per la pace, nel loro interesse. Ripeto, se c'è la guerra è difficile poter esportare in giro per il mondo i loro prodotti, cosa che sembra essere la priorità di Pechino. Speriamo che almeno l'interesse serva a Pechino per compiere altri passi in avanti.
  Questo io lo giudico positivamente, ma lo considero soltanto un primo passo, nulla di più, però è un passo che va nella giusta direzione.

  PRESIDENTE. Grazie.

  STEFANIA CRAXI, presidente della 3a Commissione del Senato. Io vorrei ringraziare il Ministro per una cosa: io vedo la sua agenda, so quanta fatica è, ma vedo anche quanto tiene al rapporto con i nostri gruppi parlamentari, e di questo Le siamo tutti grati.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Avendo fatto il Presidente del Parlamento e fatto per quasi trent'anni il parlamentare, non posso che considerare il Parlamento come il luogo principale di confronto e, come vi ho detto, sono sempre disposto ad intervenire. Il presidente Tremonti dovrà darmi una data per accompagnare la sua Commissione alla Farnesina.

  PRESIDENTE. Il 16 maggio.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Il 16 maggio? Perfetto, allora vi aspetto alla Farnesina per i nostri colloqui, anche informali.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.