XIX Legislatura

Commissioni Riunite (I, XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Martedì 4 aprile 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Pagano Nazario , Presidente ... 2 

Seguito dell'audizione sulle linee programmatiche della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Pagano Nazario , Presidente ... 2 
Roccella Eugenia Maria (FDI) , Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità ... 2 
Pagano Nazario , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA I COMMISSIONE NAZARIO PAGANO

  La seduta comincia alle 11.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso la resocontazione stenografica, anche mediante la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione sulle linee programmatiche della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione sulle linee programmatiche della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella.
  Ministra, le do il benvenuto. Grazie di essere qui con noi. Avverto che, alla luce di quanto stabilito dalla giunta per il Regolamento della Camera, i deputati possono partecipare all'odierna seduta anche in videoconferenza. Ricordo che nella seduta del 14 febbraio 2023 la Ministra ha svolto la sua relazione e sono intervenuti diversi deputati per porre quesiti e svolgere osservazioni. La seduta odierna è pertanto finalizzata a consentire alla Ministra di svolgere la sua replica. Nel ringraziare la Ministra Roccella per la sua partecipazione ai lavori, anche a nome dei Presidenti della XI Commissione, onorevole Rizzetto, e della XII Commissione, onorevole Cappellacci, le cedo la parola. Prego Ministra, a lei la parola.

  EUGENIA MARIA ROCCELLA, Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie presidente. È passato un po' di tempo, non per nostra responsabilità. Comunque provo a rispondere alle domande – erano le domande degli onorevoli Malavasi, Schifone, D'Alessio, Morgante, Ciani, Tenerini, Scotto, Quartini, Loizzo, Tassinari – accorpandole un po' sul piano tematico.
  Inizio con la natalità che è un tema emergenziale e che, non a caso, ricorre fra l'altro in molti degli interventi del nostro precedente incontro.
  Non torno sui dati di quello che avevo definito l'inverno demografico italiano, perché sono ben noti. Vorrei invece raccogliere la suggestione dell'onorevole Morgante che, nel sottolineare come troppo a lungo nel nostro Paese siano mancate politiche attive per la demografia, oltre a queste ultime ha sollecitato una particolare attenzione alla questione delle pari opportunità, perché sono profondamente collegate le une alle altre. Questa è un'opinione che condivido anche perché i tre temi del titolo del mio Ministero, pari opportunità, famiglia, natalità, ritengo che siano strettamente connessi e che in realtà disegnino sostanzialmente un programma di Governo. Come ho già avuto modo di evidenziare, ritengo che ci sia questo nesso, ed è in questo nesso che risiede la chiave per invertire, eventualmente, se ci riusciamo, la rotta. Perché è assolutamente vero, come ha detto l'onorevole Malavasi, che la figura del padre è importantissima e che porre l'attenzione sulle esigenze specifiche della maternità non deve significare una deresponsabilizzazione o una marginalizzazione dell'altra figura genitoriale: tutt'altro per noi, e il Pag. 3potenziamento anche dei congedi di paternità nell'ambito della legge di bilancio è stato un preciso segnale in questo senso. Ma è altrettanto vero che se non si tiene in debito conto la differenza tra madre e padre (una differenza che non significa preminenza, parliamo di due figure fondamentali e complementari), se non si tiene conto di questa differenza incentrata su quella dei corpi sessuati e quindi della peculiarità della maternità così caratterizzata dall'esperienza della gravidanza, del parto, dell'allattamento, noi donne non avremo mai realmente pari opportunità. Faccio un esempio per rispondere anche alle preoccupazioni manifestate dall'onorevole Tenerini e da altri colleghi. Oltre al divario occupazionale è evidente infatti che esiste un divario reddituale di genere: a parità di mansioni spesso le donne percepiscono compensi inferiori rispetto agli uomini.
  Va detto che l'Italia, soprattutto grazie alla contrattazione collettiva, secondo i dati Eurostat, sconta un divario retributivo del 5 per cento, a fronte di un gender pay gap che nella media europea è ben più alto, attestandosi al 12 per cento. Quindi questo è un buon segnale per le italiane. Se vogliamo però andare alla radice del fenomeno, non dobbiamo nasconderci che la differenza non sta tanto nel salario legale quanto nei diversi fattori che concorrono a determinare la retribuzione effettiva, dai superminimi ai percorsi di carriera, dall'orario di lavoro ai premi, e poi nella pensione, dall'età in cui si accede al lavoro, fattori che penalizzano le donne soprattutto in relazione alla maternità. Anche per questo coinvolgere i padri nella responsabilità della cura è importante ma non risolutivo. La chiave di volta per un'effettiva parità, che poi è anche la chiave di volta per una ripresa demografica, sta nella capacità di costruire un'organizzazione del lavoro che non penalizzi la maternità, che non la consideri un di meno rispetto al tempo lavorativo, una sospensione dannosa quasi al pari di una malattia, ma che rispetti pienamente la libera scelta di chi vuole diventare madre senza costringerla ad adeguarsi a un modello lavorativo disegnato sul maschile.
  Ricordo soltanto un episodio che mi colpì, moltissimi anni fa, riferitomi da una mia amica, docente universitaria. All'epoca c'era ancora la leva obbligatoria e nel curriculum dei docenti uomini, per il periodo in cui si registrava un inferiore numero di pubblicazioni (perché evidentemente c'era stata la leva), veniva indicato che l'estensore aveva svolto un anno di leva. La mia amica provò a segnalare: «anch'io ho un momento di vuoto corrispondente alla maternità». E provò a indicare nel curriculum il periodo della maternità. Le tolsero tale indicazione perché dissero che nel curriculum non ci poteva essere la maternità: la leva sì, la maternità no.
  Questo è un esempio – e se ne potrebbero citare a milioni – ed è il tipico segnale della considerazione che si ha per la maternità, intesa non come un valore sociale, non come qualcosa che viene fatto per tutta la comunità, ma come qualcosa che viene certamente fatto privatamente e a partire dalla volontà genitoriale della coppia e della donna, ma che però ha un senso, come dico io, socialmente utile per l'intera comunità. Questo concetto ancora oggi – e anzi forse oggi ancora meno di un tempo – non è recepito. E certamente le modalità del lavoro e l'armonizzazione fra vita e lavoro non sono disegnate sulla donna, sulla persona della donna, che ha appunto un corpo sessuato che genera. Il mio Ministero è certamente impegnato su questo fronte, si tratta di un fatto di giustizia sociale e anche di un investimento sul futuro della società. Finché le donne si sentiranno sostanzialmente costrette a scegliere fra la realizzazione personale e la realizzazione di un desiderio di maternità (che peraltro i dati Istat ci dicono essere intatto nel tempo) non si può sperare in una ripresa della natalità. Abbiamo già realizzato i primi interventi con la legge di bilancio: dal già citato potenziamento dei congedi parentali (un primo segnale al quale intendiamo farne seguire altri man mano che si libereranno risorse) alla decontribuzione per l'assunzione delle donne, come dei giovani. Per promuovere una cultura di impresa e in Pag. 4generale una cultura socio economica favorevole alla parità di genere, abbiamo inoltre messo in campo un codice di autodisciplina per le aziende – ringrazio a proposito l'onorevole Loizzo per averne fatto cenno – sul quale stiamo attivando un confronto con le parti sociali e le organizzazioni di categoria.
  Il codice è articolato su tre punti: la continuità di carriera delle madri; le iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute e l'adattamento dei tempi e modi di lavoro. L'auspicio è che questa iniziativa possa contribuire non solo a realizzare un'effettiva parità, ma anche ad abbattere i dati preoccupanti come quello secondo cui ancora l'85 per cento delle dimissioni femminili nel mercato del lavoro è connesso alla maternità e successivo alla maternità.
  Le imprese possono svolgere un ruolo decisivo sia nella creazione di un ambiente accogliente, sia nella costruzione di un vero welfare di prossimità e nell'armonizzazione vita-lavoro. Fra l'altro oggi sul welfare aziendale c'è molta più attenzione e molti più investimenti di un tempo. Il Ministero è anche impegnato sul programma del PNRR relativo alla certificazione della parità di genere per le aziende: tutti gli step sono stati raggiunti secondo i tempi previsti. Accredia, l'ente italiano di accreditamento, ha già abilitato 23 organismi di valutazione, che a loro volta hanno certificato 264 imprese fino ad oggi e, dato che il sistema è attivo da pochi mesi, si tratta di un buon numero.
  Per promuovere la certificazione delle piccole e medie imprese sono stati stanziati 2 milioni e mezzo di euro per attività di accompagnamento e 5 milioni e mezzo di euro per la copertura dei costi di certificazione. Nel 2023, in collaborazione con Unioncamere, il sistema di certificazione verrà ulteriormente promosso e diffuso. Abbiamo poi la strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, la prima per l'Italia, che prevede tra gli obiettivi quello di ridurre il divario occupazionale tra donne e uomini anche attraverso misure che incentivino la creazione di imprese femminili. A questo fine, ad esempio, alla fine del 2022 sono stati stanziati ulteriori 6 milioni e mezzo di euro nell'ambito del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Subito dopo Pasqua si riunirà l'Osservatorio per la parità di genere (è già stato convocato) e sarà quella l'occasione per un confronto con tutte le parti – dai rappresentanti istituzionali delle amministrazioni nazionali e locali alle organizzazioni sindacali e datoriali, alla rappresentanza della rete nazionale dei Comitati Unici di Garanzia (CUG) – sulle iniziative possibili in merito.
  Vorrei poi rassicurare l'onorevole Scotto. Il nuovo codice degli appalti prevede la premialità per le imprese che rispettano la parità di genere, il cosiddetto bollino rosa, che è stato addirittura potenziato. E aggiungo un'altra novità importante. Nel provvedimento di riordino del sistema degli incentivi alle imprese, varato di recente dal Consiglio dei ministri, è stata introdotta, fra i principi generali, la valorizzazione del contributo delle donne alla crescita economica e sociale della nazione ed è stato previsto, fra i criteri della redazione di un codice degli incentivi, il riconoscimento di una premialità alle imprese che valorizzano la quantità e la qualità del lavoro femminile, nonché il sostegno alla natalità.
  L'obiettivo di questo complesso di interventi e di altri di analogo tenore sul quale il Ministero e il Governo sono impegnati è quello di liberare energie, promuovere sviluppo, mettere le donne nelle condizioni di contribuire con le proprie capacità e con i propri talenti alla crescita dell'Italia e alla costruzione del futuro.
  L'onorevole Scotto ha trovato deludente la mia audizione su argomenti come salario minimo, precarietà occupazionale e voucher. Potrei aggiungere a questi temi anche un'obiezione dell'onorevole Quartini relativa al reddito di cittadinanza. Vorrei però ricordare ai colleghi che, pur cercando di offrire linee programmatiche di ampio respiro, penso sia più utile mantenermi nell'ambito delle competenze e delle deleghe del mio Ministero, che non è quello del lavoro. Cercherò comunque di rispondere ribadendo la filosofia di fondo che ci guida. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza,Pag. 5 come è noto, esso è oggetto di un intervento di riforma in chiave di maggiore equità per le famiglie. Anticipo che la misura che lo sostituirà sarà disegnata con un'attenzione particolare al carico familiare, come abbiamo già fatto per il potenziamento dell'assegno unico e per i recenti interventi sulle bollette. Stiamo rimediando a oggettive sperequazioni che esistevano in danno delle famiglie numerose, che sono state particolarmente svantaggiate da una costante disattenzione politica nei loro confronti e meritano un'attenzione specifica. Tra l'altro le famiglie numerose sono ormai una percentuale ridotta, ma i bambini nati nelle famiglie numerose sono in una percentuale consistente. Come già anticipato nell'audizione, questo Governo ha già dimostrato di considerare la famiglia e la natalità obiettivi prioritari anche nell'allocazione delle risorse. Un miliardo e mezzo di euro in finanziaria a qualcuno è sembrato poco, ma io invito a trovare molti altri precedenti simili, peraltro senza considerare l'emergenza energetica che ha imposto vincoli di bilancio strettissimi e senza considerare che anche l'intervento sulle bollette è in realtà un intervento per le famiglie tra l'altro chiesto dalle famiglie stesse. Pur avendo già dimostrato di considerare famiglia e demografia una priorità assoluta, non intendiamo limitarci a considerare il ruolo dello Stato come quello di un erogatore di sussidi. Così come riteniamo che in economia la via maestra per migliorare le condizioni di vita dei cittadini sia quella di sostenere lo sviluppo, affinché le imprese possano creare lavoro, allo stesso modo intendiamo costruire un welfare di prossimità che sia in grado davvero di accompagnare ogni persona e sostenere le giovani famiglie nella costruzione del proprio percorso di vita, ma che sappia farlo mobilitando tutte le energie della società – istituzioni, enti locali, imprese, parti sociali, terzo settore – attraverso il criterio della sussidiarietà.
  In questo senso sul fronte dei servizi ai figli e alle famiglie la leva del sostegno pubblico diretto è certamente fondamentale, ma sarebbe poco lungimirante limitarsi a questo approccio sia perché le risorse non sono infinite, e il Family Act come vedremo ne è un esempio, sia perché di fronte a una società sempre più slabbrata e a tratti atomizzata, la possibilità di ricostruire una rete comunitaria funzionante, in grado di affiancare e accompagnare le famiglie nei propri bisogni quotidiani, passa anche dalla capacità di coinvolgere gli attori sociali in uno sforzo comune. Smarrita quella rete parentale che alimentava la solidarietà intergenerazionale oggi c'è da ripensare a una rete di servizi che sia capillare e sussidiaria, mettendo in rete le tante buone pratiche diffuse che ci sono sui nostri territori a partire dai comuni – penso per esempio ai comuni amici della famiglia – ma anche e soprattutto dalle aziende.
  L'onorevole Quartini ha menzionato i consultori familiari – strutture certamente da potenziare e da far evolvere verso modelli più adeguati alle esigenze della società attuale e in grado di sfruttare le risorse della modernità – ma li ha messi in contrapposizione al welfare aziendale. Ecco noi riteniamo invece che vi sia bisogno degli uni e degli altri, di potenziare entrambe le cose.
  Mi si chiede poi, in particolare da parte dell'onorevole D'Alessio, cosa intendiamo fare del Family Act. Abbiamo differito di ventiquattro mesi i termini per l'esercizio delle deleghe contenute nel provvedimento, allineando tra l'altro le scadenze dei diversi interventi del provvedimento, perché alcuni scadevano prima, altri dopo. Quindi c'è stato un allineamento e questo per un motivo ben preciso, oltre che per la naturale volontà di riconsiderarne i contenuti alla luce degli indirizzi dell'attuale maggioranza. Il Family Act ha rappresentato infatti un apprezzabile sforzo di razionalizzazione delle varie misure per la famiglia. È bene precisare però che si è trattato sostanzialmente di una dichiarazione di intenti priva di corrispondenti poste di bilancio e rimasta infatti inattuata. È stato poi sganciato l'assegno unico dal resto del Family Act, proprio perché l'assegno unico invece ha avuto attuazione.
  Un discorso a parte merita appunto l'assegno unico, oggetto dell'intervento dell'onorevolePag. 6 Tassinari. Anche in questo caso la misura ha avuto il principale pregio di fare ordine e di semplificare, uscendo dalla logica dei bonus verso un percorso di tipo strutturale. È un metodo che condividiamo pienamente. Ci sono aspetti da correggere sui quali stiamo lavorando, dalle famiglie numerose – sulle quali siamo già intervenuti con un primo potenziamento strutturale in finanziaria – alla situazione dei vedovi, fino ai transfrontalieri. Ma soprattutto è intervenuta, come è noto, una procedura di infrazione aperta dall'Unione europea, dalla quale siamo impegnati a difendere questo strumento. Quindi per correttivi più strutturali, per esempio quelli che possono riguardare l'ISEE, bisognerà capire come si evolverà il confronto con l'Europa sulla misura.
  Alcuni colleghi, come gli onorevoli Ciani e Quartini, si sono soffermati sul tema degli anziani. A questo proposito ricordo che il Governo ha proposto un disegno di legge che rappresenta un vero e proprio patto per la terza età. Si tratta di un provvedimento che getta le fondamenta per una riforma a tutto campo che investe tanto l'aspetto dell'assistenza sociosanitaria e il profilo relazionale, per evitare la marginalizzazione dei nostri anziani, tanto il fronte dell'invecchiamento attivo. Si tratta di uno strumento davvero innovativo per la sua ampiezza e organicità. Da un lato infatti si cerca di fornire agli anziani e alle loro famiglie strumenti che facilitino la presa in cura delle fragilità, dall'altro ci si impegna perché la terza età sia la fase della vita nella quale non ci si rinchiuda in casa ma si abbia la possibilità di mettere a frutto, in modo diverso, passioni e talenti in alleanza tra le generazioni.
  Sul fronte della violenza contro le donne è stato avviato un lavoro congiunto con i Ministeri dell'interno e della Giustizia per affrontare con un approccio organico i tre profili della prevenzione, della sicurezza e della giustizia. Si sta procedendo a doppio binario: verrà proposto un pacchetto di misure più rapide e urgenti e, a seguire, un intervento più meditato su aspetti più complessi. Il giudizio sulla normativa vigente è infatti positivo; tuttavia, chi si confronta quotidianamente sul campo con questa problematica ormai emergenziale – penso alle case rifugio e alle associazioni che si occupano di violenza di genere – segnala delle smagliature applicative alle quali è necessario porre rimedio. Si sta andando avanti inoltre sull'attuazione della legge n. 53 del 2022 sulla raccolta dati, fondamentale per cercare di intercettare questi reati prima che diventino reati gravi, lavorando quindi sulla prevenzione.
  Sulle adozioni internazionali, onorevole Quartini, in particolare sui rapporti adottivi con la Repubblica Popolare Cinese, tengo a sottolineare che le interlocuzioni della Commissione adozioni internazionali (CAI) e del Ministero degli esteri con le competenti autorità cinesi sono state e sono tuttora costanti. A metà marzo c'è stata la riapertura dei visti turistici, che è la tipologia di visto utilizzata dalle coppie che si recano in Cina per completare il processo adottivo.
  Si trattava di un passaggio obbligato per la ripresa delle procedure di adozione per le trenta coppie che hanno già ottenuto l'abbinamento con i bambini cinesi ma che non hanno ancora il bambino a casa. Il nostro console ha chiesto nuovamente all'autorità centrale cinese un incontro, per riaprire definitivamente le interlocuzioni, richiesta a cui per ora non è stato dato seguito. Lo stesso vicepresidente della Commissione adozioni internazionali, il dottor Vincenzo Starita, ha inviato al suo omologo cinese una lettera con la richiesta di considerare quanto prima le istanze italiane compatibilmente con una ripresa, che non potrà che essere graduale, attraverso il rilascio del documento denominato Notice of travelling to China for adoption e con le tempistiche che le autorità cinesi valuteranno più opportune. Ci sono stati recentemente incontri con l'Ambasciatore cinese per ribadire l'urgenza di una soluzione per coppie e bambini da troppo tempo lasciati nell'incertezza e nel dolore. Proprio in queste ore è pervenuta notizia alla CAI, da parte di un ente autorizzato, di aver ricevuto dall'Autorità centrale cinese una mail nella quale quest'ultima chiede aggiornamenti con l'indicazione delle coppie che Pag. 7hanno già ricevuto la cosiddetta pergamena rossa, che costituisce un invito da parte cinese alla coppia per recarsi in Cina a completare la procedura adottiva. Quindi si è aperto un varco. Speriamo pertanto che si arrivi alla soluzione.
  Come sapete gli equilibri diplomatici sono molto delicati ma il Governo sta compiendo tutti i passi necessari e utili per portare a buon fine questa complessa situazione. La CAI, da parte sua, da un lato sta compiendo ogni sforzo per ampliare il numero delle convenzioni con nuovi Paesi – tra poco ci sarà un viaggio in Cambogia proprio per questo – per aumentare la possibilità di adozione per le coppie da troppo tempo in attesa, dall'altro sta mettendo in campo risorse finanziarie per venire incontro alle esigenze economiche degli adottanti, in particolar modo quelli che adottano bambini con special needs, dato l'elevato costo che devono affrontare nel loro percorso. Anche queste sono somme già stanziate.
  Con riferimento alle materie STEM, la domanda dell'onorevole Schifone apre uno scenario a mio avviso interessante per contribuire a collegare direttamente il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza al mondo del lavoro. C'è un filo rosso che tiene insieme le materie citate nella denominazione del mio Ministero: le deleghe a me affidate infatti accompagnano in un percorso ideale le bambine, le adolescenti e poi le donne lavoratrici. Il tema sollevato dell'importanza di un'educazione all'apprendimento di materie tecnico scientifiche, le cosiddette materie STEM, da parte delle studentesse è emblematico di quanto abbiamo detto finora.
  Nei confronti delle materie STEM esiste, come è noto, uno stereotipo che si fonda sull'idea per la quale le donne mostrerebbero una scarsa attitudine verso questo tipo di discipline. Occorre superare il pregiudizio, il trend può essere invertito, ma serve soprattutto una spinta culturale. Qualche elemento confortante del resto si rintraccia perché sappiamo, ad esempio, che se in generale nei percorsi di laurea di primo e secondo livello le donne rappresentano stabilmente oltre la metà della popolazione studentesca universitaria italiana, pur essendo poche le studentesse che scelgono le scienze dure (sono il 40 per cento di quelli che le scelgono, quindi non siamo ancora alla metà), il nostro Paese vanta una percentuale di donne che hanno conseguito il dottorato di ricerca in area STEM superiore di 5 punti percentuali alla media europea. Quindi è evidente che lo stereotipo non esiste, che le donne quando si impegnano in questa materia hanno un particolare successo. Questo trend, che qualifica soprattutto le fasce di merito più elevate, può tracciare un solco programmatico sul quale lavorare.
  Segnalo inoltre un progetto PNRR, di cui è titolare il Ministero dell'istruzione, al quale contribuisce anche il nostro Dipartimento per le pari opportunità, per la promozione di pari opportunità e uguaglianza di genere in termini didattici e di orientamento rispetto a materie di questo tipo.
  Per quanto riguarda il 5° Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza stiamo riconvocando il relativo Osservatorio (io ho sei osservatori nel mio Ministero), venuto a naturale scadenza, al quale verrà affidata tra l'altro l'esecuzione di azioni di monitoraggio nazionale con gradualità regionale.
  Si conclude ad aprile anche la terza fase del programma pilota della Child Guarantee che ha testato modelli operativi pilota per il supporto di bambine, bambini e adolescenti in condizione di particolare vulnerabilità ed esclusione sociale. A tal riguardo il Dipartimento per le politiche della famiglia ha attivamente contribuito, attraverso la realizzazione di progetti sperimentali di affiancamento familiare presso i centri per la famiglia, con uno specifico focus sui figli disabili nonché attraverso la modellizzazione di interventi per contrastare la povertà educativa dei bambini e delle bambine.
  Infine per concludere, vorrei tornare alla natalità, grazie alla domanda dell'onorevole Tassinari sulla fertilità. A questo proposito è necessario lavorare su due livelli differenti che si integrano fra loro. Il primo, fondamentale, riguarda la conoscenza del proprio corpo e soprattutto dei Pag. 8periodi di fertilità nell'arco della propria vita, perché le scelte procreative possano avvenire in piena consapevolezza e quindi in reale libertà. Sono conoscenze che le donne troppo spesso acquisiscono al momento in cui decidono di avere figli, quando si rischia di avere poco tempo a disposizione perché magari non si sono fatte indagini a proposito in giovane età, a scopo preventivo. Pensiamo di affrontare questo aspetto con iniziative di alfabetizzazione sanitaria, espressione che nella letteratura di settore è nota come health literacy: si tratta della capacità di acquisire, elaborare e comprendere informazioni sanitarie basilari e quindi di accedere ai servizi riguardanti la salute per poter poi effettuare scelte consapevoli. Pensiamo a iniziative rivolte sia alle donne, che in genere sono più attente alle questioni che riguardano la salute e la prevenzione, sia a giovani uomini per i quali troppo spesso si sottovaluta l'importanza della prevenzione in questo ambito, e questo anche affinché le decisioni in ambito procreativo possano essere realmente condivise nella coppia.
  Va anche detto che l'aspetto sanitario, necessario e fondamentale, non è comunque sufficiente. E qui arrivo al secondo livello di lavoro nel mio mandato politico, che riguarda un sostegno alla maternità nel lavoro e nel sociale. La maternità non può essere vissuta come un percorso ad ostacoli, le donne vanno accompagnate e debbono poter usufruire di servizi che facilitino la quotidianità. Stiamo lavorando per potenziare e qualificare i consultori (rispondo ancora alla domanda dell'onorevole Quartini) in questo senso, per poter offrire alcune professionalità anche a domicilio, sul modello francese, specie nei primi periodi di vita del neonato. Si tratta di politiche socio sanitarie che hanno quindi come orizzonte la legislatura ma di cui conto di delineare i punti principali già nei prossimi mesi. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per il suo intervento di replica e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.45.