XIX Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 22 marzo 2023
Bozza non corretta

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Osnato Marco , Presidente ... 2 

Audizione del Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, sulle attività svolte dalla Banca d'Italia (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Osnato Marco , Presidente ... 2 
Visco Ignazio , Governatore della Banca d'Italia ... 3 
Osnato Marco , Presidente ... 22 
Filini Francesco (FDI)  ... 22 
Osnato Marco , Presidente ... 23 
Visco Ignazio , Governatore della Banca d'Italia ... 23 
Osnato Marco , Presidente ... 25 
Borrelli Francesco Emilio (AVS)  ... 25 
Osnato Marco , Presidente ... 25 
Del Barba Mauro (A-IV-RE)  ... 25 
Osnato Marco , Presidente ... 26 
De Bertoldi Andrea (FDI)  ... 26 
Osnato Marco , Presidente ... 27 
Stefanazzi Claudio Michele (PD-IDP)  ... 27 
Osnato Marco , Presidente ... 28 
Alifano Enrica (M5S)  ... 28 
Osnato Marco , Presidente ... 28 
Marattin Luigi (A-IV-RE)  ... 28 
Osnato Marco , Presidente ... 29 
Visco Ignazio , Governatore della Banca d'Italia ... 29 
Del Barba Mauro (A-IV-RE)  ... 35 
Visco Ignazio , Governatore della Banca d'Italia ... 35 
Osnato Marco , Presidente ... 36 

ALLEGATO: Memoria Banca d'Italia ... 37

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MARCO OSNATO

  La seduta comincia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, sulle attività svolte dalla Banca d'Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, sulle attività svolte dalla Banca d'Italia.
  Ricordo che la partecipazione all'audizione da parte dei deputati sarà consentita anche in videoconferenza, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento.
  Rivolgo quindi un saluto e un sentito ringraziamento al Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, per la sua partecipazione.
  Il Governatore è accompagnato dal dott. Gian Luca Trequattrini, funzionario generale per le relazioni istituzionali al livello di vertice e dalla dott.ssa Angela Barbaro, Capo del Servizio Comunicazione, ai quali do il benvenuto e che ringrazio per la partecipazione.
  Avverto che sono a disposizione dei colleghi due pubblicazioni della Banca d'Italia relative alle funzioni e agli obiettivi dell'Istituto e ai dati del 2021 sulla sua gestione e attività.Pag. 3
  È in distribuzione anche l'intervento che svolgerà tra poco il Governatore, al quale cedo la parola ringraziandolo per la relazione che terrà.

  IGNAZIO VISCO, Governatore della Banca d'Italia. Buongiorno. Anzitutto ringrazio, signor Presidente e Onorevoli deputati, per l'invito a illustrare i compiti che la Banca svolge a livello nazionale e internazionale; compiti che, negli anni in cui ho svolto questo incarico, mi sono reso conto non essere sempre di immediata percezione e riconoscibilità da parte dell'opinione pubblica.
  Premetto che vi sono ovviamente approfondimenti che trascurerò, disponibili nel volume sulle funzioni della Banca d'Italia, che aggiorniamo periodicamente e abbiamo fatto pervenire alla Commissione, nonché nella Relazione sulla gestione e sull'attività della banca, che viene pubblicata alla fine di maggio di ogni anno e che viene inviata al Parlamento e al Governo in ossequio ad apposito obbligo di legge.
  Le funzioni e l'autonomia della Banca sono disciplinate dalla legge (legge non solo italiana, ma anche europea) e non incide su di esse la struttura societaria di tipo privatistico, di cui spesso si fa menzione e che la contraddistingue sin dalle origini. Sia i partecipanti al capitale, sia il Consiglio Superiore, che esercita funzioni di controllo sull'andamento della gestione, non possono intervenire – né intervengono – in alcun modo sulle decisioni relative alle attività istituzionali, di competenza esclusiva del Governatore e del Direttorio.
  Per effetto della riforma del 2013 il capitale, oggi pari a 7,5 miliardi di euro, è detenuto da 173 partecipanti: banche, assicurazioni, enti, istituti di previdenza, fondazioni di matrice bancaria e fondi pensione.
  È stato introdotto un limite al possesso individuale delle quote (ovviamente il capitale è suddiviso tra ciascuno di questi Pag. 4soggetti). Ciascun partecipante al capitale può possedere, al massimo, il 5 per cento del capitale complessivo. Tale limite, fissato al 3 per cento nell'originale norma del 2013, è stato successivamente ampliato al 5 per cento.
  Al momento non vi è nessun partecipante che possiede una quota eccedente il 5 per cento, per cui tutti riescono a vedere soddisfatto il proprio diritto al dividendo e quello di voto.
  Il dividendo è assegnato ai partecipanti entro il limite del 6 per cento del capitale. La parte residua, che negli ultimi anni è stata largamente maggioritaria, viene retrocessa allo Stato, dopo che parte dell'utile è destinata a copertura di eventuali perdite future.
  Questo assetto consente alla Banca di esercitare le proprie funzioni nel pieno rispetto dei princìpi di indipendenza istituzionale, funzionale e personale sanciti dal Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea, il quale richiede che le Banche centrali nazionali dispongano di risorse adeguate per svolgere i loro compiti.
  Illustrerò adesso i compiti della Banca. Il primo compito, quello più immediato, riguarda la necessità di trasparenza; come si dice in inglese, di essere accountable.
  Rendiamo conto del nostro operato attraverso le pubblicazioni e i canali previsti dalle norme vigenti, al Parlamento e al Governo. Cito in proposito la Relazione sulla gestione, di cui ho parlato prima; cito le audizioni, che l'anno scorso sono state una decina. In passato erano forse più numerose, però oggi molte comunicazioni sostituiscono le audizioni vere e proprie richieste dalle Commissioni.
  Abbiamo anche un sito internet nel quale si può trovare la maggior parte delle informazioni necessarie, tra cui le analisi e le ricerche, oltre alle pubblicazioni e agli interventi. Tra le pubblicazioni e gli interventi, la principale è la Relazione Pag. 5annuale della Banca d'Italia, pubblicata alla fine di maggio con le Considerazioni finali che il Governatore legge, dai tempi di Einaudi, in quell'occasione.
  Per quanto riguarda l'attività della Banca d'Italia comincerei dalla politica monetaria, della quale oggi si dice che «si fa a Francoforte». Il problema è che le decisioni sono prese dal Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, che si riunisce a Francoforte, a volte in videoconferenza. Di questi tempi il Consiglio direttivo si riunisce ogni due settimane, mentre è stato determinato di assumere le decisioni di politica monetaria ogni sei settimane. Il punto importante è che il Governatore della Banca centrale nazionale è anche membro del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, dunque partecipa alle decisioni in prima persona e con responsabilità personale. Non «rappresenta» né la Banca centrale di provenienza, né il Paese nel quale opera la suddetta Banca centrale. Tuttavia si avvale di ciò che la Banca centrale nazionale mette a disposizione, come il materiale informativo e analitico, le proposte di decisione, la discussione di condizioni a livello internazionale e così via.
  L'obiettivo primario della Banca Centrale Europea è la stabilità dei prezzi, definita come un tasso di inflazione pari al 2 per cento nel medio periodo. Il «medio periodo» è un concetto da definire, non è né pari né a tre anni, né a due anni, non è la media né l'obiettivo: vi è una certa dose di flessibilità. L'idea è, però, che questo 2 per cento sia ben compreso nel nostro sistema economico, nell'area euro nel suo complesso. L'obiettivo della Banca centrale è garantire che questa condizione si realizzi.
  Per scongiurare i rischi di deflazione, che sono stati prevalenti negli anni passati, è stata portata avanti una politica monetaria straordinariamente accomodante fino alla pandemia. A quel punto l'accomodamento è stato mantenuto anche Pag. 6se il rischio di deflazione, abbastanza percepibile dal 2014 fino al 2017-2018, era sostanzialmente annullato; tuttavia l'inflazione, in relazione ai prezzi, non si era ancora portata al 2 per cento, era più vicina all'1. Con la pandemia sono state messe in atto misure di natura fiscale e di bilancio e una serie di misure a livello di politica monetaria volte a consentire, sostanzialmente, di evitare una fase recessiva prolungata e una vera e propria stagnazione. Ricorderete che tre anni fa si parlava di «nuova normalità» e ci si chiedeva cosa sarebbe accaduto, se sarebbero cambiati i modi di produzione e le modalità di consumo, e così via dicendo.
  Però, dall'anno scorso, i rischi relativi ai prezzi hanno mutato segno e la politica monetaria ne ha dovuto prendere atto. È stato dunque attuato un riorientamento, volto anche a evitare che le pressioni inflazionistiche (dal lato dell'offerta; al riguardo non entrerò nei dettagli, ma si può discuterne, se qualcuno è interessato) restassero prolungate nel tempo, con tassi di inflazione mantenuti alti dalla domanda e dunque dai prezzi praticati dalle imprese, dalle retribuzioni, che in tali casi incorporano o cercano di compensare la caduta di potere d'acquisto.
  Molto semplicemente, come ho detto varie volte negli ultimi mesi, questo aumento del costo dell'energia è stata come una tassa; non la si può evitare (non la possiamo rinviare da dove è venuta) ma è possibile accomodarla molto rapidamente a livello di area. In alcuni casi è più difficile, in altri casi è più costoso, dunque si possono attuare ridistribuzioni del reddito e interventi di finanza pubblica a favore dei soggetti più colpiti. È necessario evitare che via sia una rincorsa tra prezzi e prezzi, tra prezzi e salari, e che le aspettative di inflazione si scostino dal 2 per cento nel medio periodo poiché, se lo scostamento Pag. 7avviene verso l'alto, a quel punto di riferimento tenderanno ad adeguarsi tutti i prezzi e tutte le retribuzioni.
  Per tali motivi abbiamo deciso di elevare i tassi di interesse, che sono saliti di 350 punti. Occorre ricordare che in precedenza erano di segno negativo, con riferimento ai depositi delle banche presso la Banca centrale (il tasso d'interesse di riferimento, cosiddetto tasso ufficiale, un tempo il tasso di sconto). Questo aumento ha condotto i tassi nominali a livelli non registrati nell'ultima decina di anni, ma che in termini reali sono ancora piuttosto bassi.
  Tale decisione implica dei rischi. Abbiamo riflettuto sui rischi per la stabilità finanziaria nel caso tali aumenti andassero oltre il necessario. È stato dunque introdotto un nuovo strumento per cercare di far fronte a tali rischi, nel caso di speculazioni contro le obbligazioni emesse da particolari Paesi (tra cui l'Italia).
  La politica monetaria, una volta intrapresa – da persone come me, che si incontrano e discutono, a volte anche animatamente – per definire ciò che è necessario a garantire la stabilità dei prezzi, richiede di essere attuata con strumenti operativi, quali l'acquisto di titoli; le operazioni di rifinanziamento degli intermediari bancari, che portano a garanzia parte delle loro attività; la gestione dei titoli nei diversi programmi, con autonomia operativa e tecnica lasciata alle singole banche. La Banca d'Italia ha un intero dipartimento che si occupa di mercati e di sistema dei pagamenti, ma è la parte dedicata ai mercati che sostanzialmente svolge questa funzione.
  Tanto nella preparazione, quanto nell'attuazione delle decisioni del Consiglio vi è un continuo flusso di analisi, informazioni e approfondimenti, non solo a livello delle singole Banche centrali ma anche a livello dell'Eurosistema nel suo complesso, attraverso comitati, gruppi di lavoro, unità operative, task forcePag. 8che si riuniscono a date prefissate – ma con continuità – a Francoforte. Il Comitato di politica monetaria, il Comitato dei pagamenti, il Comitato dei mercati monetari, il Comitato rischi sono tutti organi cui partecipa il personale delle varie Banche centrali, normalmente nel numero di due o tre.
  Un'altra attività che riguarda la moneta è la classica funzione della Banca centrale, che svolge in qualità di Istituto di emissione di moneta: le Banche centrali emettono l'euro, proprio l'euro che è presente nei vostri portafogli se non usate soltanto moneta elettronica. L'euro viene stampato dalle diverse banche centrali secondo un piano definito congiuntamente. Alcune Banche centrali hanno la propria stamperia, mentre altre affidano l'attività a soggetti privati. La Banca d'Italia ha da sempre la propria stamperia, è un impianto molto efficace ed è anche il sito dove viene condotta fa buona parte della ricerca tecnica a livello di, Eurosistema. Produciamo soprattutto biglietti da 50 e 20 euro: sono 800 milioni i pezzi che abbiamo stampato l'anno scorso.
  Non vi è solo la stampa, ma anche la circolazione. Dobbiamo garantire la fornitura di queste banconote lungo tutto il territorio nazionale e cross border. Ciò significa che, che se noi stampiamo questi tagli, dobbiamo anche importare i tagli diversi (100 e 5 euro). In sostanza vi è un'attività molto diffusa di interscambio.
  Da tempo un'altra area importante è quella che riguarda i pagamenti. Accanto ai pagamenti effettuati col mezzo fisico della banconota, ormai i pagamenti si svolgono con altre modalità (bonifici, carte di pagamento) e noi lavoriamo per garantire che tutta questa attività vada a buon fine. A questo scopo vi sono infrastrutture di pagamento, cioè hardware e software necessari per farle funzionare, prodotte da quattro banche centrali. La Banca d'Italia svolge un ruolo essenziale in Pag. 9questa attività, che serve sostanzialmente a garantire i pagamenti all'ingrosso e al dettaglio (il «buon fine») nell'intera area dell'euro, e anche cross border, ovvero con riferimento all'interazione con Paesi non euro.
  I sistemi «all'ingrosso» riguardano le transazioni di importo elevato tra i grandi intermediari (tra gli intermediari finanziari), i trasferimenti di fondi tra banche e le grandi operazioni di politica monetaria. I sistemi «al dettaglio» concernono i pagamenti di importo contenuto, effettuati da persone, imprese, da pubbliche amministrazioni. I sistemi di regolamento delle transazioni in titoli consentono di finalizzare lo scambio di strumenti finanziari e del loro controvalore monetario tra gli operatori. Ci sono tre-quattro infrastrutture fondamentali, che adesso sono state consolidate: hanno tutte lo stesso accesso. Al riguardo è stato svolto un lavoro approfondito per un paio di anni, inaugurando proprio lo scorso fine settimana un nuovo sistema, dal nome Target: si tratta sostanzialmente di un sistema di clearing delle transazioni di natura monetaria che riguardano i titoli, cross border, ivi comprese quelle al dettaglio. Per quanto riguarda le transazioni al dettaglio vi è un'infrastruttura costruita dalla Banca d'Italia. È stato indetto un concorso, all'interno del sistema europeo, all'esito dal quale la Banca d'Italia è risultato l'istituto più interessato a portarlo avanti. Il sistema si chiama TIPS, è al dettaglio e in forte evoluzione.
  È importante rilevare come il sistema complessivo finanziario italiano, l'ecosistema finanziario sia cambiato fortemente: come abbiamo visto, vi sono molte richieste di passare al digitale, sfruttando innovazioni tecnologiche cruciali, tra cui quelle che consentono alle criptoattività di diffondersi, con tutti i relativi rischi e benefici. La questione di fondo è che, di fronte a tale realtà, diversi Paesi hanno iniziato a ipotizzare di Pag. 10introdurre, accanto alla banconota fisica, anche uno strumento digitale, da noi chiamato euro digitale. Si tratta di un argomento su cui la Banca d'Italia sta approfonditamente lavorando. L'ex direttore generale della Banca d'Italia adesso è a Francoforte, nel board della Banca Centrale Europea, ed è responsabile di quest'area, quindi ha consapevolezza e consuetudine con ciò che fa la Banca d'Italia anche attraverso la partecipazione alle task force che stanno approfondendo l'argomento. Gli studi sull'euro digitale sono iniziati un paio d'anni fa, a ottobre del 2021, e si chiuderanno a ottobre 2023. A quel punto verrà presa la decisione sull'opportunità di andare avanti con gli approfondimenti, ovvero di fermarsi. Mi ritengo abbastanza soddisfatto dei risultati sinora ottenuti, ma ovviamente vi sono molti criteri da rispettare, non ultima la privacy, accanto ad altri parametri quali la sicurezza. È altresì importante valutare il rapporto con le altre forme di pagamento del sistema. Le novità possono infatti spiazzare intermediari specializzati – non più negli assegni, che pare non si usino più – ma sicuramente in altri strumenti di pagamento quali bonifici e carte (e così via). Di conseguenza vi è un problema di equilibrio complessivo, a cui si sta lavorando.
  Com'è noto, in Europa vi è un'area unica dei pagamenti, in cui sono armonizzati i pagamenti nazionali e quelli effettuati tra i Paesi dell'area euro. In sostanza, nel caso di invio di un bonifico alla BNP da Banca Intesa l'operazione si svolge senza problemi. L'area unica di pagamenti si chiama SEPA (Single Euro Payments Area) ed è stato lungo il lavoro svolto per renderla sicura, con standard comuni, con efficienza massima, con costi ridotti e presidi di sicurezza antifrode: vi sono numerose di attività che devono essere svolte con continuità. A livello nazionale, gestiamo anche due sistemi di pagamento al Pag. 11dettaglio, uno si chiama Bcomp e uno è il centro applicativo della Banca d'Italia.
  L'attività di produzione e di mantenimento di questa infrastruttura deve essere, a livello complessivo, sottoposta a sorveglianza. Abbiamo anche il compito, come autorità di supervisione sui mercati e di sorveglianza del sistema dei pagamenti – separato dall'attività operativa – di vigilare sulle infrastrutture finanziarie italiane, che non sono le nostre, bensì quelle presenti nel sistema: la Monte Titoli, la Cassa compensazione garanzia e sui mercati. La supervisione è effettuata anche sui sistemi, servizi e strumenti di pagamento. Si pensi alla supervisione svolta sull'emissione di carte, che consente il pagamento con carte di credito o di debito.
  I poteri di supervisione sulle infrastrutture di mercato sono ripartiti tra Banca d'Italia, che è responsabile della stabilità e del contenimento dei rischi, e la Consob, che ha la responsabilità di trasparenza e di tutela degli investitori (non dei depositanti).
  La sorveglianza si estende ai fornitori di servizi critici, strumentali, tecnologici e di rete, che in questo momento sono in crescita. Si sente parlare molto di outsourcing, di piattaforme, di disponibilità di sistemi cyber condivisi e via dicendo. La Banca d'Italia non soltanto ha responsabilità al riguardo, ma collabora con il Ministero delle finanze e con la Consob per la definizione a livello europeo e l'attuazione a livello nazionale delle regole che riguardano l'emissione e la circolazione di diversi strumenti, tra i quali le criptoattività. Si segnala che è in corso una attività intensa su tale tema. Vi è anzitutto da dire, al riguardo, che la Banca d'Italia ha la responsabilità della continuità dei servizi di pagamento e per ridurre il rischio cibernetico, e su questo da un lato sono state attivate collaborazioni con altri soggetti tra cui l'agenzia per la cybersecurity, Pag. 12insieme ad altre attività. La Banca d'Italia, insieme all'ABI, presidia CERTfin, un team di risposta immediata ad attacchi cibernetici, in cui vi è condivisione di informazioni su quanto accade e in cui si mette a fattor comune anche la capacità di risposta. In via ordinaria, siamo coinvolti al livello di G7 e di Eurosistema nel mettere a punto sistemi di valutazione ed eventualmente di cooperazione per rafforzare la resistenza nei confronti di possibili attacchi.
  Nell'esercizio dei compiti di sorveglianza vi è attenzione particolare a una questione molto delicata, diffusa anche se non immediatamente percepibile, e cioè le frodi nell'utilizzo degli strumenti di pagamento. Si tratta di una questione cruciale, poiché è necessario accrescere l'utilizzo di tali sistemi così come il grado di fiducia nel loro utilizzo, nonché di favorire il ricorso alle soluzioni digitali.
  Nel promuovere l'innovazione tecnologica ci avvaliamo di tre canali, di cui due sono canali diretti della Banca d'Italia. Uno prende il nome di canale Fintech, mentre l'altro è un nuovo hub costruito a Milano, che intende svolgere un ruolo di facilitazione, fornendo assistenza a proposte di innovazione tecnologica nel campo finanziario, assistenza tecnica e normativa, nonché valutazioni sulla fattibilità e sulla sicurezza. Resta fermo che i soggetti proponenti di tali innovazioni sono tenuti anche a svilupparle, ambito che non riguarda la Banca d'Italia.
  Vi è poi il cosiddetto sandbox regolamentare, area nella quale la Banca d'Italia, la Consob e l'IVASS rispondono, con il coordinamento del Ministero delle finanze, alle richieste riguardanti l'ammissione a particolari attività da parte dei proponenti. È una attività di verifica di tutti i criteri necessari per consentire un'innovazione sia consentito, dal controllo antiriciclaggio alla sicurezza operativa.Pag. 13
  L'area di competenza dell'istituto come Banca centrale è sostanzialmente estesa nel perimetro illustrato: va quindi dalla moneta – dalla politica monetaria – fino ai pagamenti, che sono poi propri di un istituto di emissione.
  La Banca d'Italia svolge l'attività ulteriore di vigilanza sul sistema finanziario. Si tratta di una vigilanza definita normativamente dal Testo unico bancario, ovviamente accanto al Testo unico finanziario, che stabilisce una serie di regole valevoli per noi e per la Consob e riguardanti le modalità di trattamento di strumenti e intermediari non bancari.
  Punto cruciale è ciò di cui si occupa la vigilanza: come sapete, è la salvaguardia della sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, della stabilità complessiva, dell'efficienza e della competitività del sistema finanziario e dell'osservanza delle norme. L'attività di vigilanza si fonda su una serie di norme che hanno natura nazionale e sovranazionale (europea e mondiale). Esiste tutta una serie di comitati e gruppi di lavoro di natura internazionale, tra cui il Comitato di Basilea, il Comitato per la stabilità finanziaria, l'Autorità bancaria europea, il Board contro i rischi sistemici, il Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio. In ognuna di queste entità è presente la Banca d'Italia e contribuisce a definire il relativo apparato normativo.
  Il passo successivo è l'attuazione, con la quale si passa dalla predisposizione delle regole all'esercizio vigilanza, che in Europa viene effettuata con i limiti e secondo le modalità stabilite dal Single Supervisory Mechanism, il meccanismo di vigilanza unico. Si tratta di un sistema comune tra i Paesi dell'euro nel quale le decisioni più rilevanti sono assunte dal Consiglio direttivo della BCE – sempre costituito dalle Banche centrali – ma su proposta del Consiglio di vigilanza (Supervisory Board nel Pag. 14linguaggio comunitario) di cui la Banca d'Italia è parte integrante, attraverso la presenza di un membro del direttorio.
  Il sistema di vigilanza unico, per definizione, suddivide gli intermediari bancari in due grandi categorie: i gruppi cosiddetti significativi (significant) e le banche meno significative. La suddivisione è individuata in alternativa sulla base di un limite – legato all'attivo, in Italia pari a 30 miliardi di attivo – o, per i Paesi in cui neppure le banche di maggiori dimensioni raggiungono questo limite, si parla di banche più importanti. Una o due banche, per questi Paesi, entra nell'insieme delle banche significative, che attualmente sono più o meno 130. Tali istituti significativi sono direttamente vigilati dalla Banca Centrale Europea, insieme però alle autorità di vigilanza nazionali. Si opera attraverso i cosiddetti Joint Supervisory Teams (JST). I JST sono diretti da una persona che opera a Francoforte, mentre il numero 2 del team sta nel Paese in cui siede l'autorità nazionale competente. Buona parte dei membri del team, per l'appunto, provengono dalle autorità nazionali.
  Alcune attività sono svolte sul campo, quali le attività di ispezione: esse si svolgono con l'ausilio di gruppi cui partecipa personale delle diverse autorità nazionali, oltre che personale con sede a Francoforte (dove sono distaccati molti dei nostri colleghi). Tali gruppi ispettivi, come dicevo, sono composti anche da personale delle autorità nazionali di vigilanza e, spesso, dai medesimi diretti. Anche la Banca d'Italia, per esempio, ha ispettori che dirigono gruppi i quali svolgono attività di vigilanza in altri Paesi.
  Le banche meno significative, invece, sono vigilate direttamente da Banca d'Italia con il coordinamento della BCE, seguendo linee-guida e orientamenti decisi collettivamente nell'ambito della vigilanza unica. È ovviamente necessario mantenere criteri di proporzionalità. Di conseguenza, viene effettuataPag. 15 una valutazione dell'importanza delle singole banche a livello di rischi sistemici, di cui è necessario tenere conto.
  Oltre alle banche, la Banca d'Italia effettua supervisione su molti altri intermediari operanti nel sistema finanziario: si tratta di intermediari finanziari non bancari, istituti di pagamento, istituti di moneta elettronica, società d'intermediazione mobiliare, società di gestione del risparmio, organismi di investimento collettivo del risparmio. In sostanza abbiamo il compito di verificare – per ciascuno di questi – la buona tenuta, la sana e prudente gestione, la capacità operativa, la compliance e così via. Non si tratta di pochi soggetti: tra banche e intermediari non bancari, molto diversi per dimensione e per attività specifica, nel complesso vi è circa un migliaio di istituti che sono sottoposti a vigilanza.
  Ciò significa che alle banche significative – banche o gruppi di banche molto grandi – che sono 12 per l'Italia e vengono vigilate con responsabilità primaria a livello di BCE, ma con il contributo della Banca centrale nazionale (e che poi rispondono a decisioni prese dal Comitato direttivo della Banca Centrale Europea) si affiancano un migliaio di altri istituti, sui quali occorre predisporre personale per svolgere attività di monitoraggio, analisi, intervento, scrittura di lettere, emissione di valutazioni, in genere per garantire che non ci siano malfunzionamenti – e ve ne sono sempre – cui occorre guardare, di volta in volta, con attenzione.
  Da dieci anni un'altra autorità di vigilanza, ovvero l'Autorità di vigilanza sulle assicurazioni – IVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) è nell'ombrello della Banca d'Italia. Esso è presieduto dal Direttore generale della Banca d'Italia; il Direttorio della Banca d'Italia – che presiedo –, integrato da due consiglieri, assume tutte le decisioni che riguardano l'operato delle assicurazioni e i relativi interventi.Pag. 16
  Quindi la vigilanza copre praticamente tutto il sistema finanziario, per quel che riguarda sostanzialmente la stabilità e la buona gestione.
  La vigilanza può ridurre, ma non può eliminare il rischio di crisi da intermediari e, allo scopo di limitare l'impatto di eventuali sanzioni, intervengono le autorità di risoluzione, che adottano opportune iniziative e, quando è necessario, dispongono l'uscita ordinata dell'intermediario dal mercato.
  È molto importante il termine «ordinata»: avrete sicuramente letto o vissuto le varie crisi di alcuni dei nostri intermediari, nelle quali l'obiettivo fondamentale era evitare l'uscita disordinata dal mercato. Avete visto quello che è successo in questi giorni negli Stati Uniti e in Svizzera. Gli interventi attuati sono stati volti essenzialmente a evitare ciò che in inglese si chiama disruption, cioè una crisi che a catena può colpire l'intero sistema. Viviamo infatti in un sistema propenso all'instabilità; l'instabilità del capitalismo è una vecchia questione. Si tratta di un sistema ottimo di mercato che, però, richiede in certi momenti di attuare interventi volti a evitare che il pendolo vada in una direzione sbagliata. Per questo motivo l'autorità di risoluzione è importante, ma è anche importante che vi sia la capacità di gestione delle crisi.
  La Banca d'Italia non solo partecipa al Comitato di risoluzione unico europeo, ma ha la responsabilità di ricoprire il ruolo di Autorità nazionale di risoluzione, ufficio (unità) del tutto separato dalla vigilanza. Per come è stato definito, essa opera con un Consiglio – presieduto dall'avvocato generale della Banca d'Italia – di cui fa parte il responsabile di questa unità, così come il responsabile di vigilanza, sebbene siano separati. Tuttavia, al verificarsi di una crisi tutta l'attività si svolge in quella sede, ivi compresa l'attività di consulenza nei Pag. 17confronti di organi di Governo che a volte devono gestire la crisi stessa.
  Abbiamo assistito in questi giorni a una lezione molto importante: abbiamo visto una vigilanza che ha avuto difetti, seguita però da una decisione molto rapida d'intervento – come avvenuto negli Stati Uniti – che in Europa è difficile. Da molti anni spiego come sia molto difficile gestire le crisi bancarie a livello di piccole e medie banche, dal momento che non abbiamo gli strumenti adatti. Negli Stati Uniti invece vi è la Federal Deposit Insurance Corporation, che è stata fondamentale nella crisi della Silicon Valley Bank così come in un'altra crisi che ha coinvolto altre due piccole banche. In questi casi è stata essenziale per rapidità di risposta.
  Se noi avessimo una crisi, invece, i rischi si accumulerebbero nel tempo e non abbiamo uno strumento di intervento immediato. Questo campanello d'allarme, suonato di recente, ha richiesto molta attenzione da parte dei vari Paesi rappresentati a livello di Commissione europea.
  Come dicevo, l'attività di vigilanza riduce ma non elimina il rischio di crisi. Accanto a essa vi è un'attività importante di tutela della clientela. Da alcuni anni è stato creato un nuovo dipartimento che si occupa di tutela (si chiama Vigilanza di Tutela) e di educazione finanziaria. Esso interviene per tutelare la parte più debole nelle relazioni con gli intermediari, attraverso controlli a distanza e ispezioni, attraverso un'azione correttiva e di indirizzo nei confronti dei singoli intermediari. La finalità è di promuovere relazioni corrette e trasparenti tra intermediari e clientela, affinché quest'ultima possa compiere scelte consapevoli.
  L'attività è integrata dall'Arbitro Bancario Finanziario, costituito da un insieme (credo che siano sette in questo momento) di unità operanti in sette città italiane, con segreterie a Pag. 18carico della Banca d'Italia, (così come lo è l'intero sistema) con lo scopo di svolgere funzioni di arbitrato tra la clientela e gli intermediari. Nell'ultimo anno sono state assunte 17.000 decisioni, il 50 per cento a favore dei ricorrenti: la percentuale era prima del 70 per cento e successivamente si è stabilizzato a 50.
  Promuoviamo, inoltre, iniziative di educazione finanziaria nelle scuole, in collaborazione con il Ministero dell'istruzione e del merito e rivolgiamo al pubblico adulto una serie di programmi formativi su temi di attualità e su prodotti bancari e finanziari ad ampia diffusione.
  Sono molto contento dell'impegno profuso negli ultimi anni: il sito della Banca d'Italia ha una componente di educazione finanziaria che credo sia tra le migliori a livello internazionale. Inoltre la risposta che proviene dalle scuole e dalle richieste di intervento è molto sentita.
  Chiuderei elencando una serie di altre attività da noi svolte. La prima, anzitutto, è legata alla necessità di mantenere la stabilità del sistema finanziario, la quale può essere assicurata in tanti modi. In parte, la stessa politica monetaria non può ignorare i rischi di instabilità. In relazione a questa esigenza sono intervenuto spesso negli ultimi tempi, per ribadire che credo che la direzione della politica sia giusta: bisogna contrastare i rischi di propagazione e mantenimento nel tempo dell'inflazione, ma avere prudenza, evitando che vi sia una serie continua di interventi molto ampi.
  Oltre alla politica monetaria vi sono strumenti specifici, denominati macroprudenziali, per perseguire tale scopo. Tra di essi vi sono le riserve di capitale (anticiclica), i requisiti patrimoniali aggiuntivi, i rapporti tra prestiti e valore del collaterale a fronte del quale viene effettuato il prestito (cosiddetto loan-to-value). Si pensi, ad esempio, al caso di acquisto di un'abitazione e ci si chieda qual è la parte a carico del cliente. In Italia Pag. 19in Italia circa il 75 per cento del costo viene coperto dalla banca, mentre il restante 25 per cento resta a carico di chi compra. In altri Paesi è il 100 per cento. A volte, durante la crisi dei mutui subprime, tale parte è stata superiore al 100 per cento.
  In alcuni Paesi europei questo fenomeno è molto intenso. L'Italia è additata come Paese che ha un debito pubblico troppo alto – ed è vero – ma altri Paesi hanno un debito privato molto alto, Paesi in cui le famiglie hanno un indebitamento di circa il 250 per cento del loro reddito disponibile. L'Italia è sull'ordine del 50 per cento e, cioè, cinque volte meno. Tale fattore è cruciale da comprendere, anche per capire gli equilibri, ma sono rischi che vanno contenuti con strumenti appositi. A tal fine in Banca d'Italia è presente un servizio apposito, nell'ambito dell'Area ricerca. L'area ricerca della Banca d'Italia, il Servizio studi – che ho diretto negli anni Novanta – a differenza di quanto accade nelle altre Banche centrali è molto inserito nell'attività di policy, non è semplicemente una torre d'avorio: in questa sede c'è una specifica attenzione alla stabilità macroprudenziale, che richiede anche di partecipare all'elaborazione di regole e di strumenti a livello di area dell'euro.
  In materia, poi, di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo vi sono stati sviluppi recenti. Lo scorso anno è stata costituita un'unità di supervisione sulla normativa antiriciclaggio, col compito di verificare il rispetto degli obblighi antiriciclaggio da parte di intermediari bancari e finanziari, con l'esercizio di poteri normativi, di controllo e di sanzione propri della Banca d'Italia. Tale istituzione garantisce una migliore integrazione con il sistema europeo, anche in vista della costituzione di un'Autorità europea antiriciclaggio, alla quale si intende attribuire alcune competenze che ora sono dell'Autorità Bancaria Europea. Tale struttura si affianca all'Unità di informazionePag. 20 finanziaria (la UIF), alla quale la normativa nazionale assegna la ricezione e l'analisi finanziaria delle segnalazioni riguardanti ipotesi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo provenienti dai soggetti obbligati alla collaborazione, in vista poi della trasmissione agli organi competenti per l'eventuale seguito investigativo e giudiziario.
  L'autonomia e l'indipendenza della UIF sono garantite e un regolamento ne disciplina l'organizzazione e il funzionamento, fornendo all'Unità tutte le opportune risorse, ivi comprese le risorse umane (tra cui personale della Banca d'Italia, che dunque ha occasioni di mobilità all'interno dell'Istituto), così come risorse informatiche e tutto ciò che occorre.
  La Banca d'Italia è anche il tesoriere dello Stato. Eseguiamo i pagamenti e gli incassi delle amministrazioni centrali e periferiche per lo Stato e per gli altri enti pubblici. Il regolamento avviene attraverso il conto di disponibilità del Tesoro aperto presso la Banca, tenuto nel rispetto della normativa comunitaria che vieta alle banche centrali di Stati membri di concedere finanziamenti al Tesoro. Facciamo previsioni al riguardo e collaboriamo alla gestione del debito pubblico.
  Un altro punto veramente importante – punto di forza e il fondamento della Banca e dell'attività istituzionale – è l'attività di ricerca e di analisi.
  Non mi dilungo su questo aspetto, ma preciso che effettuiamo valutazioni sull'evoluzione della congiuntura dell'area dell'euro; abbiamo centri di analisi economica anche nelle sedi territoriali; partecipiamo alle analisi macroeconomiche dell'Eurosistema. Si tratta di analisi che contribuiscono a definire il quadro nel quale prendiamo decisioni nell'ambito della BCE.
  Rammento che tale attività implica anche la possibilità di disporre di un patrimonio di dati rilevante, che si ottiene attraverso la compilazione delle statistiche delle banche italiane Pag. 21e nell'ambito dell'euro, prodotte secondo definizioni e metodi stabiliti dalle prassi e dalle norme concordate nel Sistema statistico europeo e nell'ambito dell'Eurosistema.
  Bisogna ricordare altresì che vi sono moltissime attività nelle quali la Banca d'Italia è uno dei centri propulsivi e di intervento più richiesti a livello europeo. Concludo rammentando la dimensione della banca. Dal punto di vista strutturale siamo organizzati con un'amministrazione centrale e delle filiali. La prima è per lo più composta da Dipartimenti formati da Servizi, ciascuno responsabile di un insieme di attività omogenee. L'organizzazione cambia continuamente, non è mai ferma – perché cambia il mondo – e dunque bisogna adattarsi continuamente al cambiamento.
  La rete territoriale si snoda oggi su 38 filiali presenti in tutte le regioni. Abbiamo tre uffici internazionali: a Londra, New York e Tokyo. Siamo presenti con 13 addetti finanziari nelle principali rappresentanze diplomatiche dell'Italia.
  A fine 2022 vi erano 6.840 addetti, 130 distaccati presso la Banca Centrale Europea, 180 presso altri enti e organismi nazionali e internazionali.
  Negli ultimi dieci anni la compagine è scesa di oltre il 3 per cento e i costi operativi sono diminuiti del 4,5 per cento in termini reali. Vi sono stati recuperi di efficienza grazie soprattutto alla digitalizzazione degli scambi informativi: si pensi alla Tesoreria dello Stato, un tempo gestita tutta manualmente, mentre adesso è tutta gestita per via informatica. Abbiamo anche migliorato e semplificato i processi di lavoro e abbiamo ridotto le funzioni di supporto, il cui peso sul totale delle risorse impiegate si è ridotto dal 40 a meno del 30 per cento.
  Grazie.

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  PRESIDENTE. Grazie mille, Governatore, per la puntuale rappresentazione. Vi sono un po' di interventi; lascio la parola all'onorevole Filini.

  FRANCESCO FILINI. Grazie Presidente. Ringrazio il Governatore Visco per la relazione e anche per la disponibilità a permetterci di formulare qualche domanda. Sono particolarmente interessato alla questione dell'euro digitale, poiché – da quanto abbiamo appreso dall'audizione del dottor Fabio Panetta al Parlamento europeo (ricordo che Fabio Panetta è membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea) – si tratterebbe veramente di una grande opportunità per il sistema degli scambi in generale, soprattutto perché è previsto – così almeno ho inteso, me lo confermerà – che nelle transazioni sarà possibile abbattere le commissioni oggi dovute per i pagamenti digitali. Avere una moneta a corso legale che diventa digitale rappresenterebbe veramente un grande passo in avanti, sia nei tempi, sia con riferimento agli oneri che oggi il sistema produttivo deve sostenere quando intervengono gli intermediari finanziari a gestire le transazioni. Questo ha un costo; non so esattamente quant'è il volume d'affari della moneta elettronica nel corso degli anni, ma immagino che sia sempre più in crescita. Si tratta ovviamente di oneri a carico dei cittadini e, direttamente o indirettamente, a carico degli esercenti che ne sostengono i costi.
  Di conseguenza le volevo chiedere come funzionerà esattamente, su quale infrastruttura si poggerà l'euro digitale e se mi conferma che le commissioni potrebbero essere abbattute.
  Dopodiché, da quello che ho letto in questo opuscolo che ci è stato fornito, è prevista anche una soglia di detenzione da parte dell'utilizzatore di euro digitale. Volevo quindi sapere qual è la soglia; se ci sono limiti di pagamenti con l'euro Pag. 23digitale; insomma tutte le informazioni utili a comprendere questa cosa.
  Da quello che leggo, a ottobre la Banca Centrale Europea dovrebbe prendere una decisione. Leggo poi che i tempi di attuazione saranno abbastanza lunghi: si parla di tre anni. Spero che non sia così, perché se l'euro digitale ricalcherà in toto le qualità che ha la moneta a corso legale oggi – ricordiamo che l'unica moneta avente corso legale è il contante –, quindi anche con riferimento alla privacy delle transazioni, sarebbe davvero una grande rivoluzione a beneficio di tutti i cittadini. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Filini. Governatore, preferisce che si proceda raccogliendo le domande o preferisce rispondere subito?

  IGNAZIO VISCO, Governatore della Banca d'Italia. Forse è bene che risponda. Prima di tutto, molte delle risposte alle domande le avrà a ottobre e non posso anticiparle. In linea di massima, si può discutere se far pagare le commissioni. L'idea, almeno la mia, è un no: l'euro digitale è come le banconote, non si paga per usare una banconota.
  Esiste però il problema della disintermediazione, ma non credo che riguardi in realtà commissioni molto alte poiché dipende da che tipo di servizi possono essere effettuati con i pagamenti. A fronte di quello, vi sono infatti altri servizi che le banche possono offrire, che fanno parte di un complesso di attività.
  Il problema di disintermediazione presenta due elementi: primo, in realtà le stesse banche possono essere a loro volta disintermediate da altre monete digitali private, o possono anch'esse – forse – a un certo punto avere questo tipo di attività. In fondo, la moneta che noi abbiamo è per una parte Pag. 24prodotta dalla Banca centrale, ma per il resto è moneta interna. I depositi non sono direttamente in banconote: per le banconote vi è una piccola riserva a fronte di quello.
  Quindi, perché intraprendere questa iniziativa? Credo che a fronte – appunto – di questa digitalizzazione del mondo, ci sia bisogno di dare fiducia al sistema finanziario. E la fiducia – si chiama moneta fiduciaria, FIAT – è data dalle banche centrali, attraverso la loro lunga storia, di volta in volta intervenute a garantire che i pagamenti all'interno del sistema, che possono avere tante forme, finiscano per risolversi in moneta di Banca centrale, che è l'unica moneta a rischio nullo se la Banca centrale è credibile, se ha dietro un'organizzazione pubblica che funziona e così via. Questo è l'obiettivo.
  Prima di tutto a ottobre dobbiamo decidere se si possa andare avanti. Dopodiché ci sono una serie di adempimenti che sono legati a questa decisione, anche tecnici e molto complicati. Per esempio: questa moneta digitale serve per i pagamenti online, per cui tutti quanti devono avere la disponibilità di Internet, conti eccetera. Invece la banconota viene usata off-line: si può usare per acquistare nei negozi fisici senza bisogno di registrare la transazione. Quindi ci sono attività tecniche e tecnologiche complesse per consentire di effettuare pagamenti off-line, elemento che non è banale: al riguardo i nostri tecnici stanno lavorando ampiamente.
  Lei chiedeva prima di quali infrastrutture saranno utilizzate. Ci stiamo ragionando, abbiamo indetto una gara a livello di sistema europeo – di banche centrali, di Eurosistema – per raccogliere proposte di imprese e di banche centrali, per intervenire nella definizione al disegno, nella costruzione delle infrastrutture necessarie.
  In prospettiva invito a pensare anche ai nuovi sistemi di registrazione contabile blockchain. Noi abbiamo un sistema, si Pag. 25chiama Tips ed è veramente molto efficace, ha la stessa idea della distribuzione di una blockchain, ma la relativa validazione è garantita dalla Banca centrale. Quindi non c'è bisogno che tutto il mondo, spendendo molto in termini di energia, garantisca poi l'accettazione di un pagamento. Questo sistema non è una blockchain: si porrà il problema se mettere insieme questa soluzione con altre forme che usano, invece, i token.
  Stiamo lavorando a tutti questi elementi.
  Sono molto fiducioso che i progressi siano evidenti; non posso dirle se a ottobre decideremo di andare avanti. Se si decidesse di andare avanti, vi sono i tempi che la politica – e quindi l'Unione europea – decideranno, in presenza di visioni diverse, forse anche dalle sue.

  PRESIDENTE. Grazie mille. Abbiamo diverse richieste di formulare delle domande. Dal momento che non disponiamo di moltissimo tempo, chiederei ai colleghi di essere sintetici. Cedo la parola all'onorevole Borrelli.

  FRANCESCO EMILIO BORRELLI. Grazie. Vorrei soltanto chiedere rapidamente due cose. La prima è la seguente: se ho ben capito dalle sue affermazioni, il crack di Silicon Valley Bank e tutti i problemi connessi non hanno alcuna ripercussione sul sistema bancario europeo. In secondo luogo, sempre se ho capito bene: lei è favorevole a mantenere una quota parte significativa di liquidità del contante, rispetto invece alle transazioni soltanto tramite POS? Grazie.

  PRESIDENTE. Lascio parola all'onorevole Del Barba.

  MAURO DEL BARBA. Grazie, Presidente. Recentemente lo strumento della cessione dei crediti, soprattutto nella sua forma originale e più limitata, ha indotto – almeno nei commentatori – analogie con la moneta fiscale.Pag. 26
  Volevo capire se, dal suo punto di vista, questo strumento in particolare e la moneta fiscale in generale sono strumenti che interferiscono con la politica monetaria e quale sia la sua opinione al riguardo.
  La seconda domanda: ha parlato delle politiche antiriciclaggio. Volevo sapere se siete al corrente del fatto che la stretta sull'antiriciclaggio, correttamente adottata, ha però comportato come effetto collaterale l'esclusione di alcune ONG e di attivisti politici dal sistema bancario europeo. Se siete al corrente di questo fenomeno, chiedo in che modo si intenda rimediare.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole De Bertoldi.

  ANDREA DE BERTOLDI. Grazie Presidente e grazie naturalmente al Governatore per la consueta disponibilità.
  Velocemente ho due domande: una è più di prospettiva e si collega in parte a quella del collega Filini, una un po' più (mi permetto di dire) di retroguardia.
  La prima: si conferma che il mercato delle criptoattività, delle criptovalute, presenta alti rischi e quindi anche l'importanza quindi di adeguati presidi di controllo.
  Come valuta le attuali iniziative regolatorie in ambito europeo e, dunque, quale ruolo potrebbe avere in tale contesto l'euro digitale?
  Per quanto riguarda invece la domanda che ho definito più vintage – più di retroguardia – ma che per me è altrettanto importante, ricordo che lei ha toccato, nel corso del suo intervento, il tema delle banche meno significative, quali le banche del territorio. Si tratta di quelle banche che si basano più sull'intuitu personae piuttosto che sugli algoritmi di Basilea e che ritengo – almeno, questo è il mio parere – che possano avere ancora un ruolo nel sistema economico italiano. Cosa ne pensa lei in funzione del sistema Paese, e fermo restando quello che ha detto sulle maggiori difficoltà di previsione della crisi?Pag. 27
  Ecco: le chiederei un riscontro su questi due punti diversi, ma direi importanti. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Stefanazzi.

  CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI. Grazie Presidente e grazie Governatore. Vorrei avere l'autorevole parere del Governatore su due brevi considerazioni.
  Il quadro generale complessivo ci rimanda a un disegno in cui, per la prima volta negli ultimi dieci anni, le banche sembrano evidentemente avere problemi di patrimonio. Il credito torna a essere redditizio, la domanda di impiego rimane sostenuta, tuttavia, per la prima volta in dieci anni, le banche potrebbero avere un problema di liquidità: il risparmio non cresce, il debito pubblico non accenna a scendere. Quindi, come ulteriore conseguenza, per la prima volta negli ultimi dieci anni le banche potrebbero essere chiamate a scegliere in maniera ancora più drastica tra il sostegno al credito e al debito pubblico.
  In uno scenario del genere, i sistemi socioeconomici più deboli rischiano di essere più esposti e, tra questi, quello del Mezzogiorno, già caratterizzato da una sostanziale contrazione degli impieghi, da una lontananza ormai atavica e cronica dai centri decisionali delle grandi banche, da un sistema creditizio locale che si è autoeliminato dal mercato, tranne probabilmente qualche segnale da parte dei crediti cooperativi, su cui però poi magari sarebbe il caso di aprire un'audizione a parte in materia di controlli.
  In questo scenario l'unico elemento di fiducia è dato dall'esperienza maturata durante il Covid sugli strumenti finanziari a sostegno del credito, a valere sui Fondi SIE, che oggi probabilmente – soprattutto per le regioni del Mezzogiorno più virtuose – potrebbero essere una modalità operativa per sostenere e accompagnare il credito.

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  PRESIDENTE. Grazie. La parola all'onorevole Alifano e poi concludiamo con l'onorevole Marattin.

  ENRICA ALIFANO. Alcune brevissime considerazioni, su cui c'è una premessa da fare: l'aumento dei tassi di interesse ovviamente si è tradotto in un costo per le famiglie e per le imprese che hanno contratto mutui.
  Vorrei sapere – da studi che la Banca d'Italia sicuramente ha in corso – quali sono le attese sull'ulteriore crescita dei tassi di interesse, ovvero se vi sarà una frenata.
  Vorrei poi chiedere un'altra cosa, e cioè in che misura i tassi di interesse hanno inciso sul portafoglio delle banche che hanno acquistato titoli del debito pubblico con rendimenti più bassi e, dunque, si ritrovano adesso dei titoli che hanno un valore inferiore a quelli che vengono attualmente emessi. Inoltre chiedo quanto ciò incide anche sui risparmiatori, quindi se ci sono dei rischi per le banche e per i risparmiatori, proprio perché il cambiamento e il mutamento dei tassi di interesse sicuramente hanno avuto anche ricadute sulle banche.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Alifano. In cauda venenum, onorevole Marattin.

  LUIGI MARATTIN. Governatore, illustro rapidamente due questioni.
  Uno: ho letto ovviamente il comunicato e la posizione espressa dal regolatore dell'Eurozona, ma volevo un suo commento sulla particolare procedura di risoluzione adottata in merito al Crédit Suisse, dal momento che l'azzeramento delle obbligazioni subordinate – e non degli azionisti – mi ha fatto tornare alla mente il novembre del 2015 quando, su quattro banche, noi abbiamo nei fatti azzerato solo le azioni in quanto le obbligazioni subordinate sono state poi ammesse a un ampio rimborso.Pag. 29
  Chiedo se non pensa che questo, pur ovviamente nella legittima autorità della sfera delle autorità elvetiche, rappresenti un contraccolpo sul mercato delle obbligazioni subordinate, a questo punto.
  La seconda cosa, molto brevemente: abbiamo tutti letto le sue posizioni nette in materia, e deciderà lei se e come ripeterle. C'è chi dice che la stretta delle condizioni finanziarie, dopo quello che è accaduto equivalga a 50 basis point di incremento dei tassi o, comunque, che restringa le condizioni monetarie. Quindi, riguardo al sentiero ottimale dei tassi in futuro, chiedo se pensa che questo possa essere modificato per quanto avvenuto, oltre ovviamente a quanto il Consiglio direttivo della BCE ha già espresso finora.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Marattin. Prego, Governatore.

  IGNAZIO VISCO, Governatore della Banca d'Italia. Cominciamo dall'ultima, così vado a ritroso.
  Non mi pronuncio sull'assetto finanziario: ho detto che si decide meeting by meeting sulla base dei dati disponibili. Questa è la mia posizione. Credo che l'incertezza sia così alta – oltretutto, raddoppiata dalle vicende finanziarie – che bisogna essere molto prudenti. Non è possibile fare previsioni di quello che succederà nel giro anche di poche settimane: abbiamo visto dei cambiamenti. È possibile avere qualche idea su dove sarà tra sei mesi il prezzo dell'energia, in particolare del gas, che adesso è sotto i 50 euro, ma era 350 euro sei mesi fa? Se rimane a questi livelli, le cose anche a livello di inflazione vanno naturalmente nella direzione giusta.
  Quindi, indipendentemente dalla turbolenza finanziaria, credo che sia da mantenere prudenza e attenzione alla sequenza e alla dimensione degli aumenti dei tassi.Pag. 30
  Questo vale anche con riferimento a ciò che si dice sui tassi: è vero che noi li abbiamo alzati, ma erano a livelli straordinariamente bassi per combattere il rischio di deflazione. Quando andavo a scuola – un po' di anni prima di molti di voi – se avessi espresso l'idea di avere un tasso d'interesse nominale negativo mi avrebbero bocciato all'esame, questo è certo, perché non sembra avere senso. Vuol dire che io pago qualcuno per accettare un prestito da parte mia. Insomma, è stravagante.
  Era tuttavia un momento in cui il rischio di deflazione, cioè di caduta dei prezzi accompagnata a livelli di debito – pubblico in Italia, privato in altri Paesi – molto alti, poteva creare un effetto a catena e quindi rischioso.
  Ora abbiamo una situazione diversa, e quella situazione diversa ha consentito prima una normalizzazione, mentre adesso siamo in fase restrittiva, ma abbiamo ancora tassi d'interesse reali legati al tasso ufficiale della Banca centrale tra 0 e 1 per cento, a seconda che si abbia un anno o tre-quattro anni di distanza. Sono quindi tassi ancora ragionevoli.
  Gli stessi tassi di interesse sul debito pubblico, per la dimensione e la distribuzione nel tempo del debito, non creano straordinarie pressioni. Quando l'inflazione ritornerà all'obiettivo del 2 per cento rispetto a quanto è adesso (8 per cento circa, ma prevediamo già che nel corso dell'anno vi sarà un forte décalage), a questo punto si normalizzeranno.
  In ordine agli effetti sulle banche: prima erano molto negativi, adesso forse le banche possono, grazie a quelli che si chiamano i «margini di interesse», cominciare a rimettere a posto e avere più tranquillità con riferimento ai loro bilanci.
  Occorre prestare molta attenzione, perché con riferimento ai clienti delle banche – la famosa tutela di cui parlavo prima – ci sono due attività: una è la remunerazione dei propri risparmi e depositi. In anni passati – ma tuttora succede in Pag. 31altre realtà – i depositi continuano a non fruttare niente. Si tratta di strumenti di pagamento a vista, per cui è possibile prelevarli immediatamente dalla banca. Ci sono però altri strumenti di risparmio a cura delle banche, dei quali occorre verificare se soddisfano le esigenze di remunerazione del risparmio: si tratta dei portafogli e di un insieme di combinazioni e di strumenti più equilibrati anche sul piano del rischio.
  Per quanto riguarda i mutui, venivano prima sottoscritti mutui a tasso variabile, in quanto i tassi erano molto bassi. Successivamente si sono innalzati. Dunque si prediligevano prima tassi fissi, poi i tassi variabili, adesso si ritorna ai tassi fissi ed è possibile che i tassi variabili ritornino. Una serie di banche concede tassi variabili con cap, che evitano costi troppo alti.
  A questo proposito, è molto importante l'educazione finanziaria; occorre capire cos'è un tasso d'interesse, un tasso d'interesse a lungo termine, un tasso nominale rispetto a un tasso reale; e, se ci sono rischi, sapere che i rischi sono da contenere. Da parte delle banche serve correttezza, trasparenza, occorre bisogna spiegare bene le cose e non incorrere in abusi. Questo è sostanzialmente il lavoro che fanno la vigilanza e la tutela.
  Sul Crédit Suisse. Con riferimento al caso delle crisi italiane, all'epoca non abbiamo adottato il bail-in: il meccanismo del bail-in presuppone che paghino tutti quanti, mentre l'intervento in Italia è stato limitato al burden sharing – strumento già esistente – mentre non era ancora operativo il bail-in. Adesso in Europa si applica il bail-in e, nel caso di crisi, la gerarchia è chiarissima: prima le azioni, poi i CoCo (Convertible Contingent Bond) e i subordinati con possibilità di write off dell'intera obbligazione, poi vari tipi di obbligazioni, i depositi senior, i Pag. 32depositi normali, con protezione dei depositi sotto i centomila euro.
  In America la protezione dei depositi è più alta: in realtà, in America hanno protetto tutti i depositi.
  Quel che cerco di dire spesso è che le banche sono molto delicate. Quest'anno il premio Nobel è stato assegnato a coloro che hanno studiato il bank run e insistito sull'assicurazione dei depositi. In quel caso l'assicurazione dei depositi non sarebbe servita: in quel caso serviva di più.
  Con riferimento al caso specifico del Crédit Suisse: si tratta una banca i cui problemi erano noti (di governance e così via) ma, tutto sommato, era giudicata positivamente, tant'è vero che aveva un valore azionario di 6 miliardi, se capisco bene, che è stato ripagato per la metà – 3 miliardi – mentre possedeva 17 miliardi di quel tipo di subordinati.
  Non entro nel merito delle decisioni: in Europa non sarebbe stato possibile invertire questo ordine, ma la clausola di write-off era presente in quelle obbligazioni. L'unico esercizio che io stesso ho effettuato è il seguente: 6 miliardi è il capitale, 3 miliardi è quello che erano disposti a pagare, ma se ci avessero aggiunto 17 miliardi, che cosa avrebbero rimborsato? Quale sarebbe stata la conclusione?
  La decisione non l'ho presa io, ma le autorità elvetiche. Certo, non si tratta di una faccenda sulla quale noi, in Europa, non l'avremmo passata liscia poiché le norme al riguardo sono molto chiare.
  Intervengo sulla crisi economica. Se ho capito bene, la domanda generale riguarda il credito e riguarda la disponibilità di credito in una fase di congiuntura così negativa. Oltretutto abbiamo osservato che, con l'aumento dei tassi di interesse, il credito in Europa effettivamente si è fermato, nell'ultimo trimestre è sostanzialmente fermo; ma ciò è evidente perché, da Pag. 33un lato, la moneta si riduce e dall'altro salgono i tassi. Il problema è non farlo diventare un credit crunch, cioè quello che abbiamo avuto nel 2011-2012. In quel caso la situazione della liquidità era importante, ed è molto diversa – oggi – da quella che era allora. Prestiamo attenzione ai livelli di liquidità banca per banca, affinché siano rispettati una serie di parametri che abbiamo introdotto dal 2012, e cioè dalla grande crisi finanziaria in poi.
  La domanda aveva anche a che fare con due punti, il Mezzogiorno e le banche locali.
  Il Mezzogiorno soffre di più? Non è detto: dipende dai progetti e dipende, per esempio, anche da quello che avverrà col PNRR, quindi da che tipo di stimoli ci saranno.
  Sulle BCC, che molti temevano si sarebbero trovate in cattive acque con la riforma, in realtà devo dire che abbiamo una risposta abbastanza positiva. Inserite in un gruppo (ci sono state fusioni, integrazioni e così via) godono di un trattamento di semplificazione – che noi abbiamo introdotto – ancora favorevole e hanno risposto bene: nel momento di crisi e di difficoltà sono riuscite a intervenire sulle piccole e medie imprese. Per quanto riguarda l'aumento dei tassi: esse ne beneficiano, quindi hanno un cuscinetto. Se ben gestite, possono far fronte a questa situazione congiunturale.
  Sono preoccupato di una crisi di liquidità complessiva legata all'instabilità finanziaria, per esempio, di grandi banche. Lì dovremo intervenire, ma abbiamo valutato tutto e abbiamo tutti gli strumenti per far fronte a una crisi del genere.
  E con questo rispondo alla domanda sulla Silicon Valley Bank, se in Europa c'è qualcosa del genere. In Europa non vi è qualcosa del genere. Prima di tutto, la specificità della banca è evidente; in secondo luogo, non riscontriamo imprudenza nella gestione relativa al prestito della Banca.Pag. 34
  Ci sono state molto critiche all'invasività della vigilanza in Europa, ma questo elemento è ciò che garantisce il più possibile (come ho detto, la vigilanza non può garantire tutto) la tenuta di queste banche, che sono totalmente diverse. Le banche da noi sono diverse anche rispetto al Crédit Suisse, poiché la commistione di una buona banca commerciale e di una componente di banca d'investimento a livello globale con molte insufficienze, da noi non c'è.
  C'è una domanda sulle criptoattività. Dipende dal tipo di criptoattività. Come voi sapete, a livello europeo vi è una intensa discussione su una direttiva in corso di definizione – anche di chiusura – che le definisce, poiché c'è un problema di tassonomia. Ma il punto di fondo è che ci sono delle criptoattività che hanno un valore intrinseco. A fronte della creazione di una attività digitale vi è, nel bilancio di chi la crea, qualcosa che serve a far fronte all'uscita da quella attività.
  Vi sono invece quelle che non hanno un valore intrinseco, e che io sostanzialmente assimilo alle scommesse. Le scommesse non sono proibite per legge, però presentano rischi che devono essere ben chiari. Possiamo regolare i rischi? Forse voi legislatori potete regolarli con qualche legge, certo non possono farlo le autorità tecniche se non nell'ambito delle leggi. Se non sono regolati, l'unica cosa da fare è informare il massimo possibile tutti i cittadini dei rischi in cui si incorre investendo i propri risparmi in quel tipo di attività; non c'è molto altro da fare.
  In alcuni casi esistono delle stablecoins, come si chiamano adesso, che hanno come obiettivo quello di svolgere una funzione, data la disponibilità su ampia scala e data la rapidità di esercizio, che può essere nell'interesse del consumatore. Le richieste però, sono sempre più nel senso di rendere le stablecoinsPag. 35 il più possibile vicine alla moneta elettronica, quindi con tutte le garanzie di solidità di chi la emette.
  L'euro digitale è importante, in questo caso, perché dà fiducia al sistema, che consente poi di chiudere il giro in moneta di Banca centrale. Altrimenti rimane qualcosa nel sistema – non so se qualcosa come la moneta fiscale – che da qualche parte poi finisce.
  Però la moneta fiscale – per rispondere all'altra domanda – è debito pubblico, non qualcosa di diverso. Dunque esso viene valutato, anche da chi deve poi mettere un «premio» sulla carta pubblica, come equivalente alla emissione di titoli pubblici, e questo è un punto cruciale. Si può discutere su tutto ciò che può servire per i pagamenti e per le transazioni, però bisogna verificare tutte le conseguenze, che credo siano abbastanza chiare.
  Per quanto riguarda l'interferenza con la politica monetaria: non è di per sé la moneta fiscale, ma la componente complessiva attribuita al debito di una nazione che limita, poi, la possibilità per la stessa nazione di intervenire sul piano della politica di bilancio. Quest'ultima può essere o meno in conflitto con la politica monetaria.
  Sulla liquidità credo di avere detto qualcosa.
  Sull'anti moneylaundering?

  MAURO DEL BARBA. Ho formulato una domanda sui falsi positivi nel caso di stretta antiriciclaggio poiché si sono generati tanti casi di falsi positivi, soprattutto sulle ONG e gli attivisti politici dei Paesi liberali, che non possono più aprire conti correnti.

  IGNAZIO VISCO, Governatore della Banca d'Italia. Ho capito. Il problema è che alcuni operatori in qualche modo sono fuori dal titolo, perché nel Know Your Customer la banca Pag. 36sostanzialmente si tira indietro. Ciò avviene non solo in Italia ed è una questione importante perché, ovviamente, per evitare un rischio la banca può non ampliare le proprie attività. Ci sono però in Italia dei conti correnti accessibili a tutti e una serie di norme, che si possono introdurre e sono state introdotte. Il problema dell'antiriciclaggio rimane: occorre fare un'estrema attenzione a che non si creino sistemi non solo di riciclaggio, ma anche di finanziamento di attività con scopi fortemente eversivi.
  Quindi capisco che ci possono essere questi problemi; sono allo studio e spesso sono richiesti approfondimenti a livello politico, su cui noi rispondiamo. Però la mia valutazione è che, tutto sommato, questi falsi positivi siano ridotti e contenuti.

  PRESIDENTE. Grazie mille al Governatore, anche per le esaurienti risposte. La ringraziamo e la aspettiamo prossimamente.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.10.

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ALLEGATO

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