XIX Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Mercoledì 15 marzo 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Minardo Antonino , Presidente ... 3 

Audizione del Comandante Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri (ROS), Gen. D. Pasquale Angelosanto, sui programmi di attività del Corpo per i temi di interesse della Commissione (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Minardo Antonino , Presidente ... 3 
Angelosanto Pasquale , Comandante Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri (ROS) ... 3 
Minardo Antonino , Presidente ... 11 
Carrà Anastasio (LEGA)  ... 11 
Minardo Antonino , Presidente ... 12 
Malaguti Mauro (FDI)  ... 12 
Minardo Antonino , Presidente ... 12 
Bagnasco Roberto (FI-PPE)  ... 12 
Minardo Antonino , Presidente ... 12 
Fassino Piero (PD-IDP)  ... 12 
Minardo Antonino , Presidente ... 13 
Carè Nicola (PD-IDP)  ... 13 
Minardo Antonino , Presidente ... 13 
Pellegrini Marco (M5S) , in videoconferenza ... 13 
Minardo Antonino , Presidente ... 13 
Maiorano Giovanni (FDI)  ... 13 
Minardo Antonino , Presidente ... 14 
Angelosanto Pasquale , Comandante Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri (ROS) ... 14 
Minardo Antonino , Presidente ... 17 
Angelosanto Pasquale , Comandante Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri (ROS) ... 17 
Minardo Antonino , Presidente ... 17 
Angelosanto Pasquale , Comandante Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri (ROS) ... 17 
Minardo Antonino , Presidente ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ANTONINO MINARDO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Comandante del Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri (ROS), Gen. D. Pasquale Angelosanto, sui programmi di attività del Corpo per i temi di interesse della Commissione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Comandante del Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri, Generale di Divisione Pasquale Angelosanto.
  Do, quindi, il benvenuto al Generale Angelosanto e al suo accompagnatore, Tenente Colonnello Leandro Piccoli.
  Dopo l'intervento del Generale Angelosanto sarà data la parola ad un parlamentare per gruppo per un primo giro di interventi e, dopo la replica del Generale, potrà avere luogo un secondo giro di domande da parte di altri colleghi che ne facciano richiesta. Chiedo, dunque, ai colleghi di far pervenire fin d'ora al banco della Presidenza la propria iscrizione a parlare.
  Nel dare il benvenuto al Generale, voglio esprimere un sentito ringraziamento a Lei come guida molto capace ed efficiente (è inutile dire che il Generale Angelosanto è tra gli investigatori più importanti del nostro Paese) e, per il suo tramite, ci tengo, anche a nome dei colleghi della Commissione, a fare un ringraziamento a tutti gli uomini e le donne del ROS.
  Do adesso la parola al Generale Angelosanto per il suo intervento. Prego Generale.

  PASQUALE ANGELOSANTO, Comandante Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri (ROS). Grazie e buongiorno a tutti.
  Signor presidente e onorevoli deputati, vi ringrazio per l'opportunità di questa audizione e porgo a tutti il mio rispettoso saluto, al quale unisco quello di tutti i carabinieri del ROS che ho l'onore di rappresentare.
  Sono il Generale di Divisione Pasquale Angelosanto, Comandante del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, unità specializzata nel contrasto al terrorismo e alle più gravi forme di criminalità organizzata e di tipo mafioso, con competenza su tutto il territorio nazionale e deputato allo svolgimento di indagini su reati transnazionali nell'ambito della cooperazione di Polizia e Giudiziaria.
  Nella mia relazione illustrerò i compiti e gli assetti del ROS e le attività che svolge in ambito nazionale e internazionale.
  Il Raggruppamento Operativo Speciale, conosciuto come ROS, è stato istituito il 3 dicembre 1990, in seguito alla decisione del Governo di creare strutture centralizzate che potessero contrastare più efficacemente il fenomeno mafioso in forte espansione, alle quali era devoluto anche il compito di assicurare (questo è un aspetto molto importante) il collegamento delle attività investigative relative ai delitti di criminalità organizzata in attuazione del decreto-leggePag. 4 del 13 novembre del 1990, decaduto per mancata conversione, poi reiterato nel maggio del 1991 e convertito nella legge n. 203 del 12 luglio 1991. Con il medesimo provvedimento legislativo sono stati istituiti anche i servizi centrali e interprovinciali di Polizia Giudiziaria e della Polizia di Stato (chiamato SCO) e della Guardia di Finanza (chiamato SCICO). Nello stesso periodo vennero istituite, proprio in questo quadro organico di contrasto ai fenomeni mafiosi, anche le procure distrettuali e la procura nazionale antimafia, con il compito specifico di interessarsi in via esclusiva al contrasto ai fenomeni mafiosi.
  All'atto della sua costituzione, il ROS assorbì la preesistente struttura anticrimine dell'Arma, nata a Torino nel maggio del 1974, allorquando, in seguito al sequestro da parte delle Brigate Rosse del magistrato genovese Mario Sossi, l'Arma istituì il Nucleo speciale di Polizia Giudiziaria, con l'incarico di svolgere su scala nazionale indagini di polizia giudiziaria sulle organizzazioni terroristiche.
  Il Nucleo venne posto alle dipendenze del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, all'epoca Comandante della 1a Brigata Carabinieri di Torino, anche per la sua riconosciuta esperienza nella lotta contro il banditismo e la criminalità mafiosa in Sicilia. Il Generale Dalla Chiesa aveva intuito che per attuare un'efficace azione di contrasto bisognava comprendere carattere e vulnerabilità delle organizzazioni terroristiche e non approcciare il problema in maniera parcellizzata, in ragione dei singoli fatti reato. A tal riguardo, il Generale adottò metodi investigativi innovativi e articolati, che assorbivano alle esigenze di conoscenza dell'avversario e a quelle operative volte all'arresto e all'interruzione dei progetti delittuosi.
  A seguito della proliferazione dei gruppi terroristici, la struttura originaria del Nucleo speciale venne nel tempo ampliata, con la costituzione delle sezioni speciali anticrimine e l'istituzione delle prime unità di analisi dedicate allo studio del fenomeno, a supporto del decisore operativo e di quello strategico.
  Le sezioni anticrimine e l'esperienza del coordinamento, operato negli anni successivi a livello centrale dall'ufficio del Generale di Divisione dei Carabinieri per il coordinamento e la cooperazione nella lotta al terrorismo (istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 30 agosto del 1978), costituirono il modello organizzativo di riferimento che determinò l'Arma a istituire, nel 1990, il Raggruppamento Operativo Speciale, che nelle attività di prevenzione e repressione dei fenomeni di criminalità terroristica e organizzata si ispira al metodo investigativo applicato da quella struttura anticrimine, di cui parlerò diffusamente nel corso della mia relazione.
  Perché ho voluto ricordare questa esperienza? Perché, benché l'età anagrafica del Raggruppamento risalga al 1990, l'esperienza operativa, che in continuità ha determinato e contribuito sia alla costituzione, sia all'impostazione del Raggruppamento, ormai possiamo datarla al 1974 e, quindi, dare un'età di circa cinquant'anni di esperienza. Quindi, il Raggruppamento oggi opera sulla base di questa esperienza maturata nel corso di un cinquantennio.
  Oggi il ROS è articolato su una struttura centrale e una periferica ed è comandato da un generale di divisione o brigata, che si avvale del vicecomandante col grado di colonnello, responsabile del servizio centrale di polizia giudiziaria a livello nazionale. Il vicecomandante posto sulla linea di comando (questa è una peculiarità del ROS) oltre a svolgere le funzioni vicarie ha la responsabilità diretta del settore operazioni; ossia, il vicecomandante non è al lato del comandante, ma è alle dipendenze del comandante, dal quale dipendono altri reparti (noi, con il linguaggio ordinativo, diciamo che è un vicecomandante in linea con il comandante).
  Alle dirette dipendenze del comandante del ROS, oltre all'ufficio comando, che è organo di staff, operano con competenza nazionale il Reparto antiterrorismo, che definisce per l'Arma il quadro della minaccia eversiva e terroristica, orientando e coordinando le attività informative e investigative svolte dai reparti e dalle sezioni anticrimine congiuntamente all'organizzazionePag. 5 territoriale e assumendo, se necessario, la direzione delle indagini nei casi di preminente rilevanza anche internazionale. Inoltre, questo reparto assicura lo scambio info operativo con i collaterali organi di polizia nazionali ed esteri operanti nello specifico settore.
  Un altro reparto che dipende dal comandante è il Reparto indagini tecniche, che garantisce la ricerca e la sperimentazione dei supporti tecnici alle investigazioni, realizzando periodici scambi informativi con omologhi reparti delle polizie e gendarmerie straniere specializzati nel settore, fornendo supporto tecnico e operativo alle articolazioni periferiche del Raggruppamento e dell'organizzazione territoriale.
  Il Reparto indagini telematiche, istituito nel febbraio del 2015, che rappresenta il polo centrale di riferimento per l'Arma dei carabinieri nel contrasto alla criminalità informatica, nello studio e sperimentazione delle tecnologie per l'esplorazione del web e l'intercettazione dei flussi telematici, fornisce supporto tecnico-operativo alle articolazioni periferiche del Raggruppamento e all'Arma territoriale. Questa è una caratteristica che tengo a sottolineare, cioè che il Raggruppamento dà supporto tecnico-operativo anche all'articolazione territoriale dell'Arma, quindi, agli altri reparti non inseriti nella struttura del Raggruppamento.
  Il Reparto crimini violenti, istituito nel 2011, che assicura il potenziamento delle capacità investigative e di intervento dell'Arma dei carabinieri in occasione di crimini particolarmente efferati, che suscitano clamore nella pubblica opinione, e nei casi in cui la scomparsa di persone può essere correlata a un crimine. Alle dirette dipendenze del vicecomandante, oltre che le articolazioni periferiche, sono posti tre reparti che costituiscono il servizio centrale di polizia giudiziaria (quello che è previsto dalla legge n. 203 del 1991, di cui ho parlato prima). Il primo Reparto investigativo, che concorre alle indagini in materia di criminalità organizzata di tipo mafioso e cattura di latitanti di massima pericolosità, nonché all'attività di ricerca e sequestro dei beni di provenienza illecita, nel quadro della speciale normativa antimafia. Il secondo Reparto investigativo, che concorre alle indagini in materia di traffico di armi e sostanze stupefacenti, sequestri di persona, riciclaggio, criminalità multietnica e tratta di esseri umani. Esso, inoltre, provvede all'analisi dei fenomeni di narcotraffico, attuando il collegamento con la direzione centrale dei servizi antidroga del Ministero dell'interno, per tutte le attività investigative in materia di stupefacenti condotte dall'Arma dei carabinieri. Infine, il terzo Reparto analisi, che svolge attività di analisi e ricerca operativa sulle manifestazioni della criminalità organizzata, assicurando il supporto informativo alle attività investigative del ROS; partecipa a progetti di analisi interforze sui fenomeni criminali individuati dalle conferenze dei servizi centrali di Polizia giudiziaria, e mantiene i rapporti con organismi nazionali ed esteri che si occupano di studio e analisi dei fenomeni criminali. Qui, in mia compagnia, c'è il Tenente Colonnello Leandro Piccoli, Comandante del terzo Reparto analisi, che nel Raggruppamento è il cuore, è il centro motore, perché l'attività di analisi è fondamentale dell'impostazione delle attività investigative.
  La struttura anticrimine periferica è articolata in 9 reparti anticrimine: Torino, Milano, dal primo di aprile per provvedimento ordinativo del Comando generale, Bologna, Roma, Bari, Napoli, Catanzaro, Reggio Calabria e Palermo; e 17 sezioni anticrimine, collocate in sede di Corte d'appello, cioè nelle sedi dove operano le procure distrettuali antimafia e antiterrorismo, nonché tre nuclei a Livorno, Nuoro e Foggia.
  Il Raggruppamento operativo speciale ha una peculiarità che lo rende unico nel panorama istituzionale, in quanto ha competenze nel contrasto ai fenomeni legati alle manifestazioni, dell'eversione e del terrorismo interno e internazionale, della criminalità organizzata di tipo mafioso, con particolare riferimento alle cosiddette mafie storiche (e faccio riferimento a Cosa Nostra, alla 'ndrangheta, alla Camorra, alla Sacra corona unita e alla Società foggiana) e alle altre organizzazioni criminali che Pag. 6operano con metodo mafioso che hanno rilevanza locale (pensiamo alle organizzazioni provinciali che hanno una estensione provinciale o interprovinciale), o operano in una condizione di riconoscimento da parte delle più note mafie italiane, con le quali possono condividere sinergie criminali o specifici affari. Per esempio, la Stidda è una di queste, che dopo un'iniziale contrapposizione in Sicilia con Cosa Nostra è diventata un'organizzazione di tipo mafioso riconosciuta dalla stessa Cosa Nostra. Ha competenze anche nel contrasto alla criminalità organizzata di matrice etnica operante con metodo mafioso, criminalità organizzata non mafiosa ma con elevata strutturazione e organizzazione, anche straniera, spesso interessata al narcotraffico internazionale e alla movimentazione di armi e a massicce attività di riciclaggio anche internazionale.
  Di particolare rilievo è l'aspetto della transnazionalità del crimine. Analizzando il quadro in una prospettiva che supera i confini nazionali, emerge come le organizzazioni criminali, e in particolare le mafie – ontologicamente caratterizzate da una spiccata vocazione imprenditoriale ed espansività a livello internazionale – siano inserite in più ampi sistemi criminali attivi a livello transnazionale. Situazione, questa, favorita anche dal ventaglio di relazioni che sono riuscite a procurarsi con il mondo delle professioni ad alta specializzazione e con prestatori di servizi e intermediari.
  Va, quindi, sottolineato come le organizzazioni mafiose più evolute e strutturate, oltre a operare a livello transnazionale, si avvalgano frequentemente di sistemi tecnologici avanzati per eludere le investigazioni.
  In tale ambito, i criptofonini sono divenuti di fatto la più moderna soluzione tecnica di elusione di qualunque altra forma di controllo e monitoraggio mai messa in atto dalle organizzazioni criminali. Si tratta di telefoni dedicati che consentono la comunicazione vocale e di messaggistica in forma cifrata, utilizzando piattaforme create ad hoc e server dislocati all'estero, gestiti da società private e, in alcuni casi, finanziate da gruppi criminali.
  In Italia, negli ultimi anni, sono state sempre più frequenti le indagini che hanno tratto origine o ricevuto importanti spunti e riscontri investigativi dalla trasmissione di pacchetti di dati informatici, acquisiti dalla decrittazione di tali piattaforme da parte di autorità giudiziarie e di polizia straniere (faccio riferimento alle attività svolte in Francia, in Belgio e nei Paesi Bassi).
  Tali attività hanno permesso di estrapolare una grande mole di dati riferibili ad organizzazioni criminali, consentendo così di disporre di nuove chiavi di lettura di condotte criminali che, altrimenti, con tutta probabilità sarebbero rimaste incomprese o inesplorate. In tal senso, l'obiettivo per il futuro sarà quello di proseguire nell'acquisizione di tali dati e nella loro decriptazione. Tuttavia, per affrontare questa sfida, occorrerà superare criticità del seguente tipo: di carattere giuridico, e cioè criticità connesse alla qualificazione della fonte di prova (documento o intercettazione) e alla modalità di acquisizione dei dati. Al momento la giurisprudenza prevalente considera tali dati come prove documentali, correttamente acquisite nel procedimento penale italiano attraverso lo strumento dell'OIE, cioè dell'ordine europeo di indagine, sulla base del riconoscimento delle pronunce delle rispettive autorità giudiziarie. Criticità di carattere tecnico, collegate alla specifica qualificazione del personale e alle dotazioni tecnologiche, aspetto di cui parlerò nel prosieguo.
  Le procedure operative, per il contrasto alla criminalità eversiva e mafiosa, del ROS si fondano sul cosiddetto metodo anticrimine, che trova la sua elaborazione concettuale nell'opera del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Questi, nell'ambito del contrasto al terrorismo, aveva elaborato un proprio modello operativo riconosciuto come metodo anticrimine, fondato: sullo sviluppo di accurate analisi dei fenomeni idonei a supportare il decisore operativo e la magistratura; sulla efficienza organizzativa e sulla meticolosa raccolta informativa; sulla specializzazione del personale, che doveva affiancare i magistrati, pure organizzati in gruppi specializzati; sulla consapevolezza Pag. 7di dover colpire non solo le singole manifestazioni criminali ma delineare gli assetti del fenomeno criminale, complessivamente inteso; sulla ricerca e l'uso di innovative tecnologie – e questo lo voglio sottolineare – che potessero garantire un vantaggio competitivo rispetto alle strutture criminali investigate.
  Oggi, il metodo anticrimine che costituisce la base dottrinale dell'azione del Raggruppamento, pur rimanendo immutata la sua essenza, è oggetto di costante affinamento e ammodernamento, per renderlo sempre aderente al continuo mutare della minaccia terroristica e della criminalità mafiosa e al mutato quadro normativo sociale, criminale ed economico. In tal senso, il ROS ha modellato la propria struttura su quel metodo, ovvero delineando i propri assetti secondo la logica delle funzioni.
  I tre pilastri del metodo sono stati assorbiti nella funzione di analisi che studia i fenomeni, nella funzione operativa deputata al contrasto alle manifestazioni criminose e nella funzione tecnica, che fornisce supporto ai reparti della linea investigativa. Le tre indicate funzioni sono esercitate, con assetti previsti dall'ordinamento, da specifici reparti aliquote.
  La normativa relativa alla competenza e all'impiego dei citati servizi centrali interprovinciali è stata integrata a fine anni Novanta da alcuni decreti del Ministro dell'interno, che hanno introdotto disposizioni per meglio attuare il collegamento investigativo e il concorso nelle attività di indagine nei servizi centrali. Tali disposizioni, recependo quel metodo anticrimine già sperimentato con successo nel contrasto al terrorismo, hanno di fatto tradotto in norma le metodologie investigative richiamate, introdotte dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
  Si tratta di interventi che miravano a evitare dispersioni di informazioni e sovrapposizioni operative e a garantire un impiego ottimale delle risorse disponibili; a garantire ai servizi centrali e interprovinciali maggiore flessibilità di impiego sull'intero territorio nazionale e all'estero, svolgendo in maniera esclusiva indagini sulla criminalità organizzata di tipo mafioso, senza parcellizzare il fronte investigativo, avvalendosi di tecnologie avanzate e personale specializzato. Al riguardo, la direttiva adottata dal Ministro dell'interno pro tempore il 25 marzo 1998, cosiddetta direttiva Napolitano, in aderenza al metodo anticrimine ha attribuito ai servizi centrali compiti di analisi, di raccordo informativo e di supporto tecnico-logistico, relativamente alle attività investigative nei servizi interprovinciali in materia di contrasto alla criminalità organizzata. Successivamente, la direttiva del 4 marzo 2000 del Ministro dell'interno, cosiddetta direttiva Bianco, ha integrato le disposizioni precedentemente emanate, stabilendo che per le indagini di criminalità organizzata è possibile richiedere il concorso anche dei servizi centrali nelle attività di indagine, qualora (testualmente) «si tratti di indagini nei confronti di organizzazioni criminali che operano nell'ambito di più distretti di Corte d'appello o con collegamenti internazionali e il concorso investigativo sia ritenuto utile ai fini dello svolgimento di accertamenti che richiedono il supporto operativo dei reparti speciali e risorse investigative, ovvero l'impiego di mezzi tecnologici d'avanguardia».
  Il ROS opera a livello operativo essendo istituzionalmente incaricato delle manovre investigative sulle varie matrici criminali attive sul territorio nazionale, le quali, in aderenza agli obiettivi strategici indicati dal Comando generale dell'Arma dei carabinieri e secondo le indicazioni fissate dal decisore politico, sono realizzate per mezzo delle proprie unità investigative. Potrebbe sembrare una tautologia che il ROS opera a livello operativo, i livelli sono tre: il livello tattico, cioè quello delle investigazioni; il livello operativo, che è quello che ci consente di poter inquadrare il fenomeno e, quindi, il suo contesto; e a livello strategico. Ecco perché il Raggruppamento si colloca in questa posizione intermedia.
  Al comandante del ROS sono ricollegati corrispondenti livelli di responsabilità e ambito decisionale, che si traducono nella definizione delle missioni complessive, con riferimento alle matrici criminali oggetto di interesse; attività di targeting, cioè di individuazione degli obiettivi investigativi da Pag. 8affidare ai reparti dipendenti operanti sul territorio; attività di ranking, cioè di definizione delle priorità rispetto agli obiettivi prefissati e alla sostenibilità dell'azione rispetto alle risorse proprie disponibili.
  Riguardo ai rapporti con altri attori istituzionali, preciso che con gli omologhi uffici del servizio centrale di Polizia giudiziaria, della Polizia di Stato e della Guardia di finanza intercorrono costanti attività di raccordo sia a livello centrale che periferico, per evitare sovrapposizioni e/o per definire sinergie investigative secondo logiche improntate alla complementarietà degli obiettivi, con la definizione di specifici ambiti di responsabilità. Con l'Autorità giudiziaria esistono rapporti di dipendenza funzionale, in quanto le attività investigative sono sempre incardinate nell'ambito di un procedimento penale e soggette ad autorizzazione. Alla Magistratura, infatti, spetta la direzione delle indagini e con essa intercorrono rapporti nella fissazione degli obiettivi investigativi, quindi nella fase di individuazione degli obiettivi strumentali a contrastare le più gravi manifestazioni criminali del distretto, nella conduzione delle singole indagini circa le scelte investigative nella fase tattica.
  Gli indirizzi che da tempo guidano indagini e manovre investigative dell'Arma, anche a spiccata vocazione internazionale, sono sistematicamente fondati su un doppio piano di intervento: caratterizzato, da un lato, dall'aggressione alle strutture militari per recidere i legami con il territorio (questa è una forma di contrasto alle strutture criminali sul piano organizzativo, quindi appunto militare); e, dall'altro, dalla sottrazione dei patrimoni accumulati e dalla disarticolazione dei meccanismi che permettono di drenare le risorse pubbliche. Tale modo di procedere è frutto della consapevolezza del processo di espansione delle organizzazioni criminali, specialmente di tipo mafioso, che hanno di fatto assunto i tratti di vere e proprie holding criminali, con molteplici interessi leciti e illeciti. E qui faccio riferimento a un concetto che riguarda gli assetti delle organizzazioni mafiose che sono oggi caratterizzati da diversificazione dei settori di intervento, ognuno dei quali è assegnato a diverse responsabilità interne o esterne all'organizzazione, a seconda delle competenze e delle capacità criminali o imprenditoriali.
  Nel rispetto del principio del doppio piano di intervento, le indagini puntano a individuare i cosiddetti centri di gravità, cioè quegli elementi da cui ogni organizzazione trae la capacità di attuare il programma delittuoso, e quindi di carattere strutturale e di carattere economico. Le unità investigative da impiegare nelle indagini complesse o ad alta specializzazione vengono costituite secondo il criterio dei pacchetti di capacità, predisponendo risorse ad hoc con competenze di carattere specialistico settoriale, tratte dai reparti centrali ad alta specializzazione operativa e tecnica anche nel settore telematico, fornendo dotazioni tecnologiche all'avanguardia. Nei pacchetti di capacità potranno confluire, a seconda delle esigenze, le competenze specifiche delle unità forestali, ambientali e agroalimentari, che costituiscono il più grande comparto a livello mondiale a tutela dell'ambiente, nell'ambito del quale operano, tra gli altri, i reparti per la tutela ambientale e la transizione ecologica e quelli per la tutela agroalimentare per lo specifico aspetto delle frodi alimentari e delle sofisticazioni alimentari. Inoltre, potranno confluire negli assetti anche le capacità esprimibili dai reparti per la tutela della salute e del lavoro. Ciò vuol dire che, a seconda dell'obiettivo che ci si prefigge di contrastare, le unità chiamate a farlo vengono formate in maniera modulare prendendo le competenze da più parti.
  A livello internazionale, il ROS, oltre che nelle attività di cooperazione di polizia afferenti a temi di carattere prettamente informativo e investigativo, opera in vari teatri operativi in Africa e Medioriente, nell'ambito della partecipazione dell'Italia al corso globale di mantenimento della pace e costruzione dell'assetto statale dei paesi caratterizzati da instabilità interna e conflitti socio-politici.
  Nell'ambito delle attività di cooperazione internazionale nel settore della difesa, l'impegno del ROS si esplica sul piano operativo e addestrativo con la partecipazionePag. 9 alle missioni di seguito elencate: una missione a carattere operativo, è la MSU KFOR in Kosovo, missione condotta in Pristina (la durata è di sei mesi, che prevede l'impiego nell'assetto della MSU e che fornisce supporto specialistico in materia di analisi criminale); Missione a carattere addestrativo, MIADIT Somalia, cioè missione addestrativa italiana, che si svolge in Gibuti in favore delle forze di sicurezza della Somalia e della Repubblica di Gibuti; MIASIT Libia, missione bilaterale di assistenza e supporto italiana, che si svolge a Tripoli e Misurata, in favore della guardia costiera libica e dell'intelligence militare; MIBIL Libano, missione bilaterali italiana in Libano, che si svolge a Beirut, attraverso un corso di osservazione e controllo nei confronti di attività tecniche clandestine; MIADIT Palestina, missione addestrativa italiana, che si svolge a Gerico, e consiste in un'attività addestrativa in favore delle forze di sicurezza palestinesi.
  Sul piano tecnologico, il Raggruppamento concorre con le altre organizzazioni dell'Arma anche all'attività formativa sul campo a favore di Paesi terzi, o nell'ambito di specifici impegni internazionali, in particolare in ambito UE. La missione Twinning Instrument, a favore della Repubblica della Macedonia del Nord in tema di formazione in materia di digital forensics e una per lo sviluppo di attività formative in favore di Paesi ASEAN, cioè dell'Asia, e della polizia nazionale del Ruanda.
  Il ROS svolge indagini relative ad attentati terroristici e sequestri di persona a scopo di terrorismo perpetrati all'estero, ai danni di connazionali e dei contingenti militari italiani. In tali casi opera su delega della Procura della Repubblica di Roma, competente ai sensi dell'articolo 10, comma 1-bis, del codice di procedura penale, e dell'autorità giudiziaria militare per i reati militari. Le indagini di maggior rilievo – voglio ricordarle – hanno riguardato la prima strage di Nassiriya del 12 novembre 2003, che permettevano di identificare uno degli attentatori grazie alla comparazione del DNA repertato sul posto con l'ausilio del RACIS (il Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche); al sequestro di Giuliana Sgrena, che permettevano di individuare il gruppo di sequestratori composto da soggetti vicini ad Al Qaeda in Iraq, autori anche di altri rapimenti; alla seconda strage di Nassiriya, Iraq, il 27 aprile 2006, che consentivano di ricondurla alla formazione sciita Asab ahl al-haqiq; agli attacchi compiuti contro il contingente italiano in Afghanistan tra il 2006 e il 2015, in particolare quelle relative all'attentato commesso il 5 maggio del 2006 a Kabul, che permettevano di ricondurlo a un gruppo terroristico legato al partito islamico; del 24 novembre 2007, a valle di Pagan, che consentivano di identificare l'attentatore suicida e di ricondurlo ai talebani del gruppo Ez Islami; il 18 gennaio 2011, a Bala Murghab, che consentivano di identificarne l'autore, che era un militare dell'esercito afghano; l'8 giugno 2013 in provincia di Farah, che consentivano di individuare il responsabile in un cittadino afghano reo confesso, tratto in arresto dalle locali autorità di polizia. Al sequestro di Federico Motka in Siria nel 2013, che permettevano di individuare gli autori nei cui confronti veniva emessa un'ordinanza di custodia cautelare dall'Autorità giudiziaria di Roma, per associazione con finalità di terrorismo e sequestro di persona. Al sequestro e omicidio di Giulio Regeni, che permettevano di evidenziare e di individuare le responsabilità di quattro ufficiali superiori della National Security e della polizia del Cairo. Al sequestro di Silvia Romano, in Kenya e Somalia, nel 2018, commesso da un gruppo in contatto con l'organizzazione terroristica somala Al-Shabab, alla quale la giovane veniva consegnata e che ne rivendicava l'azione. All'omicidio dell'ambasciatore Attanasio e del carabiniere Iacovacci, in Congo, il 21 febbraio 2021, nel corso delle quali sono stati svolti approfondimenti in merito ai profili di responsabilità dei funzionari del WFP (World Food Programme) per l'omessa predisposizione di misure di sicurezza.
  Nel contesto delle relazioni internazionali, il ROS ha avviato da tempo una fitta rete di contatti con omologhi stranieri, si tratta di attività tese a sviluppare le capacità professionali del proprio personale attraversoPag. 10 lo scambio del best practice nei settori del contrasto al narcotraffico, alla criminalità organizzata, al terrorismo e nel settore tecnico-informatico, per meglio affrontare le sfide attuali e future del settore della sicurezza.
  È stata quindi garantita la diretta partecipazione ai corsi, tenuti in house, di referenti di forze di polizia straniere. Da ultimo, hanno frequentato i corsi presso la nostra sede personale della polizia federale svizzera, dell'NCIS americana e della gendarmeria della Repubblica di San Marino. Sono attualmente in corso attività di collaborazione con la divisione cyber della gendarmeria nazionale francese in materia di cybercrime investigation, con la polizia giudiziaria olandese e belga sul tema della criptofonia e sulle relative piattaforme criptofoniche, e con la polizia di Dubai negli Emirati Arabi in tema di criptovalute. Per contro, personale del ROS, tra aprile e giugno del 2022, ha preso parte a un corso tenutosi a Quantico negli Stati Uniti, presso l'Accademia nazionale dell'FBA, in materia di contrasto al terrorismo internazionale, criminalità organizzata transnazionale, gestione delle crisi negoziali, attività di negoziazione con criminali, attività di profiling in caso di delitti seriali e psicologia della leadership.
  La citata formazione specialistica viene integrata dalla costante partecipazione a meeting internazionali su tematiche criminali di interesse, attività queste rientranti nel più ampio contesto della diplomazia della difesa, che contribuiscono a migliorare e rafforzare le relazioni tra l'Italia e i propri partner internazionali, e a diffondere a omologhi uffici di polizia valori e cultura professionale seguiti e maturati dall'Arma in oltre duecento anni di storia. Il tutto nell'ottica di semplificare il dialogo e favorire proficue forme di cooperazione, nel comune intento del contrasto alle più gravi forme di criminalità.
  Mi avvio alla conclusione. Lo sviluppo tecnologico costituisce uno dei principali fattori per contrastare attualmente ogni forma di criminalità e operare più specificamente nell'ambito dello spazio cibernetico.
  La funzione tecnica, della quale ho parlato in precedenza e che assolve il citato impegno sotto il profilo tecnico, a livello centrale è garantita dai due reparti centrali, il reparto indagini tecniche e il reparto indagini telematiche, mentre a livello periferico è garantita da aliquote dedicate. In tale quadro risulta attualmente determinante il presidio dello spazio virtuale declinato come cyber defense e cyber security; il contrasto alla nuova dimensione economico-finanziaria delle organizzazioni criminali, attraverso l'utilizzo delle piattaforme informatiche; il monitoraggio della minaccia eversiva terroristica, attraverso l'analisi congiunta della produzione documentale e della messaggistica d'area, anche attraverso applicativi di intelligenza artificiale; l'attenzione alla comunicazione sviluppata sulle piattaforme social e sui siti web.
  Il perseguimento delle indicate missioni tecnico-operative richiede che le componenti a essi deputate siano mantenute in una condizione di costante approntamento, ovvero di costante prontezza operativa massima, che potrà essere garantita solo con sistematico aggiornamento tecnologico e con la presenza di risorse personali altamente qualificate.
  Per rimanere aderenti all'evoluzione tecnologica il Comando generale dell'Arma sta avviando un piano straordinario di finanziamento pluriennale denominato «ROS Futuro», dedicato in via esclusiva al comparto investigativo, che consenta di intraprendere un percorso di ammodernamento strategico funzionale ad affrontare l'evoluzione tecnologica in atto per il quinquennio 2023-2028.
  La compiuta realizzazione di un tale progetto deve necessariamente prevedere un'attenta valutazione delle risorse umane, senza la quale il notevole sforzo profuso dall'istituzione si rivelerebbe una sterile acquisizione di tecnologia. È richiesto personale dotato di una forte componente motivazionale, affiancata al possesso di una formazione accademica ad alta specializzazione, mantenuta costantemente aggiornata mediante mirati percorsi di studio, anche di livello universitario, frequenti contattiPag. 11 con fornitori di tecnologia e confronto con i collaterali organi di polizia nazionale e internazionale.
  Tali competenze specialistiche possono essere acquisite anche attraverso l'istituto della riserva selezionata, che garantisce risorse da impiegare su specifici progetti di ricerca e sviluppo tecnologico nei settori di maggiore complessità e ritenuti di valenza strategica. In proposito, sarebbe auspicabile un intervento legislativo correttivo che possa consentire di prevedere un più ampio ricorso allo specifico istituto e per tempi di permanenza nell'Arma significativamente più lunghi di quelli attualmente previsti (che oggi sono limitati a 36 mesi compreso il corso di formazione), sicuramente molto limitativi sia per la complessità dei progetti da portare a termine sia per i tempi necessari per l'acquisizione delle specifiche competenze tecnico-operative, proprie dei reparti a spiccata connotazione investigativa.
  Nel settore della ricerca e sviluppo sono state avviate mirate collaborazioni con diversi atenei e centri di ricerca. Particolare importanza viene riposta al percorso di formazione successiva del personale del ROS, sia per la formazione in ingresso, attraverso i corsi per operatori anticrimine e per ufficiale in ingresso al Raggruppamento, sia per la formazione specialistica con i corsi tenuti presso l'Istituto superiore di tecniche investigative, addetti alle indagini patrimoniali e telematiche, a supporto tecnologico, alle analisi operativi e a quella sul traffico telefonico pregresso, contrasto alla corruzione ed altri, nonché altre strutture istituzionali esterne come corsi CEPOL, corsi per responsabili delle unità specializzate antidroga, per agenti sotto copertura, per analisti interforze presso il Centro interforze intelligence e guerra elettronica (CIFI/GE) ed altri ancora.
  Grazie della vostra attenzione, io ho concluso la mia relazione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Generale, per la interessante relazione.
  Passiamo adesso agli interventi dei colleghi. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Carrà. Prego.

  ANASTASIO CARRÀ. Buongiorno Generale, buongiorno Colonnello Piccoli.
  Oggi sono particolarmente contento e, oltre a una particolare commozione, provo anche orgoglio personale avendo indossato l'uniforme per circa 38 anni, quindi capisce cosa sento quando parlo di ROS o di carabinieri.
  Rinnovo la mia profonda gratitudine e mi congratulo con tutti gli uomini e le donne del ROS per l'arresto del noto latitante Matteo Messina Denaro. Mi permetto anche di dire, essendo stato un addetto ai lavori, che per me ha un'importanza ancora più grande perché è stata condotta in maniera esemplare, senza l'aiuto di nessun collaboratore di giustizia come in questi casi particolari molte volte accade. Quindi, complimenti ancora e congratulazioni da parte di tutti quanti noi.
  Io avevo qualche domanda da fare avendo ascoltato con attenzione la sua relazione, che è stata illustrata in maniera eccellente, esimio Generale, in particolare con riferimento alla criptofonia. Quando nella sua relazione ha parlato di criptofonia, che è lo strumento più all'avanguardia per rendere sicure le comunicazioni soprattutto di narcos e di boss di carattere anche internazionale, ci troviamo di fronte a situazioni che rendono impossibile individuare i responsabili di un crimine oppure esiste la possibilità di realizzare un efficace contrasto a questa tecnologia?
  Poi, considerato che da sempre l'Arma è insieme di tradizione e innovazione, quanto è importante per il ROS il settore tecnologico, in questo connubio, e quale attenzione viene data e come si assicura il potenziamento di questo settore?
  Infine volevo fare un cenno anche a quelle che sono le figure professionali della riserve selezionate. Noi abbiamo avuto modo di conoscere quanto importanti siano queste diverse figure. È possibile intravederne uno specifico ambito di applicazione nello specifico settore delle investigazioni, e se è possibile quale?
  Io con questo ho concluso, non rubo altro tempo, anche perché ci sono gli altri colleghi che devono intervenire. Grazie ancora per tutto quello che fate nella quotidianità,Pag. 12 a difesa del territorio e soprattutto per contrastare e combattere efficacemente le varie organizzazioni criminali, come Mafia, Camorra, 'ndrangheta e Sacra Corona Unita. Grazie ancora, signor Generale.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Carrà. La parola adesso all'onorevole Malaguti.

  MAURO MALAGUTI. Grazie presidente. Volevo ringraziare anch'io il Generale e gli alti ufficiali che lo accompagnano, per la loro presenza questa mattina. A mia volta, mi ha appena anticipato il collega Carrà, volevo fare le congratulazioni per l'importantissimo arresto di Messina Denaro, il boss mafioso latitante, che credo abbia dato un colpo ferale alla Mafia siciliana.
  Le mie domande sono queste.
  Il ROS, penso, è composto da circa un migliaio di agenti. Vista la complessità dei fronti in cui si misura e le nuove mafie, come la mafia nigeriana e le altre mafie che stanno ormai insediandosi nel nostro Paese, ritiene che l'organico sia sufficiente o che invece sia da potenziare?
  La seconda domanda. Abbiamo letto sui giornali del caso Cospito, un rigurgito di attacchi verbali anche violenti da parte degli anarchici, con minacce neanche tanto ventilate di ricorso alla lotta armata: vorrei chiedere se secondo Lei è concreta questa possibilità di un nuovo terrorismo politico oppure se possiamo stare abbastanza tranquilli? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. La parola all'onorevole Bagnasco.

  ROBERTO BAGNASCO. Ovviamente grazie Generale e grazie Colonnello, per la vostra presenza e per quello che rappresentate e ancora di più, se mi consentite, per quello che rappresentate, per quello che fate, che state facendo e soprattutto per quello che farete in un prossimo futuro, che credo vi vedrà come sempre impegnati in prima linea.
  Ho ascoltato tutto con grande interesse e devo dire che, da profano, non posso che complimentarmi di queste investigazioni, perché a quanto risulta (non a me, ma in generale a tutti) il vostro impianto investigativo è all'avanguardia internazionale e di questa vostra capacità, anche se con poco merito, siamo orgogliosi.
  Ho ascoltato tutto e vorrei fare una domanda, anche se vi faccio innanzitutto le più sincere congratulazioni. Quello che chiedo – e spero che il Generale mi possa rispondere – è che cosa manca in questo momento per fare un ulteriore salto di qualità; vorrei sapere quale sarebbe un desiderio del comandante e dei dirigenti del ROS. State facendo benissimo e voi sicuramente volete fare ancora di più, dunque, di cosa avete realmente bisogno in maniera fondamentale, perché bisogna sempre tendere al meglio. Certamente sono tante le cose che vorreste avere, ma se doveste fare una scelta io credo che sarebbe molto importante se anche questa Commissione sapesse quello che il ROS desidera per poter lavorare di più e meglio nell'interesse del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Fassino.

  PIERO FASSINO. Anch'io ringrazio il Generale ed esprimo apprezzamento per tutta l'attività che i ROS stanno sviluppando.
  Avrei due domande in particolare. Ovviamente il ROS, come Lei ha riferito, oltre che essere uno strumento decisivo di contrasto alla criminalità organizzata, all'inizio nasce per contrastare il terrorismo: 1974, Dalla Chiesa, io in quegli anni ero a Torino ricordo bene tutte queste vicende e lei ha nella parte finale della sua relazione, dato un quadro dell'operatività dei ROS sul piano internazionale che operano essenzialmente su Paesi che sono investiti da una attività di natura terroristica.
  Allora io volevo chiedere, nel limite in cui lei può rispondere naturalmente sapendo che l'attività che voi fate è coperta da riservatezza, come valuta lo stato di attività del terrorismo interno in Italia oggi. In buona misura è stato del tutto smantellato ma naturalmente è un fenomeno che può sempre riemergere quindi sapere qual è lo stato, sulla base delle vostre informazioniPag. 13 e conoscenze, di un'attività terroristica interna.
  Seconda questione. Mi riferisco a una dichiarazione che ha fatto ieri, che sta su tutti i giornali, il Ministro Crosetto circa il fatto che a flussi migratori ingenti non sarebbero estranee attività esterne internazionali vuoi del gruppo Wagner vuoi di organizzazioni terroristiche islamiche, eccetera. Quindi qual è la percezione che voi avete di questo fenomeno e se dietro questi flussi noi possiamo individuare quali attività internazionali sia che siano di gruppi organizzati come Wagner, sia che siano invece frutto di gruppi terroristici. Noi sappiamo qual è la presenza nel Sahel della jihad islamica che attraversa sostanzialmente tutti i principali Paesi della regione e come, dopo la sconfitta in Siria e in Iraq, l'Isis si sia spostata molto nel Sahel, e quindi come valutate lo scenario in questo momento. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola all'onorevole Caré.

  NICOLA CARÈ. Grazie presidente.
  Generale, io mi associo a tutti i miei colleghi e faccio anch'io i complimenti e le congratulazioni al gruppo non soltanto per il grande lavoro che state svolgendo, ma anche per l'impegno, il cuore, la forza di tutti i carabinieri, dalle donne agli uomini. Io, essendo stato eletto nella circoscrizione estero, ho avuto modo di conoscere un po' la vostra attività quando facevate delle investigazioni, soprattutto presso le ambasciate, e quindi debbo veramente congratularmi per gli uomini che avete all'estero. Ho avuto modo anche di vedere i carabinieri del reparto a Gibuti quando addestravano la polizia somala: congratulazioni ancora.
  Lei ha parlato di terrorismo ma, soprattutto, dei problemi legati all'informatica e alle piattaforme tecnologiche. Sappiamo benissimo, e lei lo ha sottolineato in un paio di occasioni, che uno di questi problemi riguarda i tempi lunghi che occorrono per la formazione di quelli che poi devono operare nel campo della cyber security per contrastare il terrorismo e i crimini informatici. Noi sappiamo benissimo quali problematiche esistono sulla rete: il riciclaggio attraverso l'utilizzazione di criptovalute, ricatti a sfondo sessuale, ma soprattutto il traffico delle armi, il traffico di esplosivi, di droga. Io sono al corrente che ci sono quattro divisioni nel vostro settore, che stanno operando molto bene, ma so anche che nel settore informatico, nel settore hacking, nel settore della cyber security, serve sempre un percorso di aggiornamento. Volevo chiedervi, al riguardo, come procede il confronto con tutte le altre istituzioni di polizia internazionale. È vero che è auspicabile avere tempi più lunghi, ma è anche auspicabile avere un percorso di rinnovamento formativo ogni sei/otto mesi. Io mi chiedevo, e questa è la domanda, che cosa possiamo fare noi a livello legislativo per far sì che moltissime persone comuni, soprattutto le povere persone anziane, non siano più soggette a crimini informatici. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Ha chiesto di intervenire in videocollegamento l'onorevole Pellegrini.
  Prego onorevole.

  MARCO PELLEGRINI, in videoconferenza. Grazie presidente.
  Io sono veramente dispiaciuto di non essere lì con voi, ma ho un impegno contemporaneo che me lo ha impedito. Quindi chiedo scusa a tutti voi e al Generale.
  Ci tenevo tantissimo a congratularmi con il Generale per la ricca, approfondita e molto interessante relazione che ha fatto e mi associo anche ai complimenti e alle congratulazioni che hanno già fatto i colleghi che mi hanno preceduto, in merito al più recente arresto del latitante Messina Denaro. Voi siete un baluardo per la legalità nel nostro Paese, quindi vi faccio, a nome mio e a nome del Movimento 5 Stelle, davvero i complimenti.

  PRESIDENTE. Abbiamo l'ultimo intervento, l'onorevole Maiorano.

  GIOVANNI MAIORANO. Grazie presidente. Grazie e buongiorno signor Generale.Pag. 14
  Io, ovviamente a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, mi associo alle congratulazioni e ringraziamenti che facciamo a Lei, ai suoi diretti collaboratori e a tutti gli uomini del ROS. Lo dico da appartenente alla Polizia di Stato, quindi, so più o meno di cosa parliamo.
  Ovviamente il ROS è un fiore all'occhiello della nostra nazione e riveste quel fascino che molti vedono magari nelle fiction televisive, ma poi dietro queste notizie che ogni tanto abbiamo il piacere di ascoltare come quella dell'arresto del latitante, dobbiamo riconoscere e riconosciamo quanto sacrificio c'è nelle famiglie, negli uomini da voi diretti, perché dietro ogni operazione c'è il frutto di anni di lavoro. Quindi, sappiamo – con la tecnologia che si evolve sempre di più – quanto sia importante il lavoro che poi rivestono persone, ufficiali come quelli seduti al suo fianco.
  Io avrei bisogno di un piccolo chiarimento, non perché Lei non è stato chiaro ma perché forse sto facendo confusione io. Parlando della riserva selezionata ho sentito parlare di un adeguamento normativo. Potrebbe essere più chiaro? Esiste già una bozza di proposta che noi potremmo valutare e cercare di lavorarci su come Commissione? Grazie.

  PRESIDENTE, Grazie. Se non ci sono altre richieste di intervento darei la parola al Generale Angelosanto per poter rispondere alle vostre domande. Prego Generale.

  PASQUALE ANGELOSANTO, Comandante Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri (ROS). Grazie a tutti. Io mi sono annotato le domande, quindi procedo. Alcune cose possono essere approfondite, altre necessariamente devo trattarle in maniera sintetica se ci riesco, perché sono tantissimi gli argomenti, le richieste che mi sono state poste.
  Parto in ordine di domande. Onorevole Carrà, le piattaforme di criptofonia sono piattaforme di comunicazione ritenute sicure, ma per chi? Sono concepite come se dovessero essere destinate ad un uso militare e, comunque, per tutelare fortemente la privacy. Quindi a tutela dell'utente perché utilizzano un sistema di crittografia avanzata, si poggiano su strumenti e su dispositivi – i device – customizzati proprio per la specifica esigenza. Quindi si tratta di apparati acquistati nel libero commercio e successivamente riconfigurati, per l'utilizzo appunto in maniera protetta. Sono sistemi privi delle funzionalità che hanno i normali telefoni, quindi utilizzano, per esempio, delle SIM solo per il traffico dati, non vocali (in genere sono SIM acquistate o distribuite all'estero) o non hanno i sistemi di localizzazione (il cosiddetto Gps) per cui si sottraggono a quella attività investigativa che consente di localizzare il telefonino. Sono piattaforme proprietarie, cioè sono costruite e diffuse da società che producono appunto i software.
  Perché si sono resi strumenti in mano alla criminalità? Perché, benché siano dispositivi di per sé legali (la tutela della riservatezza è una tutela che ha protezione di legge) le modalità di vendita di questi apparati evidenziano una vocazione naturale all'uso illegale. Infatti, la commercializzazione, da quelle che sono le risultanze investigative, è sempre ad opera di strutture legate alla criminalità organizzata, oppure la vendita di questi di questi telefonini è effettuata attraverso reti di rivenditori che sono a volte gestiti dagli stessi gruppi criminali. Quindi, la destinazione alla criminalità organizzata è una destinazione che deriva proprio dal tipo di commercializzazione che hanno questi telefonini, che non sono di facile reperibilità. Poi anche le modalità di pagamento per mascherare ancora di più l'acquisto di questi telefonini avvengono, e sono riscontri investigativi, per esempio con cripto valute oppure con bonifici su IBAN di banche extra europee, IBAN che vengono indicati attraverso un contatto sicuro e collaudato. Da queste cose che ho detto deriva una illiceità del business, dell'affare. Dalle indagini poi è emerso un uso diffuso all'interno della criminalità. Vorrei ricordare che pur avendo avuto evidenza in molte indagini dell'uso di questi criptotelefoni (che praticamente si sottraggono a qualsiasi tipo di controllo e quindi rendono impossibile l'intercettazione telefonica e l'acquisizione delle prove) Pag. 15pur conoscendo questi sistemi, soltanto attraverso attività investigative condotte all'estero e da noi recepite e utilizzate si è avuto contezza della loro diffusione. La prima, inquadrata in un'operazione chiamata Emma 95 che fa riferimento ad un'attività della Gendarmeria Nazionale francese, aveva individuato circa 70 mila dispositivi EncroChat e di questi 70 mila dispositivi sparsi nel mondo 4.500 erano stanziali sul territorio italiano, quindi utilizzati in Italia. In un'altra operazione, fatta attraverso una collaborazione quadrilaterale tra noi, i francesi, i belgi e gli olandesi, sono stati individuati 140 mila dispositivi Sky-ECC di cui almeno 12/15 mila erano stanziati in Italia. Le attività investigative hanno consentito di acquisire ex post le chat e, quindi, i contenuti delle comunicazioni, per cui la verifica della illiceità della comunicazione è avvenuta dopo, non durante il loro utilizzo, perché queste forze di polizia straniere che ho citato sono state in grado o di sequestrare i server o di entrare nei server dislocati sul loro territorio (quindi per noi all'estero, ma per loro sul loro territorio) e sono stati acquisiti i dati di questo traffico. Perciò è stata una ricostruzione successiva molto complessa e difficile perché le utenze telefoniche non hanno intestatari. Le utenze telefoniche sono indicate semplicemente da un numero identificativo elettronico (non dal numero dell'utenza) la cui attribuzione al soggetto è di enorme difficoltà e alla quale si perviene attraverso un percorso investigativo piuttosto difficile. Però, quando sono stati attribuiti i messaggi ai singoli soggetti da noi indagati, ovviamente è stata acquisita la prova secondo quella procedura di cui ho parlato nel corso della mia relazione. In questi casi i criptotelefonini erano utilizzati da appartenenti alla criminalità organizzata mafiosa, soprattutto calabresi, ma anche siciliani e, quindi, faccio riferimento alla 'ndrangheta, a Cosa nostra e ad altre formazioni criminali che ci hanno consentito anche di localizzare latitanti all'estero perché, nella ritenuta impenetrabilità del sistema crittografato, le comunicazioni erano abbastanza in chiaro. C'erano trasmissioni di foto, di documenti, foto di denari, oppure individuazione di luoghi dove poter reperire armi o grandi quantità di sostanze stupefacenti.
  Come facciamo noi a renderci conto di questo? Ci rendiamo conto di questo perché il telefono criptato o il sistema di criptazione adottato deve comunque appoggiarsi sulla rete di telefonia mobile e, quindi, su un gestore italiano. Ma si appoggia semplicemente, quindi non utilizza quella rete, per cui da qui, attraverso un complesso sistema di individuazione che si ottiene attraverso i decreti della magistratura e la collaborazione dei gestori di telefonia, si riescono a individuare queste reti di criptofonia.
  La difficoltà sta poi anche nell'utilizzo di questo materiale, perché? Perché, come ho detto prima c'è stata una dibattuta questione sulla possibilità di introdurlo nel procedimento penale, però fino ad adesso la giurisprudenza di merito e di legittimità consente l'acquisizione di questi dati di traffico e di questi elementi derivati dalla messaggistica come documenti all'interno del procedimento penale. Quindi questo è un po' il quadro di situazione. Noi continuiamo a lavorare con le polizie straniere che, devo riconoscere, hanno delle strutture in questo settore molto avanzate perché hanno iniziato ad investire negli anni passati e si sono trovate in grado di fronteggiare la situazione. Lo scambio con noi è uno scambio continuo e noi facciamo parte di diversi gruppi di lavoro con le polizie straniere proprio per individuare l'uso di questi criptotelefoni.
  Se è stata soddisfacente la mia risposta, passo al settore tecnologico. Quali sono i settori, e qua forse posso anticipare anche qualche altra domanda, nei quali è maggiormente sentita l'esigenza di potenziamento tecnologico? Dico questo perché, faccio una premessa che si poggia anche su quello che ho detto poco fa, l'uso dei criptotelefoni da parte della criminalità organizzata è una evoluzione della modalità operativa della criminalità, quindi la struttura chiamata a contrastare la criminalità deve evolversi di pari passo perché altrimenti si corre il rischio di essere tagliati fuori.Pag. 16
  In questo aspetto delle intercettazioni la constatazione che è stata fatta, già da diversi anni, è che non c'era più un flusso di comunicazioni intercettato, per esempio, nel grande traffico internazionale di stupefacenti. C'era silenzio, non c'erano più attività di intercettazione. Allora questo era già un primo segnale, un primo allarme che ci ha portato a concludere che i canali erano diversi, perché erano quelli della criptotelefonia. Quindi, la criminalità si evolve e la struttura chiamata a contrastare la criminalità deve al tempo stesso evolvere attraverso le dotazioni tecnologiche.
  Sono i settori nei quali bisogna puntare? Innanzitutto quello della telefonia e delle reti telefoniche, e quando dico questo faccio riferimento a tutte quelle che sono le possibilità della polizia giudiziaria di poter intercettare, perché l'intercettazione delle comunicazioni nei contesti mafiosi di criminalità organizzata e terrorismo sono fondamentali; senza questo strumento, che è importantissimo, non si riesce a progredire. Tuttavia vorrei precisare che l'intercettazione non è soltanto l'intercettazione di una comunicazione verbale; l'intercettazione dà delle indicazioni sulle relazioni che ci sono tra le persone e consente anche l'intercettazione della messaggistica, il posizionamento del telefono, l'individuazione di tanti altri sistemi di comunicazione come quelli che ci sono oggi sono sul traffico dati, sulla messaggistica end to end, quindi quelle comunemente utilizzate e sono diffusissime.
  Quindi intercettare è un termine che racchiude tante attività tecniche. Poi i sistemi di analisi dei traffici telefonici, perché oggi noi abbiamo a che fare con i cosiddetti Big Data, cioè abbiamo a che fare con una mole enorme di dati che non si riesce ad esaminare sufficientemente e in maniera esplicativa se non con l'utilizzo di sofisticati strumenti di analisi, che sono strumenti di analisi che consentono di mettere in relazione tanti dati provenienti da tante fonti. Se noi pensiamo a cosa succede quando si perviene al sequestro di un telefonino sottratto ad un narcotrafficante, o quando abbiamo invece di un telefonino più telefonini, più dispositivi, più apparati e ognuno di questi ha una memoria, ognuno di questi ha un traffico dati; ecco parliamo di milioni e milioni, se non di miliardi di dati che devono essere esaminati nell'ambito di una singola attività di indagine. Quindi la polizia giudiziaria evoluta, avanzata, deve dotarsi di questi strumenti.
  L'altro settore è la sorveglianza audio-video anche a grandi distanze e in campo aperto per quelle che sono le attività di controllo delle dinamiche criminali. Noi riusciamo a documentare i contatti attraverso osservazione a distanza. Per esempio oggi utilizziamo, in seguito ad acquisizioni specifiche e a corsi formativi, anche l'osservazione con i droni utilizzati nell'ambito delle autorizzazioni concesse dalle autorità competenti. Poi abbiamo i sistemi che ci consentono di profilare il comportamento di soggetti che navigano in rete sia nella parte aperta, che poi è la punta dell'iceberg, sia in quella coperta, in quella nascosta, per capire con chi abbiamo a che fare. La profilazione è importante perché ci consente di avviare le indagini mirate per condotte e attività delittuose che si definiscono e si consumano all'interno del cosiddetto dark web anche in un grande mare di comportamenti anomali. Oppure le intercettazioni telematiche passive e attive, e quindi l'uso dei cosiddetti trojan e, quindi, l'uso di strumenti (sempre ovviamente nell'ambito delle autorizzazioni concesse e nei limiti consentiti dalla legge) per intercettare le comunicazioni, oppure l'intercettazione delle comunicazioni criptate.
  Per ultimo, una frontiera del potenziamento è quella dell'applicazione dell'intelligenza artificiale a supporto dell'analista e dell'investigatore, cioè l'uso di strumenti che consentano di aiutare l'operatore. Quindi non è che viene demandata l'attività di analisi, per esempio quando si tratta di esaminare migliaia e migliaia di ore di filmati, oppure si tratta di esaminare migliaia e migliaia di ore di controllo delle telecamere in un centro abitato per risalire a una condotta delittuosa grave. Ecco in quel caso non c'è nessuna mente umana che può esaminare tutto, e allora l'intelligenza artificiale serve per selezionare queste attività. Oppure quella di estrarre significatiPag. 17 da un insieme di dati che l'operatore non riuscirebbe a fare se non dopo moltissimo tempo. Però il potenziamento tecnologico senza la preparazione, la formazione del personale diventa qualche cosa che rende efficiente il reparto ma non lo rende efficace, cioè non lo rende in grado di poter perseguire l'obiettivo perché il potenziamento si accompagna sempre alla risorsa umana che deve essere altamente qualificata. È un discorso che vale in tutti i settori: l'autovettura sofisticata ha bisogno di un pilota che sia in grado di poterla condurre, così come l'aereo eccetera. Quindi tutte queste attività possono essere fatte e portate avanti se disponiamo di personale qualificato.

  PRESIDENTE. Generale, purtroppo tra poco cominciano i lavori d'Aula. Se vuole concludere rapidamente oppure aggiorniamo i nostri lavori.

  PASQUALE ANGELOSANTO, Comandante Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri (ROS). Potrei finire di rispondere a questa domanda sulla riserva selezionata e poi, non so, posso tornare in questa sede per rispondere alle altre domande.

  PRESIDENTE. Sul resto avremo sicuramente un'altra occasione di confronto o può anche mandare per iscritto ai colleghi eventuali chiarimenti. Abbiamo l'Aula che comincia alle 10, quindi fra due minuti, dobbiamo interrompere la seduta.

  PASQUALE ANGELOSANTO, Comandante Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei carabinieri (ROS). Volevo soltanto parlare molto rapidamente della riserva selezionata, perché l'Arma dei carabinieri dal 2016 si avvale dell'apporto professionale di risorse molto qualificate. In genere parliamo di laureati, di ricercatori universitari, di professionisti affermati in diversi settori. Per quello che mi riguarda, quindi per quello che riguarda il raggruppamento, le attenzioni sono state rivolte soprattutto al comparto tecnico con anche una risorsa acquisita di analista avanzato, però i settori nei quali noi siamo maggiormente interessati sono il settore delle indagini tecniche, quindi ingegneria elettronica, ingegneria informatica, oppure ingegneria delle telecomunicazioni o laurea in telecomunicazioni, ingegneria del software, quindi tutto questo comparto.
  Negli anni, dal 2016, abbiamo avuto sette ufficiali della riserva selezionata nei vari gradi, che vengono attribuiti a seconda dell'età e del livello accademico dei titoli posseduti, quasi tutti laureati in Ingegneria informatica e Ingegneria gestionale.
  Il punto che io avevo interesse a segnalare è che questo periodo di permanenza in servizio è troppo breve perché si parla di 36 mesi nel massimo e questo ovviamente fa riferimento ai bilanci che l'istituzione ha e, quindi, alla capacità di poter arruolare riserva selezionata per un periodo che a volte è breve. Quindi massimo tre anni, ma abbiamo avuto ufficiali anche per un solo anno, poi li abbiamo richiamati, perché il bilancio di quell'anno non consentiva di poter continuare.
  L'auspicio è quello di avere una maggiore risorsa su questo settore e poi di prevedere normativamente che il periodo sia più lungo di 36 mesi, perché molta parte del tempo deve essere dedicata alla formazione anche operativa. Quindi non basta avere l'ingegnere; l'ingegnere deve formarsi perché la riserva selezionata per noi ha una finalità importante, quella di assegnare a questa professionalità elevata un obiettivo che può essere un obiettivo di studio. Per esempio, studiare la pedofilia, oppure studiare i sistemi di analisi e così via. Quindi la riserva selezionata è un apporto di qualificazione professionale della quale l'Arma non ha disponibilità e che vanno cercate all'esterno.

  PRESIDENTE. Grazie Generale Angelosanto per questa importante occasione di confronto. Ringrazio i colleghi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.55.