XIX Legislatura

I Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 1 marzo 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Pagano Nazario , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, sulle linee programmatiche del dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Pagano Nazario , Presidente ... 3 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 3 
Pagano Nazario , Presidente ... 14 
Magi Riccardo (Misto-+Europa)  ... 14 
Pagano Nazario , Presidente ... 16 
Zaratti Filiberto (AVS)  ... 16 
Pagano Nazario , Presidente ... 17 
Colucci Alfonso (M5S)  ... 17 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 18 
Colucci Alfonso (M5S)  ... 18 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 18 
Colucci Alfonso (M5S)  ... 18 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 18 
Auriemma Carmela (M5S)  ... 18 
Colucci Alfonso (M5S)  ... 18 
Pagano Nazario , Presidente ... 18 
Colucci Alfonso (M5S)  ... 18 
Pagano Nazario , Presidente ... 18 
Colucci Alfonso (M5S)  ... 18 
Pagano Nazario , Presidente ... 18 
Ziello Edoardo (LEGA)  ... 18 
Pagano Nazario , Presidente ... 20 
Schlein Elly (PD-IDP)  ... 20 
Pagano Nazario , Presidente ... 21 
Urzì Alessandro (FDI)  ... 21 
Pagano Nazario , Presidente ... 23 
Russo Paolo Emilio (FI-PPE)  ... 23 
Pagano Nazario , Presidente ... 23 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 23 
Zaratti Filiberto (AVS)  ... 24 
Pagano Nazario , Presidente ... 24 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 24 
Magi Riccardo (Misto-+Europa)  ... 25 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 25 
Magi Riccardo (Misto-+Europa)  ... 26 
Pagano Nazario , Presidente ... 26 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 26 
Pagano Nazario , Presidente ... 28 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 28 
Pagano Nazario , Presidente ... 28 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 28 
Pagano Nazario , Presidente ... 28 
Schlein Elly (PD-IDP)  ... 29 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 29 
Pagano Nazario , Presidente ... 30 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 30 
Piantedosi Matteo , Ministro dell'interno ... 30 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 30 
Pagano Nazario , Presidente ... 30 
Provenzano Giuseppe (PD-IDP)  ... 30 
Pagano Nazario , Presidente ... 30 
Iezzi Igor (LEGA)  ... 30 
Pagano Nazario , Presidente ... 31

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
NAZARIO PAGANO

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la resocontazione stenografica e attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, sulle linee programmatiche del dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione sulle linee programmatiche del Ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, che saluto.
  Avverto che i deputati possono partecipare in videoconferenza alla seduta odierna, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il regolamento.
  Comunico infine che, al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori, dopo l'intervento del Ministro, secondo quanto convenuto nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ciascun gruppo potrà intervenire per cinque minuti, suddividendo eventualmente il tempo a propria disposizione tra più oratori. Sulla base del tempo disponibile, si valuterà se procedere prima della replica del Ministro allo svolgimento di ulteriori interventi. Invito pertanto i gruppi, che non l'avessero già fatto, a far pervenire le richieste di iscrizione a parlare.
  Nel ringraziare il Ministro Matteo Piantedosi per la sua disponibilità, gli cedo la parola. Prego Ministro, a lei la parola, e grazie di essere qui.

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Grazie Presidente e grazie onorevoli deputati e deputate.
  Rivolgo innanzitutto il mio saluto e il mio ringraziamento al presidente Pagano e a tutti i componenti di questa Commissione, per l'opportunità che mi è stata data di illustrare le linee programmatiche che intendo seguire nell'esercizio della funzione di Ministro dell'interno.
  Per evidenti motivi, il mio intervento di oggi, di fronte a questa Commissione, riprenderà le linee programmatiche da me esposte ieri al Senato, pur con gli aggiornamenti connessi all'evoluzione della situazione riguardante il tragico naufragio avvenuto domenica scorsa nelle acque antistanti Cutro.
  Gli ultimi aggiornamenti che giungono dalla prefettura di Crotone portano il numero delle vittime a 67, di cui 15 sicuramente minori, mentre i superstiti restano 80.
  Il dispositivo di ricerca e soccorso in mare, immediatamente attivato nell'occasione, sta interessando i reparti specialistici della Guardia costiera, della Guardia di finanza e dei Vigili del fuoco, secondo uno schema operativo integrato che prevede il dispiegamento di unità navali, aeree e terrestri. Sono anche impegnati operatori della Protezione civile regionale insieme a militari dei Carabinieri.
  Appena appresa la notizia del naufragio, domenica scorsa, ho ritenuto doveroso recarmi a Cutro per testimoniare il cordoglio per le vittime e la vicinanza ai superstiti, a nome mio e di tutto il Governo. In quell'occasione ho anche espresso solidarietàPag. 4 alle comunità e agli amministratori locali che stanno affrontando questa ennesima tragedia del mare e ho ringraziato, a nome del Governo, tutti i responsabili delle forze statali e territoriali impegnate nelle operazioni di soccorso.
  I fatti sono risaputi, ma sono questi insomma: intorno alle ore 5 dello scorso 26 febbraio, un'imbarcazione in legno – tipo caicco – sovraccarica di migranti a bordo è naufragata a causa delle proibitive condizioni del mare in località Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Dalle prime informazioni acquisite dai superstiti, risulta che l'imbarcazione era presumibilmente condotta – anche questo dato è aggiornato rispetto a ieri – da quattro scafisti, tutti già individuati e sottoposti a fermo, e avrebbe trasportato oltre 120 persone. Le indagini da parte dell'autorità giudiziaria sono in corso e una prima ipotesi ricostruttiva collega il naufragio all'incagliamento dell'imbarcazione su una secca distante un centinaio di metri dalla battigia. La stessa imbarcazione poi si sarebbe violentemente infranta sugli scogli. La vicenda, come è altrettanto noto, è all'esame della Procura della Repubblica di Crotone, che ne approfondirà tutti gli aspetti penalmente rilevanti.
  Sui fatti in questione è già stata formalizzata da vari gruppi parlamentari la richiesta al Governo di svolgere un'informativa urgente al Parlamento; in quella sede potrà essere ovviamente illustrata meglio ogni possibile ricostruzione dei fatti, in termini più compiuti, e sempre nel rispetto delle indagini giudiziarie in corso.
  Tuttavia, in attesa comunque di acquisire dagli apparati dello Stato coinvolti un quadro completo di conoscenza, ritengo di poter evidenziare alcuni aspetti significativi.
  L'assetto aereo Frontex, che per primo ha individuato l'imbarcazione dopo le ore 22 del 25 febbraio, a 40 miglia nautiche dall'Italia, non aveva segnalato una situazione di pericolo, o meglio, come si dice in gergo, di distress a bordo, evidenziando la presenza di una persona sopra coperta e di altre persone sotto coperta e una buona galleggiabilità dell'imbarcazione.
  Un altro elemento caratterizzante la dinamica dei fatti sono state sicuramente le condizioni meteo-marine, che in quel quadrante sono divenute, con il trascorrere delle ore, particolarmente avverse.
  Aggiungo che le attività da parte degli apparati dello Stato, che conseguono a eventi di questo genere, devono tenere conto di determinati presupposti e conformarsi alle regole tecniche previste in materia, tra le quali rientrano anche quelle di salvaguardia degli equipaggi a bordo dei propri assetti. Sono apparati dello Stato che, credo, meritino il rispetto e la riconoscenza di tutti, per la professionalità e la vocazione che profondono nei compiti d'istituto. E su questo, solo per dare un dato, dal 22 ottobre 2022 al 27 febbraio di quest'anno gli eventi SAR da loro gestiti sono stati 453, mettendo in salvo 27.457 persone. Queste sono le operazioni di search and rescue operate dalle nostre strutture dello Stato.
  Quella di Cutro è una tragedia che ci addolora profondamente e interpella le nostre coscienze, sollecitandoci ad agire con determinazione per fermare queste traversate così pericolose e trovare risposte concrete alla questione migratoria.
  È evidente, tuttavia, che l'imperativo di combattere gli scafisti e bloccare le partenze può realizzarsi soltanto attraverso un'azione decisa dell'Unione europea e una forte sinergia con i Paesi di origine e transito dei flussi provenienti dal Mediterraneo. Dobbiamo evitare che chi scappa da guerre, persecuzioni e povertà si affidi a trafficanti di esseri umani senza scrupoli. Devono piuttosto essere politiche responsabili e solidali degli Stati e dell'Unione europea a offrire, a coloro che vivono la disperazione di quelle condizioni di vita, una via di uscita dal loro dramma.
  Per occuparci concretamente di quella disperazione, così anche da evitare simili naufragi, il Governo sin dal suo insediamento ha intensificato i corridoi migratori legali verso l'Italia, con numeri – 617 persone ad oggi – che mai si erano registrati in un così breve lasso di tempo. In soli due mesi poi, come è altrettanto noto, abbiamo anche approvato un decreto flussi che consentiràPag. 5 l'ingresso regolare di 83.000 persone.
  È la prima concreta risposta che il Governo ha voluto dare a chi vuole entrare regolarmente in Italia per lavorare.
  A livello europeo esiste una sempre più chiara consapevolezza che la cooperazione internazionale deve essere un patrimonio comune di tutti gli Stati membri, e non soltanto di quelli di primo ingresso. Anche grazie alle pressioni che stiamo facendo questo approccio finalmente si sta affermando nelle decisioni delle Istituzioni europee, con primi significativi cambiamenti di prospettiva.
  Abbiamo, pertanto, apprezzato le conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo del 9 febbraio, che tracciano chiaramente la priorità da attribuire alla cosiddetta dimensione esterna dell'Unione, individuata come vera soluzione strutturale per prevenire la migrazione irregolare e stabilizzare i flussi.
  Le stesse conclusioni del Consiglio europeo e il Piano d'azione per il Mediterraneo centrale, presentato dalla Commissione europea il 21 novembre scorso, sono un riferimento importante anche per quanto riguarda l'avvio di una nuova impostazione rispetto alle operazioni di ricerca e soccorso in mare. Nelle Conclusioni si riconosce, per la prima volta, che la questione migratoria è una sfida europea che richiede una risposta europea. Da ciò non possono non discendere decisivi sviluppi sul piano delle policies operative che le stesse conclusioni delineano in maniera nitida, con particolare riferimento alla dimensione esterna, intensificando l'azione dell'Unione europea per prevenire le partenze irregolari e la perdita di vite umane, nonché per combattere i trafficanti.
  Un secondo elemento chiave riguarda le azioni per aumentare i rimpatri, che le Conclusioni riconoscono come necessarie per garantirne l'effettività, utilizzando come leva tutti gli strumenti a disposizione delle Istituzioni europee: dalla diplomazia, alle politiche di sviluppo e commerciali, dai visti ai canali di migrazione legale.
  Un'altra forte richiesta italiana, fatta propria dalle Conclusioni, concerne il riconoscimento della specificità delle frontiere marittime. Ebbene, a tale riguardo le Conclusioni prospettano come indispensabile il rafforzamento della cooperazione relativamente alle attività di ricerca e salvataggio in mare. In tale contesto, sarà inserito nell'agenda del prossimo Consiglio Affari interni anche il tema delle modalità di coinvolgimento di entità private in operazioni di search and rescue.
  Siamo indubbiamente di fronte ad un radicale mutamento di paradigma da parte del massimo organo decisionale europeo, per niente scontato, che finalmente pone la questione migratoria nella sua dimensione appropriata, che è europea, e che va nel senso sostenuto sempre dall'Italia.
  Nei prossimi appuntamenti europei lavoreremo perché tali affermazioni di principio si traducano in politiche unionali coerenti con misure concrete e vincolanti. In questa stessa direzione si muove il decreto-legge n. 1 del 2023, ormai in fase di compiuta conversione in legge, che non ha in alcun modo l'obiettivo di impedire le attività di soccorso, bensì quello di garantire che le stesse siano svolte in maniera ordinata e coerente con gli obblighi internazionali, ai quali si debbono conformare gli Stati e solo indirettamente i soggetti privati. Sono state infatti precisate le condizioni in presenza delle quali le attività svolte da navi che effettuano interventi di recupero di persone in mare siano da ritenersi conformi al quadro normativo vigente, nazionale e internazionale.
  Io ribadisco che le nuove disposizioni non introducono alcun divieto di presenza sugli scenari o di interventi di recupero.
  Il nuovo quadro regolatorio, anche derivante dal diritto internazionale, salvaguarda in ogni caso la prioritaria tutela dell'incolumità delle persone presenti a bordo.
  In un'ottica di maggiore sostenibilità degli oneri di prima accoglienza, riteniamo inaccettabile che i porti geograficamente più vicini alle aree di intervento, quali quelli della Sicilia e della Calabria, subiscano in modo continuo e pressoché esclusivo le conseguenze della pressione migratoria, mettendo in difficoltà lo stesso sistemaPag. 6 di assistenza e di accoglienza dei migranti.
  Per venire incontro alle obiettive esigenze dei territori più interessati dall'impatto migratorio, con i più recenti interventi normativi, abbiamo riconosciuto contributi straordinari ai Comuni di Lampedusa e Linosa e ad altri Comuni costieri.
  Dobbiamo fare ancora di più anche per quei Comuni della Calabria che stanno fronteggiando, con grande umanità ed impegno organizzativo, gli effetti degli arrivi dalla rotta via mare dalla Turchia, come nel caso del tragico naufragio di Cutro.
  Tornando poi alla dimensione europea, persiste una nostra insoddisfazione rispetto all'attuale impostazione del «Patto europeo su immigrazione e asilo», rispetto al quale l'Italia continuerà a sottolineare la necessità di un pieno parallelismo tra i profili di responsabilità nel controllo delle frontiere esterne e quelli di solidarietà nella condivisione degli oneri derivanti dalla gestione dei flussi.
  La prospettiva principale, da quest'ultimo punto di vista, è quella di configurare regole di Dublino più equilibrate e stabilizzare un meccanismo di solidarietà, fondato sulla ricollocazione, che garantisca l'effettiva redistribuzione di una parte significativa delle persone arrivate via mare.
  Il punto di massima criticità è l'attuale cattivo funzionamento dei meccanismi volontari di relocation, dovuto sia all'esiguo numero di impegni assunti dagli Stati membri sia, all'interno di tale volume, all'ancor minor numero di trasferimenti finora realmente effettuati. Basti pensare che dal 10 giugno 2022 al 22 febbraio 2023, a fronte degli oltre 8 mila ricollocamenti previsti, sono stati infatti effettivamente trasferiti solo 387 richiedenti asilo, dei quali 344 in Germania, 38 in Francia e 5 in Lussemburgo.
  È evidente quindi che qualsiasi governance europea, che ambisca a essere sostenibile ed efficace, non può prescindere da una stretta e crescente cooperazione con i Paesi di origine e transito dei flussi, con un'adeguata copertura di tutte le rotte migratorie e il trasferimento di congrue risorse finanziarie.
  Secondo le linee tracciate dal Presidente Meloni, occorrono investimenti di ampio respiro a medio e lungo termine in quei Paesi, in altre parole un vero e proprio «Piano Mattei per l'Africa», che renda possibile il sogno delle giovani generazioni africane di creare le condizioni di sviluppo affinché l'immigrazione non sia un destino ineluttabile.
  Su questo fronte ricordo che già ora l'Italia, quale capofila di un consorzio di 14 Stati europei, membri e associati, nell'ambito del Programma regionale di sviluppo per il Nordafrica, è impegnata nella realizzazione di 18 progetti in corso, per un valore di 22,3 milioni di euro, anche con il coinvolgimento di organizzazioni internazionali e umanitarie. La Commissione europea ha invitato l'Italia a proseguire nel coordinamento del programma.
  Nell'ambito della nuova programmazione unionale del quadro finanziario 2021-2027, il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) ha una dotazione di oltre 980 milioni di euro, con l'obiettivo strategico di contribuire a una gestione efficace dei flussi migratori.
  Ulteriori finanziamenti nazionali per 10 milioni di euro sono impiegati dal Ministero dell'interno per progetti volti alla promozione dello sviluppo socio-economico dei Paesi di origine dei flussi migratori. E sono attualmente operativi 16 progetti, che termineranno nel corso del 2023.
  Noi confidiamo di ottenere al più presto risultati positivi dalle molteplici iniziative bilaterali avviate con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, di origine e transito dei flussi.
  Proprio in questa direzione, insieme al Presidente Meloni e al Ministro Tajani, stiamo sviluppando un'intensa attività congiunta di collaborazione con Turchia, Tunisia e Libia, sui principali dossier di interesse comune, tra i quali la cooperazione di polizia e la lotta al terrorismo, la criminalità organizzata e l'immigrazione irregolare.
  Abbiamo condiviso la necessità di un approccio concreto e pragmatico al fenomeno migratorio che, superando un'ottica esclusivamente securitaria, contribuisca a Pag. 7rimuovere le criticità, anche di natura sociale ed economica.
  In particolare, con la Tunisia abbiamo avviato un percorso più articolato, offrendo canali di ingresso regolare in Italia e processi di formazione in loco, anche per la presenza in Tunisia di molte aziende italiane, mentre con la Libia è già operativa una task force congiunta italo-libica presso la nostra Scuola Superiore di Polizia, per i seguiti operativi in tema di gestione di flussi migratori, di lotta al terrorismo e di contrasto al narcotraffico.
  L'altro ieri ho avuto un bilaterale con il mio omologo francese, dal quale ho raccolto affermazioni di una forte volontà di lavorare con l'Italia su dossier di interesse comune, quali la realizzazione di missioni congiunte in Paesi di fondamentale importanza come appunto la Tunisia e la Libia.
  Sul piano nazionale bisogna proseguire nel rafforzamento dei canali legali di ingresso dei migranti. Meritano di essere ulteriormente valorizzati strumenti importanti, quali l'introduzione a livello nazionale di quote privilegiate di ingresso nel decreto flussi, approvato con DPCM del 29 dicembre 2022, a beneficio dei Paesi più collaborativi nella lotta all'immigrazione illegale e nell'attuazione dei rimpatri.
  Preciso che la quota complessiva di lavoratori stranieri in ingresso stabilita nel decreto flussi è, come noto, pari a 82.705 unità, di cui 44.000 per lavoro subordinato stagionale e 38.705 per lavoro subordinato non stagionale e autonomo. Come dicevo, alcune quote sono state riservate ai lavoratori di Paesi con i quali entreranno in vigore accordi di cooperazione in materia migratoria, ai lavoratori che abbiano completato programmi di formazione nei Paesi di origine e alle richieste presentate dalle organizzazioni dei datori di lavoro che assumono l'impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione.
  Come accennato in apertura, altre azioni importanti per incrementare la migrazione legale sono le diverse iniziative in atto, relative ai corridoi d'ingresso umanitario, alle evacuazioni umanitarie e ai programmi di reinsediamento, che hanno sempre visto l'Italia in prima fila nella tutela delle persone vulnerabili.
  Lo scorso 30 novembre ho accolto direttamente, insieme al ministro Tajani, a Fiumicino, 114 rifugiati provenienti dalla Libia, nell'ambito del primo protocollo per rifugiati e richiedenti asilo provenienti da quel Paese, firmato dai Ministeri dell'interno e degli esteri, da UNHCR, Comunità di Sant'Egidio, Fondazione delle chiese evangeliche e Tavola Valdese.
  Per dare continuità a questi importanti strumenti, l'Italia si è impegnata ad accogliere, in accordo con la Commissione europea, 1.481 persone entro il primo semestre del 2023 (in particolare 981 da afghani, da Iran e Pakistan, e 500 persone dalla Libia). Nell'ambito delle ammissioni umanitarie, ulteriore impegno programmato, sempre per il 2023, è quello di accogliere altre 850 persone.
  Per garantire trasferimenti sicuri e legali a persone effettivamente vulnerabili, sono in corso iniziative per l'attivazione di nuovi protocolli per l'apertura sia di corridoi umanitari sia di evacuazioni dalla Libia.
  Alle misure volte ad agevolare l'ingresso regolare di lavoratori stranieri va affiancato il rimpatrio dei migranti, che non hanno titolo a restare sul territorio nazionale, e che è essenziale in una politica di contrasto all'immigrazione illegale.
  Nell'anno corrente, alla data del 26 febbraio, sono stati adottati 3.596 provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale e 667 espulsioni con accompagnamento alla frontiera. Tali dati segnano, entrambi, un aumento rispetto a quelli registrati nello stesso periodo del biennio precedente e, quello relativo alle espulsioni, registra un incremento di almeno il 30 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
  Per rendere efficace la procedura di rimpatrio stiamo ulteriormente rafforzando gli accordi di cooperazione con le autorità diplomatiche dei principali Paesi di provenienza dei flussi migratori.
  Con le stesse finalità, dal punto di vista organizzativo interno, l'obiettivo è di incrementare, mediante la realizzazione di nuovi Pag. 8Centri di permanenza per il rimpatrio, i posti disponibili nella rete nazionale, anche grazie allo stanziamento di circa 42 milioni di euro per il triennio 2023-2025.
  D'altro canto, il sistema nazionale di accoglienza è stato più volte rimodulato, per far fronte alle dinamiche dei flussi e, da ultimo, alle necessità dell'accoglienza dei profughi ucraini, che, alla data del 17 febbraio 2023, erano 173.684, di cui 14.484 accolti da strutture del sistema di accoglienza per migranti.
  Per quanto riguarda i profughi ucraini apro poi una parentesi, per ricordare che il Governo ha varato lo scorso 23 febbraio un provvedimento per la proroga delle attività di assistenza e accoglienza poste in essere dall'Italia e il prolungamento della durata dei permessi di soggiorno rilasciati agli ucraini presenti sul territorio.
  Il nostro obiettivo è la funzionalità complessiva del sistema di accoglienza, nella consapevolezza che un limite oggettivo all'accoglienza è dato dalla sostenibilità dell'inserimento dei migranti nel tessuto socio-economico per una loro effettiva integrazione e che i nostri valori di umanità e di solidarietà non possono fermarsi alla banchina di sbarco, ma devono tradursi in concrete risposte, da parte di tutti gli attori istituzionali e non, alle aspettative di vita del migrante.
  Per questo motivo, la strategia di contenimento dei flussi e la concreta attuazione dei ricollocamenti sono strettamente collegate alla tenuta del sistema nazionale di accoglienza. Alla data del 21 febbraio 2023 risultano attivi 9 Centri di prima accoglienza (i famosi CARA), in cui sono accolti complessivamente 3.248 migranti; in più ci sono 5.408 Centri di accoglienza straordinaria (CAS), che ospitano 69.650 migranti. L'accoglienza sul territorio nazionale è completata dal Sistema di accoglienza integrazione (SAI), formato dalla rete degli enti locali che, in collaborazione con il terzo settore, assicurano ai migranti un complesso di servizi funzionali all'inclusione sociale. Alla data del 31 gennaio 2023 risultavano presenti nella rete SAI complessivamente 33.244 migranti.
  Particolare attenzione riceve la categoria dei minori stranieri non accompagnati. Al 30 novembre 2022, data dell'ultimo report pubblicato, i minori stranieri non accompagnati in accoglienza in Italia risultano essere 20.032.
  I prefetti hanno, inoltre, attivato 32 strutture temporanee di accoglienza, i cosiddetti «CAS minori», per complessivi 750 posti dedicati a minori di età superiore ai 14 anni. Potenzieremo il sistema di prima accoglienza con risorse del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2021-2027, che consentirà di finanziare l'attivazione di 1.000 posti ulteriori.
  In relazione alla complessiva gestione del fenomeno migratorio, è mia intenzione definire interventi di natura normativa, d'intesa con i colleghi interessati, che affrontino in una visione d'insieme le questioni di maggiore criticità: come, ad esempio appunto i rimpatri, il sistema di accoglienza, la protezione internazionale, nonché i procedimenti per l'ingresso regolare degli stranieri.
  Vengo ora alle questioni che riguardano la sicurezza, nel cui ambito una delle sfide più impegnative resta quella contro la criminalità organizzata.
  Non posso pertanto non partire, a questo riguardo, dalla cattura del latitante Matteo Messina Denaro: una vittoria dello Stato e degli italiani, con la quale abbiamo riaffermato il principio che il crimine non paga e che lo Stato è in grado di sconfiggere la criminalità.
  Matteo Messina Denaro ha avuto una lunga latitanza, ma la sua cattura mostra che non ci può essere spazio per l'impunità. Questo è un risultato che rappresenta un successo per tutti coloro che si sono impegnati nella lotta alla mafia, con determinazione e coraggio. L'operazione è stata il frutto di un'indagine da manuale, che testimonia una volta in più il livello dei nostri investigatori. La cattura dimostra, tuttavia, che il latitante ha beneficiato di complicità, che vanno sradicate non soltanto con azioni di Polizia, ma anche con l'affermazione di una nuova cultura della legalità.Pag. 9
  Dobbiamo fare ogni sforzo per investire risorse in legalità e sicurezza che, lungi dall'essere concepite come un costo, rappresentano fondamentali premesse per il benessere e la crescita.
  Per questo l'Italia ha messo a punto, nel tempo, una legislazione di prevenzione e di contrasto delle mafie assai avanzata, divenendo un punto di riferimento a livello internazionale. Valorizzeremo al massimo le elevate professionalità presenti nelle Forze di polizia, investendo risorse sia sul piano investigativo che su quello della prevenzione, anche rafforzando gli organici esistenti.
  A tale riguardo, nonostante l'attuale congiuntura economica, il Governo ha reperito significative risorse finanziarie per le assunzioni delle Forze di polizia e del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
  Ricordo che nei prossimi anni l'Italia sarà, inoltre, chiamata a gestire la sicurezza di eventi di rilievo internazionale, quali il Giubileo per l'anno 2025 e le Olimpiadi invernali Milano-Cortina per il 2026, che richiederanno – in considerazione della loro complessità – un impegno straordinario in termini di risorse umane, nonché nella pianificazione e attuazione di misure di ordine e sicurezza pubblica, per le quali sono già in corso analisi e valutazioni preliminari.
  Ritengo altresì di fondamentale importanza proseguire l'azione contro le infiltrazioni criminali nel tessuto economico-sociale. In tale contesto riveste rilievo strategico la confisca dei beni acquisiti illegalmente dalla criminalità organizzata. Sappiamo tutti come un bene confiscato possa diventare un presidio di legalità sul territorio, concorrendo al suo sviluppo e favorendo il senso di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.
  Segnalo che lo scorso gennaio l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati ha assegnato ben 260 immobili, tra i quali alcuni appartenuti al clan Casamonica, direttamente a soggetti del terzo settore.
  Nell'attuale congiuntura è cruciale prevenire infiltrazioni criminali anche negli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Di recente ho convocato un'apposita riunione del Consiglio generale per la lotta alla criminalità organizzata, al fine di analizzare i rischi di infiltrazione criminale nella gestione dei Fondi del PNRR, e individuare, insieme ai vertici delle Forze di Polizia, dell'intelligence e della Procura nazionale antimafia, le misure amministrative e, se del caso, normative da mettere in campo per scongiurare tali rischi.
  In particolare, nel ribadire la necessità di un'azione comune e coordinata sul piano della prevenzione, è stata condivisa l'importanza del tracciamento e del monitoraggio dei flussi finanziari e della circolarità delle informazioni, al fine di accrescere il patrimonio informativo e consentire il continuo aggiornamento dei profili di rischio di infiltrazione criminale, soprattutto nei settori più esposti. Da questo punto di vista siamo già al lavoro in collaborazione con l'ANCE, Associazione nazionale dei costruttori edili, su un piano di controlli capillari finalizzati a rendere il settore delle costruzioni impermeabile alle mafie, senza tuttavia rallentare la realizzazione degli interventi.
  Accanto alle misure di prevenzione personali e patrimoniali, non può non essere sottolineata l'importanza che, nella cornice del PNRR, assumono le misure di prevenzione amministrativa antimafia di competenza delle Prefetture. La documentazione antimafia costituisce uno dei capisaldi di un'avanzata lotta alla criminalità organizzata, in grado di anticipare al massimo la soglia di prevenzione e di evitare i rischi di penetrazione delle mafie nel tessuto dell'economia legale.
  Un altro ambito sul quale è sempre alto il livello di attenzione è quello del contrasto al terrorismo. Permane attuale la minaccia terroristica di matrice fondamentalista, che può trovare nuovi spazi nell'odierno quadro internazionale, reso ancora più instabile dalla guerra in Ucraina.
  L'evoluzione delle possibili minacce è alla costante attenzione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, che costituisce un fusion center delle migliori conoscenze investigative e di intelligence in materia,Pag. 10 anche in un quadro di forte collaborazione operativa con gli apparati antiterrorismo dei Paesi europei ed extra europei.
  Con specifiche finalità di prevenzione del terrorismo internazionale e di sradicamento e contrasto delle ideologie estremiste, abbiamo espulso dal territorio nazionale, nel corso del 2022, 79 soggetti ritenuti pericolosi per la sicurezza dello Stato. Particolare attenzione è riservata alla prevenzione dei fenomeni di radicalizzazione violenta, con speciale riguardo all'ambiente penitenziario e all'individuazione di possibili infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori, mediante lo sviluppo di specifiche task forces composte da esperti dell'antiterrorismo e dell'immigrazione che operano nelle principali aree di sbarco e negli hotspot nazionali.
  Sul fronte della prevenzione dell'eversione interna, di opposta connotazione ideologica, le evidenze info-investigative indicano la particolare pericolosità delle componenti anarco-insurrezionaliste. Dapprima con la contestazione delle restrizioni imposte dalla pandemia e, da ultimo, con le espressioni di solidarietà nei confronti di Alfredo Cospito, si registrano non soltanto effervescenze di caratura movimentista, intesa a infiltrare le manifestazioni per promuovere più veementi pratiche di protesta, ma anche il più preoccupante riproporsi di minacce e di azioni dirette contro diversi target, correlati ad altrettante varie campagne di lotta.
  In tale contesto, sono state diramate indicazioni volte a disporre un immediato, generale innalzamento del livello di attenzione da parte delle Forze dell'ordine, finalizzato a prevenire i profili di rischio connessi alla minaccia e a rafforzare i dispositivi di vigilanza e sicurezza di obiettivi sensibili.
  Strumenti chiave, in questo senso, sono rappresentati dal monitoraggio e dall'analisi dei siti web di ispirazione estremista e dalla continua integrazione dei canali informativi, per cogliere il più tempestivamente possibile ogni segnale di allarme per l'ordine pubblico.
  La rapidissima evoluzione tecnologica e le dinamiche del contesto internazionale cui ho fatto cenno pongono inoltre al centro dell'agenda politica di tutti i Governi la dimensione cibernetica, come la frontiera più avanzata della sicurezza e la connessa ineludibile esigenza di protezione delle infrastrutture critiche. Gli attacchi informatici, quantificati dalle nostre strutture specializzate, segnalano un incremento del 138 per cento su base annua, collegata alla diffusione del digitale nei sistemi informativi istituzionali. Al momento non esiste un allarme cyber security per l'Italia, ma è indispensabile rafforzare la sicurezza e la resilienza di reti e sistemi, con particolare riguardo alle infrastrutture critiche nazionali.
  In questo senso il Ministero dell'interno è impegnato in un'assidua attività di contrasto degli attacchi, attraverso una struttura di eccellenza costituita dal Centro nazionale anticrimine informatico e per la protezione delle infrastrutture critiche, che opera presso il Dipartimento della pubblica sicurezza, e che solo nel 2022 ha gestito circa 13 mila attacchi informatici nei confronti di sistemi informatici istituzionali, di infrastrutture critiche informatizzate di interesse nazionale, di amministrazioni locali nonché di entità imprenditoriali.
  La vita quotidiana di ciascuno di noi passa necessariamente per i livelli di sicurezza delle nostre città. L'Italia ha territori con caratteristiche ed esigenze diverse, che devono essere prese adeguatamente in considerazione nell'elaborazione delle politiche di sicurezza. È necessario quindi dare segnali di vicinanza e di sostegno anche in tale ambito.
  Per questo ho personalmente presieduto, in alcune realtà connotate da particolari criticità, i Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica. Particolare attenzione ho ritenuto di rivolgere ai grandi centri come Napoli, Milano e Roma, che pur nella loro peculiarità presentano problemi simili. In tal senso ho inteso realizzare, insieme ai Sindaci di tali città, un forum delle aree metropolitane, per l'esame di questioni di interesse comune relative alla sicurezza delle città come per esempio la cosiddetta «malamovida», le «piazze di spaccio», l'occupazione abusiva Pag. 11di immobili e l'incremento di fenomeni criminali ad opera di minori riuniti in bande.
  Partendo dalla convinzione che la presenza – ben visibile – delle Forze di polizia, nei contesti ad alta frequentazione di pubblico, possa svolgere un'importante funzione di deterrenza, sia della illegalità a bassa intensità, sia delle forme di criminalità più gravi, abbiamo attivato operazioni cosiddette ad alto impatto, per aumentare i controlli nelle stazioni ferroviarie, nei luoghi della «malamovida» e nelle cosiddette «piazze di spaccio». Abbiamo iniziato con Roma Termini, continuando poi con Milano e Napoli, ed estendendo lo stesso modello già a Bologna, Firenze e più di recente a Torino, e proseguiremo con altre città medio-grandi.
  Oltre all'obiettivo di prevenire la commissione di reati, le operazioni di controllo hanno consentito alle Forze dell'ordine di disporre di più elementi per assicurare in tempi brevi alla giustizia gli autori di reati. Basti pensare che, dal 16 gennaio al 26 febbraio, nell'ambito dei servizi interforze ad alto impatto a Roma, Milano e Napoli, sono state controllate 61.530 persone, denunziate 747 e arrestate 153.
  Vorrei anche aggiungere che in tali contesti la presenza delle Forze di polizia, impedendo che i cittadini percepiscano tali luoghi come terra di nessuno, invia loro anche un importante messaggio di fiducia. Io ritengo altresì indispensabile, in un quadro di progettazione integrata delle politiche di sicurezza urbana, ottimizzare tutte le risorse disponibili, e tra queste la Polizia locale, la cui riforma ordinamentale è un'esigenza assai sentita dagli amministratori e dagli stessi operatori; una direttrice della riforma può essere sicuramente la valorizzazione del ruolo che nelle grandi aree urbane le polizie locali svolgono a supporto dell'autorità di pubblica sicurezza.
  Un ulteriore profilo di intervento, sul piano preventivo, è l'incremento dei sistemi di videosorveglianza. A questo proposito evidenzio che, con l'ultima legge di bilancio, sono stati stanziati 45 milioni di euro per il triennio 2023-2025, ed inoltre è stato istituito uno specifico Fondo presso il mio Dicastero con una dotazione di 12 milioni di euro, per il medesimo triennio, per potenziare l'installazione di sistemi di videosorveglianza tecnologicamente avanzati.
  Un'altra iniziativa sul piano operativo, sempre da realizzare con il coinvolgimento delle istituzioni locali, consiste nell'elaborazione di politiche di rigenerazione urbana, idonee a spezzare l'intreccio tra degrado e fenomeni di illegalità. Rientra in questo ambito l'attività volta all'esecuzione coattiva degli sgomberi di immobili occupati abusivamente, sul modello delle recenti operazioni di sgombero avvenute a Napoli, in uno stabile di Pizzofalcone, a Milano in via Bolle, a Ostia e da ultimo a Roma nel quartiere di San Basilio, nonché a Foggia.
  Siamo in presenza di forme di illecito che non solo calpestano i diritti dei cittadini che versano in condizioni di fragilità, ma che costituiscono per i sodalizi criminali anche l'occasione di imporsi sul territorio e svolgervi le loro attività delittuose. Diventa quindi importante ripristinare condizioni di legalità in tali contesti, senza mai perdere di vista le esigenze primarie dei soggetti più vulnerabili; nella convinzione che, non di rado, questi interventi attivano un circuito virtuoso per realizzare azioni di riqualificazione urbana, a loro volta funzionali a contrastare il degrado e la marginalità sociale.
  È per tali motivi che contro le occupazioni abusive stiamo attuando, sull'intero territorio nazionale, una precisa strategia operativa, che intendiamo far proseguire senza interruzioni.
  Nella stessa ottica di rafforzamento della presenza e visibilità delle Forze di polizia, siamo impegnati a istituire i presidi di Polizia presso le strutture ospedaliere, a partire da quelle di maggiore rilevanza; abbiamo iniziato da Roma, con 20 presidi delle Forze dell'ordine in altrettanti nosocomi, ed estenderemo l'iniziativa ad altre grandi città, sempre con il coinvolgimento e il contributo delle aziende sanitarie e delle amministrazioni locali.
  Permettetemi di fare un breve cenno alla questione della violenza in occasione delle manifestazioni sportive. Per dare solo Pag. 12un'idea dell'impegno profuso dalle Forze di polizia nella gestione dell'ordine pubblico negli stadi, evidenzio che nel 2022 sono stati monitorati complessivamente 2.570 incontri di calcio e in tutto sono stati impiegati 188.820 operatori delle Forze di polizia. Nel corso delle attività di prevenzione e contrasto al fenomeno della violenza negli stadi 76 persone sono state arrestate e 1.259 denunciate in stato di libertà.
  Gli scontri tra i tifosi della Roma e del Napoli, avvenuti domenica 8 gennaio nell'area di servizio di Badia al Pino, ad Arezzo, sull'A1, e quelli dello scorso 23 gennaio in occasione dell'incontro tra Paganese e Casertana, mostrano la necessità di mantenere alta l'attenzione e di mettere a punto specifiche strategie di prevenzione e contrasto della violenza delle tifoserie organizzate.
  Successivamente a tali fatti ho incontrato, insieme al Ministro Abodi, i vertici del mondo del calcio, con i quali ho condiviso l'adozione di provvedimenti restrittivi improntati a criteri di estremo rigore e di massima precauzione in forza del quadro normativo vigente.
  Un primo concreto segnale in tal senso è stato il divieto di trasferta per due mesi imposto alle tifoserie della Roma e del Napoli, a titolo di provvedimento collettivo e lasciando impregiudicate le misure preventive e repressive relative ai singoli soggetti coinvolti, all'esito delle indagini in corso. Aggiungo, inoltre, che stanno proseguendo le attività di analisi del rischio connesso agli spostamenti sul territorio nazionale delle tifoserie.
  Quindi, in conclusione di questa parte del mio intervento dedicato alla sicurezza, evidenzio che sono allo studio, insieme ai miei colleghi, interventi di natura normativa, con riguardo alle tematiche che destano un particolare allarme sociale: tra le quali la violenza di genere e domestica, la violenza giovanile, la sicurezza urbana nonché la sicurezza stradale.
  Ma l'occasione di oggi mi consente di dedicare qualche considerazione anche all'episodio di violenza avvenuto la mattina del 18 febbraio scorso di fronte al liceo Michelangiolo di Firenze. È in corso un'attività di indagine volta a delineare meglio la dinamica e il contesto dei fatti. L'attività investigativa sinora svolta ha consentito, anche tramite la visione di un filmato effettuato con uno smartphone e diffuso su fonti aperte, di identificare gli autori dell'azione in sei appartenenti al movimento «Azione studentesca», sigla riconducibile al sodalizio di destra «Casaggì». In particolare, due studenti di un collettivo di opposto orientamento si sarebbero avvicinati al gruppo di Azione studentesca, intento a effettuare un volantinaggio davanti al citato istituto, per chiedergli di allontanarsi e sarebbero stati fatti oggetto di aggressione. La Questura ha individuato e deferito all'autorità giudiziaria sei attivisti del movimento Azione studentesca per i reati di violenza aggravata in concorso e manifestazione non preavvisata. Come dicevo, sono in corso indagini anche per far luce su una vicenda analoga, che si sarebbe verificata lo scorso 9 febbraio al Liceo Pascoli di Firenze.
  Ovviamente, in attesa di quanto emergerà all'esito dell'attività investigativa in corso, è importante credo ribadire da parte mia alcuni punti fermi.
  Il primo, e più importante, è che la violenza non è mai ammessa e va condannata con la massima nettezza possibile, perché in una democrazia l'attività politica si fa con le idee, il confronto anche aspro, ma mai con le minacce, con le intimidazioni, le provocazioni e la violenza.
  La violenza politica, anche verbale, è ancor più grave, da qualunque parte provenga. Esistono purtroppo tanti esempi, da una parte e dell'altra, di chi cerca una giustificazione ideale a metodi e comportamenti che non devono avere alcuno spazio e alcuna visibilità dal punto di vista, prima di tutto, culturale.
  Un altro aspetto da evidenziare riguarda la giovane età dei ragazzi coinvolti, che richiede da parte di tutti un surplus di attenzione, di equilibrio e di senso di responsabilità, evitando tanto la sottovalutazione dei fatti quanto la loro enfatizzazione.
  Parlare agli studenti significa, a mio modo di vedere, parlare alle nuove generazioniPag. 13 e, quindi, del futuro. Spero che i giovani, sotto la latitudine di tutti gli ideali, possano essere artefici di una capacità di confronto che metta al bando ogni forma di violenza e che faccia della libertà di pensiero il canone fondamentale del comportamento di tutti.
  Passando ora alle altre missioni istituzionali del Ministero dell'interno, rilevo come il recente disastro di Ischia dimostri la necessità di sviluppare politiche di ampio respiro e cospicui investimenti nella prevenzione, che coinvolgono i diversi livelli di Governo. Non è superfluo ribadire che, se è essenziale investire nella messa in sicurezza dei territori fragili, anche in questa materia la migliore attività di prevenzione resta la legalità, e segnatamente il rispetto delle regole per la tutela del territorio.
  Per garantire standard qualitativi adeguati nell'attività di soccorso pubblico, le linee di intervento si concentreranno in tre macro priorità: la prima è il potenziamento e la valorizzazione delle risorse umane del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, poi l'efficientamento organizzativo e l'ammodernamento delle risorse strumentali.
  Consentitemi a questo proposito di aprire una breve parentesi circa i soccorsi prestati dall'Italia alla Turchia, a seguito dello spaventoso terremoto che ha colpito la penisola anatolica. Fin dalle primissime ore dell'evento noi abbiamo inviato un primo contingente di oltre 50 vigili del fuoco, composto da operatori esperti nelle operazioni di soccorso in scenari urbani. Questa iniziativa concreta dimostra, non solo la solidarietà del popolo italiano, ma anche il nostro livello operativo, peraltro internazionalmente riconosciuto ed apprezzato. Ne costituisce riprova l'attribuzione ai nostri vigili del fuoco, da parte dell'ONU, del ruolo di coordinatori dei soccorsi dei team USAR internazionali (cioè squadre di ricerca e di soccorso), operanti ad Antiochia.
  È cruciale quindi continuare a investire nelle risorse umane. Al riguardo, il primo obiettivo è potenziare gli organici con il completamento dei concorsi in via di svolgimento e l'indizione di nuovi bandi, anche al fine di ridurre l'età media del personale nei ruoli operativi.
  Anche gli organici dei vigili del fuoco saranno implementati grazie al Fondo per le assunzioni previsto dall'ultima legge di bilancio.
  Dal punto di vista organizzativo, la necessità di garantire la massima prontezza operativa nelle annuali campagne antincendio boschivo ha portato l'amministrazione a varare il progetto «Presidi rurali», finalizzato ad assicurare prossimità delle capacità di intervento alle aree più vulnerabili dei parchi nazionali e regionali.
  Sempre in chiave di efficientamento è allo studio, anche alla luce dei nuovi scenari di rischio, l'attivazione di ulteriori distaccamenti permanenti e volontari dei Vigili del fuoco.
  Quanto alle infrastrutture tecnologiche, proseguiranno gli interventi per ammodernare il parco mezzi di soccorso, le attrezzature per la sicurezza degli operatori e gli standard di intervento. A tali iniziative si provvederà con appositi Fondi pluriennali stanziati a bilancio, nonché con le risorse previste dal PNRR per un importo complessivo di 424 milioni di euro.
  Vengo al rapporto con il sistema delle autonomie locali, che rappresenta tradizionalmente una delle principali missioni istituzionali del Ministero dell'interno, che si traduce in una fitta e diversificata trama di relazioni sempre improntata al principio di leale collaborazione.
  La riaffermazione della legalità e della presenza dello Stato passa anche attraverso le attività di accesso e di scioglimento dei comuni, qualora venga accertato il condizionamento degli organi di governo dell'ente locale da parte della criminalità organizzata, sulla base di elementi concreti, univoci e rilevanti. Non meno significative, per garantire la continuità dell'azione degli enti locali e l'erogazione dei servizi pubblici ai cittadini, sono le gestioni commissariali degli enti locali a seguito dei cosiddetti scioglimenti ordinari dei comuni.
  In tale contesto, per valorizzare l'azione politico-amministrativa degli enti locali, appare non più procrastinabile la revisione del relativo quadro ordinamentale. A tale fine, ho istituito presso il Viminale un gruppo di studio con il compito di elaborare un'ipotesiPag. 14 di proposta normativa finalizzata ad individuare la migliore organizzazione e razionalizzazione delle funzioni affidate ai vari livelli territoriali. Con il medesimo obiettivo, di migliorare la gestione degli enti locali, siamo impegnati nell'adozione di misure volte a ripianare le carenze di organico dei segretari comunali, che si registrano soprattutto nei piccoli comuni.
  Un altro aspetto chiave, che incide sulla capacità di risposta dei comuni alla domanda di servizi dei cittadini, è la finanza locale. Al momento, particolare attenzione è rivolta alla continuità dei servizi garantiti dai comuni, per i quali sono state previste apposite linee di finanziamento.
  Di importanza strategica per lo sviluppo dei territori è l'attuazione degli investimenti di competenza del Ministero dell'interno, previsti dal PNRR, in due macro ambiti di intervento per complessivi 12 miliardi di euro.
  Il primo, con una dotazione di 6 miliardi di euro, riguarda la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni, e ha l'obiettivo di prevenire e contrastare i fenomeni di dissesto idrogeologico e la vulnerabilità del territorio. Il secondo, in materia di rigenerazione urbana, per un importo di altri 6 miliardi di euro, prevede investimenti in progetti volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, nonché l'adozione di piani urbani integrati. Il Ministero dell'interno fornirà la massima collaborazione e supporto agli enti locali, affinché tutti gli obiettivi previsti siano conseguiti nel rispetto del complesso iter procedimentale.
  Vengo quindi alle conclusioni.
  Il quadro delle linee di indirizzo appena illustrato restituisce una complessità del Ministero dell'interno, sia sotto il profilo organizzativo, sia dal lato delle sue attribuzioni, e mostra la rilevanza e la delicatezza dei compiti a cui esso è chiamato.
  Nell'avviarmi a conclusione vorrei condividere con voi alcune considerazioni sugli indirizzi generali che plasmeranno l'azione del Ministero dell'interno.
  Operiamo in un contesto segnato dalla sovrapposizione di criticità interne ed esterne, tanto a livello politico quanto sul piano economico-sociale. Tale scenario impone a chi ha responsabilità istituzionali non solo la conoscenza delle variabili in gioco, ma anche la messa a punto di criteri di valutazione e linee di azione che siano coerenti con i valori fondanti iscritti nella nostra Costituzione.
  In questo senso, l'impegno del Ministero dell'interno, in tutte le sue articolazioni, è rivolto a promuovere l'affermazione della legalità e il rafforzamento della coesione sociale.
  La legalità non è solo il rispetto puro e semplice delle regole, ma rappresenta anche un fattore di certezza, come tale in grado di favorire lo sviluppo del capitale sociale, cioè la fiducia del Paese in se stesso e nelle sue risorse.
  La coesione sociale è altrettanto importante, perché nessuna comunità può prosperare se i suoi membri non si sentono uniti da saldi legami di solidarietà e dalla capacità di immaginare e costruire un futuro comune.
  Impegnarsi quindi per la legalità e la coesione sociale significa anche prestare attenzione allo sviluppo equilibrato e alla valorizzazione dei territori, in un'ottica di costante attenzione alle esigenze dei cittadini che, non dobbiamo mai dimenticarlo, rappresentano il riferimento costante dell'agire di chi ha responsabilità pubbliche. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Piantedosi. A questo punto iniziamo con gli interventi. Iniziamo con l'onorevole Magi del gruppo Misto +Europa. Prego, ha cinque minuti a sua disposizione.

  RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio Presidente e ringrazio il Ministro.
  Nei cinque minuti a disposizione io potrò affrontare solamente la prima questione che lei ha affrontato oggi in questa audizione, Ministro, cioè quella del tragico naufragio, come lei l'ha definito.
  Io credo che siamo di fronte a una tragedia immane; abbiamo però dei margini di peggioramento che sono dati dal Pag. 15fatto che le istituzioni si esprimano, di fronte a questa tragedia, non con la corretta e adeguata postura istituzionale, e cioè esprimendo i principi costituzionali, i nostri principi costituzionali. Crediamo che lei non abbia fatto questo in queste ore, ed è il motivo per cui, lo abbiamo detto pubblicamente e lo ribadiamo in questa sede, crediamo che lei dovrebbe rassegnare le dimissioni. Ciò detto, e poiché lei evidentemente è qui, le pongo alcune domande.
  Intanto, la prima, di metodo democratico. Che cosa impedisce al Governo di rispondere alla richiesta di un'informativa urgente? La questione che vi sia un'inchiesta giudiziaria è questione del tutto distinta e parallela; è necessario che vi sia una pronuncia da parte del Governo, per quanto di propria competenza, sugli aspetti di responsabilità politica e amministrativa.
  Le mie domande sono molto definite, spero di ricevere una risposta altrettanto chiara e definita.
  Quale autorità e quali elementi determinano la classificazione di eventi, come quello che ha portato al tragico naufragio, che lei così ha definito, come eventi di Law Enforcement anziché come eventi SAR? Chiedo se l'autorità sia l'NCC, cioè il Centro nazionale di coordinamento presso il Viminale.
  Lei ci ha detto che, in base alle indicazioni arrivate dall'avvistamento dell'aereo Frontex, non c'erano elementi che facessero pensare a un rischio per la vita delle persone che erano a bordo di quell'imbarcazione, perché la comunicazione di Frontex riferiva di una buona galleggiabilità.
  Ora noi sappiamo, perché abbiamo frequentato queste aule e abbiamo ascoltato le audizioni della Guardia costiera (ne cito una, quella del 2017), che tutte le imbarcazioni di migranti sono a rischio, per definizione, per il numero di persone che trasportano, per la tipologia di imbarcazione, per il fatto che non hanno sistemi di sicurezza in linea con le normative italiane. La Guardia costiera utilizzò in quest'Aula la definizione di «principio di precauzione».
  Ora la domanda è: perché non è stato utilizzato il principio di precauzione in questo caso?
  Quasi sicuramente, considerata la nazionalità delle persone a bordo di quella imbarcazione, quelle persone erano, come dire, meritevoli? È una brutta parola con la quale voglio segnalare che probabilmente sarebbe stata riconosciuta loro – e lo sarà per quelle persone che decideranno di fare domanda – la protezione internazionale.
  Ministro, lei ha citato Kennedy dicendo: «non chiedetevi che cosa può fare il nostro Paese per voi ma cosa voi potete fare per il vostro Paese». Ora io le chiedo, che cosa può fare un ragazzino afghano per il proprio Paese, nel quale c'è il regime dei talebani? Che cosa può fare una famiglia di iraniani per il proprio Paese? E che cosa possono aspettarsi dal nostro Paese? Io credo che, quanto meno, dovrebbero aspettarsi quello che prevede la nostra Costituzione.
  Lo slittamento che avviene, e che in queste ore sta mettendo in imbarazzo anche le nostre Forze - le varie Forze armate, la Guardia costiera, la Guardia di finanza, alle quali andrà sempre la nostra riconoscenza per il senso delle istituzioni con le quali, in anni passati, quando c'era una maggiore chiarezza nella guida politica dei nostri Governi, hanno svolto un compito senza tentennamenti - è esattamente lo slittamento che c'è nel non considerare che chi entra nel nostro Paese va soccorso. La valutazione è successiva: se si tratti di un migrante irregolare o se si tratti di una persona alla quale va riconosciuta una protezione internazionale. Se lo slittamento avviene prima, e non si mette in moto una macchina di salvataggio, perché qualcuno decide che è un'operazione di law enforcement e non un'operazione di search and rescue, allora c'è qualcosa che non funziona. Noi su questo vorremmo una risposta precisa.
  Infine, abbiamo ascoltato e letto - ma non sappiamo adesso nemmeno più se sia così, perché le dichiarazioni del suo Governo oscillano di 12 ore in 12 ore, di 24 ore in 24 ore - che il Ministro Lollobrigida Pag. 16ha annunciato l'ingresso di 500 mila migranti in maniera legale e regolare.
  Ora, siccome questa è la Commissione che dovrebbe occuparsi delle politiche migratorie nel nostro Paese, e non la Commissione agricoltura, le chiedo se ciò significa che è nelle intenzioni del suo Governo e del suo Dicastero modificare la legge Bossi-Fini, perché da lì dovrebbe passare la possibilità di accessi legali, oppure no. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie collega. Passiamo adesso la parola al rappresentante di Alleanza Verdi e Sinistra, onorevole Zaratti. Anche lei, onorevole, ha cinque minuti.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie Presidente. Anche io utilizzerò i miei cinque minuti per cercare di sostenere le domande fatte dal collega Magi, in relazione a una delle più grandi catastrofi, forse la più grande catastrofe umanitaria, degli ultimi anni nel nostro Paese.
  Domande per capire, intanto, una questione fondamentale: se ci sono delle responsabilità. Perché noi non possiamo derubricare questa vicenda come uno degli eventi ineliminabili connessi alla movimentazione dei migranti sul Mediterraneo. Non può essere una cosa normale, ed è evidente che da questo punto di vista noi dobbiamo, prima di tutto, capire come è organizzata la catena di comando e quali sono le responsabilità, perché qualcosa non ha funzionato.
  Perché nel momento in cui l'aereo di Frontex ha segnalato la barca in questione – ci dice il Ministro – non emergevano elementi di pericolo. Ora, francamente questa considerazione stupisce un po', perché ci trovavamo comunque di fronte a una barca in legno, di tipo vetusto, e comunque insicura; ci trovavamo di fronte a una barca che per la linea di galleggiamento dimostrava di avere un carico pesante; ci trovavamo di fronte a una nave sulla quale i sistemi di rilevazione dell'aereo dimostravano che c'erano molte persone a bordo.
  Questi sono i dati oggettivi; e non è che ci volesse uno scienziato per capire che quella era una nave di migranti che stava arrivando verso le coste della Calabria. Né ci voleva uno scienziato per sapere che le condizioni meteorologiche e del mare andavano verso un peggioramento significativo e che quindi, se non ci fosse stato un pronto intervento da parte della Guardia costiera, quella nave rischiava seriamente. C'erano notevoli possibilità che quella nave naufragasse. Non ci vuole uno scienziato, signor Ministro, ci vuole un po' di buonsenso. E, d'altro canto, non ci vuole uno scienziato per dire che c'è stata una scelta di fondo; e io vorrei sapere, gli italiani vogliono sapere, chi ha scelto di considerare quella un'operazione di polizia e di mandare le navi e le barche della Guardia di finanza - la motovedetta della Guardia di finanza e un pattugliatore - per fare un'operazione di polizia, invece di mandare barche della Guardia costiera adeguate al salvataggio, con mare forza 9-10-11-12, come è successo in passato.
  Noi lo vogliamo sapere perché è giusto che si sappia. Ci sono stati 67 morti. La sua relazione Ministro, mi lasci dire, su questo punto è una relazione abbastanza burocratica, da buon funzionario di polizia, ma certamente non da Ministro della Repubblica. Perché lì ci sono state 67 persone morte, bambini, uomini e donne, e non si può far finta che siano soltanto numeri, non si può far finta che tutto ciò rientri nelle statistiche.
  Ministro, lei ha detto una cosa che mi ha colpito: «non possiamo fermarci», per quanto riguarda il trattamento dei migranti, «alla banchina di sbarco». Ha ragione, però a quella banchina queste persone ci devono arrivare, e troppe non arrivano, e tante non arrivano anche grazie all'intervento che lei ha messo in campo attraverso il decreto cosiddetto ONG.
  È vero, lo dico in premessa, che quella rotta non è coperta dalle navi delle ONG, questo lo sappiamo anche noi. Però 14 mila vite sono state salvate da quelle navi.
  Vado a chiudere, Ministro, dicendole una cosa: lei è venuto qui a farci la sua relazione programmatica dopo 4/5 mesi da quando è iniziata l'attività di Governo. Le relazioni programmatiche si fanno all'inizio, invece penso che siamo già a un piccolo Pag. 17punto di consuntivo. Da quando è Ministro lei ha fatto due decreti: quello sui rave e quello sulle ONG. Allora i rave li ha trasformati in una grande questione di sicurezza nazionale; se non fosse drammatico farebbe ridere, non voglio dire altro. Poi ha fatto il decreto sulle ONG, che ha impedito alle navi dei volontari di poter operare nel Mediterraneo centrale e di poter salvare vite. Questo è quello che lei ha fatto.
  Per queste questioni, e per la gestione della grande catastrofe di Cutro, lei si deve dimettere immediatamente. Nella gestione del Ministero è stato un vero disastro. E di questo dovrebbe rendere conto, da bravo funzionario dello Stato, ma da pessimo Ministro. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie collega Zaratti. Passiamo all'onorevole Alfonso Colucci per il gruppo del Movimento 5 Stelle. Anche lei ha cinque minuti, onorevole. Prego.

  ALFONSO COLUCCI. Torniamo sempre sul tema di Steccato di Cutro. La sua relazione a noi è sembrata alquanto generica e lacunosa. Alle 22.30 di sabato 25 febbraio Frontex segnala alla Guardia costiera di Reggio Calabria la rilevazione termica di un'imbarcazione. Una rilevazione termica particolarmente intensa, così è definita, e soprattutto ampia. Vuol dire che sulla barca ci sono più persone. La comunicazione dice anche che a bordo c'è un telefono cellulare turco.
  È chiaro quindi che si tratta di scafisti; è chiaro che si tratta di migranti; è chiaro anche da dove vengono e perché vengono. È anche chiaro che le condizioni meteorologiche stanno velocemente peggiorando. La catena dei soccorsi potrebbe, dovrebbe, partire. Se fosse stato lanciato il SAR, qualsiasi imbarcazione vicina sarebbe stata obbligata al salvataggio, ma il SAR non viene lanciato per cui, finché l'imbarcazione non chiede aiuto, il soccorso non si attiva; dovrà attendersi che la barca entri in acque territoriali. E intanto il mare diventa forza 7.
  All'alba i carabinieri del posto ricevono una richiesta di aiuto in inglese: «help». Secondo alcune fonti non sarebbe giunta dall'imbarcazione, ma pare un controsenso, chi mai avrebbe telefonato chiedendo aiuto in inglese? Ma ormai è troppo tardi, quella barca si è spezzata in due e i morti sono in mare. La spiegazione ufficiale del mancato soccorso è che non c'erano mezzi in grado di gestire il salvataggio con il mare forza 7. A «Non è l'arena», l'ex dirigente medico della Polizia di Stato, il dottor Orlando Amodeo, ricorda che nel dicembre 2013 con mare forza 8, le motovedette della Guardia costiera salvarono 142 persone a 40 miglia da Crotone; qui siamo a 500 metri dalla riva del mare.
  Le chiedo signor Ministro, perché questa volta non è stato possibile salvarli? La segnalazione di Frontex giunge anche alla Guardia di finanza, ed è un dettaglio importante perché la Guardia di Finanza non resta con le mani in mano, si attiva per quella che in gergo si chiama Law Enforcement, un'operazione di polizia, è di sua competenza. Segno che la Guardia di Finanza ipotizza immediatamente la presenza di migranti irregolari a bordo e quindi i finanzieri mollano gli ormeggi, salpano. Tra i loro obiettivi, date le condizioni marittime, c'è anche quello del salvataggio. Le due motovedette della Guardia di Finanza tentano in due riprese (una prima volta tra mezzanotte e 30 e l'una, e una seconda volta alle due del mattino) di portare le imbarcazioni in un luogo riparato, ma il mare per le loro imbarcazioni, che sono destinate ad inseguimenti ed abbordaggi ma non ai salvataggi in queste condizioni, è proibitivo. In entrambe le occasioni le motovedette devono rientrare. Insomma, la Guardia di Finanza non ha i mezzi adatti, ma comunque ci prova e subito. Ma la Guardia costiera resta inerte.
  Il Viminale - il suo Ministero - ha spiegato che i soccorsi non sarebbero stati comunque possibili con mare forza 7 e che non ci sono state falle - questo proprio letteralmente - e che comunque la responsabilità del salvataggio in mare non spetta al Ministero dell'interno, ma semmai al Ministero della difesa, che è a capo della Marina militare, guidato da Guido Crosetto, o al Ministero dei Trasporti che...

Pag. 18

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Può citare la fonte di questo riferimento?

  ALFONSO COLUCCI. La fonte di questo riferimento sta nel fatto che naturalmente...

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. No, no. Lei ha fatto un'affermazione importantissima: «il Ministero dell'interno ha detto queste cose»; lei dove l'ha rilevato?

  ALFONSO COLUCCI. È il motivo per cui il presidente della Commissione Affari costituzionali al Senato le ha posto proprio questa domanda.

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Io mi permetto, e chiedo scusa, chiedo scusa a tutti. Siccome ha citato il mio Ministero che avrebbe detto che... Le chiedo di indicarmi la fonte.

  CARMELA AURIEMMA. Presidente, questo non è un dibattito. Altrimenti nel corso dell'intervento del Ministro saremmo intervenuti anche noi.

  PRESIDENTE. Va bene, prego onorevole Colucci, vada avanti, vada a concludere.

  ALFONSO COLUCCI. Vado a concludere. Noi sappiamo che la competenza per i soccorsi spetta o alla Guardia costiera o alla Marina militare, ovvero alla Guardia di Finanza. Ce lo dica lei signor Ministro: chi sarebbe dovuto intervenire e perché non è intervenuto? È lei che ci deve rispondere in questa occasione. E quindi prego di derubricare il tempo dovuto a questa interruzione del Ministro.
  Al Viminale, c'è stato chiarito, spettano i soccorsi via terra di vigili del fuoco e di polizia attuati nelle ore successive, questo dice il suo Ministero. Quindi, signor Ministro, altra domanda: chi avrebbe dovuto effettuare i soccorsi? Ce lo dica lei: il Ministero dell'interno, il Ministero della difesa o il Ministero dei trasporti? Domenica lei, signor Ministro, ha annunciato di voler far verificare all'Avvocatura dello Stato le dichiarazioni del medico Orlando Amodeo a «Non è l'arena», secondo cui la tragedia si poteva evitare. Dal suo Ministero è emerso che l'Avvocatura di Stato è stata evocata perché sarebbe stata danneggiata l'onorabilità del Ministero. A nostro avviso si tratta di una vera e propria minaccia verso chi, esperto della materia, si è permesso di esprimere un giudizio critico.

  PRESIDENTE. Deve concludere collega perché è già giunto al sesto minuto di intervento.

  ALFONSO COLUCCI. Ma sono stato interrotto, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Le ho dato un minuto in più.

  ALFONSO COLUCCI. Allora signor Ministro, per arrivare all'ultima osservazione, quella per la quale la responsabilità di quanto è successo sarebbe addebitabile ai migranti che non avrebbero sufficiente cultura della responsabilità, quella cultura che lei invece avrebbe acquisito fin dall'infanzia, le chiedo di considerare i luoghi di guerra e di disperazione da cui essi muovono. Le chiedo, data l'evidente lacunosità del comportamento del Ministero dell'interno, in primo luogo di rassegnare le sue dimissioni e in secondo luogo, e urgentemente, di venire a riferire in Aula.

  PRESIDENTE. Bene. Adesso passiamo al rappresentante della Lega, onorevole Ziello. Cinque minuti. Prego.

  EDOARDO ZIELLO. Grazie Presidente. Ministro, grazie per la sua relazione sulle linee programmatiche. Leggendo l'ordine del giorno a me pareva di aver letto «audizione del Ministro dell'interno sulle linee programmatiche del Dicastero» e non la trasformazione di questa Commissione in un'aula di tribunale: mi pare che alcuni interventi siano andati più nella direzione di fare un processo al Ministro dell'interno piuttosto che fare un commento politico sul programma che il Ministro dell'interno ci ha illustrato. Però sono, ovviamente, punti Pag. 19di vista. È chiaro che i rappresentanti della sinistra cercano sempre di trasformare le Aule parlamentari in processi per attaccare l'avversario, neanche politico, perché qui c'è una figura istituzionale che svolge il ruolo in modo egregio, da Ministro dell'interno.
  Tra l'altro, venendo al tema immigrazione – cerco di fare presto per il poco tempo che abbiamo a disposizione – noi abbiamo una gestione oculata, seria e rigorosa dei flussi migratori e finalmente, dopo tanti anni di assenza di gestione, adesso c'è un controllo, c'è una gestione, c'è una visione programmatica anche del ruolo che deve avere l'Italia nel Mediterraneo.
  Perché in tutti gli anni passati noi abbiamo visto un Ministro dell'interno – chi l'ha preceduta signor Ministro – che semplicemente non si occupava minimamente dei rapporti a livello internazionale che doveva avere il nostro Paese con gli Stati, soprattutto nordafricani, di provenienza dei flussi migratori. Adesso abbiamo un Ministro dell'interno e un Governo che creano contratti a livello commerciale in grado di produrre posti di lavoro negli stessi Paesi di provenienza di questi immigrati, perché il modo migliore per non far creare queste tragedie è creare condizioni di crescita e di sviluppo economico in quei Paesi stessi, in modo tale da evitare le partenze. In tutti gli interventi che abbiamo sentito fino a ora si dà la responsabilità al Ministro dell'interno per quanto è accaduto, ma non ci si concentra sui veri e reali autori di questa strage; non è il Ministro dell'interno, non sono le Forze dell'Ordine preposte alla gestione dei flussi migratori e al controllo delle nostre acque, ma sono gli scafisti che hanno imbarcato in modo doloso tutte quelle persone, ponendole su una imbarcazione di un determinato pescaggio, consegnandoli purtroppo alla morte. E questa è la verità, non c'è alcuna responsabilità da parte del Ministro e sicuramente questo verrà accertato anche dalle autorità preposte.
  Però, al di là della vicenda di Cutro, noi abbiamo sentito un Ministro che parla di sicurezza a 360 gradi. Ha parlato dei grandi eventi che ci saranno in Italia nei prossimi anni, come le Olimpiadi, come anche il Giubileo. Abbiamo parlato di un rafforzamento anche del personale della polizia, proprio per cercare di aumentare i livelli di sicurezza nelle nostre città, non soltanto nelle Città Metropolitane. Ecco, questo è un grande cambio di passo positivo; non fare una riflessione soltanto sulle grandi città metropolitane come Roma, come Bari, come Firenze e altre città di questo livello, o Milano, ma anche sulle città medio piccole. Perché gli stessi problemi che ci sono nelle grandi città metropolitane - come baby gang, malamovida, occupazioni abusive, attività abusive, parcheggiatori abusivi o quant'altro - ci sono anche nelle città piccole e medie. E soprattutto nelle città piccole e medie i cittadini hanno un impatto più diretto con queste realtà, a cui sicuramente il Ministero dell'interno sta dando una giusta attenzione, per giungere alla risoluzione di questa problematica.
  E poi, sotto il profilo del rafforzamento dell'organico sia dei Vigili del Fuoco che della Polizia di Stato notiamo un grande cambio di passo, perché finalmente ci sono risorse in più per finanziare la copertura economica di queste nuove assunzioni. E da questo punto di vista c'è anche una sensibilità – sempre tornando all'interno della gestione dei flussi migratori – circa la necessità di individuare eventuali infiltrazioni terroristiche in grado di sfruttare questi grandi flussi. E la stessa attenzione è posta sulla prevenzione e sul contrasto dei fenomeni di micro e macro criminalità, non soltanto per quanto riguarda i fondi del PNRR che gli enti locali insieme agli enti regionali stanno gestendo in modo egregio a livello territoriale, ma anche a livello della singola infiltrazione nell'ente locale.
  Quindi, anche da questo punto di vista, Ministro, è un ottimo passo quello che sta compiendo perché finalmente fa tornare centrale la figura del Sindaco, centrale l'ente locale. Perché l'Italia è un territorio di comuni, la nostra storia sostanzialmente è basata sui comuni italiani, quindi il Ministero dell'interno, che di fatto è l'apice come autorità in grado di gestire le politiche relative agli enti locali, è importante Pag. 20che continui a tenere alta questa attenzione.
  Grazie signor Ministro, continui così. Siamo dalla sua parte.

  PRESIDENTE. Adesso passiamo al gruppo del PD. L'onorevole Schlein ha chiesto di intervenire.
  Prego, a lei la parola.

  ELLY SCHLEIN. Presidente, Ministro, sono rimasta molto colpita dalle sue parole oggi. Ma non solo da quelle di oggi, perché ricordiamo tutti che dopo la tragedia, dopo la strage che è avvenuta a largo di Crotone, lei ha fatto alcune dichiarazioni sul fatto che la disperazione non possa mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli. Ministro, io credo che queste dichiarazioni siano suonate a tutta Italia indegne di un Ministro, disumane e totalmente inaccettabili, inadeguate al ruolo, essendo del tutto incuranti del fatto che le persone che partono fuggono da qualcosa. Fuggono da guerre, da discriminazioni, da torture, da situazioni che lei, dall'alto dei suoi privilegi, probabilmente non ha mai vissuto neanche da lontano.
  Ecco, queste dichiarazioni hanno trasformato le vittime in colpevoli, e io voglio chiederle chi è lei per stabilire che cosa giustifichi o meno la disperazione, se la scelta molto spesso è tra il rischio di morte per tortura o il rischio in mare. Ecco, di questo le voglio chiedere conto, perché le voglio chiedere, in fondo, perché non si è fatto l'altra domanda, quella giusta. Cioè quale alternativa reale hanno, e cosa le istituzioni europee e italiane possono fare per costruire un'alternativa per chi fugge in cerca di protezione internazionale e ne ha diritto, perché così è stabilito dai trattati europei, dalla Convenzione di Ginevra e anche dalla nostra Costituzione.
  Non ci sono corridoi umanitari sufficienti, non ci sono piani di resettlement, di reinsediamento dagli Stati da cui fuggono, dai teatri di guerra. Lì c'erano persone provenienti dall'Afghanistan, che scappano dal regime dei talebani. Ecco, che alternative hanno in totale assenza di vie legali e sicure per l'accesso a tutti i Paesi europei, e non soltanto all'Italia, alla Spagna, alla Grecia, su rotte pericolosissime che queste politiche europee, e purtroppo anche italiane, stanno appaltando ai trafficanti di esseri umani. Non c'è una via legale sicura per l'accesso ai Paesi europei, per esercitare un proprio legittimo diritto.
  Noi vogliamo che si chiariscano le dinamiche e le precise responsabilità di quello che è accaduto. Guardate, io non so se avete visto le dichiarazioni di queste ore del comandante Aloi della Capitaneria di porto di Crotone, che dice che c'erano le condizioni, che si poteva intervenire, che si potevano salvare. A suo giudizio quel giorno c'era mare forza 4, non 6 o 7. Le motovedette della Guardia costiera avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8, ne hanno la possibilità. Però lo sappiamo, non c'è stato questo intervento. Allora la mia domanda è: perché non c'è stato l'intervento della Guardia costiera che avrebbe forse potuto evitare questa strage? E sono passate sette ore peraltro dalla prima segnalazione di Frontex, che forse non era neanche la prima, perché in queste ore apprendiamo dalla stampa che ce ne fosse stata una addirittura 23 ore prima del naufragio. Ma restiamo anche a quella delle ore 22; vogliamo saperne il contenuto preciso, perché dalla stampa apprendiamo che parlasse di una significativa risposta termica, e questo cozza con l'idea che si potesse avere una navigazione tranquilla; c'erano molte persone e si avevano gli strumenti per capire che quelle persone erano a rischio. Tant'è che ci sono stati due tentativi da parte della Guardia di finanza di uscire con propri mezzi, inadeguati in quelle condizioni meteo, per cercarli. E alla fine hanno rinunciato. E hanno abbandonato le persone senza che ci fosse un intervento aereo, degli elicotteri e dei mezzi più appropriati da parte della Guardia costiera.
  Ecco, noi attendiamo fiduciosi le risultanze delle indagini in corso. Ma, dal punto di vista delle responsabilità politiche, io concordo con quanto affermato dai miei colleghi, che già solo le dichiarazioni suggeriscono le sue dimissioni, e per Giorgia Meloni una riflessione molto profonda. Ma Pag. 21siccome noi vogliamo andare fino in fondo, utilizzeremo ogni atto di sindacato ispettivo a nostra disposizione per fare piena luce sulle responsabilità, non soltanto del Ministero che lei rappresenta, ma anche di quelli che rappresentano il Ministro Salvini e il Ministro Giorgetti.
  Ecco, mi sembra che all'Europa stiate facendo le domande sbagliate, Ministro; perché lei parla di un radicale cambio di paradigma, che ha visto soltanto lei. Da un lato penso che voi dovreste chiedere una missione europea di ricerca e soccorso in mare, una Mare Nostrum europea, e finirla con una criminalizzazione spietata delle organizzazioni non governative che stanno solo sopperendo alla mancanza di una missione con pieno mandato umanitario da parte dell'Unione europea nelle rotte più pericolose.
  E dall'altra penso che dovreste chiedere la riforma di Dublino. Devo dirle che me ne sono occupata in una veste precedente, da parlamentare europea, e ho potuto spesso rimarcare la totale assenza delle forze che oggi governano questo Paese alla discussione che lei sa essere la più importante per l'Italia. Perché è quello strumento che blocca centinaia di migliaia di richiedenti asilo nel primo Paese europeo dove mettono piede, anziché avere – prendo le sue parole di prima – una risposta che non è quella insufficiente del ricollocamento volontario, che non ha mai funzionato, ma invece un sistema di redistribuzione obbligatorio delle responsabilità sull'accoglienza che valorizzi anche legami significativi dei richiedenti asilo con tutti i Paesi europei.
  L'avevamo ottenuta questa riforma nel 2017, senza il voto delle forze che oggi governano il Paese. Credo sia una battaglia che questo Governo dovrebbe assolutamente riprendere, accanto a quella dell'apertura delle vie legali e sicure per l'accesso.
  Non voglio rubare ulteriore tempo, Ministro, ma le dico una cosa in più. Sui minori lei si è espresso, e purtroppo sono morti anche 15 minori, tra le 67 vittime. Guardi lei ha detto che il quadro normativo sulla gestione dei minori non accompagnati è un quadro complesso, ma dimentica che alcune disposizioni della legge n. 47 del 2017 prevedono che l'accoglienza dei minori avvenga sempre in strutture esclusivamente dedicate a loro. E tali disposizioni sono state troppo a lungo disattese nonostante le richieste di ANCI. Quindi anche su questo, speriamo che lei intenda al più presto provvedere. E chiudo davvero rimarcando l'assenza grave della voce della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non solo su quanto avvenuto in questi giorni a Crotone, ma anche su quello che è avvenuto a Firenze che lei prima ha richiamato.
  Io credo che si debbano chiamare le cose per quello che sono. Quella che è avvenuta, anche dalla ricostruzione che lei ha fatto oggi, è stata un'aggressione di tipo squadrista che non può essere tollerata in alcun modo. Ecco io su questo stigmatizzo fortemente anche le parole del Ministro Valditara che ha teso a sottovalutare quello che è accaduto, prendendosela con una preside che, facendo il suo mestiere, si è rivolta ai suoi studenti per sollecitare maggiore attenzione e limitare, eliminare, l'indifferenza che si muove attorno a questi episodi di violenza che, credo, non dovrebbero vedere alcuna accettazione, alcuna copertura, soprattutto da chi ricopre incarichi importanti di Governo. Grazie.

  PRESIDENTE. Adesso l'ultimo intervento, almeno fra quelli che lo hanno richiesto, è quello del gruppo Fratelli d'Italia. Onorevole Urzì, anche lei ha cinque minuti a disposizione.

  ALESSANDRO URZÌ. Grazie Presidente. Grazie signor Ministro. Io sono veramente sempre molto invidioso delle sicurezze con cui i nostri colleghi dell'opposizione intervengono, ergendosi a pubblici ministeri ma nello stesso tempo anche a giudici e completando quindi, all'interno di queste Aule istituzionali, un vero processo che si chiude sostanzialmente nelle loro certezze, nelle loro convinzioni.
  Non è questo, collega Magi, il luogo in cui si fanno i processi; è questo il luogo in cui invece si ha il dovere di affrontare, con serietà e responsabilità, ma anche ascoltando, cosa che ho l'impressione non essere Pag. 22accaduta, le relazioni sulle quali si chiedono degli interventi.
  Io ho seguita dettagliatamente e approfonditamente la relazione, e ne ho colto tutta una serie di spunti che sono estremamente preziosi, per darci l'idea di un Paese che si sta avviando verso una profonda riflessione interna e anche verso una modifica, una riorganizzazione. Un Paese che ha fissato perfettamente gli obiettivi e sta indicando la strada su come perseguirli.
  A me è piaciuto signor Ministro, e mi permetto, da parte nostra, di confermarle la nostra piena fiducia. Non soltanto rimanga saldo al suo posto, ma sappia che sta interpretando perfettamente il pensiero del Paese. E su questo la invitiamo a continuare sulle linee guida che ha già perfettamente indicato. E mi è piaciuto, signor Ministro, il fatto che lei abbia svolto la sua relazione – che era sullo stato generale dell'impresa del suo Ministero – toccando temi che sono quelli sui quali noi sappiamo essere cresciuta, fortissimamente, l'inquietudine, la disaffezione rispetto alla certezza delle Istituzioni, del ruolo delle Istituzioni. E sono i temi, per esempio, dell'argine rispetto al fenomeno delle mafie connessi ai successi che abbiamo conosciuto; degli interventi radicali in materia di prevenzione contro il terrorismo (79 espulsioni, ci ha indicato); del fronteggiamento delle aggressioni da parte di un movimento che ormai dimostra la sua piena carica problematica, come quello anarchico; degli attacchi informatici che mettono in discussione la stessa sicurezza nazionale. Ma si è soffermato anche su quei temi che probabilmente da parte di molti vengono derubricati e che per noi invece sono centrali, che riguardano il vivere quotidiano. Ecco, collega Schlein e colleghi dell'opposizione, forse non c'è la percezione da parte vostra di cosa significhi il vivere quotidiano, il vivere le nostre città, le nostre periferie, ma anche i nostri centri storici oltre che le stazioni. C'è una distanza abissale rispetto al mondo reale. Lei Ministro ha citato le baby gang, lei ha citato le stazioni e il piano di intervento, lei ha parlato di rigenerazione urbana, degli sgomberi delle case occupate abusivamente. Ma da quanti anni era che non si parlava di tutto questo? Grazie signor Ministro perché lei ci dà l'occasione di avere la speranza in un futuro.
  Ma il Ministro ci ha citato anche le pagine belle, perché purtroppo c'è una parte del Paese che vuole rappresentare l'Italia sempre nella peggiore delle condizioni, nel peggiore dei modi, triste e rinchiusa su se stessa. Lei ha citato la pagina meravigliosa e generosa dell'Italia della solidarietà, che partecipa alle missioni in Turchia per intervenire sui luoghi del terremoto. Lei ha citato le sfide straordinarie del Giubileo a Roma, piuttosto che le Olimpiadi che saranno un momento straordinario per il nostro Paese per essere al centro dell'attenzione del mondo intero.
  Ovvio che fronteggiamo anche il problema dell'immigrazione clandestina, perché di questo stiamo parlando, ovvio presidente, ovvio signor Ministro, che noi abbiamo a che fare anche con un fenomeno di criminalità che fa riferimento a quello degli scafisti, dei produttori di viaggi illegali, di coloro che mettono in tasca denari per portare vite umane di donne, di bambini, di uomini innocenti fin sotto il mare. Gli scafisti. Di questo io non ho trovato traccia nei ragionamenti così, molto elevati, da parte dei colleghi dell'opposizione. E vedo talvolta come ci siano due realtà parallele perché lei, tutto quello che è stato citato dai colleghi dell'opposizione, lei l'ha detto quando ha fatto riferimento alla necessità di accogliere, e di non mettere nelle mani dei trafficanti le vite di coloro che fuggono dalla guerra e di coloro che fuggono dalla povertà, quindi anche dei migranti economici.
  Grazie signor Ministro; lei ha citato numeri straordinari: le 27 mila persone raccolte in mare dalle nostre forze di polizia e di sicurezza e dalle forze armate; le 453 missioni portate a buon fine, e via dicendo. Tutta la parte bella e pulita dell'Italia che è impegnata sul fronte della solidarietà, dell'attenzione e del rispetto della vita umana.
  La invitiamo signor Ministro ad andare avanti su questa strada. I processi si faranno, le verifiche si faranno, ci sono pubblici ministeri e tribunali per farli. Noi attenderemo quelle verifiche, convinti che Pag. 23però c'è bisogno in questo momento di una presenza politica che indichi la strada. Io l'ho trovata questa strada indicata. Grazie signor Ministro, prosegua con la nostra fiducia.

  PRESIDENTE. Grazie collega. L'ultimo a chiedere di intervenire è l'onorevole Paolo Emilio Russo. Gli do la parola per il gruppo di Forza Italia. Cinque minuti ovviamente.

  PAOLO EMILIO RUSSO. Presidente grazie. Solo poche parole, di stima e di ringraziamento, per i due militari della Compagnia radiomobile di Crotone che ha citato poc'anzi, che alle 4.30 del mattino hanno salvato vite umane. E le chiedo se ritenga di poter attribuire loro un riconoscimento, come segno di attenzione da parte delle istituzioni per questi due militari. Può essere un segnale che va nella direzione di premiare chi, effettivamente, sta al servizio delle istituzioni e dell'Italia.
  Il mio partito ha così tanto rispetto della magistratura da pensare che i processi li debbano fare i magistrati, e quindi trovo fuori luogo che ci siano dei colleghi deputati che pensano di poterli fare sulla base di indiscrezioni giornalistiche, di interviste di Massimo Giletti, e via dicendo. Essendo un giornalista preferirei che si distinguessero i due campi: il processo è processo e il giornalismo è giornalismo. Le indiscrezioni non hanno valore di legge.
  Ministro, vorrei chiederle due rassicurazioni, invece, rispetto a questa vicenda, rispetto alle cose che diceva prima. Lo ha anticipato prima ma vorrei che lei dicesse, con ancora più chiarezza, che il decreto ONG, che è stato recentemente approvato dal Parlamento, non ha in alcun modo impattato sulla vicenda del tragico naufragio, così da sgomberare il campo da tutta questa zona grigia di articoli, da questa lettura parziale della vicenda.
  Durante il dibattito, appunto, sul decreto ONG, nel corso degli interventi in Aula, gli esponenti di Forza Italia hanno sollecitato il Governo a mantenere come filosofia quella di trovare un giusto equilibrio tra i principi dell'umanità e quelli della fermezza. Io credo che questo debba essere lo spirito dell'azione del Governo, spirito che ritrovo nelle cose che ha detto questa mattina. Abbiamo presentato un ordine del giorno, che è stato fatto proprio dal Governo, nel quale si chiedeva un'attenzione speciale ai minori non accompagnati e quindi al fatto che si tenesse conto del porto di sbarco più vicino. Vorrei quindi chiederle, visto che l'ha citato poc'anzi, se potesse fornire qualche dettaglio ulteriore sul potenziamento del fondo di prima accoglienza per minori stranieri che, come ha detto poco fa, dovrebbe essere incrementato nell'investimento. Quindi vorrei capire come vengono investiti questi soldi, di quanto possono aumentare i centri per i minori; vorrei avere garanzie sul fatto che ci sia quest'occhio di riguardo che abbiamo chiesto. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie collega. Sì è contenuto in due minuti e mezzo quindi è stato più breve degli altri. A questo punto do la parola al ministro Piantedosi per la replica e le risposte alle domande ricevute.

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Premetto che, se è d'accordo Presidente, darò qualche risposta che può essere data nell'immediatezza e mi riservo, se lo ritiene la Commissione, di raccogliere domande che magari richiedono risposte più puntuali, per fornirle poi anche per iscritto con elementi successivi, se lo riterrete. Quanto ad alcuni argomenti, le richieste sono state anche un po' trasversali ai vari interventi.
  Innanzitutto, in premessa, voglio rispondere all'onorevole Zaratti, che ha sottolineato il ritardo con cui sarei venuto qui. Come il Presidente sa, la programmazione del mio intervento era stata adottata ben prima, già credo forse un mese fa se non addirittura prima, ma purtroppo, e di questo chiedo scusa, l'evoluzione di vicende, non solo nell'ultima settimana, e le variazioni dell'agenda anche dell'ultimo periodo in relazione anche a missioni internazionali e quant'altro, mi ha imposto di chiedere la cortesia di aspettare, e me ne scuso.
  Penso che comunque venire al quarto mese – non quinto – dall'inizio del mandato,Pag. 24 nella prospettiva di dire qualcosa che varrà per i prossimi cinque anni, credo che sia comunque un termine accettabile. Quindi, quattro mesi su cinque anni. Sottolineo questo, ma mi scuso per questo ritardo.

  FILIBERTO ZARATTI. Da ciò deduco che non intende dimettersi.

  PRESIDENTE. Quella dell'onorevole Zaratti è un'intuizione, immagino. Prego Ministro.

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Alcune cose ci tengo a dirle e parto da quello che ha detto l'onorevole Magi, per quanto riguarda la qualificazione dell'evento. Io personalmente ho dato la disponibilità, e il Governo deciderà nella sua collegialità, circa l'informativa al Parlamento. Io però ho volontariamente e doverosamente cominciato a parlare, nel rendere questa comunicazione, che doveva essere sulle linee programmatiche, di questo tragico episodio, premettendo che questo non lo ritengo esaustivo di un'informativa che so essere stata richiesta e che sono disponibile a dare in qualsiasi momento dovesse essere calendarizzata da chi di competenza. Quindi, siccome molti hanno sollecitato l'informativa, ribadisco che per quanto mi riguarda vengo pure domani.
  Però onorevole Magi, quando si parla - e questo riguarda anche un po' quello che hanno detto altri - di attribuire responsabilità per una cosa molto grave – perché è stato un evento molto grave, non c'è dubbio, non solo nella sua valenza umana ma anche in quello che possono essere poi attribuzioni, individuazione di eventuali responsabilità – è opportuno lasciar fare alla magistratura. Il Governo, i rappresentanti del Governo - ho cominciato a farlo oggi - hanno il potere e dovere di dare una prima rappresentazione dei fatti, come risultano loro da atti. Perciò facevo, e me ne scuso, il riferimento alle fonti, perché è importante, quando si dicono cose, e si individuano colpe, che ci sia una fonte. Io sono abituato così, ci vuole una fonte certa per dire «il Ministero dell'interno ha detto questo», perché altrimenti raccogliamo osservazioni da più parti. Quindi io non ho difficoltà a tenere informato personalmente il Parlamento, per quello che può risultare al Ministero dell'interno; molto, peraltro, risulta anche da fonti aperte che avete citato ampiamente, come le relazioni di Frontex e quant'altro; però lasciamo fare alla magistratura. Non è un buttare la palla in calcio d'angolo; significa dare valore a quella che sarà la sede più giusta per individuare responsabilità, se ce ne fossero. Io, come ho detto, e questo mi corre l'obbligo di ribadirlo, confido molto in quella che è la tradizionale competenza, professionalità, dedizione delle nostre strutture di law enforcement e di search and rescue. Segnalo una difficoltà, poi, quando verrà chiarito, perché sono ambiti che a volte si sovrappongono. La stessa Guardia di Finanza, quando fa operazioni di law enforcement, così tecnicamente definite, salva delle persone, porta in salvo delle persone. Se volete vi potrò far avere i dati, dati notevoli: per esempio, dall'inizio di quest'anno, sulle circa 9 mila persone salvate dalle nostre strutture dello Stato, quante ne ha prese la Guardia di Finanza. Perché intervenire per un'operazione di polizia non significa non farsi carico del salvataggio Ecco, magari chiariamo prima questo.
  Però ripeto, confidiamo nella magistratura che, attenzione, per il momento ha iscritto tra gli indagati quattro scafisti. Perché poi, in tutta questa discussione, come qualcuno ha osservato, sembra che non ci siano responsabili. Ecco la prima notizia che vi sottolineo, e che ho dato, è che ad oggi ci sono sicuramente quattro individuati come responsabili, che sono scafisti; prima cosa.
  Però aspettiamo; io confido, ancor più di quanto abbia detto l'onorevole Russo, nella nostra magistratura, quindi ho fiducia nelle strutture dello Stato, Capitanerie di porto, Guardia di Finanza e nella magistratura perché possa essere, anche al fine di una valutazione pubblica, al più presto chiarito quali sono state le dinamiche di questo evento.
  L'espressione kennediana. Premesso che, quando ho fatto quella affermazione, non Pag. 25c'era l'analisi specifica delle persone arrivate; se ne conosceva da una serie di riferimenti la provenienza, ma era un riferimento generalizzato a tutte le provenienze, per tutto quello che riguarda il fenomeno migratorio. Come sa, basta vedere le nazionalità che riguardano in generale (non in questo evento) l'arrivo sul territorio nazionale, che vede impegnate molte provenienze da Paesi che...
  Per carità, poi il sogno di una vita migliore, da svolgere altrove, è un diritto della persona; va poi stabilito quanto da diritto naturale si deve trasformare in una legittima aspirazione giuridica, che riguarda però anche prevalentemente persone che giungono da Paesi che non hanno condizioni di guerra, che non patiscono discriminazione, almeno non come codificata, tale da giustificare poi una protezione internazionale.
  Quindi, quando io ho voluto ricordare quella cosa, era semplicemente riferita ad un tema di carattere generale e non alle persone che poi erano, ahimè, tragicamente impegnate in questo evento migratorio che si è rivelato tragico.
  Più in generale, su quelle che sono state le osservazioni – l'ho detto ai vostri colleghi della omologa Commissione del Senato ieri – ognuno di noi deve avere la postura giusta, l'espressione giusta, per carità, ognuno valuta le espressioni del prossimo come ritiene. Il Governo però, con i fatti, ha dimostrato qual è la considerazione che ha sul tema della disperazione che genera la migrazione. Come ho detto, perché è un dato che ho sottolineato nella relazione, con numeri da record, nella limitatezza del periodo rispetto ai Governi precedenti, il Governo ha attuato corridoi umanitari per 617 persone, ha approvato un decreto flussi per 83 mila ingressi regolari. Ci sono stati anni, nel passato, in cui il decreto flussi non è stato neanche approvato. E chi ha responsabilità di Governo, ho detto ai vostri colleghi ieri, deve sicuramente avere una postura giusta ed usare espressioni giuste – è doveroso, ci mancherebbe altro – ma deve parlare soprattutto con i fatti. E questo Governo, prima ancora di questa tragedia, ha dimostrato di avere riguardo alla disperazione che c'è dietro i processi migratori.
  Questo è quindi quello che io vi rassegno, perché spesso succede che l'emotività generale, e ci mancherebbe altro, la sensibilità che tocca eventi come quello dell'altro giorno, inducono poi a fare delle riflessioni. E noi ci siamo posti il problema prima, e ripeto i numeri: 617 persone arrivate con i corridoi umanitari in quattro mesi, 83 mila persone preannunziate, programmate. Mi riferisco anche a quello che ha detto il collega Lollobrigida, con cui non ho parlato. Egli ha fatto programmazione per i prossimi cinque anni: se noi abbiamo previsto 83 mila ingressi per l'anno 2022, immaginando, secondo analisi che pure competono al Ministro dell'agricoltura e comunque a un autorevole esponente di Governo, che il nostro mercato del lavoro ha bisogno di circa 100 mila ingressi regolari all'anno. Basta moltiplicare tale numero per cinque, gli anni di legislatura, ed ecco lì il proposito di un rappresentante di Governo, di prevedere come mandato di Governo mezzo milione di ingressi regolari. Quindi, quello che tutti diciamo deve servire in qualche modo al nostro mercato del lavoro, e in qualche modo ciò incrocia anche i temi di corrispondenza a quelli che sono i sogni migratori delle persone.
  Un'altra cosa, onorevole Magi. Lei ha detto, questo me lo deve consentire, che la tragedia si è verificata per una debolezza della guida del mio Ministero. Io, ripeto, mi assumerò e mi assumo sempre tutte le mie responsabilità.

  RICCARDO MAGI. Ministro scusi, ci tengo. Io ho detto che in questo momento ciò a cui noi assistiamo, nelle posizioni espresse dai vertici delle varie forze a livello locale, Guardia costiera e altro, a mio avviso è collegato a quello. Io non ho detto che la tragedia è avvenuta per quello, ho detto che dalle esternazioni...

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Io ho colto la sua espressione onorevole, lei ha detto «anni passati senza tentennamenti hanno fatto sì che quindi ci fosse una diversa cosa». Io le segnalo Pag. 26– è brutto fare il bilancio delle tragedie del mare – che se andiamo a vedere le morti e le tragedie verificatesi negli anni scorsi questo assunto trova una contraddizione, una negazione nei fatti. Ci sono stati anni a guida sicurissima, certissima, esemplare di Governo dove ahimè sono successi questi episodi.

  RICCARDO MAGI. Mi permetta, faccia una ricerca circoscritta alle acque territoriali italiane a 100 metri delle coste italiane. Non parliamo della SAR libica.

  PRESIDENTE. Collega Magi, faccia rispondere, per cortesia.

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Io trovo persino imbarazzante fare un confronto tra tragedie, tra dimensioni di tragedie e men che meno mi sogno di attribuire gli eventi alla fermezza, alla coerenza, alla sapienza di chi mi ha preceduto, e ci ha preceduto. Però, se uno guarda il bilancio, ahimè tragico, di quello che avviene da molti anni, i fatti mi sembra che smentiscano questo assunto. Comunque poi i dati sono lì, i dati oggettivi parleranno.
  Sulla ricostruzione dei fatti abbiamo detto, quindi ci sarà quello che stabilirà la magistratura. Sulle parole ho detto.
  Ecco, l'onorevole Schlein mi dice: «quale alternativa hanno queste persone a scappare?». Ripeto è proprio quello che ci siamo posti sin dall'inizio del nostro mandato offrendo, dichiarando, che quello sarebbe stato il cardine di tutte le politiche di gestione dei fenomeni migratori, del tema migrazione da parte del Governo: cioè favorire ingressi regolari.
  E l'abbiamo fatto anche con affermazioni. Io capisco che poi le parole possono a volte risultare non... ma abbiamo detto «vi veniamo a prendere noi», «faremo il piano Mattei», insomma abbiamo condito l'intenzione con delle espressioni che dovessero sinteticamente dimostrare la nostra volontà. Ma abbiamo sempre, al primo punto, detto; «non consegnatevi ai trafficanti, vi forniremo noi le opportunità di venire attraverso canali di ingresso regolare». Però, io lo ripeto, è tutto lì, basta prenderlo e quindi in quello stanno le risposte.
  Il decreto ONG. Ora è stato detto, accennato da qualcuno in premessa, che il decreto cosiddetto ONG, il n. 1 del 2023, non manifesta alcuna incidenza sul tragico episodio, perché - come è stato ammesso anche da chi ha fatto la domanda - mai e dico mai nessuna nave privata, nessuna nave ONG, si è posizionata in quel tratto di mare per effettuare le attività che ritengono invece di effettuare in altre rotte, su altre rotte del Mediterraneo centrale, mai.
  Aggiungo, men che meno prima o con il decreto ONG, nessuno da parte dello Stato ha detto alle navi delle ONG di non posizionarsi, di non pattugliare, di non presidiare, quel tratto di mare. Aggiungo – voi l'avete approvato, il Parlamento l'ha approvato – in nessun punto del decreto-legge ONG c'è scritto che viene impedito il recupero, il soccorso delle persone in mare. Ci sono solo delle regole, che possono essere condivise o meno per carità, ci mancherebbe. So benissimo quali sono state le eccezioni e le obiezioni, ma da nessuna parte c'è scritto, tant'è vero che stiamo registrando le operazioni di salvataggio, non senza qualche critica da parte di una buona parte dell'opinione pubblica. Ma, voglio dire, non abbiamo mai messo in discussione la possibilità che chiunque si trovi in mare, o perché faccia pattugliamento sistematico o perché ci si imbatta, intervenga a soccorrere; addirittura, ci sono casi che si sono registrati in questi cinque mesi di navi mercantili che abbiamo aiutato, assistito, nel recuperare persone addirittura in acque SAR libiche a 70 miglia nautiche. Come avrebbe potuto essere che qualcuno esprimesse una professionalità carente per un evento che parte da 40 miglia nautiche di segnalazione, quando noi – mi assumo la responsabilità di dirlo – in questi quattro mesi abbiamo assistito e quindi registrato interventi delle nostre strutture di search and rescue fino a 70 miglia nautiche dalle coste italiane?Pag. 27
  Quindi, ecco perché io esprimo fiducia in quello che è stato il ruolo delle articolazioni delle istituzioni che si occupano di questo, e sono certo che non verrà messo in discussione quello che è il loro valore, quella che è la loro dedizione, competenza, professionalità e quant'altro.
  Io almeno ho questa fiducia, poi la magistratura ci dirà delle responsabilità, se sono anche più in alto o meno, ci dirà qual è la compiuta ricostruzione dei fatti, anche alla luce del quadro normativo internazionale e nazionale di regolamentazione di queste complesse e difficili attività.
  Chiudo dicendo dei minori stranieri non accompagnati, citati da molti. Ho citato lo stanziamento e comunque le iniziative finalizzate all'incremento dell'impegno dello Stato per questa importante e delicata categoria di persone che arrivano e che secondo un quadro di normativa nazionale devono essere assoggettate ad una tutela dedicata, specifica e molto più complessa. Basta parlare con i Sindaci, di tutte le espressioni politiche (quindi non solo di quelle che magari possono essere più affini a quelle del Governo) per cogliere la grande difficoltà nella possibilità di dedicare strutture dedicate, per un problema di sostenibilità, tutto qui. Con questo non voglio fare professione di rassegnazione, stiamo facendo salti mortali. Addirittura siamo stati contestati laddove in occasione di uno sbarco, per dare una collocazione dedicata ai minori non accompagnati, abbiamo dovuto spostare i minori in luoghi lontani dallo sbarco, che era avvenuto a La Spezia, dove non c'erano strutture per minori stranieri adatte. Il che è potuto sembrare un controsenso, ma aveva la giustificazione nel fatto che una volta scoperta la natura e la qualità dei minori stranieri (cosa che registri solo al momento dell'arrivo) abbiamo dovuto assoggettarli ad uno spostamento maggiore, proprio perché eravamo alla ricerca di strutture dedicate.
  C'è un tema di sostenibilità. Noi siamo impegnati in maniera molto forte ad implementare le strutture di accoglienza che immaginiamo con gli amministratori locali. C'è un dialogo anche con l'Associazione nazionale dei Comuni italiani, in alcuni casi alcune regioni ci chiedono di fare veri e propri hub di prima accoglienza di minori stranieri non accompagnati.
  Ma, c'è tutto l'impegno, tutta la consapevolezza, ma questo è uno di quei casi in cui drammaticamente chi deve poi svolgere l'attività di Governo deve fare i conti con quelle che sono le sostenibilità, nel senso che chiaramente non si può mai immaginare che in qualsiasi momento storico ti si presenta un numero di persone che sei in grado di avviare alla giusta accoglienza secondo quello che prevede la legge.
  Il riconoscimento al personale operante il soccorso. Ammetto anche che nella concitazione di questi giorni, non avevo fatto un punto di riflessione su questo. Ne prendo nota, onorevole Russo, anche in coerenza con quello che ho detto in merito al grande riconoscimento. Quindi colgo l'occasione pubblica per rinnovare il ringraziamento a tutte le nostre strutture di soccorso delle forze di polizia. Lì poi, per il soccorso che è stato effettuato una volta che si è verificato il disastro, sono state impegnate anche le articolazioni territoriali delle Forze di polizia, con i Carabinieri, la Polizia di Stato.
  E su questo richiamo un'ultima cosa, e chiudo. Sento spesso, ma non solo qui, che vengo stigmatizzato o comunque vengo giudicato per essere stato un funzionario dello Stato, in particolar modo un funzionario di Polizia, un questurino ha detto qualcuno. Sappiate che ne sono orgoglioso. Non so se questo è un elemento di qualificazione ed un contributo a quello che sarà il mio lavoro per il futuro, ma io ne sono orgoglioso. (Applausi dai parlamentari di maggioranza).

  Lo dico pubblicamente, colgo questa occasione, quindi vi ringrazio di avermela data: io sono orgoglioso di essere stato un funzionario dello Stato, e quindi un questurino o quello che per semplificazione linguistica insomma viene... Grazie.

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  PRESIDENTE. Ministro, mi scusi, vorrei rivolgerle una domanda che mi è venuta in mente leggendo un editoriale questa mattina.
  La tragedia, che si è purtroppo verificata dinanzi alle coste calabresi – e non è il primo caso –, è relativa ad un'imbarcazione partita da un porto turco. Quindi siamo dinanzi a un caso differente rispetto alle imbarcazioni cui noi siamo abituati a cercare di venire incontro – o comunque di capire – e che partono abitualmente dalle coste del Nordafrica.
  Allora rammento perfettamente, come immagino tutti, che la Turchia, che non è uno dei Paesi del Nordafrica, ebbe una interlocuzione con l'Unione Europea e ottenne anche dei fondi – se non ricordo male si parlò di 7 miliardi di euro – affinché non accadesse esattamente questo, vale a dire affinché non vi fossero partenze dai confini turchi, ovviamente sia di terra sia – ipotizzo – di mare, per contenere il fenomeno all'interno, attraverso campi di cui evidentemente il Paese avrebbe dovuto dotarsi.
  Voi avete ipotizzato un confronto col Governo turco su questo tema? Si tratta di una questione che non è stata sollevata e che però mi sta a cuore porle.

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Posso risponderle. Allora, presidente, tenga presente che la Turchia è un Paese di grande valenza, anche di interesse per noi. E il drammatico episodio lo dimostra. È stato forse il primo o comunque tra i primi Paesi che io ho visitato, incontrando il mio omologo, proprio per affrontare questo ed altri temi di comune interesse.
  Però non c'è dubbio, rispetto a ciò che lei, presidente, ha evidenziato. E ha fatto bene a farlo perché è un tema importante. La mia risposta non rappresenta uno svicolare su altri temi che sono stati sollevati. Tuttavia resta il fatto che la Turchia è stata riconosciuta dall'Unione europea, attraverso anche un sostegno finanziario notevole, come luogo tra virgolette sicuro dove contenere i flussi di rifugiati provenienti dalla rotta orientale: siriani, afgani e quant'altro.
  Quindi partiamo da questa classificazione. E questo – lo dico, veramente molto sommessamente – ci deve dare anche una qualificazione rispetto a quando si dice «si fugge dalla disperazione». Benissimo, ci mancherebbe, so benissimo cosa comporta l'essere siriani, afgani. Ma intanto si trattava di persone che erano arrivate in Turchia, vale a dire in un Paese che l'Europa, l'Unione europea (non io, non il Governo italiano) considera un luogo che opportunamente sostenuto è un luogo dove doveva essere contenuto il flusso migratorio.
  Detto questo, io sono stato in Turchia e ho avuto modo, anche nel confronto con il mio omologo, di visionare quello che mi è stato prospettato, compreso tutto ciò che la Turchia ha fatto e sta facendo per farsi carico di questo problema. Presidente, le dico la verità, questo non è il primo caso di imbarcazione che parte da quella rotta. Si tratta di una rotta meno frequentata rispetto a quella del Mediterraneo centrale – non è la prima volta – ma altrettanto impegnativa. Tra l'altro, come qualcuno ha notato, è proprio una rotta molto impegnativa anche per la sua pericolosità. Anche in passato, molte delle tragedie verificatesi sono avvenute lungo quel percorso. Io non me la sentirei però di muovere un'accusa...

  PRESIDENTE. No, non è un'accusa.

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Lo so bene, presidente, ho colto bene la domanda. La Turchia ha 5 milioni di rifugiati. È un Paese che è stato sicuramente, opportunamente, significativamente sostenuto finanziariamente, ma che ha 5 milioni di rifugiati. Per cui se uno fa una valutazione anche di ordine statistico, succede che ogni tanto qualcosa non vada per il verso giusto nell'opera di contenimento delle partenze. È brutto parlare di numeri quando si tratta di queste tragedie, però insomma lo devi mettere anche in conto. Quindi questo è un po' il tema.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Prego, onorevole Schlein.

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  ELLY SCHLEIN. Scusi, presidente, c'è un'unica questione cui il Ministro non ha risposto. Mi permetto di porla nuovamente, approfittando della sua presenza e disponibilità, Ministro: non ci è chiaro chi decida, quale struttura ministeriale decida, se debba intervenire la Guardia di finanza o la Guardia costiera. Ci serve saperlo. Ministro, non ci lasci affidati alla sola ricostruzione giornalistica. Poi vedremo quali saranno le conclusioni della magistratura, però se ci potesse chiarire questo aspetto...

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Guardi, onorevole, non sfuggo ad una definizione che lei mi consentirà generica. Perché? Perché se io adesso dicessi «questa è la catena di comando», uscirebbero subito notizie del tipo «Piantedosi accusa la Guardia di» o «Piantedosi accusa quegli altri».
  Come ho detto, si tratta di un'apparente – non confusione –, ma di un'apparente sovrapposizione, tant'è vero che c'è l'I.M.R.C.C., vale a dire il settore marittimo di coordinamento dei soccorsi. Si parla appunto di coordinamento, perché chiaramente concorrono più articolazioni.
  Il tema del quale dobbiamo tenere conto è che c'è sovrapposizione tra le due funzioni, quelle di law enforcement e quelle di SAR (ricerca e soccorso). Laddove la prima qualificazione (in questo caso deriva da un assetto Frontex) avviene secondo la valutazione che fanno gli esperti, vale a dire coloro che fanno l'avvistamento e quindi lo segnalano. La prima qualificazione avviene a seconda di come si presenta l'evento.
  In questo caso Frontex, oltre ad aver detto che c'era la visibilità di una sola persona in coperta, ha riferito circa qualcosa di rilevabile sottocoperta, anche da rilevazione termica. Ma quest'ultima non è decisiva rispetto al numero delle persone perché talvolta la rilevazione termica può essere determinata anche da apparati diversi. Ma sicuramente era un evento migratorio, e quindi l'imbarcazione avrebbe contenuto un numero di persone che facevano fare una valutazione in tal senso.
  Ma da quello che ho letto – si tratta delle prime cose, ma ripeto non voglio anticipare o sovrappormi rispetto a quello che sarà il ruolo della magistratura – Frontex ha dichiarato che c'erano buone condizioni di navigabilità.
  Guardate, l'episodio – e anche qui lo dico molto sommessamente –, nonostante si sia trattato di un attraversamento molto pericoloso, caratterizzato da quattro giorni di navigazione con un mare impegnativo, in realtà si è verificato per un evento drammatico, tragico, ma del tutto contingente, al momento dell'arrivo: c'era una secca a poche centinaia di metri dalla battigia che ha fatto arenare il battello, con il conseguente travolgimento dello stesso ad opera delle onde.
  Quindi sono un po' reticente, onorevole Schlein. Poi magari lo chiarirò per iscritto, in modo che si possa comporre il quadro. Sono reticente perché ho timore che una qualsiasi accentuazione... Questo è un sistema molto complesso, che prevede competenze anche orizzontali, e in cui – lo ripeto – le esigenze di soccorso non sono svincolate da quelle di contrasto all'immigrazione irregolare. Ciò è del tutto evidente. Saremmo miopi se non pensassimo che quasi tutti gli eventi di questo tipo prevedono (non a caso ho detto che ci sono quattro scafisti) la connotazione di evento di immigrazione irregolare, che presuppone un certo tipo di trattazione, insieme ad un evento che poi impone, laddove ce ne siano i presupposti, il salvataggio delle persone. Segnalo altresì un altro aspetto, perché leggo diverse valutazioni. Si tratta di una mia osservazione extra ricostruzione dei fatti. Vedo che si fa un gran parlare, non qui naturalmente; ma insomma mi riferisco a tutti quelli che si diffondono in valutazioni: «se uscivano, prendevano, facevano»... Guardate che ci sono stati eventi in cui la gestione anche del trasbordo, cioè l'affiancamento del mezzo, si è rivelata tragica.
  Quindi io direi di fidarci per il momento, salvo prova contraria, di quella che è stata la valutazione professionale di chi è deputato a fare quel lavoro, perché si tratta di una decisione sempre molto Pag. 30complessa, mentre tutti noi – a cominciare dal sottoscritto – valutiamo ex post. Si tratta di una articolazione importante delle nostre istituzioni che deve fare una valutazione fondata sugli elementi che gli vengono rappresentati e che opera delle scelte.
  E – lo ripeto – non è che quello che è stato scelto, vale a dire di qualificare l'evento in un modo o in un altro, di per sé necessariamente abbia esaurito tutte le possibili cause. Perché? In primo luogo, perché, come vi dicevo, anche l'affiancamento e il trasbordo a volte si è rivelato pericoloso. In secondo luogo, perché, guardate, su quella rotta lì – questo voglio dire anche al presidente – molte volte si viene a conoscenza dell'evento, tramite le nostre Forze di polizia territoriali, proprio dal rinvenimento a terra di scafi, dopo che questi sono arrivati e vengono abbandonati.
  Quanto poi ai sistemi di segnalazione e di rilevamento, da quello che ho letto e ho visto, non c'è stato neanche un sistema di allertamento da parte di chi era a bordo del battello che abbia potuto far virare decisamente verso una qualificazione chiara, marcata, importante di search and rescue subito.
  Ecco questa è un po' la risposta che le ho dato, onorevole. Ma mi riservo, oltre che nell'informativa, anche in quelli che saranno i riferimenti successivi, di chiarire meglio quelli che saranno gli esiti.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro. Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori, il collega Provenzano. Prego.

  GIUSEPPE PROVENZANO. Grazie presidente. Approfittando della presenza del Ministro, vorrei dire che l'unico passaggio che abbiamo apprezzato nella relazione è la disponibilità a venire a riferire in Parlamento sulla tragedia avvenuta a Cutro in ogni momento disponibile. Così lei ha detto, Ministro. Tuttavia, proprio nella giornata di ieri, nella Conferenza dei presidenti di gruppo, il Governo ci ha detto invece che lei, Ministro, non era disponibile a venire in Parlamento questa settimana. Ci ha detto che lei non era disponibile a venire in Assemblea a riferire sulla tragedia di Cutro. Allora signor Ministro, approfitto della sua presenza per intervenire sull'ordine dei lavori, perché delle due l'una: o lei non ha il controllo della sua agenda o la sua agenda è controllata dal Governo con valutazioni politiche, a sua insaputa. Perché nei confronti del Parlamento e dell'Assemblea c'è un dovere di trasparenza, stiamo chiedendo di venire a riferire in Assemblea.

  MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'interno. Personalmente, vengo quando volete.

  GIUSEPPE PROVENZANO. Qui stiamo parlando di una relazione sulle linee programmatiche. Io le sto chiedendo invece di riferire sulla vicenda di Cutro.

  PRESIDENTE. Collega, questo non riguarda i lavori della Commissione.

  GIUSEPPE PROVENZANO. Come no, presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori, proprio per questo: nei confronti del Parlamento c'è un dovere di trasparenza, perché il controllo dell'operato del Governo anche in questa vicenda spetta al Parlamento non alla magistratura. E questo lo prevedono la nostra Costituzione e lo Stato di diritto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Iezzi sull'ordine dei lavori. Vorrei soltanto precisare che questo è un tema che riguarda i lavori dell'Assemblea.

  IGOR IEZZI (LEGA). Sì presidente, però siccome le dichiarazioni dette dall'onorevole Provenzano poi vengono ascoltate anche fuori, è carino precisare, dal momento che ero presente alla Conferenza dei presidenti di gruppo. Capisco che il Partito Democratico sta rinnovando tutti i vertici e magari i suoi esponenti non si fidano più del loro presidente di gruppo in Assemblea, tuttavia faccio presente che il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha detto che avrebbe chiesto la Pag. 31disponibilità del Ministro dell'interno e che tale disponibilità sarebbe stata data, non appena quest'ultimo l'avesse comunicata. Quindi non c'è stata alcuna comunicazione circa una mancata volontà di rendere l'informativa. È inutile che i colleghi inventino problematiche inesistenti. Colleghi, risolvete i vostri problemi di organigramma e poi venite qua.

  PRESIDENTE. Vorrei ribadire che questo è tema che non attiene ai lavori della Commissione. Dichiaro pertanto conclusa l'audizione e ringrazio il Ministro.

  La seduta termina alle 15.30.