XIX Legislatura

Commissioni Riunite (I, XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 14 febbraio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cappellacci Ugo , Presidente ... 3 

Audizione sulle linee programmatiche della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Cappellacci Ugo , Presidente ... 3 
Roccella Eugenia (FDI) , Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità ... 3 
Cappellacci Ugo , Presidente ... 10 
Malavasi Ilenia (PD-IDP)  ... 10 
Schifone Marta (FDI)  ... 10 
D'Alessio Antonio (A-IV-RE)  ... 11 
Morgante Maddalena (FDI)  ... 12 
Ciani Paolo (PD-IDP)  ... 13 
Tenerini Chiara (FI-PPE)  ... 14 
Scotto Arturo (PD-IDP)  ... 15 
Quartini Andrea (M5S)  ... 15 
Loizzo Simona (LEGA)  ... 17 
Tassinari Rosaria (FI-PPE)  ... 18 
Cappellacci Ugo , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XII COMMISSIONE UGO CAPPELLACCI

  La seduta comincia alle 12.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che dal resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web tv della Camera dei deputati.

Audizione sulle linee programmatiche della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento l'audizione sulle linee programmatiche della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella.
  Avverto inoltre che alla luce di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza.
  Ringrazio la Ministra Roccella per la disponibilità, anche a nome dei colleghi presidenti Pagano e Rizzetto, e faccio presente a tutti gli intervenuti che l'audizione odierna avrà una durata di un'ora e mezzo, stante un impegno già assunto dalla Ministra, la quale però ha assicurato la propria disponibilità a proseguire l'audizione anche in altra seduta ai fini dello svolgimento della replica, e la ringraziamo anche di questo.
  Come concordato, alla relazione della Ministra seguirà il dibattito, nell'ambito del quale ciascun gruppo parlamentare per le tre Commissioni avrà a disposizione un tempo complessivo di non oltre 10 minuti, suddivisibile in più interventi.
  Invito quindi i colleghi, qualora non l'abbiamo già fatto, a comunicare alla Presidenza le richieste di intervento.
  Cedo quindi subito la parola alla Ministra Roccella.

  EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. Ringrazio i presidenti di Commissione e ringrazio tutti gli intervenuti per questa esposizione delle linee programmatiche, che è rituale ma è anche un momento importante proprio nel dialogo fra il Governo e il Parlamento.
  Il Ministero che ho l'onore di guidare copre una gamma di tematiche molto ampia e molto diversificata: dal cyberbullismo all'invecchiamento attivo; dalla lotta al razzismo a quella contro la violenza nei confronti delle donne; dalle adozioni internazionali alla tratta degli esseri umani; dalla promozione per le donne dello studio delle materie STEM fino agli interventi di riqualificazione sociale delle aree urbane degradate. Penso quindi che piuttosto che addentrarci in un elenco dettagliato di tutto il ventaglio delle problematiche che potremmo affrontare, sia meglio individuare gli assi portanti dell'azione programmatica, tracciando un quadro complessivo degli obiettivi da raggiungere e mettendo a fuoco soprattutto i temi contenuti nella denominazione del Ministero: cioè famiglia, pari opportunità e natalità. Si tratta infatti di ambiti strettamente collegati che delineano un autentico programma di Governo, cioè quello che, per quanto di mia competenza, mi si chiede di illustrare in questa sede.
  In questa legislatura il binomio tra famiglia e pari opportunità, che è frutto a suo Pag. 4tempo di un'intuizione del Presidente Mattarella, si è aggiunta la natalità. Non credo che ci sia bisogno di motivare l'urgenza di questa scelta, così come l'impellenza di politiche che favoriscano una ripresa delle nascite. Conosciamo tutti ormai i numeri da bollettino di guerra che certificano quello che, più che «inverno demografico», io ormai definisco «inferno demografico».
  È un affresco a tinte fosche quello che con regolare cadenza ci consegnano i dati dell'Istat, così come è preoccupante la prognosi unanime degli studiosi in base alla quale il tempo residuo per provare a invertire la tendenza, prima che diventi pressoché irreversibile, non supera i 10/15 anni; questo per la riduzione delle coorti di giovani donne in grado di procreare.
  Al calo della popolazione corrispondono conseguenze ad ampio spettro di natura materiale, ma anche immateriale; i più noti sono naturalmente la non sostenibilità del welfare e della sanità pubblica, ma c'è anche lo spopolamento delle aree più fragili, con il rischio di desertificazione di migliaia di piccoli comuni e di quelle aree interne che custodiscono parte importante del patrimonio culturale, naturalistico e identitario dell'Italia. Si va dalla prospettiva di una decrescita del PIL (queste sono le proiezioni che ha fatto il Presidente dell'Istat, Blangiardo) allo spegnersi della vitalità del Paese, perché meno nascite significa meno giovani e quindi minore propensione alla creatività, all'innovazione, allo sviluppo, all'impresa.
  Abbiamo detto che i temi contenuti nella denominazione del Ministero sono strettamente legati e credo che il cuore di questa interconnessione sia la maternità.
  Ancora una volta la statistica ci fornisce importanti spunti di riflessione: secondo le rilevazioni dell'Istat, infatti, il desiderio di maternità non ha subìto flessioni rispetto al passato; la famiglia con due figli è tuttora il desiderio più frequentemente espresso dalle donne italiane. Se dunque, a differenza del passato, quando va bene di figlio se ne fa uno e tendenzialmente lo si fa tardi, la motivazione risiede negli ostacoli che oggi si frappongono fra il desiderio di maternità e la sua realizzazione. Bisogna quindi prendere atto che esiste un problema di libertà femminile: le donne italiane non sono effettivamente libere di avere figli se lo desiderano, anzi nonostante lo desiderino.
  Nel momento in cui si è smagliata e dispersa quella rete parentale che un tempo, fino a 20/30 anni fa, sosteneva le madri, le donne sono alle prese con le difficoltà che tutti conosciamo: dai tempi della vita urbana alla conciliazione tra famiglia e lavoro, e la maternità diventa un ostacolo alla realizzazione personale sul piano professionale e non solo.
  Per mettere in campo interventi efficaci bisogna quindi restituire valore sociale alla maternità.
  È incredibile che il valore della maternità, espressamente tutelato dalla Carta costituzionale almeno in tre articoli, a livello di legislazione ordinaria trovi menzione solo nel titolo e nella prima parte della legge n. 194 del 1978.
  Mettere al centro la maternità non vuole certamente dire negare la complementarità e la dualità delle figure genitoriali, o sottovalutare il fondamentale e prezioso compito del padre, ma per quanto si possa indurre una più equa ripartizione dei carichi di lavoro e di cura – aspetto che ovviamente va realizzato e incrementato – e una più ampia responsabilizzazione maschile, è evidente che gravidanza, parto e allattamento al seno sono esclusiva delle donne.
  E allora, poiché come è stato detto, è ingiusto trattare in modo diverso persone uguali ma è ingiusto anche trattare in modo uguale persone diverse, pari opportunità significa anche riconoscere la specificità del materno: sul lavoro, nel welfare e nella società.
  Un figlio non è un fatto privato, un figlio ha riflessi sulla vita della comunità, garantisce il futuro, la coesione intergenerazionale, la tenuta del welfare, dunque chi lo genera e se ne prende cura lavora per tutta la comunità. È a questo che ci si riferisce quando si parla di valore sociale della maternità; potremmo definirlo un lavoro socialmente utile, che alimenta peraltro competenze che vanno valorizzate.Pag. 5
  Occorre promuovere quei cambiamenti culturali che rendano la maternità un'attribuzione premiante, non un ostacolo alla realizzazione personale. E, oltre che ispirazione politico-legislativa, questa consapevolezza deve diventare senso comune; serve dunque un approccio trasversale, una mobilitazione collettiva.
  Provo a riassumere per punti la progettualità programmatica per una ripresa della natalità, sia in termini di metodo che di principi ispiratori.
  Per quanto riguarda gli obiettivi, vogliamo promuovere prima di tutto la famiglia e la maternità in tutte le politiche. È necessario un approccio trasversale, un'azione strategica che coinvolga tutti i dicasteri, con interventi sia di taglio culturale che economico. Il mio Ministero, che, come è noto, è senza portafoglio, può però svolgere proprio questo: una funzione di progettazione, coordinamento e stimolo.
  Dobbiamo poi promuovere una mobilitazione collettiva sulla natalità, come ho accennato, e quindi vogliamo coinvolgere tutti gli attori in campo: famiglie, associazioni, cooperative, imprese, istituzioni locali, sindacati, no-profit, corpi intermedi, per investire su famiglia, maternità e natalità. Dobbiamo stabilizzare i fondi per la natalità e la famiglia sul lungo periodo, per rendere certa la base su cui le persone possono scegliere di fare figli. Dobbiamo investire su politiche che creino un ambiente economico e culturale favorevole alla maternità; non basta quindi una misura, serve una filiera di servizi: dal domicilio all'ospedale, dal sostegno finanziario a quello educativo. Serve la promozione di cambiamenti culturali oltre che legislativi per investire sulla natalità.
  Come principi ispiratori voglio citare in primo luogo l'equità orizzontale, cioè dobbiamo evitare che le famiglie abbiano di meno. Cioè, il problema non è dare alle famiglie di più, ma invertire la politica che abbiamo più o meno seguito per lungo tempo, cioè producendo il fatto che le famiglie hanno di meno.
  Quindi dobbiamo evitare che il fatto di fare figli sia un elemento di impoverimento, un elemento di difficoltà e, per le donne, una mancanza di libertà.
  Il secondo principio ispiratore è la libertà: non vogliamo convincere le italiane a fare più figli, le famiglie a fare più figli, vogliamo solo che siano liberi di farli. Libere le donne davvero, cioè non spinte a scegliere tra carriera e figli, non costrette a essere multitasking per forza, fare sacrifici e rinunce troppo pesanti.
  Il terzo criterio che dobbiamo adottare in queste politiche è la sussidiarietà, cioè dobbiamo coinvolgere ogni soggetto per il proprio livello di responsabilità, ricreare una rete di sostegno sociale per la maternità.
  Le donne sono troppo spesso lasciate sole di fronte alla maternità, senza attenzione alle condizioni fiscali, organizzative e culturali che accompagnano le famiglie nel desiderio di fare figli.
  L'assegno unico è stato un primo passo importante, perché ha stabilizzato i fondi per la famiglia sul lungo periodo e quindi ha risposto a uno dei criteri che abbiamo posto, cominciando a rendere certa la base su cui le coppie possono attuare un progetto genitoriale.
  Nell'arco della legislatura vogliamo implementarlo, modificando i criteri dell'ISEE e aggiungendo risorse, a partire intanto da quelle costituite dai risparmi derivanti dai fondi destinati allo stesso assegno unico e non utilizzati, che devono essere reinvestiti allo stesso scopo. Vogliamo andare quindi verso un allargamento e una reale universalizzazione dell'assegno unico.
  A questa rete economica va sicuramente aggiunta l'introduzione nel tempo del fattore famiglia; il Governo intende infatti superare lo strumento dell'attuale prova dei mezzi (l'ISEE), rendendolo più sensibile alle reali necessità delle famiglie italiane, calmierando il peso della componente patrimoniale e aumentando il peso della numerosità familiare, secondo il principio che abbiamo esposto prima dell'equità orizzontale.
  Come è noto, i primi segnali sono stati già dati con la legge di bilancio. E, considerate le circostanze nella quale la manovra è stata varata, si è trattato di una scelta Pag. 6consapevole e prioritaria in favore della famiglia e della natalità.
  Nel decreto-legge e nella successiva conversione parlamentare hanno trovato spazio: l'aumento dell'assegno unico per il primo figlio e dal terzo figlio in su, e l'incremento strutturale per le famiglie numerose, dal quarto figlio; la stabilizzazione dei sostegni per i figli con disabilità; l'incremento dei congedi parentali per madre e padre; la riduzione dell'IVA sui prodotti per la prima infanzia; la decontribuzione per i giovani e le donne; i mutui agevolati per l'acquisto della prima casa; la carta risparmio; il reddito alimentare. In tutto, si tratta di un miliardo e mezzo di investimento.
  Anche quando non si tratta di interventi strutturali, che non era possibile realizzare per i limiti di tempo e anche di risorse che abbiamo dovuto considerare, questi che abbiamo citato sono provvedimenti ponte che indicano una rotta precisa e precise priorità.
  Come si vede, accanto agli interventi sull'assegno unico ci sono le azioni per favorire l'ingresso delle donne e dei giovani nel mondo del lavoro; ma sul lavoro e sulla promozione dell'imprenditoria femminile ci sono altre misure, per esempio, tra le altre, è stato incrementato il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese dedicato all'impresa femminile. Ma in particolare su questo fronte va segnalato il sistema di certificazione per la parità di genere, che è un obiettivo PNRR, ed è un progetto che vuole accompagnare le aziende nella riduzione delle criticità per la crescita lavorativa femminile.
  Il sistema di certificazione e i meccanismi di incentivazione prevedono requisiti per la parità e la trasparenza retributiva, servizi per favorire la vita personale e lavorativa, la conciliazione tra vita personale e lavorativa, iniziative per incentivare la relazione fra persone e azienda durante e dopo la maternità e la paternità, e iniziative che valorizzino l'esperienza della genitorialità come momento di acquisizione di nuove competenze.
  Le scadenze del programma PNRR, nel cui ambito il progetto è stato inserito, sono state rispettate, compreso il portale su cui a breve si potranno acquisire tutte le informazioni in merito. Ma l'obiettivo è anche espandere la certificazione ad altri format come ad esempio il Family Audit, utilizzato nella provincia autonoma di Trento.
  Dobbiamo però moltiplicare gli strumenti a disposizione per la conciliazione tra lavoro e tempo di cura e ricorrere anche a un'azione di moral suasion. Vorremmo ripristinare intanto il tavolo istituzionale di confronto e di dialogo con il mondo delle imprese per la conciliazione e il sostegno alla natalità e maternità in ambito aziendale, istituito a suo tempo dal Ministro Fontana e non più riconvocato. Il tavolo potrebbe rappresentare uno strumento efficace per rafforzare la partnership tra pubblico e privato sulla individuazione e diffusione di buone pratiche e di modalità innovative nel welfare aziendale. A questo si potrebbe aggiungere la proposta di un codice deontologico per le imprese, cui aderire su base volontaria, teso soprattutto a favorire il reinserimento delle donne in seguito all'assenza per maternità e a ridurre il fenomeno delle dimissioni più o meno volontarie, ancora troppo frequente.
  Le imprese possono svolgere un ruolo decisivo in termini tanto di contesto favorevole alla maternità quanto di concrete prestazioni di welfare integrativo al suo sostegno. Da un lato abbiamo necessità di imprese responsabili verso la maternità e la famiglia, perché l'85 per cento delle dimissioni femminili nel mercato del lavoro (secondo i dati dell'ispettorato nazionale del lavoro) si produce in relazione alla maternità. Dall'altro le imprese amiche della maternità, valorizzando le persone e le loro capacità, creano risultati economici e un clima aziendale migliore.
  Il codice deontologico su cui stiamo lavorando e che sarà proposto a breve si articola su questi punti: primo, la continuità di carriera delle madri, e quindi l'opportunità di continua informazione sull'evoluzione aziendale e sulle funzioni specifiche durante i periodi di astensione che però – è importante sottolineare – si configuraPag. 7 come un diritto e non un obbligo della lavoratrice. Poi vi è la formazione mirata nella fase di rientro del lavoro, la considerazione della maternità nei percorsi di carriera che richiedono necessità logistiche, l'analisi di gender pay gap che neutralizzino i periodi di astensione.
  Poi vi è l'altro punto (sono tre punti), che riguarda le iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute, quindi campagne di prevenzione e vaccinazione, screening periodici e pacchetti check-up dedicati alla maternità, attenzione alla medicina di genere e assistenza sanitaria integrativa contrattuale e non.
  Terzo punto, l'adattamento dei tempi e modi di lavoro: quindi, possibilità di congedi e aspettative più lunghi in caso di maternità e paternità, rispetto alla legge e al contratto nazionale, integrati economicamente in un clima di collaborazione tra aziende e dipendenti; flessibilità di orario di ingresso e di uscita; passaggio a part-time verticale e orizzontale; utilizzo corretto dello smart working e quindi transizione dall'orario agli obiettivi di prestazione; disponibilità di asili nido e loro rimborso e copertura delle spese per la prima infanzia, l'educazione e l'assistenza domestica.
  A breve, questo codice deontologico sarà presentato al pubblico e sottoposto alle associazioni di categoria.
  Il nostro obiettivo sarà di favorire la diffusione di questo approccio alle relazioni di lavoro individuali e collettive nella prossimità aziendale o territoriale. È fondamentale investire sul welfare aziendale, dove già peraltro esistono molte best practice che devono emergere ed essere diffuse, per far sì che i mercati dei capitali, che sono interessati alla sostenibilità, non soltanto ambientale, possano veicolare risorse nella direzione dell'attenzione alla maternità.
  In una cornice più ampia, voglio dire che la qualità delle relazioni tra maternità e lavoro, tra famiglia e lavoro, è una cartina di tornasole del lavoro che faremo al Ministero.
  Per sostenere la natalità occorre scommettere che le transizioni culturali, lavorative, economiche e familiari, connesse alla maternità e alla paternità, non risultino gravose. Lasciare il lavoro per alcuni mesi, tornare al lavoro dopo il parto, entrare nel servizio sanitario, sfruttarne le opportunità e i servizi, approcciare i servizi educativi sono tutti eventi che possono generare difficoltà in una famiglia. Dobbiamo rendere agevoli e facili questi passaggi grazie a forme di accompagnamento personalizzato, soprattutto per le donne e la maternità.
  Su questo punto, fra l'altro, recentemente il Ministro della salute Schillaci, dopo il caso drammatico della morte del neonato avvenuto all'ospedale Pertini a Roma, ha dichiarato che intende mettere in atto tutte le misure necessarie a garantire piena sicurezza delle partorienti e dei bambini. Cito questo proprio perché è un punto fondamentale del mio programma: non lasciare sole le donne dopo il parto, ma accompagnarle secondo le necessità e i bisogni di ciascuna, attraverso la costruzione di un welfare di prossimità per le mamme che assicuri una rete di sostegno alle partorienti e ai bambini, per sostituire quella che (come abbiamo già accennato) era una volta la rete parentale spontanea che si creava intorno alle donne in attesa e poi alle neomamme, e che oggi certo non si può ricreare artificialmente. Dobbiamo farlo, piuttosto, proprio partendo da un welfare di prossimità, ricostruendo un welfare di passività, anche attraverso, per esempio, la telemedicina e i servizi domiciliari.
  Un altro punto fondamentale del nostro Ministero su cui già abbiamo agito è quello della violenza contro le donne, che è uno dei principali ambiti del Ministero e che ci ha visto subito attivi fin dai primissimi giorni del mio mandato.
  L'illuminazione di Palazzo Chigi con i nomi delle vittime di femminicidio del 2022 nella serata del 25 novembre, cioè la giornata nazionale contro la violenza sulle donne, con il minuto di silenzio di tutto il Consiglio dei ministri davanti a quei 104 nomi, ha voluto significare l'impegno concreto di tutto il Governo a combattere questo fenomeno.Pag. 8
  Abbiamo voluto ricordare le donne uccise una per una, le abbiamo volute chiamare per nome togliendole dall'anonimato delle cifre; cifre drammatiche, che denunciano l'ampiezza e la diffusione di questo fenomeno.
  Al tempo stesso, sempre nella legge di bilancio, per dare subito concretezza al nostro impegno, abbiamo incrementato i fondi per i centri antiviolenza e per il contrasto della tratta.
  Le politiche di prevenzione della violenza contro le donne non possono che partire da una raccolta dati adeguata costante e capillare, necessaria per intercettare situazioni di allarme e per attuare politiche di prevenzione mirate ed efficaci. Noi abbiamo peraltro una buona legislazione, ma i problemi che riscontriamo sono in fase di applicazione della legge e proprio sulle politiche di prevenzione.
  A tale proposito abbiamo avviato un confronto con le amministrazioni coinvolte nella predisposizione dei decreti attuativi della legge 5 maggio 2022, n. 53, recante «disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere». Ricordo che il comma 2 di questa legge pone in capo al Ministero con delega alle pari opportunità il potere di indirizzo in merito all'individuazione delle esigenze di rilevazione statistica, in materia di prevenzione e contrasto della violenza contro le donne.
  L'applicazione di questa legge consentirà la creazione di un sistema informativo integrato sul fenomeno violenza di genere, con il coinvolgimento, oltre che del Dipartimento per le pari opportunità, dei Ministeri dell'interno, della giustizia, della salute, del lavoro nonché dell'Istat.
  La legge prevede inoltre che Istat e Sistan (il Sistema statistico nazionale) debbano realizzare con cadenza triennale un'indagine campionaria interamente dedicata alla violenza contro le donne, che produca stime anche sulla parte sommersa dei diversi tipi di violenza. Nell'anno in corso partirà la terza indagine Istat dopo le due del 2006 e del 2014.
  Il Piano nazionale strategico sulla violenza maschile contro le donne del triennio 2021-2023, presentato al Consiglio dei ministri nella scorsa legislatura, il 18 novembre 2021, non ha ancora visto la sua traduzione in un piano operativo, pur previsto dal piano stesso. Abbiamo avviato i lavori a questo scopo, convocando sia l'assemblea che il comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica. Ci siamo confrontati sulle priorità da tradurre operativamente, trovando una forte convergenza fra tutte le persone che fanno parte dell'Osservatorio, fra tutti i componenti dell'Osservatorio.
  Sul tema della violenza di genere intendiamo mettere in atto velocemente un lavoro coordinato di Governo fra le varie competenze per dare risposte concrete. È già previsto per il 23 un tavolo tecnico interministeriale con giustizia e interni che lavorerà sia sull'applicazione delle norme sia su un eventuale rafforzamento delle stesse, in particolare su alcuni punti segnalati anche dagli stessi centri antiviolenza e dalle associazioni che hanno esperienza diretta in questo campo.
  Tra le priorità emerse ritengo ineludibile innanzitutto la formazione delle figure professionali pubbliche e private che a vario titolo interagiscono con le donne vittime di violenza (magistrati, forze dell'ordine, assistenti sociali, psicologi, e così via), a partire dalla redazione di linee guida nazionali.
  Altro punto ineludibile fra quelli individuati dal piano dovrà essere in stretta collaborazione con la giustizia: il lavoro per il superamento delle criticità riscontrate sull'interazione, a volte scarsa o comunque non sufficiente, fra tribunali penali e civili nei casi di separazione coniugale in presenza di procedimenti penali legati a casi di violenza. C'è poi la necessità di evitare qualsiasi percorso di mediazione in caso di violenza, come indicato dalla Convenzione di Istanbul e più volte sottolineato proprio dai centri antiviolenza.
  Ritengo necessario anche attenzionare la questione dei minori allontanati dalle proprie famiglie, in particolare esaminando la condizione di quelli allontanati forzatamente attraverso un follow-up, valutandone le conseguenze sui minori stessi e i Pag. 9genitori o il genitore da cui sono stati allontanati. Voglio sottolineare come questa sia una delle raccomandazioni della Commissione femminicidio, che ha operato nella legislatura appena conclusa.
  Abbiamo inoltre avviato il lavoro per il rinnovo del protocollo d'intesa fra il Dipartimento per le politiche della famiglia e l'Autorità garante per l'infanzia e adolescenza scaduto nel 2019.
  Sul fronte delle adozioni internazionali, fronte peraltro molto sentito dalle tante coppie in attesa di un bimbo, l'attività del Ministero e della competente Commissione è resa particolarmente intensa dall'instabilità del quadro geopolitico negli ultimi anni. La complessità delle situazioni che si sono verificate con la Bielorussia, con la Cina e sul fronte russo-ucraino, ha richiesto l'apertura di specifici tavoli congiunti con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Di converso sono state avviate iniziative promettenti per la stipula di nuovi accordi finalizzati alle adozioni con paesi come il Paraguay, la Costa d'Avorio, la Repubblica Democratica del Congo.
  Il dato complessivo, esente da flessioni nonostante le turbolenze geopolitiche, è in ogni caso indice di un lavoro particolarmente efficace, a maggior ragione se si considera che in ambito europeo siamo l'unico Paese a non avere avuto flessioni nella domanda e ad aver confermato i risultati del 2021.
  Sempre con riferimento alle adozioni internazionali è prevista l'erogazione di risorse destinate al finanziamento di due linee strategiche in corso di finalizzazione: il supporto economico alle coppie impegnate in percorsi adottivi particolarmente difficili, soprattutto nei paesi che abbiamo detto, interessati da gravi criticità geopolitiche, e un'attribuzione aggiuntiva in sede di rimborso per le coppie che adottano minori portatori di handicap.
  Sono poi in procinto di essere avviati 15 progetti di cooperazione, aggiudicatari del relativo bando con annesso finanziamento, che avranno la durata di un anno e mezzo.
  Ed è in dirittura di arrivo un protocollo d'intesa con il Ministero dell'istruzione e del merito relativo alla revisione delle linee guida per l'accoglienza scolastica dei bambini adottati, da parte di un Comitato paritetico composto da rappresentanti del suddetto Ministero e della Commissione adozioni internazionali, che prevede anche un grande progetto di formazione nelle scuole che interesserà sia i docenti che gli studenti.
  È infine previsto un intenso programma di missioni all'estero da parte dei rappresentanti della CAI (della Commissione adozioni), finalizzato all'agevolazione dei rapporti adottivi con l'Italia per stipulare nuovi accordi e sbloccare situazioni incagliate. Tra l'altro, alcuni di questi tavoli sono a buon punto.
  Tra le strategie europee per l'uguaglianza il Piano d'azione dell'Unione europea contro il razzismo (Un'unione dell'uguaglianza: il piano d'azione UE contro il razzismo 2020-2025), adottato il 18 settembre del 2020, non ha ancora visto la traduzione in un Piano nazionale; i lavori sono stati però avviati dall'UNAR.
  Mi preme sottolineare come sia mia intenzione dare la priorità all'elaborazione di questo piano nazionale, negli interventi soprattutto che riguardano l'UNAR, in considerazione della relazione di UNAR al Parlamento e al Presidente del Consiglio dei ministri sull'attività svolta nell'anno del 2021, da cui risulta che fra i casi di discriminazioni segnalati al contact center dell'UNAR nel 2021, e ritenuti pertinenti, più della metà, precisamente il 54,3 per cento, era dovuto proprio a grave discriminazione di tipo etnico-razziale; a seguire il 16,5 per cento delle segnalazioni è stato per religioni o convinzioni personali, e una percentuale simile, il 16,3 per cento, per orientamento sessuale e identità di genere.
  Mi avvio a concludere. Come segnalato in premessa, l'ampiezza e soprattutto l'eterogeneità delle attribuzioni del Ministero che oggi rappresento suggerivano di illustrare le linee programmatiche per macro direttrici, per non rischiare di disperderci in troppi rivoli tematici, sono però ovviamente a disposizione per qualunque domanda, anche e soprattutto su questioni evidentemente non trattate in questa sede.Pag. 10
  Vi ringrazio dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, signora Ministra, per la relazione e per la rinnovata disponibilità di approfondimenti successivi.
  Do quindi la parola ai deputati che intendono intervenire. Iniziamo dall'onorevole Malavasi, che ha tre minuti di tempo. Prego.

  ILENIA MALAVASI. Buongiorno e grazie alla Ministra per la sua illustrazione.
  Vorrei dire una cosa in premessa. Ho ascoltato con molta attenzione l'intervento della Ministra, la quale ha sostenuto e sottolineato diverse volte il fatto che deve essere una libera scelta delle donne sia procreare che decidere di non farlo, ma ci sono in realtà tante donne che non hanno questa opportunità. Visto che la Ministra si occupa proprio delle pari opportunità, penso che questa sia una premessa doverosa nell'attuare comunque politiche a tutela di tutte le donne.
  Io vorrei sottolineare un aspetto in particolare rispetto a tutti i punti programmatici.
  Ministra, lei parla moltissimo di donne legate alla maternità, riflettendo giustamente anche sul dato così drammatico del calo della natalità. Per questo io penso che dovremmo ragionare anche un po' di più di sostegno alle famiglie e di servizi.
  È vero che nel PNRR ci sono moltissime risorse per realizzare più di 250 mila posti tra nido e scuola dell'infanzia, ma ciò non sarà comunque sufficiente. In Emilia-Romagna – regione dalla quale provengo – abbiamo sperimentato che il sostegno fornito alle famiglie abbattendo le rette è stato determinante per favorire l'accesso dei bambini, così come i rimborsi previsti per l'educazione dei figli nel Family Act. Secondo me è una di quelle misure che può aiutare nel sostegno alle donne.
  Vale lo stesso discorso per le necessarie risorse – che non abbiamo visto finanziate – per quanto riguarda l'occupazione e l'imprenditoria femminile. Su questo aspetto nell'ultima legge di bilancio noi abbiamo visto un segnale abbastanza forte.
  Credo che vada ripreso anche il discorso relativo ai congedi di paternità, rispetto al quale si sono registrati segnali importanti. Dico questo perché credo che ci voglia una visione. È vero, come dice la Ministra, che ci sono fasi della maternità dedicate fisiologicamente alle donne, ma è anche vero che non si può certamente ignorare il ruolo della paternità, esonerando gli uomini dalla responsabilità della genitorialità, che è una cosa importantissima nel percorso di crescita dei nostri figli.
  Quindi io credo che la difesa della libertà delle donne, che la Ministra ha richiamato, il sostegno che alle donne va dato sempre, indipendentemente dal loro ruolo di madri, l'investimento sui servizi e sull'occupazione femminile siano strumenti importanti e indispensabili per arrivare alla conciliazione vita-lavoro su cui la Ministra è tornata diverse volte.
  Mi fermo qui perché devono parlare anche altri colleghi. Grazie.

  MARTA SCHIFONE. Grazie presidenti. Grazie Ministro per aver risposto alla chiamata del Parlamento.
  Ministra, naturalmente sa che le linee del Governo sul tema famiglia e natalità sono ampiamente condivise e che troverà sempre da parte di questo gruppo parlamentare grande disponibilità.
  La Ministra ha affrontato diversi temi riguardanti i cittadini e il futuro della nostra Nazione. Io vorrei affrontare un tema che riguarda il mondo del lavoro e segnatamente il grande gap di genere esistente.
  Ministra, lei sa che la settimana scorsa abbiamo presentato una proposta di legge per la istituzione della settimana nazionale delle materie STEM. Si tratta delle materie tecnico-scientifiche – scienza, tecnica, ingegneria e matematica – che sono di grande interesse nell'ambito accademico, scolastico ed educativo, un po' meno nell'opinione pubblica, complice forse un'agenda politica poco polarizzata, complice forse una comunicazione poco focalizzata e una mancanza di consapevolezza di questo che è un vero e proprio fenomeno.
  Parliamo del fenomeno STEM per raccontare che i principali stakeholder globali se ne occupano già da un po' di tempo. E noi come Fratelli d'Italia siamo molto orgogliosi di dire che ne parliamo da diversi Pag. 11anni, sollevando il tema delle materie tecnico-scientifiche che investe un po' tutto, perché partiamo dalla scuola, passiamo per l'università e arriviamo alle professioni, o meglio all'accesso alle professioni.
  Come dicevo, c'è un tema di mancanza di conoscenza e di consapevolezza: c'è anche un tema di mancanza di orientamento, di formazione e quindi a valle di comunicazione. Noi ci siamo a lungo interrogati su quale potesse essere lo strumento per promuovere queste tematiche in qualità di legislatori. Ci siamo detti che forse l'istituzione della settimana STEM poteva essere un giusto contenitore per raccontare, promulgare e divulgare.
  Perché questo? Intanto perché riteniamo che queste materie siano destinatarie di poca attenzione. Cito alcuni dati.
  L'osservatorio STEM della società Deloitte, che ogni anno stila un report molto particolareggiato, ci racconta che in Europa continuano ad essere una minoranza i giovani che scelgono queste materie: sono solo il 24,5 per cento e addirittura scendono al 15 per cento quando si parla di laureate donne.
  Ora, questo è un tema che presenta diverse criticità, perché da un lato c'è un grande dibattito nel Paese sulla dispersione scolastica, sulla disoccupazione giovanile, e potrei continuare; dall'altro si registra una mancanza di appeal di materie che non soltanto hanno un grandissimo carico di opportunità, ma costituiscono anche una leva occupazionale fondamentale.
  E quindi per noi questo è un tema di grande rilevanza, all'interno del quale ovviamente si parla di gap di genere. Come dicevo, i dati sono allarmanti e nei flussi tra scuola, università e poi accesso alla professione c'è un fil rouge che li collega: a mio avviso si tratta dell'orientamento mancante, che soprattutto sulle donne è particolarmente incidente.
  Ora, si tratta di materie che nel migliore dei casi possono sembrare noiose e poco interessanti; ma a mio avviso c'è anche un tema di pregiudizio, di stereotipo e di mancanza di modelli di ruolo. E su questo secondo me dobbiamo lavorare, perché le bambine e le ragazze devono sentirsi libere di scegliere tutte le competenze e le materie che ritengono, a maggior ragione se noi pensiamo che ci sia una leva occupazionale molto importante come quella rappresentata dalle STEM. Ce lo dicono in tutte le salse, e noi come legislatori siamo chiamati a portare a galla il tema.
  Il Sole 24 Ore titolava «il lavoro che c'è, i lavoratori che non ci sono», parlando appunto di materie tecnico-scientifiche, per segnalare che è un tema molto sentito anche dalle imprese.
  E quindi, quanto alle donne, occorre cercare di lavorare sul pregiudizio che si è venuto a creare rispetto alle materie STEM, e anche sulla comunità e sulla famiglia, e naturalmente sui docenti. C'è bisogno di creare un percorso per le ragazze e di raccontare che ci sono soffitti di cristallo che possono essere infranti.
  Noi di Fratelli d'Italia lo crediamo da molto tempo. Abbiamo posto il tema nelle tesi della conferenza programmatica – lei lo sa, Ministro –; lo abbiamo presentato nel programma del centrodestra, e segnatamente di Fratelli d'Italia; abbiamo lavorato durante l'esame del disegno di legge di bilancio ad un emendamento che poi è stato assorbito dal relatore. E oggi siamo qui per parlarne con lei, Ministro, perché riteniamo che sia il nostro grande riferimento rispetto a questo argomento.
  Vorrei dire molto altro ma vado a conclusione, per segnalare che quelli citati sono numeri da invertire, che secondo noi rappresentano priorità assolute. Volevamo quindi sapere – in realtà già lo sappiamo – quale fosse l'indirizzo del suo dicastero su questi temi e quali possono essere le iniziative da assumere, alle quali naturalmente noi di Fratelli d'Italia prenderemo parte, sostenendo l'azione del dicastero. Grazie Ministro.

  ANTONIO D'ALESSIO. Grazie. Vado per punti, intanto ringraziando il Ministro per la disponibilità.
  Sulla parità di genere, ci sono una strategia nazionale, un piano approvato dal Governo in passato senza criticità di sorta, un metodo di lavoro peraltro in perfetta coerenza europea, una governance resa strutturale. Quindi la domanda che ci si fa è Pag. 12come si dà attuazione a un processo strutturale. O si ritiene di ricominciare sotto questo profilo, a partire appunto dalla governance?
  Quanto al secondo punto, faccio riferimento al Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. Mancava da tanto, nel gennaio 2022 è stato promulgato dal Presidente della Repubblica. Come si intende attuarlo e a che punto è la child guarantee europea finanziata con 635 milioni di euro?
  Con riferimento al Family Act, ricordo che il termine per l'adozione dei decreti attuativi è fissato a dodici e ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge. Confermiamo l'impegno che la legge delega prevede? Il Ministro Calderone ha assicurato il proprio impegno con riguardo all'adozione dei decreti. Vorremmo sapere se tale impegno è confermato anche da lei. Per la verità risulta essere stato riconvocato il tavolo delle imprese, che aveva collaborato con il Ministero, così come tutte le altre parti sociali che facevano parte dell'Osservatorio.
  Vorrei inoltre segnalare che il Terzo polo ha ripresentato il progetto di legge relativo alla violenza delle donne, così come era stato proposto dal Governo Draghi, con la firma di tutte le Ministre. Sotto questo profilo, cosa facciamo? Mi domando se si ravvisi o meno la necessità di rivedere qualche aspetto, considerata la grandissima convergenza registrata.
  Ancora, con riferimento al Fondo impresa donna, chiedo per quale motivo non sia stato rifinanziato e se ci sia l'intenzione di intervenire in tal senso. Grazie.

  MADDALENA MORGANTE. Grazie presidenti e grazie soprattutto al signor Ministro per la chiarissima esposizione delle linee programmatiche. La considero chiarissima anche perché il Ministro ha toccato un principio fondamentale del nostro ordinamento, che è quello della sussidiarietà, e soprattutto perché ha voluto ben enunciare l'alto valore sociale della maternità, che purtroppo in questi ultimi anni spesso è stato dimenticato.
  Vorrei soffermarmi un momento sul discorso della crisi demografica. Secondo l'ISTAT infatti al 1° gennaio 2022 in Italia c'erano 58,9 milioni di residenti di cui 30,2 milioni di donne e 28,7 milioni di uomini. Per il quinto anno consecutivo la popolazione italiana è rimasta sotto i 60 milioni di abitanti e tra il 2021 e il 2022 l'Italia ha perso circa 253 mila abitanti, l'equivalente dell'intera popolazione di una città del nostro Veneto, quale quella di Venezia. Si tratta di un dato allarmante che dovrebbe farci riflettere molto.
  Il 2021 è stato il primo anno con meno di 400 mila nascite nella storia italiana. Il calo delle nascite in realtà è una dinamica in atto da molto tempo, anche se tra la metà degli anni ottanta e gli anni novanta si era parzialmente fermato: tra il 1995 e il 2009 le nascite erano addirittura tornate a risalire.
  Dal 2009 però le nascite sono tornate a calare di nuovo molto velocemente. Il tasso di fecondità totale, ossia il numero medio dei figli per donna in età fertile feconda – vale a dire l'età compresa tra 15 e 49 anni, è pari a 1,25, lontano dalla soglia pari a 2,1 che permetterebbe di mantenere stabile la popolazione. Il nostro Paese è sotto questo livello ormai dal 1977, un altro dato signor Ministro che per noi risulta totalmente allarmante.
  Il saldo naturale oramai è negativo da più di trent'anni, con due sole eccezioni: quelle degli anni 2003 e 2006. Dal 1993 in Italia quindi muoiono sistematicamente più persone di quante ne nascono. A titolo esemplificativo, nel 2021 a fronte di 399 mila nascite si sono registrati 709 mila decessi.
  Vi è un altro dato particolarmente allarmante, che però è collegabile a quello precedente: l'Italia diventa sempre più anziana e perderà una grandissima forza lavoro. Tra vent'anni si registrerà una perdita di 6,8 milioni di persone in età da lavoro tra 15 e 64 anni. In gioco c'è la crescita del nostro Paese, che dovrà fare anche i conti con un sistema pensionistico e assistenziale non più sostenibile.
  Mettere al mondo un figlio oramai è sempre più una scelta non scontata, che per essere realizzata, signor Ministro, richiede condizioni adeguate. Occorre anche poter guardare con meno incertezza al Pag. 13futuro. E ai nostri giovani questo dobbiamo garantirlo.
  Ecco perché, signor Ministro, attorno agli aspiranti genitori deve esserci un sistema pubblico che dia davvero valore a questa scelta con politiche efficaci ed efficienti, che possano restituire alla maternità un alto valore sociale.
  Concludo, signor Ministro. Da anni Fratelli d'Italia denuncia l'assenza di vere e proprie politiche attive e di un sistema per le famiglie e per la demografia; e questo mentre i nuclei familiari si sono impoveriti e il tasso di natalità è crollato al di sotto del minimo storico.
  Le politiche per le famiglie e la battaglia contro il declino demografico sono per noi centrali, sono sempre state centrali e sempre, signor Ministro, lo saranno. Ugualmente, da tempo portiamo avanti una battaglia anche culturale sul piano delle pari opportunità.
  Sono certa, signor Ministro – e la ringrazio sin d'ora per le belle parole spese – che saprà lavorare per mettere in atto politiche capaci di sostenere davvero, in concreto, le famiglie che in questo preciso momento storico sono estremamente in difficoltà, ma saprà anche sicuramente allargare il perimetro della tutela delle pari opportunità. Grazie Ministro.

  PAOLO CIANI. Nel poco tempo a mia disposizione vorrei sottolineare alcuni punti, concordando peraltro con alcune delle considerazioni svolte dalla Ministra.
  Quanto al primo tema che vorrei sottolineare, con riferimento ad alcune delle sfide esposte dalla Ministra – ha parlato di una mobilitazione collettiva, mi è piaciuta come espressione –, credo che dobbiamo deideologizzare alcuni aspetti, sicuramente alcuni riferiti alla maternità, ma anche alcuni riferiti al ruolo e alla figura della donna.
  Ministra, sottolineo alcuni aspetti che mi hanno colpito in questi anni rispetto al tema. In materia di violenza contro le donne, è evidente che noi dobbiamo sviluppare il contrasto, la repressione, la punizione. Esiste tuttavia un grande tema culturale relativamente alle donne nel nostro Paese (a come sono trattate, a come se ne parla). Sembrano normali tante cose che non sono normali. Io vi invito a prendere un mezzo pubblico nella capitale d'Italia e a vedere quanto sia comune che ragazze e donne siano molestate così impunemente, senza che nessuno se ne accorga e senza che nessuno dica niente. E questa normalità è sconvolgente. Credo che questo sia un tema di cui noi dobbiamo tenere conto, nella presentazione pubblica.
  Io mi scuso, in questo sono anche un po' politically incorrect. Noi osanniamo alcuni attori, che per la loro anzianità stanno morendo in questi mesi e in questi anni, i quali hanno impersonato una figura maschile nel nostro cinema che è un pezzo della rappresentazione del maschio italiano e del suo rapporto con le donne. Io penso che tanto di quello che non funziona anche oggi sia frutto anche di questo. E noi dobbiamo fare i conti con questo per cambiare tante cose che non ci piacciono.
  Sottolineo un altro aspetto che so che le sta a cuore, Ministra, e che mi fa piacere abbia affrontato, vale a dire il tema delle adozioni e in generale della natalità.
  È chiaro che anche in questo caso si pone una questione culturale. La natalità e le adozioni sono innanzitutto un tema di accoglienza di qualcun altro nella nostra vita. E se noi continuiamo a stigmatizzare l'accoglienza e a spiegare che l'accoglienza è qualcosa da imbecilli o da fessi, è inutile che ci sforziamo di pensare che un bambino sia una cosa importante, bella e necessaria.
  Mi scuso se affronto rapidamente temi così importanti, ma credo che lo sforzo collettivo che lei chiama a fare riguarderà anche questi temi.
  L'ultimo punto che voglio sottolineare è quello degli anziani. Parlando di famiglia c'è un grande tema riferito agli anziani. Credo che non possiamo pensare a loro solo come il peso del fatto che la demografia ci ha spinto in questo senso. Gli anziani sono una grande risorsa e dobbiamo ragionare e lavorare sull'invecchiamento attivo e sulla loro presenza all'interno della famiglia, per esempio con le cure domiciliari e via dicendo.Pag. 14
  In questo il ruolo trasversale del suo Ministero penso ci debba aiutare a fare un lavoro coordinato insieme ai Ministri della salute e della disabilità.

  CHIARA TENERINI. Grazie Presidente. Buongiorno a tutti.
  Ringrazio la Ministra Roccella per questa sua disamina e per averci presentato le linee programmatiche del suo dicastero.
  Mi è piaciuto tantissimo, Ministra – e glielo voglio dire da mamma, da donna che lavora e da donna che si è impegnata attivamente in quella che è una passione, la politica, che poi è diventata anche un impegno istituzionale – questo trinomio tra famiglia, pari opportunità e natalità. Credo che sia fondamentale ripartire da questo, perché non possiamo parlare di crescita nel nostro Paese se non partiamo assolutamente da un concetto fondamentale. Non ci possiamo più permettere di fare politiche non attive nei confronti della maternità, che equivale a non fare politiche attive nei confronti della natalità.
  Questo gelo demografico a cui stiamo andando incontro è un rischio oggettivo che il nostro Paese sta affrontando. Si è allungato anche il tempo per colmare questo gap e dobbiamo assolutamente colmarlo. Questa valenza sociale della natalità secondo me è un punto focale che lei ha espresso, che mi ha colpito particolarmente: perché è vero che la maternità non è più un fatto privato – non lo è mai stato tra l'altro – ma è un fatto collettivo che riguarda tutta la comunità e che deve assolutamente essere valorizzato. Perché le politiche di welfare, le politiche di assistenza, le politiche per la sanità passano da questo, assolutamente; altrimenti andremo incontro all'impoverimento di queste politiche, alla non più sostenibilità di queste politiche e soprattutto a un altro rischio grandissimo che già il nostro Paese sta correndo, un po' anche per i fatti culturali che ci hanno attraversato negli ultimi anni: quello dello spopolamento delle aree più fragili. Quindi tutto poi si ricompatta in questo quadro che riguarda la famiglia, le pari opportunità e la natalità.
  Interessante è soprattutto il fatto che il suo dicastero effettivamente attraversi trasversalmente tutte le politiche del Governo in tutti i suoi ministeri, e questa unione delle politiche della natalità e delle pari opportunità dovrà per forza riguardare tutti i ministeri, insieme al suo, per un lavoro ovviamente di concerto.
  Fondamentali saranno le politiche attive nei confronti delle famiglie così come la visione di modificare i parametri con cui viene valutato l'assegno l'unico. Occorre rivedere l'ISEE come strumento, per non dare solo il peso dal punto di vista patrimoniale. L'ISEE, come abbiamo visto, è uno strumento che talvolta è molto perverso nell'analisi delle condizioni della famiglia; dare valore al fattore famiglia, quindi al fattore familiare, alla quantità di figli, credo che sia un primo passo fondamentale rispetto a queste politiche.
  Ovviamente facendo parte della Commissione lavoro dovrò soffermarmi su una questione fondamentale: dobbiamo risolvere assolutamente il gap salariale che divide il mondo del lavoro femminile da quello maschile. È uscito un articolo interessante qualche giorno fa, in cui si riporta che una donna lavora quanto un uomo ma guadagna come se lavorasse un mese e mezzo in meno all'anno.
  Credo che questo sia il dato fondamentale su cui assolutamente questo Governo dovrà soffermarsi, perché non esiste libertà di espressione delle donne se non esiste libertà individuale dal punto di vista economico. Credo che questo sia il primo passo che dobbiamo compiere, attraverso soprattutto la parità salariale.
  Le donne sono attualmente, da studi statistici, le più preparate in ambito scolastico. Sono quelle che reggono meglio se sono sottoposte allo stress e che hanno la capacità di risolvere i problemi. Sono quelle che danno maggiori risposte sotto stress, per cui sono una risorsa fondamentale del nostro Paese e dovremmo lavorare, come Commissione Lavoro pubblico e privato, proprio per colmare questo gap.
  Chiaramente le donne sono sottoposte a contratti di lavoro meno stabili e soprattutto scontano, come ha detto lei, la maternità. Ma anche quelle che non scontano la maternità scontano comunque il fatto di Pag. 15essere quelle figure che ancora oggi supportano la famiglia nei momenti di cura a tutti i livelli. Per cui queste sono le politiche che devono essere messe in campo. Noi, come Forza Italia, siamo sempre stati attenti agli interventi per migliorare l'occupazione e renderla equivalente, sia per gli uomini che per le donne. La sosterremo in questi cinque anni attraverso la nostra presenza e il nostro lavoro.

  ARTURO SCOTTO. Grazie signor Presidente. Grazie signora Ministra.
  Io credo che il suo intervento sia estremamente deludente, perché innanzitutto omissivo della realtà. Manca una riflessione sul perché siamo arrivati qui. E manca una riflessione e una proposta adeguata rispetto alla necessità di superare quello che giustamente lei ha definito l'inverno demografico.
  Io credo che si debba partire dalla questione del lavoro, lo dico alla collega Tenerini con grande rispetto. Quando pone la questione della parità salariale, questione giustissima, dovrebbe anche ricordare alla Ministra che lei fa parte di un Governo dove il principale partito, Fratelli d'Italia, il 5 aprile dello scorso anno ha votato contro la direttiva sulla parità salariale in Europa. Dunque non si capisce di cosa si sta parlando.
  Andiamo nel merito: lavoro. Non si combatte la denatalità, l'inverno demografico, se non si dà al lavoro stabilità e diritti. Se non si dice una parola sul salario minimo, se non si dice una parola rispetto alla precarietà, se si sceglie (come sta scegliendo questo Governo) di dare il via al festival della liberalizzazione dei contratti a termine; se si sceglie la strada, come fatto con la legge di bilancio, addirittura di alzare il livello dei voucher. Non si dà una risposta all'inverno demografico se nel nuovo codice degli appalti, costruito ad hoc da Salvini e da questo Governo, dentro questa furia sburocratizzatrice (annunciata più che reale), accanto all'eliminazione della clausola sociale, alla legittimazione ai subappalti a cascata, alla fiera del massimo ribasso, poi si toglie pure la certificazione per la parità di genere.
  Lei ha fatto riferimento, signora Ministra, ai vincoli del PNRR. Giustissimo. Non si capisce come sia possibile che vi siate dimenticati che nel codice degli appalti avete tolto questo elemento. Mi aspetterei da parte sua qualche parola di condanna e un'iniziativa per reintrodurre il cosiddetto «bollino rosa».
  Infine sanità. Giusto, la sanità è una componente fondamentale. Soltanto che questa legge di bilancio, da lei giustamente difesa (capisco il suo ruolo), è la prima legge di bilancio dove dopo due anni si inverte la rotta. L'Italia, che faticosamente per la spesa pro capite sanitaria in rapporto al PIL si era portata sopra la media europea, oggi nella vostra legge di bilancio scende di nuovo in classifica e va sotto la media europea.
  Dunque io credo che sia largamente insufficiente questa sua comunicazione.

  ANDREA QUARTINI. Nel complesso anche noi condividiamo il fatto che è per lo meno molto parziale la sua relazione. Un po' l'aveva anticipato, dicendo «sono tanti i temi che riguardano questo Ministero e quindi mi soffermerò soprattutto sui temi di famiglia, pari opportunità e natalità». Però effettivamente non si può non sottolineare una certa delusione. Per esempio non si parla di politiche della terza età, non ha detto nulla. Io mi auguro che nel prossimo intervento che ha garantito di fare se ne possa parlare.
  Non si è parlato di disabilità. Non si è parlato dell'importanza dell'invecchiamento attivo e della deistituzionalizzazione della stessa Terza età, dell'importanza del silver co-housing; c'è una legge ora in un ramo del Parlamento, al Senato, su anziani e disabilità. Quindi mi aspettavo qualcosa in più da questo punto di vista, anche rispetto a questo tema. Stesso discorso naturalmente sulle politiche della disabilità.
  Ha parlato della libertà e ha parlato bene della libertà di fare figli. Credo che anche nel contesto della disabilità e nell'invecchiamento sia importante parlare di libertà e di autodeterminazione per vite indipendenti. Tutta questa parte qui è una parte che è stata ignorata.Pag. 16
  Poco è stato detto sul lavoro. Ora non ripeto quello che ha detto il collega Scotto, che condivido al cento per cento, ma per esempio ancora oggi noi abbiamo grosse difficoltà legate al fatto che molte donne nascondono la propria gravidanza perché temono di non essere assunte. C'è bisogno di fare un lavoro su ciò. Ci sono molte segnalazioni ancora oggi su donne che sono costrette a sottoscrivere dimissioni in bianco, da utilizzare se rimangono incinte durante la fase lavorativa.
  Il reddito di cittadinanza poteva dare un contributo importante, anche in termini di protezione, rispetto a questi rischi. Perché il reddito di cittadinanza era anche una misura di libertà in questo orizzonte e non ci sono soluzioni in questo senso.
  Ha detto opportunamente di «inverno demografico», che già è brutta come parola: parlare di «inferno demografico» è veramente poco incoraggiante anche se è la realtà che dobbiamo affrontare. Ha detto opportunamente che la scarsità di natalità determina una non sostenibilità del welfare, ha detto che desertifica le aree interne, ha detto che riduce il PIL, che rende meno vitale il Paese. Tutto vero, assolutamente vero.
  Allora io dico: perché si continua a considerare le spese in questo ambito come se fossero dei costi e non degli investimenti? Un miliardo e mezzo è poco in bilancio per quello che necessita questo Paese. Un miliardo e mezzo è una miseria rispetto all'inverno demografico. È poco, bisogna investire di più, perché se si investe di più cresce il PIL.
  L'ha detto in qualche modo, in maniera indiretta, lei stessa. Quindi questa è una parte su cui mi aspetto, magari in una prossima seduta, che si affronti in maniera più puntuale anche questo tema.
  Un altro aspetto: lei non ha mai detto la parola «consultori familiari». Guardate, i consultori familiari e la loro istituzione sono stati un segno di grande civiltà in questo Paese. I consultori familiari possono rappresentare il portale tra le famiglie e lo Stato, in termini proprio di protezione della famiglia, in termini di capacità di realizzare questo.
  Noi abbiamo depositato una proposta di legge per rinnovare l'importanza dei consultori, che dovrebbero essere dotati di tutte le funzioni e di tutto il personale necessario, con un bacino di 20 mila abitanti nelle aree interne e di 30 mila abitanti nelle città. Perché c'è bisogno di sostegno alla genitorialità, c'è bisogno di sostegno alle famiglie, c'è bisogno di avere personale sanitario e personale sociale, integrati in quegli ambiti, che sostengano le famiglie, che sostengano i minori all'interno di quel sistema, che sostengano le donne che rischiano di subire violenza o che peggio la stanno subendo, e che siano capaci di generare laicità e libertà di scelta e di autodeterminazione per le donne.
  Questo è un dato di fatto. Ancora oggi ci sono troppo spesso delle interferenze non laiche all'interno dei consultori stessi, che vanno invece potenziati in termini di servizi pubblici. Altro che welfare aziendale o assicurazioni integrative; deve essere il sistema pubblico che è capace di dare delle risposte in questo senso.
  Tra l'altro dagli stessi consultori, dal nostro punto di vista, dovrebbe partire la capacità di generare una vera e propria assistenza ostetrica dopo le fasi del parto. Perché spesso le donne, non essendoci quella famiglia allargata di cui si parlava prima, sono isolate e si trovano da sole a gestire anche a livello di prossimità, a livello territoriale, il percorso immediatamente successivo alla nascita.
  Guardate, questa non è una cosa nuova. Io ho dei figli che ormai hanno trent'anni e già allora si parlava di questo, dell'importanza di fare questo tipo di operazione nell'assistenza, perché la famiglia allargata era già ormai un'utopia; le ostetriche possono dare un contributo importante in quella fase successiva.
  Lei ha anche parlato di adozioni internazionali, giustamente ha detto che ci sono dei tavoli. C'è una questione recente, e se ha delle risposte in questo senso ci farebbe piacere averle: con i lockdown ci sono stati dei ritardi importanti e delle difficoltà nell'adozione di bambini cinesi. È uno dei temi alla ribalta negli ultimi tempi: molte famiglie avevano già l'attribuzione di questi Pag. 17bambini da adottare e poi non si è saputo più niente. Chiedo nello specifico se tra i tavoli che sono stati realizzati c'è questo tavolo del rapporto con la Cina.
  Detto questo, credo che nel complesso ci sia sicuramente la sua buona fede nell'idea di fare un buon lavoro, questo non lo voglio mettere in dubbio. Però la preoccupazione che sia sostanzialmente insufficiente non me l'ha tolta, Ministra. Comunque la ringrazio di essere tra noi.

  SIMONA LOIZZO. Grazie Presidente. Grazie soprattutto al Ministro per la sua relazione, la sua delicatezza e garbo istituzionale.
  Ho ascoltato con molto interesse la presentazione delle linee programmatiche del suo dicastero. Non credo che essere senza portafoglio sia la discriminante per definire la rilevanza di un Ministero così importante e così autorevolmente da lei rappresentato. Ritengo che le materie sulle quali lei avrà responsabilità di operare sono fondamentali in qualsiasi democrazia, ma soprattutto determinano il grado di civiltà e di maturità del nostro popolo.
  Da medico, da donna, da madre le dico che saremo vicini come partito alla sua azione, ed io personalmente, perché credo che solo con il contributo di tutti possiamo migliorare le condizioni delle donne e delle madri.
  Siamo delle privilegiate, qui in questo parterre ce ne sono tante. Siamo donne realizzate nella professione e molte di noi hanno avuto la fortuna di essere madri. Ma ora, da parlamentari, vogliamo che la nostra condizione sia la norma per tutte le donne italiane. La mia generazione ha vissuto da vicino la lotta femminista, per molte di noi ha rappresentato la possibilità di esprimere opinioni ma anche, a pieno titolo, la realizzazione nella società.
  Come lei ha ottimamente evidenziato, però ancora oggi, pur avendo il desiderio di essere madri, molte donne sono messe davanti ad una scelta che ne condiziona tutta la vita: allora nel tentativo di sfuggire si tarda a diventare madre o peggio si rifiuta di esserlo. Ecco Ministro, apprezzo la sua determinazione nel voler consentire alle donne di non dover scegliere. È importante il coinvolgimento delle aziende nell'aderire al codice deontologico per rassicurare le donne che l'essere madre non limiterà la loro realizzazione professionale.
  Apprezzo moltissimo l'impegno che lei riserverà ai nuovi accordi in tema di adozioni internazionali per sopperire a problemi con la Bielorussia e le difficoltà anche create dal conflitto russo-ucraino. Il supporto economico concesso alle coppie che decidono di affidarsi alle adozioni internazionali mi fa sentire fiera di sostenere questo suo Ministero.
  Credo importante e fondamentale puntare sull'assegno unico per garantire alle famiglie quel giusto supporto che lo Stato deve dare. Ma più di tutto mi troverà vicina e troverà vicino il nostro partito nel combattere la grande emergenza di questi anni, e cioè il continuo aumento di casi di violenza sulle donne.
  La scelta forte di proiettare i nomi delle vittime di femminicidio sulla facciata di Palazzo Chigi il 25 novembre ha rafforzato l'idea che lo Stato non dimentica, anzi ricorda, ogni singola vittima di una strage che non accenna a fermarsi. Da poco è stata costituita la nuova Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio in cui tutti i partiti di maggioranza e di minoranza parteciperanno, e credo che bisogna lavorare con lei signor Ministro nel comune obiettivo di invertire la tendenza di potenziare e contribuire a fermare un fenomeno non degno di un Paese come l'Italia.
  A breve, con l'associazione D.i.Re., che lei sicuramente conoscerà, e l'onorevole Simonetta Matone, noi la inviteremo formalmente ad un evento della nostra Calabria che ha come scopo quello di non abbassare la guardia, anzi a dimostrare che le istituzioni ci sono, a collaborare per stare vicino alle donne che vivono questo dramma e che soltanto non sentendosi sole e sbagliate possono denunciare il loro carnefice.
  Signor Ministro, ritengo la sua funzione centrale e fondamentale e, al contrario di quello che ha detto l'onorevole Scotto, non credo che solo mettere il bollino rosa o rispettare la parità di genere sia la soluzionePag. 18 giusta per le donne e perché esse si realizzino culturalmente. La vera liberazione è la liberazione culturale delle donne, che le farà sempre meno vittime di femminicidi e sempre più presenti nelle istituzioni e nelle categorie professionali. Insieme lavoreremo per migliorare il Paese in cui amiamo vivere.
  La ringrazio fin d'ora Ministro se vorrà accettare tutti i nostri suggerimenti come partito e come singoli deputati di maggioranza.

  ROSARIA TASSINARI. Grazie signor Ministro di essere qui oggi.
  Nel suo intervento lei ha posto particolare attenzione al problema della denatalità. Effettivamente una problematica che stiamo vivendo in maniera consistente, che sta minando anche il nostro futuro e il nostro sviluppo.
  Ho apprezzato veramente tanto l'intervento di incremento che è stato fatto sull'assegno unico per i figli da zero a un anno, così come per le famiglie numerose. Su questo fronte sicuramente penso che si giochi molto del nostro futuro, nella prospettiva di incentivare ulteriormente queste misure.
  Le chiederei, magari, nel dettaglio se ci sono altre prospettive da questo punto di vista, se nel futuro avete intenzione di incrementare le risorse disponibili e anche di aumentare l'età finanziabile, soprattutto in relazione a quella scolare. Perché sappiamo quanto questo impegna le famiglie; come madre ho superato quella fase e veramente è un momento importante da questo punto di vista.
  Volevo anche fare una domanda sulla natalità e sulla fertilità. Perché, come ha chiaramente spiegato, le politiche per la natalità rivestono un ruolo centrale nel suo mandato, e per promuovere la natalità come ha detto non si può non partire dalle donne e dalla maternità. Sappiamo bene che oggi sempre più donne affrontano il desiderio di maternità avanti negli anni, quindi oltre il periodo che la biologia indica come migliore. Per quanto di sua competenza, ha pensato come affrontare questo problema in particolare nelle giovani donne? Perché spesso le donne decidono di allargare la famiglia in un'età superiore ai trent'anni. Le chiedo se ci sono degli interventi specifici su questo; lo giudico un aspetto molto importante e credo che si possa delineare un futuro più prospero dal punto di vista dei bimbi.

  PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi e abbiamo esaurito peraltro i tempi programmati, quindi ringrazio ancora una volta la Ministra per la relazione, per la sua disponibilità e per la disponibilità dichiarata di tornare in una successiva seduta per la replica.
  Rinvio quindi il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.50.