XIX Legislatura

Commissioni Riunite (VII Camera e 7a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Giovedì 12 gennaio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mollicone Federico , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione del Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, sulle linee programmatiche del suo dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Mollicone Federico , Presidente ... 3 
Piccolotti Elisabetta (AVS)  ... 3 
Occhiuto Mario  ... 5 
Boschi Maria Elena (A-IV-RE)  ... 6 
Pirondini Luca  ... 7 
Dalla Chiesa Rita (FI-PPE)  ... 8 
Marcheschi Paolo  ... 9 
Orrico Anna Laura (M5S)  ... 10 
Sasso Rossano (LEGA)  ... 11 
Orfini Matteo (PD-IDP)  ... 12 
Amorese Alessandro (FDI)  ... 14 
Berruto Mauro (PD-IDP)  ... 15 
Latini Giorgia (LEGA)  ... 15 
Matteoni Nicole (FDI)  ... 16 
Loizzo Simona (LEGA)  ... 17 
Mollicone Federico , Presidente ... 17 
Sangiuliano Gennaro , Ministro della cultura ... 17 
Mollicone Federico , Presidente ... 21

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VII COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FEDERICO MOLLICONE

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta sarà assicurata, oltre che con la redazione del resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, sulle linee programmatiche del suo dicastero, già avviata nella seduta del 1° dicembre scorso. Ricordo che i parlamentari possono partecipare all'audizione in videoconferenza, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento. Prima di avviare il dibattito, ringrazio il Ministro Sangiuliano per la sua disponibilità a questo secondo incontro e saluto il Presidente della Commissione cultura del Senato, senatore Marti, e tutti i colleghi senatori oggi presenti. Come di consueto ciascun gruppo potrà intervenire per 5 minuti – intendendosi 5 minuti per il gruppo della Camera e 5 minuti per il corrispondente gruppo del Senato e i gruppi potranno – se lo desiderano – dividere il tempo di questo intervento tra due o più oratori. La parola sarà data secondo la consistenza numerica dei gruppi, a partire dai gruppi meno numerosi. Seguirà, a conclusione del dibattito, la replica del Ministro.
  Qualora qualche domanda fosse molto tecnica e molto approfondita gli uffici del Ministro risponderanno per iscritto, come abbiamo sempre chiesto e ottenuto per tutti i Ministeri.
  Entrando nel vivo dell'audizione, lascerei la parola all'onorevole Piccolotti, di Alleanza Verdi e Sinistra. Prego.

  ELISABETTA PICCOLOTTI. Grazie Presidente e grazie Ministro per essere qui a rispondere alle nostre domande.
  Ho ascoltato con molta attenzione la sua lunga relazione sugli intendimenti di politiche culturali che lei vorrebbe portare avanti, ma ho deciso di non soffermarmi sull'intera relazione, su ogni singolo capitolo, nonostante ci sia sicuramente una diversa visione da parte nostra rispetto alla cultura, rispetto a quanto lei ha illustrato, intervenendo spesso con termini come «identità nazionale», «tutela dell'identità nazionale», «valori nazionali», ma dimenticando del tutto le parole «innovazione», «sperimentazione», «cultura giovanile», «meticciato culturale». E quindi, di fatto, in qualche modo, descrivendo una politica che è tipica di un modello conservatore.
  Ciò che mi ha però più stupito, e anche colpito, della sua relazione è la totale assenza – e l'indifferenza dunque – di un discorso sui lavoratori e le lavoratrici del settore della cultura. Intendendo per settore, a tutto campo, sia lo spettacolo sia i beni culturali e anche il turismo ovviamente; perché lei, molto spesso, ha citato la valorizzazione turistica del nostro patrimonio culturale.
  Ci sono problemi noti a tutti e che delineano una situazione che io definirei scandalosa. Nei musei italiani sono presentiPag. 4 moltissime cooperative che gestiscono i lavoratori sostanzialmente riducendo salari, diritti e tutele, e applicando contratti che non sono quelli di settore, ma sono i contratti dei servizi di pulizia e delle società multiservizi. Sostanzialmente tutti i lavoratori dello spettacolo hanno una situazione reddituale che conosciamo bene – perché la Commissione cultura della Camera ha svolto anche un'indagine conoscitiva nella scorsa Legislatura – e che hanno bisogno che velocemente il Ministero emani i decreti attuativi della legge, la nuova legge sull'indennità di intermittenza dei lavoratori dello spettacolo. E ci sono tutta una serie di situazioni che destano in noi grandissima preoccupazione e di cui lei non ha minimamente parlato.
  Le faccio solo alcuni esempi: lei ha ricevuto il 31 dicembre 2022 una lettera a firma di molti professionisti che lavorano nelle soprintendenze: in particolare, nello specifico, sono cinquecento tra archeologi, architetti e storici dell'arte. Sono collaboratori delle soprintendenze da diciotto mesi; sono stati selezionati con una procedura pubblica, hanno una posizione di lavoro contrattualizzata attraverso la partita IVA e dovevano essere prorogati con il decreto «mille proroghe», ma poi, nel testo uscito dal Consiglio dei ministri, questa proroga è completamente scomparsa. E, giustamente, queste cinquecento persone, che sono un valore per la nostra cultura, e che stanno anche portando avanti molti progetti del PNRR, chiedono che fine faranno, che fine faranno i loro progetti, che fine farà il loro lavoro e, soprattutto, quale forma di tutela contro la precarietà il Ministero intenda mettere in campo.
  Citerò un altro caso che ha fatto molto discutere: quello della nuova gara Consip sulla biglietteria del Colosseo. Una gara scritta male, che prevede – anche qui espressamente da capitolato – l'utilizzo del contratto multiservizi al posto di quello più rappresentativo di Federcultura e al cui esito circa 130 persone rischiano di perdere il lavoro, con grande angoscia dei lavoratori, delle cooperative per cui lavorano e, naturalmente, di tutte le famiglie coinvolte.
  Infine, le faccio anche un'altra domanda, perché lavoro significa sicuramente lotta alla precarietà, stabilità dell'impiego, diritti, salari, tutele, tutte cose che mancano del tutto nel mondo della cultura, ma significa anche protezione per quanto riguarda le donne dalle molestie sessuali e dagli atteggiamenti discriminatori e sessisti che nel mondo della cultura, come sappiamo, sono da sempre molto presenti. In particolare nel mondo dell'audiovisivo, del cinema. Ci sono molte attrici che in questi giorni stanno denunciando episodi che fanno accapponare la pelle, perché parlano di un'imposizione di scambio tra le molestie sessuali e le parti assegnate. Raccontano episodi davvero intollerabili. E di fronte a questa grande emersione – che i giornali stanno chiamando Me too italiano – di testimonianze, per il momento da parte del Ministero non c'è alcuna presa di posizione chiara, non c'è l'annuncio di alcuna misura a tutela delle donne e di alcuna riforma che vada nel senso della lotta alla violenza sulle donne.
  Le segnalo anche che proprio l'osservatorio sulla parità di genere, istituito presso il Ministero della cultura, quest'anno ha presentato un rapporto. Era all'inizio del suo mandato; lei si era appena insediato; in questo rapporto sono contenute queste testimonianze e queste denunce. Dunque le chiedo come mai in questi mesi non si sia intervenuti, visto che il Ministero ne era a conoscenza, perché si tratta di testimonianze raccolte grazie al lavoro di un'associazione che sta facendo un'attività straordinaria di emersione, l'associazione Amleta, ma anche grazie al lavoro di un osservatorio che è parte integrante del Ministero.
  Quindi le chiedo, senza entrare troppo nel tecnicismo, se ha intenzione di affrontare la situazione della precarietà del lavoro nei beni culturali e nel settore dello spettacolo e, più in generale, della cultura e se ha intenzione di prendere provvedimenti affinché il tema della discriminazione delle donne e delle molestie sessuali sulle donne venga affrontato, anche in questo settore, con decisioni e con norme apposite.

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  MARIO OCCHIUTO. Grazie Presidente, grazie Ministro per essere qui a rispondere alle domande, grazie per la sua relazione che io, al contrario della collega che mi ha preceduto, trovo non solo esaustiva, ma anche apprezzabile, sia per quanto riguarda i termini usati – riguardo, appunto, a questo tratto identitario che c'è nella nostra cultura, e che deve restare prevalente – sia perché penso che sia una relazione che apre le porte a un'innovazione che spesso in questo Ministero non c'è stata.
  Ho fatto parte per lungo tempo del Consiglio nazionale dei beni culturali, poi anche del Comitato tecnico paesaggistico, e ho trovato sempre una sorta di resistenza all'innovazione in questo Ministero e, soprattutto, un particolare – giusto, da un certo punto di vista – legame sulla distanza conservativa. Mentre nella sua relazione ho trovato diverse aperture.
  Non posso citare tutti gli aspetti che sono contenuti in quella relazione, ma vorrei soffermarmi, ad esempio, sul valore che lei ha dato alla città per rafforzare il suo tratto identitario.
  Giustamente richiama lo spopolamento che c'è nelle città d'arte dal punto di vista della residenza, quindi anche lo svuotamento sociale di una realtà immateriale, che è quella della comunità che poi si riflette nella città anche fisica. Aggiungo – sono stato sindaco per più di dieci anni di una città capoluogo – anche lo spopolamento che riguarda tanti centri storici che sono a rischio crollo, non solo degli edifici o delle dimore storiche, o delle eccellenze architettoniche, ma anche degli edifici privati minori, che costituiscono poi un unicum nelle nostre realtà: ormai di circa ottomila comuni, seimila hanno centri storici importanti, di nascita medievale, o addirittura classica. Quindi c'è un'esigenza di operare in questi centri storici, sia quelli delle città d'arte che quelli di città che, invece, non hanno questi stimoli turistici e che, negli anni '70, hanno costruito periferie con uno stallo urbano e quindi, in qualche misura, hanno abbandonato e lasciato al degrado questi centri storici.
  Abbiamo l'esigenza di operare con un rapporto più innovativo, anche con le soprintendenze che ci sono sul territorio. Un rapporto che non sia soltanto incentrato sull'aspetto conservativo, ma che abbia appunto una costante anche di innovazione, di discrezione che viene affidata alle soprintendenze, anche nella capacità di trasformazione di quei tessuti urbani che, altrimenti, vengono lasciati al degrado e che anche negli anni successivi non saranno più una risorsa, ma saranno soltanto un problema.
  C'è quindi un'esigenza di apertura di questi uffici a queste istanze di innovazione che ho ritrovato anche nella sua parte di relazione che riguarda la tutela del paesaggio. La tutela del paesaggio oggi, rispetto alle istanze che ci sono, che sono necessarie e che sono stringenti nella transizione ecologica, impone di rapportare gli strumenti per la valorizzazione del paesaggio. Ci sono anche le risorse sul PNRR: le nostre esigenze, quelle del Ministero della cultura – come lei sottolinea molte volte – sono soccombenti rispetto a quelle del Ministero dell'ambiente, di realizzazione di impianti produttivi di energie rinnovabili. Questo aspetto può dare uno stimolo di questo tipo anche alle Soprintendenze.
  Rispetto alle esigenze, invece, di queste figure professionali che sono state utilizzate e formate negli uffici periferici del Ministero, sono d'accordo con la collega che mi ha preceduto, rispetto all'opportunità di continuare questo rapporto. Tant'è che le preannuncio che firmerò, insieme ai colleghi di Forza Italia, un emendamento che chiedo al Ministro di accogliere, per la prosecuzione dei rapporti professionali con queste figure. Anche perché abbiamo davanti un periodo in cui le risorse del PNRR saranno utilizzate, dovranno ricadere sul territorio, e quindi queste figure saranno importantissime nei rapporti che ci saranno tra gli enti locali, per realizzare poi i progetti, perché altrimenti ci troveremo con procedure che saranno molto più difficili, perché non ci sarà personale per rilasciare i nullaosta paesaggistici, i nullaosta monumentali, tutto quello che è deputato alle soprintendenze locali. Grazie.

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  MARIA ELENA BOSCHI. Grazie Presidente. Buon pomeriggio, Ministro. Prima di tutto vorrei esprimere il nostro rammarico perché, per varie ragioni legate ovviamente anche agli impegni d'aula oltre che del Ministro, questo seguito dell'audizione si è svolto a distanza di così tanto tempo rispetto alla relazione del Ministro e non ci ha consentito di potere avere un'interlocuzione in un momento in cui probabilmente anche il contributo dei gruppi del Parlamento avrebbe potuto essere più utile durante la discussione della legge di bilancio. È chiaro, quindi, che questo lasso di tempo fa sì che alcune osservazioni che noi oggi le riferiamo, Ministro, siano meno attuali, ma purtroppo anche più gravi, dal nostro punto di vista, alla luce del lavoro che è stato fatto in legge di bilancio.
  Le devo confessare, Ministro, che pur non avendo condiviso tutti i punti di una relazione molto ampia e molto densa di impegni che lei ha assunto come Ministro rispetto al tema della cultura, c'era stata comunque un'apertura di credito nei suoi confronti rispetto ad alcuni elementi che aveva tracciato; tuttavia, vedere poi come questo si sia concretizzato fattivamente in legge di bilancio, ci ha portato a perdere qualsiasi tipo di fiducia rispetto alle note che lei ci aveva illustrato. Mi chiedo, in proposito, come possa dare seguito ai suoi impegni rispetto al programma che ci ha illustrato, sostanzialmente senza risorse da potere investire nel prossimo anno e in quelli successivi su un comparto così importante e vitale.
  Ha più volte richiamato il tema dell'identità. Per noi la cultura è un tema importante dell'identità del nostro Paese: è nel nostro DNA, fa parte degli elementi che legano le nostre comunità, ma è anche un settore economico importante per noi, che impiega anche imprenditori, lavoratori, lavoratrici, artisti. Immaginare che non ci siano risorse ci preoccupa molto perché è indice di una visione di questo Governo miope rispetto ad un settore così importante per il Paese; specialmente dopo la crisi legata al Covid, che già ha dovuto affrontare il mondo della cultura.
  Le dico, in totale sincerità, – avendo fatto esperienze di Governo nei Governi Renzi e Gentiloni, che hanno fatto scelte diametralmente opposte, investendo davvero risorse significative nel mondo della cultura e attuando riforme importanti per quel settore – che immaginare di non avere risorse non le consentirà di fare niente. E le scelte che sono state fatte in legge di bilancio sono per noi gravissime perché si è scelto, avete scelto, di appoggiare un'iniziativa, per carità parlamentare, di maggioranza, dell'onorevole Mollicone, ma sostenuta dal Governo, di depotenziare e definanziare completamente per il 2023 l'App 18. Una misura che per noi era fondamentale, che è stata apprezzata anche in altri Paesi che l'hanno copiata integralmente (Francia, Spagna, Germania), che voi avete scelto di cambiare, in modo per noi assolutamente non condivisibile, ma soprattutto avete scelto di azzerare per il 2023. Peraltro, la nota che la Ragioneria ha trasmesso insieme alla legge di bilancio ha certificato che non sarà possibile utilizzare nemmeno i residui dell'anno precedente, quindi i risparmi del Governo Draghi, per far fronte al 2023.
  Quindi ci chiediamo, le chiediamo come intenderete procedere. Questo, al netto della riforma dello strumento che, appunto, non condividiamo: avete deciso di utilizzare i risparmi, da voi quantificati, dell'App 18 per una serie di piccoli interventi a pioggia che non hanno nulla di strategico.
  Un Ministro che ha in mente, in modo ambizioso, di portare avanti il programma che ci ha delineato, ha anche la forza nel Governo di ottenere le risorse per poterlo fare. Ci preoccupa che questo non sia avvenuto.
  Due. Richiamando la sua relazione precedente mi chiedo anche, visto che intanto è passato del tempo, se oggi ci può dire, in modo più puntuale, come intende riformare, perché ci pare che questa sia una delle intenzioni di questo Governo, il Fondo Unico per lo Spettacolo. Siccome è stata annunciata una riforma, ci chiediamo oggi se ci può dare qualche elemento in più, perché anche questo è fonte di notevole preoccupazione.Pag. 7
  Terza domanda. Mi chiedo come il Governo e lei intendiate affrontare il difficile rapporto tra l'esigenza di investire nelle energie rinnovabili e la tutela del paesaggio e del patrimonio. Perché quello che ha detto più volte pubblicamente il sottosegretario Sgarbi, rispetto all'esigenza che le soprintendenze non cedano in alcun modo, non ci siano autorizzazioni, ci sia una visione di assoluta tutela, ci pare contrastare, con la linea di Governo della Presidente Meloni, ma anche con la sua, Ministro. Quindi qual è la linea del Governo su questo punto? Perché sappiamo bene che nel nostro Paese è necessario procedere anche a investimenti per le energie rinnovabili e questo, però, comporta delle scelte importanti. Grazie Ministro.

  LUCA PIRONDINI. Buongiorno Ministro. Buongiorno Presidenti in questo caso.
  Signor Ministro, le rivolgo alcune domande derivanti dall'intervento che lei ha fatto nella precedente audizione. La prima che le rivolgo riguarda la vostra idea sulla natura giuridica delle fondazioni liriche. Come lei sa, la legge n. 800 del 1967 ha definito che allora gli enti lirici fossero enti con una natura giuridica pubblica. Invece, il decreto legislativo n. 367 del 1996 ha di fatto trasformato la natura giuridica delle fondazioni liriche e delle istituzioni concertistico-orchestrali (ICO) in fondazioni di diritto privato.
  Questo, con una ratio, allora, che era quella di avvicinare, provare a recepire maggiori finanziamenti privati. A ventisei anni di distanza da quel decreto, credo che possiamo dire che quell'idea sia purtroppo drammaticamente fallita. Nel senso che basta prendere un qualunque bilancio di una fondazione lirica, o di una ICO per vedere che gli interventi privati sono veramente molto molto residuali e, peraltro, spesso sono privati per modo di dire. Molto spesso sono soggetti parapubblici; evidentemente, i privati si avvicinano a investimenti nella cultura qualora gli convenga farlo. In modo legittimo, dico. Quindi la strada, da quel punto di vista, era forse quella di creare incentivi fiscali diversi rispetto a quelli degli ultimi ventisei anni.
  Quindi, la prima domanda è qual è la vostra idea rispetto alla natura giuridica delle fondazioni liriche e delle ICO, perché noi pensiamo che sia arrivato il momento di riportarle ad essere soggetti di diritto pubblico. Crediamo fortemente che questa sarebbe veramente la battaglia più importante all'interno delle fondazioni e all'interno delle ICO per i prossimi cinque anni. Spero che lei voglia accogliere questo tipo di richiesta che dal nostro punto di vista è molto importante.
  Il secondo tema riguarda il FUS, che ora cambia nome e diventerà Fondo nazionale per lo spettacolo del vivo. Le chiedo se volete incrementarlo e di quanto: perché, l'altro giorno, ha detto alcune cose per certi versi anche condivisibili e altre che vanno chiarite meglio.
  Ha parlato di qualità al posto di quantità come principio per accedere al FUS: sarebbe importante capire che cos'è la qualità e chi decide quale sarà la qualità. E ha detto una cosa che, da un certo punto di vista, un po' mi preoccupa, ma lo dico in senso collaborativo. Ha detto che sarà introdotto un sistema premiante per chi ha accesso al FUS per coloro i quali sapranno reperire nuovi finanziamenti privati. Come ho detto poc'anzi, pensare che le fondazioni, o comunque chi ha accesso al FUS possa reperire così, schioccando le dita, risorse private, non funziona. Non funzionerà. E dire semplicemente che verrà premiato chi saprà trarre maggiori finanziamenti privati, vuol dire andare ad aiutare con il FUS chi già oggi ha molto e penalizzare chi oggi ha poco. Questo, secondo me, è un principio che va rivisto.
  Sarebbe molto più interessante inserire come principio premiante all'interno del FUS chi ha una funzione sociale forte sul proprio territorio, avendo percepito il FUS: quindi, chi al proprio interno riesce a portare diverse fasce sociali a vedere gli spettacoli, chi organizza eventi per creare nuovo pubblico (perché l'età media nelle nostre sale è, diciamocelo, francamente drammatica; mentre negli altri Paesi europei l'età media di chi va a vedere i concerti o l'opera è molto molto più bassa); e chi fa progetti appunto anche per i giovani, per avvicinarli Pag. 8in modo corretto – non come viene fatto in Italia da troppi anni – a vedere spettacoli che possono essere anche più complessi, come appunto quelli di balletto, opera sinfonica, o di opera. Portare dei giovani della scuola a vedere improvvisamente uno spettacolo d'opera, un concerto sinfonico, senza avergli mai spiegato nulla, è il miglior modo per far sì che loro a teatro non tornino mai più. Quindi sarebbe bello invertire questa tendenza.
  Le chiedo se volete investire nelle orchestre giovanili, nelle bande musicali. Il Maestro Muti da anni parla dell'importanza sociale che hanno le bande musicali. Sarebbe bello che lo Stato andasse a valorizzare queste realtà nel nostro Paese.
  Le chiedo se è disponibile a interagire anche con altri Ministri, come il Ministro per l'istruzione e per il merito, per creare asili musicali. A Genova ne abbiamo fatti nascere tre nell'ultimo anno. È, secondo noi, un progetto molto interessante che permette di avvicinare fin da piccoli, fin dagli asili nido, i bambini alla musica, all'arte, alla bellezza, non per farli diventare dei musicisti professionisti, ma per farli diventare persone più sensibili e umane: caratteristiche che nella nostra società credo siano estremamente importanti.
  Ha parlato di integrare i corpi di ballo stabili nelle fondazioni. Oggi ce ne sono quattro su quattordici: le chiedo un'ulteriore spiegazione su questo e con quali risorse si può fare, perché il tema delle risorse si ricollega alla domanda che le ho fatto prima sul FUS.
  Avendo esaurito il tempo – in realtà avrei molte altre cose, e spero che ci sia occasione per poterne parlare e approfondire – le chiedo una cosa che riguarda anche i circhi, visto che costituiscono una sua delega, in merito al fatto che entro il 18 maggio di quest'anno si dovrà approvare in Consiglio dei Ministri lo schema di decreto legislativo di graduale superamento dell'uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti, come previsto dalla legge n. 106 del 2022. Poiché questo schema di decreto legislativo è stato già approntato dalla direzione generale dello spettacolo del Ministero tre anni fa, in attuazione della precedente legge delega, le chiedo se può rassicurarci rispetto alla presentazione del testo in Consiglio dei Ministri entro i termini previsti, per evitare che la delega decada ancora. Grazie.

  RITA DALLA CHIESA. Grazie Presidente, buon pomeriggio al Ministro.
  Di spettacolo, del settore dello spettacolo, dei lavoratori dello spettacolo abbiamo già sentito e abbiamo già parlato. Aspettano risposte perché sono stati fermi e già prima della pandemia non erano molto considerati. E noi sappiamo benissimo quanto le nostre maestranze nel mondo ci siano invidiate. Nel settore dello spettacolo si stanno aspettando risposte precise. Dietro a un concerto, dietro a una serie televisiva, dietro a qualunque cosa ci venga rappresentata, cinema, teatro, musica, ci sono loro in prima linea. Non possiamo dimenticarli e dobbiamo fare in modo che loro abbiano quello che spetta loro, e che da troppo tempo stanno aspettando.
  Tra i decreti legislativi previsti dalla legge n. 106, c'è la delega al Governo, importantissima secondo me, a cui tengo molto, di graduale superamento dell'uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti. Ci sono oltre duemila animali ancora che sono sfruttati in attività circensi nel nostro Paese. Dobbiamo fare in modo di liberare questi animali; di liberarli, soprattutto, dall'umiliazione dell'uomo. Io non voglio più vedere un elefante con il gonnellino che si deve inchinare al pubblico. Voglio vedere questi animali liberi. Questa è una delle cose che dovremmo cercare di fare, perché il circo ha bisogno di artisti, artisti veri come quelli del Cirque du Soleil che non ha bisogno di animali per avere maggiore dignità.
  Vorrei poi segnalare altre due questioni su cui ci piacerebbe collaborare nei prossimi mesi. La prima è rivolta alla popolazione anziana. Sentivo parlare dell'App 18 prima; io vorrei una carta anche per gli anziani. Una signora, per strada, mi ha chiesto: «Perché noi dobbiamo essere penalizzati?» Sono fuori dalla vita sociale, hanno bisogno di socializzare, di tornare a vedere gente. Vogliono andare al cinema, al teatro, vogliono andare ai concerti, voglianoPag. 9 stare insieme, anche per intessere relazioni, per un benessere psicologico. Credo che questa sia una cosa importante da fare per questa fascia di età.
  Sto lavorando alla stesura di una proposta di legge per il contrasto della povertà culturale e per l'accesso alla cultura e agli spettacoli dei cittadini over 65, che depositerò già nelle prossime settimane per la quale cercherò, ovviamente, il contributo prezioso dei miei colleghi e di lei, Ministro.
  La seconda questione riguarda un aspetto che mi fa male. A me fa male vedere chiudere le edicole e le librerie. Roma, Milano, Napoli, Venezia, sono piene di librerie che sono state chiuse. Addirittura vengono chiuse le bancarelle di libri, dove eravamo abituati a fermarci alla ricerca di libri, anche vecchi: niente; sono chiuse, stanno finendo. E per dar posto a che cosa? Per dar posto a birrerie, a pizzerie, a posti di ritrovo dove, ovviamente, si fa poca cultura.
  La nostra forza sta nell'identità, questo lo sappiamo tutti, che esprimiamo anche attraverso l'offerta culturale, e dobbiamo adoperarci perché rimanga integra. Lei, Ministro, ha avuto modo di dire che la cultura italiana deve essere caratterizzata da libertà, dignità e forza. E questo lo è. Io spero che Forza Italia, da questo punto di vista, possa essere apripista soprattutto su queste due questioni che oggi io le ho proposto. Grazie presidente, grazie Ministro.

  PAOLO MARCHESCHI. Grazie Presidente, grazie Ministro.
  È passato un mesetto dalla relazione e questo ci dà la possibilità non solo di apprezzare le linee programmatiche, ma anche qualche primo risultato: diciamo che l'attivismo del Ministro si è fatto già notare. Tuttavia, l'apprezzamento non va solo per le linee cosiddette conservatrici, che ovviamente a noi non disturbano, ma anche per quelle linee innovative e coraggiose che lei ha annunciato e sta cominciando a mettere in piedi.
  Mi riferisco in particolare alla valorizzazione del patrimonio culturale, che lei ha descritto bene, sia per estendere la possibilità di svuotare le cantine da tutte le opere d'arte del Paese – quindi i progetti Uffizi 2, o come si chiameranno, e i possibili progetti per rendere le opere d'arte il più possibile fruibili nel nostro Paese – ma anche per quanto riguarda l'impegno su Villa Verdi, sulla quale le chiederei un approfondimento. Anche se stamattina c'è stata un'interrogazione in Senato a cui ha risposto il sottosegretario Mazzi, mi farebbe piacere sentire da lei anche qualcosa di più.
  Ci è piaciuto l'impulso che lei ha dato per le aperture straordinarie dei musei nelle festività, trovando l'accordo con i lavoratori e trovando un grandissimo consenso di visitatori, con grande beneficio anche per le casse dello Stato, perché più visitatori, sia per le città, sia per i musei, siano un beneficio per tutti, incluso per chi deve fare i conti con i bilanci.
  Quindi ci piace – salvaguardando ovviamente le gratuità e gli sconti che non sto qui a elencare, che sono numerosi anche per i musei statali – l'idea di valorizzare anche il costo del biglietto, come stanno facendo gli Uffici a Firenze. Riteniamo che andare a vedere un museo importante, come gli Uffizi o l'Accademia, non possa avere lo stesso valore dell'andare a mangiare una pizza, salvaguardando ovviamente chi non può farlo e che vuol farlo, ponendo attenzione a chi vuol fare e non ha la possibilità di accedere a determinati prezzi.
  Ci piacerebbe anche il prolungamento degli orari di apertura, rivedere un po' le domeniche gratuite, magari spostandole più sull'inverno, quando possono essere più fruibili da parte dei cittadini italiani rispetto ai turisti, che arrivano nel nostro Paese soprattutto nei mesi estivi. Penso che sarebbe molto utile per le finalità che il Ministro ha annunciato.
  Ci piace molto l'idea di rivedere i meccanismi del FUS, sulla base dei principi che lei ha annunciato di qualità artistica, quindi di merito, ma anche di salvaguardia dei conti. Penso che occorra rimediare assolutamente alle gravissime inefficienze che si prolungano da tempo. Se è vero, come diceva il collega, che alcuni modelli hanno fallito, magari questa è l'occasione e la legislatura adatta per cercare di rivederli: Pag. 10se non ha funzionato l'accesso dei contributi privati, vuol dire che non sono appetibili, non solo per le deduzioni, ma forse anche perché manca, a differenza di altri Paesi, una cultura della donazione, della beneficenza alla cultura in generale. Quindi, rispetto ad altre nazioni, bisogna viaggiare molto più velocemente.
  Ci piace l'idea dell'estensione dell'Art bonus al settore privato, ampliando la platea dei beneficiari al credito fiscale. Ci piace il coinvolgimento degli artisti nelle produzioni di alta qualità in tutta Italia, o anche l'allargamento del tax credit alle produzioni teatrali.
  Con riferimento alla revisione del FUS, penso che sia argomento di discussione anche l'utilizzo da parte delle AFAM o degli ICO dei contributi statali che arrivano, anche per direzionarli secondo principi di qualità e di merito, ma non solo a quei generi musicali cui tradizionalmente sono sempre stati dati. Lancio questa idea perché quando sono state fatte queste norme, ormai dieci anni fa, la musica popolare ad esempio viaggiava ad alti livelli, si producevano dischi, c'erano case discografiche italiane importanti. Adesso c'è una crisi dovuta alla trasformazione digitale, contano più le visualizzazioni che i dischi venduti. Anche nella musica cosiddetta «commerciale», che prima si identificava con la musica popolare o pop, adesso non è più così. Quindi penso che potrebbe essere rimessa in discussione una rimodulazione anche per coloro che nelle scuole di alta formazione musicale instradano i nostri artisti a fare una musica diversa da quella colta.
  Chiudo dicendo che siamo stati molto contenti dello stanziamento nella legge di bilancio appena approvata di 100 milioni di euro proposti e condivisi anche con altre forze politiche per il fondo lavoratori discontinui. Ovviamente ci associamo a chi ha sollecitato una rapida approvazione dei decreti attuativi della delega spettacolo; pertanto, anche noi ci daremo da fare affinché siano rispettati i termini per l'emanazione di quei decreti molto attesi.

  ANNA LAURA ORRICO. Grazie Presidente. Buon pomeriggio Ministro. Sottolineo anch'io la nostra delusione rispetto a una legge di bilancio che conteneva un unico articolo dedicato al tema della cultura, ma nessun investimento reale. Io cercherò di tracciare alcuni punti che hanno riguardato soprattutto l'azione del Movimento 5 Stelle nella passata legislatura, agganciandomi ad alcune affermazioni che lei ha fatto durante la sua audizione.
  Parto dal tema dei musei e dal supporto ai piccoli comuni. Tema dei musei che, al di là del dibattito sull'aumento dei costi dei biglietti che non ci trova d'accordo, perché riteniamo più opportuno che si debba lavorare su come incentivare i consumi culturali e gli investimenti in cultura. Rispetto al supporto ai piccoli comuni noi abbiamo realizzato, nella passata legislatura, una misura: abbiamo istituito un fondo per i piccoli musei. Come lei sa, ogni comune, ogni paese ha un suo museo, che si tratti di un museo privato o di un museo pubblico, e a questi musei spesso e volentieri non sono dedicati finanziamenti particolari. Ecco perché istituimmo questo fondo che aveva l'obiettivo di aiutare i piccoli musei non solo nel processo di digitalizzazione, ma anche nell'abbattimento delle barriere architettoniche e nella valorizzazione del patrimonio culturale contenuto al loro interno. Abbiamo rinnovato questa misura sino al 2022 e le chiedo se nel corso del suo mandato intenda ritornare su questo fondo, magari per renderlo strutturale.
  Passo al tema del cinema e, in particolare, a quello delle sale cinematografiche. Sullo scorcio della passata legislatura venne approvato un nostro emendamento all'ultimo «decreto aiuti», che disponeva un finanziamento di 10 milioni per la promozione delle sale cinematografiche e innalzava il credito di imposta per la riqualificazione delle sale esistenti e la creazione di nuove sale, soprattutto nelle aree periferiche delle città e nelle aree marginali nel nostro Paese.
  Le chiedo se siano stati fatti i decreti attuativi, o se questa tipologia di intervento si intende riprenderla, rifinanziarla, o comunque qual è la strategia che il suo Ministero intende portare avanti per riavvicinare il pubblico alle sale, così come sta Pag. 11accadendo in Francia e in Gran Bretagna dove i numeri del pubblico che sta ritornando nelle sale sono effettivamente interessanti e importanti.
  Passo al tema della danza, dove all'intervento del collega Pirondini aggiungo un altro elemento, che riguarda la formazione nel settore della danza che oggi, soprattutto nell'ambito del privato, è priva di qualunque tipo di certificazione sulla qualità. Quindi le chiedo se sul tema delle scuole di formazione nel campo della danza ci sia una strategia di questo Governo o comunque l'intenzione di mettere ordine in un settore che non deve più essere la cenerentola delle arti performative, ma deve ritornare ad avere un ruolo fondamentale.
  Cito poi, nel tema dell'editoria, i traduttori, che ancora oggi vengono pagati a cottimo e non hanno adeguate tutele. E mi chiedo quindi quale sia la strategia del suo Ministero sul tema.
  Infine le ultime due questioni che le voglio citare riguardano le assunzioni negli uffici periferici del Ministero della cultura. Prima della pandemia era stata attivata una serie di procedure concorsuali che, purtroppo, si sono interrotte. Quindi le chiedo di avere, se è possibile, un report sullo stato di avanzamento di questi concorsi e delle assunzioni, soprattutto negli uffici periferici del Ministero. Mi riferisco in particolar modo alle soprintendenze, perché da ex sottosegretario alla cultura con delega al paesaggio ho potuto toccare con mano che, in realtà, la lentezza delle soprintendenze nel concedere le autorizzazioni, o nello svolgere un adeguato controllo sulla tutela del paesaggio dipende dalla profonda carenza di risorse umane. Oggi in molte regioni del territorio italiano abbiamo tantissime soprintendenze e direzioni regionali dei musei ad interim. È ovvio che se manca il personale, viene meno la tutela del paesaggio, ma anche una risposta concreta agli imprenditori e a chi deve investire rispetto anche al tema della transizione energetica.
  L'ultimo elemento riguarda la parità di genere, perché nella legge delega sullo spettacolo dal vivo è stato inserito il principio dell'equilibrio di genere, ma a noi ci piacerebbe parlare di parità al 50 per cento non solo della redistribuzione di quello che era il Fondo Unico per lo Spettacolo, ma anche applicare questo principio, insieme a quello della perequazione territoriale, a tutti i fondi che vengono elargiti dal Ministero della cultura. Mi auguro che l'osservatorio per la parità di genere, che è stato istituito presso il Ministero nella passata legislatura, possa continuare il proprio lavoro al fine di supportare le scelte strategiche che lei andrà a concretizzare. Grazie.

  ROSSANO SASSO. Grazie Presidente. Saluto il Ministro, saluto il presidente Marti.
  Ministro, Nanni Moretti diceva che le parole sono importanti. Le diamo atto, come gruppo Lega, di aver dato la giusta importanza a determinate parole, come «identità nazionale». Mi è piaciuta, anche da studente del liceo classico, la sua simpatica battaglia contro i neologismi troppo anglofoni, che magari avrà scandalizzato qualche altro collega che siede dall'altra parte, insieme al termine «identità nazionale». Però lei ci ha dimostrato che ancora più delle parole sono importanti i fatti, le azioni, i gesti concreti.
  Presidente Mollicone, gli italiani il 25 settembre con la loro fiducia ci hanno chiesto di cambiare rispetto al passato e lei, Ministro Sangiuliano, lo ha fatto. In meno di tre mesi ci ha dimostrato che si può cambiare. Ricordo ai colleghi una delle tante storture del nostro sistema culturale, una di quelle tante fabbriche del consenso a sinistra che prendeva soldi dallo Stato e non portava soldi nello Stato. Grazie Ministro Sangiuliano per avere chiuso la Netflix italiana che ha prodotto 10 milioni di euro di perdite a fronte di 260.000 euro di incassi. Mi dispiace per il suo predecessore, visto che era una sua creatura, però continui in questa direzione perché le risorse, in questo periodo di sacrifici per gli italiani, non sono da buttare via.
  Con riferimento al bonus 18 App, grazie Ministro Sangiuliano per avere avallato la decisione dei partiti di maggioranza che hanno ritenuto che non fosse giusto dare 500 euro al figlio di un milionario, al figlio di chi si può permettere di spendere qualche soldo in più in libri o in dischi. AbbiamoPag. 12 messo un tetto ISEE, che è abbastanza alto. L'indicatore socio-economico equivalente a 35.000 euro consente a tantissime famiglie italiane di poter godere di questo bonus.
  Abbiamo fatto di più, anche con il suo consenso Ministro Sangiuliano: abbiamo raddoppiato il bonus, daremo 1.000 euro. Però abbiamo commesso un piccolo peccato, forse un po' troppo di destra, perché ciò ha a che fare con il merito. I ragazzi che prendono il massimo alla maturità prenderanno 1.000 euro. Ci si accusa di questo? Ben venga, le famiglie sono contente.
  Ministro Sangiuliano, con lo stesso coraggio e la stessa determinazione però le chiediamo un ulteriore segnale di discontinuità nei confronti del passato. Mi riferisco alle soprintendenze. Nessuno vuole abdicare alla tutela del paesaggio, dell'ambiente, del nostro patrimonio artistico e culturale: questo deve essere chiaro a tutti. Noi amiamo il nostro Paese, i nostri monumenti. L'Italia è il Paese più bello del mondo, per questo e non solo per questo.
  C'è un piccolo problema però: un conto è svolgere questo fondamentale ruolo nella difesa della nostra identità nazionale, del nostro patrimonio; un altro conto è bloccare investimenti, come la collega Orrico ha precedentemente ricordato. Bloccare strade, ferrovie, costruzioni, trasformazioni urbane, lavori pubblici in genere. Anche l'efficientamento energetico: ci risulta che otto domande su dieci per energie rinnovabili, fonti alternative, vengano bloccate.
  Colleghi, credetemi, non è soltanto per carenza di personale: c'è un approccio ideologico, burocratico, nella maggior parte delle nostre soprintendenze. E andando a scartabellare molti nomi, soprattutto in alcune regioni del sud, qualcuno potrà notare più di una vicinanza ideologica degli stessi membri delle soprintendenze. Mi assumo la responsabilità politica di quello che sto affermando.
  Vede ho detto «burocrazia», bureau crazia, ufficio potere. Le soprintendenze devono assolvere il loro ruolo con parametri oggettivi da nord a sud. Non è possibile applicare due pesi e due misure per un imprenditore che ha la fortuna di nascere in una regione dove c'è un soprintendente, o dove ci sono funzionari che hanno il buon senso di evitare di impedire lo sviluppo. O meglio, il buon senso di avere un atteggiamento consono al ruolo che viene loro demandato. Troppo potere, troppa burocrazia, troppi lacci che impediscono tutto questo.
  Ministro Sangiuliano, nell'augurarle buon lavoro le chiediamo di proseguire con coraggio e determinazione lungo questa strada affinché lei possa essere ancora di più il Ministro che ha dato un forte segnale di discontinuità e che, insieme al Governo Meloni, insieme ai partiti di centrodestra e a tutti quelli che vorranno seguire questo percorso, possa continuare nella difesa dell'identità nazionale, però senza, ad esempio, bloccare l'apertura di un dehors ad Altamura perché il soprintendente si è svegliato in un determinato modo la mattina, e vedere poi a Roma centinaia di tavolini, spesso senza regole e senza nessun parametro oggettivo. Grazie.

  MATTEO ORFINI. Grazie Presidente. Grazie Ministro. Ringrazio anche l'onorevole Sasso: ho apprezzato il suo riconoscimento della volontà del Ministro di cambiare rispetto al precedente Governo, nel quale l'onorevole Sasso era sottosegretario. Lo ricordo a me stesso e a tutti noi.
  Veniamo da anni durissimi, Ministro – lo dico per ricostruire qualche elemento di contesto, perché, altrimenti, ci dimentichiamo da dove partiamo – per il Paese, ma anche per questo settore che, come sa, è stato il primo a chiudere, l'ultimo a riaprire, uno dei più colpiti da tutti i punti di vista. Ed è vero che adesso ne stiamo uscendo, ma le ferite sono ancora aperte. Nel senso che noi abbiamo lavorato – se lo ricordano i colleghi che c'erano, i reduci della passata legislatura – molto per cercare di tamponare quelle difficoltà. Ma ci siamo trovati a misurare la fragilità di un sistema cultura nel nostro Paese, che era fragile pure prima della pandemia: ma la pandemia ha enfatizzato, nella sua fragilità, quelle difficoltà.Pag. 13
  Tanto che, lo ricorderete, fu persino difficile trovare i criteri per perimetrare quelli che dovevamo sostenere durante i mesi più duri della pandemia. E molti non ce l'hanno fatta. Molti hanno abbandonato, molti non lavorano più nella cultura, molti luoghi della cultura hanno chiuso. E il rischio che noi corriamo ancora oggi è molto alto: corriamo il rischio di desertificazione culturale del Paese, che non è un problema solo per il settore culturale, è un problema per la qualità della democrazia.
  Ora stiamo ripartendo, lo abbiamo detto, ma non tutto è tornato come prima. La pandemia ha cambiato anche gli stili di vita e questo comporta alcuni effetti di cui noi ci occupiamo. Pensate a quanto fa fatica a riprendere il consumo di cinema nelle sale, perché le persone, nella pandemia, si sono abituate a fruire cultura cinematografica e audiovisiva con strumenti diversi dalla sala cinematografica, e come questo ci obblighi a ripensare anche le misure di sostegno per quel settore.
  Perché lo dico? Perché siamo dentro una fase di cambiamento anche per il settore culturale e il cambiamento o lo subisci o lo progetti. Ma per progettarlo devi cercare di tenere insieme misure emergenziali e riforme, e soprattutto avere una visione generale che guida quelle riforme, che è la parte che a me appunto ha lasciato più perplesso, Ministro, della sua relazione, e sulla quale vorrei provare a interloquire costruttivamente con lei. Non ho capito alcune cose della visione che sottende al suo operato; altre le ho intuite, ma non mi hanno convinto.
  Il primo punto, lo ha detto bene prima di me l'onorevole Piccolotti, è che un settore come il nostro – vale sempre, ma ancor più in questo settore – funziona se funziona il modo in cui vi si lavora. Quello delle tutele dei lavoratori della cultura è un tema decisivo sempre nel mondo del lavoro, ma ancora più in questo settore, perché la cultura funziona se è libera. E la garanzia delle tutele garantisce quella libertà, rispetto al committente, rispetto al potere, rispetto in generale a tutti i condizionamenti che si sono avuti. Ci siamo trovati un disegno di legge di bilancio in cui su questo c'era zero. Poi l'abbiamo aggiustata e ringrazio il Presidente Mollicone che in quei giorni si è molto speso, insieme a noi, per riuscire a trovare la copertura, il primo finanziamento all'indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo. Però nel suo disegno di legge di bilancio non c'era niente.
  Dobbiamo fare rapidamente quei decreti attuativi; li dobbiamo fare, lo hanno detto tutti: i colleghi di maggioranza e opposizione, coinvolgendo quelle realtà, però: le associazioni, i sindacati, i rappresentanti di quel settore. Quindi, lavoro prima di tutto. Tutela del lavoro di qualità in questo settore. Vale per i lavoratori dello spettacolo, per quelli dei musei, per tutti.
  Secondo punto: tutela dei luoghi della cultura, dove si produce e si fruisce la cultura. Quindi vuol dire biblioteche, articoli, circoli culturali, teatri, live club, librerie. Anche qui lei ha detto cose importanti sulla tutela delle librerie.
  Mi faccia anche qui fare una piccola osservazione. Lei ha parlato delle librerie che chiudono nei centri storici: un tema che dobbiamo affrontare. Segnalo che avremmo bisogno anche di aprire librerie e luoghi di cultura nelle periferie, nelle aree interne, nei piccoli comuni, perché lì c'è un tema enorme di accessibilità alla cultura, che garantisce anche un livello. Molto spesso parliamo di abbandono, di sicurezza; guardate che a volte si risolve il problema della sicurezza meglio aprendo un luogo dove si fa cultura che immaginando politiche securitarie, perché si crea cittadinanza e si crea comunità.
  Terzo punto: come sosteniamo le imprese di questo settore? Le imprese culturali e creative non possono essere abbandonate solo alle dinamiche di mercato, perché fare impresa nel settore culturale è diverso che farlo in altri settori. Aprire un live club è diverso da aprire un ristorante.
  Quindi servono norme specifiche, serve il riequilibrio dei poteri. Abbiamo un tema enorme di sproporzione tra piattaforme, impresa e lavoratori della cultura, che va affrontato: riguarda il mondo della produzione dell'audiovisivo, riguarda il rapporto con le sale cinematografie, il rapporto con Pag. 14gli artisti e con il mondo della musica. C'è uno squilibrio enorme, che non è un tema solo italiano, è un tema mondiale, ma che va affrontato.
  C'è un tema di come si promuove non solo il consumo, ma anche la partecipazione culturale: sono due cose diverse, che devono stare insieme.
  È già stato detto: noi non abbiamo condiviso il modo in cui è stata cambiata l'App 18. Lo dico all'onorevole Sasso. Quella non è una misura di redistribuzione, non è stata concepita come una borsa di studio: era una misura di sostegno alla domanda e, in quanto tale, era orizzontale, perché viviamo in un Paese in cui l'abitudine culturale dipende dall'abitudine familiare al consumo culturale. Quindi, se si vuole allargare quella platea, si deve convincere, creare un'autonomia nel rapporto con la cultura dei ragazzi, e quindi politiche industriali, come era quella di sostegno al settore. Trasformarla in un'altra cosa è un'altra cosa. Punto. E secondo noi, ovviamente, è sbagliata.
  C'è un tema di sostegno alla produzione culturale. Io non ho capito, lo chiedo, cosa volete fare sul FUS, perché lei ha detto – cito testualmente – «più sei in grado di reperire fondi diversi da quelli pubblici, e più la gestione è virtuosa, più deve essere sostenuta». Attenzione, perché il FUS serve anche a sostenere l'innovazione, serve a sostenere chi non ce la fa a misurarsi sul mercato. Se noi ripristiniamo un principio che c'era, cioè quello dei premi di produzione – ad esempio, per il cinema, «più incassi, più ti do» (certo, la gestione virtuosa è sempre un criterio) – attenzione a non schiacciarci su quello che già ha successo e può camminare sulle sue gambe, perché il FUS serve ad altro.
  Lo dico perché questa cosa mi riporta a una preoccupazione che io ho, cioè l'idea che la cultura venga considerata esclusivamente come merce, quindi gli Uffizi raddoppiano il biglietto perché non possono costare quanto una pizza. Mentre la cultura è altro. Abbiamo il tema di come portare a fruirla quelli che oggi non vanno in quei musei, o che non se lo possono permettere, e che la cultura sia considerata un lusso, che quindi in tempi di crisi tagliamo o comunque releghiamo a una funzione ancillare. Ecco, se è così, è sbagliato, perché la cultura è tutt'altro. Dovrebbe essere altro, e quello che la nostra Costituzione, su cui lei ha giurato, racconta della funzione della cultura è completamente un'altra cosa.

  ALESSANDRO AMORESE. Grazie Presidente e Ministro. Il tempo passato dalla sua audizione alla seduta di oggi ci consente anche di fare un primo bilancio dei suoi primi mesi da Ministro. Come Fratelli d'Italia, diciamo che forse tra i Ministeri è un po' quello tra i più discontinui rispetto al passato, e di questo non possiamo che essere contenti.
  Le mie due domande saranno su ItsArt e sull'apertura straordinaria dei musei, ma ci arrivo tra poco. Lei parlò, se non erro, di nuovo immaginario italiano. Questa non è una chiusura, è semmai un'apertura dell'Italia al mondo, dell'Italia al futuro. Non è solo difesa. Lei ha parlato, giustamente, del problema che non è solo italiano, ma è europeo, mondiale, della cancel culture, quindi la difesa dell'Italia come comunità di identità minacciate. Ma questo ci dà la possibilità di far vincere semmai l'Italia nel mondo, e non di chiuderci. Quindi è esattamente il contrario.
  Contemporaneamente vuol dire liberare la cultura da schemi che anche l'onorevole Sasso e il senatore Marcheschi hanno delineato, quali le sacche di potere che hanno incatenato la cultura in Italia. L'App 18 va semmai trasformata, proprio nel vincolo che la Costituzione ci dà di giustizia sociale.
  Poi ho ascoltato le sue parole e, con molta felicità, il concetto di archivio, perché se c'è una situazione in Italia che è sempre abbandonata da anni è quella degli archivi di Stato. Lei sa quanto Fratelli d'Italia, grazie anche all'impegno del gruppo nella VII Commissione, tiene a questo tema. Mancano custodi, mancano tecnici informatici, funzionari, restauratori, eccetera. Di questo siamo consci e siamo contenti che ne abbia parlato.
  Bisogna parlare di biblioteche di cui abbiamo le prime tracce in questi mesi di Pag. 15Governo. A Firenze, dove la biblioteca nazionale ha un padiglione intero che da decenni è inaccessibile, causa ancora l'alluvione del '66. Evidentemente c'è molto da lavorare, come lei ben sa.
  Le chiedo di farci un bilancio su quella che veniva chiamata la Netflix italiana, che è stato un insuccesso, un buco immenso: vorrei sapere quanto è costata, immaginando le motivazioni della sua mancata conferma. Le chiedo poi un bilancio – che abbiamo letto sulla stampa, ma ci piace ascoltarlo qua – della prima apertura straordinaria dei musei.

  MAURO BERRUTO. Grazie presidenti. Grazie Ministro. Ringrazio anche il collega Orfini per i due minuti residui.
  La prima domanda riguarda il decreto «aiuti ter» che ha riconosciuto sostegni contro il «caro-energia» a favore di cinema, teatri, istituti e luoghi della cultura previsti nell'articolo 101 del Codice dei Beni Culturali. Gli istituti della cultura sono una definizione ampia (musei, biblioteche, archivi eccetera).
  Il decreto attuativo in corso di emanazione sembra ricomprendere tra i beneficiari delle misure di sostegno solo sale teatrali, sale da concerto, cinematografiche, musei, aree e parchi archeologici e complessi monumentali pubblici. Mancherebbero del tutto biblioteche e archivi, che pure necessitano di queste misure, che sono ricomprese nell'articolo 110 del Codice. Al momento ci sono indiscrezioni di stampa: vorremmo avere chiarimenti dal Ministro sul fatto che il suo decreto in corso di determinazione comprenderà anche biblioteche e archivi, vista la necessità evidente di queste misure di sostegno.
  Secondo. Riguardo al bando per contributi per convegni e pubblicazioni di rilevante interesse culturale, promessi e organizzati da istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi senza scopo di lucro, operanti sul territorio nazionale, a eccezione di enti statali, enti locali e università, ci sono problemi operativi di caricamento delle domande nel portale dedicato. Il bando scadrà a fine mese e il sistema presenta più di un problema tecnico che andrebbe risolto: invece non si riesce a risolvere. Le rivolgiamo, signor Ministro, una sollecitazione tecnica a vigilare su questo perché gli Uffici intervengano.
  Terzo. MiTo è un festival – si chiama così – di musica classica di rilevanza internazionale che unisce le città di Milano e Torino, da cui l'acronimo MiTo, dal 2006 e che si svolge nel mese di settembre. Storicamente è esistito un finanziamento di 1 milione di euro da dividere fra le due città, Torino e Milano; norma poi reiterata di anno in anno, anche in virtù del grande successo del festival. A oggi non risulta nulla nella legge di bilancio. È inutile ricordare che Torino e Milano, senza questo finanziamento, non potranno garantire quella qualità e internazionalità che erano stati riconosciuti. Aggiungo che, ovviamente, sia Torino che Milano hanno già opzionato importanti orchestre: disdire sarebbe una perdita pesante di immagine per queste due città e per il nostro Paese.
  Quarto: editoria. Vengo dalla città di Torino, appunto, che ospita un grandissimo Salone Internazionale del Libro; ma per fare il Salone servono i libri, e per fare i libri servono le case editrici. Vorremmo sapere se sono previsti incentivi per la partecipazione delle case editrici, grandi e piccole, alle fiere, anch'esse grandi o piccole, del libro. Grazie.

  GIORGIA LATINI. Grazie, saluto i presidenti. Saluto il Ministro e lo ringrazio per essere di nuovo qua e per la relazione importante, dal contenuto di grande spessore, di grande innovazione, che può veramente rivoluzionare il mondo della cultura.
  Già da questi primi mesi, come hanno sottolineato i colleghi che mi hanno preceduto, abbiamo visto iniziative importanti. Ho apprezzato anche la sua grande attenzione ai territori, ai piccoli comuni. Lo ha ribadito più volte anche nella sua relazione: l'Italia è composta per il 69 per cento da piccoli comuni. Ci sono 5.500 comuni che sono scrigni di arte e di cultura, che devono essere salvaguardati. Questa esigenza si sente molto anche nella mia regione, le Marche, dove il Ministro è già stato per far sentire anche la sua vicinanza. Nelle Marche ci sono tantissimi borghi che Pag. 16devono essere valorizzati per la loro bellezza.
  C'è stato uno spopolamento dovuto sia a ragioni economiche, sia al sisma: c'è bisogno di attenzione.
  La cosa positiva è che questi borghi, questi comuni finalmente stanno credendo nelle loro potenzialità culturali, e quindi hanno iniziato a progettare, secondo la linea A e la linea B.
  Apprezzo anche che il Ministro, nella sua audizione, abbia fatto la proposta di individuare fondi per facilitare lo scorrimento delle graduatorie dei comuni che non sono riusciti ad accedere ai finanziamenti: perché ci sono progetti di grande valore che sarebbe un peccato non poter sostenere. Pertanto, insisto, Ministro, affinché si trovino le risorse necessarie per far scorrere questa graduatoria, anche in considerazione del grande entusiasmo con cui questi borghi, le comunità, le associazioni culturali che hanno partecipato hanno una grande speranza e voglia di riscatto. Vale la pena, pertanto, riconoscere questi territori valorizzandone le identità, le radici e la cultura che poi hanno creato la grandezza dell'Italia: sappiamo, infatti, quanta storia e quanta cultura racchiudono.
  Un altro tema che volevo sottoporle è quello del welfare culturale. Si è parlato di disagio degli anziani, di disagio di coloro che sono meno fortunati: la cultura può essere veramente un grandissimo motore per dare quella speranza, quella voglia di integrazione a queste categorie. Si potrebbe, quindi, iniziare un dialogo con altri settori, proprio per individuare risorse e per fare delle progettualità di welfare culturale. Lo stanno facendo in varie città d'Italia, lo abbiamo fatto anche nelle Marche, e c'è veramente una risposta positiva, sia da parte del terzo settore, ma anche da parte delle associazioni. C'è da sottolineare anche questo cambiamento delle associazioni del terzo settore, che rivolgono risorse proprio alla cultura – cosa che prima non era mai stata fatta – perché iniziano a vedere come i progetti culturali possono arrecare un vero e proprio benessere sociale.
  Anche l'OMS ha riconosciuto che la cultura può portare una grande crescita della persona; si tratta, quindi, anche di integrazione.
  Infine, lei aveva parlato dell'importante candidatura alla Lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO della Via Appia Antica. Prendiamo in considerazione anche la candidatura della regione Marche come regione dei teatri, dove è stato iniziato un dossier importante, che vede ben 62 teatri, che sono teatri all'italiana: veri e propri gioielli nei vari borghi, oltre che nelle città capoluogo di provincia. Considerato poi che in questa regione si trova la città con la più alta densità di teatri, rispetto al numero degli abitanti e dei Comuni, sicuramente può essere la candidatura non solamente di una regione, ma una candidatura di importanza nazionale. Mi fermo qua visto che il tempo purtroppo è terminato e la ringrazio.

  NICOLE MATTEONI. Grazie Presidente. Grazie Ministro per la sua relazione programmatica che conteneva punti chiari, lineari e, a mio avviso, anche determinanti per quella rivoluzione culturale di cui l'Italia ha estremamente bisogno. Ritengo che sia un ottimo punto di partenza e sono sicura che in questi cinque anni riusciremo a portare avanti progettualità fondamentali.
  Sono rimasta molto colpita da uno dei suoi punti, quello di rafforzare l'identità delle città italiane, quindi di conservare e valorizzare l'anima civica, la loro tradizione civile e religiosa. Io vengo da Trieste, una città che, come sapete tutti, ha vissuto una storia molto particolare; ha bisogno anche, a mio avviso, di avere quel riconoscimento e una valorizzazione particolare. A tale proposito volevo sottoporle una domanda proprio sulla valorizzazione dell'identità delle città italiane in occasione di anniversari importanti: le chiedo se, in occasione dell'anniversario di Trieste '53, gli ultimi martiri del Risorgimento, insigniti della medaglia d'oro al valore civile dal Presidente Ciampi, potranno avere da parte del Ministero un'attenzione particolare, attraverso una serie di eventi celebrativi che ricordino questa importante pagina di storiaPag. 17 italiana a tutta la nostra nazione. Grazie.

  SIMONA LOIZZO. Grazie Presidente. Grazie Ministro. Il nostro impatto, rispetto alla sua relazione che segna un grande e importante cambio di passo nella guida del Ministero da lei diretto è assolutamente positivo.
  Quello che le chiedo, e che volevo sottolineare, è la tutela del patrimonio librario e, quindi, particolare impulso a quella che è la digital library, che consentirà una grande tutela del patrimonio librario italiano con il potenziamento delle due grandi biblioteche nazionali di Roma e Firenze, ma anche con l'attenzione alle biblioteche disseminate in tutti i territori. Io sono calabrese, a Cosenza esiste una biblioteca di grandissimo valore.
  Mi auguro che lei dia totale impulso alla digitalizzazione di tutto il patrimonio artistico italiano, perché è soltanto così che si realizza una grande attrattiva verso il nostro Paese e verso le regioni di cui siamo i rappresentanti istituzionali.
  L'altra cosa che le chiedo è di attenzionare la proposta di legge che stiamo presentando sulla Magna Grecia che sta ricevendo grande impulso anche da parte del governatore Occhiuto, che si sta muovendo verso la costituzione di una fondazione che già esiste nell'area grecanica. Le chiedo, quindi, un grande impegno affinché il nostro territorio, la Magna Grecia, possa diventare patrimonio dell'Unesco. Per noi sarebbe importante. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie colleghi. Lasciamo ora la parola, per la replica, al Ministro Sangiuliano.

  GENNARO SANGIULIANO, Ministro della cultura. Buonasera a tutti e grazie per le domande che tutti mi hanno rivolto. Sono tutte domande pertinenti, importanti e ovviamente gradite che mi consentono di specificare alcune questioni.
  Voglio fare una puntualizzazione metodologica all'onorevole Boschi che ha detto che sarebbe stato bene rispondere nell'immediatezza della relazione. Non ci sono stati slittamenti motivati dalla mia persona, se non quello legato al Covid, che ho contratto, e che mi ha obbligato dieci giorni a casa. Poiché rispetto le regole, non esco fino a che non ho il certificato di negatività.
  La prima delle questioni che ritengo rilevante e importante, è la protezione delle donne. Bene ha fatto l'onorevole Piccolotti a sottolinearla. È una questione che mi sta a cuore, sulla quale mi attiverò in maniera ferma e decisa. L'osservatorio svolge un ruolo importante: a giorni ne incontrerò i responsabili. Sono disponibilissimo a lavorare insieme a loro e, fatte le opportune valutazioni del quadro normativo – perché, come sapete, viviamo in un sistema dove esiste la gerarchia delle fonti del diritto – sono pronto a valutare anche ipotesi che possono escludere quelle aziende in cui si sono rilevati casi di questo tipo. Escluderle, per esempio, dal processo di provvigioni che vengono dal Ministero. Questo lo possiamo valutare insieme; sono pronto ad accogliere tutte le proposte, tutti gli spunti che potranno venire anche dall'onorevole Piccolotti, ma voglio rassicurarla sul fatto che il tema mi sta assolutamente a cuore perché lo ritengo importante; lo considero un tema di civiltà per tutti noi italiani. La protezione delle donne è un elemento fondamentale, che ci qualifica come civiltà, come democrazia e come società.
  Per quanto concerne il tema del precariato dei lavoratori, chiariamoci subito. Ho fatto molti saggi al riguardo e ho scritto testualmente che abbiamo avuto una regressione del sistema sociale rispetto alle conquiste che erano state fatte a protezione dei lavoratori negli anni '70 e negli anni '80: siamo andati indietro. Sono uno studioso di Gino Giugni e dello statuto dei lavoratori, siamo andati indietro rispetto a quelle conquiste sociali che erano state fatte faticosamente in quegli anni. Ma chi è andato indietro rispetto a questo sistema? Chi ha instaurato il precariato in questo ambito di lavoro? Sono d'accordo che bisogna intervenire, uscire dal precariato, dare stabilità, dare certezza ai lavoratori.
  Come dice l'onorevole Orfini, ho capito la speculazione dialettica e la condivido: più sei sicuro nel tuo lavoro, più sei libero Pag. 18di esprimere artisticamente il tuo lavoro, ma domandatevi con onestà intellettuale chi ha determinato questo sistema. C'è stato qualcuno che è stato sette anni in quel Ministero, e non sono stato io. Quindi chi è che ha generato, anche culturalmente, in questo Paese la precarizzazione del lavoro culturale? Io ho sempre aderito a una visione sociale del lavoro, e quindi una matrice e una direzione di questo tipo non mi appartengono di certo.
  Dobbiamo intervenire? Interverremo e lo faremo, anche con i concorsi che sono già in itinere. Concorsi per dirigenti: ci sarà uno scorrimento di altre quattrocento unità. Io stesso ho firmato il decreto per un concorso per cinquecentodiciotto unità. Lo faremo. Certamente dieci anni, un decennio di precarizzazione non può essere smontato in due mesi e mezzo. Richiederà del tempo; speriamo di farlo rapidamente collaborando tutti insieme.
  Senatore Occhiuto, lei ha ragione sullo spopolamento delle città d'arte. Anche questo è un ambito normativo sul quale bisogna intervenire.
  Onorevole Orfini, lei un po' mi conosce, ma le pare che io voglia creare la contraddizione tra le librerie nei centri storici e quelle in periferia? Anche perché una libreria in periferia l'ho aperta personalmente. Quando ero studente, con un gruppo di altri studenti, ho fatto un'iniziativa per aprire, a spese nostre, una piccola libreria in un quartiere periferico di Napoli estremamente degradato. Quindi su questo terreno sono più avanzato di lei.
  Poi, per rispondere all'onorevole Piccolotti che mi ha fatto quel bel complimento «tipica di un modello conservatore», rispondo che sono orgoglioso del modello conservatore. Perché, come dice Prezzolini, il progressista è la persona di domani, il conservatore è la persona di dopodomani, perché innova salvaguardando i valori di una società. E le grandi modernizzazioni, quelle più umane, che mettono gli esseri umani al centro della società, sono venute da un modello conservatore, non da un modello cosiddetto progressista. Ma qui andremmo a incamminarci in una discussione filosofica che ci toglierebbe molto tempo. I centri storici sono un punto di attenzione.
  La tutela del paesaggio, sempre per rispondere all'onorevole Boschi. Io la penso in questo modo: la transizione ecologica, secondo me, è uno dei punti centrali della vita nazionale e quindi la dobbiamo favorire in termini assoluti. Mi sono inalberato con un soprintendente che aveva impedito di mettere i pannelli solari sulle pensiline dei parcheggi in autostrada. Questa è una cosa intollerabile. Tra l'altro il valore della tutela del paesaggio appartiene anche a me. Ho partecipato al convegno dov'era presente anche il Presidente della Repubblica per l'anniversario della legge di Benedetto Croce, perché la prima legge sul paesaggio è stata fatta da un liberal conservatore, cioè da Benedetto Croce. Rivendicando proprio il valore di quelle scelte che furono fatte allora, e che ovviamente, oggi, devono essere aggiornate.
  Quindi che cosa bisogna fare? Bisogna fare riferimento a una figura che lei sicuramente conosce, che si trova nel Codice Civile, quella del buon padre di famiglia. È scritto testualmente all'interno del Codice Civile. Cioè avere il senso e la misura delle cose, ed essere consapevoli che la transizione ecologica è un punto necessario dello sviluppo nazionale, ma allo stesso tempo bisogna tutelare il paesaggio.
  E in questo rispondo anche all'onorevole Sasso. È mia intenzione – e lo annuncio in questa sede – mettere mano ad una riforma organica delle soprintendenze, soprattutto perché non è accettabile la disomogeneità delle decisioni, per cui un palazzo del '700 se ricade in una provincia italiana ha un trattamento, se ricade in un'altra provincia italiana ha un trattamento diverso. Sul territorio nazionale i comportamenti devono essere omogenei: occorre una riforma, soprattutto anche per qualificare il livello dei soprintendenti. Ce ne sono di bravissimi, che ho avuto modo di conoscere, e ce ne sono di meno bravi.
  Scusatemi se passo da una cosa all'altra. Per quanto concerne l'App 18 purtroppo non ho sentito dire una cosa importante. Nessuno ha fatto riferimento alle truffe che sono state certificate dalla Guardia di FinanzaPag. 19 e che sono state di una misura economica piuttosto ingente.
  Onorevole Boschi, le vorrei dire anche un'altra cosa; se vuole, le mando un report al riguardo. Non è vero che l'App 18 è stata copiata pedissequamente in altri Paesi europei. Le voglio ricordare che per la Francia l'ammontare è 300 euro, non è 500 euro come in Italia; che la Germania ha stanziato soltanto 100 milioni; che in Francia l'App è estesa addirittura ai minorenni. Quindi, non mi può parlare di una cosa che ha avuto talmente successo che è stata pedissequamente copiata. In Spagna ammonta a 400 euro. Quindi c'è una grande diversità.
  In Francia c'è una polemica. Le mando la rassegna stampa – lei sicuramente conosce il francese – sulla polemica che c'è stata sui manga giapponesi, perché molti ragazzini andavano a scaricarli. Molti parlamentari francesi, di tutte le espressioni politiche, hanno affermato all'Assemblea nazionale francese che questo elemento va corretto. Quindi non si tratta di cancellare, ma di creare un sistema che sia meritocratico, al quale stiamo lavorando, e al quale lavoreremo anche con voi e con gli operatori che ci sono in questo determinato settore. Per quanto concerne il merito io lo rivendico. Rivendico che chi ha più merito deve essere gratificato.
  Senatore Pirondini. La legge Bray è una legge datata, non l'ho scritta io. Tra l'altro, Bray è un mio amico personale, quindi non c'è nessuna avversione. È evidente che nel sistema delle fondazioni la questione della loro natura giuridica deve essere chiarita: bisogna uscire da questo sistema.
  Per esempio, il meccanismo di nomina dei soprintendenti è un vero e proprio Sudoku. In alcuni casi c'è un importante intervento dei privati, come alla Scala di Milano. In altri casi, l'intervento dei privati non c'è. È evidente che bisogna mettere ordine in questo sistema, magari arrivando ad una nuova legge sulle fondazioni liriche che chiarisca una volta per tutte qual è la loro natura giuridica.
  Il tema dell'aumento dei biglietti dei musei. Innanzitutto non c'è stato nessun aumento dei biglietti dei musei. C'è stato un direttore di museo, il dottor Schmidt degli Uffizi che, in virtù della sua autonomia, ha deciso di alzare il prezzo di ingresso. L'autonomia dei musei deriva da una legge che non ho fatto io. Non sto a discutere adesso se è fatta bene o se è fatta male, però in forza di questa autonomia il direttore ha deciso di elevare il costo del biglietto.
  Per esempio, ieri sono stato alla Pinacoteca di Brera e il direttore mi ha detto che lui non intende alzare il prezzo del biglietto nell'ambito della sua autonomia. E io rispetto le leggi dello Stato italiano.
  Vorrei, una volta per tutte, però riepilogare alcuni punti, perché a volte c'è della disonestà intellettuale nel rappresentare le cose. Non da parte vostra, mi riferisco ad altro.
  Noi garantiamo la domenica gratuita, che ovviamente resterà in atto, a tutti i cittadini italiani e stranieri. Io ho ampliato la gratuità a tre momenti, a tre date storiche della vicenda nazionale italiana, che sono il 25 aprile, il 2 giugno e il 4 novembre, indipendentemente da quale giorno della settimana cada. Noi diamo l'ingresso gratis a tutti i ragazzi fino ai diciotto anni, ragazzi dell'Unione europea. E questo permane. Fino a venticinque anni si pagano soltanto 2 euro. E questo permane. I disabili e i loro accompagnatori, come è sacrosanto che sia, non pagano. I docenti che accompagnano le scolaresche non pagano.
  Quindi, se andate a fare una comparazione con quello che accade negli altri Paesi europei, vedete che c'è un sistema ampiamente gratuito da parte dell'Italia, che va incontro alle fasce più deboli e a quelle che dobbiamo avvicinare maggiormente alla cultura; perché è vero, come dice Orfini, che la cultura non deve essere un fatto elitario e non può essere paragonata alla pizzeria. Su questo siamo d'accordo. Su questo siamo i più generosi.
  Aggiungo che intendo lavorare con l'ANCI e i Comuni affinché si possa realizzare un sistema di card per gli anziani. Faccio un esempio: chi ha più di 65 anni paga 20 euro e nell'arco temporale di un anno visita tutti i musei che vuole. Potremmo arrivare anche a un sistema di questo tipo.Pag. 20
  Oggi ho letto sulle agenzie che l'assessore del comune di Roma, Gotor, e il sindaco Gualtieri, sono d'accordo con la mia proposta, riprendendo un vecchio protocollo che poi non era stato mai adottato, di far pagare un piccolo biglietto che vale quanto un caffè. Andate a prendere un caffè a piazza del Pantheon, e vedete quanto lo pagate. 2 euro per entrare, vincolando quello che si ricava al bene. Cioè, le somme che verranno ricavate dal Pantheon verranno spese per la manutenzione di quel luogo, ma anche della piazza e per il suo decoro.
  Villa Verdi: rispondo a un'altra domanda che mi è stata fatta dal senatore. Stiamo aspettando che il Tribunale fissi l'asta, dopo di che agiremo. Ma vi dico di più. Innanzitutto, ringrazio il presidente della regione Emilia-Romagna Bonaccini perché in un'agenzia di stampa mi ha dato merito, e lo ringrazio per questa sensibilità, per lo sforzo che stiamo facendo per Villa Verdi. Ma con Bonaccini abbiamo concordato di creare una fondazione che si chiamerà Fondazione Villa Verdi, nella quale entreranno il Ministero, la regione Emilia-Romagna, il comune di Busseto e il comune di Villanova. In questa fondazione, con questi soggetti, gestiremo Villa Verdi, che ha un parco meraviglioso. Un parco dove fare concerti di musica verdiana, la casa natale di Giuseppe Verdi e il Teatro verdiano che si trova nel comune di Busseto, creando quindi un sistema affidato a una fondazione che gestisca questo bene.
  Onorevole Amorese, ha ragione sugli archivi: bisogna arrivare a una parità tra biblioteche e archivi, anche nelle dotazioni di personale.
  Sulle biblioteche vi voglio dire che, d'intesa con il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, è stato dato nuovo impulso al progetto dell'albergo dei poveri, che si trova in piazza Carlo III. Carlo III non è il re di Gran Bretagna, ma è Carlo III di Borbone, che fu prima re di Napoli e poi, successivamente, divenne re di Spagna quando morì il fratello. Lo voglio chiarire perché qualcuno sui giornali è arrivato a scrivere anche questo. Lì dentro nascerà la più grande biblioteca d'Europa, che non sarà però un luogo statico di mera lettura e di mera conservazione dei libri, ma sarà un luogo aperto soprattutto ai giovani, con la presenza dell'università.
  C'è stato un tavolo al Ministero al quale era presente anche il rettore dell'università di Napoli Federico II; era presente Confindustria; erano presenti tutti i tecnici; era presente il comune di Napoli. Nelle prossime settimane firmeremo un accordo tra comune di Napoli e Ministero della cultura, e andremo a definire questo soggetto che farà nascere questa meravigliosa biblioteca, un po' ispirata al progetto della biblioteca nazionale di Parigi, che fu voluta a suo tempo da François Mitterrand, su idea di Jacques Attali.
  Ringrazio l'onorevole Latini per avermi dato atto sui territori. Con un notevole sforzo, anche personale, mi sono sottoposto al giro dei territori, perché le cose vanno constatate anche sul campo. La cultura è importante che sia anche valorizzazione dei territori. Il nostro tema è anche quello di spostare una parte dei turisti, che sono oggi nelle grandi città note (Venezia, Firenze, Napoli, Roma) verso direttrici di turismo del nostro Paese che sono preziosissime, ma che non si trovano nei luoghi maggiormente frequentati.
  Giusto un richiamo al Risorgimento: cercheremo di fare qualcosa anche in questo senso. Sicuramente ho dimenticato qualcosa e me ne scuso.
  Per quanto concerne il FUS, ci sarà un aumento di 40 milioni. È ovvio che questo settore deve essere riformato, perché il FUS non può essere basato sul deficit. Quando ho fatto l'affermazione sulla qualità, non significava che voglio penalizzare le sperimentazioni, le novità. Non voglio premiare quelli che sono già strutturati e penalizzare gli altri; però vorrei concertare un meccanismo che elevi la qualità al posto di un meccanismo a pioggia.
  Per quanto concerne ItsArt le cifre sono apparse sui giornali e sono molto chiare. A fronte di un investimento di 10 milioni di euro, abbiamo avuto abbonamenti per circa 200.000 euro. Ci sono stati casi in cui sulla piattaforma si trovavano alcuni contenuti che erano liberi in altre piattaforme. Chi è Pag. 21che va a fare l'abbonamento a una piattaforma pagando, quando gli stessi contenuti si trovano su altre piattaforme a forfait?
  Al di là della sollecitazione personale, non ci voleva tanto a capire che un'operazione del genere avrebbe richiesto ben altre risorse e ben altri sforzi. Quindi chiuderla è stato il minimo della decenza che potessi accogliere. Non potevo fare altro, proprio per quel principio, onorevole Boschi, del buon padre di famiglia, cioè di persona ispirata al buon senso e al rispetto delle leggi. 10 milioni di euro a fronte di 200.000 euro. Credo che non si potesse fare altrimenti.
  È evidente che questo tipo di Ministero e di impegno richiede un doppio binario di azione. Da un lato, occorre affrontare la quotidianità dei singoli problemi che si palesano alla nostra attenzione. Dall'altro, dobbiamo attuare un riformismo conservatore. Non è un ossimoro, ma il vero conservatore è riformista. E, di volta in volta, affrontare alcune riforme di sistema, come quella degli enti lirici. Se viene da me, ne parliamo insieme; se mi porta delle proposte, sono pronto a ragionare insieme a lei sulla riforma degli enti lirici o sulla riforma delle soprintendenze, perché è evidente che non possono diventare l'imbuto.
  In questo caso io devo citare il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che è stata molto chiara al riguardo, ha detto: «Noi non dobbiamo ostacolare in Italia chi vuole fare impresa, creare ricchezza, creare sviluppo e creare occupazione». Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie al Ministro Sangiuliano. Grazie a tutti i colleghi.
  Saluto il Presidente Marti, i colleghi del Senato e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.10.