XIX Legislatura

Commissioni Riunite (III Camera e 3a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 12 gennaio 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, On. Antonio Tajani, sulla situazione dei diritti umani in Iran e sui recenti disordini in Brasile (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento)
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Craxi Stefania , presidente della 3a Commissione del Senato ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 3 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Tremonti Giulio , Presidente ... 10 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 10 
Tremonti Giulio , Presidente ... 10 
Calovini Giangiacomo (FDI)  ... 10 
Tremonti Giulio , Presidente ... 11 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 11 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 11 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 11 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 11 
Tremonti Giulio , Presidente ... 11 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 11 
Tremonti Giulio , Presidente ... 13 
Lomuti Arnaldo (M5S)  ... 13 
Tremonti Giulio , Presidente ... 13 
Gasparri Maurizio  ... 13 
Tremonti Giulio , Presidente ... 14 
Rosato Ettore (A-IV-RE)  ... 14 
Tremonti Giulio , Presidente ... 14 
Porta Fabio (PD-IDP)  ... 14 
Tremonti Giulio , Presidente ... 15 
Onori Federica (M5S)  ... 15 
Tremonti Giulio , Presidente ... 16 
Orsini Andrea (FI-PPE)  ... 16 
Tremonti Giulio , Presidente ... 17 
Di Giuseppe Andrea (FDI)  ... 17 
Porta Fabio (PD-IDP)  ... 17 
Di Giuseppe Andrea (FDI)  ... 17 
Porta Fabio (PD-IDP)  ... 17 
Di Giuseppe Andrea (FDI)  ... 17 
Tremonti Giulio , Presidente ... 17 
Billi Simone (LEGA)  ... 17 
Tremonti Giulio , Presidente ... 18 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 18 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 20 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 20 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 20 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 20 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 20 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 20 
Tremonti Giulio , Presidente ... 20 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 21 
Boldrini Laura (PD-IDP)  ... 21 
Tajani Antonio (FI-PPE) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 21 
Tremonti Giulio , Presidente ... 21

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIULIO TREMONTI

  La seduta comincia alle 13.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, On. Antonio Tajani, sulla situazione dei diritti umani in Iran e sui recenti disordini in Brasile.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sulla situazione dei diritti umani in Iran e sui recenti disordini in Brasile.
  Ricordo che la partecipazione da remoto è consentita ai colleghi senatori e deputati, secondo le modalità stabilite dalle rispettive Giunte per il Regolamento.
  Il carattere drammatico degli argomenti e il tempo relativamente ristretto mi porta ad invitare la senatrice presidente Craxi ad intervenire, se vuole, altrimenti la parola direttamente al Ministro e poi il dibattito.

  STEFANIA CRAXI, presidente della 3a Commissione del Senato. Brevissimamente, per ringraziare il Ministro intanto di essere come al solito presente in Parlamento, di aver tenuto sulla questione in Iran un atteggiamento molto severo da parte del Governo italiano in difesa dei diritti e delle libertà di quel popolo, contro ogni abuso. Invece, sui disordini in Brasile sono molto interessata, io credo che si possono configurare in quello che si può definire uno scontro dentro le civiltà: società sempre più polarizzate, con una grande responsabilità della politica, che deve maneggiare le piazze con grande cura. Grazie Ministro.

  PRESIDENTE. Grazie. Quindi a te la parola.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie signora presidente e grazie signor presidente.
  Un mese fa, proprio in quest'Aula, durante il mio primo incontro con voi per presentare le linee programmatiche, ho sottolineato l'impegno ad assicurare un costante dialogo con il Parlamento, formale e anche meno formale, ecco perché ho invitato al Ministero degli affari esteri, per incontri meno formali, i componenti delle due Commissioni: i senatori sono già venuti questa settimana, attendo l'incontro con i deputati.
  In occasione dell'incontro che abbiamo avuto vi ho detto ciò che pensavo sulla situazione drammatica che c'era in Iran e sull'intenzione di convocare il futuro Ambasciatore di Teheran in attesa che ricevesse le credenziali. Ecco perché ho accolto subito la vostra richiesta per darvi aggiornamenti sul tema Iran, così come quella di riferire su quanto accaduto a Brasilia.
  Le notizie che arrivano dall'Iran raccontano di una brutale e crescente repressione, che ci lascia sgomenti e indignati: esecuzioni capitali, torture in carcere, gravissime violazioni dei diritti umani. Le subiscono soprattutto giovani e donne per il Pag. 4semplice fatto di aver partecipato alle proteste, che sono per lo più pacifiche e che si susseguono ormai da ben quattro mesi, dalla morte di Mahsa Amini. Rispondere al dissenso con la pena capitale è un assurdo, non soltanto perché i ragazzi hanno diritto ad esprimere le proprie rivendicazioni, chiedere un futuro di libertà, ma perché noi siamo contrari alla pena di morte come principio, siamo fortemente impegnati anche presso le Nazioni Unite a sostegno della moratoria, siamo riusciti ad incrementare il numero dei Paesi a favore, che sono passati da 123 a 125. E come Governo continuiamo a chiedere a Teheran l'immediata cessazione della repressione, anche in linea con quanto indicato dalle risoluzioni parlamentari, da voi approvate tre settimane fa, e in linea con quanto detto anche ieri dal Capo dello Stato e quanto detto anche dal Presidente del Consiglio. Insomma, c'è una comune visione e una comune, dura presa di posizione, con una richiesta di moratoria immediata della pena di morte.
  Il 28 di dicembre ho convocato alla Farnesina l'Ambasciatore iraniano disattendendo quello che vi avevo detto, perché volevo attendere il perfezionamento del suo insediamento con l'accettazione delle credenziali da parte del Presidente della Repubblica. Ma dopo avere informato il Capo dello Stato ho convocato, perché la situazione continuava a degenerare, l'Ambasciatore iraniano prima dell'accettazione delle credenziali, cosa che è stata fatta ieri. E l'ho fatto proprio per sottolineare anche la gravità della situazione.
  Abbiamo anticipato un orientamento che è maturato anche in ambito di Unione Europea, cioè quello di esprimere ai capi missione iraniani negli Stati membri tutto lo sdegno per ciò che sta accadendo a Teheran e in tutto il Paese. Lo abbiamo fatto a livello politico, è una scelta che non ha precedenti in ambito comunitario.
  Il 28 dicembre a nome del Governo ho chiesto alle autorità iraniane: primo, di non procedere con le esecuzioni capitali; secondo, di fermare la repressione delle proteste e ogni violazione dei diritti umani dei manifestanti e di coloro che sono stati arrestati in connessione con le proteste; terzo, di adottare un atteggiamento improntato al dialogo con i manifestanti e all'ascolto della società, in modo particolare le donne e i giovani, e poi di adottare anche un atteggiamento responsabile sul piano regionale.
  Oggi l'Ambasciatore Sabouri si limita a risposte quali «la Repubblica dell'Iran rispetta i valori umani, ma non accettiamo che altri Paesi vogliano imporre la loro cultura, le persone contro le quali è stata applicata la pena capitale hanno subìto un processo equo, le forze dell'ordine nell'affrontare i disordini non sono armate».
  Noi abbiamo chiesto a Teheran di dimostrare un vero cambiamento di atteggiamento: nei fatti, il segnale richiesto purtroppo non è arrivato. Le autorità continuano in un'azione di cieca repressione, nel ricorso arbitrario alla pena capitale, rendendo sempre più difficile il recupero di un dialogo costruttivo.
  Ha detto ieri il Presidente della Repubblica: «Il rispetto con cui l'Italia guarda ai partner internazionali e ai loro ordinamenti trova un limite invalicabile nei principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo».
  La linea rossa è stata superata con l'esecuzione delle condanne a morte e nessuno, per noi, può arrogarsi il diritto di togliere la vita ad un essere umano. Cosa che ho detto a lui, cosa che ho detto ripetutamente ogniqualvolta sono stato interrogato su questa vicenda.
  Lo stesso Papa Francesco, nel discorso al corpo diplomatico, ha spiegato bene: «Il diritto alla vita è minacciato laddove si continua a praticare la pena di morte, come sta accadendo in questi giorni in Iran in seguito alle recenti manifestazioni che chiedono maggiore rispetto per la dignità delle donne. La pena di morte non può essere utilizzata per una presunta giustizia di Stato, poiché essa non costituisce un deterrente né offre giustizia alle vittime, ma alimenta soltanto la sete di vendetta». Mi sento di condividere parola per parola ciò che ha detto Papa Francesco.
  La reazione del Governo di fronte al deterioramento della situazione dei diritti Pag. 5umani in Iran è stata immediata, sia a livello nazionale e sia in ambito europeo e nei consessi internazionali più ampi. Sul piano bilaterale, sin dallo scoppio delle proteste, abbiamo trasmesso ai rappresentanti iraniani nel nostro Paese la richiesta di porre fine alla repressione, ascoltare la voce dei manifestanti, avviare un dialogo con loro.
  A dir la verità, avevamo sperato in un cambio di atteggiamento quando, al termine di una lunga trattativa, è stata decisa la liberazione di Alessia Piperno, la ragazza italiana appartenente alla comunità ebraica che, grazie ad un'azione discreta e ad una collaborazione tra il Governo, la diplomazia e i servizi di intelligence siamo riusciti a riportare a casa. Invece quel segnale si è dimostrato un segnale senza seguito.
  Come segnale della nostra riprovazione non ho risposto alla richiesta di incontro da parte del Ministro degli esteri Amir-Abdollahian, che ha quindi cancellato la sua missione a Roma in occasione dei Dialoghi mediterranei dei primi di dicembre. Era stato invitato dal precedente Governo prima dell'inizio delle rivolte.
  L'ho già detto qui e lo ripeto: quanto sta succedendo in Iran è inaccettabile. Una giovane donna muore per una ciocca di capelli fuori posto, una madre viene arrestata e scompare, le vite dei manifestanti strozzate dal cappio del boia, tanti arresti e condanne a morte annunciate. Il ricorso alla pena capitale rappresenta un punto di non ritorno.
  Ha detto il Presidente Mattarella: «Uno Stato che uccide i suoi figli si condanna da sé».
  Il Presidente della Repubblica, nel ricevere ieri l'Ambasciatore iraniano per le credenziali, ha ribadito la sua indignazione per la brutale repressione, le condanne e le esecuzioni; indignazione dell'opinione pubblica e delle Istituzioni italiane che anche il Presidente del Consiglio aveva sottolineato.
  E sono già quattro i manifestanti giustiziati tra l'8 dicembre e il 7 di gennaio. La morte l'ha trovata anche Mehdi, ex studente di farmacia a Bologna, entrato in coma dopo le percosse ricevute in carcere. Siamo molto preoccupati anche per altri condannati a morte le cui storie stiamo imparando a conoscere: penso a Sahan, ventisei anni, impiegato in una piccola gioielleria di un centro commerciale vicino al luogo delle proteste; Mahan, ventidue anni, che lavora per mantenere i genitori e le sorelle; Monucer, quarantacinque anni, sposato con due figlie adolescenti; Mohammad Boroughani, diciannove anni, una canzone rap sui social e il padre venditore di rottami; Mohammad Ghobadiou, barbiere, ventidue anni; Saman, artista grafico, ventisette anni, di origini curde; ma anche Fahimeh, allenatrice di pallavolo, madre di tre bambini; e a tutti gli altri la cui sorte desta in noi profonda angoscia.
  Abbiamo appreso con relativo sollievo dell'annullamento di alcune condanne, chiediamo che la stessa sorte sia riservata anche agli altri.
  Ripeto: per l'Italia la pena di morte è un trattamento inumano e degradante in qualsiasi circostanza, a maggior ragione se comminata al termine di processi farsa; e solo per aver partecipato a una manifestazione.
  Ricordo che noi siamo in prima linea nella lotta contro la pena di morte. Come sapete ho partecipato anche alla manifestazione organizzata davanti al Colosseo dalla Comunità di Sant'Egidio, alla quale hanno partecipato anche donne iraniane, proprio per esprimere la mia personale posizione – e anche quella del Governo – contro la pena di morte in tutto il mondo.
  Ricordo che quando ero Presidente del Parlamento europeo, incontrando il Presidente Erdogan – all'epoca si parlava di rimettere in Turchia la pena di morte – dissi a lui che se la Turchia avesse reintrodotto la pena di morte sarebbe stata valicata una linea rossa nei rapporti con l'Unione Europea. Lì venni ascoltato.
  Per quanto riguarda le iniziative europee noi le abbiamo sostenute tutte, anche quelle a livello multilaterale.
  L'Europa: a pochi giorni dalla morte di Mahsa e con diffusione delle prime notizie della mano violenta del regime, i ventisette Stati membri, attraverso l'Alto Rappresentante, hanno emesso il 25 settembre un comunicato di forte condanna per le ingiustificate violenze contro i manifestanti e la Pag. 6negazione sistematica del diritto a protestare. Di fronte al perdurare della repressione e la gravità della situazione abbiamo fatto ricorso allo strumento sanzionatorio, inquadrandolo nel regime già esistente per l'Iran dal 2011 per violazioni gravi dei diritti umani.
  In occasione degli ultimi Consigli dei ministri degli affari esteri dell'Unione abbiamo adottato tre pacchetti di sanzioni contro enti e individui iraniani responsabili della morte di Mahsa Amini e della repressione violenta delle proteste. Stiamo lavorando a un quarto pacchetto, proprio per continuare a lanciare un segnale inequivocabile di condanna.
  In totale, nelle tre tornate di sanzioni già erogate abbiamo finora listato sessanta individui e otto entità, inclusi i Ministri dell'interno e dell'informazione, la televisione di Stato, la polizia cyber e le Law Enforcement Forces.
  L'Italia ha promosso, assieme a un nucleo ristretto di altri Stati membri, queste iniziative concorrendovi fin dal loro avvio e non limitandosi a un sostegno successivo.
  Abbiamo incoraggiato un approccio improntato all'equilibrio e alla gradualità nelle scelte affinché l'esercizio stesso potesse essere credibile ed efficace.
  A fronte di questa reazione necessariamente dura è sempre bene ricordare che le sanzioni sono uno strumento per conseguire obiettivi di politica estera, non un fine in sé.
  Il 12 dicembre il Consiglio affari esteri ha adottato, dopo quelle del 2016 e del 2019, nuove conclusioni sull'Iran, che condannano senza mezzi termini la repressione violenta delle proteste da parte dell'autorità e toccano altre questioni di particolare sensibilità: fornitura di droni alla Russia, attività destabilizzante nella regione e programma nucleare, lasciando aperta su quest'ultimo la possibilità di un accordo che rappresenterebbe una conquista importante nel contrasto alla proliferazione.
  Anche nell'ambito più vasto delle iniziative multilaterali, soprattutto delle Nazioni Unite, ci sono state molte iniziative dell'Italia. Penso alla risoluzione adottata dal Consiglio dei diritti umani ONU durante la sessione speciale del 24 novembre, che ha istituito una missione internazionale indipendente per indagare sulle violazioni dei diritti umani in relazione alle proteste. Le tre esperte, tutte donne, sono già state individuate. L'Italia non siede ora nel Consiglio diritti umani e non ha pertanto il diritto di voto, ma ha co-sponsorizzato la risoluzione, esprimendo così la propria solidarietà al popolo iraniano e il sostegno alla ricerca della verità.
  La verità rimane presupposto essenziale per garantire piena giustizia alle vittime e far luce sui responsabili.
  Nel Consiglio economico e sociale dell'ONU – di cui l'Italia detiene attualmente la vicepresidenza – il 14 dicembre abbiamo votato a favore della risoluzione per l'espulsione dell'Iran dalla Commissione sulla condizione delle donne; in maniera compatta con i nostri partner dell'Unione europea abbiamo inoltre votato a favore della risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Iran adottata il 15 dicembre dall'Assemblea Generale. Abbiamo, infine, stigmatizzato gli attacchi alla libertà dei media e alla sicurezza dei giornalisti in Iran aderendo il 1° dicembre ad una dichiarazione della Media Freedom Coalition, una coalizione di Paesi di cui facciamo parte insieme a numerosi partner europei e che promuove la libertà di stampa e di espressione nel mondo.
  La nostra diplomazia non ha mai smesso di trasmettere messaggi chiari e fermi alle autorità iraniane, lavoriamo intensamente per il rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
  Non possiamo rinunciare, per quanto sia un esercizio complesso e faticoso, a coinvolgere Teheran in un confronto esigente, ma all'occorrenza anche costruttivo. Il nostro obiettivo, infatti, è quello di cercare di promuovere un atteggiamento più responsabile di Teheran nello scacchiere regionale, la cui stabilità e sicurezza hanno per l'Italia un'importanza strategica. Coltiviamo la speranza che si possano ripristinare le condizioni per riprendere a tessere i fili di un dialogo rivelatosi prezioso anche in un passato recente, innanzitutto nell'interessePag. 7 dei cittadini iraniani, ma anche degli equilibri della regione.
  A proposito di regione, siamo preoccupati per il progressivo allineamento dell'Iran alla Russia, con la fornitura di droni utilizzati nel conflitto in Ucraina. Teheran ammette le cessioni, ma le riconduce a un periodo anteriore alla guerra. Anche in questo caso, l'Unione europea, con il contributo attivo dell'Italia, ha imposto sanzioni in due tranche – come accennavo prima – per violazione dell'integrità territoriale ucraina. Secondo alcuni Paesi partner l'Iran potrebbe fornire missili a Mosca, anche se allo stato attuale non vi sarebbero evidenze in tal senso.
  La vicenda nucleare: anche se il contesto è profondamente mutato e i negoziati sono in una fase di stallo, ci auguriamo che possano riprendere le discussioni per il ripristino dell'accordo sul nucleare (Joint Comprehensive Plan of Action). L'attuale situazione interna, l'ulteriore compromissione della credibilità internazionale di Teheran, la complessa interazione con l'AIEA sui temi delle salvaguardie, il costante aumento delle attività di arricchimento dell'uranio – appena iniziata al 60 per cento presso il sito di Fordow – ne rendono molto complicato il rilancio. Resta importante coltivare la speranza di un ripristino delle condizioni minime per ripartire con il negoziato.
  Ieri ho incontrato il Direttore Generale dell'AIEA e gli ho espresso il pieno sostegno dell'Italia al monitoraggio che l'agenzia svolge sulle attività nucleari, a cominciare proprio dall'Iran: abbiamo dedicato parte importante del nostro incontro proprio alla situazione in Iran.
  Su questo sono stato anche meno duro rispetto ai diritti umani con l'Ambasciatore dell'Iran, perché gli ho detto che per quanto riguarda la vicenda del nucleare lasciamo aperto uno spiraglio diplomatico, perché l'Italia vuole continuare ad essere parte protagonista per arrivare a una soluzione; ripeto, anche alla luce di ciò che è stato detto durante l'incontro di ieri mi pare complicato, però non bisogna mai arrendersi, perché il rischio per l'intera area è veramente enorme.
  Concludiamo sull'Iran: donne e uomini, giovani e anziani stanno rischiando la vita in nome dei loro diritti, del loro futuro e della loro libertà. A loro va il sostegno incondizionato dell'Italia e l'ammirazione per il coraggio che stanno dimostrando, a conferma che la pena di morte non è un deterrente. È anche con la solidarietà nei loro confronti che difendiamo i valori della libertà e della democrazia su cui si fondano la Costituzione italiana e l'ordine internazionale.
  Un bel romanzo – ci insegna la scrittrice Azar Nafisi – è quello che riesce a mostrarci la complessità degli individui e fa sì che tutti i personaggi abbiano una voce.
  La repressione brutale, sproporzionata e insensata miete vittime tra i civili e persino tra alcuni esponenti dell'establishment e i loro familiari. Essa non può soffocare le voci del popolo iraniano e delle tante minoranze etniche e religiose.
  La comunità internazionale non può e non deve essere indifferente, l'Italia non è e non sarà indifferente.
  Passiamo ora a ciò che è accaduto in Brasile.
  Non può rimanere l'Italia indifferente neanche di fronte a ciò che è accaduto a Brasilia.
  Grazie per avere incluso in questa audizione un punto specifico sulle allarmanti vicende di Brasilia, che meritano la nostra attenzione. Era stata chiesto da alcuni parlamentari un intervento in Aula, io ho dato immediatamente la mia disponibilità, poi si è deciso – visto che dovevo venire a confrontarmi con voi sulla situazione in Iran – di arricchire l'incontro di oggi anche con la situazione in Brasile.
  Dicevamo di vicende che consideriamo allarmanti. C'è un principio: i risultati elettorali vanno sempre e comunque rispettati, quindi l'Italia condanna con la massima fermezza ogni tentativo di modificare il voto del popolo con la violenza. In democrazia ci si confronta nelle urne, e non con le rivolte e l'assalto ai palazzi delle Istituzioni.
  Quello al quale abbiamo assistito è un vero e proprio attacco alle Istituzioni democratiche di un grande Paese amico, strategicoPag. 8 per la regione latinoamericana e per gli equilibri globali. Un Paese che vogliamo rimanga saldamente ancorato ai valori democratici.
  L'assalto di Brasilia è anche un segnale del rischio che una democrazia corre quando la società è dilaniata dalla polarizzazione; il suo fallimento è, al tempo stesso, una testimonianza di una solidità di fondo della democrazia brasiliana.
  Fin dalle prime avvisaglie di quanto stava succedendo domenica scorsa a Brasilia siamo stati in stretto contatto con i partner europei per dare una risposta comune, oltre che nazionale, agli sviluppi della situazione. Abbiamo voluto esprimere, però, subito una ferma condanna per quanto stava accadendo: è quanto io, il Governo, l'Unione europea e diversi partner abbiamo fatto pubblicamente, fin dalle prime ore.
  Abbiamo voluto mandare subito un segnale che la comunità internazionale, a partire dall'Italia e dai Paesi più vicini al Brasile, considera inaccettabile aggredire le istituzioni di una delle più grandi democrazie mondiali.
  La reazione è stata molto apprezzata anche dallo stesso Presidente Lula, è stato uno dei primi a segnare con un like le mie dichiarazioni.
  Il Brasile è un attore cruciale della regione latinoamericana e per gli equilibri globali, è uno storico membro del G20. È un Paese con il quale noi abbiamo forti legami culturali, sociali, politici, economici, scientifici e di sangue.
  Il Brasile ospita quasi mille aziende italiane e oltre 700 mila connazionali; circa 30 milioni di brasiliani possono definirsi di origine italiana. Anche per questo l'attenzione di tutto il Governo italiano è stata e sarà altissima.
  Consentitemi ora di ripercorre gli eventi con una breve ricostruzione.
  Nel primo pomeriggio migliaia di sostenitori radicali dell'ex presidente Bolsonaro, concentratisi sull'ampia spianata in mezzo agli edifici che ospitano il Parlamento, la Presidenza della Repubblica e il Tribunale supremo federale, hanno forzato le misure di contenimento dispiegate inizialmente dalle forze di sicurezza a protezione delle sedi, che peraltro erano vuote. Hanno invaso i tre palazzi e hanno inferto devastazioni e vandalismi di ogni genere, causando seri danni anche al patrimonio artistico. A quanto ci è stato riferito i facinorosi non erano armati e vi sono stati pochi feriti, apparentemente nessuno in maniera grave.
  Il dispositivo di sicurezza che doveva essere organizzato dalle autorità del distretto federale di Brasilia è risultato del tutto inadeguato a contenere la folla. La polizia militare insieme a quella locale ha ripreso il controllo dell'intera area dopo diverse ore, facendo ampio uso di idranti e lacrimogeni. In tarda serata i manifestanti erano stati definitivamente allontanati dalla zona dei palazzi istituzionali.
  Le forze di polizia brasiliana hanno arrestato diverse centinaia di persone, trasferite nelle carceri del distretto federale. Nella gran parte del Brasile la situazione è rimasta tranquilla, mentre alcuni sporadici episodi di violenza si sono verificati a San Paolo la stessa domenica.
  La nostra Ambasciata a Brasilia ha comunicato che non risultano essere stati coinvolti connazionali nei fatti dell'8 gennaio.
  La reazione del Governo e degli organi giudiziari brasiliani è avvenuta nelle ore successive ai fatti. Lo stesso Presidente Lula si trovava in visita in una regione dello Stato di San Paolo fortemente colpita da alluvioni a fine dicembre. Rientrato in tarda serata nella capitale, il Presidente ha visitato le zone interessate dalle manifestazioni, verificando i danni.
  Il Governo brasiliano ha quindi pubblicato un decreto che dispone fino al 31 gennaio di quest'anno l'intervento del Governo federale nel solo settore della sicurezza pubblica della capitale, questo per porre fine al grave turbamento dell'ordine pubblico nel distretto federale.
  Il Governo ha poi nominato un commissario speciale e il Parlamento dovrà ora approvare il decreto. Otto Stati del Brasile invieranno sino al 31 gennaio contingenti aggiuntivi di forze di polizia a sostegno del dispositivo già nella capitale.Pag. 9
  Tutto l'arco parlamentare, compreso il Partito liberale dell'ex Presidente Bolsonaro, ha condannato gli eventi. Il Presidente Lula ha inoltre mantenuto fin dal giorno seguente all'attacco uno stretto raccordo con il Congresso, il Tribunale federale e tutti i governatori dei ventisette Stati del Brasile. Alla riunione convocata d'urgenza dal Governo hanno partecipato in presenza ventitré dei ventisette governatori in carica, inclusi quelli politicamente molto vicini all'ex Presidente Bolsonaro.
  Dopo i fatti dell'8 gennaio il Tribunale supremo federale brasiliano ha sospeso per novanta giorni il governatore di Brasilia per negligenze nella gestione dell'ordine pubblico e nella predisposizione di misure volte a prevenire possibili attacchi alle istituzioni. È stato inoltre chiesto l'arresto dell'ex comandante della polizia militare del distretto federale e dell'ex segretario per la pubblica sicurezza di Brasilia Anderson Torres, che è stato anche Ministro nel Governo Bolsonaro; Torres si troverebbe ancora negli Stati Uniti.
  La situazione a Brasilia è tornata ora tranquilla, sono in corso le indagini per identificare i responsabili, inclusi i finanziatori e gli organizzatori del tentato colpo di Stato che per alcune ore ha fatto vacillare la democrazia del grande Paese sudamericano.
  Alcuni hanno accostato i fatti di Brasilia all'assalto del Campidoglio di Washington di due anni fa, anche se a Brasilia non ci sono state vittime e il Governo di Lula era già in carica da diversi giorni, cioè dal 1° gennaio. Quanto è avvenuto palesa, in ogni caso, la polarizzazione in atto anche in Brasile, una polarizzazione al termine di una lunga e combattuta campagna elettorale che non ha risparmiato demonizzazioni reciproche tra i due contendenti.
  Il Presidente Lula ha vinto le elezioni, sia pure con un margine ridotto, Bolsonaro non ha mai riconosciuto esplicitamente la vittoria dell'avversario e si è sottratto al passaggio di consegne con Lula; inoltre, ha sempre contestato il voto elettronico, pur essendo stato lui stesso eletto con questo sistema.
  Bolsonaro non ha mai preso le distanze dalle numerose manifestazioni dei suoi sostenitori che continuavano ad invocare un intervento delle forze armate. Dagli Stati Uniti – dove si trova – ha reagito blandamente ai fatti di domenica e molte ore dopo l'irruzione nei palazzi delle Istituzioni; sul suo profilo Twitter continua a definirsi Presidente della Repubblica del Brasile.
  Alla luce della gravità dei fatti accaduti domenica, unanime, immediata e determinante – lo ripeto – è stata la condanna da parte della comunità internazionale, a partire dai Paesi latinoamericani, gli Stati Uniti e l'Europa.
  Il Presidente del Consiglio Meloni è intervenuto dichiarando che quanto accade in Brasile non può lasciarci indifferenti e che l'irruzione nelle sedi istituzionali è inaccettabile e incompatibile con qualsiasi forma di dissenso democratico. Ha inoltre auspicato un urgente ritorno alla normalità e ha espresso solidarietà alle Istituzioni brasiliane.
  Anch'io ho subito condannato con grande fermezza ogni atto di violenza contro le istituzioni democratiche, specificando che i risultati elettorali devono sempre e comunque essere rispettati.
  Dopo le prime reazioni a caldo di domenica, insieme ai partner dell'Unione europea abbiamo rilasciato una dichiarazione congiunta a ventisette, per esprimere una ferma condanna della violenza politica in Brasile e dell'attacco inaccettabile contro la democrazia. Abbiamo espresso la nostra solidarietà al Presidente Lula e alle Istituzioni brasiliane. Abbiamo inoltre salutato con favore gli sforzi in corso volti a fare chiarezza sui responsabili degli attacchi alla democrazia del Brasile e degli atti di vandalismo contro la pubblica proprietà e il patrimonio storico nazionale.
  Come Unione europea abbiamo sottolineato l'importanza del rispetto della costituzione e delle istituzioni elette democraticamente nell'esercizio dei diritti e delle libertà democratiche. Le differenze politiche, ripeto, non possono giustificare atti criminosi o mettere in dubbio i risultati delle elezioni democratiche.Pag. 10
  Come Italia e come Europa abbiamo ribadito la nostra fiducia nella democrazia del Brasile e nella forza delle sue Istituzioni. La nostra convinzione è che esse prevarranno sulla violenza e sull'estremismo.
  Il Brasile è una grande e forte democrazia, con un sistema di voto all'avanguardia, istituzioni forti, una magistratura indipendente, forze armate che hanno dimostrato di rimanere fedeli alla costituzione, mezzi di informazione libera e una società civile articolata e pulsante. Non è più pensabile sovvertire la sovranità popolare che si è manifestata attraverso le elezioni. Chi sperava e invocava un intervento dei militari per assecondare i manifestanti è rimasto deluso.
  Domenica è stata una dura prova per questa democrazia, una giornata buia che resterà purtroppo nella storia. Ma il Brasile ha superato questo momento difficile e l'auspicio è che quanto accaduto contribuisca a consolidare la democrazia in quel Paese. Un rafforzamento che passa non solo attraverso l'indagine e la punizione dei responsabili, ma anche con la riconciliazione con la popolazione pacifica che non si identifica con la maggioranza che ha vinto con le elezioni.
  In conclusione: il Governo italiano conferma il forte impegno a lavorare insieme alla nuova amministrazione brasiliana per rafforzare la partnership strategica e difendere i nostri valori comuni, sia a livello bilaterale sia in ambito UE e multilaterale. Prossime importanti occasioni di incontro saranno a livello europeo il vertice UE-CELAC di luglio – a cui parteciperanno i Presidenti dei Paesi europei, dell'America Latina e dei Caraibi – e, a livello italiano, l'XI Conferenza Italia-America Latina e Caraibi, prevista in autunno. In tutte queste occasioni l'Italia non mancherà di confermare il sostegno e la vicinanza al Brasile, così come a tutti i Paesi chiamati a difendere o riaffermare la democrazia. L'obiettivo è quello di intensificare la collaborazione con questi Paesi.
  L'Italia è pronta a lavorare su questi grandi temi con il Governo del Brasile per il benessere dei nostri cittadini, legati da profondi vincoli storici, culturali ed economici. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Abbiamo un primo giro di interventi: Calovini, Boldrini, Lomuti, Gasparri e Rosato. La preghiera è intorno ai tre minuti. Poi un secondo giro per cui già sono iscritti Porta, Onori e Orsini. Il Ministro assicura la sua presenza fino alle 15,10?

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Sì, perché poi devo andare in Aula al Senato a rispondere a un question time proprio su queste questioni.

  PRESIDENTE. Il primo intervento è dell'onorevole Calovini.

  GIANGIACOMO CALOVINI. Grazie Presidente. Ovviamente un grazie al Ministro per essere qui presente a raccontarci quanto avvenuto nelle scorse settimane, in due situazioni però completamente diverse, in contesti chiaramente molto molto diversi.
  Io porterò via anche meno dei tre minuti francamente, perché ritengo che quanto Lei ci ha detto oggi sia ampiamente esplicativo.
  Parto ovviamente dalla questione iraniana, dove mi pare che rispetto alle scorse settimane qualcuno magari in qualche modo accusava il Governo di non avere preso una posizione chiara nei confronti di quanto avvenuto in quel Paese. Mi pare invece che, con le parole del Presidente del Consiglio, con le sue parole in qualità di Ministro e anche di altri rappresentanti del Governo nonché della maggioranza, la posizione da parte del Governo – e non solo – nei confronti della questione iraniana sia stata assolutamente chiara.
  Ci fa anche molto piacere che comunque Lei abbia deciso di incontrare l'Ambasciatore iraniano a Roma per rimarcare il fatto che sono inaccettabili le repressioni e le esecuzioni sotto ogni punto di vista. E ci fa altrettanto piacere che comunque Lei abbia in un qualche modo lanciato ancora un appello per cercare da parte di tutti, anche da parte delle autorità iraniane, un Pag. 11atteggiamento – come Lei lo ha definito – responsabile. Riteniamo che sia ovviamente fondamentale.
  Quello che sulla questione iraniana ci preme comunque dire è che quanto avvenuto non è riconducibile soltanto a partire dal 13 settembre, la data simbolo, se vogliamo, di queste proteste, ma chiaramente è una situazione molto complessa che da tantissimi mesi, purtroppo da tantissimi anni, va avanti in quella zona del mondo. Ed è per questo, quindi, che noi auspichiamo, come è stato fatto nelle ultime settimane da parte del Governo, che ci sia sempre una maggiore attenzione. A fronte anche del fatto che ci sono due temi in un qualche modo collegati che Lei ha citato: la questione di un possibile collegamento in un qualche modo con i fatti di Mosca, la questione missilistica, la possibilità che ci sia una correlazione dal punto di vista delle armi è fondamentale e deve essere tenuto monitorato; così come la questione del negoziato nucleare, che indipendentemente da quanto è successo nelle ultime settimane e negli ultimi mesi per la questione delle proteste già si era bloccato probabilmente in precedenza. Questo è un tema su cui comunque sicuramente anche il Governo dovrà fare ulteriori riflessioni, come è stato fatto.
  Per quanto riguarda i fatti del Brasile, anche in questo caso ringrazio il Governo per aver avuto una parola estremamente chiara sin dall'inizio: totale condanna nei confronti delle manifestazioni violente di piazza; riconoscimento – come è giusto che sia – delle elezioni, per quanto possano esserci risultati che hanno chiaramente spaccato un Paese, perché il margine – lo abbiamo visto – del risultato elettorale è stato estremamente marginale. E ci fa altrettanto piacere che comunque anche questa posizione sia sempre stata mantenuta e condivisa con tutta l'Unione europea. È stato fatto con il comunicato che Lei ha citato prima, con la solidarietà nei confronti del Presidente Lula, quindi riteniamo - come Fratelli d'Italia e come maggioranza - che quanto finora fatto da Lei e dal Governo sia assolutamente in linea con la politica estera che rispecchia la linea che ci ha appunto detto ed esplicitato all'interno della prima audizione sul mandato del Governo. Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Grazie. Presidente Boldrini.

  LAURA BOLDRINI. Grazie Presidente. Grazie Ministro. Intanto mi conceda, Ministro, di esprimere come prima cosa rammarico: rammarico per il fatto che questa occasione che doveva essere dedicata a un tema, cioè l'Iran, sia stato invece deciso – adesso specificatamente non so da chi, perché ognuno dice che poi è stato l'altro a farlo – di dedicarla a due grandi temi, l'Iran e il Brasile.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. È la Conferenza dei capigruppo, non sono io che decido.

  LAURA BOLDRINI. Però io personalmente ritengo che questa sia stata una compressione di tempi. Perché, vede Ministro, sono due cose molto diverse. Quindi adesso io, ad esempio, mi limiterò a parlare dell'Iran, avrei voluto dire anche altre cose ma non c'è tempo, Lei deve andare giustamente al Senato... Quindi, siccome credo nel dialogo tra l'esecutivo e il legislativo, ritengo che sarebbe stato più opportuno non comprimere i tempi in una sola occasione.
  Ciò detto, spero che non faccia precedente, presidente. Spero che questo non faccia precedente.

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Solo una cosa tecnica. Io avevo dato disponibilità ad andare in Aula sul Brasile, su tutto... è poi la Conferenza dei capigruppo che decide quello che si deve fare, non sono io che decido.

  PRESIDENTE. Ne prendiamo nota.

  LAURA BOLDRINI. Ministro, non è sua responsabilità. Ciò nonostante, esprimo il mio rammarico, perché non c'è la possibilitàPag. 12 di poter parlare più nel dettaglio di entrambe le situazioni.
  Allora, volevo dire questo: domenica scorsa c'è stata una importante manifestazione della comunità iraniana per attirare l'attenzione su quello che accade in quel Paese. Ora, la comunità iraniana è variegata, c'è di tutto, in quella manifestazione c'erano i manifesti di «Donna, Vita, Libertà» così come le fotografie della famiglia dello scià, di Reza Pahlavi; c'era di tutto, c'erano anche altre espressioni, anche i Mujaheddin del popolo. Quindi una manifestazione anche difficile da tenere insieme. Comunque io ho avuto occasione di parlare – insieme a me c'erano anche altri colleghi e colleghe – con alcuni rappresentanti di questa comunità.
  Loro fanno richieste molto chiare, io mi permetto di esprimere in questa sede alcune delle loro richieste che penso debbano essere all'attenzione del Governo.
  Ad esempio, chiedono di interrompere le relazioni commerciali, dicono che questo sarebbe un elemento essenziale per riuscire a segnare la differenza. Loro chiedono anche l'interruzione delle relazioni diplomatiche, loro sostengono che questo sarebbe un altro modo per dire chiaramente, al di là delle affermazioni che sono sempre apprezzate, ma questo è un modo pratico per dire da che parte si sta.
  Ora quello che dicono le persone che fanno parte di questa comunità iraniana, è che non vogliono il nostro aiuto per vincere la rivoluzione, ma semplicemente richiedono che noi non aiutiamo il regime di Teheran. E si aiuta il regime di Teheran attraverso la normalizzazione dei rapporti.
  Allora, se il Governo ritiene di mantenere i rappresentanti diplomatici, scelta assolutamente legittima, che io posso anche condividere, allora mi permetto di suggerire magari di farci in qualche modo noi, come Italia, capofila di alcune azioni che potrebbero essere prese a livello di Unione europea, in concerto con i nostri partner.
  Ad esempio: perché non si decide di inviare gli Ambasciatori a fare visite in carcere ai manifestanti che sono lì in quanto hanno partecipato ad iniziative pacifiche, per sapere come stanno, le loro condizioni di salute, il loro iter giudiziario, perché ci giunge voce che queste persone non possono neanche scegliersi l'avvocato, ma devono prendere quello d'ufficio che non perora la loro causa. Quindi mandare – Lei immagini – gli Ambasciatori, tutti gli Ambasciatori dei ventisette Paesi, che chiedono visite con le persone che sono detenute per questo motivo.
  Un'altra iniziativa che mi permetto di suggerire: gli Ambasciatori perché non li mandiamo anche in tribunale, alle udienze? L'abbiamo fatto con Zaki, no? Allora facciamolo insieme con i nostri partner europei, ventisette Ambasciatori che vanno alle udienze, a partecipare alle udienze, queste udienze farsa, perché di fatto... Questo pone pressione al regime, lo espone, e quindi potrebbe essere un altro modo.
  Lei ci ha detto che la fact check mission è stata in qualche modo decisa, ci sono tre componenti donne. Ma la mia domanda è: l'Iran ha dato l'autorizzazione alla missione ad entrare e svolgere quello che dovrebbe fare, cioè andare a valutare le violazioni dei diritti umani? Sappiamo se questo è stato autorizzato?
  Poi, un'altra cosa che volevo dirLe: è vero, i negoziati sul nucleare sono importanti, sono sempre stata una sostenitrice, Ma, Ministro, La prego, non barattiamo mai diritti umani per negoziati. Quindi, se rallentare i negoziati è il prezzo da pagare per fare tutto il possibile per perorare il rispetto dei diritti umani, io penso che questa sia una soluzione onorevole.
  E poi, come ultima cosa: ho fatto un'interrogazione, anzi al question time – si ricorderà, forse – un po' di tempo fa Le ho chiesto se poteva rispondere a una mia interrogazione che mi è stata in qualche modo ispirata da alcune realtà di Livorno. A Livorno c'è una fabbrica di armi, fanno cartucce, è italo-francese: bossoli di quelle cartucce sono state trovate in Iran dopo le manifestazioni.
  Allora vogliamo sapere, Ministro, se effettivamente è così o se invece non risponde a verità, cioè che l'Italia in qualche modo fabbrica queste cartucce che poi vengono usate contro chi manifesta per la libertà. Quindi io La inviterei a considerare Pag. 13questa interrogazione e magari - se possibile - a dare anche una risposta. La ringrazio Ministro.

  PRESIDENTE. Grazie. Ora l'onorevole Lomuti.

  ARNALDO LOMUTI. Grazie presidente e grazie Ministro. Nonostante le sanzioni occidentali verso il regime iraniano l'Italia non ha mai interrotto né le relazioni diplomatiche né la cooperazione bilaterale con l'Iran; questo in molti ambiti, a partire da quelli culturale e sanitario: e ha recentemente rilanciato anche le relazioni commerciali con il Paese asiatico, facendo registrare nel 2022 esportazioni per 367 milioni di euro e importazioni per 121 milioni. Questo almeno secondo i dati ICE e Istat.
  Le chiedo, signor Ministro, se il Governo abbia valutato l'opportunità di rivedere o condizionare le relazioni bilaterali con l'Iran, anche quelle commerciali, fintanto che proseguirà la spietata repressione governativa contro i giovani iraniani.
  E poi un'altra domanda, se permette, signor Ministro: le associazioni di difesa dei diritti umani, tra le quali Amnesty International Italia, hanno denunciato che cartucce da fucile prodotte dalla ditta italo-francese con sede a Livorno sono state rinvenute sui luoghi della violenta repressione delle manifestazioni, probabilmente rivendute alle forze dell'ordine iraniane dalla Turchia, che risulta destinataria di tali forniture.
  Le chiedo, signor Ministro, se il Governo abbia intrapreso iniziative volte a sospendere ogni fornitura di materiale ad uso repressivo verso la Turchia e altri Paesi che hanno stretti rapporti commerciali con l'Iran, in assenza di una esplicita garanzia da parte del Paese destinatario di non riesportazione di tali materiali verso l'Iran. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Ora il senatore Gasparri.

  MAURIZIO GASPARRI. Solo per ringraziare il Ministro Tajani per le Sue indicazioni e le Sue risposte, che sono state esaurienti. Sulla vicenda dell'Iran poi immagino che la Sua sensibilità non lo porterà a sottovalutare le minacce costanti che l'Iran rivolge non solo alla sua popolazione con la repressione brutale e la pena di morte, ma anche appunto riguardo alla questione nucleare e altre vicende che Lei ha accennato nel Suo intervento, una minaccia costante nei confronti dello Stato d'Israele e quindi alla pace del pianeta direi, perché quella è un'area esplosiva del mondo, dove quelle minacce possono avere conseguenze letali non solo per una nazione aggredita permanentemente come Israele, ma per l'intero pianeta. Quindi è ovvio che nei confronti dell'Iran immagino che l'attenzione che Lei ha dimostrato in questi giorni con la prontezza degli interventi, la convocazione dell'Ambasciatore, insomma l'atteggiamento molto deciso dell'Italia, denoti la volontà di una politica di fermezza nei confronti di questo Paese che rappresenta – ahimè – una realtà importante che non può essere ignorata nella realpolitik, ma purtroppo anche una minaccia nei confronti della propria popolazione e di un'area tra le più delicate del pianeta.
  Per quanto riguarda il Brasile credo che le notizie siano dovute. Voglio solo rendere una testimonianza: io adesso andrò al Senato perché dovrò presiedere la seduta del question time dove poi Lei verrà, ma nella Conferenza dei capigruppo io ero presente quando, essendoci stata la richiesta di vari gruppi di parlare anche del Brasile, io stesso ho detto c'era già una audizione delle Commissioni congiunte: può essere una prima sede, il che non impedisce poi al Parlamento – sia alla Camera che al Senato – di tornare su questi temi dove vorrà, ma anzi è stato un modo per garantire una immediata possibilità di confronto su un tema che è esploso negli ultimi giorni con le vicende clamorose del Brasile; quindi è stata una cosa condivisa da tutti i gruppi – al Senato in particolare, non posso parlare della Camera –, ma c'ero e quindi anzi è stato un modo per accelerare la possibilità di discutere con il Parlamento del Brasile. Grazie.

Pag. 14

  PRESIDENTE. Grazie. L'onorevole Rosato.

  ETTORE ROSATO. La ringrazio presidente. La ringrazio, signor Ministro, per le parole nette di condanna su quanto sta avvenendo in Iran. Invitiamo il Governo a tenere duro su questa linea, ma soprattutto a farlo come sta facendo in sede multilaterale con i nostri partner europei, all'interno di un più ampio contesto internazionale.
  Detto questo, quello che sta accadendo, messo insieme anche agli altri elementi introdotti anche dal Ministro, ossia la vicenda dell'armamento della Russia e il blocco di fatto del negoziato sul nucleare, rappresentano un ostacolo molto, molto importante. Anche perché la lista dei Paesi che condannano l'Iran è importante, ma è molto importante anche la lista dei Paesi che non condannano l'Iran, e quella lista è fatta da partner che sostengono, di fatto, quanto sta avvenendo in quel Paese, per motivi geopolitici che evidentemente sono molto comprensibili.
  Quindi da questo punto di vista l'azione politica dell'Europa deve cercare di individuare un modo per evitare che ci sia un grande blocco a cui ci si contrapponga, cosa che non può che far male agli equilibri mondiali.
  Peraltro l'Iran è un Paese con una tradizione molto più democratica di quanto ci mostrano queste immagini e queste vicende di questi giorni. Anzi, le immagini che arrivano, e cioè la forte volontà della popolazione, ci dice che quel Paese e quel popolo è un Paese e un popolo con cui noi possiamo e dobbiamo tentare fino in fondo di tenere relazioni, perché merita molto di più del regime che lo sta governando.
  Sul tema brasiliano, invece, non possiamo che condividere l'atteggiamento che abbiamo visto da parte di tutti: anche nella relazione del Ministro c'è stata una chiara sottolineatura delle responsabilità che derivano da quei fatti. Anche lì – lo dico perché il Ministro nella sede del Suo primo intervento in questa Commissione ha manifestato un'attenzione particolare sull'America Latina – noi invitiamo il Governo a perseguire questa attenzione sull'America latina, su quei Paesi, sotto il profilo naturalmente della solidità delle relazioni culturali, ma anche economiche e anche sotto il profilo del lavoro che bisogna fare per la difesa dei diritti civili.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Porta.

  FABIO PORTA. Io ringrazio il Ministro, i presidenti e ovviamente i colleghi, per questa importante seduta. Non torno ovviamente, anche se mi soffermerò su quello che è successo a Brasilia, sui dettagli che tra l'altro lo stesso Ministro ha riportato ampiamente.
  Mi pare chiaro – l'ha detto la presidente Craxi in apertura di seduta – che siamo di fronte a qualcosa che va al di là dello stesso Brasile: c'è uno scontro di civiltà, uno scontro di democrazia, da questo punto di vista le parole del Ministro state chiare. Qualcosa posso aggiungere, che va anche al di là di quello che è successo a Capitol Hill, perché per chi non conosce Brasilia la piazza dei tre poteri riunisce tutti e tre i poteri di quello Stato, il potere di uno Stato democratico, legislativo esecutivo e giudiziario, e tutti e tre i palazzi sono stati invasi e devastati in maniera orribile e violenta da migliaia di facinorosi. Faccio solo una piccola correzione al Ministro: erano quasi tutti armati, non è vero che erano disarmati. Quindi probabilmente a volte qualche informazione dall'Ambasciata di Brasilia arriva in forma inesatta.
  Noi reputiamo positiva la reazione del Ministro e successivamente della Presidente del Consiglio di solidarietà alle Istituzioni, sia pure un po' tardiva rispetto perlomeno a quella degli altri partner europei e internazionali, mi riferisco al Suo collega Blinken e agli stessi Stati Uniti. Ma avremmo apprezzato, Ministro, che si fosse espressa – così come hanno fatto tutti, dagli Alti Rappresentanti per la politica internazionale dell'Unione europea, ai Suoi colleghi, ai maggiori Capi di Stato europei ed internazionali – che si fosse esplicitata la solidarietà al Presidente Lula, che è stato oggetto di un attacco violento di delegittimazione della sua elezione e anche di minaccia fisica, a lui e ai nostri colleghi parlamentari;Pag. 15 quindi questo lo dico anche in prospettiva.
  E aggiungo – sarò altrettanto breve – che, Ministro, Lei sa bene che nella vita, ma soprattutto nella diplomazia e nelle relazioni internazionali, la forma è anche sostanza: e questo non è semplicemente riferito alla tempistica o anche a certe parole in più o in meno usate nelle dichiarazioni di solidarietà al popolo brasiliano e alle Istituzioni brasiliane, per quanto ci si è dimenticati di ringraziare e di solidarizzare con il Presidente, ma anche in altre occasioni.
  Mi riferisco, alla luce proprio di quanto successo a Brasilia, alla gravissima – chiamiamola dimenticanza, chiamiamola nota stonata, chiamiamola assenza inopportuna, chiamiamola sgrammaticatura dal punto di vista istituzionale – assenza di un membro del Governo italiano – così come era successo tra l'altro all'insediamento dell'ex presidente Bolsonaro, dove il ministro dell'agricoltura Centinaio fu presente, come è successo quasi sempre agli insediamenti di importanti Capi di Stato – l'assenza di un membro del Governo italiano. C'era il Presidente della Germania, c'era il Viceministro degli esteri della Francia, il Ministro del lavoro della Spagna, l'ex Regina della Spagna, il Presidente della Repubblica del Portogallo, il Commissario europeo – che forse il Ministro conosce – Elisa Ferreira, il Segretario di Stato all'ambiente della Gran Bretagna: ossia tutti i rappresentanti ad alto livello di tutti i Governi europei, e ovviamente non parlo di quelli latino-americani. E non ci dite che è andato l'Ambasciatore, perché voi ci spiegate meglio di un ignorante come me che quello equivale a dire che non abbiamo mandato nessuno; con tutto il rispetto per il nostro Ambasciatore, ma ovviamente la forma è anche sostanza.
  E voglio sottolineare due cose: intanto che non si tratta – quelle che ho citato – di presenze di Paesi vicini ideologicamente al Brasile; ho parlato della Gran Bretagna e non solo; ma, soprattutto, lo diceva anche il Ministro, che noi avremmo gradito, per una questione di opportunità, rispetto agli oltre – li ha citati il Ministro – 30 milioni di cittadini con sangue italiano che vivono in Brasile, attenzione ad un Paese dove abbiamo oltre mille imprese, interessi economici e commerciali giganteschi, il più grande leader dell'America Latina; in questo contesto sostegno soprattutto alla democrazia, perché sapevamo che l'insediamento del 1° gennaio era l'insediamento di un Presidente minacciato, di un Presidente minacciato da una rete internazionale che non accetta la democrazia se non quando si vince. Lo diceva appunto in apertura di seduta la presidente Craxi: non è uno scontro tra destra e sinistra, ma tra chi rispetta e tra chi non rispetta la democrazia.
  Quindi, concludo chiedendo al Ministro ovviamente quali iniziative, quali azioni urgenti, ma non la partecipazione a riunioni con altri ventisette membri dell'Unione europea o alla Conferenza Italia-America Latina – che con tutto il rispetto la facciamo ogni due anni e ovviamente ci sarà anche quest'anno –, ma quali iniziative specifiche intenda intraprendere il Governo italiano per supplire a questa afonia istituzionale che non ci ha visto eccellere nella solidarietà che andava data al Presidente Lula, al Vicepresidente Alckmin, al popolo brasiliano e alle sue Istituzioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Onori.

  FEDERICA ONORI. Grazie presidente. Salve, signor Ministro, e grazie per essere qui oggi.
  Innanzitutto mi preme esprimere felicità per il fatto che si continui a parlare d'Iran; il mio intervento si focalizzerà su uno dei due temi che abbiamo provato ad affrontare oggi, e data la compressione dei tempi il mio intervento sarà sull'Iran.
  Quindi trovo assolutamente positivo il fatto che si continui a parlare di Iran e che si continui a stabilire e a sottolineare come assolutamente la privazione dei diritti umani, la soppressione delle libertà fondamentali non sono andate nel dimenticatoio, c'è ancora un'attenzione molto alta su questo. A questo merito vorrei anche ricordare come le Commissioni esteri di Camera e Senato abbiano già lavorato in questi termini approvandoPag. 16 due risoluzioni di forte condanna; quindi il mio auspicio personale è che questo lavoro possa trovare un proseguimento in Aula attraverso un più ampio e approfondito lavoro sulla questione.
  Due commenti: il primo riguarda il dibattito in Aula, perché è importante mantenere l'attenzione mediatica, sappiamo quanto questo stia avendo un ruolo importante nell'affrontare il problema.
  In secondo luogo, concordo con Lei in merito al fatto che l'Italia debba continuare ad esprimere un forte dissenso, così come ad insistere al fine di far capire al Governo che quanto sta accadendo è per noi inaccettabile. E nel merito condivido anche la proposta rispetto alla moratoria immediata della pena di morte e, al contempo, l'apertura di un dialogo tra Governo e manifestanti, che difatti faceva parte del contenuto delle nostre risoluzioni in Commissione.
  Tuttavia, non mi è ancora chiaro dalla Sua presentazione, proprio dal punto di vista concreto, quali potrebbero essere i successivi passi del Governo italiano qualora non vi fossero reali aperture da parte delle autorità iraniane, e quindi come si immagina di poter agire in caso di assenza di adeguate risposte.
  Vorrei anche poi concludere con un commento per quanto riguarda il collegamento tra diritti umani e minaccia nucleare, apparentemente due temi distinti, ma molto collegati.
  A mia sensibilità il Governo italiano dovrebbe fare ogni sforzo possibile nella direzione per la quale l'Iran non riesca a divenire una concreta minaccia nucleare. Un regime in possesso di questa tipologia di arma sarebbe inevitabilmente ancor più arrogante e privo di scrupoli nei confronti dei suoi stessi cittadini. Per questo può confidare in una sorta di impunità a livello internazionale garantita dalla deterrenza nucleare. Per questo auspico, in riferimento a questo ultimo aspetto di natura più geostrategica, che venga tenuta in debita considerazione dal Governo italiano la possibilità di approfittare della propria azione esterna in tutti i consessi internazionali. Grazie.

  PRESIDENTE. Abbiamo un intervento di Orsini e uno di Di Giuseppe: se contenuti, ci permettono di ascoltare il Ministro. Orsini in collegamento.

  ANDREA ORSINI(intervento da remoto). Grazie presidente. Io spero mi si senta, sono in auto in condizioni un po' precarie.
  Ho molto apprezzato le parole del Ministro, parole equilibrate e parole ferme al tempo stesso. La netta condanna di quanto è avvenuto e sta avvenendo in Iran, l'impegno fermo del nostro Governo. Sono lieto di rappresentare la forza politica che per prima ha sollevato in Parlamento la questione di quanto stava accadendo in Iran, della repressione ai danni delle donne, ai danni dei ragazzi, ai danni delle famiglie, ai danni dei cittadini iraniani, con una risoluzione che poi è stata il punto di partenza perché l'intera Commissione esteri si esprimesse in modo unanime. E io sono lieto di questa unanimità di accenti e di preoccupazioni che esiste sull'Iran, sia su un Paese che reprime e combatte la sua stessa popolazione sia su un Paese che costituisce un crescente pericolo sul piano internazionale.
  Ricordo a me stesso che forse non è sempre stato così, che forse nella scorsa legislatura, quando il rischio del nucleare iraniano veniva sollevato dall'Amministrazione americana, veniva sollevato da Israele, sentivo molte voci da sinistra – anche nella nostra Commissione – che mettevano l'accento sul dialogo piuttosto che sulla condanna, sulle sanzioni, eccetera. Ben venga che ci si ricreda, ben venga che oggi l'azione del Governo rappresenti tutto il Parlamento, come dovrebbe essere in politica estera.
  L'Iran, lo ripeto, è un problema per i suoi stessi cittadini, l'Iran è un Paese molto più civile e molto più avanzato, la società civile è molto più sviluppata, molto più moderna e aperta rispetto al regime che la rappresenta. Questa però non è una novità, non è da oggi, è dalla rivoluzione khomeinista che questo grande Paese viene soffocato da una delle peggiori teocrazie della storia moderna.
  Evidentemente non si può ignorare la grande importanza geostrategica di questo Pag. 17Paese e non si può sottovalutarne il ruolo, non si può non considerarlo un interlocutore, ma l'interlocuzione – come ha ben spiegato il Ministro – deve funzionare ad ottenere un cambiamento dell'atteggiamento iraniano, sia sul piano della politica interna sia sul piano del pericolo che l'Iran rappresenta a livello internazionale. E quanto sta facendo nei confronti dell'invasore russo dell'Ucraina è un esempio eloquente.
  Sul Brasile c'è veramente poco da aggiungere: fortunatamente la democrazia brasiliana ha dimostrato di essere abbastanza solida da reagire a queste minacce, che in fondo vengono comunque da una minoranza, perché gran parte degli stessi sostenitori di Bolsonaro ne hanno preso fortunatamente le distanze. Quindi non posso che unirmi alle parole di condanna che ha espresso il Ministro, che ancora una volta mi pare rappresentino il comune sentire del Parlamento italiano e dell'Italia e che – mi permetto di precisare – sono state assolutamente tempestive e in linea con quelle di tutto il resto dell'Europa e dell'Occidente. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie e buon viaggio a te. L'ultimo intervento, Di Giuseppe.

  ANDREA DI GIUSEPPE. Grazie signor presidente. Signor Ministro, pochi minuti fa è stata detta una cosa abbastanza grave, su cui vorrei delle spiegazioni. Lei ci ha detto che i manifestanti a Brasilia erano non armati e il collega ci ha appena detto il contrario, quindi vorrei capire se il nostro Ambasciatore – tra l'altro persona stimatissima – ci dice delle bugie.

  FABIO PORTA. Sono state trovate cinque granate.

  ANDREA DI GIUSEPPE. Allora, scusi, non l'ho interrotta, non l'ho interrotta! Molto grave, perché, signor Ministro, se il collega ha delle prove che il nostro Ambasciatore ci sta dicendo delle corbellerie che le tiri fuori in Commissione, in questa Commissione, le analizzeremo.
  Faccio un'altra puntualizzazione: alla cerimonia di inaugurazione la maggior parte dei Paesi europei erano rappresentati dagli Ambasciatori: c'era il Portogallo – per evidenti ragioni storiche –, c'era il Presidente della Germania, che mi pare non abbia proprio funzioni esecutive – non c'era il Cancelliere – e c'era il re di Spagna, che mi pare anch'esso non abbia delle funzioni esecutive.

  FABIO PORTA. C'era il Ministro del lavoro della Spagna.

  ANDREA DI GIUSEPPE. Allora, scusi, se questo è il suo atteggiamento... Io sto parlando, l'ho interrotta? Questo atteggiamento... Mi faccia finire, abbia la gentilezza e l'educazione. Posso finire? Grazie. Allora, qui bisogna che però in questa Commissione, in queste aule, ci diciamo la verità, perché se continuiamo a dirci delle bugie, o delle verità o delle semi-verità non andiamo da nessuna parte. Allora, se il collega, specialmente sulla prima affermazione, che è gravissima, rispetto al nostro Ambasciatore, ha delle prove, che le tiri fuori in questa Commissione, perché altrimenti non andiamo da nessuna parte. Grazie.

  PRESIDENTE. Ultimo intervento. Minimo.

  SIMONE BILLI. Grazie presidente. Ringrazio di cuore il Ministro Tajani per la chiarezza con cui ha manifestato la netta posizione contro le repressioni del regime iraniano nei confronti dei giovani e delle donne.
  Quanto al Brasile, benissimo anche aver ribadito che i risultati elettorali si devono rispettare sempre e chi ha perso deve fare l'opposizione, esercitando quell'attività di controllo che in democrazia spetta all'opposizione. Condanniamo nettamente ogni tentativo di avversione delle nostre democrazie.
  Quindi ringrazio il Ministro per la Sua disponibilità, totale sintonia con la posizione espressa, ci trova al Suo fianco in Pag. 18queste battaglie democratiche per la libertà e i diritti. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Ora se il Ministro interviene...

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie per le domande e le osservazioni, cercherò di dare il maggior numero possibile di risposte.
  Cominciamo dall'Iran e poi passiamo al Brasile.
  Per quanto riguarda il nucleare: io non baratto nulla, non baratto i valori con il nucleare, ma trattandosi dello stesso Paese noi non possiamo dire noi non trattiamo sul nucleare, non discutiamo sul nucleare, non parliamo con l'Agenzia, perché finché l'Agenzia punta a controllare ciò che accade in Iran, perché se in Iran si costruisce la bomba atomica non è un fatto indifferente, è una questione che riguarda una situazione veramente complicata. Costruire la bomba atomica e usare la bomba atomica è qualcosa che incide sui diritti umani perché uccide delle persone. Non sono proprio armi convenzionali le armi atomiche, quella è una preoccupazione che noi abbiamo e vogliamo che si verifichi e si risolva questo problema. Noi non barattiamo nulla. Il mondo intero sta dialogando, quindi non una posizione di debolezza, io ho parlato ieri a lungo con il responsabile dell'Agenzia, quindi nessun tentennamento e nessun baratto. Nessun baratto. Sono due cose differenti. La condanna per le violenze è stata chiara e netta, basta vedere come è stata la reazione dell'Iran dopo la mia conferenza stampa per vedere che certamente non è stata una reazione debole quella da parte nostra. La reazione che c'è stata anche da parte dell'Ambasciatore dopo le parole di ieri del Capo dello Stato, che erano poi state accompagnate da una mia intervista al TG5 dove non c'erano dubbi sulla posizione che tenevamo, quindi su questo siamo stati assolutamente fermi.
  Come andare avanti? Ho detto che stiamo lavorando per nuove sanzioni a livello comunitario, dobbiamo andare a livello europeo, andare insieme. Perché – lo diceva l'onorevole Rosato – non è che si tratta di un Paese isolato, è un Paese che ha una presenza politica molto forte in tutta l'area, e non solo. Pensiamo al Libano, una parte intera del Libano è controllata dagli Hezbollah, lì ci sono anche tanti soldati italiani, in quel territorio, dove ci sono gli Hezbollah, quindi conosciamo bene. Io sono stato alla vigilia di Natale, quindi la situazione è quella che è, sono stati uccisi dai soldati dell'ONU. Quindi non è che l'Iran è un Paese isolato, è un Paese che ha anche solidarietà, quindi bisogna muoversi a livello internazionale.
  Per quanto riguarda le sanzioni e per quanto riguarda le decisioni, è chiaro che dovranno essere proporzionate alle scelte, stiamo infatti indurendo le nostre posizioni. Ma questo dovrà essere preso a livello internazionale, con l'Italia che è, come è stata, in prima fila – abbiamo detto –, in crescendo. L'ho detto: pensavo che l'eventuale liberazione di Alessia Piperno fosse un segnale che andasse a segnare un cambiamento, così non è stato, quindi saremo duri da questo punto di vista.
  Ovviamente le relazioni bilaterali si interrompono quando c'è un accordo generale, non possiamo farlo solo come Italia, credo che si debba fare una scelta sempre e comunque congiunta.
  Per quanto riguarda la questione delle cartucce: ribadisco che l'Italia si attiene nella maniera più scrupolosa alle sanzioni e alle misure restrittive adottate nei confronti dell'Iran a livello europeo a partire dal 2007. Le sanzioni vietano ogni trasferimento di materiale di armamento di armi da fuoco verso l'Iran.
  Non è stata rilasciata alcuna autorizzazione di esportazione da parte dell'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (UAMA) del Ministero degli esteri e per quanto riguarda armi e munizioni comuni, sportive o da caccia da parte del Ministero dell'interno. Comunque continueremo a vigilare e a seguire con attenzione la possibilità di ogni trasferimento illecito di armi e di altri materiali verso l'Iran, così come ogni possibile forma di sviamento verso l'Iran di materiali lecitamente esportati verso altre destinazioni.Pag. 19
  In aggiunta, proprio stamane il Viceministro Cirielli ha risposto a due interrogazioni scritte presentate dai deputati Giachetti – di Azione-Italia Viva-Renew Europe – e Fratoianni – di Alleanza Verdi e Sinistra – sul tema del presunto utilizzo delle cartucce prodotte dall'azienda italo-francese nella repressione delle proteste in Iran.
  Rimando alla risposta del Vice Ministro Cirielli e ne ricordo i punti principali: «Il regolamento del Consiglio dell'UE n. 359 del 2011, adottato il 12 aprile 2011, stabilisce che è vietata l'esportazione diretta o indiretta in Iran di attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna, comprese armi da fuoco, munizioni e relativi accessori. Nessun trasferimento di materiale da armamento illecito verso l'Iran e quindi nessuna autorizzazione può essere rilasciata ai sensi della normativa italiana né per i materiali d'armamento, né per le armi e munizioni comuni, sportive e da caccia, né del Regolamento.
  L'azienda Cheddite S.r.l., sebbene iscritta al Registro delle imprese autorizzate ad esportare materiali di armamento, non ha mai ricevuto autorizzazioni alla movimentazione di materiali d'armamento verso l'Iran ai sensi della legge n. 185 del 1990.
  Negli ultimi cinque anni, invece, sono state esaminate un certo numero di istanze di autorizzazione, ai sensi della legge n. 110 del 1975, presentate da Cheddite S.r.l. al Ministero dell'interno per l'esportazione di cartucce o polvere da sparo verso diversi Paesi. Tra le autorizzazioni rilasciate all'azienda dalla Prefettura di Livorno alcune hanno riguardato la Turchia, anni 2018-2019, e altre il Libano, anni 2019-2022.
  Nella fase istruttoria delle istanze riguardanti in particolare la Turchia non risulta, tuttavia, menzionata quale destinatario o ad altro titolo la società Yavascalar YAF o Zsr Patlayici Sanai A.S. Relativamente al materiale fotografico che è stato fatto circolare in Francia e in Italia e che mostra bossoli riportanti il logo della citata società, la stessa ha affermato, con assoluta certezza, che tali cartucce non sono mai state prodotte nello stabilimento di Livorno.
  Nella giornata del 29 novembre scorso personale della Questura di Livorno ha esperito presso l'azienda livornese una verifica ispettiva in merito all'esportazione di materie esplodenti confezionate in quel deposito. Della circostanza, relativamente ai fatti che hanno dato origine al controllo, secondo quanto segnalato dalla DIGOS, “non emergevano elementi univoci che potessero collegare l'azienda ai proiettili riprodotti in foto. Infatti, sebbene i fondelli fossero compatibili, i bossoli non erano conformi a quelli prodotti in Francia e lavorati in Italia”.
  L'azienda Cheddite Italy S.r.l., dal canto suo, ha ribadito la totale estraneità a qualsiasi fornitura diretta o indiretta con l'Iran e a qualsiasi forma di rapporti commerciali con il suddetto Stato di fornitura di cartucce e/o bossoli in violazione delle limitazioni previste dalla normativa sull'embargo emesse nei confronti dell'Iran». Questo è il testo della risposta all'interrogazione scritta che questa mattina il Viceministro Cirielli ha inviato.
  Per quanto riguarda invece la questione brasiliana: non so se sono state trovate delle granate per strada, le notizie che noi abbiamo da Brasilia è che nessuno è stato trovato con le armi in pugno, gli assalitori avevano forse bastoni, stecche, ma nessuno aveva pistole in mano; sono state rinvenute delle granate ma non ci sono le prove che sono state trovate in tasca a qualcuno degli arrestati. Questo è il fatto, questa è la cronaca. Avendo fatto per vent'anni il giornalista mi limito a dire quello che è stato trovato.
  Per quanto riguarda i commenti dell'onorevole Porta: liberissimo di fare qualsiasi commento su ciò che ha scritto il Governo, però, per quanto mi riguarda, le relazioni tra Italia e Brasile, se le dichiarazioni che abbiamo fatto sono piaciute al Presidente Lula questo per me è più che sufficiente; quindi per le relazioni Italia Brasile, Lei fa il parlamentare dell'opposizione, giusto, può criticare tutto, ma se la cosa va bene a Lula per quanto riguarda le relazioni internazionaliPag. 20 sono contento di quello che dice Lula.
  Fermo restando che le relazioni, come dimostra la mia storia politica, soprattutto da Commissario europeo all'industria, ho guidato la delegazione dell'Unione europea per le tutte le trattative, anche per gli accordi commerciali, con il Brasile, ho organizzato missioni per la crescita in tutta l'America Latina, quindi confermo – anche in base al pregresso, che sono fatti concreti – il mio impegno e l'impegno del Governo a lavorare in America Latina. Ho già parlato con il Ministro Urso per organizzare missioni per la crescita, cioè commerciali e industriali, per internazionalizzare il nostro sistema imprenditoriale e per sviluppare la politica commerciale.
  Questa mattina – aggiungo – c'è stata addirittura una riunione con il Ministro dello sport Abodi e con il responsabile delle olimpiadi invernali Milano-Cortina per organizzare eventi in tutto il mondo attraverso le nostre Ambasciate, per promuovere eventi sportivi che possono favorire la presenza di turisti, collegandole anche al progetto del PNRR «il turismo per riscoprire le proprie radici», che riguarda soprattutto gli italiani o coloro che sono di origine italiana che vivono all'estero. Per promuovere iniziative commerciali anche di prodotti agroalimentari nel maggior numero possibile di Ambasciate, promuovendo la Ryder Cup, Targa Florio e Olimpiadi. Quindi, tutto ciò anche per promuovere contemporaneamente la candidatura di Roma a Expo 2030. Quindi stiamo organizzando – nelle riunioni precedenti era presente anche il Ministro Santanchè – stiamo lavorando in questa direzione, quindi saremo presenti in più occasioni in America Latina.
  Per quanto riguarda la presenza all'insediamento del Presidente Lula, molti Paesi europei, la stragrande maggioranza dei Paesi europei erano rappresentati – mi pare quindici su ventisette – da Ambasciatori. Attenzione, l'Ambasciatore della Repubblica non è l'ultima ruota del carro, mi preme difendere il ruolo degli Ambasciatori, rappresentano il Paese in toto, quindi non sono d'accordo con quello che Lei dice. Voi potete dire quello che volete...

  LAURA BOLDRINI. Ma no Ministro, c'è una differenza...

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Vi ho interrotto? No. Potete dire quello che volete, ma non è che... Non c'è nessuna scelta punitiva, tanti altri Paesi e quindi sono tutti Paesi che vogliono offendere...

  LAURA BOLDRINI. Trenta milioni di italiani...

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Che vuol dire? Ma non è che si interrompono le relazioni diplomatiche per la partecipazione ad una cerimonia. Non è quello. Ripeto, se ci fosse stato un atteggiamento negativo ci sarebbe stata una protesta del Brasile. Non mi pare che il Brasile abbia mai protestato per il nostro atteggiamento. Ripeto, Lula ha apprezzato quello che ho scritto su quello, quindi mi pare veramente superfluo. Poi le polemiche politiche si possono sempre fare e fanno parte della democrazia, ci mancherebbe altro, se l'opposizione dicesse che «tutto va bene, madama la marchesa» non farebbe l'opposizione, quindi fate bene a criticare. Ma già quello che dicevate lo sapevo prima del mio intervento, questo fa parte delle regole del gioco. Fa parte delle regole del gioco. E che ho detto? No, non c'è da ridere. Ma infatti che cosa ho detto? Mica l'ho offesa. Lei può dire quello che vuole e sono libero anch'io di dire quello che voglio, no?

  LAURA BOLDRINI. Non c'è da ridicolizzare le istanze dell'opposizione...

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ma io chi ho ridicolizzato? Non riderò più...

  PRESIDENTE. Deve finire il Ministro.

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  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Onorevole Boldrini, Lei ha fatto il Presidente del Parlamento, non scendiamo... Va bene. Pure l'onorevole Porta sta sorridendo. È vietato sorridere. A Lei piace un Paese dove nessuno deve sorridere, piangiamo tutti, va bene. Mi stupisce...

  LAURA BOLDRINI. Mamma mia...

  ANTONIO TAJANI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Mamma mia lo dico io. Va bene, siamo così... Queste sono le scelte che riguardano anche la politica estera, che riguardano il Brasile, continueremo a lavorare per rinforzare le relazioni, quindi ho detto che faremo missioni per la crescita, andremo a sostenere la presenza italiana anche in tutto il Sudamerica. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro e a tutti. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.