XIX Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 20 dicembre 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Sebastiano Musumeci, sulle linee programmatiche, per le parti di competenza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Rotelli Mauro , Presidente ... 3 
Musumeci Sebastiano , Ministro per la protezione civile e le politiche del mare ... 3 
Rotelli Mauro , Presidente ... 9 
Semenzato Martina (NM(N-C-U-I)-M)  ... 9 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 10 
Iaia Dario (FDI)  ... 11 
Fede Giorgio (M5S)  ... 13 
Mattia Aldo (FDI)  ... 15 
Rotelli Mauro , Presidente ... 16 
Braga Chiara (PD-IDP)  ... 16 
Zinzi Gianpiero (LEGA)  ... 17 
Rotelli Mauro , Presidente ... 18 
Musumeci Sebastiano , Ministro per la protezione civile e le politiche del mare ... 18 
Rotelli Mauro , Presidente ... 20 

ALLEGATO: Relazione integrale depositata dal Ministro Musumeci ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MAURO ROTELLI

  La seduta comincia alle 10.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante il resoconto stenografico della seduta nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Sebastiano Musumeci, sulle linee programmatiche, per le parti di competenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Sebastiano Musumeci, sulle linee programmatiche, per le parti di competenza della Commissione.
  Ringrazio il Ministro per avere sollecitamente risposto all'invito della Commissione e saluto tutti i colleghi deputati presenti e collegati.
  Prima di cedere la parola al Ministro comunico che la presidenza ha convenuto sulla seguente organizzazione del dibattito, già comunicata ai gruppi: agli interventi dei parlamentari è riservato un tempo complessivo di 57 minuti, secondo uno schema di riparto tendenzialmente proporzionale tra i gruppi, che è stato comunicato ai singoli capigruppo. Tale ripartizione consente al Ministro di effettuare la replica in un tempo congruo. Ulteriori interventi saranno ammessi ove residui tempo disponibile compatibilmente con quello necessario per la replica del Ministro. Invito quindi i colleghi, qualora non lo abbiano già fatto, a comunicare le richieste di intervento alla presidenza.
  Do subito quindi la parola al ministro Musumeci. Prego Ministro e benvenuto in Commissione Ambiente.

  SEBASTIANO MUSUMECI, Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Grazie signor presidente, grazie dell'invito, a lei e agli onorevoli commissari.
  Io mi atterrò ai tempi che lei ha appena indicato. Ho voluto scrivere il testo della relazione per economizzare il tempo, non vorrei che il rimedio fosse peggiore del male, in quel caso naturalmente correrò per saltare le pagine che ritengo irrilevanti e comunque alla fine, se lei è d'accordo signor presidente, io le lascerei il testo integrale proprio perché ogni deputato possa, se lo ritiene, averne una consultazione integrale.
  Le ragioni per le quali sono qui sostanzialmente riconducono alle linee programmatiche della protezione civile, che dopo vent'anni torna ad avere un Ministro per le dirette competenze, ferma restando l'impostazione del Dipartimento e del suo capo. Dipartimento che si è distinto negli ultimi anni, vorrei dire anche nell'ultimo decennio, per competenza, capacità organizzativa, efficienza.
  Il Governo attribuisce al sistema nazionale di protezione civile una particolare importanza nelle mutate condizioni climatiche e nell'accresciuta consapevolezza dei cittadini in relazione ai rischi con i quali sono chiamati a convivere. La presenza di un Ministro non aggiunge e non toglie nulla, quindi, alla competenza del Dipartimento, vuole soltanto far sentire più viva la presenza sui territori, raccogliere con maggiore immediatezza le spinte, le proposte che arrivano appunto dalle articolazioni Pag. 4dello Stato sul territorio e dai cittadini che sul territorio vivono e convivono con l'ansia del rischio.
  Ritengo di dovervi anticipare alcune considerazioni che svolgerò nel corso del mio intervento, legate alla necessità innanzitutto di siglare un nuovo patto tra i diversi livelli di Governo per la sicurezza dei cittadini, alla necessità di potenziare le strutture organizzative di protezione civile anche in termini di risorse umane, economiche e materiali, alla necessità di semplificare, migliorare e ammodernare la disciplina vigente in materia, alla necessità di promuovere il volontariato organizzato, di raccogliere le sfide poste dalla innovazione tecnologica, di valorizzare la capacità non soltanto di intervento in emergenza, ma anche di previsione e prevenzione dei rischi.
  Il tema dei rapporti tra i diversi livelli di Governo assume un'importanza cruciale. Le comunità chiedono con sempre maggiore insistenza risposte sempre più tempestive ed efficaci in caso di emergenza. Sì, perché si ha l'impressione, ed è un'impressione errata, che quando si parla di protezione civile si debba subito pensare alla gestione dell'emergenza, alla calamità. La protezione civile è parte di sistema più complesso, che come vedremo più avanti riguarda anche la previsione e la prevenzione del rischio. Anzi, vorremmo non arrivare mai alla gestione dell'emergenza proprio perché, prima che accada la calamità, le misure di mitigazione del rischio e il ricorso alla previsione e alla prevenzione dovrebbero scongiurarne o comunque ridurne la necessità.
  La prima risposta operativa che bisogna dare in una riqualificazione del sistema di protezione civile è il rilancio territoriale. Noi abbiamo bisogno di rendere consapevoli le istituzioni che stanno sul territorio delle loro capacità, delle loro possibilità e dei doveri che la normativa vigente attribuisce a ciascuno di loro: parlo dei comuni, delle province, delle città metropolitane e delle regioni. Come sapete, la struttura che la prima legge organica del '92 aveva dato alla protezione civile che era essenzialmente verticistica, in sostanza si è alterata con la modifica del Titolo V per cui molte delle competenze sono passate agli enti territoriali e in particolare alle regioni. È da lì che bisogna cominciare a consolidare l'efficienza e la capacità organizzativa, il primo intervento è sempre quello territoriale in caso di emergenza.
  Il primo decennio degli anni 2000 è stato il momento di maggiore crescita della capacità di risposta operativa dell'intero sistema: ricordo il sisma di L'Aquila, 70 mila persone evacuate, 40 mila ospitate per sei mesi in oltre 130 campi tendati. Ebbene, quell'esperienza ha valorizzato i percorsi di crescita di un decennio, realizzati grazie anche ad una idea: quella di creare un fondo regionale per la protezione civile, messo a disposizione delle regioni, e quindi degli enti locali, per i principali immediati interventi.
  Il decennio successivo è stato dominato dalle esigenze, purtroppo ancora ricorrenti, del risanamento dei conti pubblici e quindi ha segnato una progressiva riduzione delle risorse disponibili. Oggi è auspicabile l'avvio di una nuova e decisa fase di investimento sul sistema di protezione civile, a partire appunto dal livello territoriale.
  Il Dipartimento nazionale è chiamato in questo quadro ad essere uno straordinario motore di coesione nazionale, quale garante di un esercizio equilibrato e concreto della sussidiarietà verticale. La crescita della capacità operativa delle strutture e delle risorse locali, regionali, provinciali, comunali e il contestuale consolidamento della funzione di coordinamento nazionale del nostro Dipartimento sono gli obiettivi che possono caratterizzare i prossimi decenni, decenni nei quali la nazione sarà chiamata inevitabilmente ad affrontare, con sempre maggiore frequenza e intensità purtroppo, le conseguenze del cambiamento climatico. Conseguenze che si aggiungono, lo voglio ricordare, alle sfide crescenti derivanti dalla crescita tecnologica, dall'aumento degli insediamenti urbani e produttivi, dalle nuove fragilità a partire da quella energetica, dal confronto con altri rischi naturali, penso a quello vulcanico, penso a quello sismico, e soprattutto alle difficoltà e ai rischi determinatiPag. 5 dall'intervento dell'uomo, ai rischi di natura antropica.
  In questo percorso, particolare rilevanza riveste la recente decisione di consolidare e dare stabilità alla Conferenza delle regioni e delle province autonome, che in questo modo offrirà anche al sistema di protezione civile un interlocutore più performante, più efficiente e più puntuale nel rappresentare esigenze e nel proporre soluzioni avanzate.
  Salto alcuni passaggi. Secondo punto: un'attenzione particolare merita il tema delle persone. La protezione civile cresce e progredisce sulle gambe delle donne e degli uomini che fanno parte del suo sistema nazionale. Le attività di protezione civile a tutti i livelli richiedono strutture dotate di personale adeguato. Le strutture a livello territoriale e centrale richiedono un deciso cambio di rotta rispetto alle politiche di riduzione degli ultimi anni.
  Conosco dipartimenti regionali ormai del tutto privi di personale altamente specializzato, conosco dipartimenti dai quali ormai si è determinato un vero e proprio esodo a favore di altri dipartimenti della pubblica amministrazione. Tutto questo naturalmente non può essere consentito, perché il Dipartimento di protezione civile, nella gerarchia dei dipartimenti regionali e delle strutture provinciali e comunali, o merita il primo posto o altrimenti la protezione civile resta soltanto un tema di tavola rotonda.
  Se nella pubblica amministrazione non si ritiene la protezione civile la prioritaria esigenza alla quale guardare in termini di risorse umane, finanziarie e strumentali, noi abbiamo perso la battaglia. Ecco perché abbiamo la necessità di dover predisporre, anche in termini di livelli istituzionali locali, misure incentivanti affinché il personale amministrativo, ma soprattutto quello tecnico, possa consolidare le strutture presenti sul territorio e rispondere alle esigenze non solo in termini di emergenza, ma in termini di prevenzione.
  Voglio ricordare che sono almeno un migliaio in Italia i comuni che non si sono ancora dotati di un Piano comunale di protezione civile: non è lo strumento che ci salva da ogni pericolo, ma serve, in fase preventiva, per far conoscere ai cittadini quali sono le vulnerabilità, le fragilità del territorio in cui quei cittadini vivono; e serve, in caso di emergenza, nel momento in cui si costituisce subito il centro operativo comunale, a dare un primo concreto orientamento per adottare le prime misure di emergenza. Ebbene, a volte i comuni non riescono a dotarsi del piano comunale di protezione civile per mancanza di personale specializzato, di personale tecnico – un ingegnere, un geologo, in alcuni casi anche un agronomo, un architetto. Mancano queste figure e sarà necessario adottare un sistema che possa mettere a disposizione dei comuni che ne sono ancora sprovvisti un team di esperti, perché si possa in tempi ragionevoli non solo redigere il piano comunale di protezione civile, ma renderlo pubblico, farlo conoscere alla gente, perché ogni cittadino ha il diritto e il dovere di sapere di convivere con il rischio, e quindi di essere reso edotto dei pericoli e adeguare la propria condotta in tutti i sensi alla convivenza col rischio stesso.
  Le norme nazionali da questo punto di vista non è che ci abbiano aiutato finora, hanno sempre previsto, e continuano a prevedere, che i comuni possono – attenti – possono dotarsi di una struttura di protezione civile. Ecco, questa prudente previsione certamente non deriva dalla convinzione che tali strutture possono essere utili o indispensabili, ma quanto piuttosto dalla capacità economica dell'ente locale di potersi dotare di una struttura di protezione civile.
  Noi vorremmo che già domani si dicesse che i comuni debbono dotarsi – debbono, non «possono» – debbono dotarsi di una struttura di protezione civile.
  Questo impegno punta anche a dare una certa sostanza alla delicatissima questione dei cosiddetti poteri sostitutivi, la giusta idea che in un crescendo virtuoso sussidiario i livelli superiori intervengono a supporto, in sostituzione delle criticità dei livelli inferiori. Oggi quindi questo obiettivo trova un ostacolo sostanziale nella indisponibilità anche ai livelli superiori delle risorsePag. 6 sufficienti e idonee per esercitare concretamente la funzione sostitutiva.
  Terzo punto: risulta imprescindibile l'esigenza di semplificare, migliorare e ammodernare la legislazione nazionale in materia di protezione civile, espandendo e spingendo avanti l'orizzonte disegnato dal codice della protezione civile – che, lo ricordo, è stato adottato nel gennaio del 2018 – cogliendone quindi tutte le opportunità.
  L'ordinamento si sta facendo via via sempre più complesso, per non dire complicato. La creazione di sistemi di regolazione sempre più articolati comporta in parallelo la crescente esigenza di vie d'uscita lineari e tempestive, da mettere in campo quando le condizioni straordinarie lo richiedono. Esiste l'esigenza di ripensare il processo legislativo in ogni campo, ponendosi sempre la stessa domanda: questa regolazione ordinaria come funzionerebbe in una situazione di emergenza? È una domanda che non sempre ci si pone, neanche da parte del legislatore. Una cosa è prevedere una condotta in sede di previsione, in sede ordinaria, altra cosa è immaginare il verificarsi di quella condotta in una condizione di emergenza.
  Vi assicuro che non sempre è facile, alla luce della mia ormai lunga esperienza di amministratore locale in una terra che mette assieme tutti i rischi possibili naturali e antropici, qual è la Sicilia, vi assicuro che gestire l'emergenza diventa davvero un serissimo problema.
  Anche in materia di codice di appalti noi abbiamo fatto presente in sede di Governo l'esigenza di inserire nella bozza, o comunque nel corso del dibattito parlamentare o del dibattito che precederà il confronto in Parlamento e che impegnerà qualche mese, una corsia preferenziale per tutte le opere pubbliche che riguardano la messa in sicurezza del territorio. Non si può immaginare per consolidare – faccio un esempio – l'alveo di un fiume di intervenire con le stesse procedure ordinarie.
  Vi è poi un'altra questione generale di primaria urgenza: in condizioni di emergenza spesso si vorrebbe che i poteri commissariali creassero una zona di conforto in cui operare con la necessaria speditezza. Questo accade in un contesto in cui la responsabilità colposa, quindi soprattutto quella omissiva, che grava su tutti gli operatori, codificata nel secolo scorso, si cala oggi in una proliferazione senza freni di obbligo di fare, ai quali tale responsabilità è inscindibilmente connessa. Anche qui, quindi, va ripensata la norma che deve consentire al commissario chiamato per gestire la emergenza di poter operare con la necessaria flessibilità senza che questo debba sacrificare la trasparenza degli atti.
  Quarto punto – in tutto sono sette, così, ecco, non creo apprensione –: non può prescindersi neppure dall'importanza che l'innovazione tecnologica riveste anche ai fini di protezione civile. L'aggiornamento delle tecnologie e degli strumenti disponibili corre veloce, come sappiamo. Finora il sistema di protezione civile ha faticato a mantenersi all'avanguardia in settori come quelli delle tecnologie, dell'informazione e della comunicazione o delle tecnologie satellitari, obiettivi conseguiti, seppure con fatica, anche da altri comparti della Pubblica amministrazione a partire dalla difesa.
  Bene, l'analoga esigenza di aggiornamento tecnologico si rileva pure nei segmenti più classicamente operativi dell'azione di protezione civile, come quello dei materiali per l'assistenza temporanea delle persone, la riattivazione provvisoria dei servizi pubblici e delle attività economico-produttive. Mantenere un'adeguata capacità di dare riscontro alle esigenze in termini di sistemi, attrezzature e mezzi è una priorità del sistema di protezione civile, ma è una priorità che richiede capacità progettuali, percorsi finanziari significativi e stabili.
  Noi stiamo lavorando a un sistema sofisticato di allertamento che può consentirci di mettere in guardia la comunità locale interessata da un evento quasi certo o comunque assai probabile. Questo sistema di allertamento, di allarme pubblico, ha attraversato già una fase di sperimentazione, soprattutto nell'ultima esercitazione che è stata organizzata sullo Stretto di Messina; riteniamo ci siano tutte le condizioniPag. 7 perché possa essere ufficialmente varato. In questo senso abbiamo presentato una proposta di finanziamento, che speriamo possa essere accettata.
  Il quinto tema, altrettanto fondamentale, riguarda – non mi piace la parola resilienza – la capacità di resistenza delle comunità e del volontariato organizzato in caso di calamità. La crescita della capacità di risposta del sistema di protezione civile territoriale e centrale non porterà l'obiettivo di maggiore sicurezza, se non sarà coniugata a una crescita parallela della consapevolezza dei cittadini, i quali debbono adottare misure di autoprotezione basate su informazioni complete e chiare, che deve fornire la parte pubblica. La capacità di resistenza delle comunità passa quindi attraverso cittadini informati e consapevoli, in grado di comportarsi in maniera razionale e di valorizzare le informazioni che le autorità di protezione civile rendono loro disponibili.
  Le intuizioni del codice della protezione civile su questo campo e i risultati della campagna «Io non rischio», condotta con i volontari di protezione civile in tutta Italia ormai da undici anni con appuntamenti in migliaia di piazze, devono diventare per noi elementi di partenza per un nuovo grande progetto di comunicazione ai cittadini, a cominciare dalle scuole elementari. Non so se avete idea di quegli opuscoletti descritti con l'ausilio di vignette, che per uno scolaro di quinta elementare possono diventare persino allettanti e accattivanti. Ecco, già a partire dai bambini noi abbiamo bisogno, senza creare allarme, di comunicare al cittadino quali sono le fragilità che vive in quel comune, in quel territorio, quali i possibili rischi e quali le condotte da adottare nel momento in cui il rischio dovesse diventare incombente.
  Altro tema importante è quello del volontariato. Il volontario è il nerbo nella gestione di alcuni tipi di emergenze, ma se il volontario non è formato, se il volontario non è pronto, se il volontario non è sufficientemente preparato, può diventare un limite nella gestione dell'emergenza, può diventare un problema. Ecco perché noi pensiamo a livello regionale a dare un contributo di competenze alla riqualificazione o alla qualificazione del nuovo volontario, che vorrà svolgere questa esaltante funzione per essere al servizio della comunità nei momenti di particolare disponibilità e di particolare difficoltà.
  Altro tema di particolare rilievo ritengo sia quello correlato alla previsione e alla prevenzione dei rischi, e siamo al punto sei.
  Le attività di protezione civile non si traducono nella sola gestione delle emergenze, lo abbiamo appena detto, ma richiedono anche e soprattutto un'attenta previsione e prevenzione dei rischi: quindi dobbiamo rimuovere la consapevolezza e l'idea che si ha oggi della protezione civile, come dicevo all'inizio: quando si parla di protezione civile si pensa subito alla emergenza. No, la protezione civile non è solo emergenza, vorremmo non lo fosse mai. Le condizioni del nostro territorio e la crescita dei centri abitati e delle aree dedicate alle attività di impresa, come l'abbandono delle aree interne dei territori montani, richiedono una decisa accelerazione sui temi della previsione e prevenzione dei rischi. Bisogna consolidare e rafforzare le capacità e le reti previsionali sia in termini di strumentazione che in termini di capacità di analisi e di gestione operativa: la rete dei centri funzionali decentrati nelle regioni.
  Ricordo che l'alluvione di Sarno, pur col pesantissimo bilancio di vite umane, servì a porre in primo piano le esigenze di catalogare i rischi in base alla loro vulnerabilità: rischio uno, rischio due, rischio tre, rischio quattro. Se mi lasciate passare questa considerazione, credo che il sistema nazionale di protezione civile in Italia sia stato costruito purtroppo sull'esperienza delle calamità che si sono registrate a partire dal 1968, nella mia isola con il terremoto della Valle del Belice, che provocò centinaia di morti.
  Ecco perché – io vorrei da questo punto di vista evitare polemiche – è assurdo, al di là del rischio vulcanico e del rischio sismico, che con il cambiamento climatico che abbiamo subito ormai da qualche anno si debba prendere atto che l'Italia non ha ancora un Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Nonostante il Pag. 8prezioso strumento sia stato avviato nel 2016, ancora oggi non ha ottenuto il parere per la valutazione ambientale strategica. Sarà bene che il mondo scientifico e il mondo della tecnica, verso il quale abbiamo tanto rispetto e debito di gratitudine, si rendano conto che i tempi degli studi e delle analisi sono diversi dai tempi che le esigenze del territorio impongono. Non è di studi che abbiamo oggi bisogno, se non del loro costante aggiornamento. Gli armadi di tutti gli enti locali e statali sono stracolmi di studi di previsione, ma, se lo studio rimane chiuso nell'armadio e non passa dalla fase previsionale alla fase della prevenzione, noi abbiamo perso la scommessa. Ecco perché è importante il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico, perché ci dice in maniera analitica e dettagliata quali sono i territori maggiormente esposti o alle lunghe siccità, i lunghi periodi di siccità – vi ricordo che la desertificazione dall'Africa è già arrivata in Italia, occupando almeno quattro regioni del Sud – e al tempo stesso ci dice quali sono le aree che potrebbero diventare pericolose in caso di piogge, rare ma brevi e abbondanti, la cosiddetta bomba d'acqua.
  L'ultimo punto – non vorrei abusare della vostra cortesia ma, credetemi, sto saltando tante cose – è quello della attività post-emergenza riferita alla ricostruzione dei territori colpiti dagli eventi calamitosi e di origine sismica, vulcanica e idrogeologica.
  Negli ultimi 54 anni, a partire dal terremoto del Belice come ho ricordato poco fa, l'Italia ha vissuto molteplici esperienze naturali calamitose con una significativa perdita di vite umane, proprietà private e danneggiamento di attività produttive e beni culturali. Quindi – teniamo fuori il terremoto di Messina che fece 70 mila vittime, teniamo fuori quello – partendo dal terremoto del Belice, le vittime dovute a eventi sismici sono state oltre 5 mila e le vittime dovute a dissesto idrogeologico oltre 1.700. Lo Stato ha speso per la ricostruzione post-sisma più di 165 miliardi di euro, per una spesa annua media di 3 miliardi di euro. Inoltre, in base ad analisi prodotte da Eurostat, le perdite economiche per disastri naturali di origine idrogeologica ammontano a circa un miliardo e 800 milioni di euro l'anno.
  Tutti questi eventi hanno prodotto un consistente corpus normativo ed esperienziale che necessita oggi di una messa a sistema organica e strutturata all'interno di un quadro normativo e di governance che sia coerente, come già è stato fatto con il codice di protezione civile, che comunque va aggiornato. Ho già incontrato gli assessori regionali della protezione civile per raccogliere le loro prime proposte e poi naturalmente ci sarà il confronto con le forze parlamentari.
  So che avete ascoltato il Vicepresidente della regione Campania, il quale, facendo riferimento ad un dossier predisposto dal Servizio Studi della Camera, ha detto come siano state centinaia le norme varate in materia di prevenzione del rischio o gestione del rischio. È una materia assolutamente insostenibile, è un metodo disarmante. Nulla più del diritto alla sicurezza ha bisogno di essere disciplinato con norme agili, snelle, di facile interpretazione e senza costanti ed esasperanti rimandi ad altre norme. Ecco perché l'impegno che abbiamo davanti è quello di procedere finalmente a un riassetto del quadro normativo, facendo anche riferimento ai vari soggetti che intervengono di volta in volta in materia di gestione del rischio e di prevenzione. Oggi le risorse sono erogate dall'FSC, Il Fondo di sviluppo e coesione, dal FESR che è il Fondo europeo di sviluppo regionale, dalle strutture contro il dissesto idrogeologico, dal Ministero dell'interno, dal Ministero dell'ambiente. Ben vengano le risorse, ma se non c'è un'unica cabina di regia per la programmazione che possa individuare, su proposta degli enti locali e delle regioni, quali sono gli obiettivi prioritari per i quali progettare, fare la gara e aprire il cantiere, impegnando le risorse disponibili, è chiaro che noi in tema di prevenzione non avremo assolutamente risolto il problema.
  Avrei, per eccesso di generosità, altre dieci cartelle che naturalmente vi risparmio, e lascio alla presidenza, qualora si volesse prendere visione del contenuto. Ma, Pag. 9credetemi, in sintesi vi ho rassegnato quali sono le emergenze che in questi cinquanta giorni di esperienza di Governo ho potuto individuare lungo il mio percorso.
  Mi consentano, signor presidente e onorevoli commissari, una considerazione di due minuti, un'ultima considerazione. Un tema a parte meritano le isole minori, sulle quali io mi permetterò di chiedere nelle prossime settimane un incontro apposito monotematico con questa Commissione parlamentare. Sarà per la mia insularità, consacrata nel mio codice genetico, ma, credetemi, ritengo necessario e prioritario valutare quali siano le condizioni in cui 240 mila italiani vivono nelle isole cosiddette minori. Naturalmente mi riferisco al tema della sicurezza e della protezione civile, ma, com'è fin troppo chiaro a ciascun onorevole deputato, i temi riguardano anche servizi essenziali come l'istruzione, come il presidio sanitario, come le comunicazioni e i trasporti.
  Come si fa a intervenire col mare mosso e col cielo proibitivo in un'isoletta in caso di calamità, in un'isola sprovvista di un distaccamento di vigili del fuoco?
  Ecco, è una domanda che io lascio alla riflessione e alla valutazione di ciascuno di voi, traendo spunto da quello che è accaduto a Ischia, perché a Ischia tutta la giornata del 26 novembre il mare era proibitivo e il cielo pure. Per fortuna a Ischia c'è da anni un distaccamento dei vigili del fuoco che ha potuto effettuare i primi interventi assieme alle squadre di volontari che già risiedevano sull'isola, ma abbiamo il dovere noi di garantire, fosse uno o fossero diecimila gli abitanti di un'isola minore, abbiamo il dovere, come è stato, di garantire le misure minime di sicurezza.
  Ecco, io avrei concluso su questo tema che non è assolutamente marginale, inutile dire che rimango, signor presidente, a disposizione della Commissione per qualunque quesito si vorrà porre.

  PRESIDENTE. Grazie Ministro, la ringraziamo. Naturalmente comunico a tutti che le cartelle che il Ministro ha messo a disposizione della presidenza saranno distribuite a tutti i commissari. Raccogliamo assolutamente in maniera positiva questa sua ulteriore sollecitazione rispetto ad un incontro che abbia come focus le isole minori, ne stiamo parlando perché c'è il cosiddetto "decreto Ischia" ma non soltanto per quello.
  Io a questo punto partirei subito col dibattito. Vi informo che, come sapete, abbiamo diviso i tempi rispetto alla consistenza dei gruppi e che gli interventi saranno alternati tra maggioranza e opposizione.
  Il primo intervento è della deputata Semenzato. Prego collega.

  MARTINA SEMENZATO. Grazie presidente Rotelli. Egregio Ministro, colleghi.
  Ministro, condivido con lei delle riflessioni, delle sollecitazioni sul suo Ministero, su due punti del Ministero, il mare e la protezione civile, se posso.
  Quindi bene l'intuizione della Presidente Meloni di affidarle le politiche del mare, che è il vero collante dell'Italia con i suoi 8 mila chilometri di coste, che rappresenta poi quanto bello e variegato è il nostro Paese come 8 mila sono i nostri comuni.
  C'è un proverbio dalle mie parti, avrà capito che io sono veneziana, che dice «chi tocca il mare tocca il mondo». Lei lo sa bene, da siciliano, quanto centrale per l'Italia sia la nostra conformazione fisica nel Mediterraneo e quindi anche la geopolitica internazionale.
  Amare il mare però non significa lasciarlo lì nello status quo, ma ripulire le anse dei fiumi, i canali della laguna, tema particolarmente sensibile; pensi che noi a Venezia abbiamo una squadra di gondolieri sub che sistematicamente ripuliscono i nostri canali e la scorsa settimana hanno fatto l'ultima immersione e hanno recuperato mille chilogrammi di rifiuti. Quindi, insomma, quanta importanza poi ha il mare, la laguna e la nostra Commissione Ambiente. Quindi basta con i no, anzi il mare deve tornare ad essere la cartina tornasole della salute delle nostre terre. Da parte di Coraggio Italia e Noi Moderati troverà dei compagni di strada molto attenti su questo tema, a cominciare dalla necessità di sviluppo di nuove darsene soprattutto al Sud.Pag. 10
  Ministro, abbiamo bisogno di una legislazione speciale per il popolo del mare, incentivi per la rottamazione e la trasformazione dei vecchi motori come quelli ibridi e elettrici. Si pensa spesso alla gomma e alla rotaia ma per il mare passa gran parte della nostra economia. Dietro ogni imbarcazione, piccola o grande che essa sia, ci sono passione, tecnologia, ricerca e soprattutto posti di lavoro, migliaia di posti di lavoro, sono certa che sarà un tema sensibile.
  Colgo l'occasione ovviamente, Ministro, che è il focus della giornata di oggi, per ribadire l'importanza della delega alla protezione civile, un sistema che senza modestia tutto il mondo ci invidia.
  Quando c'è un problema in ognuno dei nostri comuni, e lei ha fissato molto bene il focus sull'importanza degli enti locali, a fianco delle istituzioni si muove il grande mondo del volontariato e della protezione civile, donne e uomini che si spendono in prima persona spesso rischiando del proprio. È quanto mai necessario sviluppare definitivamente i sistemi di allerta della popolazione, l'ha detto bene lei, attraverso le applicazioni dedicate. Grazie alle capacità predittive dobbiamo trovare le modalità più veloci e capillari per arrivare ad ogni singolo cittadino che potrebbe trovarsi in una situazione di pericolo.
  Tra le priorità di mandato mi permetta di inserire, Ministro, il nuovo sistema di allerta attraverso uno strumento che abbiamo tutti a disposizione, che è proprio il telefono; saremmo sicuramente in grado di salvare molte più vite umane. Sblocchiamo, anche con un aggiornamento se necessario, il cosiddetto servizio di self broadcast, quale servizio che consente la diffusione di messaggi a tutti i terminali presenti all'interno di una determinata area geografica, individuata dalla copertura radiomobile o da una di queste celle; secondo me queste sono delle sollecitazioni legate al concetto di tecnologia di cui poc'anzi ha parlato anche lei.
  Poi mi permetta di concludere facendo un riferimento specificatamente alla mia città e a Venezia, legato alla velocità e all'efficienza dell'erogare i contributi a chi ha subito danni in occasione di eventi catastrofici.
  Lei si ricorderà sicuramente la nostra «aqua granda», cioè la nostra acqua alta, del novembre del 2019 con la città allagata con una misura di 187 centimetri sul medio mare. Ci siamo rimboccati le maniche a Venezia, il Commissario straordinario nella persona del nostro Sindaco ha erogato i primi contributi a privati e a imprese, perché l'aqua granda ha toccato privati, imprese, commercianti, quelli della famosa lettera c), per oltre 30 milioni di euro; ma restano ora i contributi di cui all'articolo 25, comma 2, lettera e), che ammontano ad altri 30 milioni di euro. La platea dei soggetti in attesa di ristoro è stimata in circa 1.300 tra famiglie e titolari di attività economiche, tutte con perizie asseverate e istruttorie già concluse dagli uffici comunali. Sono risorse che spesso sono già state anticipate per poter riprendere la vita normale e le attività economiche fondamentali per la nostra città, ma dopo tre anni è necessario da parte del Governo un segnale di vicinanza. Le chiedo pertanto di farsene carico.
  So che gli uffici del Dipartimento stanno completando la ricognizione su scala nazionale, ma mi permetto di sottolineare l'urgenza per Venezia. Valuti anche soluzioni intermedie come la cessione dei contributi agli istituti di credito convenzionati, piuttosto che un anticipo tramite i Fondi della regione.
  Concludo. Io sono a disposizione per fornirle tutti i dettagli necessari ad arrivare a una soluzione di vantaggio per imprese e cittadini, che potrebbero essere un esempio anche su scala nazionale. Grazie.

  MARCO SIMIANI. Grazie presidente e grazie Ministro. Io ho ascoltato con molta attenzione la sua relazione e vorrei partire proprio dalla priorità come ha detto lei della protezione civile, dalla priorità della protezione delle persone, ma soprattutto dalla possibilità di vivere un territorio complicato e difficile come il nostro in sicurezza.
  Lei ha scandito una serie di azioni, una serie di scelte anche da parte del suo Ministero che in parte ci convincono e in Pag. 11parte credo che debbano essere approfondite. Parto da quello che ci convince.
  Credo che la riflessione che fa sul limite che oggi esiste in Italia di chi fa che cosa, o soprattutto sulla difficoltà di non pianificare da parte degli enti locali il rischio, in questo caso la prevenzione del rischio, come i piani di protezione civile, sia una delle cose a cui noi dobbiamo subito mettere mano, perché la norma non chiarisce esattamente, Chiarisce chi deve farlo ma non chiarisce quali sono i poteri sostitutivi. Oggi se il sindaco non adempie al proprio dovere, chi fa? Chi entra in questo caso in maniera anche diretta a determinare quel piano e automaticamente quella sicurezza?
  E noi dobbiamo focalizzarci su questo, questa è la prima cosa che secondo me potremmo inserire nel prossimo provvedimento che stiamo discutendo, ma anche già nel «decreto Ischia». E credo soprattutto che oggi quei mille comuni cui lei ha fatto riferimento prima siano l'esempio del lavoro che noi dobbiamo fare sul territorio, anche dal punto di vista culturale, questo lo condividiamo.
  Credo che la squadra di protezione civile oggi deve essere assolutamente rafforzata, perché ci deve essere sì una informazione da parte dei cittadini in termini di prevenzione, bisogna coinvolgere le scuole, sono d'accordo, ma noi abbiamo bisogno di una protezione civile sempre più pronta e più specializzata nei vari rischi che oggi si sono succeduti nel nostro Paese.
  Io ho qui accanto il sindaco dei comuni del cratere che sa benissimo quante sono le difficoltà legate al sisma, così come le difficoltà che riguardano gli eventi naturali che oggi si sono succeduti, le bombe d'acqua come le ha chiamate lei. Credo soprattutto che ci sia un altro aspetto che noi dobbiamo assolutamente definire: il ruolo della protezione civile può essere sicuramente l'elemento principale per la prevenzione, ma soprattutto deve essere la struttura che fa sentire sicuri i cittadini anche nella post-emergenza, perché dietro il post-evento ci sono tante azioni che la protezione civile oggi deve mettere a punto.
  Sicché c'è un grande lavoro da fare Ministro, e soprattutto vorrei capire anche da lei nella sua replica quali possano essere le azioni che questo Governo vuol fare sulle cose che ho detto, ma soprattutto, in parte le ha dette e in parte secondo me vanno approfondite, proprio per capire quali sono i provvedimenti che lei ha in mente per poter definire questa azione del suo Governo.
  Noi siamo disponibili come Partito Democratico a riflettere, a ragionare, a proporre, a mettere il Paese di fronte a tutti quegli aiuti che oggi possono essere sicuramente utili, ma c'è una responsabilità da parte nostra e degli enti locali di dare una migliore struttura a tutto il sistema delle emergenze e di prevenzione da parte del Paese.
  L'esempio che faceva sulle isole minori secondo me è calzante. Io sono grossetano, ho vissuto da presidente dei trasporti dell'epoca, quando ero presidente, tutta la questione del Giglio, della Concordia, e vi posso dire che se all'epoca ci fosse stata una struttura pronta al momento forse qualche cosa in più, anche dal punto di vista dell'emergenza, avremmo potuto fare. Ecco, perché credo che questo tema vada attenzionato e che possa dare soluzione anche alle isole che oggi sono sprovviste di presidi che possano avere questa funzione.
  Un'ultima cosa, perché voglio lasciare tutta la parte che riguarda il clima e l'abusivismo alla mia collega Braga. Io credo, Ministro, che il «decreto Ischia» possa essere un'opportunità per definire alcune azioni, sicché la domanda è capire da lei se questo provvedimento può essere un'opportunità per dare un segnale, non solo a Ischia ma al Paese, ovvero se tratterà solo quello che riguarda il tema dell'isola. Grazie.

  DARIO IAIA. Grazie Presidente. Buongiorno signor Ministro. Noi la ringraziamo per la chiarezza e anche la sinteticità con cui ha esposto le linee programmatiche del suo Ministero. Intanto una prima considerazione di natura politica da noi rappresentanti di Fratelli d'Italia.
  Lei, come è aduso fare in maniera modesta, ha fatto un passaggio molto veloce sulla previsione di un Ministero da parte del Presidente Meloni; noi riteniamo invece Pag. 12che la decisione di individuare e di costituire un vero e proprio Ministero per la tematica della protezione civile sia un aspetto molto importante, direi fondamentale dal punto di vista politico, perché rappresenta l'attenzione del Presidente del Consiglio ad una tematica assolutamente importante e di grandissimo rilievo, non soltanto oggi alla luce di quanto è avvenuto purtroppo nell'isola di Ischia, ma in generale per il nostro Paese, che come è noto è un Paese molto esposto al rischio idrogeologico, non solo per via dei cambiamenti climatici, ma proprio per la conformazione del nostro territorio. Quindi il fatto che ci sia un Ministro ad occuparsi in maniera precipua di questo argomento e di questo tema è un aspetto politicamente molto importante, chiaramente in stretta collaborazione con il Dipartimento della protezione civile e con tutto il sistema della protezione civile.
  Guardi Ministro, io porto in questa Commissione, o vorrei portare in questa Commissione, la mia esperienza decennale di sindaco, come le dicevo, di un comune della provincia di Taranto e anche la mia esperienza professionale di avvocato penalista. Prima il collega faceva un riferimento, ma ha fatto anche lei dei riferimenti che io condivido assolutamente, sulla necessità di semplificare la materia dal punto di vista normativo. Guardi, le rappresento questo aspetto soprattutto come avvocato, perché nella normativa attuale – credo che questo sia uno poi dei compiti principali del Governo, ma soprattutto del Parlamento e di questa Commissione, presidente – bisogna cercare di semplificare quelli che sono gli obblighi di fare cui lei prima faceva riferimento, quindi dobbiamo capire che cosa si deve fare e chi soprattutto lo deve fare.
  Guardi, io le faccio un esempio, chiaramente senza riportare i nomi, ma c'è un processo molto importante, potremmo dire un maxi-processo pendente dinanzi al tribunale di Taranto, che riguarda un'alluvione avvenuta a Ginosa nel 2013, ci furono o tre o quattro morti, esondò un torrente. Guardi, sotto processo, e siamo nella fase dibattimentale, ci sono praticamente tutti, dall'Autorità di bacino della Basilicata, a sindaci, a esponenti della provincia, ai rappresentanti dei Consorzi di bonifica, e ancora, in sede dibattimentale, siamo ancora all'inizio, ma anche nella fase di indagini preliminari, non è chiaro quali siano le responsabilità, cioè chi doveva mettere in sicurezza – in questo caso – quel torrente. Questo chiaramente è un esempio per rappresentare, per confermare quello che lei correttamente diceva. Cioè dobbiamo capire - se c'è una situazione di pericolo - qual è l'ente competente, chi deve intervenire, chi ha la responsabilità per intervenire e, se quell'autorità non interviene, chi deve intervenire in sua sostituzione. Perché altrimenti se abbiamo cinque enti che devono intervenire sullo stesso obiettivo, alla fine probabilmente non lo farà nessuno, perché nessuno si sentirà obbligato a fare quel tipo di intervento. Allora noi possiamo fare e prevedere, come diceva giustamente lei, le norme più belle di questo mondo, ma alla fine se non siamo pratici, non siamo concreti e non facciamo soprattutto gli interventi, noi continueremo a piangere i nostri morti, a fare degli interventi di emergenza – così come quello che stiamo per approvare e che riguarda Ischia – ma non avremo assolutamente neanche affrontato il problema, non dico risolto il problema, ma neanche affrontato. Per cui questo della semplificazione normativa è un aspetto che noi riteniamo assolutamente fondamentale.
  Chiaramente saremo al suo fianco per quanto ci è possibile dal punto di vista politico, per quanto riguarda il potenziamento delle risorse umane del suo Ministero e delle risorse economiche e strumentali.
  I volontari, faccio una considerazione, sono una straordinaria risorsa per l'Italia, lo abbiamo visto anche durante il periodo del Covid. Senza i volontari probabilmente nei comuni avremmo potuto fare veramente poco, e lei come ex Presidente della regione Sicilia sa sicuramente meglio di me quanto il terzo settore, il settore del volontariato, sia assolutamente fondamentale, così come i piani di protezione civile. Noi condividiamo il fatto che sia prioritario approvarli, ma sia ancora più importante farli conoscere. Ne parlavamo prima: se i cittadiniPag. 13 non sanno qual è il punto di evacuazione, non sanno qual è il punto di aggregazione, nel momento in cui c'è un problema si crea una situazione di totale confusione e quindi non avremo risolto la questione ma l'avremo probabilmente è aggravata. Per cui dobbiamo fare in modo che i comuni li approvino, dare delle risorse ai comuni per farli approvare, e questo devo dire che negli ultimi mesi è anche avvenuto, e fare in modo che ci siano anche delle risorse per comunicare, anche a mezzo dei social per esempio, delle assemblee pubbliche tradizionali ma anche gli strumenti di social network potrebbero essere assolutamente utilizzati.
  Benissimo il sistema di allertamento avanzato dal punto di vista tecnologico, oramai viviamo tutti con gli smartphone, per cui l'allerta che ci arriva direttamente sul telefonino sarebbe un grandissimo risultato e credo, insomma noi abbiamo grande fiducia e ne siamo convinti, che arriveremo anche a questo tipo di risultato.
  Chiudo con due ultime considerazioni: benissimo il bando per i 71 mila volontari per quanto riguarda «Io non rischio 365» e poi credo che sia stata anche rappresentata dal Governo l'attenzione rispetto alla protezione civile con l'appostamento dei 400 milioni in più per quanto riguarda il Fondo per le esigenze indifferibili, oltre ai 16 milioni e più per quanto riguarda l'isola di Ischia e l'emendamento che è stato promosso anche dal nostro presidente ed accolto dal Governo che riguarda i 14,5 milioni di euro messi a disposizione delle Autorità distrettuali, ivi compresa quella dell'Appennino meridionale oltre al 20 per cento delle somme complessive per quanto concerne il comma 608, sul personale, per l'assunzione di personale a tempo indeterminato. Quindi c'è sicuramente un'attenzione del Governo da questo punto di vista, chiaramente nei limiti delle disponibilità finanziarie che sono a disposizione del Governo stesso.

  GIORGIO FEDE. Grazie presidente, buongiorno Ministro. Abbiamo ascoltato le sue linee programmatiche, ma spiace, anche se penso che sarà nelle cartelle che lei consegnerà e sono curioso di vederle, che si è parlato poco di politiche del mare. Questo nuovo Ministero è nato su queste due linee, la protezione civile e le politiche del mare. Le politiche del mare non hanno fatto parte del suo intervento, mi auguro di trovare risposte e informazioni nelle cartelle.
  Debbo dire che le prime azioni di questo Governo nei confronti del mare, e faccio riferimento all'attività sulle trivelle, non hanno lasciato un buon auspicio. Quindi mi auguro che l'attenzione nel futuro sia ben diversa, sapendo che fra parchi marini e tutte le attività che ci sono da fare – e cito la legge SalvaMare che è stata fatta nel passato Governo, che appunto è nata da un'esperienza proprio della marineria della mia città, che oltretutto l'ha sperimentata – bisogna tutelare il mare a livello ecologico. Il mare è una fonte di ricchezza per i marittimi, che vivono oggi il problema del caro-energia, dei costi per i carburanti, della pesca, quindi anche innovare, potenziare e supportare questa categoria.
  Ma tornando al discorso della protezione civile, che ha raccolto la maggior parte del tempo del nostro intervento, sì, lei ha detto bene che i comuni «possono» dotarsi, quindi questa sensibilità negli amministratori locali non c'è stata. Lo denota il fatto che oltre mille comuni, dai report che sono stati fatti, non hanno un piano di protezione civile, chi ce l'ha spesso non ce l'ha aggiornato, quindi sono piani obsoleti e vecchi. Laddove ci sono, più o meno aggiornati, la popolazione non ne ha contezza, quindi la domanda che ci dobbiamo fare è come mai a trent'anni dall'esistenza della protezione civile ancora questo strumento stenti, ancor di più in una nazione come la nostra dove i rischi che competono alla caratteristiche del suo Dicastero sono elevatissimi, per la nostra bellissima forma che ci rende complessi.
  Parliamo del rischio frane e di dissesto idrogeologico che colpisce e riguarda il 94 per cento del territorio nazionale. Citiamo solamente gli ultimi fenomeni, sono quelli appunto di rischio di cui stiamo parlando in questo provvedimento, ma anche quello che è avvenuto nelle Marche, la mia terra, peraltro un evento ripetuto più volte e Pag. 14questo dipende anche un pochettino dalla scarsa sensibilità – lei l'ha citata – nell'attenzione ai cambiamenti climatici, per cui quelle che sono delle bombe d'acqua oggi non sono più eventi eccezionali che occorrono con ricorrenze lunghissime, ma sono sempre più frequenti ed anche lì ci auguriamo che ci sia, che ci possa essere, un'attenzione alla cause di questi fenomeni che sono appunto i cambiamenti climatici.
  Quindi andare verso una transizione, continuare quel lavoro che noi stavamo facendo su una transizione energetica, che è la causa dell'inquinamento e l'inquinamento causa i cambiamenti climatici, e i cambiamenti climatici causano i disastri.
  Poi lei ha ricordato bene come spesso noi portiamo avanti questo lavoro, sicuramente fondamentale, della protezione civile e del soccorso alle popolazioni, ma quello che deve essere fatto con assoluta importanza è il discorso della prevenzione. Anche lei l'ha fatto nelle sue parole, ma chiaramente deve essere reso un atto concreto. Lei ha parlato di armadi pieni di studi di previsione e l'impressione che spesso abbiamo, anche nelle nostre esperienze – lei è stato sia presidente di provincia che presidente di regione quindi conosce bene quello che è il ruolo fondamentale degli enti territoriali locali che hanno tante difficoltà, ma hanno anche grosse funzioni e responsabilità – è che lì bisogna lavorare. Spesso la cronaca ci ha insegnato che certi strumenti sono stati usati più spesso per dare degli incarichi, per dare una montagna di carte da depositare, per pagare una parcella e non per fare il lavoro e questa è una cosa su cui dobbiamo riflettere, è un'azione che noi, come forza politica abbiamo sempre contrastato.
  Ne cito un altro, la digitalizzazione, l'ha citata anche lei nel suo intervento. Esiste uno strumento che è la messaggeria IT Alert, l'abbiamo istituita noi col Governo Conte, quindi è un'altra azione che è fondamentale per avvisare le persone. Da noi nelle Marche c'è stata l'alluvione in corso e nessuno sapeva quello che stava accadendo, peraltro molti erano impegnati in campagna elettorale, per cui questa cosa ha deviato anche le attività principali.
  Poi c'è il discorso della carta geologica nazionale, sempre sul discorso della prevenzione. Noi l'abbiamo messo anche in molti emendamenti, ahimè accantonati, che non hanno avuto risposta. È in scadenza, l'avevamo finanziata noi perché se uno non ha la contezza di dove sono i rischi, di quali sono i rischi...parliamo della carta geologica nazionale, parliamo dei piani di previsione di rischio ambientale, tante cose che sono sulla carta ma mai attuate.
  Cito un altro esempio di una calamità, una disgrazia che è accaduta, la tragedia di Rigopiano. Se la regione Abruzzo avesse avuto un piano valanghe avrebbero saputo che in quel posto sarebbe avvenuta statisticamente, storicamente una valanga importante e non avrebbero fatto costruire.
  Quindi anche qui l'appello a quella sensibilità, alla tutela ambientale che passa per il preservare il territorio e quindi quel mancato controllo che c'è stato negli anni da parte dei comuni e degli enti preposti alla pianificazione, le province e le regioni, che non hanno fatto la vigilanza, non hanno attuato le previsioni degli strumenti urbanistici e soprattutto non hanno agito nel controllo... perché controllare e prevenire, come dice un vecchio motto, è meglio che curare. Quindi chiaramente questa cosa va garantita e va mantenuta con una maggiore attenzione, migliore di quella precedente, perché altrimenti questa cosa non avrà un'efficacia importante.
  Quindi tralasciando le polemiche che hanno preceduto la creazione di questo Ministero, noi ci auguriamo che non sia un ministero piccolo piccolo ma che sia un Ministero che possa lavorare, perché di cose da fare ne ha tante. Prima erano assegnate con altre deleghe, oggi sono assegnate a lei quindi noi guardiamo con attenzione, la supporteremo perché la nostra critica non sarà mai pregiudizievole, ci piace lavorare sulle cose da fare, quindi potremmo dare tanti supporti sulla base anche delle esperienze fatte con i passati governi e ci auguriamo di poter vedere finalmente quelle soluzioni che in tanti anni non si sono viste.
  Quindi la protezione civile è fondamentale, la tutela del mare è fondamentale, è Pag. 15strano averle modulate in questa maniera, ma noi prendiamo atto delle scelte del Governo, non sta a noi la scelta, però siamo qui e faremo sempre la nostra parte e daremo il nostro contributo. Grazie.

  ALDO MATTIA. Grazie presidente, grazie onorevole Ministro. Io un concetto lo devo ripetere, già espresso dal collega onorevole Iaia, non perché non abbia argomenti ma credo che sia importante, come Fratelli d'Italia, rafforzare il concetto della scelta del Ministero ad hoc sulla protezione civile oltre a quella delle politiche del mare. Ha fatto un passaggio lei che mi vede assolutamente concorde, perché, attraverso questa nuova allocazione della protezione civile, il Ministro ha una presenza più viva sul territorio. Questo è un termine che non può e non deve essere solo un termine, ma deve essere un atto consequenziale. Condivido quanto ha detto sugli aspetti lacunosi delle gestioni amministrative territoriali, ad esempio lo dico da deputato eletto in terra di Basilicata. Qualche settimana dopo il gravissimo episodio ischitano abbiamo avuto un analogo episodio nella provincia di Potenza e precisamente sulla statale di Maratea, e solo per puro caso non si sono avute vittime. Però già con questo intervento abbiamo notato le difficoltà locali nell'intervenire immediatamente, e non parliamo di isole minori, parliamo di penisola.
  Voglio esprimere un altro concetto, rafforzando la sua idea, sulla considerazione finale che lei ha fatto, onorevole Ministro, sulle isole minori. Noi non ci dobbiamo focalizzare solo ed esclusivamente sulla tutela di 270 mila cittadini, ma le isole minori esprimono un'economia non indifferente per il sistema turistico italiano, perché non sono 270 mila, ma sono molte altre migliaia di persone. Soprattutto dovremmo andare a vedere quanto economicamente e finanziariamente sviluppano come indotto turistico nelle casse dello Stato italiano, attraverso ovviamente il movimentismo economico delle aziende e di conseguenza il gettito fiscale. Pertanto non possiamo limitarci solo ed esclusivamente a valutare interventi per 270 mila persone e dire che essendo 270 mila persone forse possiamo fare a meno di fare questo e quell'altro – già a prescindere eticamente non è possibile – ma andiamo anche a valutare il gettito fiscale che quelle isole, attraverso le proprie attività produttive e turistiche, danno alla nostra nazione, al nostro Stato. Pertanto non è un elemento secondario, ma è un elemento assolutamente primario.
  Le vorrei fare un'altra domanda, condividendo totalmente la sua esposizione, poi le garantisco che leggerò foglio per foglio perché, lo dicevamo prima con l'onorevole Iaia, questo momento di confronto sulla protezione civile è un momento molto interessante e molto importante. Lei ha parlato di mettere in campo e aumentare il numero delle persone da poter investire in questo tipo di attività. Ecco, qui rimarco un concetto, cercare di evitare al massimo quelli che sono i momenti locali di clientelismo. Forse dico una stupidaggine però è così, e lo dico con molta tranquillità; bisogna andare a individuare realmente le professionalità che occorrono per questo tipo di lavoro, ma nello stesso tempo creare dei corsi di formazione importanti soprattutto per il momento di volontariato perché il momento volontariato, al di là dell'elogio che noi possiamo esprimere al volontario, se il volontario non è ben preparato, rischia di fare danni e di creare ulteriore vittime. Allora secondo me vanno individuati dei momenti interessanti e importanti dal punto di vista di un corso di formazione.
  Un altro aspetto che dobbiamo focalizzare, perché quello che lei ha detto è giusto, è la mancanza di piani di protezione civile nei vari comuni; quelli più grandi sicuramente sono più attrezzati quelli più piccoli meno attrezzati. Però forse lì dobbiamo anche porci la domanda inversa: oggi i comuni, molti comuni, si trovano sull'orlo di dissesti finanziari e per fare queste iniziative secondo me bisogna sostenerli in due modi, anzi in tre modi. Uno, sicuramente dal punto di vista di una dotazione finanziaria ulteriore specifica ad hoc; due, dal punto di vista di un confronto politico, perché è necessario un confronto politico costante con i sindaci, magari individuando nel suo Ministero le persone ad hoc per fare questo tipo di penetrazione sul Pag. 16territorio in maniera costante. Il sindaco oberato o chi per esso delegato, oberato da mille problematiche che un comune dà, ovviamente si troverebbe anche nella difficoltà di seguire questo aspetto che invece non è assolutamente secondario, ha ragione lei, è assolutamente prioritario ed ecco che secondo me va fatto questo tipo di attività.
  Ottimo il lavoro che è stato svolto già da tempo e che lei vuole incentivare sull'attività di divulgazione «Io non rischio» nelle piazze e nelle scuole, ma credo che anche qui si debba andare ad incrociare con un rapporto con gli enti locali, con chi amministra gli enti locali e ritornando a quello che ho detto prima, di integrare appunto il sostegno finanziario nei confronti degli enti locali e dei comuni per poter intervenire in tal senso.
  Avrei anche tante altre cose da dire ma il presidente Rotelli mi sta guardando male, mi sembra che tre o quattro punti li ho esternati e credo che però, anzi dico sicuramente che approfondirò, come giusto che sia come deputato, la sua relazione perché è veramente molto interessante. Sostegno alla sua attività, personalmente e come partito.

  PRESIDENTE. Grazie collega Mattia, non soltanto non la guardavo male, ma anzi vi devo ringraziare perché state tutti rispettando i tempi in maniera perfetta. Collega Braga è il suo turno, prego.

  CHIARA BRAGA. Grazie presidente, cercherò anch'io di essere molto breve nei minuti che ci sono stati assegnati come gruppo.
  Intanto io vorrei dire con grande onestà, diciamo al Ministro, che noi invece non abbiamo condiviso la scelta invece del Governo di attribuire a un Ministro – nato, peraltro, nel momento della formazione del Governo, ci sembrava, con un altro spirito e con un'altra finalità – una delega così importante come quella della protezione civile. Non l'abbiamo condiviso, manteniamo le nostre perplessità, naturalmente con la predisposizione d'animo di essere smentiti in quello che probabilmente è un nostro pregiudizio.
  La preoccupazione, e ci tengo a dirlo, è che una materia così delicata e complessa come la protezione civile non a caso è stata sempre di competenza della massima autorità politica del Governo, perché il tema di un coordinamento forte con tutto il sistema della protezione civile, con i territori, con i soggetti che fanno parte del sistema, a nostro avviso può essere svolto in maniera adeguata solo nella figura del Presidente del Consiglio.
  Al netto di questo ovviamente abbiamo ascoltato l'illustrazione delle sue linee guida, credo che ci sia necessità di provare ad andare un po' più a fondo su alcune questioni, penso ad esempio che il codice della Protezione civile oggi ha bisogno principalmente di essere attuato più che di essere semplificato, modificato, come mi pare di avere colto nelle sue parole. Questo non toglie il fatto che ci possano essere, anche alla luce di avvenimenti e situazioni che negli anni si sono riscontrati, degli spazi possibili di miglioramento di aggiornamento, ma il nostro auspicio è che il suo Ministero si dedichi principalmente a dare piena attuazione a questo codice. Penso ad esempio allo strumento anche dei fondi: il Fondo regionale di Protezione civile che è oggetto di un intervento a saldo zero nel decreto Ischia – i 10 milioni che sono stati allocati non sono risorse aggiuntive sono risorse che vengono in qualche modo messi a disposizione senza un impegno economico ulteriore – sono assolutamente insufficienti. Il Fondo regionale di protezione civile risponde alle esigenze, come lei ben sa, di protezione civile di livello regionale su tutto il territorio nazionale e quindi non è il Fondo la destinazione per Ischia e la quantificazione è del tutto insufficiente. Il nostro auspicio è un rifinanziamento, e sarà anche uno dei temi su cui le chiedo espressamente qual è il suo orientamento sul rifinanziare questo Fondo e renderlo strutturale nei prossimi anni; noi concentreremo anche come gruppo del PD la nostra iniziativa sulla discussione del decreto all'esame, di questo provvedimento di questa Commissione, il decreto Ischia.
  L'altra questione è l'assenza, a nostro avviso, di una parola e di un orientamento Pag. 17chiaro, che incrocia le competenze del suo Ministero in materia di protezione civile e che la vicenda di Ischia ha reso ancora più evidente, sul tema dell'abusivismo edilizio. Ci siamo confrontati in Aula, anche oggi abbiamo visto come il tema sia stato accuratamente evitato. Noi non condividiamo le parole non chiare che sono state pronunciate e un po' ambigue sul tema dell'abusivismo di necessità e ci sembra particolarmente grave che arrivino da chi appunto oggi guida il Ministero della protezione civile. L'auspicio è che il tema della ricostruzione degli interventi di messa in sicurezza non ceda nessuno spazio a un atteggiamento meno che chiaro e fermo sul tema del contrasto all'abusivismo edilizio.
  L'altra questione che vorrei porre alla sua attenzione richiama un punto che lei – e mi avvio a concludere presidente – ha richiamato sul codice appalti. Io penso che nel codice appalti ci siano delle norme che consentano di operare di fronte alle situazioni di emergenza con procedure straordinarie, ci sono già, nell'immediato post emergenza. Forse sarebbe opportuno – e su questo le chiedo se lei ha intenzione di assumere un'iniziativa anche col ministro Salvini – che si colmi una lacuna abbastanza evidente che c'è nel decreto attuativo approvato dal Consiglio dei ministri in via preliminare, sul totale svuotamento e indebolimento delle indagini preventive di carattere geologico e geomorfologico, perché questo punto se vogliamo ragionare in una logica di prevenzione del rischio e messa in sicurezza, mi pare molto più rilevante e sarebbe bene che anche appunto dal suo Ministero arrivasse un'attenzione, un segnale chiaro nella fase di stesura definitiva del decreto attuativo in materia di appalti. Grazie.

  GIANPIERO ZINZI. Grazie Presidente. Ringrazio il Ministro intanto per la relazione efficace e utilmente sintetica.
  Io farò riferimento a dei punti che lei ha citato Ministro. Intanto mi è piaciuto molto il tema del patto tra i diversi livelli di Governo e i cittadini. È evidente che qualunque tipologia di azione debba essere integrata e l'integrazione tra i diversi livelli di Governo molto spesso è mancata anche nelle ultime emergenze, per cui dobbiamo educare il nostro Paese a fare gioco di squadra e vale tanto per le istituzioni che per i cittadini. Mi è piaciuto il riferimento alle persone.
  Prima il collega del Movimento 5 Stelle ha fatto riferimento al suo Ministero come un piccolo Ministero o a un grande Ministero, chissà. Io ritengo che, sia piccolo o grande, le azioni di un Ministero passino attraverso la competenza, la capacità di un Ministro e rispetto a questo non abbiamo dubbi, la sua storia parla da sola e quindi siamo sicuri che farà un lavoro importante anche al di là delle deleghe che le sono state assegnate.
  In ordine all'impegno che le persone, che il capitale umano della pubblica amministrazione possa determinare, io ritengo che una proposta da tenere in considerazione sia esattamente quella per cui si istituiscano dei presidi territoriali in cui convogliare ingegneri, architetti, geologi cioè professionalità che siano in grado di intervenire a ridosso dell'emergenza e mi riferisco anche al tema della pianificazione e della prevenzione.
  È necessaria una maggiore integrazione tra i piani di assetto idrogeologico e i piani di protezione civile. Su questo serve un impegno del Ministero e serve soprattutto che l'occhio cada sull'attività delle Autorità di bacino. Prima commentavamo con dei colleghi la carenza in pianta organica delle diverse Autorità distrettuali; è chiaro che questo rappresenta un problema non solo per il Ministro dell'ambiente ma anche per il suo Ministero perché la fase dell'emergenza succede a quella della prevenzione e della pianificazione.
  Sul codice degli appalti la parola d'ordine per tutti noi è «semplificazione», per cui siamo assolutamente in linea e qualunque approfondimento andrà fatto in ordine al ruolo della protezione civile, insomma credo che saremo tutti disponibili in Commissione a fare un lavoro serio e in ultimo – e chiudo – credo che sia indiscutibile che la posizione di tutto il centrodestra rispetto al tema dell'abusivismo sia lotta all'abusivismo. È chiaro che sull'abuso di necessità è il Partito Democratico che già in CampaniaPag. 18 ha una posizione diversa da quella che la collega ha descritto prima, quindi andrebbe fatta un po' di chiarezza prima di puntare il dito sugli altri, ma questo è un tema su cui io ritengo tutti abbiamo una posizione univoca di lotta all'abusivismo e credo sia la posizione anche del Ministro. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie collega Zinzi, io darei subito la parola al Ministro per la replica, prego.

  SEBASTIANO MUSUMECI, Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Grazie signor Presidente. Io debbo in premessa fare un chiarimento, essendo scaturite alcune osservazioni, legittime e pertinenti da parte degli onorevoli commissari. Io ero convinto che il tema di questa audizione fosse la protezione civile, perché in coda con le audizioni che in questi giorni hanno impegnato la Commissione dopo la vicenda Ischia. Non avrei avuto alcuna difficoltà a soffermarmi a parlare di politiche del mare e di questo equivoco, di questa incomprensione, io chiedo scusa a lei, presidente della Commissione, perché sarò felice di potere, ove è necessario, ove richiesto, tornare a confrontarmi e raccogliere anche proposte su un tema così affascinante, così complesso qual è il mare in tutti i suoi aspetti.
  Mi lasci dire in un minuto che questo Ministero è stato fortemente voluto dal Presidente del Consiglio e naturalmente, considerati i tempi assai ristretti, abbiamo immaginato un Dicastero con una funzione di coordinamento e di programmazione per tutti i soggetti e tutti gli attori pubblici e privati che in vario modo concorrono a determinare il «sistema mare» e vorrei dire l'economia del mare. È stato in tal senso istituito un comitato interministeriale del quale fanno parte i rappresentanti di sette/otto dicasteri interessati al mare, per affrontare di volta in volta i temi che presentano le varie filiere, dalla cantieristica alla crocieristica, dalle attività ricreative alle attività turistiche, dall'ambiente e quindi dalle riserve marine alla produzione ittica. È un'esperienza nuova che costruiremo giorno dopo giorno, con entusiasmo certamente, dotandola anche di quell'assetto normativo di cui una iniziativa del genere ha bisogno. Io spero di avere chiarito l'equivoco perché non avrei avuto alcuna difficoltà di dedicare cinque minuti del mio intervento alle politiche del mare.
  Sono perfettamente d'accordo con l'onorevole Semenzato quando dice che uno dei problemi più rilevanti, parlando di mare, è quello dell'inquinamento. Lei ricorderà una presa di posizione coraggiosa, energica da parte dei sindaci di alcune importanti città del Mediterraneo nell'appuntamento di Marsiglia lo scorso anno, in cui si denunciava come questo grande lago – perché sostanzialmente viene immaginato così il Mediterraneo – sia oggetto ormai di una azione di inquinamento sempre più incalzante, sempre più preoccupante al di là poi di tutti gli aspetti che derivano anche dall'irresponsabile scolo di acque nel Mediterraneo, acque inquinate a cominciare da quelle che attraversano o interessano i centri urbani o le grandi città, come nel suo caso Venezia, stavo per dire la sua città ma mi consenta di dire che Venezia è la città di tutti, la sentiamo un po' tutti nostro patrimonio.
  Quanto all'allertamento alle comunità certo è un sistema nuovo, probabilmente avrà bisogno di essere affinato nel corso del tempo. Abbiamo immaginato un primo stanziamento dopo la fase di sperimentazione, l'ingegner Curcio che è il nostro valido capo del Dipartimento sta lavorando perché possa diventare presto il patrimonio a favore delle comunità almeno per un tipo di rischio di allertamento, per un tipo di rischio, purtroppo non per tutti.
  Rimane il problema dei ristori alle popolazioni, alle comunità colpite. Abbiamo un arretrato, almeno questo abbiamo trovato nel Dipartimento, di oltre 400 milioni di euro e bisognerà mettere mano a questo arretrato. È un tema che dovremmo affrontare come sempre col MEF ed io spero che seppure gradualmente le comunità colpite – in questo caso sono quelle colpite dalle calamità avvenute negli ultimi tre anni – possano essere ristorate con un pur Pag. 19minimo intervento, ma che diventa anche significativo.
  L'onorevole Simiani concorda, e questo mi fa tanto piacere, sulla necessità di definire chi deve fare cosa, che soprattutto nei momenti dell'emergenza diventa un problema insormontabile, perché in quei momenti non c'è tempo per pensare, ognuno deve subito correre nella propria trincea e attivarsi. È anche vero, onorevole, che noi stiamo pensando non soltanto a definire chi deve fare cosa, ma a intervenire se chi deve fare non fa. Quindi serve anche immaginare un potere sostitutivo e sanzionatorio da parte di un livello istituzionale superiore, proprio perché possa essere scongiurato il rischio di calamità dovuto ad atteggiamenti o ad azioni omissive da parte di chi doveva fare e non lo ha fatto. Il processo dopo la calamità serve poco e sappiamo come si concludono molti di questi processi, ma io confido e confidiamo tutti nel Governo, sul senso di responsabilità di tutti i rappresentanti degli enti locali e dei presidenti di regione che pur tra mille difficoltà hanno dimostrato di essere assai impegnati.
  Lei si interrogava sul post sisma, non soltanto sulla gestione della emergenza. C'è una doppia fase dopo la calamità, una è quella immediatamente dopo, che deve essere attivata dal Commissario appositamente nominato, è il caso dell'avvocato Legnini ad Ischia, e poi c'è una fase invece che è quella del ripristino della normalità. Le due fasi non possono coincidere per ovvie ragioni anche pratiche. Per la fase della ricostruzione, come lei sa, stiamo lavorando con il Dipartimento Casa Italia. È una struttura che consente di avviare i processi di ricostruzione d'intesa con gli enti locali. Anche questo compito è stato affidato alla mia struttura e quindi è uno dei temi a cui guardiamo con particolare interesse.
  Il decreto di Ischia può essere esteso? Beh, diciamo che è una struttura assai utile in questa fase anche per, speriamo di no, eventuali analoghi casi che si potrebbero determinare. Però come lei avrà e tutti avremo compreso, ogni calamità ha una sua specificità e quindi sulle regole possiamo forse omogeneizzare, ma poi esiste uno spazio di flessibilità che deve consentire a chi è chiamato a gestire il post-sisma, il post-calamità, a doversi adeguare alle specificità e alle esigenze tipiche di quel determinato territorio.
  Ringrazio l'onorevole Iaia per avere condiviso le impostazioni del Governo e l'esigenza di una semplificazione normativa che diventa il presupposto essenziale se vogliamo accelerare le procedure e responsabilizzare chi è chiamato a fare.
  Con l'onorevole Fede credo di essermi giustificato per il fatto, per non aver affrontato il tema del mare e mi creda è un tema che mi coinvolge e mi affascina tantissimo. Voglio assicurarle che è anche nostra intenzione dotare il sistema nazionale, ma tutto il territorio, di una carta geologica che so essere molto cara anche al suo partito, al suo gruppo parlamentare. Ho sentito l'altro giorno l'ex Ministro dell'ambiente parlarne con particolare passione. Proprio ai primi di gennaio incontrerò il presidente nazionale dell'Ordine dei geologi per concordare con lui, da un punto di vista pratico e materiale, cosa in questo momento serve rispetto al lavoro che è stato già fatto – perché un lavoro è stato avviato in questo senso – per capire che cosa serve ed eventualmente reperire la risorsa necessaria perché il lavoro possa essere completato.
  Con l'onorevole Mattia concordiamo sulle isole minori, non è solo il dovere etico, sociale, costituzionale dico io, di garantire il diritto alla sicurezza di chi ha scelto di vivere su quelle isole e meno male che non si sia determinata la desertificazione che invece abbiamo dovuto registrare nelle aree interne, ma c'è anche un'attenzione particolare alla ricaduta economica che l'attività delle isole minori purtroppo soltanto stagionalmente determina in termini di ricchezza al prodotto interno lordo.
  Il nostro volontariato è fra i più preparati in Europa, lo dico perché va a merito dei volontari della protezione civile. Sono bravi, donne e uomini, giovani e meno giovani, che non mi stanco mai di ringraziare. Ma noi abbiamo bisogno di allargare la platea, di continuare nel reclutamento di Pag. 20nuove leve che vanno formate e vanno avviate all'attività.
  L'onorevole Braga manifestava le proprie riserve su un Ministro alla protezione civile, che non è vero che non c'è mai stato, la Protezione civile è nata con un Ministro ed è andata avanti con nove Ministri prima della sostituzione con un Sottosegretario. Spera di poter essere smentita, ha detto, io mi auguro davvero e mi impegno a poterla smentire, sarei felice di riuscirci.
  Bisogna dare piena attuazione al codice di protezione civile e questo è un compito che non riguarda soltanto i vertici, non riguarda soltanto il Dipartimento di Protezione Civile perché il codice chiama in causa tutti i soggetti presenti sul territorio. Quindi è necessario sensibilizzare anche i rappresentanti delle regioni, delle province, delle città metropolitane e dei comuni e degli altri soggetti del sistema protezione civile, la Croce Rossa per fare un esempio, le Forze dell'ordine, le Forze armate, la comunità scientifica, i Vigili del fuoco e quanti formano questa straordinaria orchestra che va alla costante ricerca dell'armonia.
  Concordo con l'onorevole Braga sul fatto che il Fondo regionale di protezione civile debba essere rimpolpato, rimpinguato. Voglio ricordare all'onorevole Braga che il Fondo è stato sospeso dal 2008 al 2021, mancavano le risorse, quindi stiamo lavorando perché questo fondo possa essere dotato delle necessarie risorse.
  Sull'abusivismo, è chiaro che il tema dell'abusivismo non riguarda la protezione civile fra le funzioni e gli obiettivi riguarda il Ministero dell'ambiente e riguarda certamente il lavoro importante e responsabile di questa di questa Commissione. Se mi si chiede se l'abusivismo diventa causa o concausa delle calamità, beh io credo che l'esperienza recente ci dimostri come spesso diventa concausa delle calamità.
  Ischia ci fa riflettere perché la prima alluvione è stata negli anni trenta e da quello che dice il mondo della scienza l'autorità distrettuale non risultava essere stata antropizzata ancora la zona in cui è avvenuta l'alluvione. Segno evidente che ci sono delle criticità legate alla natura geologica del terreno, criticità che poi vengono aggravate dalla presenza di volumetrie che sorgono laddove non dovrebbero sorgere. Ma al di là di questo l'abusivismo è un fenomeno triste, deplorevole e illegale che va necessariamente combattuto ed io mi auguro che il Governo e il Parlamento tutto possano trovare le necessarie iniziative perché questo avvenga.
  Per quanto mi riguarda vorrei subito rassicurare l'onorevole Braga, io non appartengo al partito dell'abusivismo, non ne ho mai fatto parte, mi onoro da presidente della mia regione di avere istituito per la prima volta con la legge n. 9 del 2021 un fondo a disposizione dei sindaci per l'abbattimento delle case abusive. Ecco così sgombriamo il campo da ogni dubbio e da ogni sospetto.
  Infine l'onorevole Zinzi ha posto l'accento sul lavoro delle Autorità distrettuali che spesso, parlo delle Autorità di bacino, che spesso si muovono in condizioni davvero di difficoltà. È un'esperienza che ho maturato sulla mia pelle: in Sicilia non siamo riusciti a istituire la polizia idraulica che ha una funzione precipua di controllo nel reticolo idrografico e soprattutto nelle infrastrutture importanti e strategiche, quali sono le dighe, proprio per mancanza di personale.
  Al tempo stesso mi lasci dire, onorevole Zinzi, che ho avuto il piacere di istituire l'Autorità di bacino nella mia regione, mancava dal 1989 l'ho istituita non appena mi sono insediato, appena eletto.
  Io credo signor presidente, onorevoli commissari, che seppur nella necessaria sintesi – mi sento incalzato, sento il suo fiato sulla nuca presidente, temo sempre di essere andato oltre i tempi – però credo di avere potuto dire tutto quello che ritenevo prioritario, necessario dire. Naturalmente restando a disposizione sua e della onorevole Commissione in qualunque momento si riterrà necessario un ulteriore confronto. Vi ringrazio per il garbo e l'interesse delle proposte con cui abbiamo alimentato questo dibattito.

  PRESIDENTE. Ministro non possiamo che ringraziarla per i suoi modi, per i contenuti e anche per la relazione che ha Pag. 21dato alla Commissione. Devo dire, da questo punto di vista, che lei ci ha sottolineato come sia importante questa vicenda della consapevolezza delle problematiche e dei problemi, ma anche delle possibili risposte che le strutture territoriali possono dare nel caso di emergenza. Questo viene fuori da tutta una serie di audizioni che, come lei sa, stiamo facendo per quanto riguarda il decreto Ischia, ma la sua presenza, il suo intervento qui oggi ce l'ha ricordata e io mi sento personalmente – ma credo ogni commissario – investito di questa necessità di rendere più consapevoli le popolazioni e gli enti preposti per poter dare risposte puntuali.
  Io a questo punto la ringrazio per il suo intervento e per la relazione depositata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.15.

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