CAMERA DEI DEPUTATI
Sabato 27 aprile 2024
297.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
Pag. 3

SEDE REFERENTE

  Sabato 27 aprile 2024. — Presidenza del presidente Nazario PAGANO. – Interviene il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli.

  La seduta comincia alle 9.45.

Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
C. 1665 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 26 aprile 2024.

  Nazario PAGANO, presidente, avverte che nella seduta odierna si proseguirà l'esame a partire dall'emendamento Zaratti 1.36, sul quale i relatori e il rappresentante del Governo hanno espresso parere contrario.
  Dopo aver dato conto delle sostituzioni per la seduta odierna, su richiesta del deputato Alfonso Colucci, in assenza di obiezioni, dispone l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

  Alfonso COLUCCI (M5S) richiama preliminarmente i gravi strappi al Regolamento e le profonde lesioni dei rapporti tra maggioranza e opposizione che, a suo avviso, si sono verificati nel corso delle precedenti sedute dedicate all'esame del provvedimento.
  Sottolinea, in particolare, come si sia ripetuta una votazione sull'emendamento Auriemma 1.19 solo per superare un esito sgradito alla maggioranza ed evidenzia come un'analoga situazione si sia verificata anche successivamente, quando, per consentire ai deputati della maggioranza di tornare in Commissione, si è ritardato artificiosamente il momento della votazione su una proposta emendativa dell'opposizione. Lamenta altresì che la presidenza della Commissione gli abbia tolto bruscamente la parola nel corso di un intervento per disporre l'immediato svolgimento di una riunione dell'Ufficio di presidenza, integratoPag. 4 dai rappresentanti, dei gruppi, della Commissione.
  Venendo al merito dell'emendamento Zaratti 1.36, che chiede di sottoscrivere, segnala come molto opportunamente tale proposta richiami l'esigenza di rispettare gli articoli 2, 3 e 5 della Costituzione, posti a presidio, rispettivamente, dei diritti inviolabili dell'uomo, dei principi di uguaglianza formale e sostanziale e del principio dell'unità e dell'indivisibilità della Repubblica. Reputa significativo che l'emendamento in esame connetta espressamente tali valori fondamentali della nostra Carta costituzionale al principio solidaristico, che deve caratterizzare il regionalismo italiano, evidenziando che, con il provvedimento in esame, l'assetto dei rapporti tra lo Stato e le Regioni appare destinato ad abbandonare il proprio carattere collaborativo, per perseguire un modello di tipo competitivo. A suo avviso, si tratta di una profonda riscrittura dei principi contenuti nella Costituzione, che nasce dalla guerra per la liberazione, di cui si è recentemente celebrata la festa, alla quale il Presidente del Consiglio ha partecipato con modalità che giudica del tutto insoddisfacenti.

  Maria Elena BOSCHI (IV-C-RE), nell'associarsi alle considerazioni del collega Alfonso Colucci, stigmatizza quanto avvenuto nella giornata di ieri, sottolineando come le decisioni assunte dalla Conferenza dei presidenti di gruppo sostanzialmente impediscano di svolgere la discussione delle proposte emendative entro termini adeguati.
  Nel rimarcare che la ripetizione della votazione dell'emendamento Auriemma 1.19 abbia costituito un grave strappo e che correttamente l'opposizione abbia deciso di non partecipare alla seconda votazione svolta dalla Commissione, segnala che, a fronte di tale situazione, si era pertanto chiesto, in un'ottica costruttiva, di disporre un breve rinvio dell'avvio della discussione in Assemblea del provvedimento, che non avrebbe avuto alcun intento dilatorio, considerando anche l'attuale calendario dei lavori della Camera.
  Osserva come, a fronte della disponibilità inizialmente manifestata dal Ministro per i rapporti con il Parlamento a valutare tale rinvio, nella serata di ieri la maggioranza nella Conferenza dei presidenti di gruppo abbia vanificato il tentativo di raggiungere una mediazione sui tempi di esame delle proposte emendative, sostanzialmente sfiduciando il Ministro Ciriani. Nel ribadire che la richiesta delle opposizioni non aveva intenti ostruzionistici e che i gruppi di minoranza avevano dato la propria disponibilità, in caso di rinvio dell'avvio della discussione del provvedimento in Assemblea, a ritirare un numero consistente di proposte emendative, sottolinea come a questo punto il Ministro per i rapporti con il Parlamento sia stato del tutto delegittimato e, pertanto, in futuro, non si potrà dare credito alle sue proposte.
  Conclusivamente, sottolinea come, anche in questo contesto, i gruppi di opposizione non intendono, comunque, reagire in maniera scomposta, ma continueranno a partecipare ai lavori al fine di sollecitare un esame serio e approfondito delle proposte emendative.

  Simona BONAFÈ (PD-IDP) ritiene che quanto accaduto nella giornata di ieri debba assolutamente essere censurato, sottolineando come la maggioranza non abbia voluto affrontare nei modi dovuti quello che lo stesso Ministro per i rapporti con il Parlamento ha definito un incidente di percorso. Evidenzia che, a fronte della situazione che si era prodotta, alla quale si sarebbe potuto tranquillamente porre rimedio in Assemblea, la maggioranza ha invece deciso di compiere una forzatura rispetto alle regole parlamentari.
  Sottolinea che il proprio gruppo, come gli altri gruppi di opposizione, ha dato la propria disponibilità a ritirare un numero significativo di proposte emendative, qualora venisse concesso un tempo più ampio per la discussione in sede referente. Evidenzia, infatti, che il gruppo del Partito Democratico ha tutto l'interesse a discutere nel merito i contenuti del provvedimento e che, in questa ottica, ha presentato esclusivamente proposte volte a rivedere le disposizioni in esso contenute, senza alcun intento ostruzionistico. Auspicando che i lavori della Commissione possano procedere in modo ordinato, manifesta sin d'ora Pag. 5la disponibilità del proprio gruppo a proseguire i lavori della Commissione anche nella giornata di domani. Nel segnalare che nella giornata di ieri le posizioni espresse dal Ministro Ciriani avessero lasciato intravedere una possibilità di individuare un percorso condiviso, poi negata dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, auspica che nel corso degli odierni lavori della Commissione maturino le condizioni per un ripensamento al riguardo.
  Venendo al merito dell'emendamento Zaratti 1.36, che chiede di sottoscrivere, sottolinea come sia opportuno introdurre un richiamo al principio solidaristico di cui agli articoli 2, 3 e 5 della Costituzione tra i principi che devono ispirare l'attuazione del disegno di legge in esame. Ritiene, infatti, che questo richiamo delle disposizioni costituzionali sia particolarmente necessario nel momento in cui si disegna un impianto, che, secondo la sua parte politica, stravolge completamente l'assetto istituzionale vigente, disegnando un regionalismo di tipo competitivo.

  La Commissione respinge l'emendamento Zaratti 1.36.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, fa presente che nella seduta di ieri il deputato Zaratti ha sottolineato la necessità di rimodulare i tempi di esame del provvedimento, in considerazione del protrarsi del dibattito sulla ripetizione della votazione dell'emendamento Auriemma 1.19. Domanda dunque alla presidenza come intenda procedere al riguardo.

  Nazario PAGANO, presidente, rinvia a quanto stabilito durante la riunione dell'Ufficio di presidenza della Commissione svoltasi nella giornata di ieri, nel corso del quale sono stati definiti i tempi per il prosieguo dell'esame alla luce della conferma della data del 29 aprile per l'inizio della discussione del provvedimento in Assemblea.

  Alfonso COLUCCI (M5S) interviene sull'ordine dei lavori, richiamando l'attenzione sul resoconto sommario della seduta di ieri, dal quale risulta che la presidenza ha domandato se vi fossero interventi sull'emendamento Ghio 1.34 prima di metterlo in votazione.
  Rileva che, invece, tale richiesta sarebbe stata formulata in un momento successivo, quando l'emendamento era già stato posto in votazione, al fine di consentire ai deputati di maggioranza che si erano allontanati dall'aula di partecipare alla votazione.
  Chiede pertanto che il resoconto sommario sia rettificato al fine di dar conto di quanto realmente accaduto.

  Andrea CASU (PD-IDP), ricollegandosi all'intervento del collega Cuperlo, sottolinea come la risposta della presidenza attesti che non vi è alcuna modifica nella definizione dei tempi di lavoro della Commissione.
  Esprime forti critiche sulla scelta delle forze di maggioranza di mantenere invariata l'organizzazione dei lavori anche a fronte di quanto accaduto in occasione della votazione dell'emendamento Auriemma 1.19, disconoscendone così le relative conseguenze politiche.

  Nazario PAGANO, presidente, ribadisce che la sede in cui vengono assunte le determinazioni relative all'organizzazione dei lavori è l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione.

  Enrica ALIFANO (M5S), intervenendo per svolgere un richiamo al Regolamento, fa presente che l'articolo 32 prevede che la seduta inizi con la lettura del processo verbale, che si intende approvato ove non vi siano osservazioni. Sottolinea che, nel caso di specie, l'onorevole Colucci ha avanzato una richiesta di rettifica e che, pertanto, il processo verbale non può ritenersi implicitamente approvato.

  Nazario PAGANO, presidente, rammenta che, per prassi consolidata e risalente agli anni '70, nelle sedute delle Commissioni non si dà lettura del processo verbale. Con riferimento alla contestazione del resoconto,Pag. 6 fa presente che, se si ritiene che vi siano state irregolarità, queste possano essere segnalate.

  Maria Elena BOSCHI (IV-C-RE) sottolinea l'opportunità di dare conto, nel resoconto sommario della seduta odierna, della richiesta di rettifica formulata dall'onorevole Colucci e delle motivazioni che la supportano, rilevando che, in ogni caso, i fatti contestati non incidono sulla regolarità dei lavori della Commissione.
  Si tratta, a suo avviso, di un eccesso di sintesi della resocontazione, non potendosi dubitare della buona fede con cui il resoconto sommario viene predisposto dagli uffici competenti, che sovente lavorano in condizioni assai concitate.
  Reputa tuttavia opportuno un approfondimento sul punto, ricordando come in passato sia accaduto che fossero ricavati precedenti parlamentari da resoconti sommari non condivisi dalle forze di opposizione.

  Simona BONAFÈ (PD-IDP) condivide la richiesta di rettifica del resoconto sommario, rilevando come vi sia riportato un fatto che, a suo avviso, non corrisponde a quanto accaduto.
  Si associa alle considerazioni svolte dalla collega Boschi in ordine alla buona fede degli uffici, ribadendo tuttavia la necessità di un'integrazione del resoconto.
  Sottolinea come l'intento della sua richiesta non sia ostruzionistico, bensì finalizzato a garantire il corretto andamento dei lavori.

  Pasqualino PENZA (M5S) afferma che nel resoconto sommario della seduta di ieri, che ritiene redatto in modo approssimativo, non emergono passaggi fondamentali che sono stati alla base della sua espulsione dall'aula.
  Fa quindi presente che, una volta apprezzata la dubbia consistenza numerica delle forze di maggioranza, la presidenza avrebbe domandato al deputato Urzì se intendesse intervenire, nonostante quest'ultimo non avesse avanzato alcuna richiesta in tal senso, al solo fine di prendere tempo.
  Dinanzi a questi fatti, di cui ribadisce la gravità, rappresenta di aver attuato una protesta in forme assolutamente pacifiche, recandosi presso il banco della presidenza per denunciare la mancanza di imparzialità nella conduzione dei lavori della Commissione.
  Dal resoconto sommario non emergerebbero invece né le ragioni della protesta né le modalità con cui questa si è svolta.
  Ritiene che le modalità con cui si sono svolti i lavori della Commissione abbiano determinato il venir meno del rispetto del suo ruolo di segretario, cui il regolamento assegna la funzione di coadiuvare la presidenza nel garantire il corretto andamento dei lavori medesimi.
  Chiede quindi che il resoconto sommario della seduta di ieri sia rettificato e invita la presidenza a tenere in debita considerazione le richieste avanzate in tal senso dai colleghi.

  Alessandro URZÌ (FDI), relatore, afferma che imputare responsabilità politiche all'attività di resocontazione delle sedute – che è di esclusiva competenza degli uffici della Camera dei deputati – implica disconoscere il lavoro e la professionalità degli uffici medesimi.
  Nell'associarsi alle considerazioni della collega Boschi – che ha riconosciuto l'irrilevanza, ai fini del corretto andamento dei lavori, degli episodi oggetto di contestazione – auspica che il prosieguo dell'esame possa essere impiegato, in modo più proficuo, a discutere del merito delle proposte emendative presentate.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP) stigmatizza il fatto che gli uffici vengano coinvolti in modo strumentale dalla maggioranza, al solo fine di attaccare l'opposizione.
  Sottolinea infatti come nessuna delle forze di opposizione abbia sollevato dubbi sulla imparzialità del personale della Camera dei deputati e che, invece, sia stata contestata unicamente l'eccessiva sintesi del resoconto.
  Reputa quindi poco istituzionale l'atteggiamento di chiusura manifestato dalle forze di maggioranza anche in questa occasione.

Pag. 7

  Alfonso COLUCCI (M5S) esprime il suo rammarico per il fatto che le continue forzature operate dalla maggioranza impediscono la trattazione nel merito delle proposte emendative presentate.

  Enrica ALIFANO (M5S) rileva come risulti difficile entrare nel merito degli emendamenti presentati in assenza di un ordinato e corretto svolgimento dei lavori in Commissione. Comprende che, come già fatto presente dal presidente, per prassi non viene data lettura del processo verbale; evidenzia tuttavia come nel caso di specie vi sia stata una puntuale contestazione da parte del collega Colucci e di altri colleghi su un punto specifico del resoconto sommario della seduta di ieri. Ritiene importante che di tale contestazione resti traccia nel resoconto sommario della seduta in corso.

  Maria Elena BOSCHI (IV-C-RE) stigmatizza il fatto che il deputato Urzì, il quale non si pronuncia quasi mai sul merito del provvedimento, intervenga in maniera strumentale per fornire una presunta interpretazione autentica di quanto da lei sostenuto nel suo intervento precedente. Ribadisce di non avere mai messo in discussione la buona fede degli uffici che anzi ringrazia per il difficile lavoro che fanno. Sottolinea che la richiesta avanzata era solo volta ad una rettifica del resoconto, così come avviene in Assemblea in merito all'approvazione del relativo processo verbale in caso di contestazioni che ciascun deputato ha il diritto di sollevare.

  Igor IEZZI (LEGA) ritiene inaccettabili i tentativi delle opposizioni di mettere in discussione la terzietà degli uffici. Invita piuttosto i colleghi di opposizione ad indirizzare i propri attacchi verso le forze di maggioranza.

  Chiara BRAGA (PD-IDP) rileva come il collega Iezzi abbia travisato interamente il senso degli interventi delle forze di opposizione. Ribadisce piuttosto la sua profonda fiducia nei confronti degli uffici, evidenziando come nessun attacco sia stato mosso a questi. Stigmatizza piuttosto le tante forzature operate dalla maggioranza e dalla presidenza nel corso dell'esame del provvedimento. Conferma la disponibilità del suo gruppo anche a ridurre la discussione sulle loro proposte emendative qualora ci si potesse confrontare seriamente nel merito. Rinnova quindi la richiesta alla presidenza di farsi garante di un esame serio e ordinato del provvedimento, nonché di farsi parte attiva con il Presidente della Camera per ottenere un rinvio di qualche giorno dell'avvio della discussione del provvedimento in Assemblea. Sostiene che in assenza di tale rinvio ne deriverebbe una mortificazione del Parlamento.

  Nazario PAGANO, presidente, in riferimento alla richiesta avanzata dall'onorevole Braga, ricorda di avere già comunicato al Presidente della Camera il suo orientamento favorevole ad un breve rinvio dell'inizio della discussione del provvedimento in Assemblea, facendosi carico delle richieste avanzate dalle forze di opposizione. Rileva però come egli non possa che prendere atto del fatto che la Conferenza dei Presidenti di gruppo, da ultimo nella riunione di ieri sera, ha confermato la data del 29 aprile per l'avvio della discussione generale in Assemblea.
  Reputa ingiusti e scomposti gli attacchi a lui rivolti negli ultimi giorni, ritenendo invece di aver fatto tutto il possibile per garantire una discussione appropriata sul più ampio numero di proposte emendative possibile. Sottolinea infine come non sia compito della presidenza della Commissione la redazione del resoconto sommario e del processo verbale.

  Pasqualino PENZA (M5S) sostiene che il clima di scontro in Commissione è addebitabile ai comportamenti posti in essere dalla maggioranza e non può in alcun modo essere imputato alle forze di opposizione. Contesta altresì un operato non sempre imparziale da parte della presidenza.

  Alfonso COLUCCI (M5S) reputa che, specialmente in occasione dell'esame degli emendamenti Auriemma 1.19 e Ghio 1.34, Pag. 8la presidenza non si sia fatta garante di una corretta applicazione delle regole. Intervenendo sull'emendamento Zaratti 1.37, ne auspica l'approvazione, in quanto richiama principi fondamentali della Costituzione ponendone al centro il principio solidaristico.

  Filiberto ZARATTI (AVS), nello stigmatizzare quanto accaduto nelle sedute precedenti, evidenzia come nessuno degli esponenti dei gruppi di opposizione abbia partecipato alla votazione sull'emendamento Auriemma 1.19. Sostiene che l'emendamento 1.37 a sua firma non presenta alcun profilo controverso e dovrebbe dunque essere ampiamente condiviso, in quanto non fa altro che richiedere di tener conto del principio solidaristico di cui agli articoli 2, 3, e 5 della Costituzione nella definizione delle modalità di approvazione delle intese tra lo Stato e la regione.

  Marco SARRACINO (PD-IDP), nel chiedere di sottoscrivere l'emendamento Zaratti 1.37, sottolinea la rilevanza del richiamo, contenuto nella predetta proposta emendativa, al rispetto del principio solidaristico di cui agli articoli 2, 3 e 5 della Costituzione, alla luce dei gravi divari territoriali esistenti nel nostro Paese.
  Ricorda, in proposito, che nella giornata di ieri sono stati pubblicati i dati sulla distribuzione territoriale dei redditi, che evidenziano l'esistenza di profonde sperequazioni tra le diverse aree del Paese, indicando in modo chiaro la presenza di condizioni di maggiore difficoltà nel Mezzogiorno. Ritiene altresì che debbano destare allarme le previsioni relative al calo delle iscrizioni universitarie, che si determinerà in modo sempre maggiore in relazione alla persistenza del calo demografico.
  A suo avviso, in questo contesto, il provvedimento in esame rischia di dimostrarsi del tutto antistorico, in quanto anche la recente esperienza della pandemia da COVID-19 ha indicato chiaramente come sia necessario rafforzare in modo uniforme la garanzia del diritto alla salute, attraverso un deciso potenziamento delle prestazioni offerte dagli operatori pubblici nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, specialmente nelle regioni del Meridione.
  Quanto ai profili procedurali, reputa grave la mortificazione del ruolo del Parlamento, che non avrà sostanzialmente voce in capitolo nella discussione sui contenuti delle intese che verranno stipulate, ed evidenzia, pertanto, l'esigenza di provvedere già in questa sede a un rafforzamento dei principi da porre alla base delle intese.

  Francesco MURA (FDI) osserva che l'intervento della deputata Braga denota, a suo avviso, una scarsa conoscenza dell'andamento dei lavori della Commissione. Sottolinea, infatti, che la maggioranza ha tutto l'interesse a intervenire nel merito con riferimento ai contenuti del provvedimento in esame, rilevando tuttavia come i caratteri dell'attività emendativa messa in atto dai deputati dell'opposizione, che hanno presentato un numero elevato di proposte emendative dal carattere evidentemente ostruzionistico, rappresenti di fatto un ostacolo a una discussione che valorizzi l'esame del contenuto del disegno di legge. Auspicando di poter proseguire più ampiamente in un confronto con i colleghi dell'opposizione, anche in risposta alle considerazioni svolte dal deputato Cuperlo nel corso dell'esame delle proposte emendative, sottolinea come, in definitiva, l'obiettivo del provvedimento in esame sia quello di rafforzare la responsabilità dei territori, in linea con una tendenza consolidata anche nell'ambito della propria regione d'origine, la Sardegna.

  La Commissione respinge l'emendamento Zaratti 1.37.

  Pasqualino PENZA (M5S), nel ribadire come nell'ambito delle fila della maggioranza non vi siano deputati provenienti da regioni meridionali eletti nell'Italia del Sud, ritiene che andrebbero approfonditi con maggiore attenzione gli effetti che il regionalismo differenziato ha prodotto in alcune regioni, a partire dalla Sardegna.

  Francesco MURA (FDI) ritiene che gli interventi dei deputati dell'opposizione non colgano appieno come le disposizioni dell'articolo 116, terzo comma, della CostituzionePag. 9 rappresentino un'importante occasione per un'assunzione di responsabilità da parte delle regioni. Richiama, in proposito, il rilievo del principio di autogoverno riconosciuto dalle disposizioni dello statuto della regione Sardegna, evidenziando che anche i dati sui redditi pro capite nella sua regione rilevino in modo chiaro una crescita, a fronte delle evidenti criticità derivanti dalla condizione di insularità. Nel sottolineare, quindi, come il regionalismo differenziato non apporti nessun elemento di criticità rispetto alla situazione attuale, ritiene, piuttosto, che si debba valutare se alcuni aspetti degli statuti delle Regioni autonome debbano essere rivisti alla luce dei contenuti delle intese che verranno sottoscritte, consentendo in questo modo di rileggere la specialità regionale alla luce dell'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
  A suo avviso, comunque, l'impianto del provvedimento già nella sua formulazione attuale assicura pienamente la garanzia dei principi di solidarietà e di unità nazionale, che non sono invece pienamente tutelati dall'attuale forma di regionalismo. Sottolinea, infatti, che nell'assetto dei rapporti tra lo Stato e le Regioni realizzatosi a legislazione vigente i divari tra i diversi territori, anziché ridursi, si sono acuiti e, pertanto, sarebbe sbagliato pensare che sia corretto lasciare le cose come stanno. Reputa quindi necessario cogliere la sfida dell'autodeterminazione e realizzare un assetto finalmente chiaro dei rapporti tra lo Stato e le regioni, superando situazioni di incertezza e conflittualità che, ad esempio hanno portato negli ultimi anni all'impugnazione da parte dello Stato di una quota ampiamente maggioritaria delle leggi approvate dalla regione Sardegna.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), nell'esprimere il proprio apprezzamento per la scelta del collega Mura di intervenire nel merito nella discussione in esame, osserva come le opposizioni abbiano più volte sollecitato la partecipazione dei colleghi della maggioranza, in quanto si attendevano risposte puntuali a seguito di un ciclo di audizioni che ha sostanzialmente demolito l'impianto del provvedimento. Evidenzia, infatti, che, a fronte delle valutazioni degli esperti, che hanno paventato il rischio di un'alterazione della forma di Stato delineata dalla nostra Carta costituzionale, i relatori all'inizio dell'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 1 si sono limitati a esprimere un generico parere contrario su tutte le medesime proposte, senza fornire alcuna valutazione.
  Ritiene, invece, doveroso un esame serio e approfondito di un provvedimento che rischia di disintegrare l'unità nazionale, in un contesto nel quale sarebbero, piuttosto, necessari interventi per colmare i divari orizzontali e verticali che caratterizzano il Paese. Evidenzia come, con l'approvazione del disegno di legge in esame, si corra, ad esempio, il rischio di creare discipline profondamente differenziate a livello regionale in settori essenziali, come la sanità, l'istruzione o l'energia, di fatto mettendo in competizione i territori regionali, anche quelli economicamente più avanzati, con sistemi economici di carattere nazionale, che hanno normalmente territori più ampi e maggiore popolazione. Esprime altresì la propria preoccupazione per il fatto che nell'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione si possa realizzare la costituzione di confederazioni tra le regioni, in linea con il progetto perseguito dalla Lega dal momento della sua fondazione, che prevedeva la secessione delle regioni del Nord. Parimenti, giudica allarmante che la Lega intenda candidare alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo il generale Vannacci, che nelle sue dichiarazioni ha evocato la costituzione di classi scolastiche differenziate per gli studenti con disabilità e ha escluso che si possano considerare come cittadini persone di colore. Tali dichiarazioni, dalle quali alcuni esponenti della Lega hanno preso le distanze, testimoniano a suo avviso non solo un'avversione ai valori costituzionali ma anche quelli derivanti dall'illuminismo. Auspica, conclusivamente, che la maggioranza non intenda portare avanti un provvedimento che rappresenta una grave ferita istituzionale.

  Filiberto ZARATTI (AVS), nel dichiarare di aver apprezzato l'intervento del collega Pag. 10Mura che tenta di dialogare e di esprimere la propria opinione, fa presente che l'ha colpito in particolare il fatto che egli abbia sostenuto che l'ottanta per cento delle leggi approvate dal Consiglio regionale della Sardegna sono state contestate da Governi di diverso segno. Precisa, anche alla luce della sua esperienza da consigliere regionale, che normalmente quando il Governo impugna una legge regionale lo fa per motivi di congruità con le leggi nazionali o in ragione di un conflitto di competenze. Rileva che ciò che la Regione Sardegna sembrerebbe volere, vale a dire la possibilità di legiferare su tutto indipendentemente dalla Costituzione e dall'uniformità delle leggi regionali al sistema generale, assomiglia molto a un quadro di tipo catalano, dunque non si tratterebbe di regionalismo ma di una organizzazione statuale. Nel ritenere quindi che l'onorevole Mura abbia confermato le paure dell'opposizione, con riferimento alla considerazione del collega secondo cui la Regione Sardegna, vale a dire una regione a statuto speciale, non avrebbe tratto benefici in tutti questi anni, si domanda perché allora una qualsiasi regione dovrebbe veder migliorare la propria situazione con l'autonomia differenziata. A suo parere il problema è un altro e riguarda l'equa distribuzione delle risorse, che è l'unico elemento in grado di determinare il miglioramento di tutte le regioni. Nel sottolineare che, se – come sembra – i sardi sono in una logica catalana, se ne devono assumere tutta la responsabilità. Ritiene per le ragioni esposte che le affermazioni del collega Mura dimostrino quanto sia sbagliata l'impostazione del testo.

  Maria Rosaria CARFAGNA (AZ-PER-RE) dichiara di aver ascoltato con attenzione le considerazioni dell'onorevole Mura, soprattutto con riguardo alla sua convinzione che il sud debba accettare la sfida della trasparenza e della responsabilizzazione. Si dichiara completamente d'accordo con questa affermazione, ricordando a riprova di ciò il fatto che il suo gruppo al Senato si sia astenuto sul disegno di legge in esame, perché non voterà mai contro il principio dell'autonomia. Ritiene tuttavia che il testo in esame non stimoli in alcun modo le regioni meridionali ad accettare la sfida ma anzi le condanni a permanere nella condizione di divario in cui si trovano. Riconoscendo, come affermato dall'onorevole Mura, che questo sistema può aver contribuito ad alimentare i divari, non può considerare questo un valido motivo per continuare a farlo, pur con una soluzione diversa. Invita quindi l'onorevole Mura a parlare con i sindaci delle città meridionali, a parlare per esempio con il sindaco di Giugliano che ha a disposizione risorse per un solo asilo nido e per un solo assistente sociale mentre il sindaco di Monza, di una città quindi paragonabile per numero di abitanti, ha risorse per 8 asili nido e per 32 assistenti sociali. Sottolinea come in questo testo manchino due presupposti fondamentali perché si possa accettare la sfida, vale a dire il finanziamento dei LEP e il rifinanziamento del fondo per la perequazione. Quanto al primo aspetto, fa presente come la sola definizione dei LEP non comporti la garanzia che essi siano realmente finanziati. Nel richiamare la clausola di invarianza finanziaria contenuta nel disegno di legge, fa presente che quindi la convergenza verso un livello uniforme delle prestazioni può avvenire soltanto attraverso una rimodulazione della spesa statale a favore delle regioni meno capienti dal punto di vista fiscale, vale a dire introducendo più tasse oppure tagli alla spesa, a meno che non si intenda invece adottare il criterio della spesa storica, che peraltro è quello che ha determinato gli attuali divari, e dunque questo giustificherebbe la presenza della clausola di invarianza finanziaria nel testo. In questo caso infatti i LEP sarebbero definiti non al rialzo come fatto dal Governo Draghi ma al ribasso, fissando le prestazioni a livello minimo garantito. Quanto al fondo di perequazione, dichiara di non aver ricevuto alcuna risposta alle tante richieste sulle ragioni della decisione di azzerare, proprio in concomitanza con l'esame di questo provvedimento, il fondo per la perequazione infrastrutturale che il Governo Draghi aveva provveduto a rifinanziare in maniera significativa sulla base delle rilevazioni dei fabbisogni. Nel segnalare che sulla base di tale rilevazione l'ottantaPag. 11 per cento delle risorse del fondo sarebbero state destinate al sud, ribadisce che in assenza del finanziamento dei LEP e delle risorse del fondo per la perequazione la sfida della responsabilizzazione costituisce una battaglia ad armi impari tra il sud e il nord, tra le aree interne e le aree metropolitane.

  La Commissione respinge l'emendamento Torto 1.38.

  Nazario PAGANO, presidente, sospende brevemente la seduta.

  La seduta, sospesa alle 11.40, è ripresa alle 12.

  Enrica ALIFANO (M5S), nel raccomandare l'approvazione dell'emendamento 1.39, di cui è prima firmataria, evidenzia come tale proposta intenda sottolineare l'esigenza di garantire in modo adeguato il ruolo di coordinamento dello Stato, che a suo avviso non può abdicare ai compiti che gli sono affidati dalla Costituzione a tutela dell'unità nazionale. Evidenzia che il partito di maggioranza relativa fa spesso riferimento al concetto di Nazione, che, secondo alcuni studiosi, rappresenta l'elemento di maggior forza identitaria per Fratelli d'Italia, mentre con il provvedimento in esame si prefigura una sostanziale distruzione dello Stato unitario, con una profonda alterazione della forma di Stato delineata dalla Costituzione. Osserva, infatti, che si richiede un forte ruolo di coordinamento dello Stato per evitare l'aggravamento dei divari che esistono non solo tra le regioni del Nord e quelle del Centro e del Sud, ma anche, all'interno delle stesse regioni, a danno dei territori marginali, delle aree interne, dei piccoli comuni e delle isole.
  In questo contesto, sottolinea anche il rilievo del richiamo, contenuto nell'emendamento in esame, al coinvolgimento della Conferenza unificata, dal momento che appare essenziale prevedere una adeguata partecipazione ai processi decisionali dei rappresentanti degli enti locali, che in molti casi saranno chiamati in prima battuta a garantire i servizi connessi alle nuove funzioni attribuite alle regioni. Segnala, peraltro, il rischio che il nuovo assetto determini maggiori costi per i bilanci pubblici, che non potranno che essere in ultima istanza posti a carico dei cittadini.

  Marco SARRACINO (PD-IDP), nel ringraziare il collega Mura per il suo contributo al dibattito, osserva che talune delle sue osservazioni critiche relative agli effetti del regionalismo sono in via di principio condivisibili, domandandosi tuttavia se tali considerazioni siano condivise anche dalle altre forze politiche di maggioranza. Nel rilevare come nel dibattito sulla riforma siano prevalentemente intervenuti esponenti di partiti di maggioranza che richiamano la parola «Italia» nel proprio nome, sottolinea che la sua parte politica non è contraria all'autonomia, ma ritiene necessario prevedere che alcuni compiti essenziali siano svolti dallo Stato. Nel ricordare le numerose osservazioni critiche formulate da rappresentanti degli enti territoriali eletti dalla attuale maggioranza di governo, a partire da quelle del Presidente della regione Calabria Occhiuto, chiede al Ministro Calderoli cosa accadrebbe se tutte le regioni chiedessero forme di autonomia differenziata con riferimento a tutte le materie per le quali è possibile tale richiesta.
  Dopo aver richiamato l'esigenza di rifinanziare il Fondo perequativo infrastrutturale, di cui all'articolo 22 della legge n. 42 del 2009, sottolinea altresì l'esigenza di prevedere adeguati finanziamenti per garantire i livelli essenziali delle prestazioni, dal momento che, in assenza di stanziamenti aggiuntivi, non verrà garantita l'uguaglianza dei punti di partenza tra le varie regioni.

  Andrea CASU (PD-IDP), intervenendo a titolo personale, si riallaccia ai precedenti interventi del collega Mura ed evidenzia come, in assenza di adeguati correttivi, il provvedimento in esame rischia di allargare i divari esistenti tra le diverse aree del Paese.

  Alessandro URZÌ (FDI), con riferimento alle preoccupazioni espresse con riferimentoPag. 12 al ruolo dello Stato a seguito dell'approvazione del disegno di legge in esame, osserva che in ogni caso lo Stato non si priverebbe delle proprie competenze esclusive indicate dall'articolo 117 della Costituzione e che la riforma prefigurata del provvedimento determina una forma di differenziazione regionale che è già presente nel nostro ordinamento, con riferimento alle regioni a statuto speciale. Nel sottolineare l'opportunità di una riflessione sulle possibili modifiche agli statuti speciali, anche alla luce dell'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, evidenzia come tanto il provvedimento in esame quanto le disposizioni dell'articolo 116, primo comma, della Costituzione si ispirino al principio di autoresponsabilità delle regioni. Evidenzia, altresì, che il provvedimento in esame prevede che le intese siano attuate garantendo il riconoscimento dei livelli essenziali delle prestazioni, segnalando, comunque, che esso intende dare attuazione a una norma introdotta nella Costituzione da un Governo di centro-sinistra e si dichiara pertanto stupito dei timori espressi dall'attuale opposizione.
  A suo avviso, il disegno di legge in esame non delinea un regionalismo di tipo competitivo, ma persegue una forma di regionalismo che valorizza le responsabilità dei territori e delle rispettive classi dirigenti. Per questi motivi, ritiene che l'emendamento Alifano 1.39 non introduca reali elementi di novità rispetto all'impianto del provvedimento, specialmente sotto il profilo dell'adeguatezza dei flussi informativi tra regioni e Parlamento.

  La Commissione respinge l'emendamento Alifano 1.39.

  Carmela AURIEMMA (M5S), nel raccomandare l'approvazione dell'emendamento 1.40, di cui è prima firmataria, sottolinea preliminarmente l'esigenza di affrontare in modo puntuale il tema del finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni, dal momento che in assenza di adeguati stanziamenti non sarebbero garantiti i connessi diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale. Con specifico riferimento alle questioni affrontate dall'emendamento Auriemma 1.40, richiama la sussistenza di sessantanove procedure di infrazione nei confronti del nostro Paese, evidenziando come quindici di esse si riferiscano alla materia della tutela dell'ambiente. A tale ultimo proposito, invita a considerare come molti degli interventi necessari, come quelli relativi alla qualità dell'aria, non possano essere adeguatamente realizzati senza un coordinamento a livello nazionale e richiedano risorse ingenti. Invita, quindi, a valutare l'opportunità di escludere tali materie dalla devoluzione delle competenze prevista dal provvedimento in esame, eventualmente considerando la possibilità di una esclusione di carattere temporaneo.

  La Commissione respinge l'emendamento Auriemma 1.40.

  Alfonso COLUCCI (M5S), riprendendo le considerazioni in precedenza svolte, ribadisce che per affrontare in modo adeguato la questione meridionale, occorrono adeguati interventi perequativi e misure che garantiscano la parità dei diritti in tutto il territorio nazionale. Al fine di colmare i divari storicamente accumulati, si rende, pertanto, necessario prevedere un adeguato finanziamento per i livelli essenziali delle prestazioni e per la realizzazione di interventi perequativi. In assenza di tali interventi, infatti, il provvedimento costituirebbe una grave lesione per le regioni del Mezzogiorno.
  Dal momento che il disegno di legge in esame prefigura una sorta di «specializzazione» delle regioni a statuto ordinario, invita a considerare che la specialità non è stata spesso portatrice di risultati positivi per i cittadini delle regioni interessate. Richiama, in proposito, a titolo di esempio, i dati relativi al servizio sanitario nella regione Sardegna, che giudica allarmanti, nonché ricorda l'ammontare delle risorse destinate alla continuità territoriale per la medesima regione, che sono notevolmente inferiori a quelle destinate agli analoghi territori di Francia e Spagna.

  Marco SARRACINO (PD-IDP), nel ricordare che anche il presidente della Regione Pag. 13Siciliana, che è un esponente dell'attuale maggioranza di governo, ha espresso valutazioni critiche sul provvedimento in esame, paventa il pericolo della sottoscrizione di accordi dal contenuto differenziato, che determinerebbero inevitabilmente una frammentazione delle politiche a livello nazionale. Con riferimento, ad esempio, al settore dell'istruzione, ritiene che si potrebbe determinare una situazione nella quale i programmi di studio sarebbero differenziati a livello regionale, i concorsi potrebbero privilegiare i residenti nella regione interessata e i salari potrebbero essere diversificati, favorendo un trasferimento degli insegnanti verso le regioni che offrono migliori condizioni economiche.
  Evidenzia come i dati disponibili nel sito del Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri testimonino in modo chiaro come allo stato non c'è una parità di punti di partenza, dal momento che dalla regionalizzazione della spesa risulta una spesa pro capite profondamente differenziata a livello territoriale, a discapito delle regioni meridionali. Sottolinea, pertanto, come sia essenziale prevedere la fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni e il loro finanziamento prima della stipulazione delle intese, ritenendo pertanto che anche le pre-intese già sottoscritte con alcune regioni debbano essere subordinate alla preventiva fissazione dei medesimi livelli essenziali.

  La Commissione respinge l'emendamento Alfonso Colucci 1.41.

  Alfonso COLUCCI (M5S), intervenendo sull'emendamento Morfino 1.42, riprende le considerazioni svolte con riferimento all'emendamento a sua prima firma 1.41, sottolineando come il provvedimento in discussione incida su ambiti di assoluto rilievo quali la sanità, la continuità territoriale, l'energia e il turismo.
  Con particolare riferimento alla regione Sardegna, rileva che gran parte dei proventi derivanti dal turismo di territorio vengano in realtà incamerati da società del nord Italia e che vaste zone della regione – in particolare, quelle dell'entroterra – versino in condizioni di estrema arretratezza.
  In generale, osserva come il Governo non abbia mai fornito elementi utili per affermare che il modello di regionalismo delineato dal disegno di legge possa condurre a un effettivo miglioramento nell'erogazione dei servizi, ovvero a risparmi di spesa.
  Rileva invece come le esperienze passate smentiscano radicalmente tale assunto, riferendosi, in particolare, alla regionalizzazione della sanità, cui è corrisposta una vera e propria esplosione del debito pubblico.
  Rammenta altresì che nel 2014 era stata presentata una proposta di legge, di cui l'attuale Presidente del Consiglio è cofirmataria, volta a sopprimere le regioni, evidenziando l'evidente contraddizione in cui si incorre oggi nel sostenere l'approvazione del provvedimento in esame.

  Maria Elena BOSCHI (IV-C-RE) interviene sull'emendamento Morfino 1.42, volto a subordinare l'attribuzione di ulteriori forme di autonomia alla previa garanzia, su tutto il territorio nazionale, delle prestazioni essenziali.
  Osserva che, mentre molte risorse del PNRR sono destinate al superamento dei divari territoriali, il disegno di legge in esame va invece nella direzione opposta.
  Rammenta altresì che gli esperti auditi nel corso del ciclo di audizioni hanno stimato che la dotazione di un fondo per colmare i divari territoriali, per essere congrua, dovrebbe ammontare almeno a circa 60 o 70 miliardi di euro l'anno.
  Afferma che nessun Governo responsabile potrebbe assumere l'impegno di reperire tali risorse, soprattutto nell'ambito del problematico quadro economico e finanziario delineato – peraltro in modo assai lacunoso – nel Documento di economia e finanza.
  Domanda quindi chiarimenti alle forze di maggioranza sulle modalità con cui si intendano reperire le risorse necessarie a garantire i livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale.

  Filiberto ZARATTI (AVS) fa presente di aver raccolto in un documento – di cui dà Pag. 14lettura – alcune affermazioni rese da numerosi esperti nel corso del ciclo di audizioni, concernenti le criticità del provvedimento, definito da costoro oscuro, lacunoso e di dubbia compatibilità con i principi costituzionali.
  Dà conto delle ulteriori criticità rilevate dagli auditi con riferimento all'introduzione di un modello di regionalismo competitivo e non solidale, che marginalizza il Parlamento e mina i principi di unità nazionale e di uguaglianza dei cittadini.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP) ringrazia l'onorevole Colucci per aver rammentato il contenuto della proposta di legge sottoscritta nel 2014 dal Presidente del Consiglio, nonché l'onorevole Zaratti per aver ricordato le dichiarazioni di autorevoli esperti.
  Osserva che dall'elenco delle materie che potrebbero essere oggetto di devoluzione alle regioni emergono numerose implicazioni problematiche, relative – tra l'altro – alla definizione, in ambito regionale, del sistema di istruzione, delle politiche concernenti le infrastrutture, dell'assetto del territorio, delle politiche ambientali – ivi inclusa la gestione del ciclo di rifiuti – nonché di quelle energetiche.
  Evidenzia come si tratti di materie fondamentali, che determinano la trasformazione radicale degli assetti di potere e dell'organizzazione delle politiche pubbliche.
  Sottolinea inoltre come con il disegno di legge in esame si intenda operare uno spostamento dei poteri dallo Stato alle regioni, senza però esplicitare le ragioni per cui tale assetto sarebbe migliorativo delle prestazioni erogate ai cittadini.
  Osserva come la rilevanza del tema avrebbe richiesto un dibattito pubblico ben più ampio di quello svoltosi sinora presso le Commissioni di Camera e Senato.
  Richiama infine l'attenzione delle forze di maggioranza sulla necessità di assumere le responsabilità storica, politica, e morale della riforma dinanzi al Paese.

  La Commissione respinge l'emendamento Morfino 1.42.

  Simona BONAFÈ (PD-IDP) interviene sull'emendamento a sua prima firma 1.43 che, analogamente ad altre proposte emendative presentate dal suo gruppo, è volto a inserire tra i principi generali del disegno di legge il rispetto delle disposizioni costituzionali.
  In particolare, la proposta emendativa si riferisce agli articoli 70 e 72 della Costituzione, concernenti, rispettivamente, l'attribuzione dell'esercizio della funzione legislativa alle Camere e l'approvazione dei disegni di legge secondo le norme regolamentari di ciascuna Camera.
  Ritiene infatti che, a fronte di un intervento definito dalla stessa maggioranza come di portata «storica», sia rilevante esplicitarne la soggezione ai principi costituzionali.

  Francesco MICHELOTTI (FDI) sottolinea come il disegno di legge in discussione abbia il rango di legge ordinaria e che, pertanto, la sua soggezione ai principi costituzionali discenda già dal principio di gerarchia delle fonti. Ritiene dunque che l'emendamento costituisca un'inutile superfetazione.
  Ricorda inoltre come l'attuazione dell'autonomia differenziata figurasse nel programma elettorale della maggioranza e che il Ministro Fitto – come riportato da un'agenzia di stampa – abbia oggi sottolineato come essa rappresenti una grande opportunità anche per il Sud.

  Carmela AURIEMMA (M5S) reputa comprensibile l'intendimento delle forze di maggioranza di non richiamare gli articoli 70 e 72 della Costituzione considerato che, dall'inizio della legislatura, la funzione legislativa è stata esercitata con il ricorso sistematico alla decretazione d'urgenza e che nell'esame del provvedimento in discussione si è assistito alla violazione del Regolamento della Camera, mediante la ripetizione di una votazione valida.
  Ritiene che quanto accaduto in tale occasione sia sintomatico di un atteggiamento di indiscriminata chiusura da parte della maggioranza, confermato anche dalla reiezione della proposta di buon senso formulata dalla presidenza di accantonare l'emendamento Auriemma 1.19.

Pag. 15

  La Commissione respinge l'emendamento Bonafè 1.43.

  Nazario PAGANO, presidente, rinvia il seguito dell'esame alla seduta pomeridiana.

  La seduta termina alle 13.

SEDE REFERENTE

  Sabato 27 aprile 2024. — Presidenza del presidente Nazario PAGANO. – Interviene il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli.

  La seduta comincia alle 14.

Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
C. 1665 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta antimeridiana.

  Nazario PAGANO, presidente, dà conto delle sostituzioni pervenute. Avverte che la Commissione riprenderà i lavori con l'esame dell'emendamento Zaratti 1.44.

  Filiberto ZARATTI (AVS) raccomanda l'approvazione dell'emendamento 1.44 a sua prima firma, volto ad inserire l'interesse nazionale come criterio prioritario per l'attribuzione di nuove funzioni alle regioni richiedenti. Fa, al riguardo, l'esempio della materia «energia» per far capire quanto risulti tale criterio essenziale. Sarebbe, infatti, inimmaginabile che, in una situazione come quella attuale, con la guerra alle porte dell'Europa e la crisi energetica in atto, si possa solo considerare di avere tante politiche energetiche quante sono le attuali regioni.

  Simona BONAFÈ (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Zaratti 1.44, esprime condivisione sull'inserimento dell'interesse nazionale come parametro per la devoluzione di nuove competenze alle regioni. Una tale evenienza può avere, infatti, ricadute importanti sulla competitività del Paese; si rischia di avere venti sistemi diversi e di porre, così, fine all'Italia, così come finora è stata configurata a livello ordinamentale. Ricorda, al riguardo, che il suo gruppo ha presentato taluni emendamenti che prevedono che sia la regione richiedente a presentare una motivazione sui benefici che deriverebbero dall'attribuzione di nuove competenze e che di queste informazioni sia reso edotto il Parlamento, che deve essere maggiormente coinvolto nella procedura di attribuzione delle nuove competenze.

  Alfonso COLUCCI (M5S) interviene sull'emendamento Zaratti 1.44, ricordando che anche l'ambiente è materia dove risulta difficile immaginare una gestione frammentata delle competenze tra le singole regioni e nell'ambito della quale risulta particolarmente importante l'applicazione del criterio dell'interesse nazionale. Rileva, inoltre, che dalle dichiarazioni di questi giorni del Ministro Lollobrigida – con le quali si chiede l'inserimento in Costituzione del principio di sovranità alimentare – emerge chiaramente la contrapposizione tra le forze politiche che compongono l'attuale maggioranza, contrapposizione che si è resa manifesta nel corso del provvedimento in esame anche in relazione alle forzature procedurali che sono state poste in essere.

  La Commissione respinge l'emendamento Zaratti 1.44
  .

  Nazario PAGANO, presidente, fa presente che i successivi emendamenti Zaratti 1.45, 1.46, 1.47, 1.48, 1.49, 1.50 e 1.51 contengono un principio emendativo comune sintetizzabile nel disposto che «dall'attuazione della legge non possono nascere regimi analoghi a quello riconosciuto alle regioni a statuto speciale né regimi tributari speciali e che le aliquote dei tributi e delle compartecipazioni devono assicurare il pieno funzionamento del fabbisogno». Avverte, quindi, che sarà posto in Pag. 16votazione tale principio comune e che, in caso di reiezione dello stesso, non si procederà alla votazione dei richiamati emendamenti in quanto preclusa dalla reiezione del principio, mentre in caso di approvazione di quest'ultimo si procederà alla votazione di ciascun emendamento indicato.

  Filiberto ZARATTI (AVS), intervenendo sul principio testé enucleato dal Presidente, fa presente che gli emendamenti richiamati intendono, infatti, ribadire che l'autonomia differenziata non potrà, comunque, determinare forme di autonomia equiparabili a quelle di cui godono le Regioni a Statuto speciale, in applicazione del disposto costituzionale in base al quale esse possono essere destinatarie di tali poteri solo con legge costituzionale. Il principio comune vuole, inoltre, ribadire, che occorrerà garantire il livello minimo assoluto delle aliquote relativi ai tributi e alle compartecipazioni al fine di assicurare il pieno soddisfacimento del fabbisogno. Rileva che, anche se viene richiamata la legge n. 42 del 2009, occorre avere chiaro che tale limite è contenuto nell'articolo 119 della Costituzione e che, pertanto, andrà comunque garantito, al di là di una eventuale modifica alla legge n. 42. Conclude affermando che il provvedimento, in mancanza di specifiche come quella in esame, risulterebbe viziato di incostituzionalità, con gravi ricadute a livello politico e sociale.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), nel concordare con gli interventi precedenti in ordine alle problematicità che si verrebbero a configurare qualora certe materie perdessero quel carattere unitario che attualmente le contraddistingue, si sofferma sulle possibili discriminazioni che potrebbero configurarsi una volta che i livelli minimi per assicurare il finanziamento del fabbisogno non riuscissero più ad essere garantiti. Riporta quanto affermato da un candidato alle elezioni europee che in questi giorni ha teorizzato la possibilità che si configurino classi differenziate per disabili, accostando, poi, questa affermazione al fatto che nessuno ha mai obiettato che possano essere svolti i Giochi paralimpici separati da quelli olimpici. Nello stigmatizzare una concezione della scuola che non è comunità ma gara, e nel ritenere che una tale impostazione non trovi accoglienza neanche nelle forze che compongono l'attuale maggioranza, rileva, comunque, quanto meccanismi come quelli prefigurati con il provvedimento in esame potrebbero un domani essere utilizzati per mettere in campo scelte di questo tipo.

  Enrica ALIFANO (M5S) rileva che non è possibile pervenire ad una omogeneizzazione della disciplina delle regioni a statuto ordinario e delle regioni a statuto speciale, per due ordini di ragioni. In primo luogo, richiama le ragioni storico-economiche alla base del differente regime costituzionale. In secondo luogo, rimarca la diversità giuridica, dovuta al fatto che lo statuto delle regioni ad autonomia speciale è approvato con una legge costituzionale, mentre il disegno di legge in esame ha valore di legge ordinaria.
  Per ciò che attiene al tema della perequazione, ricorda che essa è già prevista tanto dall'articolo 119 della Costituzione quanto dalla legge n. 42 del 2009. Tale sistema rischia tuttavia di essere scardinato ove alcune regioni richiedano l'attribuzione di ulteriori competenze: esse potranno infatti beneficiare del residuo fiscale dei loro territori, determinando l'impoverimento delle altre regioni.
  Nel richiamare la forte criticità derivante dal mancato finanziamento dei LEP, osserva come un ulteriore rilevante problema sia costituito dalla definizione degli stessi, soprattutto in riferimento ad alcune materie, quali le grandi infrastrutture, l'energia, le grandi reti di trasporto e di navigazione e l'ambiente.
  Ricorda infine che, con riferimento alla spesa totale primaria, la sua regione di appartenenza, la Campania, figura all'ultimo posto e che la riforma in esame non farà altro che acuire tale situazione.

  La Commissione respinge il principio comune agli emendamenti Zaratti 1.45, 1.46, 1.47, 1.48, 1.49, 1.50 e 1.51, in base al quale dall'attuazione della legge non possono nascerePag. 17 regimi analoghi a quello riconosciuto alle regioni a statuto speciale né regimi tributari speciali e le aliquote dei tributi e delle compartecipazioni devono assicurare il pieno finanziamento del fabbisogno.

  Nazario PAGANO, presidente, dichiara che si intendono conseguentemente respinti gli emendamenti Zaratti 1.45, 1.46, 1.47, 1.48, 1.49, 1.50 e 1.51.

  Alfonso COLUCCI (M5S), intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 1.52, richiama un elemento emerso dalle audizioni svolte dalla Commissione, ossia la differenza tra l'autonomia differenziata e lo Stato federale. Nel disegno di legge governativo manca infatti l'idea di un patto federativo, che riguardi l'interesse più ampio dello Stato e quindi del complesso delle regioni. L'emendamento in esame costituisce un tentativo di migliorare il testo, introducendo un elemento volto a assicurare l'unitarietà della devoluzione e quindi a garantire l'unità nazionale e percorsi solidaristici tra i territori. Esso prevede infatti una legge dello Stato, che dovrebbe precedere le intese con le regioni, volta a definire la gradualità del processo, le regole di valutazione dell'impatto sulla redistribuzione tra cittadini in termini fiscali e di servizi, le modalità di intervento dello Stato in caso di necessità per interesse nazionale e le regole comuni volte a prevenire differenziazioni tra i territori.
  Richiamando nuovamente le audizioni svolte, rimarca la differenza tra il regionalismo italiano e il regionalismo tedesco. Nel richiamare le diverse origini storiche di tale ultimo regionalismo, sottolinea che in Germania i singoli Lander sono uniti tra loro da un accordo federale. Nella riforma proposta dal Governo, manca invece l'idea di una legge federale che ricomponga i regionalismi differenziati in una visione unitaria di coesione nazionale.
  Ricorda infine che l'emendamento in esame prevede altresì il coinvolgimento dei più importanti organi dello Stato in sede di definizione delle regole dell'istruttoria preventiva su ciascuna funzione e materia, garantendo la trasparenza dei processi.

  Roberto MORASSUT (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Colucci 1.52, si associa all'intervento testé svolto dal collega Cuperlo, richiamando l'importanza di una visione unitaria della formazione.
  Evidenzia poi i rischi gravissimi per lo sviluppo del territorio del Paese derivanti dall'integrale devoluzione di materie quali l'ambiente, il paesaggio, il governo del territorio e le infrastrutture, portando di fatto alla creazione di 20 diversi Stati in luogo delle attuali regioni e compromettendo il concetto stesso di sviluppo della terra. Richiama altresì la frammentazione normativa che già esiste in tali materie.
  Osserva che la diversità del capitale naturale del Paese costituisce indubbiamente un'inestimabile ricchezza, ma essa rappresenta al contempo un elemento di fragilità. Si rende dunque necessario, contrariamente all'obiettivo del disegno di legge discussione, un corpus di principi unitario.
  Nel richiamare a titolo esemplificativo il problema del rischio idrogeologico, che richiede una strategia unitaria di intervento a livello territoriale, e l'importante ruolo unificatore svolto dalla pur datata legge urbanistica, ribadisce l'importanza di pervenire alla definizione di principi unitari da declinare nei diversi territori.
  Conclude infine richiamando il lavoro in corso presso il Ministero delle infrastrutture dei trasporti volto alla revisione del testo unico in materia edilizia, che risulterebbe vanificato dall'attuazione della devoluzione prevista dal disegno di legge in esame.

  Filiberto ZARATTI (AVS), intervenendo sull'emendamento Colucci 1.52, dichiara il proprio apprezzamento per il confronto apertosi nella seduta antimeridiana con i colleghi di maggioranza. Rileva peraltro che solo il gruppo di Fratelli d'Italia ha svolto proprie considerazioni, mentre il gruppo della Lega si è limitato ad intervenire per questioni di carattere procedurale e non ha ritenuto di rispondere, forse per ragioni di prudenza, all'intervento fortemente critico testé svolto del collega Cuperlo sulle posizioni del generale Vannacci.
  Dal momento che i tempi di conclusione dell'esame del provvedimento sono già definiti,Pag. 18 evidenzia l'opportunità di conoscere il punto di vista della maggioranza su un emendamento di rilievo quale quello in esame, che subordina l'attribuzione di autonomia differenziata alle regioni all'approvazione di una legge dello Stato che in via preventiva garantisca la gradualità del processo e l'interesse nazionale.

  Alessandro URZÌ (FDI) dichiara di ritenere sostanzialmente ultroneo l'emendamento Colucci 1.52, in quanto il testo del disegno di legge governativo contiene già diverse clausole di garanzia. Nel richiamare altresì il ruolo svolto nel nostro ordinamento dalla Corte costituzionale, sottolinea che le procedure d'intesa definite dal testo in esame garantiscono pienamente un equilibrio tra i poteri, riconoscendo un ampio potere di intervento allo Stato.
  Ribadisce che il Governo in carica è fermamente risoluto nella difesa dei principi di sovranità e unitarietà nazionale e di quello di responsabilità solidale e che esso ha certamente il merito di aver intrapreso un coraggioso percorso complessivo di riforme, volto a innovare il sistema istituzionale della Nazione.
  Conclude ricordando come l'introduzione in Costituzione dell'autonomia differenziata sia stata fortemente voluta proprio dalla sinistra nel 2001.

  Maria Elena BOSCHI (IV-C-RE) chiede al presidente Pagano di chiarire gli effetti della votazione per principi, dal momento che l'emendamento Colucci 1.52 interviene su una questione cruciale e rischia di precludere l'esame di diversi emendamenti del proprio gruppo.

  Nazario PAGANO, presidente, fa presente che l'emendamento Colucci 1.52 non rientra tra gli emendamenti accomunati da un medesimo principio e quindi sarà posto in votazione.

  Maria Elena BOSCHI (IV-C-RE) prende atto del chiarimento del presidente. Ritornando sulla questione sollevata dal collega Urzì, ricorda che la sua forza politica ha sempre riconosciuto i limiti della riforma costituzionale del 2001, che era stata peraltro sostenuta anche da importanti parti del centrodestra, proponendo nel 2014 una riforma costituzionale che in parte rivedeva proprio l'impostazione del titolo V della Costituzione, soprattutto con riferimento ad alcune materie.
  Rileva che uno dei principali limiti della riforma del 2001 è stata l'estrema conflittualità tra Stato e regioni, che ha portato a incessanti controversie di fronte alla Corte costituzionale, che solo ora, a distanza di anni, risultano in parte superate grazie al quadro di principi delineato nel tempo proprio dalla giurisprudenza costituzionale. In un quadro così complesso e farraginoso, una riforma poco meditata corre il rischio di riaprire una fase di forte conflittualità.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), intervenendo a titolo personale, ricorda che la riforma del titolo V era tratta dal lavoro svolto dalla Commissione bicamerale per le riforme istituzionali presieduta da Massimo D'Alema, lavoro ampiamente sostenuto dalle forze di centro-destra. Ricordando che l'errore del 2001 fu proprio quello di operare una forzatura approvando la riforma con un colpo di maggioranza, invita l'attuale maggioranza a non ripetere quell'errore.

  La Commissione respinge l'emendamento Colucci 1.52.

  Nazario PAGANO, presidente, precisa che, in prossimità delle votazioni per principi, sarà distribuito il testo del principio e gli emendamenti ad esso riferiti.

  Carmela AURIEMMA (M5S), intervenendo sull'emendamento Colucci 1.53, sottolinea la genericità del concetto di livello essenziale delle prestazioni, anche alla luce delle dichiarazioni del generale Vannacci, che potrebbero portare alla conclusione che l'inclusione degli studenti disabili non costituisce un livello essenziale.
  Rimarca le distanze tra le posizioni della propria forza politica, per la quale costituisconoPag. 19 livelli essenziali l'inclusione e la solidarietà, e quelle della Lega, i cui valori sono ispirati alla marginalizzazione dei deboli, all'esclusione e alla discriminazione.
  Nel ricordare come permangano profonde disuguaglianze tra Nord e Sud del Paese e tra centro e periferie, evidenzia la necessità di intervenire sull'articolo 116, terzo comma, e sull'articolo 117 della Costituzione, in quanto il concetto di livello essenziale della prestazione risulta ormai superato, essendosi rivelato inadeguato a garantire un'uguaglianza sostanziale ed effettiva.

  Marco SARRACINO (PD-IDP) dichiara di sottoscrivere l'emendamento Colucci 1.53 e richiama le dichiarazioni del ministro Abodi, che prende fermamente le distanze dalle esternazioni aberranti del generale Vannacci, auspicando che sul punto la Commissione possa raggiungere una posizione unitaria.
  Rispondendo all'intervento del collega Urzì, ricorda che l'innovazione del disegno di legge consiste nel rafforzamento del potere delle regioni a scapito dello Stato centrale. Nel sottolineare la pericolosità di perseverare nell'errore commesso nel 2001, rimarca come il danno determinato dal disegno di legge in esame risulti ben peggiore, in quanto esso sostanzialmente distrugge l'unità del Paese.

  Nazario PAGANO, presidente, dichiara di non condividere in maniera assoluta e categorica le opinioni del generale Vannacci.

  (Applausi dei membri dei gruppi di opposizione)

  Filiberto ZARATTI (AVS), dopo avere ringraziato il presidente per la sua dichiarazione, risponde al collega Urzì dichiarando di ritenere un grave errore la riforma del titolo V del 2001. Rileva in proposito che sarebbe stato importante aprire un ampio dibattito parlamentare sul tema, a cui l'opposizione avrebbe contribuito in maniera fattiva. Nel ricordare la propria disponibilità a discutere di importanti riforme istituzionali, quale quella delle province, richiama la necessità di un lavoro comune in Parlamento nell'interesse generale del Paese.
  Rivolgendosi nuovamente al collega Urzì, osserva che le dichiarazioni del Governo in difesa dell'unità nazionale costituiscono mere affermazioni di principio da propagandare nelle piazze, mentre in concreto si sta demolendo il concetto di Patria. Ricorda altresì come l'obiettivo della Lega sia stato fin dalle origini la secessione, poi mascherata dal concetto di federalismo.

  Roberto MORASSUT (PD-IDP), intervenendo a titolo personale sull'emendamento Colucci 1.53, fa presente di avere vissuto in prima persona le classi differenziali evocate dal generale Vannacci, ricordando la mortificazione e l'umiliazione dei bambini disabili.

  Nazario PAGANO, presidente, ringrazia il collega Morassut per il suo intervento.

  La Commissione respinge l'emendamento Colucci 1.53.

  Simona BONAFÈ (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento a sua prima firma 1.54, richiama la rilevanza delle finalità del provvedimento indicate dall'articolo 1, oggetto di numerosi emendamenti del proprio gruppo, finalità sulle quali al Senato è stato consentito di intervenire con modifiche.
  Nel rimarcare l'importanza di introdurre un richiamo ad alcuni articoli della Costituzione, fa presente che l'emendamento in esame richiede la specificazione delle funzioni. Esso, lungi dall'avere uno scopo ostruzionistico, è volto a conferire spessore e qualità alle funzioni attribuite alle regioni, per limitare le storture di un provvedimento che mina alla base l'unità del Paese.
  Conclude richiamando il vulnus della procedura seguita nell'esame del disegno di legge, auspicando che si possa addivenire alla votazione del numero più ampio possibile di emendamenti e invitando all'approvazione dell'emendamento 1.54.

Pag. 20

  Enrica ALIFANO (M5S) interviene sull'emendamento Bonafè 1.54, facendo presente che il disegno di legge consente la devoluzione di 23 materie, cui corrispondono circa 500 funzioni.
  Viene dunque delineato un possibile ambito di competenze regionali vastissimo, che rischia di svuotare il ruolo dello Stato, ponendosi in antitesi con il principio di unità di cui all'articolo 5 della Costituzione.
  Ricorda in proposito che è stato osservato come il provvedimento in esame rischi di lasciare nella competenza dello Stato centrale unicamente la moneta, la bilancia e la spada, vale a dire: la gestione della politica monetaria – coerentemente con le politiche definite nelle sedi europee – l'amministrazione della giustizia e le funzioni di ordine pubblico.
  Tutte le funzioni relative all'erogazione dei servizi ai cittadini potrebbero invece essere devolute alle Regioni, senza che sia previamente condotta un'analisi sull'idoneità del trasferimento medesimo a produrre economie o diseconomie di scala.
  Ritiene che l'emendamento in discussione abbia pertanto il pregio di esplicitare che le materie che possono essere trasferite alle autonomie territoriali sono specifiche.
  Al riguardo, richiama altresì l'articolo 116 della Costituzione, osservando come la disposizione consenta il trasferimento di alcuni compiti alle Regioni, e non già di intere materie.
  Ricollegandosi all'intervento dell'onorevole Urzì sulla riforma del Titolo V della Costituzione, afferma che in questo momento non è prioritario individuare le forze politiche che hanno promosso la riforma del 2001, quanto piuttosto comprendere cosa giovi realmente al Paese.
  Nel riconoscere le criticità che sono derivate dalla revisione costituzionale del 2001, evidenzia che ciò non toglie che un'ulteriore riforma possa creare difficoltà ancora maggiori per i cittadini.

  La Commissione respinge l'emendamento Bonafè 1.54.

  Enrica ALIFANO (M5S) interviene sull'emendamento a sua prima firma 1.55, volto a precisare che possono essere oggetto di devoluzione specifici compiti relativi alle materie di cui all'articolo 116, e non intere materie.
  Ricollegandosi all'intervento svolto sull'emendamento Bonafè 1.54, sottolinea che il trasferimento alle Regioni di intere materie stravolgerebbe la forma di Stato repubblicana.
  Invita quindi a ipotizzare cosa accadrebbe in caso di devoluzione alle Regioni della materia ambientale, in relazione alla quale la Commissione europea ha avviato numerose procedure di infrazione, menzionate anche dalla collega Auriemma.
  Cita, invia esemplificativa, la procedura di infrazione n. 271/1991, concernente il mancato rispetto della normativa europea in materia di acque reflue urbane da parte di Abruzzo, Campania, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia e Sicilia; nonché la procedura n. 688/2019 relativa violazione dei limiti di emissioni delle polveri sottili in diverse regioni di Italia.
  Si domanda se, in caso di devoluzione della materia ambientale, la responsabilità ricadrebbe sullo Stato ovvero sulle Regioni ed evidenzia come su tali aspetti vi sia assoluta incertezza.

  Maria Elena BOSCHI (IV-C-RE), intervenendo sull'emendamento Alifano 1.55, osserva come lo stesso intenda rispondere a una problematica emersa anche nel corso delle audizioni, precisando che alle Regioni possono essere attribuiti compiti specifici.
  Ricollegandosi al dibattito sulle dichiarazioni di Roberto Vannacci, sottolinea come l'articolo 117 della Costituzione attribuisca alla potestà legislativa esclusiva dello Stato l'emanazione delle norme generali sull'istruzione.
  Ritiene che la formulazione dell'emendamento in discussione sia comunque utile a chiarire che proposte volte a istituire classi separate per persone con disabilità non possono trovare cittadinanza nel nostro ordinamento, che è stato tra i primi tra i Paesi europei ad aver superato tali distinzioni in ambito scolastico.
  Sottolinea come la presenza, all'interno dello stesso contesto scolastico, di persone con abilità diverse rappresenti un'occasionePag. 21 di crescita non soltanto per i soggetti affetti da disabilità, ma per tutti gli studenti.
  Auspica quindi che vi sia una netta presa di distanza da tali dichiarazioni da parte del Ministro dell'istruzione e del merito Valditara e del Ministro per le disabilità Locatelli – entrambi esponenti della medesima forza politica di Vannacci – e che, ove i Ministri competenti non procedano in tal senso, intervenga il Presidente del Consiglio per sconfessare tali dichiarazioni.

  Andrea CASU (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Alifano 1.55, si associa alle considerazioni svolte dalle colleghe Alifano e Boschi.
  Quanto al dibattito sulla riforma del Titolo V della Costituzione, reputa necessario tenere ben presente il contesto in cui tale intervento è maturato, caratterizzato dalla precedente rottura dell'alleanza tra forze politiche di centro-destra sul tema della secessione.
  Ribadisce che bisogna tener conto di quell'esperienza anche per evitare di replicare i medesimi errori: a suo avviso, infatti, con il provvedimento in discussione si assiste nuovamente a una scissione tra le finalità che si intendono perseguire, consistenti nell'erogazione più efficiente dei servizi alla cittadinanza mediante la valorizzazione del sistema delle autonomie, e la direzione in cui si sta concretamente andando.
  Esprime apprezzamento per la presa di distanza dalle dichiarazioni di Vannacci da parte del presidente Pagano e del Ministro Abodi e auspica che i ministri competenti si esprimano in tal senso con la medesima nettezza con cui ieri, all'esito della Conferenza dei Presidenti di gruppo, è stato sconfessato l'impegno del Ministro Ciriani.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), intervenendo a titolo personale, esprime apprezzamento per l'intervento del presidente Pagano.
  Rammenta che le classi separate furono istituite nel 1923 con la riforma Gentile e che dieci anni dopo vi furono inclusi anche gli anomali psichici; ricorda quindi che tra gli anni '50 e '60 vennero assegnati a classi separate anche gli studenti con disagi sociali e familiari, inclusi gli emigrati dal Sud Italia con difficoltà linguistiche.
  Sottolinea che le dichiarazioni di Roberto Vannacci mirano a riproporre una drammatica pagina di storia, ponendosi in completa distonia rispetto al contesto attuale.

  La Commissione respinge l'emendamento Alifano 1.55.

  Alfonso COLUCCI (M5S) interviene sull'emendamento a sua prima firma 1.56, ritenendo le dichiarazioni di Roberto Vannacci emblematiche delle situazioni critiche alle quali il disegno di legge in esame potrebbe condurre.
  Sottolinea come vi sia il pericolo che una Regione governata da un Presidente con idee anticostituzionali ponga in essere profonde discriminazioni tra i cittadini, ritenendo che ciò dovrebbe indurre le forze di maggioranza a un'attenta riflessione.
  Ribadisce che la Costituzione è importata al principio di uguaglianza, che vede nella diversità un fattore di arricchimento, facendo altresì presente che gli articoli 33 e 34 declinano l'istruzione non soltanto come servizio, ma anche come strumento di realizzazione della persona.
  Afferma che le affermazioni di Vannacci non destano stupore, ma tristezza, dichiarandosi al contempo sicuro che si tratti di posizioni che la maggior parte degli esponenti della Lega, incluso il Ministro Calderoli, non condividono.
  Invita quindi le forze di maggioranza a un ripensamento del testo in discussione.

  Roberto MORASSUT (PD-IDP) fa una deroga rispetto alla ricostruzione fornita dai colleghi della figura quasi caricaturale del generale Vannacci, per affrontare una questione cruciale. Evidenzia quindi come il testo in esame forzi il terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione e, pur avendo una natura intrinsecamente costituzionale, utilizzi lo strumento della legge ordinaria. Il disegno in esame stravolge il Pag. 22sistema, sacrifica il ruolo del Parlamento e contiene quindi in nuce un profilo che si potrebbe definire eversivo destinato ad emergere in futuro. Rivolgendosi al Ministro Calderoli, ritiene che il testo in esame si inserisca in linea di continuità con la legge elettorale del 2005, cosiddetto Porcellum, che ha avviato la destrutturazione dei partiti cui è seguita, con il passare del tempo e il contributo di molti, la destrutturazione del Parlamento e oggi con questo tassello pericoloso anche quella della democrazia.

  La Commissione respinge l'emendamento Alfonso Colucci 1.56.

  Simona BONAFÈ (PD-IDP) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.57 volto a specificare che l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolare di autonomia riguardi funzioni tassativamente indicate. Nel richiamare i molti interventi che hanno affrontato il tema della differenza tra funzioni e materie, sottolinea come il comma 2 dell'articolo 1 faccia riferimento all'importante tema dei LEP che qui viene soltanto introdotto per poi essere affrontato in articoli successivi del disegno che tuttavia non sarà possibili affrontare. A proposito dei LEP, che rappresentano il cuore della riforma, ricorda come in più occasioni sia stata posta l'esigenza di finanziarli oltre che di determinarli, evidenziando come questo sia in netto contrasto con la clausola di invarianza finanziaria contenuta nel provvedimento. Ribadisce la volontà dell'opposizione di affrontare la discussione dei molti temi delicati del disegno di legge, rammaricandosi del fatto che finora siano state esaminate soltanto le finalità dell'intervento, di cui all'articolo 1. Considerato che in questo dibattito si parla anche di istruzione, coglie l'occasione per unirsi ai colleghi nello stigmatizzare le affermazioni del generale Vannacci in ordine alle classi separati per soggetti disabili. Ritiene che in tal modo vengano meno non soltanto il principio solidaristico ma tutti quei principi che tengono insieme una comunità, sottolineando che la diversità è un'occasione di arricchimento e ringraziando il presidente Pagano per le sue parole che dimostrano una critica trasversale alle posizioni del generale Vannacci.

  La Commissione respinge l'emendamento Bonafè 1.57.

  Nazario PAGANO, presidente, avverte che verrà ora posto in votazione il principio comune agli emendamenti Bonafè 1.58, 1.59, Iaria 1.60, gli identici Quartini 1.61 e Bonafè 1.62, Bonafè 1.63, 1.64, 1.65, 1.66, 1.67, 1.68, 1.69, 1.70, 1.71, secondo il quale l'attribuzione di funzioni relative alle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, consentita subordinatamente alla determinazione dei LEP, può essere esclusa in alcuni ambiti di competenza.

  Carmela AURIEMMA (M5S), interviene per un richiamo all'articolo 85, ultimo comma, del Regolamento, sottolineando di non condividere il principio appena esposto dal presidente. Rilevato che gli emendamenti citati fanno riferimento a singole e distinte materie e dunque a parer suo non sono accomunati da un medesimo principio, fa presente che potrebbe essere d'accordo ad escludere dall'attribuzione alle regioni una materia e non invece un'altra.

  Nazario PAGANO, presidente, precisa che, se la volontà fosse quella di escludere una o più materie dall'attribuzione di funzioni alle regioni, allora bisognerebbe votare a favore del principio comune, dal momento che se esso fosse approvato verrebbero messi in votazione tutti i singoli emendamenti.

  Carmela AURIEMMA (M5S), fa presente che il principio comune enunciato dal presidente viene declinato dai singoli emendamenti in singole materie e che lei stessa potrebbe essere favorevole ad escludere per esempio la sanità e a non escludere il commercio estero.

  Nazario PAGANO, presidente, ribadisce che in tal caso dovrà votare in favore del principio comune, in modo che possano Pag. 23essere messi in votazione singolarmente i diversi emendamenti in cui tale principio è declinato.

  Marco SARRACINO (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, ritiene che la collega Auriemma ponga una questione di metodo che tuttavia è anche di merito, dal momento che lo stesso provvedimento prevede che ad ogni regione possa essere trasferito un numero differente di materie.

  Nazario PAGANO, presidente, ribadisce che, come anticipato, tutti gli emendamenti richiamati si ispirano al medesimo principio rispetto al quale ci si potrà esprimere in senso favorevole o contrario. Ribadisce che, in caso di approvazione del principio comune enunciato, gli emendamenti Bonafè 1.58, 1.59, Iaria 1.60, gli identici Quartini 1.61 e Bonafè 1.62, Bonafè 1.63, 1.64, 1.65, 1.66, 1.67, 1.68, 1.69, 1.70 e 1.71, saranno posti singolarmente in votazione. Avverte altresì che in caso di reiezione del principio la votazione dei citati emendamenti sarà preclusa.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), nel dichiarare di non condividere il principio enucleato dal presidente, considerata comunque la sua complessità, chiede se possa essere consentito più di un intervento per gruppo per dichiarazione di voto.

  Nazario PAGANO, presidente, fa presente che la votazione per principio è prevista dal regolamento e su di essa si è convenuto nel corso della riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, tenutasi ieri sera.

  Alfonso COLUCCI (M5S), nel comprendere il metodo adottato, fa tuttavia presente che gli emendamenti in questione, pur avendo la stessa logica, sono fra loro eterogenei. Ritiene quindi che con tale principio si proceda ad un'eccessiva estensione del concetto.

  Marco SARRACINO (PD-IDP) interviene per segnalare in particolare l'importanza dell'emendamento 1.58 della collega Bonafè, sorprendendosi per la sua mancata sottoscrizione da parte del collega Alfonso Colucci. Sottolinea infatti come tale emendamento sia l'espressione di una significativa battaglia che si sta combattendo per consentire che lo Stato centrale possa evitare di trasferire alle regioni alcuni ambiti molto rilevanti. Richiama tra gli altri la materia del commercio estero, chiedendosi come una singola regione possa reggere la competizione globale, e la materia della tutela del lavoro, a tale proposito segnalando da un lato che i lavoratori italiani del Paese devono avere gli stessi diritti e le stesse tutele su tutto il territorio nazionale e dall'altro che le imprese si troverebbero a confrontarsi con 20 burocrazie diverse. Evidenzia inoltre la rilevanza della materia della salute, che già adesso non è garantita in modo eguale sul territorio, sottolineando per altro verso il paradosso di prevedere attribuzione di funzioni alle regioni in tema di aeroporti e porti, con la conseguenza di svuotare di senso proprio il dicastero del Ministro Salvini. Aggiunge la gravità di trasferire alle regioni la materia della distribuzione nazionale dell'energia, con il rischio di mettere in discussione la tenuta del Paese dal punto di vista della sicurezza energetica. Nel far presente che nessuno è contrario all'autonomia, precisa che si vorrebbe tuttavia che su alcuni principi lo Stato centrale potesse fare la sua parte, evidenziando come al contrario il testo in esame rappresenti un colpo all'unità del Paese.

  Filiberto ZARATTI (AVS) dichiara di voler sottoscrivere tutti gli emendamenti presentati dal Partito democratico e dal collega Iaria, sottolineando come proprio dalla loro lettura si evinca cosa potrebbe succedere se tutte le materie fossero devolute alle regioni. Evidenzia che in tal caso ci troveremmo di fronte ad un vero e proprio Stato autonomo, considerato che quest'ultimo gestirebbe tutti i settori, mancandogli forse solo di battere moneta e di porre dogane alla frontiera. Nel preannunciare che anche alla mancanza di trasferimento della materia della politica di difesa si potrà ovviare armando la polizia regionale, ritiene che il quadro così delineato Pag. 24manifesti la fondatezza delle preoccupazioni delle opposizioni. Chiedendosi se ogni regione farà un proprio bando per scegliere il distributore di energia, si chiede se il Governo abbia avvertito ENI, che rappresenta un pezzo importante del nostro Paese, e ne abbia ascoltato le considerazioni in merito alle conseguenze del provvedimento. Nell'apprezzare le parole del presidente Pagano, il quale ha preso le distanze dalle affermazioni del generale Vannacci, chiede ai colleghi di avere lo stesso coraggio esprimendo le loro reali opinioni su un provvedimento che mette in discussione l'unità e il futuro del Paese, tanto più alla luce della delicatezza del contesto internazionale. Sottolinea a tale proposito l'esigenza che l'Italia sia inserita in un'Europa più compatta, evitando di essere esclusa dai tavoli importanti, invece di puntare su una proposta provinciale, non degna di un grande Paese. Sollecita in conclusione i colleghi, che come lui sono uomini delle istituzioni, a dichiarare da che parte stanno, se con l'Italia o contro.

  Maria Elena BOSCHI (IV-C-RE) interviene per dichiarazione di voto, facendo presente che non sottoscriverà l'emendamento Bonafè 1.58 ritenendo la sua formulazione troppo generosa nell'elencazione delle materie. Preannuncia comunque il proprio voto favorevole, ribadendo di non essere pregiudizialmente contraria all'autonomia ma di essere tuttavia preoccupata per il fatto che la sua devoluzione in ulteriori forme diventi eccessiva. Ricorda a tale proposito di aver presentato insieme alla collega Carfagna una proposta di legge costituzionale volta a modificare l'articolo 116, per escludere alcune materie, precisando quindi di essere sì favorevole all'autonomia ma nello spirito della Costituzione, salvaguardando l'unità del Paese. Dichiara di non aver dimenticato che il programma elettorale di FDI, come ricordato dall'onorevole Michelotti, prevedesse l'autonomia differenziata, considerando tale scelta distonica rispetto alla visione ottocentesca dell'Europa delle Nazioni manifestata. Ritenendo che tali impostazioni non siano compatibili fra loro, si preoccupa delle incoerenze di chi ci governa e delle eventuali conseguenze. Si dichiara convinta del fatto che il Governo sarà costretto ad assumersi la responsabilità di tale scelta, preannunciando le difficoltà di rispondere alle sfide competitive o alle eventuali emergenze in ambiti in cui le regioni avranno competenza esclusiva. Richiama a tale proposito l'esperienza del TAP, che è stato realizzato all'epoca del Governo Draghi con grande fatica per il «no» dei territori e che si è rivelato uno strumento importante per salvaguardare la sicurezza energetica del Paese.

  Maria Rosaria CARFAGNA (AZ-PER-RE) esprime il proprio voto favorevole al principio in discussione, in quanto volto ad evitare uno svuotamento delle funzioni attribuite allo Stato. Il rischio è quello della trasformazione dell'Italia in tanti piccoli «staterelli». È stato poi dimostrato che si creerebbero rilevanti ripercussioni sui cittadini e sulle imprese, sui quali si riverserebbe un importante aggravio di burocrazia. Ritiene che la strada migliore da percorrere sarebbe stata quella – come dimostra la presentazione di un disegno di legge costituzionale a sua prima firma – di approvare prima un disegno di legge costituzionale che escludesse la devoluzione di alcune competenze alle regioni.

  Alessandro URZÌ (FDI), rileva l'atteggiamento contraddittorio delle forze di opposizione che intendono escludere dalla devoluzione alcune materie già contenute nell'articolo 117 della Costituzione in base alla riforma del 2001, voluta ed approvata da una maggioranza che ora è all'opposizione. Per tali ragioni esprime la propria contrarietà sul principio emendativo in discussione.

  Alfonso COLUCCI (M5S) dichiara di voler sottoscrivere tutti gli emendamenti prima enunciati dalla Presidenza e ricollegati al principio comune in discussione.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), in relazione all'intervento del deputato Urzì, fa presente che l'opposizione non richiede alla maggioranza di prendersi la responsabilità Pag. 25di attuare la riforma costituzionale del 2001 e che, quindi, l'onorevole Urzì può ritenersi esonerato dal suo gruppo da tale compito.

  Carmela AURIEMMA (M5S), sottolinea come il principio comune agli emendamenti elencati dalla Presidenza abbia un'importanza fondamentale non solo per scongiurare uno svuotamento delle competenze assegnate allo Stato, ma anche per evitare che il trasferimento delle materie non LEP ricada poi sui Comuni, molti dei quali versano in condizioni finanziarie e di personale tali da non poter sostenerne concretamente ed efficacemente la gestione.

  La Commissione respinge il principio comune agli emendamenti Bonafè 1.58 e 1.59, Iaria 1.60, agli identici emendamenti Quartini 1.61 e Bonafè 1.62, nonché agli emendamenti Bonafè 1.63, 1.64, 1.65, 1.66, 1.67, 1.68, 1.69, 1.70 e 1.71, in base al quale l'attribuzione di funzioni relative alle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, consentita subordinatamente alla determinazione dei LEP, può essere esclusa in alcuni ambiti di competenza.

  Nazario PAGANO, presidente, comunica, quindi, che, essendo stato respinto il principio comune ad essi riferiti, devono intendersi respinti gli emendamenti Bonafè 1.58 e 1.59, Iaria 1.60, gli identici emendamenti Quartini 1.61 e Bonafè 1.62, nonché gli emendamenti Bonafè 1.63, 1.64, 1.65, 1.66, 1.67, 1.68, 1.69, 1.70 e 1.71.

  La Commissione respinge l'emendamento Cuperlo 1.72.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), interviene sull'emendamento Bonafé 1.73 che è volto ad escludere che le regioni possano richiedere il trasferimento di alcune materie particolarmente rilevanti. Ricorda, al riguardo, che pochi giorni fa è stato approvato il nuovo patto di stabilità europeo e come sia importante che l'Italia possa affrontare le nuove sfide – la transizione ambientale, il progressivo disimpegno degli Stati Uniti d'America nei riguardi delle questioni europee, la transizione democratica, l'allargamento dell'Unione europea all'Ucraina e ai Balcani, solo per citare le più rilevanti – con una voce unitaria e non frammentata. Rileva, inoltre, che proprio di fronte a queste sfide la maggioranza, da un lato spinge per il rafforzamento dell'autonomia territoriale, dall'altro auspica un rafforzamento dei poteri statuali con l'istituzione del premierato, con il rischio di indebolire così la credibilità dello Stato nei contesti sovranazionali.

  Filiberto ZARATTI (AVS) condivide quanto espresso dal collega Cuperlo e ricorda il momento in cui occorse decidere sull'imposizione delle sanzioni alla Russia. Si domanda cosa sarebbe successo se in tale evenienza la competenza sul commercio internazionale fosse stata attribuita alle regioni. Capisce che il provvedimento in esame è frutto di un lavoro di lungo periodo portato avanti dalla Lega; ritiene, però, che gli scenari sono oggi profondamente cambiati e che oggi c'è davvero bisogno di unità per affrontare le grandi sfide del presente.

  Alfonso COLUCCI (M5S), dichiara il proprio voto favorevole sull'emendamento Bonafè 1.73, che sostituisce il termine «materie» con «funzioni», chiarendo in maniera definitiva che le materie non possono essere oggetto di trasferimento, a pena di violazione dell'articolo 117 della Costituzione. Materie quali l'istruzione, l'ambiente, la salute, i porti e gli aeroporti, le grandi reti di trasporto non possono infatti essere oggetto di trasferimento alle regioni senza la procedura aggravata prevista dall'articolo 138 della Costituzione.
  Ricorda che in data odierna il Presidente della Repubblica ha proceduto alla nomina degli Alfieri del lavoro, giovani che costituiscono la vera speranza del futuro dell'Italia, in antitesi con la visione di un'Italia antistorica ed antieuropea propugnata dal provvedimento in esame.

  La Commissione respinge l'emendamento Bonafè 1.73.

Pag. 26

  Roberto MORASSUT (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Colucci 1.74, ritorna sul tema della formazione e della scuola, richiamando il pensiero di Pier Paolo Pasolini, che riteneva la TV assimilabile ad una nuova forma di fascismo, capace di scardinare le identità territoriali.
  Richiama altresì il concetto di Patria espresso da Antonio Gramsci, di cui in data odierna ricorre l'anniversario della morte, e il ruolo di Dante, Manzoni e Leopardi nella costruzione della cultura italiana.
  Conclude sottolineando che il localismo che pervade il provvedimento in esame rischia di portare ad una disgregazione nel Paese, con il pericolo di ridurre l'Italia a quella che Metternich definiva una «pura espressione geografica».

  Enrica ALIFANO (M5S) dichiara di condividere pienamente l'intervento appena svolto dal collega Morassut, richiamando i forti pericoli che derivano dalla dimensione localistica alla base del provvedimento.
  Ricorda che l'Italia ha potuto affermarsi come potenza europea solo dopo l'unificazione e che, senza dimenticare la questione meridionale, le diverse aree del Paese rivestono un ruolo complementare.
  Osserva che la frammentazione delle competenze prevista dal provvedimento in esame non consentirà al Paese di affrontare le sfide globali imposte dal nuovo contesto internazionale, sottolineando l'insensatezza della regionalizzazione di materie quali le grandi reti di trasporto e navigazione e la produzione e distribuzione di energia, per la quale è oltretutto riconosciuto il carattere nazionale.

  La Commissione respinge l'emendamento Colucci 1.74.

  Maria Elena BOSCHI (IV-C-RE), intervenendo sull'emendamento Bonafè 1.75, evidenzia che l'esclusione delle norme generali sull'istruzione dalle materie oggetto di autonomia differenziata costituisce una questione cruciale.
  Sottolinea che la riforma costituzionale proposta nel 2014 era proprio volta a riaffermare il ruolo dello Stato centrale nella materia dell'istruzione, in quanto qualsiasi differenziazione nella qualità e nei contenuti della formazione scolastica incide pesantemente sul futuro delle nuove generazioni. Ricorda che alcuni studi collegano addirittura la longevità al livello di istruzione.
  Ribadisce che l'istruzione pubblica è un elemento fondamentale per la rimozione delle disuguaglianze e di qualsiasi forma di marginalizzazione. Essa inoltre fornisce strumenti per acquisire una piena consapevolezza dei propri diritti e apre l'accesso alla formazione nelle nuove tecnologie, costituendo il cardine per l'attuazione del principio di uguaglianza sostanziale.

  Andrea CASU (PD-IDP) rimarca il contenuto fortemente migliorativo del testo dell'emendamento Bonafè 1.75, di cui auspica l'approvazione. Esso consentirebbe infatti di azzerare un dibattito incendiario che necessariamente si aprirà nel Paese, dal momento che l'istruzione e la cultura costituiscono la principale leva per il superamento delle disuguaglianze, mentre il disegno di legge in esame si pone in netta contraddizione con i principi della Carta costituzionale.
  Nel richiamare la presa di distanza del ministro Abodi e del presidente Pagano dalle dichiarazioni del capolista della Lega alle elezioni europee Vannacci, riporta la posizione della CEI, che evidenzia il rischio di un ritorno ai periodi più bui della storia del Paese.
  Conclude sottolineando che l'approvazione dell'emendamento costituisce una grande opportunità per evitare di scivolare in un degrado senza fine e chiedendo una netta presa di posizione della maggioranza.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), intervenendo a titolo personale sull'emendamento Bonafè 1.75, richiama anch'egli l'intervento del vicepresidente della CEI, monsignor Francesco Savino, secondo il quale l'inclusione è segno di civiltà. Di fronte alla gravità delle dichiarazioni del generale Vannacci, invita la maggioranza ad un'apertura sul punto.

Pag. 27

  Alfonso COLUCCI (M5S), intervenendo a titolo personale sull'emendamento Bonafè 1.75, ribadisce il carattere aberrante delle dichiarazioni di Vannacci, che riportano ad un passato di razzismo e discriminazione. Osserva che ciascuno è portatore di abilità diverse che devono essere sempre valorizzate in quanto costituiscono una ricchezza per la collettività.
  Ricorda dunque il ruolo di generale ancora rivestito da Vannacci, auspicando un intervento della procura militare della Repubblica volto alla sua destituzione e osservando come egli non rappresenti degnamente la Lega, che peraltro biasima per la mancata presa di distanza.
  Conclude rivolgendosi nuovamente alla maggioranza, che continua a tenere un atteggiamento omertoso nei confronti di dichiarazioni di tale gravità.

  La Commissione respinge l'emendamento Bonafè 1.75.

  Simona BONAFÈ (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, ricorda che nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, svoltasi nella giornata di ieri, le forze di maggioranza hanno convenuto di concludere l'esame del provvedimento alle ore 18 della giornata odierna.
  Al fine di consentire l'esame di un maggior numero di emendamenti, e ferma restando la calendarizzazione in Assemblea del provvedimento per lunedì 29 aprile, manifesta la disponibilità del proprio gruppo a ridurre il numero di proposte emendative, a fronte di una rimodulazione dei lavori che consenta di proseguire nell'esame del provvedimento oltre il termine stabilito nella richiamata riunione dell'Ufficio di presidenza.

  Nazario PAGANO, presidente, fa presente che la presidenza si è sempre impegnata per garantire la discussione del maggior numero possibile di proposte emendative, ricordando che a tal fine il termine per la votazione del conferimento del mandato ai relatori, inizialmente previsto per la seduta di mercoledì 24 aprile, è stato successivamente posticipato al 27 aprile.
  Al fine di acquisire l'orientamento dei gruppi sulla richiesta di rimodulazione dei lavori della Commissione, propone di sospendere brevemente la seduta per lo svolgimento di una riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che è immediatamente convocato.

  La seduta, sospesa alle 17.30, riprende alle 17.50.

  Nazario PAGANO, presidente, in considerazione dell'avvicinarsi all'orario entro il quale nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentati dei gruppi, si è stabilito di procedere alla deliberazione del mandato ai relatori, comunica che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni II, III, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, della Commissione parlamentare per le questioni regionali e il parere con osservazioni e raccomandazioni del Comitato per la legislazione. Avverte che la V Commissione esprimerà il parere ai fini della discussione in Assemblea.

  Maria Elena BOSCHI (IV-C-RE) dichiara il voto contrario del proprio gruppo sul conferimento del mandato ai relatori, affermando di non condividere né il merito del provvedimento, né il metodo che ne ha caratterizzato l'esame.
  Si riferisce, in primo luogo, alla ripetizione della votazione sull'emendamento Auriemma 1.19, che costituisce un vulnus inaccettabile, che ha minato il buon andamento dei lavori della Commissione. Stigmatizza il fatto che su un provvedimento così delicato possano verificarsi precedenti così gravi.
  Sottolinea inoltre che la richiesta di proseguire nella discussione degli emendamenti a fronte dell'impegno da parte di alcune forze di opposizione di ritirarne un numero consistente, è stata respinta dalle forze di maggioranza.
  Fa inoltre presente di aver chiesto di considerare l'opportunità di chiedere al Presidente della Camera dei deputati il rinvio della discussione in Assemblea del disegno Pag. 28di legge, e che anche su tale richiesta si è registrato un atteggiamento di totale chiusura.
  Evidenzia che porre in votazione il mandato ai relatori in questa fase dell'esame in Commissione, in cui sono stati votati poco più di una settantina di proposte emendative, rappresenta una vera e propria ghigliottina.
  Infine, rileva che il parere contrario espresso dai relatori e dal Governo su tutte le proposte emendative presentate si traduce nella scelta di esautorare uno dei due rami del Parlamento dall'esame di un provvedimento attuativo della Costituzione, precludendo alla Camera di apportarvi modifiche. Sottolinea come si tratti di un elemento estremamente grave sotto il profilo politico-istituzionale.

  Simona BONAFÈ (PD-IDP) preannuncia che il Partito democratico non parteciperà alla deliberazione per il conferimento del mandato ai relatori, perché l'esame del provvedimento è stato caratterizzato dall'ennesima forzatura anche a fronte dell'ultima richiesta avanzata nel corso dell'ultima riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi. Precisa che le costanti forzature operate dalla maggioranza non hanno fatto bene ai lavori della Commissione e hanno determinato un clima di tensione che ha consentito di esaminare nel merito le proposte emendative soltanto nell'ultima parte della giornata odierna. Dichiara il proprio dispiacere per il fatto che non si sia voluta accogliere la richiesta di proseguire l'esame stasera e nella giornata di domani, ben consapevole che ciò non avrebbe comunque consentito di esaurire l'esame ma rammentando la disponibilità delle opposizioni a ridurre il numero delle proprie proposte emendative. Rivolgendosi ai colleghi della maggioranza, fa presente che non è questo il modo di lavorare su un provvedimento così delicato, al cui esame il Senato ha potuto dedicare molto più tempo e che ha potuto modificare mentre alla Camera il testo è pervenuto sostanzialmente blindato. Nel ritenere che ciò costituisca una mortificazione non soltanto per l'opposizione ma per tutti i deputati, manifesta il proprio rammarico per i tempi ristretti che è stato possibile dedicare all'esame del provvedimento, considerato che in due settimane si sono dovuti concentrare discussione generale, presentazione delle proposte emendative e loro esame. Non ritorna sulla vicenda della votazione dell'emendamento 1.19 e sull'incapacità della maggioranza di risolvere l'incidente in Assemblea, accogliendo il suggerimento del Ministro Ciriani. Nel rilevare che pochi sono stati gli interventi dei colleghi della maggioranza, come peraltro sperimentato già nel corso delle audizioni nonostante che i soggetti invitati dalla Commissione abbiano sostanzialmente demolito il provvedimento. In conclusione, a fronte delle tante forzature verificatesi, preannuncia che il Partito democratico ripresenterà in Assemblea tutte le proposte emendative, augurandosi che in quell'occasione si possa svolgere una discussione ordinata. Ribadisce che tali ragioni il suo gruppo non parteciperà alla deliberazione sul conferimento del mandato ai relatori.

  Alfonso COLUCCI (M5S), nel richiamare il detto popolare secondo cui «ciò che nasce male finisce peggio», dichiara che ciò si è verificato anche in occasione dei lavori della Commissione sul provvedimento in esame. Aggiunto che non si sarebbe immaginato che finisse così male, con un esame limitato ai primi cinquantuno emendamenti, richiama le audizioni che tanto danno fastidio alla maggioranza e che invece rappresentano un'occasione preziosissima di approfondimento. Nel rammaricarsi del fatto che in alcune giornate le audizioni si siano svolte «in batteria» con grande mortificazione sia dei deputati che delle persone invitate dalla Commissione, ricorda che pressoché tutti i soggetti auditi hanno sollevato critiche preclusive e pregiudiziali delle quali la maggioranza non ha tenuto conto. Richiamato quindi il contingentamento dei tempi di esame, ricorda l'episodio dell'emendamento 1.19, votato e regolarmente approvato con 10 voti favorevoli e 7 contrari, come certificato dall'unico segretario presente. Rileva come in quell'occasione sia stata compiuta una grave forzatura, che rimarrà agli atti parlamentari e nei rapporti reciproci, ricordando Pag. 29che con uno strappo regolamentare la maggioranza abbia effettuato la ripetizione del voto a 48 ore di distanza, con un consesso modificato rispetto a due giorni prima. Nel sottolineare che il regolamento prevede che la ripetizione del voto avvenga nell'immediatezza, rebus sic stantibus, fa presente che analoga violazione si è verificata in occasione dell'esame dell'emendamento 1.34, facendo presente che il presidente, dopo aver indetto la votazione, come non risulta dal resoconto sommario, si è avveduto del fatto che la maggioranza non aveva i numeri sufficienti ad approvarlo e ha sospeso la votazione, attendendo che i colleghi rientrassero in aula. Aggiunge che la maggioranza, invece di prendere atto dell'incidente e sanare la situazione in Assemblea, ha operato una forzatura, impegnando la Commissione per ore, in discussioni e interpretazioni regolamentari. Nel richiamare la silenziosa presenza del Ministro Calderoli, che non ha evidentemente argomenti a difesa del proprio provvedimento, fa presente che soltanto nella giornata di oggi i colleghi di maggioranza hanno partecipato al dibattito più per un esercizio di stile, con interventi di facciata, privi di contenuti di merito, per il solo fatto di poter dire di aver preso la parola. Sottolineando che non si è voluto accedere alla richiesta di proseguire stasera e nella giornata di domani l'esame delle proposte emendative, rileva come i colleghi della maggioranza non abbiano argomenti in favore di un testo pericoloso per l'assetto delle istituzioni e per i diritti dei cittadini. Ricorda inoltre, in occasione della ripetizione della votazione dell'emendamento 1.19, il suo appello ad un esercizio di lealtà e legalità, facendo presente che la vicenda ha determinato una frattura difficilmente sanabile nei rapporti tra maggioranza e opposizione. Segnala che la maggioranza ha ignorato anche la disponibilità dell'opposizione a operare una selezione delle proposte emendative, preannunciando la loro integrale ripresentazione in Assemblea. Si dichiara convinto che l'unico obbiettivo della maggioranza fosse quello di arrivare alle ore 18 di sabato 27 aprile, sottolineando che tale obiettivo è stato infine raggiunto facendo perdere tempo alla Repubblica italiana e a tutti i cittadini che il Parlamento rappresenta. Preannuncia che il Movimento 5 Stelle non parteciperà alla deliberazione sul conferimento del mandato ai relatori, augurandosi che in Assemblea vi possa essere almeno un barlume di dibattito, e manifesta il suo grave disappunto.

  Filiberto ZARATTI (AVS) esprime il proprio rammarico per come si sono sviluppati i lavori su un provvedimento così rilevante, sottolineando come le opposizioni abbiano affrontato grandi argomenti e posto importanti questioni, quali quelle relative al futuro del Paese, al contesto europeo e ai rapporti internazionali, seppure in un dibattito convulso e difficile. Rileva come tale dibattito abbia fatto una fine così ingloriosa rispetto ad un provvedimento che giustamente il Ministro definisce «storico» essendo destinato a scardinare la democrazia e le istituzioni del Paese. Precisa che il suo rammarico non è determinato dall'asprezza del confronto, che non lo spaventa, ma dalla forzatura delle regole e dal travisamento della realtà cui si è assistito costantemente in questi giorni. Ricorda che il suo gruppo, insieme agli altri gruppi di opposizione, si è rifiutato di partecipare alla ripetizione della votazione dell'emendamento 1.19 ritenendola illegittima rispetto al regolamento della Camera e alla Costituzione, quella della Resistenza e del 25 aprile, che ancora è alla base della nostra convivenza. Nel precisare che tale votazione è avvenuta in violazione dell'articolo 67 della Costituzione, dichiara che altra fonte di rammarico è il fatto che la maggioranza non abbia accolto la pur estrema richiesta di riaprire uno spazio di confronto democratico e non abbia ritenuto di intervenire nel dibattito, se si escludono i pochi interventi della giornata odierna. Aggiungendo che per lucrare qualche voto in vista delle elezioni europee si sta mettendo da parte l'interesse dello Stato e condannando alla povertà un gran numero di regioni, ritiene che questo provvedimento sia uno dei cardini di un processo destinato a marginalizzare il nostro Paese. Suggerendo ai colleghi di Fratelli d'Italia e di Forza Italia di trovare un escamotage Pag. 30perché saranno costretti a cambiare la denominazione dei loro partiti, ritiene che oggi essi si siano chinati davanti agli amici di Vannacci. Nel dichiarare che in tal modo si assumono una responsabilità storica oltre che politica, preannuncia che anche il suo gruppo non parteciperà alla deliberazione sul conferimento del mandato ai relatori.

  Alessandro URZÌ (FDI) conferma la piena adesione del suo gruppo al provvedimento in esame. Ricorda che Fratelli d'Italia è impegnato a favorire le autonomie in un quadro di unità nazionale che responsabilizzi maggiormente le regioni attraverso l'attribuzione di un maggior numero di funzioni. Rileva inoltre come il provvedimento in esame consentirà per la prima volta in Italia di ottenere livelli essenziali delle prestazioni uguali su tutto il territorio nazionale, con opportune garanzie alle regioni. Sottolinea come l'opposizione anche in quest'occasione non manchi di manifestare il proprio approccio, che ha ostacolato il percorso del provvedimento, ricordando come la scorsa settimana avrebbe dovuto essere dedicata all'esame del testo e invece le minoranze hanno chiesto la sospensione dei lavori di Commissione. Fa presente che in conseguenza di ciò i lavori sono stati rinviati di una settimana, aggiungendo che queste giornate sono state sfruttate malissimo, dal momento che è stato possibile esaminare un limitatissimo numero di proposte emendative. Nel precisare in conclusione che la democrazia è confronto ma è anche assunzione di decisioni, fa presente che in questo momento si sta assumendo una decisione, nell'ambito di un mosaico di impegni del Governo per dare all'Italia un'organizzazione migliore.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP) interviene non per una dichiarazione di voto ma per dare appuntamento alle ore 10 di lunedì prossimo in Assemblea, ringraziando il presidente per la sua tenacia e per il magnifico ponte del 25 aprile, che comunque non era quello trascorso in questa sede.

  Pasqualino PENZA (M5S) interviene per far presente all'onorevole Urzì che l'opposizione non si arrende né qui né altrove, preannunciando che, se vi sarà da parte della maggioranza l'intenzione di affrontare con le medesime modalità altri provvedimenti, dovranno rassegnarsi ad un confronto aspro. Ribadisce che la rassegnazione appartiene alla maggioranza e che l'opposizione non si arrende.

  La Commissione delibera di conferire ai relatori, onorevole Paolo Emilio Russo, onorevole Stefani e onorevole Urzì, il mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sul provvedimento, che non è stato modificato, intendendosi conseguentemente respinte ai fini della loro ripresentazione in Assemblea tutte le proposte emendative non ancora esaminate. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Nazario PAGANO, presidente, avverte che la Presidenza si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

  La seduta termina alle 18.20.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 17.30 alle 17.50.