CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 24 aprile 2024
295.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
COMUNICATO
Pag. 165

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 24 aprile 2024. — Presidenza del presidente Ugo CAPPELLACCI.

  La seduta comincia alle 9.40.

Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
C. 1665 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla I Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 23 aprile 2024.

  Ugo CAPPELLACCI, presidente, ricorda che nella seduta di ieri si è svolta la relazione e non ci sono state richieste di intervento. Dà, quindi, la parola al relatore, deputato Panizzut, per la formulazione della proposta di parere.

  Massimiliano PANIZZUT (LEGA), relatore, illustra una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  Ugo CAPPELLACCI, presidente, avverte che i deputati dei gruppi Partito Democratico (vedi allegato 2) e Movimento 5 Stelle (vedi allegato 3) hanno presentato due proposte alternative di parere, che saranno poste in votazione solo nel caso in cui non fosse approvata la proposta di parere formulata dal relatore.

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  Ilenia MALAVASI (PD-IDP), illustrando la proposta alternativa di parere presentata dal suo gruppo, dichiara di non poter nascondere la propria preoccupazione rispetto all'impianto complessivo del disegno di legge sull'autonomia differenziata. Segnala che i propri timori sono stati confermati dalla quasi totalità delle audizioni che si sono svolte presso la Commissione competente in sede referente, in particolare per quanto concerne le materie di competenza della Commissione Affari sociali.
  Al di là delle preoccupazioni sull'adeguatezza della legge ordinaria per dare attuazione all'articolo 116 della Costituzione, segnala che la proposta alternativa di parere contiene anche riferimenti ai temi dell'educazione e della formazione, in quanto essi, insieme alla tutela della salute, rappresentano i capisaldi dell'unità nazionale, con l'obiettivo di garantire pari opportunità a tutte le comunità.
  Evidenzia il quadro di partenza rappresentato dalla già elevata difformità delle prestazioni sanitarie a livello regionale nell'attuale contesto, che impatta fortemente sulle condizioni di vita dei cittadini. Segnala, in proposito, che esistono delle rilevantissime e inaccettabili differenze tra regioni del Nord e del Sud, per quanto concerne aspetti essenziali quali l'aspettativa di vita, la speranza di vita in buona salute, la mortalità infantile e la mortalità di parto. Anche per quanto concerne la presa in carico da parte dei servizi sociali, si registra in molti casi un divario enorme, che può comportare una spesa pro capite anche 10 volte inferiore nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord.
  In questo contesto, spaventa che tra le 23 materie per le quali è previsto il trasferimento delle competenze ci sia anche la sanità, sia per i rischi di un suo non adeguato finanziamento sia per le possibili difficoltà di attuazione delle riforme strutturali, con la conseguente perdita delle caratteristiche di equità e universalismo con cui fu costruito nel 1978 il Servizio sanitario nazionale, che ha rappresentato una grande conquista del Paese e che rispondeva all'obiettivo di superare le disparità presenti sul territorio.
  L'introduzione dell'autonomia differenziata non può che aggravare questo quadro in quanto l'obiettivo del disegno di legge Calderoli è quello di trattenere risorse nelle regioni che generano un maggior gettito fiscale, senza indicazione della soglia minima, andando quindi a peggiorare l'attuale situazione in altre regioni. Osserva con amarezza, precisando di intervenire come residente in Emilia-Romagna, quindi una regione «privilegiata», che in tal modo si rischia di determinare una diversa valenza dei LEPS nelle singole regioni.
  Manifesta i propri timori legati al fatto che i LEPS saranno definiti da una Commissione tecnica e non dal Parlamento, con decreti del Presidente del Consiglio impugnabili dinanzi al TAR e non alla Corte costituzionale. I dati sulla mobilità sanitaria rilevati dalla Corte dei conti segnalano che in dieci anni si è determinato un trasferimento di 14 miliardi di euro dalle regioni del Sud a quelle del Nord. A questo si aggiunge il differenziale di spesa sanitaria pro capite pari al 25 per cento. L'introduzione dell'autonomia differenziata non può che incrementare queste disparità e compromettere ulteriormente i valori su quali si basa l'unità nazionale.
  Sulla base di queste premesse, annuncia il voto contrario del Partito Democratico sulla proposta di parere formulata dal relatore.

  Andrea QUARTINI (M5S), premettendo che il tema è enorme, definisce la proposta «diabolica» nel senso letterale del termine – dal greco diaballo: separare, dividere – poiché spaccherà il Paese in parti diseguali, in violazione degli articoli 3, 5, 138, 116, 117, 32 e 38 della Costituzione. Stigmatizza che questo avvenga per l'accordo tra i tre principali partiti di maggioranza i quali, in alcuni contesti, operano in modo contraddittorio: rileva infatti che, nonostante distinguo e preoccupazioni, pur di tenere insieme la maggioranza si è disposti a scambi sui temi, rispettivamente, del premierato, della riforma della giustizia e, non da ultimo, dell'autonomia differenziata. Esprime la preoccupazione che ciò contribuisca a minare significativamente la coesione nazionale, mortificando l'assetto democratico Pag. 167del Paese nella forma come nella sostanza, in un contesto già complicato.
  Ricorda, in effetti, come le diseguaglianze tra regioni siano già significative, e come la pandemia abbia palesato i limiti del regionalismo differenziato, che diventa un'autonomia potenziata. Si rammarica che l'emergenza sanitaria non abbia insegnato nulla, in particolar modo la difficoltà di coordinare dal centro gli interventi sanitari sul territorio, e che si scelga di allargare ulteriormente la frattura nel Paese. Ritiene che questo non sia accettabile, rilevando anche la limitata la possibilità di un'adeguata discussione sul provvedimento in oggetto.
  Ricorda le parole del Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno del 2022: «le differenze tra territori, nord e meridione, isole minori e zone interne, creano ingiustizia e diseguaglianza. Occorre operare affinché il Servizio sanitario nazionale si rafforzi». Constata che la situazione attuale non garantisce nemmeno i livelli essenziali di assistenza, ossia quelli minimi. Teme che si crei una distinzione tra cittadini di serie A e B, già attuale, e suscettibile di peggiorare con l'autonomia differenziata.
  Rammenta che, nell'enunciare il diritto alla salute, l'articolo 32 della Costituzione usa il termine «fondamentale», che ricorre una volta sola in tutta la Carta, a garanzia della coesione nazionale; coesione che, paradossalmente, dovrebbe essere uno dei capisaldi di due partiti della maggioranza.
  Nel richiamare i dati già forniti sul costo per le regioni del meridione per la mobilità sanitaria, si interroga su cosa si stia facendo per evitare che i cittadini del Sud diventino «clienti» di quelli del Nord.
  Si rammarica del fatto che il PNRR abbia previsto una possibilità che il Governo non è riuscito a rendere operativa, a scapito delle regioni con difficoltà maggiori, in riferimento al taglio di oltre un miliardo di euro per la messa in sicurezza degli ospedali, e la realizzazione di case e ospedali della comunità, nonché di asili nido. Ritiene che si tratti di un'operazione drammatica, con un rischio di frattura e collasso del sistema nazionale, dove l'autonomia differenziata accrescerà difficoltà già immense, dato che i livelli saranno definiti da una Commissione tecnica, la quale svilisce e mortifica il ruolo dei parlamentari. A titolo di esempio, ricorda che i LEPS saranno impugnabili dinanzi al TAR e non già sottoponibili al vaglio della Corte costituzionale; inoltre, essi sono sprovvisti di risorse, dato che occorrerebbero cento miliardi di euro per i quali non c'è copertura.
  Deplora che si proceda con l'autonomia ancora prima che le risorse siano stanziate, mentre si sarebbe dovuto fare l'opposto: perequare prima, e solo dopo eventualmente procedere al trasferimento di autonomia. Sottolinea criticamente che nel testo non ci siano neanche clausole di supremazia, essenziali in caso di pandemia. Contesta il principio per cui le regioni abbiano mano libera su tariffe, ticket, fondi integrativi. Esprime preoccupazione per l'avvio di una concorrenza selvaggia nella gestione delle risorse umane, per l'autonomia nella regolazione dell'attività libero professionale e per il prevedibile dumping salariale. Si associa a quanti hanno definito questa ipotesi come la pietra tombale sulla contrattazione collettiva nazionale.
  Conclude tenendo a sottolineare la «malizia» con la quale il disegno di legge è pervaso da richiami a obiettivi di finanza pubblica e di bilancio; «malizia» nel senso che trattasi di materie sottratte al referendum abrogativo ex articolo 75 della Costituzione, ossia al giudizio dei cittadini, per cui si può parlare di una manovra «autoritaria». Ricorda che, essendo un provvedimento collegato alla manovra di bilancio, esso esprime una subalternità delle prestazioni sociali rispetto alle risorse di bilancio, contraria alla più recente giurisprudenza della Corte costituzionale, e tale per cui si può parlare di operazione «scissionista» che crea un vulnus importantissimo per il Paese.
  Esprime, pertanto, il parere contrario del Movimento 5 Stelle sulla proposta di parere formulata dal relatore.

  Ugo CAPPELLACCI, presidente, in relazione alle considerazioni svolte dal collega Quartini, ricorda che i tempi d'esame del provvedimento sono condizionati dal fatto Pag. 168che di esso è prevista la calendarizzazione in Assemblea nella giornata del 29 maggio e che, pertanto, la Commissione di merito ha chiesto espressamente che siano espressi i pareri da parte delle Commissioni competenti in sede consultiva. Segnala che, in ogni caso, diversamente da quanto accaduto in altre Commissioni, l'esame si è svolto prevedendo due distinte sedute.

  Luciano CIOCCHETTI (FDI) ritiene di dover riportare un minimo di correttezza sul piano costituzionale. Ricorda, a tal fine, che gli articoli 116 e 117 della Costituzione fanno parte di quella riforma del Titolo V che fu presentata e approvata dal Governo Amato nel 2001, e che essa costituisce la reale origine delle difficoltà lamentate dai colleghi. Non comprende come un provvedimento che, per il centrosinistra, non era incostituzionale all'epoca – peraltro approvato alla Camera con una maggioranza risicata e poi confermato tramite referendum – lo possa essere oggi. Il provvedimento in esame non svilisce bensì attua la Costituzione, in particolare proprio gli articoli 116 e 117.
  Richiamando le disposizioni del disegno di legge, segnala che all'articolo 4 al Senato sono state introdotte garanzie molto forti per le regioni più deboli: ad esempio, il trasferimento delle funzioni può avvenire «solo successivamente» allo stanziamento di risorse finanziarie, cosicché questa legge mira a rendere più equilibrata in futuro la gestione di alcuni servizi, l'erogazione dei quali oggi presenta eccessive differenze tra le regioni. Ritiene che, in tal modo, si diano risposte a tutto ciò cui la riforma del Titolo V non ha saputo dare, conferendo maggiore autonomia solo se vi sono risorse per tutte le regioni.
  Invita i colleghi di opposizione, al di là delle fisiologiche e ideologiche contrarietà, a riconoscere le garanzie parlamentari previste nel testo in esame il quale, prima dell'intesa, prevede addirittura due passaggi in Parlamento: l'approvazione dell'intesa e quella finale del disegno di legge. Sottolinea come, in tal modo, vi sia un coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali e sia assicurata la preminenza dello Stato, aspetto del Titolo V che non viene mai ricordato, ad esempio con l'esercizio dei cosiddetti poteri sostitutivi.
  Rileva che le richieste di concludere intese per una maggiore autonomia provengono ad oggi da undici regioni italiane, anche governate dal centrosinistra. Ritiene che il testo approvato dal Senato possa dare garanzie massime affinché non si differenzino ancora di più le risposte ai cittadini sui livelli essenziali delle prestazioni. Citando il provvedimento, ricorda che i decreti legislativi definiscono procedure e modalità di LEP in condizioni di «appropriatezza, efficienza, e congruità». Riguardo al rilievo relativo alla Commissione tecnica, ricorda che i fabbisogni standard che essa deve definire rientreranno in più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, verificabili e aggiornabili ogni tre anni, per adeguare il dato normativo ai cambiamenti di contesto.
  Rivendica che il suo gruppo ha mantenuto una posizione coerente oggi che è al Governo, rispetto a quando era all'opposizione: questo provvedimento consentirà di superare una volta per tutte il meccanismo della spesa storica, perché dovrà essere preventivamente calcolato il costo minimo di un servizio che impatta sulla vita dei cittadini che risiedono in un dato territorio.
  Sottolinea che in ogni caso risorse importati dovranno essere trovate nei decreti attuativi previsti per i prossimi ventiquattro mesi.
  Ribadisce che al Senato il gruppo Fratelli d'Italia ha dato un contributo fondamentale al miglioramento del testo, soprattutto rispetto alla coesione nazionale, prevedendo il finanziamento delle regioni in difficoltà anche se non firmano le intese. Ritiene che questa legge sia un'opportunità per il Sud e per le regioni più deboli che vorranno chiedere maggiore autonomia e dimostreranno di meritarla. Rassicura che la garanzia del finanziamento da parte dello Stato resterà invariata e che si tratterà di un'opportunità, per il Sud, di tornare competitivo, e per le regioni, di essere padrone del proprio futuro.
  Concludendo, con riferimento ai presunti tagli del PNRR, che nulla hanno a che Pag. 169vedere col disegno di legge in esame, precisa che, quando si parla del taglio di 1,2 miliardi di euro, si dovrebbe ricordare che la legge n. 67 del 1988 aveva previsto uno stanziamento per le regioni di 10,5 miliardi di euro, ad oggi non spesi. In merito alla riduzione del numero di case e ospedali di comunità da realizzare, precisa che il PNRR è stato licenziato quando l'inflazione era tutt'altra rispetto a oggi e le materie prime avevano un minore costo, prima dell'aumento causato anche dal superbonus; al contrario, oggi l'aumento di oltre il 40 per cento dei costi degli appalti non consente, a parità di risorse, di fare le stesse cose.
  Esprime pertanto il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere avanzata dal relatore.

  Elena BONETTI (AZ-PER-RE) parte della considerazione per cui vi è sicuramente la necessità di intervenire sulle competenze affidate alle regioni e sulle modalità della loro implementazione, esprimendo tuttavia dubbi sulla valenza del provvedimento in discussione sia per quanto riguarda l'efficientamento del sistema sia per quanto concerne la possibilità di destinare risorse congrue alla sanità e alle politiche sociali. Ricorda che nel corso dell'esame al Senato il suo gruppo si è astenuto sul provvedimento, anche per rimarcare il fatto che gli obiettivi che dovrebbero essere alla base dell'intervento non trovano corrispondenza nel testo approvato. Come componente della Commissione Affari sociali si trova costretta però a segnalare in maniera particolare le gravi conseguenze che l'introduzione dell'autonomia differenziata può avere sulle materie oggetto di competenza della stessa Commissione.
  In relazione a quanto affermato dal collega Ciocchetti, rileva che la presenza di 10 miliardi di euro da utilizzare nell'ambito dell'edilizia sanitaria rappresenterebbe sicuramente un importante fattore di crescita ma esprime dubbi sulla reale disponibilità di tali risorse.
  Riconosce che l'inclusione nel testo in esame dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti presenta una forte valenza simbolica ma non può essere trascurato il fatto che essi devono essere adeguatamente finanziati, mentre il DEF all'esame della Camera conferma esplicitamente che non ci sono risorse da destinare a questa finalità nel prossimo biennio, periodo durante il quale dovrebbero essere emanate le disposizioni attuative del provvedimento in esame. Rileva che è impossibile riporre fiducia in proposito nell'attuale Governo, posto che esso si caratterizza per una delle peggiori performance nelle ultime legislature in relazione alla tempistica di adozione di provvedimenti attuativi. Ricorda che istituzioni che non possono sicuramente essere considerate di parte, come la Banca d'Italia e la Conferenza episcopale, hanno messo in guardia sul possibile impatto devastante dell'introduzione dell'autonomia differenziata sulle politiche di welfare, anche per il rischio che si proceda a una sorta di gioco al ribasso nell'indicazione dei livelli minimi che devono essere rispettati.
  Invita quindi gli appartenenti alle forze di maggioranza più sensibili rispetto a questi temi, in particolare i deputati di Fratelli d'Italia e di Forza Italia, a proporre di non portare in Assemblea il provvedimento il prossimo 29 aprile, per consentire un'ulteriore riflessione, ricordando che stessa Presidente Meloni ha lasciato intendere che la sua eventuale approvazione non potrà avvenire prima dello svolgimento delle elezioni europee. Rileva che, altrimenti, non riesce a immaginare come sia possibile sostenere una posizione diversa di fronte al proprio elettorato, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  Ugo CAPPELLACCI, presidente, fa presente che risultano pertanto precluse le proposte alternative di parere presentate dai gruppi Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.

  La seduta termina alle 10.40.

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SEDE REFERENTE

  Mercoledì 24 aprile 2024. — Presidenza del presidente Ugo CAPPELLACCI.

  La seduta comincia alle 10.40.

Disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale in attuazione dei princìpi di universalità, eguaglianza ed equità.
C. 1741 Schlein.
(Esame e rinvio – Abbinamento delle proposte di legge nn. 503 Speranza, 1533 Consiglio regionale del Piemonte, 1545 Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, 1608 Consiglio regionale della Toscana, 1626 Consiglio regionale delle Marche e 1712 Consiglio regionale della Puglia).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Ugo CAPPELLACCI, presidente, avverte che, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento, i deputati possono partecipare alla seduta odierna in videoconferenza, non essendo previste votazioni.
  Avverte, altresì, che le proposte di legge C. 503 Speranza, recante «Disposizioni in materia di adeguamento annuale del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato», C. 1533 della regione Piemonte, C. 1545 della regione Emilia-Romagna, C. 1608 della regione Toscana, C. 1626 della regione Marche, recanti «Sostegno finanziario al sistema sanitario nazionale a decorrere dall'anno 2023», e C. 1712 della regione Puglia, recante «Sostegno finanziario al sistema sanitario nazionale a decorrere dall'anno 2024», già assegnate alla Commissione, vertono su materia identica a quella della proposta di legge C. 1741 Schlein. La presidenza, pertanto, ne dispone l'abbinamento, ai sensi dell'articolo 77, comma 1, del Regolamento.
  Dà, quindi, la parola ai relatori, deputati Furfaro e Loizzo, per lo svolgimento della relazione.

  Marco FURFARO (PD-IDP), relatore, ricorda che l'articolo 32 della Costituzione, attraverso la formulazione: «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti», sancisce il diritto alla salute come un diritto fondamentale ed universale.
  In seguito, con l'articolo 1 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, è stato istituito il Servizio sanitario nazionale (SNN) e sono stati fissati gli obiettivi legati ai princìpi di universalità, eguaglianza ed equità.
  Fa presente che nel nostro ordinamento, il diritto alla salute è un diritto fondamentale sia individuale che collettivo poiché, da un lato, garantisce il benessere fisico, psicologico e sociale della persona e, dall'altro, tutela la salute dell'intera collettività. Quello alla salute resta un diritto in continua evoluzione in quanto si deve necessariamente confrontare con i cambiamenti sociali e demografici della società e con la necessità, quindi, di adeguare i propri servizi sanitari e sociosanitari ai mutamenti e alle necessità della popolazione. Occorre prestare particolare attenzione ai diversi fattori che incidono sulle fragilità della popolazione (calo delle nascite, progressivo invecchiamento della popolazione con la conseguente diminuzione del tasso di attività) poiché esse rendono le persone sempre più vulnerabili e destinate alla solitudine.
  Il disagio psicologico e i disturbi del comportamento alimentare dei giovani, l'aumento delle cronicità e la non autosufficienza degli anziani, l'abbattimento delle liste d'attesa, la necessità di strutture ospedaliere più efficienti, di una sanità di prossimità sul territorio più forte, di investimenti sulla prevenzione e sulla appropriatezza delle cure si combattano solo ed esclusivamente aumentando significativamente le risorse finanziarie, immettendo nuovo personale – medici, infermieri, tecnici – creando le condizioni, economiche e organizzative, affinché le migliori professionalità rimangano nel servizio pubblico.
  Ricorda che la spesa sanitaria rispetto al PIL per il 2024 è pari al 6,4 per cento, mentre la previsione per il triennio successivoPag. 171 scende al 6,3 per cento nel 2025 e nel 2026, per poi assestarsi al 6,2 per cento nel 2027. Il riscontro è che la sanità pubblica non riuscirà a sopperire al fabbisogno finanziario richiesto e che i principi di universalità, equità ed uguaglianza che caratterizzano il nostro SSN saranno fortemente a rischio.
  La spesa sanitaria pubblica del nostro Paese è inferiore anche a quella di molti Paesi europei. Nel 2022, secondo il report di Gimbe, si attesta al 6,8 per cento del PIL, meno di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media Ocse del 7,1 per cento che alla media europea del 7,1 per cento. Sono tredici i Paesi dell'Europa che in percentuale del PIL investono più dell'Italia. In Europa sono ben quindici Paesi a investire più dell'Italia in sanità.
  Inoltre, negli ultimi anni, i limiti rigidi alla spesa di personale dipendente e all'incremento dei fondi, la scarsa attrattività del lavoro dipendente presso gli enti e le aziende del SSN, hanno spinto le aziende stesse a forme di ingaggio attraverso affidamenti esterni (cosiddetti medici a gettone), a forme di contratti a tempo determinato o parasubordinato, con costi sicuramente superiori rispetto a quello del lavoro dipendente.
  Infine, in Italia milioni di persone devono fare i conti ogni giorno con liste di attesa molto lunghe e sono quindi costrette a spostarsi da una regione all'altra per accedere a una prestazione oppure a rivolgersi alla sanità privata. Sempre più famiglie scelgono di curarsi al di fuori del sistema sanitario. È la cosiddetta spesa out of pocket, in aumento negli ultimi dieci anni e arrivata al 15 per cento del totale, soglia critica che dà l'idea di un peggioramento della sanità, che mette in discussione il principio costituzionale del diritto alla salute per tutte e tutti.
  Entrando nel merito del contenuto, rileva che la proposta di legge C. 1741 Schlein, di cui la Commissione avvia oggi l'esame, si compone di quattro articoli ed è finalizzata ad introdurre disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale in attuazione dei princìpi di universalità, eguaglianza ed equità.
  L'articolo 1 dispone che, a decorrere dal 2024, il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, cui concorre lo Stato, è incrementato su base annua dello 0,21 per cento del prodotto interno lordo nominale nazionale, per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028, fino a raggiungere una percentuale di finanziamento annuale non inferiore al 7,5 per cento del PIL nominale tendenziale dell'anno di riferimento. Si prevede inoltre che, nell'ambito dell'incremento del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, sono comprese le maggiori risorse destinate alla copertura dei fabbisogni correlati all'erogazione delle prestazioni assistenziali da garantire in tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti.
  L'articolo 2 introduce un nuovo comma all'articolo 11 del decreto-legge n. 35 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 60 del 2019. In particolare, si prevede che, a partire dall'anno in corso, le regioni concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica assicurando, nell'ambito dei propri indirizzi relativi alla programmazione triennale dei fabbisogni di personale da parte delle aziende e degli enti del sistema sanitario regionale, il governo della spesa del personale in funzione dell'esigenza di garantire l'equilibrio economico. Sempre a partire dall'anno in corso, non trova applicazione la disciplina in materia di spesa per il personale degli enti del Servizio sanitario nazionale delle regioni, di cui al medesimo articolo 11, commi da 1 a 4, nonché la disciplina sul limite delle risorse per il trattamento accessorio del personale, di cui all'articolo 23, comma 2, del decreto legislativo n. 75 del 2017. Il comma 2 dell'articolo 2 precisa che eventuali maggiori costi a carico delle regioni, derivanti dall'applicazione del comma 1, dovranno trovare copertura nell'ambito dell'aumento del livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard previsto all'articolo 1.
  L'articolo 3 prevede specifiche misure per l'abbattimento delle liste d'attesa. Al comma 1, si dispone che, nelle more dell'aggiornamento del Piano nazionale di governoPag. 172 delle liste di attesa (PNGLA), le regioni e le province autonome sono chiamate ad adottare una serie di misure, con la finalità di perseguire i seguenti obiettivi: garantire la piena e completa attuazione dei rispettivi piani operativi; fornire tempestiva risposta alle richieste di prestazioni ambulatoriali, di screening e di ricovero ospedaliero; potenziare l'assistenza sanitaria territoriale; garantire i livelli essenziali di assistenza; garantire gli standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale definiti dal regolamento di cui al decreto del Ministro della salute 23 maggio 2022, n. 77; garantire la piena operatività delle case della comunità e degli ospedali di comunità. Per quanto concerne le misure proposte, si prevede, in particolare, che le regioni indìcano procedure concorsuali straordinarie per l'assunzione a tempo indeterminato di personale sanitario, che istituiscano un sistema di prenotazione unico regionale, che pubblichino e aggiornino in tempo reale sul sito internet istituzionale il quadro generale sulla situazione delle liste di attesa.
  Si prevede, inoltre, che all'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) sia attribuito il compito di coadiuvare e di indirizzare le politiche regionali sull'abbattimento delle liste di attesa (comma 2). A tale fine, con decreto del Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, da emanare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge, siano stabiliti i criteri e le modalità con cui le regioni inviano all'Agenas, in tempo reale, i dati relativi alle proprie liste di attesa.
  Ai sensi dell'articolo 4, agli oneri derivanti dall'attuazione del provvedimento, si provvede a valere sulle maggiori risorse derivanti dalla crescita economica ed eventualmente con misure aggiuntive di contrasto dell'evasione ed elusione fiscale e contributiva.
  In conclusione, auspica che possa avere luogo un dibattito pacato e sereno, anche evitando di concentrarsi esclusivamente sugli errori commessi nel passato dalle diverse maggioranze che si sono succedute alla guida del Paese, che si concentri sulla necessità di finanziare adeguatamente il sistema sanitario, abbattere le liste d'attesa e assicurare il livello necessario di personale e condizioni di lavoro appropriate.

  Simona LOIZZO (LEGA), relatrice, illustrando in maniera più dettagliata l'articolo 4, segnala che esso prevede che agli oneri derivanti dall'attuazione del provvedimento in esame, quantificati in 4 miliardi di euro per il 2024, 8 miliardi di euro per il 2025, 12 miliardi di euro per il 2026, 16 miliardi di euro per il 2027 e 20 miliardi di euro annui a decorrere dal 2028, si provvede a valere sulle maggiori risorse derivanti dalla crescita economica prevista dai documenti di programmazione economica e finanziaria Si dispone inoltre che, qualora la crescita programmatica prevista non garantisca le risorse necessarie alla copertura finanziaria, con decreto del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia, devono essere individuati e resi operativi meccanismi e misure aggiuntive di contrasto dell'evasione ed elusione fiscale e contributiva.
  Al riguardo, osserva che, come segnalato anche dal dossier predisposto dal Servizio Studi della Camera dei deputati, occorre verificare la congruità delle disposizioni relative alla copertura finanziaria del provvedimento.
  Ricorda, quindi, che il sistema sanitario è volto ad assicurare prestazioni adeguate a tutti i pazienti e che il suo corretto funzionamento sta sicuramente a cuore a tutte le forze politiche.
  Nessuna forma di svilimento del Servizio sanitario nazionale sarà portata avanti dall'attuale maggioranza.
  Ribadisce di essere perplessa circa la possibilità di reperire un ammontare di risorse così cospicue, con la copertura indicata dal provvedimento in esame, segnalando l'esigenza di individuare forme di intervento più equilibrate, anche attraverso una riduzione degli sprechi.

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  Ugo CAPPELLACCI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 10.55.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 10.55 alle 11.