CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 23 aprile 2024
294.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
Pag. 160

SEDE REFERENTE

  Martedì 23 aprile 2024. — Presidenza del vicepresidente Giovanni Luca CANNATA. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Federico Freni.

  La seduta comincia alle 11.50.

Documento di economia e finanza 2024.
Doc. LVII, n. 2 e Allegati.
(Esame e conclusione).

  La Commissione inizia l'esame del Documento.

  Giovanni Luca CANNATA, presidente e relatore, fa presente che il Documento di economia e finanza 2024, adottato nel quadro del coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione europea nell'ambito del cosiddetto Semestre europeo, delinea, in una prospettiva di medio termine, gli obiettivi della programmazione economico-finanziaria e gli indirizzi relativi alle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di stabilità e crescita e per il conseguimento degli obiettivi del Piano nazionale di riforma.
  Evidenzia, in via preliminare, come il Documento di economia e finanza 2024, trasmesso alle Camere lo scorso 9 aprile, presenti una struttura più sintetica rispetto ai precedenti Documenti di economia e finanza. Nella premessa del Documento si evidenzia come tale scelta sia motivata dall'attuale fase di transizione verso le nuove regole delle governance economica europea, che ha visto la Commissione europea, il Consiglio ECOFIN e il Parlamento europeo raggiungere un accordo, in sede di trilogo, sul testo delle proposte legislative volte a riformare il Patto di stabilità e crescita, che entro breve termine saranno approvate definitivamente dal Consiglio e dal Parlamento europeo.
  Ricorda come, in vista dell'imminente entrata in vigore del nuovo quadro normativo della governance economica europea, il Governo abbia quindi tenuto conto dell'indicazione della Commissione europea di presentare, per l'anno 2024, programmi di stabilità sintetici e di concentrare ogni sforzo sull'elaborazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine, che rappresenterà, nell'ambito della nuova disciplina, il nuovo documento di riferimento della programmazione economico-finanziaria pluriennale.
  Coerentemente con tali indicazioni, il Documento in esame, seguendo la tradizionale struttura discendente dalle regole del Patto di stabilità e crescita attualmente vigente, reca pertanto dati e informazioni aggiornati sull'andamento tendenziale del quadro macroeconomico e delle principali grandezze di finanza pubblica. Al contempo, la stessa premessa al Documento evidenzia la presenza, all'interno di quest'ultimo, di una stima delle cosiddette politiche invariate per il prossimo triennio, all'interno delle quali sarà data priorità al rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale sul lavoro.
  Fa presente che, in attesa della predisposizione e della presentazione, entro il prossimo 20 settembre, del Piano strutturale di bilancio di medio termine, i cui contenuti dovranno essere coerenti con le nuove regole che entreranno in vigore nei prossimi mesi, il Governo non ha ritenuto necessario definire, nel Documento di economia e finanza 2024, obiettivi di finanza pubblica diversi dalle grandezze che emergono dal quadro tendenziale a legislazione vigente, che sono sostanzialmente allineate con il quadro programmatico della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023.
  Evidenzia che, in linea con questa impostazione, gli obiettivi di politica economica dei prossimi anni saranno definiti nel predetto Piano strutturale di bilancio di medio termine, i cui contenuti dovranno essere definiti in coerenza con le nuove regole della governance economia europea e sulla base delle indicazioni contenute nella traiettoria di riferimento dell'andamento dell'indice della spesa primaria netta, che la Commissione europea trasmetterà a Pag. 161ciascuno Stato membro entro il prossimo 21 giugno.
  Osserva che, nel nuovo sistema di regole, i cui contenuti sono riassunti in due focus contenuti all'interno del Documento, nei quali la nuova disciplina è posta anche a raffronto con le vigenti regole del Patto di stabilità e crescita, l'indicatore per la sorveglianza di bilancio che sarà condotta dalla Commissione europea è individuato nella crescita della spesa primaria netta. Tale aggregato è costituito dalla spesa totale delle Amministrazioni pubbliche, al netto delle spese per interessi, della spesa per programmi dell'Unione interamente finanziati da fondi europei, della spesa nazionale per il cofinanziamento di programmi europei, delle misure discrezionali sul lato delle entrate, della componente ciclica della spesa per le indennità di disoccupazione e delle misure una tantum e temporanee.
  In proposito, segnala che nel Documento si evidenzia come nel procedimento di predisposizione dei Piani, anche in assenza di una specifica disciplina, il Governo assicurerà il pieno coinvolgimento delle Camere. Al riguardo, ricorda altresì che le Commissioni Bilancio di Camera e Senato hanno recentemente avviato un'indagine conoscitiva sulle prospettive di revisione delle procedure di programmazione economica e finanziaria e di bilancio in relazione alla riforma della governance economica europea, anche al fine di valutare le possibili modifiche legislative da introdurre alla legislazione attuativa delle disposizioni dell'articolo 81 della Costituzione e alla normativa in materia di contabilità e finanza pubblica.
  Quanto agli indirizzi per la definizione delle politiche di bilancio per l'anno in corso, segnala come già le Raccomandazioni specifiche per il 2024, approvate dal Consiglio ECOFIN il 16 giugno 2023 e dal Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023, abbiano indicato agli Stati membri di impostare la programmazione di bilancio di medio periodo in modo coerente con i criteri che avrebbero ispirato la riforma della governance economica europea.
  Evidenzia che la richiesta rivolta agli Stati membri che, come l'Italia, non avevano ancora raggiunto il proprio obiettivo di medio termine, era quella di intervenire sulla spesa primaria netta per il 2024. Il Documento in esame sottolinea come l'indicatore di riferimento per la sorveglianza di bilancio di quest'anno sia costituito dalla spesa finanziata a livello nazionale al netto delle spese per interessi, delle spese relative ai programmi dell'Unione interamente coperte dai trasferimenti provenienti dall'Unione europea, della componente ciclica della spesa per le indennità di disoccupazione, delle misure discrezionali sul lato delle entrate e delle misure una tantum e temporanee. Tale indicatore è sostanzialmente coincidente con quello che si applicherà quando entrerà in vigore la riforma della governance economica europea, che consentirà l'esclusione, dal computo della spesa primaria netta, anche della spesa per cofinanziamenti nazionali di programmi europei.
  Ricorda che, secondo le citate Raccomandazioni, il livello massimo di crescita della spesa primaria netta raccomandato per l'Italia per il 2024 è pari all'1,3 per cento ed è compatibile con un miglioramento del bilancio strutturale di 0,7 punti percentuali del PIL. In base all'aggiornamento delle previsioni di finanza pubblica recato dal Documento in esame, nel 2024 gli andamenti della spesa primaria netta e del saldo di bilancio strutturale, riportati nel quadro tendenziale, possono ritenersi conformi alle menzionate raccomandazioni specifiche. Il tasso di crescita nominale annuo della spesa primaria netta si colloca, infatti, al di sotto dell'obiettivo raccomandato, risultando negativo. A tale dato corrisponde un miglioramento del saldo di bilancio strutturale pari al 3,2 per cento rispetto all'anno 2023, contro gli 1,1 punti percentuali previsti nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 e nel Documento programmatico di bilancio 2024.
  Passando all'esame in dettaglio dei contenuti del Documento, rileva anzitutto come la prima sezione, che reca lo schema del programma di stabilità, illustri in primo Pag. 162luogo gli elementi di analisi utili alla ricostruzione del quadro macroeconomico internazionale. Questo, pur a seguito del superamento degli effetti dello shock pandemico, risulta ancora fortemente condizionato da fattori di incertezza, come il protrarsi della guerra in Ucraina, e dall'emergere di ulteriori fronti di crisi geopolitica, come le tensioni diffuse nel Medio Oriente e nell'area del Mar Rosso, che incidono sulla crescita economica globale e sul volume del commercio internazionale. In questo contesto, il tasso di crescita dell'economia globale per il 2023, pari al 3,1 per cento, risulta sostanzialmente invariato rispetto al 2022, quando la crescita era stata del 3,3 per cento. Tuttavia, mentre alcuni Stati, in particolare gli Stati Uniti d'America, la Repubblica Popolare Cinese e il Giappone, hanno registrato un aumento dei tassi di crescita nell'ultimo anno, l'economia dell'area dell'euro è cresciuta dello 0,4 per cento. Si tratta, quindi, di un netto calo del tasso di crescita del PIL dell'area dell'euro rispetto a quello del 2022, quando la crescita era stata pari al 3,4 per cento. La forte inflazione che ha caratterizzato l'economia di molti Stati negli ultimi due anni sta gradualmente riducendosi verso livelli più contenuti su scala globale. Secondo le stime relative all'area dell'OCSE, nel 2023 l'inflazione mensile si è ridotta dal 9,2 per cento di gennaio al 6 per cento di dicembre, mentre nel mese di gennaio 2024 il dato ha visto un'ulteriore riduzione al 5,7 per cento. La dinamica inflattiva, causata soprattutto dall'incidenza dell'aumento dei prezzi delle materie prime sui costi di produzione e sui prezzi al consumo, si è considerevolmente ridotta. L'andamento decrescente dell'inflazione si rileva anche nell'area dell'euro, dove nel 2023 essa si è attestata in media al 5,4 per cento, in considerazione del calo dei prezzi dell'energia e del comparto alimentare. Segnala che nelle economie occidentali una tale riduzione dell'inflazione è dovuta sia al nuovo andamento dei prezzi delle materie prime, sia al protrarsi delle politiche monetarie restrittive della Federal Reserve, della Banca centrale europea e della Bank of England.
  Evidenzia che nell'area dell'euro il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato si è considerevolmente ridotto, ritornando ai valori precedenti alla fase di tensione inflazionistica e all'invasione russa dell'Ucraina. Le informazioni riportate nel Documento di economia e finanza segnalano come, da ottobre 2023, lo spread tra il rendimento dei titoli di Stato italiani di durata decennale e quello degli analoghi titoli tedeschi si sia ridotto di 70 punti base.
  Nel complesso, rileva come nel Documento in esame le stime delle variazioni del Prodotto interno lordo per il 2024 non si discostino significativamente dai dati registrati nel 2023, avendo il Fondo monetario internazionale previsto una crescita globale del 3,2 per cento e un tasso di inflazione del 5,9 per cento, destinato a ridursi ulteriormente al 4,5 per cento nel 2025. Per l'area dell'euro la crescita è stimata in ripresa, con la previsione di un incremento dello 0,8 per cento nell'anno 2024 e dell'1,5 per cento nell'anno 2025, con un'inflazione più contenuta, pari al 2,4 per cento nel 2024 e al 2,1 per cento nel 2025.
  Osserva che le principali tendenze economiche manifestatesi nel 2023 potranno peraltro risentire, nel corso del 2024, dei fattori di incertezza presenti nell'attuale congiuntura internazionale, che riguardano prevalentemente alcuni potenziali canali di trasmissione all'economia reale e al sistema finanziario.
  In particolare, fa presente come il Documento richiami, in primo luogo, gli sviluppi delle recenti tensioni geopolitiche in Medio Oriente, dove è concentrata la produzione di circa il 35 per cento delle esportazioni mondiali di petrolio e il 14 per cento di quelle di gas, e l'insicurezza dovuta all'impatto delle aggressioni subite dalle società di navigazione nell'area di transito del Mar Rosso, con possibili aumenti dei costi del trasporto tramite container nella rotta Asia-Mediterraneo.
  Segnala, inoltre, il pericolo di nuove fasi di deficit dell'offerta delle materie prime e dei beni energetici non direttamente dipendenti da tensioni geopolitiche. A questi fattori si aggiungono, infine, l'incertezza sull'effettivo impatto sull'andamento dell'economiaPag. 163 reale delle scelte di politica monetaria restrittiva attuata nelle principali economie occidentali, nonché gli effetti derivanti dal possibile indebolimento della crescita dell'economia cinese e dai rischi connessi al settore immobiliare.
  Evidenzia che per quanto concerne, più in dettaglio, lo scenario nazionale, il Documento espone un'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all'anno 2023 e le previsioni tendenziali per il 2024 e per il triennio successivo. Nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento (UE) n. 473 del 2013, il quadro macroeconomico tendenziale presentato nel Documento di economia e finanza 2024 è stato validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio il 10 aprile 2024.
  Fa presente che, richiamando le stime ufficiali dell'ISTAT, il Documento evidenzia una crescita del PIL per il 2023 pari allo 0,9 per cento, mentre la NADEF 2023 aveva prefigurato una crescita dello 0,8 per cento. L'economia italiana, dopo la pausa nella crescita del secondo trimestre 2023, ha ripreso a espandersi, intorno a due decimi di punto ogni trimestre, sostenuta in particolare dalla crescita dei servizi e delle costruzioni. Secondo i dati forniti dall'ISTAT nei Conti economici trimestrali pubblicati il 5 marzo 2024, nel quarto trimestre 2023 il PIL è aumentato dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,6 per cento nei confronti del quarto trimestre del 2022.
  In relazione all'andamento del prodotto interno lordo nel triennio 2021-2023, il Documento sottolinea come, dopo la caduta del 2020, il PIL reale sia aumentato di 4,2 punti percentuali rispetto al livello pre-COVID registrato nel quarto trimestre dell'anno 2019. Nel complesso, la crescita nell'anno 2023 è stata trainata dalla domanda interna, che ha fatto registrare una crescita di 4,6 punti percentuali, unitamente alla ripresa della domanda estera netta.
  Segnala, per quanto attiene alle diverse componenti del prodotto interno lordo, che i consumi delle famiglie nei primi tre trimestri del 2023 sono inoltre cresciuti a un ritmo significativo, registrando una contrazione dell'1,4 per cento nello scorcio finale dell'anno, riconducibile a una minore domanda nel settore dei servizi, ancora caratterizzato da un'inflazione elevata. La situazione patrimoniale delle famiglie si è confermata solida: nel terzo trimestre 2023 il debito delle famiglie si è attestato al 59,3 per cento del reddito disponibile, un livello nettamente inferiore alla media dell'area dell'euro, pari all'89 per cento.
  Rileva che gli investimenti nell'anno 2023 hanno registrato una maggiore volatilità, mostrando, dopo un deciso incremento del primo trimestre, un andamento più debole, risentendo del peggioramento delle condizioni finanziarie. Nel quarto trimestre dell'anno gli investimenti hanno visto una forte ripresa, sospinti in particolare dal comparto delle costruzioni. In un contesto di generalizzata decelerazione degli scambi internazionali, per gli scambi con l'estero si registra un andamento lievemente positivo delle esportazioni, che crescono dello 0,2 per cento nel 2023, rispetto alla crescita del 12,9 registrata nel 2022, e una diminuzione delle importazioni dello 0,5 per cento rispetto alla crescita del 12,9 per cento del 2022. La domanda estera netta ha comunque fornito un contributo positivo alla crescita del PIL.
  Specifica, inoltre, come dal lato dell'offerta l'attività manifatturiera risenta della fragilità della domanda mondiale. Dai più recenti dati ISTAT sul fatturato dell'industria e dei servizi, si stima che a gennaio 2024 il fatturato dell'industria, al netto dei fattori stagionali, possa aver registrato un calo congiunturale sia in termini di valore, in misura pari al 3,1 per cento, sia in termini di volume, in misura pari al 2,6 per cento. Il comparto delle costruzioni ha registrato la crescita più ampia tra i settori, con un incremento del 3,9 per cento. Il settore dei servizi ha proseguito la propria fase positiva registrando una crescita dell'1,6 per cento, anche grazie al sostegno derivante dal settore turistico.
  Riguardo al commercio estero, l'interscambio commerciale italiano nel 2023 ha risentito dell'incertezza del quadro geopolitico internazionale e della diminuzione della domanda mondiale, nonostante il rientro dei prezzi delle materie prime energetiche.Pag. 164 Le statistiche del settore estero confermano comunque la vivacità dell'attività dei servizi nei maggiori Stati europei a forte vocazione turistica, cui si accompagna una moderazione delle esportazioni di beni, ad eccezione della flessione riportata dalla Germania.
  Fa presente, per quanto riguarda i dati relativi al mercato del lavoro, come il DEF registri un nuovo incremento dell'occupazione e la graduale riduzione del tasso di disoccupazione, in linea con l'elevata capacità di resilienza registratasi a partire dal periodo post-pandemico. Durante lo scorso anno si è osservata, inoltre, una ripresa della dinamica salariale, anche in risposta agli elevati tassi d'inflazione registrati nel corso degli ultimi due anni.
  Per quanto concerne il tasso di occupazione, anche in virtù delle politiche adottate dal Governo, a partire dalla riduzione del cuneo fiscale, nel 2023 si evidenzia un ulteriore incremento al 61,5 per cento, con una crescita dell'1,3 per cento rispetto al 2022 e un aumento del numero di occupati del 2,1 per cento, corrispondenti in valore assoluto a 481 mila unità. Appare significativo che tale incremento abbia riguardato maggiormente i lavoratori dipendenti rispetto a quelli autonomi. Risultati positivi hanno riguardato anche il tasso di disoccupazione, che a gennaio 2024 ha raggiunto il valore minimo degli ultimi 15 anni, pari al 7,2 per cento. Parimenti in diminuzione rispetto al 2022, di circa un punto percentuale, il tasso di disoccupazione dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, che si è attestato nel 2023 al 22,7 per cento. Quanto alle ragioni che hanno portato a tali risultati, il Documento in esame rileva, tra l'altro, un generalizzato incremento del cosiddetto labour hoarding, con un rafforzamento della tendenza per le aziende, durante i periodi di crisi, a mantenere in servizio i propri dipendenti e di non licenziarli.
  Per quanto riguarda la dinamica delle retribuzioni, rileva come il Governo sottolinei la ripresa delle tendenze registrate nel 2023, riscontrandosi una crescita delle retribuzioni di fatto per dipendente del 3 per cento, rispetto allo 0,3 per cento del 2022. Tale incremento è stato determinato sia dalla corresponsione di importi una tantum sia dall'innalzamento dei minimi tabellari previsti dalla contrattazione collettiva nazionale.
  Segnala che, per quel che concerne l'andamento dei prezzi, lo scorso anno è stato segnato da un progressivo rientro dell'inflazione al consumo, con una dinamica più rapida delle aspettative. Nel 2023, l'inflazione, misurata dall'indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA), è stata pari in media al 5,7 per cento, con un andamento in discesa rispetto al 2022, quando l'inflazione fu pari all'8,7 per cento. La riduzione del tasso d'inflazione è stata favorita dalla diminuzione dei prezzi di elettricità, gas e combustibili, mentre in senso contrario hanno agito, per buona parte dell'anno, i prezzi dei beni alimentari, cresciuti del 9,5 per cento, a fronte dell'8,4 per cento del 2022. Anche i prezzi dei servizi hanno registrato un'accelerazione, dovuta in particolare ai servizi ricettivi e di ristorazione. L'inflazione di fondo, depurata dall'andamento dei prezzi dei beni energetici e degli alimentari freschi, ha registrato un ulteriore incremento al 5,5 per cento dal 4 per cento del 2022.
  Fa presente che, in relazione al quadro tendenziale, lo scenario a legislazione vigente esposto nel Documento in esame riflette un quadro economico ancora condizionato dall'incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche, che restano elevate, ma orientato verso una fase di graduale rafforzamento della crescita.
  Evidenzia come, nonostante il calo della produzione industriale registrato a gennaio, il Documento di economia e finanza 2024 prospetti un graduale recupero dell'attività produttiva nei prossimi mesi, anche in considerazione della crescita del settore delle costruzioni e delle indicazioni favorevoli derivanti dal clima di fiducia dei consumatori e delle imprese nei primi tre mesi dell'anno. Con particolare riferimento al settore industriale, il Documento sottolinea il miglioramento del clima di fiducia delle imprese manifatturiere registrato a marzo, che potrebbe far prefigurare una moderata ripresa del settore già nella prima Pag. 165parte del 2024. L'indice PMI manifatturiero è tornato a marzo sopra la soglia d'espansione, raggiungendo i 50,4 punti, dopo un anno di difficoltà, grazie al miglioramento delle aspettative di crescita e dei nuovi ordini. Anche per quanto riguarda le costruzioni, i dati della produzione nel settore indicano il consolidamento della crescita, prefigurando un rafforzamento dell'attività nella prima metà del 2024. Per quel che concerne la domanda estera, il Documento sottolinea come le prospettive per l'export siano positive grazie alla ripresa della domanda mondiale.
  Evidenzia che, sulla base di questi andamenti congiunturali, la crescita tendenziale del PIL per il 2024 è attesa all'1 per cento, con una marginale revisione al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto allo scenario programmatico della Nota di aggiornamento di economia e finanza 2023, che stimava una crescita dell'1,2 per cento, legata ad una scelta prudenziale, dato l'elevato grado di incertezza che caratterizza il contesto internazionale e il protrarsi di tensioni geopolitiche. Sebbene, infatti, lo scenario di crescita dell'economia mondiale e le condizioni finanziarie siano lievemente più favorevoli rispetto al quadro su cui si basava la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, i rischi di natura geopolitica restano, secondo quanto esposto nel Documento in esame, assai elevati. In particolare, nella prima metà dell'anno la crescita del PIL procederebbe alla stessa velocità della seconda parte del 2023, per poi riprendere slancio nel secondo semestre. L'espansione del PIL per l'anno in corso sarebbe principalmente guidata, secondo il DEF, dall'incremento della domanda interna, che contribuirebbe per circa lo 0,9 per cento, in particolare grazie al rientro dell'inflazione e a un allentamento graduale delle condizioni monetarie e del costo del credito, nonché dal contributo positivo delle scorte, pari a circa lo 0,2 per cento.
  La nuova proiezione macroeconomica tendenziale per il 2024 si caratterizza, inoltre, per un tasso di inflazione significativamente inferiore a quanto previsto nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. Nel Documento in esame si stima, infatti, per l'indice NIC, un aumento all'1,1 per cento nel 2024, a fronte del 2,5 per cento ipotizzato nella NADEF, principalmente per via degli effetti della discesa dei prezzi dell'energia e dei prodotti intermedi. Anche il deflatore dei consumi delle famiglie è stimato in rallentamento all'1,6 per cento nel 2024, a fronte del 2,4 ipotizzato nella predetta Nota di aggiornamento, in netta decelerazione rispetto al 5,2 per cento registrato nel 2023. La crescita del deflatore del PIL è prevista al 2,6 per cento nel 2024, rispetto al 5,3 per cento del 2023. La dinamica rallentata dei prezzi al consumo, unitamente all'incremento atteso del reddito disponibile e alla tenuta complessiva del mercato del lavoro, dovrebbe favorire un progressivo recupero del potere d'acquisto delle famiglie, con un impatto positivo sull'evoluzione dei consumi.
  Rileva, altresì, come anche gli investimenti, oltre a beneficiare dalle risorse messe a disposizione attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, saranno favoriti dalla riduzione dei costi degli input legata alla discesa dei prezzi energetici e dalla capacità di autofinanziamento delle imprese, accumulata tramite i margini di profitto ottenuti negli ultimi anni.
  Segnala che, in un contesto di affievolimento delle tensioni inflazionistiche, nel Documento in esame si fa presente come l'intenzione, già comunicata dalla Banca centrale europea, di procedere a una riduzione dei tassi di interesse nel corso dell'anno sembri aver già orientato le strategie del sistema bancario. Secondo le ultime proiezioni macroeconomiche elaborate dagli esperti dell'Eurosistema e della Banca centrale europea, riportate nel Documento in esame, la discesa dell'inflazione nell'area dell'euro verso l'obiettivo del 2 per cento porterà, infatti, ad un allentamento graduale delle condizioni monetarie e del costo del credito, innescando una dinamica più favorevole della spesa in consumi, e anche degli investimenti, nella seconda metà dell'anno. Allo stato attuale, i mercati prevedono un primo taglio dei tassi di interessePag. 166 ufficiali da parte della BCE in primavera o in estate.
  Guardando all'intero periodo di previsione, per il 2025 le previsioni tendenziali del Documento in esame prospettano una crescita del PIL pari all'1,2 per cento, più sostenuta rispetto al 2024, ma leggermente inferiore rispetto all'1,4 per cento previsto nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. La nuova stima si fonda, principalmente, sulla capacità di ripresa dell'economia italiana e della sua domanda interna e sulla tenuta del settore estero in relazione al miglioramento del contesto internazionale. Per i due anni successivi, la previsione di crescita è fissata, rispettivamente, all'1,1 per cento per il 2026 e allo 0,9 per cento per il 2027. In questo contesto, occorre considerare che il Documento in esame evidenzia come tali previsioni di crescita non considerino integralmente, per ragioni prudenziali, gli effetti espansivi derivanti dal PNRR, con particolare riferimento alla misurazione dell'impatto positivo sull'economia derivante dalle riforme strutturali previste nell'ambito del Piano.
  Per quanto attiene ai diversi fattori che concorrono alla determinazione del prodotto interno lordo, i consumi, dopo una leggera ripresa nell'anno 2025, in linea con il tasso di crescita del PIL, aumenteranno in media dello 0,8 per cento nel biennio 2026-2027. Per quanto attiene agli investimenti, nel triennio 2024-2026 si prevede una loro crescita a un tasso superiore a quello del PIL, anche grazie alle risorse rese disponibili dal PNRR, facendo crescere il rapporto tra investimenti totali e PIL fino al 21,3 per cento al termine del periodo di previsione. L'industria continuerebbe a crescere a tassi gradualmente più elevati negli anni 2024-2026 anche grazie alla ripresa delle esportazioni, mentre il settore delle costruzioni, che già si colloca molto al di sopra della media storica, seguirebbe una dinamica più modesta. I servizi, dopo un rallentamento nel 2024, registrerebbero una crescita nel 2025, per poi proseguire con un profilo decrescente fino al 2027.
  Per quanto riguarda i valori tendenziali del mercato del lavoro, evidenzia come nel Documento in esame, nonostante una leggera revisione verso il basso della previsione di crescita rispetto alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, l'occupazione e la disoccupazione confermino un andamento positivo nell'intero periodo analizzato. In dettaglio, il Documento stima che nel quadriennio 2024-2027, il tasso di disoccupazione, previsto in misura pari al 7,1 per cento nel 2024, scenderà fino al 6,8 per cento nel 2027, in ulteriore diminuzione rispetto alle previsioni della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, che stimava tale tasso al 7,3 per cento nel 2024, al 7,2 per cento nel 2025 e al 7,1 per cento nel 2026. Anche per l'occupazione si attendono miglioramenti nel quadriennio, portando il numero di occupati a 24,4 milioni a fine periodo, da circa 23,5 milioni del 2023, con un incremento costante degli occupati nel corso del periodo di riferimento.
  Sottolinea come nel complesso, malgrado le nuove ipotesi sulle variabili esogene alla previsione avrebbero consentito di operare una revisione verso l'alto delle previsioni di crescita, rispetto alla Nota di aggiornamento dello scorso settembre, nel Documento in esame si sia valutato di non procedere in tale direzione. Le stime effettuate con il modello econometrico ITEM utilizzato dal Dipartimento del Tesoro indicano che l'impatto cumulato della variazione di tutte le variabili esogene spingerebbe a rivedere verso l'alto la crescita, in misura pari a 0,1 punti percentuali nel 2024 e a 0,3 punti percentuali nel 2025 e nel 2026.
  In particolare, incidono positivamente sul nuovo quadro previsionale gli effetti dei ribassi dei prezzi del petrolio e del gas, che determinano un impatto positivo di 2 decimi di punto sul tasso di variazione del PIL nel 2024 e nel 2025, mentre tale impatto diventa nullo nell'anno successivo. Anche il profilo dei tassi d'interesse sui titoli di Stato risulta più favorevole, in particolare nel 2025 e nel 2026, coerentemente con le aspettative di politiche monetariePag. 167 più accomodanti da parte delle banche centrali, attese già a partire dalla seconda metà dell'anno in corso.
  Chiarisce, a questo riguardo, come le esogene sottostanti il quadro tendenziale già scontino gli effetti economici dei conflitti in atto e, in generale, delle tensioni di carattere geo-politico che pervadono lo scenario internazionale. Tuttavia, alla luce del quadro di incertezza che caratterizza tale scenario, il Documento fornisce una valutazione degli effetti sull'economia italiana di alcuni scenari di rischio associati a un inasprirsi delle tensioni geo-strategiche e all'acuirsi della frammentazione globale, riferiti, rispettivamente: all'ipotesi di un'evoluzione meno sostenuta del commercio mondiale; a un andamento dei prezzi delle materie prime energetiche, con particolare riferimento al petrolio e al gas naturale, meno favorevole rispetto a quanto ipotizzato nello scenario di riferimento; a un'evoluzione dei tassi di cambio, con un eventuale apprezzamento dell'euro, nei confronti del dollaro, maggiore rispetto a quanto previsto nello scenario di base; infine, all'eventuale deterioramento delle condizioni dei mercati finanziari.
  Segnala che, per quanto concerne i profili attinenti alle grandezze di finanza pubblica, nel 2023 il rapporto tra l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e il PIL si è attestato, sulla base delle stime diffuse dall'ISTAT nel Conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche del 5 aprile 2024, al 7,2 per cento. Si tratta di un livello superiore di 1,9 punti percentuali rispetto all'obiettivo programmatico fissato dalla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, pari al 5,3 per cento, che segna, in ogni caso, una sensibile riduzione rispetto all'8,6 per cento registrato nel 2022. Il peggioramento del dato per il 2023, rispetto a quanto previsto lo scorso settembre, è da imputarsi ai maggiori oneri emersi, rispetto a quanto allora stimato, per il superbonus, in misura pari all'1,9 per cento del PIL, e per Transizione 4.0, in misura pari allo 0,2 per cento del PIL, a fronte di una concomitante riduzione, per 0,2 punti percentuali, dell'incidenza della spesa corrente. In termini assoluti, l'indebitamento netto si è attestato nel 2023 intorno a 149,5 miliardi di euro, circa 18,5 miliardi in meno rispetto al consuntivo dell'anno precedente. A tale riduzione hanno contribuito, in particolare, il miglioramento del saldo primario, passato da un valore negativo del 4,3 per cento del PIL nel 2022 a un valore negativo del 3,4 per cento nel 2023, e della spesa per interessi, scesa dal 4,2 per cento del PIL nel 2022 al 3,8 per cento lo scorso anno. Si segnala, peraltro, che nella notifica dell'indebitamento e del debito delle amministrazioni pubbliche per il periodo 2020-2023, resa disponibile dall'ISTAT il 22 aprile scorso, il valore del rapporto tra l'indebitamento netto e il PIL nel 2023 è stato aggiornato al 7,4 per cento.
  Evidenzia come, sulla base dell'aggiornamento del quadro di finanza pubblica a legislazione vigente contenuto nel quadro tendenziale del DEF 2024, il rapporto tra deficit e PIL sia previsto in riduzione al 4,3 per cento nel 2024, al 3,7 per cento nel 2025, al 3 per cento nel 2026 e al 2,2 per cento nel 2027.
  Rispetto a quanto stimato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, si prevede una riduzione della spesa per interessi in tutto il periodo di previsione, in considerazione dell'aggiornamento dello scenario dei tassi di mercato e dell'inflazione.
  Anche in considerazione del progressivo esaurirsi degli effetti delle misure adottate per fronteggiare le emergenze pandemica ed energetica, il deficit primario si ridurrebbe allo 0,4 per cento del PIL nel 2024, mentre a partire dall'anno 2025 si registrerebbe un avanzo primario, che passerebbe dallo 0,3 per cento dello stesso 2025 al 2,2 per cento del 2027.
  Per quanto concerne, invece, il rapporto tra debito e prodotto interno lordo, segnala, anzitutto, come le più recenti revisioni operate dall'ISTAT alla serie del PIL nominale abbiano dato luogo, a loro volta, a una revisione al ribasso del medesimo rapporto nell'anno 2022 dal 141,7 al 140,5 per cento. Per il 2023, i primi dati ufficiali indicano una ulteriore discesa di tale rapporto al 137,3 per cento. Tale dato è confermatoPag. 168 nella notifica dell'indebitamento e del debito delle amministrazioni pubbliche per il periodo 2020-2023, resa disponibile dall'ISTAT il 22 aprile scorso. Rispetto al picco massimo registrato nel 2020, pari al 154,9 per cento, la riduzione cumulata nei tre anni successivi è stata pari a 17,6 punti percentuali. Il dato registrato a consuntivo relativamente al 2023 risulta, altresì, inferiore di quasi 3 punti percentuali rispetto a quello previsto nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, pari al 140,2 per cento. Osserva che ciò è dovuto, da un lato, all'andamento positivo del fabbisogno di cassa, che ha migliorato lo stock del debito rispetto alla previsione e, dall'altro, al rialzo del livello del PIL nominale.
  Fa presente che nello scenario tendenziale riportato nel Documento in esame, il rapporto tra debito e PIL è previsto collocarsi su un sentiero di lieve aumento, dal 137,8 per cento del 2024 al 138,9 per cento nel 2025 e al 139,8 per cento nel 2026, per poi riprendere una dinamica di discesa al 139,6 per cento nel 2027. In base a quanto riportato nel Documento, la dinamica del rapporto tra debito e PIL sarà influenzata, fino al 2026, dalle minori entrate dovute al flusso di crediti di imposta relativi ai bonus edilizi utilizzati in compensazione, in particolare a seguito della revisione al rialzo dell'impatto del superbonus. Il rapporto tra debito e PIL si avvierà, peraltro, su un livello coerente con l'obiettivo enunciato nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 al termine dell'orizzonte di previsione, fino a ritornare, alla fine del decennio, a un livello allineato a quello pre-pandemico. Al riguardo rileva, infine, come un contributo positivo al contenimento della dinamica del debito proverrà da un parziale utilizzo delle giacenze di liquidità del Tesoro nel corso degli anni, consentito sia da una più efficiente gestione di queste ultime, sia soprattutto dai proventi derivanti dalla prosecuzione del piano di alienazioni del patrimonio e degli asset pubblici avviato nel 2023, che proseguirà nel triennio considerato dal Documento in esame.
  Osserva, inoltre, come il Documento riporti alcune analisi di sensitività e sostenibilità della spesa rispetto a scenari di breve e medio periodo, riparametrandone i contenuti in considerazione del fatto che, come già evidenziato, lo schema di programma di stabilità non reca una previsione programmatica, rinviandone la definizione alla presentazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine che dovrà essere presentato entro il prossimo 20 settembre.
  Evidenzia che, in aderenza a quanto richiesto dalla legislazione vigente in materia di contabilità e finanza pubblica, il Documento reca peraltro un'indicazione delle previsioni a politiche invariate, che indica un differenziale in termini di rapporto tra indebitamento e PIL pari a 0,9 punti percentuali per il 2025, a un punto percentuale nel 2026 e a 1,1 punti percentuali nel 2027. Il Documento precisa, peraltro, che gli interventi da adottare, tanto nella dimensione quanto nell'individuazione dei settori economico-sociali, saranno valutati concretamente in sede di definizione del quadro programmatico di finanza pubblica.
  Segnala altresì che, a completamento della manovra di bilancio 2025-2027, il Governo conferma quali collegati alla decisione di bilancio i disegni di legge già indicati nel precedente Documento programmatico e indica, altresì, quale disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2025 un disegno di legge recante norme di principio in materia di intelligenza artificiale.
  Fa presente che la seconda sezione del Documento di economia e finanza, dedicata all'analisi e alle tendenze della finanza pubblica, illustra l'analisi del conto economico delle amministrazioni pubbliche a legislazione vigente per il periodo 2024-2027, integrato con le informazioni relative alla chiusura dell'esercizio 2023.
  A questo proposito, rileva che i dati riferiti all'ultimo esercizio concluso attestano un indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni per il 2023 pari, in valore assoluto, a circa 149,5 miliardi di euro, corrispondente al 7,2 per cento del PIL. Come già segnalato, nella notifica dell'indebitamentoPag. 169 e del debito delle amministrazioni pubbliche per il periodo 2020-2023, resa disponibile dall'ISTAT il 22 aprile scorso, il valore del rapporto tra l'indebitamento netto e il PIL nel 2023 è stato aggiornato al 7,4 per cento. Per quanto attiene, invece, al confronto con l'esercizio precedente, il dato evidenzia un miglioramento rispetto all'anno 2022, quando il risultato era stato pari a circa 168 miliardi di euro, corrispondente all'8,6 per cento del PIL. La riduzione del deficit dal 2022 al 2023, pari a circa 18,5 miliardi di euro, è dovuta al miglioramento del saldo corrente di circa 35,7 miliardi di euro rispetto all'anno precedente, in parte assorbito da un deterioramento del saldo tra spese e entrate in conto capitale per circa 17,2 miliardi di euro. Il miglioramento dell'indebitamento netto rispetto al 2022 si riflette anche in un saldo primario tra entrate e spese al netto degli interessi passivi che, migliorando di circa 14,2 miliardi di euro, inverte il suo segno, attestandosi su valori positivi.
  Sul versante delle entrate, il Documento evidenzia come, dai dati di consuntivo per il 2023, le entrate totali delle amministrazioni pubbliche siano risultate pari a circa 996,6 miliardi di euro, in aumento, rispetto all'anno precedente, di circa 6 punti percentuali e di circa 60 miliardi di euro in valore assoluto. In rapporto al PIL si registra, inoltre, un lieve incremento delle entrate dal 47,7 per cento del 2022 al 47,8 per cento del 2023. In particolare, le entrate tributarie aumentano, in valore assoluto, di circa 44,9 miliardi di euro passando da 572,2 miliardi del 2022 a 617,1 miliardi nel 2023. Le imposte dirette sono cresciute del 10,2 per cento, principalmente per l'aumento dell'IRPEF e dell'IRES, essendosi registrato un incremento anche per le imposte sostitutive sugli interessi e sui redditi da capitale e le ritenute sugli utili distribuiti dalle società. Con riferimento al comparto delle imposte indirette, che hanno registrato un incremento del 5,4 per cento rispetto al 2022, sono stati registrati aumenti significativi del gettito dell'imposta sull'energia elettrica e di quella sugli oli minerali e derivati. Le imposte in conto capitale, risultate pari a 1.608 milioni di euro nel 2023, registrano una riduzione di 99 milioni rispetto al 2022. In rapporto al PIL, l'aggregato evidenzia una ridotta incidenza, pari a circa 0,1 punti percentuali, che rimane invariata nel 2023 rispetto al 2022. Un incremento significativo si registra per le altre entrate in conto capitale, che passano da 15.431 milioni di euro nel 2022 a 22.341 milioni di euro nel 2023, attribuibile, in particolare, ai contributi agli investimenti provenienti dall'Unione europea relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Evidenzia come la pressione fiscale complessiva sia risultata pari al 42,5 per cento, invariata rispetto all'anno precedente, per effetto di una crescita del PIL a prezzi correnti, pari al 6,2 per cento, sostanzialmente in linea con quella delle entrate fiscali e contributive, pari al 6,3 per cento.
  Per quanto riguarda le altre entrate, ossia le entrate diverse da quelle tributarie e contributive, fa presente che le entrate correnti sono previste in aumento di 3.773 milioni nel 2024 e di 2.280 milioni nel 2025 e in riduzione nei due anni successivi in misura pari a 3.136 milioni nel 2026 e a 1.840 milioni nel 2027, per effetto della dinamica dei contributi a fondo perduto dall'Unione europea per il PNRR.
  Evidenzia, con riferimento alle spese, che la seconda sezione del Documento rappresenta che le spese totali si attestano nel 2023 a 1.146.067 milioni di euro, in aumento del 3,8 per cento rispetto al dato del 2022, pari a 1.104.268 milioni di euro. L'incidenza delle spese totali rispetto al PIL si riduce, peraltro, dal 56,3 per cento del 2022 al 55 per cento del 2023. Passando all'analisi delle principali voci di spesa, nel 2023 la spesa per prestazioni sociali in denaro è risultata pari a circa 424.491 milioni di euro, corrispondente al 20,4 del PIL. Nel medesimo esercizio 2023 la spesa per redditi da lavoro dipendente registra una riduzione rispetto al 2022, con una flessione dello 0,5 per cento, attestandosi su un valore assoluto di 186.474 milioni. La voce di consuntivo per l'anno 2023 delle altre uscite correnti registra una lieve diminuzione di 6 milioni rispetto all'anno Pag. 170precedente, con un livello di spesa pari a 96.031 milioni di euro. Da ultimo, la spesa in conto capitale del 2023 è risultata pari, in valore assoluto, a 186.065 milioni, con un incremento, rispetto al 2022, quanto tale spesa era stata pari a 162.031 milioni, del 14,8 per cento, pari in valore assoluto a 24.034 milioni.
  Venendo alle previsioni tendenziali per il periodo 2024-2027, osserva che il Documento in esame espone, anzitutto, l'andamento previsto dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni. Rispetto alle precedenti stime riferite al triennio 2024-2026, incorporate nella Nota tecnico-illustrativa, il Documento formula le nuove previsioni sulla base dei risultati di consuntivo rilasciati dall'ISTAT, del nuovo quadro macroeconomico rappresentato nella Sezione I del medesimo Documento, degli effetti finanziari associati ai provvedimenti legislativi approvati a tutto marzo 2024, nonché di quanto emerso nell'ambito dell'attività di monitoraggio delle entrate e delle uscite.
  Il Documento di economia e finanza stima un andamento crescente delle entrate finali in valore assoluto per tutto il periodo di previsione, nel corso del quale l'aggregato passa da 1.011,6 miliardi nel 2024 a 1.094,7 miliardi nel 2027. In termini di incidenza sul PIL, le stime complessive relative alle entrate totali diminuiscono, nel 2024, di un punto percentuale rispetto al 2023, attestandosi al 46,8 per cento, mentre sono previste in aumento nel 2025 di 0,3 punti percentuali e in diminuzione negli anni successivi, fino a raggiungere il 46,2 per cento nel 2027. Per quanto riguarda le entrate diverse da quelle tributarie e contributive, le entrate correnti sono previste in aumento di 3.773 milioni nel 2024 e di 2.280 milioni nel 2025 e in riduzione nei due anni successivi in misura pari a 3.136 milioni nel 2026 e a 1.840 milioni nel 2027, per effetto della dinamica dei contributi a fondo perduto dall'Unione europea per il PNRR, in aumento fino al 2025, in parte compensata da quella degli introiti per dividendi e interessi attivi, in calo nel primo biennio e in leggera crescita nel periodo successivo. In rapporto al PIL, le previsioni mostrano valori decrescenti per tutto il periodo considerato, passando dal 4,2 per cento nel 2024 al 3,8 per cento nel 2027. Le entrate non tributarie in conto capitale registrano, in valore assoluto, una riduzione nel 2024 di 12.078 milioni di euro, un lieve incremento nel 2025 di 328 milioni di euro e un incremento più marcato nel 2026, pari a 3.589 milioni di euro. Nel 2027 si assiste, invece, a una nuova contrazione, pari a 9.446 milioni di euro. Il Documento di economia e finanza precisa che anche l'evoluzione delle entrate in conto capitale non tributarie è strettamente collegata alle sovvenzioni per i progetti PNRR che si riducono significativamente nel 2024 rispetto al 2023, rimangono stabili nel 2025 e aumentano nuovamente nel 2026, ultimo anno di attuazione del Piano. In termini di PIL, l'incidenza di tali entrate passa dallo 0,5 per cento nel 2024 allo 0,2 per cento nel 2027.
  In conseguenza dei descritti andamenti, rileva che la pressione fiscale rimane sostanzialmente stabile durante tutto il periodo di previsione.
  Osserva che, rispetto a quanto considerato in sede di legge di bilancio 2024, le nuove previsioni di spesa scontano il nuovo quadro macroeconomico e considerano gli effetti finanziari associati ai provvedimenti approvati fino a marzo 2024. Il Documento di economia e finanza 2024 chiarisce, al riguardo, che le previsioni tengono conto anche dell'aggiornamento del profilo temporale delle spese finanziate da sovvenzioni a fondo perduto e prestiti nell'ambito del PNRR, alla luce delle modifiche al Piano approvate dal Consiglio ECOFIN l'8 dicembre 2023.
  In valore assoluto, le stime sono pari a 1.105.565 milioni di euro nell'anno 2024 a 1.136.290 milioni di euro nell'anno 2025, a 1.148.400 milioni di euro nell'anno 2026 e a 1.145.778 milioni di euro nell'anno 2027. Rispetto all'esercizio 2023, nel 2024 l'aggregato mostra una riduzione del 3,5 per cento, pari a circa 40,5 miliardi di euro. Nel biennio 2025-2026 la spesa stimata cresce del 2,8 per cento nel 2025, che corrisponde in valore assoluto a circa 30,7 miliardi di euro, dell'1,1 per cento nel 2026, che corrispondePag. 171 in valore assoluto a circa 12,1 miliardi di euro, mentre nel 2027 si registra una nuova flessione dello 0,2 per cento, pari in termini assoluti a circa 2,6 miliardi di euro. L'incidenza delle spese rispetto al PIL si riduce di quasi 4 punti percentuali nel 2024 rispetto al precedente esercizio, raggiungendo il 51,1 per cento, per poi contrarsi ulteriormente di 0,3 punti percentuali nel 2025, di 1 punto percentuale nel 2026 e di 1,4 punti percentuali nel 2027, anno in cui l'incidenza di tale voce di spesa rispetto al PIL si attesta al 48,4 per cento.
  Riguardo alle principali componenti di spesa, si evidenzia che per le spese correnti al netto degli interessi, le cosiddette spese correnti primarie, i dati stimati per gli anni dal 2024 al 2027 sono, rispettivamente, pari a 908.062 milioni di euro, 927.178 milioni di euro, 936.592 milioni di euro e 949.051 milioni di euro, con incrementi su base annua pari al 3 per cento nel 2024, al 2,1 per cento nel 2025, all'1 per cento nel 2026 e all'1,3 nel 2027. In termini assoluti, gli aumenti previsti sono pari a 26,7 miliardi di euro nel 2024, a 19,1 miliardi di euro nel 2025, a 9,4 miliardi di euro nel 2026 e a 12,5 miliardi di euro nel 2027. La stima relativa all'incidenza di tali spese rispetto al PIL diminuisce per tutto il periodo di previsione ad un ritmo medio annuo di oltre mezzo punto percentuale, raggiungendo nel 2027 il 40,1 per cento.
  Relativamente alle prestazioni sociali in denaro, risultanti dalla somma della spesa pensionistica e delle altre prestazioni, le nuove previsioni tendenziali stimano per l'aggregato una crescita del 5,3 per cento nel 2024 rispetto all'anno precedente, pari a circa 22,6 miliardi in valore assoluto, riferibile in via maggioritaria alla spesa pensionistica. La previsione complessiva di spesa passa, infatti, da 424.491 milioni nel 2023 a 447.080 milioni nel 2024. Per il 2025 è stimato un incremento del 2 per cento, pari a circa 8,2 miliardi di euro in valore assoluto, mentre negli anni successivi si prospetta un'ulteriore ripresa della crescita. Nell'anno 2026 l'aggregato dovrebbe incrementarsi del 2,6 per cento, pari a circa 11,8 miliardi di euro, mentre nell'anno 2027 si stima una crescita del 2,8 per cento, pari a circa 13,2 miliardi di euro, con una crescita anche in questi casi riconducibile in via prevalente alla spesa pensionistica.
  Con specifico riferimento alla spesa sanitaria, il Documento in esame indica per il 2024 una previsione di spesa pari a 138.776 milioni, con un tasso di crescita del 5,8 per cento rispetto all'anno precedente. Nel triennio 2025-2027 si osserva un incremento della spesa per tutto il periodo di previsione, pari al 2,2 per cento nel 2025, al 2,1 per cento nel 2026 e all'1,8 per cento nel 2027. Tale andamento tiene conto degli oneri per i miglioramenti economici per il triennio 2025-2027 e della dinamica dei costi delle prestazioni. A fronte di tale incremento in valore assoluto, che determina una spesa annua nell'anno 2027 superiore di circa 8,6 miliardi di euro rispetto alla spesa dell'anno 2024, l'incidenza della spesa rispetto al PIL passa dal 6,4 per cento del 2024 al 6,2 per cento del 2027, per effetto dalla dinamica del PIL, che è previsto crescere con una media del 3,1 per cento per gli anni 2025-2027.
  Per la spesa in conto capitale, riferibile agli investimenti fissi lordi, ai contributi agli investimenti e alle altre spese in conto capitale, i dati stimati per gli anni dal 2024 al 2027 sono rispettivamente pari a 112.737 milioni di euro, 120.464 milioni di euro, 116.303 milioni di euro e 93.176 milioni di euro. L'aggregato mostra nel 2024 una riduzione rispetto all'anno precedente del 39,4 per cento, pari in termini assoluti a 73,3 miliardi di euro. Nel 2025 si prevede un incremento della spesa del 6,9 per cento, pari a circa 7,7 miliardi di euro, mentre nel biennio 2026-2027 la voce di spesa diminuisce rispettivamente del 3,5 e del 19,9 per cento, con una contrazione in termini assoluti di 4,2 miliardi di euro nel 2026 e di 23,1 miliardi di euro nell'anno 2027. L'incidenza di tali spese rispetto al PIL si riduce di circa 3,7 punti percentuali nel 2024, arrivando al 5,2 per cento, a fronte dell'8,9 per cento del 2023. Nel 2025 si registra un marginale aumento di tale incidenza al 5,4 per cento, cui segue un arretramento al 5 per cento nel 2026 fino ad arrivare al 3,9 per cento nel 2027. Nell'ambitoPag. 172 dell'aggregato complessivo delle spese in conto capitale, la spesa per gli investimenti fissi lordi aumenta di 1,1 miliardi di euro nel 2024, di 10,1 miliardi di euro nel 2025 e si riduce di 1,6 miliardi di euro nel 2026 e di 6,2 miliardi di euro nel 2027.
  Segnala, infine, che la terza sezione del Documento in esame reca, infine, lo schema del Programma nazionale di riforma, che anche per il 2024 si inserisce nel più ampio programma di riforma, innovazione e rilancio degli investimenti rappresentato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si ricorda, a tal proposito, che il 7 agosto 2023 il Governo ha chiesto alle istituzioni europee una modifica del PNRR originariamente approvato nel luglio 2021. A seguito della valutazione positiva da parte della Commissione, con decisione di esecuzione del Consiglio ECOFIN l'8 dicembre 2023 ha avuto luogo la modifica del PNRR originario. La revisione ha determinato, in particolare, l'aggiunta di una nuova missione alla programmazione originaria del PNRR, la Missione 7, recante le riforme e gli investimenti previsti nell'ambito dell'attuazione del capitolo italiano dell'iniziativa europea REPowerEU.
  Fa presente che nel Documento in esame il Governo riporta una stima dell'impatto macroeconomico delle spese e delle principali riforme previste dal PNRR che tiene conto della recente revisione del Piano. Le risorse a disposizione del nuovo PNRR ammontano ora a 194,4 miliardi di euro, dei quali 122,6 miliardi di euro a titolo di prestiti e 71,8 miliardi di euro a titolo di sovvenzioni. Rispetto alla dotazione iniziale di 191,5 miliardi di euro, le risorse aggiuntive provengono dalle nuove sovvenzioni a fondo perduto assegnate all'Italia nell'ambito dell'iniziativa REPowerEU, pari a 2,76 miliardi di euro e dall'aumento del contributo da parte dell'Unione europea, pari a circa 0,16 miliardi di euro. Oltre che di tali risorse, la valutazione del Governo tiene anche conto di quelle destinate al finanziamento di misure strettamente connesse all'attuazione del Piano, vale a dire i 30,6 miliardi del Piano nazionale complementare e i 13,9 miliardi del programma REACT-EU.
  L'analisi dell'impatto macroeconomico del PNRR contenuta nel Documento in esame aggiorna, impiegando gli stessi modelli econometrici, quella elaborata dal Governo in occasione della stesura iniziale del Piano ed aggiornata nei successivi documenti di finanza pubblica sulla base delle nuove informazioni riguardo l'andamento delle spese e delle misure. Inoltre, coerentemente con l'approccio adottato precedentemente, al fine di isolare unicamente l'impatto addizionale sull'economia, la valutazione è stata effettuata considerando, tra tutte le risorse citate, solo quelle che finanziano progetti che possono essere considerati aggiuntivi. Si considerano, pertanto, prestiti e sovvenzioni del dispositivo per la ripresa e la resilienza, pari a 137,7 miliardi di euro, fondi riferibili al programma REACT-EU pari a 13,9 miliardi di euro, le risorse anticipate del Fondo per lo sviluppo e la coesione, pari a 14,8 miliardi di euro, e quelle stanziate attraverso il Fondo complementare, pari a circa 30,6 miliardi di euro, per un totale di circa 197 miliardi di euro. Non si tiene, invece, conto delle misure che sarebbero state comunque realizzate in assenza del PNRR.
  Per quanto riguarda gli impatti a livello settoriale e per Missione, osserva che il Governo valuta, nel periodo 2021-2026, un impatto medio del PNRR sul livello del PIL pari all'1,7 per cento, che corrisponde a un incremento cumulato, ovvero la somma nel tempo degli scostamenti del PIL rispetto allo scenario base, di 10 punti percentuali. In particolare, nel 2025 il PIL risulterebbe più alto del 3,4 per cento rispetto allo scenario base che non considera gli effetti del PNRR.
  La terza sezione del Documento riepiloga, altresì, la strategia di riforma adottata dal Governo nell'ultimo anno in relazione alle raccomandazioni di policy formulate dalla Commissione europea nella sua Relazione per Paese del 2023, che considerano in particolare le seguenti finalità: accrescere il potenziale economico dell'Italia, favorire la transizione digitale ed ecologica, ridurre i divari di genere, età e territorio; Pag. 173migliorare la qualità delle istituzioni e accrescere la competitività del sistema economico per attrarre gli investitori; investire nella transizione digitale ed ecologica. Il DEF dà conto, altresì, delle misure adottate per sostenere la partecipazione femminile al mondo del lavoro, la natalità e la genitorialità, al fine di colmare i divari di genere.
  Mette in luce come il Programma nazionale di riforma contenuto nel Documento di economia e finanza 2024 faccia riferimento anche alle altre politiche attuate nel corso del 2023, richiamando in primo luogo il completamento della riforma del sistema fiscale, le nuove disposizioni per la revisione della spesa pubblica, nonché le misure volte a favorire la crescita e produttività, con interventi nell'ambito delle infrastrutture, dell'istruzione e della ricerca, della semplificazione delle procedure e della promozione della concorrenza. Si richiamano, quindi, le principali direttrici dell'azione di riforma volta a fronteggiare le principali sfide economiche, occupazionali e sociali. In particolare, si espongono puntualmente gli interventi in materia di istruzione, formazione superiore, ricerca e innovazione, gli interventi tesi, in linea con quanto raccomandato all'Italia nel corso degli ultimi anni dal Consiglio dell'Unione europea, ad una maggiore inclusione di donne e giovani nel mercato del lavoro, nonché ad una protezione sociale adeguata, in particolare per i lavoratori atipici. In relazione alle riforme volte a proseguire l'azione di modernizzazione ed efficientamento della pubblica amministrazione, il Governo sottolinea, nel Programma nazionale di riforma 2024, alcuni obiettivi di policy raggiunti e richiama, per il futuro, alcuni traguardi del PNRR, con particolare riguardo all'entrata in vigore delle misure per la riforma del pubblico impiego, al completamento, entro giugno 2026, della semplificazione di seicento procedure amministrative, al fine di istituire un catalogo completo dei procedimenti e dei relativi regimi amministrativi, nonché alla strategia volta a rafforzare la transizione digitale nei servizi pubblici, della pubblica amministrazione e delle imprese.
  Evidenzia che, per quanto riguarda il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile previsti nell'ambito dell'Agenda 2030, il Programma nazionale di riforma 2024 fornisce un'analisi dello stato di attuazione degli obiettivi maggiormente rilevanti, raggruppati secondo le quattro dimensioni della sostenibilità competitiva, identificabili nella sostenibilità ambientale, nella produttività, nell'equità e nella stabilità macroeconomica, evidenziando le misure previste dal PNRR per il raggiungimento di tali obiettivi.
  Segnala, da ultimo, che, in allegato al Documento in esame il Governo ha presentato sette relazioni previste dalla legislazione in materia di contabilità e finanza pubblica. Si tratta, nello specifico, della relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, delle strategie per le infrastrutture, la mobilità e la logistica, della relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra; dell'allegato sulle spese dello Stato nelle Regioni e nelle Province autonome, della relazione circa l'attuazione della razionalizzazione del sistema degli acquisti di beni e servizi, del documento sugli indicatori di benessere equo e sostenibile, nonché delle relazioni dei Ministeri sul grado di raggiungimento degli obiettivi di spesa 2023-2025.

  Ubaldo PAGANO (PD-IDP), nel sottolineare l'anomalia di questo Documento di economia e finanza, sia per l'assenza del quadro programmatico, sia per le numerose omissioni che, a suo avviso, lo contraddistinguono, evidenzia come le poche informazioni fornite siano caratterizzate da un eccessivo entusiasmo, che in molti casi rischia di tradursi in una vera e propria menzogna. A suo avviso, quello che il Ministro Giorgetti ha definito un DEF «asciutto» consiste, in realtà, in un Documento che non fornisce ai cittadini prospettive sullo stato di salute dei conti pubblici, rinviando a un prossimo futuro la definizione degli interventi che il Governo intende mettere in atto per affrontare le criticità che emergeranno. A tal riguardo, ricorda che l'Ufficio parlamentare di bilancio e la Banca d'Italia, nel corso delle Pag. 174audizioni svolte nella giornata di ieri, hanno rimarcato come nei confronti dell'Italia si aprirà con ogni probabilità una procedura per disavanzo eccessivo.
  A suo avviso, la scelta di presentare un Documento di economia e finanza privo di molti dei suoi contenuti essenziali risponde alla necessità di attendere le elezioni europee per disvelare le scelte economiche del Governo, anteponendo così la propaganda politica all'interesse e alla credibilità internazionale del Paese. Sottolinea, altresì, come il quadro macroeconomico tendenziale, indicato nel DEF, preveda una crescita dell'1 per cento nel 2024, malgrado Banca d'Italia, Commissione europea e Fondo monetario internazionale non vadano oltre la stima dello 0,7 per cento. Evidenzia come ciò costituisca una replica dell'atteggiamento di incauto ottimismo già tenuto dal Governo in occasione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, nella quale era stata prevista una crescita dell'1,2 per cento nel 2024 che, tuttavia, si è già rivelata irraggiungibile.
  Evidenzia che nel momento in cui la Commissione europea farà venire i nodi al pettine ci si renderà conto che la riduzione del deficit che verrà richiesta sarà consistente. Nel ricordare come nel corso dell'audizione dell'Ufficio parlamentare di bilancio sia stato evidenziato il rischio che con questi fondamentali economici il Paese si avvii verso una procedura di deficit eccessivo, che imporrebbe un rientro graduale di circa 10-12 miliardi di euro, chiede come il Governo pensi di rinnovare, nella prossima legge di bilancio per il 2025, misure come il taglio del cuneo fiscale, la rimodulazione delle aliquote IRPEF, le misure in materia di canone RAI e i vari bonus previsti nell'ultima legge di bilancio.
  Conclude affermando che il Documento all'esame della Commissione non fornisce risposte alle principali questioni economiche e rinvia a un futuro indeterminato la definizione degli obiettivi programmatici per non ammettere la sostanziale irrealizzabilità delle promesse formulate in campagna elettorale. Alla luce di ciò, sottolinea come l'interesse prioritario sia quello di salvare l'Italia dall'incapacità del Governo di impostare e di condurre una politica economico-finanziaria.

  Gianmauro DELL'OLIO (M5S), nel sottolineare le mancanze del Documento di economia e finanza 2024, evidenzia come l'assenza del quadro programmatico sia grave anche alla luce della vigenza di diverse misure di sostegno previste per il solo 2024, tra le quali cita, in particolare, il taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione delle aliquote IRPEF. Rimarca come tali misure, non avendo carattere strutturale, non risultano scontate nel quadro tendenziale di finanza pubblica e dovranno conseguentemente essere rifinanziate. Osserva, a tal proposito, che le predette misure dovrebbero avere un costo complessivo di circa 20 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno altri 10-12 miliardi di euro necessari per rientrare nelle nuove regole del Patto di stabilità e crescita. Evidenzia, quindi, come la presentazione del quadro programmatico obbligherebbe sin d'ora a individuare delle coperture, che potrebbero consistere solo nella introduzione di nuove tasse o nella individuazione di tagli alla spesa pubblica.
  A suo avviso, la scelta di non riportare nel Documento un quadro programmatico risponde, pertanto, solo a esigenze elettorali. Ne sottolinea quindi la gravità, evidenziando come nei diciannove mesi di durata dell'incarico dell'attuale Governo si sia ridotta la produzione industriale, siano stati tagliati i fondi per la sanità e la tassa sugli extraprofitti delle banche sia stata vanificata rispetto alle sue originarie finalità.
  Rileva che, come peraltro ampiamente evidenziato dai soggetti auditi nella giornata di ieri, il PIL del nostro Paese ha subito un rallentamento assai significativo, motivo per cui anche le stime relative alla crescita economica indicate dal Governo nel Documento in esame, nella misura dell'1 per cento per l'anno 2024, appaiono assai poco realistiche e si discostano profondamente, per un eccesso di ottimismo, rispetto a quelle elaborate dagli altri organismi previsori.
  In tale quadro, rammenta che le diverse iniziative adottate dal Governo nel corso Pag. 175della presente legislatura, tra le quali ricorda in particolare la sostituzione del reddito di cittadinanza con l'assegno di inclusione, che viene tuttavia riconosciuto a una platea estremamente più ridotta di beneficiari, hanno comportato un peggioramento delle condizioni di vita delle classi sociali più vulnerabili. Peraltro, anche a fronte di un tasso di inflazione ancora assai elevato, le misure poste in campo dal Governo, quali il cosiddetto carrello tricolore, volto a calmierare la spesa alimentare sulla base di appositi accordi con i principali marchi della grande distribuzione, hanno dimostrato la loro sostanziale inefficacia, esaurendosi in iniziative prevalentemente propagandistiche.
  Fa presente, inoltre, che il Governo, a partire dalla legge di bilancio per il 2023, ha puntato sul progressivo miglioramento dell'avanzo primario, obiettivo in linea di principio condivisibile, senza tuttavia garantire che le azioni volte al perseguimento di tale obiettivo fossero accompagnate da adeguate politiche di sviluppo. Come ricordato di recente dall'economista Giavazzi, già consigliere economico dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri Draghi, appare fondamentale concentrare gli sforzi sulla capacità di generare crescita economica aggiuntiva, al fine di ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL, rispetto al quale la lieve diminuzione ipotizzata dal Governo nel Documento di economia e finanza a partire dal 2027 risulta irrealistica, in assenza di specifiche politiche finalizzate allo sviluppo.
  Per quanto concerne invece il cosiddetto superbonus, che a suo avviso ha sensibilmente contribuito, negli anni passati, alla riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL, osserva che tale misura agevolativa ha determinato ingenti maggiori entrate per l'erario e che la classificazione dei crediti ceduti inerenti alla predetta misura come pagabili è stata voluta dallo stesso Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, allo scopo di trasferire l'impatto finanziario del beneficio su esercizi finanziari già trascorsi. In tale quadro, i successivi interventi legislativi volti dapprima a limitare e quindi ad escludere la cedibilità dei crediti medesimi hanno prodotto una ragguardevole mole di crediti outstanding, cui lo Stato dovrà inevitabilmente far fronte in termini di cassa per gli anni futuri, con pesanti ripercussioni a danno delle imprese.
  Si tratta in definitiva, a suo giudizio, di un DEF «fantasma», che non contiene, a differenza di quanto stabilito dalla legge di contabilità e finanza pubblica, le previsioni relative al quadro programmatico di finanza pubblica, limitandosi ad esporre le stime tendenziali a legislazione vigente. A suo avviso, ciò denota una scarsa correttezza nei confronti dei cittadini italiani, che avrebbero invece il diritto di giudicare i risultati dell'attività di Governo sulla base di obiettivi prefissati. Ritiene che tale comportamento evasivo celi la volontà di non dichiarare apertamente le reali condizioni della finanza pubblica italiana, che probabilmente, come sopra evidenziato, renderanno necessari un inasprimento della pressione tributaria o, in alternativa, una contrazione dei servizi erogati.
  In conclusione, preannunzia il voto contrario sulla proposta di conferimento del mandato al relatore a riferire favorevolmente in Assemblea.

  Marco GRIMALDI (AVS) osserva preliminarmente che, anche alla luce delle considerazioni emerse nel corso delle audizioni svolte nella giornata di ieri, il Documento in esame si presenta, rispetto al passato, con una veste inedita e si caratterizza per un contenuto estremamente scarno e poco coraggioso, privo delle informazioni di dettaglio indispensabili alla definizione della traiettoria degli obiettivi programmatici di finanza pubblica. Osserva, infatti, che il Governo, in maniera a suo dire pretestuosa, ha inteso rinviare l'individuazione dei predetti obiettivi alla definizione del Piano strutturale di bilancio di medio termine che l'Italia dovrà adottare in conformità alle nuove regole della governance economica europea in corso di approvazione, mettendo così a repentaglio la credibilità e la reputazione del nostro Paese, anche sui mercati finanziari.
  A suo avviso, tale impostazione appare emblematica della spregiudicatezza dell'Esecutivo,Pag. 176 che, da un lato, ha impresso un'accelerazione nell'esame parlamentare del disegno di legge in materia di autonomia differenziata, attualmente all'esame della Camera dei deputati e, dall'altro, appare intenzionato a limitare l'ambito della discussione sul principale strumento di programmazione economico-finanziaria del nostro Paese.
  Richiama, quindi, l'attenzione sul fatto che il peggioramento del saldo del fabbisogno di cassa comporterà inevitabilmente un deterioramento del rapporto tra debito pubblico e PIL, all'interno di un quadro in cui il deficit è previsto nella misura del 4,3 per cento nel 2024, del 3,7 per cento nel 2025, del 3 per cento nel 2026 e del 2,2 per cento nel 2027. A tale ultimo riguardo, sottolinea che il Governo sembrerebbe orientato ad adottare specifiche misure per riportare il deficit stesso entro la soglia del 3 per cento in rapporto al PIL, sebbene, alla luce della nuova governance economica europea, l'Italia sia destinata ad essere oggetto di una procedura per disavanzo eccessivo. Osserva che, secondo alcuni economisti, una simile circostanza potrebbe costituire anche un vantaggio per il nostro Paese, ma richiederà comunque un aggiustamento del saldo strutturale di bilancio pari allo 0,5 per cento annuo.
  Fa presente, inoltre, che il Documento in esame non risolve le perplessità da più parti manifestate circa l'inadeguata gestione del cosiddetto superbonus, nonché dell'attuazione del PNRR. A tale proposito, evidenzia come non sia di alcuna utilità la ricerca di capri espiatori, quale potrebbe ad esempio essere la rimozione dell'attuale vertice della Ragioneria generale dello Stato, ma occorra piuttosto che il Governo assuma la responsabilità politica delle proprie scelte.
  Per quanto concerne la crescita economica, ritiene assolutamente irrealistica la stima di un incremento dell'1 per cento del PIL per l'anno 2024, che si discosta peraltro dalle previsioni ben inferiori elaborate dalla stessa Commissione europea e dall'OCSE.
  Rileva, altresì, che gli allarmi lanciati dal Ministro Giorgetti sugli effetti di spesa del cosiddetto superbonus sembrerebbero superati alla luce del decreto-legge n. 39 del 2024, attualmente all'esame del Senato, volto ad escluderne la remissione in bonis.
  Osserva, quindi, che, sebbene il Governo consideri la piena attuazione del PNRR quale principale strumento in grado di innescare una trasformazione radicale del Paese e un effettivo rilancio economico, affinché ciò accada appare comunque necessario disporre di una seria programmazione degli interventi, laddove il Documento in esame risulta del tutto privo di elementi a tale riguardo.
  Reputa, inoltre, discutibile la riduzione del numero delle aliquote IRPEF introdotta dal Governo con la riforma del sistema fiscale, dal momento che tale intervento inevitabilmente favorirà i redditi più elevati a discapito delle fasce sociali meno abbienti, posto che il prelievo fiscale continuerà a gravare prevalentemente sulle classi medie, in violazione, altresì, del principio costituzionale della progressività dell'imposizione fiscale.
  Ricorda, poi, che nel corso delle audizioni svolte nella giornata di ieri i rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno definito il Documento in discussione reticente, in quanto non prevede alcun impegno in favore dei circa 16 milioni di lavoratori dipendenti ancora alle prese con un elevato tasso di inflazione e non reca alcuna certezza in merito al rifinanziamento, anche per gli anni successivi a quello in corso, del taglio del cuneo fiscale.
  Con riferimento, infine, agli attuali scenari posti dal conflitto russo-ucraino, prende atto che il Ministro Crosetto ritiene inevitabile procedere ad un ulteriore incremento della spesa militare. A suo avviso, tuttavia, esiste un'opzione alternativa di politica economica, che respinge l'idea di un crescente riarmo, privilegiando piuttosto gli investimenti nella sanità pubblica, imprescindibili per assicurare l'effettività di diritti costituzionalmente garantiti. In questo contesto, sottolinea la necessità di un generale ripensamento delle politiche per il reperimento delle occorrenti risorse pubbliche, al fine di evitare di incidere prevalentemente, come troppo spesso accade,Pag. 177 sulle fasce economicamente più deboli della popolazione, ipotizzando viceversa, soluzioni alternative, quale, a titolo di esempio, la tassazione dei cosiddetti extraprofitti.

  Giovanni Luca CANNATA, presidente e relatore, comunica che sono pervenuti i pareri della Commissione parlamentare per le questioni regionali e di tutte le Commissioni permanenti alle quali il provvedimento è assegnato in sede consultiva, salvo quello della Commissione Trasporti, la cui seduta è ancora in corso.
  Concorde la Commissione, sospende quindi la seduta per procedere alla trattazione degli altri punti iscritti all'ordine del giorno della Commissione.

  La seduta, sospesa alle 12.30, è ripresa alle 12.50.

  Giovanni Luca CANNATA, presidente e relatore, avverte che, essendo pervenuto anche il parere espresso dalla Commissione Trasporti, è ora possibile procedere alla votazione sul conferimento del mandato al relatore.

  La Commissione delibera, quindi, di conferire al deputato Cannata il mandato al relatore a riferire favorevolmente all'Assemblea sul Documento in esame. Delibera, altresì, di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  La seduta termina alle 12.55.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 23 aprile 2024. — Presidenza del vicepresidente Giovanni Luca CANNATA. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Federico Freni.

  La seduta comincia alle 12.30.

Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive, nonché delega al Governo per l'introduzione di agevolazioni per la gestione di strutture sportive.
C. 836-A.
(Parere all'Assemblea).
(Parere su emendamenti).

  La Commissione inizia l'esame di un'ulteriore proposta emendativa riferita al provvedimento.

  Giovanni Luca CANNATA, presidente, in sostituzione del relatore, avverte che l'Assemblea ha trasmesso in data odierna il fascicolo n. 3 degli emendamenti, che, rispetto al fascicolo n. 1, già esaminato dalla Commissione nella seduta del 31 gennaio 2024, contiene l'emendamento Loizzo 5.1000.
  Nel segnalare che tale proposta emendativa non appare presentare profili problematici dal punto di vista finanziario, propone di esprimere sulla stessa nulla osta.

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta di parere.

  La Commissione approva la proposta di parere.

Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività.
C. 1018-A.
(Parere all'Assemblea).
(Parere su emendamenti).

  La Commissione inizia l'esame delle proposte emendative riferite al provvedimento.

  Andrea MASCARETTI (FDI), relatore, avverte che l'Assemblea ha trasmesso in data odierna il fascicolo n. 1 degli emendamenti. Nel segnalare che le proposte emendative in esso contenute non appaiono presentare profili problematici dal punto di vista finanziario, propone di esprimere sulle stesse nulla osta.

Pag. 178

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta di parere del relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione.
C. 304-A.
(Parere all'Assemblea).
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 3 aprile 2024.

  Il sottosegretario Federico FRENI si riserva di fornire i chiarimenti richiesti, con riferimento ai profili finanziari del provvedimento, nella seduta dello scorso 26 marzo, segnalando che sono ancora in corso i necessari approfondimenti con le amministrazioni competenti

  Giovanni Luca CANNATA, presidente, non essendovi obiezioni, rinvia quindi il seguito dell'esame del provvedimento ad altra successiva seduta.

Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.
C. 1691 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla VII Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Vanessa CATTOI (LEGA), relatrice, ricorda che il progetto di legge, di iniziativa governativa, è già stato approvato dal Senato della Repubblica ed è corredato di una relazione tecnica, che è stata aggiornata all'atto del passaggio del provvedimento tra i due rami del Parlamento.
  Nel rinviare per completezza agli elementi di approfondimento contenuti nella documentazione predisposta dagli uffici della Camera, ritiene necessario acquisire un chiarimento dal Governo in ordine agli effetti finanziari dell'articolo 4 del provvedimento. In particolare, segnala che la norma, introdotta dal Senato della Repubblica, al fine di promuovere l'istituzione dei campus di cui all'articolo 1 della presente legge, istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione e del merito, il «Fondo per la promozione dei campus della filiera formativa tecnologico-professionale» per la progettazione di fattibilità tecnico-economica degli interventi infrastrutturali, con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2024 e 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026, demandando i criteri di riparto a un successivo decreto ministeriale. In proposito rileva preliminarmente che il Fondo è configurato come tetto di spesa e che le attività finanziate sono modulabili e programmabili in funzione delle risorse disponibili, e sotto questo profilo non si formulano osservazioni. Rileva, tuttavia, che le risorse stanziate sono di conto capitale, ma essendo afferenti a spese di progettazione, andrebbe acquisita conferma da parte del Governo che le stesse abbiano i medesimi effetti sui tre saldi di finanza pubblica nel triennio 2024-2026.

  Il sottosegretario Federico FRENI deposita agli atti della Commissione la relazione tecnica sul provvedimento in esame, aggiornata ai sensi dell'articolo 17, comma 8, della legge n. 196 del 2009 (vedi allegato), che era già stata resa disponibile per le vie brevi. Ad integrazione di tale documentazione, fa presente che gli effetti in termini di saldo netto da finanziare derivanti, nel triennio 2024-2026, dall'istituzione del Fondo per la promozione dei campus della filiera formativa tecnologico-professionale, le cui risorse rivestono natura di conto capitale, corrispondono a quelli che la medesima disposizione comporta, nel predetto triennio, in termini di fabbisogno e indebitamento netto, in linea con quanto indicato nel prospetto riepilogativo degli effetti finanziariPag. 179 del provvedimento con riferimento all'articolo 4, comma 1.

  Vanessa CATTOI (LEGA), relatrice, formula la seguente proposta di parere:

  «La V Commissione,

   esaminato il disegno di legge C. 1691, approvato dal Senato della Repubblica, recante istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale;

   preso atto dei contenuti della relazione tecnica aggiornata ai sensi dell'articolo 17, comma 8, della legge n. 196 del 2009, nonché degli ulteriori chiarimenti forniti dal Governo, da cui si evince, in particolare, che gli effetti in termini di saldo netto da finanziare derivanti, nel triennio 2024-2026, dall'istituzione del Fondo per la promozione dei campus della filiera formativa tecnologico-professionale, le cui risorse rivestono natura di conto capitale, corrispondono a quelli che la medesima disposizione comporta, nel predetto triennio, in termini di fabbisogno e indebitamento netto, in linea con quanto indicato nel prospetto riepilogativo degli effetti finanziari del provvedimento con riferimento all'articolo 4, comma 1,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE».

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta di parere della relatrice.

  La Commissione approva la proposta di parere della relatrice.

Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
C. 536 e abb.-B, approvato dalla Camera e modificato dal Senato.
(Parere alle Commissioni II e XII).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Andrea MASCARETTI (FDI), relatore, avverte che la Commissione è chiamata a esprimere il proprio parere sulla proposta di legge C. 536-B e abbinate, approvata dalla Camera dei deputati, in un testo unificato, il 6 settembre 2023, e successivamente modificata dal Senato della Repubblica.
  Ricorda preliminarmente che, in questa sede, la Commissione è chiamata a esaminare le modifiche apportate al testo da parte del Senato della Repubblica.
  Per quanto attiene ai profili di competenza della Commissione, tra le predette modifiche, segnala in particolare quella volta ad aggiornare all'anno 2024 la decorrenza degli oneri, pari a 100.000 euro annui, derivanti dal finanziamento di periodiche campagne informative di prevenzione e sensibilizzazione sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, previsto dall'articolo 1, comma 1, lettera b), numero 5). Tale modifica, che recepisce una condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, contenuta nel parere approvato il 15 febbraio 2024 dalla Commissione Bilancio del Senato, si è resa necessaria in considerazione della sopravvenuta conclusione dell'esercizio finanziario 2023.
  Osserva, in proposito, che la copertura finanziaria dei predetti oneri resta imputata, come nel testo precedentemente esaminato dalla Camera, all'accantonamento del fondo speciale di parte corrente, relativo al bilancio triennale 2024-2026, di competenza del Ministero dell'interno, che presenta le occorrenti disponibilità.
  Rileva, inoltre, che il provvedimento, nel testo approvato dalla Camera dei deputati e non modificato dal Senato della Repubblica, reca all'articolo 6 una clausola di invarianza finanziaria riferita alle ulteriori disposizioni della proposta di legge, che fa salve altresì le disposizioni di cui all'articolo 3, comma 4, il quale a sua volta reca una clausola di invarianza finanziaria riferita all'attuazione della delega al Governo ivi contenuta, per la quale è altresì previsto il rinvio all'eventuale applicazione del meccanismo di copertura finanziaria di cui Pag. 180all'articolo 17, comma 2, della legge n. 196 del 2009 in materia di contabilità e finanza pubblica.
  Tutto ciò considerato, poiché le ulteriori, limitate, modifiche approvate dal Senato della Repubblica non appaiono presentare profili problematici dal punto di vista finanziario, propone di esprimere parere favorevole sul provvedimento in esame.

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta di parere del relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 12.40.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 23 aprile 2024. — Presidenza del vicepresidente Giovanni Luca CANNATA. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Federico Freni.

  La seduta comincia alle 12.40.

Schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 16/2023, denominato «Data Center», relativo al consolidamento e potenziamento capacitivo dello strumento terrestre nell'ambito dell'Information Communication Technology.
Atto n. 146.
(Rilievi alla IV Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole con rilievo).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto ministeriale.

  Andrea TREMAGLIA (FDI), relatore, comunica che il Ministro della difesa, in data 28 marzo 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 536, comma 3, lettera b), del Codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la richiesta di parere parlamentare in ordine allo schema di decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che reca l'approvazione del programma pluriennale di ammodernamento e rinnovamento n. SMD 16/2023, denominato «Data Center», relativo al consolidamento e potenziamento capacitivo dello Strumento terrestre nell'ambito dell'Information Communication Technology.
  Avverte che la Commissione Bilancio è ora chiamata a esprimersi sul provvedimento, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento della Camera, ai fini della trasmissione di rilievi sui profili di natura finanziaria del provvedimento alla Commissione Difesa, alla quale lo stesso è assegnato in sede primaria.
  Fa presente che la scheda illustrativa redatta dallo Stato maggiore della Difesa e allegata allo schema di decreto in esame evidenzia che il programma pluriennale prevede la realizzazione di un nuovo Data center presso la caserma «Perotti» di Roma e del connesso Disaster Recovery presso la caserma «Pierobon» di Padova, al fine di disporre di un ambiente digitale per l'erogazione dei servizi informatici ottimizzato in termini di affidabilità e resilienza.
  Per quanto riguarda i profili di carattere finanziario, segnala che il programma pluriennale in esame, di cui si prevede l'avvio nell'anno 2024 e la conclusione nell'anno 2032, reca un costo complessivo di 209 milioni di euro.
  Secondo quanto espressamente previsto nella scheda tecnica allegata al provvedimento, rileva che la prima fase del programma, connotata, al pari delle successive, dal carattere dell'autoconsistenza, comporta una spesa pari a 63 milioni di euro e sarà finanziata a valere sugli stanziamenti disponibili a legislazione vigente nell'ambito del capitolo 7120, piani gestionali nn. 4 e 27, dello stato di previsione del Ministero della difesa, relativo a spese di investimento.
  In base a quanto previsto dal cronoprogramma riportato nella scheda tecnica, gli oneri derivanti dalla prima fase sono riferiti agli anni dal 2024 al 2031 e saranno posti a carico: del piano gestionale n. 4, Pag. 181quanto a 3 milioni di euro per l'anno 2024, a 4 milioni di euro per l'anno 2025 e a 5 milioni di euro per l'anno 2026; del piano gestionale n. 27, quanto a 13 milioni di euro per l'anno 2027, a 23 milioni di euro per l'anno 2028, a 2 milioni di euro per l'anno 2029, a 8 milioni di euro per l'anno 2030 e a 5 milioni di euro per l'anno 2031. A tale ultimo riguardo, rappresenta che sul citato piano gestionale n. 27 è affluita quota parte delle risorse assegnate al Ministero della difesa a seguito della ripartizione del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, istituito dall'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 e successivamente rifinanziato dall'articolo 1, comma 1072, della legge n. 205 del 2017.
  In proposito, evidenzia che, in base al decreto di ripartizione in capitoli delle unità di voto parlamentare relative al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026, la dotazione del piano gestionale n. 4 del citato capitolo 7120 è pari a 345.577.751 euro per l'anno 2024, a 399.126.813 euro per l'anno 2025 e a 208.845.242 euro per l'anno 2026, mentre il piano gestionale n. 27 reca una dotazione pari a 158.658.741 euro per l'anno 2024, a 175.228.971 euro per l'anno 2025 e a 166.689.156 euro per l'anno 2026.
  Con riferimento al profilo temporale dell'intervento, la scheda tecnica specifica che il cronoprogramma previsionale dei pagamenti contenuto nella medesima scheda è meramente indicativo e verrà attualizzato, in termini sia di volume sia di estensione temporale, a valle del perfezionamento dell'iter negoziale, secondo l'effettiva esigenza di pagamento. Si specifica, inoltre, che, in linea con quanto previsto dalla legislazione in materia di contabilità e finanza pubblica, la ripartizione delle spese per ciascun esercizio potrà essere rimodulata in funzione dell'effettiva esigibilità contrattuale dei pagamenti come emergente al completamento dell'attività tecnico-amministrativa, compatibilmente con gli effetti sui saldi di finanza pubblica.
  La scheda tecnica precisa, altresì, che, in considerazione della priorità del programma, la relativa copertura finanziaria potrà ulteriormente essere garantita a valere sulle risorse iscritte nella missione «Difesa e sicurezza del territorio», programma «Pianificazione generale delle Forze armate e approvvigionamenti militari», dello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa, opportunamente rese disponibili anche a mezzo di preventiva rimodulazione o revisione di altre spese concordata con il Ministero dell'economia e delle finanze.
  Al riguardo, osserva che il ricorso a tale forma di copertura dovrà garantire il rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera a), della legge n. 196 del 2009, come del resto assicurato dal Governo in occasione dell'esame di precedenti programmi pluriennali di spesa. Sul punto, appare, in ogni caso, utile una conferma da parte del Governo.
  Fa presente che la scheda tecnica precisa, altresì, che il programma sarà in ogni caso gestito in modo tale da renderlo compatibile con le risorse complessivamente disponibili a legislazione vigente, ovvero in modo da rimodularlo attraverso la progressiva attuazione o ridefinizione della tempistica sottesa. Si specifica, inoltre, che il completamento del programma, per il restante valore previsionale complessivo di 146 milioni di euro, sarà realizzato attraverso successivi provvedimenti e che, nel rispetto di una logica incrementale e progressiva, nonché del predetto criterio dell'autoconsistenza, i relativi interventi potranno essere contrattualizzati subordinatamente al loro eventuale finanziamento.
  A tale proposito, rileva che – a differenza di quanto specificato dal Governo in occasione di precedenti provvedimenti di analogo contenuto – secondo quanto indicato nelle premesse del presente schema di decreto, oggetto di approvazione sarebbe il programma pluriennale nella sua interezza e non, invece, la sola prima fase del programma stesso. Sul punto, sembrerebbe dunque opportuno, in analogia ai richiamati precedenti, esplicitare che il completamento del programma pluriennale formerà oggetto di uno o più successivi schemi Pag. 182di decreto che verranno sottoposti alle Camere, una volta reperite le necessarie risorse finanziarie, al fine di consentire la verifica in sede parlamentare della relativa copertura. Al riguardo, ritiene quindi necessario acquisire l'avviso del Governo.
  Osserva che nella scheda tecnica si precisa, infine, che, qualora si rendesse necessario un superamento del limite di spesa complessivo previsto per la realizzazione del programma, alla necessaria integrazione si provvederà con un nuovo decreto integrativo, che seguirà il medesimo iter del provvedimento ora all'esame della Commissione.
  Ciò premesso, nel prendere atto che le risorse previste a copertura del programma in esame appaiono congrue rispetto ai costi da sostenere indicati nella scheda tecnica, ritiene comunque necessario acquisire dal Governo – anche alla luce dei programmi d'arma già esaminati nel corso della presente legislatura con oneri coperti a valere sulle medesime risorse – una conferma in ordine alla disponibilità di tali risorse per ciascuna delle annualità di attuazione del programma stesso, nonché alla compatibilità del loro utilizzo con ulteriori interventi eventualmente già programmati a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse, anche tenuto conto della riduzione delle somme attribuite al Ministero della difesa, ai sensi, tra l'altro, dell'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 e dell'articolo 1, comma 1072, della legge n. 205 del 2017, disposta dall'articolo 1, comma 8, lettera f), del decreto-legge n. 19 del 2024, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), recentemente approvato dalla Camera dei deputati.

  Il sottosegretario Federico FRENI, in risposta alle richieste di chiarimento formulate dal relatore, evidenzia che il programma in esame rientra nella programmazione elaborata dal Ministero della difesa relativa all'impiego ottimale delle risorse stanziate a legislazione vigente e che, in tale contesto, il Ministero della difesa ha operato la più bilanciata ripartizione delle risorse disponibili, orientandole a favore di programmi massimamente qualificanti ai fini delle esigenze di sicurezza nazionale, nonché di contribuzione a quella internazionale.
  Chiarisce, inoltre, che le risorse destinate alla copertura degli oneri relativi alla prima fase del programma in esame risultano disponibili per tutte le annualità di riferimento e il loro utilizzo non è suscettibile né di pregiudicare precedenti impegni di spesa né di interferire con la realizzazione di ulteriori interventi già programmati a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse.
  Conferma che il completamento del programma, per il restante valore di 146 milioni di euro, sarà realizzato attraverso successivi provvedimenti subordinatamente al reperimento delle risorse necessarie.
  Assicura, infine, che all'eventuale rimodulazione degli stanziamenti di bilancio che potrà rendersi necessaria in relazione all'attuazione del programma in esame, si provvederà nel rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera a), della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Ubaldo PAGANO (PD-IDP), nel richiamare un precedente intervento dell'onorevole Guerra su un provvedimento di analogo tenore, auspica che, in linea con i rilievi più volte espressi sul punto dalla Commissione nella presente legislatura, i futuri schemi di decreto recanti approvazione di programmi di ammodernamento e rinnovamento in ambito militare articolati in più fasi realizzative possano recepire sin dalla loro predisposizione iniziale la precisazione secondo cui l'oggetto dei medesimi schemi è circoscritto alla prima fase del programma, rispetto alla quale sono concretamente individuate le relative risorse finanziarie, e che il completamento del programma stesso dovrà successivamente formare oggetto di uno o più schemi di decreto, da sottoporre all'esame delle Camere, una volta reperite le necessarie risorse finanziarie, al fine di consentire la verifica in sede parlamentare della relativa copertura finanziaria.

Pag. 183

  Il sottosegretario Federico FRENI assicura che la questione è già all'attenzione del Governo.

  Andrea TREMAGLIA (FDI), relatore, alla luce dei chiarimenti forniti dal rappresentante del Governo, formula la seguente proposta di deliberazione:

  «La V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione),

   esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 16/2023, denominato “Data Center”, relativo al consolidamento e potenziamento capacitivo dello Strumento terrestre nell'ambito dell'Information Communication Technology (Atto n. 146);

   premesso che:

    il programma oggetto del presente provvedimento, di cui si prevede l'avvio nell'anno 2024 e si prospetta la conclusione nell'anno 2032, comporterà un onere complessivo stimato in misura pari a 209 milioni di euro;

    il citato programma sarà suddiviso in più fasi, la prima delle quali determinerà una spesa complessiva di 63 milioni di euro, da sostenere negli anni dal 2024 al 2031, mentre il completamento del programma comporterà un ulteriore onere di 146 milioni di euro;

    il provvedimento in esame individua le risorse da utilizzare a copertura solo limitatamente alla prima fase del programma, ponendole a carico del capitolo 7120, piani gestionali n. 4 e n. 27, dello stato di previsione del Ministero della difesa;

   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, da cui si evince che:

    il programma in esame rientra nella programmazione elaborata dal Ministero della difesa relativa all'impiego ottimale delle risorse stanziate a legislazione vigente;

    in tale contesto, il Ministero della difesa ha operato la più bilanciata ripartizione delle risorse disponibili orientandole a favore di programmi massimamente qualificanti ai fini delle esigenze di sicurezza nazionale nonché di contribuzione a quella internazionale;

    le risorse destinate alla copertura degli oneri relativi alla prima fase del programma in esame risultano disponibili per tutte le annualità di riferimento e il loro utilizzo non è suscettibile né di pregiudicare precedenti impegni di spesa né di interferire con la realizzazione di ulteriori interventi già programmati a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse;

    il completamento del programma, per il restante valore di 146 milioni di euro, sarà realizzato attraverso successivi provvedimenti subordinatamente al reperimento delle risorse necessarie;

    all'eventuale rimodulazione degli stanziamenti di bilancio che potrà rendersi necessaria in relazione all'attuazione del programma in esame, si provvederà nel rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera a), della legge 31 dicembre 2009, n. 196;

   rilevata la necessità di precisare che l'oggetto dello schema di decreto in esame è circoscritto alla prima fase del programma, rispetto alla quale sono state già individuate le relative risorse finanziarie, mentre le ulteriori fasi del programma stesso dovranno formare oggetto di uno o più successivi schemi di decreto, da sottoporre all'esame delle Camere, una volta reperite le necessarie risorse finanziarie,

VALUTA FAVOREVOLMENTE

  lo schema di decreto in oggetto e formula il seguente rilievo sulle sue conseguenze di carattere finanziario:

   sia precisato che lo schema di decreto è circoscritto alla prima fase del programmaPag. 184 e che il completamento del medesimo programma dovrà successivamente formare oggetto di uno o più schemi di decreto, da sottoporre all'esame delle Camere, una volta reperite le necessarie risorse finanziarie, al fine di consentire la verifica in sede parlamentare della relativa copertura finanziaria, in coerenza con quanto previsto dall'articolo 536, comma 3, lettera b), del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66».

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta del relatore.

  La Commissione approva la proposta di deliberazione del relatore.

Schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 29/2023, denominato «Potenziamento delle capacità di demilitarizzazione del Centro tecnico logistico interforze (CETLI) NBC di Civitavecchia».
Atto n. 147.
(Rilievi alla IV Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole con rilievo).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto ministeriale.

  Andrea TREMAGLIA (FDI), relatore, comunica che il Ministro della difesa, in data 28 marzo 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 536, comma 3, lettera b), del Codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la richiesta di parere parlamentare in ordine allo schema di decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che reca l'approvazione del programma pluriennale di ammodernamento e rinnovamento n. SMD 29/2023, denominato «Potenziamento delle capacità di demilitarizzazione del Centro Tecnico Logistico Interforze (Ce.T.L.I.) NBC di Civitavecchia».
  Avverte che la Commissione Bilancio è dunque chiamata a esprimersi sul provvedimento, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento della Camera, ai fini della trasmissione di rilievi sui profili di natura finanziaria del provvedimento alla Commissione Difesa, alla quale lo stesso è assegnato in sede primaria.
  Fa presente che la scheda illustrativa redatta dallo Stato maggiore della Difesa e allegata allo schema di decreto in esame evidenzia che il programma pluriennale ha per obiettivo l'ammodernamento del Centro tecnico logistico interforze (Ce.T.L.I) nel settore nucleare, chimico e biologico (NBC) di Civitavecchia, attraverso la realizzazione di un termossidatore pirolitico necessario alla distruzione in sicurezza delle rimanenti armi chimiche ancora custodite presso il Centro medesimo.
  Per quanto riguarda i profili di carattere finanziario, segnala che il programma pluriennale in esame, di cui era previsto l'avvio nell'anno 2023 con presumibile conclusione nell'anno 2026, reca un costo complessivo stimato in 29 milioni di euro e che la spesa sarà finanziata a valere sugli stanziamenti disponibili a legislazione vigente sul piano gestionale n. 36 del capitolo 7120 dello stato di previsione del Ministero della difesa, relativo a spese di investimento.
  In particolare, osserva che il cronoprogramma riportato nella scheda tecnica quantifica gli oneri derivanti dall'attuazione del programma in misura pari a 5 milioni di euro per l'anno 2023, a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025 e a 4 milioni di euro per l'anno 2026.
  Ciò posto, rappresenta che sul piano gestionale n. 36 del predetto capitolo 7120 è affluita quota parte delle risorse assegnate al Ministero della difesa a seguito della ripartizione del Fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese, istituito dall'articolo 1, comma 95, della legge n. 145 del 2018. Tale Fondo è stato ripartito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2019, che ha assegnato al Ministero della difesa l'importo complessivo di 5,8 miliardi di euro per il periodo 2019-2033.
  In proposito, evidenzia che, alla luce del decreto di ripartizione in capitoli delle unità Pag. 185di voto parlamentare relative al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e per il triennio 2024-2026, la dotazione del citato piano gestionale n. 36 è pari a 24.969.625 euro per l'anno 2024, a 15.500.000 euro per l'anno 2025 e a 16.500.000 euro per l'anno 2026.
  Con riferimento al profilo temporale dell'intervento, la scheda tecnica specifica che il cronoprogramma previsionale dei pagamenti contenuto nella medesima scheda è meramente indicativo e verrà attualizzato a valle del perfezionamento dell'iter negoziale, secondo l'effettiva esigenza di pagamento. Viene inoltre specificato che, in linea con quanto previsto dalla legislazione in materia di contabilità e finanza pubblica, la ripartizione delle spese per ciascun esercizio potrà essere rimodulata in funzione dell'effettiva esigibilità contrattuale dei pagamenti come emergente al completamento dell'attività tecnico-amministrativa e autorizzativa, compatibilmente con gli effetti sui saldi di finanza pubblica.
  Per quanto attiene all'indicazione nell'ambito del cronoprogramma di spese relative all'anno 2023, rileva che la scheda tecnica precisa espressamente che le disponibilità non impiegate relative a tale esercizio saranno rese disponibili per l'attuazione del programma in esame attraverso il mantenimento in bilancio nell'anno 2024 quali residui di stanziamento riferiti a spese in conto capitale non ancora impegnate, ai sensi dell'articolo 34-bis, comma 3, della legge n. 196 del 2009, ovvero la reiscrizione in bilancio nella competenza degli esercizi successivi ad opera della seconda sezione della legge di bilancio, ai sensi dell'articolo 30, comma 2, lettera b), della medesima legge n. 196 del 2009.
  La scheda tecnica precisa altresì che, in considerazione della priorità del programma, la relativa copertura finanziaria potrà ulteriormente essere garantita a valere sulle risorse iscritte nella missione «Difesa e sicurezza del territorio», programma «Pianificazione generale delle Forze armate e approvvigionamenti militari», dello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa, opportunamente rese disponibili anche a mezzo di preventiva rimodulazione o revisione di altre spese concordata con il Ministero dell'economia e delle finanze.
  Al riguardo, osserva che il ricorso a tale forma di copertura dovrà garantire il rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera a), della legge n. 196 del 2009, come del resto assicurato dal Governo in occasione dell'esame di precedenti programmi pluriennali di spesa. Sul punto, appare, in ogni caso, utile acquisire una conferma da parte del Governo.
  La scheda tecnica rappresenta, altresì, che il programma sarà in ogni caso gestito in modo tale da renderlo compatibile con le risorse complessivamente disponibili a legislazione vigente, ovvero in modo da rimodularlo opportunamente, attraverso la progressiva attuazione o ridefinizione della tempistica sottesa.
  Nella scheda tecnica si precisa, infine, che, pur ritenendosi l'Amministrazione vincolata a non eccedere quanto oggetto di approvazione, qualora, in corso d'opera, si rendesse necessario un superamento del limite di spesa complessivo previsto per la realizzazione del programma, alla necessaria integrazione si provvederà con un nuovo decreto integrativo. Al riguardo, in assenza di una esplicita previsione in tal senso nel provvedimento, ritiene utile acquisire una conferma da parte del Governo in ordine al fatto che, in ogni caso, anche tale eventuale decreto integrativo seguirà il medesimo iter del provvedimento ora all'esame della Commissione, al fine di consentire la verifica in sede parlamentare della relativa copertura finanziaria.
  Ciò premesso, nel prendere atto che le risorse previste a copertura del programma in esame appaiono congrue rispetto ai costi da sostenere indicati nella scheda tecnica, ritiene comunque necessario acquisire dal Governo una conferma in ordine alla disponibilità di tali risorse per ciascuna delle annualità di attuazione del programma stesso, nonché alla compatibilità del loro utilizzo con ulteriori interventi eventualmente già programmati a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse, anche tenuto conto della riduzione delle somme attribuite al Ministero della difesa, Pag. 186ai sensi, tra l'altro, dell'articolo 1, comma 95, della legge n. 145 del 2018, disposta dall'articolo 1, comma 8, lettera f), del decreto-legge n. 19 del 2024, recante ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), recentemente approvato dalla Camera dei deputati.

  Il sottosegretario Federico FRENI, in risposta alle richieste di chiarimento formulate dal relatore, evidenzia che il programma in esame rientra nella programmazione elaborata dal Ministero della difesa relativa all'impiego ottimale delle risorse stanziate a legislazione vigente e che, in tale contesto, il Ministero della difesa ha operato la più bilanciata ripartizione delle risorse disponibili orientandole a favore di programmi massimamente qualificanti ai fini delle esigenze di sicurezza nazionale nonché di contribuzione a quella internazionale.
  Fa quindi presente che le risorse destinate alla copertura degli oneri relativi al programma in esame risultano disponibili per tutte le annualità di riferimento e il loro utilizzo non è suscettibile né di pregiudicare precedenti impegni di spesa né di interferire con la realizzazione di ulteriori interventi già programmati a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse.
  Assicura, inoltre, che, qualora, in corso d'opera, gli approfondimenti tecnici e amministrativi evidenziassero l'esigenza di superare il limite di spesa indicato dallo schema in esame, a tali maggiori necessità finanziarie si provvederà con un decreto integrativo, che seguirà il medesimo iter del provvedimento ora all'esame della Commissione, al fine di consentire la verifica in sede parlamentare della relativa copertura finanziaria.
  Conferma, infine, che all'eventuale rimodulazione degli stanziamenti di bilancio che potrà rendersi necessaria in relazione all'attuazione del programma in esame, si provvederà nel rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera a), della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Andrea TREMAGLIA (FDI), relatore, alla luce dei chiarimenti forniti dal rappresentante del Governo, formula la seguente proposta di deliberazione:

  «La V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione),

   esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 29/2023, denominato “Potenziamento delle capacità di demilitarizzazione del Centro tecnico logistico interforze (Ce.T.L.I.) NBC di Civitavecchia” (Atto n. 147);

   premesso che:

    il programma oggetto del presente provvedimento, di cui si è previsto l'avvio nell'anno 2023 e si prospetta la conclusione nell'anno 2026, comporta un onere complessivo stimato in misura pari a 29 milioni di euro, al quale si provvede a valere sulle risorse del capitolo 7120, piano gestionale n. 36, dello stato di previsione del Ministero della difesa;

    per quanto attiene all'indicazione nell'ambito del cronoprogramma di spese relative all'anno 2023, la scheda tecnica precisa espressamente che le disponibilità non impiegate relative a tale esercizio saranno rese disponibili per l'attuazione del programma in esame, attraverso il mantenimento in bilancio nell'anno 2024 quali residui di stanziamento riferiti a spese in conto capitale non ancora impegnate, ai sensi dell'articolo 34-bis, comma 3, della legge n. 196 del 2009, ovvero la reiscrizione nella competenza degli esercizi successivi ad opera della seconda sezione della legge di bilancio, ai sensi dell'articolo 30, comma 2, lettera b), della medesima legge n. 196 del 2009;

   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, da cui si evince che:

    il programma in esame rientra nella programmazione elaborata dal Ministero Pag. 187della difesa relativa all'impiego ottimale delle risorse stanziate a legislazione vigente;

    in tale contesto, il Ministero della difesa ha operato la più bilanciata ripartizione delle risorse disponibili orientandole a favore di programmi massimamente qualificanti ai fini delle esigenze di sicurezza nazionale nonché di contribuzione a quella internazionale;

    le risorse destinate alla copertura degli oneri relativi al programma in esame risultano disponibili per tutte le annualità di riferimento e il loro utilizzo non è suscettibile né di pregiudicare precedenti impegni di spesa né di interferire con la realizzazione di ulteriori interventi già programmati a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse;

    qualora, in corso d'opera, gli approfondimenti tecnici e amministrativi evidenziassero l'esigenza di superare il limite di spesa indicato dallo schema in esame, a tali maggiori necessità finanziarie si provvederà con un decreto integrativo, che seguirà il medesimo iter del provvedimento ora all'esame della Commissione, al fine di consentire la verifica in sede parlamentare della relativa copertura finanziaria;

    all'eventuale rimodulazione degli stanziamenti di bilancio che potrà rendersi necessaria in relazione all'attuazione del programma in esame, si provvederà nel rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera a), della legge 31 dicembre 2009, n. 196,

VALUTA FAVOREVOLMENTE

  lo schema di decreto in oggetto e formula il seguente rilievo sulle sue conseguenze di carattere finanziario:

   sia precisato espressamente, nell'ambito della scheda tecnica allegata al provvedimento, che l'eventuale decreto integrativo che dovesse rendersi necessario qualora, in corso d'opera, gli approfondimenti tecnici e amministrativi evidenziassero l'esigenza di superare il limite di spesa indicato dallo schema in esame, seguirà il medesimo iter del provvedimento ora all'esame della Commissione, al fine di consentire la verifica in sede parlamentare della relativa copertura finanziaria».

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta del relatore.

  La Commissione approva la proposta di deliberazione del relatore.

  La seduta termina alle 12.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 23 aprile 2024.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.45 alle 12.50.

ERRATA CORRIGE

  Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 288 del 12 aprile 2024:

   a pagina 58, seconda colonna, sono soppresse le righe dalla trentaseiesima alla quarantunesima;

   a pagina 61, prima colonna, dopo la trentottesima riga è inserito il seguente capoverso: «al comma 1, la parola: “decisone” è sostituita dalla seguente: “decisione”»;

   a pagina 71, prima colonna, dopo la decima riga è inserito il seguente capoverso: «alla lettera a), capoverso 1-bis, la parola: “pseudonomizzati” è sostituita dalla seguente: “pseudonimizzati”»;

   a pagina 71, prima colonna, all'undicesima riga, dopo le parole: «alla lettera b), capoverso 1-ter,» sono inserite le seguenti parole: «la parola: “pseudonomizzati” è sostituita dalla seguente: “pseudonimizzati” e».