CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 23 aprile 2024
294.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 228

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 23 aprile 2024. — Presidenza della vicepresidente Giorgia LATINI, indi del presidente Federico MOLLICONE. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione e il merito Paola Frassinetti.

  La seduta comincia alle 11.25.

Pag. 229

Sulla pubblicità dei lavori.

  Giorgia LATINI, presidente, avverte che il gruppo di FdI ha chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Documento di economia e finanza 2024.
Doc. LVII, n, 2 e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Giorgia LATINI, presidente, ricorda che la Commissione è chiamata ad esaminare, in sede consultiva, ai fini dell'espressione del parere alla V Commissione (Bilancio), il Documento di economia e finanza 2024 (Doc. LVII, n. 2) e i relativi Allegati.
  Cede la parola alla relatrice, on. Matteoni, per la relazione introduttiva.

  Nicole MATTEONI (FDI), relatrice, riferisce che la VII Commissione Cultura è chiamata ad esaminare, al fine del parere da rendere alla V Commissione Bilancio, il Documento di economia e finanza per il 2024.
  Ricorda, preliminarmente, che il Documento di economia e finanza (DEF) costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio. Esso traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo (PSC).
  Il DEF si colloca al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE, il cd. Semestre europeo. Secondo quanto stabilito dall'articolo 10 della legge di contabilità (legge n. 196 del 2009).
  Evidenzia che il DEF si compone di tre sezioni e di una serie di allegati.
  La I Sezione (Programma di Stabilità) contiene gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico. Il Programma di stabilità espone, in particolare: gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica per il triennio successivo, evidenziando eventuali scostamenti rispetto al precedente Programma di stabilità; l'evoluzione economico-finanziaria internazionale, per l'anno in corso e il triennio di riferimento, nonché, con riguardo all'Italia, il contributo alla crescita dei diversi fattori, dell'evoluzione dei prezzi, del mercato del lavoro e dell'andamento dei conti con l'estero; gli obiettivi programmatici relativi al PIL, all'indebitamento netto, al saldo di cassa e al debito delle PA, articolati per i sottosettori della PA, accompagnati anche da un'indicazione di massima delle misure attraverso le quali si prevede di raggiungere gli obiettivi.
  La II Sezione (Analisi e tendenze della finanza pubblica) riporta, principalmente: l'analisi del conto economico e del conto di cassa delle amministrazioni pubbliche nell'anno precedente e gli eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi programmatici; le previsioni tendenziali a legislazione vigente, almeno per il triennio successivo, dei flussi di entrata e di uscita del conto economico e del saldo di cassa; le previsioni a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico della PA riferite almeno al triennio successivo; le informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa, nonché all'ammontare della spesa per interessi del bilancio dello Stato; in un'apposita Nota metodologica, allegata alla II Sezione del DEF, sono infine indicati analiticamente i criteri di formulazione delle previsioni tendenziali.
  La III Sezione (Programma Nazionale di riforma) espone, in coerenza con il ProgrammaPag. 230 di Stabilità, gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti dell'Unione europea e dalle specifiche linee guida per il Programma nazionale di riforma, indicando, in particolare: lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell'eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti; gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività; le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità; gli effetti prevedibili delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.
  Segnala inoltre che il DEF 2024 reca i seguenti allegati:

   la relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, di cui all'articolo 10, comma 7, della legge n. 196 del 2009 e all'articolo 7 del decreto legislativo 31 maggio 2011, n. 88 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato I);

   il documento «Strategie per le infrastrutture, la mobilità e la logistica» (cosiddetto allegato infrastrutture) (Doc. LVII, n. 2 – Allegato II);

   la relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, di cui all'articolo 10, comma 9, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato III);

   il documento sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome, di cui all'articolo 10, comma 10, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato IV);

   la relazione sull'attuazione della razionalizzazione del sistema degli acquisti di beni e servizi, di cui all'articolo 2, comma 576, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato V);

   il documento sugli indicatori di benessere equo e sostenibile, predisposto ai sensi dell'articolo 10, comma 10-bis, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato VI);

   le relazioni dei Ministeri sul grado di raggiungimento degli obiettivi di spesa 2023-2025, di cui all'articolo 22-bis, comma 5, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 2 – Allegato VII).

  Ricorda, inoltre, che la legge n. 196 del 2009 prevede che il Governo trasmetta il DEF alle Camere entro il 10 aprile di ogni anno, affinché queste si esprimano sugli obiettivi e sulle strategie di politica economica in esso indicati per il triennio di riferimento. Le Camere si esprimono sul DEF attraverso la votazione di atti di indirizzo (risoluzioni) in tempo utile per l'invio al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, entro il successivo 30 aprile, del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma, rispettivamente I e III Sezione del DEF.
  Segnala poi che il DEF 2024 presenta una struttura più sintetica rispetto ai precedenti documenti di economia e finanza, in considerazione dell'attuale fase di transizione verso le nuove regole delle governance economica europea e quindi della predisposizione di un quadro programmatico coerente con le nuove regole europee.
  Ricorda che il Governo ha annunciato che gli obiettivi di politica economica dei prossimi anni saranno definiti nel Piano strutturale di bilancio di medio termine. L'Italia dovrà infatti presentare entro il prossimo 20 settembre il nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine, tenendo conto della predisposizione da parte della Commissione europea di una traiettoria di riferimento dell'andamento dell'indice della spesa primaria netta. In vista dell'entrata in vigore delle nuove regole europee, il Governo si è limitato a illustrare nel DEF 2024 i contenuti e le informazioni di carattere essenziale sull'andamento tendenziale dei principali dati della finanza pubblica con una stima delle politiche invariate per il prossimo triennio.
  Alla luce di tali premesse, il DEF sottolinea come l'economia italiana nel corso Pag. 231del 2023 abbia dimostrato una resilienza superiore alle attese, nonostante un quadro macroeconomico connotato da instabilità politica, elevata inflazione e da un ciclo restrittivo di politica monetaria, registrando un incremento del PIL dello 0,9 per cento, in decelerazione rispetto al 2022, ma superiore a quello della media dell'area euro (+0,4 per cento). In tale contesto, la previsione tendenziale del tasso di crescita del PIL si attesta, per il 2024, all'1,0 per cento, mentre si prospetta pari all'1,2 per cento nel 2025, e all'1,1 e allo 0,9 per cento, rispettivamente, nei due anni successivi. La marginale revisione al ribasso rispetto allo scenario programmatico della NADEF (1,2 per cento), è legata ad una scelta prudenziale, dato il contesto internazionale incerto. Secondo le previsioni del DEF, la crescita del PIL sarà sostenuta, in particolare, dagli investimenti connessi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e da un graduale recupero del reddito reale delle famiglie.
  Per quanto riguarda il debito pubblico, per il 2023, i primi dati ufficiali indicano che il rapporto debito/PIL è sceso al 137,3 per cento, in calo di 3,2 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Rispetto al massimo storico registrato nel 2020 (154,9 per cento), la riduzione cumulata nei tre anni successivi è stata dunque pari a 17,6 punti percentuali. Il DEF evidenza come a partire dal 2024 il rapporto debito/PIL tenderà a risalire lievemente a causa della recente revisione al rialzo del deficit (che nel 2023 si è attestato su un valore pari al 7,2 per cento del PIL) dovuta alle maggiori spese legate al Superbonus.
  L'aggiornamento del quadro di finanza pubblica a legislazione vigente fissa l'indebitamento netto della PA per il 2024 al 4,3 per cento del PIL, in linea con le previsioni contenute nella NADEF e in netta diminuzione rispetto al consuntivo dello scorso anno (7,2 per cento). La previsione per il quadriennio 2024-2027 indica un progressivo rientro dell'indebitamento netto sul PIL lungo tutto l'orizzonte di previsione. Negli anni successivi, infatti, il deficit è previsto in continua riduzione, al 3,7 per cento nel 2025, al 3,0 per cento nel 2026 e, quindi, al 2,2 per cento nel 2027. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il Documento sottolinea come l'occupazione e la disoccupazione sono attese, rispettivamente, in aumento e in diminuzione nell'intero periodo analizzato. In particolare, il tasso di disoccupazione, pari al 7,1 per cento nel 2024 scenderà al 6,8 per cento nel 2027. La nuova proiezione macroeconomica tendenziale per il 2024 si caratterizza altresì per un tasso di inflazione significativamente inferiore a quanto previsto nella NADEF 2023. La BCE ha annunciato che le prossime scelte di politica 4 monetaria potranno tenere in considerazione anche l'obiettivo di procedere con gradualità a una riduzione dei tassi di interesse nel corso dell'anno.
  Ricorda come, con riferimento alle tematiche di interesse della Commissione, nell'ambito delle risposte di policy alle principali sfide economiche, occupazionali e sociali contenute nel Programma nazionale di riforma del DEF 2024, un posto di rilievo sia occupato da quelle in materia di istruzione, università e ricerca. Si tratta di alcuni tra i settori sui quali maggiormente insistono le riforme e gli investimenti del PNRR.
  Il Governo, nel DEF 2024, stima che dalle riforme contenute nel PNRR su tali versanti possa derivare un effetto sul PIL reale pari a +0,4 per cento al 2026, a +0,8 per cento al 2030, e a +2,8 per cento al 2050. Tali risultati deriveranno in particolare dagli effetti benefici che le riforme in oggetto produrranno in termini di riduzione dell'abbandono scolastico, di miglioramento del capitale umano (aumento dei laureati e ei ricercatori) e della qualità dell'offerta scolastica e universitaria (formazione e reclutamento dei docenti).
  Con riferimento al tema del miglioramento del sistema d'istruzione il DEF 2024 rileva che il sistema di istruzione e formazione è stato interessato in questi anni da sei riforme inserite nel PNRR (reclutamento dei docenti, orientamento scolastico, riorganizzazione del sistema scolastico, riforma degli istituti tecnici e professionali, riforma degli Istituti tecnologici superiori, Scuola di alta formazione e formazione del Pag. 232personale scolastico), che hanno determinato un complesso ridisegno normativo della legislazione primaria, e dall'adozione di tutti i connessi atti di legislazione secondaria, che sono stati emanati entro il 2023.
  In particolare evidenzia che la riforma del sistema di reclutamento dei docenti mira a determinare un significativo miglioramento della qualità dei percorsi didattici, nonché a coprire con regolarità e stabilità le cattedre disponibili con insegnanti di ruolo. A tal fine saranno reclutati 70.000 docenti nel triennio 2024-2026, sulla base di regolari concorsi, alcuni dei quali già banditi nel 2023. Complementare a tale riforma è l'istituzione della Scuola di alta formazione dell'istruzione, costituita in tutte le sue articolazioni (Presidenza, Comitato di indirizzo, Comitato scientifico internazionale, Segreteria tecnica), che ha già emanato specifici indirizzi per l'organizzazione della formazione dei docenti e del personale scolastico. Inoltre, si segnalano gli interventi, sia finanziari che organizzativi, finalizzati a potenziare le competenze di base e ad estendere il tempo pieno, con particolare riguardo alle istituzioni scolastiche che operano nelle aree più svantaggiate del Paese, contribuendo così a ridurre i divari territoriali e a promuovere l'uguaglianza sostanziale, anche attraverso il forte impulso dato dall'attuazione coordinata dell'investimento del PNRR per la riduzione dei divari territoriali nell'apprendimento, della prevenzione della dispersione scolastica e dell'adozione dell'«Agenda sud».
  Al fine di promuovere la migliore diffusione delle competenze STEM sono state adottate apposite Linee Guida (con il DM n. 184 del 15 settembre 2023) che introducono nuove modalità di approccio alle stesse, anche sfruttando l'intelligenza artificiale, e che dovranno essere recepite nei Piani triennali dell'offerta formativa di ciascuna scuola. Il DM 12 aprile 2023, n. 65, ha poi destinato 750 milioni alle «Nuove competenze e nuovi linguaggi» in tutte le istituzioni scolastiche (in attuazione dell'Investimento 3.1 della Missione 4, componente 1 del PNRR. Il suddetto investimento ha il duplice obiettivo di promuovere l'integrazione, all'interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione, e di potenziare le competenze multilinguistiche di studenti e insegnanti. Un focus specifico riguarda le studentesse, per sollecitare una più ampia partecipazione femminile a determinati percorsi formativi. Anche l'orientamento è oggetto di un complesso disegno di riordino al fine di garantire la personalizzazione degli interventi e la valorizzazione dei talenti con l'introduzione del docente tutor, l'e-portfolio, l'utilizzo della piattaforma «Unica», con una intera area dedicata all'orientamento.
  Segnala poi le attività finalizzate a finanziare un progetto pilota relativo all'allestimento di spazi appositi in scuole che non dispongono di aree idonee allo svolgimento di attività motoria, fisica e sportiva in condizioni di sicurezza. Attraverso le risorse messe a disposizione – prosegue il Documento in esame – sarà possibile proporre tale progetto (promosso dal Ministro per lo sport e i giovani, per il tramite del Dipartimento per lo sport, e da Sport e salute S.p.A. in collaborazione con il Ministero dell'istruzione e del merito) a livello nazionale.
  Viene ricordato poi lo sviluppo degli ITS Academy, recentemente riformati, quali scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma che permettono di conseguire il titolo di tecnico superiore, per i quali sono destinate specifiche risorse del PNRR (1,5 miliardi di euro complessivi, a valere sull'investimento 1.5 della Missione 4, Componente 1). Contestualmente, la riforma degli istituti tecnici e professionali, che sarà completata nel corso del 2024, sarà ulteriormente rafforzata con la creazione di una filiera formativa fino agli ITS, e con la possibilità di transitare, dopo 4 anni di studi, direttamente nella formazione terziaria professionalizzante, in linea con quanto previsto dalla maggior parte dei Paesi europei.
  Al fine di consentire una maggiore personalizzazione dei processi di apprendimento degli studenti sono state implementate le attività laboratoriali mediante l'investimento in ambienti innovativi e la diffusionePag. 233 di nuove pratiche didattiche, anche attraverso il Piano «Scuola 4.0». Ulteriori investimenti sono previsti per scuole nuove, palestre, mense, messa in sicurezza e un importante investimento anche in asili nido e scuole dell'infanzia.
  Infine, nell'ambito delle riforme e degli interventi contenuti nel PNRR in materia di digitalizzazione dei servizi pubblici, si segnala l'istituzione dell'Anagrafe Nazionale dell'Istruzione Superiore (ANIS), un sistema informativo unitario in grado di facilitare l'accesso ai dati distribuiti in oltre cinquecento sistemi informativi locali. Il Governo segnala che la recente realizzazione del portale web pubblico dell'anagrafe ha reso disponibili i primi servizi online per i cittadini (consultazione e richiesta di attestazione relative all'iscrizione a percorsi di istruzione e ai titoli di studio conseguiti).
  Con riferimento alle politiche in materia di Università il documento evidenzia come l'Italia miri a migliorare i percorsi di orientamento universitario, stimolare il coinvolgimento delle imprese, incentivare la ricerca applicata e assicurare maggiore flessibilità nei percorsi curricolari.
  Ciò – rileva il DEF 2024 – permetterà di semplificare e velocizzare l'accesso alle professioni e di rendere l'offerta formativa più adeguata e coerente con l'evoluzione della domanda e delle competenze richieste dal mercato del lavoro.
  Evidenzia, altresì, che al fine di garantire il diritto allo studio, in via sostanziale, assicurando agli studenti meritevoli ma con condizioni svantaggiate di accedere al percorso universitario, e al fine di favorire la mobilità tra atenei sono state allocate determinate risorse nazionali e previste iniziative specifiche nel PNRR: in particolare, con la legge di bilancio è stato incrementato il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio ed è stato approvato il Fondo per l'Erasmus italiano, che permetterà di finanziare borse di studio in favore degli studenti iscritti ai corsi di laurea o di laurea magistrale che partecipano a programmi di mobilità tra atenei. Nell'ambito del PNRR, in relazione alla riforma del quadro delle borse di studio per l'accesso all'università, a dicembre 2023 è stato superato il target previsto per l'assegnazione di 55.000 borse di studio per l'accesso all'università: le risorse, pari a 250 milioni di euro, sono state ripartite tra le regioni (D.D. n. 1960 del 27 novembre 2023). Parimenti, sono state disposte nuove risorse nazionali per sostenere gli studenti nella formazione e, al tempo stesso, incrementare la disponibilità di alloggi e posti letto per gli studenti fuori sede. A tale scopo, è stato introdotto un Fondo aggiuntivo (articolo 11 del decreto-legge n. 145 del 2023). Con la legge di bilancio 2024 – rileva il DEF 2024 – sono stati stanziati ulteriori 150 milioni di euro a tali scopi (dei quali, 10 milioni di euro nel 2024, 20 milioni nel 2025 e 50 milioni nel 2026 – allocati nel capitolo 7273 dello stato di previsione del MUR – e 70 milioni di euro nel 2027, attualmente allocati nel capitolo 7266 del medesimo stato di previsione). A queste risorse, si aggiungono gli stanziamenti a valere sulle risorse del PNRR che, a seguito della revisione, sono state incrementate per sostenere la realizzazione di ulteriori 60.000 posti letto per studenti universitari entro il 30 giugno 2026. Le risorse complessive disponibili per tale riforma (1.7 della Missione 4, Componente 1 del PNRR) ammontano a circa 1,2 miliardi di euro.
  Rileva, infine, che è stato previsto il finanziamento di programmi di supporto psicologico degli studenti, anche per contrastare il fenomeno dell'abbandono. Uno specifico stanziamento di 77 milioni di euro consentirà di potenziare il sostegno e i servizi per gli studenti, nonché il finanziamento di iniziative di ricerca, promosse da Università e Istituti di alta formazione artistica, musicale e coreutica che diano risposte efficaci a condizioni di particolare fragilità e valorizzino le discipline sportive in percorsi di miglioramento del benessere psicofisico ed emotivo (si veda il comunicato stampa del 26 luglio 2023, che rimanda all'avviso n. 1159 del 25 luglio 2023, articolo 3 e al decreto ministeriale n. 809 del 7 luglio 2023, articolo 9, lettera f)).
  Nell'ambio delle misure volte ad ampliare l'offerta e l'interdisciplinarietà dei Pag. 234corsi di laurea, nonché a semplificare le procedure per l'accesso all'esercizio delle professioni, vanno considerate la riforma delle classi di laurea e delle lauree abilitanti. Per quanto concerne la prima è stata adottata una serie di provvedimenti, volti ad ampliare l'autonomia didattica degli atenei, in modo che essi possano aumentare la flessibilità e l'interdisciplinarità dei corsi di studio, nel rispetto di quanto previsto dalle classi di laurea. Parallelamente gli atenei hanno revisionato i rispettivi regolamenti didattici. In merito, invece, all'avanzamento della riforma delle lauree abilitanti il Documento segnala che sono stati adottati i decreti ministeriali riguardanti le lauree professionalizzanti per edilizia e territorio, le tecniche agrarie, alimentari e forestali e tecniche industriali e dell'informazione, in attuazione della legge n. 163 del 2021 e in linea con i provvedimenti di attuazione già adottati nel 2022 per l'accesso all'esercizio delle professioni di farmacista, medico veterinario, odontoiatra e psicologo.
  Il DEF 2024 rileva poi come l'Italia abbia introdotto dottorati innovativi che rispondono ai bisogni di innovazione delle imprese. Nella prima fase di attuazione, 1.708 borse di dottorato (di cui 491 destinate al Mezzogiorno) sono state assegnate per ciascuno degli anni accademici 2022/2023 e 2023/2024. La misura è stata oggetto di riprogrammazione, a seguito della revisione del PNRR che ha previsto l'incremento da 60.000 a 70.000 euro dell'ammontare complessivo della singola borsa di studio. La seconda fase di attuazione prevede programmi atti a incentivare l'assunzione di 20.000 ricercatori da parte delle imprese e, a tal fine, sarà monitorato il raggiungimento di tale target all'esito delle assegnazioni delle borse di dottorato di cui al DM n. 117 del 2 marzo 2023, sulla base del quale risultano attualmente attribuite n. 13.292 borse di studio. Inoltre – prosegue il DEF 2024 – al fine di promuovere percorsi di studio e dottorato nelle discipline STEM, sono state attuate diverse misure per promuovere l'orientamento, incrementare le iscrizioni, ridurre l'abbandono e favorire l'equilibrio di genere nelle lauree scientifiche.
  Ancora, grazie al decreto ministeriale n. 226 del 2021 che ha dato la possibilità di istituire dottorati di rilevanza nazionale, alcuni atenei hanno creato dottorati di intesse nazionale in diverse discipline riconducibili alla transizione verde.
  Infine, è stata potenziata l'offerta di dottorati di ricerca e dottorati innovativi per la Pubblica amministrazione e il patrimonio culturale, finanziando 2.400 borse di studio per percorsi di dottorato di ricerca per l'anno accademico 2022/2023 e 5.068 percorsi di dottorato per l'anno accademico 2023/2024. Tali azioni – rileva il DEF 2024 – hanno permesso di raggiungere e superare l'obiettivo previsto per la fine del 2024.
  Tra le iniziative per promuovere l'inclusione lavorativa e la riallocazione della forza lavoro vengono poi menzionati i patti territoriali dell'alta formazione per le imprese, che promuovono, in specifiche regioni del Sud, l'ampliamento dell'offerta formativa con una attenzione particolare alle discipline STEM, nonché l'interdisciplinarietà dei corsi di studio e la formazione di profili professionali innovativi e altamente specializzati, per superare la non completa corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro.
  Accanto alle iniziative promosse nell'ambito del PNRR, il Documento evidenzia che l'Italia continua nell'attuazione delle linee di azione strategiche inserite nel Programma nazionale per la ricerca (PNR) 2021-2027, dedicate al trasferimento di nuove conoscenze e tecnologie, nonché alla promozione di una maggiore collaborazione tra università, ricerca e imprese, nei settori digitale, industriale e aerospaziale.
  Inoltre, sono state introdotte alcune modifiche nel contesto del Fondo Italiano scienze applicate – FISA, per promuovere una più stretta collaborazione e responsabilità da parte delle imprese, nonché l'incremento delle risorse a disposizione per progetti che prevedano un elevato grado di innovazione tecnologica in settori ad elevato potenziale tecnologico.Pag. 235
  Ancora, i processi di internazionalizzazione e di potenziamento dell'attrattività dell'Italia sono favoriti da iniziative come: a) l'istituzione del Fondo Italiano per la Scienza (FIS), volto a valorizzare proposte progettuali di eccellenza sul modello dell'European Research Council; b) le alleanze universitarie europee; c) la costruzione di un quadro comune a livello europeo per la progettazione, l'erogazione e il rilascio di programmi di laurea congiunti; d) il rafforzamento della cooperazione con le istituzioni europee, tra cui la Banca Europea per gli investimenti e il Fondo Europeo per gli investimenti, soprattutto nell'ambito delle attività dello European Innovation Council.
  Infine, segnala che nell'ambito della strategia internazionale del MUR rientrano le misure volte a rafforzare la partecipazione alle infrastrutture di ricerca internazionali, a partire dall'Einstein Telescope, l'osservatorio di nuova generazione sulle onde gravitazionali. In particolare, il Governo ha provveduto a rafforzare e potenziare la proposta italiana per ospitare l'infrastruttura, tramite azioni di carattere internazionale e nazionale, e si impegnato a sostenerne i costi in caso di assegnazione.
  Ricorda come il Programma nazionale di riforma del DEF 2024 rechi anche una sezione dedicata al percorso dell'Italia verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) di Agenda 2030, ed al ruolo che svolgono in tale direzione le riforme e gli investimenti in corso di attuazione grazie al PNRR. In particolare, in relazione all'Obiettivo 4 (Istruzione di qualità per tutti – fornire un'educazione di qualità, equa ed inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento continuo), il Governo segnala che la Commissione europea, nella sua Relazione per Paese, ha riconosciuto i notevoli progressi in merito a quasi tutti gli indicatori. Tuttavia, l'Italia rimane sotto la media europea sotto diversi profili: l'abbandono precoce, la partecipazione della popolazione adulta a processi di formazione, la percentuale di adulti con competenze digitali di base, la percentuale di giovani con istruzione superiore, l'offerta di servizi per l'infanzia. Per di più, in tutti questi ambiti, continuano a segnalarsi significative differenze tra i territori, con il Mezzogiorno in grave difficoltà rispetto al resto del Paese.
  Sottolinea quindi che il Governo evidenzia come nella direzione di raggiungere l'Obiettivo 4 dell'Agenda 2030, l'Italia abbia rafforzato gli sforzi mediante riforme strutturali, nonché misure e investimenti, pari a circa 16,6 miliardi di euro del PNRR. Sono in particolare citati: i piani infrastrutturali per gli asili nido, i servizi per la prima infanzia e l'estensione del tempo pieno, i programmi specifici per la riduzione dell'abbandono scolastico, lo sviluppo della formazione professionale terziaria, di nuove competenze e linguaggi per i docenti, nonché le misure a supporto degli alloggi per gli studenti universitari.
  Formula, quindi, una proposta di parere favorevole sul provvedimento in esame (vedi allegato 1).

  Giorgia LATINI, presidente, avverte che il gruppo parlamentare Partito Democratico – Italia Democratica e progressista e il gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle hanno presentato proposte alternative di parere che sono in distribuzione.
  Ricorda, in proposito, che le proposte alternative di parere saranno poste in votazione solo in caso di reiezione della proposta di parere della relatrice, mentre in caso di approvazione della proposta di parere della relatrice, le proposte alternative di parere si intenderanno precluse e non saranno, pertanto, poste in votazione.

  Irene MANZI (PD-IDP), intervenendo per illustrare la proposta alternativa di parere presentata dal gruppo del Partito democratico (vedi allegato 2), stigmatizza anzitutto come il documento del Governo mostri notevoli lacune e non prospetti alcun intervento adeguato a sostegno dei settori che investono il sapere nelle sue declinazioni quali scuola, università, ricerca, benché essi rappresentino il volano per un durevole sviluppo sociale ed economico.
  Rileva, altresì, come risulti impossibile valutare, dai dati riportati, se verranno tracciati interventi in grado di promuovere una crescita dell'economia e dell'occupazione.Pag. 236
  Segnala inoltre che non risulta alcun impegno ad assicurare la continuità del lavoro ai collaboratori scolastici assunti grazie al piano Agenda Sud e al PNRR, nominati sul cosiddetto organico rinforzato, scaduti il 15 aprile.
  Più in generale rileva come nel DEF non vi siano indicati interventi e misure ulteriori rispetto a quelli previsti nel PNNR risultando essere quindi un ulteriore occasione persa come è stata la recente legge di bilancio.
  Per tali ragioni preannuncia il voto contrario del gruppo del Partito democratico sul documento in esame.

  Gaetano AMATO (M5S), illustra in sintesi i contenuti della proposta alternativa di parere presentata dal gruppo del MoVimento 5 Stelle (vedi allegato 3), evidenziando come la povertà in Italia rappresenti ormai un fenomeno strutturale visto che tocca quasi un residente su dieci, il 9,4 per cento della popolazione residente vive infatti, secondo l'Istat, in una condizione di povertà assoluta. In termini assoluti si contano in Italia più di cinque milioni di persone in stato di povertà assoluta;
  Evidenzia, quindi, che gli obiettivi di crescita che, seppur rivisti al ribasso, appaiono per molti versi sovrastimati in uno scenario internazionale instabile e fragile che presenta incognite rilevanti per cui le prospettive potrebbero cambiare in un arco temporale breve. I rischi legati all'inflazione, soprattutto per la dinamica dei prezzi energetici, le criticità connesse all'attuazione del PNRR revisionato, e all'utilizzo integrale, tempestivo ed efficiente dei fondi, i fattori geopolitici e gli effetti dei conflitti bellici attualmente in corso, sono tutti elementi che richiederebbero una visione strategica diversa da quella che è stata finora messa in campo dal Governo e che sta mostrando progressivamente tutti i suoi limiti;
  Al riguardo sottolinea che i settori della conoscenza rappresentano il volano per il progresso di una società e, di conseguenza, investire sulla scuola, università, ricerca e cultura, dovrebbero essere le priorità di ogni Governo, tuttavia, in Italia ciò non accade e, rileva immediatamente che, in un quadro economico oltremodo preoccupante, i settori della conoscenza sono interessati da interventi piuttosto limitati, critici, irrilevanti, inconcludenti e forieri di possibili conseguenze peggiorative.
  Rileva che nonostante nel Documento si faccia riferimento alle riforme previste dal PNRR, in particolare per quanto concerne il miglioramento del sistema d'istruzione e formazione, notevoli sono i ritardi che hanno caratterizzato l'avvio delle riforme, come ad esempio quella concernente il sistema di reclutamento dei docenti, presentato con più di un anno di ritardo e con i decreti attuativi di avvio dei percorsi abilitanti ancora da pubblicare, nonostante le scadenze siano state superate già da diversi mesi;
  Evidenzia inoltre come, nonostante siano state stanziate risorse per assumere organico aggiuntivo ATA con l'obiettivo di completare i progetti delle scuole relative al PNRR e all'Agenda Sud, al fine di estendere il tempo pieno nelle scuole e ridurre i divari territoriali, il Governo non sia stato in grado di prorogare i suddetti contratti fino alla fine delle lezioni, generando confusione sia per quanto riguarda la possibilità, da parte delle scuole, di terminare i progetti avviati, sia per quanto concerne il futuro di questi lavoratori professionisti che, nonostante le promesse, il 15 aprile si sono ritrovati senza lavoro e senza stipendio.
  Stigmatizza, infine, l'assenza di risorse finanziarie adeguate a sostegno della cultura e dello spettacolo evidenziando il valore di tali settori anche in termini di opportunità di lavoro e di crescita per le giovani generazioni.
  Preannuncia quindi il voto contrario del gruppo del M5S sul provvedimento in esame.

  Valentina GRIPPO (AZ-PER-RE) nel preannunciare il voto contrario del gruppo Azione-popolari europeisti riformatori-renew Europe sulla proposta di parere della relatrice, evidenzia come il documento in esame rechi, a suo giudizio, un impianto del tutto insufficiente. In particolare evidenzia come il Governo, abbia paradossalmente rinunciato ad indicare gli interventi di politica economica nel documento di Pag. 237economia e finanza in esame che, segnatamente, dovrebbe indicare i dati programmatici di finanza pubblica.
  Al riguardo lamenta un'assenza totale di visione da parte della maggioranza e del Governo e l'assoluta insufficienza di adeguate risorse finanziarie su alcuni settori cruciali relativi agli ambiti di competenza della Commissione cultura, quali ad esempio l'istruzione, l'università.
  In particolare, nel condividere le considerazioni svolte dai colleghi fin qui intervenuti, segnala la questione del personale ATA e del mancato rinnovo del contratto; il mancato finanziamento dell'industria dell'audiovisivo e del cinema che ricorda rappresenta un settore che genera circa il 3,5 per cento del Pil.
  Segnala, al riguardo, come manchi un intervento organico anche relativo al cosiddetto tax credit, strumento che consentirebbe di attrarre notevoli investimenti e che anche sotto questo profilo il documento del Governo appare insufficiente.
  In conclusione si chiede quindi se il DEF relativo al 2024 rappresenti una presa in giro soprattutto perché non riconosce la necessità di progetti di investimento nonostante le ingenti risorse che derivano dal PNRR.
  Preannuncia quindi la prosecuzione da parte del suo gruppo di tale dibattito anche in Assemblea e che quella di oggi rappresenta un'occasione persa per scrivere politiche diverse di natura non ideologica.

  Roberto GIACHETTI (IV-C-RE) nel preannunciare il voto contrario a nome del suo gruppo sulla proposta di parere della relatrice, evidenzia quella che ritiene la questione di fondo e che certamente sarà riportata anche nei dibattiti presso le altre commissioni e che riguarda la mancanza di una visione programmatica e delle politiche che il Governo intende mettere in campo con il documento in esame.
  Si chiede pertanto se quello in esame rappresenti un provvedimento vuoto o piuttosto un provvedimento finto nel quale si danno per assunte delle cifre di natura previsionale che sono già state poi più volte smentite dai principali istituti di ricerca.
  Rileva, oltretutto, che anche nelle materie di interesse della VII Commissione Cultura non vi siano misure e interventi di rilevanza.
  Ribadisce pertanto di giudicare questo documento un documento finto e in ogni caso privo della necessaria prospettiva programmatica.

  Antonio CASO (M5S) nel preannunciare il voto contrario del gruppo del M5S sulla proposta di parere della relatrice, si associa alle considerazioni critiche svolte dai colleghi fin qui intervenuti. Evidenzia, infatti, come il documento trasmesso dal Governo il 9 aprile sia privo dei dati programmatici e ciò in evidente contrasto con le caratteristiche proprie del documento in esame. Nel ricordare come analoghi precedenti si rinvengono solo in presenza di governi dimissionari evidenzia come il Paese sia di fronte ad una situazione di grave incertezza economico e finanziaria.
  Con particolare riferimento agli ambiti di competenza della commissione cultura evidenzia come i settori della conoscenza dovrebbero essere considerate una priorità per il Governo perché rappresentano un vero e proprio Bolano per lo sviluppo economico. Sollecita quindi il Governo ad attuare compiutamente le previste riforme contenute nel PM RR evidenziando in particolare la grave situazione derivante dal mancato rinnovo del contratto del personale ATA, atteso da tempo da circa 6000 lavoratori.
  Più in generale coglie l'occasione per ribadire l'assoluta contrarietà nei confronti del provvedimento di riforma della filiera tecnologico professionale che certamente renderà la scuola e la formazione in una posizione subalterna rispetto al mondo produttivo cui la riforma riconosce un ruolo davvero inusitato. Con riferimento al settore della scuola stigmatizza l'assenza di misure volte a rafforzare il diritto allo studio così come in ambito universitario gli interventi necessari a potenziare il sistema delle borse di studio. Al riguardo segnala il preoccupante fenomeno in crescita relativo ai cosiddetti idonei non beneficiari.
  Nello stigmatizzare inoltre la grave situazione degli alloggi universitari per i quali Pag. 238non sono state stanziate risorse finanziarie adeguate, ribadisce il voto contrario a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle sulla proposta di parere favorevole elaborata dalla relatrice.

  La Commissione approva la proposta di parere della relatrice.

  Giorgia LATINI, presidente, dichiara che a seguito dell'approvazione della proposta di parere della relatrice devono ritenersi precluse le proposte alternative di parere dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 stelle.

Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo.
C. 536 e abb-B, approvata in un testo unificato dalla Camera e modificata dal Senato.
(Parere alle Commissioni II e XII).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Grazia DI MAGGIO (FDI), relatrice, riferisce che la VII Commissione è chiamata ad esprimere un parere, alle Commissioni riunite II Giustizia e XII Affari sociali, sul testo unificato delle proposte di legge C. 536 e abb-B, recante «Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo», già approvato dalla Camera in prima lettura il 6 settembre 2023 e modificato dal Senato.
  Segnala che il Senato, pur apportando alcune modifiche al testo licenziato dalla Camera, ha confermato l'impianto complessivo del provvedimento, che si compone di 6 articoli. Nel rinviare per il contenuto complessivo del provvedimento, nel testo modificato dal Senato, alla documentazione predisposta dagli Uffici, segnalo che la presente relazione si sofferma ad illustrare le disposizioni oggetto di modifica da parte del Senato, sulle quali deve concentrarsi l'attuale esame parlamentare, di interesse per la Commissione Cultura.
  L'articolo 1 apporta una serie di modifiche alla legge n. 71 del 2017, che detta disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo. Al Senato è stato in primo luogo modificato il numero 5) della lettera b) del comma 1, esclusivamente al fine di aggiornare l'annualità di riferimento degli oneri relativi alle campagne informative introdotte dal numero 4) della medesima lettera.
  Alla lettera d), con la quale si introduce l'articolo 4-bis alla legge n. 71 del 2017, dedicata al servizio di sostegno psicologico agli studenti, nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento è stato soppresso il riferimento al servizio di coordinamento pedagogico, previsto, nel testo approvato dalla Camera, quale ulteriore servizio aggiuntivo per il sostegno psicologico.
  Alla lettera e) è stata quindi introdotta una modifica che interviene sull'articolo 5 della richiamata legge n. 71 del 2017, relativa alle sanzioni in ambito scolastico e ai progetti di sostegno e di recupero. In particolare, il Senato è intervenuto rispetto ai compiti del dirigente scolastico che venga a conoscenza di atti di bullismo e cyberbullismo, realizzati anche in forma non telematica, che coinvolgano studenti iscritti all'istituto scolastico che dirige. In primo luogo, è stato specificato che la disposizione riguarda la fattispecie in cui il dirigente scolastico è venuto a conoscenza degli atti nell'esercizio delle sue funzioni, ed è stata è altresì soppressa la locuzione «a qualsiasi titolo», relativa al coinvolgimento degli studenti. Nella medesima lettera è stata anche inserita una riformulazione di carattere tecnico della novella riferita al comma 2 del predetto articolo 5.
  L'articolo 2 modifica la legge sull'istituzione e sul funzionamento del Tribunale per i minorenni (regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 maggio 1935, n. 835, cosiddetta «legge minorile»).
  In particolare, evidenzia che tramite la riformulazione dell'articolo 25 del citato regio decreto, sono apportate alcune modifiche alla disciplina delle misure coercitive di intervento non penale nei confronti Pag. 239di minorenni dalla condotta socialmente inaccettabile (lettera a)). Con la riforma, il pubblico ministero è l'unico soggetto che può riferire al tribunale per i minorenni sulla base delle segnalazioni ricevute da chiunque, dopo aver assunto le necessarie informazioni. L'organo competente all'adozione delle misure è il tribunale per i minorenni (nuovo comma 1 dell'articolo 25 della legge minorile).
  Ricorda, altresì, che al Senato – introducendo nel nuovo comma 1 del citato articolo 25 il riferimento alla pluralità degli esercenti, in luogo di quello ad un solo esercente – si è previsto che il pubblico ministero dovrà però previamente sentire il minore stesso, i genitori ovvero gli altri esercenti la responsabilità genitoriale. Tale riferimento alla pluralità degli esercenti è stato altresì introdotto ai nuovi commi 3 e 5 del medesimo articolo 25.
  Il Senato, inoltre, ha modificato il nuovo comma 4 del citato articolo 25, con il quale si prevede che, a conclusione del progetto di intervento educativo, il tribunale per i minorenni, sulla base della relazione predisposta dai servizi sociali, adotta un ulteriore decreto motivato, optando tra quattro diverse soluzioni. In questo contesto si è specificato che deve essere comunicato tempestivamente il deposito della suddetta relazione ai soggetti diversi dal minore che non abbia compiuto quattordici anni; in corrispondenza con tale previsione, il Senato ha altresì soppresso la previsione che il decreto suddetto sia adottato sentiti il minorenne e i genitori (o gli altri esercenti la responsabilità genitoriale).
  Le quattro soluzioni alternative sono le seguenti: conclusione del procedimento; continuazione del progetto o adozione di un progetto diverso in relazione alle mutate esigenze educative del minore; affidamento – temporaneo, come specificato dal Senato – del minore ai servizi sociali; collocamento – temporaneo, come specificato dal Senato – del minore in una comunità, da utilizzare solo come extrema ratio, cioè quando tutte le altre possibilità appaiano inadeguate. Con riguardo al nuovo comma 5 del medesimo articolo 25, al Senato sono stati introdotti due nuovi periodi. Il primo periodo specifica che il Tribunale provvede alla nomina di un curatore speciale del minore nei casi e con le modalità definiti dall'articolo 473-bis del codice di procedura civile. Il secondo periodo prevede che si applicano le ulteriori disposizioni dei commi terzo e quarto del medesimo articolo 473-bis. Le norme richiamate consentono al giudice di attribuire al curatore speciale specifici poteri di rappresentanza sostanziale e prevedono che il curatore speciale del minore proceda all'ascolto del medesimo, e disciplinano le modalità di revoca del curatore medesimo.
  Formula, quindi, una proposta di parere favorevole sul provvedimento in esame (vedi allegato 4).

  La Commissione approva la proposta di parere della relatrice.

Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
C. 1665 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla I Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Giorgia LATINI, presidente, avverte che sul provvedimento in esame il gruppo parlamentare Partito Democratico – Italia Democratica e progressista e il gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle hanno presentato proposte alternative di parere che sono in distribuzione.
  Ricorda che le proposte alternative di parere saranno poste in votazione solo in caso di reiezione della proposta di parere della relatrice, mentre in caso di approvazione della proposta di parere della relatrice, le proposte alternative di parere si intenderanno precluse e non saranno, pertanto, poste in votazione.
  Cede quindi la parola alla relatrice, on. Matteoni, per lo svolgimento della relazione introduttiva e l'illustrazione della relativa proposta di parere.

Pag. 240

  Nicole MATTEONI (FDI), relatrice, riferisce che il provvedimento del quale la Commissione avvia oggi l'esame, ai fini del parere da rendere alla I Commissione Affari costituzionali, reca disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, ed è già stato approvato dal Senato che ha apportato al disegno di legge consistenti modifiche. Nel rinviare alla documentazione predisposta dagli uffici per una dettagliata illustrazione dei suoi contenuti, segnalo che il provvedimento si compone di 11 articoli, il primo dei quali ne illustra le finalità.
  In particolare l'articolo 1, comma 1, indica le finalità del disegno di legge, precisando come lo stesso sia volto a definire i princìpi generali per l'attribuzione alle regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, nonché le relative modalità procedurali di approvazione delle intese tra lo Stato e le singole regioni previste dal medesimo terzo comma. Nel corso dell'esame in prima lettura al Senato le finalità perseguite sono state specificate e integrate ed è stato ulteriormente precisato l'ambito di operatività della legge. Con riferimento ai principi e alle finalità che ispirano l'intervento, nel medesimo comma 1 dell'articolo 1 del disegno di legge, come modificato nel corso dell'esame da parte del Senato, si richiamano: il rispetto dell'unità nazionale e il fine di rimuovere discriminazioni e disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio; il rispetto dei principi di unità giuridica ed economica, di coesione economica, sociale e territoriale, anche con riferimento all'insularità, nonché dei princìpi di indivisibilità e autonomia; l'attuazione del principio di decentramento amministrativo; il fine di favorire la semplificazione e l'accelerazione delle procedure, la responsabilità, la trasparenza e la distribuzione delle competenze idonea ad assicurare il pieno rispetto dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza di cui all'articolo 118 della Costituzione, nonché del principio solidaristico di cui agli articoli 2 e 5 della Costituzione.
  Il successivo comma 2 stabilisce che l'attribuzione di funzioni relative alle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con riguardo a materie o ambiti di materie riferibili ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, è consentita subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni di cui all'articolo 117, primo comma, lettera m), della Costituzione (LEP). Nel corso dell'esame in prima lettura al Senato sono state apportate modifiche volte a precisare la portata e le implicazioni connesse con la nozione di livelli essenziali delle prestazioni.
  L'articolo 2 disciplina il procedimento di approvazione delle intese tra Stato e regione. Il comma 1 prevede che sia la regione, sentiti gli enti locali e secondo le modalità e le forme stabilite nell'ambito della propria autonomia statutaria, a deliberare la richiesta di attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Tale richiesta è trasmessa al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al quale compete di avviare il negoziato con la regione interessata ai fini dell'approvazione dell'intesa. All'avvio del negoziato si procede dopo che sia stata acquisita la valutazione dei Ministri competenti per materia e del Ministro dell'economia e delle finanze, anche ai fini dell'individuazione delle necessarie risorse finanziarie da assegnare ai sensi dell'articolo 14 della legge n. 42 del 2009. Decorsi sessanta giorni dalla richiesta (anziché trenta, come il disegno di legge disponeva nella sua formulazione originaria), il negoziato viene comunque avviato.
  Il comma 2 specifica che l'atto o gli atti d'iniziativa di ciascuna regione possono concernere una o più materie o ambiti di materie e le relative funzioni. Al fine di tutelare l'unità giuridica o economica, nonché quella di indirizzo rispetto a politiche pubbliche prioritarie, durante l'esame al Senato è stato previsto che il Presidente del Consiglio dei ministri, anche su proposta Pag. 241del Ministro per gli affari regionali e le autonomie o dei Ministri competenti per materia, può limitare l'oggetto del negoziato ad alcune materie o ambiti di materie individuate dalla regione nell'atto d'iniziativa. Il comma 3 dispone che spetti al Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, di approvare lo schema di intesa preliminare negoziato tra Stato e regione, il quale deve essere corredato da una relazione tecnica redatta ai sensi dell'articolo 17 della legge n. 196 del 2009, anche ai fini di cui all'articolo 8. Alla riunione del Consiglio dei ministri partecipa il Presidente della Giunta regionale interessata. Il comma 4 prevede che tale schema di intesa preliminare venga immediatamente trasmesso alla Conferenza unificata per l'espressione del parere, da rendersi entro sessanta giorni (anziché trenta, come originariamente previsto) dalla data di trasmissione.
  Il comma 5 stabilisce che, valutato il parere della Conferenza unificata e sulla base degli atti di indirizzo resi dai competenti organi parlamentari – e, in ogni caso, decorsi novanta giorni –, il Presidente del Consiglio dei ministri o il Ministro per gli affari regionali e le autonomie predispongano lo schema di intesa definitivo, eventualmente al termine di un ulteriore negoziato con la regione interessata, ove necessario. Il comma 6 dispone che, insieme allo schema di intesa definitivo, e sempre su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Consiglio dei Ministri delibera un disegno di legge di approvazione dell'intesa, della quale quest'ultima costituisce un allegato. Alla seduta del Consiglio dei ministri per l'esame dello schema di disegno di legge e dello schema di intesa definitivo partecipa il Presidente della Giunta regionale. Il comma 7 prevede che, dopo essere stata approvata dal Consiglio dei ministri, l'intesa definitiva è immediatamente sottoscritta dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Presidente della Giunta regionale. Il comma 8 stabilisce che il disegno di legge di approvazione dell'intesa e la medesima intesa allegata sono immediatamente trasmessi alle Camere per la deliberazione, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, il quale configura quella in questione come un a legge rinforzata, prescrivendo che ciascuna Camera la approvi a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.
  L'articolo 3, sostituito nel corso dell'esame al Senato, delinea la procedura per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) nelle materie di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, la quale ruota intorno al potere del Governo di adottare, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del disegno di legge, uno o più decreti legislativi, i cui schemi sono trasmessi alle Camere per l'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia, nonché di quelle competenti per i profili finanziari. La nuova formulazione dell'articolo 3 specifica, altresì, quali sono, tra le materie di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, quelle in riferimento alle quali i predetti decreti legislativi provvederanno alla determinazione dei LEP. In particolare tra le materie specificamente indicate segnalo le norme generali sull'istruzione, l'istruzione, la ricerca scientifica e tecnologica, l'ordinamento sportivo, l'ordinamento della comunicazione, la valorizzazione dei beni culturali e la promozione e l'organizzazione di attività culturali.
  L'articolo demanda a tali decreti legislativi, inoltre, la determinazione delle procedure e delle modalità operative per il monitoraggio dell'effettiva garanzia in ciascuna regione della erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni. L'articolo prevede, altresì, che i LEP siano periodicamente aggiornati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sui cui relativi schemi sono acquisiti i pareri della Conferenza unificata, nonché delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari. Nelle more dell'entrata in vigore dei suddetti decreti legislativi, si prevede che continuino ad applicarsi, ai fini della determinazione dei LEP nelle materie suscettibili di autonomia differenziata, le disposizioni previste dalla legge di bilancio 2023 (articolo 1, commi da 791 a 801-bis). È fatta comunque salva la Pag. 242determinazione dei LEP operata ai sensi della procedura prevista dalla legge di bilancio 2023 (che prevede che la determinazione dei LEP sia effettuata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri) alla data di entrata in vigore dei decreti legislativi previsti.
  L'articolo 4, modificato nel corso dell'esame al Senato, stabilisce i princìpi per il trasferimento delle funzioni, con le relative risorse umane, strumentali e finanziarie, attinenti a materie o ambiti di materie riferibili ai LEP, che può avvenire soltanto dopo la determinazione dei LEP medesimi e dei relativi costi e fabbisogni standard e nei limiti delle risorse rese disponibili dalla legge di bilancio – precisazione quest'ultima inserita nel corso dell'esame al Senato. Qualora dalla determinazione dei LEP derivino nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, è previsto che possa procedersi al trasferimento delle funzioni solo dopo l'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi di stanziamento delle risorse finanziarie. Tali risorse – dispone la norma a seguito di una modifica introdotta dal Senato – sono volte ad assicurare i medesimi livelli essenziali delle prestazioni sull'intero territorio nazionale, comprese le regioni che non hanno sottoscritto le intese, al fine di scongiurare disparità di trattamento tra regioni, coerentemente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica e con gli equilibri di bilancio. Per le funzioni relative a materie o ambiti di materie diverse da quelle riferibili ai LEP, il trasferimento può essere effettuato nei limiti delle risorse previste a legislazione vigente.
  L'articolo 5, modificato al Senato, disciplina l'istituzione di una Commissione paritetica Stato–regione-Autonomie locali, con il compito di formulare proposte per l'individuazione dei beni e delle risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per l'esercizio da parte della regione delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia oggetto di conferimento. I criteri di determinazione di tali beni e risorse, così come le modalità di finanziamento delle suddette funzioni dovranno essere definiti nell'ambito dell'intesa tra Stato e regione disciplinata dall'articolo 2 del disegno di legge. Il finanziamento dovrà, comunque, essere basato sulla compartecipazione regionale ad uno o più tributi erariali.
  L'articolo 6, comma 1, prevede che le funzioni trasferite alla regione in attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, possono essere attribuite, nel rispetto del principio di leale collaborazione, a comuni, province e città metropolitane dalla medesima regione, in conformità all'articolo 118 della Costituzione, contestualmente alle relative risorse umane, strumentali e finanziarie. Nel corso dell'esame al Senato il comma 1 è stato riformulato precisandone la portata in relazione a quanto previsto dall'articolo 118, primo comma, della Costituzione. Il successivo comma 2 stabilisce che restano, in ogni caso, ferme le funzioni fondamentali degli enti locali, con le connesse risorse umane, strumentali e finanziarie, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione, come definite dalla normativa vigente.
  L'articolo 7, modificato al Senato, al comma 1, disciplina la durata delle intese, che dovrà essere individuata comunque in un periodo non superiore a dieci anni. Si prevede inoltre che, con le medesime modalità previste per la loro conclusione, le intese possono essere modificate su iniziativa dello Stato o della regione interessata e che ciascuna intesa potrà prevedere i casi e le modalità con cui lo Stato o la regione possono chiedere la cessazione della sua efficacia, che è deliberata con legge a maggioranza assoluta delle Camere. Nel corso dell'esame al Senato è stato specificato che l'iniziativa di modificare le intese può essere adottata anche sulla base di atti di indirizzo adottati dalle Camere secondo i rispettivi Regolamenti. Il successivo comma 2 prevede il rinnovo dell'intesa alla scadenza, salvo diversa volontà dello Stato o della regione manifestata almeno dodici mesi prima, mentre il comma 3, sostituito nel corso dell'esame al Senato, prevede che ciascuna intesa individui, in un apposito allegato, le disposizioni di legge statale che cessano di avere efficacia, nel territorio regionale, con l'entrata in vigore delle leggi Pag. 243regionali attuative dell'intesa. Il comma 4 prevede poi che la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, il Ministero dell'economia e delle finanze o la regione possano disporre, anche congiuntamente, verifiche e monitoraggi sugli aspetti concernenti il raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni. Il comma 5 del testo del disegno di legge originario è stato soppresso nel corso dell'esame al Senato per essere riprodotto nel comma 1 dell'articolo 8. Il comma 6 stabilisce, infine, che le disposizioni statali successive alla data di entrata in vigore delle leggi di approvazione di intese sono tenute a osservare le competenze legislative e l'assegnazione delle funzioni amministrative e le ulteriori disposizioni contenute nelle intese.
  L'articolo 8 prevede, ai commi 1 e 2, procedure di monitoraggio da parte della Commissione paritetica degli aspetti finanziari connessi all'attuazione dell'intesa. In particolare, il comma 1 prevede una valutazione annuale degli oneri per la regione derivanti dall'esercizio delle funzioni trasferite; gli esiti della valutazione sono riferiti alla Conferenza unificata e alle Camere. Il comma 2 prevede invece una ricognizione dell'allineamento tra fabbisogni di spesa e andamento del gettito dei tributi oggetto di compartecipazione; in caso di disallineamento si prevede che il Ministro dell'economia, di concerto con il Ministro per gli affari regionali e d'intesa con la Conferenza unificata, su proposta della Commissione paritetica, adotti le necessarie variazioni. Il comma 2 prevede anche che sulla base dei dati del gettito effettivo dei tributi a consuntivo si proceda, di anno in anno alle conseguenti regolazioni finanziarie. Il comma 3, introdotto al Senato, stabilisce che la Corte dei conti riferisca annualmente alle Camere sui controlli effettuati, con riferimento in particolare alla verifica della congruità degli oneri finanziari conseguenti al trasferimento di competenze nell'ambito del regionalismo differenziato rispetto agli obiettivi di finanza pubblica e al rispetto del principio dell'equilibrio di bilancio ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.
  L'articolo 9 reca, al comma 1, la clausola di invarianza finanziaria con riferimento all'attuazione della legge e di ciascuna intesa che ne derivi. Il comma 2 dispone che il finanziamento dei LEP sulla base dei relativi costi e fabbisogni standard sia attuato nel rispetto delle norme vigenti in materia di copertura finanziaria delle leggi e degli equilibri di bilancio. Il comma 3, come sostituito nel corso dell'esame al Senato, garantisce, per le singole regioni che non siano parte delle intese, l'invarianza finanziaria nonché il finanziamento delle iniziative finalizzate ad attuare le previsioni di cui all'articolo 119, terzo, quinto e sesto comma, della Costituzione. Il comma garantisce, inoltre, l'invarianza dell'entità e della proporzionalità delle risorse da destinare a ciascuna delle altre regioni, anche in relazione ad eventuali maggiori risorse destinate all'attuazione dei LEP, nonché la perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante. Il comma 4, introdotto al Senato, mantiene fermo il concorso anche delle regioni che hanno sottoscritto le intese agli obiettivi di finanza pubblica derivanti dall'attuazione della normativa nazionale e dell'Unione europea.
  L'articolo 10 stabilisce, al comma 1, come modificato nel corso dell'esame al Senato, misure perequative e di promozione dello sviluppo economico, della coesione, della solidarietà sociale individuando anche alcune fonti per le relative risorse. Il comma 2, inserito al Senato, precisa che trova comunque applicazione la normativa volta ad assicurare l'autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario attraverso la cosiddetta fiscalizzazione dei trasferimenti statali, anche nel quadro dell'attuazione della milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) relativa alla Riforma del quadro fiscale subnazionale. Il comma 3, modificato nel corso dell'esame al Senato, stabilisce che il Governo debba informare le Camere e la Conferenza unificata circa le attività poste in essere ai sensi del comma 1 del presente articolo.
  L'articolo 11, modificato nel corso dell'esame al Senato, prevede, in primo luogo, che gli atti di iniziativa delle regioni in materia di autonomia differenziata già presentatiPag. 244 al Governo vengano esaminati secondo quanto previsto dalle pertinenti disposizioni del provvedimento. In secondo luogo, prevede l'applicazione delle disposizioni anche alle regioni a statuto speciale e alle province autonome ai sensi dell'articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 2001 di riforma del Titolo V, che riconosce a tali enti territoriali forme di maggiore autonomia. Infine, reca la clausola di salvaguardia per l'esercizio del potere sostitutivo del Governo ai sensi dell'articolo 120, secondo comma, della Costituzione.
  Formula, quindi, una proposta di parere favorevole sul provvedimento in esame (vedi allegato 5).

  Antonio CASO (M5S), illustra, in sintesi, i contenuti della proposta alternativa di parere presentata dal gruppo del MoVimento 5 Stelle (vedi allegato 6) evidenziando in particolare il rischio che la riforma in esame aggravi ulteriormente le condizioni di divario già presenti fra le regioni del Nord e del sud del paese.
  Riferisce, al riguardo, alcuni dati relativi alla mancanza del servizio mensa nella scuola primaria che raggiunge nelle regioni del sud il valore del 79 per cento contro il 46 per cento del Centro-Nord, al tempo pieno che raggiunge solo il 18 per cento nel Sud e il 48 per cento nelle regioni del Centro-Nord, all'assenza di palestre nella scuola primaria che raggiunge al Sud il 66 per cento contro il 45 per cento delle regioni del centro-nord. Ricorda, altresì, il fenomeno preoccupante della dispersione scolastica per il quale l'Italia rappresenta il quarto paese peggiore in Europa e che nelle regioni del Sud riguarda il 16,6 per cento della popolazione scolastica mentre nelle regioni del centro-nord solo il 10,4 per cento.
  Con riferimento ai contenuti della riforma in esame, segnala il rischio che il riconoscimento di forme potenziate di autonomia nel settore dell'istruzione finisca per creare 20 modelli diversi di istruzione nelle varie regioni, con condizioni contrattuali diverse, anche in conseguenza della diversa disponibilità di risorse finanziarie che avvantaggerà solo le regioni più ricche.
  In tale contesto ritiene che anche il disegno di legge relativo alla riforma della filiera tecnologico professionale, all'esame della VII Commissione, rappresenti una sorta di anticipazione dell'autonomia differenziata dal momento che la riforma lega il sistema della formazione ai diversi settori produttivi presenti nei vari territori regionali. Ritiene, pertanto, che nelle regioni più svantaggiate sarà offerta una formazione e un'istruzione di livello inferiore e comunque certamente gli studenti avranno delle condizioni di offerta certamente diverse.

  Irene MANZI (PD-IDP), illustra, in sintesi, i contenuti della proposta alternativa di parere presentata dal gruppo del Partito democratico (vedi allegato 7) evidenziando innanzitutto l'estrema fretta con cui la maggioranza ha deciso di svolgere il dibattito su una riforma di estrema rilevanza, scelta che giudica del tutto irresponsabile e inadeguata rispetto alla delicatezza della materia trattata.
  Nel segnalare come il riconoscimento di una potenziata autonomia differenziata anche nel settore dell'istruzione rappresenti il frutto di una visione distorta di ciò che deve essere l'istruzione da assicurare a tutti i cittadini, ricorda il dibattito già svoltosi presso la I Commissione Affari costituzionali ed in particolare l'intervento del collega Cuperlo che proprio riferendosi al tema dell'istruzione ha evidenziato in essa uno degli elementi costitutivi fondamentali dello Stato unitario.
  Evidenzia, in particolare, che la possibilità che «le norme generali sull'istruzione», attualmente di competenza esclusiva dello Stato, possano essere oggetto di autonomia differenziata, rischia di dar luogo a una grave e irreversibile frammentazione del sistema scolastico.
  Osserva infatti che il venir meno del «carattere nazionale» dell'istruzione e la conseguente regionalizzazione della Scuola rischia di minare, alla radice, le basi del diritto allo studio e di creare un vulnus profondo alla stessa identità culturale del Paese.
  Al riguardo sottolinea che lo status giuridico del personale scolastico non può che essere di competenza statale ed essere regolamentatoPag. 245 in modo su tutto il territorio nazionale e che regionalizzare le norme generali sull'istruzione significa, potenzialmente, mutare il volto della scuola italiana, con inevitabili ripercussioni sui diritti in essa agiti – ciò riguarda gli insegnanti, ma anche e forse soprattutto gli alunni e, quindi, il futuro della collettività
  Nel ribadire, quindi, la ferma contrarietà anche rispetto al metodo adottato dalla maggioranza nell'organizzazione dei lavori parlamentari, ritiene che la riforma in esame rappresenti una sorta di scalpo elettorale per il Governo e per la maggioranza, su tematiche di rilievo costituzionale che si è deciso di liquidare in poche settimane.
  Preannuncia, quindi, il parere contrario sulla proposta di parere della relatrice sottolineando i gravi rischi per l'unità del Paese della riforma in discussione.

  Elisabetta PICCOLOTTI (AVS) evidenzia, preliminarmente, come vi siano numerose ragioni di contrarietà sul disegno di legge in esame giudicando necessario piuttosto un intervento volto a ricucire e a sanare le differenze e i divari già presenti tra il Nord e Sud d'Italia soprattutto in tema di diritti dei cittadini.
  Nell'evidenziare come la maggioranza, con il progetto di riforma sull'autonomia differenziata, rinneghi evidentemente lo stesso concetto di Nazione che viene di fatto demolita, evidenzia come il settore dell'istruzione dove già sono presenti differenze intollerabili in conseguenza della riforma subirà senza dubbio un incremento delle diseguaglianze e iniquità, a cominciare dalla questione relativa alle risorse finanziarie che verranno ripartite tra le regioni del Nord e del Sud d'Italia.
  Nel ricordare i preoccupanti dati contenuti nel rapporto dello SVIMEZ sulla scuola primaria, segnala come vi siano gravi differenze territoriali in termini di offerta anche con riferimento alla scelta del tempo pieno, ai servizi educativi per l'infanzia, al sistema dei trasporti e al servizio della mensa, coglie quindi l'occasione per ricordare una missione svolta con la Commissione parlamentare d'inchiesta sull'antimafia a Caivano dove i ragazzi che la commissione ha avuto occasione di incontrare lamentavano proprio l'assenza di mezzi di trasporto per raggiungere le sedi delle università.
  Nel ribadire pertanto il rischio di effetti negativi che certamente la riforma dell'autonomia differenziale avrà del settore dell'istruzione, si chiede se tale progetto non sia in realtà il frutto di un disegno preciso del Governo volto ad agganciare il sistema dell'istruzione a quello delle imprese produttive presenti nelle varie regioni.
  In conclusione, nel preannunciare il parere decisamente contrario sul disegno di legge e sulla proposta di parere elaborata dalla relatrice, dichiara che il suo gruppo farà opposizione a tale riforma non solo in Parlamento ma anche con iniziative su tutto il territorio nazionale.
  Nel ricordare gli effetti distorsivi che ha avuto anche la riforma dell'articolo 117 della Costituzione, invita la maggioranza ed il Governo a riflettere sui contenuti della riforma dell'autonomia differenziata ritenendo che una volta entrata in vigore sarà difficile poi poter tornare indietro.

  La Commissione approva la proposta di parere della relatrice.

  Federico MOLLICONE, presidente, dichiara che a seguito dell'approvazione della proposta di parere della relatrice devono ritenersi conseguentemente precluse le proposte alternative di parere dei gruppi MoVimento 5 stelle e Partito Democratico.

  La seduta termina alle 12.05.

SEDE REFERENTE

  Martedì 23 aprile 2024. — Presidenza del presidente Federico MOLLICONE. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione e il merito Paola Frassinetti.

  La seduta comincia alle 12.05.

Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.
C. 1691 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito esame e rinvio).

Pag. 246

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 10 aprile scorso.

  Federico MOLLICONE, presidente e relatore, avverte che il gruppo di FdI ha chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
  Avverte, altresì, che l'esame delle proposte emendative riprende dall'emendamento Orrico 1.52 a pagina 14 del fascicolo, sul quale è stato proposto un invito al ritiro.

  Antonio CASO (M5S), intervenendo sull'emendamento Orrico 1.52, sottolinea l'importanza di garantire un ruolo di controllo da parte del ministero dell'istruzione.

  La Commissione respinge l'emendamento Orrico 1.52.

  Antonio CASO (M5S), intervenendo sull'emendamento Orrico 1.53, evidenzia il rischio che la didattica finisca per essere elaborata dalle imprese presenti sul territorio.

  La Commissione respinge l'emendamento Orrico 1.53.

  Antonio CASO (M5S), intervenendo sull'emendamento Orrico 1.54, ritiene opportuno prevedere almeno il coinvolgimento degli uffici regionali scolastici al fine di garantire un minimo di omogeneità nella didattica.

  La Commissione respinge l'emendamento Orrico 1.54.

  Antonio CASO (M5S), intervenendo sull'emendamento Orrico 1.55, giudica inaccettabile che la riforma in esame sia prevista ad invarianza di risorse finanziare stanziate.

  Irene MANZI (PD-IDP), nel sottoscrivere l'emendamento Orrico 1.55, evidenzia il rischio che con la previsione di una clausola di invarianza finanziarie non ci saranno le risorse necessarie per la formazione degli insegnanti e per l'assunzione di nuovo personale.

  Elisabetta PICCOLOTTI (AVS), nel sottoscrivere l'emendamento Orrico 1.55, giudica imbarazzante che il Governo non abbia stanziato risorse finanziarie aggiuntive per garantire l'attuazione della riforma in esame.

  Valentina GRIPPO (AZ-PER-RE), nel sottoscrivere l'emendamento Orrico 1.55, invita il Governo ad un'ulteriore riflessione sulla necessità di prevedere adeguate risorse finanziarie.

  La Commissione respinge l'emendamento Orrico 1.55.

  Antonio CASO (M5S), illustra, in qualità di cofirmatario, le finalità dell'emendamento Orrico 1.56, volto a prevedere le necessarie risorse finanziarie per l'attuazione della riforma.

  Irene MANZI (PD-IDP), nel sottoscrivere l'emendamento Orrico 1.56, condivide la necessità di prevedere ulteriori finanziamenti per la riforma in esame in luogo della clausola di invarianza.

  Valentina GRIPPO (AZ-PER-RE), nel sottoscrivere l'emendamento Orrico 1.56, dichiara di comprendere le ragioni circa la rapidità con cui sta avvenendo l'esame del provvedimento ma invita il Governo a non prevedere l'entrata in vigore sulle spalle dei docenti.

  Elisabetta PICCOLOTTI (AVS), nel sottoscrivere l'emendamento Orrico 1.56, invita il Governo a riflettere sulle risorse finanziarie aggiuntive necessarie per attuare la riforma, anche al fine di non riconoscere un ruolo eccessivamente determinante agli eventuali finanziamenti da parte delle aziende private.

Pag. 247

  La Commissione respinge l'emendamento Orrico 1.56.

  Antonio CASO (M5S), intervenendo sull'emendamento Orrico 1.57, ribadisce il rischio di subordinare i contenuti della didattica agli interessi delle aziende private coinvolte.

  La Commissione respinge l'emendamento Orrico 1.57.

  Antonio CASO (M5S), intervenendo sull'emendamento Orrico 1.58 ne illustra le finalità evidenziando il ruolo determinante dei campus nel nuovo sistema di istruzione.

  Elisabetta PICCOLOTTI (AVS), nel sottoscrivere l'emendamento Orrico 1.58, giudica del tutto inaccettabile il tentativo di privatizzare tale settore della formazione professionale attribuendo un ruolo chiave alle aziende private.

  Valentina GRIPPO (AZ-PER-RE), dichiara di sottoscrivere l'emendamento Orrico 1.58.

  La Commissione respinge l'emendamento Orrico 1.58.

  Irene MANZI (PD-IDP), illustra le finalità dell'emendamento a sua prima firma 1.59, volto a garantire l'autonomia delle istituzioni scolastiche regionali nell'ambito del nuovo sistema di formazione tecnica.

  Antonio CASO (M5S), nel sottoscrivere l'emendamento Manzi 1.59, evidenzia le contraddizioni insite nel progetto di riforma che sembra da un lato potenziare l'autonomia delle regioni e dall'altro ridurre quello delle istituzioni scolastiche.

  Elisabetta PICCOLOTTI (AVS), nel sottoscrivere l'emendamento Manzi 1.59, ritiene assai grave che il Governo voglia mettere in discussione l'autonomia delle istituzioni scolastiche, come sembrano confermare i recenti fatti relativi alla chiusura di una scuola durante il Ramadan.

  Gaetano AMATO (M5S), nel sottoscrivere l'emendamento Manzi 1.59, giudica assai pericoloso l'intenzione del Governo di voler rendere subalterne le istituzioni scolastiche rispetto alle aziende private coinvolte nei vari territori.

  Valentina GRIPPO (AZ-PER-RE), dichiara di sottoscrivere l'emendamento Manzi 1.59.

  La Commissione respinge l'emendamento Manzi 1.59.

  Antonio CASO (M5S), illustra le finalità dell'emendamento a sua prima firma 1.60, volto a sopprimere il comma 2 del nuovo articolo 25-bis, che rappresenta il cuore della riforma dei percorsi quadriennali sperimentali.

  La Commissione respinge l'emendamento Caso 1.60.

  Federico MOLLICONE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 12.25.

INCONTRI CON DELEGAZIONI DI PARLAMENTI ESTERI

  Martedì 23 aprile 2024.

Incontro con una delegazione di parlamentari della Sottocommissione Cultura e Scienza del Parlamento finlandese.

  L'incontro informale si è svolto dalle 14.35 alle 15.