CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 22 aprile 2024
293.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
Pag. 413

SEDE CONSULTIVA

  Lunedì 22 aprile 2024. — Presidenza del presidente Alberto Luigi GUSMEROLI. – Interviene la sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze Lucia Albano.

  La seduta comincia alle 16.30.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Alberto Luigi GUSMEROLI, presidente, comunica che la deputata Eleonora EVI, del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, cessa di far parte della Commissione. Comunica inoltre che entra a far parte della Commissione il deputato Antonio FERRARA, del gruppo Movimento 5 Stelle.

Documento di economia e finanza 2024.
Doc. LVII, n. 2, e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

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  Silvio GIOVINE (FDI), relatore, osserva che il Documento di economia e finanza (DEF) costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio. Vi si tracciano, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di stabilità e crescita europeo (PSC). Il DEF si colloca al centro del processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell'UE (il cosiddetto Semestre europeo).
  Ricorda che secondo quanto stabilito dalla legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 2009), il DEF è trasmesso alle Camere entro il 10 aprile di ogni anno, affinché queste si esprimano sugli obiettivi e sulle strategie di politica economica in esso indicati per il triennio di riferimento. Le Camere si esprimono sul DEF attraverso la votazione di atti di indirizzo (risoluzioni) in tempo utile per l'invio al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, entro il successivo 30 aprile, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma, rispettivamente I e III Sezione del DEF.
  Illustra, quindi, in sintesi i contenuti del DEF 2024 che espone nella Sezione I «Programma di stabilità» l'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all'anno 2023 e le previsioni tendenziali per il 2024 e per il triennio successivo.
  Riguardo al quadro programmatico, il Governo ha annunciato che gli obiettivi di politica economica dei prossimi anni saranno definiti nel Piano strutturale di bilancio di medio periodo, in conformità di quanto previsto dalle nuove regole europee, attualmente oggetto delle proposte di riforma della governance economica europea.
  Per quel che riguarda il quadro macroeconomico tendenziale, lo scenario a legislazione vigente esposto nel DEF 2024 riflette un quadro ancora condizionato dall'incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche, ma orientato verso una fase di graduale rafforzamento della crescita.
  Il DEF sottolinea come l'economia italiana nel corso del 2023 abbia dimostrato una resilienza superiore alle attese, nonostante un quadro macroeconomico connotato da instabilità politica, elevata inflazione e da un ciclo restrittivo di politica monetaria, registrando un incremento del PIL dello 0,9 per cento, in decelerazione rispetto al 2022, ma superiore a quello della media dell'area euro (+0,4 per cento).
  Segnala che sulla base dei più recenti andamenti congiunturali, la crescita tendenziale del PIL per il 2024 è attesa all'1,0 per cento, con una marginale revisione al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto allo scenario programmatico esposto nella NADEF del settembre scorso (+1,2 per cento). Sebbene infatti lo scenario di crescita dell'economia mondiale e le condizioni finanziarie siano lievemente più favorevoli rispetto al quadro su cui si basava la NADEF, i rischi di natura geopolitica e ambientale restano, secondo il DEF, assai elevati.
  La nuova proiezione macroeconomica tendenziale per il 2024 si caratterizza altresì per un tasso di inflazione significativamente inferiore a quanto previsto nella NADEF 2023. In particolare, la previsione di inflazione del DEF 2024 stima, per l'indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC), un aumento all'1,1 per cento nel 2024, a fronte del 2,5 per cento ipotizzato nella NADEF, principalmente per via degli effetti della discesa dei prezzi dell'energia e dei prodotti intermedi.
  La domanda interna, dunque, nel complesso, risulterebbe tuttavia leggermente meno dinamica rispetto all'anno precedente, condizionata ancora dalle rigide condizioni di accesso al credito presenti sul mercato, sebbene queste ultime appaiano destinate a migliorare gradualmente.
  Guardando all'intero periodo di riferimento delle previsioni economiche, nel documento all'esame si prospetta una crescita del PIL per il 2025 all'1,2 per cento. Si tratta di un livello di crescita più sostenuto rispetto al 2024, ma al ribasso rispetto all'1,4 per cento previsto nella NADEF. La nuova stima si fonda, principalmente, su due macro-variabili: la capacità di ripresa Pag. 415dell'economia italiana e della sua domanda interna; la tenuta del settore estero in relazione all'evoluzione del contesto internazionale.
  Nel complesso, le nuove previsioni economiche tendenziali sono indicate nel DEF come prudenziali, in considerazione di un quadro internazionale tendenzialmente improntato al miglioramento – con condizioni finanziarie più favorevoli e la ripresa del commercio internazionale – ma soggetto a rischi particolarmente elevati, specialmente di natura geopolitica.
  Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il Documento sottolinea i risultati positivi registrati nel 2023, pur evidenziando che non sono ancora stati recuperati i livelli precedenti alla pandemia e che la produttività del lavoro, misurata come rapporto tra PIL e ore lavorate, ha continuato a diminuire, contraendosi dell'1,6 per cento rispetto al 2022.
  Il DEF sottolinea come l'occupazione e la disoccupazione sono attese, rispettivamente, in aumento e in diminuzione nell'intero periodo analizzato. In particolare, il tasso di disoccupazione, pari al 7,1 per cento nel 2024 scenderà al 6,8 per cento nel 2027.
  Per quando riguarda i profili di finanza pubblica tendenziale, secondo le stime provvisorie diffuse dall'Istat lo scorso 5 aprile, l'incidenza dell'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche rispetto al PIL si è attestata al 7,2 per cento nel 2023.
  Il deficit è risultato superiore di 1,9 punti percentuali rispetto all'obiettivo programmatico fissato nel precedente documento di programmazione (NADEF 2023), in ragione, si spiega nel DEF, dei maggiori costi relativi al Superbonus (1,9 per cento del PIL) rilevati dall'Istat in sede di compilazione del conto delle amministrazioni pubbliche, e per Transizione 4.0 (circa lo 0,2 per cento del PIL).
  L'aggiornamento del quadro di finanza pubblica a legislazione vigente fissa l'indebitamento netto della PA per il 2024 al 4,3 per cento del PIL, in linea con le previsioni contenute nella NADEF e in netta diminuzione rispetto al consuntivo dello scorso anno (7,2 per cento).
  La previsione per il quadriennio 2024-2027 indica un progressivo rientro dell'indebitamento netto sul PIL lungo tutto l'orizzonte di previsione.
  Negli anni successivi, infatti, il deficit è previsto in continua riduzione, al 3,7 per cento nel 2025, al 3,0 per cento nel 2026 e, quindi, al 2,2 per cento nel 2027.
  Nel 2024 la spesa per interessi è prevista crescere al 3,9 per cento del PIL rispetto al 3,8 del 2023, in primo luogo per via della necessità di finanziare un più elevato fabbisogno del settore statale, che determina quindi maggiori volumi in emissione. Nel triennio dal 2025 al 2027, pertanto, la spesa per interessi continua a crescere marginalmente, mantenendosi in media al 4,2 per cento del PIL.
  Per quanto riguarda il debito pubblico, per il 2023, i primi dati ufficiali indicano che il rapporto debito/PIL è sceso al 137,3 per cento, in calo di 3,2 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Rispetto al massimo storico registrato nel 2020 (154,9 per cento), la riduzione cumulata nei tre anni successivi è stata dunque pari a 17,6 punti percentuali.
  Nel DEF si sottolinea che la tendenza alla crescita del debito si ferma nel 2026, sulla base delle stime aggiornate, per poi intraprendere un percorso di riduzione dal 2027. A partire dal 2028, con il venir meno degli effetti di cassa legati al Superbonus e a seguito del miglioramento di bilancio conseguente all'adozione delle nuove regole, il rapporto debito/PIL inizierà a scendere rapidamente.
  Per quanto riguarda nello specifico le misure di interesse di questa Commissione, il DEF evidenzia come il settore energetico sarà chiamato nei prossimi anni a introdurre processi innovativi radicali, indispensabili per traguardare gli obiettivi climatici, in un'ottica non solo di transizione ecologica, ma anche di sicurezza dei sistemi energetici. Prioritaria, in questa prospettiva, è la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, come raccomandato dal Consiglio UE.
  Il Governo ascrive – in questo contesto – grande importanza al processo in corso di revisione dei documenti programmatici Pag. 416in materia di energia e clima, quali il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC), che fissa gli indicatori chiave che il nostro Paese intende perseguire al 2030, e la Strategia di Lungo Termine sulla riduzione dei gas ad effetto serra.
  In proposito ricorda che è in corso l'iter di revisione del PNIEC, nell'ambito del quale la Commissione UE, a dicembre 2023, ha adottato una raccomandazione sulla proposta italiana di aggiornamento volta ad indicare al Governo una serie di modifiche ed integrazioni al Documento già presentato. Il PNIEC aggiornato dovrebbe essere adottato, secondo la tabella di marcia delineata nell'articolo 14 del regolamento europeo sulla governance dell'energia (regolamento 2018/1999/UE), entro giugno 2024.
  Il DEF mette in rilievo il rafforzamento, nell'ultimo anno, dell'impegno nell'avanzamento della transizione ecologica e nella diversificazione degli approvvigionamenti energetici.
  Il documento evidenzia che le misure attuate vanno a rinforzare una strategia che poggia su quattro assi principali: la transizione energetica, con il potenziamento dell'impiego di fonti di energia alternative a quelle fossili; il potenziamento delle infrastrutture di energia; la trasformazione del sistema di produzione, trasporto e consumo; l'acquisizione di nuove competenze per i lavoratori che dovranno contribuire a realizzare tale transizione.
  Fa presente che funzionale alla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, e, dunque alla transizione energetica, è lo sviluppo delle fonti rinnovabili, fortemente sostenuto dal PNRR italiano, in particolare, dalla Missione 2 e dal Capitolo RepowerEU, contenuto nella nuova Missione 7. Il DEF afferma, in proposito, che il Governo continua a lavorare alla finalizzazione di un Testo Unico in materia di energie rinnovabili, che possa permettere la semplificazione normativa dei procedimenti nel settore delle fonti energetiche rinnovabili, così come previsto dal PNRR.
  Osserva che tale processo viene connesso al tema delle aree idonee e sottolinea che il procedimento di individuazione di tali aree è tuttora pendente.
  Il DEF segnala – quanto all'incentivazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili – la recente adozione del decreto attuativo della disciplina sulle comunità energetiche rinnovabili e l'autoconsumo diffuso (D.M. MASE 414 del 7 dicembre 2023, cosiddetto decreto CACER) e annuncia che sono in corso di adozione i decreti cosiddetti FER 2 e FER X.
  Il D.M. FER X – si evidenzia – prevedrà che il sistema tariffario si faccia carico del rischio dell'inflazione, riducendo i rischi per gli operatori. Particolare attenzione sarà riservata agli impianti da fonte eolica e fotovoltaica. Con tale decreto, l'accesso all'incentivo avverrà tramite presentazione di domanda diretta per impianti di potenza fino a 1 MW e partecipazione a procedure competitive per impianti di potenza superiore a tale soglia.
  Il D.M. FER 2 – attualmente all'attenzione della Commissione europea – prevede un meccanismo d'incentivazione basato su aste concorrenziali dedicato a fonti e tecnologie poco competitive per gli elevati costi di esercizio (tra queste, l'eolico off-shore floating, gli impianti geotermici innovativi, le biomasse e i biogas).
  Nel Documento si avverte che è in corso di adozione un ulteriore decreto ministeriale, che introduce un obbligo di vendita di energia da fonte rinnovabile.
  Altro aspetto messo in evidenza dal DEF è lo sviluppo della capacità di accumulo, con l'avvio, primo in Europa, di un mercato a termine degli stoccaggi centralizzati, che permetterà di promuovere nuovi investimenti in stoccaggi elettrochimici e pompaggi idroelettrici, per un'energia accumulabile di almeno 70 GWh e per un valore complessivo stimato di circa 17 miliardi di euro nell'arco dei prossimi 10 anni.
  Sulla base del principio energy efficiency first, il Governo dichiara inoltre di star lavorando alla definizione di una serie di misure, relative all'elettrificazione dei consumi; all'efficienza energetica dei processi e dei prodotti industriali; e alla riqualificazione energetica degli edifici. Le misure non vengono ulteriormente dettagliate.
  Si richiama inoltre, l'istruttoria per la definizione del Piano Sociale per il Clima, Pag. 417grazie al quale l'Italia potrà accedere a un fondo di circa 7 miliardi di euro, che permetterà di finanziare azioni che mitighino l'impatto sociale del sistema di scambio di quote di emissioni per gli edifici e il trasporto su strada.
  Circa il potenziamento delle infrastrutture di energia, riferisce che nel DEF si evidenzia che l'Italia ha sviluppato una strategia per l'indipendenza energetica che poggia, per quanto riguarda il gas naturale, su: i) diversificazione delle importazioni; ii) potenziamento della produzione nazionale; iii) rafforzamento delle infrastrutture di trasporto e di stoccaggio.
  Per quanto riguarda le misure per diversificare la provenienza del gas importato, il Documento ricorda che sono stati siglati accordi con vari Paesi, per oltre 10 miliardi di metri cubi, in particolare con l'Algeria, per un graduale aumento delle forniture di gas, che consentirà di massimizzare l'impiego degli attuali gasdotti. Sono state inoltre avviate le interlocuzioni con l'Azerbaijan per il raddoppio delle importazioni dal gasdotto TAP.
  Il DEF segnala altresì che al fine di incrementare nell'immediato le importazioni di gas, sono stati poi sviluppati nuovi rigassificatori, utilizzando strutture galleggianti (off-shore), Un terminale di rigassificazione situato nel porto di Piombino è in esercizio da metà del 2023 e sarà dislocato nei prossimi anni in Liguria. Il secondo entrerà in esercizio a Ravenna nel primo trimestre del 2025.
  Il progetto della Rete Adriatica, con alcuni tratti già in fase di realizzazione, viene poi segnalato come di fondamentale importanza per il superamento delle strozzature sulla rete di trasporto del territorio nazionale e per garantire il trasporto delle ulteriori forniture dal sud Italia, funzionali alla sicurezza degli approvvigionamenti.
  Gli interventi citati, afferma il Governo nel DEF, permetteranno di sostituire più di 20 miliardi di metri cubi di gas russo entro il 2025. Il potenziamento infrastrutturale e l'elevata diversificazione delle fonti potranno poi consentire all'Italia di divenire un hub europeo per l'energia e, in futuro, anche per l'idrogeno.
  Quanto alla produzione nazionale di gas, funzionale anche ad evitare la volatilità dei prezzi, si richiamano nel DEF le recenti misure finalizzate ad un suo incremento e contenute nell'articolo 2 del decreto-legge n. 181 del 2023. Il DEF prevede, con tali interventi, un incremento complessivo della produzione nazionale di gas di circa 6,5 miliardi di metri cubi da destinare, a prezzi calmierati, al settore industriale italiano.
  Per quel che riguarda la strategia di trasformazione del sistema di produzione, trasporto e consumo, nel contesto degli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti, il DEF dichiara necessario adottare una strategia di supporto alle imprese, che preveda misure sia trasversali sia specifiche, in grado di: sostenere agli investimenti delle imprese nell'efficientamento energetico e nell'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili; finanziare la ricerca nelle tecnologie sostenibili e la creazione di nuove start-up attive nella transizione ecologica; favorire investimenti per lo sviluppo di tecnologie pulite e la resilienza delle catene di approvvigionamento strategiche.
  Al riguardo, nel Documento si ricorda che con la revisione del PNRR, nell'ambito del Capitolo RepowerEU, Missione 7, è stato inserito il nuovo Investimento M7C1-I.8.1, dotato di 50 milioni di euro.
  In questo ambito, il DEF considera fondamentale anche l'avvio della misura Transizione 5.0, inserita nella stessa Missione 7 del PNRR.
  Segnala che tra gli strumenti rifinanziati al di fuori del perimetro del PNRR – che comunque rientrano nell'alveo del sostegno alla transizione, anche attraverso la promozione dell'economia circolare – il DEF richiama: la cosiddetta Nuova Sabatini, la cui dotazione è stata implementata di 100 milioni di euro per l'anno 2024 dalla legge di bilancio 2024; il Fondo per la crescita sostenibile, dalla medesima legge di bilancio rifinanziato di 110 milioni per l'anno 2024 e di 220 milioni per l'anno 2025; il cosiddetto Fondo Green New Deal, a sostegno delle imprese per progetti di investimento verso un'economia pulita e circolare e i cicli produttivi con tecnologie Pag. 418a basse emissioni, attraverso la concessione di garanzie gestite da SACE s.p.a.
  La legge di bilancio 2024 ha disposto una proroga dell'operatività al 2024 della garanzia SACE, a valere sulle risorse residue, rimaste disponibili sul Fondo.
  Con la stessa legge bilancio 2024 è stato poi introdotto lo schema di garanzia Archimede SACE, per il sostegno di imprese diverse dalle PMI nella realizzazione di grandi progetti di investimento.
  Per quel che riguarda l'ultimo punto della strategia del Governo in materia energetica, ovvero l'acquisizione di nuove competenze per i lavoratori impegnati nella transizione, ricorda che nel DEF viene richiamato l'avvio dell'attuazione dell'investimento del PNRR M7C1 I.15 Transizione 5.0.
  Segnala che il DEF informa inoltre che, nel contesto dell'aggiornamento del PNIEC, il Governo ha istituito un tavolo di lavoro interistituzionale per affrontare gli aspetti sociali ed occupazionali legati alla transizione ecologica.
  Su altro versante, e precisamente in tema di incremento della produttività, il DEF 2024 sottolinea l'importanza di un quadro regolatorio chiaro e uniforme. A tale esigenza viene ricondotta l'adozione della legge delega n. 160 del 2023 per la revisione complessiva del sistema degli incentivi alle imprese. L'intervento era stato inserito tra i disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica.
  Riferisce che il DEF 2024 segnala, oltre alla predisposizione degli atti che daranno attuazione alla suddetta riforma organica degli incentivi, l'avvio dei lavori per la stesura della prima legge annuale per le micro, piccole e medie imprese (MPMI) e richiama, inoltre, gli investimenti per il rafforzamento dell'industria cinematografica e per sostenere l'innovazione e l'approccio verde in tutta la filiera culturale e creativa. Per tali finalità, il PNRR, con l'investimento 3.3 della Missione n. 1, Componente n. 3, del PNRR, stanzia 155 milioni di euro.
  Segnala poi che il DEF in esame, inoltre, richiama l'approvazione della legge n. 214 del 2023, legge annuale per la concorrenza 2022 e rammenta come la revisione del PNRR abbia modificato i contenuti minimi – previsti dal Piano medesimo – delle leggi annuali per il mercato e la concorrenza 2022 e 2023.
  Osserva che un ulteriore tema di interesse, secondo il DEF, riguarda il sostegno all'export e all'internazionalizzazione delle imprese.
  Conclude ricordando che nel Documento del Governo sono, infine, elencate le misure di politica industriale per l'innovazione adottate (tra e quali il rifinanziamento dei contratti di sviluppo), il completamento della riforma del sistema della proprietà industriale (legge n. 102 del 2023) e le misure di sostegno alla realizzazione di investimenti in settori strategici per lo sviluppo nazionale.
  Formula quindi una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  Alberto Luigi GUSMEROLI, presidente, avverte che il gruppo Partito Democratico e il gruppo Movimento 5 stelle hanno presentato ciascuno una proposta di parere alternativa (vedi, rispettivamente, allegato 2 e allegato 3). Dà quindi conto delle sostituzioni.

  Enrico CAPPELLETTI (M5S) ritiene che il Documento di economia e finanza presentato dal Governo non presenti volutamente alcuna indicazione di natura programmatica, ma si limiti a replicare i dati previsionali già forniti nell'anno passato, manifestando, in maniera inevitabile, una certa distanza dalla realtà. È dell'avviso che il Governo stia presentando in Parlamento un documento vuoto, che non guarda al futuro, soprattutto se si tiene conto del contesto presente in cui, secondo dati ISTAT, a gennaio 2024, per il fatturato dell'industria si riscontra un marcato calo congiunturale.
  Evidenzia come si registrino diminuzioni della stessa intensità sul mercato interno e flessioni più accentuate sul mercato estero in un contesto geopolitico internazionale noto a tutti.
  Ritiene che, anche in considerazione di ciò, sarebbe richiesto un maggiore sforzo Pag. 419rispetto all'individuazione di risposte politiche che non sono presenti nel Documento, a partire dalla necessità di affrontare l'aumento dei costi dei carburanti che continuano a salire. Reputa opportuno che il Governo affronti tale problema con una programmazione di interventi efficaci ad iniziare dall'applicazione della dell'accisa mobile – come peraltro previsto nel programma di Governo della destra – che, a suo avviso, può alleggerire il peso del costo dei carburanti per i consumatori.
  Rammenta come sinora sia invece stato emanato solo il provvedimento sull'esposizione delle tabelle di prezzi carburanti presso i distributori, che non solo ha complicato la vita delle imprese del settore, ma ha anche contrastato le buone dinamiche di formazione dei prezzi al consumo.
  Stigmatizza, in particolare, quanto riportato a pagina 49 del DEF, in cui si riporta la previsione che il passaggio dal mercato tutelato a quello non tutelato possa stimolare una competizione al ribasso tra i fornitori al fine di attrarre i potenziali nuovi clienti uscenti dal mercato tutelato. Ritiene che questa affermazione sia del tutto infondata rispetto alle reali dinamiche che si manifestano nel mercato dell'energia sia del gas, sia elettrico. Secondo i dati Arera in tale ambito vi sarebbe infatti un maggior costo delle offerte presenti nel mercato libero rispetto alle condizioni del mercato tutelato.
  Rimarca quindi che oggi i cittadini si trovano ad affrontare i costi di bollette che sono aumentate, evidenziando che tra i fattori che hanno determinano gli aumenti vi è anche quello del passaggio di molti utenti al mercato libero, con il consumatore incapace di difendersi dall'assalto degli operatori, in cui milioni di utenti vengono aggrediti in un mercato «selvaggio» da operatori senza scrupoli.
  Pone inoltre in evidenza che nella Relazione del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, allegata al Def, vi è l'affermazione in cui si evidenzia che gli obiettivi PNIEC sulle emissioni non sono adeguati e pertanto sarà necessario adottare ulteriori politiche e misure aggiuntive, in particolare nei settori civile e dei trasporti, per raggiungere gli obiettivi europei.
  Si tratta, a suo avviso, di una palese sconfessione del PNIEC da parte dello stesso Governo che lo ha scritto.
  Per evitare che il dibattito sulla transizione ecologica rimanga solo ideologico, ritiene che il Governo avrebbe dovuto impegnarsi ad individuare le risorse per l'applicazione della direttiva casa green.
  A tal fine, evidenzia come sia possibile utilizzare i fondi europei che riguardano la prossima programmazione, considerato che nell'ultimo settennato di programmazione sono state utilizzate solo a un terzo delle risorse disponibili.
  Ritiene peraltro che sarebbe cosa buona se il Governo, già in ritardo nella spesa del Recovery Plan – le cui risorse sono state sinora utilizzate per incentivare investimenti fossili – utilizzasse parte di quei fondi e individuasse anche altre risorse per raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico che si è data l'Europa.
  Segnala che è auspicabile anche evitare di distrarre risorse per armamenti e guerre affinché siano impiegate per la transizione ecologica, sottolineando come aumentando la nostra autonomia energetica ed indipendenza dal petrolio contribuisce ad allontanare i venti di guerra dal nostro Paese.
  Al riguardo, fa presente che i dati raccolti da Enea mostrano come la riqualificazione energetica degli edifici ha comportato solo nell'anno 2022 una riduzione della bolletta energetica nazionale di 4 miliardi di euro.
  Sottolinea poi che alle minori importazioni di petrolio e gas abbiamo raggiunto una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 6,5 milioni di tonnellate e un risparmio di poco più di 2,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), un risultato che avvicina sostanzialmente l'Italia agli obiettivi della nuova Direttiva sull'Efficienza energetica. Tali numeri attestano l'importanza di lavorare seriamente per mettere in atto una transizione che può comportare benefici sia sul fronte economico al comparto produttivo – con la ripresaPag. 420 della domanda interna – che sul fronte dell'incremento dell'occupazione.
  Segnala inoltre che nel DEF c'è un riferimento anche sugli andamenti di ambiti molto differenziati a livello settoriale da cui si riscontra la presenza dell'aumento dei margini in specifici settori, ad esempio quelli dell'industria estrattiva e la fornitura di energia elettrica e gas, nonché dei servizi finanziari e assicurativi, che hanno beneficiato dell'aumento dei tassi d'interesse. Ritiene che ciò renda opportuna la revisione della legislazione sugli extraprofitti, considerato che nel solo ambito del settore energetico abbiamo incassato sui 10 miliardi previsti solamente 6 miliardi.
  Evidenzia altresì che si pone un problema di crescita del Prodotto interno lordo che nel DEF è ipotizzata all'1 per cento e di rapporto debito/Pil, valutato al 140 per cento. Pur ritenendo che non si tratti di due stime non del tutto aderenti alla condizione attuale ritiene che il vero problema derivi invece dalla definizione previsionale di un rapporto deficit/Pil al 4,3 per cento, un dato chiaramente disallineato rispetto alla realtà. Sul punto, peraltro, ricorda che la Banca d'Italia fornisce l'indicazione di uno sforamento pari all'8 per cento, quindi doppio. Osserva che i calcoli saranno magari sbagliati ma ricorda che forti critiche sono state sollevate anche dall'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) nonché dalle Organizzazioni sindacali e dalle associazioni datoriali, a partire da Confindustria.
  Ricorda, infine, che solo per quest'anno, sono stati stanziati circa quattro miliardi di euro per ridurre temporaneamente, da quattro a tre, il numero delle aliquote Irpef e per rifinanziare anche il prossimo anno queste due misure – che in base al quadro tendenziale non ci saranno più nel 2025 – il Governo dovrà trovare circa 14 miliardi di euro.
  Evidenzia come il mancato rinnovo di queste due misure rischi di essere un duro colpo dal punto di vista politico per il Governo che, a suo avviso, potrebbe aver deciso di posticipare la pubblicazione del quadro programmatico per evitare un impatto sul voto delle elezioni europee non sapendo dove reperire le predette risorse.

  Emma PAVANELLI (M5S) associandosi alle valutazioni espresse dal collega Cappelletti, evidenzia che il Documento di economia e finanza sia privo delle indicazioni essenziali concernenti gli investimenti pubblici per uno sviluppo industriale sostenibile, rendendo di fatto impossibile al tessuto produttivo italiano immaginare quale sarà la direzione presa dall'Italia in tale ambito.
  Ricorda infatti che il mondo delle imprese lamenta i notevoli ritardi accumulati nell'ambito della Transizione 5.0. Auspica che per la relativa implementazione siano adottati automatismi per l'attribuzione degli incentivi, in modo tale da scongiurare il ripetersi delle difficoltà che le imprese hanno incontrato in occasione dell'applicazione delle misure di Industria 4.0.
  Ritiene, inoltre, che l'assenza di proposte di politiche industriali nel Documento di economia finanza siano addebitabili al fatto che la maggioranza spera di poter approvare il disegno di legge sull'autonomia differenziata, rinviando in tal modo scelte fondamentali all'entrata in vigore di una normativa che spaccherà il Paese, creando competizione tra regioni radicalmente diverse per caratteristiche e capacità economiche.
  Annuncia quindi il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore, raccomandando invece l'approvazione della proposta di parere alternativa presentata dal suo gruppo.

  Gianluca CARAMANNA (FDI) annuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

  Giorgia ANDREUZZA (LEGA) annuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

  Luca SQUERI (FI-PPE) annuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

  Alberto Luigi GUSMEROLI, presidente, non essendovi altre richieste di intervento, pone in votazione la proposta di parere del relatore, con l'avvertenza che, ove approvata,Pag. 421 sarà preclusa la votazione delle proposte di parere alternative presentate.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore (vedi allegato 1).

Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.
C. 1691 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla VII Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Alberto Luigi GUSMEROLI, presidente e relatore, in sostituzione della relatrice, onorevole Cavo, impossibilitata ad essere presente alla seduta, espone brevemente il contenuto del disegno di legge in esame, di iniziativa governativa, composto di 4 articoli, approvato dal Senato il 31 gennaio 2023 e recante l'Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale. Ricorda che è stato dichiarato tra i provvedimenti «collegati alla decisione di bilancio», a completamento della manovra di bilancio 2024-2026.
  Fa presente che il disegno di legge è volto a istituire la filiera formativa tecnologico-professionale, con una previsione che si collega, accompagnandola, alla riforma degli istituti tecnici e professionali prevista dal PNRR (Missione 4, Componente 1 – Riforma 1.1), a cura del Ministero dell'istruzione e del merito, per potenziare l'offerta dei servizi di istruzione, in una logica complessiva di riordino dei percorsi formativi tecnici e professionali rispetto alle nuove necessità socio-economiche, incentrato sulla connessione fra istruzione, formazione e lavoro e sulla valorizzazione delle esigenze dei territori.
  Ricorda che la suddetta Riforma 1.1 del PNRR, per la quale non sono previste risorse finanziarie specifiche, mira ad allineare i curricula degli istituti tecnici e professionali alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del Paese e, in particolare, ad orientare l'istruzione tecnica e professionale verso l'innovazione introdotta da Industria 4.0, incardinandola nel contesto dell'innovazione digitale. Essa aveva un primo traguardo al 31 dicembre 2022, realizzato per mezzo del decreto-legge n. 144 del 2022. Nello specifico, l'articolo 26 del decreto-legge n. 144 del 2022, cosiddetto Aiuti-ter (legge n. 175 del 2022) ha previsto misure per la riforma degli istituti tecnici; l'articolo 27 del medesimo decreto reca misure per la riforma degli istituti professionali; l'articolo 28, infine, istituisce l'«Osservatorio nazionale per l'istruzione tecnica e professionale».
  Passando all'articolato del provvedimento, composto di quattro articoli, segnala le parti di interesse per la X Commissione e rinvia alla documentazione predisposta dagli uffici per ogni ulteriore approfondimento.
  Fa quindi innanzitutto presente che l'articolo 1 reca l'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale. Nello specifico ciò avviene al comma 1, con una novella che inserisce, nella sezione III del capo III del decreto-legge n. 144 del 2022 (legge n. 175 del 2022) il nuovo articolo 25-bis, rubricato: «Misure per lo sviluppo della filiera formativa tecnologico-professionale», composto di 9 commi.
  Nel dettaglio, rileva che il comma 1 del predetto nuovo articolo 25-bis prevede che, al fine di rispondere alle esigenze educative, culturali e professionali delle giovani generazioni e alle esigenze del settore produttivo nazionale secondo gli obiettivi del Piano nazionale «Industria 4.0», sia istituita, a decorrere dall'anno scolastico e formativo 2024/2025, la filiera formativa tecnologico-professionale, costituita dai percorsi sperimentali del secondo ciclo di istruzione di cui al successivo comma 2, dai percorsi formativi degli Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), di cui alla legge n. 99 del 2022, dai percorsi di istruzione e formazione professionale (IeFP), di cui al capo III del decreto legislativo n. 226 del 2005 (composto degli articoli 15-22) e dai percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS), di cui al DPCM 25 gennaio 2008, recante le «Linee guida per la riorganizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore e la costituzionePag. 422 degli istituti tecnici superiori». Le regioni attraverso gli accordi di cui al successivo comma 3, possono aderire alla filiera formativa tecnologico-professionale di cui sopra, assicurando la programmazione dei percorsi della filiera medesima, e ne definiscono le modalità realizzative, operando nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali previste a legislazione vigente, ferme restando le competenze statali in materia di istruzione di cui all'articolo 117 della Costituzione.
  Riferisce poi che il comma 2 del medesimo articolo 25-bis dispone che, nell'ambito della filiera formativa tecnologico-professionale di cui sopra, sono attivati percorsi quadriennali sperimentali di istruzione secondaria di secondo grado, in materia di programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale, assicurando agli studenti il conseguimento delle competenze di cui al profilo educativo, culturale e professionale dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado, nonché delle conoscenze e delle abilità previste dall'indirizzo di studi di riferimento.
  Evidenzia che ai sensi del comma 3 del nuovo articolo 25-bis, ferme restando le funzioni delle regioni in materia di programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale, nell'ambito della filiera formativa tecnologico-professionale di cui sopra, le regioni e gli uffici scolastici regionali possono stipulare accordi, anche con la partecipazione degli ITS Academy, delle università, delle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e di altri soggetti pubblici e privati, individuati con il decreto di cui al successivo comma 8, per integrare e ampliare l'offerta formativa dei percorsi sperimentali di cui al precedente comma 2 e dei percorsi di istruzione e formazione professionale, in funzione delle esigenze specifiche dei territori. I predetti accordi possono prevedere altresì l'istituzione di reti, denominate «campus», eventualmente afferenti ai poli tecnico-professionali, laddove presenti sul territorio, di cui possono far parte i soggetti che erogano percorsi di istruzione e formazione professionale e percorsi di IFTS, gli ITS Academy, gli istituti che erogano i percorsi sperimentali di cui al precedente comma 2, le altre istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, le università, le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e i predetti altri soggetti pubblici e privati, nonché le modalità di integrazione dell'offerta formativa, condivisa e integrata, erogata dai campus stessi, anche in raccordo con i campus multiregionali e multisettoriali, di cui all'articolo 10, comma 2, lettera f), della citata legge n. 99 del 2022.
  Osserva quindi che ai sensi del comma 4 del nuovo articolo 25-bis del decreto-legge n. 144 del 2022, le studentesse e gli studenti che hanno conseguito il diploma professionale al termine dei percorsi di durata almeno quadriennale, che si concludono con il conseguimento di un titolo di diploma professionale possono accedere ai percorsi formativi degli ITS Academy in caso di: a) adesione alla filiera formativa tecnologico-professionale di cui sopra da parte delle istituzioni formative regionali che erogano i predetti percorsi; b) validazione dei percorsi attraverso un sistema di valutazione dell'offerta formativa erogata dagli istituti regionali, basato sugli esiti delle rilevazioni INVALSI. Il comma 5, poi, prevede che i soggetti che hanno concluso i citati percorsi quadriennali come validati, possono sostenere l'esame di Stato presso l'istituto professionale, statale o paritario, assegnato dall'ufficio scolastico regionale territorialmente competente.
  Riferisce poi che il comma 6 del medesimo nuovo articolo 25-bis prevede che, ferme restando le competenze delle regioni in materia di istruzione e formazione professionale, le sperimentazioni di cui al precedente comma 2 e gli accordi di cui al comma 3, ove stipulati, prevedano tra l'altro: il ricorso alla flessibilità didattica e organizzativa, alla didattica laboratoriale, all'adozione di metodologie innovative e al rafforzamento dell'utilizzo in rete di tutte le risorse professionali, logistiche e strumentali disponibili; la stipula di contratti di prestazione d'opera per attività di insegnamento e di formazione nonché di addestramentoPag. 423 nell'ambito delle attività laboratoriali e dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento (PCTO) con soggetti del sistema delle imprese e delle professioni; f) la certificazione delle competenze trasversali e tecniche, al fine di orientare gli studenti nei percorsi sperimentali e di favorire il loro inserimento in contesti lavorativi, anche attraverso i servizi di collocamento mirato per studentesse e studenti con disabilità.
  Segnala che il comma 7, inoltre, dispone che le sperimentazioni e gli accordi di cui sopra, ove stipulati, possono, altresì, prevedere anche la promozione di accordi di partenariato, volti a definire le modalità di co-progettazione per la realizzazione dell'offerta formativa, di attuazione dei PCTO nel rispetto delle norme di sicurezza previste dalla normativa vigente e di stipula dei contratti di apprendistato, la valorizzazione delle opere dell'ingegno e dei prodotti oggetto, rispettivamente, di diritto d'autore e di proprietà industriale, realizzati all'interno dei percorsi formativi della filiera formativa tecnologico-professionale nonché il trasferimento tecnologico verso le imprese.
  Rileva che il comma 8, poi, rinvia a un decreto ministeriale la definizione dei criteri di stipula degli accordi, le modalità di adesione alle reti di cui al precedente comma 3 e le relative condizioni di avvio, nonché delle altre modalità attuative mentre il comma 9 del nuovo articolo 25-bis esclude nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
  Sempre relativamente all'articolo 1 del provvedimento in titolo, ricorda che il comma 2 prevede che il citato decreto ministeriale di cui all'articolo 25-bis, comma 8, del decreto-legge n. 144 del 2022, introdotto dalla disposizione in commento, sia adottato entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del disegno di legge.
  Segnala poi che il comma 3 del medesimo articolo 1 del disegno di legge, dispone infine che, in sede di prima applicazione, le disposizioni di cui ai citati commi 4 e 5 del nuovo articolo 25-bis del decreto-legge n. 144 del 2022 possano essere applicate ai percorsi quadriennali già attivati nell'ambito del progetto nazionale di sperimentazione relativo all'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale, attivato per l'anno scolastico 2024/2025 dal Ministero dell'istruzione e del merito.
  Quanto ai restanti articoli del progetto di legge in esame ricorda che l'articolo 2 regola la struttura tecnica per la promozione della filiera formativa tecnologico-professionale, l'articolo 3 disciplina il Comitato di monitoraggio nazionale per la filiera formativa tecnologico-professionale, mentre l'articolo 4, infine, reca ulteriori misure per la promozione della filiera formativa tecnologico-professionale. In particolare, ai sensi del comma 1, si prevede che, al fine di promuovere l'istituzione dei campus di cui al nuovo articolo 25-bis, comma 3, del decreto-legge n. 144 del 2022, attraverso l'integrazione, anche infrastrutturale, dei soggetti che vi aderiscono, sia istituito il «Fondo per la promozione dei campus della filiera formativa tecnologico-professionale» per la progettazione di fattibilità tecnico-economica volta alla realizzazione degli interventi infrastrutturali, con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2024 e 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026.
  Formula quindi una proposta di parere favorevole (vedi allegato 4).
  Avverte, inoltre, che i deputati Pavanelli, Appendino, Cappelletti e Ferrara hanno presentato proposta di parere alternativa (vedi allegato 5) che sarà posta in votazione solo nel caso in cui non fosse approvata la proposta di parere da egli formulata in sostituzione della relatrice, intendendosi la predetta proposta alternativa altrimenti preclusa.

  Emma PAVANELLI (M5S) esprime forti riserve sul disegno di legge, sottolineando come esso sconti una serie di criticità, puntualmente elencate nella loro proposta alternativa di parere, a partire dalla completa assenza di una regolamentazione che garantisca la peculiarità del processo educativo-didattico statale nella sua interezza.
  Evidenzia infatti che il provvedimento va nella direzione di equiparare i centri di formazione professionale regionali e provinciali agli istituti statali tecnici e professionali,Pag. 424 integrandoli all'interno della stessa «filiera».
  Si creano quindi legami stretti e stabili con le aziende del territorio e con gli Istituti Tecnici Superiori, senza tuttavia agire all'interno del settore produttivo nazionale, ma anzi contribuendo ad accrescere le disuguaglianze e ad acuire le già enormi disparità che ci sono tra contesti territoriali diversi. Per tali ragioni, ritiene che tale progetto sia inaccettabile e annuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere della relatrice, raccomandando invece l'approvazione della proposta di parere alternativa presentata dal suo gruppo.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore (vedi allegato 4).

Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
C. 1665 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla I Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Giorgia ANDREUZZA (LEGA), relatrice, espone in sintesi i contenuti del provvedimento sul quale la Commissione è chiamato a rendere parere alla I Commissione, che reca disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, ed è già stato approvato dal Senato che ha apportato al disegno di legge consistenti modifiche, rinviando alla documentazione predisposta dagli uffici per ogni ulteriore approfondimento.
  Ricorda, preliminarmente, che il testo compone di 11 articoli, il primo dei quali ne illustra le finalità. In particolare, il comma 1 dell'articolo 1 precisa che il provvedimento è volto a definire i principi generali per l'attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme di autonomia e per la modifica e la revoca delle stesse, nonché le relative modalità procedurali di approvazione delle intese tra lo Stato e una Regione. Evidenzia che il successivo comma 2 stabilisce che l'attribuzione di funzioni relative alle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con riguardo a materie o ambiti di materie riferibili ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti equamente su tutto il territorio nazionale, è consentita subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP).Pag. 425
  L'articolo 2, disciplina il procedimento di approvazione delle intese tra Stato e Regione. La Regione, sentiti gli enti locali, delibera la richiesta di attribuzione di ulteriori forme \di autonomia. Tale richiesta è trasmessa al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al quale compete di avviare, acquisita la valutazione dei Ministri competenti per materia e del Ministro dell'economia, il negoziato con la Regione interessata. Il negoziato viene comunque avviato decorsi sessanta giorni dalla richiesta. Prima dell'avvio del negoziato il Governo informa le Camere e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano dell'atto di iniziativa. Il Presidente del Consiglio dei ministri o il Ministro per gli affari regionali e le autonomie predispongano lo schema di intesa definitivo, eventualmente al termine di un ulteriore negoziato con la Regione interessata. Entro quarantacinque giorni dalla comunicazione dell'approvazione da parte della Regione, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, delibera lo schema di intesa definitivo e delibera un disegno di legge di approvazione dell'intesa, trasmessi alle Camere per la deliberazione, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.
  L'articolo 3 delinea la procedura per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni nelle materie di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. In particolare il comma 1 delega il Governo ad adottare, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, uno o più decreti legislativi per l'individuazione dei LEP. Il comma 3 dell'articolo 3 stabilisce che nelle materie di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione – vale a dire, le materie suscettibili di attribuzione alle Regioni in attuazione della autonomia differenziata, mediante il procedimento contemplato dal medesimo articolo 116 – i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale sono determinati, tra gli altri ambiti di materie, anche in taluni di interesse della X Commissione quali la «Ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi» e la «Produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia». Precisa, peraltro, che non tutte le materie di legislazione concorrente sono state incluse, nel comma 3, tra le materie o gli ambiti di materie rispetto alle quali deve procedersi alla determinazione dei LEP. Rimangono infatti escluse dall'opera di determinazione dei LEP affidata ai decreti legislativi di cui al comma 1, in particolare, altre materie di legislazione concorrente, tra le quali, come di interesse per la Commissione, segnala quella del commercio con l'estero. Il comma 4 demanda a tali decreti legislativi, inoltre, la determinazione delle procedure e delle modalità operative per il monitoraggio dell'effettiva garanzia in ciascuna Regione della erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Il comma 5 prevede che la Conferenza unificata, sulla base degli esiti della suddetta attività di monitoraggio, adotta, sentito il Presidente della regione interessata, le necessarie raccomandazioni rivolte alle Regioni interessate, al fine di superare le criticità riscontrate nel corso del monitoraggio. Si fa salvo, in ogni caso, l'esercizio del potere sostitutivo del Governo ai sensi dell'articolo 120, secondo comma, della Costituzione. Il comma 6 prevede che il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie trasmetta una relazione annuale alle Camere sull'esito delle procedure di monitoraggio previste dall'articolo in esame. Il comma 7 prevede che i LEP possano essere periodicamente aggiornati in coerenza e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili. L'aggiornamento periodico dei LEP è demandato a decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, sui cui schemi è acquisito il parere della Conferenza unificata, nonché delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari. Il comma 8 stabilisce che, sulla base delle ipotesi tecniche formulate dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard, i costi e i fabbisogni standard sono determinati e aggiornati con cadenza almeno triennale con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. Il comma 9 detta disposizioni transitorie nelle more dell'entrata in vigore dei decreti legislativi previsti. Il comma 10 fa salva la determinazione dei LEP e dei relativi costi e fabbisogni standard, svolta ai sensi dell'articolo 1, commi da 791 a 801-bis, della legge di bilancio 2023, alla data di entrata in vigore dei decreti legislativi previsti dal presente articolo. Il comma 11 prevede, infine, che qualora, successivamente alla data di entrata in vigore della legge di approvazione dell'intesa tra lo Stato e la singola Regione, in materie oggetto della medesima, i LEP, con il relativo finanziamento, siano modificati o ne siano determinati ulteriori, la Regione e gli enti locali interessati sono tenuti all'osservanza di tali livelli essenziali nel rispetto dell'articolo 119, quarto comma, della Costituzione.Pag. 426
  L'articolo 4 disciplina il trasferimento delle funzioni attinenti a materie o ad ambiti di materie riferibili ai LEP, stabilendo che a tale trasferimento si può procedere soltanto successivamente alla determinazione dei medesimi LEP e dei relativi costi e fabbisogni standard, ai sensi del precedente articolo 3, e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio o con ulteriori specifici provvedimenti. Le suddette risorse sono volte ad assicurare i medesimi livelli essenziali delle prestazioni sull'intero territorio nazionale.
  L'articolo 5 disciplina la istituzione di una Commissione paritetica Stato–Regione-Autonomie locali, con il compito di formulare proposte per l'individuazione dei beni e delle risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per l'esercizio da parte della Regione delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia oggetto di conferimento.
  Passando al successivo articolo 6, fa presente che il comma 1 prevede che le funzioni amministrative trasferite alla Regione in attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, possono essere attribuite dalla Regione medesima, contestualmente alle relative risorse umane, strumentali e finanziarie, a Comuni, Province e Città metropolitane, sulla base dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza di cui al primo comma dell'articolo 118 della Costituzione. Restano, in ogni caso, ferme le funzioni fondamentali degli enti locali, con le connesse risorse, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione. Ricorda che, tra le funzioni fondamentali delle città metropolitane vi sono – oltre alle funzioni fondamentali delle province –la promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, anche assicurando sostegno e supporto alle attività economiche e di ricerca innovative e coerenti con la vocazione della città metropolitana come delineata nel piano strategico del territorio.Pag. 427
  L'articolo 7, ai commi 1 e 2, disciplina anzitutto la durata delle intese, che ciascuna di esse dovrà individuare, comunque in un periodo non superiore a dieci anni. Si prevedono poi disposizioni circa la loro modifica ovvero cessazione ovvero concernenti il rinnovo. Inoltre la cessazione dell'intesa può essere sempre deliberata –con legge a maggioranza assoluta delle Camere – in caso di esercizio del potere sostitutivo da parte dello Stato qualora ricorrano motivate ragioni a tutela della coesione e della solidarietà sociale, conseguenti alla mancata osservanza, direttamente imputabile alla Regione, dell'obbligo di garantire i LEP. Il comma 3 prevede che ciascuna intesa individui, in un apposito allegato, le disposizioni di legge statale che cessano di avere efficacia, nel territorio regionale, con l'entrata in vigore delle leggi regionali attuative dell'intesa. Il comma 4 dispone circa lo svolgimento di verifiche e monitoraggi sugli aspetti concernenti il raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni. Il comma 5 stabilisce, infine, che le disposizioni statali successive alla data di entrata in vigore delle leggi di approvazione di intese sono tenute a osservare le competenze legislative e l'assegnazione delle funzioni amministrative e le ulteriori disposizioni contenute nelle intese.
  L'articolo 8 prevede, ai commi 1 e 2, procedure di monitoraggio da parte della Commissione paritetica degli aspetti finanziari connessi all'attuazione dell'intesa. Il comma 3 stabilisce che la Corte dei conti riferisca annualmente alle Camere sui controlli effettuati.
  L'articolo 9 reca, al comma 1, la clausola di invarianza finanziaria mentre il comma 2 dispone che il finanziamento dei LEP è attuato nel rispetto delle norme di copertura finanziaria delle leggi e degli equilibri di bilancio. Il comma 3 garantisce, per le singole Regioni che non siano parte delle intese, l'invarianza finanziaria nonché il finanziamento delle iniziative finalizzate ad attuare le previsioni di cui all'articolo 119, terzo, quinto e sesto comma, della Costituzione, nonché l'invarianza dell'entità e della proporzionalità delle risorse da destinare a ciascuna delle altre Regioni, anche in relazione ad eventuali maggiori risorse destinate all'attuazione dei LEP, e la perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante. Il comma 4 mantiene fermo il concorso anche delle Regioni che hanno sottoscritto le intese agli obiettivi di finanza pubblica derivanti dall'attuazione della normativa nazionale e dell'Unione europea.Pag. 428
  L'articolo 10 stabilisce misure perequative e di promozione dello sviluppo economico, della coesione, della solidarietà sociale e precisa che trova comunque applicazione la normativa volta ad assicurare l'autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario attraverso la cosiddetta fiscalizzazione dei trasferimenti statali. Il comma 3 stabilisce che il Governo debba informare le Camere e la Conferenza unificata.
  L'articolo 11 dispone circa le modalità di esame per gli atti di iniziativa delle regioni in materia di autonomia differenziata già presentati al Governo. Il comma 2 prevede l'estensione dell'applicazione delle disposizioni anche alle regioni a statuto speciale e le province autonome. Infine, il comma 3 fa salva la clausola di salvaguardia per l'esercizio del potere sostitutivo del Governo ai sensi dell'articolo 120, secondo comma, della Costituzione.

  Alberto Luigi GUSMEROLI, presidente, avverte che il gruppo Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta di parere alternativa (vedi allegato 7) che sarà posta in Pag. 429votazione solo nel caso in cui non fosse approvata la proposta di parere formulata dalla relatrice, intendendosi la predetta proposta alternativa altrimenti preclusa.

  Emma PAVANELLI (M5S) esprime forti critiche al provvedimento all'esame in quanto il testo presenta criticità assai rilevanti, emerse anche durante le numerose audizioni nella Commissione referente nel corso delle quali la quasi totalità dei soggetti uditi e comunque svariate associazioni del settore produttivo hanno evidenziato la totale mancanza di valore strategico, i forti limiti e l'inadeguatezza di tutto l'impianto normativo, sia nel suo complesso che in ordine a profili specifici. Rileva infatti che l'attuazione dell'autonomia differenziata appare anacronistica, anche considerati i contesti di crisi nazionale ed internazionale più recenti, che hanno evidenziato l'importanza del potere centrale e di una cornice normativa unitaria, in termini di coordinamento ed operatività.
  Tale circostanza va ribadita soprattutto in considerazione delle diverse materie oggetto di devolution, che vanno dall'energia ai trasporti, dalla politica industriale alla ricerca. Reputa infatti difficile rendere tali devoluzioni compatibili con il piano di ammodernamento del Paese richiesto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, come pure con l'esigenza di un Piano energetico nazionale volto a migliorare il mix energetico e a ridurre la dipendenza nazionale da pochi Paesi esportatori e contestualmente contribuire agli obiettivi europei in materia di decarbonizzazione e ambiente.
  Sottolinea, peraltro, che il dettato costituzionale stabilisce che l'iniziativa economica non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all'ambiente, mentre solo recentemente è stato introdotto in Costituzione il valore della difesa e della tutela ambientale: si domanda quindi, ad esempio, come si affronteranno le problematiche di un inquinamento generato in una regione che si ripercuote e produce effetti in un'altra.
  Segnala che le intese andrebbero finalizzate al pieno superamento dei divari territoriali delle prestazioni, che devono essere effettivamente godute e garantite su tutto il territorio nazionale, quale condizione preliminare per l'attribuzione di nuove funzioni e limite inderogabile per le relative negoziazioni ma che non è chiaro se e come lo Stato possa modificare unilateralmente gli elementi delle intese per far fronte in modo adeguato all'esigenza di rispondere in maniera tempestiva a necessità urgenti, sia di carattere nazionale che sovranazionale. Una di tale materie ad esempio è l'export con l'estero: si chiede in tal senso come potrebbero le singole regioni affrontare la competizione internazionale e stringere accordi in un sistema così asimmetrico, essendo evidente che la problematica sarebbe particolarmente grave per tutte le imprese e soprattutto per quelle che hanno sedi in diverse regioni e che dovranno agire in contesti anche normativi diversi. È come se non si avesse contezza che le filiere produttive sono normalmente interregionali, per non dire internazionali. Queste sono, evidenzia, criticità che non sono state prese in considerazione. Fa presente poi che non è detto che ogni regione acceda a speciali autonomie su tutte e 23 le materie possibili, alcune chiederanno poteri solo su alcune altre magari su tutte o su nessuna. Ciò produrrebbe un caos totale e le imprese non saprebbero come raccapezzarsi. Tutto ciò mentre, invece, bisognerebbe ammodernare l'Italia e crede che il testo all'esame sia in tal senso antitetico.
  Per quanto riguarda la ricerca scientifica, ricorda che recentemente la ministra Bernini ha avuto modo di affermare, in audizione presso questa Commissione, che l'autonomia differenziata non avrebbe avuto ripercussioni su tale materia mentre, invece, dal testo emerge che anche tale materia ricade tra quelle oggetto possibile di autonomia differenziata.
  Si chiede quindi come le singole regioni possano svolgere attività di ricerca industriale e occuparsi opportunamente del trasferimento tecnologico per ogni settore/filiera produttiva, quando è evidente che questo tema richiede uno sforzo centralizzato, soprattutto con riguardo a specializzazioni territoriali, come ad esempio l'aerospazio, che non sopporterebbero frontiere regionali. Aggiunge inoltre che anche Pag. 430in questo caso la competizione tra regioni piccole e regioni grandi, in termini di possibilità economica e di abitanti, sarebbe deleteria. Invita a pensare quale competizione vi potrebbe essere tra una piccola regione come l'Umbria con una grande regione, un colosso economico, come la Lombardia: ritiene che sia evidente quale delle due resterebbe indietro.

  Enrico CAPPELLETTI (M5S) evidenzia la rilevanza politica del parere alternativo presentato dal suo gruppo in quanto volto a dare una risposta alle imprese rispetto alle preoccupazioni derivanti dalla introduzione dell'autonomia differenziata. Segnala di avere provato ad avere un'interlocuzione con il ministro Calderoli nel corso dell'esame del provvedimento presso la Commissione Affari costituzionali, senza avere però ottenuto alcuna risposta concreta.
  Rileva l'assenza di chiarezza sulla reale portata del provvedimento in discussione, ricordando che la ministra Bernini ha escluso implicazioni per quanto riguarda il settore della ricerca che invece è anch'esso interessato dalla riforma che si vuole portare avanti. Ricorda che il Movimento 5 Stelle non è pregiudizialmente ostile alle autonomie regionali e che anzi vi sono previsioni in tal senso all'interno del programma elettorale, che per il proprio gruppo assume un carattere vincolante. Vi è però una contrarietà rispetto a una riforma come quella concepita dalla maggioranza in merito alla quale non si è svolto alcun confronto reale all'interno del contesto parlamentare.
  Passando alle tematiche che investono più direttamente le competenze della Commissione, sottolinea che per essere competitive le politiche energetiche hanno bisogno di accordi di natura transfrontaliera, quindi esattamente l'opposto di quanto può accadere favorendo una frammentazione delle decisioni a livello regionale. Un discorso sostanzialmente analogo può esser fatto, a suo avviso, anche per quanto riguarda la ricerca scientifica.
  Segnala che nel corso delle oltre 50 audizioni svolte al Senato nell'ambito dell'esame del provvedimento sono state sottolineate, in maniera pressoché unanime, le criticità del testo in discussione, rispetto alle quali non è stata fornita alcuna risposta. Manifesta al riguardo il proprio timore per le difficoltà nella quale potranno trovarsi numerose imprese a fronte di un quadro regolatorio estremamente variegato.
  Comunica di avere chiesto nel corso dell'audizione svolta presso la Commissione competente in sede referente al presidente della regione Veneto Zaia quali fossero le motivazioni alla base della decisione di procedere con queste modalità all'introduzione della autonomia differenziata e di avere ricevuto una risposta nella quale si sottolineava la maggiore efficacia ed efficienza delle decisioni politiche adottate a livello regionale.
  Dichiara di avere segnalato in quella sede l'assenza di dati fattuali a conferma di questa visione, richiamando, a titolo d'esempio, il caso della Pedemontana veneta, realizzata dalla stessa regione Veneto, con un costo oltre sei volte superiore rispetto a quello preventivato. Segnala, inoltre, che il governatore Zaia ha ritenuto di poter vantare una presunta efficienza dell'azione regionale durante l'emergenza pandemica, trascurando, a suo avviso in maniera inaccettabile, che nel corso della cosiddetta seconda ondata il Veneto è stata la regione che tragicamente ha registrato il maggior numero di decessi. Infine, dichiara di trovare assai curioso che lo stesso Zaia abbia pensato di inserire tra i meriti della regione anche la realizzazione del MOSE, alla luce del fatto che si tratta di un'opera di carattere nazionale e ricordando, inoltre, che l'attuale Ministro della giustizia ha più volte segnalato che si tratta dell'infrastruttura pubblica rispetto alla quale probabilmente sono state pagate il maggior numero di tangenti nella storia del Paese.
  In conclusione, segnala nuovamente il fatto che purtroppo non c'è stato un dialogo e un confronto reale all'interno della Commissione di merito e si sia dunque persa l'occasione per un coinvolgimento di tutte le forze parlamentari rispetto a problemi oggettivi per risolvere i quali si sarebbe potuto più opportunamente procedere con una politica dei piccoli passi. Pag. 431Sulla base di tale considerazione ribadisce che è stato inevitabile per il proprio gruppo presentare una proposta alternativa di parere, che invita ad approvare mentre annuncia voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere della relatrice.

  Salvatore Marcello DI MATTINA annuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere della relatrice.

  Alberto Luigi GUSMEROLI, presidente, non essendovi altre richieste di intervento, pone in votazione la proposta di parere della relatrice.

  La Commissione approva la proposta di parere della relatrice (vedi allegato 6).

  La seduta termina alle 17.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Lunedì 22 aprile 2024.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 17.25 alle 17.30.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattati:

INDAGINE CONOSCITIVA