CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 15 gennaio 2024
231.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e III)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Lunedì 15 gennaio 2024. — Presidenza del presidente della I Commissione, Nazario PAGANO. – Interviene, Il viceministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Edmondo Cirielli.

  La seduta comincia alle 18.05.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno.
C. 1620 Governo.
(Seguito esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta dell'11 gennaio 2024.

  Nazario PAGANO, presidente, nel ricordare che nella seduta odierna le presidenze effettueranno la declaratoria di inammissibilità delle proposte emendative presentate (vedi allegato) e che si svolgerà poi la discussione sul complesso delle proposte emendative, come convenuto nella riunione degli Uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, avverte che, come specificato anche nelle convocazioni, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento, i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza, non essendo previste votazioni.
  Ricorda che, con riferimento ai progetti di legge, l'articolo 89 del Regolamento attribuisce al Presidente della Commissione la facoltà di dichiarare inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che siano affatto estranei all'oggetto del provvedimento.
  Pertanto comunica che le presidenze- in considerazione del fatto che il perimetro dell'intervento normativo recato dal disegno di legge in esame è determinato, oltre che dalla ratifica e dall'ordine di esecuzione del Protocollo Italia-Albania che non può essere modificato, da norme finalizzate a coordinare l'ordinamento interno con le previsioni del Protocollo – ritengono inammissibili: gli identici emendamenti Fratoianni 1.1, Magi 1.2, Bonafè 1.3, in quanto sopprimono l'autorizzazione alla ratifica che, come da prassi consolidata, non può Pag. 4essere oggetto di soppressione; Bonafè 1.4, che modifica l'intero articolato sostituendolo con la previsione dell'incremento delle risorse del fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo al fine di finanziare le attività degli enti locali che prestano servizi di accoglienza per i titolari di protezione internazionale e i minori non accompagnati, stanziando al contempo le relative risorse; gli identici Magi 2.1, Bonafè 2.2, in quanto sopprimono l'ordine di esecuzione che, come da prassi consolidata, al pari dell'autorizzazione alla ratifica, non può essere oggetto di soppressione; Boschi 3.77, limitatamente alla previsione dell'obbligo in capo alle autorità di parte albanese di agire nel rispetto delle leggi e dei Trattati internazionali vigenti in materia, in quanto tale previsione appare volta ad integrare il contenuto del Protocollo e non a modificare il disegno di legge; Boschi 5.01, in quanto reca l'autorizzazione all'assunzione straordinaria, mediante lo scorrimento delle graduatorie vigenti, di un contingente di 1.500 unità delle Forze di polizia al fine di garantire i servizi di prevenzione e di controllo e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
  Comunica che eventuali richieste di riesame della declaratoria di inammissibilità testé dichiarata dovranno essere presentate entro le ore 9 di domani mattina, martedì 16 gennaio.

  Matteo MAURI (PD-IDP), nel dichiarare di comprendere le inammissibilità relative agli emendamenti soppressivi degli articoli 1 e 2, preannuncia che il Partito democratico presenterà una richiesta di riesame in merito all'emendamento Bonafè 1.4.

  Nazario PAGANO, presidente, nel sottolineare che la richiesta di riesame rientra nelle prerogative dei parlamentari, evidenzia come nel caso di specie le declaratorie di inammissibilità siano state molto contenute, trattandosi di un disegno di legge e non della conversione di un decreto-legge.
  Fa presente che il viceministro Cirielli, che deve intervenire ai lavori delle Commissioni riunite, è al momento impegnato in Assemblea; sospende dunque la seduta per dare modo al rappresentante del Governo di partecipare alla discussione.

  La seduta, sospesa alle 18.10, riprende alle 18.15.

  Nazario PAGANO, presidente, ringrazia il viceministro Cirielli, delegato dal Governo a seguire l'iter parlamentare del disegno di legge di ratifica, per aver preso parte alla seduta. Apre quindi la discussione sul complesso delle proposte emendative, dando la parola proprio al viceministro.

  Il viceministro Edmondo CIRIELLI, con riferimento alle richieste di chiarimento avanzate dall'opposizione nella seduta dell'11 gennaio scorso, precisa che, quanto alla sede nella quale deve essere effettuato lo screening dei soggetti vulnerabili, sono considerati tali, secondo la vigente normativa, minori, minori non accompagnati, disabili, anziani, donne, genitori singoli con figli minori, vittime della tratta di esseri umani, persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali, persone per le quali è accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale, vittime di mutilazioni genitali. Evidenzia che la predetta disposizione è stata modificata con il recente decreto-legge n. 133 del 2023, che ha ampliato il novero dei soggetti vulnerabili, inserendovi le donne anche non in stato di gravidanza.
  Relativamente alle attività di screening connesse all'attuazione del protocollo, segnala che è stata avanzata l'ipotesi di avviare l'attività già nelle fasi immediatamente successive al loro soccorso o recupero, per mezzo di assetti navali a disposizione delle autorità statali, in modo da escludere che coloro che presentino vulnerabilità siano condotti in Albania.
  Evidenzia che tale impostazione è stata recentemente avallata anche dalla Commissione europea, che, relativamente al luogo di salvataggio, ha chiesto che vengano condotte in Albania solo persone soccorse al di fuori del mare territoriale e ivi portate direttamente senza passare per il territorio Pag. 5italiano o in acque territoriali italiane o di altri Paesi UE, condividendo l'idea di anticipare lo screening in modo da escludere di portare in Albania migranti immediatamente individuabili come vulnerabili.
  Fa presente che l'obiettivo dello screening preventivo da esperire a bordo di strutture idonee in mare, ove il migrante possa trovare un luogo sicuro in attesa della prossima destinazione, sarebbe dunque quello di alleviare l'impatto delle attività sui soggetti fragili riducendo il numero di stranieri da trasportare in Italia in un momento successivo, in relazione alle diverse posizioni accertate. In definitiva, a seguito dell'intervento delle autorità italiane, dovrebbe essere effettuata una immediata verifica dei migranti in mare, al fine di trasbordare sull'assetto incaricato solo gli stranieri che, prima facie, sono eleggibili per l'attivazione delle procedure amministrative da svolgersi presso le strutture in Albania.
  Precisa che resta ferma la possibilità di effettuare eventuali, ulteriori valutazioni di condizioni di vulnerabilità successivamente allo sbarco in Albania, presso le strutture adibite all'identificazione e alla primissima accoglienza. Al riguardo, osserva che non di rado la condizione di vulnerabilità può non essere immediatamente rilevabile mediante lo screening preventivo a bordo (ad esempio, coloro che si dichiarano vittime di tratta di essere umani), richiedendo approfondimenti in una fase successiva.

  Matteo MAURI (PD-IDP) interrompe il viceministro per chiedere conferma del fatto che saranno trasbordati soltanto coloro che potranno sbarcare in Albania, mentre tutti gli altri resteranno a bordo per essere condotti in Italia.

  Il viceministro Edmondo CIRIELLI conferma che gli altri migranti resteranno a bordo delle navi che hanno effettuato il soccorso per essere condotti in Italia.
  Riguardo alle modalità con le quali individuare i migranti che non possono essere condotti in Albania, sottolinea che il Protocollo e il disegno di legge in esame individuano le strutture da realizzare in territorio albanese, che sono equiparate alle corrispondenti strutture previste dalla normativa nazionale. In particolare, entrambe le strutture di cui all'allegato 1, lettera a) del Protocollo, denominate «strutture per le procedure di ingresso» e lettera b) «strutture per l'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi il diritto all'ingresso e alla permanenza nel territorio italiano», sono equiparate alle strutture di cui all'articolo 10-ter, comma 1, del testo unico immigrazione (TUI) – di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 (hotspot, punti di crisi e apposite sezioni per il trattenimento durante le procedure accelerate di frontiera).
  Osserva che le sole strutture destinate al rimpatrio – tra quelle di cui alla lettera b) dell'allegato 1 – sono equiparate ai centri di permanenza per il rimpatrio (CPR), disciplinati dall'articolo 14 del TUI.
  Rileva che le attività che si svolgono nei punti di crisi di cui al citato articolo 10-ter del TUI costituiscono un metodo di lavoro in team, ove sono implementate operazioni consistenti in una prima attività di screening mirante alla tempestiva identificazione di persone bisognose di protezione internazionale e/o persone portatrici di esigenze particolari attraverso procedure standardizzate e ove sono fornite informazioni sulla possibilità di presentare una domanda di protezione internazionale.
  Precisa che all'uscita dalla struttura le persone vengono indirizzate, nel caso di richiesta di protezione internazionale, verso le procedure per la verifica dell'attribuzione di tale status ovvero verso le procedure di rimpatrio o verso quelle dedicate alla protezione di eventuali casi di vulnerabilità, non rilevati in precedenza.
  Ciò premesso, evidenzia che presso le predette strutture potranno permanere i migranti che – secondo la vigente normativa europea e nazionale – possono essere ospitati all'interno degli hotspot e dei CPR, per un periodo di tempo massimo corrispondente a quello consentito dalla normativa stessa. Ne consegue che gli stranieri, quali ad esempio alcune categorie di soggettiPag. 6 vulnerabili, per le quali non sussiste titolo alla permanenza negli hotspot, né, tantomeno, nei CPR, dovranno essere necessariamente trasferiti sul territorio italiano, per ricevere il trattamento di cui necessitano in base alla loro peculiare condizione (una volta accertata).

  Laura BOLDRINI (PD-IDP) chiede di specificare se la struttura di accoglienza che verrà realizzata in Albania dovrà dunque svolgere anche le funzioni di hotspot, oltre che quelle di Centro di permanenza e rimpatrio.

  Il viceministro Edmondo CIRIELLI si riserva di approfondire tale questione, pur ribadendo che ai migranti ospitati in Albania saranno applicate le stesse garanzie e le stesse limitazioni previste dalla normativa italiana.
  Fa presente che l'articolo 3, comma 6, del disegno di legge prevede, inoltre, in via eccezionale, la possibilità per il responsabile italiano della struttura, di disporre il trasferimento dello straniero in strutture situate nel territorio italiano. Rileva che si tratta di una norma di chiusura, posta a tutela dei casi (atipici) di soggetti che possono versare in condizioni particolari, anche non rientranti nel paradigma della vulnerabilità (come definita a livello normativo), ma che possano rendere la loro situazione non compatibile con la permanenza nelle strutture situate in territorio albanese. A titolo di esempio, menziona situazioni particolarmente delicate sotto l'aspetto sanitario.
  Con riferimento ai siti dove verranno collocati i migranti al termine del periodo di detenzione amministrativa, ribadisce che le strutture realizzate in Albania sono equiparate alle strutture omologhe presenti sul territorio nazionale e la permanenza all'interno nelle medesime è contenuta entro i limiti temporali definiti dalla vigente normativa, cui il Protocollo fa rinvio. Nel caso in cui il titolo per la permanenza nelle predette strutture venga meno, anche per decorso dei limiti temporali, il migrante non rimpatriato dovrà essere trasferito sul territorio nazionale.
  Sottolinea che, non potendo gli stranieri uscire dalle aree in uso allo Stato italiano, sarà dunque organizzata la costante disponibilità di vettori da dedicare ai trasferimenti; in particolare, la Direzione centrale dell'immigrazione e della Polizia delle frontiere del Dipartimento della pubblica sicurezza curerà il trasferimento dei soggetti da rimpatriare.
  Per quanto concerne il richiedente protezione internazionale, precisa che qualora la stessa gli venga riconosciuta, lo straniero accede legittimamente sul territorio nazionale per essere ammesso – in quanto beneficiario di tale status – nella rete del Sistema di Accoglienza e Integrazione, ove è accolto nel limite dei posti disponibili.
  Osserva che in caso di impugnazione della decisione di diniego della protezione internazionale, invece, laddove l'autorità giudiziaria disponga la sospensione degli effetti del provvedimento impugnato, lo straniero – che conserva la qualità di richiedente asilo – nel concorso dei presupposti di legge è accolto nelle strutture di accoglienza per richiedenti presenti nel territorio nazionale.
  Da ultimo, riguardo alle modalità per procedere al rimpatrio dei migranti collocati in Albania, evidenzia che si seguiranno le procedure già previste a legislazione vigente per quanto riguarda i rimpatri dal territorio nazionale. In particolare, i migranti che saranno indirizzati nelle aree concesse in uso allo Stato italiano sono i richiedenti asilo sottoposti alle procedure accelerate di frontiera e quelli destinati al rimpatrio. Ribadisce che le norme italiane che regolano le procedure accelerate di frontiera sono quelle attualmente in vigore, per cui un migrante destinatario del rigetto della domanda di protezione internazionale, sarà alla fine avviato alla procedura di rimpatrio. I migranti non richiedenti asilo saranno invece avviati immediatamente alle procedure di rimpatrio, sempre dopo attenta valutazione della posizione personale.

  Matteo MAURI (PD-IDP) ringrazia il viceministro per aver tentato di rispondere alle domande poste dalle opposizioni, evidenziando che si tratta di quesiti che attengonoPag. 7 a una esigenza prepolitica, di semplice comprensione del testo. Sottolinea infatti come il Protocollo sia molto complicato e presenti molte zone d'ombra per quanto riguarda la sua applicazione, che non sono chiarite dal testo del disegno di legge di ratifica.
  Ritiene che le questioni oggetto delle risposte fornite dal viceministro – alle quali aggiunge il tema del diritto alla difesa – necessitino di una normazione e richiede che i concetti espressi dal viceministro siano trasfusi nel disegno di legge, che al momento costituisce un mostro giuridico che produrrà il caos a livello di gestione, anche nei rapporti con l'Unione europea. Evidenzia, in particolare, che l'affermazione del viceministro circa la piena applicazione, anche in Albania, della normativa italiana ed europea, merita di trovare idonea collocazione del disegno di legge e auspica che il Governo esprima coerentemente un parere favorevole sugli emendamenti che intervengono in tal senso.
  Quanto proprio al rispetto del diritto dell'Unione europea, sottolinea come il Governo sia avvertito dei problemi derivanti dal Protocollo, tanto da affermare che potranno essere condotti in Albania solo i migranti raccolti al di fuori delle acque territoriali italiane o di altri Stati dell'Unione, escludendo peraltro che tali acque possano anche soltanto essere incidentalmente attraversate. Osserva come la scelta italiana di agire al di fuori del quadro europeo necessariamente escluderà qualsiasi sostegno economico a queste operazioni da parte di Frontex. In merito, pone alcuni specifici ulteriori quesiti al Governo: chiede, anzitutto, se colui che ha presentato richiesta di protezione internazionale in Albania sarà poi riconosciuto dal sistema europeo di protezione; chiede poi se l'Unione europea concorrerà in qualche modo alle spese per i trasferimenti in Italia o se finanzierà i rimpatri di coloro che sono stati sbarcati in Albania.
  Si chiede dunque, sulla base delle affermazioni del viceministro, chi siano i soggetti che effettivamente potranno essere trattenuti nei centri albanesi. Evidenzia infatti che il concetto di vulnerabilità, come riconosciuto correttamente dallo stesso Governo, è molto ampio e include ad esempio, a seguito di una recente modifica voluta proprio dal Governo, tutte le donne. Immagina conseguentemente che in Albania potranno essere portati solo gli uomini e ipotizza che di questo non si sia tenuto conto in sede di stesura del Protocollo, posto che l'accordo con l'Albania si premura di disciplinare eventuali nascite nei centri albanesi. Ipotizza poi, seguendo le affermazioni del viceministro, che saranno sbarcati in Albania solo migranti uomini provenienti da Paesi sicuri e da Paesi con i quali l'Italia ha accordi di rimpatrio; evidenzia infatti che se è vero che il migrante che ha diritto alla protezione deve essere riportato in Italia, il Governo non vorrà dover effettuare frequentemente tali trasferimenti e dunque preferirà condurre in Albania migranti che all'apparenza non sono meritevoli di protezione. Chiede quindi al viceministro cosa accade se la domanda di asilo non viene evasa entro 28 giorni e se ciò comporti l'esigenza di condurre il migrante in Italia.

  Il viceministro Edmondo CIRIELLI conferma che trascorsi invano i 28 giorni prescritti dalla legge il migrante sarà condotto in Italia.

  Nazario PAGANO, presidente, scusandosi per l'interruzione, fa presente che il viceministro è atteso in Aula, perché è all'ordine del giorno la ratifica di un accordo con San Marino e dunque è necessaria la sua presenta in quella sede. Sospende quindi la seduta per consentire al viceministro di seguire la discussione in assemblea su quel provvedimento.

  La seduta, sospesa alle 18.40, riprende alle 19.15.

  Nazario PAGANO, presidente, considerato che il viceministro Cirielli ha concluso il proprio impegno in Assemblea ed è quindi presente ai lavori delle Commissioni riunite, dà la parola al collega Magi che aveva chiesto di intervenire.

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  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA) preliminarmente considera curioso che il Governo che ha chiesto la procedura d'urgenza per l'esame del disegno di legge di ratifica dell'accordo con l'Albania non abbia un numero sufficiente di ministri o sottosegretari tale da garantire la contemporanea presenza ai lavori dell'Assemblea e delle Commissioni riunite I e III. Ciò premesso, ringrazia tuttavia il Governo per aver tentato di fornire risposte alle domande avanzate dalle opposizioni nella scorsa seduta, pur ritenendo fallito tale tentativo. Precisa infatti che la nota del viceministro Cirielli non ha fatto altro che confermare i propri gravi dubbi in merito all'applicazione dell'accordo, sottolineando che le procedure illustrate non reggeranno alla prova della realtà e neanche all'osservanza della normativa che invece il trattato dichiara di voler rispettare. Rileva quindi che, secondo quanto dichiarato dal viceministro, lo screening volto ad individuare, tra i naufraghi soccorsi dalle navi delle autorità italiane, la presenza di soggetti fragili, in modo da escludere il loro trasferimento in Albania, avverrà a bordo. Sempre secondo quanto riferito dal viceministro, in base agli esiti dello screening i soggetti vulnerabili resteranno sulla nave che li ha soccorsi mentre gli altri naufraghi saranno trasbordati su un'altra imbarcazione per essere portati in Albania. Con riguardo a tale procedura, evidenzia che la verifica delle eventuali vulnerabilità avviene con modalità differenti a seconda dei casi, potendo trattarsi di test medici o invece di approfondimenti di natura diversa, ad esempio nel caso in cui si dovesse accertare la presenza a bordo di nuclei familiari che sulla base delle convenzioni internazionali non possono essere separati. Rileva quindi che la procedura descritta è comunque irrealizzabile a bordo, e a maggior ragione quando i naufraghi sono soccorsi da imbarcazioni di piccola stazza, quali sono le motovedette della Guardia di finanza o della Guardia costiera. Aggiunge che un ulteriore aspetto nebuloso è rappresentato da ciò che avviene dopo il trasferimento in Albania e che il viceministro ha confusamente illustrato. Secondo le parole del viceministro, si potrebbe verificare il caso che le autorità italiane decidano che taluni soggetti, presumibilmente richiedenti asilo, non devono più essere detenuti in Albania ma vanno invece inseriti nel sistema di accoglienza italiano. Nel sottolineare come tale affermazione certifichi la possibile disparità di trattamento tra soggetti aventi la medesima condizione di richiedente asilo, aggiunge che sempre sulla base delle affermazioni del viceministro si può dare anche il caso che taluni soggetti abbiano superato il tempo massimo di detenzione in Albania e debbano quindi essere trasferiti in Italia, nell'eventualità che provengano da uno Stato con cui il nostro Paese non ha stipulato un accordo di rimpatrio. Evidenziato quindi che si assisterà a un traffico di imbarcazioni dall'Albania all'Italia quasi pari a quello in senso inverso, rileva che le procedure illustrate avranno un notevole costo finanziario oltre a mettere a rischio il rispetto del diritto italiano ed internazionale. Si dichiara inoltre convinto che, nonostante le difficoltà per i migranti trasferiti in Albania di avere accesso al diritto di difesa, i primi ricorsi intentati da tali soggetti interromperanno l'applicazione delle procedure previste. In conclusione, nel preannunciare una discussione seria nel corso dell'esame delle proposte emendative, ringrazia il Governo perché le risposte fornite hanno chiarito che l'accordo con l'Albania e le relative procedure sono inapplicabili, se non con la certezza di violare diritti e norme.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP), pur esprimendo apprezzamento per la disponibilità con la quale il viceministro Cirielli ha fornito chiarimenti su materie che esulano dalla competenza specifica del Ministero degli affari esteri, si dichiara del tutto insoddisfatta delle risposte ricevute dall'Esecutivo. Anche sulla scorta della propria esperienza pluridecennale nelle Agenzie delle Nazioni Unite, ritiene del tutto impraticabile effettuare lo screening di migranti a bordo delle imbarcazioni: infatti, per determinare la vulnerabilità di un soggetto è necessario ricorrere a tanti mediatori culturale quante sono le nazionalità presenti sulle imbarcazioni stesse; inoltre, per accertarePag. 9 se un soggetto è stato vittima di violenza sessuale o di tortura occorre la professionalità di operatori specializzati, che non possono essere rinvenuti tra personale della Marina militare o delle Capitanerie di porto. Anche la identificazione dell'età di migranti, sia con riguardo ai minori sia rispetto ai soggetti anziani, deve essere effettuata con criteri oggettivi, applicati da personale adeguatamente professionalizzato. A suo avviso, inoltre, l'accertamento della nazionalità richiede l'intervento dell'autorità diplomatico-consolare. Quanto alla possibilità di rimpatriare i soggetti che non possono richiedere la protezione internazionale, rileva che deve trattarsi di migranti provenienti da Paesi sicuri con i quali siano in vigore accordi di riammissione, come la Tunisia con l'Egitto: è assai dubbio, tuttavia, che tali Paesi accettino che il rimpatrio avvenga da un territorio diverso dall'Italia, senza che, peraltro, sia stata accertata in maniera inconfutabile la nazionalità del migrante.
  Ribadisce, altresì, le riserve esposte nella seduta dell'11 gennaio circa la formulazione dell'articolo 4 del disegno di legge di ratifica, che prevede che ai migranti si applichi, in quanto compatibile, la disciplina italiana ed europea concernente i requisiti e le procedure relativi all'ammissione e alla permanenza degli stranieri nel territorio nazionale: ritiene che si tratti di una formulazione giuridicamente infondata, che necessita di adeguate delucidazioni dall'amministrazione competente per materia, ovvero il Ministero dell'interno.
  Ribadisce, inoltre, che un accordo bilaterale, stipulato al di fuori della cornice europea, rischia di ridurre la possibilità di attingere ai fondi dell'UE per le politiche migratorie, aggravando l'onere finanziario, di per sé molto cospicuo, previsto dal protocollo.
  Infine, considera umiliante per il Parlamento l'eccessiva compressione dei tempi di esame del provvedimento, che ha impedito lo svolgimento di un adeguato ciclo istruttorio: tale approccio conferma che l'intesa in esame ha una finalità esclusivamente propagandistica, che non ha nulla a che fare con una gestione oculata e lungimirante del fenomeno migratorio.

  Matteo MAURI (PD-IDP) chiede la disponibilità del Governo a rispondere alle ulteriori domande che sono state poste dall'opposizione sulla base dell'intervento del viceministro Cirielli e, in merito, propone al Presidente di valutare la possibilità di anticipare la convocazione delle Commissioni riunite di domattina, al fine di far precedere la fase della votazione degli emendamenti da una ulteriore fase di dibattito, per poter ascoltare le spiegazioni che eventualmente il Governo vorrà dare.

  Nazario PAGANO, presidente, comunica di aver già aggiornato la convocazione della seduta di domani, inserendovi una riunione degli Uffici di presidenza delle commissioni riunite, integrati dai rappresentanti dei gruppi, al fine di poter individuare una nuova articolazione dei lavori che consenta di andare incontro alla richiesta del capogruppo del Partito democratico, onorevole Bonafè, di non svolgere seduta nel pomeriggio di giovedì. Afferma che in quella sede si potrà valutare anche la richiesta dell'onorevole Mauri, che presuppone però la disponibilità del Governo a fornire gli ulteriori chiarimenti richiesti.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 19.40.