CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 21 dicembre 2023
221.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
Pag. 28

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Giovedì 21 dicembre 2023.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 9 alle 9.15.

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 21 dicembre 2023. — Presidenza del presidente Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Federico Freni.

  La seduta comincia alle 9.35.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021.
C. 712 e abb.
(Parere all'Assemblea).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere contrario).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 20 dicembre 2023.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), relatrice, intende in primo luogo rivolgere un ringraziamento ai colleghi della Commissione per l'ampia partecipazione alla seduta odierna, rilevando tuttavia con dispiacere l'assenza dei rappresentanti del gruppo M5S, che evidentemente incontrano difficoltà ad esprimersi sulle questioni attinenti all'Accordo oggetto di ratifica. Desidera, altresì, ringraziare il Governo per l'encomiabile lavoro costantemente svolto, anche nelle ultimissime ore, sugli aspetti finanziari del provvedimento in esame, che ha consentito alla Commissione di avere a disposizione tutti gli elementi di informazione indispensabili al fine di pervenire in questa sede a una proposta di parere sul testo.
  Pur avendo, come detto, il Governo fornito risposte precise e puntuali alle diverse richieste di chiarimento sollevate nel corso delle precedenti sedute, ritiene tuttavia che il quadro complessivo ora a disposizione non affronti una questione che riveste invece, a suo giudizio, estrema Pag. 29importanza e, al tempo stesso, innegabile valore politico.
  A tale riguardo, richiamando quanto evidenziato già ieri in Assemblea, sottolinea che la funzione esercitata dai componenti di questa Commissione non può essere ridotta a una verifica di ordine meramente tecnico sui provvedimenti sottoposti al loro esame, in quanto il ruolo affidato a ciascun parlamentare, in quanto rappresentante dei cittadini, impone una riflessione molto ponderata anche in relazione a questioni di carattere politico.
  Richiama, in particolare, l'attenzione dei colleghi sul fatto che, rispetto ad una tematica tanto rilevante come quella affrontata dall'Accordo internazionale in esame, che coinvolge in modo preponderante il nostro Paese, non si debbano in alcun modo trascurare gli effetti finanziari di breve, medio e lungo periodo, sia pure indiretti, che con ogni probabilità deriverebbero da una eventuale approvazione della presente proposta di legge di ratifica. In tale quadro, a suo avviso, è assolutamente indispensabile prevedere nel testo del provvedimento un adeguato coinvolgimento del Parlamento nel procedimento per la richiesta di attivazione del Meccanismo europeo di stabilità.
  Per queste ragioni, nel rilevare che non si pongono questioni connesse direttamente all'esigenza di assicurare il rispetto dell'articolo 81, terzo comma, della Costituzione, formula la seguente proposta di parere:

  «La V Commissione,

   esaminata la proposta di legge C. 712, recante ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021, e abb.;

   ritenuto che la proposta di legge sia carente di meccanismi idonei a garantire il coinvolgimento del Parlamento nel procedimento per la richiesta di attivazione del Meccanismo europeo di stabilità, con ciò escludendo le Camere da procedure di significativo rilievo sul piano delle scelte di politica economica e finanziaria e che tale esclusione potrebbe pregiudicare la possibilità per il Parlamento di monitorare versamenti ulteriori del capitale sottoscritto,

  esprime

PARERE CONTRARIO».

  Il sottosegretario Federico FRENI, prendendo atto che si tratta di una proposta di parere contrario non motivata dal mancato rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, si rimette alle valutazioni della Commissione.

  Luigi MARATTIN (IV-C-RE) invita l'intera Commissione e il rappresentante del Governo a una seria riflessione sulle inevitabili conseguenze della proposta di parere contrario della relatrice, di cui prende atto con alquanto sconcerto.
  Rammenta, infatti, che solo nella giornata di ieri era pervenuta alla Commissione una nota del Ministero dell'economia e delle finanze, che ha escluso in termini inequivocabili qualsivoglia effetto finanziario negativo – nel breve, nel medio e nel lungo periodo – derivante dalla ratifica dell'Accordo in esame. Poiché le medesime valutazioni erano in altra forma già espresse in una precedente nota dello stesso Ministero trasmessa alla Commissione Affari esteri nello scorso mese di giugno, ritiene si debba indubitabilmente dedurre che la ratifica del citato Accordo non è dunque suscettibile di determinare alcun impatto finanziario negativo a carico dell'Italia.
  In tale contesto, osserva quindi che il parere contrario dianzi proposto dalla relatrice contraddice, con ogni evidenza, quanto invece rappresentato in modo circostanziato ed esaustivo dal Governo, anche con riferimento ai timori espressi dalla relatrice stessa circa il versamento di ulteriori quote di capitale cui potrebbe essere chiamato il nostro Paese.
  A tale ultimo riguardo, ricorda infatti che proprio nella nota del Ministero dell'economiaPag. 30 e delle finanze pervenuta nella giornata di ieri si è conclusivamente chiarito che anche nel caso, del resto assai remoto, in cui venisse attivato, nella ipotesi di crisi bancarie, il prestito dal MES al Fondo di risoluzione unico, non vi sarebbe comunque un incremento apprezzabile delle probabilità che l'Italia debba versare quote di capitale aggiuntive.
  Non comprende pertanto per quali ragioni la relatrice e la maggioranza intendano ora mettere nuovamente in discussione, tramite la proposta di un parere contrario sul provvedimento, proprio quegli elementi di informazione che erano stati previamente richiesti al Governo e dai quali si ricava con assoluta certezza l'assenza di qualsiasi effetto finanziario negativo a carico del nostro Paese.
  Segnala, inoltre, che alla supposta carenza di meccanismi idonei a garantire il diretto coinvolgimento del Parlamento nel procedimento per la richiesta di attivazione del Meccanismo europeo di stabilità, potrebbe facilmente ovviarsi attraverso una puntuale modifica emendativa al testo della proposta di legge di ratifica.
  Considera altrettanto singolare il fatto che, da un lato, la maggioranza smentisca tanto apertamente le verifiche di ordine tecnico-finanziario effettuate dal Governo e, dall'altro, che il sottosegretario Freni, a dispetto dei puntuali chiarimenti già forniti sulla base delle due note del Ministero dell'economia e delle finanze in precedenza richiamate, si rimetta ora alle valutazioni della Commissione su una proposta di parere contrario che non tiene minimamente conto di quei medesimi chiarimenti.
  Ritiene, viceversa, che i pareri deliberati dalla Commissione in sede consultiva debbano sempre essere rigorosamente fondati sull'accertamento dei dati di fatto, mentre il parere contrario formulato dalla relatrice Lucaselli sconfessa manifestamente le verifiche tecniche svolte dal Ministero dell'economia e delle finanze.
  Fa presente che un simile cortocircuito, del tutto inusuale, costituisce di per sé una grave anomalia procedurale e sottende, evidentemente, una contrapposizione politica, a suo avviso non trascurabile.
  Dichiara, infatti, di non comprendere come possa ragionevolmente ritenersi – come sostenuto dalla relatrice Lucaselli – che l'esclusione delle Camere da procedure di significativo rilievo sul piano delle scelte di politica economica e finanziaria sia suscettibile di pregiudicare la possibilità per il Parlamento di monitorare versamenti ulteriori del capitale sottoscritto, dal momento che il Governo stesso ha fermamente negato, sulla base della citata documentazione, l'eventualità di tali ulteriori versamenti a carico dell'Italia.

  Ubaldo PAGANO (PD-IDP) ritiene che la deprimente messinscena orchestrata nell'odierna seduta dalla maggioranza, a poche ore di distanza dalla riunione straordinaria del Consiglio Ecofin in cui si è concluso l'accordo sulle nuove regole della governance economica europea, disveli finalmente l'ipocrisia che ha contraddistinto il dibattito degli ultimi mesi in seno alla stessa maggioranza, avente ad oggetto le modifiche da apportare al Trattato istitutivo del MES.
  Ricorda, infatti, che l'intento del Governo e della sua maggioranza sin dall'inizio è stato quello di impedire l'iter di approvazione della presente proposta di legge di ratifica, nella convinzione di poter per tal via esercitare una maggiore capacità negoziale nell'ambito del dibattito sulla nuova governance economica europea, al fine di ottenere per il nostro Paese condizioni migliori rispetto a quelle prefigurate dalla Commissione europea.
  Rileva, viceversa, che l'accordo raggiunto ieri, nel quale l'Italia ha giocato, a suo avviso, un ruolo subalterno e marginale, reca contenuti addirittura peggiorativi rispetto alle proposte inizialmente formulate dalla stessa Commissione europea, dal momento che vengono introdotti vincoli assai più stringenti per la disciplina di bilancio dei singoli Stati, nonché automatismi correttivi di fatto non eludibili.
  Osserva quindi che il nostro Paese – dopo avere tenuto in scacco l'Europa intera con la decisione di non ratificare l'Accordo modificativo del MES, pur avendo Pag. 31versato le risorse finanziarie necessarie al suo funzionamento – ha condotto una linea negoziale che ha prodotto risultati assolutamente insoddisfacenti, salva la possibilità, del tutto irrisoria, di deviare dal percorso di aggiustamento di bilancio nella trascurabile misura dello 0,1 per cento per il triennio 2025-2027.
  Ribadisce, altresì, che la Commissione Bilancio è chiamata funzionalmente a compiere valutazioni di natura esclusivamente tecnica e non politica e pertanto dovrebbe concentrare il proprio esame sulla sostenibilità economico-finanziaria della presente proposta di legge.
  Ritiene, quindi, che la proposta di parere contrario sul provvedimento formulata dalla relatrice, nonostante entrambe le citate note predisposte dal Ministero dell'economia e delle finanze escludessero in radice effetti negativi per la finanza pubblica, rappresenti piuttosto una sorta di atto di ritorsione rispetto ai contenuti dell'accordo sulla nuova governance economica europea, concluso ieri nella riunione straordinaria del Consiglio Ecofin.
  Appare, a suo avviso, altresì improprio il richiamo nella medesima proposta di parere ad una presunta carenza di meccanismi idonei a garantire il coinvolgimento del Parlamento nel procedimento per la richiesta di attivazione del Meccanismo europeo di stabilità, posto che la valutazione di tale specifico aspetto dovrebbe semmai competere alla Commissione Affari costituzionali. In tal modo, viene nuovamente forzato il dettato regolamentare, posto che così facendo nella presente sede si entra nel merito di questioni la cui valutazione dovrebbe competere, come detto, ad altra Commissione permanente della Camera.
  Osserva, infine, che l'intera vicenda cui oggi è dato assistere finirà con trasmettere, tanto sul piano esterno quanto su quello interno, segnali a dir poco allarmanti.
  In primo luogo, infatti, la proposta della relatrice di esprimere un parere contrario sul provvedimento in esame costituisce, a suo avviso, una ritorsione nei confronti dell'accordo sulle nuove regole della governance economica europea, alla cui definizione il nostro Paese non ha saputo contribuire, se non in misura del tutto marginale. Si tratta, peraltro, di un parere contrario sul quale, in maniera del tutto inusuale, il sottosegretario Freni si è rimesso alle valutazioni della Commissione e che disattende completamente le rassicurazioni ripetutamente fornite dal Governo stesso circa l'assenza di effetti finanziari derivanti dall'Accordo oggetto di ratifica. Il medesimo parere, al contempo, trascura le osservazioni contenute nella citata nota del Ministero dell'economia e delle finanze dello scorso giugno, laddove si sottolineava che la riforma del MES, nella misura in cui venga percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea, potrebbe condurre a una migliore valutazione del merito di credito degli Stati membri aderenti, in particolare di quelli, come l'Italia, con debiti pubblici elevati. In proposito, ritiene dunque assai verosimile che la scriteriata scelta che la maggioranza si accinge ad adottare determini ripercussioni negative anche sul fronte dei mercati finanziari.
  In secondo luogo, rileva che lo scenario odierno pone seri interrogativi anche circa la compattezza e la coerenza delle diverse forze politiche che compongono l'attuale maggioranza, essendo sin d'ora lecito ipotizzare che sulla proposta di parere contrario formulata dalla relatrice possano registrarsi, nonostante l'estrema delicatezza dell'argomento, posizioni di voto differenziate tra i gruppi della maggioranza stessa. Osserva che tale ultima circostanza, qualora dovesse effettivamente verificarsi, dovrebbe comportare, quale logica conseguenza politica, da un lato la crisi della maggioranza medesima, e, dall'altro, le dimissioni dei Ministri dell'economia e delle finanze e degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il cui operato risulterebbe sostanzialmente messo in discussione dalla bocciatura della proposta di legge in esame.

  Marco GRIMALDI (AVS), riservandosi di intervenire in modo più ampio in un secondo momento, sul piano del metodo Pag. 32sottolinea che è stata sottoposta al voto della Commissione una proposta di parere che non tiene assolutamente conto dei chiarimenti forniti dal Governo sui profili finanziari del provvedimento, ma è fondata su elementi che attengono esclusivamente ad una valutazione politica di aspetti di competenza della Commissione Affari esteri. Aggiunge che, di fronte a tale proposta di parere, è del tutto inaudito che il rappresentante del Governo si sia rimesso alla Commissione, non esprimendo dunque il proprio parere.
  Rilevando, altresì, l'imminenza dell'inizio dei lavori dell'Assemblea, reputa opportuno che il presidente sospenda i lavori della Commissione o quantomeno richieda uno slittamento dei lavori dell'Assemblea per consentire alla Commissione di proseguire l'esame del provvedimento.

  Piero DE LUCA (PD-IDP) nel condividere le valutazioni critiche sollevate dai colleghi dei gruppi di opposizione, ricorda che poiché secondo le attuali disposizioni del MES, le decisioni riguardanti la concessione dell'assistenza finanziaria agli Stati aderenti sono adottate all'unanimità e, in circostanze straordinarie, a maggioranza assoluta dei voti dei membri che rappresentino almeno l'85 per cento del capitale sottoscritto, il Parlamento non potrà certo essere escluso dalle relative procedure decisionali.
  Nel rilevare che la Commissione Affari esteri, nel corso dell'esame in sede referente, non ha sollevato i rilievi contenuti nella premessa della proposta di parere della relatrice, ribadisce che il presupposto del parere contrario, cioè il mancato coinvolgimento del Parlamento, non solo non è stato rilevato nella Commissione competente nel merito ma sarebbe smentito altresì dalle disposizioni contenute nel Trattato attualmente in vigore.

  Luigi MARATTIN (IV-C-RE) osserva che, qualora l'Italia dovesse essere chiamata a versare ulteriore capitale al MES, eventualità che il Governo ha sostanzialmente escluso da ultimo nella giornata di ieri, la relativa decisione non potrebbe non passare da un'autorizzazione parlamentare, considerando che si renderebbe necessario un incremento del saldo netto da finanziare e del fabbisogno. Ritiene, pertanto, che la motivazione addotta al riguardo nelle premesse del parere proposto dalla relatrice sia sostanzialmente priva di fondamento.

  Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI, presidente, considerata l'esigenza di non comprimere i tempi della discussione in corso, avverte che richiederà il differimento dell'inizio dei lavori dell'Assemblea, onde consentire la prosecuzione della seduta della Commissione.
  Non essendovi obiezioni, sospende quindi la seduta.

  La seduta, sospesa alle 9.55, riprende alle 10.25.

  Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI, presidente, comunica che il presidente dell'Assemblea ha sospeso i lavori fino alle ore 11 per consentire alla Commissione di proseguire l'esame del provvedimento.

  Maria Cecilia GUERRA (PD-IDP), come già evidenziato in occasione dell'esame di altri provvedimenti, ribadisce la propria contrarietà alla prassi che si sta pericolosamente instaurando per cui troppo spesso i pareri approvati dalla Commissione Bilancio non attengono agli effetti finanziari dei provvedimenti, ma appaiono fondati su valutazioni di merito, che dovrebbero rimanere estranee rispetto alle valutazioni della Commissione. Aggiunge, peraltro, che le criticità sollevate nella proposta di parere non erano mai state esposte dalla relatrice nella sua relazione introduttiva e, inoltre, ritiene sorprendente che il Governo decida di non prendere posizione su un Accordo che comporta un rilevante coinvolgimento dello Stato sotto il profilo della politica economica.
  Nel definire un vero e proprio abuso della maggioranza il tentativo di precludere l'approvazione della proposta di legge di ratifica in Assemblea mediante un uso Pag. 33strumentale delle prerogative attribuite alla Commissione Bilancio, chiede al presidente e a tutti i membri della maggioranza di evitare di prendere parte a una decisione che travalica le regole democratiche e umilia il ruolo della Commissione Bilancio, determinando conseguenze inevitabili anche sul piano dei rapporti con gli altri organi costituzionali.

  Giulio Cesare SOTTANELLI (AZ-PER-RE) evidenzia che la maggioranza, dopo aver condotto negli ultimi quattro anni una campagna di contestazione del MES, conclude l'iter parlamentare di ratifica dell'Accordo con un episodio che mortifica le prerogative del Parlamento e della Commissione Bilancio.
  Per quanto attiene al contenuto della proposta di parere, osserva che il rilievo riguardante la carenza di meccanismi idonei a garantire il coinvolgimento del Parlamento nel procedimento per la richiesta di attivazione del MES esula evidentemente dalle competenze della Commissione Bilancio, trattandosi di un aspetto rientrante negli ambiti di pertinenza della Commissione Affari costituzionali. Fa presente, inoltre, che l'asserito pregiudizio per il ruolo del Parlamento nel monitoraggio relativo a versamenti ulteriori di capitale costituisce una inesattezza rispetto alle previsioni dell'Accordo, giacché comunque qualsiasi ulteriore apporto di capitale dovrà necessariamente passare da un'autorizzazione del Parlamento.
  Conclude, pertanto, chiedendo alla relatrice di riconsiderare profondamente la propria proposta di parere.

  Ubaldo PAGANO (PD-IDP) chiede al sottosegretario Freni di voler chiarire se il versamento di ulteriori quote di capitale di partecipazione al MES comporti necessariamente l'approvazione di una legge che autorizzi l'apporto di nuovo capitale, tenuto conto che il disegno di legge di bilancio 2024 non prevede un'apposita autorizzazione di spesa riferita a tale eventualità.

  Marco GRIMALDI (AVS) ribadisce anzitutto che le considerazioni poste dalla relatrice a fondamento della propria proposta di parere avrebbero dovuto essere fatte presenti nel corso dell'esame in Commissione Affari esteri, che invece è stato disertato dalla maggioranza.
  In secondo luogo, invita la maggioranza a presentare proposte che consentano di sopperire alla presunta carenza di meccanismi di coinvolgimento del Parlamento nell'attivazione del MES, che di certo non sarebbero contrastate dall'opposizione.
  Infine, nel criticare il comportamento del Governo al quale spetta di verificare gli effetti finanziari dei provvedimenti esprimendo il proprio parere, fa notare che, attraverso la proposta di parere contrario sull'Accordo di modifica del MES, la maggioranza ha inteso probabilmente reagire agli esiti del negoziato concluso nella riunione del Consiglio Ecofin concernente la riforma del quadro di governance economica, tenutasi nella giornata di ieri. Pur condividendo la valutazione per cui l'accordo sottoscritto ieri sia pregiudizievole per gli interessi del Paese, evidenzia tuttavia, che la maggioranza, con l'orientamento emerso nel corso della presente seduta, ha sostanzialmente sconfessato l'operato del Ministro Giorgetti in sede europea.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), relatrice, replicando alle osservazioni critiche illustrate dai deputati dei gruppi di opposizione, ricorda in primo luogo che la negoziazione e la stipulazione dei trattati internazionali spetta al Governo e che il Parlamento, con la legge di ratifica, autorizza il Presidente della Repubblica alla ratifica, ordina l'esecuzione dei trattati nell'ordinamento interno e, qualora siano previsti oneri, provvede alla relativa copertura finanziaria. Sottolinea che, una volta ratificato, il trattato obbliga lo Stato a quanto in esso previsto senza necessità di ulteriori procedimenti parlamentari. Evidenzia che, pertanto, nel caso in esame, qualora l'Accordo venisse ratificato, lo Stato italiano potrebbe eventualmente essere chiamato a sostenere maggiori oneri finanziari senza che sia necessaria una specificaPag. 34 approvazione da parte del Parlamento.
  Nel ribadire che l'Accordo in esame, concluso nel 2021 dal Governo Conte II, contiene disposizioni sulle quali la maggioranza mantiene legittimi dubbi, rileva in primo luogo l'assenza dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, che rappresentava il partito di maggioranza relativa al momento della sottoscrizione dell'Accordo.
  Ricordando che la maggioranza che sosteneva il secondo Governo Conte, dopo aver concluso l'Accordo in esame, non lo ha sottoposto alla ratifica del Parlamento, così come non lo ha fatto il Governo Draghi, in replica alla deputata Guerra, rivendica il senso di responsabilità dell'attuale maggioranza che, ponderando gli effetti futuri della ratifica, non si limita all'esame degli effetti diretti e immediati, ma svolge una valutazione di lungo periodo, coerente con la posizione da sempre sostenuta dal gruppo Fratelli d'Italia.
  In riferimento alla trattativa riguardante la modifica del Patto di stabilità e crescita, fa presente ai deputati dei gruppi di opposizione, che lo hanno giudicato contrario agli interessi del Paese, che il commissario europeo Gentiloni, invece, si è espresso in modo positivo sulla conclusione del negoziato in seno al Consiglio Ecofin.
  Infine, ribadisce la necessità di riconoscere al Parlamento l'effettiva possibilità di pronunciarsi su eventuali nuovi obblighi finanziari dello Stato, in modo da poter valutare appieno le implicazioni derivanti dal ricorso al MES.

  Il sottosegretario Federico FRENI, in risposta al deputato Pagano, ricorda che l'articolo 9 del Trattato istitutivo del MES prevede le modalità mediante le quali può essere richiesto il versamento di ulteriori quote di capitale da parte degli Stati aderenti. In proposito, fa presente che una parte delle somme necessarie per adempiere agli obblighi internazionali è già scontata nei valori tendenziali del bilancio, ma che, nell'ipotesi in cui intervengano nuovi o maggiori oneri, il Governo dovrebbe richiedere al Parlamento l'approvazione di un'ulteriore autorizzazione.
  Nel confermare che, come evidenziato nella seduta di ieri, la probabilità che l'Italia sia chiamata a versare ulteriori quote di capitale in caso di attivazione del prestito dal MES al Fondo unico di risoluzione è assai remota, rileva, tuttavia, che nella proposta di parere della relatrice si pone l'accento sul carattere automatico del meccanismo previsto dal richiamato articolo 9 del Trattato istitutivo del MES, che configura un obbligo cogente per lo Stato italiano.

  Luigi MARATTIN (IV-C-RE) chiede al sottosegretario Freni se l'articolo 9 del Trattato istitutivo del MES sia stato modificato da parte dell'Accordo in esame.

  Il sottosegretario Federico FRENI, rispondendo al deputato Marattin, precisa che l'articolo 9 non è modificato dall'Accordo oggetto di ratifica ma che, invece, è stato ampliato l'ambito di intervento del Meccanismo, che ora è chiamato ad operare anche quale meccanismo di backstop del Fondo di risoluzione unico, e, di conseguenza, è plausibile ritenere che, a fronte di una dotazione di capitale iniziale che risulta comunque invariata, l'attribuzione allo strumento di una nuova ulteriore finalità potrebbe in astratto rendere le risorse iniziali insufficienti e rendere pertanto più probabile la necessità di reperire ulteriori risorse.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), relatrice, tenendo conto anche delle ulteriori precisazioni fornite dal sottosegretario Freni, propone una nuova formulazione della propria proposta di parere nei seguenti termini:

  «La V Commissione,

   esaminata la proposta di legge C. 712, recante ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021, e abb.;

Pag. 35

   ritenuto che la proposta di legge sia carente di meccanismi idonei a garantire il coinvolgimento del Parlamento nel procedimento per la richiesta di attivazione del Meccanismo europeo di stabilità, con ciò escludendo le Camere da procedure di significativo rilievo sul piano delle scelte di politica economica e finanziaria e che tale esclusione potrebbe incidere sulla possibilità per il Parlamento di monitorare in modo adeguato eventuali effetti indiretti della ratifica del Trattato, considerando che la mera richiesta di versamento di ulteriori quote di capitale, ai sensi dell'articolo 9 del Trattato istitutivo del MES, si prospetta come cogente rispetto ad ogni impegno di finanza pubblica, determinando intuibili effetti a carico della finanza pubblica,

  esprime

PARERE CONTRARIO».

  Il sottosegretario Federico FRENI, come per la precedente formulazione della proposta di parere, si rimette alle valutazioni della Commissione, prendendo atto che si tratta di una proposta non motivata dal mancato rispetto dell'articolo 81 della Costituzione.

  Roberto PELLA (FI-PPE), pur non condividendo le critiche sollevate dai gruppi di opposizione rispetto alla proposta di parere, annunzia l'astensione del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE.
  Precisa che la posizione del proprio gruppo non rappresenta un'incrinatura nella maggioranza ma è motivata dal favore con cui Forza Italia e, in particolare, il suo segretario Tajani hanno sempre accolto gli accordi stipulati nell'ambito dell'Unione europea, tra i quali anche le modifiche alla disciplina del Patto di stabilità e crescita approvate nella giornata di ieri dal Consiglio Ecofin.

  La Commissione approva la proposta di parere, come da ultimo riformulata dalla relatrice.

  La seduta termina alle 10.55.