CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 novembre 2023
208.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 29 novembre 2023. — Presidenza del presidente Marco OSNATO.

  La seduta comincia alle 14.05.

Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione.
C. 1275 e abb.
(Parere alla XI Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria, e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Guerino TESTA (FDI), relatore, illustra i contenuti della proposta di legge C. 1275, recante disposizioni per l'istituzione del salario minimo, come modificata dalla Commissione Lavoro nella seduta svoltasi nella serata di martedì 28 novembre. Rammenta in proposito che il testo del provvedimento è stato integralmente sostituito per effetto dell'approvazione dall'emendamento 1.6 del Relatore, che ne ha altresì modificato il titolo in «Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione».
  Evidenzia che si soffermerà sulle principali disposizioni di interesse per la Commissione Finanze.
  Rileva innanzitutto che l'articolo 1, integralmente sostituito per effetto del richiamato emendamento 1.6, individua anzitutto le finalità e gli obiettivi della proposta, intesa a garantire l'attuazione del diritto dei lavoratori ad una retribuzione proporzionata e sufficiente, rafforzando la contrattazione collettiva e stabilendo criteri che riconoscano l'applicazione dei trattamenti economici complessivi minimi previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro più applicati. La disposizione a tal fine delega il Governo ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della proposta medesima, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e del diritto dell'Unione europea, uno o più decreti legislativi recanti disposizioni in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione Pag. 43collettiva, per il conseguimento di specifici obiettivi, tra cui assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi e contrastare il lavoro sottopagato.
  La disposizione individua altresì specifici principi e criteri direttivi cui deve attenersi il Governo nell'esercizio della delega.
  Riveste specifico interesse per la Commissione Finanze la lettera h) del comma 2 che prevede, quale misura di rafforzamento della concorrenza e di lotta all'evasione fiscale e contributiva, la riforma della vigilanza del sistema cooperativo, con particolare riguardo alle revisioni periodiche per la verifica dell'effettiva natura mutualistica.
  Di interesse per la VI Commissione è inoltre la successiva lettera i), che delega il Governo a disciplinare modelli di partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili dell'impresa, fondati sulla valorizzazione dell'interesse comune dei lavoratori e dell'imprenditore alla prosperità dell'impresa stessa.
  I commi 3 e 4 dell'articolo 1 contengono disposizioni procedurali e modalità e termini di esercizio della delega.
  Il richiamato emendamento 1.6 ha inoltre introdotto l'articolo 1-bis, che delega il Governo a introdurre norme in materia di controlli e informazione sulla retribuzione dei lavoratori e sulla contrattazione collettiva, tra l'altro allo scopo di incrementare la trasparenza in materia di dinamiche salariali e contrattuali a livello nazionale, territoriale e per ciascuna categoria di lavoratori e ciascun settore di attività, nonché di contrastare efficacemente il dumping contrattuale, i fenomeni di concorrenza sleale, l'evasione fiscale e contributiva e il ricorso a forme di lavoro sommerso o irregolare in danno dei lavoratori (comma 1).
  Di specifico interesse per la Commissione Finanze sono alcuni principi di delega contenuti nel comma 2 dell'articolo 1-bis e, in particolare:

   il principio di cui alla lettera b) che prevede di perfezionare, prevedendo anche il ricorso a strumenti tecnologici evoluti e la realizzazione di banche di dati condivise, le disposizioni in materia di ispezioni e controlli, aumentando l'efficacia materiale delle azioni di contrasto del lavoro sommerso o irregolare, dell'evasione contributiva e assicurativa, dell'applicazione di contratti collettivi nazionali di lavoro non rappresentativi con finalità elusive in danno dei lavoratori e degli enti previdenziali;

   il criterio di cui alla lettera c), che prevede di introdurre forme di rendicontazione pubblica e di monitoraggio su base semestrale aventi ad oggetto l'andamento delle misure di contrasto dei fenomeni distorsivi del mercato del lavoro in materia di retribuzioni, di contrattazione collettiva, di caporalato e lavoro sommerso o irregolare nonché di abuso della forma cooperativa.

  I commi 3 e 4 dell'articolo 2 contengono disposizioni procedurali e modalità e termini di esercizio della delega.
  Ricorda che l'emendamento 1.6 ha altresì soppresso i restanti articoli, da 2 a 8, della proposta.
  Formula, in conclusione, una proposta di parere favorevole.

  Virginio MEROLA (PD-IDP) ritiene che le modalità di esame che hanno caratterizzato l'iter della proposta di legge in materia di salario minimo segnino una frattura difficilmente recuperabile nei rapporti tra maggioranza e opposizione.
  Deve in proposito rilevare come il ruolo dell'opposizione sia stato mortificato sin dall'inizio della legislatura – attraverso la continua decretazione d'urgenza e il susseguirsi di questioni di fiducia – e come la vicenda riguardante la proposta di legge C. 2175 sia esemplificativa da questo punto di vista. Posto che quello di presentare e di vedere discusse le proprie iniziative legislative è un diritto e una prerogativa dei parlamentari di opposizione, il fatto che il Governo, attraverso la presentazione e l'approvazione di un emendamento interamente sostitutivo, di fatto si appropri della proposta di legge, anziché affrontare la discussione in Assemblea, è fatto grave e preoccupante, che si configura come una Pag. 44vera e propria lesione delle prerogative e dei diritti delle forze politiche di minoranza.
  Invita i colleghi di maggioranza a rendersi conto del fatto che simili modalità di azione non fanno altro che svuotare l'istituzione parlamentare nel suo ruolo di rappresentanza e ledono diritti costituzionalmente garantiti, spingendo verso ulteriori contrapposizioni.
  Richiama quindi l'attenzione dei colleghi sulla gravità della situazione determinatasi. Accanto al diritto delle forze di opposizione di presentare proposte di legge e di discuterle, vi è certamente il diritto della maggioranza di esprimersi e anche di votare contro tali proposte, ma non certo quello – come avvenuto in questo caso – di sostituirle con una legge delega, evitando in tal modo di assumersi la responsabilità diretta, in un'aula parlamentare, di respingerle, motivando la propria contrarietà. Governo e maggioranza hanno aggirato il problema approvando un emendamento che espropria le minoranze del loro ruolo e del loro diritto di avanzare proposte legislative, in questo caso su un tema, qual è quello del salario minimo, che sta particolarmente a cuore alle forze di opposizione, considerata la grave condizione salariale nella quale versa il Paese.
  Richiama l'attenzione della Presidenza sul ruolo delle opposizioni, che non partecipano certo ai lavori parlamentari per offrire ai colleghi una forma di intrattenimento ma per rappresentare gli elettori nel tentativo, come parte, di fare l'interesse generale del Paese.
  Si assiste così allo svilimento dell'istituzione parlamentare, con una strategia a suo avviso di breve respiro, che consente oggi al Governo di risolvere situazioni contingenti, ma che sta riducendo le Camere a meri organi di ratifica delle proposte dell'Esecutivo, con un danno evidente per tutti i cittadini e per il Paese nel suo complesso.

  Francesco Emilio BORRELLI (AVS) evidenzia come, sin dall'assunzione del suo incarico, il Presidente della Commissione abbia rammentato la propria esperienza di componente dell'opposizione nella passata legislatura, rivendicando di conoscere cosa significhi fare parte della minoranza parlamentare e vedere lese le proprie prerogative. La vicenda che ha caratterizzato l'esame della proposta di legge in materia di salario minimo mette in luce proprio questa situazione: ovvero l'atteggiamento estremamente scorretto assunto nei confronti dell'opposizione, che crea un precedente molto pericoloso. Pur osservando che alcuni potrebbero richiamare analoghi episodi avvenuti del passato, sottolinea come il gruppo parlamentare Alleanza Verdi e Sinistra sia estraneo a tali eventi e intende anzi rivendicare il percorso fatto nel corso dell'estate sul tema del salario minimo, anche con la partecipazione del Presidente del Consiglio, che aveva convocato, assai opportunamente a suo avviso, i leader della minoranza per discutere della proposta. L'esito di tale percorso avrebbe potuto essere, posta la contrarietà della maggioranza alla posizione assunta dall'opposizione, quello di una bocciatura della proposta, non certo quello della sua sostituzione con una proposta di maggioranza.
  Si tratta di un metodo inaccettabile, che crea un gravissimo precedente, legittimando un modus operandi sbagliato che svilisce il ruolo delle minoranze e lede la dignità del Parlamento tutto. Manca il rispetto dei parlamentari e delle loro prerogative, in un percorso già in passato seguito da altri e portato all'ennesima potenza dall'attuale Governo, che riduce il Parlamento a ratificatore di norme deliberate in Consiglio dei Ministri. A fronte di una delle poche iniziative della minoranza, finalizzata, tra l'altro, a aprire un confronto politico nel Paese, la decisione di strozzare il dibattito appare una forzatura davvero eccessiva, che porterà solo ad un inasprimento dei toni e a profonde lacerazioni politiche, che renderanno ancora più difficile trovare soluzioni condivise per il bene del Paese.

  Enrica ALIFANO (M5S) rileva come nella sua illustrazione, il relatore Testa non abbia fatto alcun riferimento alle disposizioni di cui al comma 2, lettera a) e seguenti, dell'articolo 1, laddove si configura la creazione di gabbie salariali, parlandosi di contrattazione collettiva differenziata, oltre che per categorie di lavoratori anche per Pag. 45territori. Ritiene che si tratti di una previsione non sufficientemente approfondita e che avrebbe meritato adeguata analisi, anche in considerazione del fatto che la previsione di gabbie salariali rappresenta una innovazione dirompente, destinata a suo avviso ad avere pesanti ricadute sull'intera sistema economico del Paese.

  Marco OSNATO, presidente, rileva come la richiesta di approfondimento avanzata dalla deputata Alifano sia certamente legittima ma non possa trovare risposta nella sede attuale, essendo l'esame della Commissione Finanze concentrato sulle questioni di natura fiscale. Altrettanto legittimi giudica i rilievi critici formulati dai colleghi che sono in precedenza intervenuti, dei quali prende atto, che tuttavia esulano anch'essi dalle competenze del relatore, chiamato a riferire, in sede consultiva, sui profili di competenza della VI Commissione.

  Bruno TABACCI (PD-IDP) nell'esprimere la propria contrarietà alle modalità di esame imposte dalla maggioranza sulla proposta di legge in materia di salario minimo, evidenzia come non sia certo la prima volta che assiste all'iter di una iniziativa legislativa dell'opposizione che non arriva a buon fine. È la prima volta tuttavia che una proposta di legge delle opposizioni viene trasformata in una delega al Governo. Né si comprende per quale motivo la maggioranza non abbia semplicemente votato e respinto la proposta, affidando successivamente al Governo una delega in materia. Si è invece realizzata un'operazione inaccettabile e priva di trasparenza, che sullo stampato del provvedimento assocerà il nome dei deputati dell'opposizione ad un testo che non è più loro, ma della maggioranza.

  Claudio Michele STEFANAZZI (PD-IDP) nell'associarsi alle considerazioni svolte dai colleghi dell'opposizione che lo hanno preceduto, si sofferma sulle disposizioni recate dalla proposta di legge, così come modificata dalla Commissione Lavoro.
  Giudica innanzitutto un errore concettuale quello espresso dall'articolo 1 del provvedimento, che interviene sul tema della contrattazione collettiva, senza comprendere – sebbene sia stato a più riprese spiegato – che la questione del salario minimo sia cosa ben diversa dall'applicazione dei contratti collettivi, anche di quelli più diffusi, che come è ormai noto non rappresentano affatto una garanzia sufficiente per i lavoratori rispetto alla sussistenza di livelli di retribuzione che sono inferiori alla soglia di sussistenza.
  Un ulteriore aspetto sul quale si sofferma – questione forse tralasciata dalla maggioranza per la fretta di sottrarre all'opposizione il controllo di una vicenda molto complessa e molto sentita da tutto il Paese – è che la proposta di legge così modificata identifica il problema del salario minimo con il sistema cooperativo. La lettera h) del comma 2 dell'articolo 1 interviene quindi introducendo un sistema di controllo del sistema cooperativo, con particolare riguardo alle revisioni periodiche per la verifica dell'effettiva natura mutualistica. Ritiene si tratti di un intervento che non esita a definire ridicolo sotto il profilo dell'inquadramento generale del problema.
  Evidenzia quindi la scelta operata dalla maggioranza, attraverso l'introduzione dell'articolo 1-bis, di incrementare le procedure di informazione concernenti la retribuzione dei lavoratori, come se si trattasse di un elemento necessario o sufficiente a garantire il rispetto di soglie minime di retribuzione.
  Richiama infine l'attenzione dei colleghi di maggioranza, soprattutto rappresentanti del centro nord del Paese, sul fatto che il richiamo al tema del dumping salariale rischi di andare in una direzione per loro assai pericolosa. Rileva infatti che il dumping salariale è esattamente ciò che il sistema produttivo del nord est sta facendo, come misura difensiva, secondo i rappresentanti delle associazioni di categoria imprenditoriali. Ciò perché in una fase storica in cui il capitale umano, soprattutto quello più specializzato, è scarso, si assiste sempre più frequentemente a fenomeni di dumping vero e proprio, che crea enormi problemi al sistema produttivo del Mezzogiorno.Pag. 46
  Ritiene che tale previsione, rispetto alla quale preannuncia l'impegno del proprio gruppo, determinerà – analogamente alla questione delle gabbie salariali richiamata dalla collega Alifano – enormi problemi dal punto di vista politico. Ricorda che poche settimane fa, in occasione di un convegno organizzato presso la Camera di Commercio di Milano, sono stati richiamati propri questi fenomeni, giustificando le imprese con la necessità di non interrompere i cicli produttivi in settori nei quali la mano d'opera è sempre più scarsa e quindi – secondo l'idea ormai ben radicata che si debba salvare una parte del sistema produttivo del Paese, anche a scapito di un'altra parte del sistema produttivo – ritenendo che si possa liberamente incidere sulla concorrenza aumentando i salari e non curandosi dei contratti collettivi.
  Rileva, in conclusione, come il Governo abbia contribuito ad aumentare la confusione già presente nel Paese, in una fase storica particolarmente difficile per il mondo imprenditoriale, senza offrire alcuna soluzione ai lavoratori ma anzi innescando meccanismi che potranno addirittura rivelarsi pericolosi per il sistema produttivo nel suo complesso.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore (vedi allegato).

  La seduta termina alle 14.35.