CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 16 novembre 2023
202.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

  Giovedì 16 novembre 2023. — Presidenza del presidente Nazario PAGANO. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno, Nicola Molteni.

  La seduta comincia alle 15.35.

DL 133/2023: Disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'interno.
C. 1458 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 15 novembre 2023.

  Nazario PAGANO, presidente, dopo aver dato conto delle sostituzioni, avverte che il relatore ha presentato l'emendamento 2.2, di recepimento della condizione recata dal parere della V Commissione (vedi allegato 1). Ricorda inoltre che ieri la Commissione ha interrotto i suoi lavori nel corso dell'esame dell'emendamento Zaratti 1.9.

  Alfonso COLUCCI (M5S) interviene sull'ordine dei lavori in merito alla richiesta avanzata ieri di audire il Ministro Piantedosi, considerata la stretta connessione tra il decreto in esame e il misterioso protocollo tra Italia e Albania. Fa presente a tale proposito che secondo le notizie odierne il Parlamento albanese avrebbe approvato l'accordo mentre il Parlamento italiano si appresta a non esaminarlo, sulla base delle dichiarazioni rilasciate dal Ministro Tajani il quale ha annunciato la sua presenza in Assemblea per martedì prossimo, specificando che non vi è alcuna necessità di ratifica. Aggiunge di essere trasalito stamattina anche per una seconda ragione, avendo appreso dalla lettura dei giornali che il Ministro Piantedosi avrebbe declinato l'invito della Commissione Affari costituzionali della Camera considerando non attinente l'accordo con il contenuto del decreto-legge in esame. Precisato da un lato che si tratta non di un invito ma piuttosto di una convocazione e dall'altro che i due atti sono invece strettamente connessi, chiede al Presidente se sia vero che il Ministro ha declinato la convocazione, quali motivi di ordine istituzionale abbia addotto per non venire in Commissione e quali iniziative urgenti la presidenzaPag. 14 intenda assumere per far sì che la richiesta audizione abbia luogo.

  Filiberto ZARATTI (AVS), intervenendo sull'ordine dei lavori, si unisce alla reiterata richiesta del collega Colucci di audire il Ministro Piantedosi, affinché egli fornisca alla Commissione le necessarie delucidazioni. Aggiunge che non è nella potestà di un Ministro né declinare una convocazione né valutare ciò che sia o meno di interesse di una Commissione parlamentare. Aggiunge che le istituzioni dell'Unione europea hanno specificato che gli unici migranti a poter essere trasferiti in Albania sono quelli soccorsi dalle autorità italiane in acque internazionali. Nel rilevare quindi che si tratta di una percentuale esigua di migranti dal momento che, dopo la conclusione della missione Mare nostrum, la grandissima parte dei salvataggi avviene in acque territoriali italiane o albanesi, sottolinea l'incongruenza dei numeri riferiti con riguardo ai trasferimenti previsti dal protocollo. Giudicando pertanto l'accordo, anche alla luce di questi ulteriori elementi, inutile per non dire ridicolo rispetto alla portata del fenomeno, ritiene indispensabile la calendarizzazione dell'audizione del Ministro affinché egli fornisca alla Commissione le doverose spiegazioni.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP) interviene sull'ordine dei lavori con riguardo alla stessa questione posta dai colleghi, richiamando la richiesta dei presidenti di tutti i gruppi di opposizione al Presidente Fontana di assumere tutte le opportune iniziative affinché il testo ufficiale dell'accordo venga trasmesso al Parlamento tempestivamente, anche per consentire ai deputati di partecipare in maniera consapevole alle comunicazioni del Ministro Tajani. Nel sottolineare quanto la situazione sia paradossale, considerato che il testo dell'accordo è stato pubblicato sul sito del Governo albanese, si appella ai presidenti Pagano e Tremonti evidenziando la necessità di una legge di ratifica. Richiama quindi i contenuti dell'articolo 80 della Costituzione, che impone l'autorizzazione con legge da parte delle Camere alla ratifica dei trattati internazionali di natura politica, o che prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi. Sottolineato che l'accordo con l'Albania presenta non uno ma tutti i requisiti appena descritti, rileva che esso nasce piuttosto dal reciproco interesse dei due Presidenti del Consiglio, l'uno in cerca di sostegno al percorso di adesione dell'Albania all'Unione europea e l'altra bisognosa di un modesto riscontro alla sua fallimentare gestione della politica migratoria. Sollecita quindi il presidente a garantire il rispetto del lavoro parlamentare e a favorire la tempestiva trasmissione del testo dell'accordo.

  Maria Elena BOSCHI (A-IV-RE), intervenendo sull'ordine dei lavori, fa presente che, in linea con gli insegnamenti della maggioranza secondo cui le informazioni vanno raccolte dalla televisione e dai giornali, stamattina si è dedicata diligentemente alla lettura dei quotidiani. Rileva di aver trovato particolarmente illuminante l'articolo pubblicato su La Repubblica, dal quale risulta che il Ministro Piantedosi avrebbe declinato l'invito della Commissione Affari costituzionali, sottolineando come rispetto a tale notizia di stampa non sia pervenuta alcuna smentita ufficiale. Nel chiedere quindi al Presidente di accertare quale sia la reale intenzione del Ministro, dichiarando in caso positivo la piena disponibilità del suo gruppo sia in termini di orario sia in termini di giorni ad una convocazione della Commissione. Ritenendo singolare che un Ministro operi una valutazione di merito e giudichi l'attinenza o meno tra l'accordo e il decreto in esame, fa presente che la richiesta avanzata dalle opposizioni, nel momento in cui il presidente se ne è fatto carico, si è trasformata in una richiesta formale della Commissione Affari costituzionali. Pertanto, chiede al Presidente di intervenire a tutela del lavoro parlamentare, sottolineando che costituisce un elemento di grande rilievo il fatto che, a fronte di tale richiesta formale, il Ministro non si degni di rispondere e di fornire motivazioni istituzionali per la sua eventuale mancanza di disponibilità. Aggiunge Pag. 15che il quadro è aggravato non soltanto dalle dichiarazioni della Commissaria dell'Unione europea Johansson, cui ha fatto riferimento il collega Zaratti, ma anche dai dati relativi agli sbarchi delle ultime trenta ore a Lampedusa, che registrano 1.700 arrivi, di cui 232 riguardanti minori. Se non vi è l'urgenza di audire il Ministro dell'interno a fronte di questi dati e mentre si sta esaminando un decreto in materia di immigrazione, si chiede quali siano allora le condizioni per farlo. Ipotizzando in conclusione che la data delle comunicazioni in Assemblea del Ministro Tajani sia legata al completamento della traduzione in lingua italiana del testo dell'accordo, suggerisce di ricorrere eventualmente a qualche traduttore automatico.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP), nell'unirsi alle richieste dei colleghi e alle loro motivazioni di merito, intende porre anche una questione di metodo, sicuro che il Presidente ne coglierà l'importanza, forte della sua sensibilità e del suo senso delle istituzioni. Nel far presente che la vicenda ha anche una rilevanza istituzionale, attinente alle relazioni tra un Ministro e una Commissione parlamentare, esprime elementi di preoccupazione per il fatto che maggioranza e Governo stiano assumendo atteggiamenti di sempre maggiore indifferenza nei confronti delle prerogative delle opposizioni in Parlamento. Nel segnalare l'acceso dibattito sviluppatosi in Assemblea in conclusione dei lavori con riguardo alla preoccupante aggressione nei confronti di due deputati avvenuta nella mattinata odierna, senza voler rimandare in alcun modo a tragici periodi del passato, fa notare per un accidente del calendario oggi è il 16 novembre. Ricorda quindi che il 16 novembre di 101 anni fa, due piani sotto l'aula della Commissione Affari costituzionali si teneva da parte dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri incaricato uno dei discorsi più famosi della storia italiana, noto come «discorso del bivacco». Richiamando la frase dell'allora Presidente del Consiglio ormai scolpita nella memoria collettiva, vale a dire «potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli» aggiunge che la conclusione forse meno della medesima frase fu: «potevo, ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto». Ribadendo che, come già chiarito preliminarmente, non è in alcun modo sua intenzione fare paragoni, si chiede tuttavia con preoccupazione se non si stia assistendo al primo tempo di qualcosa che non vogliamo vedere. Nel rilevare che il rispetto del Parlamento e delle Commissioni è di precipuo interesse tanto dell'opposizione quanto della maggioranza, si appella alla sensibilità del Presidente, sottolineando che le richieste avanzate riflettono la convinzione che vi sia un rischio di impoverimento del ruolo e delle funzioni dei membri del Parlamento. Sollecita quindi il Presidente ad ottenere con urgenza una risposta formale dal Ministro, sulla base della quale si potranno fare le valutazioni del caso.

  Nazario PAGANO, presidente, precisa, preliminarmente, di aver inoltrato la richiesta di audizione del Ministro dell'interno nella giornata di martedì scorso e di aver interloquito, nel pomeriggio di ieri, con il Ministro stesso che si è riservato di comunicare i tempi e le modalità di tale audizione.
  Con riferimento, inoltre, all'articolo apparso su «La Repubblica» citato dai colleghi che sono intervenuti precedentemente e che non ha avuto modo di leggere, fa presente che, qualora lo avesse letto, si sarebbe attivato per verificarne la veridicità.
  Precisa quindi che, al termine della seduta, si premurerà di chiedere chiarimenti ma, essendo anche abituato a leggere articoli di qualsiasi organo di stampa destituiti di fondamento, ritiene di doversi attenere soltanto a quanto gli è stato riferito dal Ministro.

  Gianni CUPERLO (PD-IDP) ringrazia il presidente per i chiarimenti resi ma ritiene che, proprio alla luce di tale risposta e degli interventi dei colleghi che hanno sottolineato il legame tra il provvedimento in esame e l'accordo con l'Albania, la logica spingerebbe a sospendere i lavori della Commissione in attesa di tale audizione.

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  Alfonso COLUCCI (M5S) si associa alle considerazioni del collega Cuperlo.

  Nazario PAGANO, presidente, sottolinea come il suo primo dovere istituzionale sia quello di esercitare le sue funzioni e di assicurare che la Commissione svolga il proprio lavoro. Per tale ragione ritiene che non vi siano ragioni per sospendere i lavori in attesa dell'audizione del Ministro dell'interno.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP) evidenzia come nella giornata di martedì prossimo l'accordo con l'Albania sarà all'attenzione dell'Assemblea. Sottolinea quindi che l'audizione del Ministro, della quale ancora non si conosce la data, si debba necessariamente svolgere prima di martedì prossimo.

  Nazario PAGANO, presidente, precisa che la Commissione sta esaminando il decreto-legge n. 133 del 2023 e non l'accordo con l'Albania, sul cui contenuto verrà a riferire il Ministro Tajani nella giornata di martedì prossimo.
  Evidenzia quindi che il suo compito è quello di assicurare lo svolgimento dell'esame del decreto-legge in titolo, precisando comunque che, qualora la Commissione venisse investita formalmente anche dell'esame del testo dell'Accordo – del quale non ne conosce il contenuto – ne assicurerà lo svolgimento prevedendo anche eventualmente sedute notturne.
  Ribadisce quindi che la Commissione in questo momento non è chiamata ad esaminare il testo dell'accordo con l'Albania del quale non conosce il contenuto anche se il tema sembra essere connesso alla questione dell'immigrazione. A tale proposito fa notare come del resto abbia dichiarato l'inammissibilità di proposte emendative afferenti al tema dell'immigrazione ma non agli specifici aspetti trattati dal provvedimento.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP) rileva come la richiesta avanzata dai gruppi di minoranza fosse quella che la presidenza si facesse carico di chiedere che la Commissione esamini il contenuto dell'Accordo con l'Albania.

  Nazario PAGANO, presidente, precisa che la richiesta, alla quale non si è opposto, dei gruppi di minoranza era quella di audire il Ministro dell'interno. Sottolinea come a suo avviso l'attività conoscitiva si dovrebbe concentrare sul decreto-legge in discussione, non essendoci una correlazione tra il decreto-legge e l'accordo con l'Albania.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP) sottolinea come gli interventi svolti sino a questo momento siano stati effettuati sull'ordine dei lavori e non sul contenuto del provvedimento, ritenendo che la Commissione debba poter discutere sull'accordo con l'Albania prima che esso venga portato all'attenzione dell'Assemblea.

  Carmela AURIEMMA (M5S) sottolinea come, nel corso della riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, la richiesta di audizione del Ministro dell'interno avanzata dai gruppi di opposizione sia stata avanzata mettendo in correlazione il decreto-legge e l'accordo con l'Albania. Ritiene che, avendo la presidenza accolto tale richiesta, che ha ritenuto fondata e non pretestuosa, ne abbia fatta propria la motivazione. Stigmatizza pertanto il fatto che ora la stessa presidenza affermi che non vi è correlazione tra i due diversi atti.

  Nazario PAGANO, presidente, nel replicare alla collega Auriemma, sottolinea come la sua deduzione non corrisponda a verità.

  Toni RICCIARDI (PD-IDP) fa presente di aver avuto modo di leggere le bozze dell'Accordo con l'Albania in lingua originale. Evidenzia come nello stesso sembrerebbe che si faccia più volte rimando al fatto che le procedure giuridiche attraverso le quali queste persone verranno gestite e le determinazioni riguardo al tempo di permanenza delle stesse riguarderanno le leggi italiane. Sottolinea quindi l'importanza della richiesta di conoscere il contenuto effettivo di tale accordo, ritenendo che si stia lavorandoPag. 17 sulla modifica di un sistema di leggi che è vincolante rispetto allo stesso accordo di cui non si conosce la natura.
  Ritiene che la maggioranza stia tentando di tenere nascosto il testo dell'accordo pretendendo invece di accelerare l'esame del decreto-legge in quanto le modifiche da esso introdotte sarebbero propedeutiche alla realizzazione dell'accordo stesso.
  Stigmatizza tale comportamento che piega il Parlamento e lo tiene all'oscuro delle azioni dell'Esecutivo. Ritiene che ciò costituisca un precedente particolarmente grave sul quale è opportuno svolgere una riflessione attenta.

  Nazario PAGANO, presidente, ritiene di aver già chiarito la posizione della presidenza in merito alla prosecuzione dei lavori e assicura che, al termine della seduta, solleciterà nuovamente il Ministro in merito all'audizione.

  Riccardo RICCIARDI (M5S), intervenendo sull'emendamento Zaratti 1.9, sottolinea come tale proposta emendativa sia volta a garantire la tutela dei minori.
  Evidenzia come il Governo abbia già adottato quattro decreti-legge in materia di immigrazione, oltre ad aver stipulato un accordo con la Tunisia e ora con l'Albania.
  Sottolinea come alla base degli interventi del Governo vi sia un errore di fondo, ovvero la presunzione che tali norme possano avere un carattere dissuasivo nei confronti di coloro che fuggono da guerre, attraversando deserti e affrontando lunghi e pericolosi viaggi su barconi.
  Rileva come invece i numeri dimostrino che tale presunzione non sia corretta. Nel suo intervento, infatti, la collega Boschi ha appena ricordato che nelle ultime trenta ore a Lampedusa sono sbarcate oltre 1700 persone che quindi avrebbero già raggiunto quasi il 50 per cento della capienza dei centri previsti in Albania.
  Osserva che l'accordo risulta sicuramente vantaggioso per l'Albania che ha bisogno di sostegno a favore del suo percorso di adesione all'Unione europea mentre non ritiene che lo Stato italiano abbia vantaggi dallo stesso dovendo invece sostenere anche ulteriori spese per consentire le trasferte dei giudici e dei cancellieri che dovranno assicurare la giurisdizione. A suo avviso, quindi, tale accordo ha come unica finalità quella di assicurare pochi punti percentuali a favore di Fratelli d'Italia e a discapito della Lega in vista delle prossime europee.
  Ritiene inoltre che sia necessario comprendere sia le modalità effettive con cui avverranno i trasferimenti in Albania – sottolineando come i naufraghi soccorsi dalle navi italiane dovranno essere sottoposti a ulteriori giorni di navigazione – sia quelle relative all'accertamento dell'età dei minori a bordo.
  Dichiara infine la propria disponibilità a discutere, pur con un Governo di cui non condivide le politiche, in merito alla regolamentazione dell'immigrazione, purché tale discussione non si riduca a una ricerca di consensi mediatici.

  Maria Elena BOSCHI (A-IV-RE) ritiene che l'intervento del collega Riccardo Ricciardi sia condivisibile. Sottolinea quindi come il presunto accordo con l'Albania apra una serie di dubbi giuridici e si dichiara preoccupata dell'adeguatezza delle soluzioni che l'Esecutivo offrirà in merito.
  Con riferimento all'emendamento Zaratti 1.9, sottolinea come tale proposta sia volta a contrastare la pericolosa innovazione introdotta dal Governo chiarendo che nei centri di permanenza per i rimpatri possano essere trasferiti soltanto i migranti maggiorenni.
  Sul tema della tutela dei minori auspica che l'Esecutivo effettui una ulteriore riflessione, meravigliandosi di come la Ministra della famiglia non abbia ritenuto necessario pronunciarsi in merito alle norme contenute nel decreto-legge che vanno contro i diritti dei minori. Sottolinea infatti come tutti i bambini siano uguali e come quelli oggetto del provvedimento siano i più fragili tra i fragili.
  A suo avviso, la maggioranza e l'opposizione si possono scontrare su molteplici campi ma non su quello relativo alla tutela dei diritti dei minori, a prescindere dalla loro nazionalità.Pag. 18
  Sottolinea quindi che la proposta emendativa in discussione risolve un'aberrazione, contraria al senso di umanità, che il decreto-legge opera nei confronti dei minori.
  Invita quindi le forze di maggioranza a non giocare una tragica partita sulle percentuali di consenso in vista delle elezioni europee sulle spalle dei minori.
  Evidenziando come l'esperienza della costrizione nei centri per gli adulti potrebbe incidere in maniera fortemente negativa sull'equilibrio psicofisico e sul futuro dei minori, sottolinea come vi siano ancora margini per modificare il provvedimento e sanarne il vulnus relativo ai minori e assicura la disponibilità del suo gruppo a lavorare ad una soluzione condivisa, chiedendo altrimenti al Governo di chiarire le ragioni per cui tale questione rappresenta un profilo dirimente e irrinunciabile.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP), nel ricordare quanto affermato dai soggetti auditi, in particolare dalla Garante per i minori che ha invitato a non convertire il decreto, sottolinea che il provvedimento sostituisce il principio della realizzazione del miglior interesse per il minore con l'affermazione dell'interesse del Governo a non spendere risorse finanziarie per l'accoglienza e a sistemare i migranti altrove.
  Ricorda che, quando vi è stata la dichiarazione dello stato di emergenza, il Governo non ha voluto costruire le nuove strutture che sarebbero state necessarie ritenendo i migranti indegni di un'accoglienza adeguata e intendendo scoraggiare gli afflussi.
  Nel sottolineare che il provvedimento consente di attribuire a un minore un'età superiore a quella dichiarata, evidenzia che il sottosegretario Molteni ha ammesso che il numero di persone ospitate nei centri di accoglienza è stato raddoppiato. Nell'affermare che i minori non accompagnati non possono essere trattenuti in condizioni tanto degradanti, invita il presidente e gli altri membri della Commissione a fare una visita al centro di Pozzallo per rendersi conto di persona delle condizioni in cui si trovano i migranti ivi ospitati.
  Nell'affermare che il provvedimento va nel senso di un abbrutimento del Paese, sostiene che non è ammissibile considerare maggiorenni coloro che si dichiarano minori poiché si tratta di soggetti fragili e bisognosi di cure specifiche e definisce un'operazione criminale raddoppiare il numero degli ospiti dei centri di accoglienza.
  Ricordando in particolare le audizioni del presidente del tribunale di Brescia, di Save the Children e del Centro Astalli che fa capo all'ordine dei Gesuiti, invita la maggioranza a dare ascolto ai soggetti auditi che, per quanto provenienti da differenti estrazioni ideologiche, hanno in modo unanime lanciato un allarme generalizzato sulla violazione dell'interesse dei minori da parte delle norme in esame.

  Toni RICCIARDI (PD-IDP) chiede di parlare.

  Alfonso COLUCCI (M5S) ricorda che il deputato Toni Ricciardi è già intervenuto sull'ordine dei lavori.

  Nazario PAGANO (FI-PPE), presidente, nel far presente al deputato Toni Ricciardi che sostituisce la deputata Schlein, in sostituzione della quale nella seduta di ieri è intervenuto in dichiarazione di voto sull'emendamento Zaratti 1.9 l'onorevole Ciani, gli concede comunque la parola.

  Toni RICCIARDI (PD-IDP) evidenzia che la questione dei minori non accompagnati necessita di particolare attenzione come dimostrato dai dati comunicati dallo stesso Ministro Piantedosi, il quale ha ricordato che sono presenti sul territorio 23.500 minori stranieri non accompagnati a fronte di soli 6.150 posti disponibili nel sistema accoglienza integrazione (SAI).
  Aggiunge che, sempre secondo le dichiarazioni del Ministro Piantedosi, si pone anche una questione finanziaria di aumento dei costi passati da 45 euro al giorno a 100 euro al giorno a minore. In proposito sottolinea che la questione della spesa per provvedere all'accoglienza dei minori è demandata agli enti locali, talvolta costretti anche a sostenere spese ben più rilevanti di Pag. 19quelle medie, salvo il diritto a essere rimborsati dallo Stato.
  Nel sottolineare inoltre che collocare i soggetti ultrasedicenni insieme agli adulti comporta il grave rischio di violazione dei diritti dei minori sanciti dalle convenzioni internazionali, afferma che nei casi di età non accertabile con certezza i diritti dei minori devono essere garantiti nel modo più ampio.
  Sostiene che, nella situazione descritta, la scelta più intelligente sarebbe stata di ampliare i posti del sistema SAI.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI afferma che le risorse finanziarie per il sistema di accoglienza dei minori non accompagnati sono stanziate con la legge di bilancio.

  Toni RICCIARDI (PD-IDP) rimprovera al Governo, da un lato, di continuare a intervenire sulla materia dell'immigrazione in modo disorganico, con numerosi provvedimenti successivi che comportano modifiche parziali e, nello stesso tempo, di aver stipulato un accordo con l'Albania di cui ancora non è reso noto il contenuto. Al riguardo afferma che, anche se pare che in tale protocollo i minori e le donne in gravidanza siano esclusi dal trasferimento in Albania, un sedicenne considerato maggiorenne ai sensi del provvedimento in esame potrebbe esservi comunque trasferito in violazione di ogni forma di tutela.
  Fa appello alla coscienza di ognuno, sia coloro che professano un credo religioso sia i laici, affinché si facciano difensori delle tutele riconosciute in uno Stato di diritto.
  Nel far presente che il Governo attuale non si è trovato a gestire un numero di arrivi di stranieri superiore a quello medio degli ultimi dieci anni, suggerisce piuttosto di utilizzare gli introiti economici legati al fenomeno migratorio per indirizzarli ad un sistema di accoglienza efficace.

  La Commissione respinge l'emendamento Zaratti 1.9.

  Filiberto ZARATTI (AVS) interviene sull'emendamento Kelany 1.10, chiedendone l'accantonamento. Evidenzia che si tratta di un emendamento volto a intervenire sull'articolo 15, comma 1, del TU immigrazione per sostituire la facoltà del giudice di ordinare l'espulsione dello straniero che sia condannato per alcuni delitti, con l'obbligo del giudice di disporre in tal senso. Ritiene che l'emendamento sia di dubbia costituzionalità e per questo chiede che sia accantonato venendo meno l'autonoma valutazione del giudice, alla quale si sostituisce la legge.

  Nazario PAGANO, presidente, ricorda di aver già svolto la valutazione di ammissibilità degli emendamenti e ribadisce che l'emendamento Kelany 1.10 è ammissibile.

  Carmela AURIEMMA (M5S) ritiene l'emendamento Kelany 1.10 pericoloso sul piano costituzionale. Ricorda infatti che l'espulsione per motivi di sicurezza, in relazione alla commissione di gravi reati, è disciplinata dal codice penale e dal codice di procedura penale, e che l'articolo 15 del testo unico estende tali possibilità, peraltro anche a fronte di reati non particolarmente gravi. Sottolinea come si tratta di espulsioni che possono fare seguito a una condanna anche non definitiva e ritiene che ciò sia grave perché in contrasto con la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio.

  Alfonso COLUCCI (M5S) concorda con le considerazioni svolte dall'onorevole Auriemma circa la gravità dell'emendamento 1.10. Ricorda anzitutto che attualmente l'espulsione del soggetto socialmente pericoloso, a fronte della condanna per taluno dei delitti previsti dagli articoli 380 e 381 del codice di procedura penale, è una misura rimessa alla valutazione del giudice, in quanto potrebbe trattarsi di una persona condannata con sentenza non ancora definitiva; evidenzia quindi che rendere l'espulsione una sanzione accessoria necessaria, non sottoposta alla valutazione del giudice, lede principi importanti quali la presunzione di innocenza. Sottolinea come da questo emendamento, sul quale relatore e Governo hanno espresso parere favorevole, Pag. 20emerga una visione rigida e la volontà di considerare lo straniero, anche se non condannato definitivamente, quasi alla stregua di un «carico residuale» – espressione che ricorda essere stata usata in passato da esponenti della maggioranza – da eliminare attraverso l'espulsione. Rivendica invece l'esigenza di garantire anche agli stranieri tutte le garanzie e le prerogative che la Costituzione riconosce indifferentemente alla persona umana, ricordando le affermazioni di Aldo Moro, in Assemblea costituente, sul fatto che l'uomo precede il diritto e spetta all'ordinamento giuridico conformarsi all'uomo e non viceversa, come pretende l'onorevole Kelany con il suo emendamento. Ritiene questo emendamento espressione della prevalenza dell'ideologia rispetto alla conoscenza e sottolinea che l'inserimento di questa modifica nel testo unico immigrazione renderebbe incoerente e incostituzionale il quadro normativo, auspicando che la Commissione affari costituzionali eviti questa conseguenza. Converge infine sulla richiesta dell'onorevole Zaratti di rivalutare l'ammissibilità dell'emendamento, in quanto in contrasto con la Costituzione, e laddove tale richiesta non venga accolta preannuncia comunque il voto contrario del suo gruppo.

  Filiberto ZARATTI (AVS) chiede di intervenire in dichiarazione di voto sull'emendamento Kelany 1.10.

  Nazario PAGANO, presidente, avverte che l'onorevole Zaratti è già intervenuto sull'emendamento Kelany 1.10 e dunque non può prendere nuovamente la parola.

  Roberto GIACHETTI (A-IV-RE) fa presente che l'onorevole Zaratti è intervenuto sull'ordine dei lavori, avendo chiesto formalmente l'accantonamento dell'emendamento Kelany 1.10.

  Nazario PAGANO, presidente, ricorda a tutti che quando si intende svolgere un intervento sull'ordine dei lavori occorre dichiararlo apertamente, appena si prende la parola; pur evidenziando che ciò non è stato fatto dall'onorevole Zaratti, prende atto del fatto che egli effettivamente ha concentrato il suo intervento sulla richiesta di rivalutazione dell'ammissibilità dell'emendamento Kelany 1.10 chiedendone l'accantonamento. Per questa ragione, apprezzate le circostanze, e ribadita la propria valutazione di ammissibilità dell'emendamento, consente all'onorevole Zaratti di intervenire in dichiarazione di voto.

  Filiberto ZARATTI (AVS) anzitutto ribadisce che il suo precedente intervento era da intendersi sull'ordine dei lavori ed era volto a chiedere alla Presidenza una nuova valutazione di ammissibilità dell'emendamento 1.10, nel frattempo procedendo al suo accantonamento. Passando al merito dell'emendamento, ricorda che in più occasioni la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità degli automatismi che privano il giudice della possibilità di svolgere una autonoma valutazione. Evidenzia come l'emendamento Kelany 1.10 si muova in questa direzione, elimini la discrezionalità del giudice e dunque stravolga l'impianto giuridico del nostro Paese ponendosi in contrasto con la Costituzione. Ritiene che la disposizione, sulla quale relatore e Governo hanno espresso parere favorevole, sia uno strafalcione che aprirà, in caso di approvazione, un ulteriore ampio contenzioso.
  Sottolinea come ulteriore contenzioso deriverà anche dalla decisione di non sottoporre il protocollo con l'Albania alla ratifica del Parlamento. Evidenzia infatti che le spese che inevitabilmente l'Italia sosterrà per attuare il protocollo, stimate in 16 milioni di euro, non avranno un fondamento legislativo, non saranno state preventivamente autorizzate e dunque daranno occasione di intervento alla Corte dei conti.
  Ricorda infine alla maggioranza che, pur nella diversità delle posizioni politiche, tutti i parlamentari sono tenuti ad approvare leggi che siano coerenti con l'ordinamento giuridico nel suo complesso: ribadisce dunque la richiesta di accantonamento dell'emendamento al fine di approfondirne i contenuti ed evitare l'approvazione – proprio in Commissione Affari costituzionali – di una norma incostituzionale.

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  Roberto GIACHETTI (A-IV-RE) interviene sull'ordine dei lavori per svolgere un richiamo al regolamento. Ritiene infatti che non si possa procedere a dichiarazioni nel merito dell'emendamento Kelany 1.10 quando è ancora pendente una richiesta di accantonamento. Invita il Presidente a sottoporre la richiesta al relatore e al Governo e a mettere ai voti la questione concedendo preventivamente la parola a un parlamentare a favore e a uno contro.

  Nazario PAGANO, presidente, chiede al relatore e al rappresentante del Governo se confermano il loro parere favorevole sull'emendamento Kelany 1.10 ovvero se preferiscono proporne l'accantonamento.

  Francesco MICHELOTTI (FDI), relatore, conferma il parere favorevole sull'emendamento Kelany 1.10 ritenendo che non sia necessario procedere a un accantonamento.

  Il Sottosegretario Nicola MOLTENI conferma il parere conforme a quello espresso dal relatore.

  Nazario PAGANO, presidente, chiede se vi sia un parlamentare che intende prendere la parola a favore dell'accantonamento dell'emendamento Kelany 1.10.

  Matteo MAURI (PD-IDP) sostiene le ragioni dell'accantonamento dell'emendamento. Ricorda infatti che l'espulsione per motivi di sicurezza di cui tratta l'articolo 15 del testo unico immigrazione, oggetto dell'emendamento, può essere disposta in caso di condanna per taluno dei delitti di cui agli articoli 380 e 381 del codice di procedura penale ed evidenzia che si tratta di fattispecie diversissime, alcune delle quali non particolarmente gravi, punite nel massimo con tre anni di reclusione: evidenzia che alcuni reati compresi nel catalogo di tali articoli non prevedono neanche l'arresto obbligatorio in caso di flagranza. Afferma che eliminare l'autonoma valutazione del giudice, in questi casi, vuol dire non consentire al giudice di valutare il contesto e le condizioni soggettive della persona – se lo straniero sia al primo reato, quali siano le sue condizioni familiari, se lasci in Italia figli minori – disponendone semplicemente l'espulsione, trasformandosi così il magistrato in un mero passacarte. Evidenzia dunque quella che ritiene essere una sproporzione tra l'obbligo di espulsione, che si impone al magistrato, e le fattispecie penali per le quali si procede.

  Nazario PAGANO, presidente, rilevato che nessuno chiede di parlare contro la proposta di accantonamento, pone la questione ai voti.

  La Commissione respinge la richiesta di accantonamento dell'emendamento Kelany 1.10.

  Alfonso COLUCCI (M5S) interviene per svolgere un richiamo al regolamento. Chiede che, in applicazione dell'articolo 79, comma 8, del Regolamento della Camera, nella relazione che la Commissione presenterà in Assemblea si dia conto dell'istruttoria legislativa svolta dalla Commissione con particolare riferimento ai dubbi di costituzionalità avanzati in ordine all'emendamento Kelany 1.10.

  Nazario PAGANO, presidente, prende atto della richiesta avanzata dall'onorevole Alfonso Colucci.

  Pasqualino PENZA (M5S) si dichiara stupito dal parere favorevole su questo emendamento di relatore e Governo. Evidenzia come la maggioranza si dimostri garantista solo a tratti e a seconda delle circostanze e rileva che di certo non lo è quando sono in gioco i diritti degli stranieri. Ritiene che la modifica che introduce l'emendamento Kelany 1.10 si ponga in evidente contrasto con il principio di uguaglianza affermato dall'articolo 3 della Costituzione. Auspica che la proponente, considerato che non è stata accolta la richiesta di accantonamento, provveda al ritiro dell'emendamento.

  Laura BOLDRINI (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Kelany 1.10, osservaPag. 22 che i colleghi che l'hanno preceduta hanno messo a fuoco alcuni ambiti di interesse degni di essere sottolineati. Sembra infatti che l'emendamento prefiguri una sorta di diritto parallelo, un diritto peraltro che non si fonda sul principio di innocenza e molto lontano da un approccio garantista sostanziandone invece uno securitario. L'emendamento, attraverso la sottrazione di un potere discrezionale al magistrato, è infatti volto a irrogare una pena accessoria prima che siano esauriti i gradi di giudizio costituzionalmente garantiti. Il giudice è tale, osserva, perché giudica caso per caso, concretamente e non in via astratta e ideologica. Trova peraltro una certa contraddizione nei valori professati dal Governo che si pregia di tutelare la famiglia, ma l'attenzione è molto differente quando si tratta di famiglie altrui.
  Ricorda poi i contenuti dell'articolo 8 della CEDU, secondo cui ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza, che sembrerebbe in contrasto con un allontanamento coattivo dal contesto familiare e sociale di un soggetto che si vede irrogare una pena aggiuntiva senza l'esaurimento dei gradi di giudizio. Sottolinea altresì che la CEDU è una norma sovraordinata e che quindi una sua violazione è certamente incostituzionale.

  Roberto GIACHETTI (A-IV-RE), intervenendo sull'emendamento Kelany 1.10, fa presente alle tre maggiori forze politiche della maggioranza che è stato un po' illuso da alcune azioni che esse hanno intrapreso negli ultimi due anni. Osserva infatti, seguendo la visione laica e priva di pregiudizi che crede di aver sempre dimostrato nel suo percorso politico, che sia la Lega sia Fratelli d'Italia e Forza Italia stanno dando prova di forti contraddizioni con quanto fatto in un recente passato. Per quanto riguarda la Lega ricorda le posizioni assunte in occasione dei referendum del 2020, che purtroppo non raggiunsero i risultati sperati, che lo avevano indotto a credere nell'evoluzione di quel movimento politico. Con riferimento ai Fratelli d'Italia era stato piacevolmente sorpreso dalla designazione di Carlo Nordio, un uomo liberale, per la carica di Ministro della giustizia. Quanto a Forza Italia ricorda le ragionevoli prese di posizione sulla legge Severino, considerata giustizialista. Sulla base di ciò deve invece considerare che il recente passato, in termini di evoluzione politica, non è stato fruttuoso come invece egli sperava. Si chiede infatti se l'emendamento in discussione sia coerente con le scelte politiche che i partiti della maggioranza hanno messo in campo negli ultimi anni.
  Ritiene invece di dover registrare con soddisfazione l'evoluzione in senso garantista del MoVimento 5 Stelle, oggi testimoniata dalle valutazioni espresse dall'onorevole Alfonso Colucci che certamente non sembrano coincidere con lo spirito dell'operato dell'ex Ministro della giustizia Bonafede.
  Si associa peraltro alla richiesta dei colleghi Zaratti e Alfonso Colucci in merito all'accantonamento dell'emendamento in oggetto e ritiene che sarebbe opportuno che la presentatrice dell'emendamento valutasse attentamente le ricadute della proposta, considerato che vi è la possibilità che qualcuno possa essere espulso nonostante vi siano condizioni che lo sconsiglierebbero. Ritiene anche che costringere il giudice ad irrogare forzosamente una pena accessoria è del tutto irrazionale, ancor più se ciò avviene nel corso del primo grado di giudizio. Conclude evidenziando che il problema, quindi, riguarda lo Stato di diritto e osserva che scelte dure si possono anche fare ma senza che si sconfini nell'ingiustizia.

  Simona BONAFÈ (PD-IDP), intervenendo sull'emendamento Kelany 1.10, si associa alle valutazioni fatte dai colleghi che l'hanno preceduta e si dichiara dell'avviso che il mancato accantonamento della proposta emendativa costituisca un errore. Crede che sarebbe utile conoscere quali siano le motivazioni che hanno spinto la proponente a chiedere di eliminare la discrezionalità del giudice, perché al momento queste sfuggono e non consentono di maturare un'altra opinione. Evidenzia che l'emendamento in questione è profondamente sbagliato sia per l'eliminazione della discrezionalitàPag. 23 del giudice sia perché un'espulsione del soggetto così congegnata vìola i principi dello Stato di diritto.
  Si associa alla richiesta del collega Alfonso Colucci volta a far sì che nella relazione sul provvedimento per l'Assemblea venga dato conto delle osservazioni svolte circa il mancato accantonamento dell'emendamento e in materia di incostituzionalità. Rimarca altresì la validità delle considerazioni svolte dal collega Mauri, cui si associa, e concorda con i colleghi Zaratti e Boschi relativamente al fatto che c'è anche una questione di metodo. Sottolinea, infatti, che le forze di opposizione stanno cercando, attraverso i loro emendamenti, di migliorare il testo anche per assicurare che non possa essere poi dichiarato incostituzionale e che si debba rimettere mano alla materia con un altro pasticciato decreto-legge in un prossimo futuro. Osserva che tale approccio collaborativo non è in contraddizione con l'iter parlamentare in quanto la Camera è in fase di prima lettura e c'è tutto il tempo per apportare le necessarie modifiche. Tra gli emendamenti presentati, peraltro, ricorda anche quelli volti a rafforzare l'azione dei comuni su tale tematica. Deve registrare, tuttavia, che l'atteggiamento del Governo non fa ben sperare per il prosieguo dei lavori, considerato che praticamente tutti gli emendamenti dell'opposizione potrebbero essere respinti.
  Esorta inoltre a avere una visione più organica su una materia così complessa, importante e delicata, perché sui minori non si possono commettere errori e ricorda che sulla loro tutela, come anche verso altre categorie fragili, l'Italia può vantare una virtuosa esperienza, ad esempio la cosiddetta legge Zampa che aveva come obiettivo quello di mettere a sistema il percorso di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati.
  Fa infine presente che del cosiddetto Protocollo Albania, che inciderà in modo importante sul provvedimento all'esame, non si ha ancora compiuta certezza se non che comporterà notevoli costi, per quanto al momento non ancora quantificati. Osserva peraltro che sottrarlo all'esame parlamentare mina le prerogative del Parlamento e dà, al contempo, un'idea su come la maggioranza e il Governo intendano i rapporti istituzionali.

  Carmela AURIEMMA (M5S), intervenendo sull'emendamento Kelany 1.10, osserva che attualmente nell'ordinamento sono certamente previsti casi di esplusione che operano anche prima della sentenza definitiva, motivate da ragioni di sicurezza pubblica, ma sottolinea che è consentito solo in casi tassativi e dopo che il giudice ha valutato circa la pericolosità del soggetto. Ricorda che tali casi sono veramente molto limitati e che le eccezioni riguardano in particolare la tutela dell'ordine pubblico, cosa che, ritiene, non sembra riguardare l'articolo 380. Evidenzia che ora invece si estende ad altre ipotesi in modo del tutto asistematico e crede che una sua approvazione sarebbe incoerente con il medesimo articolo 15, oggetto di modifica da parte dell'emendamento, con il risultato che la norma sarebbe incostituzionale.

  Roberto GIACHETTI (A-IV-RE) intervenendo per un richiamo al regolamento, chiede perché la presidenza abbia consentito all'onorevole Auriemma di intervenire due volte sulla medesima proposta emendativa. Si chiede quindi se ciò rappresenti un precedente che innova prassi e regolamento parlamentari.

  Nazario PAGANO (FI-PPE), presidente, segnalato all'onorevole Giachetti che il primo intervento dell'onorevole Auriemma è intervenuto dopo la richiesta di accantonamento dell'onorevole Zaratti, nessun altro chiedendo di intervenire pone in votazione l'emendamento Kelany 1.10

  La Commissione approva l'emendamento Kelany 1.10 (vedi allegato 2).

  Nazario PAGANO (FI-PPE), presidente, rinvia il seguito dell'esame alla seduta che verrà convocata per martedì 21 novembre.

  La seduta termina alle 18.