CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 15 novembre 2023
201.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 221

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 15 novembre 2023.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.30 alle 14.

AUDIZIONI INFORMALI

  Mercoledì 15 novembre 2023.

Nell'ambito dell'esame, ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà, della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Pag. 222Consiglio relativo alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (COM(2023)533 final).
Audizione informale di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE).

  L'audizione informale è stata svolta dalle 14 alle 14.30.

Audizione informale, in videoconferenza, di rappresentanti dell'Associazione Italiana per il Factoring (Assifact).

  L'audizione informale è stata svolta dalle 14.30 alle 14.50.

Audizione informale, in videoconferenza, di rappresentanti della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA).

  L'audizione informale è stata svolta dalle 14.50 alle 15.10.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 15 novembre 2023. — Presidenza del presidente Alessandro GIGLIO VIGNA.

  La seduta comincia alle 15.10.

Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del «made in Italy».
C. 1341 Governo.
(Parere alla X Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Alessia AMBROSI (FDI), relatrice, segnala che il disegno di legge all'esame della Commissione ha l'obiettivo di promuovere lo sviluppo e la modernizzazione dei processi produttivi e delle connesse attività funzionali alla crescita dell'eccellenza qualitativa del Made in Italy, quale elemento di politica industriale utile al progressivo superamento della crisi e soprattutto all'accorciamento delle filiere nei settori più strategici, oggi esposti alle carenze di approvvigionamento.
  Il provvedimento mette a sistema e coordina nel modo più efficace le attività di promozione, valorizzazione e sostegno, affinché possa darsi linfa ad una vera e propria politica industriale del Made in Italy. Esso riflette un approccio organico, strutturato sul tema complesso ed eterogeneo del made in Italy, che investe competenze trasversali e l'azione sinergica di tutte le istituzioni nazionali ed ha potuto contare sulle importanti acquisizioni dell'indagine conoscitiva, svolta dalla X Commissione e conclusasi nel marzo scorso, sul tema: «Made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell'impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi».
  Le misure spaziano dall'istituzione di un fondo sovrano, avente il compito di investire nelle filiere dei settori strategici, alla tutela delle imprese italiane e dei prodotti Made in Italy rispetto alla contraffazione e al cosiddetto Italian Sounding, fino all'istituzione di un nuovo percorso di studi di livello liceale orientato alla realizzazione degli obiettivi predetti.
  Nel rinviare alla documentazione predisposta dagli Uffici per l'analisi dettagliata del disegno di legge, rammenta che esso è costituito da 48 articoli, suddivisi in sei titoli: il titolo I enuncia i «Princìpi e obiettivi» del disegno di legge (articoli 1-3); il titolo II, rubricato «Crescita e consolidamento delle filiere strategiche nazionali», consta di nove articoli e reca al capo I (articoli 4-6) «Misure orizzontali», a favore di tutti i comparti produttivi, e al capo II «Misure settoriali», a sostegno di specifiche attività produttive (articoli 7-12); il titolo III reca disposizioni in materia di «Istruzione e formazione» (articoli 13 e 14); il titolo IV reca «Misure di promozione» e si compone di sedici articoli (articoli 15-30); il titolo V, rubricato «Tutela dei prodotti made in Italy», è composto da sedici articoli ripartiti in tre capi: il capo I, in materia di «Prodotti non agroalimentari a indicazione geografica protetta» (articoli 31-36); il capo II, dedicato alle «Nuove Pag. 223tecnologie» (articoli 37 e 38); il capo III, recante disposizioni in materia di «Lotta alla contraffazione» (articoli 39-46); il titolo VI, infine, reca le «Disposizioni finali» (articoli 47 e 48).
  Venendo alle disposizioni più correlate agli ambiti di competenza della nostra Commissione, segnala che l'art. 29 istituisce presso il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF) un fondo destinato a sostenere i Comuni che adottano iniziative volte a ripristinare, manutenere e valorizzare le infrastrutture di interesse storico e paesaggistico percorse dagli animali negli spostamenti per la transumanza, la monticazione, l'alpeggio e altre pratiche tradizionali locali.
  Tale intervento risulta pienamente compatibile con l'art. 28 reg. UE 2472/2022 che prevede che gli aiuti per gli allevatori siano compatibili con il mercato interno ai sensi dell'articolo 107, paragrafo 3, lettera c), del Trattato e finanziano, tra le altre cose, i costi amministrativi inerenti alla costituzione e alla tenuta dei libri genealogici e i test di determinazione della qualità genetica o della resa del bestiame.
  È inoltre compatibile con le norme dell'Unione europea in materia di riproduzione animale dettate dal regolamento (UE) n. 2016/1012 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'8 giugno 2016, relativo alle condizioni zootecniche e genealogiche applicabili alla riproduzione, agli scambi commerciali e all'ingresso nell'Unione di animali riproduttori di razza pura, di suini ibridi riproduttori e del loro materiale germinale, che modifica il Regolamento (UE) n. 652/2014, le direttive 89/608/CEE e 90/425/CEE del Consiglio, e che abroga taluni atti in materia di riproduzione animale.
  L'intervento risulta altresì coerente con la nuova PAC 2023 –2027 che riconosce una opportunità di finanziamento legata alla transumanza e alla cooperazione tra le Regioni e Stati membri ad essa connessa e con gli obiettivi del Regolamento UE 2021/2115 riconosce anche che talune pratiche rurali vanno al di là delle attività agricole.
  Anche la previsione di cui all'art. 31 intesa ad istituire un contrassegno ufficiale di attestazione dell'origine italiana delle merci, risulta compatibile con l'ordinamento dell'UE: l'attivazione di questo nuovo contrassegno è demandata ad un decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, da emanare di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dell'economia e delle finanze.
  Si tratta di un contrassegno che le imprese che producono beni sul territorio nazionale, ai sensi della vigente normativa dell'Unione europea, potranno, su base volontaria, apporre sui predetti beni, e che – in ragione della sua natura e funzione – è carta valori.
  Gli interventi di cui agli articoli 32 e 33 risultano compatibili con gli obiettivi perseguiti dalla Commissione europea nel quadro dell'attuazione del Piano d'azione dell'Unione Europea in materia di proprietà intellettuale adottato nel novembre del 2020. Nell'ambito di tale Piano di azione, la Commissione europea ad aprile 2022 ha presentato, infatti, una proposta di regolamento relativo alla protezione delle indicazioni geografiche per i prodotti artigianali e industriali approvata a maggio 2023.
  Tale proposta è stata approvata dalle istituzioni comunitarie a maggio 2023 e sarà in vigore entro la fine dell'anno. Dovrà poi entrare in attuazione dopo 24 mesi, entro il 2025 ed il Governo italiano dovrà conseguentemente adottare una serie di atti normativi primari e secondari per adeguare il proprio ordinamento interno alla nuova normativa UE nel settore delle Indicazioni geografiche (IG) dei prodotti artigianali ed industriali.
  Le misure previste dal provvedimento in esame vanno pertanto intese come attività propedeutiche preliminari per favorire ed accelerare tale processo di adeguamento al quadro di riferimento UE, a supporto del settore pubblico e del settore privato.
  La protezione delle indicazioni geografiche per tali prodotti favorirà una maggiore innovazione e maggiori investimenti nell'artigianato, aiutando gli artigiani e i produttori, specialmente le piccole e medie imprese, a promuovere e tutelare il loro patrimonio di competenze tecniche tradizionali al livello dell'Unione europea, nel Pag. 224rispetto delle norme dell'Unione europea in materia di concorrenza.
  Conclusivamente rileva che le misure previste dal provvedimento in oggetto sono in linea con l'obiettivo di questa maggioranza di fornire in tempi rapidi un supporto alla competitività dei settori produttivi del Made in Italy particolarmente colpiti prima dalla fase pandemica ed ora dalle conseguenze di instabilità economica finanziaria collegate al perdurare del conflitto in Ucraina.
  Presenta pertanto una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  Nessun altro chiedendo, d'intervenire, la Commissione approva la proposta di parere formulata dalla relatrice, on. Ambrosi.

Disposizioni in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale, nonché disposizioni in materia di termini legislativi.
C. 1538 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla IV Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente e relatore, avverte che il provvedimento in esame, già approvato dall'altro ramo del Parlamento il 9 novembre scorso, reca misure di proroga dei termini per l'esercizio di deleghe legislative, da parte del Governo, in materia di associazioni professionali militari a carattere sindacale (articolo 1), di revisione dello strumento militare (articolo 2), di fonti energetiche rinnovabili (articolo 3, lettera a) e di semplificazione dei controlli sulle attività economiche (articolo 3, lettera b).
  In particolare, l'articolo 1 estende di 12 mesi il termine per l'esercizio della delega prevista dall'articolo 9, comma 15, della legge n. 46 del 2022, che riguarda le particolari limitazioni all'esercizio dell'attività sindacale da parte del personale impiegato in attività operativa, addestrativa, formativa ed esercitativa, anche fuori del territorio nazionale, inquadrato in contingenti o a bordo di unità navali o distaccati individualmente.
  L'articolo 2 conferisce nuovamente, per 24 mesi, la delega al Governo concernente la revisione dello strumento militare nazionale, che era già prevista dall'articolo 9, comma 1, della legge 5 agosto 2022, n. 119, e che tuttavia è scaduta il 28 agosto 2023. In particolare, la delega riguarda le discipline in tema di dotazioni organiche, riserva ausiliaria, concorsi, formazione del personale e servizio sanitario militare.
  L'articolo 3 proroga al 25 agosto 2024 il termine per l'esercizio della delega legislativa in materia di razionalizzazione e semplificazione della disciplina sulle fonti energetiche rinnovabili prevista dalla legge annuale per la concorrenza 2021 (legge n. 118 del 2022).
  Segnatamente, l'articolo 3, comma 1, lett. a) novella il comma 4 dell'articolo 26 della legge sulla concorrenza 2021, il quale delega il Governo all'adozione – entro sedici mesi dalla data di entrata in vigore della legge (avvenuta il 25 agosto 2022) – di uno o più decreti legislativi per adeguare al diritto europeo, razionalizzare, riordinare e semplificare la disciplina in materia di fonti energetiche rinnovabili e ridurre gli oneri regolatori gravanti su cittadini e imprese. Le previsioni in esame sostituiscono la parola sedici mesi con ventiquattro mesi, prorogando il termine per l'esercizio della delega al 25 agosto 2024. Viene inoltre incluso il Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa tra i ministri proponenti i richiamati decreti legislativi (art. 3, comma 1, lett. b).
  Come chiarito nella relazione illustrativa, l'ulteriore intervento di proroga è motivato dall'iter di approvazione della nuova direttiva europea per le energie rinnovabili (c.d. «RED III»), la quale revisiona ulteriormente il framework della materia, richiedendo agli Stati membri i conseguenti adeguamenti dell'ordinamento nazionale in sede di attuazione della direttiva medesima. La nuova direttiva, il cui iter di approvazione si situa, al momento, nella fase del trilogo, è destinata ad incidere sensibilmentePag. 225 sugli obiettivi quantitativi relativi al contributo delle rinnovabili al 2030 e al 2050, nonché a introdurre disposizioni, particolarmente dibattute per la promozione del ricorso a fonti rinnovabili particolarmente innovative (tra cui, ad esempio, l'idrogeno, oggetto, peraltro, della proposta di direttiva euro-unitaria di rifusione della direttiva 2009/73/CE in materia di mercato interno del gas naturale).
  Rileva che le norme sulla semplificazione della disciplina sulle fonti energetiche rinnovabili non evidenziano profili di criticità per la compatibilità con l'ordinamento dell'UE mentre le disposizioni sul personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare, sulla base del Trattato sull'Unione europea, sono di competenza degli ordinamenti interni degli Stati membri.

  Formula, quindi, una proposta di parere favorevole (vedi allegato 2).

  Nessun altro chiedendo d'intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 15.15.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 15 novembre 2023. — Presidenza del presidente Alessandro GIGLIO VIGNA.

  La seduta comincia alle 15.15.

Sull'ordine dei lavori.

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente, propone, concorde la Commissione, di procedere a un'inversione nell'ordine dei lavori della seduta odierna, nel senso di procedere dapprima all'esame della Relazione annuale 2022 sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità e sui rapporti con i Parlamenti nazionali e successivamente all'esame della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle norme di circolarità per la progettazione dei veicoli e alla gestione dei veicoli fuori uso.

Relazione annuale 2022 sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità e sui rapporti con i Parlamenti nazionali.
COM(2023)640 final.
(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Antonio GIORDANO (FDI), relatore, avverte che la Commissione esaminerà oggi la relazione concernente l'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità, nonché i rapporti con i Parlamenti nazionali. Tale relazione, presentata annualmente dalla Commissione europea in conformità all'articolo 9 del protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, allegato al Trattato sull'Unione europea (TUE) e al Trattato sul funzionamento dell'UE (TFUE), riveste particolare importanza.
  Dal 2018, la relazione sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità è stata unificata con quella precedentemente distinta (benché non prevista dai Trattati) concernente i rapporti con i Parlamenti nazionali. Tale integrazione mira a ottimizzare la coerenza e la completezza delle valutazioni svolte, garantendo una visione più esaustiva e coordinata degli sviluppi in questi cruciali ambiti.
  La relazione in esame è suddivisa in sezioni dedicate, rispettivamente, all'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità da parte delle Istituzioni dell'UE, all'applicazione della procedura di controllo della sussidiarietà da parte dei parlamenti nazionali, al dialogo politico della Commissione europea con i parlamenti nazionali ed ai contatti, visite, riunioni e altre conferenze organizzate dalla Commissione presso o con i parlamenti nazionali.
  Come giudizio riassuntivo, ad avviso della Commissione, nel 2022 non si sono registrati nel complesso cambiamenti di rilievo Pag. 226rispetto agli anni precedenti, né per quanto riguarda l'intensità dell'attività svolta dai Parlamenti nazionali ai fini del controllo del rispetto dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità, né per quanto concerne il dialogo politico.
  Questa osservazione sembra, a suo parere, parzialmente contraddetta dal fatto che, secondo quanto riportato dalla stessa Commissione, pur mantenendosi invariato il numero totale dei pareri (considerati complessivamente nell'ambito del controllo di sussidiarietà e del dialogo politico) nel 2022, si è registrato un raddoppio nel numero relativo di pareri motivati rispetto al 2021. Ciò evidenzia un incremento nell'adozione della procedura prevista dal protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità.
  In particolare, l'Esecutivo europeo evidenzia come nel 2022 il numero totale di pareri (compresi i pareri motivati) sia rimasto stabile rispetto all'anno precedente di riferimento (355 nel 2022 rispetto ai 360 del 2021), che le 10 Camere più attive – tra le quali la Camera dei deputati Italiana – hanno adottato una percentuale di pareri identica a quella del 2021 (79 per cento) e che nel complesso i Parlamenti nazionali hanno concentrato i pareri più sulle proposte soggette al controllo della sussidiarietà che sulle comunicazioni o sul merito dei progetti legislativi. La Commissione europea segnala altresì, che il livello di partecipazione dei Parlamenti nazionali alle consultazioni pubbliche è rimasto trascurabile.
  Per quanto riguarda nello specifico il controllo del rispetto della sussidiarietà, la relazione, come già indicato, riporta che il numero di pareri motivati (32) è raddoppiato nel 2022 rispetto all'anno precedente e che, sebbene il numero sia rimasto ben al di sotto dei picchi raggiunti in passato, non si registra un simile aumento dal 2016. La Commissione rileva, tuttavia, che alcuni di questi pareri motivati si fondano non tanto su critiche puntuali riguardo a violazioni del principio di sussidiarietà quanto piuttosto sulla percezione della mancanza di un'analisi della situazione nazionale da parte delle Istituzioni Europee.
  La proposta che ha fatto registrare il numero più alto di pareri motivati (5) da parte dei parlamenti nazionali è stata la proposta concernente la riforma della legge elettorale europea, anche se, come evidenziato dalla Commissione, tale numero è ancora nettamente al di sotto della soglia necessaria per il riesame obbligatorio del progetto di atto legislativo («cartellino giallo»).
  Il Parlamento più attivo nell'adozione di pareri motivati si conferma essere il Riksdag svedese, con oltre il 40 per cento dei pareri motivati complessivamente espressi dai Parlamenti nazionali.
  Rispetto ai due precedenti mandati della Commissione, nei primi tre anni di mandato della Commissione von der Leyen (2020-2022) si è osservato un netto calo del numero complessivo di pareri, inclusi quelli motivati nei quali i Parlamenti nazionali hanno mosso rilievi quanto alla sussidiarietà.
  Si è, invece, registrato un notevole aumento del numero di contributi trasmessi dalle Assemblee regionali (72) rispetto ai due anni precedenti (50 nel 2021 e 33 nel 2020), che però si è concentrato in un numero assai esiguo di parlamenti regionali.
  La relazione ricorda, inoltre, che nel corso del 2022 i Parlamenti nazionali hanno suggerito soluzioni per accrescere la propria influenza nell'UE attraverso un coinvolgimento più ampio e più precoce nel ciclo di elaborazione delle politiche. Tali suggerimenti sono stati formulati nelle conclusioni di uno specifico gruppo di lavoro della COSAC e in un contributo nell'ambito di una riunione plenaria, e trovano riscontro anche nella relazione finale della Conferenza sul futuro dell'Europa. Pur facendo presente che alcuni suggerimenti comporterebbero una modifica dei trattati, la Commissione ribadisce di essere pronta a rafforzare il dialogo con i Parlamenti nazionali attraverso i canali di comunicazione e cooperazione consolidati, affinché essi possano più facilmente fornire il proprio contributo alle sue iniziative politiche e legislative e formulare osservazioni in merito.Pag. 227
  Se queste sono, in sintesi, le principali risultanze rilevate dalla Commissione europea, occorre qui osservare, in via generale, che la relazione si limita a riportare una sintesi delle argomentazioni delle risposte della Commissione europea ai pareri dei Parlamenti nazionali, ma non contiene una analisi e dati riepilogativi e/o statistici in merito a tali risposte ed alla loro qualità, che pure costituisce una parte qualificante e comunque conclusiva della procedura sia nell'ambito del controllo di sussidiarietà sia per quanto riguarda il dialogo politico.
  La relazione omette, inoltre, di fornire indicazioni sull'eventuale rispetto della tempistica (3 mesi) che la Commissione, nella scorsa legislatura, si era impegnata a rispettare nell'inviare la propria risposta al singolo parere del Parlamento nazionale.
  In merito all'attività condotta nel 2022 da parte delle Istituzioni dell'UE sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità, per le quali si rimanda all'illustrazione sintetica offerta dalla documentazione degli uffici, evidenzia in particolare l'attività del Comitato delle regioni che oltre a formulare 23 pareri su proposte legislative, 31 pareri su altri documenti o temi e 8 risoluzioni, nell'ambito della Conferenza sul futuro dell'Europa si è fatto promotore di proposte volte rafforzare l'applicazione del principio di sussidiarietà sulla base del concetto della sussidiarietà attiva.
  Queste proposte hanno successivamente trovato espressione nella raccomandazione della stessa Conferenza sulla sussidiarietà, nota come proposta n. 40. In essa, si è specificamente incoraggiata l'Unione Europea a riesaminare il meccanismo che consente ai Parlamenti nazionali di valutare l'eventuale interferenza delle nuove proposte legislative europee con le loro competenze giuridiche. La raccomandazione ha altresì sottolineato l'importanza di conferire ai Parlamenti nazionali il potere di avanzare proposte legislative a livello europeo e di promuovere l'uso sistematico di una definizione condivisa di sussidiarietà tra tutte le istituzioni dell'UE.
  Inoltre, sulla scorta di queste raccomandazioni, il Comitato delle regioni ha organizzato la X Conferenza sulla sussidiarietà, che si è tenuta a Valencia l'11 novembre 2022, nella quale sono state adottate conclusioni per promuovere ulteriormente il concetto di «sussidiarietà attiva» quale elemento centrale dell'agenda «Legiferare meglio» dell'UE e per rafforzare il contributo dei livelli di governo locale e regionale all'elaborazione di politiche dell'UE.
  Per quanto riguarda nello specifico l'attività della Camera dei deputati Italiana, ricorda che essa nel 2022 ha risentito della pausa fisiologica dovuta agli adempimenti collegati al passaggio dalla XVIII alla XIX legislatura, avvenuto il 13 ottobre 2022. Mentre nel 2023, sino al 6 novembre, la Camera ha trasmesso alla Commissione (nonché al Parlamento ed al Consiglio) ben 29 contributi di cui 5 pareri motivati.
  Dai dati riportati nella documentazione predisposta dagli uffici, a circa poco più di un anno dall'avvio della XIX legislatura, mentre il numero degli atti dell'UE esaminati ai sensi dell'art. 127 del regolamento della Camera e dei documenti finali approvati dalla Commissioni parlamentari di merito nell'ambito del cosiddetto dialogo politico è rimasto costante rispetto allo stesso periodo omogeneo della XVIII legislatura, è invece esplosa l'attività di verifica della sussidiarietà da parte della XIV Commissione Politiche dell'UE, con 21 progetti di atti legislativi esaminati e 17 documenti approvati (di cui 5 pareri motivati), rispetto ad 1 solo progetto e 1 solo documento approvato nella XVIII legislatura. È evidente che questi dati incideranno notevolmente sui risultati complessivi riportati nella relazione riferita al 2023.
  Merita, inoltre, segnalare il grande incremento dell'attività conoscitiva attraverso lo strumento delle audizioni di Commissari europei, membri del Parlamento europeo, membri del Governo ed altri soggetti.
  Segnala, infine, che la Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo ha all'esame un progetto di relazione sull'attuazione delle disposizioni del Trattato relative ai Parlamenti nazionali, nella quali – rilevando giustamente che le procedure di cartellino «giallo» o «arancione» non siano state pienamente utilizzate – suggeriscePag. 228 che tutte le istituzioni dell'UE e gli Stati membri concordino una cultura comune relativa ai princìpi di sussidiarietà e proporzionalità basata sui criteri contenuti nel protocollo sulla sussidiarietà e proporzionalità, sulla pertinente giurisprudenza della Corte di giustizia e sulla prassi della Commissione stessa.
  Nel progetto di relazione della Commissione affari costituzionali (AFCO) si prende atto della richiesta di taluni Parlamenti nazionali di prolungare il termine di otto settimane entro il quale possono presentare un parere motivato, ritenendo che la durata di tale periodo debba essere riconsiderata nel quadro di una futura revisione del Trattato e si ribadisce la proposta – condizionata però alla concessione di un potere d'iniziativa legislativa a favore del Parlamento europeo – di istituire una procedura di «cartellino verde», in base al quale almeno un terzo dei Parlamenti nazionali possa presentare proposte legislative alla Commissione, suggerendo, a tale riguardo, che quest'ultima potrebbe avere il potere discrezionale di tenere conto di tali proposte o di formulare una risposta formale in cui sottolinea i motivi per cui si astiene dal farlo.
  Sembra sinceramente che la proposta dell'AFCO sia too little too late: come abbiamo già avuto modo di rilevare nella disamina dei documenti programmatici delle Istituzioni europee per il 2023 un approccio di questo genere non servirebbe a far sì che la Commissione europea riservi la giusta attenzione al ruolo dei Parlamenti degli Stati membri.
  La cosiddetta «esplosione» dei pareri motivati adottati dai Parlamenti nazionali nel 2022 – prima che l'apporto della XIV Commissione potesse consolidarsi, come sta accadendo quest'anno – pare confermare un rilevantissimo dato di fondo che l'Esecutivo europeo continua ad ignorare: le Assemblee legislative nazionali, proprio per la posizione costituzionale che hanno e per il fatto di essere espressione diretta dei cittadini, intendono fornire il loro contributo affinché la legislazione europea tenga adeguatamente conto, sin dalla fase della sua predisposizione, delle specificità politiche, economiche, sociali e culturali di ogni ordinamento e sia maggiormente rispettosa dei princìpi che dovrebbero guidare l'esercizio delle competenze dell'Unione europea, primi tra tutti quelli di sussidiarietà e proporzionalità.
  La disattenzione con la quale la Commissione europea segue l'attività dei Parlamenti nazionali è del resto confermata dal tenore prettamente burocratico delle missive di risposta con le quali riscontra i documenti parlamentari riguardanti la verifica del rispetto del principio di sussidiarietà. Si tratta pertanto di verificare la percorribilità di altre soluzioni intese a fare incidere la dimensione parlamentare nazionale nel processo legislativo europeo, ad esempio rafforzando i legami e le interlocuzioni tra le Commissioni per gli affari europei dei Parlamenti degli Stati membri in vista dell'esame d'importanti progetti legislativi della Commissione europea, – al di à delle procedure di «cartellino giallo» o «arancione», ai quali si è ricorso pochissimo, a causa dell'estrema brevità dei tempi e dei quorum previsti per attivarle.

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente, concorda con le considerazioni svolte dal relatore, che investono la rilevante problematica della partecipazione dei Parlamenti nazionali alla formazione del diritto europeo.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, il Presidente rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle norme di circolarità per la progettazione dei veicoli e alla gestione dei veicoli fuori uso.
COM(2023)451 final.
(Ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà)
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Pag. 229

  Alessandro GIGLIO VIGNA, presidente, intervenendo in sostituzione dell'on. Pisano, impossibilitato a partecipare ai lavori della seduta perché impegnato nel question time in Assemblea, dichiara che la proposta di regolamento al nostro esame è volta a favorire la transizione del settore automobilistico verso l'economia circolare in tutte le fasi della vita del veicolo (ossia progettazione, produzione e trattamento finale una volta fuori uso).
  Per conseguire questo obiettivo, abroga la direttiva 2000/53/CE, cd. direttiva «veicoli fuori uso», e la direttiva 2005/64/CE sull'omologazione dei veicoli a motore per quanto riguarda la loro riutilizzabilità, riciclabilità e recuperabilità (cd. direttiva «Omologazione 3R»), ritenute non più adeguate ad assicurare la transizione dell'intera filiera automobilistica verso l'economia circolare, e le sostituisce con unico strumento giuridico.
  L'iniziativa contribuisce agli obiettivi ambientali e climatici dell'UE, rafforzando nel contempo il mercato unico e contribuendo ad affrontare le sfide associate alla trasformazione in corso dell'industria automobilistica.
  L'analisi della Commissione europea evidenzia che, per conseguire gli obiettivi dell'UE in materia di clima e resilienza, la produzione di veicoli deve seguire un percorso più sostenibile e decarbonizzato, con una minore dipendenza dalle risorse primarie.
  L'industria automobilistica rappresenta infatti uno dei settori a più forte intensità di risorse. Al settore automobilistico europeo si deve il 19 per cento della domanda dell'industria siderurgica dell'UE (oltre 7 milioni di tonnellate/anno), il 10 per cento del consumo totale di plastica (6 milioni di tonnellate/anno) e una percentuale significativa della domanda di alluminio (il 42 per cento per tutti i mezzi di trasporto, circa 2 milioni di tonnellate/anno), di rame (il 6 per cento per le parti di automobili), di gomma (il 65 per cento della produzione di articoli generici in gomma) e di vetro (1,5 milioni di tonnellate di vetro piano prodotto nell'UE).
  Inoltre, con il crescere della mobilità a zero emissioni e dell'elettronica integrata nei veicoli, crescerà la domanda di rame e di materie prime critiche – di cui l'UE è fortemente dipendente da paesi terzi – tra le quali le terre rare, che il settore automobilistico usa copiosamente nei magneti permanenti dei motori elettrici. Rendere pertanto i nuovi veicoli più sostenibili e circolari è essenziale, a giudizio della Commissione, per affrontare le dipendenze europee, ridurre l'impatto ambientale connesso all'estrazione e alla lavorazione dei materiali primari utilizzati nei veicoli, nonché per facilitare il riutilizzo e il riciclaggio dei veicoli che raggiungono la fine del loro ciclo di vita.
  La Commissione ha anche proceduto a una valutazione delle norme vigenti dell'UE sostenendo che esse hanno certamente permesso di migliorare la raccolta dei veicoli fuori uso, di ridurre con successo le sostanze pericolose nei veicoli e di aumentare il riciclaggio di tali veicoli a circa l'85 per cento dei materiali in essi contenuti, ma che non hanno tuttavia permesso di conseguire obiettivi più ambiziosi. La maggior parte di questi materiali sono rifiuti metallici frantumati e non sufficientemente differenziati e valorizzati. Solo il 19 per cento della plastica dei veicoli fuori uso viene riciclato e inoltre l'elettronica e i materiali compositi sono attualmente poco riciclati. Inoltre, troppi veicoli non sono raccolti correttamente alla fine del loro ciclo di vita e molte vetture vecchie, non idonee alla circolazione stradale e inquinanti, sono esportate verso paesi terzi (oltre 800 mila veicoli usati all'anno, principalmente in Africa). Infine, gli autocarri, gli autobus e le motociclette non sono contemplati dalla legislazione vigente. Si tratta – afferma la Commissione – di una potenziale fonte di inquinamento e di una notevole perdita di risorse che non rientrano nell'economia e che devono essere sostituite da materie prime con un'impronta ambientale molto più elevata.
  Ciò premesso, è del tutto evidente che il provvedimento al nostro esame riveste una notevole importanza, non solo per l'Unione europea nel suo complesso, che si è prefissataPag. 230 di conseguire gli obiettivi della decarbonizzazione e dell'autonomia strategica, ma anche per quei paesi membri, come l'Italia, che hanno un'industria dell'automotive particolarmente sviluppata e che fornisce un notevole contributo al PIL nazionale e dà a lavoro a migliaia di persone.
  La relazione tecnica trasmessa dal Governo sulla proposta, ai sensi dell'art. 6 della legge 234 del 2012, ritiene la proposta complessivamente positiva e conforme all'interesse nazionale, pur ritenendo che si debba valutarne l'impatto sui settori produttivi soprattutto in relazione alle tempistiche di applicazione.
  Passa successivamente all'illustrazione delle principali misure contenute nella proposta, rinviando alla documentazione prodotta dall'Ufficio per i Rapporti con l'UE per ulteriori approfondimenti.
  Se l'obiettivo generale dell'intervento legislativo, come già spiegato, è quello di modernizzare e armonizzare maggiormente la normativa dell'UE e migliorare il funzionamento del mercato unico, riducendo al contempo gli effetti ambientali negativi connessi alla progettazione, alla produzione, alla vita utile dei veicoli e al loro trattamento una volta fuori uso, e contribuendo alla sostenibilità dei settori automobilistico e del riciclaggio, le disposizioni della proposta sono volte a conseguire sei obiettivi specifici, in relazione a ciascuno dei quali la Commissione propone l'adozione di determinate misure, che sono rivolte agli operatori economici, agli Stati membri e ai proprietari dei veicoli.
  Il primo obiettivo specifico è quello di migliorare la circolarità nella progettazione e nella produzione dei veicoli. I veicoli nuovi dovranno essere progettati e prodotti in modo da facilitare il riciclaggio e la rimozione di componenti che possono essere riutilizzati. I costruttori dovranno elaborare strategie di circolarità e fornire maggiori informazioni su come rimuovere e sostituire componenti riutilizzabili e su parti che contengono materiali riciclati e materie prime critiche. Tali informazioni saranno contenute in un passaporto digitale di circolarità in dotazione a ciascun veicolo immesso sul mercato. Viene anche introdotta una nuova metodologia per calcolare e verificare i tassi di riutilizzabilità, riciclabilità e recuperabilità di un veicolo.
  La relazione del Governo contiene diverse osservazioni in merito ai nuovi requisiti di omologazione introdotti dalla proposta nei capi II e III (artt. 4-13). Le modifiche alle metodologie di calcolo, in particolare, richiedono ad avviso del Governo chiarimenti in merito alla loro applicazione sia da parte dei costruttori che delle autorità di omologazione. La relazione evidenzia come le innovazioni introdotte abbiano «de facto» creato un disallineamento con le corrispondenti prescrizioni del regolamento UNECE R133, armonizzato a livello internazionale e sottoscritto dall'UE. Ciò comporterà, a giudizio della relazione, la necessità di una doppia certificazione di omologazione per coprire i mercati extra UE sottoscrittori del predetto regolamento UNECE.
  Per quanto attiene ai veicoli omologati in più fasi, inoltre, la relazione sostiene che sarà necessario chiarire i confini di responsabilità estesa tra il produttore del veicolo incompleto e quello del veicolo completato, mentre le informazioni sullo smontaggio (art. 11) dovrebbero essere richieste solo per i nuovi tipi di veicolo (nuove omologazioni) per quanto riguarda le nuove categorie di veicoli coinvolte (M2, M3, N2, N3, O).
  Il secondo obiettivo specifico è quello di aumentare l'uso di materiali riciclati nei veicoli nuovi. I veicoli dovrebbero essere progressivamente progettati e fabbricati in modo da incorporare materiali riciclati anziché materie prime primarie. In considerazione del basso tasso di riciclaggio della plastica, in particolare di quella proveniente dai veicoli fuori uso, e del complessivo impatto negativo delle altre forme di trattamento dei rifiuti di plastica è opportuno, secondo la Commissione, aumentare l'uso della plastica riciclata nei veicoli. Pertanto, il 25 per cento della plastica utilizzata per costruire un nuovo veicolo dovrà provenire dal riciclaggio, di cui il 25 per cento deve essere riciclato da veicoli fuori uso.Pag. 231
  L'industria automobilistica ha espresso pareri contrastanti sulla definizione di obiettivi per la plastica. La relazione tecnica del Governo rileva che saranno necessari approfondimenti in merito alla fattibilità di questo obiettivo, tenuto conto che i componenti contenenti quantità crescenti di materiale riciclato devono assicurare tutte le prestazioni tecniche e di sicurezza e che tale obiettivo vincolante dovrebbe essere progressivo e soggetto a revisioni alla luce dello sviluppo tecnologico e della disponibilità di materie prime di qualità.
  La Commissione potrà inoltre fissare obiettivi per l'acciaio riciclato, le materie prime critiche e l'alluminio.
  Il terzo obiettivo specifico fa riferimento invece alla necessità di aumentare la quantità, la qualità e il valore dei materiali riutilizzati e riciclati provenienti dai veicoli fuori uso. A tal fine, sono introdotte misure volte a recuperare dai veicoli un maggior numero di materie prime, plastica, acciaio, alluminio e a sostenere il mercato del riuso, della rifabbricazione e della rimessa a nuovo dei pezzi di ricambio. Il 30 per cento della plastica proveniente dai veicoli fuori uso dovrà essere riciclato.
  Il quarto obiettivo specifico è quello di aumentare la raccolta di veicoli fuori uso per ridurre il numero di «veicoli scomparsi» (circa 3,5 milioni all'anno nell'UE). Dovranno in particolare essere istituiti sistemi di raccolta dei veicoli fuori uso su tutto il territorio nazionale e adottate misure di tracciabilità digitale dei veicoli fuori uso, nonché dovrà adottarsi un regime rafforzato di enforcement con ispezioni e sanzioni. Vi sarà anche il divieto di esportare veicoli non idonei alla circolazione nell'UE. I proprietari di veicoli dovranno consegnare i veicoli fuori uso ad impianti di trattamento autorizzati e acquisire e presentare certificati di distruzione rilasciati dai predetti impianti.
  Per quanto riguarda le disposizioni sulla raccolta dei veicoli fuori uso (artt. 23, 25 e 26), la relazione del Governo evidenzia come con il DPR 23 settembre 2022, n. 177 sia stata disciplinata la tenuta del registro unico telematico dei veicoli fuori uso (RVFU) e semplificata la materia sulla cessazione dalla circolazione dei veicoli fuori uso. Il contenuto del predetto decreto, che è in vigore dal 6 dicembre 2022 e sarà concretamente applicabile a decorrere dal 7 giugno 2024, appare a giudizio della relazione in linea con gli obiettivi della proposta in oggetto, avendone anticipato in gran parte le finalità.
  In merito invece alle disposizioni sull'esportazione di veicoli usati (artt. 38-45), la relazione del Governo non ravvisa particolari criticità per quanto riguarda la legislazione nazionale sulla radiazione del veicolo per esportazione (art. 103 del decreto legislativo 285/92, codice della strada), mentre ritiene meritevole di approfondimento la proposta di istituzione del sistema MOVE HUB al fine di scambiare il numero di identificazione dei veicoli e le informazioni relative all'immatricolazione e al controllo tecnico dei veicoli tra i registri di immatricolazione nazionali e i sistemi elettronici di controllo tecnico degli Stati membri, nonché per interconnettersi all'ambiente dello sportello unico dell'UE per le dogane.
  Il quinto obiettivo specifico si riferisce all'esigenza di garantire un'equa ripartizione dei costi di gestione dei veicoli fuori uso tra gli operatori economici e in particolare di aumentare la responsabilità dei produttori. Tra l'altro, saranno istituti regimi nazionali di responsabilità estesa del produttore volti ad assicurare un contributo adeguato ai costi di trattamento e riciclo. I produttori dovranno inoltre istituire o partecipare a sistemi di raccolta per i veicoli fuori uso, anche al fine di incentivare i riciclatori a migliorare la qualità dei materiali riciclati dei veicoli fuori uso, promuovendo in tal modo una maggiore cooperazione tra gli operatori del trattamento e i costruttori.
  Infine, il sesto obiettivo specifico è volto ad includere più veicoli. Il campo di applicazione dell'attuale legislazione è infatti progressivamente esteso ad altre categorie di veicoli, tra cui autocarri, autobus e motocicli.
  La valutazione d'impatto condotta dalla Commissione sostiene che le misure proposte dovrebbero avere effetti positivi sull'ambiente, derivanti dall'accresciuta circolaritàPag. 232 e dall'aumento dei veicoli fuori uso trattati, in particolare in termini di: riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (- 12,3 milioni di tonnellate di C02); incremento di materiali recuperati (5,4 milioni di tonnellate di plastica, acciaio, alluminio, rame e altre materie prime critiche), comprese materie prime critiche (350 tonnellate di terre rare). Dovrebbero inoltre avere ricadute positive in termini economici e sociali, in particolare rafforzando le attività di gestione dei rifiuti e di riciclo, determinando un aumento dei posti di lavoro (22 mila, di cui 14 mila nelle PMI) e costi minori dei componenti e dei pezzi di ricambio.
  Passando agli aspetti relativi al rispetto dei principi in materia di riparto di competenze previsti dai Trattati, ricorda che la base giuridica su cui si fonda la proposta è correttamente costituita dall'articolo 114 del TFUE, inteso ad assicurare il funzionamento del mercato unico. Tale articolo fa degli obblighi di carattere ambientale il nucleo delle condizioni che regolano l'omologazione e l'immissione sul mercato dell'UE dei veicoli, e consente di armonizzare le prescrizioni relative al trattamento dei veicoli fuori uso.
  La proposta risulta altresì conforme complessivamente al principio di sussidiarietà in quanto, come osserva la relazione tecnica del Governo, l'azione dell'UE è necessaria per armonizzare e far funzionare il mercato unico e per adeguare il settore automobilistico all'economia circolare, in linea con l'obiettivo stabilito nel Green Deal europeo. Pertanto, è fondamentale introdurre una serie di norme comuni a livello dell'UE che prevedano prescrizioni e obblighi chiari per gli Stati membri e le imprese. Gli obiettivi del lavoro di revisione delle norme dell'UE in materia di veicoli fuori uso non possono essere conseguiti in misura sufficiente dai singoli Stati membri ma solo attraverso un intervento a livello dell'UE, in assenza del quale vi è il rischio di una frammentazione del mercato unionale e che i progressi da compiersi nell'economia circolare dipendano dall'azione volontaria delle imprese o dei singoli Stati membri.
  La proposta appare conforme anche al principio di proporzionalità in quanto, come osserva la relazione tecnica del Governo, le misure vengono introdotte con gradualità, come ad esempio nel caso delle nuove categorie di veicoli coperte dalla normativa.
  Particolare rilevanza ai fini del nostro esame assume tuttavia il fatto che la proposta attribuisce alla Commissione europea numerose deleghe di potere e competenze di esecuzione che soprattutto investono aspetti ed elementi particolarmente rilevanti del regolamento. Nel corso dell'esame potrebbe pertanto essere utile valutare la coerenza di tali clausole con le previsioni di cui agli articoli 290 e 291 del TFUE che disciplinano i presupposti e l'ambito per il ricorso agli atti esecutivi e delegati.
  La relazione del Governo ritiene che la legislazione secondaria che dovrà essere adottata dalla Commissione tramite atti delegati o atti di esecuzione aventi riflessi sulla progettazione dei veicoli e sulla definizione dei materiali dovrebbe essere adottata almeno con congruo anticipo (4-5 anni) rispetto alla data di applicazione, per garantire il necessario tempo di adeguamento per le case produttrici di veicoli.
  Tenendo conto che il termine per la verifica di sussidiarietà scade il 5 dicembre 2023, propone, per meglio apprezzare i contenuti richiamati, di svolgere un breve ciclo di audizioni, che coinvolga anche i portatori di interessi e i rappresentanti del Governo.

  Isabella DE MONTE (A-IV-RE), si associa alla richiesta del relatore di promuovere un breve ciclo conoscitivo con i principali soggetti rappresentativi degli interessi del settore.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, il Presidente rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.25.