CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 30 maggio 2023
118.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
COMUNICATO
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AUDIZIONI INFORMALI

  Martedì 30 maggio 2023.

Audizione informale, in videoconferenza, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 399 Rossello, C. 645 Pittalis, C. 654 Enrico Costa e C. 716 Pella, recanti «Disposizioni in materia di abuso d'ufficio e traffico di influenze illecite» di Vittorio Raeli, procuratore regionale della Corte dei conti della Basilicata.

  L'audizione informale si è svolta dalle 10 alle 10.25.

Audizioni informali, in videoconferenza, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 399 Rossello, C. 645 Pittalis, C. 654 Enrico Costa e C. 716 Pella, recanti «Disposizioni in materia di abuso d'ufficio e traffico di influenze illecite», di Bruno Cherchi, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Venezia, di Maurizio De Lucia, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, di Marco Gambardella, Sostituto Procuratore presso la Procura generale di Bari, di Francesco Prete Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, di Tiziana Siciliano, Procuratore aggiunto presso la Procura di Milano e di Francesco Lo Voi, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma.

  L'audizione informale si è svolta dalle 10.25 alle 12.20.

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SEDE REFERENTE

  Martedì 30 maggio 2023. — Presidenza del presidente Ciro MASCHIO. – Interviene il sottosegretario di Stato per la Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove.

  La seduta comincia alle 18.55.

Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano.
C. 887 Varchi, C. 342 Candiani, C. 1026 Lupi e petizione n. 302.
(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 24 maggio 2023.

  Ciro MASCHIO, presidente, ricorda che nella seduta del 24 maggio si è svolta la discussione sul complesso delle proposte emendative e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno espresso i pareri, depositando una proposta di riformulazione dell'emendamento Calderone 1.13, pubblicata in allegato al resoconto della seduta. In quella sede sono stati altresì esaminati i primi sei emendamenti, pertanto l'esame riprenderà dall'emendamento Appendino 1.7.

  Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, si dichiara stupita della fretta con cui la maggioranza vuole procedere su un provvedimento che, a suo avviso, meriterebbe di essere adeguatamente approfondito. Sottolinea la buona volontà del gruppo del Partito democratico che intende partecipare attivamente ai lavori nonostante la nota polemica nei confronti del sottosegretario Delmastro Delle Vedove, che non riprende in questa sede.
  Ritiene una forzatura volere a tutti i costi concludere quando, invece, ci sarebbe tempo per lavorare con calma e buon senso. In questo senso ricorda che l'articolo 50 del regolamento attribuisce un tempo di 10 minuti per intervento a ciascun deputato per dichiarare il proprio voto e non appare in alcun modo richiamabile in questa fase dei lavori della Commissione alcuna altra norma che limiti questa facoltà, di cui i membri del Partito Democratico preannunciano di volersi avvalere pienamente su ogni emendamento. Osserva, infatti, che il provvedimento è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea nella seconda metà del mese di giugno e, pertanto, non essendoci alcuna urgenza escluse possano trovare applicazione le disposizioni del Regolamento, quali quelle dell'articolo 79, comma 1 del regolamento che attengono al principio di economia procedurale, con conseguente contingentamento dei tempi e riduzione del numero di interventi.
  Forzare in modo inedito l'interpretazione e l'applicazione delle disposizioni del Regolamento per concludere i lavori in tempi stretti non è ammissibile senza una preventiva organizzazione dei tempi in Ufficio di presidenza. Ciò richiederebbe però che la presidenza si assumesse la responsabilità di tale decisione convocando un'apposita riunione dell'Ufficio di presidenza e preannuncia che, in tal caso, il suo gruppo farebbe ricorso al Presidente della Camera, in quanto non ve ne sarebbero i presupposti.
  Invita, quindi a procedere senza forzature anche in considerazione delle ampie finestre che l'attuale calendario dei lavori dell'Assemblea lascia ai lavori delle Commissioni.

  Ciro MASCHIO, presidente, non comprende l'allarmismo della collega del gruppo del Partito democratico dal momento che la presidenza, sin dall'avvio della legislatura, ha sempre utilizzato un metro assai flessibile e non ha mai applicato il contingentamento dei tempi. Sottolinea che non vi è alcuna forzatura nei lavori della Commissione e che già nella precedente settimana, in sede di Ufficio di presidenza, si era convenuto di rinviare ad oggi la prosecuzione delle votazioni, con l'intesa che esse si sarebbero svolte a partire dalla seduta odierna. Precisa, inoltre, che non vi è mai stata alcuna intenzione di limitare il Pag. 143dibattito né l'istruttoria, come testimonia l'ampio ciclo di audizioni svolto.
  Ribadisce che ogni intervento presidenziale è stato sempre ispirato dal criterio di assicurare una razionale organizzazione dei lavori della Commissione, anche con riguardo all'esigenza di assicurare adeguati spazi di lavori per l'esame degli altri argomenti in esame, anche in quota opposizione. Ritiene pertanto che si debba procedere nei lavori fin dove possibile, riservandosi di convocare un Ufficio di presidenza ove se ne ravvisi la necessità.

  Alessandro ZAN (PD-IDP) evidenzia come il Partito democratico non abbia assunto un atteggiamento ostruzionistico nei riguardi di un provvedimento che comunque non condivide, avendo presentato soltanto due emendamenti. Ricorda come ben diverso sia stato l'atteggiamento dei gruppi di opposizione quando, nella scorsa legislatura, è stato discusso il provvedimento a sua prima firma. La questione è invece legata al fatto che è emerso un elemento di novità rispetto allo scorso Ufficio di presidenza, ovvero che, al momento, non esiste alcuna urgenza di votare un mandato al relatore con così largo anticipo rispetto alla calendarizzazione del provvedimento in Assemblea. Non si cerca quindi alcuna rottura, ma si chiedono cose sacrosante come, ad esempio, la convocazione di una riunione dell'Ufficio di presidenza, non tanto per contingentare i tempi, ma per programmare al meglio i lavori.

  Maria Carolina VARCHI (FDI), relatrice, riconosce preliminarmente che anche l'ostruzionismo è una pratica legittima nel confronto parlamentare, puntualizzando peraltro che da parte del Partito Democratico non ha al momento ravvisato comportamenti in questo senso. Avanza quindi la proposta: di non partire dal presupposto che con la seduta odierna si debba arrivare al voto finale e di limitarsi a iniziare l'esame degli emendamenti. Fra le due soluzioni estreme, concludere l'esame o sospendere immediatamente, la virtù sta nel mezzo, anche in considerazione del programmato andamento dei lavori dell'Assemblea nelle prossime settimane, impegnata nell'esame di diversi decreti legge. Invita, tuttavia, i gruppi di opposizione a gestire i tempi assicurando a ciascun proponente di poter illustrare i propri emendamenti in tempi adeguati, senza che l'uso dei tempi sia ad appannaggio del solo Partito democratico, a pregiudizio dei proponenti degli emendamenti appartenenti al Movimento 5 Stelle.

  Valentina D'ORSO (M5S), anche alla luce della proposta dell'onorevole Varchi, appoggia la richiesta di tenere un Ufficio di presidenza per definire la futura articolazione dei lavori, in considerazione della calendarizzazione del provvedimento in Aula a partire dal 19 giugno. Ribadisce l'interesse del suo gruppo ad illustrare i propri emendamenti in tempi congrui e ringrazia la presidenza per aver specificato come non vi sia all'orizzonte un contingentamento dei tempi.

  Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) stigmatizza con durezza il comportamento del Presidente, che nel corso della precedente seduta ha, a suo avviso, impedito il regolare svolgimento dei lavori, richiamando erroneamente l'applicazione dell'articolo 85, comma 7, del Regolamento. Ciò ha comportato una limitazione alla fase di discussione degli emendamenti, che peraltro erano quasi tutti a firma del proprio gruppo, che è stato trattato perciò in modo discriminatorio. Concludendo, si unisce alla richiesta della collega D'Orso in merito alla necessità di discutere l'organizzazione dei lavori, convocando immediatamente l'Ufficio di presidenza.

  Ciro MASCHIO, presidente, ricorda che rientra nelle prerogative del presidente della Commissione assicurare l'ordinato svolgimento dei lavori e, in quest'ottica, ha inteso richiamare l'articolo 85, comma 7, del Regolamento, precisando che – come risulta chiaramente dal resoconto sommario della scorsa seduta – non vi sia stato da parte sua alcun intendimento né di applicazione rigida dei limiti di tempo e di interventi né tantomeno di contingentare i tempi di discussione, possibilità che necessiterebbe di Pag. 144un preventivo dibattito in sede di Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentati dei gruppi.
  Ricorda nuovamente come vi fosse stato un accordo sostanziale sul fatto che le votazioni sulle proposte emendative e, ove vi fossero state le condizioni, sul mandato alla relatrice si sarebbe tenute a partire dalle giornate di oggi e di domani e non comprende per quale ragione tale organizzazione dei lavori dovrebbe essere messa in discussione per il solo fatto che la Conferenza dei presidenti di Gruppo ha previsto l'avvio dell'esame in Assemblea a partire dal 19 giugno, dando applicazione a quanto previsto dal programma dei lavori.

  Devis DORI (AVS) si unisce alla richiesta di definire l'organizzazione dei lavori in sede di Ufficio di presidenza, dove trovare un accordo ampiamente condiviso.

  Ciro MASCHIO, presidente, chiede ai rappresentanti dei gruppi che fino ad ora non sono intervenuti di esprimersi su tale richiesta.

  Tommaso Antonino CALDERONE (FI-PPE) esprime a nome del proprio gruppo la richiesta di proseguire nell'esame degli emendamenti.

  Ingrid BISA (LEGA) concorda con il collega Calderone.

  Ciro MASCHIO, presidente, preso atto dell'orientamento prevalente, non accoglie la richiesta di sospendere la seduta per la convocazione dell'Ufficio di presidenza.

  Valentina D'ORSO (M5S), intervenendo sull'emendamento Appendino 1.7, dichiara che esso mette al centro la tutela del preminente interesse del minore, come richiesto dalla Corte costituzionale. Si tratta, aggiunge, di una previsione dal perimetro ampio, di assoluto buonsenso e non particolarmente innovativa, giacché recepisce la giurisprudenza più consolidata; ne raccomanda dunque l'approvazione.

  Alessandro ZAN (PD-IDP) rileva che il proprio emendamento 1.5 era di portata assai più innovativa, giacché riconosceva i figli nati da GPA, rimettendo ad una fase istruttoria di tipo giudiziario la verifica dei presupposti. L'emendamento in esame rappresenta dunque una mediazione accettabile, che argina l'azione molto aggressiva messa in atto dal Governo Meloni: cita ad esempio il divieto, imposta dalla circolare del Ministro Piantedosi, ai sindaci della trascrizione anagrafica dei certificati di nascita esteri dei figli nati da coppie omogenitoriali. Si augura dunque da parte della maggioranza un ripensamento, giacché l'approvazione della proposta di legge così com'è metterebbe il nostro ordinamento in disaccordo con quello dei principali Paesi occidentali, come dimostrano le preoccupazioni espresse dal Primo ministro del Canada Justin Trudeau direttamente alla Presidente del Consiglio Meloni.
  Ribadisce come a suo avviso la proposta di legge in discussione sia inapplicabile, anacronistica, discriminatoria nei confronti delle coppie omogenitoriali, contraria ai principi enucleati dalla giurisprudenza, nazionale ed internazionale, e ribaditi da ultimo da una pronuncia del Tribunale di Milano che, venuto meno il genitore biologico, ha disposto la trascrizione del certificato di nascita a favore del genitore intenzionale. In questo senso, riconosce l'importanza della previsione della clausola di salvataggio dei diritti del minore, recata dalla legge del 1983, che consente l'adozione in casi particolari.
  Conclusivamente si appella ai colleghi di Forza Italia, che si qualificano come la parte garantista del centrodestra, per evitare l'introduzione di una ennesima norma incriminatrice, che rende l'Italia ridicola nel contesto internazionale.

  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA) nel dichiarare il voto favorevole della sua componente all'emendamento Appendino 1.7, si domanda quale percorso l'Esecutivo immagini di prevedere per il riconoscimento dei bambini nati dalla gestazione per altri in quei Paesi in cui tale pratica è regolamentata in forma solidaristica.Pag. 145
  Evidenzia infatti come, nonostante tutti i proclami della maggioranza, la norma in esame produca un effetto punitivo nei confronti dei nati da gestazione per altri, non consentendone il riconoscimento.
  Rileva inoltre come lo status di non riconoscibile determini, su questi minori, gravi e innumerevoli disagi e prevede che il provvedimento in discussione non farà altro che porre in ridicolo l'intero Paese, in quanto lo stesso è privo di qualsiasi crisma di validità giuridica, contrario alla Costituzione, alla giurisprudenza e alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che, come ricorda, all'articolo 49, sancisce che nessuno può essere punito per un fatto che, al momento in cui è stato commesso, non costituiva reato secondo il diritto interno o internazionale.

  Marco LACARRA (PD-IDP), intervenendo in dichiarazione di voto sull'emendamento Appendino 1.7, rileva come il provvedimento in esame sia inutile, incostituzionale e di impossibile applicazione.
  Sottolinea come l'approvazione di una simile norma, scollegata da qualsiasi principio giuridico, finirà con il determinare situazioni di imbarazzo nei confronti degli altri Paesi dove invece la pratica è regolamentata.
  Rammenta che la capacità giuridica si acquisisce alla nascita ed evidenzia come invece i minori nati da gestazione per altri sono oggetto di una sospensione del riconoscimento di tale capacità in contrasto con l'ordinamento.
  Lamenta il totale disinteresse della norma per la tutela dei bambini, che è l'interesse primario da perseguire, ricordando che essa invece doveva rappresentare una risposta all'esigenza dei sindaci in merito alla registrazione dei certificati di nascita.
  Ritiene che l'emendamento in discussione sia una disposizione di buon senso seppure offra una soluzione diversa da quella che aveva tentato di introdurre il suo gruppo attraverso l'emendamento Zan 1.5, con il quale si prevedeva che fosse il giudice a occuparsi della regolarizzazione del percorso del riconoscimento del bambino nato all'estero a seguito della pratica della gestazione per altri.
  Sottolinea, inoltre, come il divieto della maternità surrogata sia già previsto nel nostro ordinamento e ritiene che, invece di prevedere un reato universale, sarebbe stato sufficiente introdurre delle norme in grado di accelerare il processo di adozione.
  Ritiene infine che la proposta di legge in esame sia una norma di propaganda che non esplicherà alcuna efficacia nel mondo giuridico, stimolando soltanto un dibattito surreale che non fa bene all'immagine dell'Italia nel mondo.

  Rachele SCARPA (PD-IDP) nel dichiarare il proprio voto favorevole sull'emendamento in discussione, ritiene che la maggioranza con il provvedimento in esame stia utilizzando in maniera mediatica lo strumento penale.
  Ritiene infatti inopportuno fare ricorso all'universalità del reato nell'ipotesi di gestazione per altri, paragonandola a delle fattispecie gravissime, come il genocidio o comunque di natura radicalmente diversa. A suo avviso l'atteggiamento della maggioranza dimostra soltanto la sua spasmodica ricerca del controllo penale rispetto a talune situazioni ritenute ideologicamente problematiche.
  Rileva quindi che il provvedimento in esame non avrà alcun impatto effettivo su chi commette il reato, in quanto lo stesso è già punito dall'ordinamento, mentre produrrà effetti negativi sui figli nati da tale pratica, che invece non hanno responsabilità.
  Considera la proposta emendativa in esame un punto di mediazione e di equilibrio minimo in quanto, consentendo l'adozione dei figli già nati, evita che gli stessi siano oggetto delle ripercussioni penali per fatti commessi dai loro genitori. In proposito evidenzia quanto sia assurdo prevedere una disposizione che consente la trasmissione della colpa come fosse ereditaria.

  Devis DORI (AVS) condivide pienamente le osservazioni del collega Magi e ritiene che, al di là del concordare o meno con la decisione di punire chi ricorre alla gestazione per altri all'estero, non si possa prescindere dal domandarsi quale sia l'effetto Pag. 146che tale norma genera sui minori nati a seguito di tale pratica.
  Si domanda quindi cosa sia stato dell'interesse prioritario del minore, lamentando un vuoto di tutela nei confronti di questi bambini.
  A suo avviso, infatti, se la maggioranza ritiene di voler proseguire nell'approvazione della proposta di legge in esame, dovrebbe parallelamente introdurre una disposizione volta a tutelare lo status di tali minori.
  Ciò premesso, dichiara il voto favorevole del suo gruppo all'emendamento Appendino 1.7.

  Andrea ROSSI (PD-IDP), nella consapevolezza che i temi affrontati sono sensibili e divisivi anche all'interno delle stesse forze politiche, evidenzia che la proposta emendativa in discussione è volta a garantire il diritto dei minori nati a seguito di maternità surrogata.
  A suo avviso, come la famiglia deve assicurare ai bambini un adeguato contesto affettivo e di crescita, parimenti il legislatore deve garantirgli un contesto di diritti e la certezza di sentirsi parte di una comunità.
  Per tale ragione ritiene che ci si debba interrogare su come si possano garantire i diritti dei bambini nati da gestazione per altri e sottolinea come l'emendamento Appendino 1.7 sia in grado di fornire una risposta adeguata a tale interrogativo.

  La Commissione respinge l'emendamento Appendino 1.7.

  Carla GIULIANO (M5S) illustra l'emendamento Appendino 1.8, del quale è cofirmataria volto anche esso a garantire il prevalente interesse dei minori e a tutelare i bambini che nascono da pratiche di gestazione per altri vietate in Italia.
  Ricorda come la giurisprudenza italiana ed europea convergano sul fatto che anche in caso di divieto assoluto di gestazione per altri, tale divieto non deve incidere in maniera pregiudizievole sull'interesse del minore.
  Rammenta quindi un recentissimo caso di cronaca relativo ad un minore nato da una gestazione per altri in California, rimasto orfano del padre biologico a seguito di infarto, che, seppure in presenza di un padre di intenzione, ha rischiato di divenire adottabile se non fosse fortunatamente intervenuta la trascrizione del certificato di nascita redatto all'estero a seguito di una pronuncia del tribunale di Milano.
  Sottolinea quindi che l'emendamento in discussione non introduce alcun elemento di novità ma che, per analogia, prevede le medesime tutele per i nascituri previste dalla legge n. 40 del 2004 anche ai bambini frutto di maternità surrogata.
  Ritiene che l'approvazione di tale emendamento potrebbe rappresentare un atto di coerenza e rileva come la Corte costituzionale abbia da sempre ribadito la necessità di assicurare adeguate tutele ai bambini.
  Ricorda inoltre che la Francia è stata condannata per ben due volte per omessa registrazione di minore nato all'estero. Sottolinea quindi l'esigenza di evitare che il nostro Paese si ponga in contrasto con principi che invece dovrebbero essere incontrovertibili.
  Preso atto che la Conferenza dei presidenti dei gruppi ha previsto l'avvio dell'esame del provvedimento in Assemblea a partire dal 19 giugno prossimo, auspica che il tempo a disposizione della Commissione consenta alla maggioranza di rivedere le proprie posizioni e di riflettere sulla necessità di offrire ai minori, che non hanno alcuna colpa per le violazioni della normativa da parte dei loro genitori, una adeguata tutela.
  Raccomanda quindi l'approvazione della proposta emendativa in discussione che potrebbe rappresentare una importante risposta ad un tema sollecitato anche dalla Corte costituzionale.

  Debora SERRACCHIANI (PD-IDP) intende illustrare le ragioni per le quali il suo gruppo sostiene l'emendamento Appendino 1.8, e altre proposte emendative, anche già votate, non essendole stato consentito di farlo nella scorsa seduta. Rimarca in primo luogo l'inutilità e la dannosità di una proposta di legge che non tiene conto delle Pag. 147problematiche sollevate da esperti e giuristi nel corso dell'attività conoscitiva svolta.
  Sottolinea che una buona legge, oltre che una sua specifica ratio, deve avere anche un fine e, nel provvedimento in esame, questo si dovrebbe identificare prioritariamente nel bene del bambino. Non vuole, quindi, entrare nel merito della questione se sia legittima o meno la surrogazione della maternità, riguardo alla quale ha opinioni differenti dalla maggioranza, bensì gli interessa evidenziare che la proposta di legge si disinteressa completamente dei minori. Evidenzia, poi, che il provvedimento si pone in contrasto con il diritto internazionale poiché considera la surrogazione della maternità come un reato universale quando tale fattispecie è applicabile soltanto ai reati di genocidio o che riguardano la violazione dei diritti civili o altri reati di peculiare natura. Lamenta, quindi, la chiusura da parte della maggioranza che rigetta proposte emendative di buon senso, volte a consentire la trascrizione nei registri civili, a prevedere forme di adozione semplificata e a riconoscere quantomeno i diritti dei minori. Invita, quindi, a riflettere sull'assurdità di un'iniziativa legislativa che mette in campo previsioni che non hanno alcun senso.
  Nella convinzione che su questo provvedimento cadrà sicuramente la scure dell'illegittimità costituzionale, ribadisce che già in base alla disciplina vigente sia possibile punire la gestazione per altri praticata all'estero, su richiesta del Ministro della Giustizia, ed è emblematica la circostanza che non si sia mai giunti ad una condanna.

  Alessandro ZAN (PD-IDP) sottolinea l'importanza dell'emendamento Appendino 1.8 che vuole applicare anche al provvedimento in esame le uniche due disposizioni della legge n. 40 del 2004 da salvaguardare, poste a garanzia dei minori e volte a valorizzare il principio di responsabilità genitoriale. L'emendamento, infatti, estende gli articoli 8 e 9 della citata legge anche ai casi di nascite con tecniche di procreazione medica assistita (PMA) e gestazione per altri (GPA) che sono riconosciute all'estero e che sono invece vietate nel provvedimento in esame, finendo con il determinare situazioni aberranti allorquando uno straniero che veda riconosciuti alcuni diritti nel suo Paese debba trasferirsi, per motivi di lavoro o per altre cause, in Italia, in palese violazione del diritto internazionale.
  Sottolinea come guardi a queste tecniche con assoluto rigore, avendo come punto di riferimento la piena autodeterminazione della donna, che ritiene debba essere sempre garantita. Manifesta, quindi, la propria preoccupazione per gli effetti che deriveranno dal provvedimento, ribadendo che il Partito democratico considera di vitale importanza la tutela dell'assunzione della responsabilità genitoriale.
  Esprime sconcerto per l'esito del voto al Senato sul regolamento europeo che voleva riconoscere in tutti gli Stati membri i diritti acquisiti dai bambini nel Paese natale. Ritiene disastrose le conseguenze di questo veto e rimane allibito per l'atteggiamento della maggioranza che rigetta anche emendamenti assolutamente innocui. Ribadisce come l'emendamento in esame sia di buon senso e annuncia il suo voto a favore, rivolgendo ancora un invito ad accogliere gli appelli dell'opposizione. Ricorda che nella scorsa legislatura il suo disegno di legge è stato oggetto di un forte ostruzionismo, mentre adesso le poche proposte emendative sono animate da uno spirito costruttivo ed auspica, quindi, che l'odierna discussione riesca a far cambiare idea e non ci si debba invece arroccare su decisioni già prese.

  Ciro MASCHIO, presidente, fa notare che il tempo dell'intervento dell'onorevole Zan, che non ha inteso interrompere, è stato ampiamente superiore a quello previsto dalla norma del Regolamento citata dall'onorevole Serracchiani.

  Rachele SCARPA (PD-IDP), richiamando le proposte emendative presentate dal proprio gruppo e votate nella scorsa seduta, ritiene che l'emendamento in discussione vada nella medesima direzione di evitare discriminazioni.
  In particolare, evidenzia come esso estenda tutele giuridiche al bambino e il Pag. 148divieto di disconoscimento della paternità, andando a riconoscere doveri, più che diritti, ai soggetti che ricorro alla gestazione per altri. Si domanda come mai la maggioranza abbia voluto alimentare una discussione così ideologica ed estrema rispetto ad una pratica già vietata e non abbia invece voluto limitarsi a semplificare le procedure per l'adozione. Teme che ciò nasconda un atteggiamento miope, a fronte delle poche adozioni portate a termine a causa di trafile burocratiche gravose e alla quale non hanno accesso numerose categorie di persone che pure ne avrebbero desiderio.

  Valentina D'ORSO (M5S) richiama l'attenzione della Commissione sull'episodio citato in precedenza dalla collega Giuliano. Si riferisce alla odierna pronuncia del Tribunale di Milano che ritiene emblematica di quanto la realtà renda il dibattito in corso del tutto anacronistico. È consapevole che la questione sia delicata e meritevole di attenzione, tuttavia deve sottolineare come la discussione in questa sede non possa essere del tutto scollegata da una realtà in continuo divenire. Conclude osservando come è certamente difficile disciplinare la materia umana, ma il legislatore ha il dovere di colmare quelle lacune indicate dalla stessa Corte costituzionale per garantire la piena tutela dei bambini.

  Andrea QUARTINI (M5S), intervenendo sull'emendamento Appendino 1.8, dichiara di condividerne i contenuti in primo luogo perché supera i rischi che siano violati i diritti dell'infanzia. Si meraviglia anzi che coloro che difendono i sacri valori – Dio, Patria, Famiglia – non ritengano nemmeno necessario contribuire al dibattito. È del tutto inaccettabile il comportamento della maggioranza che si sottrae in Commissione al confronto democratico e non motiva nemmeno le ragioni per le quali intendano approvare questo provvedimento senza accompagnarlo a norme di tutela dei bambini. Nei corridoi alcuni esponenti di maggioranza giustificano tale scelta con l'idea di scoraggiare il ricorso alla pratica della gravidanza per altri ma, probabilmente per vergogna, non esprimono tale concetto nella sede propria del dibattito in Commissione.

  Federico CAFIERO DE RAHO (M5S) menziona la sentenza della Corte costituzionale n. 33 del 2021, che afferma che alla filiazione occorre dare un riconoscimento, bilanciando con attenzione gli elementi in gioco: da un lato la tutela della dignità della donna, dall'altro la nascita di un individuo provvisto di capacità giuridica. Ricorda poi anche la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, in particolare nei confronti della Francia: di fronte al bimbo nato da maternità surrogata uno Stato non può chiudere gli occhi, si tratta di un individuo provvisto di diritti, compreso quello di avere dei genitori, non solo biologici ma anche di intenzione. Spetta, conclude, al legislatore di normare una materia tanto delicata e controversa.

  La Commissione respinge l'emendamento Appendino 1.8.

  Devis DORI (AVS) interviene sull'ordine dei lavori ribadendo la richiesta di una immediata convocazione dell'Ufficio di presidenza.

  Ciro MASCHIO, presidente, ricorda di aver già sottoposto la richiesta ai rappresentanti dei gruppi e che, in assenza di una diversa indicazione, non ritiene vi siano le condizioni per sospendere la seduta e convocare l'Ufficio di presidenza.
  Tuttavia, invita il collega Dori e gli altri rappresentanti dei gruppi a interloquire per le vie brevi.

  Debora SERRACCHIANI (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, stigmatizza la scelta del Presidente, volta ad avallare l'intendimento prevaricatore della maggioranza che vuole immediatamente arrivare alla votazione sul mandato al relatore su un provvedimento che andrà in Aula il 19 giugno. Ribadisce che nella giornata di domani ci sarebbero le condizioni per un adeguato svolgimento dei lavori della Commissione. Segnala che la Commissione sta per proseguire i propri lavori in seduta Pag. 149notturna, e che ciò può avvenire solo dopo aver preventivamente organizzato i lavori in tal senso in Ufficio di presidenza. Preannunzia infine che della questione verrà investito in via ufficiale il Presidente della Camera.

  Ciro MASCHIO, presidente, ribadisce che le richieste di sospensione della seduta e di convocazione dell'Ufficio di presidenza sono state già da lui sottoposte all'attenzione di tutti i gruppi. Ha registrato l'orientamento prevalente di proseguire i lavori in ossequio alle determinazioni assunte a suo tempo nello scorso Ufficio di presidenza, valutazione che lui non ha elementi al momento per mettere in discussione.

  Alessandro ZAN afferma che spetta al Presidente decidere l'andamento dei lavori della Commissione.

  Ciro MASCHIO, presidente, ribadisce che la programmazione dei lavori è stata definita nelle sue sedi proprie.

  Andrea QUARTINI (M5S), intervenendo sul proprio emendamento 1.9, dichiara che il testo base adottato dalla Commissione è in assoluto è il peggiore possibile, fra le altre cose perché coinvolge anche la fecondazione eterologa, sanzionandola. Nella proposta in esame si vuole infatti estendere la punibilità delle fattispecie penali contemplate dall'articolo 12, comma 6, della legge n. 40 del 2004 anche se il fatto è commesso all'estero. Si tratta di due diverse fattispecie: il commercio di gameti o di embrioni e la surrogazione di maternità. Con l'emendamento in esame si cerca di perseguire dunque due finalità: scongiurare il fatto che la fecondazione eterologa diventi reato universale; porre rimedio al fatto che la Cassazione non abbia abrogato il reato di cessione dei gameti.
  Ricorda che l'estensione all'estero della fattispecie punibile relativa al commercio di gameti e di embrioni ostacolerebbe la fecondazione eterologa, perché in Italia la donazione di gameti non è adeguatamente supportata e oltre il 90 per cento dei gameti utilizzati nella fecondazione assistita viene dall'estero. L'emendamento intende disciplinare la donazione di gameti, prevedendo che siano consentite forme di ristoro e siano effettuate iniziative di informazione e sensibilizzazione. Conclude che se la fecondazione eterologa fosse considerata reato universale, ciò avrebbe ricadute inevitabili e gravissime anche sulla ricerca scientifica.

  Valentina D'ORSO (M5S) afferma che l'emendamento in esame verte su tema che sino ad ora è stato poco discusso, cioè la donazione delle cellule riproduttive necessarie per la fecondazione assistita. Esso colma un vuoto legislativo: la Corte costituzionale ha fatto venire meno il divieto della fecondazione eterologa nel nostro Paese, e occorre normare la materia mantenendosi all'interno dei paletti posti dalla Corte stessa. Ricorda che il comma 3 dell'articolo 4-bis introdotto dell'emendamento consente forme di ristoro per i donatori, vietando però in modo tassativo la commercializzazione dei gameti. Invita infine la Commissione ad accantonare l'emendamento, vista la delicatezza della materia in esso trattata.

  Marco LACARRA (PD-IDP) interviene in dichiarazione di voto sull'emendamento Quartini 1.9, sottolineando come tale proposta emendativa sia volta a fare chiarezza per scongiurare che il dettato del provvedimento in esame faccia sorgere interpretazioni che possano portare al blocco totale dell'utilizzo dei gameti.
  Ritiene pertanto che l'intervento recato dalla proposta emendativa sia utile per definire dal punto di vista legislativo il precetto e sottolinea come la maggioranza sbagli nel non voler recepire i suggerimenti offerti dalle opposizioni nel tentativo di limitare gli effetti devastanti del provvedimento.
  Sottolinea come nonostante la presidenza abbia rigettato le richieste avanzate da più colleghi di rivedere il calendario dell'esame del provvedimento, il suo gruppo continui a essere presente in Commissione nel tentativo di migliorare un testo fortemente critico.
  Rileva che con l'emendamento in discussione si sottolinea l'assoluta gratuità della Pag. 150cessione delle cellule riproduttive e ritiene pertanto che la maggioranza sbagli a non prenderlo in considerazione, a meno che non voglia mettere in discussione anche la pratica della fecondazione eterologa.
  Da ultimo evidenzia come il provvedimento in esame sia il frutto di un modo di pensare retrogrado.

  Rachele SCARPA (PD-IDP) si associa alle considerazioni del collega Lacarra e non comprende la contrarietà ad un'azione di regolazione in una materia in cui attualmente vi è un vuoto normativo.
  Sottolinea come la proposta emendativa, che non parla di commercializzazione ma di donazione di gameti, sia volta a scongiurare un divieto per dei fatti sui quali anche la Corte costituzionale si è espressa favorevolmente.
  A suo avviso pertanto la volontà politica sottesa al rifiuto dell'emendamento è quella di rendere illegale de facto la donazione di cellule riproduttive da utilizzare nell'ambito della fecondazione eterologa.

  Alessandro ZAN (PD-IDP) ritiene che l'emendamento Quartini 1.9 sia molto importante in quanto si occupa di regolamentare la donazione dei gameti e l'importazione e l'esportazione degli stessi.
  Evidenzia come in Italia vi sia un enorme problema di approvvigionamento di gameti in quanto le donazioni degli stessi sono molto rare e vi sono molti limiti.
  L'approvazione dell'emendamento in discussione pertanto renderebbe più semplice la vita di molti cittadini.
  A suo avviso quindi la proposta di legge in discussione non vuole soltanto trasformare la gestazione per altri in un reato universale ma è anche un espediente per impedire la fecondazione eterologa in Italia.
  Sottolinea come, nonostante la destra si dichiari preoccupata per la crisi della natalità nel nostro Paese, lo Stato non si occupa minimamente dei bambini che vivono nelle famiglie arcobaleno. A suo avviso, ciò è dovuto all'approccio omotransfobico dell'Esecutivo.
  Ribadisce quindi che la proposta di legge, utilizzata dalla maggioranza e dal Governo come una clava ideologica, costituisce un ulteriore strumento per attuare il disegno fortemente discriminatorio di distruggere le famiglie omogenitoriali.
  Ritiene che la maggioranza e l'Esecutivo invece si dovrebbero vergognare per tale atteggiamento discriminatorio, legato all'orientamento sessuale di cittadini che come tutti gli altri pagano regolarmente le tasse, e che la società sia molto più avanti rispetto alle attuali forze di Governo.
  Ribadisce che la proposta di legge in esame, con la cui presentazione la collega Varchi si è assunta una responsabilità politica enorme, è soltanto un provvedimento di bandiera che va contro i diritti umani e rammenta che la Costituzione afferma che tutti i cittadini hanno i medesimi diritti.

  Ciro MASCHIO, presidente, invita il collega Zan a concludere il suo intervento.

  Alessandro ZAN (PD-IDP) concludendo, sottolinea come la maggioranza dovrà rispondere al Paese per l'attacco sistematico, sferzato con un accanimento mai visto, nei confronti delle famiglie omogenitoriali, rammentando che chi attacca le minoranze indebolisce la democrazia.

  Andrea ROSSI (PD-IDP), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede al presidente se la Commissione stia proseguendo i suoi lavori in seduta notturna e se ciò sia conforme a quanto era stato programmato.

  Ciro MASCHIO, presidente, precisa che la Commissione non aveva definito un orario di conclusione dei propri lavori e ribadisce in tal senso l'invito ai rappresentanti dei gruppi ad assumere le opportune intese.

  Devis DORI (AVS), anche alla luce dell'invito del Presidente, propone di disporre una breve sospensione della seduta.

  Marco LACARRA (PD-IDP) si associa alla richiesta formulata dal collega Dori.

  Ciro MASCHIO, presidente, prima di pronunciarsi sulla richiesta, pone in votazione Pag. 151l'emendamento Quartini 1.9, prendendo atto che la relatrice non acconsente alla richiesta di accantonamento.

  La Commissione respinge l'emendamento Quartini 1.9.

  Maria Carolina VARCHI, relatrice, si associa alla richiesta di una breve sospensione della seduta.

  Ciro MASCHIO, presidente, dispone pertanto una breve sospensione della seduta.

  La seduta sospesa alle 22.15 riprende alle 22.30.

  Ciro MASCHIO, presidente, informa i colleghi di aver utilizzato la pausa dei lavori per interloquire con il Presidente Fontana, al quale ha rappresentato lo stato dell'arte in merito all'andamento dei lavori della Commissione. Gli risulta, a riguardo, che siano maturate le opportune intese tra i gruppi e pertanto preannuncia che a breve sarà convocata una riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA) illustra il suo emendamento 1.10, finalizzato a depenalizzare la pratica della surrogazione di maternità. Ritiene che la maggioranza ed il Governo abbiano perso un'occasione per disciplinare in maniera meno generica ed affazzonata una condotta non ammessa nel nostro ordinamento giuridico, tanto che la relativa norma spesso non ha trovato applicazione. Evidenzia, invece, che l'attuale provvedimento, anziché meglio definire la fattispecie penale, aumenta le contraddizioni estendendo la punibilità anche a condotte messe in atto in Paesi stranieri ove queste sono riconosciute.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.10.

  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA) interviene sul suo emendamento 1.11, che, sempre in tema di surrogazione di maternità, sostituisce la pena della reclusione con una sanzione amministrativa. Osserva che la maggioranza e il Governo hanno inutilmente tentato di mettere una pezza alle tante lacune giuridiche del provvedimento e che l'avere previsto la punibilità della surrogazione di maternità per i cittadini italiani che hanno tenuto questa condotta in uno Stato estero dove la surrogazione di maternità è riconosciuta non fa altro che rendere il provvedimento ancora più caotico.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.11.

  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA) illustra il suo emendamento 1.12, che intende evitare che le colpe dei padri ricadano sui figli. Sottolinea come anche la Corte costituzionale abbia sollecitato a considerare le problematiche che derivano dalla difficoltà del riconoscimento dei figli ottenuti attraverso la maternità surrogata ed invita ad approvare la proposta emendativa.

  Alessandro ZAN (PD-IDP) preannuncia un voto favorevole sull'emendamento Magi 1.12 e invita la Commissione a riflettere sulla condizione di quei figli che rimarrebbero senza riconoscimento. Non bisogna discriminare le famiglie omogenitoriali e si appella alla maggioranza affinché voti l'emendamento dimostrando di prestare loro l'attenzione che meritano.

  Rachele SCARPA (PD-IDP) preannuncia, a sua volta, un voto favorevole sull'emendamento Magi 1.12, sottolineando che la pratica della maternità surrogata si configuri come un comportamento concludente e costituisca quindi una condotta dalla quale si evince con chiarezza l'assunzione di responsabilità genitoriale da parte dei soggetti che l'adempiono.

  La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.12.

  Maria Carolina VARCHI, relatrice, in considerazione dell'accelerazione dei lavori, facendo seguito all'invito del Presidente,Pag. 152 chiede che sia convocato l'Ufficio di presidenza per programmare il seguito dei lavori.

  La seduta sospesa alle 22.50 riprende alle 22.55.

  Ciro MASCHIO, presidente, richiamate le intese assunte in sede di Ufficio di presidenza, comunica che la Commissione sarà impegnata in ulteriori due votazioni. Chiede al presentatore dell'emendamento 1.13 di esprimersi in ordine alla proposta di riformulazione avanzata dalla relatrice nella scorsa seduta.

  Tommaso Antonino CALDERONE (FI-PPE) accetta la proposta di riformulazione.

  Riccardo MAGI (MISTO-+EUROPA) osserva ironicamente come la riformulazione eviti di punire il turista canadese che in qualità di medico abbia legittimamente operato nel suo paese e che poi voglia godersi una vacanza in Italia, rimarcando come invece sia la proposta originaria sia quelle della scorsa legislatura ne avrebbero invece previsto la punibilità.

  Valentina D'ORSO (M5S) specifica che il proprio gruppo voterà contro la proposta emendativa, apprezzando tuttavia come la riformulazione quantomeno ponga rimedio al punto oggetto di maggiore critica da parte di tutti i soggetti invitati in audizione.

  Alessandro ZAN (PD-IDP) osserva come la riformulazione non superi le criticità legate alla punizione di coloro che sono costretti al cosiddetto «esilio riproduttivo», in ragione di una previsione punitiva che comunque resta valida per i cittadini italiani in modo aberrante, in quanto non è legata a forme di sfruttamento fisico e psicologico del corpo della donna che egli stesso non esita a condannare.

  La Commissione approva l'emendamento Calderone 1.13, come riformulato (vedi allegato).

  Andrea QUARTINI (M5S) illustra l'emendamento a sua prima firma 1.14 con il quale il suo gruppo tenta di rimediare al rischio che, tramite l'approvazione della proposta di legge in esame, venga considerato reato anche la procreazione medicalmente assistita eterologa.
  Sottolinea come la proposta emendativa in esame abbia una portata inferiore all'emendamento a sua firma 1.9, già respinto dalla Commissione, in quanto, rispetto a quest'ultimo, non colma il vuoto legislativo.

  Alessandro ZAN (PD-IDP) dichiara il voto favorevole del suo gruppo all'emendamento Quartini 1.14 e rammenta come la procreazione medicalmente assistita in Italia sia incredibilmente limitata alle sole coppie eterosessuali e non sia invece consentita anche per una coppia di donne.
  Evidenzia che la proposta emendativa in esame prevede una misura volta a rendere più facile la possibilità, attualmente scarsa, di ottenere gameti ed embrioni in Italia.
  In proposito, sottolinea come anche in questo caso i cittadini italiani siano costretti a subire disparità di trattamento rispetto agli stranieri a causa di un approccio politico che ritiene che ci sia un solo tipo di famiglia degno di essere riconosciuto.

  La Commissione respinge l'emendamento Quartini 1.14.

  Ciro MASCHIO, presidente, come convenuto nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 23.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 30 maggio 2023.

  L'Ufficio di presidenza si è riunito dalle 22.50 alle 22.55.