CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 aprile 2023
99.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
Pag. 88

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 26 aprile 2023. — Presidenza del presidente Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI indi del vicepresidente Giovanni Luca CANNATA. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Federico Freni.

  La seduta comincia alle 13.30.

Documento di economia e finanza 2023.
Doc. LVII, n. 1, Annesso e Allegati.
(Esame e conclusione).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Roberto PELLA, relatore, fa presente che il Documento di economia e finanza 2023, nel quadro di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione europea nel contesto del cosiddetto Semestre europeo, traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano della politica economica e della programmazione finanziaria, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche.
  Evidenzia che, per quanto riguarda la cornice delle regole dell'Unione europea, il DEF 2023 si inserisce in un contesto nel quale la Commissione europea ha dichiarato di voler determinare, a partire dal 2024, la cessazione dell'operatività della clausola di salvaguardia generale prevista dal Patto di stabilità e crescita, la cosiddetta general escape clause, attivata nel 2020 e progressivamente estesa fino al 2023, in risposta alle conseguenze economiche della pandemia da COVID-19 al fine di assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra, nell'ambito dei propri bilanci, per il sostenimento delle spese necessarie ad affrontare l'emergenza epidemiologica e a contrastare gli effetti recessivi da essa provocati.
  Ricorda che, già prima del manifestarsi degli effetti della pandemia da COVID-19, la Commissione europea aveva avviato un dibattito sulla riforma delle regole del Patto di stabilità e crescita e della governance economica dell'Unione europea, che è poi ripreso, da ultimo, nel novembre 2022, con la presentazione degli orientamenti per la revisione delle regole della governance economica europea, incentrati sulla fissazione di una regola di spesa riferita alla cosiddetta spesa primaria netta i cui valori-obiettivo sono modulati diversamente per ciascuno Stato membro, in base al diverso grado di sostenibilità del debito pubblico di quest'ultimo, e sulla definizione di piani strutturali di bilancio a medio termine, comprensivi di obiettivi riferiti alla realizzazione di riforme e investimenti.
  Ricorda che, in merito, la Commissione Bilancio, al termine di un ciclo di audizioni, svolto anche unitamente alle Commissioni Politiche dell'Unione europea della Camera e del Senato, e alla Commissione Bilancio del Senato, ha formulato le proprie considerazioni nel documento finale approvato l'8 marzo scorso e che analoghe conclusioni sono contenute nella risoluzione approvata dalla Commissione Bilancio dell'altro ramo del Parlamento il 9 marzo.
  Fa presente che il Consiglio ECOFIN, il 14 marzo 2023, ha esaminato a sua volta gli orientamenti della Commissione europea, e in tale sede il Governo italiano, raccogliendo gli impegni più qualificanti indicati nel documento finale approvato da questa Commissione e nella risoluzione approvata dalla omologa Commissione del Senato, pur sostenendo le linee principali della proposta della Commissione europea, ne ha evidenziato alcuni punti critici, riferiti, in particolare,Pag. 89 alla suddivisione degli Stati membri in tre categorie in base all'analisi di sostenibilità del debito condotta dalla Commissione stessa e alla necessità di rafforzare il ruolo degli Stati nella determinazione di tali analisi. Segnala, inoltre, che è stata richiamata l'esigenza di rafforzare le interazioni tra la sorveglianza macroeconomica e quella di bilancio, di raccordare la revisione della governance economica con le discussioni in corso a livello europeo sul Green Deal e sulla riforma delle regole sugli aiuti di Stato, nonché la necessità di riservare un trattamento preferenziale agli investimenti pubblici volti a contrastare i cambiamenti climatici e a promuovere la transizione digitale, che rappresentano i due pilastri portanti del PNRR, e a quelli volti a sostenere le spese per la difesa derivanti dagli impegni internazionali assunti.
  Evidenzia che in esito a questo dibattito, la Commissione ha presentato oggi le proprie proposte legislative, che dovranno essere oggetto di particolare attenzione anche in sede parlamentare, giacché le nuove regole sono volte a definire le traiettorie delle principali grandezze di finanza pubblica, a partire da quelle relative al rapporto tra debito e indebitamento netto, da un lato, e prodotto interno lordo, dall'altro.
  Osserva che in questo scenario si colloca il DEF 2023, trasmesso alle Camere lo scorso 13 aprile, unitamente alla relazione, elaborata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, che richiede l'autorizzazione all'indebitamento, che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere.
  Fa presente che con la relazione, in particolare, il Governo, sentita la Commissione europea, chiede tale autorizzazione al fine di utilizzare gli spazi finanziari resisi disponibili per effetto dell'andamento tendenziale dei conti pubblici più favorevole, nel 2023 e nel 2024, rispetto agli obiettivi programmatici di indebitamento netto per i medesimi anni, per i quali sono confermati i valori già autorizzati con la NADEF 2022. Segnala che il margine di bilancio, pari a circa 0,15 punti percentuali di PIL per il 2023 e a 0,2 punti nel 2024, che corrispondono, rispettivamente, a circa 3,4 miliardi di euro per l'anno 2023 e a 4,5 miliardi di euro per l'anno 2024, sarà utilizzato, come specificato dal Governo, nel 2023 per la copertura di un provvedimento normativo di prossima adozione, finalizzato a realizzare un taglio dei contributi sociali a carico dei lavori dipendenti con redditi medio-bassi, con un intervento volto alla riduzione del cuneo fiscale al fine di sostenere il potere d'acquisto e contenere la rincorsa tra prezzi e salari. Per il 2024, invece, il margine sarà destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale.
  Passando ai contenuti del DEF, per quanto concerne il quadro macroeconomico internazionale, nella prima sezione del Documento, che reca lo schema del programma di Stabilità, rileva come, malgrado il graduale ritorno alla normalità dopo lo shock pandemico e gli effetti prodotti da quest'ultimo sull'economia mondiale nel triennio 2020-2022 le prospettive di crescita restino ancora fortemente incerte per i prossimi anni, principalmente per effetto delle dinamiche del conflitto in corso tra Russia e Ucraina. Ulteriori fattori di rischio futuri per l'economia mondiale potrebbero derivare dai recenti segnali di fragilità manifestatisi sul fronte della stabilità del sistema finanziario e bancario, dagli effetti delle politiche monetarie restrittive recentemente adottate dalle banche centrali e dalle possibili future tensioni sui prezzi dei beni energetici, in particolare del petrolio.
  Per effetto di questi fattori, il tasso di crescita dell'economia globale è passato dal 6 per cento nel 2021 al 3,2 per cento nel 2022, con una decelerazione riconducibile essenzialmente all'elevata incertezza innescata dal conflitto in Ucraina e dalle dinamiche geopolitiche ad esso connesse, quali la crisi energetica, nonché la conseguente pressione inflazionistica, già in atto prima della guerra, ma ulteriormente acuita da quest'ultima, specialmente per quanto riguarda i prodotti energetici.
  A tale riguardo, i prezzi delle materie prime e dei beni energetici, dopo il picco raggiunto nell'agosto 2022, hanno iniziato una rapida discesa, favorita, da un lato, Pag. 90dalla strategia di diversificazione delle forniture perseguita dai Paesi europei, i quali hanno ridotto le importazioni di gas naturale dalla Russia da un livello iniziale del 40 per cento all'attuale 7 per cento, e, dall'altro, dal calo della domanda europea di gas registratosi nel 2022, pari al 13 per cento rispetto al 2021.
  La dinamica inflattiva, inizialmente originata dall'aumento dei prezzi delle materie prime, si è successivamente propagata sui prezzi alla produzione e su quelli al consumo, dando luogo, nei Paesi dell'area OCSE, a un'inflazione al consumo complessiva del 9,6 per cento in media nel 2022, mentre l'inflazione di fondo, al netto dell'energia e degli alimentari freschi, si è collocata su un livello pari al 6,8 per cento e risulta ancora piuttosto persistente.
  Il commercio mondiale è cresciuto del 3,3 per cento nel 2022, rispetto al 10,5 per cento del 2021, in un contesto nel quale, tuttavia, le sanzioni alla Russia hanno inciso in misura inferiore alle attese. Il DEF evidenzia come i principali fattori che hanno consentito agli scambi commerciali di mantenersi su livelli più elevati delle attese risiedano nella domanda relativamente sostenuta, nella resilienza del mercato del lavoro nelle economie avanzate e nella graduale sostituzione della Russia con altri Paesi come fornitori di alcune categorie di beni, in particolare, nel settore energetico.
  Con specifico riferimento alla situazione macroeconomica nell'area dell'euro, la pur sfavorevole congiuntura economica e le tensioni inflazionistiche non hanno impedito all'attività economica di registrare, nel 2022, una crescita pari al 3,5 per cento, che ha portato il tasso di disoccupazione a raggiungere un nuovo minimo storico nei mesi di gennaio e febbraio 2023, con dato pari al 6,6 per cento.
  L'inflazione al consumo, risentendo dell'aumento eccezionale dei prezzi dei beni energetici ha raggiunto il picco a ottobre 2022, per poi attestarsi all'8,5 per cento a febbraio 2023 e al 6,9 per cento a marzo di quest'anno. Se si guarda, invece, all'inflazione di fondo, si nota un ritmo tuttora crescente, che ha raggiunto nel mese di marzo 2023 un valore pari al 7,5 per cento su base annua.
  In questo contesto, l'orientamento di politica monetaria della Banca centrale europea si è orientato nell'ultimo anno, analogamente a quanto osservato per la maggior parte delle autorità di politica monetaria a livello internazionale, in senso progressivamente restrittivo, avviando cicli molto rapidi di aumento dei tassi di interesse e una moderata riduzione del proprio bilancio, al fine di ridurre l'ammontare di liquidità presente nel mercato e reagire, così, alle dinamiche inflazionistiche in corso. Nell'ultima monetary policy decision della Banca centrale europea, pubblicata a marzo 2023, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamenti principali, su quelle di rifinanziamento marginale e sui depositi sono stati innalzati, rispettivamente, al 3,50 per cento, al 3,75 per cento e al 3 per cento. Contemporaneamente, il bilancio della Banca centrale europea è stato gradualmente ridotto di oltre l'11 per cento, attraverso la progressiva riduzione del portafoglio dell'Asset Purchase Program.
  Per quanto attiene al quadro macroeconomico italiano il Documento, con riferimento all'anno 2022, registra una crescita del PIL in termini reali del 3,7 per cento, dopo il rimbalzo del 7 per cento registrato nel 2021. L'economia italiana si è mantenuta su un sentiero di espansione fino all'estate del 2022, facendo segnare una leggera contrazione del PIL nell'ultimo trimestre dello scorso anno, con un calo dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente.
  La crescita nel 2022, particolarmente accentuata nei trimestri centrali dell'anno, è stata trainata dalla domanda interna, cresciuta del 4,6 per cento, e dall'aumento notevole registrato sul fronte degli investimenti, aumentati del 9,4 per cento, in particolare nel settore delle costruzioni, nel quale l'aumento è stato dell'11,6 per cento. Per quanto riguarda gli scambi con l'estero, nel 2022 si registra una crescita delle importazioni, trainate dalla domanda interna, dell'11,8 per cento, a fronte della crescita del 14,2 per cento del 2021, e un aumento Pag. 91delle esportazioni del 9,4 per cento, a fronte del 13,3 per cento dell'anno precedente.
  Nonostante il reddito disponibile lordo delle famiglie sia cresciuto in termini nominali in misura pari al 6,3 per cento, il robusto aumento dei prezzi, misurato dal deflatore dei consumi, pari al 7,4 per cento, ha determinato una complessiva riduzione del potere di acquisto nel 2022 pari all'1,1 per cento.
  Dal lato dell'offerta, la produzione industriale ha risentito degli effetti della guerra in Ucraina, dell'incremento dei prezzi dei beni energetici e della progressiva normalizzazione della politica monetaria. A fronte di un più sostenuto incremento del settore dei servizi, in misura pari al 4,8 per cento, l'industria manifatturiera ha registrato un aumento dello 0,3 per cento, in linea con la crescita della produzione industriale, pari allo 0,4 per cento.
  Il mercato del lavoro nel 2022 ha registrato dati positivi. Il numero di occupati, rilevato dalla contabilità nazionale, è cresciuto dell'1,7 per cento, ritornando al di sopra dei valori precedenti alla crisi pandemica, con un aumento della produttività dello 0,2 per cento. In valore assoluto il numero di occupati ha superato la soglia di 23,3 milioni di addetti, che corrispondono a un tasso di occupazione del 60,1 per cento, che rappresenta il valore più elevato dal 2004. Analogamente, il tasso di disoccupazione è sceso all'8,1 per cento, con una riduzione di 1,4 punti rispetto al 2021. I redditi da lavoro dipendente hanno registrato nel 2022 una crescita dell'1,1 per cento.
  Con riferimento all'andamento del credito, il DEF evidenzia il rallentamento della dinamica dei prestiti a partire dalla metà del 2022, in correlazione all'aumento dei tassi da parte della Banca centrale europea. I tassi di interesse al pubblico, a seguito dell'andamento della politica monetaria seguito dalla Banca centrale europea per contrastare l'inflazione, sono progressivamente cresciuti per le famiglie e per le imprese: per le famiglie a gennaio 2023 il valore era pari al 3,95 per cento, contro l'1,75 per cento del gennaio 2022, mentre per le imprese il tasso medio sulle nuove operazioni è stato del 3,72 per cento rispetto all'1,12 praticato nel gennaio 2022.
  Il quadro macroeconomico tendenziale per il periodo 2023-2026, validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio in data 7 aprile 2023, prefigura un ritorno del PIL su un sentiero positivo già nel primo trimestre, con una ripresa economica più rapida di quanto non si prevedesse a novembre, grazie alla discesa dei costi energetici e all'allentamento delle strozzature dell'offerta a livello globale lungo le catene di approvvigionamento. Dopo la contrazione congiunturale dello 0,1 per cento registrata nel quarto trimestre del 2022, ci si attende ora un moderato aumento del PIL sia nel primo che nel secondo trimestre 2023, sostenuto dal settore manifatturiero e delle costruzioni, seguito da una lieve accelerazione nella seconda parte dell'anno. Nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il PIL per il 2023 è pertanto previsto crescere, in termini reali, dello 0,9 per cento, in rialzo di 0,3 punti percentuali rispetto allo 0,6 per cento prospettato nello scenario programmatico della NADEF 2022.
  La crescita del PIL attesa per l'anno in corso sarebbe sostenuta principalmente dalla domanda interna, che aumenterebbe dello 0,8 per cento, e dalle esportazioni nette, che incrementerebbero dello 0,3 per cento.
  Anche le indicazioni favorevoli derivanti dal clima di fiducia, in particolare del settore manifatturiero, e la fase di discesa dei prezzi alla produzione prefigurano uno scenario di recupero dell'attività produttiva già nei prossimi mesi. Le indagini presso le imprese segnalano, in particolare, un miglioramento delle attese su ordinativi e produzione e un incremento degli investimenti rispetto allo scorso anno, mentre nei primi due mesi dell'anno in corso le vendite al dettaglio, in volume, hanno mostrato nell'insieme un andamento positivo. Per quel che concerne la domanda estera, si riscontrano prospettive positive per l'export, grazie alla ripresa della domanda mondiale, nonostante il proseguire della guerra in Ucraina.
  Nel complesso, le prospettive per l'anno in corso risultano nel DEF 2023 moderatamente più favorevoli rispetto al quadro Pag. 92sottostante le previsioni ufficiali riportate lo scorso novembre nella NADEF, soprattutto in considerazione del calo dei prezzi energetici più rapido delle attese.
  Gli investimenti manifestano una espansione nel quadriennio dell'orizzonte di previsione, in media di circa il 2,7 per cento all'anno, trainati principalmente dalla componente dei macchinari e attrezzature e dalle costruzioni. Tale previsione di crescita tiene conto della marcata discesa dei prezzi del petrolio e del gas e dell'ipotesi che le imprese, beneficiando anche delle risorse previste nel PNRR, sostengano la domanda d'investimenti, nonostante condizioni di finanziamento meno favorevoli, dovute al rialzo dei tassi di interesse, facendo anche leva sui recenti margini di profitto accumulati. Si potrebbero, peraltro, presentare rischi connessi alla revisione al rialzo dei tassi e all'inasprimento delle condizioni dell'offerta di credito.
  Anche l'industria e le costruzioni continuerebbero ad espandersi a ritmi sostenuti grazie all'attuazione dei piani di spesa del PNRR, mentre i servizi proseguirebbero il loro recupero beneficiando della riduzione dei prezzi in corso d'anno.
  La dinamica dei consumi delle famiglie nel 2023, invece, si mantiene ancora inferiore a quella del PIL, segnando una previsione di crescita dello 0,6 per cento, principalmente in considerazione degli effetti dell'inflazione che è ancora complessivamente elevata.
  Il DEF reca, infatti, una stima del tasso di inflazione leggermente più elevata di quanto previsto nella NADEF lo scorso novembre. In particolare, il deflatore dei consumi delle famiglie è stimato al 5,7 per cento nel 2023, rispetto al 5,5 ipotizzato nella NADEF 2022, sebbene in decisa decelerazione rispetto al 7,4 per cento osservato nel 2022.
  La previsione relativa all'inflazione risulta in deciso calo nel prossimo triennio, stimandosi un deflatore del PIL e dei consumi pari al 2,7 nel 2024 e al 2 per cento in ciascuno degli anni 2025 e 2026, con un dato che sarebbe confermato anche nel quadro programmatico. La stima tiene conto dell'allentamento delle pressioni inflazionistiche manifestatosi già nei primi mesi del 2023. I prezzi al consumo, misurati dall'indice NIC, hanno toccato il massimo a ottobre e novembre 2022, con un dato pari all'11,8 per cento, per poi scendere gradualmente. Secondo i dati ISTAT, a marzo è proseguita la fase di rapido rientro dell'inflazione, scesa al 7,6 per cento, guidata dalla dinamica decrescente dei prezzi dei beni energetici. Riguardo a questi ultimi, il DEF 2023 evidenzia come ci siano le premesse perché nei prossimi mesi prosegua il processo di rientro dei prezzi delle materie prime energetiche, iniziato a fine 2022 e accentuatosi a marzo 2023, quando i prezzi del gas e dell'elettricità sono risultati inferiori, rispettivamente, del 62,5 per cento e del 54 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente Si prevede, invece, un più lento e graduale rientro dell'inflazione di fondo. I dati ISTAT evidenziano, a marzo 2023, una componente di fondo pari al 6,3 per cento, prevedendo un calo più significativo nella seconda parte dell'anno.
  Venendo alle previsioni tendenziali per gli anni successivi al 2023, ricorda che la crescita del PIL reale per il 2024 è prevista all'1,4 per cento, più sostenuta rispetto al 2023, ma inferiore rispetto all'1,9 per cento previsto a novembre nella NADEF, in considerazione di un previsto peggioramento delle variabili esogene per il 2024, in particolare sul fronte degli effetti negativi della politica monetaria più restrittiva seguita dalle banche centrali, nonché in ragione delle revisioni al ribasso delle previsioni di crescita della domanda mondiale e del commercio internazionale. La crescita per il 2025 resta invece invariata all'1,3 per cento, come già previsto dalla NADEF 2022. La previsione per il 2026 viene fissata, invece, all'1,1 per cento, un dato che si avvicina alla stima di crescita del PIL potenziale prevista dall'Unione europea, che supera di poco l'1 per cento.
  Il raggiungimento di livelli di crescita maggiori rispetto a quelli prospettati nell'attuale quadro macroeconomico riportato dal DEF 2023 è legato anche alla effettiva realizzazione del piano di investimenti e di riforme contenuti nel PNRR, i cui effetti sulla produttività e sull'offerta di lavoro Pag. 93sono stati incorporati solo parzialmente nelle stime di crescita.
  Per quanto riguarda il mercato del lavoro, fa presente che il DEF stima che nel quadriennio 2023-2026 proseguirà la crescita dell'occupazione, portando il numero di occupati alla fine dell'orizzonte temporale di programmazione a 23,9 milioni, con un incremento di ottocentomila unità rispetto al 2022. Il tasso di disoccupazione scenderebbe dall'8,1 per cento del 2022 al 7,7 nell'anno in corso per poi decrescere ulteriormente nell'intero periodo di riferimento e raggiungere il 7,2 per cento a fine periodo. Per quanto riguarda, la produttività, in rapporto al PIL, a fronte di un calo di 01, punti percentuali nel 2023, si registra una crescita dello 0,4 per cento annuo nel 2024 e nel 2025 e dello 0,3 per cento nel 2026.
  Rileva che, sul piano programmatico, il Governo, nell'introduzione al Documento, manifesta l'intenzione di coniugare una riduzione graduale, ma sostenuta, del deficit e del debito in rapporto al prodotto interno lordo con il sostegno della ripresa dell'economia italiana e il conseguimento di tassi di crescita del prodotto interno lordo e del benessere economico dei cittadini più elevati di quelli registrati nei due decenni scorsi. In questo quadro, il Governo intende perseguire una stabile riduzione dell'inflazione e il recupero del potere di acquisto delle retribuzioni e superare gradualmente alcune delle misure straordinarie di politica fiscale attuate nell'ultimo triennio per individuare nuove forme di intervento sia per il sostegno ai soggetti più vulnerabili sia per il rilancio dell'economia.
  Sul piano macroeconomico e di finanza pubblica, questi obiettivi si traducono in primo luogo nella conferma, nel quadro programmatico, delle previsioni della NADEF 2022, che prevedeva un deficit pari al 4,5 per cento del PIL nel 2023, al 3,7 per cento nel 2024 e al 3 per cento nel 2025. Per il 2026 il nuovo obiettivo di deficit è fissato, invece, al 2,5 per cento del PIL.
  Le proiezioni più favorevoli del rapporto tra deficit e PIL a legislazione vigente per il 2023 rendono possibile la determinazione di un margine di oltre 3 miliardi di euro, pari a circa 0,15 punti percentuali del prodotto interno lordo, che il Governo intende utilizzare per finanziare un nuovo provvedimento d'urgenza volto a ridurre gli oneri contributivi a carico dei lavoratori dipendenti. Nello scenario programmatico per il 2024, invece, vengono allocate risorse pari a circa 0,2 punti percentuali di PIL, che corrispondono a oltre 4 miliardi di euro, al Fondo per la riduzione della pressione fiscale.
  Si prevede che con i suddetti interventi la crescita del PIL reale salirà all'1 per cento nel 2023, con un incremento dello 0,1 per cento rispetto al dato tendenziale, e all'1,5 per cento nel 2024, anche in questo caso con un incremento rispetto al dato tendenziale dello 0,1 per cento. Per effetto di tali variazioni, sul piano programmatico il rapporto tra debito e PIL sarebbe pari nel 2023 al 142,1 per cento, a fronte del 142 per cento del dato tendenziale, mentre nel 2024 scenderebbe al 141,4 per cento, con un incremento di 0,2 punti percentuali rispetto al quadro tendenziale, che si riassorbirebbe progressivamente nel 2025, quando il rapporto sarebbe pari al 140,9 per cento, contro il 140,8 per cento del dato tendenziale, e nel 2026, quando il dato programmatico coinciderebbe con quello tendenziale e sarebbe pari al 140,4 per cento. Per tutto il periodo di previsione, in ogni caso, ci si collocherebbe su valori inferiori a quelli contenuti nel quadro programmatico della NADEF 2022.
  L'aumento del reddito disponibile porterebbe un incremento rispetto allo scenario tendenziale dello 0,1 per cento dei consumi delle famiglie, che crescerebbero dello 0,7 per cento. La maggiore domanda verrebbe accompagnata da una più vivace attività delle imprese, con un impatto positivo sulla produttività e sui fattori di produzione, quali gli investimenti fissi lordi e l'occupazione. Nel 2024, poi, le misure di riduzione della pressione fiscale continuerebbero a sostenere la crescita dei consumi delle famiglie e dell'occupazione rispetto alla previsione tendenziale, favorendo l'innalzamento della crescita del PIL. Le altre grandezze macroeconomiche confermano sostanzialmente il quadro tendenziale, salvo Pag. 94che per un leggero incremento dell'occupazione, sia nella misurazione delle unità standard di lavoro sia della forza di lavoro, che nel 2023 e nel 2024 registrerebbe incrementi annui aggiuntivi dello 0,1 per cento, e per un miglioramento dello 0,1 per cento nell'anno 2024 della bilancia delle partite correnti.
  Per quanto riguarda la seconda sezione del DEF, dedicata all'analisi e alle tendenze della finanza pubblica, con riferimento ai dati di consuntivo 2022 segnala, innanzitutto, che l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni nel 2022 è stato pari, in valore assoluto, a 151,9 miliardi, corrispondente all'8 per cento del PIL. La NADEF 2022 aveva previsto un indebitamento netto pari al 5,1 per cento in termini di PIL, mentre la Nota tecnico illustrativa alla legge di bilancio per il 2023 un indebitamento netto pari al 5,6 per cento del PIL.
  Lo scostamento rispetto alle precedenti stime è attribuibile principalmente alla riclassificazione contabile secondo il criterio della competenza economica dei crediti d'imposta per bonus edilizi, la quale, insieme ad altri aggiornamenti e revisioni, determina una revisione del saldo primario in peggioramento per circa 39 miliardi di euro, attribuibile praticamente per intero a un peggioramento dal lato delle spese, al netto degli interessi, e una revisione della spesa per interessi in peggioramento per circa 6 miliardi di euro.
  Il dato dell'indebitamento netto per il 2022 evidenzia, comunque, un miglioramento rispetto al 2021, in cui questo dato era risultato pari a circa 161,2 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 9 per cento del PIL.
  Il rapporto tra debito e PIL nel 2022 è stato pari al 144,4 per cento, con una riduzione dell'1,3 per cento rispetto alle previsioni del Documento programmatico di bilancio di novembre 2022 e del 5,5 per cento rispetto al dato del 2021, con una riduzione cumulata nel biennio 2021-2022 del 10,5 per cento, che ha portato al riassorbimento di oltre la metà dell'incremento del debito registrato nel 2020 per effetto della pandemia.
  Sul versante delle entrate, il DEF evidenzia come le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche siano risultate pari, nel 2022, a circa 931 miliardi di euro, in aumento di 68 miliardi di euro rispetto al 2021, corrispondenti a circa 8 punti percentuali. Anche in rapporto al PIL si registra un valore pari al 48,8 per cento, in crescita di 0,5 punti percentuali rispetto al dato del 2021. In particolare, le entrate tributarie aumentano, in valore assoluto, di circa 39,2 miliardi di euro, da 529,4 miliardi di euro del 2021 a 568,6 miliardi di euro nel 2022, attestandosi al 29,8 per cento in rapporto al PIL rispetto al 29,6 per cento del 2021. Nel dettaglio, le entrate da imposte dirette sono aumentate dell'8,5 per cento, principalmente in virtù dell'aumento del gettito di IRPEF e IRES, dovuto anche all'inflazione. Rispetto alle stime per il 2022 contenute nella nota tecnico-illustrativa, i dati del DEF rilevano un aumento delle entrate tributarie di circa 1,4 miliardi di euro derivante essenzialmente dalla riclassificazione come maggiore spesa dei crediti d'imposta precedentemente contabilizzati come minori entrate. Al netto della riclassificazione, le entrate tributarie presentano, invece, uno scostamento negativo di circa 4 miliardi di euro.
  Un andamento crescente è registrato con riferimento alle entrate per contributi sociali, i quali registrano, nel 2022, un incremento del 6,1 per cento sul 2021, passando in valore assoluto da 246 a 261 miliardi di euro. Rispetto alle stime contenute nella nota tecnico-illustrativa, il DEF 2023 evidenzia come le entrate contributive siano risultate inferiori per poco meno di 3,4 miliardi di euro, in ragione soprattutto di una dinamica delle retribuzioni e del mercato del lavoro più contenuta rispetto a quanto scontato nei profili previsionali.
  Per quanto riguarda, invece, le imposte indirette, cresciute del 6,3 per cento rispetto al 2021, i dati ISTAT registrano un aumento significativo del gettito IVA, sostenuto dall'incremento notevole dei prezzi al consumo, così come del gettito IRAP e dell'imposta sul Lotto e lotterie. È in calo, invece, l'imposta sull'energia elettrica, per Pag. 95effetto della riduzione delle aliquote di alcune accise.
  Un incremento significativo si registra per le altre entrate in conto capitale, che passano da 8,3 miliardi di euro nel 2021 a 15,9 miliardi di euro nel 2022, principalmente per effetto dei contributi agli investimenti provenienti dall'Unione europea relativi al PNRR.
  La pressione fiscale complessiva si attesta, nel 2022, al 43,5 per cento, con un aumento dello 0,1 per cento rispetto all'anno precedente, per effetto di una crescita delle entrate fiscali e contributive, pari al 7 per cento, superiore rispetto a quella del PIL a prezzi correnti, pari al 6,8 per cento.
  Per quanto riguarda il versante delle spese, quelle totali si attestano nel 2022 a 1.083 miliardi di euro, con un aumento del 5,7 per cento rispetto al dato del 2021, quando le spese complessive furono pari a 1.025 miliardi di euro. L'incidenza delle spese totali rispetto al PIL scende, tuttavia, dal 57,3 per cento del 2021 al 56,7 per cento del 2022, in ragione della riduzione dell'incidenza sul PIL della spesa in conto capitale, che passa dall'8,2 per cento del 2021 al 7,6 per cento del 2022, e della spesa corrente primaria, che passa dal 45,6 per cento del 2021 al 44,8 per cento del 2022. La spesa per interessi in rapporto al PIL, invece, aumenta dal 3,6 per cento del 2021 al 4,4 per cento del 2022, essenzialmente in relazione ai maggiori rendimenti dei titoli indicizzati all'inflazione.
  Per quanto riguarda le previsioni tendenziali per il periodo 2023-2026, il DEF 2023, incorporando, rispetto alla precedente stima contenuta nella Nota tecnico-illustrativa, le informazioni sul consuntivo 2022 diffuse dall'ISTAT e gli effetti finanziari associati ai provvedimenti legislativi approvati fino a tutto il mese di marzo 2023, prospetta per il 2023 un indebitamento netto pari a circa 87,8 miliardi di euro, corrispondenti al 4,4 per cento del PIL. Negli anni successivi, inoltre, si stima un costante decremento di tale parametro, sia in termini quantitativi sia in rapporto al PIL. Per il 2024, si prospetta un indebitamento netto pari al 3,5 per cento del PIL, che corrisponde a 73,9 miliardi di euro, per il 2025, al 3 per cento del PIL, che corrisponde a 66,1 miliardi di euro, mentre per il 2026, l'indebitamento sarebbe pari al 2,5 per cento del PIL, che corrisponde in valore assoluto a 56,9 miliardi di euro. Ai fini del rapporto va considerata, altresì, l'incidenza della crescita del PIL nominale, che passa dai 2.018 miliardi di euro del 2023 ai 2.241 miliardi di euro nel 2026.
  L'indicata evoluzione dell'indebitamento netto è ricondotta al miglioramento del saldo primario, il quale, ancora negativo nel 2023, torna in terreno positivo nel 2024 e migliora nei successivi anni del quadriennio di previsione tendenziale, passando da un disavanzo primario di circa 12,2 miliardi di euro nel 2023 a un avanzo di 11,3 miliardi di euro nel 2024, di 25,5 miliardi di euro nel 2025 e di 43,7 miliardi di euro nel 2026.
  Per quanto riguarda le differenti componenti del conto economico delle pubbliche amministrazioni, il DEF 2023 stima un incremento delle entrate tributarie nel 2023, pari a 31,6 miliardi di euro rispetto ai valori del 2022. Tale incremento è legato, in parte, al miglioramento delle principali variabili macroeconomiche, che genera effetti positivi sulle entrate, in parte, al recupero di gettito su alcune voci d'imposta che nel 2022 erano state oggetto di misure di riduzione volte a mitigare gli effetti degli aumenti del prezzo dell'energia. Contribuiscono a tale andamento tanto le imposte dirette quanto quelle indirette: per le imposte dirette è atteso un incremento nel 2023 rispetto al 2022 di quasi 4,8 miliardi di euro, mentre per le imposte indirette l'aumento stimato, che è ancora più marcato, è pari a 26,6 miliardi di euro.
  In rapporto al PIL, invece, il gettito delle entrate tributarie è atteso scendere progressivamente nell'anno in corso e nei tre successivi, passando dal 29,8 per cento del 2022 al 29,1 per cento del 2026. In particolare, le imposte dirette passano da un'incidenza del 15,2 per cento nel 2022 al 14,2 per cento nel 2026, mentre quelle indirette, dopo essersi incrementate dal 14,5 del 2022 al 15 per cento nell'anno 2023, discendono Pag. 96lievemente fino a raggiungere il 14,8 per cento nel 2026.
  Con riferimento ai contributi sociali, le previsioni rispetto ai dati di consuntivo 2022 indicano un incremento del 4,9 per cento nel 2023, mentre nel 2024 l'incremento stimato in termini percentuali risulta del 5,3 per cento. Il gettito derivante dai contributi sociali è previsto in ulteriore crescita nel 2025, con un incremento del 3 per cento, e nel 2026, con un incremento del 2,7 per cento. In rapporto al PIL, le previsioni indicano una percentuale del 13,6 per cento nel 2023, in calo di un decimale rispetto al 2022. La percentuale risalirà al 13,7 per cento negli anni 2024 e 2025, per ritornare al 13,6 per cento nel 2026.
  Le altre entrate correnti sono previste in aumento di 2,2 miliardi di euro nel 2023, per l'effetto combinato delle maggiori entrate derivanti dalle risorse dell'Unione europea e dei minori introiti per dividendi e altri trasferimenti. Per il 2024, la previsione è in linea con l'anno precedente, mentre per l'ultimo biennio si prevede un aumento di poco meno di 2 miliardi di euro nel 2025 e una diminuzione di circa 1,5 miliardi di euro nel 2026. Tale dinamica, come sottolineato dal DEF 2023, riflette sostanzialmente quella dei contributi dell'Unione europea. In rapporto al PIL, le previsioni mostrano percentuali decrescenti, dal 4,4 per cento nel 2023 al 3,9 per cento nel 2026.
  Le entrate in conto capitale non tributarie registrano, in valore assoluto, un incremento nel 2023 di circa 8 miliardi di euro e una riduzione nel 2024 di poco meno di 13 miliardi di euro, un lieve aumento di 1,6 miliardi di euro nel 2025 e una nuova contrazione pari a 2,9 miliardi di euro nel 2026. In termini di PIL, l'incidenza passa dall'1,2 per cento nel 2023 allo 0,4 per cento nel 2026.
  In conseguenza dei descritti andamenti delle entrate, nonché dell'andamento del PIL, la pressione fiscale si riduce costantemente durante tutto il periodo di previsione, con un'incidenza del 43,3 per cento nel 2023, del 43 per cento nel 2024, del 42,9 per cento nel 2025 e del 42,7 per cento nel 2026.
  Con riguardo alle spese, in valore assoluto i dati stimati per gli anni dal 2023 al 2026 sono rispettivamente pari a: 1.074 miliardi di euro, 1.076,8 miliardi di euro, 1.101,5 miliardi di euro e 1.111,9 miliardi di euro. Rispetto all'esercizio precedente, l'aggregato mostra una flessione nel 2023: il valore annuo stimato diminuisce dello 0,9 per cento nel 2023, pari a circa 9,3 miliardi di euro. Nel triennio 2024-2026 la spesa stimata cresce per tutto il periodo di previsione: dello 0,3 per cento nel 2024, con un incremento di 2,8 miliardi di euro, del 2,3 per cento nel 2025, con un incremento di 24,6 miliardi di euro, e dell'1 per cento nel 2026, con un incremento di 10,5 miliardi di euro. L'incidenza delle spese rispetto al PIL si riduce di quasi 3,5 punti percentuali nel 2023 rispetto al precedente esercizio, raggiungendo il 53,2 per cento per poi contrarsi ulteriormente di 2 punti percentuali nel 2024, di 0,5 punti percentuali nel 2025 e di 1,1 punti percentuali nel 2026, anno in cui l'incidenza rispetto al PIL scende al 49,6 per cento.
  Riguardo alle principali componenti di spesa, per le spese correnti al netto degli interessi i dati stimati per gli anni dal 2023 al 2026 sono, rispettivamente, pari a 886,3 miliardi di euro, 886,4 miliardi di euro, 899,9 miliardi di euro e 914,3 miliardi di euro, con incrementi annui pari al 3,6 per cento nel 2023, allo 0,01 per cento nel 2024, all'1,5 per cento nel 2025 e all'1,6 nel 2026.
  In particolare, per la spesa per redditi da lavoro dipendente i dati stimati per gli anni 2023, 2024, 2025 e 2026 prevedono una diminuzione costante dell'incidenza di tale spesa rispetto al PIL, passando dal 9,4 per cento nel 2023 all'8,4 nel 2026.
  Relativamente alle prestazioni sociali in denaro, le nuove previsioni tendenziali stimano per l'aggregato una crescita del 4,4 per cento nel 2023 rispetto all'anno precedente, pari a circa 17,8 miliardi di euro in valore assoluto; per il 2024 è stimato un incremento del 5,7 per cento, pari a 24,3 miliardi di euro in valore assoluto; per il 2025, un aumento del 2,5 per cento, pari a 11,2 miliardi di euro in valore assoluto, mentre per il 2026, un ulteriore aumento Pag. 97del 2,6 per cento, pari a 12,1 miliardi di euro in più rispetto al 2025.
  Con riferimento alla spesa sanitaria, il DEF 2023 reca per l'anno in corso una previsione di spesa pari a circa 136 miliardi di euro, con un tasso di crescita in valore assoluto del 3,8 per cento rispetto all'anno precedente, quando la spesa era incrementata del 2,9 per cento rispetto al 2021. Nel triennio 2024-2026 la spesa sanitaria incrementa a un tasso medio annuo dello 0,6 per cento. Dopo una riduzione del 2,4 per cento rispetto al valore previsto nel 2023, dovuta al venir meno dell'erogazione degli arretrati dovuti ai rinnovi contrattuali 2019-2021 e alla cessazione dei costi relativi all'Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l'adozione di altre misure di contrasto alla pandemia, nel biennio 2025-2026 la spesa sanitaria è prevista crescere, rispettivamente, dell'1,7 per cento e del 2,5 per cento. In rapporto al PIL, l'andamento dell'aggregato di spesa passa dal 6,7 per cento del 2023 al 6,3 per cento del 2024 fino ad arrivare al 6,2 per cento nel 2025 e nel 2026.
  Per la spesa in conto capitale i dati stimati per gli anni dal 2023 al 2026 sono rispettivamente pari a 112,1 miliardi di euro, 105,3 miliardi di euro, 110 miliardi di euro e 97,1 miliardi di euro. L'incidenza di tali spese rispetto al PIL si riduce di circa 2 punti percentuali nel 2023 rispetto all'anno precedente arrivando al 5,6 per cento, per attestarsi al 4,3 per cento nel 2026. In tale ambito, va tuttavia segnalato che la quota relativa agli investimenti fissi lordi presenta nel 2023 e nel 2024 una forte crescita, passando da 51,4 miliardi di euro nel 2022 a 66,6 miliardi nel 2023 e a 78,96 miliardi nel 2024, per poi stabilizzarsi a 80,8 miliardi di euro nel 2025 e contrarsi a 75,2 miliardi nel 2026. Tale crescita, che porta gli investimenti fissi lordi a un livello costantemente superiore al 3 per cento del PIL durante l'intero orizzonte di programmazione, è fortemente connessa all'attuazione dei progetti del PNRR. Si riducono, invece, in modo notevole i contributi agli investimenti, che subiscono una contrazione di oltre il 40 per cento annuo sia nel 2023 sia nel 2024 in relazione alla nuova modalità di contabilizzazione dei crediti di imposta cedibili, considerati come pagabili, e della progressiva scadenza delle misure del piano Transizione 4.0.
  Si riscontra, infine, un aumento della spesa per interessi, che passerebbe dai 75,6 miliardi di euro del 2023, in calo di 7,6 miliardi rispetto all'anno precedente, ai 100,6 miliardi di euro del 2026.
  Per quanto attiene alle previsioni di spesa relative alle politiche invariate, non incluse nelle previsioni tendenziali, le risorse necessarie sono indicativamente pari a 7 miliardi di euro nell'anno 2024, 7,5 miliardi di euro nell'anno 2025 e 8 miliardi di euro nell'anno 2026.
  Infine, la terza sezione del DEF contiene lo schema del Programma nazionale di riforma (PNR), che anche per il 2023 si inserisce nel più ampio programma di riforma, innovazione e rilancio degli investimenti rappresentato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che potrà arricchirsi del nuovo capitolo concernente l'iniziativa REPowerEU, adottata a livello europeo al fine di ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili di provenienza russa, accelerando al contempo la transizione verde.
  Nel Programma nazionale di riforma il Governo, oltre a illustrare gli obiettivi programmatici rispetto alle diverse politiche pubbliche, presenta, tra le altre cose, una stima aggiornata dell'impatto macroeconomico del PNRR che si basa sulle spese effettuate nel triennio 2020-2022, non tenendo conto della ridefinizione del Piano in corso di elaborazione. La valutazione dell'impatto macroeconomico del PNRR è stata effettuata considerando solo le risorse che finanziano progetti aggiuntivi, escludendo le misure contenute nel Piano che si sarebbero comunque realizzate anche senza l'introduzione del PNRR, per un totale di 184,7 miliardi di euro, considerando i prestiti e le sovvenzioni del Dispositivo di ripresa e resilienza, i fondi REACT-EU, le risorse anticipate del Fondo per lo sviluppo e la coesione e quelle stanziate attraverso il Fondo complementare al PNRR.
  Il DEF 2023 prevede, in particolare, un impatto positivo del PNRR sul PIL pari Pag. 98all'1 per cento nel 2023, all'1,8 per cento nel 2024, al 2,7 per cento nel 2025 e al 3,4 per cento nel 2026. I settori che contribuiranno maggiormente alla crescita del PIL saranno le costruzioni, con una crescita del 2,4 per cento, l'industria manifatturiera, con una crescita dell'1,4 per cento, nonché le attività immobiliari e le attività professionali, scientifiche e tecniche, ciascuna delle quali segnerà una crescita dell'1 per cento.
  Il PNR reca anche un aggiornamento della valutazione di impatto macroeconomico delle riforme comprese nel PNRR riferite ai settori dell'istruzione e della ricerca, delle politiche attive del mercato del lavoro, della pubblica amministrazione, della giustizia, della concorrenza e degli appalti, attribuendo una maggiore incidenza sia nel breve che nel lungo periodo a quella relativa alle politiche attive e a quella dell'istruzione e della ricerca.
  In tale quadro, contestualmente alla definizione del capitolo REPowerEU, il Governo dichiara di voler rivedere, ai sensi del Regolamento RRF e delle linee guida della Commissione europea, alcuni degli investimenti del PNRR che, in fase attuativa, si sono rivelati più difficoltosi da realizzare nei tempi originariamente previsti, anche in considerazione delle condizioni economiche e geopolitiche profondamente mutate.
  Le misure relative all'attuazione del PNRR e all'adozione di politiche energetiche conformi al piano REPowerEU costituiscono anche una risposta sul piano delle politiche nazionali alle raccomandazioni specifiche per Paese formulate nei confronti dell'Italia nel 2022. In particolare, erano state formulate tre raccomandazioni. Con la prima, si è raccomandato di seguire una politica di bilancio prudente, tenendo conto anche delle spese connesse ai sostegni temporanei per imprese e famiglie in relazione agli aumenti dei prezzi dell'energia. In questo campo, è stato sollecitato l'incremento degli investimenti pubblici per le transizioni verde e digitale e per la sicurezza energetica, tenendo conto dell'iniziativa REPowerEU, nonché l'adozione e l'attuazione della legge delega sulla riforma fiscale per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l'efficienza del sistema. Con la seconda, si è richiesto di procedere con l'attuazione del PNRR, in linea con i traguardi e gli obiettivi indicati, e di concludere rapidamente i negoziati con la Commissione sui documenti di programmazione della politica di coesione per il periodo 2021-2027, al fine di avviarne l'attuazione. Con la terza, in linea con gli obiettivi di REPowerEU, si è chiesto di ridurre la dipendenza complessiva dai combustibili fossili e diversificare le importazioni di energia, superare le strozzature per accrescere la capacità di trasporto interno del gas, sviluppare interconnessioni delle reti di energia elettrica, accelerare il dispiegamento di capacità supplementari in materia di energie rinnovabili e adottare misure per aumentare l'efficienza energetica e promuovere la mobilità sostenibile.

  Marco GRIMALDI (AVS), nel sottolineare che il DEF dovrebbe essere il principale documento di programmazione economica e finanziaria del Paese, ritiene che il provvedimento oggi all'esame della Commissione non è in grado di dare risposta a quelle che, a suo avviso, sono le tre crisi principali che il nostro Paese è chiamato ad affrontare, ossia la crisi del sistema sanitario, messo alla prova dagli anni della pandemia, la crisi ambientale, che è diventata ormai strutturale causando, tra l'altro, gravi danni a tutta la produzione agricola italiana, e la crisi economica, caratterizzata da un'inflazione molto elevata. A suo avviso, infatti, la prudenza del DEF 2023, sottolineata dal Ministro Giorgetti, rischia di rivelarsi, molto più semplicemente, un ritorno a politiche di austerità, a causa dell'incapacità di aumentare le entrate grazie a un'efficace lotta all'evasione e all'elusione fiscale e a una maggiore tassazione a carico di quei settori che hanno beneficiato economicamente della pandemia e degli effetti del conflitto in Ucraina, specialmente nel settore energetico, realizzando maggiori profitti. In proposito, crede che l'unico motivo per cui il Governo ha voluto sopprimere il reddito di cittadinanza e rivedere i bonus edilizi sia quello di recuperare risorse economiche in modo facile e veloce.Pag. 99
  Anche per quanto riguarda l'annunciata misura di riduzione del cuneo fiscale esprime preoccupazione poiché essa è prevista solo per l'anno in corso e quindi a partire dal prossimo esercizio finanziario sarà necessario recuperare ulteriori risorse per impedire l'aumento della tassazione sul lavoro, tenendo conto che anche le misure di riduzione del cuneo fiscale previste a legislazione vigente hanno carattere temporaneo.
  Per quanto riguarda la sanità, segnala che le opposizioni hanno chiesto di destinare una quota pari al 7 per cento del PIL alla spesa sanitaria, mentre la scarsità di risorse destinate al sistema sanitario rischia, a suo avviso, di mettere in dubbio anche l'attuazione del PNRR, che prevede un rilevante investimento di carattere strutturale sulla sanità territoriale.
  Esprime perplessità anche con riferimento agli investimenti negli armamenti poiché, se da un lato questi possono essere utili a dare sollievo ad alcune industrie partecipate dallo Stato, dall'altro, il rischio è quello di non investire in settori strategici come quelli legati alla transizione ecologica.
  Concludendo, ritiene che il DEF 2023 sia un documento complessivamente insufficiente, senza una visione di prospettiva, con poche risorse, poche idee e risposte inadeguate ai problemi del Paese.
  Pertanto, preannuncia sin d'ora che il proprio gruppo esprimerà un voto contrario sul mandato al relatore a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul documento in esame.

  Maria Cecilia GUERRA (PD-IDP), concordando con le considerazioni dell'onorevole Grimaldi, ritiene che il DEF 2023 non contenga indicazioni puntuali rispetto alle strategie economiche e finanziarie che il Governo intende attuare.
  A suo avviso, infatti, nel Documento mancano alcune informazioni di base, come sottolineato anche dall'Ufficio parlamentare di bilancio nel corso della sua audizione dello scorso 20 aprile. Segnala, ad esempio, che nel documento in esame si indicano le stime relative agli effetti sul prodotto interno lordo che deriverebbero dalla realizzazione degli obiettivi del PNRR, ma non viene indicato, neanche in maniera aggregata, quali ripercussioni avrebbe sul PIL la revisione degli obiettivi del PNRR prefigurata dall'Esecutivo.
  Ritiene, altresì, che il Documento non assicuri adeguata trasparenza anche in riferimento all'andamento dell'inflazione, con particolare riguardo agli effetti che tale andamento determina sui livelli di spesa corrente e, più in generale, sulle retribuzioni. Evidenzia, infatti, che per effetto dell'inflazione si determina un taglio implicito delle spese correnti, che può riverberarsi anche sul livello dei servizi e delle prestazioni assicurate. Stigmatizza anche che nella premessa del DEF si affermi che il graduale recupero delle retribuzioni in termini reali avverrà progressivamente e non in modo meccanico, ma di pari passo con l'aumento della produttività del lavoro. Critica anche che nel DEF 2023 non si faccia riferimento al rinnovo dei contratti pubblici, che pure costituisce una materia che a pieno titolo rientra nell'ambito dell'orizzonte della programmazione del Documento.
  In merito alla spesa sanitaria, evidenzia che la sua riduzione rispetto al PIL desta forte preoccupazione anche da parte delle stesse regioni, che hanno fatto presente il rischio di non essere in grado di fornire prestazioni adeguate ai cittadini. Sul versante delle entrate, lamenta la mancanza di una politica redistributiva, con particolare riferimento agli extraprofitti realizzati in alcuni settori per effetto della pandemia da COVID-19 e del conflitto in Ucraina.
  Giudica incomprensibile l'andamento della spesa per interessi indicato dal DEF 2023, come pure la prospettiva di un aumento del PIL associata a una diminuzione dei consumi, che, invece, a suo avviso, dovrebbe far capire al Governo che la perdita del potere di acquisto dei lavoratori e delle famiglie è il problema fondamentale da affrontare in questo momento.

  Ida CARMINA (M5S) esprime a nome del suo gruppo un giudizio negativo sul Documento di economia e finanza 2023 all'esame della Commissione e sulle linee di fondo che ne contraddistinguono l'impianto,Pag. 100 rilevando che i criteri di prudenza e moderazione cui lo stesso, secondo quanto ripetutamente affermato dal Governo, risulta improntato sono piuttosto suscettibili di determinare, a suo avviso, una situazione di dannoso immobilismo nonché di favorire politiche di austerità, laddove occorrerebbero invece misure espansive basate prevalentemente sugli investimenti pubblici e privati.
  In tale contesto, evidenzia che il DEF 2023 prefigura essenzialmente interventi di riduzione della spesa pubblica senza viceversa prevedere misure a sostegno dei redditi dei cittadini, duramente colpiti dalla spinta inflazionistica e dal rialzo dei tassi di interesse, che comportano un aggravio delle rate di mutui e prestiti. Rileva, inoltre, che sebbene il DEF indichi una crescita sia pure modesta del PIL, nell'ordine dell'1 per cento nel 2023 e dell'1,5 per cento nel 2024, peraltro sopravvalutata rispetto alle stime elaborate dal Fondo monetario internazionale, il nostro Paese rischia di incamminarsi verso una fase di stagnazione economica. A tale riguardo, suscita, in particolare, allarme la palese incapacità di spendere le risorse previste per la realizzazione del PNRR. Evidenzia, in proposito, che basterebbe una parziale attuazione del Piano per determinare effetti recessivi sull'intera economia nazionale. Osserva inoltre che aver scommesso quasi interamente sul progressivo miglioramento dell'avanzo primario, come riportato nel DEF, costituisce un errore prospettico che già in passato non ha prodotto gli effetti sperati, dal momento che tale scelta comporta necessariamente, in assenza di un assai improbabile innalzamento della tassazione, una riduzione della spesa pubblica destinata ai comparti fondamentali della sanità e del welfare, penalizzando in tal modo le fasce più bisognose della popolazione. Per quanto riguarda invece la prospettata diminuzione del debito pubblico in rapporto al PIL, rivendica che quest'ultima dipende essenzialmente dalle misure già adottate dai precedenti Governi, presieduti da Conte e Draghi, a conferma ulteriore della sostanziale inutilità di politiche improntate quasi esclusivamente a criteri di austerità. Con riferimento al prospettato taglio del cuneo fiscale per circa 3 miliardi di euro per l'anno 2023, osserva che tale misura arrecherà ai lavoratori dipendenti un beneficio di circa solo 10-15 euro al mese, a fronte di un livello di inflazione ancora assai elevato che determina una significativa erosione del potere d'acquisto dei salari italiani, che si collocano in assoluto tra i più bassi tra quelli degli Stati membri dell'Unione europea. Rileva, infine, l'evidente contraddittorietà dell'azione promossa dal Governo, che mentre in sede europea si dimostra incline a sostenere politiche basate sugli investimenti e ad impegnarsi per una riforma in senso espansivo delle regole che disciplinano attualmente il Patto di stabilità e crescita, a livello nazionale promuove misure fortemente restrittive.

  Silvana Andreina COMAROLI (LEGA), nel premettere che il DEF 2023 ha il compito essenziale di tracciare il quadro macroeconomico di riferimento per il periodo di programmazione 2023-2026, tiene a precisare che il documento in esame non poteva già contenere misure di particolare dettaglio a fronte di un quadro contrassegnato ancora da una profonda incertezza, anche in considerazione dell'accresciuto volume della spesa per interessi, di un'inflazione attestata su livelli ancora elevati e del conflitto russo-ucraino in corso. In tale contesto, rivendica pertanto la cautela e la prudenza con cui il Governo ha inteso impostare il DEF 2023, secondo un atteggiamento già seguito in occasione della predisposizione dell'ultimo disegno di legge di bilancio e che comunque consente ora di stimare una crescita del PIL dell'1 per cento per l'anno 2023, con un incremento dello 0,4 per cento rispetto a quanto previsto dalla NADEF dello scorso mese di settembre. Replicando alle considerazioni in proposito svolte nei precedenti interventi, osserva che anche il gruppo della Lega sarebbe naturalmente favorevole in linea di principio ad una maggiore spesa pubblica destinata al settore della sanità, ma che tuttavia le risorse disponibili sono limitate e pertanto debbono essere utilizzate con oculatezza. In conclusione, dichiara il voto favorevole del suo gruppo sul Pag. 101conferimento del mandato al relatore a riferire favorevolmente in Assemblea sul documento in esame.

  Ylenja LUCASELLI (FDI), nel preannunziare il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia sul conferimento del mandato al relatore a riferire favorevolmente in Assemblea sul documento in esame, concorda con le considerazioni svolte dall'onorevole Comaroli circa l'estrema volatilità degli indicatori economici in un contesto di elevata incertezza a livello internazionale. Nel rilevare che il DEF 2023, pur mantenendo lo stesso atteggiamento di prudente cautela che già aveva contraddistinto la predisposizione dell'ultimo disegno di legge di bilancio, risulta comunque caratterizzato da una concreta ambizione nella programmazione degli investimenti e delle misure che troveranno poi concreta attuazione nel prosieguo dell'anno, esprime particolare apprezzamento per la progressiva diminuzione dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni nell'arco temporale 2023-2026, frutto anch'essa di un'azione del Governo improntata ad un sano realismo contabile.

  Ubaldo PAGANO (PD-IDP) interviene sull'ordine dei lavori per evidenziare come, alla luce dell'organizzazione dei lavori della seduta odierna, convenuta nell'ambito dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, si sarebbe oggi atteso un maggiore equilibrio da parte della presidenza nella distribuzione degli interventi nell'ambito della presente discussione, prevedendo una sostanziale alternanza tra le dichiarazioni di voto dei gruppi di opposizione e quelle dei gruppi di maggioranza, al fine di promuovere un'effettiva interlocuzione tra le diverse parti politiche.

  Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI, presidente, nel replicare al deputato Ubaldo Pagano, assicura che, come avviene di regola, gli interventi svoltisi nel corso della presente discussione hanno seguito l'ordine delle richieste pervenute, senza dunque che vi fosse da parte della presidenza alcuna schema prestabilito circa la sequenza degli stessi, fermo restando che i colleghi che intendessero ulteriormente prendere parte alla discussione odierna potranno naturalmente farlo, nel rispetto di una tempistica compatibile con il termine convenuto per il conferimento del mandato al relatore.

  Daniela TORTO (M5S), associandosi ai rilievi espressi dal deputato Ubaldo Pagano, avverte che per il futuro si riserverà, qualora lo ritenga appropriato, di richiedere eventualmente la parola anche a seguito degli interventi svolti dai rappresentanti dei gruppi di maggioranza.

  Paolo TRANCASSINI (FDI) ritiene non pertinenti le considerazioni critiche svolte dal deputato Ubaldo Pagano, anche alla luce delle precisazioni rese dal presidente Mangialavori circa l'evidente possibilità di intervenire ancora nella discussione in corso da parte di coloro che ne fossero interessati, nello spirito di una naturale e proficua dialettica tra le diverse posizioni espresse in sede parlamentare. A suo giudizio, tuttavia, non può essere accettata la pretesa di impedire ai componenti della maggioranza di intervenire nella presente discussione, tanto più se gli interventi siano stati sollecitati e stimolati dalle legittime valutazioni espresse dai vari colleghi che lo hanno preceduto, sul piano politico e contenutistico, in ordine al DEF 2023 all'esame della Commissione.

  Ubaldo PAGANO (PD-IDP), nel rinviare alle perplessità in precedenza espresse sul piano metodologico, manifesta l'impressione che i rappresentanti dei gruppi di maggioranza abbiano deciso di intervenire nella discussione odierna solo in corso d'opera.

  Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI, presidente, ribadisce che gli interventi svolti nel corso della presente seduta hanno seguito l'ordine delle richieste in tal senso pervenute alla presidenza, confermando altresì che chiunque fosse interessato potrà ulteriormente intervenire, in nome di quella libertà di discussione che Pag. 102occorre sempre garantire nel massimo rispetto delle diverse parti politiche.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, dopo aver segnalato che sono pervenuti i pareri di tutte le Commissioni parlamentari competenti in sede consultiva, pone in votazione la proposta di conferire il mandato al relatore a riferire in senso favorevole sul documento in esame.

  La Commissione delibera di conferire il mandato al relatore a riferire favorevolmente all'Assemblea sul documento in esame. Delibera, altresì, di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  La seduta termina alle 14.20.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 26 aprile 2023. — Presidenza del presidente Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI, indi del vicepresidente Giovanni Luca CANNATA. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Federico Freni.

  La seduta comincia alle 14.20.

Sull'ordine dei lavori.

  Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI, presidente, propone, concorde la Commissione, di posticipare la trattazione della proposta di legge C. 859, recante ratifica degli accordi tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera, quale ultimo punto all'ordine del giorno della presente seduta in sede consultiva, al fine di consentire l'ultimazione delle opportune verifiche istruttorie in merito ai subemendamenti presentati in Assemblea.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla protezione degli investimenti tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Singapore, dall'altra, fatto a Bruxelles il 19 ottobre 2018.
C. 1040 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Andrea MASCARETTI, relatore, ricorda che il disegno di legge in esame, già approvato dal Senato della Repubblica, ha ad oggetto la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo sulla protezione degli investimenti tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Singapore, dall'altra, fatto a Bruxelles il 19 ottobre 2018 e che il provvedimento è corredato di relazione tecnica.
  In merito ai profili di quantificazione, preso atto di quanto evidenziato dalla relazione tecnica e di quanto ulteriormente chiarito dal Governo nel corso dell'esame parlamentare in prima lettura, non ha osservazioni da formulare.
  In merito ai profili di copertura finanziaria, rileva che l'articolo 3, comma 1, recante la clausola di invarianza finanziaria, prevede che dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Al riguardo, per quanto riguarda la formulazione della disposizione, non ha osservazioni da formulare.
  Tutto ciò considerato, propone pertanto di esprimere parere favorevole sul testo del provvedimento in esame.

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta di parere del relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Ratifica ed esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999.
C. 1041 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Pag. 103

  Carmen Letizia GIORGIANNI, relatrice, ricorda che il disegno di legge in esame, già approvato dal Senato della Repubblica, ha ad oggetto la ratifica e l'esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999.
  Nel segnalare che il provvedimento è corredato di relazione tecnica, evidenzia preliminarmente, in merito ai profili di quantificazione, che il predetto Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999, disciplina la domanda e gli effetti della predetta registrazione internazionale.
  Rileva, in proposito, che ai sensi dell'articolo 23 dell'Atto, in gran parte riproduttivo di obblighi già previsti a legislazione vigente, le tasse di registrazione internazionale devono essere fissate in modo tale che le entrate da esse derivanti, unitamente alle altre fonti di finanziamento, siano almeno sufficienti a coprire tutte le spese dell'Ufficio internazionale concernenti l'Unione dell'Aja.
  Segnala che il medesimo articolo 23 stabilisce altresì che qualora le risorse dovessero, in concreto, risultare insufficienti l'Assemblea ne delibererà l'aumento che dunque sarà posto a carico dei membri dell'Unione e che la proporzione e le modalità di versamento saranno definite dall'Assemblea.
  Nel far presente che il disegno di legge di ratifica è corredato di una clausola di invarianza e che la relazione tecnica informa, in particolare, che l'Atto di Ginevra non comporta cambiamenti sull'attività dell'Ufficio italiano brevetti e marchi, non ha osservazioni da formulare considerato che, da un lato, l'atto in esame, introducendo disposizioni di carattere ordinamentale e ribadendo il meccanismo di finanziamento del Segretariato basato sulle tasse versate dai soggetti richiedenti, risulta in gran parte riproduttivo della normativa vigente, e, dall'altro, i versamenti dovuti dagli Stati aderenti in caso di insufficienza dei fondi, ai sensi del medesimo atto, sono già previsti dalla normativa vigente e hanno comunque carattere eventuale.
  In merito ai profili di copertura finanziaria, rileva che l'articolo 5 del disegno di legge di ratifica, recante la clausola di invarianza finanziaria, prevede, al comma 1, che dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e, al comma 2, che le amministrazioni interessate provvedono all'adempimento dei compiti derivanti dall'attuazione della presente legge con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Al riguardo, per quanto riguarda la formulazione della disposizione, non ha osservazioni da formulare.
  Tutto ciò considerato, propone pertanto di esprimere parere favorevole sul testo del provvedimento in esame.

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta di parere della relatrice.

  La Commissione approva la proposta di parere della relatrice.

DL 34/2023: Misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali.
C. 1060 Governo.
(Parere alle Commissioni VI e XII).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Silvana Andreina COMAROLI (LEGA), relatrice, ricorda che il disegno di legge dispone la conversione in legge del decreto-legge n. 34 del 2023, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali, e che il provvedimento è corredato di relazione tecnica, cui è allegato un prospetto riepilogativo degli effetti finanziari.Pag. 104
  In riferimento all'articolo 1, concernente il rafforzamento del bonus sociale elettrico e gas, in merito ai profili di quantificazione rileva che la norma incrementa il bonus sociale elettrico e gas nel secondo trimestre del 2023, nel limite di 400 milioni di euro, e lo estende, nel limite di 5 milioni di euro, dal medesimo secondo trimestre fino al 31 dicembre 2023, per i nuclei familiari con almeno quattro figli a carico con ISEE non superiore a 30.000 euro, invece degli attuali 20.000 euro. Indica che ai relativi oneri si provvede a valere sulle risorse disponibili nel bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali che, come si evince dalla relazione tecnica, appaiono congrue rispetto alle finalità della disposizione, e risultano effettivamente disponibili. Specifica che si tratta infatti delle risorse residue risultanti dagli stanziamenti autorizzati con la legge di bilancio per il 2023 ai fini del rafforzamento del bonus sociale e non integralmente utilizzate, posto che gli stanziamenti originariamente definiti con la predetta legge erano stati quantificati tenendo conto di prezzi più elevati. In proposito, non formula quindi osservazioni, tenuto conto, da un lato, che le disposizioni in esame operano nell'ambito di limiti di spesa e, dall'altro che esse, poiché attuate a valere su risorse non utilizzate e originariamente previste per finalità analoghe a quelle in esame per il medesimo esercizio 2023, non avranno impatti diversi da quelli già scontati nei tendenziali di saldi di finanza pubblica.
  Con riguardo ai profili di quantificazione dell'articolo 2, concernente la riduzione dell'IVA e degli oneri generali nel settore del gas per il secondo trimestre dell'anno 2023, evidenzia che i commi da 1 a 3 prorogano per i mesi di aprile, maggio e giugno 2023 la riduzione al 5 per cento dell'aliquota IVA sul metano per usi civili e industriali e prevedono l'applicazione della medesima riduzione anche alle forniture di servizi di teleriscaldamento, valutando i relativi oneri in 539,8 milioni di euro per il 2023. In proposito, osserva che la metodologia impiegata per la stima degli effetti finanziari derivanti dalla riduzione dell'aliquota IVA per le forniture di servizi di teleriscaldamento è diversa da quella utilizzata in occasione dell'approvazione della legge di bilancio 2023; in tale circostanza, per stimare gli effetti finanziari derivanti dalla riduzione dell'aliquota IVA nel primo trimestre 2023 sono stati usati i dati ARERA relativi ai consumi elettrici in termini di teleriscaldamento. Rileva che sarebbe quindi opportuno acquisire elementi informativi circa le ragioni per le quali sia stata utilizzata la nuova metodologia, basata sui dati GSE relativi all'energia termica erogata tramite reti di teleriscaldamento. Evidenzia quindi che i commi 4 e 5, invece, prorogano le misure agevolative riferite agli oneri generali di sistema del gas naturale e valutano i relativi oneri in 280 milioni di euro per il 2023. In proposito, osserva che gli effetti finanziari derivanti dall'annullamento degli oneri di sistema e dall'applicazione di aliquota negativa della componente UGC2 sono indicati nel prospetto riepilogativo come maggiore spesa corrente sia in termini di saldo netto da finanziare, che di fabbisogno e di indebitamento netto, a differenza di quanto risulta invece dalla nota tecnico illustrativa alla legge di bilancio 2023, nella quale gli effetti di analoghe misure in termini di fabbisogno erano indicati quali minori entrate extra tributarie. Fa presente che sarebbe quindi opportuno acquisire chiarimenti circa la diversa classificazione degli effetti finanziari utilizzata nel prospetto riepilogativo allegato al decreto-legge in esame, rispetto a quella adottata con la legge di bilancio 2023.
  In riferimento all'articolo 3, recante contributo in quota fissa in caso di prezzi del gas elevati, in merito ai profili di quantificazione evidenzia che la norma riconosce, in caso di prezzi del gas elevati e al sussistere di determinati presupposti, un contributo ai clienti domestici, autorizzando, a tal fine, la spesa di un miliardo di euro per il 2023 e demandando la disciplina attuativa a un decreto ministeriale e a una deliberazione dell'ARERA. In proposito non formula osservazioni considerato che l'onere è limitato all'entità dello stanziamento e che il contributo può essere modulato, con la disciplina attuativa, in modo da Pag. 105essere riconosciuto entro il limite delle risorse disponibili.
  Con riguardo ai profili di quantificazione dell'articolo 4, che prevede un contributo straordinario, sotto forma di credito d'imposta, in favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, evidenzia che la norma riconosce nel secondo trimestre 2023 alcuni crediti di imposta per contrastare l'aumento dei costi dell'energia elettrica e del gas in capo alle imprese. In proposito, osserva che le ipotesi formulate in relazione ai prezzi del gas e dell'energia elettrica appaiono sostanzialmente in linea con i prezzi registrati sulle piattaforme del Gestore dei mercati energetici (GME) nei mesi di marzo e aprile. Evidenzia che le stime elaborate per i consumi sono coerenti con quelle impiegate nei precedenti provvedimenti e la quantificazione degli oneri risulta verificabile sulla base dei dati e delle ipotesi poste alla base della stessa. Per quanto riguarda la registrazione degli effetti sui saldi, rileva che i contributi, pur presentando una struttura analoga, sono qualificati, sul saldo netto da finanziare, come spesa in conto capitale se riferiti al gas e come spesa in conto corrente se riferiti all'elettricità: pur essendo tale impostazione coerente con quanto indicato nelle relazioni tecniche riferite agli ultimi provvedimenti di sostegno alle imprese, indica che circa le ragioni di tale diversa classificazione andrebbero acquisiti elementi esplicativi, non reperibili nelle relazioni tecniche riferite alle misure in esame. Infine, tenuto conto che si tratta di misure che hanno già trovato applicazione in passati periodi, quali 2022 e primo trimestre 2023, fa presente che sarebbe utile che venissero forniti maggiori elementi informativi e dati relativi al tiraggio delle agevolazioni fiscali sin qui riconosciute; ciò anche al fine di poter riscontrare la loro corrispondenza con le stime effettuate dalle rispettive relazioni tecniche, la cui metodologia è analoga a quella ora in esame.
  Per quanto concerne l'articolo 5, recante disposizioni in materia di contributo di solidarietà temporaneo, in merito ai profili di quantificazione evidenzia che la disposizione riduce la base imponibile cui applicare il contributo di solidarietà temporaneo per il 2023 previsto dai commi da 115 a 119 dell'articolo 1 della legge n. 197 del 2022, prevedendo l'esclusione dell'utilizzo di riserve del patrimonio netto accantonate in sospensione d'imposta o destinate alla copertura di vincoli fiscali, nel limite del 30 per cento del complesso delle medesime riserve risultanti al termine dell'esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022. In proposito, nel prendere atto dei dati forniti dalla relazione tecnica, rileva come andrebbe comunque esplicitato il procedimento posto alla base della stima del minor gettito nella misura indicata dalla relazione tecnica e pari a 404 milioni di euro.
  In merito ai profili di quantificazione dell'articolo 6, concernente la tassazione agroenergia, rilevato che la norma dispone una deroga, per il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2022, alla disciplina vigente sulla determinazione del reddito imponibile correlato alla produzione di energia oltre le soglie di 2.400.000 kWh anno per fonti rinnovabili agroforestali, e di 260.000 kWh anno per fonti fotovoltaiche, non formula osservazioni atteso che la stima degli oneri appare verificabile sulla base dei dati e degli elementi posti alla base della stessa.
  In riferimento all'articolo 7, recante agevolazioni fiscali per interventi di risparmio energetico, in merito ai profili di quantificazione, evidenzia preliminarmente che la norma stabilisce che per la determinazione dell'ammontare delle agevolazioni fiscali spettanti per interventi di risparmio energetico si considera ammessa ad agevolazione fiscale anche la parte di spesa a fronte della quale sia concesso altro contributo dalle regioni e dalle province autonome, rileva, altresì, che alle disposizioni descritte non si ascrivono maggiori oneri rispetto alle previsioni di bilancio in quanto, come risulta dalla relazione tecnica, in sede di valutazione degli effetti delle agevolazioni in esame, è stato considerato sempre, in un'ottica prudenziale, l'intero ammontare della spesa incentivata. Ciò premesso, rileva, comunque, che le disposizioni in esame nella loro formulazione testuale appaionoPag. 106 avere implicitamente carattere interpretativo e portata retroattiva, considerato che esse sono riferite a contributi già istituiti alla data di entrata in vigore del decreto-legge ma «erogati negli anni 2023 e 2024»: la cumulabilità risulterebbe dunque applicabile a contributi previsti da norme già vigenti ma la cui manifestazione per cassa, all'atto cioè dell'erogazione, avverrà negli anni 2023 e 2024. Tenuto conto di tale campo di applicazione, fa presente che andrebbe quindi acquisito un chiarimento da parte del Governo circa la possibilità che la norma risulti applicabile a contenziosi attualmente in essere. In tal caso, infatti, la soluzione normativa proposta potrebbe andare a detrimento delle amministrazioni concedenti, con la possibile manifestazione di oneri non preventivamente iscritti in bilancio.
  In riferimento all'articolo 8, che prevede un contributo statale per il ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici, evidenzia preliminarmente che le norme istituiscono, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo con una dotazione per l'anno 2023 pari a 1.085 milioni di euro da ripartire tra le regioni e le province autonome, quale contributo statale al ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici relativo agli anni da 2015 a 2018. Non formula, invece, osservazioni per i profili di quantificazione dal momento che il contributo a carico del bilancio dello Stato è limitato alle risorse del Fondo appositamente istituito. Con riferimento alla possibilità per le aziende fornitrici di richiedere finanziamenti mediante garanzia del Fondo già costituito presso il Mediocredito centrale S.p.a., finalizzato ad assicurare una parziale assicurazione ai crediti concessi dagli istituti di credito a favore delle piccole e medie imprese, di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, non formula osservazioni dal momento che la predetta garanzia opera nell'ambito delle disponibilità del Fondo stesso.
  Relativamente all'articolo 9, che disciplina il regime IVA applicabile al payback dei dispositivi medici, in merito ai profili di quantificazione, premette che la norma, in relazione ai versamenti effettuati alle regioni dalle aziende produttrici di dispositivi medici a causa dello sforamento del tetto della spesa farmaceutica, il cosiddetto payback, prevede che le aziende stesse possano portare in detrazione l'IVA determinata scorporando la medesima dall'ammontare dei versamenti effettuati, Prende quindi atto di quanto affermato dalla relazione tecnica circa l'assenza di variazioni rispetto al gettito già iscritto nelle previsioni di bilancio e non si formulano osservazioni.
  In riferimento all'articolo 10, rileva preliminarmente che la norma disciplina le modalità di affidamento a terzi dei servizi medici e infermieristici da parte delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale. Inoltre, si prevede, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di personale, fermo rimanendo quanto previsto dall'articolo 11, commi 1 e 3, del decreto-legge n. 35 del 2019 in materia di spesa per il personale sanitario, l'avvio delle procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l'assolvimento delle funzioni precedentemente esternalizzate. Al riguardo, non formula osservazioni attesa la natura ordinamentale delle disposizioni e tenuto conto, come esplicitato dalla relazione tecnica, che il reclutamento del personale è previsto in coerenza con i piani triennali dei fabbisogni e nei limiti previsti dall'ordinamento in materia di spesa per il personale sanitario.
  In merito ai profili di quantificazione dell'articolo 11, concernente l'incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive e l'anticipo dell'indennità nei servizi di emergenze-urgenza, evidenzia preliminarmente che le norme prevedono la possibilità per le regioni e gli enti del Servizio sanitario nazionale di ricorrere alle prestazioni aggiuntive previste dai rispettivi CCNL di categoria e di incrementare la tariffa oraria delle predette prestazioni in deroga alla contrattazione vigente nei limiti fissati dalle norme stesse. Fa presente che si dispone inoltre che i predetti incrementi, fino a 100 euro lordi/ora per il personale medico e a 50 euro lordi/ora per il personale infermieristico, dovranno avvenire nel limitePag. 107 degli importi di cui alla tabella B allegata al decreto in esame, pari a complessivi 50 milioni di euro per il personale medico e a complessivi 20 milioni di euro per il personale infermieristico per l'anno 2023. Indica, inoltre, che le norme incrementano per il 2023, nel periodo giugno-dicembre, l'indennità di pronto soccorso per 100 milioni di euro complessivi, dei quali 30 destinati alla dirigenza medica e 70 al personale del comparto sanità. Evidenzia, quindi, che agli oneri si provvede a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato, che viene corrispondentemente incrementato: a tale incremento, pari a 170 milioni di euro per il 2023, si provvede, a sua volta, ai sensi della disposizione di copertura di cui all'articolo 24. In proposito, sotto il profilo di quantificazione non ha osservazioni da formulare essendo gli oneri limitati ai tetti di spesa fissati dalla norma.
  Con riferimento all'articolo 12, recante misure per il personale dei servizi di emergenza-urgenza, in merito ai profili di quantificazione, rileva preliminarmente che le disposizioni prevedono misure rivolte al personale dei servizi di emergenza-urgenza. Con riferimento al comma 1, che consente fino al 31 dicembre 2025 al personale medico presso i servizi di emergenza-urgenza in possesso di specifici requisiti di partecipare ai concorsi per l'accesso alla dirigenza medica del Servizio sanitario nazionale nella disciplina di Medicina e chirurgia d'accettazione e d'urgenza, ancorché non in possesso di alcun diploma di specializzazione, non ha osservazioni da formulare atteso il carattere ordinamentale della disposizione. Riguardo alla facoltà concessa ai medici in formazione specialistica di assumere incarichi, anche di collaborazione coordinata e continuativa, presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Servizio sanitario nazionale, di cui ai commi da 2 a 4, non formula rilievi tenuto conto che tale previsione avviene nell'ambito di quanto previsto dall'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 35 del 2019 in materia di spesa per il personale sanitario. Parimenti, in merito alla facoltà per il personale operante nei servizi di emergenza-urgenza in possesso dei requisiti per il pensionamento anticipato di chiedere la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale, di cui al comma 5, non formula osservazioni atteso che non si verifica comunque alcun anticipo del decorso al trattamento pensionistico. Per quanto concerne, infine, l'incremento, ai fini del trattamento pensionistico, dell'età anagrafica cui applicare il coefficiente di trasformazione, pari a due mesi per ogni anno di attività svolta nei servizi di urgenza ed emergenza, nel limite massimo di ventiquattro mesi, prende atto delle stime del Governo, tenuto conto che risulta prudenziale l'opzione di utilizzare come parametro di calcolo l'incremento massimo di 24 mesi previsto dalla norma. Peraltro, al fine di verificare puntualmente gli oneri, posto che la relazione tecnica ipotizza che la distribuzione di età, anzianità e regime di liquidazione dei beneficiari sia analoga a quella dei dipendenti del SSN, senza fornire ulteriori elementi, fa presente che andrebbero acquisiti elementi di valutazione quali il numero annuo di accessi al pensionamento e l'età media di uscita.
  In riferimento all'articolo 13, recante norme transitorie in materia di compatibilità con altre attività per il personale di enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale, in merito ai profili di quantificazione, evidenzia preliminarmente che la norma modifica la disciplina relativa al reclutamento, a tempo determinato e con orario a tempo parziale, di medici specializzandi da parte di enti sanitari recata dall'articolo 1, comma 548-bis, della legge n. 145 del 2018. Per effetto delle modifiche introdotte, la disciplina in riferimento, che nell'assetto previgente trova applicazione fino al 31 dicembre 2025, viene resa permanente. Al riguardo, non formula osservazioni posto che, come confermato anche dalla relazione tecnica, tale reclutamento opera nei limiti delle disponibilità di bilancio e nei limiti di spesa per il personale previsti per gli enti interessati. Evidenzia, altresì, come al testo originario della summenzionata disposizione e ai successivi interventi normativi che ne hanno ripetutamente prorogato l'applicazionePag. 108 non siano ascritti effetti finanziari sui saldi di finanza pubblica.
  In riferimento all'articolo 14, concernente assunzioni a tempo determinato e a tempo parziale di medici specializzandi, in merito ai profili di quantificazione, evidenzia preliminarmente che la norma modifica la disciplina relativa al reclutamento, a tempo determinato e con orario a tempo parziale, di medici specializzandi da parte di enti sanitari recata dall'articolo 1, comma 548-bis, della legge n. 145 del 2018. Rileva come, per effetto delle modifiche introdotte, la disciplina in riferimento, che nell'assetto previgente trova applicazione fino al 31 dicembre 2025, viene resa permanente. Al riguardo, non formula osservazioni posto che, come confermato anche dalla relazione tecnica, tale reclutamento opera nei limiti delle disponibilità di bilancio e nei limiti di spesa per il personale previsti per gli enti interessati. Evidenzia, altresì, come al testo originario della summenzionata disposizione e ai successivi interventi normativi che ne hanno ripetutamente prorogato l'applicazione non siano ascritti effetti finanziari sui saldi di finanza pubblica.
  In riferimento all'articolo 15, recante disposizioni in materia di esercizio temporaneo di attività lavorativa in deroga al riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie conseguite all'estero, in merito ai profili di quantificazione, non formula osservazioni, attesa la natura ordinamentale della norma, che consente l'esercizio temporaneo in deroga, fino al 31 dicembre 2025, di qualifiche relative a professioni sanitarie e di interesse sanitario conseguite all'estero.
  Per quanto riguarda l'articolo 16, recante disposizioni in materia di contrasto agli episodi di violenza nei confronti del personale sanitario, in merito ai profili di quantificazione, non formula osservazioni, attesa la natura ordinamentale della disposizione, che modifica l'articolo 583-quater del codice penale, introducendo una specifica sanzione, reclusione da 2 a 5 anni, per le lesioni non aggravate procurate agli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni.
  In merito ai profili di quantificazione riferiti all'articolo 17, concernente l'adesione agevolata e la definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento, rileva preliminarmente che la norma in esame reca disposizioni in materia di adesione agevolata e definizione agevolata degli atti del procedimento di accertamento. Osserva che la relazione tecnica non ascrive effetti finanziari alla norma, assumendo, sulla base dell'analisi dei dati storici degli incassi di precedenti disposizioni analoghe, una sostanziale indifferenza tra il tasso di acquiescenza e la propensione all'adempimento dei contribuenti. Ciò posto, considerato che la norma in esame interviene su un ambito applicativo relativo ad avvisi e atti di recentissima produzione, rileva come appaia necessario che il Governo chiarisca se l'ipotizzata equivalenza tra il tasso di acquiescenza e la propensione all'adempimento dei contribuenti sia stata riscontrata in relazione a dati storici aventi le medesime caratteristiche di quelli interessati dall'applicazione della norma di cui trattasi o se viceversa siano stati analizzati gli incassi derivanti da definizioni agevolate relativi ad avvisi ed atti anche meno recenti.
  In riferimento all'articolo 18, recante regolarizzazione degli omessi pagamenti di rate dovute a seguito di acquiescenza, accertamento con adesione, reclamo o mediazione e conciliazione giudiziale, in merito ai profili di quantificazione, rilevato che la disposizione apporta modifiche alla disciplina della regolarizzazione di omessi o carenti versamenti di importi rateali, prevista dalla legge di bilancio 2023, precisandone l'ambito applicativo, non formula osservazioni, giacché, come rilevato dalla relazione tecnica, alle disposizioni oggetto di modifica non erano stati ascritti effetti finanziari.
  Con riferimento all'articolo 19, concernente la modifica dei termini della regolarizzazione delle violazioni formali e del ravvedimento speciale, in merito ai profili di quantificazione, non ha osservazioni da formulare in merito alle norme che introducono modifiche ai termini previsti dalla legge di bilancio 2023 per avvalersi della Pag. 109regolarizzazione di violazioni formali del pagamento di alcuni tributi e per il pagamento delle rate 2023 relative al cosiddetto ravvedimento speciale. Evidenzia, infatti, che, come risulta dalla relazione tecnica, la proroga del termine per l'accesso alla procedura della regolarizzazione di violazioni formali del pagamento non comporta la modifica degli importi relativi a maggiori incassi, minori entrate e sanzioni già stati stimati dalla relazione tecnica di accompagnamento della disposizione originaria, mentre la modifica dei termini per il pagamento delle rate 2023 relative al cosiddetto ravvedimento speciale determina minori entrate derivanti dal minore periodo di tempo per il quale sono dovuti gli interessi sulle somme da versare nel 2023, calcolati in coerenza con le ipotesi formulate dalla relazione tecnica riferita al testo originario della disposizione.
  In riferimento all'articolo 20, recante modifica dei termini in materia di definizione agevolata delle controversie tributarie, conciliazione agevolata e rinuncia agevolata dei giudizi tributari pendenti innanzi alla Corte di cassazione, in merito ai profili di quantificazione, rileva preliminarmente che le disposizioni in esame apportano modifiche alle norme introdotte dalla legge di bilancio 2023 in materia di definizione agevolata delle controversie tributarie, di conciliazione agevolata delle controversie tributarie e di rinuncia agevolata dei giudizi tributari pendenti in Cassazione. Ciò posto, pur prendendo atto del fatto che la relazione tecnica, da un lato, stima le minori entrate derivanti dalla modifica dei termini previsti per effettuare i versamenti rateali dovuti da coloro che aderiscono alla definizione agevolata delle controversie tributarie in ragione degli effetti che ne conseguono sugli interessi dovuti, e, dall'altro, rileva il carattere procedimentale delle restanti disposizioni, evidenzia come appaia tuttavia necessario che il Governo fornisca gli elementi necessari ai fini della verifica della quantificazione delle citate minori entrate che non risultano dalla medesima relazione tecnica.
  In riferimento all'articolo 22, recante modifiche alle disposizioni concernenti il contenzioso in materia tributaria, in merito ai profili di quantificazione, rileva preliminarmente che la norma in esame estende all'Agenzia delle entrate-Riscossione l'applicazione delle disposizioni concernenti la prenotazione a debito di alcune spese processuali previste dal Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia. Ciò premesso, non ha osservazioni da formulare, posto che, come risulta dalla relazione tecnica, tali disposizioni risultano già applicate in via di prassi alla Agenzia delle entrate-Riscossione.
  In merito ai profili di quantificazione riferiti all'articolo 23, concernente causa speciale di non punibilità per i reati tributari, evidenzia che la norma introduce, con riguardo a taluni reati tributari, nell'ambito delle procedure di definizione fiscale agevolata disciplinate da specifiche disposizioni della legge di bilancio 2023, una causa di non punibilità applicabile alle ipotesi in cui le relative violazioni siano correttamente definite e le somme dovute da parte del contribuente interessato siano integralmente versate. Al riguardo, non formula osservazioni stante il carattere ordinamentale della disposizione. Prende atto di quanto, altresì, riferito dalla relazione tecnica circa gli effetti positivi sul gettito, prudenzialmente non quantificati né indicati in norma, potenzialmente discendenti dalla medesima disposizione.
  Con riferimento all'articolo 24, commi da 1 a 5, recante disposizioni finanziarie e rifinanziamento e istituzione di fondi, in merito ai profili di quantificazione, non formula osservazioni con riguardo ai commi 1, 2, 4 e 5, tenuto conto che le disposizioni ivi contenute, incrementando o istituendo fondi operanti nel limite delle risorse destinate a specifiche finalità, determinano oneri limitati all'entità dello stanziamento. Fa presente come appaia invece opportuno un chiarimento da parte del Governo in merito al comma 3 che, nell'incrementare di 30 milioni di euro per l'anno 2023 il fondo destinato all'attuazione della manovra di bilancio 2023-2025, di cui all'articolo 15, comma 4, del decreto-legge n. 176 del Pag. 1102022, non specifica a quali concrete finalità tali risorse debbano essere destinate.
  In merito ai profili di copertura finanziaria, fa presente che il comma 6, lettere da a) a d), dell'articolo 24 reca le disposizioni di copertura finanziaria degli oneri derivanti dagli articoli 2, 3, 4, 5, 6, 8, 11, 12, 19, 20 e dai commi «1 e 5» del medesimo articolo 24, i cui contenuti sono stati già illustrati nell'ambito dell'esame dei profili relativi alla quantificazione. Specifica che detti oneri sono complessivamente determinati in 4.942,76 milioni di euro per l'anno 2023, 0,79 milioni di euro per l'anno 2024, 1,02 milioni di euro per l'anno 2025, 1,35 milioni di euro per l'anno 2026, 1,78 milioni di euro per l'anno 2027, 1,88 milioni di euro per l'anno 2028, 2,3 milioni di euro per l'anno 2029, 3,2 milioni di euro per l'anno 2030, in 4 milioni di euro per l'anno 2031 e 5,1 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2032 e che ad essi si provvede: quanto a 4.938,94 milioni di euro per l'anno 2023, mediante corrispondente riduzione delle risorse finanziarie iscritte in bilancio ai sensi dell'articolo 1, commi da 2 a 5, della legge n. 197 del 2022, come indicato al comma 6, lettera a); quanto a 5 milioni di euro per l'anno 2023, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 131, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, contestualmente modificando tale ultima disposizione nel senso di limitare la concessione del credito d'imposta ivi previsto ai soli periodi d'imposta 2021 e 2022, anziché a quelli ricompresi nel triennio 2021-2023, come indicato al comma 6, lettera b); quanto a 1,02 milioni di euro per l'anno 2025, 1,35 milioni di euro per l'anno 2026, 1,78 milioni di euro per l'anno 2027, 1,88 milioni di euro per l'anno 2028, 2,3 milioni di euro per l'anno 2029, 3,2 milioni di euro per l'anno 2030, 4 milioni di euro per l'anno 2031 e 5,1 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2032, mediante corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge n. 282 del 2004, come indicato al comma 6, lettera c); quanto a 1,69 milioni di euro per l'anno 2024, mediante corrispondente utilizzo delle maggiori entrate derivanti dall'articolo 6, come indicato al comma 6, lettera d).
  Ciò posto, prende preliminarmente atto della correttezza degli importi relativi agli oneri indicati all'alinea del citato comma 6, nonché dell'adeguatezza delle risorse finanziarie reperite a fini di copertura dalle lettere da a) a d) del medesimo comma 6. Sottolinea che come risulta anche dal prospetto riepilogativo degli effetti finanziari allegato alla relazione tecnica, le risorse indicate come mezzi di copertura, con riferimento alle annualità 2023 e 2024, superano gli oneri derivanti dal provvedimento. A tale riguardo, osserva che, mentre nel prospetto riepilogativo il saldo positivo per l'anno 2024 è indicato in misura pari a 1,1 milioni di euro, l'insieme delle disposizioni di cui alle lettere da a) a d) del comma 6 dell'articolo 24 individua mezzi di copertura che eccedono gli oneri indicati nell'alinea del medesimo comma per complessivi 900.000 euro. Rileva, quindi, che tale differenza sembra doversi attribuire al mancato utilizzo delle risorse derivanti dall'articolo 6 in termini di maggiori entrate IRAP per l'anno 2024. Con riferimento a tale ricostruzione, sottolinea come appaia opportuno acquisire una conferma da parte del Governo.
  Sul piano della formulazione della disposizione, rileva inoltre che sembra rendersi necessaria una modifica all'alinea del comma 6, al fine di precisare che oggetto di copertura sono, tra gli altri, gli oneri derivanti dai commi «da 1 a 5» dell'articolo 24, anziché dai soli commi «1 e 5» dell'articolo stesso, come indicato dal medesimo comma 6. Sul punto, specifica che appare necessario, in ogni caso, acquisire l'avviso del Governo.
  In merito alla prima modalità di copertura, rammenta che le risorse oggetto di riduzione sono quelle iscritte nel bilancio dello Stato ai sensi dei commi da 2 a 5 dell'articolo 1 della legge n. 197 del 2022 , per un importo complessivo di 9.846,55 milioni di euro per l'anno 2023, destinate al finanziamento del contributo straordinario, sotto forma di credito d'imposta, in favore delle imprese per le spese sostenute Pag. 111nel primo trimestre del 2023 per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale. In proposito, rileva come la relazione tecnica allegata al decreto in esame specifichi che, in considerazione dei prezzi dell'energia elettrica e del gas effettivamente riscontrati nel primo trimestre del 2023, rivelatisi mediamente inferiori rispetto a quelli ipotizzati ai fini delle previsioni di spesa di cui ai citati commi da 2 a 5 dell'articolo 1 della legge n. 197 del 2022, è ora possibile stimare, rispetto alle risorse inizialmente stanziate, economie di spesa pari a 4.938,94 milioni di euro per l'anno 2023. In tale quadro, nel prendere atto della congruità delle risorse utilizzate a copertura, come dettagliate in relazione tecnica, osserva tuttavia che circa la metà delle risorse medesime, per un importo di 2.313,9 milioni di euro per l'anno 2023, sono qualificate nel prospetto riepilogativo in termini di saldo netto da finanziare come minori spese in conto capitale, sia pure a fronte di oneri che sul medesimo saldo, come si desume dal citato prospetto, sono classificati solo in misura marginale come aventi natura capitale. Fa presente che sui restanti saldi di indebitamento netto e fabbisogno le predette risorse risultano invece computate come minori spese di parte corrente, sebbene nel prospetto riepilogativo allegato alla citata legge n. 197 del 2022 i relativi stanziamenti fossero stati registrati come spese in conto capitale. In ordine alla corretta imputazione contabile di tali risorse osserva come appaia pertanto necessario acquisire un chiarimento del Governo, anche al fine di escludere un'eventuale dequalificazione della spesa.
  In merito alla seconda modalità di copertura, rammenta che l'articolo 1, comma 131, della legge n. 178 del 2020 ha autorizzato la spesa di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023, quale limite massimo per la concessione di un credito d'imposta, per i periodi d'imposta 2021-2023, destinato alle reti di imprese agricole e agroalimentari per la realizzazione o l'ampliamento di infrastrutture informatiche finalizzate al potenziamento del commercio elettronico. Osserva che in tale quadro, la norma di copertura in esame, attraverso una modifica volta a limitare ai soli periodi d'imposta 2021 e 2022 la concessione del citato credito, rende disponibile per l'anno 2023 un corrispondente importo di 5 milioni di euro. Nel prendere atto della sussistenza delle risorse utilizzate a copertura, non ha osservazioni da formulare.
  In merito alla terza modalità di copertura, specifica che, nel rammentare che il Fondo per interventi strutturali di politica economica, iscritto sul capitolo 3075 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, reca per l'anno 2025 una dotazione di circa 305 milioni di euro, andrebbe acquisita una conferma del Governo in ordine all'effettiva disponibilità delle risorse anche per le annualità successive, in considerazione del carattere permanente degli oneri da fronteggiare, nonché una rassicurazione circa il fatto che il loro utilizzo non sia suscettibile di pregiudicare la realizzazione di interventi eventualmente già programmati a valere sul Fondo medesimo.
  In merito alla quarta modalità di copertura, non ha osservazioni da formulare, atteso che l'importo di 1,69 milioni di euro per l'anno 2024 equivale alle maggiori entrate derivanti, in termini di imposte dirette IRPEF/IRES, dalle disposizioni dell'articolo 6 in materia di tassazione dell'energia prodotta da fonti rinnovabili agroforestali, in conformità ai dati quantitativi riportati nella relazione tecnica, mentre non vengono utilizzati i 200.000 euro derivanti nel medesimo anno, in termini di IRAP, dalle medesime disposizioni.
  Infine, ricorda che il comma 7 dell'articolo 24 con norma di natura meramente contabile prevede che, ai fini dell'immediata attuazione del presente decreto, il Ministro dell'economia e delle finanze sia autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio e che il Ministero dell'economia e delle finanze possa disporre, ove necessario, il ricorso ad anticipazioni di tesoreria, la cui regolarizzazione è effettuata con l'emissione di ordini di pagamento sui pertinenti capitoli di spesa. Al riguardo, non ha osservazioni da formulare.

Pag. 112

  Il sottosegretario Federico FRENI si riserva di fornire i chiarimenti richiesti dalla relatrice.

  Giuseppe Tommaso Vincenzo MANGIALAVORI, presidente, non essendovi obiezioni, rinvia quindi il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, b) Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978 e dal Protocollo del 23 febbraio 2015, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
C. 859, approvato, in un testo unificato, dal Senato, e abb.
(Parere all'Assemblea).
(Parere su emendamenti).

  La Commissione inizia l'esame delle proposte emendative riferite al provvedimento.

  Giovanni Luca CANNATA, presidente, in sostituzione del relatore, avverte che l'Assemblea, in data odierna, ha trasmesso il fascicolo n. 1 degli emendamenti, che contiene esclusivamente l'articolo aggiuntivo 11.0100 del Governo, nonché il fascicolo contenente i subemendamenti Onori 0.11.0100.1 e Gadda 0.11.0100.2.
  Con riferimento all'articolo aggiuntivo 11.0100 del Governo, fa presente che i commi 1 e 2 dell'articolo 11-bis, introdotto dalla citata proposta emendativa, nelle more dell'adozione di una disciplina del telelavoro attuativa dell'Accordo e del Protocollo oggetto di ratifica, recano una disciplina transitoria che si applica dal 1° febbraio 2023 fino alla data di entrata in vigore delle intese attuative degli Accordi in esame e comunque non oltre il 30 giugno 2023, prevedendo che i giorni di lavoro svolti in Italia in modalità di smart working, fino a un massimo del 40 per cento del tempo di lavoro, dai lavoratori frontalieri che rientrano nel campo di applicazione dell'Accordo del 3 ottobre 1974 tra Svizzera e Italia si considerano effettuati in Svizzera.
  Evidenzia che il comma 3 del medesimo articolo 11-bis, inoltre, richiamando il rafforzamento dei rapporti economici tra Italia e Svizzera e le disposizioni in materia di scambio di informazioni contenute nell'articolo 7 dell'Accordo oggetto di ratifica, è volto ad escludere la Svizzera dall'elenco di cui al decreto del Ministro delle finanze del 4 maggio 1999, recante «Individuazione di Stati e territori aventi un regime fiscale privilegiato». Tale esclusione è efficace per i soli fatti che si verificano a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello di pubblicazione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanarsi entro 30 giorni dall'approvazione della legge di ratifica degli accordi in esame, con cui viene modificato il predetto decreto del Ministro delle finanze del 4 maggio 1999.
  In proposito, segnala che l'articolo aggiuntivo 11.0100 del Governo è corredato da una relazione tecnica positivamente verificata dalla Ragioneria generale dello Stato. In particolare, con riferimento ai commi 1 e 2, la relazione tecnica evidenzia che la proposta non determina effetti finanziari, in quanto per le fattispecie considerate resta immutato il regime fiscale applicabile ai lavoratori frontalieri. Per quanto riguarda invece il comma 3, la relazione tecnica esclude che si determinino effetti finanziari, evidenziando che restano impregiudicate le disposizioni nazionali applicabili al periodo che precede l'eliminazione della Svizzera dall'elenco di cui al decreto del Ministro delle finanze del 4 maggio 1999 nonché ogni conseguente attività di accertamento.
  Con riferimento al subemendamento Onori 0.11.0100.1, segnala che la proposta è volta a sostituire, ovunque ricorra nell'articolo 11-bis, come introdotto dall'articolo aggiuntivo 11.0100 del Governo, la parola «telelavoro» con le parole «lavoro da remoto». Sul punto, non ha osservazioni da formulare.Pag. 113
  Per quanto concerne il subemendamento Gadda 0.11.0100.2, evidenzia che lo stesso appare suscettibile di determinare un'estensione del termine di vigenza della disciplina transitoria in materia di telelavoro, nonché un ampliamento della platea dei soggetti beneficiari della stessa, che non riguarderebbe i soli lavoratori frontalieri ma anche i lavoratori in possesso di un permesso per lavoro frontaliero nei cantoni Vallese, Ticino e Grigioni. Al riguardo, ritiene pertanto necessario acquisire dal Governo dei chiarimenti in merito agli eventuali effetti finanziari derivanti dal citato subemendamento Gadda 0.11.100.2, con particolare riferimento all'estensione della platea dei destinatari della disciplina.

  Il sottosegretario Federico FRENI esprime parere contrario sul subemendamento Gadda 0.11.0100.2, poiché lo stesso, determinando un ampliamento della platea dei soggetti interessati dall'applicazione della disciplina transitoria in materia di telelavoro, è suscettibile di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, privi di idonea quantificazione e copertura. Non ha, invece, osservazioni da formulare con riferimento ai profili finanziari del subemendamento Onori 0.11.0100.1 e dell'articolo aggiuntivo 11.0100 del Governo.

  Giovanni Luca CANNATA (FDI), presidente, in sostituzione del relatore, propone quindi di esprimere parere contrario sul subemendamento Gadda 0.11.0100.2 e nulla osta sul subemendamento Onori 0.11.0100.1 e sull'articolo aggiuntivo 11.0100 del Governo.

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta di parere.

  La Commissione approva la proposta di parere.

  La seduta termina alle 14.40.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI
SU ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 26 aprile 2023. — Presidenza del vicepresidente Giovanni Luca CANNATA. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Federico Freni.

  La seduta comincia alle 14.40.

Schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 16/2022, denominato «U212 NFS», per la realizzazione del terzo e del quarto sottomarino tipo U212NFS e il relativo sostegno tecnico-logistico decennale.
Atto n. 37.
(Rilievi alla IV Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto ministeriale.

  Francesco CANNIZZARO (FI-PPE), relatore, avverte che il Ministro della difesa, in data 29 marzo 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 536, comma 3, lettera b), del Codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la richiesta di parere in ordine allo schema di decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che reca l'approvazione del programma pluriennale di ammodernamento e rinnovamento n. SMD 16/2022, denominato «U212 NFS», per la realizzazione del terzo e del quarto sottomarino tipo U212 NFS e il relativo sostegno tecnico-logistico decennale e che la V Commissione Bilancio è chiamata a esprimersi sul provvedimento, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento della Camera, ai fini della trasmissione di rilievi sui profili di natura finanziaria alla IV Commissione Difesa, alla quale il provvedimento è assegnato in sede primaria.
  Rileva come la scheda illustrativa redatta dallo Stato maggiore della Difesa, allegata allo schema di decreto, in esame evidenzi che il programma pluriennale rappresenta la naturale prosecuzione del programma pluriennale SMD 02/2019 di attuazione del programma U212 Near Future Submarine (NFS), che prevede nel suo complessoPag. 114 la realizzazione di quattro sottomarini derivati dalla classe U212A.
  Per quanto riguarda i profili di carattere finanziario, segnala che il costo complessivo del programma è stimato in circa 1.332,39 milioni di euro e che oggetto del presente schema di decreto è la prima fase del programma pluriennale, che è concepita secondo un piano di sviluppo pluriennale che dovrebbe avviarsi nel 2023 e concludersi nel 2036. Il costo complessivo di questa prima fase, che garantirà l'acquisizione del terzo sottomarino, del relativo supporto logistico decennale e di un'aliquota di dotazioni e sistemi a beneficio dell'intera Classe U212NFS, è di 673,39 milioni di euro.
  Fa presente che al relativo onere si provvede a valere sugli stanziamenti dello stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente, attraverso le seguenti modalità: quanto a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2027 e 2028, 24,77 milioni di euro per l'anno 2029, 42,22 milioni di euro per l'anno 2030, 30 milioni di euro per l'anno 2031 e 46,4 milioni di euro per l'anno 2032, nell'ambito delle risorse di cui all'articolo 1, comma 14, della legge n. 160 del 2019 (legge di bilancio per il 2020), assegnate al Ministero delle imprese e del made in Italy; quanto a 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024, 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, 55 milioni di euro per ciascuno degli anni 2028 e 2029, 40 milioni di euro per l'anno 2030, 35 milioni di euro per l'anno 2031, 25 milioni di euro per l'anno 2032, 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2033 e 2034 e 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2035 e 2036, nell'ambito dei rifinanziamenti di cui alla legge n. 147 del 2013 (legge di stabilità 2014), segnalando, al riguardo, che tali stanziamenti sono previsti, in particolare, dall'articolo 1, comma 37, della citata legge n. 147 del 2013 e sono stati rifinanziati ad opera della sezione II della legge n. 234 del 2021 (legge di bilancio per il 2022).
  Evidenzia che dalla scheda tecnica allegata allo schema di decreto emerge che le citate risorse sono allocate sul capitolo 7419 dello stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy (Contributi per il finanziamento di interventi nel settore marittimo a tutela degli interessi di difesa nazionale). In particolare, rileva che le risorse di cui al comma 14 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019 risultano allocate sul piano di gestione n. 6 (Ulteriori somme per consentire la prosecuzione dei programmi connessi al mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo e a tutela degli interessi di difesa nazionale) e le risorse di cui alla legge n. 147 del 2013 risultano allocate sul piano di gestione n. 7 (Somme per consentire la prosecuzione dei programmi connessi al mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo e a tutela degli interessi di difesa nazionale).
  Nel chiarire che l'intervento oggetto del provvedimento reca un profilo finanziario compreso nell'arco temporale 2023-2036, evidenzia che la scheda tecnica specifica che il cronoprogramma previsionale dei pagamenti è meramente indicativo e verrà attuato, a valle del perfezionamento dell'iter negoziale, secondo l'effettiva esigenza di pagamento. Specifica, inoltre, che, in linea con quanto previsto dall'articolo 34 della legge di contabilità pubblica n. 196 del 2009, la ripartizione della spesa per ciascun esercizio potrà essere rimodulata in funzione dell'effettiva esigibilità contrattuale dei pagamenti come emergente al completamento dell'attività tecnico-amministrativa, compatibilmente con gli effetti sui saldi di finanza pubblica.
  La scheda tecnica ribadisce altresì che in considerazione della priorità del programma, la copertura finanziaria potrà ulteriormente essere garantita a valere sulle risorse iscritte nella missione «Difesa e sicurezza del territorio», programma «Pianificazione Generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari» dello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa, opportunamente rese disponibili anche a mezzo di preventiva rimodulazione o revisione di Pag. 115altre spese concordata con il Ministero dell'economia e delle finanze. A tale riguardo, osserva che il ricorso a tale forma di copertura dovrà garantire il rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera a), della legge n. 196 del 2009, come del resto assicurato dal Governo in occasione dell'esame di precedenti programmi pluriennali di spesa. Sul punto, appare, in ogni caso, utile una conferma da parte del Governo. Infine, specifica che il completamento del programma, per il restante valore previsionale complessivo di 659 milioni di euro, sarà realizzato attraverso uno o più provvedimenti successivi.
  Fa presente che nelle premesse nel decreto si evidenzia al riguardo che ad esso si provvederà con uno più o schemi di decreto che verranno sottoposti alle Camere, una volta reperite le necessarie risorse finanziarie, al fine di consentire la verifica in sede parlamentare della relativa copertura.
  Nella scheda tecnica si precisa, inoltre, che, qualora si rendesse necessario un superamento del limite di spesa complessivo previsto per la realizzazione del programma, alla necessaria integrazione si provvederà con un nuovo decreto, che seguirà il medesimo iter del provvedimento ora all'esame della Commissione.
  Ciò premesso, nel prendere atto che le risorse previste a copertura del programma in esame appaiono congrue rispetto ai costi da sostenere indicati nella scheda tecnica, appare in ogni caso necessario, a suo avviso, acquisire dal Governo una conferma circa la disponibilità di tali risorse per tutte le annualità di attuazione del programma stesso, nonché la compatibilità del loro utilizzo con ulteriori interventi eventualmente già programmati a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse.

  Il sottosegretario Federico FRENI chiarisce che il programma in esame rientra nella programmazione dell'utilizzo delle risorse disponibili a legislazione vigente, elaborata dal Ministero della difesa al fine di garantire l'impiego ottimale delle medesime risorse.
  Assicura che le risorse destinate alla copertura degli oneri derivanti dal provvedimento risultano pertanto disponibili per tutte le annualità di attuazione del programma e che il loro utilizzo non è suscettibile né di pregiudicare precedenti impegni di spesa né di interferire con la realizzazione di ulteriori interventi già programmati a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse.
  Rileva, infine, che all'eventuale rimodulazione delle risorse iscritte nella missione «Difesa e sicurezza del territorio», programma «Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari», dello stato di previsione del Ministero della difesa, che potrà rendersi necessaria per far fronte a ulteriori oneri derivanti dall'attuazione del programma in esame, si provvederà nel rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera a), della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Francesco CANNIZZARO (FI-PPE), relatore, formula quindi la seguente proposta di parere:

  «La V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione),

   esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo Schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 16/2022, denominato “U212 NFS”, per la realizzazione del terzo e del quarto sottomarino tipo U212NFS e il relativo sostegno tecnico-logistico decennale (Atto n. 37);

   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, da cui si evince che:

    il programma in esame rientra nella programmazione dell'utilizzo delle risorse disponibili a legislazione vigente, elaborata dal Ministero della difesa al fine di Pag. 116garantire l'impiego ottimale delle medesime risorse;

    le risorse destinate alla copertura degli oneri derivanti dal provvedimento risultano pertanto disponibili per tutte le annualità di attuazione del programma e il loro utilizzo non è suscettibile né di pregiudicare precedenti impegni di spesa né di interferire con la realizzazione di ulteriori interventi già programmati a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse;

    all'eventuale rimodulazione delle risorse iscritte nella missione “Difesa e sicurezza del territorio”, programma “Pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari”, dello stato di previsione del Ministero della difesa, che potrà rendersi necessaria per far fronte a ulteriori oneri derivanti dall'attuazione del programma in esame, si provvederà nel rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera a), della legge 31 dicembre 2009, n. 196,

VALUTA FAVOREVOLMENTE

  lo schema di decreto in oggetto».

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta di parere del relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2021/1187 sulla razionalizzazione delle misure per promuovere la realizzazione della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T).
Atto n. 38.
(Rilievi alla IX Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto legislativo.

  Rebecca FRASSINI (LEGA), relatrice, ricorda che lo schema di decreto legislativo in esame, adottato ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge di delegazione europea 2021 (legge n. 127 del 2022), reca il recepimento della direttiva 2021/1187 relativa alla razionalizzazione delle misure per promuovere la realizzazione della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T), e che è accompagnato da relazione tecnica. In merito ai profili di quantificazione, rileva che le disposizioni in esame prevedono il recepimento della citata direttiva 2021/1187.
  Al riguardo, per quanto attiene all'articolo 3, che accorda priorità ai progetti che rientrano nell'ambito di applicazione della rete transeuropea, non formula osservazioni atteso che la realizzazione dei progetti è comunque prevista utilizzando le risorse disponibili.
  Con riferimento alla designazione delle Autorità di cui all'articolo 4, prende atto, come affermato dalla relazione tecnica, che l'attività dei soggetti designati, Direzioni generali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ENAC e Commissari straordinari, sarà svolta avvalendosi delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
  In relazione all'articolo 7, che prevede la collaborazione dell'Autorità designata con quelle degli altri stati membri, fa presente che appare utile una conferma che detta collaborazione sia riconducibile ad adempimenti sostenibili, da parte dei soggetti interessati, nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
  Infine, riguardo all'articolo comma 9, che pone in capo al Dipartimento delle politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri le attività di monitoraggio, prende atto che detti adempimenti rientrano tra le attività di natura istituzionale del Dipartimento, come specificato dalla relazione tecnica.
  In merito ai profili di copertura finanziaria, fa presente che l'articolo 11 reca una clausola di invarianza finanziaria, volta a prevedere che dall'attuazione Pag. 117delle disposizioni del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le amministrazioni interessate provvedono all'attuazione delle disposizioni di cui al medesimo decreto nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. In proposito, sotto il profilo della formulazione della disposizione, non ha osservazioni da formulare.

  Il sottosegretario Federico FRENI precisa che alle attività di cooperazione tra l'autorità designata del nostro Paese e le autorità designate degli altri Stati membri, previste dall'articolo 7 in relazione al coordinamento delle procedure transfrontaliere di autorizzazione, le amministrazioni competenti provvederanno nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

  Rebecca FRASSINI (LEGA), relatrice, formula quindi la seguente proposta di parere:

  «La V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione),

   esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2021/1187 sulla razionalizzazione delle misure per promuovere la realizzazione della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) (Atto n. 38);

   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, da cui si evince che alle attività di cooperazione tra l'autorità designata del nostro Paese e le autorità designate degli altri Stati membri, previste dall'articolo 7 in relazione al coordinamento delle procedure transfrontaliere di autorizzazione, le amministrazioni competenti provvederanno nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica,

VALUTA FAVOREVOLMENTE

  lo schema di decreto in oggetto».

  Il sottosegretario Federico FRENI concorda con la proposta di parere della relatrice.

  La Commissione approva la proposta di parere della relatrice.

  La seduta termina alle 14.50.

INDAGINE CONOSCITIVA

  Mercoledì 26 aprile 2023. — Presidenza del vicepresidente Giovanni Luca CANNATA.

  La seduta comincia alle 14.50.

Indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia.
(Deliberazione di variazioni del programma).

  Giovanni Luca CANNATA, presidente, ricorda che, nella riunione del 19 aprile scorso, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della V Commissione ha unanimemente convenuto sull'opportunità di procedere ad alcune integrazioni del programma dell'indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia, deliberata dalla Commissione nella seduta del 28 febbraio scorso.
  Rammenta, in particolare, che, in considerazione dell'esigenza di acquisire ulteriori elementi sulle stime iniziali degli effetti di finanza pubblica degli incentivi fiscali in materia edilizia e sulla loro evoluzione effettiva, si è convenuto sull'opportunità di procedere anche all'audizione di rappresentanti del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze, richiedendo invece un contributo scritto all'Agenzia delle Pag. 118entrate, anziché procedere, come inizialmente previsto, all'audizione di rappresentanti della predetta Agenzia.
  Essendo stata raggiunta l'intesa con il Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, pone in votazione la proposta di variazioni del programma dell'indagine conoscitiva nei termini convenuti.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di variazioni del programma dell'indagine conoscitiva in titolo.

  La seduta termina alle 14.55.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.55 alle 15.