CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 20 aprile 2023
97.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 223

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 20 aprile 2023. — Presidenza del presidente Federico MOLLICONE. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione e il merito Paola Frassinetti.

  La seduta comincia alle 14.15.

Documento di economia e finanza 2023.
Doc. LVII, n. 1, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

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  Federico MOLLICONE, presidente, avverte che il gruppo FdI ha chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

  Alessandro AMORESE (FDI) relatore, premette che la Commissione è chiamata ad esprimere, alla V Commissione Bilancio, il parere, per gli aspetti di propria competenza, sul Documento di economia e finanza 2023 (Doc. LVII, n. 1) e sulla annessa Relazione presentata dal Governo ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 24 dicembre 2012, n. 243.
  Precisa che al Documento sono allegati:

   il rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità e finanza pubblica, di cui all'articolo 3 della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 1 – Allegato I);

   la relazione sullo stato di attuazione della politica di coesione europea e nazionale – programmazione 2014-2020, di cui all'articolo 10, comma 7, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 1 – Allegato II);

   il documento «Strategie per le infrastrutture, la mobilità e la logistica» (cosiddetto allegato infrastrutture) (Doc. LVII, n. 1 – Allegato III);

   la relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, di cui all'articolo 10, comma 9, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 1 – Allegato IV);

   il documento sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome, di cui all'articolo 10, comma 10, della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 1 – Allegato V);

   la relazione sull'attuazione della razionalizzazione del sistema degli acquisti di beni e servizi, di cui all'articolo 2, comma 576, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Doc. LVII, n. 1 – Allegato VI).

  Ricorda preliminarmente che la legge n. 196 del 2009 (legge di contabilità pubblica) dispone che il processo di programmazione economica inizi il 10 aprile, data di presentazione alle Camere del Documento di economia e finanza (DEF), al fine di consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma (PNR) contenuti nel DEF. Sulla base dei contenuti del DEF, la Commissione elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati. Il DEF è il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio: esso traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall'Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo (PSC).
  Il DEF è articolato in tre sezioni: il Programma di stabilità dell'Italia (Sezione I); il documento su Analisi e tendenze della finanza pubblica (Sezione II); il Programma Nazionale di Riforma (Sezione III).
  Il Programma di stabilità contiene gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico. La sezione espone, in particolare: gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica per il triennio successivo, evidenziando eventuali scostamenti rispetto al precedente Programma di stabilità; l'evoluzione economico-finanziaria internazionale, per l'anno in corso e il triennio di riferimento, nonché, con riguardo all'Italia, il contributo alla crescita dei diversi fattori, dell'evoluzione dei prezzi, del mercato del lavoro e dell'andamento dei conti con l'estero; gli obiettivi programmatici relativi al PIL, all'indebitamento netto, al saldo di Pag. 225cassa e al debito delle PA, articolati per i sottosettori della PA, accompagnati anche da un'indicazione di massima delle misure attraverso le quali si prevede di raggiungere gli obiettivi. Ciò anche ai fini di dar conto del rispetto del percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio termine (OMT), qualora si sia verificato uno scostamento da quest'ultimo; le previsioni di finanza pubblica di lungo periodo e gli interventi che si intende adottare per garantirne la sostenibilità.
  Il documento su Analisi e tendenze della finanza pubblica riporta, principalmente: l'analisi del conto economico e del conto di cassa delle amministrazioni pubbliche nell'anno precedente e gli eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi programmatici; le previsioni tendenziali a legislazione vigente, almeno per il triennio successivo, dei flussi di entrata e di uscita del conto economico e del saldo di cassa; le previsioni a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico della PA riferite almeno al triennio successivo; le informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa, con particolare riferimento a quelli relativi al pubblico impiego, alla protezione sociale e alla sanità, al debito delle amministrazioni pubbliche ed al relativo costo medio, nonché all'ammontare della spesa per interessi del bilancio dello Stato correlata a strumenti finanziari derivati; in un'apposita Nota metodologica, allegata alla II Sezione del DEF, sono infine indicati analiticamente i criteri di formulazione delle previsioni tendenziali.
  Il Programma nazionale di riforma (PNR) espone, in coerenza con il Programma di stabilità, gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti dell'Unione europea e dalle specifiche linee guida per il Programma nazionale di riforma, indicando, in particolare: lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell'eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti; gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività; le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità; i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.
  Ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 può essere presentata alle Camere, come annesso al DEF, una relazione al Parlamento: si tratta di un documento eventuale, presentato alle Camere qualora, nell'imminenza della presentazione di quest'ultimo, si verifichino gli eventi eccezionali di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012. Tale disposizione prevede che, in circostanze eccezionali e sentita la Commissione europea, il Governo sottoponga all'approvazione parlamentare una relazione, da approvare a maggioranza assoluta, con cui richiedere l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento.
  Passando al contenuto del DEF 2023, fa presente che con la relazione presentata come documento annesso al DEF 2023, il Governo, sentita la Commissione europea, richiede l'autorizzazione a ricorrere all'indebitamento, utilizzando gli spazi finanziari resisi disponibili per effetto dell'andamento tendenziale dei conti pubblici più favorevole, negli anni 2023 e 2024, rispetto agli obiettivi programmatici di indebitamento netto fissati per i medesimi anni, per i quali sono confermati i valori già autorizzati con la NADEF 2022 (vale a dire, –4,5 per cento nel 2023 e –3,7 per cento nel 2024, a fronte di una previsione tendenziale di indebitamento netto in rapporto al PIL pari a –4,35 per cento nel 2023 e –3,5 per cento nel 2024). In base a quanto riportato nella relazione, le risorse che si rendono disponibili per effetto dell'autorizzazione al ricorso all'indebitamento – pari a 3,4 miliardi di euro nel 2023 e 4,5 miliardi di euro nel 2024 – saranno utilizzate, per quanto riguarda il 2023, a copertura di un provvedimento normativo, di cui il Governo ha annunciato la prossima adozione, finalizzato a sostenere il reddito disponibile e il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti limitando, al contempo, la rincorsa salari-prezzi, in particolare attraversoPag. 226 un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi. Per quanto riguarda il 2024, invece, le risorse disponibili saranno destinate a interventi di riduzione della pressione fiscale.
  Lo scenario a legislazione vigente (quadro tendenziale) esposto nel DEF 2023 riflette un quadro economico ancora condizionato dall'incertezza. Il DEF sottolinea come l'economia italiana nel corso del 2022 sia tuttavia risultata più resiliente di quanto atteso lo scorso autunno, facendo registrare, nonostante il difficile contesto economico, una crescita del 3,7 per cento nel 2022, che ha fatto tornare il PIL a valori superiori al livello pre-pandemico.
  Tuttavia, la contrazione registrata nel IV trimestre 2022 (-0,1 per cento rispetto allo +0,4 del terzo trimestre) ha interrotto la fase di espansione dell'economia italiana, interessando, in particolare, i consumi delle famiglie, a causa della propagazione della spinta inflazionistica. Tuttavia, sulla base degli andamenti congiunturali, e in considerazione del miglioramento del contesto internazionale dovuto ad un calo dei prezzi energetici più rapido delle attese, le prospettive per l'anno in corso risultano nel DEF 2023 moderatamente più favorevoli rispetto al quadro sottostante le previsioni ufficiali effettuate lo scorso novembre nella NADEF. Dopo la contrazione congiunturale dello 0,1 per cento registrata nel IV trimestre del 2022, ci si attende ora un moderato aumento del PIL sia nel primo che nel secondo trimestre 2023, seguito da una lieve accelerazione nella seconda parte dell'anno. Nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il PIL per il 2023 è pertanto previsto crescere, in termini reali, dello 0,9 per cento, in rialzo di 0,3 punti percentuali rispetto allo 0,6 per cento prospettato nello scenario programmatico della NADEF del novembre scorso. Per quanto riguarda gli anni successivi, la previsione di crescita del PIL per il 2024 è prevista all'1,4 per cento, più sostenuta rispetto al 2023, ma al ribasso rispetto all'1,9 per cento previsto a novembre nella NADEF. La crescita per il 2025 resta invece invariata all'1,3 per cento, come già previsto dalla NADEF. La previsione per il 2026 viene posta all'1,1 per cento. Alla luce del quadro di incertezza che caratterizza lo scenario internazionale, le previsioni di crescita tendenziali sono indicate nel DEF come prudenziali. Nonostante l'economia mondiale sia infatti risultata più resiliente di quanto previsto lo scorso autunno e gli indicatori ciclici internazionali mostrino una prospettiva di espansione, persistono rischi al ribasso che potrebbero indebolire l'attività economica rispetto al quadro macroeconomico tendenziale del DEF. Aspettative di livelli di crescita maggiori rispetto a quelli prospettati nell'attuale quadro macroeconomico riportato dal DEF 2023 sono legate alla realizzazione del piano di investimenti e di riforme contenute nel PNRR.
  Nel quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2023 e successivi, il Governo dichiara di confermare gli obiettivi (previsti dalla NADEF) del deficit pari al 4,5 per cento del PIL nel 2023, 3,7 per cento nel 2024, 3,0 per cento nel 2025. Per il 2026 il nuovo obiettivo di deficit è fissato al 2,5 per cento del PIL.
  Segnala che, a completamento della manovra di bilancio 2023-2025, il Governo dichiara collegati alla decisione di bilancio i seguenti disegni di legge:

   interventi a sostegno della competitività dei capitali;

   delega al Governo per la riforma fiscale (Atto Camera 1038);

   misure organiche per la promozione, la valorizzazione e la tutela del made in Italy;

   delega al Governo per la realizzazione di un sistema organico degli incentivi alle imprese (Atto Senato 571);

   misure in materia di semplificazione normativa;

   revisione del Testo Unico degli Enti locali;

   semplificazioni in materia scolastica;

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   disciplina della professione di guida turistica;

   sviluppo e competitività del settore turistico;

   interventi in materia di disciplina pensionistica;

   misure a sostegno delle politiche per il lavoro;

   interventi a favore delle politiche di contrasto alla povertà;

   misure per il sostegno, la promozione e la tutela delle produzioni agricole nazionali e delle relative filiere agroalimentari e del patrimonio forestale;

   misure per la realizzazione delle infrastrutture di preminente interesse nazionale e di altri interventi strategici in materia di lavori pubblici nonché per il potenziamento del trasporto e della logistica;

   disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (Atto Senato 615);

   misure di sostegno alla filiera dell'editoria libraria;

   Codice in materia di disabilità;

   rafforzamento del sistema della formazione superiore e della ricerca;

   revisione delle circoscrizioni giudiziarie, anche con riferimento al Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie;

   rimodulazione delle piante organiche del personale amministrativo degli uffici giudiziari e ridefinizione dei profili professionali, anche con riferimento al Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie;

   interventi di rifunzionalizzazione degli istituti di prevenzione e pena.

  In relazione ai settori di competenza della VII Commissione, l'ambito «Istruzione, università e ricerca» vede dedicata al sistema scolastico e universitario un'apposita sezione del Programma nazionale di riforma. In questa, si evidenzia che in base all'ultimo Rapporto OCSE «Education at a glance» (di ottobre 2022) l'Italia ancora sconta un ritardo nei livelli di istruzione, che negli ultimi 20 anni sono cresciuti più lentamente della media OCSE.
  I dati ISTAT («Report sui livelli di istruzione e ritorni occupazionali – anno 2021») del 25 ottobre 2022, inoltre, rilevano che, nel 2021, la quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni che ha conseguito almeno un titolo di studio secondario superiore – il principale indicatore del livello di istruzione di un Paese – è pari al 62,7 per cento a fronte di una media UE del 79,3 per cento.
  Il fenomeno dell'abbandono scolastico resta, poi, un problema rilevante: nonostante i progressi registrati negli ultimi anni, nel 2021 la quota di giovani tra i 18 e i 24 anni con al più un titolo secondario inferiore e non più inseriti in un percorso di istruzione o formazione – cosiddetti ELET (Early Leavers from Education and Training) – è stimata al 12,7 per cento. Nella fascia d'età 25-64 anche la percentuale di laureati è più bassa della media europea (20 per cento contro il 33,4 per cento della UE). Il possesso di un titolo di studio terziario – rileva il DEF – è considerato un obiettivo fondamentale per una «società della conoscenza», e in questo ambito l'Italia resta ancora lontana dal benchmark del 40 per cento stabilito dalla Strategia Europa 2020. Restringendo l'analisi ai giovani tra i 25 e i 34 anni, in base ai dati Eurostat (Education and Training Monitor 2021), nel 2021, in Italia solo il 28,3 per cento di essi era in possesso di un titolo di studio di livello terziario, contro una media europea del 41,2 per cento. A ciò va aggiunto il cosiddetto skill mismatch (ossia la discrepanza di competenze tra quelle richieste dal mercato del lavoro e quelle effettivamente in possesso da parte Pag. 228dei lavoratori e/o dei candidati), la cui incidenza in Italia è superiore alla media OCSE. In base alle statistiche OCSE nel 2019 in Italia il mismatch si è attestato al 37 per cento, se si fa riferimento al field-of-study mismatch e al 38,5 per cento se si guarda al qualification mismatch, a fronte di una media OCSE rispettivamente del 31,7 e del 34,4 per cento. Sempre secondo il DEF, «per ridurre entrambi i divari, occorre agire su due piani: accesso e diritto allo studio; orientamento e inserimento nel mondo del lavoro». Il Programma indica, quindi, la necessità di riformare il sistema per una scuola «di tutti e per tutti».
  Viene rilevato che, in uno scenario pandemico e post-pandemico, la scuola italiana è stata impegnata in uno sforzo significativo di resilienza e di innovazione, grazie a una forte accelerazione del processo di digitalizzazione, che ha consentito di garantire la continuità didattica in tutte le scuole e l'avvio di un importante programma di riforme nell'ambito del PNRR. Si ricordano poi sei riforme, oggetto di provvedimenti legislativi già varati, oggi entrati in fase di attuazione: la riorganizzazione del sistema scolastico; la formazione del personale; le procedure di reclutamento e di progressione di carriera; il nuovo sistema di orientamento; il riordino degli istituti tecnici e professionali; lo sviluppo della formazione professionale terziaria con il potenziamento degli Istituti Tecnologici Superiori (ITS Academy).
  Contestualmente alle riforme – rileva il DEF – sono in corso di realizzazione dieci linee di investimento, con un bilancio complessivo di risorse di oltre 18 miliardi, che riguardano le infrastrutture per l'edilizia scolastica (nuove scuole, asili e scuole dell'infanzia, mense per favorire il tempo pieno, strutture per lo sport, messa in sicurezza degli edifici), l'allestimento di ambienti di apprendimento innovativi con strumenti per la didattica digitale e laboratori formativi per le professioni digitali del futuro e lo sviluppo delle competenze di docenti e studenti.
  Gli interventi strutturali e organizzativi hanno l'obiettivo di favorire la piena inclusione scolastica degli studenti con maggiori fragilità, contrastando la dispersione scolastica, grazie anche all'attivazione di strumenti per l'estensione del tempo pieno ad un numero più ampio di scuole e a programmi e iniziative di mentoring, tutoraggio, orientamento personalizzato. L'apertura delle scuole al pomeriggio permette, inoltre, di rafforzare la funzione della scuola rispetto ai territori. A tale obiettivo concorrerà anche l'attuazione del nuovo Programma Nazionale FESR-FSE+ 2021-2027 «Scuola e competenze», approvato dalla Commissione europea a dicembre 2022. Sempre in questo ambito, sono previste azioni per il rilancio dell'attività motoria e sportiva scolastica (potenziamento delle infrastrutture per lo sport a scuola e dell'apprendimento delle discipline sportive già dalla scuola primaria). Si punta, inoltre, a implementare le misure di contrasto al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, garantendo agli studenti spazi sicuri e idonei agli apprendimenti.
  Il Programma rileva inoltre che, per consentire una maggiore personalizzazione dei processi di apprendimento degli studenti, sono state implementate le attività laboratoriali mediante l'investimento in ambienti innovativi e la diffusione di nuove pratiche didattiche, nel quadro del Piano «Scuola 4.0». Si intende favorire il cambiamento delle metodologie di insegnamento e apprendimento, nonché per lo sviluppo di competenze digitali e STEM, fondamentali per l'accesso al lavoro nel campo della digitalizzazione e dell'intelligenza artificiale. Si sottolinea, inoltre, come l'orientamento sia cruciale per ridurre il tasso della dispersione scolastica.
  In particolare, con l'adozione della riforma prevista dal PNRR sull'orientamento (M4C1-R.1.4) e con l'approvazione delle relative linee guida (DM n. 328 del 22 dicembre 2022), si intendono intraprendere azioni orientative sistematiche nelle scuole secondarie del primo e del secondo grado, anche attraverso la figura del docente tutor, contrastando la crescita dei cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training).
  Si ricorda, poi, l'attuazione della riforma dell'istruzione tecnica e professionalePag. 229 (attuata per mezzo degli articoli 26, 27 e 28 del decreto-legge n. 144 del 2022), attraverso la costruzione di curricula flessibili, articolati in percorsi di apprendimento ed esperienze formative coerenti con le realtà produttive dei territori di appartenenza delle singole istituzioni scolastiche e il sistema della formazione professionale terziaria con particolare riferimento alla riforma degli ITS (legge 15 luglio 2022, n. 99). In tale contesto, si inserisce la promozione della riforma del sistema di «alternanza» scuola lavoro (che ha portato ai «percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento» – PCTO), anche per l'introduzione di maggiori garanzie di sicurezza a tutela degli studenti coinvolti.
  Il Programma nazionale di riforma indica, inoltre, la finalità del rafforzamento del sistema universitario, teso all'inclusione, alla meritocrazia e all'inserimento nel mondo del lavoro, rilevando che scuola e università sono due componenti essenziali e complementari della stessa strategia, «che è quella di riportare la conoscenza e il merito al centro della crescita del Paese».
  Si ricorda, quindi, che il PNRR contiene linee progettuali finalizzate al miglioramento dell'offerta formativa, al rafforzamento dei dottorati e della ricerca universitaria e che esso mira a promuovere pari opportunità di istruzione, riducendo le disparità regionali, rafforzando le tecnologie digitali e contrastando il divario di genere. Si sottolinea l'importanza di coinvolgere maggiormente le imprese e di stimolare la ricerca applicata, al fine di introdurre maggiore di flessibilità nei percorsi curriculari, nonché di semplificare e velocizzare l'accesso all'esercizio delle professioni.
  Inoltre, in linea con gli standard europei, risulta necessario accrescere il numero di giovani che accedono al sistema della formazione superiore e che conseguono il titolo di studio e il dottorato, al fine di assicurare concretamente il diritto allo studio. Il DEF ricorda che sono stati recentemente stanziati (in attuazione del PNRR) circa 400 milioni per i dottorati innovativi, di cui il 40 per cento è destinato alle università del Mezzogiorno.
  Si rileva inoltre che, sempre in attuazione del PNRR (M4C1 – Investimento 1.7), nella legge di bilancio 2023 si incrementa di 250 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025 il Fondo integrativo statale (FIS) per la concessione di borse di studio per studenti universitari e AFAM.
  In relazione alla creazione di nuove strutture di edilizia universitaria, al fine di ridurre il divario del Paese rispetto alla media UE (gli studenti serviti in Italia sono pari al 3 per cento del totale, rispetto all'8 per cento registrato nella UE) è stato istituto il Fondo per l'housing universitario, ed è prevista l'apertura della partecipazione al finanziamento anche a investitori privati, definendo gli standard minimi qualitativi degli alloggi o delle residenze e degli ulteriori servizi offerti e disciplinando il credito di imposta relativo agli interventi ad esso finalizzati. «I primi bandi per 7500 posti sono stati pubblicati e conclusi per rispettare la scadenza con la Commissione europea di dicembre 2022». Con la legge di bilancio 2023 si è provveduto a stanziare ulteriori risorse per l'housing universitario (pari a complessivi 300 milioni di euro tra il 2023 e il 2026).
  Al fine, inoltre, di un rapido inserimento nel mondo del lavoro, si sta attuando la riforma delle lauree abilitanti, delle classi di laurea e dei dottorati.
  In tale contesto, si evidenzia la riforma del sistema di accesso programmato per l'accesso ai corsi di laurea di medicina e chirurgia, volta a realizzare un sistema più efficace e soprattutto sostenibile di accesso, alla luce delle tendenze demografiche e del fabbisogno del personale sanitario.
  In relazione alla settore della ricerca, il Programma ricorda che l'edizione 2022 dello European Innovation Scoreboard classifica l'Italia tra gli «innovatori moderati», sottolineando che le prestazioni del Paese nel periodo 2015-2022 sono migliorate a un ritmo più sostenuto rispetto alla media UE (17,4 per cento, a fronte di una media del 9,9 per cento). «Nel 2022, infatti, l'Italia ha totalizzato un risultato pari al 91,6 per cento, superiore a quello medio della categoria degli innovatori moderati (pari all'89,7 per cento). Lo Scoreboard identifica Pag. 230tra i punti di forza dell'Italia la produttività delle risorse, la presenza di innovatori dei processi aziendali e il sostegno del Governo alle attività di R&S, mentre la quota di popolazione con un'istruzione terziaria, il livello di spesa in R&S del settore privato e le spese in venture capital rappresentano alcune delle maggiori debolezze del Paese». Il DEF 2023 afferma che il Governo intende utilizzare una parte rilevante delle risorse del PNRR e degli altri strumenti a disposizione per colmare questi divari, investendo sempre più risorse finanziarie e capitale umano per valorizzare il ruolo strategico della ricerca e dell'innovazione nel percorso di rilancio del Paese. Si sottolinea, quindi, che la Componente 2 «Dalla ricerca all'impresa» della Missione 4 «Istruzione e Ricerca» del PNRR si inserisce nel percorso tracciato dal Programma nazionale per la ricerca, stanziando circa 11,4 miliardi per una serie di investimenti da realizzarsi tra il 2022 e il 2026. Gli obiettivi sono il rafforzamento della ricerca, la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata, il supporto ai centri per l'innovazione, il trasferimento tecnologico, il potenziamento delle infrastrutture di ricerca del capitale e delle competenze di supporto all'innovazione.
  Tra i progetti in corso di attuazione, viene segnalato l'investimento del PNRR relativo al «Fondo per la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazione», che mira alla costruzione di infrastrutture che garantiscano il trasferimento nell'economia della conoscenza sviluppata in istituti di ricerca di alta qualità, stimolando l'innovazione. In relazione a tale investimento, dopo il completamento delle procedure di gara nel 2022, si prevede di assumere 30 manager di ricerca e di finanziare almeno 30 infrastrutture entro giugno 2023.
  Si segnala, inoltre, l'investimento del PNRR sugli IPCEI (Importanti Progetti di Interesse Comune Europeo), un progetto con un ambito temporale ampio (2021-2025), che ha l'obiettivo di aumentare la dotazione del relativo fondo per finanziare imprese e centri di ricerca per progetti su sviluppo, innovazione e produzione industriale, anche in collaborazione con centri e aziende europee. In relazione a questo investimento, dopo il conseguimento dei traguardi previsti nel 2021 e nel 2022, il Governo sta lavorando per pubblicare, entro il prossimo giugno, la lista dei soggetti che avranno accesso al fondo. Inoltre, si ricorda il traguardo, sempre nell'ambito del PNRR, da raggiungere entro la fine del 2023, che riguarda l'aggiudicazione di oltre 3000 progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN) da finanziarsi con il Fondo del Programma nazionale della ricerca (PNR).
  Gli investimenti in corso devono essere accompagnati da un'attenzione specifica ai processi di internazionalizzazione e di valutazione, anche in coerenza con quanto ribadito dal Consiglio dell'Unione europea nella «Raccomandazione su un patto per la ricerca e l'innovazione in Europa» del 19 novembre 2021.
  Al di là dei confini del PNRR – rileva il DEF – è da segnalare che, in virtù del mutato contesto nazionale e internazionale, che vede un crescente rilievo delle tecnologie critiche nella competizione geopolitica e la riorganizzazione delle filiere produttive, è in corso di aggiornamento il Programma nazionale della ricerca (PNR) 2021-2027. Per il 2023, il Piano si concentrerà sul tema della valutazione, con l'istituzione di un Nucleo Dati permanente presso il Segretariato Generale del Ministero per l'università e la ricerca, al fine di coordinare e potenziare le attività di analisi economica e statistica, studio e ricerca finalizzate alla valutazione dell'impatto delle politiche e degli investimenti pubblici. Il Ministero dell'università e della ricerca è impegnato, inoltre, nell'elaborazione delle linee guida per l'esercizio «Valutazione della qualità della ricerca» VQR 2020-2024, in stretta collaborazione con l'Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) per rendere più efficaci e rapidi i processi di valutazione.
  Il Governo promuove, inoltre, sul territorio nazionale la realizzazione di progetti di ricerca, rivolti allo sviluppo di prodotti, processi, servizi o modelli di business e organizzativi relativi alle tecnologie emergenti,Pag. 231 quali, ad esempio, blockchain, intelligenza artificiale (AI), internet delle cose (IoT), realtà aumentata e virtuale, grazie all'uso ed allo sviluppo delle reti mobili ultraveloci (5G). In particolare, nell'alveo del «Programma di supporto alle tecnologie emergenti 5G», già dal 2019 sono stati istituite sul territorio nazionale le «Case delle tecnologie emergenti», centri di trasferimento tecnologico che hanno l'obiettivo di supportare progetti di ricerca e sperimentazione, sostenere la creazione di startup e favorire il trasferimento tecnologico verso le PMI. Si ricorda, infine, che la Raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea sul programma nazionale di riforma 2022 dell'Italia, del 12 luglio 2022 sottolinea, tra le sue premesse, che le riforme e gli investimenti previsti nei settori dell'istruzione, dello sviluppo delle competenze e della ricerca sono potenzialmente in grado di rafforzare a lungo termine le capacità in termini di capitale umano e ricerca.
  Con riguardo all'ambito cultura, nella Sezione II, a livello di quadro macro-economico, secondo il DEF, la ripresa significativa dei consumi delle famiglie (4,6 per cento) è stata determinata dalla robusta ripresa dei consumi in quei settori dei servizi che erano stati maggiormente colpiti dalle restrizioni introdotte a seguito della pandemia da Covid-19, come quelli in ricreazione e cultura (19,6 per cento). Sempre a livello macro-economico, la Sezione III, recante il Programma nazionale di riforma, stima un impatto percentuale del PNRR – M1C3: turismo e cultura 4.0, sul PIL rispetto allo scenario base, pari allo 0,1 per cento per il triennio 2021-2023 e allo 0,4 per cento per il triennio 2024-2026.
  Nel tracciare, poi, le risposte di policy alle sfide da affrontare, la Sezione III rimarca il ruolo trainante – sia in termini di posti di lavoro, sia per il contributo alla crescita del PIL – del patrimonio storico e artistico del nostro Paese e delle elevate professionalità presenti nei relativi settori. In questa prospettiva, la quota più significativa degli interventi nel settore è stata operata, sinergicamente, nell'ambito dell'attuazione del PNRR e nella legge di bilancio 2023.
  Partendo dalla legge di bilancio 2023, la Sezione III ribadisce l'impegno del Governo per le nuove generazioni, specie in alcuni momenti e aspetti chiave del loro sviluppo, quali le attività sportive e culturali. A tal proposito viene sottolineata l'istituzione di due nuovi strumenti, a opera dell'articolo 1, comma 630, della legge n. 197 del 2022: la Carta della cultura giovani e la Carta del merito, che sostituiscono la Carta elettronica, legata al bonus cultura per i diciottenni. Fra le misure più recenti viene ricordata anche la semplificazione dei procedimenti amministrativi in materia di beni culturali, di cui all'articolo 46 del decreto-legge n. 13 del 2023, operata in attuazione del PNRR.
  In linea con il Piano di Azione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali e le priorità indicate dal Piano Nazionale di Riforma, il Documento richiama l'Obiettivo Strategico 4 «Un'Europa più sociale e inclusiva», sottolineando come in materia di turismo e cultura, la politica di coesione individua interventi rivolti, fra l'altro, alla prevenzione e gestione dei rischi naturali nei luoghi della cultura e al miglioramento dell'efficienza energetica.
  Fra gli altri punti d'interesse per la Commissione cultura richiamati dalla Sezione III del DEF – con riferimento al più ampio ambito della proprietà intellettuale – si ricorda poi il disegno di legge di revisione del Codice della proprietà industriale, approvato nel Consiglio dei ministri del 1° dicembre 2022, che si inserisce all'interno del Piano strategico di riforma del sistema della proprietà industriale (Piano di azione sulla proprietà intellettuale per il triennio 2021-2023, adottato dalla Commissione europea il 25 novembre 2020) con l'obiettivo della promozione della cultura dell'innovazione e degli strumenti a difesa dei diritti di proprietà industriale, i quali, attraverso la protezione delle idee e delle invenzioni, assicurano alle imprese nazionali un vantaggio competitivo sui mercati.
  Venendo al settore dello sport, la Sezione III, nel descrivere gli interventi realizzati in attuazione del PNRR e con la Pag. 232legge di bilancio 2023, valorizza in più punti la connessione fra scuola e sport: ciò avviene, in particolare, tramite gli investimenti per le infrastrutture e l'edilizia scolastica, per la realizzazione o il recupero di locali da adibire alla pratica sportiva. Il Documento sottolinea come il rilancio dell'attività motoria e sportiva scolastica, e la realizzazione dei connessi impianti e palestre, sia anche un «investimento per le comunità, consentendo di aprire le scuole ai territori oltre l'orario scolastico»; spazi sicuri e idonei agli apprendimenti consentono peraltro – secondo il Documento – anche di «implementare le misure di contrasto al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo».
  Vengono poi espressamente ricordati l'incremento del Fondo unico a sostegno del movimento sportivo italiano, che prevede anche un sostegno alla maternità delle atlete non professioniste, e l'incremento delle risorse del Fondo sport e periferie.
  Infine, le diverse policies adottate in ambito sportivo vengono inquadrate anche alla luce della necessità di migliorare gli indicatori di Benessere equo e sostenibile (BES). Con specifico riguardo all'indicatore «eccesso di peso» (assunto come proporzione standardizzata di persone di 18 anni e più in sovrappeso o obese sul totale delle persone di 18 anni e più) si attesta, nell'ultimo rapporto ISTAT, una riduzione nel 2021 e si prevede un progressivo miglioramento nel periodo 2022-2025; anche verso tale obiettivo convergono le azioni a sostegno delle attività sportive.
  Con riguardo all'editoria, ricorda che la Sezione I del DEF menziona fra i collegati alla manovra di bilancio un disegno di legge recante misure di sostegno alla filiera dell'editoria libraria.
  Formula, quindi, una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 1).

  Il sottosegretario Paola FRASSINETTI esprime parere conforme a quello del relatore

  Federico MOLLICONE, presidente, avverte che sono state presentate due proposte di parere alternativo, una dal gruppo del Partito democratico, a prima firma Manzi (allegato 2) e l'altra dal gruppo del Movimento Cinque Stelle, a prima firma Orrico (allegato 3).
  Ricorda che le proposte alternative di parere saranno poste in votazione solo in caso di reiezione della proposta di parere del relatore, mentre in caso di approvazione della proposta di parere del relatore le proposte alternative si intenderanno precluse.

  Gaetano AMATO (M5S), sottolineato che il livello di povertà educativa ha raggiunto picchi talmente elevati che la scuola pubblica non riesce più a contrastarla, evidenzia che è ormai provato che più scarse sono le possibilità economiche, più è limitato l'apprendimento: è per questo che le mancate opportunità di studio generano esclusione sociale e, conseguentemente, povertà materiale. Citando alcuni dati Eurostat e gli ultimi risultati delle prove Invalsi, rileva che il 53 per cento dei minori a rischio povertà o esclusione sociale ha genitori che non hanno diploma e che i punteggi Invalsi sono più alti laddove è più elevato il livello sociale, economico e culturale delle loro famiglie. Esprime l'avviso che la scuola di oggi non è equa che l'abbandono scolastico – che nell'ultimo anno ha riguardato 80.000 studenti – è strettamente connesso con la demotivazione di chi ottiene risultati meno brillanti. Sottolinea che le disparità educative camminano di pari passo con quelle tra nord e sud, con le differenze di classe, con quelle tra centri e periferie, con quelle relative al pubblico e al privato. Rileva come i tagli alla spesa pubblica hanno accentuato questo divario, soprattutto all'interno dei comuni nei quali le scuole pubbliche sono sempre più spesso prive di strutture. Cita quindi il centro studi italiano «Money farm» che ha quantificato una spesa minima di 53.000 euro per portare un figlio a una laurea triennale, che può arrivare fino a 700.000 euro per il conseguimento della laurea magistrale.
  Nel sottolineare che l'entità degli ultimi aumenti in busta paga per i lavoratori è stata di circa 15-20 euro, peraltro sulla base di uno stanziamento disposto dal GovernoPag. 233 precedente, ricorda che il Governo Conte aveva destinato a istruzione e ricerca risorse per 30,6 miliardi, malgrado le critiche e le astensioni del gruppo di Fratelli d'Italia. Stigmatizza in particolare le scelte del Governo che mirano ad avvantaggiare soprattutto i privati che nell'ultima legge di bilancio hanno visto triplicare i finanziamenti da parte dello Stato.
  Evidenzia che la crisi del sistema di istruzione è iniziato nel 2008, con la riforma Gelmini, di cui l'attuale Ministro Valditara era stato relatore al Senato, con i tagli delle risorse e soprattutto con l'abbandono dei più fragili a vantaggio dei più meritevoli in una sorta di sciagurata competizione, smantellando il carattere democratico della scuola pubblica e la sua funzione di ascensore sociale. Richiamando il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ricorda che tra le sue priorità vi è quella di risanare le disuguaglianze del Paese, tra nord e sud, tra centro e periferia, tra aree interne e aree urbane. Ricordando l'investimento per 1.5 miliardi di euro di cui alla Missione IV del PNRR, sottolinea che tali risorse devono servire per accrescere la mobilità sociale e a livellare le disparità di partenza, tra le quali quella educativa in particolare. Tuttavia, è dell'avviso che non siano sufficienti i finanziamenti a pioggia per contrastare la povertà educativa: occorrono progetti di ampio respiro per arginare concretamente il fenomeno della dispersione scolastica: quella esplicita di chi abbandona e quella implicita di chi, pur frequentando, non acquisisce le competenze di base. Ritiene che gli istituti scolastici debbano essere messi al centro di politiche non solo educative ma anche di rigenerazione sociale perché la scuola pubblica, seppur frantumata, resta ancora in molte zone d'Italia il punto di contatto tra la popolazione e la Repubblica.
  Conclude esprimendo il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

  Mauro BERRUTO (PD-IDP), condividendo le considerazioni del collega Amato, definisce il documento in esame imbarazzante relativamente alla parte dedicata allo sport, settore per il quale non vengono previste risorse. Eppure, ricorda, il valore dello sport dal punto di vista educativo, sociale e salutare, è stato talmente riconosciuto da entrare, tra breve, in Costituzione. Rimarcando che lo sport, insieme alla cultura e all'istruzione, non rappresenta solo una bandierina ideologica, ricorda le tante ore di lavoro dedicate dalla Commissione per promuoverlo e incentivarlo, soprattutto tra i più giovani, esprime rammarico per non trovare di tutto ciò nel DEF.

  Irene MANZI (PD-IDP) preannuncia il voto contrario del gruppo del Partito democratico che, ricorda, ha presentato una proposta alternativa di parere. Rileva, peraltro, che le numerose osservazioni contenute nella proposta di parere del relatore, evidenziano una carenza del documento soprattutto sul versante della cultura; ma, a suo avviso, mancano previsioni adeguate anche per il settore dello sport e per quello dell'istruzione. Evidenzia, altresì, la mancanza di risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e, quindi, del personale scolastico. Ritenendo il quadro insoddisfacente per il presente e preoccupante in prospettiva conferma il voto contrario sulla proposta di parere del relatore.

  Valentina GRIPPO (A-IV-RE), nel preannunciare il voto contrario del suo gruppo, si associa alle osservazioni dei colleghi. Definisce grottesche le osservazioni contenute nella proposta di parere del relatore che non riflettono la visione condivisa in Commissione dai rappresentanti dei diversi gruppi, pur nelle differenze di approccio, sui temi inerenti cultura, sport e istruzione. Rilevata la mancanza di risorse per investimenti, che pure sono sempre state sollecitate in Commissione e che, peraltro, vengono ribadite tra le osservazioni di un parere favorevole, conclude esprimendo l'avviso che nel DEF si vanifica tutto il lavoro svolto in Commissione.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore, risultando conseguentemente precluse le proposte alternative di Pag. 234parere a prima firma Manzi e a prima firma Orrico.

Ratifica ed esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999.
C. 1041 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Rita DALLA CHIESA (FI-PPE), relatrice, riferisce che la VII Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere alla III Commissione sul disegno di legge – già approvato dal Senato – recante la ratifica e l'esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999.
  Specifica che tale accordo consente al titolare di un disegno o modello di ottenere protezione in più Paesi con una sola domanda internazionale redatta in una sola lingua, presentata a un singolo ufficio e sottostando a un'unica tassazione. Tale deposito unico internazionale può essere effettuato presso l'Ufficio internazionale dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (OMPI), ovvero presso l'ufficio nazionale di uno Stato che sia parte dell'accordo, ma il titolare del disegno modello industriale può in tal modo ottenere protezione per le proprie invenzioni intellettuali in tutti i paesi da lui scelti, purché beninteso abbiano sottoscritto l'accordo dell'Aja.
  Segnala che l'accordo dell'Aja è stato più volte rivisto – a Londra nel 1934 e di nuovo all'Aja nel 1960 (la seconda di tali revisioni è stata ratificata dall'Italia con la legge 744 del 1980). L'Atto all'esame ha valenza sostitutiva nei confronti degli atti del 1934 del 1960. I suoi obiettivi principali consistono nell'estensione del sistema di protezione inaugurato con l'accordo dell'Aja a nuovi membri, sì da facilitare l'adesione di Stati la cui legislazione prevede l'esame di novità dei disegni e modelli industriali. È stato inoltre consentito un collegamento tra il sistema di registrazione internazionale dell'Aja e i sistemi regionali come quello dell'Unione europea o quello dell'Organizzazione africana della proprietà intellettuale, mediante la possibilità che tali organizzazioni regionali aderiscano all'Atto del 1999.
  Fa presente che nella relazione introduttiva al disegno di legge presentato al Senato, si evidenzia come l'opportunità per l'Italia di ratificare l'Atto in esame discenda dalla possibilità di permettere ai richiedenti italiani di estendere la tutela dei propri disegni e modelli industriali anche in queste aree nazionali e regionali, mediante l'utilizzo di un unico strumento, il deposito internazionale, capace di semplificare la gestione ulteriore dei disegni e modelli industriali; a tali considerazioni, la relazione introduttiva aggiunge quella relativa al fatto che sussistono ad oggi 15 Paesi, oltre all'Unione europea e alla OAPI, che hanno aderito all'Atto di Ginevra, ma non ai due precedenti Atti di Londra del 1934 e dell'Aja del 1960.
  Passando al contenuto dell'Atto di Ginevra del 1999, riferisce che si compone di 34 articoli raggruppati in quattro capitoli. Le disposizioni preliminari comprendono gli articoli 1 e 2. In particolare, l'articolo 2 salvaguarda l'eventuale più ampia tutela riconosciuta ai disegni e modelli industriali dalla legislazione di ciascuna delle parti contraenti. Al tempo stesso, non viene pregiudicata la protezione concessa da trattati e convenzioni internazionali sul diritto d'autore, e in particolare si salvaguarda la protezione ai sensi dell'accordo sui diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio nel quadro delle normative dell'Organizzazione mondiale del commercio – cosiddetto Uruguay Round, ratificato dall'Italia con la legge 747 del 1994. È inoltre stabilito che ciascuna delle parti contraenti debba conformarsi alle disposizioni della Convenzione di Parigi del 20 marzo 1883 per la protezione della proprietà industriale.
  Il capitolo I, propriamente dedicato alla domanda e registrazione internazionali di Pag. 235disegni e modelli industriali, comprende gli articoli 3-18. Il capitolo II contiene disposizioni amministrative e consta degli articoli da 19 a 24. Il capitolo III concerne le revisioni e le modifiche all'Atto di Ginevra e comprende gli articoli 25 e 26. Infine, il capitolo IV contiene le disposizioni finali relative all'Atto di Ginevra, riportate negli articoli 27-34. In particolare l'articolo 27 prevede che l'Atto possa essere sottoscritto e che di esso possa divenire parte ciascuno Stato membro dell'Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, nonché qualunque organizzazione intergovernativa che abbia un ufficio competente per la protezione dei disegni e modelli industriali con effetto sull'intero territorio in cui si applica il trattato costitutivo dell'organizzazione medesima, ma solo a condizione che almeno uno degli Stati membri dell'organizzazione intergovernativa sia membro dell'OMPI.
  Il disegno di legge A.C. 1041 si compone di sei articoli.
  Gli articoli 1 e 2 contengono le clausole di autorizzazione alla ratifica e di ordine di esecuzione dell'Atto di Ginevra del 2 luglio 1999 concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali nell'ambito del sistema dell'accordo dell'Aja.
  L'articolo 3 del disegno di legge novella l'articolo 155 del Codice della proprietà industriale (Decreto legislativo n. 30 del 2005), che disciplina il deposito di domande internazionali di protezione di disegni e modelli industriali. Inoltre in conseguenza dell'Atto di Ginevra del 1999 – di cui il disegno di legge stesso autorizza la ratifica e l'esecuzione – provvede anche ad aggiornare il richiamo all'Accordo dell'Aja del 1925, ratificato con la legge 24 ottobre 1980, n. 744, sostituendolo con quello all'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, denominato «Accordo del 1999». Rimangono ferme le modalità di presentazione della domanda internazionale di protezione dei disegni e modelli: le persone fisiche e giuridiche italiane o quelle che abbiano il domicilio o una effettiva organizzazione in Italia possono depositare le domande internazionali per la protezione dei disegni o modelli direttamente presso l'Ufficio internazionale oppure in via indiretta presso l'Ufficio italiano brevetti e marchi.
  L'articolo 4 del disegno di legge dispone – richiamando l'articolo 17, paragrafo 3, lettera b) dell'Accordo del 1999 – che la protezione internazionale di un disegno o modello può durare fino ad un massimo di 25 anni dalla data di deposito della domanda di registrazione, a condizione che la registrazione internazionale sia rinnovata, conformemente alla durata massima della protezione disposta dall'articolo 37 del Codice della proprietà industriale.
  L'articolo 5 del disegno di legge contiene una clausola di invarianza finanziaria, per la quale dall'attuazione della legge di autorizzazione alla ratifica non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
  L'articolo 6, infine, prevede l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica il giorno successivo a quello della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
  Conclude formulando una proposta di parere favorevole.

  La Commissione approva la proposta di parere della relatrice.

  La seduta termina alle 14.45.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 20 aprile 2023. — Presidenza della vicepresidente Valentina GRIPPO.

  La seduta comincia alle 14.45.

Modifiche agli articoli 336 e 341-bis del codice penale e altre disposizioni per la tutela e la sicurezza del personale scolastico.
C.835 Sasso.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Pag. 236

  Valentina GRIPPO, presidente, avverte che il gruppo FdI ha chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

  Rossano SASSO (LEGA), relatore, premette che la proposta di legge, di cui è primo firmatario e di cui oggi si avvia l'esame, reca disposizioni per fronteggiare il dilagare degli episodi di violenza nei confronti del personale scolastico esercitati dagli studenti e in alcuni casi dai loro familiari. A tale fine vengono aggravate le pene per i reati di violenza, minaccia e oltraggio al personale scolastico. Ciò nell'ottica – come evidenziato anche nella relazione illustrativa della proposta di legge – di tutelare la libertà di insegnamento quale base per la crescita delle generazioni e di garantire una condizione di maggiore serenità agli insegnanti il cui rispetto da parte degli studenti e delle loro famiglie è presupposto indispensabile affinché la loro funzione educativa possa svolgersi appieno.
  La proposta si compone di 6 articoli.
  L'articolo 1 dispone l'istituzione – presso il Ministero dell'istruzione e del merito – dell'Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico. La sua istituzione, la composizione e la durata in carica dei componenti dell'Osservatorio – costituito per metà da componenti di sesso femminile, prevedendo la presenza di rappresentanti dei Ministeri dell'interno, della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali, delle regioni, delle organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale e di un rappresentante dell'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro – sono demandati a un decreto del Ministro dell'istruzione e del merito. Sono compiti dell'Osservatorio: a) raccogliere ed esaminare le segnalazioni di casi di violenza commessi ai danni del personale; b) raccogliere ed esaminare le segnalazioni di eventi indicatori del rischio di atti di violenza o minaccia in danno del personale scolastico; c) promuovere studi e analisi per la formulazione di proposte e iniziative idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti scolastici più esposti; d) vigilare sull'attuazione, nell'ambito scolastico, delle misure di prevenzione e protezione a garanzia dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro; e) promuovere la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza del personale scolastico; f) promuovere lo svolgimento di corsi di formazione per il personale scolastico, finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli studenti e con le famiglie. Il Ministro dell'istruzione e del merito trasmette alle Camere, entro il 31 marzo di ciascun anno, una relazione sull'attività svolta dall'Osservatorio nell'anno precedente.

  L'articolo 2 dispone che il Ministro dell'istruzione e del merito promuova iniziative di informazione sull'importanza del rispetto del lavoro del personale scolastico.
  L'articolo 3 istituisce la «Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico», volta a sensibilizzare la popolazione promuovendo una cultura che condanni ogni forma di violenza contro il personale scolastico. La Giornata è celebrata annualmente nella data che sarà stabilita con decreto del Ministro dell'istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca.
  Gli articoli 4 e 5 recano disposizioni volte a rafforzare la tutela penale del personale scolastico, intervenendo sui delitti di violenza o minaccia a pubblico ufficiale e di oltraggio a pubblico ufficiale. In particolare, l'articolo 4 modifica l'articolo 336 del codice penale (Violenza o minaccia a un pubblico ufficiale) ai sensi del quale è punito con la reclusione da 6 mesi a 5 anni chiunque usa violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o a un incaricato di pubblico servizio per costringerlo a compiere un atto contrario ai propri doveri o a omettere un atto dell'ufficio o del servizio (primo comma). La novella è volta ad introdurre – con riguardo alla suddetta fattispecie di reato – una circostanza aggravante a effetto speciale, aggiungendo all'articolo 336 del codice penale un comma che prevede che la pena sia aumentata da un terzo a due terzi se il fatto è commesso nei Pag. 237confronti di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola. L'articolo 5 modifica l'articolo 341-bis del codice penale (Oltraggio a pubblico ufficiale) il quale prevede che sia punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l'onore e il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d'ufficio e a causa o nell'esercizio delle sue funzioni. Anche in relazione a tale fattispecie di reato, la modifica interviene al fine di introdurre una circostanza aggravante a effetto speciale, aggiungendo un comma volto a prevedere che la pena sia aumentata da un terzo a due terzi se il fatto è commesso nei confronti di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola.
  L'articolo 6, infine, reca la clausola d'invarianza finanziaria, secondo cui dall'attuazione della legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni competenti provvedono agli adempimenti previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
  Conclude sottolineando che la proposta non ha esclusivamente finalità punitive, ma anche pedagogiche e auspica, pertanto, che possa essere ampiamente condivisa dai colleghi alle cui proposte migliorative si dichiara disponibile.

  Valentina GRIPPO, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.55.

AUDIZIONI INFORMALI

  Giovedì 20 aprile 2023.

Audizione informale nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 596 D'Orso, C.659 Varchi e C. 991 Manzi, recanti Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative ed istituzione del relativo albo professionale della professoressa Cristina Palmieri, componente della giunta della conferenza nazionale del Dipartimento di Scienze della Formazione – direttore del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione «Riccardo Massa» dell'Università di Milano-Bicocca, di rappresentanti dell'Associazione nazionale pedagogisti italiani – ANPE, di rappresentati dell'Associazione pedagogisti ed educatori italiani – ANPEI, di rappresentanti dell'Associazione nazionale educatori professionali – ANEP, di rappresentanti della Confederazione italiana sindacati lavoratori Funzione Pubblica – CISL FP, e di rappresentanti dell'Unione italiana pedagogisti – UNIPED.

  L'audizione informale è stata svolta dalle 14.55 alle 15.30.