CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 14 dicembre 2022
26.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (X e XI)
COMUNICATO
Pag. 15

RISOLUZIONI

  Mercoledì 14 dicembre 2022. — Presidenza del presidente della XI Commissione, Walter RIZZETTO. – Interviene il sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy Valentino Valentini.

  La seduta comincia alle 13.30.

Sull'ordine dei lavori.

  Walter RIZZETTO, presidente, propone, concordi le Commissioni, di procedere a un'inversione dell'ordine dei lavori della seduta odierna, nel senso di procedere dapprima allo svolgimento della discussione congiunta delle risoluzioni 7-00003 Barabotti e 7-00014 Gnassi e, quindi, della discussione congiunta delle risoluzioni 7-00002 Giovine e 7-00008 De Micheli.

7-00003 Barabotti e 7-00014 Gnassi: Individuazione di soluzioni di salvaguardia dei livelli occupazionali e di reindustrializzazione aziendale con riferimento allo stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze) della Gkn.
(Discussione congiunta e rinvio).

  Le Commissioni iniziano la discussione congiunta delle risoluzioni.

  Walter RIZZETTO, presidente, avverte che l'ordine del giorno reca l'avvio della discussione della risoluzione 7-00003 Barabotti, Nisini riguardante l'individuazione di soluzioni di salvaguardia dei livelli occupazionali e di reindustrializzazione aziendale con riferimento allo stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze) della Gkn.
  Avverte altresì che essendo stata presentata la risoluzione 7-00014 Gnassi, Fossi, vertente sul medesimo argomento, quest'ultima verrà discussa congiuntamente alla risoluzione 7-00003 Barabotti, Nisini.

  Tiziana NISINI (LEGA), illustra, come cofirmataria, la risoluzione in titolo ricordando che essa riguarda lo stabilimento della società GKN, una multinazionale britannica, che costruisce componenti per le automobili, per i mezzi agricoli e anche per Pag. 16i velivoli a Campi Bisenzio, vicino Firenze. Ne riassume quindi le vicende che, partendo dalla comunicazione del 9 luglio 2021 con la quale società GKN comunicava per mezzo PEC la chiusura dello stabilimento, ha visto l'apertura di un tavolo di crisi sia presso la prefettura di Firenze che presso la sede del Ministero dello sviluppo economico senza che, tuttavia, la direzione di Gkn si convincesse a ritirare i licenziamenti collettivi e rendersi disponibile a recedere dalla procedura e aprire un confronto. Ricorda che, pertanto, i 422 licenziamenti intimati venivano impugnati avanti al Tribunale di Firenze che, in data 20 settembre 2021, accoglieva il ricorso presentato avverso la Gkn. Fa presente che la predetta società, confermando la volontà di chiusura dello stabilimento, si è però resa disponibile a nominare un advisor che procedesse a un piano di reindustrializzazione del sito, nominato nella persona di Francesco Borgomeo. In seguito questi comunicava di non ricoprire più il suddetto ruolo, annunciando che avrebbe costruito un accordo con i vertici di Gkn per rilevare lui stesso il 100 per cento delle quote, lo stabilimento e i lavoratori, cosa poi avvenuta in data 23 dicembre 2021, con la cessione delle quote alla neocostituita Società Quattro F SpA, di Borgomeo. Ricorda quindi che in data 19 gennaio 2022 si è dato avvio ad un incontro convocato dal Ministero dello sviluppo economico avente ad oggetto la società QF Spa (ex GKN), il quale si è concluso con la sottoscrizione dell'accordo quadro tra Ministero dello sviluppo economico, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, comune di Firenze, comune di Campi Bisenzio, QF S.p.A., le organizzazioni sindacali e Rsu presenti che, tra gli aspetti principali, prevede l'impegno di QF a rispettare un cronoprogramma che consenta di arrivare ad un piano di reindustrializzazione, con possibilità di attivare forme di supporto da parte di Invitalia, la garanzia della continuità occupazionale e contrattuale per tutti i lavoratori anche attraverso il rispetto di quanto stabilito dall'articolo 2112 del codice civile che, in caso di trasferimento d'azienda, prevede che il rapporto di lavoro continua con il cessionario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano, esplicita garanzia di utilizzare, per i servizi di pulizia, il bacino dei lavoratori della società che già li svolgeva, la tipologia di ammortizzatore sociale per il periodo ponte, l'impegno di Borgomeo di farsi carico della riconversione industriale, anche nell'ipotesi in cui entro il 31 agosto 2022 non si riuscisse a concretizzare il processo di riconversione industriale e, infine, la costituzione di una commissione territoriale di proposta e verifica composta da Istituzioni locali, Rsu, organizzazioni sindacali. Evidenzia, tuttavia, che a distanza di mesi dalla sottoscrizione dell'accordo a quanto convenuto non è stata data ancora attuazione e che nemmeno dall'incontro a Roma presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, lo scorso 28 ottobre 2022, è uscito nulla di positivo. Sottolinea quindi che con la risoluzione in discussione si intende impegnare il Governo a potenziare il tavolo già aperto presso il Ministero delle imprese e del made in Italy al fine di individuare soluzioni di salvaguardia dei livelli occupazionali e di reindustrializzazione aziendale.

  Emiliano FOSSI (PD-IDP) illustra la risoluzione di cui è cofirmatario, rinviando a quanto già tratteggiato dalla collega Nisini per quanto riguarda la ricostruzione storica degli avvenimenti. Pone all'attenzione delle Commissioni alcuni aspetti particolarmente gravi quali il fatto che dal giorno alla notte 422 persone si siano trovate improvvisamente private del posto di lavoro e, soprattutto, che il territorio interessato venga spogliato di attività industriali e competenze acquisite. Sulla base della sua passata esperienza di amministratore locale nel territorio interessato gli sembra particolarmente ingiusto quanto avvenuto e sottolinea che tale sentimento è stato immediatamente sentito dall'intera comunità che si è immediatamente compattata a difesa dei lavoratori e di quella realtà economica. Ritiene, peraltro, che ciò dia anche la misura di come oramai un certo capitalismo finanziario operi ordinariamente in questo modo, ponendo la sua attenzione solo ai fondamentali di borsa. Pag. 17Evidenzia che il tema centrale è quello che riguarda la cosiddetta delocalizzazione delle attività produttive e sottolinea, parimenti, che deve essere riaffermata con forza l'importanza della continuità produttiva e occupazionale, soprattutto nell'area in questione che non può e non deve restare con un buco nero in termini, appunto, di occupazione e attività economiche. Dopo aver ricordato sinteticamente gli snodi fondamentali della vicenda, compresi i ricorsi delle organizzazioni sindacali e l'intervento di Borgomeo, osserva che ormai la situazione è in stallo da mesi e che mancano concrete rassicurazioni sulla buona riuscita della vertenza e sul futuro dei lavoratori e dell'azienda. Fa altresì presente che l'assenza del piano industriale impedisce al momento anche il possibile intervento di Invitalia e al contempo non consente il confronto necessario per il ricorso agli ammortizzatori. Per tale motivo sottolinea che con la risoluzione in discussione si intende impegnare il Governo ad adottare ogni iniziativa utile per assicurare la continuità occupazionale dei lavoratori coinvolti ma anche a definire ulteriori interventi di sostegno del reddito per i predetti lavoratori, che stanno vivendo momenti molto difficili.

  Alessandra TODDE (M5S) ha seguito la vicenda della Gkn nella sua esperienza di Viceministro nella scorsa legislatura. Ricorda, al riguardo, che la crisi in esame ha scoperchiato il tema delle delocalizzazioni. Sottolinea che nel caso in questione l'investitore non pare disponibile a chiedere la cassa integrazione. Concorda con gli impegni contenuti nelle risoluzioni finalizzati a mettere in sicurezza, con gli strumenti di salvaguardia previsti dall'ordinamento, la continuità produttiva dell'azienda e i posti di lavoro. Osserva, tuttavia, che lo Stato non può sostituire il datore di lavoro il quale, a sua volta, deve attivare tutte le misure disponibili per proteggere l'azienda.

  Tiziana NISINI (LEGA) ritiene utile la richiesta di rafforzare il tavolo presso il Ministero delle imprese e del made in Italy e in relazione agli strumenti di sostegno al reddito e fa presente che è stata avanzata una richiesta di ricorso allo strumento della cassa integrazione ordinaria anziché straordinaria, imprecisione cui si sta cercando di porre rimedio. Ricorda altresì gli stipendi che ha anticipato Borgomeo e l'ostacolo rappresentato dalla errata richiesta circa la tipologia della cassa integrazione. Evidenzia infine lo stato di difficoltà dei lavoratori anche sotto il profilo della sicurezza.

  Alessandra TODDE (M5S) osserva che il tavolo di discussione va fatto con le opportune figure tecniche e secondo le competenze previste dalle norme. In tal senso segnala che per quanto riguarda le misure afferenti la cassa integrazione il Ministero delle imprese e del made in Italy, come l'allora Ministero dello sviluppo economico, non ha competenze proprie.

  Emiliano FOSSI (PD-IDP), intervenendo sulla questione riguardante l'uscita di materiali dallo stabilimento, e tra di essi rottami e rifiuti, evidenzia che da parte dei lavoratori e dei sindacati non vi è stato nessun ostruzionismo ma solamente la legittima richiesta che fossero rispettate le procedure previste dalla normativa esistente.

  Dario CAROTENUTO (M5S), pur condividendo le finalità delle risoluzioni, osserva che una questione come quella in discussione è molto importante non solo per i lavoratori Gkn ma anche per l'intera classe di lavoratori. Ritiene quindi di poter concordare con il collega quando chiede al Governo di impegnarsi a potenziare il tavolo già aperto al Ministero delle imprese e del made in Italy (MIMIT) e di conservare i livelli occupazionali, nonché individuare un piano di reindustrializzazione aziendale. Tuttavia, non può non fare notare ai colleghi della maggioranza che i livelli occupazionali nel nostro Paese hanno subito una contrazione dovuta anche alle delocalizzazioni che molti dei Governi precedenti e l'Unione europea hanno di fatto incentivato. Crede che infatti i numeri parlino chiaro e, in tal senso, ricorda che, secondo Pag. 18quanto si ricava dal database ERM (European restructuring monitor), negli ultimi 10 anni in Italia si sono verificati 53 casi di delocalizzazione con oltre 12.500 licenziamenti a fronte di nessun posto di lavoro guadagnato. Inoltre, evidenzia che, allargando il focus e considerando le chiusure dovute alle varie tipologie di ristrutturazione, taglio dei costi e ricerca del maggior profitto possibile, nello stesso periodo l'Italia ha visto la perdita netta di più di 270.000 posti di lavoro. Ritiene quindi che casi come Bekaert, Embraco, Almaviva, Whirlpool, Gianetti Ruote, Caterpillar e GKN sono solo gli ultimi di una lunga serie di licenziamenti collettivi. Segnala che il suo gruppo ha presentato, auspicando che venga preso in considerazione, un emendamento al disegno di legge di bilancio relativo alle delocalizzazioni, affinché si preveda il diritto di prelazione nell'acquisizione dell'impresa da parte di una società cooperativa costituita dai lavoratori della stessa impresa. Sottolinea, inoltre, che in esso si prevede l'intervento da parte dello Stato per il tramite della Cassa depositi e prestiti S.p.A.

  Francesco MARI (AVS), in considerazione dell'estrema complessità delle problematiche affrontate per la presenza di talune difficoltà peraltro fatte presenti anche nei precedenti interventi, soprattutto quelle riguardanti i lavoratori, ritiene che potrebbe essere opportuno avviare un breve ciclo di audizioni nell'ambito della discussione congiunta delle risoluzioni.

  Walter RIZZETTO, presidente, ritiene essenziale svolgere un breve ciclo di audizioni informali sui temi oggetto delle risoluzioni cui dovrebbero partecipare anche le parti finora meno coinvolte. Si riferisce, ad esempio, alla proprietà. Ritiene che si debba lavorare ad una norma che contrasti il fenomeno delle delocalizzazioni e fa presente che tale fenomeno è ormai presente non solo a livello extracomunitario ma anche all'interno della stessa Europa. Nel segnalare che si può trovare certamente una condivisione sulla necessità di rafforzare il tavolo della crisi aziendale in discussione, sottolinea che esistono strumenti normativi finalizzati a regolamentare le modalità di licenziamento dei lavoratori che, nel caso in esame, si sono concretizzate in una semplice comunicazione via mail.

  Il sottosegretario Valentino VALENTINI si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione congiunta.

  Walter RIZZETTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione congiunta ad altra seduta.

7-00002 Giovine e 7-00008 De Micheli: Iniziative finalizzate alla continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento della Wärtsilä Italia s.p.a. con sede a Bagnoli della Rosandra (Trieste).
(Discussione congiunta e rinvio).

  Le Commissioni iniziano la discussione congiunta delle risoluzioni.

  Walter RIZZETTO, presidente, avverte che l'ordine del giorno reca l'avvio della discussione congiunta delle risoluzioni 7-00002 Giovine, Rizzetto e 7-00008 De Micheli, Laus riguardanti iniziative finalizzate alla continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento della Wärtsilä Italia s.p.a. con sede a Bagnoli della Rosandra (Trieste).

  Silvio GIOVINE (FDI) illustra la risoluzione a sua prima firma sottolineando che con essa si intende contribuire a raggiungere una possibile soluzione alla vertenza riguardante il sito industriale con sede a Bagnoli della Rosandra (Trieste) di proprietà del gruppo finlandese Wärtsilä che il 14 luglio 2022 ne ha annunciato la cessazione dell'attività di produzione di motori e dell'attività di assemblaggio di propulsori nonché il licenziamento di 451 operai in conseguenza della decisione di trasferire la produzione in Finlandia e lasciare in Friuli-Venezia Giulia solo l'attività di ricerca e sviluppo.Pag. 19
  Evidenzia che la scelta di chiudere l'intera produzione a Trieste ha generato l'immediata reazione della regione, del comune di Trieste e delle parti sociali anche in considerazione del fatto che l'azienda ha rilevato un'impresa italiana, appropriandosi del know-how del personale e ricevendo, nel tempo, cospicui finanziamenti pubblici, per poi decidere inaspettatamente di delocalizzare, in danno di centinaia di lavoratori e delle loro famiglie. Rimarca che si tratta di un modus operandi già assunto, purtroppo, da molte multinazionali in Italia che, in dispregio di basilari princìpi di responsabilità sociale d'impresa, hanno determinato l'impoverimento di interi territori e comunità sul piano occupazionale ed economico, collegato peraltro ad una strategia di reshoring nonostante l'azienda non versi in una situazione di crisi e sussistano tutte le condizioni per mantenere la produzione in Italia. Fa inoltre presente che in occasione del tavolo di crisi indetto presso il Ministero dello sviluppo economico, il 27 luglio 2022, Wärtsilä non ha mostrato alcuna volontà di tornare sui suoi passi.
  Segnala anche che le organizzazioni sindacali hanno presentato ricorso al giudice del lavoro del tribunale di Trieste che, il 23 settembre 2022, si è pronunciato accogliendo il ricorso e disponendo la revoca della procedura di licenziamento dei 451 dipendenti dello stabilimento triestino nonché la condanna al risarcimento per danno di immagine, tanto che dopo il decreto del giudice del lavoro che ha riconosciuto la condotta antisindacale, l'azienda ha dovuto riavviare un confronto con le organizzazioni sindacali e, svolti alcuni incontri, fornito informazioni sull'andamento economico e produttivo, riproposto le ragioni della chiusura della produzione e confermato la revoca del contratto infragruppo per la produzione di motori, con effetto per Trieste dal 1o gennaio 2023. Ritenendo pretestuose le ragioni addotte, i sindacati hanno chiesto la convocazione di un tavolo ministeriale che si è svolto il 17 novembre 2022, presso il Ministero delle imprese e del made in Italy; dall'incontro è emersa l'ipotesi di un percorso di reindustrializzazione dell'impianto di Trieste ed è stata riscontrata la volontà della proprietà di condividere il processo con istituzioni e parti sociali, mentre invece ha destato forti critiche la proposta di Wärtsilä di riprendere la produzione nello stabilimento di Trieste fino a giugno 2023, senza offrire alcuna garanzia sulla salvaguardia dei posti di lavoro nel periodo successivo. Il Ministero, pertanto, ha chiesto alla multinazionale di tenere in attività il sito fino al subentro di un nuovo soggetto. Sul punto segnala che il Ministero delle imprese e del made in Italy ha riferito di aver tenuto delle interlocuzioni con tre diverse società finalizzate a offrire un futuro industriale allo stabilimento Wärtsilä a Trieste, mentre quest'ultima società ha dichiarato di aver avviato contatti concreti per un subentro con cinque società, rimuovendo altresì il veto in relazione all'ingresso di concorrenti attivi nella produzione di motori quattro tempi.
  Conclude sottolineando che la risoluzione in discussione mira ad impegnare il Governo ad intraprendere ogni iniziativa utile a favorire l'assunzione di iniziative dirette a garantire il mantenimento dei livelli produttivi e occupazionali del sito di Bagnoli della Rosandra (Trieste) e a scongiurare i prospettati esuberi, ad adottare le necessarie iniziative di competenza al fine di salvaguardare una realtà così strategica per la regione Friuli-Venezia Giulia nonché ad assumere le opportune iniziative di competenza allo scopo di pervenire alla concreta attuazione di un accordo per la risoluzione della vertenza Wärtsilä che, anche con l'individuazione di un soggetto subentrante all'attuale proprietà, garantisca la salvaguardia e l'assorbimento di tutti i lavoratori coinvolti.

  Paola DE MICHELI (PD-IDP) illustra la risoluzione a sua prima firma che verte sulla medesima problematica già illustrata precedentemente dal collega, cui rinvia per quanto attiene alla ricostruzione delle vicende. Ritiene però importante sottolineare che a Trieste sono presenti aziende tecnologiche e istituzioni che esprimono un elevato livello di qualità e competenze creando un contesto di cui la Wärtsilä ha certamente beneficiato affinando un know Pag. 20how che non vi è ragione faccia fruttare altrove ovvero che goda di simile vantaggio competitivo anche delocalizzando. Evidenzia peraltro che il Gruppo Wärtsilä a inizio 2022, al Ministero dello sviluppo economico, aveva smentito qualunque dismissione assicurando anzi un rinnovato interesse anche alla luce degli strumenti che il Ministero aveva messo a disposizione. Ricorda che la vicenda ha suscitato un vasto interesse nella società civile e politica e che numerose sono state le attestazioni di solidarietà ai lavoratori di Wärtsilä Trieste a rischio licenziamento e che il 3 settembre 2022 si è svolta una grande manifestazione a loro sostegno che ha visto una straordinaria partecipazione. Sottolinea quindi che le condizioni e le richieste dei lavoratori, del sindacato e delle istituzioni finalizzate alla continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, con particolare riguardo al mantenimento della produzione di motori, componente essenziale alla filiera produttiva della cantieristica navale italiana, sono da sostenere con forza e convinzione. Ritiene, altresì, che debba essere sostenuto ogni sforzo per garantire che le competenze generate in questa area del Paese non vengano disperse o trasferite altrove e, in tal senso, la risoluzione in discussione è anche volta ad impegnare il Governo a porre in atto interventi volti a preservare il know how e la capacità industriale del sito, evitando la dispersione del patrimonio professionale degli operai, dei tecnici e degli impiegati, quale presidio fondamentale per l'economia triestina e nazionale.

  Nicole MATTEONI (FDI) ritiene che si debba garantire con le necessarie iniziative la continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento della Wärtsilä Italia s.p.a. con sede a Bagnoli della Rosandra (Trieste), giacché la vicenda in oggetto coinvolge tante famiglie, anche di lavoratori dell'indotto del territorio triestino. Ritiene che l'attenzione alla vertenza debba essere mantenuta alta da parte del Governo e degli altri soggetti interessati, assicurando la continuità occupazionale finché non si individui un soggetto pronto a subentrare che sia disposto al riassorbimento di tutti i posti di lavoro. Auspica quindi che siano adottate le necessarie iniziative di competenza al fine di tutelare i livelli occupazionali attuali dello stabilimento in questione.

  Alessandra TODDE (M5S) fa presente che la Wärtsilä s.p.a. non è un'azienda in crisi. Tuttavia, la multinazionale ha deciso strategicamente di andar via dal nostro Paese. Il Governo deve attivarsi per ottenere un piano industriale focalizzato sul territorio che salvi l'intero indotto. Sottolinea che in questo caso stiamo parlando di un'azienda multinazionale che ha incassato soldi pubblici e che ha addirittura avuto la possibilità di distribuire utili. Non è pertanto accettabile una scelta industriale che desertifichi il territorio.

  Walter RIZZETTO, presidente, osservato che il sistema dell'indotto della Wärtsilä è assai rilevante e molto importante per l'intera regione Friuli-Venezia Giulia, avverte che la definizione dello svolgimento di un eventuale breve ciclo di audizioni potrà essere oggetto di una riunione degli Uffici di presidenza delle Commissioni riunite.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione congiunta ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.10.