CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 24 novembre 2022
14.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 7

SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 24 novembre 2022. — Presidenza del presidente Federico MOLLICONE.

  La seduta comincia alle 11.55.

DL 173/2022: Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri.
C. 547 Governo.
(Parere alla I Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Alessandro AMORESE (FDI), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata a esprimere alla I Commissione (Affari costituzionali) il parere sui profili di propria competenza del decreto-legge n. 173 del 2022, composto di 15 articoli, con il quale si opera un riordino delle attribuzioni di Ministeri.
  Riferisce che l'articolo 1, fermo restando il numero complessivo di dicasteri pari a 15, modifica la denominazione di 5 di essi come segue: il Ministero dello sviluppo economico in Ministero delle imprese e del made in Italy; il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste; Ministero della transizione ecologica in Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica; il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili in Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; il Ministero dell'istruzione in Ministero dell'istruzione e del merito. A tal fine, la disposizione in esame modifica l'articolo 2 del decreto legislativo 30 luglio 1999, che disciplina l'organizzazione del Governo, e specificatamente il comma 1, recante l'elenco dei ministeri.
  Fa presente che nello specifico ambito di competenza della Commissione interviene, in particolare, l'articolo 6 del provvedimento che inserisce la promozione del merito tra le funzioni di spettanza statale svolte dal Ministero dell'istruzione. Non vengono invece modificate le attribuzioni degli altri ministeri di riferimento della Commissione. In proposito, ricorda che, all'inizio della scorsa legislatura, il decreto-legge n. 86 del 2018 – che aveva modificato le competenze di alcuni ministeri e della Presidenza del Consiglio dei ministri – aveva trasferito al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali le funzioni in materia di turismo in precedenza esercitate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Successivamente, il decreto-legge n. 104 del 2019 ha riportato Pag. 8al Ministero dei beni e delle attività culturali le funzioni in materia di turismo. Il terzo intervento è stato realizzato con il decreto-legge n. 1 del 2021 (poi confluito nel decreto-legge n. 172 del 2020) che ha istituito il Ministero dell'istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca e ha soppresso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR). Il provvedimento disciplina l'ordinamento dei due Dicasteri, stabilendo, per il primo, un'organizzazione per dipartimenti e, per il secondo, un'organizzazione in uffici dirigenziali generali coordinati da un segretario generale. Al Ministero dell'università e della ricerca sono attribuite le funzioni e i compiti dello Stato in materia di istruzione universitaria, di ricerca scientifica, tecnologica e artistica e di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM). Al Ministero dell'istruzione sono attribuite le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in ordine al sistema educativo di istruzione e formazione. Infine, il decreto-legge n. 22 del 2021 è intervenuto con un ulteriore riordino dei ministeri. Tra le novità principali segnalo la ricostituzione del Ministero del turismo, già abrogato con il referendum nel 1993, scorporando le funzioni in materia di turismo dal Ministero per i beni e per le attività culturali e per il turismo, per trasferirle ad un dicastero dotato di portafoglio.
  L'articolo 6 modifica la denominazione del Ministero dell'istruzione in Ministero dell'istruzione e del merito. Assieme ad alcune modifiche di coordinamento, la disposizione interviene innanzitutto sulle funzioni del dicastero, inserendo la promozione e valorizzazione del merito nell'ambito dei servizi educativi e delle finalità delle esperienze formative. Sotto il profilo organizzativo poi – con una novella priva di portata innovativa che si limita a recepire quanto già previsto dal decreto-legge n. 77 del 2021 – viene portato da 25 a 28 il numero delle posizioni di livello dirigenziale generale presenti nell'ordinamento del Ministero. In particolare, il comma 1, modifica la denominazione del «Ministero dell'istruzione» in «Ministero dell'istruzione e del merito». Il comma 2 introduce una serie di novelle agli articoli 49, 50, 51 e 51-ter del decreto legislativo n. 300 del 1999 («Riforma dell'organizzazione del Governo»). Sinteticamente, oltre alle previsioni volte a raccordare la normativa vigente con la nuova denominazione, viene aggiunta all'articolo 50 del suddetto decreto legislativo la «promozione del merito» alla preesistente «valutazione dell'efficienza nell'erogazione dei servizi medesimi nel territorio nazionale» e viene inserita la «valorizzazione del merito» tra le finalità delle esperienze formative alla cui realizzazione il Ministero deve offrire supporto.
  Per quanto concerne l'organizzazione, ricorda che il decreto-legge n. 77 del 2021 ha istituito tre posizioni dirigenziali di livello generale per garantire la funzionalità degli uffici del Ministero, le quali, nelle more del regolamento di riorganizzazione, sono temporaneamente assegnate nel numero di una all'Ufficio di gabinetto e due ai rispettivi dipartimenti, per lo svolgimento di un incarico di studio, consulenza e ricerca per le esigenze connesse all'attuazione del PNRR. Il comma 2, lettera c), pertanto recepisce all'interno dell'articolo 51 del decreto legislativo n. 300 del 1999, la nuova situazione determinata dall'articolo 64, comma 6-sexies, del decreto-legge n. 77 del 2021, portando da 25 a 28 il numero delle posizioni di livello dirigenziale generale presenti nell'ordinamento del Ministero.

  Gaetano AMATO (M5S), dopo aver premesso di ravvisare meramente una sorta di slogan nella nuova denominazione assegnata ai ministeri e di non capirne, pertanto, la ragione, preannuncia la presentazione di emendamenti da parte del suo gruppo al disegno di legge in esame presso la I Commissione. Fa quindi presente di non avere nulla contro i termini «istruzione» e «merito» se singolarmente considerati: è il loro abbinamento che suscita perplessità. È favorevole al concetto di merito nell'accezione che gli viene attribuita dalla Costituzione. Più significativa, invece, gli appare la mancanza dell'aggettivo «pubblica» davanti al termine «istruzione».

Pag. 9

  Irene MANZI (PD-IDP) condivide la perplessità del collega Amato sul collegamento tra le parole «istruzione» e «merito». Invita infatti a considerare l'articolo 34 della Costituzione non solo con riferimento al dispositivo del terzo comma, ma soprattutto al contenuto del primo comma che dispone che la scuola è aperta a tutti e quindi non solo a valorizzare il merito, ma ad aiutare tutti a sviluppare i propri talenti, soprattutto coloro che rischiano di rimanere indietro. Sottolinea che la scuola non deve avere un'ottica prestazionalistica, ma deve accompagnare tutti tenendo in considerazione che non tutti partono da identiche condizioni. Preannuncia quindi la presentazione di emendamenti in Commissione Affari costituzionali volti a eliminare la parola «merito» dalla denominazione del dicastero, proprio per rimarcare che la scuola è un diritto di tutti, è pubblica.

  Elisabetta PICCOLOTTI (AVS), nel preannunciare la presentazione di emendamenti anche da parte del suo gruppo, esprime preoccupazione per una denominazione alla quale sembra corrispondere una precisa linea politica volta a percorrere una strada che va in una direzione diversa da quella indicata dalla Costituzione. Dopo aver ricordato che milioni di bambini vivono in condizione di povertà educativa perché cresciuti in contesti familiari difficili, rileva che il criterio del merito nella valutazione rischia di spostare gli investimenti in favore di coloro che provengono da famiglie culturalmente ed economicamente più agiate, facendo faticare ancora di più gli altri. Ritiene che i gap sociali debbano essere colmati iniziando proprio dalla scuola, non investendo soprattutto su coloro il cui merito è legato all'appartenenza a famiglie più abbienti che possono assicurare più stimoli culturali, quali viaggi all'estero e attività extrascolastiche a pagamento. La scuola deve promuovere l'inclusione di tutti, anche personalizzando i percorsi scolastici, affinché tutti siano accompagnati nello sforzo di dare il meglio di sé. A suo avviso, il Ministro Valditara, nelle recenti interviste, ha delineato linee politiche formative che penalizzano i più deboli e favoriscono chi è già favorito, proprio come la nuova denominazione del dicastero aveva fatto temere. Invita quindi a interrompere il meccanismo che scarta chi non prende 10 a scuola, assai grave dal suo punto di vista. Annuncia la presentazione di proposte emendative e una battaglia molto dura da parte del suo gruppo perché crede che la democrazia si coltivi in primo luogo a scuola. Conclude riferendo di aver potuto studiare solo perché una fondazione bancaria le ha consentito di farlo e di avere, pertanto, particolarmente a cuore la questione.

  Gerolamo CANGIANO (FDI) rileva come la nuova denominazione non costituisca uno slogan, ma, piuttosto, una sfida da lanciare perché il percorso deve essere incentrato sul concetto di merito inteso non come una competizione ad ogni costo, una gara a chi arriva per primo, ma come garanzia di una scuola uguale per tutti che consenta ad ognuno di realizzarsi. La scuola del merito deve tornare ad essere un ascensore sociale da cui deve essere escluso il peso di condizioni personali e familiari. Gli insegnanti devono tornare a essere punti di riferimento autorevoli, da rispettare. Sottolinea che la scuola del merito sarà la scuola dell'uguaglianza che si contrappone a quella classista voluta dai governi precedenti.

  Giovanna MIELE (LEGA) nel rinvenire elementi di correttezza in tutte le visioni ascoltate nel dibattito, pur nella loro diversa declinazione, ha la certezza che tutti vogliano il bene dei giovani e che tutti condividano la preoccupazione di farli crescere in un ambiente scolastico che li accolga senza disparità e senza discriminazioni. Non crede che il merito crei disuguaglianze ed è dell'opinione che debba essere riferito anche agli insegnanti che devono essere valutati per i loro meriti. La scuola non può essere considerata una «scampagnata» e chi si impegna deve essere premiato. Riferendosi quindi all'educazione fisica, sottolinea che le diversità nell'approccio allo sport devono essere tenute in considerazione, anche impartendo Pag. 10insegnamenti differenziati a seconda del talento degli allievi, con responsabilità di impegno perché il merito non è guardare solo al risultato, ma anche al percorso e alle specifiche difficoltà di ognuno. Ciò vale in particolare per i giovani con disabilità che hanno bisogno di ottenere risultati e di raggiungere obiettivi per i quali deve esserci un riconoscimento. Il merito è un percorso che comporta una doverosa valutazione delle diverse situazioni di partenza che non si possono negare: chi fa politica deve chiarirlo. Dopo aver ricordato anche il ruolo dell'offerta formativa privata che garantisce pluralità di scelta, conclude invitando a non dare un'accezione negativa al merito, a non essere prevenuti, perché esso non esenta dall'inclusione, ma nella consapevolezza delle difficoltà favorisce i singoli percorsi, più che l'arrivo.

  Mauro BERRUTO (PD-IDP) è dell'avviso che il discorso evidenzi una contraddizione interna. Se nello sport, di cui la Commissione anche si interessa, il merito può avere un significato certo e oggettivo, non comprende l'abbinamento della parola merito alla parola istruzione; soprattutto non immagina come possa essere valutato oggettivamente il merito. Si dichiara preoccupato per le dichiarazioni del Ministro Valditara circa la valutazione degli insegnanti e se, pur con diverse sfaccettature, tutti concordano sull'importanza del merito, nel momento in cui questo è abbinato a un accesso egualitario, aggiunge che andrebbe però chiarito chi potrà valutare, e come, il merito in maniera oggettiva.

  Gaetano AMATO (M5S) intende precisare e testimoniare, avendo passato gran parte della sua vita nella scuola, che non sempre gli insegnanti sono messi nella condizione di lavorare facendo valere il proprio merito. Sottolinea, al riguardo, le difficoltà di insegnare educazione fisica in spazi non idonei e quindi di riuscire a portare i ragazzi a certi risultati e questo non può dipendere dal merito dell'insegnante. Ribadisce l'importanza di valutare il percorso di ciascuno perché i punti di partenza sono differenti. Conclude sottolineando che il merito non è premiare chi arriva più in alto, ma chiunque riesca a fare anche un solo passo in avanti, tenendo in considerazione la specifica posizione di partenza.

  Alessandro AMORESE (FDI), relatore, apprezza il dibattito che si sta svolgendo dal quale si evince l'amore di ciascuno per la politica. È convinto che si possa far emergere il lato positivo di questo confronto andando oltre i diversi schemi ideologici che portano a dire cose simili con linguaggi diversi. Quindi, rivolgendosi al deputato Berruto, chiede se con l'emendamento presentato dal suo gruppo si proporrà di eliminare la parola «merito», ovvero se si intende introdurre l'aggettivo «pubblica» davanti a «istruzione».

  Mauro BERRUTO (PD-IDP) riferisce che con l'emendamento si proporrà di modificare la denominazione del Ministero in a «Ministero della pubblica istruzione».

  Valentina GRIPPO (A-IV-RE) esprime l'avviso che sul tema del merito non si possa non essere tutti d'accordo, pur ritenendo sbagliato considerarlo l'unico antidoto all'appiattimento provocato da un sistema ormai vecchio che non promuove più la mobilità sociale o al dilagare dell'ignoranza nel nostro Paese. È dell'opinione che l'antagonismo che ha visto emergere dal dibattito, in realtà non esista. Nel ricordare che la Costituzione impone di garantire il minimo livello di istruzione – che oggi non è garantito visti i dati sull'abbandono scolastico – e di valorizzare il merito, riferisce di non credere che cambiare nome al Ministero dia certezze di risultato; ritiene che parole quali pubblico, inclusione, parità siano più importanti. Rifletterà su come votare e su come si possa dare vera attuazione all'articolo 34 della Costituzione, tenendo presenti tanti altri aspetti che sono emersi dal dibattito, come la disabilità e le differenze geografiche. Quanto al concetto di «pubblico», ritiene che si dovrebbe riflettere anche sul sistema di sussidiarietà e sul coordinamento del sistema scolastico pubblico/privato.Pag. 11
  Con riferimento all'ambito della cultura – ricordando di aver lavorato a lungo nell'ambito dei beni culturali – si sofferma sul tema del turismo e della nota questione dell'opportunità di un suo accorpamento al Ministero della cultura. A suo avviso, le diverse posizioni hanno tutte profili validi: se la separazione delle competenze consente una destinazione maggiore di risorse per le diverse finalità, è altrettanto vero che l'immenso patrimonio culturale dell'Italia imporrebbe una connessione del turismo ai beni culturali. È dell'opinione che possano quindi esserci diverse criticità nella separazione delle competenze, soprattutto in assenza di risorse per una parte di esse.

  Federico MOLLICONE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 12.30.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Giovedì 24 novembre 2022.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.30 alle 12.45.