CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 27 dicembre 2023
223.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
ALLEGATO
Pag. 599

ALLEGATO 1

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026. C. 1627 Governo, approvato dal Senato.

Nota di variazioni. C. 1627/I Governo, approvato dal Senato.

RELAZIONE APPROVATA

  La VII Commissione,

   esaminato, per le parti di competenza, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento, il disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024, il bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 (C. 1627, approvato dal Senato) e la relativa nota di variazioni (C. 1627/I Governo, approvato dal Senato)

DELIBERA DI RIFERIRE
FAVOREVOLMENTE.

Pag. 600

ALLEGATO 2

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026. C. 1627 Governo, approvato dal Senato.

Nota di variazioni. C. 1627/I Governo, approvato dal Senato.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE

  La VII Commissione,

   esaminato, per le parti di competenza, ai sensi dell'articolo 120 del Regolamento, il disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e il bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 (C. 1627, approvato dal Senato) e la relativa nota di variazioni (C. 1627/I Governo, approvato dal Senato);

   premesso che:

    l'esame del disegno di legge di bilancio per il 2024 si inserisce in un contesto macroeconomico che desta forti preoccupazioni: nel secondo trimestre dell'anno il prodotto interno lordo (PIL) ha subito un rallentamento e, secondo le prime stime Istat, l'andamento nel terzo trimestre è rimasto stazionario. La crescita acquisita per il 2023 si stabilizza pertanto allo 0,7 per cento, ad un livello inferiore alle attese, mentre per il 2024 il paventato raggiungimento di una crescita del 1,2 per cento, come evidenziato dalla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NADEF) 2023, appare ottimistico e difficilmente raggiungibile. Le più recenti stime di organismi internazionali, infatti, collocano la crescita del PIL italiano per il prossimo anno tra lo 0,5 e lo 0,8 per cento;

    tale andamento prefigura, pertanto, il primo vero arresto della crescita per due trimestri consecutivi a partire dal gennaio 2021, evidenziando l'esaurimento della spinta economica ereditata dalla precedente legislatura e tutta l'inefficacia delle politiche attuate dall'esecutivo in carica, a partire dall'incerto apporto alla crescita da parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) a seguito del rallentamento degli interventi e della rimodulazione dei programmi;

    alcune delle misure previste in questo provvedimento costituiscono un pericoloso passo indietro i cui effetti potrebbero rendere ancor più incisivi i rischi al ribasso sull'andamento dell'economia, con un deterioramento dei conti pubblici a partire già dal 2024 che rischia di mettere in serio pericolo la solidità dei fondamentali dell'economia italiana;

    l'evidenza empirica ci insegna che l'espansione del bilancio non si traduce automaticamente in un sostenuto aumento del prodotto, se le misure non sono adeguate a favorire la crescita potenziale nel lungo periodo. Al contrario, questa manovra di bilancio, di ammontare pari a 25,5 miliardi di euro, non contiene vere e proprie misure espansive – che si riducono a pochi interventi – mentre le fonti di finanziamento a deficit che ammontano ad oltre 15 miliardi di euro 2024 sono affiancate da preoccupanti tagli di spesa e riduzioni di entrate. Il tutto in un contesto dove il debito pubblico non diminuisce e la volatilità sui mercati finanziari è tornata ad aumentare e i tassi di interesse sul debito pubblico risultano molto elevati;

    gli effetti della protratta incertezza degli investitori sugli orientamenti del Governo, con posizioni spesso conflittuali sui più importanti argomenti di discussione in seno alle istituzioni europee, in particolare in merito al processo di revisione del quadro della governance economica europea, la Pag. 601mancata decisione a tutt'oggi sulla ratifica dell'accordo di modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), e sulla credibilità dell'impegno a conseguire i risultati di crescita annunciati, stanno determinando una situazione di scarsa credibilità anche nel contesto internazionale;

    inoltre, a pochi mesi dalla disattivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, e con in corso il processo di revisione del quadro della governance economica europea, sul fronte delle politiche di bilancio sarebbe al contrario necessario intensificare i colloqui nelle sedi istituzionali europee per conseguire una riforma che favorisca una crescita sostenibile per il nostro Paese in un contesto di equilibrio di bilancio, di investimenti e riforme e di equilibrio macroeconomico;

    tenuto conto che nell'ambito del Semestre europeo, il Consiglio ha approvato in luglio le sue raccomandazioni specifiche per Paese sui programmi nazionali di riforma 2023 e ha formulato pareri sui programmi di stabilità o convergenza aggiornati. Le raccomandazioni per l'Italia invitano, tra l'altro, il Paese ad assicurare una politica di bilancio prudente, limitando l'aumento della spesa primaria; utilizzare i risparmi dalla graduale riduzione delle misure di sostegno di emergenza connesse all'energia per ridurre il disavanzo pubblico, e qualora nuovi aumenti dei prezzi dell'energia dovessero richiedere nuove misure di sostegno o proseguire le esistenti, far sì che esse tutelino le famiglie e le imprese vulnerabili; preservare gli investimenti pubblici finanziati a livello nazionale e provvedere all'assorbimento efficace delle sovvenzioni del dispositivo e di altri fondi dell'Unione, in particolare per promuovere le transizioni verde e digitale; continuare a perseguire una strategia di bilancio a medio termine di risanamento graduale e sostenibile, combinata con investimenti e riforme atti a migliorare la produttività e ad aumentare la crescita sostenibile; ridurre le imposte sul lavoro e aumentare l'efficienza del sistema fiscale, preservandone la progressività e migliorando l'equità; accelerare la produzione di energie rinnovabili aggiuntive; aumentare l'efficienza energetica, anche attraverso sistemi di incentivi mirati, rivolti in particolare alle famiglie più vulnerabili e agli edifici con le prestazioni peggiori; promuovere la mobilità sostenibile; intensificare le iniziative a favore dell'offerta e dell'acquisizione delle abilità e competenze necessarie per la transizione verde;

    nel disegno di legge di bilancio in esame si ravvisano scelte incoerenti con i suddetti indirizzi, se non proprio controproducenti, sia sul fronte sociale e della crescita sostenibile sia con le scelte che stanno maturando in sede di Unione europea (UE); esattamente al contrario di quanto sarebbe necessario per il Paese, molte delle raccomandazioni espresse a livello europeo sono disattese, in particolare per quanto riguarda gli investimenti e riforme atti a migliorare la produttività e ad aumentare la crescita sostenibile, l'adeguato assorbimento delle risorse europee, l'accelerazione sulla transizione verde e digitale, la riduzione delle imposte sul lavoro e l'aumento dell'efficienza del sistema fiscale, preservandone la progressività e migliorando l'equità, tutti elementi fortemente manchevoli nel disegno di legge di bilancio;

   considerato che:

    per quanto riguarda le parti di competenza della Commissione, con riferimento alla cultura e alla Tab 14:

     il provvedimento in esame modifica la disciplina relativa al cosiddetto tax credit cinema, prevede un aumento delle aliquote dei crediti di imposta; questa scelta, sicuramente positiva, appare tuttavia in palese contrasto con la ratio sottesa alla drastica riduzione riportata che porta da 750 a 700 milioni di euro annui il livello di finanziamento minimo del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo;

     la scelta di ridurre il Fondo, ampiamente criticata già nelle passate settimane da tutto il settore, appare quantomeno contraddittoria rispetto alle suddette norme che dispongono l'incremento delle Pag. 602aliquote e assolutamente insensata in quanto colpisce un settore strategico per il Paese, peraltro già in sofferenza da anni;

     il taglio di 50 milioni è stato ridotto rispetto a quello precedentemente annunciato dal Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, che aveva paventato, in modo assolutamente improvvido e inopportuno, una riduzione di 100 milioni di euro, a conferma della totale miopia e improvvisazione che contraddistinguono tali decisioni;

   considerato che:

    il provvedimento stabilisce che il Ministro della cultura possa disporre con propri decreti che una quota dei proventi conseguiti in occasione di concerti, mostre, manifestazioni culturali e altri eventi, dagli uffici del Ministero della cultura dotati di autonomia o, in accordo con i soggetti interessati, dagli enti controllati o vigilati dal medesimo Ministero, incluse le Fondazioni lirico sinfoniche e i teatri nazionali, nonché dai teatri di tradizione, dalle istituzioni concertistico- orchestrali e dai musei accreditati al sistema museale al netto dei relativi oneri, sia versata all'entrata del bilancio dello Stato e riassegnata nel corrispondente esercizio finanziario con decreti del Ragioniere Generale dello Stato allo stato di previsione della spesa del Ministero della cultura, per essere destinata alla tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali;

    non si comprende la ratio della suddetta a disposizione che non solo dà al Ministro il potere di stabilire con decreto la quota dei suddetti proventi in una sorta di incomprensibile «prelievo forzoso» da soggetti che non sono – evidentemente – sullo stesso piano, ma li destina a una generica «tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali»;

    a seguito della decisione di sopprimere, a decorrere dal 1° gennaio 2024, l'indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo, oggetto dello schema di decreto legislativo all'esame del Parlamento, non soltanto nulla è previsto dal disegno di legge a tutela di questi lavoratori, ma è altresì prevista una riduzione della dotazione finanziaria prevista dal programma «Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo dal vivo»,

   stigmatizzando:

    con riferimento alla Tabella 14 (Stato di previsione del Ministero della cultura), che vengono operati tagli cospicui su diverse Missioni e Programmi;

    la missione «Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici» è decurtata di 45.159.982 per il 2024, 44.190.064 per il 2025 e di 40.375.645 dal 2026;

   visto che:

    è penalizzato l'intero settore del sostegno allo spettacolo dal vivo: -4.011.173 (2024), -3.994.584 (2025) e -1.649.801 (2026);

   considerato, inoltre che:

    vengono tagliate sistematicamente in modo lineare, tutte le missioni.

   Considerato, inoltre, che:

    per quanto riguarda l'università e la ricerca e i capitoli di riferimento alla Tab 11:

     le proteste degli studenti davanti le università, che si susseguono da molti mesi ormai, hanno fatto emergere, a partire dall'elevato importo degli affitti (cosiddetto caro affitti), l'enorme problema del costo degli studi e della necessità di implementare gli strumenti di welfare e i fondi per il diritto allo studio;

     il problema del caro affitti e della mancanza di alloggi per gli studenti rappresenta una vera e propria emergenza che «discrimina» una parte significativa della popolazione giovanile, impossibilitata per ragioni economiche, a mantenersi agli studi, in palese contrasto con quanto previsto dalla Costituzione;

     secondo il report «Universitari al verde», presentato il 7 novembre scorso da UDU e Federconsumatori alla Camera dei deputati, studiare è sempre di più un lusso riservato a pochi, specialmente se si decide Pag. 603di farlo lontano dalla propria città di residenza e, mediamente, uno studente spende per tasse universitarie, alloggio, pasti, trasporti (urbani ed extraurbani per chi è pendolare o fuorisede), materiale didattico e digitale, cultura, attività sociali, ricreative, sport e salute somme pari a 9.379 euro annui se in sede, 10.293 euro annui se pendolare e ben 17.498 euro annui se fuori sede;

     la legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022) ha previsto, a favore del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, lo stanziamento di 230 milioni per l'anno 2022, poi aumentato di ulteriori 100 milioni per l'anno 2022 dall'articolo 37 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, per un totale di 330 milioni di euro, mentre la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) non ha previsto alcun rifinanziamento del suddetto Fondo, così come il presente disegno di legge di bilancio 2024;

     la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023) ha previsto uno stanziamento di 4 milioni di euro per il 2023 e 6 milioni di euro per il 2024 per il rifinanziamento del Fondo affitti studenti fuori sede, decisamente inferiore rispetto allo stanziamento previsto nella legge di bilancio 2021 (15 milioni) e insufficiente, quindi, rispetto alle effettive necessità della popolazione studentesca; il presente disegno di legge di bilancio non prevede nulla per il Fondo affitti studenti fuori sede;

   inoltre:

    non è previsto inoltre alcun incremento del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68;

    l'unico intervento sull'università, limitatamente alla sfera del diritto allo studio lato sensu, presente nel disegno di legge di bilancio riguarda l'istituzione del Fondo per l'Erasmus italiano con una dotazione pari a 10 milioni di euro (suddivisi in 3 per il 2024 e 7 per il 2025): una misura lontana dalle esigenze complessive del sistema universitario italiano (rapporto docenti/studenti/personale tra i più problematici d'Europa, basso numero di studenti e laureati, precariato, strutture insufficienti, Fondo di finanziamento ordinario limitato), ma anche da quelle dello stesso diritto allo studio (considerato il peso di 1,5 miliardi di euro a carico della contribuzione studentesca, l'assenza di servizi e alloggi);

   considerato che:

    il capitolo università e ricerca è il grande assente della manovra di bilancio, per il secondo anno consecutivo dall'inizio della legislatura;

    il mancato adeguamento del Fondo per il finanziamento ordinario delle università (FFO) e del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca pubblici vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca (FOE) in rapporto alla spinta inflattiva ha già comportato uno sbilanciamento della spesa in conto corrente a discapito degli investimenti infrastrutturali per la ricerca e per il personale;

    il diritto allo studio e le politiche per il welfare studentesco che dovrebbero rappresentare le priorità per il Paese e per il suo futuro sono i «grandi assenti» di questa manovra miope e poco lungimirante;

    con riferimento alla Tabella 11 (Stato di previsione del Ministero dell'Università e della ricerca), sono diversi i tagli lineari registrati: Ricerca e innovazione: -13.866.317 (2024); -10.500.000 (2025); -14.700.000 (2026); Ricerca scientifica e tecnologica di base e applicata: -13.866.317 (2024); -10.500.000 (2025); -14.700.000 (2026);

    al Fondo integrativo per la concessione delle borse di studio: -27.890.727 (per il 2024);

   considerato che:

    risultano tagli anche per il settore dell'Alta formazione artistica e musicale (AFAM);

    stigmatizzato che, risulta ridotto il Fondo per il finanziamento ordinario delle Pag. 604università (FFO), principale strumento devoluto al funzionamento stesso delle istituzioni accademiche: -29.737.500 (2024); -9.000.000 (2025); -12.800.000 (2026);

   considerato che:

    con riferimento alle misure di competenza della Commissione riferite al settore della scuola e presenti nella tabella allegata 7, sono previste pochissime misure e, inoltre, assolutamente insufficienti a far fronte ai gravi problemi che affliggono il comparto;

    il Governo prosegue nella politica dissennata, iniziata con la scorsa legge di bilancio – che ha operato importanti tagli che hanno pesantemente inciso sul settore dell'istruzione – di non dare alcun tipo di risposta concreta alle tante criticità che affliggono detto settore, a conferma di una chiara e incomprensibile volontà politica per la quale l'Istruzione non rappresenta una priorità del Paese;

    la manovra non restituisce centralità all'istruzione pubblica poiché non stanzia risorse adeguate per innalzare le retribuzioni dei docenti, portandole al livello europeo, nonché per definire incarichi e progressione di carriera del personale scolastico, attraverso un incremento stabile, congruo e duraturo delle risorse stanziate per il rinnovo contrattuale;

   visto che:

    nulla è previsto per il sostegno al diritto allo studio nella direzione di un'omogeneizzazione delle condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo nelle diverse aree del Paese, anche aumentando le risorse nazionali a tal fine destinate, fino all'estensione della gratuità dei libri a tutta la scuola dell'obbligo per le famiglie meno abbienti;

   inoltre:

    nulla è previsto per garantire, in forma graduale e progressiva, la gratuità dei costi legati alla mobilità delle studentesse e degli studenti del sistema nazionale di istruzione nel tragitto dall'abitazione alla sede scolastica, anche attraverso l'istituzione di un fondo specifico finalizzato diretto a coprire i costi da essi sostenuti, sia per il trasporto scolastico erogato dagli enti locali sia per il trasporto pubblico locale;

    nulla è previsto: a) per proseguire il lavoro avviato dai precedenti Governi per la ristrutturazione, il riammodernamento e la messa a norma e in sicurezza degli edifici scolastici; b) per rimodulare i parametri relativi al numero di alunni per classe, riducendone il numero, in modo che le eventuali risorse risultanti dalla riduzione della spesa per istruzione, conseguente al calo demografico, siano reinvestite nel medesimo settore a beneficio dei giovani e delle future generazioni; c) per riconsiderare le disposizioni relative al dimensionamento scolastico, al fine di sostenere la rete e i servizi scolastici e di evitare la conseguente riduzione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, così da non penalizzare, inevitabilmente, le aree interne e il Mezzogiorno;

   considerato, inoltre, che:

    non risultano risorse strutturali per il contrasto della dispersione scolastica e della povertà educativa;

    a causa di difficili condizioni economiche molte bambine, bambini, ragazze e ragazzi non hanno le stesse opportunità dei loro coetanei in situazioni economiche migliori: dai dati Istat più recenti emerge che oggi, complice anche il post pandemia, più di 1,2 milioni di minori nel nostro Paese, pari al 15,5 per cento del totale dei bambini e delle bambine, vive in condizioni di povertà assoluta, ovvero di grave indigenza, condizione che determina un aumento della dispersione scolastica e della povertà educativa;

    i recentissimi dati forniti da Save the children ci raccontano la necessità di sostenere interventi progressivi che arrivino al riconoscimento della mensa come un servizio pubblico essenziale da garantire uniformemente su scala nazionale;

   considerato che:

    non è stato preso in considerazione un emendamento che il gruppo del Partito Pag. 605democratico, anche in prima lettura al Senato, ha presentato per costituire un fondo a contrasto della povertà alimentare a scuola da destinare ai Comuni, a favore di quelle famiglie che nel corso dell'anno scolastico non riescono a provvedere al pagamento delle rette previste per la fruizione del servizio di ristorazione scolastica ai propri bambini e alle proprie bambine;

   visto che:

    la mensa è un'occasione di socialità per i bambini e la garanzia di un pasto equilibrato e sano al giorno, è un'opportunità anche per implementare quello che è il servizio del tempo pieno a scuola;

   considerato che:

    oltre ai mancati interventi e finanziamenti, la manovra prevede il definanziamento del Fondo per il miglioramento e la valorizzazione dell'istruzione scolastica, del Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e del Piano nazionale di formazione e realizzazione delle attività formative dei docenti;

    con riferimento alla Tabella 7 (Stato di previsione del Ministero dell'istruzione e del merito) sono diverse le missioni che subiscono tagli significativi: il Fondo nazionale per il sistema integrato di educazione e di istruzione; il Fondo per la promozione della cultura umanistica, del patrimonio artistico, della pratica artistica e musicale e della creatività (-50.000 euro per il biennio); il Fondo (Buona Scuola) per il miglioramento e la valorizzazione dell'istruzione scolastica (-6.500.000 (2025) -5.000.000 (2026); il Fondo per l'attivazione di corsi extracurricolari a indirizzo jazzistico nei licei musicali (-50.000 euro per il biennio); il Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali (-2.330.249 (2024), -34.650.000 (2025), -4.791.000 (2026));

   considerati, inoltre, gravi i tagli rispettivamente operati al sostegno alle famiglie per il diritto allo studio (più di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025) e al Fondo unico per il welfare dello studente e per il diritto allo studio (circa 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025);

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO

Manzi, Orfini, Berruto, Zingaretti

Pag. 606

ALLEGATO 3

DL 161/2023: Disposizioni urgenti per il «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del Continente africano. C. 1624 Governo, approvato dal Senato.

PARERE APPROVATO

  La VII Commissione,

   esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge C. 1624 Governo, approvato dal Senato, di conversione del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del Continente africano,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.