CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 23 novembre 2023
206.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-01646 Della Vedova: Sulle tensioni tra Serbia e Kosovo e sull'adesione della Serbia alla UE.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

   Il Governo è fortemente impegnato nei Balcani occidentali, a sostegno della definitiva stabilizzazione dell'area e della sua integrazione nell'Unione europea.
   L'Italia partecipa in prima linea a tutte le iniziative per promuovere una normalizzazione dei rapporti fra Belgrado e Pristina.
   Siamo convinti che esista un nesso indissolubile fra la stabilità dei Balcani occidentali e la sicurezza del nostro continente. Per questo, assicurare il successo del «Dialogo facilitato» tra Belgrado e Pristina è interesse vitale dell'Unione europea.
   Con il raggiungimento dell'accordo per la normalizzazione dei rapporti tra le parti, finalizzato a Ohrid a marzo grazie alla facilitazione europea, il dialogo tra Serbia e Kosovo è entrato in una nuova fase.
   È fondamentale assicurare la piena e incondizionata attuazione degli obblighi assunti dalle due parti. Questo permetterà di stabilizzare il quadro di sicurezza, in particolare nel Kosovo settentrionale. L'impegno dell'Italia si declina lungo questa linea.
   I nostri sforzi per favorire un avvicinamento fra Pristina e Belgrado sono continui. Anche tramite la partecipazione alle missioni KFOR, di cui l'Italia è primo contributore, e EULEX, il cui Capo Missione è oggi il Generale Barbano.
   Sosteniamo convintamente l'azione del Rappresentante Speciale dell'Unione europea, Miroslav Lajčák.
   Il 21 ottobre l'Italia ha partecipato a una missione congiunta a Pristina e Belgrado con Francia, Germania e Stati Uniti, guidata da Lajčák, per sensibilizzare le parti sull'attuazione dell'intesa di Ohrid. In particolare, sulla creazione di una Associazione delle municipalità a maggioranza serba nel nord del Kosovo.
   A margine del Consiglio europeo del 26 ottobre, il Presidente del Consiglio Meloni, il Presidente Macron, il Cancelliere Scholz e l'Alto Rappresentante europeo Borrell hanno avuto dei colloqui separati con il Presidente Vucic e il Primo Ministro Kurti per dare una nuova spinta alla normalizzazione fra Pristina e Belgrado.
   Nel comunicato congiunto, i leader di Italia, Francia e Francia hanno ribadito la ferma aspettativa che le parti diano attuazione all'accordo di Ohrid, con approccio costruttivo e in linea con la prospettiva europea di entrambi i Paesi.
   Belgrado e Pristina hanno infatti accettato di includere l'accordo di Ohrid all'interno dei rispettivi quadri giuridici di riferimento nei rapporti con l'Unione europea.
   In altre parole, l'attuazione dell'accordo di Ohrid è una condizione essenziale per l'avanzamento di entrambi i Paesi nel percorso di integrazione europea.
   Siamo convinti che l'adesione europea contribuirà a una definitiva pacificazione della regione. E che l'appartenenza all'Unione europea imponga una condivisione di valori e impegni concreti sul miglioramento dei rapporti regionali.
   Nel caso della Serbia, l'Italia ha costantemente ribadito che la futura appartenenza di Belgrado alla famiglia europea non potrà prescindere da una normalizzazione dei rapporti con il Kosovo.
   Su questa condizione – che riteniamo vincolante – il Governo si è adoperato per favorire la ripresa dei negoziati nell'ambito del Dialogo facilitato.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01647 Boldrini: Sulla partecipazione dell'Italia alla seconda Conferenza degli Stati parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TNPW).

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

   La posizione dell'Italia è chiara e resta a favore di un disarmo nucleare effettivo, verificabile e irreversibile.
   Continuiamo a ritenere che questo obiettivo possa essere raggiunto solo attraverso un approccio progressivo, capace di coinvolgere il più ampio numero di attori rilevanti, a cominciare dagli Stati militarmente nucleari.
   Il Trattato di non proliferazione riveste un ruolo centrale in questo percorso.
   Il Governo italiano riconosce e comprende le motivazioni dei promotori e sostenitori del Trattato per la proibizione delle armi nucleari.
   Condividiamo con gli Stati Parte del Trattato l'obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari. E apprezziamo il ruolo svolto dai Parlamenti e dalla società civile per il raggiungimento di quest'obiettivo.
   L'Italia ha però manifestato sin dall'inizio perplessità sull'iniziativa di un Trattato che impegna solo i Paesi firmatari, nessuno dei quali è uno Stato militarmente nucleare. E per tale ragione ha votato contro le risoluzioni dell'Assemblea Generale ONU che ne promuovevano l'adozione e non ha partecipato come osservatore alla prima riunione degli Stati Parte lo scorso anno.
   Non possiamo del resto trascurare il contesto in cui si svolge questo dibattito. Siamo di fronte al progressivo deterioramento dell'architettura internazionale su disarmo e non proliferazione.
   L'aggressione russa dell'Ucraina ha ulteriormente minato la fiducia tra i principali attori in ambito nucleare e accresciuto le tensioni.
   Per non parlare del repentino, costante avanzamento del programma nucleare cinese, condotto in totale assenza di trasparenza, e delle tendenze proliferatorie in atto in Corea del Nord e Iran.
   Si assiste inoltre ad una ulteriore polarizzazione del dibattito alle Nazioni Unite. Alcuni tra i principali sostenitori del Trattato per la proibizione delle armi nucleari sono molto attivi nel contestare gli accordi di condivisione nucleare in ambito NATO, dei quali l'Italia è parte.
   Non si riscontra analoga attenzione da parte di questi Paesi nei confronti delle crescenti tendenze proliferatorie di Mosca o Pechino.
   Queste dinamiche indurranno alcuni Paesi NATO, che avevano partecipato come osservatori alla precedente Riunione degli Stati Parte del TPNW, a rivedere la propria posizione.
   Per questo, a seguito di approfondite valutazioni e consultazioni con gli alleati, il Governo ha deciso di non partecipare alla seconda Riunione degli Stati Parte del TPNW che si svolgerà dal 27 novembre al 1° dicembre a New York.
   Ciò non significa attenuare il nostro tradizionale impegno nei settori del disarmo, del controllo degli armamenti e della non proliferazione, componenti essenziali della nostra politica estera anche in vista della Presidenza italiana del G7 nel 2024.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01648 Onori: Sul ricorso alla contrattualizzazione interinale nelle sedi diplomatico-consolari.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

   La Farnesina è fortemente impegnata per la valorizzazione del personale a contratto. Lo dimostrano i fatti.
   Il contingente complessivo del personale a contratto presso la nostra rete diplomatico-consolare è in costante aumento. Dalle 2.720 unità del 2017 si è passati alle 3.150 del 2023. Anche il rapporto tra personale di ruolo e personale a contratto nelle Sedi estere è sensibilmente mutato a vantaggio di quest'ultimo.
   Il pacchetto di adeguamenti retributivi adottato nel 2023 è il più ampio e ambizioso mai effettuato dall'Amministrazione. Mille impiegati a contratto in quarantacinque Paesi beneficeranno di una rivalutazione del livello salariale.
   Un'ulteriore misura di sostegno finanziario adottata nel 2023 è il nuovo Assegno per situazioni di famiglia.
   Con questo nuovo strumento, gli aventi diritto percepiranno un assegno compreso tra 960 e 2.100 euro per ogni familiare a carico.
   Si tratta di un significativo potenziamento delle misure di sostegno al nucleo familiare del personale a contratto, del valore di circa 2 milioni di euro all'anno.
   Il ricorso al personale interinale risponde ad esigenze diverse e a una logica di flessibilità.
   Si tratta di personale impiegato dalle sedi in piena autonomia di bilancio, in presenza di particolari necessità e in periodi specifici e definiti.
   Ciascuna Ambasciata o Consolato procede infatti al reclutamento con fondi propri e attraverso le diverse agenzie di lavoro interinale disponibili in loco. Il dato è dunque per sua natura dinamico: aumenta o diminuisce a seconda delle esigenze delle sedi.
   Le mansioni di supporto svolte dal personale interinale sono limitate e temporanee. Ad esempio, le bonifiche degli schedari consolari o l'allineamento degli elenchi elettorali in occasione delle operazioni di voto all'estero.
   Recentemente si è fatto ricorso a personale interinale per fare fronte agli arretrati nel settore dell'anagrafe consolare accumulatisi a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.
   Le Sedi che ne hanno ravvisato la necessità hanno costituito piccole task force settoriali dedicate, cui hanno conferito uno specifico progetto per un periodo limitato di tempo.
   In ragione delle diverse modalità di finanziamento, reclutamento e inquadramento giuridico, le due categorie – personale interinale e personale a contratto – non sono dunque tra loro fungibili.