CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 5 ottobre 2023
177.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO
Pag. 149

ALLEGATO 1

DL 124/2023: Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione. C. 1416 Governo.

PARERE APPROVATO

  La XI Commissione,

   esaminato, per quanto di competenza, il disegno di legge C. 1416, di conversione del decreto-legge del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione;

   osservato che il provvedimento prevede speciali condizioni di sviluppo per le attività economiche e imprenditoriali, già operative o di nuovo insediamento, delle regioni del Meridione, a tal fine istituendo, all'articolo 9, una zona economica speciale (ZES) unica;

   preso atto delle norme recate dall'articolo 10 riguardanti l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri di una Cabina di regia ZES, con compiti di indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio e di una Struttura di missione per la ZES, nonché riguardanti la definizione di procedure connesse alla cessazione delle attività dei Commissari straordinari delle ZES;

   preso atto, in particolare, quanto alla materie di diretto interesse della XI Commissione, delle disposizioni dell'articolo 10 riguardanti la composizione della Struttura di missione, composta da unità di personale dirigenziale, non dirigenziale – quest'ultimo individuato tra il personale in servizio presso l'Agenzia per la coesione territoriale e tra il personale di altre amministrazioni pubbliche, ordini, organi, enti o istituzioni, collocato in posizione di comando o fuori ruolo – nonché da un contingente di esperti;

   osservato che l'articolo 19, a decorrere dal 2024, autorizza le regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, le città metropolitane, le province, le unioni dei comuni e i comuni appartenenti a tali regioni, nonché il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, ad assumere, con contratto di lavoro a tempo indeterminato e nell'ambito delle vigenti dotazioni organiche, personale non dirigenziale nel limite massimo complessivo di 2.200 unità, di cui settantuno unità riservate al Dipartimento per le politiche di coesione;

   considerato che l'assunzione del predetto personale è dunque finalizzata al rafforzamento della capacità amministrativa dei predetti enti territoriali e delle funzioni di coordinamento nazionale del Dipartimento per le politiche di coesione, favorendo l'acquisizione, il rafforzamento e la verifica delle competenze specifiche in materia di politiche di coesione,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 2

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.

PARERE APPROVATO

  La XI Commissione,

   esaminati, per le parti di competenza, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 (Doc. LVII, n. 1-bis), con l'annessa relazione, e i relativi allegati;

   preso atto che il nuovo quadro programmatico proposto prevede: un incremento del PIL (in termini reali e non nominali) pari allo 0,8 per cento nell'anno in corso, all'1,2 per cento nel 2024, all'1,4 per cento nel 2025 e all'1 per cento nel 2026; un tasso di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni (in rapporto al PIL) pari al 5,3 per cento per l'anno in corso, al 4,3 per cento per il 2024, al 3,6 per cento per il 2025 e al 2,9 per cento per il 2026; un tasso di indebitamento netto strutturale delle pubbliche amministrazioni pari (sempre in rapporto al PIL) al 5,9 per cento per l'anno in corso, al 4,8 per cento per il 2024, al 4,3 per cento per il 2025 e al 3,5 per cento per il 2026;

   osservato, dunque, che la Nota propone, rispetto al quadro programmatico del Documento di economia e finanza (DEF) 2023, un incremento sia del tasso di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni sia del valore strutturale del medesimo tasso, in relazione al peggioramento delle prospettive di crescita a livello globale e ad una crescita del livello dei prezzi ancora sostenuta;

   rilevato che le suddette proposte di variazione determinano una disponibilità di risorse per l'adozione di nuovi interventi per l'anno in corso e per gli anni 2024 e 2025, pari a 3,2 miliardi per l'anno 2023, 15,7 miliardi per l'anno 2024 e 4,6 miliardi per l'anno 2025;

   apprezzato che, in relazione agli ambiti di competenza della XI Commissione, riguardo all'impiego delle risorse che si rendono così disponibili, la Nota di aggiornamento in esame e l'annessa Relazione indicano che quelle suddette relative al 2023 saranno in particolare destinate, mediante decreto-legge, all'anticipo della decorrenza del conguaglio concernente il calcolo della perequazione dei trattamenti pensionistici, nonché a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni;

   condiviso poi che i margini di risorse relativi agli anni 2024 e 2025, in base a quanto prevede la Nota, saranno utilizzati, nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, anche per l'adozione di misure riduttive (relative all'anno 2024) del cuneo fiscale e contributivo sul lavoro;

   preso atto che, relativamente a tale misura, il Governo sottolinea che il sostegno ai redditi dei lavoratori può contribuire a limitare la pressione sui salari e i conseguenti effetti inflazionistici e a sospingere la crescita del PIL prevalentemente tramite l'impulso fornito ai consumi;

   rilevato che le ulteriori risorse saranno poi destinate a misure di sostegno delle famiglie e della genitorialità, per la prosecuzione dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego, con particolare riferimento al settore della sanità;

   osservato, quindi, che la Nota sottolinea come, nonostante l'elevata inflazione e il rallentamento del ciclo economico, nella prima parte del 2023 si siano registrati una diminuzione del numero di soggetti disoccupati ed un aumento degli occupati;

   rilevato, dunque, che, a livello tendenziale, la Nota evidenzia che la crescita annuale degli occupati risulterà comunque pari all'1,4 per cento e proseguirà anche nel triennio successivo;

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   preso atto che, contestualmente ad un aumento dell'offerta di lavoro, secondo quanto previsto nella Nota, nel 2023 il tasso di disoccupazione si attesta in media al 7,6 per cento, per poi diminuire progressivamente nel triennio successivo sino ad arrivare al 7,2 per cento nel 2026;

   segnalato, in particolare, che nel secondo trimestre del 2023 il tasso di occupazione ha raggiunto il 61,5 per cento a giugno, diminuendo leggermente al 61,3 per cento a luglio (+0,3 punti rispetto al primo trimestre), con un aumento dei lavoratori autonomi e dei dipendenti a tempo indeterminato e una diminuzione di quelli a termine;

   rilevato che, per quanto riguarda le tendenze dei salari, il Governo sottolinea la crescita comunque contenuta delle retribuzioni, rilevando che per il 2023 la produttività del lavoro (misurata in rapporto al PIL) diminuisce dello 0,5 per cento, per poi tornare a salire a partire dal 2024 e restare lievemente positiva lungo tutto l'arco temporale considerato (fino al 2026);

   segnalato che la Nota analizza altresì gli effetti sull'indebitamento netto della pubblica amministrazione dei principali provvedimenti adottati a partire da marzo 2023, tra i quali vengono indicati: il rafforzamento dell'esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti (cuneo fiscale) per i periodi di paga dal 1° luglio 2023 al 31 dicembre 2023; l'introduzione del supporto per la formazione e il lavoro e relativi incentivi; gli interventi sulla disciplina della sicurezza sul lavoro, tutela contro gli infortuni e sostegno alle famiglie delle vittime; l'introduzione, dal 1° gennaio 2024, dell'Assegno di inclusione e relativi incentivi, in sostituzione del Reddito di cittadinanza;

   rilevato che, in materia di personale della pubblica amministrazione, la Nota evidenzia le disposizioni introdotte nel 2023, con i decreti-legge n. 44 e n. 75, volte ad accrescere il capitale umano delle amministrazioni pubbliche impegnate nell'attuazione del PNRR, nonché volte a stabilizzare il personale a tempo determinato, ad accelerare lo svolgimento dei concorsi pubblici, a favorire l'assunzione di giovani;

   preso atto che il Governo dichiara quali collegati alla decisione di bilancio un disegno di legge recante interventi in materia di disciplina pensionistica e un disegno di legge recante misure a sostegno delle politiche per il lavoro;

   segnalati, tra gli altri provvedimenti collegati indicati dal Governo, i disegni di legge recanti interventi in favore delle politiche di contrasto della povertà, il rafforzamento del sistema della formazione superiore e della ricerca, nonché lo sviluppo della carriera dirigenziale e della valutazione della performance del personale dirigenziale e non dirigenziale delle pubbliche amministrazioni,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 3

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEI DEPUTATI SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS, SARRACINO

  La XI Commissione,

   esaminata, per gli aspetti di competenza, la Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2024-2026 (Doc. LVII, n. 1-bis);

   evidenziato come i numeri della Nota di aggiornamento del DEF 2023 (NADEF) confermano quanto il Governo ha continuato a negare a lungo: nel 2023 l'economia italiana si è fermata e le prospettive per il 2024 sono peggiori rispetto alle previsioni del Governo di sei mesi fa;

   in questo quadro difficile la NADEF si pone in continuità con una politica economica debole e del tutto inadeguata;

   l'incertezza generata da fattori internazionali (inflazione persistente, rialzo dei tassi, tensioni geopolitiche), aggravata dall'improvvisazione e dalle scelte fallimentari del primo anno di Governo (i ritardi e le incertezze nell'attuazione del PNRR, l'assenza di una strategia per aiutare le famiglie a fronteggiare il carovita, quattordici condoni fiscali in meno di dodici mesi e la rinuncia a qualunque iniziativa seria di revisione della spesa), stanno minando la credibilità del Paese e alimentando una forte instabilità come è evidente dall'andamento dello spread, in forte crescita rispetto a pochi mesi fa, e dall'aumento della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico. Una situazione che rischia di esporre, tra l'altro, il Paese al rischio di attacchi speculativi e al possibile abbassamento del rating sui titoli del debito pubblico;

   la Nota di aggiornamento in relazione al quadro macroeconomico evidenzia per il 2023 un rallentamento in corso dell'economia superiore alle attese dei mesi scorsi e illustra un ottimistico miglioramento del livello della crescita nel 2024-2025 rispetto alle previsioni tendenziali e soprattutto rispetto a quelle dei principali previsori internazionali;

   le variazioni di crescita nel 2024 e 2025 sono per lo più dovute agli interventi che il Governo intende predisporre nella prossima legge di bilancio e il maggiore contributo è affidato esclusivamente alla ripresa della domanda interna che allo stato attuale non è suffragato da dati e segnali concreti;

   in relazione al quadro programmatico di finanza pubblica si prevede un forte peggioramento di tutti i principali indicatori sia rispetto alle previsioni tendenziali a legislazione vigente, sia rispetto alle previsioni programmatiche del DEF 2023;

   sul fronte delle entrate prosegue l'azione di erosione della base imponibile, iniziata con la legge di bilancio dello scorso anno, con l'estensione dell'applicazione della Flat tax, e di allargamento del divario tra i contribuenti che adempiono regolarmente agli obblighi tributari e coloro che al contrario hanno evaso tali obblighi, prevedendo nei confronti di questi ultimi ulteriori interventi quali la reiterazione di definizioni agevolate, sconti, concordati fiscali e altri interventi della medesima natura;

   sul fronte della spesa preoccupano i preannunciati tagli alle amministrazioni centrali e, soprattutto, alla spesa sanitaria che è prevista scendere dal 6,6 per cento del Pil del 2023, al 6,2 per cento nel 2024 e nel 2025 e al 6,1 per cento nel 2026 e il crescente impatto che si determinerà sui Pag. 153redditi di lavoratori e pensionati per poter vedersi riconoscere il diritto alla salute;

   altrettanta preoccupazione destano gli annunci in merito all'intenzione di reperire 20 miliardi di euro da non meglio specificate privatizzazioni di partecipate pubbliche;

   la NADEF manca di visione e prospettive per le politiche del welfare, di sostegno alle famiglie, a partire da quelle a basso reddito, e per le politiche di sviluppo economico del Paese nei prossimi anni di fronte alle importanti sfide della transizione ambientale e digitale e della conseguente riconversione industriale delle produzioni;

   in assenza di scelte politiche incisive – una legge sul salario minimo, iniziative per favorire il rinnovo dei contratti di lavoro scaduti, interventi per contenere la dinamica degli affitti, dei carburanti e delle bollette – la pur necessaria proroga del taglio del cuneo fiscale non basterà a difendere il potere d'acquisto dei redditi;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza PNRR è fermo e, nonostante i reiterati annunci, rischia di rinviare o perdere del tutto il conseguimento delle rate spettanti al nostro Paese, a partire dalla 4a e 5a rata, mentre in conseguenza delle modifiche proposte al PNRR, sono stati sottratti agli enti locali interventi per circa 13 miliardi di euro;

   la politica industriale risulta da mesi assente e con effetti disastrosi per il Paese. Le vicende degli stabilimenti ex-Ilva, della Tim e di ITA/Alitalia, e da ultimo quello della Magneti Marelli, con la rinuncia alla salvaguardia di importanti imprese di interesse strategico nazionale determina la perdita di migliaia di posti lavoro e di qualificati centri di produzione e di ricerca;

   a fronte del rallentamento dell'economia servirebbero politiche efficaci e incisive, mentre quella che emerge dalla Nota è invece una manovra indefinita, di corto respiro, finanziata in gran parte a deficit, assolutamente non in grado di rilanciare gli investimenti e sostenere i consumi;

   per quanto attiene alle materie di più diretta competenza della Commissione XI, va rilevato che le politiche del lavoro sin qui realizzate dal Governo e le risorse indicate dalla NADEF evidenziano una visione che penalizzano la condizione di milioni di lavoratori e determinano condizioni di incertezza economica ed esistenziale, solo in parte attenuate dalla previsione, ancora una volta, transitoria della riduzione del cuneo contributivo;

   la riproposizione del taglio del cuneo contributivo anche per il 2024 rappresenta solo un parziale rimedio alla tassa occulta dell'inflazione che, nel corso dei due anni trascorsi, ha ridotto il potere d'acquisto di salari e retribuzioni che già hanno visto una riduzione di quasi 3 punti percentuali negli ultimi 30 anni, mentre in Germania crescevano del 33,7 per cento e in Francia del 31,1 per cento;

   peraltro, come indicato dalla stessa NADEF, l'andamento dell'inflazione è stato influenzato per più del 60 per cento dalla componente dei profitti. Ovvero un ulteriore spostamento di ricchezza dal fattore lavoro alle imprese, dal basso verso l'alto. Esattamente le ragioni per cui in Italia c'è un o straordinario bisogno di una misura come il salario minimo e come dimostrato anche con il recente pronunciamento della Corte di cassazione che ha evidenziato come il solo riferimento all'applicazione della contrattazione collettiva non rappresenti un elemento sufficiente a garantire una esistenza libera e dignitosa;

   ad incidere negativamente sul potere d'acquisto dei lavoratori e sul sostegno dei consumi grava il tema dei mancati rinnovi dei contratti collettivi, alcuni scaduti da molti anni, senza che dalle strategie annunciate dal Governo e dalle stesse previsioni della NADEF emerga alcuna seria di iniziativa per assicurare tale fondamentale diritto per quasi la metà dei lavoratori dipendenti del nostro Paese;

   ancora più evidente è la responsabilità del Governo, confermata dalla NADEF, per quanto riguarda il nodo del rinnovo dei contratti del pubblico impiego, così come la Pag. 154mancanza di una credibile strategia complessiva per il ripiano degli organici ed il potenziamento della capacità operativa delle pubbliche amministrazioni;

   la risposta ai problemi del lavoro e per una modernizzazione del nostro sistema produttivo non può risiedere nella riproposizione di ricette improntate alla precarizzazione dei rapporti di lavoro, così come praticato con il decreto-legge 48/2023;

   anche per quanto concerne il tema della previdenza, sembrano archiviati i proclami elettorali di superamento della legge Fornero, e le uniche risorse che si profilano saranno destinate all'anticipazione per l'anno in corso dell'adeguamento Istat delle pensioni previsto per il 2024, così riparando in parte agli effetti delle ridotte perequazioni previste della precedente legge di bilancio. Mentre, il sin qui infruttuoso confronto con le parti sociali per una flessibilizzazione del nostro sistema pensionistico, ha prodotto solo la previsione dell'emanazione di uno dei 31 disegni di legge collegati alla legge di bilancio da finalizzare per «Interventi in materia di disciplina pensionistica»,

  esprime

PARERE CONTRARIO.

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ALLEGATO 4

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEI DEPUTATI BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO, TUCCI

  La XI Commissione,

   in sede di esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023 – NADEF 2023 (Doc. LVII, n. 01-bis, Annesso e Allegati);

   premesso che:

    la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanze (NADEF) riflette una situazione economica e di finanza pubblica incerta e delicata;

    nel secondo trimestre la crescita dell'economia italiana ha subito una inversione di tendenza, risentendo dell'erosione del potere d'acquisto delle famiglie dovuto all'elevata inflazione, della permanente incertezza causata dalla guerra in Ucraina, della sostanziale stagnazione dell'economia europea e della contrazione del commercio mondiale;

    la modesta crescita dell'attività economica prefigurata delle stime per il secondo semestre, ha portato a rivedere al ribasso la previsione di crescita annuale del prodotto interno lordo (PIL) in termini reali del 2023 dall'1,0 per cento del DEF allo 0,8 per cento e la proiezione tendenziale a legislazione vigente per il 2024, dall'1,5 per cento all'1,0 per cento.;

    l'Esecutivo ha quindi restituito il Paese, in poco meno di un anno di Governo, alle fallimentari stagioni della stagnazione e della crescita con percentuali minimali;

    è drammatico che tutto questo accada dopo una crescita boom del 2021 (recentemente rivista al rialzo dall'Istat al +8,3 per cento) e una crescita sostenuta nel 2022 (+3,7 per cento), risultati frutto delle coraggiose politiche economiche espansive messe in campo dal Governo Conte II, orientate agli investimenti;

    è altrettanto drammatico constatare che questo crollo era ampiamente prevedibile, come denunciato dal M5S sin dalla precedente legge di bilancio: il taglio scellerato e indiscriminato di reti di protezione sociale, che come il Reddito di cittadinanza avevano anche un effetto sui consumi, e lo smantellamento o drastico ridimensionamento di misure di investimento come Superbonus e Transizione 4.0, senza la previsione di investimenti alternativi, non potevano che portare a questo repentino deterioramento del quadro economico;

    le previsioni di crescita del Pil 2024, ricalibrato al +1,2 (dal precedente +1,5 per cento) dalla Nadef 2023, sono nettamente superiori alle stime di crescita italiana per lo stesso 2024 presentate nei giorni scorsi sempre dalla Commissione europea e dall'Ocse, che entrambe prevedono soltanto un +0,8 per cento. Prendendo come riferimento quest'ultimo dato convergente di Commissione Ue e Ocse, nel 2024 l'Italia tornerebbe dietro la media dell'Eurozona (+1,3 per cento secondo la Commissione), dietro la Germania (+1,1 per cento secondo la Commissione Ue), dietro la Francia (+1,2 per cento secondo la Commissione Ue) e dietro la Spagna (+1,9 per cento secondo la Commissione Ue);

    in tal senso, la vera tragedia contabile è la crescita zero, perché sia il deficit sia il debito si calcolano in rapporto al Pil. E se quest'ultimo si ferma, il rapporto in futuro non può far altro che aumentare;

   considerato che:

    la povertà in Italia è ormai un fenomeno strutturale visto che tocca quasi Pag. 156un residente su dieci, il 9,4 per cento della popolazione residente vive infatti, secondo l'Istat, in una condizione di povertà assoluta. In termini assoluti si contano in Italia più di cinque milioni di persone in stato di povertà assoluta;

    la diminuzione del potere di acquisto conseguente alla crisi economica, aggravatasi con la pandemia e, da ultimo, con il conflitto in atto in Ucraina, ha acuito il problema dell'affordability, ossia delle spese per l'accesso all'abitazione che, diventando sempre più onerose, pesano gravemente sui bilanci familiari;

    una famiglia su quattro ha avuto, negli ultimi anni, difficoltà a pagare l'affitto (si tratta in prevalenza di nuclei familiari fragili composti da persone di età compresa tra i 45 e i 64 anni, con figli), percentuale che ha superato il 40 per cento nel 2021, come confermato dall'indagine straordinaria sulle famiglie italiane (Isf) condotta dalla Banca d'Italia;

    il Governo dichiara, a completamento della manovra di bilancio 2024-2026, quali collegati alla decisione di bilancio, disegni di legge per misure a sostegno delle politiche per il lavoro, nonché interventi a favore delle politiche di contrasto alla povertà: si tratta, invero, di un complesso ingente di disegni di legge collegati alla manovra – quasi raddoppiati – che di fatto priverà la legge di bilancio di molti contenuti di merito, rinviando all'attuazione di deleghe future la definizione di importanti misure, e che, per i profili di competenza, suscita preoccupazione circa il proseguimento di una riforma del mercato del lavoro e delle politiche attive suscettibile di smantellare ancora di più ogni residuo di buoni risultati ottenuti nei Governi Conte I e II;

    l'Esecutivo è infatti già intervenuto sul mercato del lavoro con il D.L. n. 48/2023, cosiddetto D.L. «Lavoro», ma ha disposto misure completamente insufficienti per attivare la ricerca di lavoro e aumentare l'occupabilità degli individui, così come tutelare contro i rischi della povertà estrema e dell'esclusione sociale;

    in materia di lavoro e politiche sociali, per contrastare la povertà, la fragilità e l'esclusione sociale e lavorativa, la sostituzione del Reddito di cittadinanza, a decorrere dal 1° gennaio 2024, con l'Assegno di inclusione non garantisce in alcun modo un effettivo sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, così come – stante anche quanto si è appreso fino ad ora in merito al Sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa – la realizzazione concreta di un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, mediante progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione;

    similmente, per sostenere le famiglie e facilitare la conciliazione fra vita privata e lavoro, si ritiene insufficiente l'istituzione di un fondo per il 2023 volto a supportare attività finalizzate al potenziamento dei centri estivi, dei servizi socioeducativi territoriali e dei centri con funzione educativa e ricreativa che svolgono attività a favore dei minori. Molte altre e diverse sono infatti le misure urgenti che servirebbe adottare su questo fronte: l'estensione in termini di durata nonché copertura del congedo di paternità obbligatorio, in modo da ridurre il disincentivo economico all'utilizzo dei congedi parentali per i padri; l'incremento del trattamento economico dei congedi parentali e dell'indennità di maternità; la parificazione degli istituti di modo che siano fruibili da entrambi i genitori indipendentemente dall'attività lavorativa svolta, con particolare riferimento ai genitori con figli minori di 12 anni e alla figura del «secondo genitore equivalente»; il completamento di un sistema di tutele in favore dei lavoratori autonomi, avviato con l'introduzione dell'indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa, attraverso l'estensione delle misure già previste per i lavoratori dipendenti; la definizione di modalità di sperimentazione di riduzione dell'orario di lavoro a parità di retribuzione;

    ancora, in materia di salute e sicurezza sul lavoro, se si valuta positivamente l'incremento del Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro – già chiesto da tempo dal M5S – si Pag. 157deve anche sottolineare che in Italia il costo globale degli infortuni e malattie professionali è di circa 45 miliardi di euro ossia circa il 3,5 per cento del PIL e le misure messe in campo dal Governo non rispondono affatto all'emergenza in corso, come testimoniata dagli episodi anche della più recente cronaca, episodi che «Feriscono le persone nel valore massimo dell'esistenza, il diritto alla vita. Feriscono le loro famiglie. Feriscono la società nella sua interezza. Lavorare non è morire», come ha affermato il Presidente della Repubblica in un recente messaggio inviato alla Ministra del Lavoro Calderone;

    come M5S infatti si ritiene necessario e urgente adottare iniziative normative volte ad ampliare la tutela antinfortunistica anche allo svolgimento delle attività formative di qualsiasi tipologia che vengono svolte a qualsiasi titolo dalle imprese e nelle quali sono coinvolti gli studenti di ogni ordine e grado, compresi quelli impegnati in percorsi di istruzione e formazione professionale, tirocinanti, stagisti e docenti; implementare l'organico tecnico di tutti gli enti preposti alla prevenzione degli infortuni sul lavoro e ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e di lavoro regolare, nonché a rafforzare i controlli ispettivi in materia di salute e sicurezza nell'ambito delle attività di formazione-lavoro; istituire una Procura nazionale del lavoro ovverosia una modalità organizzativa e di coordinamento delle indagini nei procedimenti per reati in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro maggiormente efficiente che, anche attraverso la distribuzione dei magistrati in pool specialistici, assicurando sinergie tra i diversi attori coinvolti, uniformità dell'intervento, specializzazione ed innovazione delle modalità di indagine; introdurre, nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado del sistema educativo di istruzione e formazione, dell'insegnamento della cultura della sicurezza, finalizzato a rendere consapevoli gli studenti delle diverse fasce di età dei potenziali rischi conseguenti a comportamenti errati nei luoghi di lavoro e nella vita domestica e scolastica, nonché a fornire loro la conoscenza e l'addestramento adeguati a riconoscere situazioni di pericolo; istituire la c.d. «patente a punti» per la qualificazione delle imprese ovvero prevedere un meccanismo in base al quale, chiunque intenda avviare un'attività economica, debba soddisfare preventivamente una serie di requisiti minimi in materia di salute e sicurezza sul lavoro per accedere e restare nel mercato di riferimento;

    quanto dichiarato dal Governo nella NADEF 2023 con riguardo al sostegno della domanda privata e al contrasto del calo del potere di acquisto delle retribuzioni causato dall'inflazione, attraverso interventi mirati, appare quindi del tutto insufficiente rispetto alle sfide che il Paese e i lavoratori si trovano ad affrontare;

    gran parte delle risorse aggiuntive del 2024 saranno utilizzate per la riduzione del cuneo fiscale, per quanto sia misura importante, non è infatti accompagnata da alcuna previsione volta a ridurre la pressione fiscale, aumentare il reddito disponibile e sostenere i consumi;

    dalla NADEF si evince come, nonostante l'elevata inflazione e il rallentamento del ciclo economico, il mercato del lavoro è risultato particolarmente resiliente. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto un livello storicamente basso, pari al 7,6 per cento a luglio. Se ciò è vero, però, crescono soprattutto i contratti a termine e, come pure osservato sulla base dei più recenti dati INPS, rispetto ai primi sei mesi del 2022, c'è stata una diminuzione del totale dei contratti attivati. In tal senso, quindi, si certifica il boom occupazionale, ma trattasi di lavoro pressoché povero;

    pertanto, la misura che più di tutte appare davvero necessaria e urgente è quella che, ferma restando l'applicazione generalizzata del contratto collettivo nazionale di lavoro, a garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, introduca una soglia minima salariale inderogabile, pari a 9 euro all'ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali è più debole, e preveda che la soglia si applichi soltanto Pag. 158alle clausole relative ai cosiddetti «minimi», lasciando al contratto collettivo la regolazione delle altre voci retributive;

   valutato che:

    in considerazione dell'elevata incertezza del quadro economico e della necessità di continuare a contrastare i fenomeni inflazionistici, per quanto concerne la manovra 2024-2026, il Governo ha deciso di richiedere, con la Relazione che accompagna la Nota di aggiornamento del DEF 2023 (ex articolo 6, della legge n. 243 del 2012), l'autorizzazione del Parlamento a fissare un nuovo sentiero programmatico per l'indebitamento netto della PA;

    a riguardo, come M5S, avevamo denunciato già dalla scorsa legge di bilancio i draconiani obiettivi di abbattimento del deficit che il Governo Meloni si era dato all'insegna della più totale austerità. Oggi, quindi, questo aumento del deficit – che poteva essere programmato anche prima – non sorprende e non spaventa se non per una ragione: il punto non è fare più deficit, quanto per quale motivo lo si fa;

    il Governo infatti non prospetta un maggior deficit a fronte di credibili interventi a favore degli investimenti che, a cascata, possano sostenere la crescita e, pertanto, forte è il rischio che si tratti di uno spreco di risorse. Da questo punto di vista, usare l'argomento «deficit» per sostenere (anche in parte) solo la pur importante conferma del taglio del cuneo fiscale, con un effetto però sulle buste paga che è stato e sarà divorato dal caro carburanti, caro mutui e caro carrello della spesa con un'inflazione ancora vicina alla doppia cifra, non è certo la migliore delle opzioni;

   ritenuto che:

    nel complesso, ad un anno dalla data di entrata in carica dell'attuale Governo, il quadro economico presenta già segnali significativi di deterioramento. La riduzione degli obiettivi programmatici riferiti al debito pubblico, nonostante i benefici derivanti dalla revisione al rialzo del Pil comunicata dall'Istat il 22 settembre scorso, pare raggiungibile soltanto con obiettivi di crescita che, seppur rivisti anche essi al ribasso, appaiono per molti versi sovrastimati in uno scenario internazionale instabile fragile che presenta incognite rilevanti per cui le prospettive potrebbero cambiare in un arco temporale breve. I rischi legati all'inflazione, soprattutto per la dinamica dei prezzi energetici, le criticità connesse all'attuazione del PNRR e all'utilizzo integrale, tempestivo ed efficiente dei fondi, i fattori geopolitici e gli effetti del prolungamento della guerra in Ucraina, sono tutti elementi che richiederebbero una visione strategica diversa da quella che è stata finora messa in campo dal Governo e che sta mostrando progressivamente tutti i suoi limiti;

    della insufficienza di queste politiche appare specchio la NADEF 2023 in esame. Non tanto e non soltanto per la dinamica del debito delle amministrazioni pubbliche e per la conseguente spesa per interessi, quanto per la inefficacia dimostrata dalle misure sin qui adottate volte a ridurre il costo della vita e per l'assenza, nella programmazione, di politiche sociali più consistenti ed efficienti di quelle messe in campo negli ultimi mesi. L'aumento programmato del deflatore dei consumi fa sì che ciò che viene presentato come mantenimento o persino aumento lieve della spesa corrisponda in termini reali ad una riduzione effettiva, che diventa poi conclamata, in rapporto al Pil per settori cruciali come la sanità, in cui si assiste parallelamente ad una crescita della spesa privata;

    il netto deterioramento del quadro di finanza pubblica, pure al netto di sostegni governativi che sono apparsi incerti e deboli in questo anno di attività dell'esecutivo in settori cruciali, determina sul piano sociale maggiore vulnerabilità e sul piano economico minor crescita, poiché i consumi, l'industria, settori importanti come le costruzioni e gli stessi servizi registrano battute d'arresto che una eventuale nuova impennata dei prezzi energetici, nonostante il rallentamento dell'inflazione a livello globale, potrebbe ulteriormente aggravare;

    la promessa di ricavare denaro da dismissioni, privatizzazioni e tagli ad alcuniPag. 159 Ministeri non sembra in grado di poter mantenere le promesse elettoralistiche della maggioranza in una situazione in cui l'aumento della spesa che con la NADEF il Governo prospetta di chiedere al Parlamento – attraverso spazi finanziari aperti da una ottimistica valutazione del Pil nei prossimi anni – serve a tenere in piedi un equilibrio già attualmente precario, al punto che il Governo, dopo aver già abrogato il Reddito di cittadinanza senza prevedere uno strumento minimamente suscettibile di sostituirlo, oggi programmaticamente rinuncia all'aumento importante di spese essenziali, come quelle per la sanità pubblica, che pure sarebbe indispensabile per dedicare gli spazi di deficit ad interventi già sostanzialmente prenotati ma che sembrano a loro volta difficilmente raggiungibili,

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PARERE CONTRARIO.

Pag. 160

ALLEGATO 5

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023. Doc. LVII, n. 1-bis, Annesso e Allegati.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEL
DEPUTATO FRANCESCO MARI

  La XI Commissione,

   esaminata, per gli aspetti di competenza, la Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2024-2026 (Doc. LVII, n. 1-bis);

   evidenziato come gli stessi numeri della Nota di aggiornamento del DEF 2023 (NADEF) smentiscono quanto il Governo affermava sino a poche settimane e restituiscono purtroppo il quadro reale: nel 2023 l'economia italiana si è fermata e le prospettive per il 2024 sono peggiori rispetto alle previsioni del Governo di sei mesi fa;

   la modesta crescita dell'attività economica prefigurata delle stime per il secondo semestre, ha portato a rivedere al ribasso la previsione di crescita annuale del prodotto interno lordo (PIL) in termini reali del 2023 dall'1,0 per cento del DEF allo 0,8 per cento e la proiezione tendenziale a legislazione vigente per il 2024, dall'1,5 per cento all'1,0 per cento;

   in questo quadro difficile la NADEF non si pone in discontinuità con una politica economica debole e del tutto inadeguata;

   la minore crescita del PIL impatta sui conti pubblici in misura importante: diminuiscono le entrate, aumenta l'indebitamento netto sul Pil sul corrente anno e, quindi, accresce la differenza tra indebitamento netto tendenziale e programmatico. In altri termini, solo per conseguire l'indebitamento netto programmato in aprile pari al 3,5 per cento del Pil per il 2024, la manovra deve crescere di almeno 7-8 miliardi di euro. In sostanza: o aumentano le entrate per un pari importo, oppure si tagliano i servizi sempre per lo stesso importo;

   è significativo che viene prevista la diminuzione della spesa sanitaria per cui è previsto il 6,6 per cento del Pil del 2023, il 6,2 per cento nel 2024 e nel 2025 e il 6,1 per cento nel 2026;

   la NADEF manca di visione e prospettive per le politiche del welfare, di sostegno alle famiglie, a partire da quelle a basso reddito, e per le politiche di sviluppo economico del Paese nei prossimi anni di fronte alle importanti sfide della transizione ambientale e digitale e della conseguente riconversione industriale delle produzioni;

   non è più eludibile affrontare la centralità della distribuzione della ricchezza nazionale netta, con l'introduzione di una patrimoniale, che vede il 20 per cento più ricco degli italiani detenere quasi il 70 per cento della ricchezza nazionale, il successivo 20 per cento (quarto quintile) essere titolare del 16,9 per cento della ricchezza, lasciando al 60 per cento più povero dei nostri concittadini appena il 13,3 per cento della ricchezza nazionale;

   ciò a fronte di una povertà in Italia la quale è ormai un fenomeno strutturale visto che tocca quasi un residente su dieci, il 9,4 per cento della popolazione residente vive infatti, secondo l'Istat, in una condizione di povertà assoluta, in termini assoluti si contano in Italia più di cinque milioni di persone in stato di povertà assoluta;

   la politica industriale risulta da mesi assente e con effetti disastrosi per il Paese. Le vicende degli stabilimenti ex-Ilva, della Pag. 161Tim e di ITA/Alitalia, e da ultimo quello della Magneti Marelli, con la rinuncia alla salvaguardia di importanti imprese di interesse strategico nazionale determina la perdita di migliaia di posti lavoro e di qualificati centri di produzione e di ricerca;

   per quanto attiene alle materie di più diretta competenza della Commissione XI, va rilevato che:

    la riproposizione del taglio del cuneo contributivo anche per il 2024 rappresenta solo un parziale rimedio alla tassa occulta dell'inflazione che, nel corso dei due anni trascorsi, ha ridotto il potere d'acquisto di salari e retribuzioni che già hanno visto una riduzione di quasi 3 punti percentuali negli ultimi 30 anni, mentre in Germania crescevano del 33,7 per cento e in Francia del 31,1 per cento;

    peraltro, come indicato dalla stessa NADEF, l'andamento dell'inflazione è stato influenzato per più del 60 per cento dalla componente dei profitti ovvero un ulteriore spostamento di ricchezza dal fattore lavoro alle imprese, dal basso verso l'alto. Un dato che conferma la necessità di un intervento fiscale sistematico sugli extraprofitti e di una misura come il salario minimo e di una stringente iniziativa diretta ad affrontare il tema dei mancati rinnovi dei contratti collettivi, alcuni scaduti da molti anni;

    ancora più evidente è la responsabilità del Governo, confermata dalla NADEF, per quanto riguarda il nodo del rinnovo dei contratti del pubblico impiego, così come la mancanza di una credibile strategia complessiva per il ripiano degli organici diminuiti di 600 mila unità, con una spesa a regime di 11 miliardi è possibile integrare la macchina pubblica, questione ormai non più rinviabile, senza questo aggiuntivo personale pubblico, le risorse del PNRR non potranno mai essere impiegate proficuamente;

    ancora, in materia di salute e sicurezza sul lavoro, appaiono ancora timide le misure previste dal Governo, le quali non rispondono al fermo e accorato appello anche del Presidente della Repubblica;

    prosegue inoltre da parte del Governo una visione che affida i rapporti di lavoro alla loro precarizzazione;

    anche per quanto concerne il tema della previdenza, archiviati i proclami elettorali di superamento della legge Fornero, le uniche risorse che si profilano saranno destinate all'anticipazione per l'anno in corso dell'adeguamento Istat delle pensioni previsto per il 2024, mentre, il sin qui infruttuoso confronto con le parti sociali per una flessibilizzazione del nostro sistema pensionistico, ha prodotto solo la previsione dell'emanazione di uno dei 31 disegni di legge collegati alla legge di bilancio da finalizzare per «Interventi in materia di disciplina pensionistica»,

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PARERE CONTRARIO.

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ALLEGATO 6

5-01419 Soumahoro: Sullo stato di avanzamento dei progetti di superamento degli insediamenti abusivi dei lavoratori in agricoltura previsti dal PNRR.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In relazione alla richiesta posta dall'onorevole interrogante circa lo stato di avanzamento dei progetti di superamento degli insediamenti abusivi per contrastare lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura, rappresento quanto segue, alla luce, in particolare, di informazioni acquisite dalla regione Puglia.
  Come noto, in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) con decreto ministeriale n. 55 del 29 marzo 2022 sono state ripartite le risorse a valere sulla misura «Missione 5 – M5C2 – Ambito di intervento 2 Rigenerazione urbana e housing sociale, Investimento 2.2.a Piani Urbani Integrati – Superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura».
  Ai fini dell'assegnazione delle suddette risorse finanziarie, le Amministrazioni comunali interessate dal riparto dei fondi sono state invitate, dal Ministero del lavoro, a presentare il Piano d'azione locale riepilogativo degli interventi da realizzare per il superamento degli insediamenti informali dei lavoratori migranti individuati nel territorio di riferimento.
  La regione ha comunicato di aver costituito e finanziato un gruppo di esperti, composto da docenti delle Università degli studi di Bari, del Politecnico di Bari e dell'università di Foggia, al fine di supportare i Comuni pugliesi nella fase di definizione progettuale degli interventi previsti dal PNRR.
  Per quanto concerne, inoltre, la situazione degli immigrati dimoranti presso l'ex C.A.R.A. di Borgo Mezzanone, il 21 agosto scorso la regione Puglia, con il coordinamento della prefettura di Foggia e delle forze di polizia, ha trasferito n. 428 stranieri che occupavano alcuni immobili abusivi sottoposti a sequestro giudiziario nei 114 moduli abitativi appositamente installati.
  Allo stesso tempo, in attuazione del protocollo di intesa per la riconversione del C.A.R.A. in foresteria regionale, sono state avviate le necessarie interlocuzioni con l'Autorità di Gestione del PON Legalità per la definizione di un progetto che prevede la realizzazione di ulteriori 924 posti letto che consentiranno di trasferire gli immigrati che oggi vivono nelle baracche fatiscenti situate presso la zona dell'ex pista.
  Per quanto riguarda le attività finora realizzate, la regione Puglia ha dichiarato di aver predisposto, presso l'insediamento formale dei lavoratori migranti situato a San Severo, in Località «Torretta Antonacci», un sistema di «protezione sociale», multilivello e multidisciplinare, atto a rispondere alle esigenze primarie dei braccianti migranti ivi presenti.
  È stata realizzata, infatti, una foresteria che ospita al momento circa 400 lavoratori immigrati. La stessa risulta essere munita di moduli per l'alloggio, per i servizi igienico-sanitari e di acqua potabile. All'interno della già menzionata foresteria, inoltre, staziona quotidianamente un'unità mobile della ASL di Foggia (con a bordo un medico, un mediatore linguistico-culturale ed un esperto legale) che eroga servizi di prevenzione e tutela della salute, assistenza legale, supporto sociale ed orientamento al territorio. Sono garantiti anche corsi di formazione linguistica gratuiti per il mezzo di unità mobili riconducibili alle associazioni del terzo settore. È presente, altresì, un servizio di custodia, sia un'unità di guardia particolare giurata che opera attività di vigilanza per tutta la durata giornaliera.Pag. 163
  Evidenzio, poi, che il sistema di «protezione sociale» attivato presso «Torretta Antonacci» è presente anche nell'ex Pista di Borgo Mezzanone, dove operano unità mobili appartenenti ad organizzazioni non governative che garantiscono servizi di prevenzione e tutela della salute, mediazione linguista e culturale, supporto sociale ed orientamento al territorio.
  Da ultimo, faccio presente che la Cabina di Regia per il PNRR, in data 27 luglio 2023, ha previsto che la misura M5C2 – Investimento 2.2 del PNRR rientra tra quelli oggetto di riprogrammazione.
  In particolare, nel predetto documento viene proposto il trasferimento della titolarità della misura ad altra Amministrazione, individuandone la necessità nella circostanza che l'intervento è caratterizzato da misure di carattere prevalentemente infrastrutturale e che rilevano profili attinenti a funzioni di sicurezza e ordine pubblico.
  Sul punto, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in raccordo con la Struttura di Missione del PNRR (istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri), sta monitorando l'istruttoria in corso, volta ad apportare le modifiche al PNRR, fermo restando in capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il coordinamento e il monitoraggio delle politiche nell'ambito del «Tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricolture».
  Per completezza, si segnala che il prossimo 10 ottobre si terrà a Palazzo Chigi una riunione della Cabina di regia per il PNRR dedicata all'esame dello stato di attuazione degli interventi per il superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura.

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ALLEGATO 7

5-01420 Schifone: Iniziative a tutela dei lavoratori e dei livelli occupazionali dell'Agenzia di stampa Dire.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio gli onorevoli interroganti che mi permettono di fornire chiarimenti in merito alla situazione di crisi che sta attraversando l'Agenzia di stampa DIRE.
  Preliminarmente, rilevo che sulla questione sono state acquisite informazioni da parte delle competenti strutture tecniche del Ministero, nonché del Dipartimento per l'informazione e l'Editoria.
  Nel merito, l'agenzia DIRE versa da oltre un anno in una condizione economica di grave difficoltà.
  Come riferito dal Dipartimento per l'informazione e l'Editoria, circa dieci mesi fa l'Azienda, nel presentare il Piano industriale alle Organizzazioni sindacali, ha prospettato un esubero di 30 giornalisti nonché l'avvio della procedura di Cassa integrazione a rotazione per l'intero corpo redazionale.
  Dalle informazioni acquisite dalla Direzione Generale competente del Ministero del lavoro e delle politiche sociali tramite ti sistema CIGS ON LINE, emerge che l'Agenzia Dire appartiene al gruppo editoriale COM.E – COMUNICAZIONE & EDITORIA (IN SIGLA COM'È - S.R.L.).
  Per la società COM.E – COMUNICAZIONE & EDITORIA, dal citato applicativo informatico CIGS ON LINE, risultano, da ultimo, due provvedimenti autorizzativi di cassa integrazione guadagni straordinaria.
  Nello specifico, in data 24 marzo scorso è stata autorizzata, per il periodo dal 13 marzo 2023 al 12 settembre 2023, la corresponsione del trattamento di integrazione salariale a seguito di stipula di contratto di solidarietà difensivo nei confronti di un numero massimo di 34 lavoratori-grafici.
  Inoltre, il 31 marzo è stata autorizzata, per il periodo dal 20 marzo 2023 al 19 settembre 2023, la corresponsione del trattamento di integrazione salariale a seguito di stipula di contratto di solidarietà difensivo in favore di un massimo di n. 58 giornalisti-dipendenti.
  In relazione all'avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte dell'Agenzia di stampa DIRE, rappresento che al momento è in corso la prevista fase sindacale, che vede coinvolti l'Agenzia e le rappresentanze sindacali.
  Ove tale fase dovesse concludersi con esito negativo, prenderà avvio presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali la successiva fase cd. amministrativa.
  In ogni caso, mi preme sottolineare che, come riferito anche dal Dipartimento, la riforma delle Agenzie di stampa introdotta dal Governo con l'articolo 17 del decreto-legge n. 198 del 2022, e con i successivi provvedimenti attuativi – attesa da anni dal comparto dell'informazione primaria – risponde proprio alle esigenze di tutela occupazionale del settore e garantisce stabilità e certezza delle risorse.
  È prevista, infatti, l'assegnazione alle «Agenzie di rilevanza nazionale» di importanti risorse sulla base del numero dei giornalisti assunti a tempo indeterminato.
  Per completezza, segnalo che lo stesso Dipartimento per l'informazione e l'Editoria ha precisato che l'Agenzia DIRE, così come le altre Agenzie, potrà partecipare, per i servizi informativi di natura più specialistica, ad apposite gare ad evidenza pubblica e che la situazione di incertezza del bilancio dell'Agenzia è dovuta anche all'assenza di un consistente mercato con soggetti privati.
  Concludo assicurando la massima l'attenzione del Governo e del Ministero che rappresento, per quanto di competenza, al fine di individuare ogni possibile soluzione non traumatica a tutela dei lavoratori coinvolti.

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ALLEGATO 8

5-01421 Fossi: Iniziative volte a restituire credibilità
alla gestione di Anpal Servizi Spa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Passo ad illustrare l'atto di sindacato ispettivo concernente la gestione di Anpal Servizi spa.
  Nel rispondere all'interrogazione è doveroso chiarire che i fatti esposti in premessa relativi alle iniziative giudiziarie illustrate non coinvolgono in alcun modo il Ministero del lavoro o gli enti da esso controllati.
  Ciò premesso, preciso che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali è venuta a conoscenza delle notizie riguardanti il dottor Temussi esclusivamente da articoli di stampa e di aver poi appreso la posizione dell'interessato attraverso un comunicato stampa del 29 settembre in cui egli si dichiara «totalmente estraneo alla vicenda e ai capi d'imputazione da cui scaturiscono gli arresti dei Ros» e comunica di aver ricevuto «un avviso di garanzia per abuso d'ufficio» e dato ai suoi legali la «disponibilità a valutare di essere ascoltato» per chiarire la sua posizione.
  Anpal Servizi opera nel campo delle politiche attive del lavoro ed è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale realizzando azioni e programmi in collaborazione con Regioni ed enti locali per migliorare le capacità di creare opportunità di occupazione, soprattutto con riferimento alle categorie deboli del mercato del lavoro.
  In questo senso, nell'ottica dell'importante e radicale riforma delle politiche attive del lavoro che il Governo ha intrapreso, e in considerazione del ruolo che Anpal servizi assumerà con la riorganizzazione in atto della struttura ministeriale e il riassorbimento di Anpal, si è proceduto alla nomina di un nuovo Cda in data 9 marzo 2023.
  E bene sottolineare che all'atto dell'assunzione dell'incarico il presidente e gli amministratori di Anpal servizi non versavano in alcuna delle condizioni di inconferibilità o incompatibilità rispetto all'incarico, ed i loro profili risultavano essere rispondenti alle qualificazioni richieste nonché alle disposizioni di legge e dunque idonei a svolgere i rispettivi mandati.
  Tali condizioni, allo stato attuale, non risultano essere state modificate.
  Il Ministero del lavoro attua, attraverso le sue strutture, un controllo attento e costante affinché le attività di Anpal servizi vengano svolte sempre in osservanza della legge e nel rispetto dei principi di imparzialità, onestà, correttezza e buona fede, in pieno ossequio di quanto disposto dal codice etico della stessa società.
  Pertanto, le vicende esposte saranno seguite nel più rigoroso rispetto del lavoro della Magistratura e si interverrà, se le condizioni lo richiederanno e nei limiti delle proprie attribuzioni, affinché sia sempre assicurato il rispetto della legge e dei valori e principi contenuti nel codice etico adottato da Anpal Servizi, fermo restando il principio di garantismo che contraddistingue il nostro sistema giudiziario.

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ALLEGATO 9

5-01422 Carotenuto: Sulla stabilizzazione dei lavoratori precari addetti ai servizi di manovalanza e facchinaggio presso le basi e i reparti dell'Amministrazione della difesa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Passo ad illustrare l'atto di sindacato ispettivo inerente i lavoratori impiegati nella cooperative presso il Ministero della difesa.
  Al riguardo, è stato interpellato il Ministero della difesa che ha riferito che per lo svolgimento dei servizi di manovalanza e facchinaggio occasionali ed urgenti per le esigenze centrali e periferiche del Ministero della difesa, l'Amministrazione procede all'esperimento di apposite gare ad evidenza pubblica finalizzate alla selezione di operatori economici esterni.
  Il predetto servizio è finalizzato allo svolgimento di operazioni a carattere non abituale, ma scaturenti da imprevedibili e temporanee esigenze, comprese le attività di movimentazione, che la ditta aggiudicatrice si impegna a fornire con l'utilizzo di proprie attrezzature tecniche.
  A seguito di aggiudicazione, dunque, il rapporto contrattuale si instaura tra l'Amministrazione e la ditta risultata vincitrice, così come puntualmente declinato nelle clausole contrattuali e nessun rapporto di lavoro viene a stabilirsi tra la Difesa e gli operai addetti al servizio, in quanto questi ultimi sono alle esclusive dipendenze dell'impresa appaltatrice.
  Tuttavia, al fine di garantire la stabilità occupazionale nel rispetto dei principi dell'Unione europea, nel disciplinare di gara viene inserita una apposita clausola sociale in virtù della quale l'aggiudicatario del contratto di appalto è tenuto ad assorbire prioritariamente nel proprio organico il personale già operante alle dipendenze dell'aggiudicatario uscente, garantendo l'applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) di settore.
  In tale ottica, tenuto conto che i predetti lavoratori, secondo quanto precisato dal Ministero della difesa, non sono dei dipendenti «precari» della difesa, bensì dipendenti di ditte private che operano presso enti e basi militari sulla scorta di meri vincoli di appalto, occorre segnalare l'impossibilità di prevedere per tali lavoratori dei percorsi di assunzione a tempo indeterminato che, come noto, si svolgono attraverso procedure di selezione pubblica, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione.
  Concludo assicurando che il Ministero continuerà a monitorare con attenzione l'evolversi della vicenda segnalata.

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ALLEGATO 10

5-01423 Mari: Iniziative volte a garantire che nella piattaforma per richiedere il supporto per la formazione e il lavoro siano presenti corsi di formazione immediatamente e realmente fruibili dall'utenza.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In via preliminare, rappresento che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con il decreto interministeriale dell'8 agosto 2023, ha dato attuazione alle previsioni contenute nel decreto-legge n. 48 del 2023 sul Sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa (SIISL), il cui obiettivo è agevolare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, segnalare i corsi di formazione e riqualificazione, nonché assicurare l'interoperabilità tra i diversi sistemi e piattaforme coinvolti (Sistema informativo unitario delle politiche attive del lavoro, MyAnpal, Sistemi regionali, Piattaforma per la gestione dei Patti per l'inclusione sociale) per l'attuazione delle nuove disposizioni in materia di Supporto per la formazione ed il lavoro (SFL) e Assegno di inclusione (Adi) nell'ambito di un confronto continuo e costruttivo con gli operatori pubblici e privati che a livello territoriale erogano politiche attive del lavoro. La piattaforma è pienamente operativa dallo scorso primo settembre e, in questi giorni, le domande pervenute per la misura di Supporto per la formazione e lavoro sono oltre 85 mila.
  Come già chiarito in altro atto di sindacato ispettivo, per quanto riguarda l'accesso dei Centri per l'impiego alla Piattaforma SIISL, rappresento che l'obiettivo della stessa (di garantire l'interconnessione delle piattaforme già esistenti) non comporta ripercussioni sugli applicativi gestionali già in uso da parte dei centri per l'impiego che, quindi, continuano ad utilizzare i loro sistemi, ossia la piattaforma SIU (Sistema informativo unitario delle politiche del lavoro) che in ogni caso è direttamente collegata al SIISL, garantendo pertanto la conoscenza e la condivisione dei dati. I centri per l'impiego, dunque, vedono i dati di ritorno sui loro sistemi, con il vantaggio di non dover cambiare in alcun modo operatività e azioni di routine, senza – peraltro – maggiori oneri per lo svolgimento di tali attività.
  In particolare, l'articolo 5 del sopracitato decreto interministeriale dell'8 agosto 2023 prevede che – tramite funzionalità operative – il Sistema informativo unitario mette a disposizione dei servizi per il lavoro le informazioni trasmettesse dalla piattaforma SIISL come, ad esempio, le liste dei beneficiari di SFL e di ADI, nonché le offerte di formazione e richieste di lavoro pervenute alla Piattaforma SIISL o da enti accreditati e imprese.
  Per quanto riguarda, invece, l'offerta formativa rappresento che la stessa è oggetto di continuo aggiornamento sul portale, tenuto conto dei corsi effettivamente presenti a livello territoriale.
  Concludo rappresentando che, diversamente da quanto sostenuto dall'onorevole interrogante, sia la formazione che le politiche attive del lavoro, comunque denominate, danno diritto all'indennità di partecipazione di 350 euro. Infatti, tutte le attività di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro attribuiscono all'interessato, quale indennità di partecipazione alle misure di attivazione lavorativa, un importo mensile di 350 euro che viene erogato direttamente dall'INPS.