CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 luglio 2023
150.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO
Pag. 283

ALLEGATO 1

5-01179 Ciancitto: Iniziative per semplificare l'accesso ai finanziamenti del 5 per mille ai soggetti impegnati in attività socialmente rilevanti.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Grazie Presidente. Passo ora ad illustrare l'atto di sindacato ispettivo che ha ad oggetto le iniziative di competenza che si intendono assumere in merito all'esigenza di semplificare l'iter procedurale di accesso ai finanziamenti del 5 per mille per le realtà impegnate in attività socialmente rilevanti.
  In via preliminare, ricordo che l'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 111 del 2017 stabilisce che il contributo del 5 per mille è destinato agli Enti del Terzo Settore iscritti nel predetto Registro a decorrere dall'anno successivo a quello di operatività del Registro Unico Nazionale del Terzo settore (RUNTS).
  Con l'avvio dell'operatività del RUNTS, avvenuta il 23 novembre 2021, il presupposto per l'accesso al 5 per mille è dato dall'iscrizione a tale Registro, salvo quanto previsto per le Organizzazione non lucrative di utilità sociale (ONLUS), le Organizzazioni di Volontariato (ODV) e le Associazioni di Promozione Sociale (APS) coinvolte nella trasmigrazione già iscritte nell'elenco permanente.
  In data 6 aprile 2023, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato il decreto direttoriale n. 35 (di approvazione degli elenchi dei soggetti ammessi ed esclusi al 5 per mille per l'anno 2022).
  A tal proposito, ricordo che l'articolo 1, comma 4, del suddetto decreto stabilisce che l'elenco di cui al comma 3 (vale a dire l'elenco dei soggetti esclusi) è comprensivo di tutti gli enti già accreditati negli esercizi finanziari precedenti presenti nell'elenco di cui all'articolo 8, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 luglio 2020, risultati non iscritti al RUNTS alla data del 31 dicembre 2022.
  Rilevato quindi che l'iscrizione al RUNTS ha efficacia costitutiva in relazione all'acquisizione della qualifica di Ente del Terzo settore (ETS) per l'accesso al riparto del contributo del cinque per mille 2022, risultava necessario, pertanto, ottenere l'iscrizione al RUNTS entro il 31 dicembre 2022 e, per coloro che non erano già iscritti nell'elenco permanente, presentare istanza di accreditamento al 5 per mille entro il 10 aprile 2022 termine ordinario (11 aprile per l'anno solare 2022 in quanto il 10 aprile coincideva con un giorno festivo) o, successivamente, entro il 30 settembre versando un importo pari a 250 euro tramite modello F24.
  Solo gli enti iscritti nel RUNTS ed inclusi nell'elenco permanente cui all'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 luglio 2020 sono stati considerati accreditati al beneficio per l'anno 2022 senza necessità di alcun ulteriore adempimento.
  È mia intenzione evidenziare come il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha accompagnato il passaggio al nuovo regime con un'informazione costante e puntuale, che potesse mettere tutti gli enti nella migliore condizione per compiere i relativi adempimenti (a tal proposito si richiama l'avviso del 31 marzo 2022 pubblicato sul sito istituzionale e la tabella esemplificativa allegata che descrive in maniera chiara e trasparente la procedura di presentazione dell'istanza e del relativo accreditamento al 5 per mille).
  Nell'elenco degli esclusi dal beneficio sono ricompresi anche enti che hanno deliberatamente scelto di non iscriversi al RUNTS, prendendosi del tempo in più per una valutazione più approfondita (anche a costo di rinunciare – nel frattempo – al 5 per mille).
  È proprio il caso del Serafico di Assisi, in relazione al quale, il 23 giugno 2023, il Pag. 284Direttore della Comunicazione e Raccolta Fondi Stefano Malfatti, ha rilasciato una dichiarazione alla rivista «Vita» dove ha dichiarato che: «La scelta di diventare Ets e dell'iscrizione al Runts è un passaggio che presuppone riflessioni e approfondimenti. Il Serafico si è preso del tempo aggiuntivo per questa riflessione rispetto ai tempi che la legge ha dato. Peraltro, per noi come per altre realtà ecclesiastiche si tratta di un cambiamento che presuppone une riflessione in più, basta guardare la mole di letteratura sul tema per capire la complessità della questione. Si vuole fare una riflessione rigorosa, per una scelta coerente e consapevole».
  Infine, per ciò che attiene al profilo delle semplificazioni procedurali, la Direzione Generale del Terzo Settore e della Responsabilità Sociale delle Imprese ha rappresentato che sono in corso interlocuzioni tra il servizio informativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e i gestori del sistema.
  Al riguardo, si rappresenta fin d'ora che si cercherà, compatibilmente con le dotazioni tecnologiche a disposizione, di sostituire l'autenticazione telematica con la firma digitale, consapevoli che è uno strumento digitale utilizzato da milioni di cittadini nei rapporti con la pubblica amministrazione in grado di ridurre in modo considerevoli i tempi di trasmissione delle istanze presentate dai privati.

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ALLEGATO 2

5-01180 Girelli: Mancata adozione del DPCM istitutivo del Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio gli Onorevoli interroganti per l'atto di sindacato ispettivo in discussione il quale mi offre la possibilità di affrontare un tema, quello della cura e assistenza delle persone anziane non autosufficienti, particolarmente caro al Governo e al Ministero che rappresento.
  Con la legge n. 33 del 23 marzo scorso, infatti, è stata delineata dal Governo una riforma articolata finalizzata al miglioramento della qualità della vita delle persone anziane, nello specifico quelle non autosufficienti e delle loro famiglie.
  Il provvedimento rientra tra gli obiettivi previsti dal PNRR in capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e per il suo perfezionamento è prevista l'approvazione dei decreti legislativi delegati, entro il termine fissato al 31 gennaio 2024.
  Al riguardo, sottolineo che dopo l'approvazione della legge delega, è stata subito avviata l'attività relativa alla predisposizione degli schemi dei decreti di attuazione attraverso specifici incontri presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Con specifico riferimento al quesito sollevato dagli Onorevoli Interroganti, circa i tempi di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo del Comitato interministeriale per la popolazione anziana (CIPA) segnalo che in data 5 giugno 2023, in attuazione dell'articolo 2, commi 3 e 4, della legge n. 33 del 2023, è stato adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che disciplina le modalità di funzionamento e l'organizzazione del CIPA.
  Il CIPA che riveste un importante ruolo, anche di elaborazione, ha il compito di promuovere il coordinamento e la programmazione integrata delle politiche nazionali in favore delle persone anziane, con particolare riguardo alle politiche per la presa in carico delle fragilità e della non autosufficienza.
  Il Comitato verrà presieduto dal Presidente del Consiglio o, su sua delega, dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali ed è composto da tutte le Amministrazioni coinvolte, con la possibilità di avvalersi di quattro esperti di elevata professionalità.
  Questo provvedimento è un importante passo in avanti e darà impulso alla realizzazione delle misure in favore delle persone anziane, tra le quali l'invecchiamento attivo, la promozione dell'inclusione sociale e la prevenzione della fragilità, nella consapevolezza che le persone anziane costituiscono un patrimonio di valori, tradizioni e conoscenze prezioso per la Nazione.
  Concludo evidenziando, infine, che non appena saranno definiti i diversi decreti attuativi in corso di predisposizione da parte delle varie Amministrazioni coinvolte, si procederà all'esame delle risorse economiche necessarie per la realizzazione degli interventi in raccordo con gli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze.
  Assicuro l'impegno del Governo e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali a dare piena attuazione alla Legge n. 33 del 23 marzo 2023 per contrastare la marginalizzazione delle persone anziane e la grave carenza di assistenza territoriale, sia sanitaria sia sociale, che si ripercuote sulle strutture ospedaliere e sulle famiglie; un intento che stiamo perseguendo, fattivamente, mediante la redazione di quei decreti attuativi che daranno sostanza a una riforma che stia vicino agli anziani e garantisca loro qualità di vita, benessere e assistenza all'interno della propria casa come luogo di cura e conforto.

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ALLEGATO 3

5-01181 Marianna Ricciardi: Impossibilità di accesso alle prestazioni sociali e sanitarie in assenza di iscrizione anagrafica.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Ringrazio gli Onorevoli interroganti che mi permettono di fornire chiarimenti in merito al requisito dell'iscrizione anagrafica ai fini dell'accesso ad una serie di benefici previsti in favore dei soggetti meno abbienti, con particolare riferimento all'Assegno di inclusione e alla carta «Dedicata a te».
  Il fenomeno della povertà estrema è intrinsecamente legato al concetto di esclusione sociale e in tale ambito il Ministero del lavoro e delle politiche sociali dedica particolare attenzione alle gravi marginalità e alle persone senza dimora, in particolare nelle grandi città.
  Giova qui evidenziare il ruolo fondamentale del riconoscimento del diritto di residenza come strumento di accessibilità ai diritti esigibili. Le persone senza dimora hanno i medesimi diritti, doveri e potestà di ogni altro cittadino; l'ordinamento italiano non prevede diritti o interessi legittimi o doveri specifici per chi si trovi in condizioni di senza dimora. Il problema principale non è quindi definire quali siano i diritti di queste persone, ma comprendere se i diritti universali di cui godono siano o meno per loro esigibili come lo sono per ogni altro cittadino. Infatti, per le persone senza dimora, anche se formalmente titolari di diritti, esistono alcune barriere specifiche, legate alla loro condizione abitativa e di emarginazione, che impediscono o possono impedire l'accesso ai diritti fondamentali garantiti a ogni altro cittadino. Particolarmente importante in tal senso è il diritto alla residenza in quanto l'iscrizione anagrafica in un comune italiano è porta di accesso imprescindibile per poter accedere ad ogni altro diritto, servizio e prestazione pubblica sul territorio nazionale.
  Tuttavia, sono ancora molte le persone che non accedono a questo diritto esigibile. Inoltre, la residenza «fittizia» può non essere sufficiente a favorire l'accesso ad altri diritti, se non è accompagnata da un servizio che consenta l'effettiva reperibilità della persona, quale quello di fermo posta necessario per ricevere comunicazioni di tipo istituzionale. A tal fine, con la disposizione di cui all'articolo 1, comma 170, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022) i servizi per la residenza fittizia sono stati inseriti tra i LEPS. In particolare, risultano rilevanti il servizio per sostenere l'accesso alla residenza anagrafica dei cittadini senza dimora e la reperibilità — a titolarità dell'Amministrazione comunale con l'eventuale coinvolgimento di enti e associazioni territoriali — che garantisce il supporto all'iscrizione anagrafica per le persone senza dimora, e il servizio fermo posta, diretto a rendere pienamente fruibile il diritto all'iscrizione anagrafica, necessaria per beneficiare dei servizi essenziali.
  Il Piano triennale degli interventi e servizi sociali 2021-2023, infine, finanzia l'effettiva accessibilità ai servizi generali da parte delle persone senza dimora con risorse del Fondo Povertà che potranno essere integrate con risorse provenienti dal PNRR. Tra le misure del PNRR, infatti, è stata prevista l'attuazione di 250 centri servizi in altrettanti ambiti territoriali sociali per le persone in condizioni di povertà e marginalità estrema, al cui interno è Pag. 287prevista tra l'altro l'attivazione dei servizi per la residenza fittizia.
  In conclusione, confermo il massimo impegno del Governo e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali su un tema così delicato ed importante come quello in oggetto, attraverso l'implementazione del servizio di accompagnamento alla residenza fittizia mediante la quale sarà possibile risolvere le criticità legate al requisito dell'iscrizione anagrafica e garantire la fruizione dei servizi e diritti essenziali a quei soggetti che si trovano in condizioni di forte emarginazione sociale quali i senza fissa dimora.

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ALLEGATO 4

Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche. Testo unificato C. 249 Marrocco, C. 413 Boschi, C. 690 Rizzetto, C. 744 Bicchielli, C. 885 Furfaro, C. 959 Sportiello, C. 1013 Gardini, C. 1066 CNEL, C. 1182 Panizzut e C. 1200 Zanella.

PROPOSTE EMENDATIVE APPROVATE

ART. 4.

  Al comma 2, sostituire le parole: sono promosse con le seguenti: possono essere promosse, nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente,.
4.100. Le Relatrici.

ART. 5.

  Sostituire il comma 5 con il seguente: Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono alle attività previste dalla presente legge nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
5.100. Le Relatrici.

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ALLEGATO 5

Programma di lavoro della Commissione per il 2023 – Un'Unione salda e unita COM(2022)548 final.

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023 Doc. LXXXVI, n. 1.

Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023-31 dicembre 2024) – Portare avanti l'agenda strategica, elaborato dalle future presidenze spagnola, belga e ungherese e dall'Alto rappresentante, presidente del Consiglio «Affari esteri». 10597/23.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La XII Commissione,

   esaminati congiuntamente, per quanto di competenza, la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023 (Doc. LXXXVI, n. 1), il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2023 – Un'Unione salda e unita (COM(2022)548) e il Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023-31 dicembre 2024) – Portare avanti l'agenda strategica (10597/23);

   evidenziato che nell'ambito della Strategia dell'UE per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, è prevista l'adozione a livello dell'UE, entro la fine del 2023, della Carta europea della disabilità, per il riconoscimento reciproco dello stato di disabilità tra gli Stati membri e di convenzioni di beni e servizi gratuiti o a tariffe agevolate per attività culturali, ricreative, sportive, e per i trasporti, e che il Governo annuncia che intende impegnarsi nell'implementazione di tale progetto e nella diffusione di tale Carta, che vede l'Italia già coinvolta a livello di progetto pilota;

   ribadita l'esigenza di affrontare le criticità esistenti in relazione al regolamento sulle tariffe e gli oneri spettanti all'Agenzia europea per i medicinali, già evidenziate dalla Commissione Affari sociali nel parere approvato, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento della Camera dei deputati, lo scorso 20 aprile 2023;

   segnalata l'opportunità di riservare adeguata attenzione all'importante pacchetto di proposte presentate dalla Commissione europea per la revisione della legislazione farmaceutica europea e alla connessa proposta di raccomandazione per intensificare gli interventi a livello dell'UE volti a contrastare il fenomeno della resistenza antimicrobica,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 6

Indagine conoscitiva sulla situazione della medicina dell'emergenza-urgenza e dei pronto soccorso in Italia.

PROGRAMMA

  Il pronto soccorso è, per sua natura, una delle aree a maggiore complessità all'interno di una struttura ospedaliera, avendo la funzione di garantire risposte e interventi tempestivi ai pazienti giunti in ospedale in modo non programmato, affrontando rapidamente le situazioni di emergenza e urgenza.
  L'idea di un'indagine conoscitiva sulla situazione del pronto soccorso e della medicina dell'emergenza-urgenza in Italia nasce dalla considerazione per cui allo stato attuale si tratta di uno dei settori più problematici per quanto riguarda lo stato della sanità nel nostro Paese. Vari sono gli elementi sui quali si fonda tale premessa. Uno dei principali fattori di criticità è costituito dalla carenza di personale sanitario: si stima, infatti, che nel settore dell'emergenza-urgenza manchino al momento oltre 4500 medici e circa 10000 infermieri a livello nazionale. Conseguentemente, molti pronto soccorso, per fare fronte ai propri compiti quotidiani, sono costretti a ricorrere a soluzioni quali cooperative o gettonisti, che rappresentano espedienti discutibili perché gravidi di effetti deleteri sull'assistenza e sul clima lavorativo: competenze incerte dei lavoratori esterni, loro mancata integrazione nel luogo di lavoro transitorio, guadagno di gran lunga superiore rispetto a coloro che svolgono le stesse mansioni da dipendenti, che quindi tendono a demotivarsi ulteriormente e a fuggire. Al riguardo, si stima che nel nostro Paese si stia verificando una fuga di circa 100 medici al mese dai pronto soccorso verso posti di lavoro diversi per qualità di vita personale, lavorativa ed economica.
  Strettamente connesso all'abbandono del posto di lavoro in questo settore è poi il tema della scarsa attrattività delle borse di studio. Dai dati del Ministero dell'università e della ricerca risulta che negli ultimi anni solo la metà dei contratti di specializzazione banditi in Medicina d'emergenza urgenza sono stati assegnati. A questo dato, già di per sé poco confortante, si andrebbe poi a sommare un significativo tasso di abbandono, stimato intorno a un ulteriore 10-20 per cento.
  La «fuga» dalla medicina d'emergenza-urgenza sembra essere connessa alle condizioni di lavoro (turni massacranti, alta frequenza di lavoro notturno e durante le festività). La situazione si è decisamente aggravata durante l'emergenza pandemica da COVID-19: soprattutto durante la prima fase, i pronto soccorso sono stati il principale presidio sanitario. I volumi di pazienti, sia sospetti sia realmente affetti da COVID-19, che si sono riversati nei pronto soccorso, in particolare tra marzo e aprile 2020, erano in gran parte inaspettati e hanno messo a dura prova i sistemi di risposta sanitaria, che hanno dovuto riorganizzarsi rapidamente.
  Il personale sanitario che opera presso i pronto soccorso è quello maggiormente esposto alle aggressioni, che sono quotidiane, come emerso anche in occasione dello svolgimento di atti di sindacato ispettivo dall'inizio della XIX legislatura ad oggi, sia in Assemblea sia presso la XII Commissione della Camera dei deputati.
  Si tratta inoltre di un'attività nello svolgimento della quale gli operatori sanitari sono particolarmente esposti alle denunce per presunti errori, allontanando quindi i neolaureati dalla scelta di tale specializzazione: tale aspetto sarà oggetto di specifica attenzione nel corso dell'indagine.
  L'impossibilità oggettiva di svolgere la libera professione, poi, rende nettamente meno allettante il lavoro in pronto soccorso,Pag. 291 restando il solo salario l'unico reddito di tanta fatica.
  L'aggiornamento professionale, peraltro, risulta difficile a causa del protrarsi dell'attività lavorativa per tante ore e tante notti.
  Altre questioni problematiche, strettamente connesse a quelle riguardanti la carenza di personale e le condizioni di lavoro, sono costituite dal sovraffollamento e dai tempi di attesa. Il pronto soccorso è un ambito che dovrebbe assorbire prevalentemente, se non quasi esclusivamente, la domanda di emergenza e urgenza. I numeri elevati non riflettono, evidentemente, solo questa tipologia di bisogni, ma indicano come i pronto soccorso rappresentino anche il primo sintomo di ciò che non funziona nel sistema di accesso e presa in carico di bisogni non urgenti o che, comunque, potrebbero trovare una risposta differente a livello di assistenza sanitaria. In un contesto, come quello attuale, in cui il normale funzionamento del pronto soccorso viene messo in crisi dalla sproporzione tra la domanda di assistenza sanitaria, eccessiva e spesso impropria, costituita dall'elevato numero di pazienti in attesa e in carico, e l'insufficiente presenza delle risorse umane, tecnologiche e strutturali disponibili e necessarie a soddisfarla, si parla di sovraffollamento (overcrowding).
  Tra le diverse cause che determinano situazioni di sovraffollamento si possono individuare: il progressivo invecchiamento della popolazione, che ha determinato un aumento di pazienti affetti da malattie croniche e, di conseguenza, un maggior numero di accessi al pronto soccorso a seguito della riacutizzazione delle stesse e della mancata presa in carico dalla medicina territoriale; la presenza di pazienti provenienti dalle aree extracomunitarie, talvolta privi di assistenza sanitaria; i tempi lunghi nello scorrimento delle liste d'attesa per prestazioni specialistiche; la mancanza di cultura nel paziente di distinguere un bisogno di assistenza sanitaria importante ed urgente da un sintomo non significativo, che può essere affrontato in sede di medicina generale; la non corretta identificazione del grado di criticità e complessità dell'evento segnalato alla centrale operativa 118, con la conseguente errata attribuzione del codice di triage da parte dall'équipe di soccorso 118, servizio organizzato in maniera non omogenea sul territorio nazionale; l'inappropriata attribuzione del codice triage in pronto soccorso, che può penalizzare fortemente l'efficienza e l'efficacia del sistema dell'emergenza-urgenza, essendo il triage lo «snodo decisionale» rispetto all'avvio dei pazienti verso il corretto percorso, alla distribuzione interna delle risorse (umane, strumentali, diagnostiche) e alla definizione delle interfacce in uscita (osservazione breve intensiva, ricovero ordinario, percorsi di presa in carico ambulatoriale, rete dei servizi territoriali); l'incremento degli accessi in determinati periodi dell'anno, legato alla stagionalità di fattori epidemiologici e alla mobilità della popolazione (ad esempio, periodo influenzale oppure periodi di vacanza e turismo); la carenza di posti letto disponibili nei reparti di degenza causata dalla difficoltà a garantire un turnover adeguato.
  I dati evidenziano inoltre che il tempo di attesa per l'accesso al ricovero, così detto «boarding», è uno degli elementi più critici nel flusso dei pazienti all'interno del pronto soccorso ed è la prima causa del sovraffollamento. La presenza di pazienti in attesa di ricovero comporta effetti ben noti in letteratura quali: aumento dei tempi di attesa per la prima valutazione medica e della permanenza in pronto soccorso; maggior necessità di risorse (spazi, tecnologia e risorse umane); riduzione del livello di soddisfazione e comfort dei pazienti; riduzione del benessere psico-fisico degli operatori. Il boarding si accentua nel fine settimana e nei giorni festivi, quando la disponibilità di posti letto è ridotta e, inoltre, vi è la difficoltà di dimettere gli anziani-fragili al domicilio o nelle residenze sanitarie assistite.
  Nel 2018, il Ministero della salute ha diramato le «Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del piano di gestione del sovraffollamento in pronto soccorso», poi recepite in sede di Conferenza Stato-Regioni il 1° agosto 2019 attraverso l'Accordo stipulato ai sensi dell'articolo 4 del decreto Pag. 292legislativo n. 281 del 1997. Come si legge nelle premesse di tale documento, tra le cause che determinano il fenomeno in oggetto, si considerano fattori in ingresso («input»), fattori interni strutturali («troughput») e fattori di uscita («output»). Il fattore input si riferisce a un eccessivo e rilevante accesso di utenti al pronto soccorso, determinato negli ultimi anni dall'insorgenza di nuovi bisogni assistenziali derivanti dal progressivo invecchiamento della popolazione e dall'aumento del numero di pazienti complessi: una parte di tali bisogni assistenziali potrebbe trovare risposte adeguate già nell'ambito del contesto territoriale, attraverso gli strumenti della presa in carico all'interno di specifici percorsi assistenziali integrati tra territorio, ospedale e assetto domiciliare. Il fattore throughput fa riferimento a un rallentamento dei percorsi interni al pronto soccorso, in particolare delle fasi diagnostiche che necessitano della collaborazione dei servizi specialistici. Il fattore output comprende la difficoltà a ricoverare per l'indisponibilità di posto letto nelle unità operative di destinazione, il prolungamento della durata di ricovero, la difficoltà a dimettere i pazienti al termine dell'episodio di ricovero, con particolare riguardo ai pazienti in condizione di fragilità sul piano socio-sanitario.
  Le suddette linee guida ministeriali prevedono che tutte le regioni formulino disposizioni volte a garantire l'adozione, da parte delle singole aziende sanitarie e ospedaliere, di piani per la gestione del sovraffollamento in pronto soccorso. Tali piani, oltre a delineare gli strumenti e gli indicatori per la misurazione dei livelli di sovraffollamento e la definizione di soglie di criticità, dovrebbero prescrivere le conseguenti strategie di risposta, distinte in base all'aspetto sul quale intervengono.
  Sulla base delle indicazioni ministeriali, si è assistito alla formulazione di strategie e risposte diverse conformi alle peculiarità dei territori.
  Come detto, le cause dell'affollamento dei pronto soccorso sono molteplici e collegate non solo agli accessi impropri, ma anche e soprattutto all'impossibilità di inviare nei reparti i pazienti che necessitano di ricovero. Le strutture di pronto soccorso si sono attrezzate per rispondere al meglio alle nuove domande, ma è necessaria una risposta globale da parte delle aziende e del sistema sanitario. Il monitoraggio dell'adeguatezza dei servizi non può limitarsi a valutare quanto si deve attendere per una prestazione non urgente ambulatoriale, come un'ecografia, oppure ospedaliera, come un intervento chirurgico elettivo. È indispensabile valutare il sistema anche sulla base di come risponde nelle emergenze e urgenze, di quanto si attende in pronto soccorso prima di essere valutati da un medico e soprattutto di quanto si resta in barella in pronto soccorso dopo che è stato deciso il ricovero.
  Stante il perdurare della situazione molto problematica appena descritta, che presenta vari elementi di criticità, in tempi assai recenti sono state introdotte a livello normativo alcune misure che, sebbene valutate non sufficienti ad affrontare in modo esaustivo i problemi segnalati, possono essere comunque considerate un passo in avanti verso il progressivo superamento di questi ultimi. Con il decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante «Misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali», convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 56, sono state, infatti, introdotte misure volte a migliorare la situazione del personale sanitario che svolge la propria attività nel settore dell'emergenza-urgenza, nonché la situazione del settore stesso. In particolare, allo scopo di fare fronte alla carenza di personale medico e infermieristico presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri e di ridurre l'utilizzo delle esternalizzazioni, l'articolo 11 del predetto decreto-legge ha previsto che per l'anno 2023 le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale (Ssn), possono ricorrere alle prestazioni aggiuntive previste dalla contrattazione collettiva nazionale per il personale medico ed infermieristico, consentendo, in deroga alla contrattazione, un aumento della relativa tariffa oraria fino a 100 euro lordi onnicomprensivi,Pag. 293 per il personale medico, e a 50 euro lordi onnicomprensivi per il personale infermieristico. Con una disposizione inserita durante l'esame in sede referente, è stata poi prevista l'applicazione delle predette disposizioni anche al personale medico e infermieristico operante nei pronto soccorso pediatrici e ginecologici afferenti ai presìdi di emergenza-urgenza e accettazione (DEA) di I e II livello del Ssn.
  Si è poi disposto un incremento, a decorrere dal 1° giugno e fino al 31 dicembre 2023, delle risorse destinate alla corresponsione dell'indennità di pronto soccorso, pari a 100 milioni di euro complessivi, dei quali 30 destinati alla dirigenza medica e 70 al personale del comparto sanità.
  Sempre al fine di rispondere alle carenze di specialisti nei servizi di emergenza-urgenza, il decreto-legge (all'articolo 12) ha previsto innanzitutto un regime temporaneo per l'ammissione di tale personale, purché in possesso di determinati requisiti, ai concorsi per l'accesso alla dirigenza medica del Ssn nella disciplina di Medicina d'emergenza-urgenza, ancorché non in possesso di alcun diploma di specializzazione. È stato altresì riconosciuto un beneficio ai fini dell'accesso alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata, mediante l'introduzione di un coefficiente di trasformazione pari a due mesi per ogni anno di attività effettivamente svolta nei servizi di urgenza ed emergenza presso aziende ed enti del Ssn, nel limite massimo di 24 mesi.
  Inoltre, al fine di ridurre il fenomeno dei cosiddetti gettonisti, rilevante soprattutto con riferimento al settore dell'emergenza-urgenza, con tutte le conseguenze che esso comporta e che si sono sopra evidenziate, il decreto citato ha disciplinato gli affidamenti a terzi dei servizi medici e infermieristici, operati – esclusivamente in caso di necessità e urgenza – dalle aziende e dagli enti del Ssn per sopperire alla carenza di organico (all'articolo 10). Inoltre, è stata preclusa la ricostituzione del rapporto di lavoro con il Ssn al personale sanitario che interrompa volontariamente il rapporto di lavoro dipendente con una struttura pubblica per prestare la propria attività presso un operatore economico privato che fornisce i servizi medici ed infermieristici alle aziende e gli enti del Ssn. Sono state altresì introdotte delle norme volte alla reinternalizzazione dei servizi sanitari, attraverso procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l'assolvimento delle funzioni precedentemente esternalizzate.
  Di rilievo appare anche la disposizione – di cui all'articolo 16, comma 1 – che, oltre a introdurre una specifica sanzione (reclusione da 2 a 5 anni) per le lesioni non aggravate procurate agli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni, ha previsto (al comma 1-bis dell'articolo 16) la possibilità di istituire presìdi fissi della Polizia di Stato presso le strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate dotate di un servizio di emergenza-urgenza, a tutela dell'ordine e sicurezza pubblica nonché per garantire l'incolumità del personale ivi operante. Si tratta di una novità rilevante: in più occasioni, infatti, è stato rilevato come la legge n. 113 del 2020 non sembri completamente attuata, soprattutto per quanto riguarda l'esigenza di istituire presìdi di polizia presso le strutture di pronto soccorso, dal momento che i medici e gli altri operatori sanitari ivi operanti, oltre ad andare incontro a condizioni di lavoro molto dure, sono anche particolarmente esposti alle aggressioni.
  Le predette novità introdotte a livello normativo, pur se idonee a migliorare la situazione in cui versano le strutture e il personale medico e sanitario che opera nell'area dell'emergenza-urgenza, non possono tuttavia essere considerate esaustive, essendo peraltro contenute in un decreto-legge recante misure urgenti in vari settori compreso quello della sanità. Obiettivo della presente indagine, quindi, è quello di offrire un contributo a un progetto organico di riforma dei servizi di emergenza-urgenza sanitaria che, ferme restando le competenze regionali in materia, sembra oramai improcrastinabile.

Pag. 294

  Al fine di svolgere i necessari approfondimenti, nel corso dell'indagine la Commissione intende procedere:

   a) allo svolgimento delle seguenti audizioni: Ministro della salute; Conferenza delle regioni; Agenas; rappresentanti degli Ordini delle professioni sanitarie; società scientifiche (Società italiana di medicina d'emergenza urgenza-Simeu, Società italiana anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva-Siaarti, Società italiana di psichiatria-Sip); rappresentanti delle organizzazioni sindacali confederali e di associazioni sindacali delle professioni sanitarie (Anaoo-Assomed, Cimo, Fiaso, Federsanità, Aaroi-Emac, Fimmg); Cittadinanzattiva; Centri di ricerca e studio (Cergas Bocconi, Crea Sanità), esperti della materia (docenti universitari, operatori sanitari);

   b) all'acquisizione di memorie scritte e di documenti;

   c) all'effettuazione di missioni presso le realtà territoriali di maggior interesse, per le quali il Presidente della Commissione si riserva di chiedere di volta in volta al Presidente della Camera, la relativa autorizzazione.

  L'indagine conoscitiva dovrebbe concludersi entro il mese di dicembre 2023.