CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 30 maggio 2023
118.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00648 Onori: Sulla tutela dei diritti delle persone omosessuali in Uganda.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La Farnesina, in stretto coordinamento con l'Ambasciata d'Italia a Kampala e con i partner europei e internazionali, segue con attenzione l'iter della legge richiamata dall'Onorevole interrogante e i suoi risvolti.
  Essa prevede l'introduzione di pene molto severe per i cosiddetti «reati di omosessualità» per il sostegno alle associazioni di difesa dei diritti della comunità LGBT. Il provvedimento ha raccolto un forte sostegno non solo in ambito parlamentare, ma anche presso le comunità religiose cristiane e musulmane.
  Per questo, d'intesa con i partner, nel sensibilizzare le Autorità locali sull'importanza di proteggere i diritti umani di tutte le persone, abbiamo cercato di evitare un ulteriore inasprimento del dibattito pubblico. Ciò avrebbe esposto la comunità arcobaleno a ulteriori rischi e favorito un terreno fertile per proteste anti-occidentali.
  L'Ambasciatore d'Italia a Kampala ha affrontato la questione nel corso di numerosi colloqui con membri del Governo e del Parlamento ugandese. Si è inoltre confrontato con associazioni per la promozione dei diritti umani, per raccoglierne il punto di vista, e con leader religiosi, per sensibilizzarli sull'importanza della promozione e tutela dei diritti umani.
  Il 27 marzo, l'Ambasciatore d'Italia ha incontrato il Presidente ugandese Museveni, insieme all'Ambasciatore dell'Unione Europea, per riaffermare la posizione italiana ed europea in tema di protezione e tutela dei diritti umani.
  Ha anche valorizzato le autorevoli voci locali – a cominciare dal Ministero della Giustizia ugandese – che hanno espresso dubbi sui profili di costituzionalità della legge.
  A queste azioni si è poi aggiunta, lo scorso aprile, una risoluzione di condanna del Parlamento europeo.
  Il 26 aprile il Presidente Museveni aveva deciso di rinviare il provvedimento al Parlamento, formulando alcune raccomandazioni in linea con le sensibilizzazioni ricevute a livello internazionale. Queste sono state in parte recepite nella nuova versione della legge che il Parlamento ugandese ha approvato, dopo un ulteriore e acceso dibattito, a inizio maggio.
  Il provvedimento, nonostante le riformulazioni, continua a esporre a rischi gli esponenti della comunità LGBT e a suscitare apprensione per la tutela dei diritti civili e delle libertà fondamentali nel paese.
  Come forse avete visto dalle notizie di stampa, proprio ieri mattina è stata annunciata la promulgazione della legge da parte del Presidente Museveni. I profili di costituzionalità della norma potrebbero ora essere esaminati dalla Corte Suprema ugandese.
  Proseguiamo pertanto con estrema attenzione il monitoraggio degli sviluppi del provvedimento, in particolare la sua applicazione concreta. Continuiamo a sensibilizzare, con i partner, le Autorità locali sul rispetto dei diritti umani.
  L'Italia ha sempre prestato forte attenzione al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Uganda e al dialogo come strumento per promuovere sviluppi positivi su questi temi. In occasione della sessione di gennaio 2022 della Revisione Periodica Universale delle Nazioni Unite abbiamo appunto raccomandato al Paese di decriminalizzare le relazioni omosessuali e di garantire a tutti l'esercizio della libertà fondamentali.
  Ogni nostra iniziativa tiene conto del quadro più generale del partenariato bilateralePag. 160 con l'Uganda e del ruolo svolto dal Paese nella regione. Kampala rappresenta un elemento di rafforzamento della stabilità e di promozione del multilateralismo, in un'area di preminente interesse strategico per l'Italia e per l'Europa.
  Con riferimento ai profili di cooperazione allo sviluppo, pure richiamati nell'interrogazione, le iniziative sono realizzate sulla base delle condizioni di vulnerabilità della popolazione locale, inclusa dunque l'attenzione verso chi, per via del proprio orientamento sessuale, è particolarmente esposto ai rischi di discriminazione e violenza.
  Anche la nostra azione umanitaria, che nell'ultimo anno ha sostenuto la risposta del Paese alla pressione migratoria e all'emergenza sanitaria causata dall'Ebola, è attenta ai bisogni delle fasce più deboli e vulnerabili della popolazione.

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ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00776 Porta: Sull'annullamento della procedura di elezione del Comites di Zurigo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La sentenza di primo grado del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha ordinato il riconteggio delle schede delle ultime elezioni del Comites di Zurigo e indicato che la nuova ripartizione dei seggi tra le liste porterebbe all'elezione della Signora Iacobelli e non del Signor Giardino. Il dispositivo prevede inoltre che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale si conformi a quanto statuito e si faccia parte diligente nell'eseguirne le indicazioni, senza adottare atti che possano andare contro l'accertamento dei fatti.
  La parte soccombente alla sentenza di primo grado ha presentato ricorso. In attesa dell'esame nel merito, il Consiglio di Stato ha emesso un'ordinanza di sospensione degli effetti della sentenza di primo grado.
  Il Ministero degli esteri deve quindi farsi parte diligente nell'eseguire anche questa ordinanza. Violarne il contenuto implicherebbe l'annullamento di ogni atto non conforme.
  Premesso che il Comites di Zurigo non ha dichiarato decaduto il Signor Giardino, occorre sottolineare che la legge 286 del 2003 istitutiva dei Comites non attribuisce all'Autorità consolare alcun potere di interferenza nei lavori del Comitati degli italiani all'estero. Né può prendere provvedimenti nei loro confronti. Questo vale in particolar modo in pendenza di una pronuncia della giustizia amministrativa.
  Non è dunque percorribile intraprendere alcuna iniziativa in attesa del giudizio del Consiglio di Stato.

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ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00815 Boldrini: Sulle violazioni
dei diritti umani in Libia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano dedica particolare attenzione alla condizione dei migranti e rifugiati presenti in Libia. La nostra azione di stimolo nei confronti delle autorità del Paese affinché rispettino le normative internazionali nella gestione del fenomeno migratorio è continua.
  L'Italia, insieme all'Unione europea e gli Stati membri, ha salutato con favore la pubblicazione del Rapporto della Missione d'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sulla Libia. Da parte nostra sottolineiamo infatti, a ogni occasione di incontro con i libici a livello politico e tecnico, come sia imprescindibile tutelare i migranti, soprattutto quelli più vulnerabili, e promuovere i diritti umani in Libia.
  È un obiettivo che l'Italia persegue con decisione anche a livello multilaterale. Lo dimostra l'ultima sessione del Gruppo di lavoro sui Diritti Umani del Processo di Berlino sulla Libia, tenutosi il 22 maggio a Tripoli sotto l'egida delle Nazioni Unite.
  Insieme agli altri partner internazionali, coltiviamo inoltre un dialogo costante con le autorità libiche per spingerle a fare di più sul fronte del superamento del sistema dei centri di trattenimento per migranti. È urgente una più effettiva e pronta collaborazione con le agenzie specializzate delle Nazioni Unite, l'Alto Commissariato per i Rifugiati e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.
  La perdurante fragilità politica e istituzionale della Libia non agevola il raggiungimento di più ambiziosi obiettivi in materia di cooperazione migratoria. Una collaborazione indispensabile per fronteggiare il traffico di esseri umani e l'arrivo indiscriminato di migranti irregolari nel nostro Paese.
  Un Governo stabile, unito e pienamente legittimato dal voto, all'esito di un processo di pacificazione nazionale sotto l'egida delle Nazioni Unite, permetterà sicuramente progressi significativi anche nella gestione del fenomeno migratorio. La Comunità internazionale – Unione europea e Stati Uniti in primo luogo – deve raccogliere il grido d'allarme che da tempo l'Italia ha lanciato.
  Aspettare la definitiva stabilizzazione della Libia non è ovviamente una soluzione percorribile di fronte alle tragedie e alle reti criminali evidenziate dal Rapporto dell'ONU. Occorre quindi sostenere le autorità libiche nel quadro degli accordi esistenti e in linea con il diritto internazionale, così da rafforzarne le capacità anche in materia di salvataggi in mare. Si tratta di un obiettivo condiviso con l'Unione europea.
  Continuiamo inoltre a partecipare ai programmi per il reinsediamento dei migranti dalla Libia. Manteniamo infatti pienamente operativi i corridoi umanitari, che alleviano la pressione sui centri di trattenimento e salvaguardano i soggetti particolarmente vulnerabili. Il nostro Paese resta l'unico Stato membro dell'Unione europea a promuovere evacuazioni d'emergenza dirette dalla Libia.
  Siamo pronti a collaborare con tutti, a difesa dei più deboli e svantaggiati. Siamo allo stesso tempo consapevoli di avere di fronte una situazione molto complessa, in cui lo stato di diritto non potrà che affermarsi grazie a un'azione corale e graduale.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00870 Quartapelle Procopio:
Sul divieto di espatrio per Patrick Zaki.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Italia ha portato avanti una costante e tenace azione politica e diplomatica per lo studente egiziano Patrick Zaki.
  Prima per la sua scarcerazione e ora per la rimozione del divieto all'espatrio.
  Lo abbiamo fatto sollevando il caso in ogni incontro istituzionale e a tutti i livelli.
  Lo ha fatto il Presidente del Consiglio a novembre scorso in occasione della COP27.
  Lo ha fatto il Ministro Tajani in occasione delle sue visite al Cairo di gennaio e marzo, in quest'ultimo caso con il Ministro Bernini.
  In tutte queste occasioni – e nel più generale percorso di rilancio del rapporto bilaterale – abbiamo chiesto la collaborazione delle autorità egiziane per una positiva soluzione della vicenda.
  Accanto ai passi ai più alti livelli politici, continua incessante l'impegno diplomatico, con la nostra Ambasciata al Cairo in prima linea, sia nei contatti con le controparti istituzionali egiziane, sia in una più ampia azione volta a mobilitare la solidarietà dei Paesi europei e dei partner.
  È infatti grazie all'impulso dell'Italia che si è riusciti rivitalizzare il meccanismo europeo di monitoraggio dei processi.
  L'ultima udienza, presso il Tribunale di Mansoura – pur con un nuovo rinvio al 18 luglio – ha fatto registrare uno sviluppo positivo: l'ammissione dei diplomatici italiani e di altri Stati membri dell'Unione europea, nonché dei rappresentanti di Paesi partner, quali Stati Uniti, Canada e Svizzera.
  L'azione puntuale di sensibilizzazione degli interlocutori locali è uscita rafforzata dal sostegno di questi Paesi like-minded, rivelatasi particolarmente efficace anche perché fatta con un lavoro silenzioso e sottotraccia.
  Più in generale, l'Italia continuerà a seguire il tema complessivo della tutela dei diritti umani in Egitto sia attraverso il dialogo politico bilaterale tra Governi, sia nei contatti con le principali realtà della società civile attive nel campo.
  In ambito internazionale la nostra azione si concretizza, innanzi tutto a livello locale, nel coordinamento tra Stati Membri dell'Unione europea e nel formato dei Paesi like-minded per attuare iniziative di promozione dei diritti umani e delle libertà civili, tra cui appunto il meccanismo del monitoraggio dei processi.
  C'è poi, a livello multilaterale, tutta l'attività in seno al Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, dove abbiamo sempre reiterato – anche come gruppo europeo – forte preoccupazione per il quadro complessivo della tutela dei diritti umani in Egitto, per le restrizioni degli spazi della società civile. Per questo abbiamo chiesto la liberazione degli attivisti difensori dei diritti umani.
  Il Governo continuerà quindi, anche ai più alti livelli nell'ambito del dialogo politico con l'Egitto, e nei diversi consessi multilaterali, a far presente le nostre istanze nell'auspicio che si arrivi ad una conclusione positiva della vicenda Zaki.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-00878 Provenzano: Sul processo per l'omicidio dell'Ambasciatore Luca Attanasio.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il primo quesito posto dall'Onorevole interrogante riguarda l'eventuale rinuncia da parte dell'agenzia ONU Programma Alimentare Mondiale all'immunità processuale per i suoi due dirigenti imputati.
  La decisione rappresenta un atto sovrano dell'Organizzazione Internazionale coinvolta.
  Le Convenzioni sui privilegi e le immunità delle Nazioni Unite del 1946 e delle Agenzie Specializzate del 1947, di cui l'Italia è parte, prevedono – infatti – che spetti al Segretario Generale dell'ONU e al Direttore Esecutivo del PAM la facoltà di rinunciare all'immunità di un proprio funzionario.
  Possono farlo se, nella loro opinione, l'immunità dovesse ostacolare il corso della giustizia, e purché la rinuncia non rechi pregiudizio alle Nazioni Unite o all'Agenzia.
  Entrambe hanno precisato che la collaborazione prestata alle nostre Autorità inquirenti è avvenuta su base volontaria, senza implicare alcuna rinuncia alle proprie immunità né a quelle del personale dipendente.
  Come noto, la missione dell'Ambasciatore Attanasio, incluse le misure di sicurezza, si svolgeva nel quadro organizzativo del Programma Alimentare Mondiale.
  Il PAM, anche sulla base di un concorde parere della FAO e del Segretariato ONU di New York, sostiene che il procedimento avviato dalla Procura della Repubblica contro i funzionari dell'Agenzia non debba proseguire, in quanto ritenuto violare l'immunità funzionale garantita dalle citate Convenzioni internazionali.
  Il Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale ha trasmesso alla Procura tali osservazioni, dal momento che, in questa fase, spetta all'Autorità giudiziaria valutare, nelle forme previste dalle norme processuali penali italiane vigenti, le eccezioni sollevate nell'ambito del procedimento avviato.
  Veniamo quindi alla questione dell'eventuale costituzione di parte civile da parte del Governo italiano nel processo contro i due funzionari del PAM.
  Il Governo italiano si è costituito parte civile nel procedimento penale nella Repubblica Democratica del Congo, volto all'accertamento delle responsabilità degli autori materiali del reato.
  A seguito della richiesta di condanna alla pena capitale avanzata dal Pubblico Ministero locale, la Repubblica Italiana ha ribadito la propria contrarietà alla pena di morte e richiesto espressamente di condannare i sei imputati soltanto a misure detentive.
  Il Tribunale militare locale ha ritenuto tutti gli imputati colpevoli dei reati di omicidio e associazione a delinquere, tre dei quali anche del reato di detenzione illegale di armi da guerra.
  Gli imputati sono stati tutti condannati all'ergastolo, oltre che a un risarcimento in solido di due milioni di dollari a favore dello Stato italiano. La sentenza non è ancora definitiva in quanto il Pubblico Ministero ha preannunciato che presenterà appello.
  Quanto al procedimento penale apertosi in Italia nei confronti dei due dirigenti del PAM, l'udienza preliminare è stata rinviata a giovedì.
  Come sottolineato dal Ministro Tajani, commemorando nell'Aula di questa Camera l'Ambasciatore Luca Attanasio, il Carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo nel secondo anniversario della scomparsa, sentiamo forte l'impegno ad assicurare giustizia e onorare la Pag. 165memoria dei caduti. Abbiamo a cuore l'esigenza di giungere ad una piena verità sulla drammatica imboscata che ha tolto loro la vita.
  Nelle sue valutazioni, il Governo deve considerare, come sempre, l'interesse nazionale nel suo complesso: la necessità di fare giustizia, il rispetto per l'operato e l'indipendenza della nostra magistratura (cui spetta l'accertamento delle immunità) e anche il rispetto degli obblighi di diritto internazionale.
  Di tutti questi fattori occorrerà tenere conto.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-00909 Marrocco: Sulla morte del connazionale Claudio Mandia a New York.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il giovane Claudio Mandìa, che frequentava da due anni la scuola Education First International di Thornwood (dove era iscritta anche una delle sorelle), è stato rinvenuto senza vita nel campus il 17 febbraio 2022.
  Il nostro Consolato Generale a New York, informato dai familiari del giovane della drammatica notizia, si è messo da subito a disposizione per ogni possibile assistenza in un momento così difficile.
  Secondo la ricostruzione della famiglia, il ragazzo stava attraversando un periodo di forte stress dovuto al ritardo con cui aveva fatto rientro negli Stati Uniti dall'Italia a causa del COVID-19 (tre settimane).
  Non essendo riuscito a recuperare gli studi, era stato sorpreso a copiare un compito, fatto da lui stesso ammesso davanti alla Commissione disciplinare della scuola. La scuola ha quindi deciso la sua espulsione per «violazione del codice di condotta».
  In attesa del provvedimento, il giovane era stato messo in isolamento per quattro giorni, durante i quali ha potuto incontrare solo l'assistente sociale e, la sera prima del decesso, la sorella e alcuni amici.
  La mattina del 17 febbraio, sollecitati dalla sorella che non riusciva più a comunicare con il ragazzo, i responsabili del campus hanno trovato il corpo senza vita di Claudio. Le competenti autorità di polizia hanno accertato il suicidio.
  I familiari hanno autorizzato l'autopsia effettuata il 19 febbraio.
  La salma del giovane è stata subito messa a disposizione dei familiari, per poi essere trasportata in Italia.
  A seguito dell'apertura di un fascicolo e delle indagini, la Procura americana competente ha concluso, a inizio dicembre 2022, di non ravvedere gli estremi per il rinvio a un giudizio penale della Education First International, pur ammettendo un atteggiamento non corretto da parte della scuola.
  Resta attivo il processo civile (non ancora avviato), per il quale i legali della scuola hanno chiesto al Giudice americano il trasferimento della giurisdizione presso il Foro svizzero (sede legale dell'istituzione), auspicando un'archiviazione o un'attenuazione delle imputazioni.
  Al riguardo, a marzo, il Console Generale ha anche sensibilizzato la Giudice competente per il procedimento civile per il mantenimento della giurisdizione statunitense sul caso.
  In occasione del più recente contatto avuto dal Consolato Generale a New York giovedì scorso, i familiari di Claudio hanno riferito che il Giudice americano ha respinto il ricorso dell'istituzione scolastica, confermando la giurisdizione statunitense sul caso.
  In parallelo, la famiglia del giovane, in accordo con i propri legali americani, ha alimentato negli Stati Uniti un dibattito mediatico volto a dimostrare le asserite responsabilità della Education First International nella vicenda di Claudio e a promuovere un progetto di legge che sottoponga le istituzioni scolastiche private dello Stato di New York alle linee guida adottate da quelle pubbliche.
  Il Ministero degli esteri, grazie all'impegno profuso dal Consolato Generale a New York e dall'Ambasciata a Washington, ha assistito la famiglia Mandìa sin dall'inizio della vicenda.
  Il Ministro Tajani ha ricevuto alla Farnesina il 21 aprile i genitori di Claudio, ai quali ha confermato l'impegno massimo nel sensibilizzare l'Autorità giudiziaria statunitense sulla vicenda.
  Anche l'Ambasciatrice a Washington e il Console Generale a New York hanno incontratoPag. 167 più volte i genitori di Claudio e, in stretto raccordo con i legali della famiglia, hanno incessantemente intrattenuto contatti con le Autorità locali.
  La Farnesina in tutte le sue articolazioni non risparmierà sforzi per ottenere massima chiarezza sulla triste vicenda di Claudio.

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ALLEGATO 7

Sugli esiti della missione svolta dalla deputata Laura Boldrini a Tokyo e Hiroshima in occasione del Forum parlamentare dei Paesi del G7 per l'eliminazione delle armi nucleari (28-30 aprile 2023).

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  In preparazione del summit dei Leader dei Paesi del G7, che si è svolto ad Hiroshima dal 19 al 21 maggio 2023, ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) ha promosso un «Forum parlamentare dei Paesi del G7 per l'abolizione delle armi nucleari» che si è tenuto in parte a Tokyo, in parte ad Hiroshima dal 28 al 30 aprile 2023.
  ICAN ha invitato l'onorevole Boldrini ad essere presente in una delegazione di sette parlamentari, uno per ogni Paese del G7.
  La «International Campaign to Abolish Nuclear Weapons» (ICAN) è una rete internazionale di associazioni che nel 2017 ricevette il Premio Nobel per la pace in quanto promotrice e realizzatrice del «Trattato per la proibizione delle armi nucleari» (TPNW), adottato il 7 luglio 2017 dalle Nazioni Unite ed entrato in vigore, dopo il raggiungimento della cinquantesima ratifica, il 22 gennaio 2021. Attualmente il Trattato è firmato da 92 Stati e ratificato da 68 (in Europa da Austria, Irlanda, Malta, San Marino e Santa Sede).
  L'iniziativa parlamentare è nata sulla base di una forte aspettativa nei confronti del summit di maggio, non soltanto per la scelta del Governo giapponese di svolgerlo in un luogo simbolico come Hiroshima e di aver incluso il tema della minaccia nucleare in agenda, ma anche per numerose dichiarazioni di leader mondiali che incoraggiavano l'auspicio che la riunione del G7 potesse diventare il punto di partenza di sforzi rinnovati per negoziati volti al disarmo nucleare.
  Forte era ed è d'altronde la preoccupazione generata dalla guerra di aggressione russa nei confronti dell'Ucraina e la situazione di stallo dei negoziati bilaterali con gli USA dopo che Mosca ha sospeso il nuovo accordo Start ed ha annunciato di voler dispiegare armi nucleari tattiche in Bielorussia, a cui si aggiungono gli esperimenti nucleari della Corea del Nord e la prosecuzione dell'arricchimento dell'uranio da parte del regime iraniano.
  Oggi si parla di uso delle armi nucleari, e lo si minaccia, con una frequenza e una chiarezza che forse non avevamo mai ascoltato prima, come se non rappresentassero oggi più di ieri il rischio maggiore per la sopravvivenza dell'umanità: l'atomica di Hiroshima pesava circa 4.500 chilogrammi e uccise 140 mila persone, mentre una bomba nucleare odierna pesa poche centinaia di chilogrammi e può uccidere un milione di persone.
  Con questa consapevolezza, la piena implementazione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) e la estensione del numero dei Paesi aderenti al Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) sono stati gli obiettivi principali degli incontri che si sono svolti prima a Tokyo, presso la Japanese House of Councillors, e poi ad Hiroshima nel Campus della Hiroshima University.
  Ma un altro momento di grande importanza, oltre che di sincera commozione, è stato l'incontro che la delegazione di parlamentari del G7 ha avuto con i sopravvissuti (Hibakusha) del bombardamento di Hiroshima, testimoni delle drammatiche conseguenze dell'uso di armi atomiche, ancora visibili dopo oltre settant'anni.
  Le radiazioni scaturite dalle bombe atomiche dell'agosto 1945 hanno lasciato infatti tracce indelebili sul corpo di migliaia di persone tra le quali tumori alla pelle, alle ossa e all'apparato riproduttivo, problemi respiratori, malattie cardiovascolari, effetti negativi sul sistema immunitario.Pag. 169
  Ad Hiroshima la delegazione ha poi visitato il Peace Memorial Museum e deposto fiori all'Hiroshima Cenotaph.
  Il Forum parlamentare dei Paesi del G7 si è concluso il 30 aprile 2023 con l'approvazione di una dichiarazione contenente i seguenti impegni:

   rafforzare e implementare il Trattato di non proliferazione, incrementare il numero di Paesi firmatari del Trattato per la proibizione delle armi nucleari e sostenere l'attuazione del Trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari (CTBT) adottato il 10 settembre 1996 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite;

   chiedere al summit dei Leader dei Paesi del G7 di incontrare ed ascoltare gli Hibakusha, di riconoscere i danni devastanti causati sulle persone e sull'ambiente dall'uso delle armi nucleari, di condannare senza equivoci ogni minaccia di usare le armi nucleari e di riconoscere il valore del TPNW nel cammino verso il disarmo nucleare globale;

   agli Stati non firmatari del TPNW, come è l'Italia, si chiede di partecipare da osservatori al secondo meeting degli Stati Parte del Trattato e di collaborare con gli Stati parte stessi nel campo dell'assistenza alle vittime e del recupero dei danni arrecati all'ambiente.

  Alla vigilia del vertice del G7 di Hiroshima, il neo costituito «Intergruppo della Camera per il disarmo nucleare» ha inviato una lettera alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni chiedendole di impegnarsi, in quella sede, a condannare in modo inequivocabile le minacce all'uso delle armi nucleari, ad ascoltare i sopravvissuti della catastrofe di Hiroshima, a porre fine agli accordi di condivisione degli armamenti nucleari e a perseguire l'obiettivo del disarmo.
  L'Intergruppo ha inoltre chiesto alla Presidente Meloni di fare in modo che nel prossimo summit del G7 a presidenza italiana, che si terrà nel nostro Paese nel 2024, venga posto al centro il tema del disarmo nucleare e che l'Italia partecipi come Paese osservatore alla prossima Conferenza degli Stati Parte del TPNW che si terrà a New York dal 27 novembre al 1 dicembre 2023.
  Ma i promotori e i partecipanti al Forum parlamentare dei Paesi del G7 dell'aprile scorso hanno manifestato tutta la loro delusione per i risultati del summit dei Leader del G7 e in particolare per il documento conclusivo sul tema del disarmo nucleare («G7 Leader's Hiroshima Vision on Nuclear Disarmament»), in quanto ai giusti propositi di raggiungere un «mondo senza armi nucleari con una sicurezza illimitata per tutti» non ha fatto seguito nessuna misura o impegno concreto per raggiungere questo obiettivo.
  Daniel Hogsta, Direttore esecutivo di ICAN ha definito i risultati del summit nel modo seguente: «Questa è più di un'opportunità mancata. Con il mondo che si trova ad affrontare il rischio acuto che le armi nucleari possano essere usate per la prima volta da quando furono bombardate Hiroshima e Nagasaki, questo è un grave fallimento della leadership globale».
  Anche diversi sopravvissuti (Hibakusha) hanno manifestato il loro disappunto per l'esito deludente del vertice.
  Convinta che la minaccia nucleare sia divenuta purtroppo una realtà e che il mondo rischia per questo la propria sopravvivenza, l'onorevole Boldrini, in conclusione, ha auspicato che la Camera dei deputati si impegni fortemente verso l'obiettivo del disarmo nucleare globale e approvi nuovi atti parlamentari – dopo quello adottato dalla Commissione Affari Esteri e comunitari il 18 maggio 2022 – che impegnino il Governo a muoversi con coraggio in questa direzione.
  In questo contesto, ha preannunciato la presentazione di un'apposita proposta di risoluzione in Commissione, che riassuma i contenuti e gli impegni richiamati nella presente relazione.