CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 17 maggio 2023
111.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2. Testo unificato C. 384 Molinari, C. 446 Bignami e C. 459 Faraone.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione (Affari esteri e comunitari),

   esaminato, per le parti di competenza, il testo unificato delle proposte di legge C. 384 Molinari, C. 446 Bignami e C. 459 Faraone, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, quale risultante dalle proposte emendative approvate dalla Commissione nel corso dell'esame in sede referente;

   preso atto che, tra i compiti dell'istituenda Commissione figurano, tra gli altri; la verifica del rispetto delle normative nazionali, europee e internazionali in materia di emergenze epidemiologiche da parte dello Stato italiano, individuando le conseguenze di tipo sanitario, economico e sociale derivanti dal mancato rispetto di tali normative; l'esame dei rapporti intercorsi tra le competenti autorità dello Stato italiano e l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ai fini della gestione dell'emergenza epidemiologica, a partire dal periodo pre-pandemico; la valutazione della tempestività e dell'efficacia delle indicazioni fornite allo Stato italiano dall'OMS e da altri organismi internazionali,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

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ALLEGATO 2

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2. Testo unificato C. 384 Molinari, C. 446 Bignami e C. 459 Faraone.

PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE PRESENTATA DAL GRUPPO
MOVIMENTO 5 STELLE

  La III Commissione,

   esaminata, per i profili di competenza, la proposta di legge recante «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2»;

   premesso che:

    la proposta di legge in esame prevede che sia istituita una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sul mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale, con il compito di accertare le misure adottate per prevenire, contrastare e contenere l'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 nel territorio nazionale e di valutarne la prontezza e l'efficacia;

    per quanto riguarda i profili di competenza della III Commissione rileva l'articolo 3, relativo ai compiti della Commissione, considerati gli specifici punti riguardanti i rapporti con l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS);

    in particolare, si dispone l'accertamento dei motivi della mancata attivazione del piano pandemico nazionale allora vigente a fronte dell'emanazione, da parte dell'OMS, di provvedimenti finalizzati all'adozione degli strumenti nazionali di preparazione e risposta ad una eventuale emergenza pandemica e successivamente alla dichiarazione di emergenza internazionale di sanità pubblica per il nuovo coronavirus da parte dell'OMS il 30 gennaio 2020;

    si stabilisce la verifica del rispetto delle normative nazionali, europee e internazionali in materia di emergenze epidemiologiche – compreso il regolamento sanitario internazionale adottato dalla 58a Assemblea mondiale della sanità il 23 maggio 2005 – da parte dello Stato italiano, individuando le conseguenze di tipo sanitario, economico e sociale derivanti dal mancato rispetto di tali normative;

    viene disposto, altresì, l'esame dei rapporti intercorsi tra le competenti autorità dello Stato italiano e l'OMS ai fini della gestione dell'emergenza epidemiologica causata dal virus SARS-CoV-2, a partire dal periodo prepandemico;

    si stabilisce di indagare e accertare le vicende relative al ritiro del rapporto sulla risposta dell'Italia al virus dopo la sua pubblicazione nel sito internet dell'ufficio regionale per l'Europa dell'OMS;

    si prevede la verifica della tempestività e dell'efficacia delle indicazioni fornite allo Stato italiano dall'OMS e da altri organismi internazionali;

   valutato che:

    la Commissione di inchiesta in titolo, non prevede tra gli ambiti di indagine il ruolo svolto dalle Regioni nell'adozione di misure di contenimento del virus e nella relativa gestione della pandemia per gli aspetti di loro competenza;

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    nel testo in esame si prevede la verifica del rispetto delle normative nazionali, europee e internazionali in materia di emergenze epidemiologiche da parte dello Stato italiano, escludendo, anche in tale ambito, la verifica del rispetto delle normative regionali;

    ai fini di una indagine completa si ritiene necessario, dunque, procedere alla verifica del ruolo svolto ai diversi livelli di governo nella gestione della pandemia;

   alla luce di quanto esposto,

  esprime

PARERE CONTRARIO.

Onori, Lomuti, Conte.

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ALLEGATO 3

Indagine conoscitiva sulle tematiche relative alla proiezione dell'Italia e dei Paesi europei nell'indo-pacifico.

PROGRAMMA DELL'INDAGINE CONOSCITIVA

  La guerra in corso tra Russia e Ucraina ha temporaneamente riportato al centro dell'attenzione delle politiche di proiezione esterna dei Paesi occidentali quanto accade nell'Europa orientale.
  Tuttavia, sarebbe miope dimenticare come sia in atto da lungo tempo un processo di riorientamento delle priorità in quest'ambito che non tarderà a far avvertire nuovamente tutto il peso che lo scacchiere dell'Indo-Pacifico ha assunto nel contesto della definizione degli equilibri globali.
  Sul Pacifico si affacciano infatti la prima, la seconda e la terza economia mondiale, che sono quelle degli Stati Uniti, della Repubblica Popolare Cinese e del Giappone. Ed è sempre sulle rive di quell'Oceano che si situano i due Paesi che destinano le maggiori risorse alla Difesa: le spese militari americane e quelle cinesi superano, in aggregato, i mille miliardi di dollari annui.
  L'Oceano Indiano è interessato dal tratto marittimo della Belt and Road Initiative, con la quale Pechino sta cercando di allargare non soltanto i mercati di sbocco della sua industria manifatturiera, ma di dilatare altresì la propria influenza politica.
  Se ne è avuta recentemente una prova in occasione del raggiungimento dell'accordo, propiziato dalla Repubblica Popolare Cinese, con il quale Iran e Arabia Saudita hanno deciso di riaprire le relazioni diplomatiche interrotte dal 2016.
  In altre parole, anche l'assetto geopolitico del Golfo Persico inizia a risentire dell'ascesa cinese, circostanza che costituisce un indubbio indebolimento per l'Occidente nell'intero Medio Oriente.
  La crescente presenza militare marittima della Cina nelle acque dell'Oceano Indiano è attentamente monitorata non soltanto dalla Marina degli Stati Uniti, ma altresì dalle flotte dell'Unione Indiana, del Giappone e dell'Australia.
  In questo contesto, lo sviluppo delle tensioni attorno a Taiwan fa temere lo scoppio di un nuovo conflitto maggiore, questa volta alla periferia orientale dell'Eurasia, e comunque alimenta, assieme alla guerra russo-ucraina, un sensibile incremento delle spese militari. Tale circostanza è causa di preoccupazioni crescenti, ma altresì motivo d'interesse per l'industria nazionale dei materiali d'armamento.
  È in questo contesto che vanno valutate la strategia complessiva dell'Italia e le scelte della sua politica estera e di proiezione esterna. Dell'Indo-Pacifico è del resto parte anche la sezione orientale del Mediterraneo Allargato, che è considerato sede degli interessi nazionali più importanti del nostro Paese. È però ormai difficile separare i due ambiti, in ragione delle dinamiche comuni che li coinvolgono.
  A motivare l'attenzione verso questa grande area concorre inoltre un importante fattore ulteriore. Se l'Indo-Pacifico si confermasse il fulcro della politica di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, al fine di conservare il rapporto speciale che durante la Guerra Fredda ha legato l'Europa all'America, dovrebbe essere valutata l'opportunità di sviluppare una strategia nazionale per l'Indo-Pacifico di più elevato profilo.
  Si tratterebbe, in sostanza, di rimanere rilevanti nel calcolo geopolitico americano.
  Al riguardo è significativo che, tra i nostri maggiori alleati, tanto la Gran Bretagna quanto la Francia abbiano da tempo deciso di incrementare la loro presenza nell'Indo-Pacifico: alla stessa tendenza si sta conformando anche la politica di difesa del nostro Paese, attraverso l'invio in quelle acque di alcune navi militari, tra le quali la Pag. 98portaerei Cavour, nave ammiraglia della nostra Marina.
  Lo stesso Governo italiano è attivo nella ricucitura e nel rilancio di alcune relazioni bilaterali di grande importanza e con significative prospettive in quello scacchiere, che avevano conosciuto un momento di freddezza nel passato recente: è il caso tanto dei rapporti con gli Emirati Arabi Uniti, quanto dei rapporti con la stessa India.
  Alla luce di tali considerazioni, la Commissione Affari esteri intende effettuare un'indagine conoscitiva che avrebbe lo scopo di individuare le basi sulle quali costruire una nuova strategia di presenza dell'Italia nell'Indo-Pacifico, a partire dalla ricognizione delle sfide alla sicurezza che propone e del modo di farvi fronte.
  L'indagine conoscitiva, che si concluderebbe entro il 30 giugno 2024, si articolerebbe secondo il seguente programma di audizioni:

   rappresentanti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione Internazionale;

   rappresentanti del Ministero dalla difesa;

   rappresentanti del Ministero delle imprese e del made in Italy;

   accademici ed esponenti del mondo della ricerca italiana e straniera nel settore;

   rappresentanti di think tank e di istituti di ricerca.

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ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00859 Quartapelle Procopio: Sul rinnovo del
memorandum di adesione alla «
Belt and Road Initiative» (BRI).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Memorandum d'intesa tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica Popolare Cinese sulla collaborazione nell'ambito della «Via della seta economica» e dell'«Iniziativa per una Via della seta marittima del 21mo secolo» è stato firmato il 23 marzo 2019 dall'allora Vice Presidente del Consiglio e Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, e dall'allora Presidente della «National Development and Reform Commission» cinese, He Lifeng.
  Il paragrafo VI del Memorandum specifica la natura non vincolante dell'intesa. Essa non crea obblighi ai sensi del diritto internazionale, né costituisce un vincolo di carattere giuridico o finanziario a carico delle parti.
  Il Memorandum ha acquistato efficacia al momento della firma e resta valido per un periodo di cinque anni, al termine del quale sarebbe automaticamente prorogato per altri cinque anni, salvo che una Parte vi ponga termine dandone un preavviso scritto di almeno tre mesi all'altra Parte, quindi entro il 22 dicembre 2023.
  In vista di tale scadenza, e posto che non possono esservi dubbi sull'appartenenza strategica e valoriale dell'Italia all'Occidente, è in corso un'attenta riflessione.
  L'obiettivo di questo Governo è sempre quello di salvaguardare l'interesse nazionale. E di mantenere saldi i princìpi e gli ideali cui si ispira il ruolo dell'Italia, quale Paese fondatore dell'Unione europea, così come nell'ambito delle Nazioni Unite, del legame con gli Stati Uniti, dell'Alleanza Atlantica e del G7, di cui assumiamo la Presidenza il prossimo anno.
  La valutazione avviata dal Governo sul Memorandum «Via della seta» si svolge anche tenendo a mente la più ampia riflessione sui rapporti da tenere con la Cina, in corso con i partner NATO, G7 e UE.
  In seno all'Unione, l'Italia partecipa attivamente all'aggiornamento della Strategia europea sulla Cina e alla definizione della traiettoria futura dei rapporti UE-Cina.

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ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-00857 Della Vedova: Sull'effettiva individuazione di Milano come terza sede della Divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti, e sulle relative competenze.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il 1° giugno entrerà in vigore l'Accordo TUB, il Tribunale Unificato dei Brevetti, e con esso la disciplina del brevetto unitario europeo.
  Sono due importanti sviluppi che rafforzano la tutela dei brevetti e, più in generale, della proprietà intellettuale e dell'innovazione a livello europeo.
  Come ben sapete, il recesso del Regno Unito dall'Accordo TUB a seguito della Brexit, formalizzato nel 2020, ha fatto decadere Londra come sede di una sezione della Divisione centrale del Tribunale di primo grado – come originariamente previsto.
  L'Italia, a differenza di altre delegazioni, ha insistito perché una seconda sezione della sede Centrale fosse mantenuta. E ha candidato la città di Milano.
  Grazie all'azione politica e diplomatica svolta la candidatura di Milano è andata progressivamente consolidandosi.
  Abbiamo scongiurato candidature alternative sul tavolo.
  Abbiamo acquisito il sostegno di principio di alcuni Paesi chiave, a cominciare dalla Francia e dalla Germania, ma anche dei Paesi Bassi.
  Abbiamo lavorato per evitare uno scenario secondo il quale il sistema cominci a funzionare a regime su sole due sedi (una Divisione centrale a Parigi e una sezione a Monaco di Baviera), e rinvio ad un momento successivo – se non addirittura alla revisione dell'Accordo (prevista dopo sette anni dall'entrata in vigore, ai sensi dell'articolo 87.1) – l'eventuale istituzione di una nuova sezione al posto di Londra.
  Il Governo è al lavoro per una decisione ufficiale di istituzione della sede a Milano all'entrata in vigore del sistema; un calendario per renderla operativa in tempi chiari e certi, con competenze adeguate in settori rilevanti per il tessuto imprenditoriale italiano, e robuste garanzie per il suo funzionamento.
  Con Parigi e Berlino stiamo discutendo per definire preliminarmente a tre il percorso da sottoporre agli altri Stati contraenti del TUB.
  La fase negoziale è giunta alle battute finali. Non possiamo permetterci di perdere questo importante risultato che consentirà all'Italia di essere nel gruppo di testa, insieme a Francia e Germania.
  È una partita negoziale che stiamo affrontando in una logica complessiva e di sistema, che deve essere improntata a un'ottica di lungo periodo a tutela delle imprese italiane ed europee e della loro competitività internazionale. Ma anche a realismo negoziale.
  In tutto questo percorso, il sostegno parlamentare all'operato del Governo sarà importante.

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ALLEGATO 6

Interrogazione n. 5-00858 Onori: Sul ruolo dell'Italia nei consessi internazionali incentrati sull'Afghanistan.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La riunione di Doha del 1° e 2 maggio è stata convocata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite per promuovere una riflessione sull'Afghanistan – al livello tecnico di funzionari – per coinvolgere i Paesi vicini all'Afghanistan e quelli più influenti del mondo islamico.
  Non si è trattato, quindi, di una Conferenza internazionale per assumere decisioni sul futuro dell'Afghanistan, ma di un incontro informale, uno scambio di punti di vista tra funzionari, per mettere a punto un approccio che possa avvicinare le sensibilità dei Paesi prossimi all'Afghanistan a quelle del Consiglio di Sicurezza, a vantaggio dell'azione dell'ONU.
  Nascendo come iniziativa delle Nazioni Unite, sono stati coinvolti innanzitutto i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, cui è stato associato il Giappone, membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, che al momento ha la responsabilità di preparare le bozze di risoluzione sull'Afghanistan.
  Oltre ai Paesi limitrofi e a quelli a maggioranza islamica, sono stati anche invitati i maggiori donatori dell'Afghanistan, come Unione europea e Germania, il cui rispettivo contributo ammonta a diverse centina di milioni di euro annui. Ha partecipato anche la Norvegia, visti i tradizionali contatti con i talebani.
  Sono stati invece esclusi donatori di grande rilievo tra gli Stati membri dell'Unione europea, e importanti partner occidentali – come il Canada – il cui notevole impegno militare in Afghanistan ha comportato anche la perdita di vite umane.
  Sin dalla caduta di Kabul, nell'agosto 2021, l'Italia è tra i protagonisti della risposta internazionale alla crisi afghana. Contribuiamo regolarmente al coordinamento internazionale in Qatar, dove sono ricollocate numerose Ambasciate occidentali competenti per l'Afghanistan, inclusa la nostra. Sempre a Doha incontriamo, assieme ai partner europei, le Autorità afghane di fatto.
  Partecipiamo attivamente al coordinamento sull'Afghanistan non solo in seno all'Unione europea, nei vari formati previsti, ma anche nel più ristretto Gruppo dei Rappresentanti e Inviati Speciali per l'Afghanistan, che include Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Regno Unito, Svizzera e Unione europea.
  L'Italia si distingue inoltre per il forte impegno a tutela dei diritti delle donne e delle ragazze afghane, anche con l'organizzazione di eventi in ambito multilaterale e anche nazionale.
  Tutte le iniziative di emergenza della Cooperazione italiana in Afghanistan negli ultimi anni hanno avuto un focus specifico sulle necessità delle donne e delle bambine. Sosteniamo le attività del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione e dell'UNICEF per fornire servizi essenziali e a favore della salute sessuale e riproduttiva, prevenire e contrastare la violenza sessuale e di genere e sostenere l'accesso all'educazione delle bambine.
  Siamo fortemente impegnati nel sostegno alla popolazione afghana. Intendiamo proseguire e rafforzare questo impegno, che assume una valenza strategica anche sotto il profilo della prevenzione e contrasto dei flussi migratori irregolari.
  Siamo consapevoli dell'importanza di non legittimare i talebani, un regime oppressivo e oscurantista, che viola sistematicamente i diritti essenziali di donne e ragazze. Ma dobbiamo anche rispondere all'esigenza di assistere la popolazione nei suoi bisogni essenziali, e di impedire che l'Afghanistan torni a essere un santuario di organizzazioni terroristiche.

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ALLEGATO 7

Interrogazione n. 5-00860 Formentini: Sull'aggiornamento della
strategia italiana per la regione dell'Artico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Italia ha una lunga tradizione di presenza e ricerca in Artico, risalente ad oltre un secolo fa e mantenutasi viva nel corso di tutto il Novecento.
  Negli anni Novanta, l'avvio di attività di ricerca presso l'Osservatorio Atmosferico Artico di Thule e l'apertura da parte del CNR della base «Dirigibile Italia» alle Isole Svalbard hanno rappresentato l'inizio dell'attuale impegno dell'Italia in Artico. Questo ha visto come primo motore la ricerca scientifica.
  Con l'intensificarsi dell'interesse verso l'Artico, è maturata la decisione di chiedere lo status di Osservatore al Consiglio Artico, ottenuto alla Ministeriale di Kiruna nel 2013.
  Nello stesso periodo è stato istituito alla Farnesina il Tavolo Artico, foro di coordinamento tra Ministeri, enti di ricerca ed imprese interessati all'Artico, tuttora operante. Nel 2015, il Tavolo ha prodotto un documento strategico denominato «Verso una Strategia italiana per l'Artico – linee guida nazionali».
  Anche a seguito dell'indagine conoscitiva sulla strategia italiana in Artico svolta dalla Commissione Esteri della Camera nel 2017, la legge di bilancio per il 2018 ha creato il Programma di Ricerche in Artico e il Comitato Scientifico per l'Artico.
  Il Programma di Ricerche ha permesso tra l'altro il finanziamento di vari bandi per progetti di ricerca (con 15 iniziative approvate) e per infrastrutture (con 6 progetti finanziati). Ha anche contribuito alla nascita di un dottorato in scienze polari presso l'Università Ca' Foscari a Venezia.
  Fino all'invasione russa dell'Ucraina, l'Artico era riuscito, seppur parzialmente, a mantenersi al riparo dalle tensioni internazionali. Per questo era stato definito come un'area ad alto livello di collaborazione e basse tensioni.
  Questa eccezionalità dell'Artico non ha retto ai drammatici eventi del 2022. I lavori del Consiglio Artico sono stati sospesi nel marzo dello scorso anno, dopo che sette degli otto Stati Artici hanno dichiarato di non ritenere opportuna la partecipazione a riunioni sotto la Presidenza di turno della Federazione russa.
  La Norvegia ha assunto la Presidenza del Consiglio Artico lo scorso 11 maggio e sta lavorando per assicurare una ripresa delle attività.
  Il rafforzato interesse italiano e le novità intervenute sul piano internazionale avevano già portato il Tavolo Artico ad avviare una riflessione, prima ancora dell'invasione dell'Ucraina, per aggiornare il documento italiano di strategia per l'Artico.
  Ci aspettiamo che il concreto avvio della Presidenza norvegese possa definire i futuri sviluppi del Consiglio Artico, e, più in generale, della cooperazione circumpolare, alla luce delle sfide geopolitiche in atto nella regione.
  Ciò fornirà gli elementi necessari per completare la riflessione avviata, in vista di una proposta, in tempi brevi, per un nuovo aggiornato documento di strategia.
  Il Ministro Tajani, nel corso dell'incontro avuto a Oslo giovedì scorso con la Ministra degli Esteri norvegese, ha sottolineato il nostro forte interesse a contribuire attivamente al Consiglio Artico e anche a sviluppare collaborazioni per far dialogare quella regione con il Mediterraneo.