CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 aprile 2023
96.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO
Pag. 69

ALLEGATO 1

Documento di economia e finanza 2023.
Doc. LVII, n. 1, Annesso e Allegati

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La X Commissione,

   esaminato, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2023 (Doc. LVII, n. 1, Annesso e Allegati);

   preso atto che il Documento evidenzia che uno degli obiettivi dell'azione di Governo consiste nel superamento graduale di alcune misure straordinarie di politica fiscale attuate negli ultimi tre anni nonché di individuare nuovi interventi sia per il sostegno ai soggetti più vulnerabili che per il rilancio dell'economia;

   rilevato inoltre che il provvedimento sottolinea l'intento di ridurre gradualmente, ma in misura sostenuta nel tempo, il deficit e il debito della PA in rapporto al PIL e di continuare a sostenere la ripresa dell'economia italiana nonché l'obiettivo di conseguire tassi di crescita del PIL e del benessere economico dei cittadini più elevati di quelli registrati nei due decenni scorsi, riducendo l'inflazione e recuperando il potere d'acquisto delle retribuzioni con un taglio dei contributi sociali per i dipendenti con redditi medio bassi (per il 2023) e un politica di riduzione della pressione fiscale da perseguire anche nel 2024;

   preso altresì atto che il Documento indica che la politica economica del Governo continuerà a fondarsi sui quattro assi della competitività sostenibile delineati dalla Commissione nell'Annual Sustainable Growth Survey (ASGS): l'attenzione alla stabilità macroeconomica, continuando a vigilare sulla riduzione di deficit e debito; il sostegno delle famiglie più vulnerabili; il rilancio della produttività, degli investimenti e delle politiche dell'innovazione per promuovere la crescita, nonché il sostegno alle imprese, senza dimenticare la sostenibilità ambientale;

   apprezzata l'intenzione di intervenire per ridefinire le aliquote attualmente vigenti sui prodotti energetici (carburanti e combustibili) e sull'energia elettrica, tenendo conto dell'impatto ambientale di ciascun prodotto, con l'obiettivo di contribuire alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti attraverso l'utilizzo della leva fiscale e di promuovere la transizione energetica e l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili, in linea con gli impegni internazionali G20 e G7 e unionali;

   considerato quanto evidenziato nel Documento in materia di politiche energetiche, volte al raggiungimento dei target di decarbonizzazione al 2030 e di neutralità climatica al 2050, attraverso elevati livelli di indipendenza energetica, basati su un percorso di crescita esponenziale delle fonti rinnovabili e di forte promozione del risparmio e dell'efficienza energetica;

   valutata con favore l'intenzione di rivedere il sistema degli incentivi esistente al fine di promuovere una nuova politica industriale per consentirgli di dispiegare compiutamente i propri effetti abbandonando la logica «emergenziale» e realizzare una compiuta sinergia tra le fonti di finanziamento;

   evidenziata con favore l'annunciata imminente presentazione da parte del Governo del disegno di legge annuale per la concorrenza al fine di assicurare una piena e perdurante apertura dell'intero sistema economico nazionale, anche considerato che il Governo assicura che le disposizioni contenute nel predetto disegno di legge non prevedono l'emanazione a valle di atti normativi, di rango primario o secondario, o di atti di carattere amministrativo generale ai fini della loro concreta efficacia;

Pag. 70

   preso atto che nel Documento, a completamento della manovra di bilancio 2023-2025, il Governo dichiara, tra i disegni di legge collegati alla decisione di bilancio, quelli relativi a misure organiche per la promozione, la valorizzazione e la tutela del Made in Italy, alla delega al Governo per la realizzazione di un sistema organico degli incentivi alle imprese (DDL il cui esame è già iniziato al Senato della Repubblica), alla disciplina della professione di guida turistica e allo sviluppo e competitività del settore turistico,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.

Pag. 71

ALLEGATO 2

Documento di economia e finanza 2023.
Doc. LVII, n. 1, Annesso e Allegati

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVO PRESENTATA DAI DEPUTATI PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI, TODDE

  La X Commissione, esaminato, per le parti di competenza, Il Documento di Economia e Finanza 2023 (DOC LVII, n. 1, Annesso e Allegati), presentato dal Governo il 12 aprile 2023,

   considerato che:

    nella relazione introduttiva si afferma la volontà di puntare ad un aumento della crescita del PIL e dell'occupazione «lungo un sentiero di innovazione e investimento della transizione ecologica e digitale e dello sviluppo delle infrastrutture per la trasmissione dell'energia pulita e la mobilità sostenibile», ma l'impianto del Documento appare del tutto privo di una reale volontà di perseguire obiettivi concreti di transizione ecologica e di sostenibilità;

    per quanto attiene le linee programmatiche in materia di sviluppo di infrastrutture e del sistema dei trasporti e della logistica si evidenzia quanto segue:

     in tema di mobilità sostenibile si assiste ad un surreale ribaltamento della prospettiva, attraverso il quale vengono sostanzialmente additate le misure per la promozione della mobilità dolce come causa di incidentalità, in netta controtendenza con le politiche di tutti i paesi europei, che stanno investendo e indirizzando le politiche di mobilità urbana su un consistente spostamento dal trasporto privato motorizzato alle altre forme di mobilità (trasporto pubblico, sharing, bici, mobilità leggera);

     altro elemento di evidente contraddittorietà è rappresentato dall'ipotesi di realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, che – pur essendo stato indicato come «opera prioritaria e di preminente interesse nazionale», al punto da intervenire nel quadro normativo attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza – è del tutto privo delle risorse finanziarie necessarie per la sua realizzazione;

     il comma 1, dell'articolo 3, del decreto-legge n. 35 del 2023, prevede l'inserimento dell'opera nell'Allegato Infrastrutture del DEF, con l'indicazione del costo stimato, delle coperture finanziarie disponibili a legislazione vigente e del fabbisogno residuo; nell'allegato III del DEF la stima del costo è di 14,6 miliardi ed è approssimato per difetto, non tenendo conto di alcune opere di ottimizzazione e complementari, di cui manca la quantificazione, e si riconosce che non vi alcuna risorsa stanziata, almeno fino a gennaio 2024, quando entrerà in vigore la prossima legge di bilancio;

     peraltro nel documento si ammette che la sospensione della realizzazione del progetto era stata determinata dall'assenza di una effettiva sostenibilità economico-finanziaria dell'opera, ma non si forniscono elementi per indicare un mutamento del quadro in senso favorevole;

     inoltre si afferma che la realizzazione del ponte avrà un impatto significativo sulla riduzione della CO2 e degli altri gas climalteranti, senza indicare alcuno studio a supporto di questa asserzione;

    in materia di competitività e sviluppo delle imprese si evidenzia quanto segue:

     in merito al disegno di legge annuale sulla concorrenza, il testo del Documento di Economia e Finanza è stato modificato rispetto a quello pubblicato la scorsa Pag. 72settimana sul sito del ministero dell'Economia che la sezione «Programma nazionale di riforma» dava per approvato il 6 aprile e che ora viene correttamente indicato come semplicemente «esaminato» dal Consiglio dei ministri;

    per quanto attiene allo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra si sottolinea che:

     l'analisi del Governo conferma le evidenze scientifiche che hanno dato vita agli impegni assunti a livello internazionale, con l'adozione dell'Accordo di Parigi e delle misure prese nella Conferenza delle Parti di Glasgow, e a livello europeo, con i piani nazionali energia e clima, il pacchetto Fit for 55 e la Long Term Strategy;

     il documento evidenzia altresì che si è registrata una mancata riduzione delle emissioni nei settori trasporti e civile, al punto da portare al superamento dei livelli emissivi italiani (AEA, Annual Emission Allocation), per un valore pari a 10,9 MtCO2eq;

     appare inquietante l'atteggiamento «attendista» del Governo che, pur nella consapevolezza di dover aggiornare gli strumenti normativi e di programmazione ai recenti impegni assunti a livello europeo, continua a fare riferimento agli obiettivi precedenti alla legge sul clima e al pacchetto «Fit for 55», rischiando di accumulare ulteriore ritardo nell'adozione delle misure necessarie per contrastare efficacemente i cambiamenti climatici;

     per stessa ammissione degli esponenti del Governo, sembra improbabile che verrà rispettato il termine di giugno 2023 per l'aggiornamento del PNIEC al nuovo quadro europeo, con inevitabili ripercussioni sulla politica ambientale del nostro Paese;

     sebbene il Sesto rapporto IPCC sulla mitigazione al cambiamento climatico confermi il ritardo nel ridurre le emissioni di gas serra e l'urgenza di agire rapidamente con azioni di mitigazione efficaci ed eque al fine di limitare gli impatti del cambiamento climatico, non vi è alcuna indicazione di una rimodulazione al rialzo degli attuali incentivi per l'acquisto di veicoli elettrici, ai fini di un ammodernamento del parco auto circolante, né di misure che assicurino il sostegno nello sviluppo di tecnologie, mezzi e sistemi per una mobilità sostenibile e decarbonizzata, intelligente e interconnessa, in grado di accrescere sia la competitività delle imprese manifatturiere già operanti nel settore che di quelle che hanno riconvertito i propri impianti per la produzione di veicoli full electric, per una transizione del comparto efficace e sostenibile sotto il profilo economico e sociale come richiesto dagli impegni in sede europea dal 2035;

     nonostante gli impegni assunti in linea con il pacchetto europeo Fit for 55 per la decarbonizzazione dell'industria, non risultano potenziati gli incentivi agli investimenti delle imprese diretti al rafforzamento dei processi di innovazione orientati alla transizione energetica e digitale e all'autoproduzione di energia rinnovabile, anche al fine di rafforzare il tessuto produttivo nella capacità di innovare, di produrre e di essere competitivo sui mercati internazionali;

     sui costi dell'energia, si osserva una discrepanza tra quanto viene indicato nel quadro complessivo e politica di bilancio, al punto «I.1 Tendenze recenti dell'economia e della finanza pubblica» e il punto «I.5 Scenari di rischio per la previsione». Nel grafico sui prezzi all'ingrosso del gas naturale e dell'energia elettrica si mostra un livello dei prezzi con valori stabili per il quale viene previsto un impatto per il 2024 pari a 0,4 miliardi (0,02 per cento del PIL), in gran parte riconducibile a effetti indiretti dei tagli delle accise nel 2022, mentre l'impatto nel 2025 è nullo. Diversamente al punto «I.5 Scenari di rischio per la previsione» viene indicato che «ai rischi legati al prezzo del petrolio, condizioni climatiche meno favorevoli (quali ad esempio la siccità nei mesi estivi e un prossimo inverno più rigido) potrebbero far aumentare nuovamente il prezzo del gas e dell'elettricità. Si è ipotizzato quindi che rispetto alla previsione base i prezzi del gas, dell'energia elettrica e del petrolio risultinoPag. 73 più elevati del 20 per cento nel secondo semestre del 2023 e nel 2024, declinando negli anni successivi ma rimanendo più elevati dell'ipotesi base.». Tale discrepanza andrebbe valutata attentamente nell'ambito del Def con la previsione delle misure e risorse adeguate ad affrontare il verificarsi esposto nello scenario di rischio, tra l'altro già annunciato dall'ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) che comprometterebbe gli utenti più vulnerabili e le piccole imprese;

     con riguardo alla riduzione dei consumi del gas e il rispetto degli obbiettivi del REPowerEU nell'ambito del Green New Deal, vengono esposti genericamente i principi del Piano senza alcun riferimento rispetto a quali tipo di misure ed azioni si vogliono intraprendere per la definizione dei progetti e delle riforme che devono essere individuate entro il 31 agosto del 2023;

     benché l'emergenza climatica richieda la previsione di una riforma organica dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD), in linea con il pacchetto europeo Fit for 55, che ne consenta la progressiva riduzione e la sostituzione con i sussidi ambientalmente favorevoli (SAF), si continua a registrare un incremento di trasferimenti di bilancio e agevolazioni fiscali in attività, opere e progetti connessi direttamente e indirettamente alle fonti fossili;

    per quanto attiene alle politiche sullo sviluppo dell'economia circolare si evidenzia che:

     al netto della formale condivisione degli obiettivi globali ed europei al 2030 e 2050 (es. Sustainable Development Goals, obiettivi Accordo di Parigi, European Green Deal) sono infatti molto ambiziosi: puntano ad una progressiva e completa decarbonizzazione del sistema ('Net-Zero') e a rafforzare l'adozione di soluzioni di economia circolare, per proteggere la natura e le biodiversità e garantire un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente – la politica adottata in ambito nazionale sembra essere in controtendenza, come dimostra la posizione critica espressa nelle competenti commissioni parlamentari in merito alla Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, che modifica il regolamento (UE) 2019/1020 e la direttiva (UE) 2019/904 e che abroga la direttiva 94/62/CE (COM(2022)677 final);

    per quanto attiene, infine, alle politiche e alle misure per realizzare gli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici, con particolare riferimento al settore residenziale e terziario si rileva che:

     la misura del superbonus 110 per cento ha svolto un ruolo decisivo nel rilancio del comparto ed è, dunque, poco lungimirante pensare di rimodulare tale strumento sulla base di considerazioni meramente contabili, senza una visione di ampio respiro che tenga conto dell'impatto prodotto sulla spesa pubblica in termini di risorse economiche attivate, di occupazione aggiuntiva, di risparmio energetico assicurato e di gettito fiscale prodotto. In linea con la direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia (EPBD), occorre piuttosto definire in modo strutturale, e per un congruo arco temporale, le misure per il raggiungimento degli obiettivi di ristrutturazione ed efficientamento energetico del parco immobiliare nazionale che consenta di consolidare il trend di riduzione delle emissioni garantito dalle politiche attive al 2021;

    tutto ciò premesso,

  esprime

PARERE CONTRARIO.

Pag. 74

ALLEGATO 3

Documento di economia e finanza 2023.
Doc. LVII, n. 1, Annesso e Allegati

PROPOSTA DI PARERE ALTERNATIVO PRESENTATA DAI DEPUTATI PELUFFO, DE MICHELI, DI BIASE, GNASSI, ORLANDO

  La X Commissione attività produttive, commercio e turismo,

   in sede di esame del Documento di economia e finanza 2023;

   premesso che:

    il primo Documento di economia e finanze del Governo Meloni si caratterizza per una preoccupante assenza di ambizioni, strategie, di risorse;

    tale assenza si riflette sugli andamenti economici: a fronte di un tasso di crescita tendenziale già modesto, 0,9 per cento nel 2023, 1,4 per cento nel 2024, 1,3 per cento nel 2025 e 1,1 per cento nel 2026, l'obiettivo programmatico risulta superiore di soli 0,1 punti sia per l'anno in corso che per il prossimo, mentre negli anni successivi i due valori coincidono;

    le previsioni tendenziali sono state validate dall'UPB assumendo la piena e tempestiva realizzazione dei progetti del PNRR, rispetto a cui il DEF presenta affermazioni molto evasive quali «Il Governo è al lavoro per ottenere la terza rata del PNRR entro il mese di aprile e per rivedere o rimodulare alcuni progetti del Piano per poterne poi accelerare l'attuazione», a conferma dell'inadeguatezza e dell'incapacità dell'esecutivo che, dopo aver sprecato mesi inutilmente, sta ora tentando di scaricare le sue responsabilità su chi lo ha preceduto;

    senza una netta accelerazione nell'utilizzazione dei fondi del PNRR sarà difficile ottenere gli obiettivi di crescita programmati: il Governo «confida» che accada quello che è successo negli ultimi anni con una crescita economica che ha «sorpreso al rialzo», senza tuttavia indicare misure in grado di determinare tale rialzo;

    la conferma degli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al PIL già contenuti nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB), ossia 4,5 per cento quest'anno, 3,7 per cento nel 2024 e 3,0 per cento nel 2025 determina un orientamento fortemente restrittivo di politica fiscale: il saldo primario passa da –3,6 per cento nel 2022 (-1,2 per cento al netto dei bonus edilizi riclassificati) a un avanzo dello 0,3 per cento nel 2024 e del 2 per cento nel 2026;

    a fronte di un aumento delle entrate determinato dall'inflazione si registra una sostanziale stabilità della spesa nominale e, pertanto, una riduzione in termini reali del livello di finanziamento dei servizi pubblici; la spesa primaria in percentuale del PIL, infatti, si riduce costantemente in tutto l'orizzonte previsivo;

    particolarmente emblematici sono i tagli sulla spesa sanitaria: dal 6,9 per cento in rapporto al PIL del 2022 si scende al 6,3 per cento del 2024 che diventa 6,2 per cento per il biennio successivo, riduzioni determinate da una crescita media stimata del PIL nominale del 3,6 per cento a fronte di una crescita media stimata della spesa sanitaria dello 0,6 per cento nel triennio 2024-2026; per tornare sopra il 7 per cento (valore di riferimento per la media europea) ci vorrebbero quasi 20 anni (7,1 per cento nel 2045);

    i margini disponibili in conseguenza della conferma degli obiettivi programmatici, pari a 3,4 miliardi di euro nel 2023 e a 4,5 miliardi di euro nel 2024, saranno utilizzati, con un prossimo provvedimento Pag. 75normativo, per finanziare un taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente nel 2023 e il Fondo per la riduzione della pressione fiscale nel 2024;

    sul resto il Documento non dice nulla, limitandosi ad affermare che «il finanziamento degli interventi di politica di bilancio avverrà individuando le opportune coperture all'interno del bilancio pubblico», a ulteriore conferma dell'assenza di qualunque strategia di politica economica, e che al «finanziamento delle cosiddette politiche invariate a partire dal 2024, nonché alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026, concorreranno un rafforzamento della revisione della spesa pubblica e una maggiore collaborazione tra fisco e contribuente»;

    mantenere per il 2024 il taglio del cuneo contributivo previsto dalla legge di bilancio e quello annunciato dal DEF richiederà 10 miliardi di euro, mentre è stato lo stesso Ministro per la pubblica amministrazione a indicare in 7-8 miliardi di euro una cifra «realistica» per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego: a fronte dei 4,5 miliardi derivanti dalla revisione dell'obiettivo di deficit, solo per queste due voci il Governo dovrà reperire circa 13 miliardi di euro con la prossima manovra di bilancio, senza considerare che non vengono previste risorse per altre voci fondamentali come le pensioni, sia per la riforma del sistema pensionistico sia per il finanziamento dell'istituto di «opzione donna», la sanità, l'istruzione, l'attuazione della delega fiscale;

   rilevato che,

    per quanto di competenza di questa Commissione, va preliminarmente osservato che se nel DEF viene comunicata la volontà di porre termine ad alcune misure definite «emergenziali» (tagli delle accise sui carburanti, interventi di contrasto al caro energia, revisione degli incentivi edilizi, misure di accesso al credito per le imprese), allo stesso tempo non viene declinata nessuna, neppure embrionale, prospettiva di politica industriale, non si parla di misure strutturali, non c'è una visione di sviluppo del sistema della manifattura, non si parla di avanzamento dopo impresa 4.0, il piano nazionale del turismo è da ottobre che avrebbe dovuto essere pronto, la revisione della Strategia energetica nazionale e quindi del PNIEC che va fatta entro il prossimo 30 giugno non è ancora stata elaborata e nemmeno sottoposta all'attenzione degli stakeholders di riferimento;

    sulla competitività e sulla concorrenza delle imprese il Documento difetta di indicazioni organiche, manca anche qui una visione;

    per quanto attiene specificamente alla concorrenza, dopo aver cercato di smontare quanto fatto finora dai precedenti governi, arrivando, per quanto riguarda l'annoso tema delle concessioni balneari, a non tenere in considerazione le pronunce giurisprudenziali nazionali ed europee, le iniziative parlamentari, gli avvisi arrivati dall'Ue, i timori degli esercenti interessati, il Governo ha invece inteso procedere approvando una norma, nel cosiddetto «decreto Milleproroghe», in palese contrasto con le raccomandazioni pervenute, e, cosa forse ancora più grave, senza avviare politiche per mettere in sicurezza operatori ed enti locali dando seguito a quanto già previsto dalla legge sulla concorrenza approvata dal Governo Draghi, che ricordiamo essere riforma inserita all'interno del PNRR;

    riguardo al disegno di legge annuale sulla concorrenza, citato nel Documento stesso, il Governo segnala l'approvazione nel Consiglio dei ministri del 6 aprile 2023, su proposta del Ministro delle imprese e del Made in Italy, del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 ma tale DDL non è ancora stato presentato alle Camere il Piano nazionale di ripresa e resilienza fissi la data ultima per l'approvazione del provvedimento alla fine di quest'anno;

    riguardo al PNRR, questo governo ha in dote una eredità «pesante» in termini di progetti e risorse assegnate ma non si trova traccia della necessaria messa a terra delle misure come, tanto per citarne alcune, la Missione 2 che riguarda lo sviluppoPag. 76 infrastrutture di ricarica elettrica con risorse per 740 milioni di euro, il potenziamento delle energie rinnovabili e la produzione di batterie, un altro miliardo di euro; poi, ci sono le misure trasversali previste dal PNRR nelle Missioni 1, 2 e 5;

    infine, per quanto attiene al settore automotive, il sistema italiano italiano ha ancora grandi potenzialità di innovazione, e quindi può cogliere la sfida della completa decarbonizzazione della mobilità individuale e collettiva ma ha bisogno di una politica nazionale strutturata di sostegno al settore per renderlo finalmente protagonista nella transizione ecologica e digitale, cose di cui non si trova traccia nel Documento all'esame della commissione, parliamo di investimenti, ricerca, ammortizzatori sociali e formazione per la salvaguardia occupazionale: questo governo ha ereditato il Fondo istituito dal Governo Draghi per favorire la transizione ecologica della filiera dell'automotive di 8,7 miliardi da qui al 2030. Con queste risorse va accompagnata la scelta dei più grandi produttori di concentrare gli investimenti per l'auto elettrica, che è una realtà tecnologica, industriale e di mercato. Dobbiamo recuperare terreno in Europa e come Italia. Francia e Germania stanno potenziando la rete infrastrutturale di ricarica dei veicoli elettrici, stanno aumentando la produzione di batterie avanzate e promuovendo strumenti ad hoc per la riqualificazione e il sostegno degli occupati,

  esprime

PARERE CONTRARIO.

Pag. 77

ALLEGATO 4

DL 35/2023: Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. C. 1067 Governo

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La X Commissione,

   esaminato, per le parti di competenza, il disegno di legge recante conversione in legge del decreto-legge n. 35/2023: Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (C. 1067 Governo);

   sottolineato che l'opera oggetto del provvedimento avrà un impatto significativo sotto il profilo della politica di coesione europea, contribuendo a colmare il gap infrastrutturale dei territori interessati, e la sua realizzazione si inquadra più in generale nel potenziamento infrastrutturale di tutto il territorio nazionale nel contesto della rete infrastrutturale europea,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE.