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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 276 di martedì 9 aprile 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIOVANNI DONZELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 aprile 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative di competenza volte a favorire il depopolamento dei cinghiali selvatici e a tutelare il patrimonio suinicolo nazionale e la relativa filiera - n. 3-01123)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Vaccari ed altri n. 3-01123 (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Patrizio Giacomo La Pietra, ha facoltà di rispondere.

Le chiedo soltanto un attimo per poter salutare studenti e insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Kennedy” di Monselice, in provincia di Padova, che sono qui in tribuna ad assistere ai nostri lavori (Applausi). Ricordo loro che siamo a ranghi ridotti, diciamo così, perché la seduta di questa mattina è dedicata alle interrogazioni, quindi sono presenti i deputati interessati a svolgerle e il Governo che risponde. Le votazioni sono previste per il pomeriggio. Prego, Sottosegretario La Pietra, a lei la parola.

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, la questione dell'eccessiva proliferazione di ungulati selvatici è da tempo all'attenzione delle amministrazioni centrali e regionali, non solo per l'impatto economico sul comparto agricolo, sulla sicurezza e l'incolumità delle persone, ma anche per la presenza della peste suina africana (PSA), la cui propagazione è attribuita proprio a tale fenomeno. A tal riguardo, evidenzio in premessa che la materia riguarda prevalentemente aspetti sanitari, la cui competenza è del Ministero della Salute. In ogni caso, considerate le ripercussioni dell'epizoozia anche sul comparto agricolo, rilevo quanto segue, precisando anzitutto che, in base ai dati in nostro possesso, le carcasse di animali infetti rinvenute ammontano a poco meno di 2.000.

Ciò premesso, mi preme sottolineare che il Governo Meloni, per fronteggiare tali problematiche, è prontamente intervenuto prevedendo, al comma 448 dell'articolo 1 della legge n. 197 del 2022, l'inserimento dell'articolo 19-ter nella legge n. 157 del 1992, che ha consentito l'adozione del “Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica”, adottato con decreto del 13 giugno 2023 dal Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Il predetto Piano straordinario è attuato e coordinato dalle regioni, che devono aggiornare i Piani regionali di interventi urgenti (PRIU), al fine di renderli coerenti con i contenuti del Piano straordinario stesso.

Successivamente, considerata l'accertata connessione tra il proliferare incontrollato dei cinghiali e la propagazione della peste suina africana, il commissario straordinario alla PSA, in linea con il documento tecnico “Gestione del cinghiale e peste suina africana. Elementi essenziali per la redazione di un piano di gestione”, redatto dai Ministeri della Salute, dell'Agricoltura e dell'Ambiente, ha adottato, lo scorso settembre, il “Piano straordinario delle catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali e azioni strategiche per l'elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste suina africana (PSA) 2023-2028”. Detto Piano ha, come obiettivo generale, la riduzione significativa e generalizzata delle densità di cinghiale sul territorio nazionale, calibrata per gli specifici contesti in relazione al rischio di ulteriore diffusione della PSA e degli impatti causati dalla specie sulla biodiversità e sulle attività antropiche. Il Piano straordinario, che definisce gli obiettivi numerici, i tempi e le modalità delle catture e degli abbattimenti, ha validità quinquennale ed è attuato attraverso l'attività venatoria e l'attività di controllo. Sulla base della valutazione dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi di prelievo previsti, delle criticità attuative rilevate e dei possibili correttivi individuati dalle regioni, il Piano sarà rimodulato annualmente e l'aggiornamento sarà approvato dal commissario. Nello specifico, al fine di definire il Piano di prelievo e coerentemente con l'obiettivo di incrementare il prelievo con metodi a limitato disturbo ambientale, secondo quanto suggerito dai documenti tecnici della UE, e operare una gestione in armonia con la conservazione delle specie non target, si è optato per aumentare significativamente (oltre il 200 per cento) l'entità degli animali abbattibili con metodi selettivi (caccia di selezione e controllo) e prevedere un contenuto incremento (poco meno del 40 per cento) dell'entità del prelievo da conseguire attraverso la caccia collettiva. Il prelievo, da realizzarsi in attività venatoria, rappresenta, quindi, complessivamente quasi il 74 per cento del prelievo complessivo previsto (circa 612.000 capi).

In ogni caso, le diverse forme di prelievo devono essere incentivate tenendo in considerazione il contesto in cui si opera, al fine di perseguire l'obiettivo della riduzione numerica dei cinghiali sull'intero territorio regionale, comprese le aree protette e non venabili.

Rilevo inoltre che, nell'ottica di un'azione sinergica con gli altri soggetti istituzionali, è stato coinvolto attivamente nella realizzazione di una strategia di contenimento degli ungulati anche il Ministero della Difesa con l'allestimento e l'impiego di un contingente militare appositamente formato per il contrasto alla diffusione della peste suina da parte degli ungulati selvatici.

Per quanto concerne il sostegno alle aziende suinicole, ricordo che il Ministero, con decreto del 28 luglio 2022, aveva già provveduto all'assegnazione ad AGEA di euro 25 milioni volti a sostenere gli imprenditori coinvolti nell'epidemia di PSA per il periodo compreso fra il 13 gennaio 2022 e il 30 giugno 2022.

Considerando il grave perdurare del quadro epidemiologico della peste suina africana, il Ministero ha emanato il decreto del 29 settembre 2023 utilizzando le citate risorse finanziarie residue e non ancora impegnate, pari a euro 19.644.443, per il periodo compreso tra il 1° luglio 2022 e il 31 luglio 2023. Con successivo decreto del 29 dicembre 2023, il MASAF ha previsto un'ulteriore estensione temporale degli aiuti fino al 30 novembre 2023.

Per quanto concerne le esportazioni dei nostri prodotti suinicoli, mi preme rilevare che, in occasione degli incontri internazionali bilaterali con i Paesi terzi che ne hanno posto il blocco, il Ministero sensibilizza e garantisce i propri interlocutori esteri sugli sforzi che il Governo persegue, a tutela dei consumatori, per salvaguardare gli allevamenti della filiera suinicola nazionale da un possibile contagio della PSA.

PRESIDENTE. Il deputato Vaccari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio il Sottosegretario La Pietra per l'aggiornamento sulle informazioni che però non ci soddisfano, Presidente, perché sulla materia si è prodotta tanta carta, si sono fatti tanti piani, ma i risultati sono ancora troppo esigui e scarsi. Al di là dei meriti o delle colpe, è evidente a tutti che le strategie adottate finora si sono rivelate inefficaci o - come minimo - insufficienti. Infatti, se guardiamo all'evoluzione che ha avuto la diffusione della PSA a partire dal 7 gennaio 2022, data del primo ritrovamento di un cinghiale nel comune di Ovada, oggi siamo arrivati molto vicino al distretto delle carni di Langhirano. Tutti conoscono - in particolar modo i Ministri ed i Ministeri - l'importanza del distretto delle carni di Langhirano e credo che i dati evidenzino come la politica fino ad oggi adottata non sia risultata utile ad arginare la diffusione della peste suina, nonostante le sollecitazioni e le proposte venute dalle regioni (poi dirò della proposte che l'Emilia-Romagna in particolar modo ha fatto anche in recenti incontri cui ha partecipato anche il Sottosegretario La Pietra), piuttosto che dalle associazioni venatorie.

Oggi siamo addirittura in una condizione in cui le previsioni del Piano straordinario delle catture indicate non trovano ancora attrezzati i territori: ad esempio, la filiera per la gestione delle carni dei capi abbattuti non è ancora stata implementata e abbiamo notizia di indicazioni che arrivano addirittura da alcune aziende sanitarie locali che, non essendo attrezzate per la gestione di una mole di cinghiali così importante, chiedono agli ATC di diminuire i giorni di prelievo perché non in grado di effettuare i controlli necessari.

Il 13 febbraio scorso gli assessori Donini e Mammi dalla regione Emilia-Romagna hanno mandato una lettera al Ministro della Salute, al Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e al Sottosegretario La Pietra per chiedere un incontro urgente che poi si è svolto il 6 marzo e, successivamente, anche il 12 marzo ma, al di là di una condivisione generale dei punti che quella lettera ha indicato, tanti risultati conseguenti non si sono registrati. Infatti, la nomina dei subcommissari regionali con potere di deroga alla normativa appalti, per fare prima ed essere più efficaci, non ha poi trovato una ricaduta. Inoltre, serve una continuità nel finanziamento e nel sostegno alle imprese suinicole e, quindi, i tempi che anche il Sottosegretario Gemmato ha dato andranno estesi anche al 2024, e serve un impegno da parte del Governo volto a salvaguardare le esportazioni; ma, soprattutto, serve una maggiore efficacia nella gestione delle risorse che, ad esempio, sono già state stanziate e messe a disposizione anche dell'Emilia-Romagna e del commissario, ma, siccome manca ancora l'atto formale con il quale è stata prorogata con il Milleproroghe la nomina del commissario, quelle risorse non possono essere spese. Quindi, serve maggiore concretezza per dare su questo tema le risposte di cui si ha bisogno.

Stiamo, infatti, parlando di un valore commerciale molto significativo per il sistema agroalimentare italiano e, se non lo proteggiamo e non lo difendiamo dalla diffusione di quella che oramai possiamo definire una “pandemia”, rischiamo di mettere in seria discussione migliaia di imprese e un fatturato che supera il miliardo di euro di esportazioni.

Quindi, stiamo parlando di misure che hanno bisogno di maggiore concretezza, di maggiori tempi e velocità e di sburocratizzare gli interventi previsti dal piano perché altrimenti il rischio per tante imprese è troppo grosso, al di là di tutti gli interventi di difesa che pure le regioni hanno messo in campo - penso a quelli per aumentare i livelli di biosicurezza degli allevamenti e delle aziende: solo l'Emilia-Romagna ha messo a disposizione 9 milioni di euro - e il Governo credo che abbia il dovere di fare presto e meglio rispetto a quanto già posto in essere.

(Iniziative volte a contenere la crescita del tasso di deterioramento del credito, al fine di sostenere le famiglie e le imprese - n. 3-00791)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Imprese ed il made in Italy, Massimo Bitonci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Giorgianni e Congedo n. 3-00791 (Vedi l'allegato A).

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Condivido senz'altro la ricostruzione che è stata fatta dall'onorevole Giorgianni circa le criticità che le micro, piccole e medie imprese hanno affrontato e stanno affrontando, dapprima a causa della crisi pandemica e delle conseguenze belliche, successivamente a causa dell'inflazione e anche del forte rialzo dei tassi di interesse, che hanno generato un progressivo deterioramento dei fondamentali finanziari delle imprese e una riacutizzazione dei rischi. Infatti, se il tasso di deterioramento del credito delle imprese nel 2022 era del 2,2 per cento, nel 2023 è passato al 3,1 per cento e, secondo l'ABI, nel 2024 arriverà al 3,8 per cento, il valore più alto dal 2016.

A sostegno delle imprese in parola, ricordo che opera il Fondo di garanzia PMI, di cui ho delega diretta, con una riforma che ho seguito direttamente lo scorso anno a seguito del termine del Temporary framework; una riforma che ha portato anche - questi sono i dati dei primi mesi del 2024 - a un importante aumento della capacità e del lavoro anche dei confidi artigiani e commercianti che si era perso nel corso della pandemia.

Ovviamente, nel momento in cui il Fondo di garanzia assicurava fino a 35.000 euro praticamente con tutte le micro imprese, con garanzie tra Fondo e SACE che arrivavano anche al 100 per cento, il ruolo dei confidi è diventato inferiore. Invece, noi, con questa riforma del Ministero, portando l'importo ridotto a 80.000 euro, abbiamo visto già nei primi mesi per quanto riguarda proprio le micro-micro imprese che c'è stata una un'attenzione maggiore e, quindi, un nuovo ruolo che si sono ricavati anche i confidi. Così, anche con le small mid cap, che prima non erano ricomprese nel Fondo, anche a livello europeo c'è stata questa ottima risposta, nel senso che le garanzie sono state riportate da 2.500.000 a 5.550.000 per ogni impresa. Quindi, diciamo che, da questo punto di vista, stiamo già lavorando anche per la riforma dell'anno 2025.

A fine 2022 si è riscontrato un progressivo incremento delle segnalazioni di inadempimento ed escussione delle garanzie, come riportava l'onorevole interrogante. Tale dinamica di incremento delle segnalazioni e deterioramento, da un lato, è in linea con i dati di sistema e con il contesto macroeconomico; dall'altro, è conseguenza dell'incremento dei volumi, come dicevo, concessi dal Fondo di garanzia per le PMI, posto che, in genere, le sofferenze si concentrano nel terzo o quarto anno dalla concessione del finanziamento garantito.

Ad ogni modo, si rappresenta che il fenomeno è monitorato in modo continuativo e i tassi di decadimento - e quindi di escussione delle garanzie - e di deterioramento non evidenziano, al momento, elementi di criticità. L'analisi dei tassi in termini di operazioni e di importi nel 2023 mostra livelli che, seppure in crescita, come dicevo, sul 2022, sono ben inferiori a quanto registrato prima della pandemia, quindi nell'anno 2019, con l'emergenza pandemica.

Per affrontare queste sfide e favorire la resilienza del sistema rispetto ai fenomeni di default, il Governo ha assunto anche ulteriori iniziative. In primis, si fa riferimento a un possibile disegno di legge in sostegno e a tutela dei creditori in sofferenza, che è allo studio dei competenti uffici del Ministero. Il Governo ha, infatti, avviato un dialogo con tutti gli operatori e tutte le istituzioni competenti per giungere a una soluzione condivisa ed equilibrata, che non intralci, ma sia d'impulso alle dinamiche di mercato e che possa dare, al contempo, un aiuto a tutti quei piccoli imprenditori e artigiani che, a causa di situazioni contingenti, non sono riusciti a onorare i loro debiti.

Inoltre, stiamo lavorando a un disegno di legge per la tutela e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese, in attuazione dell'articolo 18 della legge n. 180 del 2011 (che sarebbe lo statuto per le imprese), che non è stato mai affrontato finora. In questo modo, si intende dare un segnale di un impegno sistematico e continuativo, appunto annuale, a tutela del patrimonio dell'impresa rappresentato, come dicevo, da micro, piccole e medie imprese. Tale provvedimento conterrà anche misure specifiche per le imprese citate che hanno difficoltà di accesso al credito. In tale ottica, abbiamo già avanzato istanza per un rifinanziamento della nuova Sabatini, che è un altro strumento di fondamentale importanza per le nostre imprese. Ciò assume maggior rilievo nel quadro generale di riforma degli incentivi, avviato con la legge n. 160 del 2023, dove il tema della semplificazione amministrativa e della revisione del sistema degli incentivi delle imprese è inteso come rimozione di tutti gli ostacoli al pieno dispiegamento di efficacia dell'intervento pubblico a favore delle imprese.

PRESIDENTE. La deputata Giorgianni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

CARMEN LETIZIA GIORGIANNI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie al Sottosegretario Bitonci per questo intervento preciso, puntuale, così dettagliato e ricco di buone notizie. Sono sempre stata convinta dell'impegno politico e istituzionale del Ministero per le Imprese e il made in Italy, per le diverse iniziative messe in campo a favore del settore produttivo del Paese, di cui oggi ritrovo ennesima conferma con il tavolo di lavoro in corso, istituito in vista della predisposizione della legge annuale, come diceva il Sottosegretario, per le micro, piccole e medie imprese. Questa è una legge attesa da ben 12 anni e mai realizzata da alcun Governo precedente e rappresenta, sicuramente, un passo significativo nella definizione di una nuova politica industriale del Paese. Così come apprendo, con grande soddisfazione, dell'impegno del Governo per la serie di interlocuzioni che ha avviato con i vari soggetti istituzionali per lavorare sul tema e che raccoglie anche iniziative parlamentari. A tal riguardo, mi preme sottolineare l'atto Camera n. 843 dello scorso luglio, presentato dal gruppo Fratelli d'Italia, a prima firma del collega Congedo, in corso di esame in Commissione finanze, che conferma la volontà di come si voglia intervenire in maniera decisa e concreta.

È una risposta che ci soddisfa appieno, quindi, perché intervenire con un provvedimento normativo ad hoc da parte del Governo è fondamentale, poiché le previsioni per il biennio 2024-2025, che emergono dal rapporto ABI-Cerved sui crediti deteriorati, non sono ancora troppo rassicuranti. Nel 2024, il tasso di deterioramento si porterà al 3,8, toccando valori che non si vedevano dal 2016 e solo nel 2025 calerà al 3,1 per cento, riportandosi ai livelli del 2023. Appare evidente come il sistema produttivo italiano sia ancora gravato da una persistente zavorra finanziaria e bancaria, di cui ancora non riesce a liberarsi e che ne frena la ripresa.

Sul tema dei crediti deteriorati i soggetti in campo sono tre, con ben diversi rapporti di peso. Ovviamente, abbiamo le banche, che sono costrette a cedere i crediti a prezzi estremamente bassi, pur di rientrare nei limiti determinati dalla BCE; i soggetti debitori, spesso costretti a cedere o cessare la propria attività gravata dai debiti non risarcibili; e i soggetti finanziari che lucrano su questa duplice debolezza, con margini e guadagni diventati francamente inaccettabili. Quindi, a fare le spese di questo terribile meccanismo è il sistema produttivo e sociale, che non riesce a liberarsi del passato per riprendere a produrre e a sperare.

Il profitto delle società cessionarie è notevole soprattutto in Italia, rispetto alla media europea. Pensate che acquistano dalle banche gli NPL a prezzi vantaggiosissimi, realizzando notevoli margini di guadagno, tanto che le stesse banche italiane hanno costituito, a loro volta, società a cui cedere proprio i loro stessi crediti deteriorati, fenomeno che evidenzia quali opportunità il mercato offra in questo settore, in cui i forti prevalgono sui deboli. Tutto ciò, infatti, è sulle spalle dei creditori ceduti, che devono rispondere a soggetti cessionari, diventati creditori dei loro debiti, i quali non operano in una prospettiva bancaria, ma di legittimo e massimo profitto. Ciò ha determinato una certa aggressività anche nel recuperare questi crediti, che rischia di compromettere il già fragile tessuto delle imprese italiane, ma anche delle famiglie e dei liberi professionisti, come emerge ogni giorno dalla cronaca.

Dobbiamo consentire ai soggetti debitori in sofferenza, che hanno ancora la possibilità di rimettersi in gioco, di poter estinguere il proprio debito a un prezzo ragionevole, facendo, al contempo, conseguire al creditore cessionario un giusto profitto. Dobbiamo attivare, quindi, misure che riducano realisticamente il debito, invece di spostare il diritto di pretesa in campo ad altro soggetto. Lo Stato italiano ha pagato un prezzo enorme e molto pagherà ancora nei prossimi anni per permettere il processo di cartolarizzazione dei crediti, che va assolutamente riformato, tenendo in considerazione, non soltanto gli interessi dei creditori, ma anche quelli dei debitori, che sono imprese e famiglie italiane, come già avviene nel resto d'Europa. Senza tale misura, si rischia di perdere una reale opportunità per ridare stimolo all'economia reale e sgravare le famiglie da un peso ritenuto troppo gravoso.

Quindi, Sottosegretario, rinnoviamo la piena fiducia e la piena soddisfazione per le iniziative del Governo e che questo Ministero ha già intrapreso. Crediamo che questo impegno segni un rafforzamento, serio e concreto, per le famiglie, per le imprese e per il nostro tessuto produttivo.

(Iniziative volte a sostenere il comparto della moda - n. 3-01124 e n. 3-01125)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy, Massimo Bitonci, ha facoltà di rispondere alle interrogazioni Barabotti n. 3-01124 e Gianassi n. 3-01125, che, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente, e grazie agli onorevoli interroganti.

In considerazione dell'importanza che il settore tessile e moda riveste per l'economia e l'identità italiane, costante è l'attenzione posta dal Governo agli interessi delle imprese che vi operano. Le problematiche del settore, tra cui quelle espresse dagli onorevoli interroganti, vengono affrontate in sede di convocazione del Tavolo moda, istituito presso il MIMIT proprio per rispondere alle esigenze specifiche del settore. Il citato Tavolo rappresenta la sede ideale in cui vengono accolte le varie istanze rappresentate dai suoi attori. Esso è articolato in due gruppi di lavoro, uno dedicato agli incentivi e l'altro ai dossier europei, e si è riunito l'ultima volta a fine marzo scorso.

Un apposito incontro del Tavolo moda, dedicato ad alcune richieste avanzate dalle associazioni di settore richiamate (quale, ad esempio, la moratoria sui finanziamenti), è previsto per il prossimo 10 aprile. È proprio in risposta alle richieste avanzate dal sistema produttivo che sono state disegnate nel tempo le misure di sostegno al settore tessile e moda, come è stato per l'introduzione del “Credito d'imposta ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica” e come è stato, soprattutto, per le misure introdotte con la legge per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy.

In particolare, la citata legge ha istituito il Fondo nazionale per il made in Italy, con una dotazione di un miliardo di euro, per sostenere la crescita, il rafforzamento e il rilancio delle filiere strategiche nazionali; ha previsto una serie di disposizioni afferenti alla valorizzazione della filiera delle fibre tessili naturali e provenienti da processi da riciclo; ha previsto ulteriori misure per la transizione verde e digitale nella moda. Specificamente, stati stanziati 15 milioni di euro per la promozione e il sostegno degli investimenti finalizzati alla transizione ecologica e digitale nel settore tessile, della moda e degli accessori.

Il MIMIT sta lavorando a un decreto attuativo su questa misura, con il quale saranno individuate le imprese beneficiarie e le modalità di attuazione.

Ancora, la legge sul made in Italy ha introdotto disposizioni a tutela dei marchi di particolare interesse e valenza nazionale e il “contrassegno per il made in Italy”. Si tratta di un contrassegno ufficiale di attestazione dell'origine italiana delle merci, finalizzato a tutelare e promuovere la proprietà intellettuale e commerciale di beni di origine italiana, attivando così un efficace contrasto alla falsificazione.

Le imprese del settore possono accedere anche ai finanziamenti garantiti dal Fondo di garanzia per le PMI, che ho citato prima. Peraltro, le imprese in temporanea difficoltà possono ottenere il prolungamento della durata della garanzia su operazioni finanziarie ammesse all'intervento del Fondo.

Tra le ulteriori iniziative a sostegno al settore tessile e moda si segnalano quelle offerte dal Piano Transizione 5.0. Mediante questo Piano, evoluzione e ampliamento del precedente Piano Transizione o Industria 4.0, verranno migliorati tre aspetti: intensità delle agevolazioni, ampliamento del Piano e certezza delle agevolazioni. Tutti gli incentivi utili potranno essere trovati sul portale del MIMIT dedicato agli incentivi alle imprese.

PRESIDENTE. Il deputato Barabotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-01124.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Il comparto della moda, con tutti i suoi attori, rappresenta il terzo settore manifatturiero in Italia, dopo meccanica e automobilistica. L'Italia è il secondo esportatore mondiale di articoli di abbigliamento e questo ci dà la misura della nostra grandezza a livello globale. Il contributo di questo settore migliora decisamente la nostra bilancia commerciale, produce PIL e occupazione, ma rappresenta un valore per il nostro sistema Paese ben oltre questi numeri. È inestimabile, infatti, l'influenza positiva e totale che questo settore e questi imprenditori danno alla reputazione del nostro Paese.

Ringrazio il Sottosegretario Massimo Bitonci che, rappresentando il Governo, oggi ha dipinto un quadro soddisfacente e chiaro delle iniziative già in essere e delle ulteriori azioni che sono già all'ordine del giorno, a partire dalla convocazione, domani, 10 aprile, di un Tavolo moda sulle misure che sono illustrate e richiamate anche all'interno della nostra interrogazione. È un segnale di attenzione importante, che si aggiunge alle altre misure illustrate dal Sottosegretario, su cui Governo e Parlamento sono già stati impegnati.

Il credito d'imposta per ricerca e sviluppo, nel campo dell'innovazione tecnologica, del design e dell'ideazione estetica e così le norme introdotte con la legge per la valorizzazione del made in Italy, le risorse comprese nel Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese ci indicano che la direzione assunta dal Governo è quella giusta. A questo si aggiungono le misure offerte dal Piano Transizione 5.0 - come spiegava giustamente il Sottosegretario -, che andranno a migliorare le agevolazioni sul piano dell'intensità, della varietà e della certezza.

Il dibattito pubblico di questi giorni dedicato al Documento di economia e finanza ci consegna un quadro delicato e attesta come il Governo e questa maggioranza siano chiamati a svolgere un compito e un ruolo decisivi per il futuro del nostro Paese. I debiti che discendono dal bonus 110, decine di miliardi ogni anno, costringono l'Italia a camminare su un sentiero stretto, strettissimo, che deve tenere insieme equilibrio di bilancio, credibilità sui mercati internazionali, ma anche, e giustamente, il sostegno al nostro tessuto sociale ed economico. L'approccio del Governo non può, quindi, che essere serio e calcolato, ma la visione è quella giusta e da questi banchi c'è una larghissima maggioranza parlamentare, unita e coesa, che è pronta a sostenerla. Grazie ancora al Sottosegretario Massimo Bitonci.

PRESIDENTE. Il deputato Gianassi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-01125.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, il tema ci sta evidentemente molto a cuore, stiamo parlando di un comparto strategico per il Paese, l'alta moda, all'interno del quale svolge un ruolo preziosissimo la pelletteria. È un distretto di straordinaria importanza, con 60.000 imprese impiegate, circa 600.000 lavoratori impegnati e valori delle esportazioni di circa 10 miliardi di euro. Solo questi numeri già fanno capire quanto sia importante questo settore per l'economia del nostro Paese.

A Firenze, nell'area metropolitana fiorentina, c'è un distretto tra i primi al mondo per qualità, eccellenza, professionalità. Nella sola città di Scandicci ci sono circa 13.000 lavoratori, 4.000 di questi sono, però, in cassa integrazione, perché il comparto della pelletteria sta subendo una crisi molto impattante. Se questa sia una crisi ciclica o strutturale dovremo e dobbiamo verificarlo con grande attenzione. Ci auguriamo che sia congiunturale, conseguente ad anni di grande sviluppo e di crescita imponente, tuttavia niente può essere sottovalutato, perché le imprese stanno soffrendo e i lavoratori sono già in cassa integrazione.

Ci sono alcuni elementi che meritano l'attenzione del Governo e delle istituzioni regionali e locali. Come sappiamo, molte proprietà dei grandi marchi sono ormai straniere, stanno verificandosi processi di aggregazione nel settore delle aziende contoterziste, che rappresentano una ricchezza importantissima nel nostro territorio; c'è un processo di ingresso dei fondi di investimento nelle aziende di seconda fascia, cioè le contoterziste, quelle italiane, quelle strettamente italiane, e c'è anche un'azione di internalizzazione di alcune operazioni da parte direttamente delle proprietà straniere. Sono alcuni elementi, uno accanto all'altro, che indicano preoccupazioni che meritano di essere affrontate con grande decisione.

In relazione a questi fatti abbiamo presentato alcune interrogazioni per chiedere l'apertura di un tavolo di crisi dedicato alla moda. Il Ministro ci ha evidenziato che il Tavolo della moda è attivo e si riunirà anche domani su un tema molto importante, cioè la moratoria sui debiti e sui finanziamenti. Sono aziende che hanno attinto a quegli strumenti, soprattutto in fase COVID e post-COVID, e faticano a restituire quelle risorse in questo momento di grande crisi.

Abbiamo chiesto l'estensione della cassa integrazione, che sta terminando e può rappresentare un disastro di tipo sociale enorme, su cui il Governo tutto - quindi, anche il Ministero del Lavoro - è chiamato ad intervenire. Abbiamo, per l'appunto, chiesto la moratoria sulla restituzione dei finanziamenti e un pacchetto solido, all'interno di una strategia complessiva di investimenti, su giovani, su formazione, su innovazione digitale.

Il Governo ci ha detto che il Tavolo è attivo, che domani si riunirà su un tema estremamente importante per contenere l'impatto sociale di questa crisi e che è disponibile a valutare, all'interno di una strategia complessiva, anche l'adozione di misure di investimento per proiettare il comparto oltre la crisi e stabilizzarlo per un futuro che deve essere all'altezza del passato e del presente, fino a quanto è successo qualche mese fa.

Noi, però, evidenziamo al Governo che, già da alcuni mesi, il comparto sta soffrendo enormemente e servono misure immediate per garantire la tenuta in questa fase estremamente difficile, perché, se non vi fosse tenuta e se disperdessimo il valore di quel distretto, primo in Europa, tra i primi al mondo, rischieremmo di subire un danno irrimediabile.

È in questi giorni, in queste settimane, che serve adottare misure di contenimento della crisi che interessano il vostro Ministero e il Ministero del Lavoro, rispetto alle quali non si può aspettare ulteriormente, e, dentro la visione complessiva, porre particolare attenzione a quei fenomeni che ho indicato, che le associazioni di categoria evidenziano e che rappresentano una sfida, anche qualora questa crisi fosse - noi ce lo auguriamo - ciclica e congiunturale.

Su questo, saremo impegnatissimi, ce lo chiedono i nostri territori, ce lo chiede il nostro Paese, perché disperdere un'eccellenza italiana di questo valore rappresenterebbe un errore politico imperdonabile.

(Iniziative volte a sostenere il settore della pelletteria di lusso, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese della provincia di Firenze - n. 3-01126)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy, Massimo Bitonci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Fossi e Gianassi n. 3-01126 (Vedi l'allegato A).

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Grazie agli onorevoli interroganti, questo segue, come risposta, le interrogazioni precedenti, però entriamo qui nel dettaglio del settore pelle/conciario.

Il settore pelle/conciario è articolato, a livello nazionale, in 3 distretti: quello veneto, quello campano e quello toscano. In particolare, la realtà territoriale di Firenze è caratterizzata da eccellenze qualitative per la concia delle pelli destinate alla moda.

L'onorevole interrogante chiede risorse ai processi di innovazione del settore della pelletteria di lusso e della moda. Rispondono a tale richiesta le “Misure per la transizione verde e digitale nella moda”, disciplinate dall'articolo 11 della legge sul made in Italy, già richiamata nella risposta all'onorevole Barabotti. Come riferito, il MIMIT sta lavorando al decreto attuativo, come ho richiamato prima.

Oltre alle misure di sostegno alla moda nella legge sul made in Italy, si riportano i seguenti interventi specifici di cui possono fruire le imprese del settore conciario.

Il 31 ottobre, è stato emanato il provvedimento di concessione delle agevolazioni a valere sul Fondo a sostegno all'industria conciaria e la tutela della filiera del settore conciario. L'erogazione delle prime agevolazioni da parte del soggetto gestore è prevista nel corso del 2024 in forma di contributo a fondo perduto. Con riferimento specifico al territorio toscano, si stanno attuando le misure per il recupero della capacità produttiva dei territori per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza dopo le alluvioni del 2023.

Il MIMIT ha sottoscritto un accordo di programma con le regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche, che disciplina gli interventi di riconversione e riqualificazione produttiva nei territori interessati dagli eventi alluvionali che ho richiamato prima. Inoltre, è stato avviato l'iter per la sottoscrizione di un analogo accordo di programma con la regione Toscana per gli interventi di riconversione e riqualificazione produttiva nei territori interessati dagli eventi meteorologici avversi di ottobre e novembre scorsi, per complessivi 50 milioni di euro, mediante il ricorso al regime di aiuto previsto dalla legge n. 181 del 1989.

Queste misure speciali si vanno a sommare a quelle disposte per la tutela e il rilancio della filiera produttiva del distretto industriale pratese, particolarmente colpito dalla crisi pandemica. Si condivide, altresì, l'importanza rivestita dall'attività di formazione dei giovani, come dimostra anche la realizzazione del Liceo del made in Italy. Inoltre, ferma restando la competenza del Ministero dell'Università e della ricerca circa la possibile istituzione di corsi appositi nelle università italiane, nonché la formazione svolta dalle alte scuole di pelletteria, il Ministero, proprio in questi giorni, sta promuovendo eventi relativi alla Giornata nazionale del made in Italy, che sono volti a promuovere il trasferimento di competenze e conoscenze ai giovani.

Ricordo, infine, che il Piano Transizione 5.0, oltre alle misure già citate nelle risposte agli atti precedenti, prevede anche misure di incentivazione della formazione per l'utilizzo delle nuove tecnologie.

In conclusione, si conferma che il MIMIT continuerà a collaborare con gli attori del settore tessile, moda e pelletteria, per raccogliere le esigenze delle imprese, mettendole a sistema, per tradurle in azioni a sostegno dell'intero settore e assicurare così la competitività di questo comparto fondamentale per il made in Italy.

PRESIDENTE. Il deputato Gianassi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Fossi e Gianassi n. 3-01126, di cui è cofirmatario.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Nella risposta del Governo e del Sottosegretario si coglie l'esigenza di affermare una visione complessiva sul comparto che possa produrre effetti nel medio e lungo periodo. Ci potremo confrontare su aspetti settoriali che compongono questo quadro. Certamente, da parte nostra, c'è la consapevolezza che questo sia un settore di assoluta eccellenza, e, dunque, meritevole delle attenzioni del Governo, da tutelare, proteggere e, possibilmente, anche rilanciare con protagonismo.

Manca una seconda parte, che è più di competenza del Ministero del Lavoro, ma sta insieme alla visione complessiva che il Governo deve avere. Qui c'è una situazione di crisi enorme. Le visioni di lungo periodo devono essere accompagnate da azioni urgenti di brevissimo periodo. Lei ha citato, Sottosegretario, il disastro dell'alluvione in Toscana. Le misure governative sono radicalmente insufficienti rispetto a quanto serve alla Toscana per ripartire, lo sa anche il Governo.

C'è una crisi importante, rispetto al livello degli ordini, che può essere anche conseguenza dello sviluppo importantissimo degli ultimi anni e della ripartenza post-COVID, ma c'è questo elemento di crisi. Le ho citato prima i dati delle persone che sono in cassa integrazione: parliamo di 4.000 persone. Si parla di numeri enormemente importanti. Servono, dunque, misure di sostegno immediato per garantire di traguardare le imprese oltre la crisi, di difendere l'occupazione, di evitare un disastro sociale e di garantire al Governo di realizzare anche una visione di lungo periodo.

Senza queste misure estremamente urgenti rischiamo di disperdere un patrimonio poi non recuperabile. Su questo, vi chiediamo uno sforzo maggiore e di assumere, come Governo nel suo complesso, queste misure urgenti e assolutamente necessarie, che auspico, anche dall'incontro di domani, possano avere evoluzioni positive.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 14,04.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 14,25.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,25.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori relativamente a una richiesta sulla quale chiedo l'attenzione, ovviamente, della Presidenza, ma, anche, dell'Aula, una richiesta che, nella giornata di venerdì, abbiamo inoltrato, insieme a tutti i presidenti di gruppo delle forze di opposizione, al Presidente della Camera per chiedere la convocazione urgente di una Conferenza dei presidenti di gruppo, volta ad analizzare il percorso che è stato delineato di esame di un provvedimento all'attenzione della I Commissione, mi riferisco a quello sull'autonomia differenziata. Abbiamo avuto notizia del fatto che, a seguito della calendarizzazione in Aula per il 29 aprile, decisa dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, la Commissione ha stabilito un calendario di esame di questo provvedimento che prevede dei tempi assolutamente incompatibili con la complessità della materia, con le questioni che sono emerse…

PRESIDENTE. Chiedo scusa… prego, prosegua.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come dicevo, abbiamo chiesto di rivalutare, di convocare una Conferenza urgente dei presidenti di gruppo per discutere delle modalità di esame di questo provvedimento da parte della I Commissione. Nella seduta del 4 aprile è stato stabilito un calendario di esame, di approvazione e di discussione di questo provvedimento che è del tutto incompatibile con la rilevanza e la complessità del tema oggetto di discussione. Ricordo a tutti noi che sono ancora in corso le audizioni, che non sono ancora terminate; audizioni che, ricordo a me stessa, sono anche state ridotte rispetto ad una prima indicazione, a un primo elenco di soggetti da audire; non sono ancora terminate e non è ancora iniziata, di fatto, la discussione generale di questo provvedimento. Attualmente, il calendario prevede che si svolga in una giornata, con un eventuale prolungamento nella giornata di venerdì, per poi fissare un termine di presentazione degli emendamenti all'inizio della prossima settimana e due o due giornate e mezza di esame degli emendamenti su questo provvedimento. Noi crediamo che ciò sia assolutamente inaccettabile per un provvedimento di questa complessità, rispetto al quale le audizioni hanno fatto emergere molti profili, sui quali è doveroso che la Commissione possa avere il tempo di discutere, di analizzare e di valutare in un dibattito compiuto e non strozzato dai tempi che sono stati definiti dall'ufficio di presidenza della I Commissione, anche con il ricorso eventuale a delle scelte che sono del tutto incomprensibili: la riduzione dei tempi di discussione, la segnalazione eventuale degli emendamenti. Su un provvedimento di questa natura, che stravolge completamente l'ordinamento del nostro Stato, i rapporti con le regioni, la garanzia di garantire servizi fondamentali alle comunità e ai cittadini, è impossibile che quella tempistica, dettata da una forzatura, da una volontà di portare il provvedimento per chiare ragioni elettorali, da parte di un pezzo della maggioranza, scelta comunque avallata anche dal Governo, possa essere ridotta con le modalità che vediamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Chiedo anche, però, Presidente, e concludo, che ci sia una risposta. È inaccettabile che, di fronte alla richiesta di tutte le opposizioni di convocare una Conferenza dei presidenti di gruppo così circostanziata, non ci sia, ad oggi, ancora un riscontro da parte della Presidenza della Camera. Io sono sicura che questa richiesta non cadrà nel vuoto, sono sicura che ci sarà un atteggiamento adeguato e conseguente alla natura e alla portata del provvedimento di cui stiamo parlando e mi auguro che anche lei possa farsi tramite con il Presidente della Camera nel chiedere che questa richiesta delle opposizioni trovi al più presto un riscontro e un accoglimento con la convocazione di una Conferenza dei presidenti di gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori e sempre sullo stesso argomento il deputato Filiberto Zaratti. Ne ha facoltà. Prego i colleghi di prendere posto nelle rispettive postazioni…Colleghi!…E di cessare cortesemente le conversazioni in Aula in modo che ciascuno possa esercitare il diritto di parola senza essere disturbato. Prego, deputato Zaratti, a lei la parola.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Vogliamo anche noi unire il nostro intervento su questa vicenda. Abbiamo apprezzato, all'inizio della discussione dell'autonomia differenziata in Commissione, l'atteggiamento del presidente Nazario Pagano, che al tempo ci assicurò che la discussione sull'autonomia differenziata non avrebbe avuto tempi compressi e che a tutti e a tutte sarebbe stata data la possibilità di esprimere liberamente la propria opinione e il proprio parere. D'altro canto, è un atteggiamento conforme alla rilevanza di questo provvedimento, perché, come giustamente affermava la collega Braga, va a cambiare e a incidere profondamente sull'ordinamento del nostro Paese. Perciò sono stati grandi la nostra preoccupazione e il nostro stupore quando ci siamo trovati di fronte alla calendarizzazione, che è stata proposta dal presidente Pagano, che restringeva in modo sostanziale e significativo i tempi di discussione, i tempi di discussione generale e i tempi della discussione degli emendamenti, concedendo spazi veramente minimi e quasi irrisori rispetto alla rilevanza del provvedimento.

Noi crediamo che questa discussione vada fatta nel profondo, perché credo che sia opinione generale che i cambiamenti che produrrà l'approvazione eventuale di questa legge saranno importanti per le regioni e per l'unità del Paese. Noi diamo ovviamente, come è noto, un'opinione fortemente negativa rispetto a questo provvedimento, ma chi anche dà una valutazione positiva sa che porterà cambiamenti nel profondo. Allora, la domanda che viene da porre è questa: in un provvedimento che cambia così tanto, o in senso positivo secondo la maggioranza o in senso negativo secondo l'opposizione, è mai possibile ridurre la discussione in due giornate? È mai possibile ridurre la discussione sugli emendamenti a tre mezze giornate, nei ritagli di tempo che l'Aula ci concederà? Io credo che questo sia un insulto non all'opposizione, ma un insulto al Parlamento e al Paese. Perché? Perché è evidente che quando c'è da discutere è necessario che a tutti sia data la possibilità di esprimere un'opinione, tanto più che questo provvedimento - lo dico anche al Governo - non è un decreto, non scade e non è che, semmai dovesse essere approvata l'autonomia differenziata, il fatto che sia approvato il 29 aprile piuttosto che il 29 giugno cambia la sostanza delle cose, perché è evidente che è un cambiamento che ha una lunga prospettiva e contemporaneamente non ha alcuna scadenza. Da questo punto di vista io approfitto per chiedere a lei, Presidente dell'Aula, di rivolgere anche al Presidente Fontana una richiesta, che è quella di non utilizzare i tempi di contingentamento della discussione e la segnalazione degli emendamenti perché questo non è un decreto. Quella, sì, che sarebbe una forzatura che va al di là non soltanto dei Regolamenti della Camera ma va al di là anche della prassi consolidata che la Camera si è data in questi anni. Perciò, io penso che anche in questo caso andrebbe usata ragionevolezza da parte della maggioranza nell'affrontare una discussione franca, una discussione profonda, una discussione a volte difficile, ma certamente una discussione che, potendo cambiare davvero la natura del nostro Paese, merita la massima attenzione da parte di tutti e tutte noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori e sempre sullo stesso argomento il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, anche il MoVimento 5 Stelle si associa alla richiesta di una convocazione urgente della Conferenza dei capigruppo per rivedere la data di approdo in Aula del disegno di legge sull'autonomia differenziata, al momento prevista per il 29 aprile.

Esprimiamo, per questa accelerazione, il nostro allarme e la nostra grave preoccupazione. L'autonomia differenziata è, infatti, un provvedimento che incide fortemente sull'assetto istituzionale della nostra Repubblica e addirittura alcuni hanno parlato di una modificazione della forma di Stato. Senz'altro incide sull'esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini e penso al diritto alla salute, al diritto all'istruzione, ai trasporti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), al diritto ad avere un ambiente pulito e alle politiche energetiche.

Si tratta di un provvedimento che, a nostro giudizio, declina il termine “differenziata”, “autonomia differenziata”, nel modo deteriore, cioè non lo declina in conformità al disposto dell'articolo 3, secondo comma, della Costituzione, in base al quale - è la cosiddetta eguaglianza sostanziale - situazioni diverse devono avere trattamenti diversi, che sarebbe legittimo. Lo declina, invece, in termini di differenziazione, di discriminazione nei termini peggiorativi e anticostituzionali, in quanto confligge con l'articolo 3, come ricordavo, con l'articolo 5, che dispone l'unità e indivisibilità della Repubblica, e con l'articolo 119, che fa obbligo di politiche perequative a favore dei territori che abbiano un minor numero di risorse.

Eppure noi assistiamo a una grave accelerazione del processo in I Commissione. Solo ieri - voi pensate - noi abbiamo avuto, nel pomeriggio, ben 14 auditi. Questo vuol dire che non si è potuto svolgere un dibattito serio, non si è potuto avere un approfondimento. Sono audizioni da batteria, che vengono fatte. Abbiamo avuto anche un contingentamento del numero degli auditi, 15 per gruppo parlamentare. La discussione generale, come già anticipato dai colleghi che mi hanno preceduto, è limitata a giovedì 11, con eventuale prolungamento a venerdì 12, con tempi molto limitati per una seria discussione generale su questo provvedimento, e i tempi dell'esame degli emendamenti sono limitati a lunedì 22, a martedì 23 e a mercoledì 24, compatibilmente con i lavori dell'Aula, ed è un provvedimento, questo, - badate bene - che non ha alcuna urgenza. Infatti, si tratta di un disegno di legge ordinario. Quindi, non si capisce perché, le opposizioni ritenendo non sufficientemente istruito l'esame di questo provvedimento, si debba procedere già il giorno 29 aprile qui, in Aula. Peraltro, c'è stata prospettata la possibilità di procedere alla segnalazione degli emendamenti, il che è gravissimo, anche data la natura del provvedimento stesso. Ciò implica la volontà di contingentare ulteriormente i diritti delle opposizioni.

Signor Presidente, il Presidente della Camera è il garante del Parlamento, è il garante delle prerogative del Parlamento e, in particolare, è garante delle prerogative delle minoranze. Per cui, ricordando che il termine del 29 aprile è ordinatorio e non perentorio, è un termine che può essere derogato, noi chiediamo di convocare urgentemente la Conferenza dei capigruppo, in modo da poter far slittare l'esame in Aula di questo provvedimento a quando la Commissione avrà potuto accuratamente completare l'istruzione, il dibattito e l'esame degli emendamenti su questo provvedimento, così importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori e sempre sullo stesso argomento la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Per unirci, anche con il gruppo di Italia Viva, alla richiesta, già avanzata dagli altri gruppi, di convocare una Conferenza dei capigruppo, anzi mi sembra sinceramente abbastanza inusuale che il Presidente della Camera non abbia già convocato una Conferenza dei capigruppo nel momento in cui è arrivata una lettera formale sottoscritta da tutti i capigruppo di opposizione che chiedevano proprio di intervenire su questo punto.

I colleghi hanno già spiegato approfonditamente le ragioni. Unisco, Presidente, un'ulteriore valutazione, che è quella della sovrapposizione nei lavori della I Commissione di più provvedimenti di iniziativa governativa particolarmente complessi, che hanno impegnato i nostri lavori in Commissione in questi giorni. Tra l'altro, segnalo che in Commissione affari costituzionali proprio giovedì di questa settimana scadrà il termine per gli emendamenti sul disegno di legge sulla cybersecurity proposto dal Governo, che è un provvedimento molto complesso in termini di contenuto e anche molto articolato, proprio per il numero degli articoli e delle disposizioni che reca. Una volta completato il lavoro sulla cybersecurity, avremo a disposizione pochissimi giorni, compreso il weekend, per poter lavorare sugli emendamenti sull'autonomia differenziata: il che rende, obiettivamente, molto complesso, per noi, svolgere un lavoro approfondito, adeguato e accurato.

Parimenti troviamo assolutamente ingiustificata l'esigenza di comprimere la discussione generale in un'unica giornata. Peraltro, era un problema che noi avevamo già sottoposto al presidente della Commissione, prima ancora che iniziassero le audizioni, sottolineando l'importanza di avere tempi adeguati per una discussione generale, che, peraltro, stanti le regole che ritiene di seguire il presidente della I Commissione, è l'unica fase in cui i parlamentari di altre Commissioni possono partecipare al dibattito, perché, per una scelta che noi non condividiamo, quando si entra nella fase della discussione per le dichiarazioni di voto degli emendamenti, possono intervenire soltanto i parlamentari della I Commissione. Allora, siccome la discussione generale è l'unico momento di vero dibattito e di vero confronto più ampio, sacrificarla in una giornata - per di più in giornate in cui, non essendoci votazioni in Aula, anche la presenza dei parlamentari a Roma, magari, è più complicata, poiché sappiamo che siamo già in una fase di campagna elettorale, in cui molti rientrano nei rispettivi territori quando finisce l'attività parlamentare - significa sacrificare il Parlamento. Questo non è dettato da esigenze legate a una scadenza del provvedimento, ma soltanto da esigenze di carattere politico-elettorale, affinché possano rivendicare, nell'ambito della maggioranza, che il passaggio alla Camera è avvenuto prima delle europee. Questo per compensare, ovviamente, le richieste della Lega. Ma il Parlamento non può sottostare a esigenze meramente politiche ed elettorali, tanto più in una legge che, per quanto ordinaria formalmente, nella sostanza acquisisce un valore quasi costituzionale, proprio perché, poi, da questo dipenderà la concreta attuazione dell'articolo 116, terzo comma.

Quindi, è particolarmente importante il lavoro che stiamo facendo. Ed evidenzio, Presidente, peraltro, che, nella proposta del Governo, nel disegno di legge Calderoli, di fatto, noi arriveremo a dire che, se si dovrà, un domani, dare concreta attuazione all'autonomia differenziata, questo comporterà un esautoramento del Parlamento, che non potrà nemmeno emendare eventuali intese, ma soltanto ratificarle, in sostanza.

Allora, almeno in questa fase, lasciate al Parlamento la possibilità di fare il proprio lavoro e, almeno su questa legge, di poter intervenire con emendamenti, facendo un lavoro serio, anche sulla base delle audizioni che abbiamo ascoltato - e sono state molte e molto critiche - sul testo che ha licenziato il Senato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine lavori e sempre sulla stessa materia, il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. È stato detto un po' tutto. Ci uniamo a questo coro di doglianze, garbate, ma assolutamente determinate e decise, rispetto a una calendarizzazione che non prevede tempi ragionevoli, che dovrebbero essere, invece, previsti, in linea con il tema significativo, importante ed estremamente rilevante, per la ricaduta che può avere sulla vita del Paese. Questo indipendentemente dal merito, indipendentemente da come, sul provvedimento, la si pensi. Doglianza e anche, mi sia consentito, stigmatizzazione per il fatto che, davanti a una richiesta di tutte le opposizioni, non si sia ancora proceduto con una convocazione per una Conferenza dei capigruppo, sede propria per andare a rimodulare la calendarizzazione.

Attendiamo questo provvedimento del Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento. Ovviamente, prendiamo questi interventi sull'ordine dei lavori come un ulteriore stimolo verso il Presidente della Camera per dare risposta alle lettere che gli sono state fatte pervenire e, quindi, attendiamo la risposta da parte del Presidente Fontana.

Cessazione dal mandato parlamentare di una deputata.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 9 aprile 2024, è pervenuta alla Presidenza la lettera con la quale la deputata Alessandra Todde ha rassegnato le proprie dimissioni da deputata, manifestando la volontà di optare per la carica incompatibile di presidente della regione Sardegna (Applausi).

Do lettura della lettera: “Illustrissimo Presidente, a seguito della mia proclamazione a presidente della regione Sardegna, avvenuta, da parte dell'Ufficio centrale regionale, in data 20 marzo 2024 (ai sensi dell'articolo 11, comma 2, della legge regionale statutaria del 12 novembre 2013, n. 1, pubblicata sul BURAS del 21 marzo 2024, Bollettino 16, parte I e II), con la presente Le comunico la decisione di dimettermi dalla carica di parlamentare della Repubblica. Sono onorata di aver lavorato per il nostro Paese, accanto a tutti i colleghi, che ringrazio particolarmente per il lavoro sinergico portato avanti, agendo sempre nell'interesse dei cittadini e nel rispetto reciproco dei ruoli. Sono stati anni di intenso lavoro, che mi hanno consentito di costruire importanti rapporti istituzionali e politici, che saranno la base per una giusta e corretta collaborazione con la regione che rappresento. Avrei desiderato esprimere personalmente questi sentimenti di ringraziamento all'Aula del Parlamento, ma impegni istituzionali me lo impediscono (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

Pertanto, Le chiedo cortesemente di estendere tali saluti ed i migliori sentimenti di stima a tutti i miei colleghi parlamentari.

Cordialmente, Alessandra Todde” (Applausi).

Trattandosi di un caso di incompatibilità, ai sensi dell'articolo 122, secondo comma, della Costituzione, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione della deputata Alessandra Todde dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni della deputata Alessandra Todde, comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 27 marzo 2024, ha accertato che il candidato che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo della lista n. 3 - MoVimento 5 Stelle, nell'ambito del collegio plurinominale 01 della IV circoscrizione Lombardia 2, risulta essere Antonio Ferrara.

Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la IV circoscrizione Lombardia 2, nell'ambito del collegio plurinominale 01, Antonio Ferrara.

S'intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore (Già articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023) (A.C. 1532-ter-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1532-ter-A: Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore (Già articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023).

Ricordo che nella seduta del 4 aprile si è concluso l'esame degli emendamenti.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1532-ter-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che l'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/9 Foti è stato ritirato dal presentatore.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/1 Sportiello il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “(…) premesso che: l'articolo 1 reca disposizioni per lo sviluppo e il potenziamento dei servizi sociali comunali ed estende anche alle forme associative dei comuni la possibilità, attualmente prevista esplicitamente per i singoli comuni, di effettuare le assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali in deroga ai vincoli di contenimento della spesa di personale previsti dalla normativa vigente; così come già previsto per le medesime assunzioni effettuate dai singoli comuni, anche quelle effettuate dalle forme associative comunali devono avvenire nel limite dei medesimi vincoli assunzionali e delle risorse già stanziate del Fondo povertà e del Fondo di solidarietà comunale per le su esposte finalità, fermo restando il rispetto degli obiettivi del pareggio di bilancio; le assunzioni sono quindi possibili in deroga ai vincoli di contenimento della spesa di personale, nei limiti dei vincoli assunzionali e a valere sulle risorse del Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, per una spesa massima di 180 milioni di euro annui a decorrere dal 2021 e sulle quote incrementali del Fondo di solidarietà comunale destinate ai servizi sociali, nel limite delle stesse; impegna il Governo a valutare la possibilità di incrementare, al fine di potenziare il sistema dei servizi sociali comunali e ridurre i divari territoriali, le risorse del Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, di cui all'articolo 1, comma 386 della legge 28 dicembre 2015, n. 208”.

PRESIDENTE. La ringrazio. Magari per le riformulazioni dei prossimi ordini del giorno cerchiamo di evidenziare soprattutto le variazioni rispetto al testo dell'ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare il presidente Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Chiedo solo la cortesia alla Vice Ministra di chiarirci, perché non si è capito, se ha semplicemente riletto le premesse o se ci sono riformulazioni anche delle premesse perché - da come ha letto - sembrava che ci fosse una riscrittura anche delle premesse. Qui, Presidente, ci troviamo davanti a un caso abbastanza originale: non siamo alla riformulazione, siamo andati oltre. Il Governo, a questo punto, riscrive le premesse e riformula anche gli impegni. Non so, diteci poi cosa ci rimane da fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Vice Ministro, può spiegare quali modifiche sono state proposte?

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Abbiamo operato una riformulazione delle premesse per poter entrare, ovviamente, nella fattispecie posta all'osservanza del Governo e quindi per esplicitare bene nelle premesse il punto che riguardava proprio l'aumento del personale dei servizi sociali, segnatamente sottolineando che alcuni aspetti sono già previsti dalla normativa, in termini di ampliamento del personale, possibilità che riguarda sia i comuni che le ATS, e per questo abbiamo dato parere favorevole, interpretando la buona intenzione dell'estensore - in questo caso, dell'onorevole Sportiello, e anche degli altri che lo hanno sottoscritto -, ma introducendo anche le riformulazioni che ritenevamo corrette, anche nei termini di legge.

PRESIDENTE. Mi può confermare cortesemente, Vice Ministro, che sono stati praticamente espunti il quarto ed il quinto capoverso della premesse e che è stato modificato l'impegno?

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Sì, Presidente, le posso confermare che sono stati espunti il quarto ed il quinto capoverso e che poi c'è stata una riformulazione degli impegni.

PRESIDENTE. Va bene, andiamo avanti.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/2 Marianna Ricciardi il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare la possibilità di incrementare i contributi di cui all'articolo 1, comma 797, lettere a) e b), della legge 30 dicembre 2028, n. 178”. Sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/3 Quartini il Governo esprime parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti, per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Siccome la Vice Ministra, rileggendo, ha parlato della legge 30 dicembre 2028, volevo capire se c'è un errore nel fascicolo, oppure se si è sbagliata la Vice Ministra.

PRESIDENTE. Credo che ci sia stato un refuso. Vice Ministro?

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, c'è stato un refuso, ovviamente. La legge era del 2020.

PRESIDENTE. Quindi, si intende 2020 al posto di 2028.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Peccato, Presidente, perché, se fossimo già in grado di ragionare sul 2028, penso che faremmo un grande passo avanti. Peccato.

PRESIDENTE. La ringrazio comunque per l'appunto, che è stato particolarmente utile. Prego Vice Ministra.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Sugli ordini del giorno n. 9/1532-ter-A/4 Di Lauro e n. 9/1532-ter-A/5 Barzotti il Governo esprime parere contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/6 Bruno il Governo esprime parere favorevole, previa la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare iniziative, tenuto conto di una programmazione complessiva e generale degli interventi del Ministero della Giustizia in materia penitenziaria, nel rispetto altresì dei vincoli di finanza pubblica, volta a sostenere il potenziamento dell'attività di promozione sociale degli istituti di carcere e, in particolare, a regolamentare, valorizzare e sostenere, con provvedimenti legislativi ad hoc, le attività teatrali negli istituti penitenziari finalizzate al recupero e al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, attraverso la promozione di percorsi formativi e culturali che favoriscano l'acquisizione di nuove competenze nell'ambito dei diversi mestieri del teatro, nel pieno rispetto del principio di rieducazione sancito dalla Costituzione”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/7 Pretto il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: si espungono, ovviamente per andare a descrivere bene l'iniziativa del Governo rispetto al parere favorevole, i capoversi secondo, terzo e quarto delle premesse e l'ultimo capoverso degli impegni. La riformulazione, a buon chiarimento del testo su cui viene espresso parere favorevole, è la seguente: “Il disegno di legge all'esame dell'Aula reca, tra le altre, modifiche alle disposizioni del codice del Terzo settore di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, intervenendo in più punti anche nell'ottica della semplificazione degli adempimenti richiesti. Snellire ulteriormente gli adempimenti e le procedure per gli enti di piccole dimensioni potrebbe ulteriormente rappresentare una salvaguardia di queste realtà. Occorre tutelare funzioni sociali dell'associazionismo e delle attività di volontariato, favorendo la spontaneità delle iniziative dei cittadini anche nei piccoli comuni per il perseguimento delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, nel rispetto proprio dei principi del Terzo settore. Impegna il Governo a valutare la possibilità di prevedere ulteriori iniziative a favore degli enti del Terzo settore di piccole dimensioni, semplificando gli adempimenti a loro carico, anche dal punto di vista degli obblighi di tenuta delle scritture contabili al fine di salvaguardare la continuità operativa”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/8 Gadda il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare la possibilità di individuare specifiche risorse al fine di sostenere i comuni nelle spese per servizi, assistenza e alloggio dei minori affidati in comunità familiari, case famiglia e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare”.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/1 Sportiello c'è una proposta di riformulazione. Ha chiesto di parlare la deputata Sportiello. Ne ha facoltà.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno è stato praticamente riscritto. È curioso perché…

PRESIDENTE. Mi scusi, c'è un fastidio nell'acustica, quindi le chiederei di cambiare postazione. Se la faccia prestare dalla sua vicina, cambiando magari di posto. Ecco proviamo.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Proviamo ora. Si sente?

PRESIDENTE. Perfettamente.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Bene. Allora, dicevo che quest'ordine del giorno è stato riscritto, ma la cosa curiosa è che la Vice Ministra ci ha detto che il Governo ha espunto delle parti per rendere più evidente la missione del Governo. Ma in realtà vorrei leggere le parti espunte. Si espunge il periodo delle premesse in cui sottolineo che la relazione tecnica del provvedimento in esame (quindi non parole mie, ma della relazione tecnica) precisa che l'estensione della deroga ai vincoli assunzionali avviene ad invarianza finanziaria e quindi esprimo le mie preoccupazioni - penso che almeno questo in un Parlamento svuotato sia lecito e legittimo farlo - rispetto all'efficacia di questo provvedimento.

Aggiungo anche la storia del potenziamento di queste assunzioni degli assistenti sociali in deroga che è stata una norma voluta dal MoVimento 5 Stelle nella scorsa legislatura. Ebbene, si espungono questi due periodi - e veramente faccio fatica a capire il perché -, ma soprattutto mi si chiede di aggiungere nell'impegno, espungendo sempre una parte molto importante che riguarda le risorse, la locuzione “a valutare l'opportunità di”.

Allora, io ho visto questo Governo fare passerelle mattina, sera, pomeriggio e notte a Caivano, dicendo quanto fosse importante intervenire nei territori, ma ora che c'è la possibilità di assumere gli assistenti sociali, che sono la prima avanguardia, la prima linea sul territorio che lavora per migliorare le condizioni più critiche, si tira indietro.

Allora, no, io non l'accetto e vi rispedisco al mittente questa proposta irricevibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/1 Sportiello, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/2 Marianna Ricciardi, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Nel frattempo, salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto tecnico commerciale “Gaetano Salvemini”, di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Vi ringraziamo per questo (Applausi).

Prendo atto che la proposta di riformulazione non viene accolta dalla deputata Marianna Ricciardi che insiste per la votazione. Pertanto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/2 Marianna Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/3 Quartini, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. C'è una questione che riguarda il Terzo settore che è quella della gratuità del volontariato. Io credo sia uno degli aspetti più significativi che riguarda questo Paese, soprattutto, quando si è parlato di emergenza, di Protezione civile, quando si è parlato di terremoti e della capacità del sistema di assistere le persone malate; quindi, vi è tutto il sistema del trasporto sanitario, che si regge, giustappunto, sul volontariato che acquista un maggior valore nel momento in cui è legato alla gratuità, alla bontà e al cuore di tanti italiani e di tante italiane che si prestano, nelle varie circostanze, a lavorare attivamente, senza nessun tipo di riposo in certi momenti, anche h24.

Lo abbiamo visto durante le alluvioni in Emilia-Romagna o a Campi Bisenzio, in Toscana, in quel triangolo alluvionato: abbiamo visto una partecipazione straordinaria. Ecco, io credo che in questo testo noi si rischi davvero di snaturare e di indebolire la natura no profit degli enti del Terzo settore. Non solo, si rischia anche di calare sugli enti del Terzo settore alcuni elementi di scarsa trasparenza e di controllo degli stessi. Infatti, per esempio, con questo provvedimento si prevede che il numero dei lavoratori, invece che del 5 per cento, possa essere del 20 per cento; cioè, in un sistema di volontariato, si va a prevedere che ci siano persone retribuite nel 20 per cento degli associati. Io mi chiedo se l'80 per cento di quelli che non vengono assunti avranno ancora il desiderio di lavorare gratuitamente, di fare volontariato gratuitamente, senza considerare anche il valore aggiunto del cosiddetto Quarto settore, il famoso self help puro, che rende le nostre comunità veramente solidali.

Allora, in questa logica, con quest'ordine del giorno si chiede di garantire, di prevedere, di definire e di realizzare un monitoraggio, un maggior controllo della trasparenza degli enti del Terzo settore, che, con questo provvedimento, seppur giustificato dal bisogno di semplificare, rischiano che ci possano essere infiltrazioni un po' opache e che il Terzo settore diventi terra di conquista di malaffare. Allo stesso tempo, si chiede di verificare che il numero dei lavoratori necessari siano davvero da assumere, siano davvero nell'ordine così alto del 20 per cento, invece che del 5 per cento, come era previsto in origine. Questo perché riteniamo una priorità assoluta la salvaguardia della capacità di questo Paese di esprimersi in un ottica solidaristica, prevedendo che venga preservata la gratuità. Lo dico anche perché, sempre più spesso, constatiamo la difficoltà a reclutare volontari nelle varie associazioni. Pensate che ci sono normative, anche regionali, che stanno riducendo il numero di volontari necessari all'interno delle ambulanze del 118, proprio per mancanza di volontari.

Allora, ridiamo questo valore al volontariato, ridiamo questo valore alla gratuità, alla solidarietà e alla capacità di questo Paese di rimediare a momenti di grande emergenza e di grande difficoltà. Non sviliamo questo provvedimento. Invito la Vice Ministra a ripensare rispetto all'idea di un voto contrario su quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Signor Presidente, vorrei fare una dichiarazione di voto, perché, in realtà, mi sembra un ordine del giorno di buon senso, nel momento in cui andiamo a modificare il codice del Terzo settore proprio nell'ottica di aumentare, da un lato, la trasparenza, e, dall'altro, la partecipazione.

Credo che proporre in quest'ordine del giorno la realizzazione di un monitoraggio possa essere un elemento in più per valutare a posteriori se le scelte che abbiamo fatto in termini di semplificazione siano state coerenti, abbiano avuto l'effetto desiderato, ossia quello di evitare qualsiasi deriva rispetto alle finalità importanti, proprie del Terzo settore, e soprattutto se siano state effettivamente utili a superare le difficoltà di gestione degli enti. Al tempo stesso, nel secondo punto del dispositivo, penso sia corretta questa valutazione, perché siamo andati ad ampliare il numero dei lavoratori dal 5 al 20 per cento, con una complessità che, secondo me, ci si troverà a dover gestire all'interno delle associazioni, in quanto si troveranno a convivere personale completamente volontario e personale dipendente. È un po' come per i medici dipendenti e i gettonisti, per cui si crea una difficoltà nella gestione quotidiana particolarmente complessa, che può andare a discapito dei servizi preziosi, anche perché sappiamo bene il Terzo settore impegna quotidianamente circa 4.500.000 di persone, quindi un esercito buono, generoso, che secondo me va tutelato, per non compromettere la natura stessa del Terzo settore, proprio nella sua essenza costitutiva. Quindi, credo sia un ordine del giorno non velleitario, ma che chiede un monitoraggio e una vigilanza sulle norme che andiamo a cambiare, proprio per comprendere insieme se stiamo andando nella direzione giusta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo a titolo personale.

PRESIDENTE. No, non è a titolo personale. Può parlare per l'intero tempo che ritiene, per 5 minuti al massimo.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Meglio, mi ha tratto in inganno con il collega all'inizio. Vorrei anch'io sottolineare alcuni aspetti di quest'ordine del giorno, ringraziando il collega Quartini. Anch'io mi appello al Governo, perché in quest'ordine del giorno si fa presente una ambiguità di fondo su questo argomento che, purtroppo, da tanto tempo aleggia nel lessico anche con cui si trattano questi argomenti.

Quando parliamo del Terzo settore - la riforma quadro sul Terzo settore lo ha messo in evidenza, con una norma, e anche questa nostra legge, di cui parliamo oggi, che ne è una coda, lo mette in evidenza -, parliamo di un grande settore, di un ambito molto importante per la nostra società. Quando, però, parliamo di volontariato, si fa spesso confusione. Infatti, è una grande tradizione italiana quella di un volontariato che possiamo definire puro, cioè un volontariato di gratuità, un volontariato che non prevede l'impiego. Questo, nella discussione pubblica, crea una certa confusione, perché già nel termine “volontario” si identifica qualcuno che, al di là del proprio impiego, al di là delle proprie aspettative retributive, decide di svolgere qualcosa di propria volontà. Chiaramente, i lavoratori sono un'altra cosa, anche se sono impiegati in ambiti di servizio alla persona, di tutela dell'ambiente, in ambiti, comunque, in cui il Terzo settore è molto impegnato e svolge un lavoro eccellente.

In questo caso, il fatto di tutelare maggiormente l'aspetto di gratuità, e quindi di una percentuale limitata di lavoratori all'interno di questo mondo, aveva un senso, per questo si pensò al 5 per cento; ora, con l'allargamento al 20 per cento, c'è il rischio, in parte, di snaturare questo aspetto. L'ordine del giorno chiede di vigilare affinché questo, visto che è previsto, sia comunque controllato e non diventi un escamotage, una maniera per snaturare, cambiare l'aspetto tipico del Terzo settore, cioè il volontariato puro. Penso sia un appello che dovrebbe essere raccolto, perché il rischio, anche in un'epoca di disimpegno, di lontananza, è che, anche rispetto a questo tipo di impegno spesso sociale, spesso ideale, si vada a cercare un ambito solamente lavorativo. Mi sembra che quest'ordine del giorno vada in questa ottica e credo che possiamo provare ad accoglierlo, perché raccoglie una preoccupazione giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Pur comprendendo le osservazioni e le preoccupazioni dei colleghi, vorrei lasciare agli atti, motivandolo, il voto contrario del gruppo di Italia Viva su quest'ordine del giorno, perché molti dei contenuti del provvedimento che ci apprestiamo a votare in Aula non vengono per snaturare la riforma del Terzo settore, che è stata accompagnata in questi anni da diversi Governi nella sua attuazione. Si tratta di misure di coordinamento e di semplificazione. In questo caso, in termini di ampliamento della percentuale di dipendenti rispetto ai volontari, è semplicemente una misura di buonsenso, che nasce dall'operatività, nasce non per snaturare le due forme che la riforma del Terzo settore contempla, quella concernente l'opportunità di lavoro, di competenze che il Terzo settore ha nel nostro Paese e, l'altra parte, molto positiva, molto importante, con gli oltre 5,5 milioni di volontari. In molte aree del Paese, in questo momento storico, spetterà a tutti noi lavorare, affinché il volontariato fatto in modo strutturale possa continuare, però, spesso, c'è una difficoltà oggettiva a trovare i volontari. Quindi, questa opportunità - e lo dico, stando all'opposizione - non è per snaturare una riforma fatta durante il Governo Renzi, ma semplicemente per andare incontro ad alcune richieste che lo stesso Terzo settore ha fatto.

Volevo lasciarlo agli atti, perché credo che, in questo momento, noi dobbiamo, tutti insieme, in modo costruttivo, essere fautori della vera e piena attuazione della riforma del Terzo settore e, onestamente, quest'ordine del giorno, probabilmente, non tiene conto del dibattito che nel Terzo settore, invece, c'è stato e c'è rispetto a questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/3 Quartini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/4 Di Lauro, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/4 Di Lauro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/5 Barzotti, con il parere contrario del Governo.

Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/5 Barzotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/6 Bruno, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo: viene accolta?

RAFFAELE BRUNO (M5S). Sì, è accolta e vorrei fare una breve dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Quindi lo votiamo. Prego, Ne ha facoltà.

RAFFAELE BRUNO (M5S). Al Terzo settore è attribuibile una parte importante delle attività di promozione sociale nei nostri istituti penitenziari. Ci tenevo a condividere una delle moltissime testimonianze raccolte in più di 40 incontri artistici che abbiamo organizzato nelle nostre carceri. «Ho passato 20 anni in mezzo a droga, spaccio, rapina. Basta, sono stanca, ora mi voglio salvare. Potrei imparare un mestiere per non sbagliare ancora, così, quando esco, nessuno può dire “ecco la criminale”, ma “ecco la pizzaiola, ecco la sarta, l'attrice, la mamma”. L'inferno che ho attraversato da bambina mi ha regalato una scorza dura, ora sono convinta di essere una persona migliore. Voglio essere la donna che ho sempre sognato. Ora posso, perché ho capito da che parte stare. Scontata la pena, torno a casa carica di un nuovo sangue, rosso, pulito, rinnovato. Qua dentro ho incontrato persone che non avrei mai incontrato da dove venivo: due poliziotti gentili, che mi hanno sorretto quando avevo bisogno, le maestre, che mi hanno fatto scoprire la libertà dei libri e la regista del corso di teatro. La vita, tutto questo dolore, la morte, il carcere mi avrebbero dovute inaridire e, invece, adesso provo un amore forte, incontenibile e travolgente».

Cari colleghi e care colleghe, ogni volta io mi chiedo cosa deve fare la società, cosa deve fare il Parlamento davanti a testimonianze così, a parole così spiazzanti e potenti. Il teatro in carcere trasforma i cuori e lo fa con un'efficacia altissima e certificata. Il calo della recidiva è del 90 per cento.

È una cosa buona che il Governo accolga gli ordini del giorno che sto presentando su questo tema, compreso anche quello in esame, però credo che sia arrivato il momento di dare al nostro Paese una legge a sostegno di questa pratica, con le instancabili persone che la portano avanti. La legge a mia prima firma e quella della maggioranza sono depositate da tanto tempo, quindi sbrighiamoci a calendarizzarle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei anch'io sottolineare il valore e l'importanza di quest'ordine del giorno, che tende a rendere nota la questione, ponendo anche all'attenzione della politica l'assunzione di responsabilità circa il fatto di prevedere norme o, più in generale, finanziamenti che possano rendere possibile una pratica che, vorrei ricordare, è qualcosa di consolidato e di presente in molte realtà carcerarie del nostro Paese.

Viene da pensare al 2012, al film Cesare deve morire dei fratelli Taviani, che fu premiato a Berlino. È un film che fece conoscere questa realtà a tutto il mondo, laddove all'interno delle carceri si faceva quella che è stata definita l'alfabetizzazione emotiva dei detenuti, portandoli a vivere situazioni che per alcuni momenti li facessero uscire dalla realtà con la quale dovevano convivere, ma anche dalle esperienze umane che, ahimè, li avevano portati a vivere l'esperienza carceraria. Un fatto che mostra grandi eccellenze, pensiamo a Rebibbia, ma pensiamo al carcere di Opera, che ha coinvolto persone con pene anche di particolare importanza. Penso ad Opera, con condannati al fine pena mai, condannati per reati mafiosi, per omicidio, che, all'interno dell'attività teatrale, avevano riscoperto il valore relazionale dell'altro e avevano avuto modo di fare un percorso di recupero di loro stessi e di recupero del rapporto con il mondo esterno, di particolare valore.

Qui anche io voglio richiamare quanto è già stato detto precedentemente da chi è intervenuto: il dovere che, come Stato, abbiamo nei confronti della popolazione carceraria, perché esiste un diritto fondamentale da parte della società, giustamente, di perseguire e condannare, e, a volte, anche mettere in carcere, le persone che hanno commesso reati, ma, nel momento in cui queste persone entrano in carcere, scatta il dovere della società di garantire loro il diritto al recupero.

Certo, il rumore di fondo che contraddistingue la discussione attorno a quest'ordine del giorno, la disattenzione generale ci fa comprendere come verso gli ultimi, le persone che vivono in difficoltà, in quest'Aula ci sia poca attenzione e poca sensibilità.

PRESIDENTE. Colleghi, è stata richiamata la nostra attenzione, lo dico per tutti, nessuno escluso, perché il brusìo di fondo viene da destra e da sinistra (Commenti). Non ne facciamo una questione di geografia politica. Prego, prosegua.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Volevo dire che l'attenzione, se non la vogliamo mettere per un fatto proprio valoriale di recupero delle persone condannate, mettiamola per un fatto statistico, che è stato giustamente richiamato: ogni volta che si svolgono attività di questo genere, e il teatro ha un valore importante, noi andiamo ad abbattere la recidiva, perché quando in carcere ci si impegna in un percorso di recupero - vorrei ricordarlo a tutti - l'obiettivo non è lo spettacolo finale, che pure è interessante, che pure coinvolge tante persone, a volte con numeri davvero incredibili, ma è il percorso che porta queste persone a fare le prove, ad allestire uno spettacolo, a vivere questi momenti di rispetto e di collaborazione, di fare rete, insomma, riguardo a questo tema.

Vorrei anche ricordare che il 27 marzo, in occasione della Giornata mondiale del teatro, è prevista anche la Giornata del teatro in carcere, proprio per rimarcare il particolare significato di questo impegno. Ovvio, ma questo ce lo diciamo sempre, che quest'ordine del giorno può avere un senso nel momento in cui venga poi accompagnato, se non da una legge specifica, da stanziamenti adeguati, che vanno a intervenire sulle realtà teatrali che già operano - penso a quelle della mia regione, al Piccolo Teatro di Milano o al CTB della mia città, Brescia - e che hanno bisogno, credo, di quel supporto economico finalizzato, nello specifico, a questo tipo di interventi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Concordo pienamente sia con le parole appena espresse dall'onorevole Girelli sia con la richiesta di quest'ordine del giorno. Chiunque di noi e tra noi si è recato all'interno delle carceri italiane per adulti, ma anche all'interno degli istituti di pena minorili, ha potuto verificare come le attività culturali - in questo caso parliamo di laboratori teatrali - abbiano per i detenuti un valore che definirei quasi salvifico. Spesso nelle carceri - purtroppo, nel nostro ordinamento è abbastanza frequente - non sono poi così frequenti come noi immaginiamo le attività che i detenuti possono svolgere nella routine della loro giornata. Riflettiamo sul fatto che non in tutte le carceri, ad esempio, sono attivi i corsi e i percorsi di studio. I detenuti su questo hanno davvero una grande difficoltà a impiegare il loro tempo. Una delle caratteristiche fondamentali che si vive quando si entra in carcere è quella di un tempo sospeso, si perde la cognizione del tempo. Immaginiamo, se questo avviene per noi che sporadicamente ci rechiamo lì, che cosa accade per le persone che sono soggette alla privazione della libertà.

Sulla vicenda teatrale molto è stato scritto, molto è stato detto, ma su una cosa tutti concordiamo e cioè sull'utilità di questi percorsi, che sono percorsi culturali ma sono percorsi di lettura, come spesso è stato fatto anche in alcuni istituti laziali, anche degli errori che si sono commessi. Attraverso lo spettacolo teatrale è possibile una diversa lettura di ciò che è accaduto e, quindi, anche della propria esistenza. Su questo - mi fa piacere dirlo in questa sede - un lavoro importantissimo viene fatto dalle associazioni del Terzo settore, dalle tante realtà culturali che operano all'interno del carcere. Lo fanno con una grandissima dedizione e ottengono davvero ottimi risultati. Mi auguro che quest'ordine del giorno, naturalmente, venga votato da tutta la Camera. Naturalmente esprimo con convinzione il voto favorevole del Partito Democratico, con l'auspicio che presto si possano intraprendere queste e molte altre iniziative che riguardano la vita carceraria.

Fatemi dire che, ieri, con alcuni colleghi, ci siamo recati all'ICAM di Lauro, dove sono detenute 5 mamme con i loro 6 bambini di un'età compresa tra i 4 e i 7 anni. Questi bambini hanno necessità di fare quello che fanno i nostri figli, perché non devono scontare anche loro, come già fanno, la detenzione con le madri, devono avere la possibilità di vivere la loro vita normale all'esterno del carcere. Tutti noi siamo rimasti molto colpiti dalla visita che abbiamo fatto ieri. È un'ICAM, per carità, con condizioni di vita per le detenute madri assolutamente dignitose. Quello che, a mio avviso, non è dignitoso è che un bambino debba essere recluso con la madre all'interno del carcere. Per questi bambini finirà la scuola e, come tutti voi mi auguro sappiate, finite le attività scolastiche avranno molta difficoltà a continuare con le iniziative fuori dall'istituto carcerario. Spero che su questo possa essere acceso un riflettore, perché questi bambini hanno diritto di uscire dal carcere, perché il reato lo hanno commesso le madri e di certo non lo hanno commesso i bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/6 Bruno, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/7 Pretto. C'è una proposta di riformulazione che viene accolta.

Passiamo, dunque, all'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/8 Gadda. C'è una proposta di riformulazione che viene accolta.

L'ordine del giorno n. 9/1532-ter-A/9 Foti, come abbiamo già detto, è stato ritirato.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1532-ter-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Manes. Ne ha facoltà.

Intanto, salutiamo la delegazione di studentesse, studenti e docenti dell'istituto di istruzione superiore Giuseppe Bonfantini, di Novara, che partecipano oggi alla giornata di formazione qui a Montecitorio e che sono presenti in tribuna (Applausi).

Prego, deputato Manes.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Presidente. Il disegno di legge in esame reca disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore. Si tratta di un intervento normativo importante che interessa non solo gli enti specifici ma, soprattutto, il settore importante del volontariato nazionale, un autentico volano a supporto di un settore, quello delle politiche sociali, che sempre più assume un ruolo strategico all'interno del contesto culturale, operativo e, per l'appunto, sociale del tessuto umano del nostro Paese.

È un atto legislativo che interviene su diverse tematiche, alcune di assoluta importanza come, ad esempio, quella per lo sviluppo e il potenziamento dei servizi sociali comunali, che estende anche alle forme associative dei comuni la possibilità, attualmente prevista esplicitamente per i singoli comuni, di effettuare assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali in deroga ai vincoli di contenimento della spesa di personale, previsti dalla normativa vigente. Si tratta di una modifica importante che, però, non potrà essere fine a se stessa, necessitando di adeguate risorse a favore degli enti che avranno necessità di potenziare tale ambito.

Non possiamo non sottolineare come il provvedimento chiarisca i limiti entro cui è possibile, per gli enti del Terzo settore che siano iscritti altresì al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche, percepire proventi derivanti da rapporti di sponsorizzazione, promo-pubblicitari, cessione di diritti e indennità legate alla formazione degli atleti nonché dalla gestione di impianti e strutture sportive.

Infine, è da sottolineare anche la norma introdotta che interviene sul comma 8 dell'articolo 101 del codice del Terzo settore ampliando le ipotesi in cui la perdita della qualifica di ONLUS, a seguito di iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore anche in qualità di imprese sociali, non integra l'ipotesi di scioglimento dell'ente.

È un atto, quindi, quello che oggi andremo a votare, che riguarda modifiche al codice del Terzo settore approvato con il decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, un codice importante che ha inserito chiarezza in un settore vitale per la nostra società, un settore che rappresenta non solo un'eccellenza ma anche una continua sfida in quanto, per propria natura, si interfaccia soprattutto con il mondo del volontariato, del sociale e della prossimità territoriale. È un settore in continua evoluzione che necessita di continui aggiornamenti e semplificazioni, anche procedurali. In particolare, una parte di questo disegno di legge abbiamo ritenuto che fosse importante, quella serie di articoli che si riferiva agli enti sottoposti a direzione e coordinamento o controllati da amministrazioni pubbliche, per i quali l'articolo 4 del citato decreto legislativo prevede che non possano essere iscritti al Registro unico nazionale del Terzo settore. La questione concerne, ad esempio, fondazioni aventi qualifica di ONLUS ed enti tutti operanti in ambiti di rilevante interesse pubblico ma esclusi, come detto, dal perimetro soggettivo di applicazione della riforma. Un problema, questo, che avrebbe potuto creare non pochi problemi a diverse realtà territoriali.

Evidenziamo, però, la grande sensibilità del Governo nell'affrontare e risolvere questa tematica. Grazie all'interessamento della Ministra Calderone e, soprattutto, della Vice Ministra Bellucci e del relatore, onorevole Ciocchetti, che ringraziamo sentitamente, si è potuta trovare una soluzione. Grazie agli emendamenti della maggioranza e della componente Minoranze Linguistiche, si è risolta, quindi, una problematica legislativa. È pertanto per questi motivi che, come rappresentanti delle province autonome di Trento e di Bolzano e della regione autonoma Valle d'Aosta, voteremo a maggioranza a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.

Colleghi, cessiamo cortesemente i capannelli. Chi ha bisogno di conversare, può accomodarsi fuori dall'Aula, senza disturbare gli oratori. Colleghi!

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente, Vice Ministra Bellucci, su temi così importanti, come le politiche sociali e la riforma del Terzo settore, credo che da quest'Aula debba venire un messaggio positivo al Paese, un messaggio positivo che deve vedere i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione lavorare insieme al Governo per migliorare i testi. Il gruppo di Italia Viva si asterrà su questo provvedimento. Condividiamo gran parte dei contenuti, ma la nostra è un'astensione positiva, nel senso che credo si debba lavorare di più e meglio in alcune direzioni. La prima: noi abbiamo accettato la riformulazione del Governo rispetto a un ordine del giorno che prima era un emendamento al testo, per sostenere le spese dei comuni relativamente alla gestione delle case famiglia, alla gestione delle comunità a cui vengono affidati tanti minori del nostro Paese, che purtroppo, appunto, sono in condizioni di fragilità estrema, sono però in una condizione di fragilità estrema anche tanti comuni, a partire da quelli più piccoli, dove spesso queste spese - che sono necessarie, importanti, perché bisogna inserire questi minori in comunità dove ci sia una giusta presa in carico e ci siano altissime professionalità - però, rappresentano costi che talvolta rischiano letteralmente di far sballare i bilanci comunali. Quindi, chiediamo, in questa sede, un impegno maggiore al Governo per stanziare delle risorse.

Noi avevamo chiesto di istituire un fondo da 40 milioni di euro per aiutare i comuni, appunto, a svolgere questo impegno. Credo che questo impegno debba continuare con determinazione, perché, in questi anni, i numeri sono aumentati, ma, soprattutto, la presa in carico dei comuni rispetto a queste situazioni di marginalità non contempla soltanto la gestione dei minori nelle case famiglie e nelle comunità alloggio, ma molto spesso anche un'azione preventiva di presa in carico della famiglia e di tutte le povertà che, purtroppo, sono una realtà, nel nostro Paese.

Rispetto al tema dei minori, io rivolgo un appello a tutti noi: cerchiamo di fare meno giornate di ricordo e più concretezza. Va benissimo che venga istituita la Giornata dell'ascolto dei minori, però, facciamolo davvero anche coinvolgendo, all'interno delle scuole, personale e professionalità che siano adeguati, non soltanto, per ascoltare le fragilità dei nostri bambini e delle nostre bambine, ma anche per consentire loro di essere soggetti partecipi delle nostre comunità.

Per quanto riguarda la riforma del Terzo settore, mi consenta di ricordare che il decreto legislativo n. 117 del 2017, il codice del Terzo settore, ha rappresentato una delle riforme più importanti del Governo Renzi. Si sono, poi, susseguiti diversi Governi e diversi Ministri ed è un elemento assolutamente positivo che si sia data continuità, in questi anni, a una riforma che ha, prima di tutto, riconosciuto il Terzo settore, introducendo non soltanto le diverse forme organizzative che il Terzo settore ha, ma le molteplici attività di interesse generale che il Terzo settore svolge in tantissimi ambiti di attività. Mi riferisco, non soltanto, a quelli socioassistenziali riparativi, ma anche all'ambito della cultura, dell'agricoltura sociale, della coesione territoriale, della formazione professionale. Sono moltissime realtà, oggi fondamentali per consentire ai nostri territori di essere più vicini ai bisogni, alle aspettative e ai sogni delle persone.

Quindi, credo che le misure contenute in questo testo vadano nella direzione giusta, perché la riforma del Terzo settore sta andando bene. Io non faccio parte, mai, di coloro che si fermano alle difficoltà; le riforme vanno accompagnate e vanno spiegate agli enti, a partire da quelli più piccoli, ma i numeri parlano chiaro: in questi anni, si sono già iscritti oltre 130.000 enti al Registro unico nazionale del Terzo settore, che mette anche ordine rispetto ai tanti registri che c'erano, ma le norme, quelle vere, le vere riforme, come, appunto, quella fatta dal Governo Renzi, richiedono attuazione e richiedono anche la saggezza, a un certo punto, di fare correttivi, di fare norme di coordinamento, di fare norme di semplificazione e, quindi, io credo che in questo provvedimento ce ne siano alcune degne di nota e di importanza. Benissimo, per quanto ci riguarda, la norma di coordinamento che prevede, appunto, il coordinamento tra la riforma del Terzo settore e la riforma dello sport, perché è importante che gli enti sportivi dilettantistici si iscrivano anche al Registro unico nazionale del Terzo settore per beneficiare delle tante opportunità, dal 5 per mille al tema delle donazioni, dal social bonus al social lending, insomma tutte le opportunità che quella riforma porta con sé, però dobbiamo evitare che gli enti sportivi perdano l'opportunità delle sponsorizzazioni. Quindi, questa norma credo che sia importante per andare in quella direzione.

Allo stesso modo, è positiva la misura di coordinamento rispetto ai bilanci, perché, come sappiamo, ci sono enti - e pensiamo agli enti di formazione, agli enti che si occupano di istruzione - che giustamente tengono in conto di avere un esercizio diverso rispetto agli altri. Quindi, determinare una data mobile dalla chiusura dell'esercizio per il deposito dei bilanci credo sia, anche qui, una norma di buonsenso. È positiva, allo stesso modo, la norma che preserva il patrimonio incrementale delle ONLUS che hanno prevalente partecipazione pubblica, perché sappiamo che le ONLUS a prevalente partecipazione pubblica non entreranno nel Registro unico nazionale del Terzo settore, perché, ovviamente, parliamo di enti privati del Terzo settore con queste caratteristiche, ma nel momento in cui ci sarà la chiusura del cerchio e l'approvazione a livello comunitario dobbiamo evitare che il patrimonio incrementale, costituito, appunto, da queste ONLUS, andando a finire naturalmente nel Registro delle ONLUS debba essere devoluto. Quindi, se l'attività di interesse generale rimarrà di interesse generale è importante dare continuità anche a questo tipo di associazione.

Io colgo l'occasione, ricordando il voto di astensione del nostro gruppo, per fare, però, un invito alla Vice Ministra Bellucci e alla maggioranza: dobbiamo accelerare su alcuni aspetti. Italia Viva aveva votato favorevolmente anche sulla delega fiscale. Non era una delega in bianco; era una delega con contenuto e con aspettativa. Per esempio, nella delega fiscale bisogna accelerare sulle misure di favore rispetto alla fiscalità del Terzo settore, perché è importante, in questa fase dove aumentano i bisogni, sostenere le realtà del Terzo settore che, tanto quanto le imprese e tanto quanto i comuni, stanno subendo i costi dell'inflazione e le difficoltà di questo momento storico. Quindi, lavorare sui decreti attuativi della delega fiscale rispetto al Terzo settore è fondamentale, oltre che importante. Allo stesso modo, dobbiamo chiudere il cerchio con l'approvazione, a livello comunitario, del pacchetto fiscale del Terzo settore, proprio per dare maggiore forza a questa riforma che ha tante sfaccettature: 5,5 milioni di volontari sono una parte di questo mondo, insieme, però, al quasi milione di lavoratori. Noi dobbiamo vedere il Terzo settore, l'economia sociale che è, anche questa, una competenza europea, come un motore di sviluppo. Il Terzo settore è il 5 per cento del prodotto interno lordo del Paese. Si genera valore non soltanto sociale, ma anche economico, opportunità di lavoro e di competenze e, quindi, non possiamo perdere queste opportunità. Se ne parla da tanto tempo e c'è un'aspettativa negli enti che chiedono quando si chiuderà il cerchio e quando ci sarà l'approvazione a livello comunitario. Facciamolo e acceleriamo, perché è nell'interesse di tutti.

Un ultimo aspetto e un ultimo rammarico. Io credo che su Fondazione Italia Sociale ci sia stato un dibattito non positivo, in questi anni. Fondazione Italia Sociale nasceva con lo scopo di supportare gli enti nella raccolta fondi anche presso le imprese e i grandi donatori. Averla chiusa credo che non sia stato un atto di buonsenso. Probabilmente avremmo potuto, insieme, capire come rilanciarla e come ricostruire al meglio, ma ormai questa, osservando il provvedimento, credo che sia una parentesi chiusa, ma - ripeto - probabilmente, se devo dare una valutazione complessiva rispetto a questo provvedimento, avremmo potuto fare a meno di chiudere questa realtà.

C'è, poi, un ultimo aspetto cui tengo molto, che non riguarda il contenuto di questo provvedimento ma un provvedimento appena passato in Consiglio dei Ministri. La posizione di Italia Viva sul bonus 110 è molto chiara e lo è sempre stata fin dall'inizio. Credo che il bonus 110 sia stata un'eredità negativa lasciata sulle spalle dei cittadini e delle imprese. C'è, però, un punto: non possiamo permetterci di far fallire le tante realtà socio-sanitarie e socio-assistenziali, che, peraltro, sono state inserite nelle opportunità di accedere alla cessione del credito e allo sconto in fattura in una fase successiva.

Usare nei confronti del Terzo settore, nei confronti delle ONLUS, delle APS e delle ODV lo stesso criterio, il colpo di spugna, semplicemente non serve; infatti, il Terzo settore semplicemente non può accedere al credito d'imposta, perché banalmente non paga le tasse. Quindi, cerchiamo, nella fase di conversione di quel provvedimento, di mettere una pezza e di evitare di far fallire tante realtà che hanno firmato, poche settimane fa, dei contratti, e nel momento in cui dovessero chiudere le RSA, le strutture socio-sanitarie e le strutture socio-assistenziali, questo sarebbe un grande problema per i lavoratori che ci lavorano, ma soprattutto per i servizi che vengono svolti ogni giorno sul territorio a favore della collettività (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Devo sospendere la seduta per una pausa tecnica. Ci vediamo tra pochi minuti.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 15,55.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Michela Brambilla. Ne ha facoltà.

MICHELA VITTORIA BRAMBILLA (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, Vice Ministro, onorevoli colleghi, esprimo con convinzione il voto favorevole del gruppo Noi Moderati al provvedimento in esame.

Il testo stralciato dal collegato Lavoro è stato notevolmente migliorato e arricchito durante l'esame in Commissione, anche con il contributo delle opposizioni. Positive e importanti sono le disposizioni che modificano il codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo n. 117 del 2017. Una riforma ambiziosa, che, proprio per la sua vasta portata, ha evidenziato in sede applicativa l'esigenza di alcune precisazioni e correzioni, qui puntualmente apportate.

Tuttavia, dal mio punto di vista di presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, il cuore del provvedimento sono le innovazioni introdotte a tutela dei minori, a cominciare dall'istituzione, nell'ambito della rete della protezione e dell'inclusione sociale, del tavolo di lavoro sugli interventi di integrazione e inclusione per i minori fuori famiglia, i minori affidati e in carico ai servizi sociali e territoriali, e i neo maggiorenni in prosieguo amministrativo.

Il tavolo svolgerà funzioni di supporto, monitoraggio, valutazione e analisi degli interventi di integrazione e di inclusione dei suddetti minori e, soprattutto, rafforzerà il sistema informativo nazionale di rilevazione e raccolta dei dati sui minori presi in carico dai servizi sociali territoriali e sui neo maggiorenni in prosieguo, mettendo a regime il sistema informativo nazionale e regionale sulla cura e la protezione dei bambini e delle loro famiglie.

Devo perciò al Governo un duplice ringraziamento: istituendo il tavolo, finalmente risolve il grave problema che la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, da me presieduta anche allora, aveva segnalato fin dalla XVII legislatura, ossia l'assenza di dati completi e attendibili su questi ragazzi e una specifica interlocuzione con il Parlamento sulla loro condizione nelle comunità di tipo familiare e sulle prestazioni erogate. La Commissione, all'unanimità, nel 2018, auspicava la più rapida realizzazione ed entrata a regime di una rete integrata di raccolta dati, un sistema informativo nazionale che avrebbe consentito di conoscere in tempo reale i dati effettivi sul numero complessivo dei minori fuori famiglia e la loro relativa collocazione. Grazie a questo strumento sarebbe stato, dunque, possibile disporre di indicatori molto più tempestivi delle prese in carico operate dai servizi territoriali, in particolare con riferimento agli eventuali allontanamenti dalla famiglia di origine. Oggi possiamo dire che sono state create le premesse per il necessario salto di qualità.

Il testo che andiamo ad approvare, inoltre, ha accolto - ed è il secondo motivo, per me, di gratitudine - un mio emendamento, firmato anche da tutti i capigruppo della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, che ne riconosce il ruolo. La relazione annuale sull'attività svolta dal tavolo sarà trasmessa alla Commissione per l'infanzia.

Per concludere, in considerazione di questi e degli altri interventi migliorativi e dell'istituzione della Giornata nazionale dell'ascolto dei minori per promuovere l'ascolto delle persone in minore età, che cadrà il 9 aprile di ogni anno, per queste e per tutte le altre ragioni, io ribadisco il voto favorevole del gruppo Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Luana Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Nel 2001, con legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, è stato introdotto, nell'articolo 118 della Costituzione, un nuovo principio: Stato, regioni, città metropolitane, province e comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini singoli e associati per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà.

A partire dagli anni Ottanta, il Terzo settore ha assunto un ruolo decisivo e un valore economico, sociale e culturale sempre più riconosciuto, presidiando uno spazio pubblico, ancorché non statale, nel corso delle profonde trasformazioni del sistema di welfare, sottraendo attività, servizi e interventi alla logica profit, proponendo quella del no profit.

Inutile dire quanto il Terzo settore sia andato modificandosi in termini di quantità e qualità, continuamente rincorso dal legislatore, che spesso ha complicato, piuttosto che risolto, i problemi di chi opera e agisce nelle sue strutture e organizzazioni.

Dalla legge delega n. 106 del 2016, ai decreti legislativi successivi, alle lungaggini connesse all'avvio del RUNTS, la riforma del Terzo settore ha avuto un cammino complicato e ostico, ancora non concluso. Eppure, si tratta di regolamentare, promuovere e sostenere una realtà imprescindibile per la crescita e la tenuta del tessuto sociale, sociosanitario, culturale ed economico del Paese.

Secondo la Fondazione per la sussidiarietà, nel 2022 la produzione del Terzo settore ha raggiunto gli 84 miliardi, ma se si calcola il valore corrispondente all'opera dei 6 milioni di volontari, si arriva a 100 milioni: ammonterebbe, quindi, al 5 per cento del PIL.

Il disegno di legge in esame è un collegato alla manovra di finanza pubblica. Alcune previsioni sono condivisibili; altre, anche introdotte nel corso dell'esame in Commissione, meno. Come non concordare con lo sviluppo e il potenziamento dei servizi sociali comunali e la previsione, di cui all'articolo 10, di estendere anche alle forme associative di comuni la possibilità, attualmente prevista esplicitamente per i singoli comuni, di effettuare assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali in deroga ai vincoli del contenimento della spesa di personale previsti dalla normativa vigente? Peccato, tuttavia, che le assunzioni potranno, in ogni caso, essere effettuate solo nel limite dei vincoli assunzionali di cui all'articolo 33 del decreto-legge n. 34 del 2019 e a valere sulle risorse del Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, con un limite di spesa massima di 180 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2021, nonché nel limite delle quote incrementali del Fondo di solidarietà comunale, destinate ai servizi sociali. Quindi, le risorse a disposizione sono limitate.

Un confronto serrato si è svolto sull'articolo 11, che istituisce e disciplina il tavolo di lavoro sul fenomeno dei minori fuori famiglia e sui minori affidati e in carico ai servizi sociali territoriali, con funzioni di supporto, monitoraggio, valutazione e analisi del fenomeno. Il tavolo dovrebbe rappresentare una sede di discussione e concertazione specializzata rispetto ai diversi tavoli regionali e di ambito territoriale, operanti nell'ambito della vigente rete della protezione e dell'inclusione sociale.

Il tavolo sarà competente, tra l'altro, per il rafforzamento del sistema informativo nazionale di rilevazione e raccolta dei dati sui minori affidati ai servizi sociali territoriali: questo è un aspetto molto importante.

Sarà costituito con decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e comprenderà, oltre ai Ministri competenti, i rappresentanti delle regioni, dell'ANCI e 8 rappresentanti di organismi del Terzo settore impegnati in attività di tutela e promozione dei diritti dell'infanzia, dell'adolescenza e della famiglia.

L'articolo 13 apporta modifiche al decreto legislativo n. 117, ovvero al codice del Terzo settore. Prevede, fatto salvo l'eventuale divieto espresso nell'atto costitutivo e nello statuto, l'intervento degli associati all'assemblea delle associazioni del Terzo settore mediante mezzi di telecomunicazione e l'espressione del voto in via elettronica. L'atto costitutivo o lo statuto potranno poi prevedere il voto per corrispondenza, quindi semplificazioni molto importanti. L'articolo 13 interviene anche in materia di iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo settore, disponendo la possibile integrazione, entro un anno, del numero degli associati, se inferiore a quanto previsto; successivamente, sarà possibile effettuarlo. Uno degli emendamenti presentati dal Governo e dal relatore prevede l'iscrizione della Fondazione Italia sociale. Un altro emendamento interviene sull'articolo 36 del codice del Terzo settore, che, attualmente, prevede la possibilità, per le associazioni di promozione sociale, di assumere lavoratori dipendenti o lavoratori autonomi qualora non superino una quota del 50 per cento dei volontari e del 5 per cento nel numero degli associati (ne abbiamo parlato anche prima). L'emendamento approvato alza il limite al 20 per cento e va incontro ad alcune richieste provenienti dal mondo del Terzo settore.

Abbiamo espresso le nostre perplessità in merito all'emendamento del Governo che consente alle associazioni iscritte nell'albo in materia di ordinamento militare, che svolgono, in via principale, una o più attività di interesse generale, di cui all'articolo 5 del presente codice, di essere iscritte anch'esse nel Registro unico nazionale del Terzo settore (una vecchia richiesta). Senza nulla togliere al valore e al significato delle attività che svolgono associazioni, come per esempio quella degli Alpini o dei Carabinieri - per citarne due -, crediamo, tuttavia, che insistere con l'inserimento di tale associazione nell'ambito del Terzo settore non appaia una scelta convincente. A questo punto, sarebbe utile che il Governo apportasse modifiche alla dotazione di risorse per il 5 per mille, tenuto conto dell'ulteriore ampliamento che si apporta in materia di associazioni iscritte nell'apposito Registro.

Convince poco anche la scelta di istituire la Giornata nazionale dell'ascolto dei minori - questa proposta è arrivata con un articolo aggiuntivo quasi in conclusione dell'iter in Commissione - e questo sia perché c'è già la Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, sia perché, francamente, più che di un'ulteriore giornata, ci sarebbe bisogno di ulteriori interventi e ben finanziati, tenuto conto di un livello di risorse ancora molto al di sotto della necessità.

Nel corso della discussione in Commissione e in Aula, abbiamo affrontato la questione della sostituzione del termine “minori” con “bambini e bambine” e “ragazzi e ragazze”, ma il Governo e la maggioranza - non so perché - non hanno accolto i relativi emendamenti dell'opposizione.

Sono stati, invece, approvati due emendamenti - chiudo Presidente - a mia prima firma e ringrazio il Governo e la maggioranza. Il primo emendamento aggiunge al tavolo di lavoro, di cui all'articolo 11, sia un rappresentante delle associazioni familiari maggiormente rappresentative, sia un rappresentante dei coordinamenti nazionali di associazioni che operano nel campo dell'accoglienza di minorenni in carico ai servizi sociali. L'altro emendamento prevede che la relazione del tavolo sulle attività - chiudo - connesse alle comunità di tipo familiare dia conto della verifica dell'uniformità territoriale delle prestazioni erogate. Grazie Presidente. Annuncio il voto di astensione del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elena Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie Presidente. Vice Ministra, colleghe e colleghi, ci troviamo oggi a votare un provvedimento che, per sua natura, nasce con tematiche anche ibride - proviene dallo stralcio di un precedente provvedimento -, ma, certamente, questo non è un problema, laddove, pur trattando di temi differenti, si possa ravvedere nel provvedimento una visione organica e un obiettivo unificato. Mi permetto di dire che così non è, compiutamente, non tanto nel testo oggi in esame, quanto nell'agire complessivo del Governo (avrò modo in seguito di specificare meglio questo punto di vista).

Devo dare conto alla Vice Ministra - la voglio ringraziare da questo punto di vista - di un lavoro di dialogo che c'è stato con la Commissione, anche nell'accoglimento - come è stato già richiamato - di vari emendamenti; un lavoro che, purtroppo, non ha permesso di arrivare compiutamente ad un accordo trasversale che recepisse tutte le prospettive che, nella Commissione, da maggioranza e opposizione, sono state portate, forse per la fretta di concludere o in attesa di qualche ulteriore provvedimento. Su questo, vorrei anticipare la nostra disponibilità. La Vice Ministra ha detto che intenderà portare avanti una revisione anche di sintesi che possa accogliere gli ulteriori elementi che erano stati posti nel dibattito in Commissione, ma mi permetto anche di dare su questo un consiglio non richiesto per l'esperienza diretta che ci ha reciprocamente coinvolti: laddove su queste tematiche il Governo trova un dialogo fattivo e costruttivo con le opposizioni, porta a casa un lavoro migliore di quello che potrebbe fare da solo. Lo dico, avendo lavorato anche con chi allora era all'opposizione e, oggi, è al Governo, riconoscendo il contributo che ha sempre portato a tutti i dibattiti.

Su questo tema, mi permetto di osservare quelli che per noi sono elementi di valorizzazione, ma anche di criticità che troviamo nel provvedimento. Il tema del Terzo settore è già stato richiamato: siamo d'accordo che una riforma importante, come quella del Terzo settore, necessiti di essere messa alla prova dei fatti anche nella costruzione e nella concretezza del vissuto del Terzo settore, partendo dall'assunto fondamentale che il Terzo settore non è più relegabile nel nostro Paese come un soggetto altro, o alternativo all'azione dello Stato, ma è una parte fondamentale, un attore protagonista della fase di coprogettazione e di coattuazione nelle azioni che lo Stato e il Paese portano avanti nella sua interezza in tanti ambiti che riguardano le politiche sociali e le politiche educative… Presidente, faccio un po' fatica a parlare, la ringrazio. Su questo, in particolare, credo vada richiamata un'azione relativa ai programmi che, negli anni, si sono susseguiti e alla necessità di avere il Terzo settore al tavolo nella costruzione dei progetti. Allora, su questo, faccio un accorato appello alla Vice Ministra, anche se, in realtà, non mi dovrei rivolgere solo a lei.

Il nostro Paese si è dotato di piani di azione organici, coerenti con il sistema europeo: penso al cosiddetto Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, promulgato dal Presidente della Repubblica il 25 gennaio 2022, che prevedeva esattamente questo approccio tra le amministrazioni ed i livelli istituzionali, che è stato costruito con il Terzo settore, come soggetto, al tavolo. Di questo Piano, di questo osservatorio, nulla sappiamo e, in qualche modo, oggi, il Terzo settore, in questa materia, risulta, di fatto, assente: è importante riportarlo ai tavoli. Noi, su questo, insistiamo e facciamo davvero un appello al Governo, perché possa accadere, ma soprattutto affinché quel Piano non rimanga carta stampata sulla Gazzetta Ufficiale, perché, ogni volta che il nostro Paese prende un impegno - con una legge dello Stato o con un Piano in cui si assume una responsabilità, firmato dal Presidente della Repubblica -, questo deve essere portato avanti nelle sue azioni, verificato e monitorato e questo non sta avvenendo. Altrettanto ne approfitto, per similitudine di materia, per fare un appello.

È di questi giorni il dibattito sul tema della necessità di prolungare l'orario scolastico nei mesi estivi e le famiglie cominciano già a preoccuparsi per l'assenza delle attività educative nei confronti dei loro figli e ci sono relative notizie sulla cronaca dei giornali. Vice Ministra, non si capisce perché quest'anno avete deciso di non finanziare i comuni per organizzare le attività educative con il Terzo settore (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Le facciamo, nuovamente, un appello, così come facciamo un appello affinché venga calendarizzata il prima possibile e portata avanti la legge, che tutti i gruppi parlamentari hanno sottoscritto, per rendere strutturale questo finanziamento di collaborazione tra istituzioni e amministrazioni locali, scuole e mondo del Terzo settore.

Infine, sempre nell'ambito degli appelli, Ministra, era un suo emendamento che ha introdotto nella legge n. 32 del 2022, nell'articolo 1, il coinvolgimento fattivo del Terzo settore nell'attuazione del Family Act. Mancano i decreti attuativi. manca un mese alla scadenza di questi decreti attuativi e il Ministero di cui lei è Vice Ministra è uno dei Ministeri competenti. Scrivete questi decreti e mettete a terra questa riforma, che serve al Paese, che vede il mondo del Terzo settore come uno dei soggetti attuatori, anche per merito, devo dire, di emendamenti a sua firma.

Secondo punto, il tema degli assistenti sociali. E' importante questa deroga, la condividiamo e ricordiamo anche l'azione che in particolare la Ministra Carfagna ha portato avanti nel Governo Draghi, con il finanziamento dei LEP, che prevedono un assistente sociale ogni 5.000 abitanti per colmare un divario non sostenibile nel nostro Paese, perché poi succede questo: che ci sono Governi che annunciano l'autonomia differenziata e annunciano i LEP come qualcosa di infattibile e poi ci sono i Governi, invece, che i LEP li inseriscono, li finanziano e lavorano con la concretezza di chi sa cosa vuol dire governare.

Arriviamo, invece, alle due note più dolenti. Noi abbiamo apprezzato il lavoro sul tavolo dell'affido, le linee guida che sono state erogate erano una delle azioni previste dal Piano infanzia e adolescenza. Bene che sia stato fatto tutto questo, però, Vice Ministra, ci potrà in qualche modo capire se mostriamo il nostro stupore nel fatto che oggi stiamo dibattendo, in quest'Aula, che venga istituito un tavolo per l'affido dei minori presso il suo Ministero, con il coinvolgimento delle associazioni - noi, su questo punto, abbiamo sostenuto questa norma - e, contestualmente, due Ministeri, anch'essi competenti sulla materia, ma in modo congiunto, cioè la Ministra Roccella e il Ministro Nordio, presentano un disegno di legge in Consiglio dei ministri che istituisce un altro Osservatorio, che fa un'altra azione e nessuno spiega come il tavolo dell'affido al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e l'Osservatorio che istituiscono la Ministra Roccella il Ministro Nordio si parlano e interagiscono. Allora, io capisco che a volte ci sia l'ansia, da parte di alcuni Ministeri, di avere il possesso di alcune materie, questo fa danni quando si fa da una legislatura all'altra, ma quando accade all'interno dello stesso Governo è un grande pasticcio (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Quindi, non so se darle la mia solidarietà o chiederle, invece, con forza, di trovare un'organicità nell'azione del Governo, perché non ci si può tirare la coperta tra Ministeri competenti, soprattutto, perché le risposte che si danno sono, alla fine, parziali, disordinate e caotiche e noi abbiamo bisogno, in questa materia, di un'azione sinergica chiara, che centri l'obiettivo.

Ultimo punto, e chiudo, per la Giornata dell'ascolto dei minori. Noi le avevamo chiesto, Ministra, di poter ascoltare la voce dei tanti, anche dall'Autorità nazionale garante per l'infanzia e l'adolescenza, che ha scritto ai Presidenti della Camera e del Senato, proponendo che l'estensione di questa giornata fosse, non solo l'ascolto, ma anche la partecipazione dei minori, così come previsto dall'articolo 12 della Convenzione ONU, così come previsto dalla strategia europea, così come previsto dal Consiglio d'Europa, che istituisce figure, anche responsabili, sul tema della partecipazione dei minori, così come previsto dalle linee guida ministeriali erogate, nel nostro Paese, nel luglio 2022 e come previsto dal Piano infanzia, che ho già citato. Il “no” a estendere l'ascolto alla partecipazione fa fare non solo un passo indietro al nostro Paese, ma propone una visione pedagogica sbagliata, che limita le bambine e bambini, le ragazze e i ragazzi, come soggetti da ascoltare, ma non attori protagonisti e partecipanti, secondo la loro natura, nei processi che li coinvolgano. Su questo credo che si possa porre un rimedio, perché quel “no” alla partecipazione è un “no” grave.

Alla luce di tutto questo, annuncio l'astensione del gruppo Azione-PER-Renew Europe nell'ottica, però, di trovare - speriamo - un'interlocuzione che possa migliorare le tante criticità che ci sono, ma, nel contempo, portare a compimento le parti che vanno valorizzate compiutamente (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patriarca. Ne ha facoltà.

UGO CAPPELLACCI (FI-PPE). Signor Presidente, intervengo io per il gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Deputato Cappellacci? Prego.

UGO CAPPELLACCI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Vice Ministro, care colleghe e cari colleghi, la tragedia della pandemia non ha solo mietuto vittime e limitato la nostra libertà, ma ha compresso in modo significativo tutto il nostro vivere sociale. Da quell'esperienza non nasce solo l'esigenza di riscrivere un modello sanitario che sia capace di affrontare queste emergenze per il futuro, ma anche la necessità di recuperare ogni spazio della nostra vita sociale e recuperare quelle certezze nelle quali ogni cittadino possa ritrovarsi.

Da questi obiettivi deriva la necessità di rivisitare il corredo di norme che presidiano il Terzo settore e approfitto di questa occasione per ringraziare il Vice Ministro, con il quale c'è stato un grande lavoro di collaborazione, ma lo ringrazio per la sua determinazione e per la passione che ha messo e per la volontà ferrea di arrivare a un risultato su questo importante provvedimento. È un provvedimento appunto importante e interviene su una materia delicata, a partire dagli assistenti sociali, persone che aiutano persone. La deroga che supera i vincoli per le assunzioni degli assistenti sociali nelle forme associative comunali, ad esempio, risponde proprio a questa esigenza, di rendere sempre più capillare questa presenza, fondamentale nel territorio, e rispondere a un fabbisogno che cresce e che muta anche nel tempo. Questa deroga, però, al tempo stesso, salvaguarda il rigore della gestione delle risorse finanziarie; le assunzioni possono avvenire solo nel rispetto dei vincoli di contenimento della spesa di personale già esistenti e devono essere finanziate attraverso le risorse attualmente disponibili nei fondi povertà e di solidarietà comunale.

Altra questione fondamentale che viene affrontata è quella che attiene all'integrazione e all'inclusione sociale dei minori più vulnerabili e, in questo, c'è stato veramente un grande impegno da parte del Governo. Le nuove disposizioni sono proprio rivolte alle categorie più esposte a rischi di esclusione e rappresentano un esempio concreto di come un'azione legislativa possa contribuire, efficacemente, al miglioramento delle condizioni di vita di individui e di comunità. Per conseguire questo obiettivo, si istituisce un tavolo di lavoro nell'ambito della rete della protezione dell'inclusione sociale dedicato ai minori che si trovano fuori dal contesto familiare, a coloro i quali vengono affidati, ai servizi sociali territoriali e ai neo maggiorenni che si trovano in una condizione di prosieguo amministrativo. Il tavolo di lavoro svolge ruoli cruciali di supporto, monitoraggio, valutazione e analisi degli interventi volti all'integrazione e all'inclusione sociale di questi minori. Un obiettivo centrale del tavolo di lavoro è il rafforzamento del sistema informativo nazionale per una migliore rilevazione e raccolta dei dati relativi ai minori in questione. Questo avviene anche attraverso la realizzazione di azioni coordinate, le quali mirano all'effettiva implementazione del sistema informativo Sinba, dedicato alla cura e alla protezione dei bambini e delle loro famiglie. Attraverso l'approccio coordinato e la messa a punto del sistema informativo, si prevede un miglioramento significativo nella gestione delle informazioni riguardanti i minori affidati ai servizi sociali, facilitando così interventi più mirati ed efficaci.

A sigillare questa volontà politica forte, si aggiunge la previsione di una Giornata nazionale dell'ascolto dei minori e questo rappresenta un passo significativo verso il riconoscimento e la valorizzazione dei diritti e delle esigenze dei minori nella società italiana. Altrettanto rilevante è una serie di disposizioni finalizzate a semplificare gli aspetti amministrativi alle imprese sociali operanti in questo delicato settore, in un quadro che garantisca l'esigenza di trasparenza e renda più favorevole lo scenario normativo, anche riguardo al reperimento di risorse. Si fa chiarezza, dal punto di vista del reperimento di risorse, si inseriscono dei meccanismi che intervengono direttamente negli aspetti fiscali, insomma, si ha veramente un complessivo miglioramento della normativa a presidio di questo settore e con questo si conferma la volontà di dare importanza, di considerare rilevante questo settore nel nostro Paese. Queste modifiche sono, direi, fondamentali.

Non solo evidenziano questo intento di promuovere e facilitare il sostegno alla sfera sociale e all'attività di interesse generale, ma intervengono anche nella materia della semplificazione, altro aspetto al quale questo Governo tiene in modo particolare, ed era giusto intervenire proprio rispetto a questi settori.

Per tutti questi motivi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare non è un semplice passaggio burocratico, ma è un atto che farà la differenza per molte persone ed è il segno di un'Italia che è ispirata dai suoi migliori valori solidaristici e che non vuole lasciare solo nessuno. A nome del gruppo di Forza Italia, annuncio pertanto il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Cappellacci, ma noi avevamo un'altra sua collega, diversamente da lei, presidente della Commissione.

Ha chiesto di parlare la deputata Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame è un disegno di legge di iniziativa del Governo recante disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore che, con il lavoro in Commissione, è stato trasformato fino a diventare una specie di piccola riforma del codice del Terzo settore. Nell'ambito di questa piccola riforma riconosciamo alcuni aspetti per cui esprimiamo apprezzamenti, mentre, per altri, osserviamo criticità che evidenzierò nel corso del mio intervento.

Apprezziamo l'articolo 2 del provvedimento, con il quale viene istituito un tavolo di lavoro sul fenomeno dei minori fuori famiglia e dei minori affidati in carico ai servizi sociali territoriali. Inoltre, durante la fase emendativa, è stata prevista l'istituzione della Giornata nazionale dell'ascolto dei minori - il 9 aprile di ogni anno -, una Giornata dedicata all'informazione e alla sensibilizzazione sul tema dell'ascolto della persona di minore età.

Non contesto il principio di base, che vede proprio nell'informazione e nella conoscenza presupposto fondamentale per dare concreta attuazione ai diritti dei minori, ma mi risulta difficile pensare e immaginare che, istituendo una Giornata senza prevedere delle coperture, si riesca in qualche modo a raggiungere l'obiettivo. Senza risorse, si rende di fatto questa Giornata una misura puramente simbolica.

Questo provvedimento, poi, inizialmente, prevedeva solo alcune modifiche, che trovavamo tutto sommato condivisibili, ma, nel corso dell'esame in Commissione, ci sono state numerose altre modifiche del codice del Terzo settore. Ad esempio, troviamo critiche le modifiche che hanno innalzato le soglie limite oltre le quali diventa obbligatorio, per le associazioni riconosciute o non riconosciute del Terzo settore, nominare un organo di controllo contabile e un revisore legale dei conti. Il rischio è che, nel tentativo di semplificare il sistema di gestione del Terzo settore, si vadano, poi, ad inficiare i meccanismi di controllo, di trasparenza e gli opportuni sistemi di tutela.

Arriviamo, quindi, all'articolo 1, che estende la deroga ai vincoli per le assunzioni di assistenti sociali anche alle forme associative comunali; attualmente, la deroga è solo per i comuni. Sappiamo tutti quanto l'assistente sociale svolga un ruolo prezioso, perché si prende carico di tutti quei bisogni di persone che vivono spesso ai margini della nostra società e che sono, agli occhi dei più, invisibili. Sono, infatti, spesso invisibili coloro i quali, insieme agli assistenti sociali, si trovano a fare percorsi in momenti difficili della vita.

Il ruolo dell'assistente sociale può essere molto diverso a seconda del contesto in cui opera, ma c'è una costante di base: risponde sempre a una domanda che viene dai territori, è quasi sempre una domanda, la cui risposta equivale a un viaggio nella fragilità e nei bisogni della collettività. Forse, la cosa più difficile di questa professione, che suppone alla base, secondo me, una vera e propria vocazione, è fare i percorsi giusti in maniera non invasiva, in maniera intelligente, con una preparazione e con una competenza che, appunto, definiscono la professionalità.

Per i nostri comuni gli assistenti sociali sono linfa vitale, a partire da quel primo passo, che è l'ascolto, che è la mancanza più grande per chi si trova sul baratro delle difficoltà e della disperazione, un bisogno sociale che rimane ancora per larga parte insoddisfatto. Ma, di certo, gli assistenti sociali fanno anche percorsi ad ostacoli di gioia, possiamo dire, quando, per esempio, affiancano le famiglie che intendono adottare bambini che non hanno una famiglia o quando vanno a seguire gli affidi dei minori allontanati dalle loro famiglie d'origine; aiutano le persone che sfuggono dalle tragedie della storia e vengono strappate dalle loro radici e le aiutano ad integrarsi in nuove realtà, accogliendole e mostrando loro una via per una nuova casa. Dunque, credo che siamo tutti d'accordo nel dire che gli assistenti sociali, nei comuni, sono proprio un ponte, un collante tra istituzioni e cittadini più fragili.

I servizi sociali costituiscono una delle categorie professionali di maggiore importanza all'interno del tessuto sociale nazionale. La mancanza di organico ha per anni pregiudicato le prestazioni erogate dagli enti locali e dai loro assistenti sociali, provocando carenze sia in termini di qualità che di quantità, e la necessità di incrementare l'organico dei servizi sociali è stata evidentissima durante l'emergenza sanitaria. Troviamo, pertanto, condivisibile il contenuto nell'articolo 1, che estende anche alle forme associative dei comuni la possibilità di effettuare assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali, e lo accogliamo con favore proprio perché, nella passata legislatura, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo lavorato proprio per potenziare le assunzioni di assistenti sociali nei comuni.

La legge n. 178 del 2020 ha di fatto introdotto, grazie a un nostro emendamento, un livello essenziale delle prestazioni di assistenza sociale definito da un operatore ogni 5.000 abitanti e un ulteriore obiettivo di servizio definito da un operatore ogni 4.000 abitanti. Al fine di potenziare il sistema dei servizi sociali comunali, fu prevista l'erogazione di un contributo economico a favore degli ambiti sociali territoriali in ragione del numero di assistenti sociali impiegati in proporzione alla popolazione residente.

Le risorse con cui finanziare le assunzioni sono relative a due diversi fondi distribuiti ai comuni: la quota parte del Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, innanzitutto, e, poi, la quota parte del Fondo di solidarietà comunale, finalizzata al finanziamento e allo sviluppo dei servizi sociali comunali.

Ora, però, arriviamo alla nota che duole. Questo disegno di legge puntualizza che ciò possa avvenire fermo restando il rispetto degli obiettivi del pareggio di bilancio. Sostanzialmente, quindi, a invarianza finanziaria, mentre per noi era necessario prevedere un maggiore investimento di risorse, anche e, soprattutto, per monitorare il meccanismo di spesa e formare il personale nell'accesso ai fondi. Una delle tante urgenze che si potrebbero affrontare, se non fosse per il fatto che avete deciso di rinunciare ai 3 miliardi di extraprofitti bancari o di dare priorità a progetti come il Ponte sullo Stretto di Messina e destinarvi 14 miliardi. Come si dice, questa è un'altra storia, che, però, purtroppo, torna sempre.

Ma, già che ci siamo, non posso non stigmatizzare un fatto che avete provato a far passare in sordina. Da quando è al Governo, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha iniziato una campagna diffamatoria nei confronti del superbonus, dopo averne decantato le lodi in campagna elettorale e dopo averne promesso una proroga una volta al Governo. Oggi, al Governo, giustifica la sua incapacità di gestire le risorse riconducendo tutto al superbonus che, a suo dire, avrebbe ipotecato le prossime leggi di bilancio. Cosa succede, però? Che il collega Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia, presenta al disegno di legge in esame un ordine del giorno, con cui chiede al Governo l'impegno di estendere la fruizione dei benefici del superbonus a enti del Terzo settore che potrebbero essere esclusi; ordine del giorno di corsa ritirato, prima che venisse posto in discussione, per non assumersi la responsabilità di mostrare a tutta l'Italia l'ipocrisia del primo partito di Governo. Ma, dico io, volete fare pace con il cervello o no?

Intanto, in Italia, mancano tanti assistenti sociali. Ci sono aree del Paese dove il livello essenziale delle prestazioni di un assistente sociale ogni 5.000 abitanti non viene rispettato e si arriva, in taluni territori, a rapporti di uno ogni 15.000 oppure uno ogni 20.000. A denunciarlo è stata proprio la presidente del Consiglio nazionale dell'ordine degli assistenti sociali. Tra l'altro, l'Ufficio parlamentare di bilancio ha confermato che, a 2 anni dall'introduzione dei LEP, per raggiungere il livello, mancano 3.216 assistenti sociali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 16,30)

MARIANNA RICCIARDI (M5S). C'è, purtroppo, anche in questo, un atavico divario tra le regioni. Nelle regioni meridionali, infatti, la densità di assistenti sociali è molto bassa. In media, un assistente sociale serve un bacino di più di 10.000 abitanti, mentre, per esempio, nel 2022, in Valle d'Aosta e in Friuli-Venezia Giulia, non soltanto tutti gli ATS hanno raggiunto il livello essenziale di prestazione, ma la maggior parte di essi registra una dotazione di personale molto superiore: un assistente sociale per meno di 4.000 abitanti.

La gran parte delle regioni ha una distribuzione meno uniforme, con aree ben strutturate e altre gravemente deficitarie. A due anni dall'introduzione del livello essenziale di prestazione, sono 1.688 i nuovi assistenti sociali registrati, con un incremento molto graduale rispetto alle risorse complessivamente disponibili e non sufficiente a correggere la sperequazione esistente tra territori rispetto al LEP.

A seguito di tale aumento, il numero degli ATS che raggiungono il livello essenziale di prestazione è cresciuto in quasi tutte le regioni; tuttavia, nella maggioranza degli ATS del Veneto e delle regioni del Centro e del Mezzogiorno, il rapporto tra assistenti sociali e abitanti resta inferiore al livello essenziale. Ma, attenzione, il problema si ripropone anche in aree disagiate e isolate del Nord.

In realtà, molti fondi non sono stati spesi perché il meccanismo di finanziamento che riconosce il lavoro dei territori virtuosi non aiuta quelli in difficoltà. Chi era indietro rischia di restare ancora più indietro, mentre chi era più avanti continua ad avere la capacità di investire. “Gran parte delle risorse finora stanziate per il livello essenziale di prestazione” - scrivono dall'Ufficio parlamentare di bilancio - “non è stata utilizzata, nonostante l'elevato numero di enti sottodotati, mentre sono stati finanziati enti che avevano già raggiunto il livello essenziale di prestazione”. Forse il problema sta nel sistema, innanzitutto, nella modalità di accesso. Ecco, dunque, cosa intendo quando dico che occorrerebbe un capillare monitoraggio per capire come mai non sono state fatte le assunzioni, quali sono le difficoltà nel risolvere i problemi organizzativi e se c'è, effettivamente, personale adeguatamente formato per ponderare i bisogni dei territori.

Tutto questo non si affronta con l'invarianza finanziaria e tutto quello a cui noi non destiniamo fondi resta una bella nota scritta sulla carta. E consentitemi, colleghi: la riflessione sui divari mi motiva ad esortarvi, ancora una volta, a rendervi conto che portare avanti l'autonomia differenziata senza omogeneità e garanzia del rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni equivale a frammentare ancora di più il Paese, non solo parlando di Nord e Sud bensì anche all'interno di una stessa regione e anche al Nord. Una cosa è certa: ai nostri territori noi dobbiamo dare concretezza e non contenitori ideologici o dossier di tante pagine o leggi cervellotiche che si accavallano, stabilendo a volte anche delle cose buone che però si arenano in meccanismi complessi, se pensiamo che ad accedervi debbano essere comuni dove magari manca il personale e ci sono servizi sfaldati e messi in ginocchio da anni di scarsissima attenzione alle politiche sociali.

Questa è una di quelle cose che dovrebbero unirci e non dividerci. Infatti, proprio per questo non voteremo contro ma ci asterremo, perché riconosciamo lo sforzo, anche se pensiamo che debba essere più solido e portare a cambiamenti più significativi. Per dirne una, ad esempio, si potrebbe lavorare per unire le due tipologie di finanziamento che hanno modalità di assegnazione diverse delle risorse, monitorando rendicontazioni molto diverse, come il Fondo povertà e il Fondo di solidarietà comunale, per far sì che gli enti locali non dirottino su altro le risorse individuate per i servizi sociali, come chiede il Consiglio nazionale degli assistenti sociali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Deposito la mia dichiarazione di voto, annunciando il voto favorevole della Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie, ne prendiamo atto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo molto volentieri, a nome del Partito Democratico, per questa dichiarazione di voto, facendo una piccola premessa, perché crediamo che il Terzo settore sia davvero un patrimonio preziosissimo per il nostro Paese. Molti cittadini ma anche le istituzioni e gli enti locali senza il Terzo settore non sarebbero in grado di garantire quei servizi essenziali quali un pasto a domicilio o un trasporto disabili. È un settore, quindi, che diventa indispensabile, particolarmente ricco, una rete preziosa attiva da decenni e riconosciuta, grazie a un Governo di centrosinistra, solamente in tempi recenti.

Parliamo di organizzazioni diverse per dimensioni e per tipo di attività svolta ma che rispondono comunque ai bisogni della comunità, per il solo bene comune. Lo dico chiaramente: per noi il Terzo settore è una realtà da sostenere e da rilanciare, perché è stato artefice, lavorando in sinergia con i territori, di un profondo cambiamento sociale che ha migliorato la qualità della nostra vita. È un settore in crescita, a indicare, dunque, la necessità sempre più forte di integrare e di supportare le istituzioni rispetto a nuove povertà, a solitudini emergenti, alle fragilità, alla carenza di servizi. I numeri, infatti, raccontano di un settore in crescita, con un aumento del 52,8 per cento negli ultimi 10 anni. Un settore, secondo le ultime stime rilevate, che si avvale dell'attività quotidiana e gratuita di oltre 4,5 milioni di volontari che svolgono, quindi, attività che incidono sullo sviluppo economico e sullo sviluppo sociale del nostro Paese, sulla sua coesione sociale, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali, sul benessere dei cittadini. Si tratta del primo erogatore di servizi per le nostre comunità. Parliamo di un mondo che lavora nelle carceri - lo abbiamo ricordato anche prima - per il reinserimento dei detenuti e lavora con gli immigrati, con le persone con disabilità e con le fragilità.

Un Terzo settore che ha scavato ad Amatrice, a L'Aquila o nel fango delle alluvioni, basti pensare alla mia regione, l'Emilia-Romagna, e che si impegna ad avere un Paese libero dalle mafie e dai ricatti quotidiani della criminalità organizzata, che non lascia soli gli anziani, che si oppone al razzismo e all'intolleranza, che aiuta le donne vittime di violenza, che lotta contro la dispersione e l'abbandono scolastico nelle realtà più marginali del Paese.

Pensiamo davvero a quante attività preziose svolgono quotidianamente in silenzio e con grandissima generosità, in un sistema solidaristico indispensabile per la tenuta della nostra coesione sociale. Non è un caso che il Presidente della Repubblica, nel discorso di giuramento per il suo reincarico, abbia proprio posto l'accento sul lavoro che fa il Terzo settore e sui volontari come esempio per il Paese. Pensiamo a quello che hanno fatto anche nei momenti più difficili durante il periodo pandemico al fianco di medici e infermieri poiché, come ha ricordato il Presidente Mattarella, la dignità è la pietra angolare del nostro impegno e della nostra passione civile. Insomma, per essere una comunità serve ridurre le disuguaglianze, come ha detto il cardinale Zuppi, e certamente in questo il Terzo settore svolge un ruolo determinante.

Ho tenuto a fare questa doverosa premessa in quanto per il mio partito, il Partito Democratico, c'è una profonda convinzione della funzione sociale e culturale del Terzo settore.

Quanto al provvedimento in oggetto, come abbiamo già sottolineato in Commissione, riportiamo sicuramente alcune perplessità, perché questo è un provvedimento che ha tante luci ma ha anche molte ombre. Partiamo dunque dalle luci, e faccio, ovviamente, solamente alcuni esempi. È importante - e quindi l'abbiamo apprezzato - l'ascolto attento dato al mondo del Terzo settore che chiedeva di semplificare e di rivedere la parte burocratico-amministrativa in quanto, con l'entrata in vigore del codice, molte associazioni e organismi di volontariato, anche molto piccoli e importanti anche nei piccoli e piccolissimi comuni, hanno dovuto fare i conti con una serie di adempimenti e procedure burocratiche che hanno rallentato e complicato l'attività quotidiana, rischiando di compromettere la loro funzione sociale.

Riteniamo, inoltre, corretto avere esteso alle forme associative dei comuni la possibilità, attualmente prevista esplicitamente per i singoli comuni, di effettuare assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali in deroga ai vincoli di contenimento della spesa di personale previsti dalla normativa vigente, seppure all'interno dei fondi già destinati cioè Fondo povertà e Fondo di solidarietà comunale. Parliamo di unioni che rispondono ad aree interne e ad aree montane che solamente mettendosi insieme riescono a garantire servizi. Purtroppo, e lo dico con chiarezza, le risorse stanziate, però, non sono comunque sufficienti.

Sono tuttavia tantissime le ombre che vediamo in questo provvedimento. Ci lascia molto perplessi, ad esempio, la norma che istituisce un tavolo di lavoro sul fenomeno dei minori fuori famiglia e dei minori affidati e in carico ai servizi sociali territoriali, e la previsione di una relazione annuale al Parlamento sullo stato dei minori fuori famiglia. Lo dico perché - riprendo una riflessione che ha fatto la collega Bonetti, che condivido molto - abbiamo una perplessità dovuta al fatto che, da un lato, andiamo ad istituire un tavolo di lavoro con l'obiettivo di supportare, monitorare, valutare - lo dice il testo - e analizzare, un tavolo di lavoro utile anche a rilevare e a raccogliere i dati sui minori affidati ai servizi sociali e dall'altro lato - pochi giorni fa, nel Consiglio dei ministri, con un ddl a prima firma Roccella e Nordio - andiamo ad istituire un registro nazionale, uno in ogni tribunale, e un osservatorio nazionale con il compito di monitorare eventuali anomalie e promuovere ispezioni.

Qual è, dunque, il senso di questa duplicazione? Sembra quasi che ogni Ministero lavori pro domo sua, senza alcun raccordo, tanto da mettere in campo progettualità sovrapposte che non possono che alimentare confusione. A noi sta a cuore il diritto del minore e l'interesse di tutelare il minore, tant'è vero che abbiamo denunciato, pochi giorni fa, anche la situazione dei tribunali per i minorenni d'Italia, 29 tribunali che ormai sono al collasso per la carenza di risorse. Ci chiediamo, quindi, quale sia la coerenza e se sia questa la vera volontà di ascoltare i minori e di tutelarli, perché sinceramente ci vengono davvero moltissimi dubbi.

Allo stesso modo ci lascia perplessi l'emendamento del Governo con cui viene istituita il 9 aprile di ogni anno la Giornata nazionale dell'ascolto dei minori. Vorrei dire al Governo e alla maggioranza che l'ascolto dei minori non si realizza istituendo nuove giornate, che servono solamente a usare bandierine per l'ennesima propaganda. Mi pare che, in assenza di risposte strutturali e di risorse adeguate, si siano messi in campo i soliti provvedimenti simbolici e ideologici, fini a se stessi, utili solo ad agitare qualche slogan davanti all'opinione pubblica, poiché è del tutto evidente che le iniziative, per essere realmente efficaci, hanno bisogno di risorse adeguate.

Tra l'altro, il contenuto della misura che prevede l'istituzione di una giornata segna un passo indietro - lo abbiamo detto anche in Commissione, alla presenza della Vice Ministra - rispetto al coinvolgimento diretto delle persone minori di età, previsto già dalle linee guida in materia di partecipazione, perché per noi la partecipazione è molto di più di una giornata di ascolto, è sviluppare un protagonismo dei nostri giovani, dai bambini alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze, anche in attuazione del Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza.

Del resto, il 20 novembre ogni territorio già celebra la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, e in questo caso vedrebbe affermarsi un'ulteriore giornata.

Sinceramente, ci chiediamo quale sia la vera ratio di questa decisione, quando anche la Child Guarantee, di cui attendiamo i decreti attuativi, con i suoi 635 milioni, pone al centro delle nostre politiche i bisogni dei bambini e delle bambine.

In generale, non mi pare che questo Governo si sia occupato, al di là degli slogan, di minori, e faccio alcuni esempi: penso al decreto Immigrazione, che ha fatto saltare un pilastro di civiltà, ossia che chiunque abbia meno di 18 anni ha diritto di vivere e di essere protetto ed accolto come tale, difeso dai rischi di abusi, sostenuto nel proprio sviluppo, senza discriminazioni e senza condizioni; oppure, potremmo parlare del decreto Caivano, con cui si è registrata un'impennata di minori detenuti, poiché lo slogan di questo Governo è “punire per educare”. I numeri lo dicono chiaro: 496 minori e giovani adulti sono detenuti in 17 istituti penali per minorenni in Italia, al 15 gennaio 2024. Si tratta di un numero record in 10 anni.

Oppure, vogliamo parlare delle famiglie mono-genitoriali che dovranno restituire 210 euro di assegno o dei tagli agli asili nido, con cui avete tagliato, con il PNRR, 100.000 posti? Oppure, della mancata promessa o bugia dell'asilo nido gratis per il secondo figlio o dello stop dell'IVA al 5 per cento per i prodotti per l'infanzia o, ancora, del taglio per i centri estivi? Ci chiediamo, dunque, se è questa la coerenza di questo Governo, se è questo il senso per cui dobbiamo andare a istituire una Giornata per l'ascolto dei minori.

Diciamo che difendere la famiglia è l'ultima delle priorità di questo Governo, che a parole dice tanto e nei fatti si comporta in modo diverso, perché difendere la famiglia significa riconoscere il lavoro di cura, ma anche riconoscere le professionalità, penso ad esempio agli educatori, che ogni giorno assistono anziani, soggetti fragili, disabili, soggetti svantaggiati, professioni per le quali vale ancora continuare la nostra battaglia sul salario minimo.

Il Partito Democratico c'è e sarà sempre disponibile - mi rivolgo tramite lei, Presidente, alla Vice Ministra - per tutte le battaglie che riguardano la qualità della vita e la dignità delle persone e ci saremo quando si tratterà di costruire strumenti di supporto alle nostre comunità, ai giovani che vivono in difficoltà, agli anziani soli, alle famiglie che non arrivano alla fine del mese e non riescono più a curarsi, perché il welfare, lo Stato sociale, è un carattere distintivo ed unico della cultura europea. Non c'è futuro senza assicurare a chiunque istruzione, cure sanitarie, abitazioni dignitose, assistenza, previdenza pensionistica, sostegno al lavoro e un tenore di vita minimo in attuazione dei diritti di cittadinanza.

L'esperienza italiana è ricca, ricchissima di luce e di eccellenze e dell'essenziale contributo di associazioni e di organizzazioni della società che affiancano e spesso suppliscono alle carenze dello Stato.

PRESIDENTE. Concluda.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Concludo, Presidente. È un contributo, quest'ultimo, da valorizzare, che può indicare la strada per un nuovo welfare solidale e universale in Italia. Per questi motivi, per queste ombre ed altre che non abbiamo il tempo di ricordare, dichiaro il voto di astensione del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morgante. Ne ha facoltà.

MADDALENA MORGANTE (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Vice Ministro, la riforma del Terzo settore cambierà il volto di un sistema che attraversa già da tempo una profonda evoluzione e lo dicono semplicemente i numeri: si tratta di un comparto che cresce, che continua a crescere e che diventa sempre più un punto di riferimento per lo sviluppo sia sociale sia economico della nostra Nazione.

Crescono i volontari, ma crescono anche i dipendenti, venendo quindi a disegnare un nuovo scenario possibile, che si ramifica in forme vecchie e nuove di impegno civico e in iniziative anche di economia responsabile.

Il mondo del no profit è un mondo variegato di associazioni, di cooperative sociali, di fondazioni e il Terzo settore resiste e cresce in tutta Italia. In Italia sono tantissime le associazioni che ogni giorno operano, anche in maniera silenziosa, per migliorare la qualità di vita di moltissime persone in stato di necessità.

Allora noi oggi, anche da quest'Aula, dobbiamo esprimere la nostra più sincera gratitudine a un segmento vitale, quello del no profit, composto da moltissimi volontari, ma anche da moltissimi operatori che anche nei tanti mesi di emergenza sanitaria, quella causata dal COVID-19, non hanno mai fatto mancare il sostegno a chi soffre, il sostegno ai più deboli, il sostegno a chi aveva bisogno di aiuto, spesso sacrificando anche la propria salute ed in alcuni casi anche la vita, pur di donare aiuto. E noi, a loro, vogliamo dire grazie. Grazie, perché il prendersi cura è un atto che umanizza chi lo compie ma anche chi lo riceve; grazie, perché la cura è attenzione e l'attenzione è la medicina contro l'indifferenza; grazie, perché mettersi a disposizione dei bisogni altrui, delle fragilità altrui, delle persone più fragili e più bisognose vi rende davvero testimoni di speranza.

Questa, cari colleghi, è l'Italia del volontariato; questa è l'Italia della cooperazione sociale; questa è l'Italia dell'associazionismo senza fini di lucro, delle fondazioni e delle imprese sociali. Il mondo del no profit è un mondo che si colloca tra lo Stato e il mercato, tra la finanza e l'etica, tra l'impresa e la cooperazione, tra l'economia e l'ecologia; è un mondo che dà forma e sostanza a quei principi costituzionalmente garantiti: penso all'articolo 3 della nostra Carta costituzionale, penso anche all'articolo 118, quei principi che vengono racchiusi nella solidarietà e nella sussidiarietà.

Allora, vorrei davvero ringraziare di cuore il nostro Presidente del Consiglio, che è la prima donna Premier della nostra Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma che è anche mamma; vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio, ma anche l'intero Governo Meloni, perché attraverso questo provvedimento si conferma ancora una volta l'attenzione che questo Governo, fin dal primo giorno di questa legislatura, ha mostrato verso gli anziani, verso le persone più fragili, verso le persone più deboli e più sole, verso le politiche sociali, verso i più vulnerabili.

Per questo desidero davvero ringraziare anche il Vice Ministro Bellucci per l'attento lavoro fatto insieme a tutti i componenti della XII Commissione; ringrazio il presidente Cappellacci, ma vorrei ringraziare anche i colleghi dell'opposizione per il franco confronto svolto su tematiche importanti, quali la tutela dei minori, ma anche la semplificazione delle norme del codice del Terzo settore.

Sappiamo tutti che la riforma del Terzo settore adottata nel 2017 attendeva di essere completamente attuata ed è stato davvero grazie all'impegno personale assunto dal Vice Ministro Bellucci, sin dal primo giorno di questa legislatura, che si è riusciti a farlo nell'interesse delle organizzazioni che ne fanno parte e che da anni aspettano delle risposte concrete nell'incertezza della piena entrata in vigore di tutte quelle disposizioni agevolative, ma anche per il sostegno e l'importante attività che queste associazioni quotidianamente svolgono nell'interesse della collettività e, soprattutto, a vantaggio dei più fragili.

Si tratta di un lavoro che era già iniziato con la legge di bilancio che ha, ad esempio, semplificato e uniformato la modalità di monitoraggio, ma anche di rendicontazione del Fondo nazionale per le non autosufficienze e del Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, ma ha anche derogato al tetto per l'assunzione degli enti locali, delle regioni e province autonome, relativamente alla gestione del Registro unico nazionale degli enti del Terzo settore.

Sempre in materia di applicazione della riforma del Terzo settore sono state poi approvate le disposizioni sui sistemi di controllo delle imprese sociali. Questo - mi permetta di dirlo, Presidente - non è stato solo un passaggio meramente burocratico, ma, davvero, una misura necessaria a garantire il rispetto delle regole. Il percorso, poi, è proseguito con il disegno di legge che oggi quest'Aula è chiamata a votare e il cui obiettivo è duplice: da un lato, semplificare, ma, dall'altro, anche innovare, proprio per superare quelle criticità che sono state create con la riforma del 2017.

Il testo finale è frutto, bisogna dirlo, di un grandissimo lavoro, di un attento lavoro di confronto con gli enti del Terzo settore e contiene tutta una serie di semplificazioni normative necessarie a snellire tutta quell'attività amministrativa. Allo stesso tempo è molto importante anche l'attenzione che è stata riservata nel testo alla tutela dei minori e, in particolar modo, a quelli fuori famiglia. È con gioia che devo rilevare che il 9 aprile è stata e sarà istituita la Giornata nazionale dell'ascolto dei minori.

Presidente, io credo che noi dobbiamo davvero imparare ad ascoltare i minorenni, in tutte le sedi, compresa quella giudiziaria e siamo pienamente convinti che una giornata nazionale di certo non possa esaurire tutti gli interventi in materia, ma innanzitutto è un segnale, un segnale di attenzione, un segnale che rappresenta, però, anche uno strumento da affiancare a tante altre iniziative per tutelare la salute e il benessere psicologico dei minorenni, ma anche potenziare gli strumenti di ascolto.

Mi dispiace sentire dai banchi dell'opposizione, che, negli ultimi 10 anni, è stata al Governo, lamentarsi di questa giornata. Ebbene, la giornata del 9 aprile, in realtà, si inserisce in un contesto molto più ampio, in un contesto di più ampio respiro, di riforme, quali, ad esempio, lo stanziamento di 250 milioni di euro per 2.000 scuole. Questo dimostra, ancora una volta, la grandissima attenzione che il Governo Meloni ha nei confronti dei giovani, perché non si può pensare a un futuro senza investire sui giovani.

Un'altra novità importante riguarda l'emendamento del Governo in favore delle associazioni d'arma, che pone un rimedio ai problemi che si erano creati nel 2017 con la riforma del codice del Terzo settore. Per le associazioni d'arma, come le associazioni nazionali dei Carabinieri o degli Alpini, sarà finalmente possibile iscriversi al RUNTS e potranno continuamente svolgere il loro prezioso lavoro da sempre a vantaggio della comunità e della protezione del bene comune, usufruendo, però, del regime giuridico degli enti del Terzo settore. Con questa modifica, che è stata necessaria e fortemente voluta dal Governo Meloni, abbiamo voluto dire loro grazie per il prezioso lavoro che tutte queste associazioni d'arma svolgono generosamente ogni giorno…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Morgante. Colleghi, per favore, facciamo concludere, in silenzio, la collega Morgante.

MADDALENA MORGANTE (FDI). Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Mi scusi, tanto il tempo è fermo. Lo stesso silenzio che avete avuto prima, un po' perché forse eravate fuori, adesso dovreste averlo nei confronti della collega Morgante. Prego.

MADDALENA MORGANTE (FDI). Grazie, Presidente. Dicevo che si tratta di una modifica necessaria e fortemente voluta dal Governo Meloni per il prezioso lavoro che le associazioni d'arma svolgono generosamente ogni giorno, anche nelle situazioni di emergenza, con innumerevoli attività di volontariato.

Il gruppo di Fratelli d'Italia crede fortemente nell'azione sociale del volontariato, crede nel valore unico fatto sia di competenze sia di solidarietà del mondo del Terzo settore, inteso come pilastro portante della nostra Nazione. È un modello tutto italiano e noi siamo davvero orgogliosi e felici di poterlo esportare. Il Terzo settore è l'anima della sussidiarietà, Presidente, dove il vero potere è il servizio, soprattutto nei confronti dei bisogni altrui, dove l'attenzione è la forma più alta e più nobile della generosità.

Alla luce di queste considerazioni e ringraziando ancora una volta il Vice Ministro Bellucci per la sua presenza, nonché tutti i componenti e il presidente della XII Commissione, sono felice di annunciare il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1532-ter-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1532-ter-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1532-ter-A: "Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore (Già articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023)".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Seguito della discussione della proposta di legge: Davide Bergamini ed altri: Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari (A.C. 851-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 851-A: Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.

Ricordo che nella seduta del 18 marzo si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 851-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che, per un mero errore materiale, alla pagina 2 del fascicolo, la parte consequenziale dell'emendamento 2.1000 Zanella deve intendersi riferita al comma 2 dell'articolo 2, anziché al comma 1.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 851-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 851-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARIA STEFANIA MARINO, Relatrice. Grazie, Presidente. Parere contrario sugli emendamenti 2.1000, 2.1002 e 2.1003 Zanella.

Il parere è favorevole sull'emendamento 2.500 della Commissione.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.1000 Zanella.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Con mia sorpresa, nel testo originale di questa proposta di legge, in questo articolo 2, che - lo ricordo - è una delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità dei sistemi agroalimentari, quindi della produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari, tra i vari parametri per determinare la qualità di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, c'era un richiamo molto corretto e giusto anche alla riduzione dell'uso dei pesticidi e alla salute e al benessere animale. Però, nel testo finale, che stiamo ora per approvare, questi riferimenti sono stati tolti.

Pertanto, abbiamo inteso proporre un emendamento per ripristinare e reinserire queste indicazioni, che ritengo siano criteri minimi, se si vuole pensare di disciplinare filiere di qualità, criteri minimi soprattutto nel caso in cui si tratta di una delega al Governo per definire come disciplinare queste filiere di qualità. Dunque, ritengo che la riduzione dell'uso dei pesticidi o il benessere animale siano criteri imprescindibili per un prodotto che derivi da una filiera di qualità, anche perché continuare a negare tutto questo significa, di fatto, portare avanti un modello che, al contrario, è tutto basato su logiche di profitto, di sfruttamento degli animali e di abuso della chimica nell'agricoltura.

Tra l'altro, voglio fare un riferimento al fatto che la stessa Commissione parlamentare agricoltura ha deciso di modificare il testo, nel comma 2, facendo proprio un riferimento alla tutela della salute degli agricoltori.

Colleghi, come possiamo tutelare la salute, se sono proprio gli agricoltori i primi a essere esposti all'uso dei pesticidi? Secondo stime che dovrebbero far riflettere tutti quanti noi - e vado a chiudere -, sono 11.000 i morti all'anno a causa dell'uso dei pesticidi e per avvelenamento, per non parlare di tutte le persone che si ammalano a causa dell'uso di pesticidi, con costi sanitari enormi.

Quindi, invito i colleghi e il Governo a rivedere la propria opinione su questo emendamento e a reinserire all'interno dei criteri da valutare, per definire le filiere di qualità, anche la riduzione dell'uso dei pesticidi e il benessere animale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1000 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'emendamento 2.1002 Zanella.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, invece, noi vogliamo intervenire sul testo per cancellare un riferimento alle nuove tecniche genetiche, le new genomic techniques, i cosiddetti nuovi OGM, perché questo testo, nella delega al Governo, le inserisce tra quelle che potrebbero essere, come dire, strade per il miglioramento dei parametri di sostenibilità ambientale. Quindi, utilizzare queste tecniche. Io, francamente, nutro fortissimi dubbi rispetto a questa strada - e non solo io, chiaramente - e ritengo che si tratti di false promesse che l'industria biotech, in particolare, da vent'anni ci propone con queste nuove tecniche genetiche, che non hanno dato alcuna prova di avere dell'efficacia. Quindi, continuare ad affannarsi nel cercare di trovare queste nuove soluzioni significa, di fatto, invece, oscurare e cancellare quelle che già abbiamo e che sono anche collaudate, mi riferisco, ad esempio, alle pratiche dell'agro-ecologia, che già danno prova di essere molto efficaci, soprattutto per quanto riguarda il contrasto alla crisi climatica e quello che si intende fare, qui, con questa delega al Governo per le filiere di qualità e i criteri e i parametri di sostenibilità ambientale, ma non solo, anche rispetto alla redditività e alla produttività agricola.

Io ritengo che continuare su questa strada possa essere, invece, molto pericoloso, perché ci mette in una grande incertezza e imprevedibilità rispetto a quello che potrebbe succedere con la diffusione e, quindi, la contaminazione da parte di queste colture geneticamente modificate. Ricordo che una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea ha equiparato le nuove tecniche agli OGM tradizionali e, quindi, dovrebbero sottostare alle stesse regole di etichettatura e di tracciabilità. E così, purtroppo, non sarà.

Ma quello che voglio anche farvi notare, cari colleghi, riguarda non soltanto l'aspetto ambientale, ma anche il potenziale danno economico e di occupazione che queste nuove tecniche potrebbero portare nel nostro Paese. Dico questo perché sapete bene e sappiamo bene come le aziende agricole, nel nostro Paese, siano piccole e siano, tutto sommato, a conduzione familiare: la media è di pochi ettari ad azienda agricola; per il 65 per cento, sono inferiori ai 5 ettari, e sono disseminate su tutto il territorio. Io non credo che loro siano così interessate a utilizzare queste nuove tecniche genetiche, mentre probabilmente lo sono quelle grandi aziende di agricoltura industriale, che, invece, puntano su queste soluzioni. E il tema qui è la biocontaminazione che potrà avvenire da parte di queste colture e che andrà, inevitabilmente, a intaccare e danneggiare i prodotti di agricoltura biologica, di cui siamo già leader, di fatto, in Europa, i prodotti DOP e IGP, di cui siamo leader in Europa, i sementi e la filiera della produzione di sementi, di cui siamo già leader in Europa. Tutto ciò può essere irrimediabilmente danneggiato dalla biocontaminazione da parte di prodotti di ingegneria genetica e di nuove tecniche genetiche.

La deregolamentazione e la non tracciabilità rischiano di essere un grandissimo boomerang e un grandissimo rischio proprio per la tenuta stessa del settore agricolo italiano, che subirà un contraccolpo anche in termini economici e occupazionali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1002 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1003 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.500 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e di cui la Commissione raccomanda l'approvazione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 851-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARIA STEFANIA MARINO, Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 3.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, così come sull'emendamento 3.1000 Cerreto, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1000 Cerreto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 851-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Presidente, chiederei un quarto d'ora di sospensione, per poter analizzare gli ordini del giorno pervenuti, in quanto sono 11.

PRESIDENTE. E, soprattutto, sono arrivati quando abbiamo già cominciato a votare gli emendamenti, e quindi, ovviamente, accordiamo la sospensione.

Sospendo dunque la seduta, che riprenderà alle ore 17,30.

La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,30.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 851-A. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Sull'ordine del giorno n. 9/851-A/1 Soumahoro il Governo esprime parere contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/851-A/2 Forattini vi è una proposta di riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere (…)”.

Sugli ordini del giorno n. 9/851-A/3 Simiani, n. 9/851-A/4 Ferrari e n. 9/851-A/5 Ghio vi è un invito al ritiro, o parere contrario.

L'ordine del giorno n. 9/851-A/6 Bakkali viene riformulato con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di valorizzare”.

Sull'ordine del giorno n. 9/851-A/7 Morassut vi è un invito al ritiro, o parere contrario.

L'ordine del giorno n. 9/851-A/8 Girelli viene riformulato nel seguente modo: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di sostenere”.

Sull'ordine del giorno n. 9/851-A/9 Andrea Rossi vi è un invito al ritiro, o parere contrario.

Gli ordini del giorno n. 9/851-A/10 Vaccari e n. 9/851-A/11 Marino vengono riformulati nel seguente modo: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere (…)”.

PRESIDENTE. Onorevole Soumahoro, sul suo ordine del giorno n. 9/851-A/1 c'è un parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Presidente, quest'ordine del giorno nasce su richiesta di braccianti come Mariangela, Alì, Giacomo, Oumar e Jerry, e di tanti altri braccianti che si svegliano ogni mattina, giorno dopo giorno, e cercano di raggiungere al buio - chi camminando a piedi, chi con la bici - i campi di raccolta di verdura e di frutta.

Ma quest'ordine del giorno nasce anche facendo memoria dei 16 braccianti che, nel 2018, nelle campagne del foggiano, morirono rientrando dai luoghi di lavoro. Ed ero lì a vedere i 12 corpi sull'asfalto, di giovani anche di 21 e di 25 anni mentre rientravano dai luoghi di lavoro. Parliamo in particolar modo di un settore come quello agroalimentare che ha un fatturato di 621 miliardi di euro, senza dimenticare che a generare questo fatturato sono uomini e donne che si spaccano la schiena nelle campagne e fanno sì che oggi abbiamo il made in Italy, che oggi si parli di sovranità alimentare e che oggi la nostra filiera agroalimentare sia un fiore all'occhiello a livello europeo ed internazionale.

Presidente, la lotta al caporalato non si fa con le parole, la lotta al caporalato non si fa con i convegni, la lotta al caporalato non si fa con i proclami; la lotta al caporalato, che è l'intermediazione, si fa con gli atti. E quest'ordine del giorno era una proposta al Governo per chiedere di iniziare ad agire con i fatti e con gli atti.

I caporali, Presidente, gestiscono il rapporto tra braccianti e datori di lavoro; i caporali, Presidente, gestiscono pezzi del trasporto e, proprio attraverso il trasporto, utilizzano parte della paga dei braccianti, decurtandone una parte per affrontare il trasporto.

Per questo motivo, ho presentato quest'ordine del giorno chiedendo al Governo di assumere un'iniziativa capace di istituire una linea di trasporto pubblico per i braccianti nelle zone rurali. Il Governo è ancora in tempo per ripensarci: la lotta al caporalato si fa sul campo, non con i proclami.

L'ordine del giorno era un modo per dire: uniamoci e diamo la possibilità a quei braccianti, a quegli invisibili, a quei fantasmi della filiera agricola di avere dignità e di poter viaggiare attraverso la tutela della loro vita e della loro sicurezza. Per questo motivo, chiedo di mettere ai voti il mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/1 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Onorevole Forattini, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/851-A/2?

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione, ma vorrei intervenire in quanto quest'ordine del giorno si rifà all'articolo 3 di questa proposta di legge, che prevede che vengano messe a disposizione delle risorse per la promozione di campagne divulgative e di programmi di comunicazione. Quello che chiediamo è che vengano messe a disposizione risorse per la diffusione di comunicazioni adeguate relativamente alla peste suina e alle conseguenze che la diffusione di questa malattia comporta sui prezzi della carne di maiale, ma anche sugli allevamenti stessi. Questo per informare e tranquillizzare il consumatore sulla qualità della carne consumata e anche sul giusto prezzo. Riteniamo che 46.000 maiali abbattuti in questo settore fino ad oggi creino le condizioni per informare adeguatamente il consumatore. È un settore ormai in ginocchio e questo sostegno potrebbe anche servire ad incentivare il consumo di carne suina.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/2 Forattini, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/851-A/3 Simiani. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo perché logicamente, analizzando quest'ordine del giorno - come sappiamo benissimo - discutiamo di un settore molto importante, la filiera dell'agroalimentare che, come sapete, nel nostro Paese rappresenta il 2,3 per cento del PIL, media molto più alta rispetto a quella europea, pari all'1,9 per cento: si tratta di 124 milioni di valore aggiunto. Se allarghiamo questa cifra anche alla distribuzione e alla ristorazione, contribuiamo fino ad arrivare all'8 per cento del PIL, sicché stiamo discutendo di una cosa molto seria e importante, anche e soprattutto se analizziamo come sono suddivise le filiere agroalimentari anche nell'ambito dei sottogruppi: l'agricoltura, l'allevamento, l'industria, la distribuzione, la coltivazione, le materie prime, che noi andiamo sicuramente a gestire, a trasformare e a commercializzare.

Tuttavia, c'è la questione del prezzo, di come regolare il prezzo di questo sistema, che spesse volte va a toccare o comunque a danneggiare la parte più debole della società e soprattutto i piccoli coltivatori. Ecco perché è fondamentale riuscire anche a definire una strategia - lo dico al Governo -, ecco perché non capisco - lo dico al Sottosegretario - come mai ci sia questo invito al ritiro.

Vorrei che, da parte sua, fosse rivalutata questa scelta del Governo e le dico anche perché. Noi chiediamo di adottare ulteriori iniziative normative volte ad acquisire il parere dell'Osservatorio della filiera agroalimentare UE. Logicamente, rimango sbalordito. Lo abbiamo fatto anche per questo, per sostenere una proposta che ha fatto il ministro Lollobrigida il 29 marzo 2024 a Radio 24. Il Ministro ha detto: abbiamo chiesto con grande forza all'UE un Osservatorio sulla trasparenza dei prezzi. Allora, qual è quella giusta e qual è quella non giusta? Ce lo dica lei. Ci faccia capire quello che, in un certo senso, serve in questo caso al Paese e al Parlamento e se oggi questo ordine del giorno che proponiamo noi non viene accettato solamente perché deve essere espletato da un Ministro o da un parlamentare della maggioranza o se in questo caso va bene anche quello di un umile parlamentare della minoranza. È questa la domanda che vi faccio. Ecco perché chiedo al Ministro di rivedere il parere e di accantonare questo ordine del giorno perché penso che sia utile oggi, invece, sostenere questa proposta della creazione di un Osservatorio europeo per definire, analizzare e, in questo caso, capire anche i diversi tipi di filiera e i diversi sistemi di trasformazione europei e soprattutto per capire effettivamente come si compone un prezzo che, spesso, danneggia i poveri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende modificare il parere e dunque passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/3 Simiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/851-A/4 Ferrari, su cui c'è l'invito al ritiro del Governo, altrimenti il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al Governo se può ripensare a questo parere negativo, che non si spiega. È evidente che, a fronte di un articolo 2, che delega il Governo ad adottare un decreto legislativo per la disciplina delle filiere rispettose di parametri di qualità, sostenibilità ambientale, sociale ed economica nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari, non si capisce perché, attraverso questa delega, non ci si impegni anche nell'attuazione di questo impegno a salvaguardare l'uso della risorsa idrica attraverso l'incentivazione di modalità razionali di irrigazione, attraverso l'impiego di nuove tecnologie, il riutilizzo delle acque e la costruzione di piccoli invasi. Ad esempio, si può ragionare sull'utilizzo dei sistemi di irrigazione a goccia o di microirrigazione che riducono le perdite per evaporazione, drenaggio o versamento in aree non coltivate.

In sostanza, a fronte di un cambiamento climatico a cui tutti assistiamo, che incide negativamente sulla distribuzione delle acque nell'anno ma anche nel corso degli anni, in un progressivo allargarsi sia dell'estensione del periodo sia dell'estensione geografica della siccità, non si capisce perché non possiamo raccomandare al Governo e il Governo non possa assumere l'impegno di continuare a lavorare in quella direzione, indicata anche dall'Unione europea, e perché si respinga un ordine del giorno che chiede di agire lì in maniera più convinta, sia sulla riduzione dei consumi sia nel preservare la risorsa idrica. Addirittura, nel 2021 la Corte dei conti europea ha rilevato che le politiche agricole degli Stati membri non erano sempre in linea con la politica europea in materia di utilizzo e risparmio delle acque. Inoltre, ha raccomandato che gli Stati giustificassero meglio le esenzioni relative all'attuazione della direttiva stessa e che la Commissione subordinasse l'erogazione, addirittura, del pagamento della PAC al rispetto di norme ambientali in materia di utilizzo idrico sostenibile. Allora, a fronte di questa situazione, chiedo il perché di una richiesta di ritiro e il parere negativo su questo ordine del giorno che, semplicemente, chiede di rafforzare questa attenzione, così come ci è stato raccomandato dall'Unione europea.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende modificare il parere e pertanto passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/4 Ferrari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/851-A/5 Ghio, su cui c'è un invito al ritiro da parte del Governo, altrimenti il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Signor Presidente, chiedo anche io di ripensare al parere contrario a questo ordine del giorno sull'agricoltura biologica. Stiamo trattando un provvedimento che, giustamente, attribuisce rilevanza ai costi di produzione e si propone di tutelare la redditività delle imprese agricole, anche per incidere nel riequilibrio del gap di potere contrattuale tra fornitori e acquirenti e sostenere la filiera. In questo articolo 2 si prevede anche un decreto legislativo per la disciplina delle filiere rispettose di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Quindi, ci stupiamo che, con un intento generale condivisibile e che abbiamo condiviso, si sia respinta un'indicazione di volontà, che peraltro non prevede nemmeno atti immediatamente perentori, volta a promuovere l'agricoltura biologica.

Recentemente, il Ministro dell'Agricoltura ha dichiarato che il biologico è l'elemento portante di una strategia che lega sostenibilità ambientale a produttività e, quindi, ci chiediamo perché non dare seguito a queste indicazioni di volontà, con molteplici finalità. Oltre a sostenere i produttori, si salvaguardano le aree rurali in cui spesso, ad esempio in regioni come quella da cui io provengo, la Liguria, l'agricoltura biologica è fondamentale per contrastare e per prevenire il dissesto e per promuovere l'occupazione giovanile. Insomma, è un settore che può essere attrattivo. Inoltre, ci chiediamo perché non dare seguito ad una legge recente, approvata nel 2022, sull'agricoltura biologica, promuovendo l'educazione al consumo, mantenendo la biodiversità, tutelando la salute, incrementando la fertilità dei suoli. Ci sembra questo un passo importante per integrare gli obiettivi generali di questo provvedimento espressi con un obiettivo più generale che dovrebbe riguardare tutti noi che è contribuire, in ogni forma possibile, alla tutela dell'ambiente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/5 Ghio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/851-A/6 Bakkali, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e chiedo che si metta ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/6 Bakkali, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/851-A/7 Morassut, su cui c'è un invito al ritiro da parte del Governo, altrimenti il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno presenta una richiesta al Governo, persino semplice, per certi aspetti si potrebbe dire banale, cioè un invito al Governo ad adoperarsi perché venga tutelato il suolo agricolo e la sua destinazione d'uso. Mi sorprende che ci sia un parere contrario veramente immotivato, anche perché il nostro lessico, il nostro alfabeto ormai è pieno di opzioni e di appelli per la tutela del suolo agricolo e il contenimento del consumo di suolo. Ci sono ondate di parole e di discorsi che poi, alla fine, dove finiscono?

Finiscono, intanto, su un provvedimento del Governo con riferimento al quale voglio segnalare che si parla di un nuovo condono edilizio. Il Ministro Salvini ha parlato di un adeguamento di norme, di una sistemazione, ma nella sistemazione può entrare di tutto. Ne parla tutta Italia, ne parlano i giornali e il Parlamento non ha avuto ancora nemmeno la trasmissione di una riga di questo provvedimento. Dico questo perché è molto importante. Nel momento in cui si parla di filiere alimentari, la tutela del suolo agricolo comporta l'azione per tre elementi di sicurezza: una sicurezza alimentare, perché più è tutelato il suolo agricolo, più noi abbiamo certezze e tuteliamo anche la produzione di qualità, le filiere di qualità, in primo luogo, per quanto riguarda la tutela dei prezzi alla produzione e al consumo, e sappiamo questo quanto è importante nella discussione e nei sommovimenti che ci sono stati nel Paese da parte degli agricoltori proprio per la questione della non garanzia della tutela dei prezzi. In secondo luogo, vi è la tutela ambientale, perché l'ISPRA ci ricorda che, negli ultimi 25 anni, un quarto del suolo italiano è stato trasformato da agricolo a suolo sigillato e, quindi, abbiamo un problema per la sicurezza climatica, per la transizione ecologica negativa che noi stiamo vivendo. In terzo luogo, vi è il tema della sicurezza idrogeologica e idraulica del Paese. Anche a questo riguardo, fiumi di parole - fiumi è proprio la parola giusta da dire - ma, quando si tratta di tutelare il suolo agricolo per fare interventi di messa in sicurezza e per lasciare il capitale naturale e le sue componenti - in primo luogo, l'acqua -, la risorsa agricola, in una condizione di trasformabilità naturale, a quel punto non si riesce a intervenire, perché le risorse che dovrebbero spendere le regioni - qui, tra un po', si parlerà anche di autonomia differenziata - sono parcheggiate all'interno dei cassetti delle regioni stesse.

Quindi, l'invito che l'ordine del giorno contiene, di fare in modo che si agisca per la tutela del suolo agricolo, viene respinto e in questa decisione del Governo c'è tutta una politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/7 Morassut, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Ordine del giorno n. 9/851-A/8 Girelli, parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto, dichiaro di accettare la riformulazione e chiedo che l'ordine del giorno venga messo in votazione, con una breve considerazione.

Si tratta di un ordine del giorno, ne sono convinto, di particolare importanza, perché pone il punto sulla necessità di un forte investimento a sostegno della ricerca scientifica. Infatti, parlare dell'agricoltura del futuro significa parlare di sistemi culturali resilienti ai cambiamenti climatici, tenere conto della sempre minore disponibilità della risorsa acqua, tenere conto di come fare agricoltura debba contribuire a creare quella situazione ambientale di tutela rispetto alle necessità di mitigazione che, ahimè, negli ultimi tempi, dobbiamo sempre più fronteggiare. Farlo significa intervenire in due settori: il primo di natura prettamente economica, a sostegno di chi fa agricoltura indubbiamente, ma anche a sostegno della produzione agricola, che vorrei ricordare è interesse di tutti: non c'è alcuno che non sia, in un modo o nell'altro, interessato a questo aspetto.

Il secondo intervento riguarda il contributo a fronteggiare quella che è una vera emergenza rispetto a stravolgimenti climatici con un impatto di particolare rilevanza, che tutti noi ormai registriamo come fatti che si verificano ogni anno e non come eventi eccezionali. Ecco perché credo che questo ordine del giorno inquadri bene la questione e rappresenti soprattutto, al di là della formulazione “valutare l'opportunità di”, l'obbligo, che, secondo me, compete a noi, di trovare strumenti, di trovare percorsi per finanziare la ricerca che diano risposte a questi interrogativi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/8 Girelli, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Ordine del giorno n. 9/851-A/9 Andrea Rossi, parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Rossi. Ne ha facoltà.

ANDREA ROSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Molto rapidamente, mi rivolgo, per suo tramite, al Sottosegretario, perché risulta di difficile comprensione, ovviamente fatte le debite proporzioni, il parere espresso sull'ordine del giorno n. 9/851-A/2, in cui si parla di peste suina - e comprensibilmente, il Governo mette in campo la riformulazione: “valutare l'opportunità di prevedere (…) programmi di comunicazione istituzionale sulla diffusione della peste suina”; ciò diversamente da quello sull'ordine del giorno in esame, in cui si parla del granchio blu, che, rispetto al tema dell'acquacoltura e, soprattutto, del settore della pesca, sta provocando - se pensiamo alle aree del Delta del Po, ma non solo - un problema di tipo economico a tante realtà produttive del nostro territorio. Onestamente, non riesco a comprendere le ragioni di tale diversità di parere. Sul tema della peste suina viene dato parere favorevole con riformulazione, ma non sul tema del granchio blu. È un tema sul quale, anche con il collega Bergamini, non più tardi di qualche mese fa, avevamo presentato una risoluzione congiunta in Commissione. Quindi, è un tema sul quale non c'è da aprire un dibattito di natura politica, ma c'è da mettere in conto un'iniziativa, anche da parte del Governo, oltre a quelle che sono state già messe in campo, per provare a mettere in programma tutte le iniziative di comunicazione istituzionale rispetto a una questione che, come dicevo prima, riguarda il nostro territorio.

Chiedo, quindi, se ci possa essere una riformulazione, come è avvenuto per l'ordine del giorno n. 9/851-A/2, che mi sembra assolutamente coerente con l'impegno di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Non mi sembra che il Governo abbia intenzione di intervenire.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/9 Andrea Rossi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Ordine del giorno n. 9/851-A/10 Vaccari: onorevole Vaccari, accetta la riformulazione?

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e voglio sottolineare come questo ordine del giorno stia pienamente negli obiettivi che questo provvedimento si è dato per provare a scongiurare le pratiche sleali che rappresentano, con l'uso dei pesticidi - vietati sia in Italia sia in Europa -, uno degli ostacoli principali a una trasparenza nei confronti dei consumatori italiani.

Proprio oggi, al Brennero, Coldiretti ha organizzato una manifestazione importante, con centinaia di agricoltori, per sottolineare la necessità di porre fine a queste pratiche sleali, che non solo mettono in difficoltà la qualità e l'eccellenza dei nostri prodotti, ma mettono in seria difficoltà anche la sostenibilità economica di tante imprese e, ovviamente, la sicurezza alimentare verso i consumatori. Parliamo di alcuni prodotti, in particolare, che hanno a che fare con tutta la filiera agroalimentare: penso ai cereali, penso al grano, che, dopo la guerra in Ucraina, è stato importato nel nostro Paese da altri continenti, dove, purtroppo, alcuni pesticidi sono utilizzati e sono quei pesticidi che l'EFSA, fino a qualche mese fa, ha deciso di continuare a vietare - penso ai diserbanti, in particolar modo -, nonostante in alcuni Paesi del mondo siano ancora utilizzati. Penso agli erbicidi, penso ai fungicidi, penso al glifosato, penso all'atrazina, che, purtroppo, sono ancora ampiamente utilizzati in tanti Paesi non europei o anche in alcuni Paesi europei dove i controlli sono diversi dal nostro Paese.

Oppure penso ad alcuni controlli che non trovano i nostri riscontri per quanto riguarda la carne, per l'alimentazione umana o animale: ed è, come ci ha testimoniato il commissario alla PSA, una delle ragioni per le quali abbiamo importato nel nostro Paese questo virus. Quindi, è importante che, attraverso le risorse che questo provvedimento ha stanziato, si provino a rappresentare le preoccupazioni di carattere sanitario e ambientale, e ovviamente il fatto che la forma di concorrenza sleale per l'uso di queste sostanze non è assolutamente accettabile per i nostri agricoltori, rischiando di metterli in seria difficoltà, soprattutto in un periodo di contrazione dei consumi come quello che stiamo vivendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/10 Vaccari, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/851-A/11 Marino: onorevole Marino, accetta la riformulazione?

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Accetto la riformulazione e chiedo di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/851-A/11 Marino, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 851-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, facciamo silenzio. Per favore, ordinatamente, per favore. Prego.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Presidente, Sottosegretario, signor Ministro, credo che in quest'Aula, ma in generale nel Paese, il lavoro che oggi dobbiamo fare è porci un tema molto serio: come proteggere il reddito degli agricoltori e, soprattutto, come garantire all'interno della filiera un'equa distribuzione del valore. Il punto è che non possiamo farlo con superficialità e con retorica. Il gruppo di Italia Viva si asterrà su questo provvedimento, non perché non ne concordiamo gli obiettivi, non perché non ne concordiamo le finalità, ma perché abbiamo serie perplessità sulle modalità di attuazione. Ed è questo che dovrebbe interessarci, perché, fuori da qui, fuori dagli articoli di giornale, fuori dalle agenzie, che probabilmente i colleghi di maggioranza faranno a seguito dell'approvazione di questo provvedimento, il tema della distribuzione del valore all'interno della filiera agli agricoltori non lo avremo risolto. La direttiva sulle pratiche commerciali sleali, recepita dal nostro Paese nel 2021 con il decreto n. 198, inseriva all'interno delle varie pratiche commerciali sleali anche l'imposizione di un prezzo al di sotto dei costi di produzione. E sottolineo “imposizione” perché, quando si parla di temi così seri, bisogna anche essere seri nella definizione e nell'attuazione delle misure.

Quella direttiva sulle pratiche commerciali sleali non va a regolamentare un prezzo minimo garantito. Lo dico perché noi, volenti o nolenti, siamo in un'economia di mercato, e, quando si va a incidere sui prezzi e sui costi di produzione, bisogna essere molto attenti, molto seri e anche molto delicati.

Quindi, questa proposta di legge che cosa fa? Va ad intervenire sull'attuazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali definendo un ulteriore punto, un ulteriore passo in avanti. Si dice che il prezzo tra le parti - quindi, tra produttori, trasformatori e distributori - deve tenere conto dei costi di produzione. Questo va benissimo sulla carta. Il punto è che dovete spiegarci - ed è per questo che il gruppo di Italia Viva si asterrà e spero che al Senato si possa fare un lavoro più approfondito - che cosa significa “tenere conto”; dovete spiegarci, nella definizione di un prezzo nelle cessioni o negli accordi quadro, come si legano i costi di produzione con il prezzo di vendita, perché, quando si fanno scelte sbagliate, si ottengono effetti indesiderati.

Su questo tema abbiamo già punti di riferimento in termini di attuazione, perché la Francia sta già alla terza modifica di una norma che va in questa direzione. Mi riferisco alla norma EGAlim 3 per cui in Francia si era inserita già da tempo una misura per cui il prezzo stabilito dagli agricoltori deve tenere conto dei costi di produzione. E non a caso, se leggiamo le agenzie, se leggiamo anche la proposta del Presidente Macron, si sta andando a chiedere di uniformare e di regolamentare questa scelta francese all'interno di un quadro di normative comunitarie. Perché? Qual è stato l'effetto indesiderato che questa misura ha prodotto? Le triangolazioni, l'uscita di merce all'esterno, perché, quando si tocca malamente il tema del prezzo e dei costi di produzione, il mercato, che ha le sue regole, che si regolamenta da solo, va spesso nella direzione del prezzo più basso.

E allora qual è stato l'effetto nefasto che quella misura ha prodotto? L'uscita di prodotto o, ancora peggio, le grandi centrali di acquisto europee sono andate a comprare prodotti che provengono da Paesi extra UE, quindi prodotti che non sempre hanno i requisiti di qualità e di trasparenza che noi chiediamo ai nostri produttori o ai nostri agricoltori.

Quindi, il primo punto che mi sento di dire è che, quando consideriamo questi temi, cerchiamo di avere sempre un occhio meno populista e meno retorico rispetto a un quadro di regole comunitario che deve valere per tutti, perché, altrimenti, si ottengono effetti dumping, effetti indesiderati, che sicuramente non andranno nella direzione della protezione dei nostri agricoltori. È una richiesta sacrosanta, doverosa, su cui tutti noi dobbiamo lavorare.

Torno sui costi di produzione: in questo provvedimento non c'è nulla rispetto a chi dovrebbe definire questi costi medi di produzione, come si dovrebbero calcolare, quali sono le dimensioni dei costi medi di produzione.

Quindi, forse, sarebbe importante in quest'Aula, soprattutto aprendo un dibattito nel Paese, approfondire il tema di come sostenere gli agricoltori nella riduzione dei costi di produzione, a partire dalla leva principale, che è il costo della manodopera (che nel nostro Paese è complicatissimo reperire), e, soprattutto, lavorare sul cuneo fiscale, perché quella è una fattispecie che andrebbe argomentata e tracciata un po' di più.

Ci sono poi altri effetti indesiderati oltre alle triangolazioni e all'acquisto di prodotti importati, che possono avere prezzi più bassi rispetto alle nostre produzioni di qualità; e ciò accadrà se non si definisce come si calcola il costo medio di produzione, affidando ad Ismea il ruolo che le è proprio rispetto a questo e che ha iniziato a fare da quando la direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata recepita nel nostro Paese. L'indicazione su alcuni costi medi e su alcuni punti di riferimento già si sta facendo nel nostro Paese, proseguiamo in quella dimensione. Dobbiamo evitare che si vadano a penalizzare le nostre imprese più strutturate, e parlo delle imprese agricole che in questi anni hanno investito nell'ottimizzazione dei costi di produzione. Quindi cerchiamo di essere più realisti e più concreti. Davvero invito il Sottosegretario e il Governo a fare un provvedimento che sia più coerente con le aspettative, ma soprattutto con i risultati che gli agricoltori vogliono vedere.

Rispetto all'altro elemento, all'altro articolo contenuto in questo provvedimento, la legge delega al Governo in materia di disciplina delle filiere di qualità, mi permetto di dare un suggerimento al Governo: quando abbiamo fatto la legge sul caporalato, questa non aveva soltanto in sé misure sanzionatorie e restrittive. C'era la rete del lavoro agricolo di qualità, che giustamente, come voi avete scritto, inseriva un insieme di fattori, accanto a quelli ambientali, per garantire una dimensione corretta della qualità, quindi una dimensione non soltanto ambientale, ma anche economica e sociale.

Quella parte della legge sul caporalato, che aveva criteri incentivanti e premiali, nel corso del tempo è stata dimenticata, è rimasta inattuata. Quindi, lo suggerisco, tra i vari punti inseriti all'interno delle misure nell'ambito di delega, probabilmente sarebbe il caso - in un momento in cui il mondo agricolo soffre anche la scarsità di manodopera - di andare a lavorare nella direzione di criteri di premialità che valorizzino le scelte positive delle nostre imprese agricole.

Poi, c'è l'ultimo aspetto, legato alle risorse limitate, ma giuste, che questo Governo stanzia rispetto alla promozione presso i cittadini, presso i consumatori, della qualità delle nostre filiere: come il consumatore può identificare all'interno della filiera le produzioni più confacenti ai criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica e, soprattutto, come riconoscere il giusto prezzo all'interno della filiera. Sicuramente questo compete a chi produce, a chi trasforma e a chi distribuisce, ma compete anche al cittadino, che, con le sue abitudini di acquisto e di consumo, può determinare anche le scelte di mercato. Tuttavia, consentitemi di dire che la comunicazione non basta. Oggi abbiamo il tema, grande come una casa, del potere d'acquisto delle famiglie, perché una volta che il consumatore ha dato il giusto valore alle produzioni, dobbiamo consentire a quel consumatore, a quel cittadino di poter accedere a un cibo buono, sano e di qualità, a un giusto prezzo. Evitiamo di fare campagne, misure populiste come il famoso carrello tricolore, quella sperimentazione che avete sbandierato in ogni programma televisivo, in ogni comunicato stampa, che è durata tre mesi: non se ne è sentito più parlare, non ha agito per nulla sull'inflazione e sul potere d'acquisto delle famiglie e, anzi, ha prodotto - anche in quel caso - un effetto boomerang, perché in quei mesi, fino a dicembre, sono diminuite le offerte, come ci dicono alcune ricerche, per esempio, una molto interessante fatta da Altroconsumo, che vi invito a leggere.

Quindi, meno ricette populiste e meno superficialità, perché se vogliamo dare risposte ai nostri agricoltori, all'anello più fragile della filiera, forse dobbiamo prendere una lente di ingrandimento ed entrare un po' meglio nei provvedimenti, per ottenere risultati.

Pertanto, ribadisco il voto di astensione del gruppo Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il periodo storico che stiamo vivendo è caratterizzato da continue crisi, che mettono quotidianamente a dura prova le nostre imprese, in tutti i comparti. Nel 2020, la pandemia da COVID-19 ha costretto, anche a causa di politiche errate, numerose aziende alla chiusura. Nel 2022, il conflitto in Ucraina ha avuto come immediata conseguenza l'aumento dei prezzi delle materie prime, tra cui spicca il rincaro dell'energia. Oggi, ci ritroviamo ad affrontare il conflitto israelo-palestinese e le tensioni nel Mar Rosso, che stanno frenando l'export strategico per il mercato.

In questo critico scenario geopolitico, non possiamo non citare anche la crisi dovuta ai cambiamenti climatici. Infatti, come dimostrano i dati, quest'inverno è stato uno dei più caldi mai vissuti. Numerose regioni italiane del Sud Italia, in particolare la mia Sicilia, stanno vivendo uno dei periodi più lunghi senza pioggia, che ha portato, sfortunatamente, a uno dei raccolti peggiori degli ultimi anni. La situazione, peraltro, non sembra migliorare nel breve periodo, infatti, la regione ha chiesto lo stato di emergenza e numerosi comuni, anche in previsione della stagione estiva, stanno tentando di correre ai ripari.

Questo quadro drammatico ha una conseguenza diretta su un comparto in fermento già dall'inizio dell'anno. La crisi del comparto agricolo ha portato non solo a una riduzione della produzione, riduzione che purtroppo risulta essere costante nel tempo, ma anche a una forte riduzione del potere contrattuale delle imprese agricole in favore di altri comparti, come quello industriale e della grande distribuzione. Stiamo parlando di un comparto che, in Italia, conta 1.137.000 aziende agricole, pari a una superficie di 12,5 milioni di ettari, per un valore aggiunto di 64 miliardi di euro, nel 2022. La maggior parte delle aziende agricole è a conduzione familiare o interamente gestita da giovani, che, dopo aver appreso nuove tecniche di coltivazione, ritornano nelle loro terre e decidono di investire in agricoltura. L'agricoltura è il fiore all'occhiello del nostro Paese, voglio ricordarlo. L'Italia è uno dei Paesi che costantemente ottiene la maggior parte dei riconoscimenti in termini di qualità dei prodotti agricoli. Parlo di agricoltura come valore fondante per il futuro del nostro Paese e della sostenibilità.

Un Governo serio e responsabile, quindi, non può fare a meno di intervenire a sostegno degli agricoltori; lo sta già facendo, come abbiamo visto in numerosi provvedimenti approvati da questo Parlamento, e lo farà anche oggi, approvando questo testo. Il testo che votiamo oggi, infatti, è frutto di un attento ascolto dei soggetti interessati a raccogliere le richieste degli agricoltori, dovute a questo periodo di straordinaria crisi.

L'obiettivo principale è tutelare il reddito delle imprese agricole, prevedendo standard di base che stabiliscano in maniera chiara le componenti che formano i prezzi del contratto di cessione. Si interviene in un quadro anche europeo, alla luce della direttiva che identifica il comparto agricolo come soggetto a un'estrema incertezza, dovuta sia a fattori biologici sia a fattori meteorologici. La direttiva (UE) 2019/633 sottolinea come il comparto agricolo sia frequentemente caratterizzato da squilibri nel potere contrattuale tra fornitori ed acquirenti, come abbiamo visto appena il mese scorso, con il crollo dei valori di cessione del grano duro. In particolare, il testo si concentra sull'importanza che i costi di produzione hanno per la determinazione dei prezzi di produzione agroalimentare nell'ambito dei contratti di cessione.

Viene, altresì, prevista, la delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari. Infine, il testo identifica la necessità di campagne informative per la sensibilizzazione del consumatore. Vorrei focalizzarmi soprattutto su questo punto, in quanto la strada giusta da percorrere passa, sì, dal garantire agli agricoltori tutti gli strumenti possibili a sostenere un comparto, anche attraverso incentivi per la produzione e per la ricerca, ma anche dall'informare la collettività e i consumatori finali affinché siano consapevoli dell'unicità e dell'autenticità del prodotto agricolo.

Gli agricoltori lanciano costantemente gridi di allarme, che questo Governo e questa parte politica stanno ascoltando, dando risposte serie e concrete a un comparto vitale per il nostro Paese. Per questo motivo, voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Che sia giusto, che sia doveroso, che sia necessario fare luce sui costi di produzione dei sistemi alimentari è senza dubbio un fatto; che i prezzi di vendita debbano essere fissati tenendo conto dei costi di produzione, quindi, è sacrosanto; che questa proposta di legge sia, però, all'altezza del compito francamente temo sia un'illusione. O, meglio, chiariamoci su cosa intendiamo fare: se vogliamo esplicitare meglio i costi diretti attuali sostenuti dai produttori agricoli, senza minimamente curarci di altro, allora, probabilmente, questa è anche la strada giusta, ma se volessimo, finalmente, esplicitare i costi nascosti, quelli indiretti, le cosiddette esternalità negative dei sistemi alimentari, dovremmo fare ben altro. I costi sociali, sanitari, ambientali e climatici, che oggi non sono in alcun modo presi in considerazione nella produzione del cibo, ci disegnano un sistema di produzione impazzito, che persegue logiche industriali, grandi numeri, grandi sprechi, grandi sofferenze, ed è un sistema che sta andando dritto verso il collasso.

Ecco perché io ritengo che si tratti, nel caso di questa proposta di legge, di un'occasione persa, dell'ennesima occasione persa per parlare di questi costi invisibili. Faccio un esempio: un hamburger di manzo da 100 grammi riposto nel carrello della spesa non costa solo il prezzo visibile sullo scontrino, c'è un costo nascosto aggiuntivo, di almeno 1,9 euro, che corrisponde al valore economico dei danni ambientali e sanitari prodotti durante il ciclo di vita di quell'etto di carne di bovino. Questo significa 19 euro al chilo. Stessa cifra anche per la carne di maiale lavorata; in questo caso, però, un chilo di prosciutto, mortadella, würstel o salame, costa in media 5 euro per i danni ambientali e ben 14 euro per quelli sanitari. Per un chilo di carne di maiale fresca il sovrapprezzo è di oltre 10 euro, mentre è di circa 5 euro per ogni chilo di pollo. Queste sono stime di uno studio indipendente realizzato da Demetra, una società di consulenza in ambito di ricerca scientifica sulla sostenibilità, e secondo questa ricerca il costo nascosto della carne, che ricade quindi sulla collettività, ammonta in media a 36,6 miliardi di euro l'anno, ossia, praticamente, 605 euro per ogni cittadino, ed è esattamente ciò che servirebbe per rimediare ai danni generati. Non si tratta, qui, di fare calcoli astrusi, estremisti o fantascientifici.

Pensate che addirittura la stessa Corte dei conti dell'Unione europea, in una relazione del 2023 sul trasporto degli animali vivi e sulle condizioni terrificanti in cui gli animali viaggiano in giro per l'Europa e fuori dall'Unione europea - con lunghissimi viaggi, ore e ore di viaggio spesso in camion sovraffollati o in navi per nulla adeguate a un trasporto di animali, senza acqua, senza cibo, con calore estremo, con animali molto spesso troppo piccoli, non svezzati, che non sanno neanche alimentarsi da soli - ci dice che, se noi mettessimo un prezzo alla sofferenza degli animali probabilmente le cose sarebbero molto diverse. Forse, nel definire i prezzi dei prodotti agroalimentari dovremmo iniziare - quantomeno iniziare - a ragionare di questi costi nascosti. Dovremmo quantomeno provarci, iniziare a scoperchiare il vaso di Pandora e cercare quantomeno di rimettere le cose in equilibrio in modo, ad esempio, da riorientare tutti gli aiuti pubblici, i tanti aiuti pubblici e i sussidi che vanno verso prodotti che oggi generano tutti questi costi nascosti - che gravano, quindi, su tutte e tutti quanti noi - e promuovere e sostenere quelli che hanno effetti benefici sull'ambiente, sul clima, sulla salute e sul lavoro.

Ecco perché io sono rimasta esterrefatta quando ho visto che in questa proposta di legge, all'articolo 2, nel definire la delega al Governo proprio per stabilire le norme per disciplinare le filiere di qualità, si decide di cancellare i riferimenti a una riduzione dell'uso dei pesticidi e al benessere degli animali. Sono stati cancellati e noi, con i nostri emendamenti, abbiamo tentato di reinserirli, perché ci domandiamo come si possa pensare a filiere di qualità che non abbiano questi criteri al centro di qualsiasi valutazione. Questo è un mistero che solo abili prestigiatori e manipolatori della realtà, come gli esponenti di questo Governo, tentano di fare. Infatti, per noi è davvero incredibile cancellare questi riferimenti, perché significa indirettamente dire: andiamo avanti così, andiamo avanti con un sistema che, ad esempio, usa l'allevamento in gabbia come norma, usa l'abuso di antibiotici come norma. Tra l'altro, il nostro Paese - questo va detto, dobbiamo dircelo e dobbiamo saperlo - è quello che in Europa ha il maggior numero di morti a causa dell'antibiotico-resistenza, un fenomeno preoccupantissimo e in crescita. Sono circa 33.000 i morti in Europa e 11.000 solo in Italia e, se pensiamo, appunto, alla vendita di antibiotici nel nostro Paese, si scopre che il 70 per cento viene dedicato agli allevamenti di animali. Questo è un sistema che fa sì che gli animali non siano curati poiché gli antibiotici servono per mantenerli in vita e, quindi, per mantenere in vita questo meccanismo e questo modello di ipersfruttamento. Allo stesso modo, ricordo il tema del trasporto su lunghe distanze, che ho già menzionato prima.

La cosa che mi ha sorpreso è che, come ho avuto modo di dire anche durante la discussione degli emendamenti, si espungono questi due fattori dal testo ma si inserisce il tema della tutela dei lavoratori del settore agricolo. Ci mancherebbe altro che non debbano essere tutelati e che ci siano garanzie per la loro salute in questo settore nel quale, però, lo dobbiamo dire, l'uso di pesticidi è un enorme problema, è l'elefante nella stanza che non vogliamo affrontare. I numeri, anche qui, ci dovrebbero far aprire gli occhi, perché 11.000 morti a causa dell'avvelenamento da pesticidi, solo tra gli agricoltori, e tutte le persone che si ammalano, con i relativi costi sanitari, dovrebbero veramente farci capire che cambiare strada è non solo urgente ma anche necessario.

Peraltro, l'abuso di fitofarmaci in agricoltura è un enorme problema perché, come anche è stato richiamato prima da un ordine del giorno, abbiamo un problema di uso e di abuso di pesticidi legali ma anche di quelli illegali. Se si continuano a ritrovare i pesticidi illegali sia nel cibo che mangiamo, come residuo, sia nelle acque superficiali - non in quelle profonde, dove si può immaginare che siano da diverso tempo, ma nelle acque superficiali - allora vuol dire che sono appena stati utilizzati. Questo è inaccettabile e dovrebbe - ripeto - suonare come un enorme campanello di allarme e far intervenire e agire di conseguenza.

Un altro punto su cui siamo voluti intervenire è il tema dei nuovi OGM. Anche qui io vorrei nuovamente ribadire come sia un tema sbandierato da più parti, in particolar modo anche da questo Governo. C'è la promessa, falsa, che con le nuove tecnologie genetiche si risolvono tutti i problemi ma è la realtà che ci dice che non è così. Ad oggi sono pochissimi i prodotti utilizzati derivati da tecniche di interventi genetici sulle piante e sui prodotti e la risposta rispetto alla capacità di rispondere meglio ai fenomeni di siccità, inondazioni e fenomeni atmosferici estremi non è stata minimamente provata. Anzi - ci tengo a dirlo per poi concludere - la resilienza delle piante e dei seminativi sta proprio nella loro diversità, mentre la scienza degli OGM si basa sulla loro prevedibilità.

Si modifica una pianta per rispondere in un modo specifico e in un contesto specifico basato su una specifica composizione genica quando, in realtà, costruire la resilienza al cambiamento climatico significa prepararsi al contrario, significa prepararsi in un contesto dove ci sono un clima in rapido cambiamento e diverse condizioni del suolo e massimizzare la diversità per garantire la sopravvivenza del raccolto nonostante le malattie. Quindi, la strada imboccata io temo che sia totalmente sbagliata. Vi sono anche considerazioni in termini di costi sociali, economici e di occupazione nell'imboccare questa strada delle nuove tecniche genetiche.

Dunque, ci sono questi motivi e molti altri, anche riguardo, ad esempio, alle campagne di informazione - e chiudo - previste da questa proposta di legge. Noi vorremmo vedere campagne, ad esempio, che riguardino l'impatto che ha la carne sull'ambiente e sulla salute, per promuovere e diffondere…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ELEONORA EVI (AVS). …le raccomandazioni dei più grandi organismi scientifici in tema piuttosto che la promozione delle diete vegetali, queste sì - ricordate anche dall'IPCC - come migliore arma per mitigare il cambiamento climatico. Per tutte queste motivazioni il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra non può sostenere questa proposta di legge e si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Castiglione. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CASTIGLIONE (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, e grazie, Sottosegretario. Vi ringraziamo perché questa volta non ci avete fornito e donato l'ennesimo decreto-legge. Finalmente un dibattito parlamentare, un dibattito, per la verità, molto scarno, un dibattito che avrebbe meritato tutt'altra attenzione. Noi in questa occasione, su un tema così importante come quello della fissazione dei prezzi nella cessione dei prodotti agroalimentari, avremmo immaginato un grande dibattito in Commissione e un grande dibattito in Aula. Però, questo Governo ormai ci ha abituato a semplificare gli argomenti e a semplificare questioni così complesse e così importanti. Noi vorremmo ricordare che in questa modifica legislativa del decreto legislativo n. 198 del 2021 obiettivamente, caro Sottosegretario, ci sono poche novità in questo provvedimento. Lei ricorderà benissimo che io sono stato nel Parlamento europeo nel 2006 e già nel 2006 si cominciarono - la Commissione agricoltura con l'allora commissaria europea Fischer Boel - a introdurre per la prima volta - e quella fu la vera novità - i contratti nella filiera agroalimentare.

Nel 2012 l'Italia introdusse - e anche quella fu una grande novità - la stipula dei contratti. Poi, c'è stato un lungo negoziato con la Commissione europea, un lungo dibattito, una lunga trattativa che portò a quella direttiva, la n. 633 del 2019 del Parlamento europeo e del Consiglio e, quindi, al conseguente decreto legislativo n. 198 del 2021.

Allora, il corpus normativo era già fissato in quei provvedimenti. Quindi, oggi introduciamo poche vere novità in un tema così delicato ed importante e in una filiera così importante per tutto il sistema italiano. Lei sa benissimo quanto oggi pesi il fatturato dell'economia agroalimentare: 621 miliardi. In questo sistema, l'industria alimentare pesa per il 40 per cento dell'intero valore, 1.600.000 occupati. Il settore agricolo ha addirittura raggiunto una quota di 74 miliardi. Allora, ben altra attenzione avrebbe meritato questo sistema, questo settore primario, che si conferma il settore cardine del nostro Paese.

Le misure che sono introdotte e gli obiettivi che sono elencati - e ringrazio la collega Marino per il lavoro che ha fatto in Parlamento -, certamente, sono condivisibili, perché, se volete introdurre l'analisi dei costi di produzione, ben vengano le analisi dei costi di produzione, dei servizi connessi, delle materie prime, dei costi energetici, dei mezzi tecnici e del costo della manodopera. Ma come saranno definiti? Chi li definirà? Quali strumenti saranno offerti? Questi sono i grandi temi che mancano in questo disegno di legge, che è assolutamente carente. Come faremo noi a definire questi costi di produzione? Si dovrà tenere conto, a nostro avviso, anche delle emergenze climatiche. Lo ha accennato poco fa il collega. In Sicilia, in questo momento, c'è una situazione drammatica dal punto di vista della produzione agroalimentare: una situazione drammatica per la quale, da qui a pochi giorni, caro Sottosegretario, le chiederemo un intervento più immediato e più deciso, perché, oggi, il tema dell'emergenza climatica e, soprattutto, degli eventi eccezionali e calamitosi, dovrà essere introdotto anche con riferimento alla valutazione che si dovrà fare dei costi di produzione.

Per questo, caro Sottosegretario, in questa filiera, il vero tema è come rafforzare la posizione dell'impresa agricola, come rafforzare l'anello più debole di questa filiera, che è costituito dall'impresa agricola e dall'imprenditore agricolo, come rafforzare, migliorare e rendere più fluidi i rapporti tra la filiera agricola e la filiera alimentare, e come rendere più fluida la relazione tra gli acquirenti e i fornitori di prodotti agroalimentari. Ma quali sono gli strumenti che, oggi, stiamo offrendo a questa filiera? Quali sono questi strumenti che non riusciamo ad individuare, rispetto ad un mercato con prezzi sempre più volatili? Come possiamo sostenere, oggi, una catena alimentare sul versante della sostenibilità? Come lei sa benissimo, è una sostenibilità che dev'essere economica, ma anche ambientale e sociale. Come facciamo a rafforzare gli attori principali di questa filiera, che sono poi gli agricoltori?

Il commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale della Commissione europea, nei giorni scorsi, ha detto che, nella proposta di revisione di medio termine della PAC, sarà introdotto un osservatorio sui costi della produzione che renderà più trasparenti i costi e, soprattutto, i margini della filiera, e renderà anche pubblici i dati per creare fiducia in questa filiera.

Allora, caro Sottosegretario, penso che questa sia un'occasione importante per intervenire nel dibattito precedente e, quindi, per essere utili e portare tutte queste considerazioni nell'ambito della revisione di medio periodo della PAC, visto che il commissario europeo ha espresso la volontà di introdurre un osservatorio lungo la filiera.

Dunque, in questa occasione, anche per quanto riguarda la delega al Governo, certamente gli obiettivi sono più che condivisi. Si tratta di una delega che deve rispettare i parametri della sostenibilità ambientale. Una delega che deve introdurre questi parametri, in un'organizzazione comune di mercato, con riferimento alla produzione, all'importazione e alla distribuzione dei prodotti alimentari; parametri che rispettino, è stato detto poco fa, anche i temi della tutela e della sicurezza sul lavoro - nel passato, nella legge sul caporalato, alcuni di questi elementi sulla tutela e sulla sicurezza del lavoro erano stati introdotti - e che tengano in considerazione, per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, anche il tema del genome editing per favorire la sostenibilità ambientale.

Caro Sottosegretario, con riferimento a questo provvedimento, avremmo sperato in qualcosa di più. Avremmo immaginato che a un tema così delicato, complesso e importante venisse dedicata maggiore attenzione. Però, oggi, prendiamo atto della volontà e del testo che ci viene sottoposto da parte di un Governo, che privilegia sempre le campagne informative: ulteriori 500.000 euro per un'ulteriore campagna informativa. Conosciamo tantissime campagne informative di questo Governo e riteniamo che la vera campagna informativa sia su come privilegiare e su come mettere al centro l'attività dell'impresa agricola. Non penso che occorra attendere ulteriori cartelli della spesa, che certamente non servono alla filiera agroalimentare.

C'è poi il dramma della falsificazione dei prodotti. È stato detto di una manifestazione importante, in questi giorni, lungo il Brennero, perché è drammaticamente e straordinariamente urgente affrontare anche il tema della falsificazione dei prodotti, della concorrenza sleale, della frustrazione degli agricoltori, i quali sono appena scesi in piazza. Certamente, conosciamo tutti la grave frustrazione che ha seguito quelle manifestazioni.

Il Governo continua ad essere così generoso nell'annuncio di proclami. Oggi, per esempio, caro Sottosegretario, non vorrò fare l'elenco, come la volta scorsa, di tutte le manifestazioni, però il Governo, oggi, ci ha offerto, con grande enfasi, questa ulteriore giornata: il 15 aprile sarà la Giornata nazionale del made in Italy, un'altra giornata di celebrazione. Questa prima giornata nazionale del made in Italy è un ossimoro: noi festeggiamo l'italianità con un nome inglese, con il made in Italy. In occasione dell'anniversario della nascita di Leonardo da Vinci, lungo il territorio nazionale, da nord a sud, si faranno grandi manifestazioni per esaltare l'italianità. Noi, invece, riteniamo che il tema che oggi è stato posto all'ordine del giorno, il tema che oggi affrontiamo - e per questo esprimiamo la nostra astensione, poiché non possiamo approvare questo provvedimento - avrebbe avuto la necessità di tutt'altra attenzione, soprattutto di una maggiore consapevolezza che il sistema, l'intera filiera sta soffrendo e che oggi gli imprenditori agricoli sono quelli che soffrono di più rispetto a questa insensibilità che il Governo continua a dimostrare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gatta. Ne ha facoltà.

GIANDIEGO GATTA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, innanzitutto un dato che non è mai superfluo ribadire e sottolineare, e sul quale voglio richiamare la cortese attenzione dei colleghi: l'Annuario dell'agricoltura italiana 2022, realizzato dal CREA, conferma che il sistema agroalimentare è un settore cardine del Paese, con un fatturato di 621 - dico 621! - miliardi di euro, il 15 per cento del totale dell'economia nazionale.

Tuttavia, di queste somme - ed è questo il dato drammatico e allarmante -, solo una minima parte va ai produttori agricoli, mentre cresce fortemente la quota dell'industria alimentare e, soprattutto, dell'intermediazione.

Sostanzialmente - e, aggiungerei, paradossalmente - nella generale crescita del comparto, i produttori agricoli sono quelli che ne hanno meno beneficiato. Crescono, invece, più della media, sia il mercato dell'intermediazione, che quello dell'industria di trasformazione. Quest'ultimo è dominato da appena 57 grandi aziende, in gran parte multinazionali, che assorbono il 62,7 per cento degli utili di filiera. Si tratta di un quadro palesemente squilibrato, che occorre rimettere lungo i giusti binari.

Le relazioni commerciali tra imprese nella filiera agricola e alimentare sono oggetto della Direttiva (UE) 2019/633 del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti, che l'Italia ha recepito con il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198. In quell'occasione, Forza Italia sostenne fortemente la proposta del Parlamento europeo. Il succitato decreto legislativo n. 198 del 2021 già considera pratiche sleali l'annullamento, da parte dell'acquirente, di ordini di prodotti agricoli deperibili con un preavviso inferiore a 30 giorni, la modifica unilaterale delle condizioni contrattuali, la vendita di prodotti agricoli e alimentari a condizioni contrattuali eccessivamente gravose, la vendita di prodotti agricoli e alimentari attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche a doppio ribasso, l'imposizione, diretta o indiretta, a condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose.

La direttiva UE rileva che, sebbene il rischio commerciale sia un dato di fatto implicito, connaturato a qualunque attività economica, la produzione agricola è caratterizzata anche da un'estrema incertezza, dovuta sia alla dipendenza dai processi biologici sia all'esposizione ai fattori meteorologici. Dunque, basandosi su questa previsione e considerazione comunitaria, con l'articolo 1 del provvedimento in esame oggi si introducono tra i costi di produzione, di cui dovrà tener conto il costo di cessione finale, il costo delle materie prime e il costo dei prodotti energetici, il differente costo della manodopera negli areali produttivi, il ciclo delle colture, la loro collocazione geografica, le tecniche di produzione, i periodi di commercializzazione diversi, la vulnerabilità dei prodotti e i volumi di produzione rispetto alle influenze delle condizioni di natura climatica e gli eventi atmosferici eccezionali.

Un classico esempio di come la logica del contraente forte sia ancora imperante nei rapporti commerciali tra produttori agricoli e le imprese di trasformazione o distribuzione è dato dalla vicenda delle sanzioni che l'Ispettorato centrale repressione frodi sta, in questi mesi, comminando alla Lactalis. Si è ormai arrivati a una serie di multe che assommano a circa 500.000 euro. L'accusa per quelle pratiche sleali è sempre la stessa. Alla società viene contestato di aver modificato unilateralmente le condizioni contrattuali - i contratti, quindi, di fornitura del latte - e di aver introdotto un indice che ne collega le quotazioni a quelle europee. Dal canto suo, dopo le prime sanzioni, Lactalis ha già comunicato che farà ricorso avverso tutte le sanzioni e ha anche precisato che nel 2023 le modifiche contrattuali proposte hanno consentito agli allevatori di ricevere oltre il 10 per cento in più rispetto al valore stipulato inizialmente, con un prezzo in linea con il mercato. Voglio ricordare che Lactalis, la multinazionale francese che ha comprato la Parmalat in Italia, ha acquisito marchi nazionali quali Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cademartori e Nuova Castelli, controlla circa un terzo del mercato nazionale in comparti strategici del settore lattiero-caseario. L'acquisizione dall'estero di imprese di trasformazione come Parmalat e di intermediazione come Nuova Castelli chiarisce in quale direzione vada oggi la maggior parte della ricchezza prodotta dall'intera filiera. Tuttavia, è solo grazie al decreto legislativo n. 198 del 2021 che le organizzazioni di produttori hanno potuto presentare denuncia all'Autorità nazionale in possesso dei poteri di accertamento in rappresentanza di uno o più dei propri membri. Il decreto legislativo n. 198 del 2021 prevede sanzioni pecuniarie fino al 5 per cento del fatturato realizzato nell'ultimo esercizio precedente all'accertamento, ma, in caso di reiterata violazione, la misura delle sanzioni può essere aumentata fino al doppio e persino fino al triplo, in caso di ulteriori reiterazioni. Ben venga, allora, un ulteriore rafforzamento delle tutele in favore dei produttori agricoli.

È opportuno approfondire un altro aspetto. I prodotti agricoli scontano sul campo tutta una serie di passaggi, soprattutto nei confronti della grande distribuzione, dove sono contraenti deboli. Quindi, bisogna favorire tutta una serie di aggregazioni tra compagini agricole, per consentire loro di avere maggior peso contrattuale rispetto agli acquirenti e agli intermediari. Al momento, il PNRR è fortemente concentrato sul finanziamento delle filiere agroalimentari. Grazie al lavoro del Governo, nella recente revisione del Piano sono state raddoppiate le risorse destinate al settore agroalimentare. La Commissione europea ha approvato le richieste italiane e la dotazione finanziaria passerà da 3,68 a ben 6,53 miliardi di euro. A questi, vanno aggiunti i fondi del Piano nazionale complementare, pari a 1 miliardo e 200 milioni, per un totale di circa 8 miliardi di euro. È stato, inoltre, riconosciuto un ulteriore finanziamento di oltre 2 miliardi per i contratti della filiera agroalimentare e della pesca.

Venendo all'articolo 2, questo reca una delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità agroalimentari, prevedendo che sia emanato un decreto legislativo che disciplini le filiere di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari che rispettino i parametri di qualità e sostenibilità in ambito ambientale, sociale ed economico e di salute e benessere animale, secondo i parametri previsti dal Sistema qualità nazionale zootecnia e Sistema qualità nazionale benessere animale. Il decreto legislativo dovrà essere conforme alle norme di sostenibilità dei mezzi di produzione, alla protezione del paesaggio, delle acque, dei suoli, alla transizione verso un'economia circolare, alla riduzione degli sprechi alimentari, alla prevenzione e riduzione dell'inquinamento, alla protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Con emendamento proposto da Forza Italia è stato sostenuto, tra i parametri della sostenibilità ambientale, l'inserimento dell'utilizzo delle tecniche di editing genomico. È importante sottolineare che si prevede l'introduzione di agevolazioni fiscali e di sistemi premianti per le imprese del settore agroalimentare che concorrano alla realizzazione di progetti volti alla costituzione di filiere di qualità nel settore agroalimentare, nonché di ulteriori agevolazioni per coloro che costituiscano consorzi o per operazioni di fusione e acquisizione tra le imprese partecipanti alle filiere di qualità.

In conclusione, il testo in esame rappresenta un importante tassello per rafforzare la capacità delle nostre imprese agricole di stare sul mercato. La filiera agroalimentare italiana è un patrimonio che dobbiamo coltivare e sviluppare, non solo per il valore intrinseco che ha di per sé, ma anche per la sua capacità di attivare indotto e crescita dei territori. È necessario che le istituzioni stimolino questa dinamica positiva, creando le condizioni per ridare slancio ai consumi e agli investimenti delle imprese, ponendo in questo modo le basi per aumentare il valore complessivo creato nella filiera.

Per tutti questi motivi, il voto di Forza Italia non può che essere favorevole all'approvazione del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, per ogni alimento che giunge sulle nostre tavole c'è il sudore, la fatica e il sacrificio dei nostri agricoltori. Sono loro i veri eroi che, con dedizione e passione, lavorano la terra, per nutrire il nostro Paese. Eppure, mi chiedo, Presidente, cosa questo Governo sta facendo per loro, cosa sta facendo il Ministro competente per questo settore, che sorregge il nostro tessuto economico. Nonostante gli sforzi e le fatiche che i nostri agricoltori dedicano alla produzione di cibo di qualità per tutti noi, lungo la filiera del produttore, dal produttore alla grande distribuzione, il prezzo pagato agli agricoltori resta purtroppo il più basso.

Diversi fattori, Presidente, contribuiscono a questa situazione, che mortifica il concetto stesso di prezzo equo e dignitoso: penso alla sovraofferta dei prodotti, all'importazione massiccia, allo spreco alimentare, alla deperibilità dei prodotti e ai cambiamenti climatici. Ormai, i nostri agricoltori sono in ginocchio, schiacciati dai costi che aumentano implacabilmente, come quelli dei carburanti, dei fertilizzanti, dei fitofarmaci, dei macchinari agricoli, tutto costa sempre di più. E cosa ricevono in cambio? Prezzi di vendita che non coprono neanche i costi di produzione, lasciandoli in una situazione di precarietà e miseria. Immaginatevi la disperazione di un agricoltore che, giorno dopo giorno, vede i suoi costi aumentare senza sosta, mentre i ricavi non sono sufficienti neanche per coprire le spese. Immaginatevi il senso di impotenza e di frustrazione di chi si sveglia all'alba per lavorare la terra e garantire il cibo sulle nostre tavole, sapendo di non poter più far fronte alle spese e rischiando così di perdere tutto. Molte aziende agricole, infatti, già hanno chiuso. Presidente, negli ultimi anni, il settore agricolo è stato duramente colpito dagli effetti devastanti di eventi epocali. Parliamo di una crisi che ha avuto inizio nell'autunno del 2021, con l'impennata dei prezzi dell'energia, poi amplificata, all'inizio del 2022, dal conflitto russo-ucraino e aggravata negli ultimi mesi dall'inflazione, dalla siccità, da eventi climatici e crisi fitosanitarie. Presidente, ho visto dai banchi della maggioranza puntare il dito contro i cambiamenti climatici, contro le guerre, contro congiunture economiche internazionali sfavorevoli, ma, citando il terzo principio della dinamica, a queste azioni dovrebbe corrispondere una reazione uguale e contraria, capace di arginare o neutralizzare dinamiche planetarie nefaste, che si stanno abbattendo in tutti i settori economici, a partire da quello agricolo. Eppure, quando, nel 1929, la Grande Depressione strinse in una morsa gli Stati Uniti, Roosevelt non usò come scusante il periodo bellico, ma si rimboccò le maniche e lavorò ad un piano di riforme economiche e sociali allo scopo di risollevare il suo Paese. Presidente, lungi da me paragonare Franklin Delano Roosevelt al Ministro Lollobrigida, che magari apprezzerà anche abbastanza gli anni Venti del Novecento italiano, ma non mi sembra che l'operato politico di questo Governo si stia distinguendo per contrastare la crisi economica che sta attanagliando il comparto agricolo. Ricordo, ancora una volta, che il cognato della Meloni ha letteralmente abbandonato milioni di lavoratori del settore, ha cancellato le decontribuzioni per i giovani imprenditori, sforbiciato il credito d'imposta di Agricoltura 4.0 e ostacolato il credito per i giovani imprenditori del comparto agroalimentare.

I risultati di queste politiche sono cristallizzati in alcuni dati impressionanti, denunziati negli ultimi mesi dalla Confederazione italiana agricoltura.

Secondo un recente report proprio della CIA, il settore cerealicolo, per esempio, è stato falcidiato da una drastica diminuzione del 40 per cento nella produzione di grano duro e del 37 per cento in quella di frumento tenero, mentre i costi sono aumentati del 40 per cento e le quotazioni pagate ai produttori hanno subito una contrazione del 40 per cento. Anche il settore ortofrutticolo è ormai in ginocchio a causa della siccità record degli ultimi anni, delle gelate estive, così pure l'industria vitivinicola, fortemente penalizzata dalle crisi fitosanitarie irrisolte, e il settore zootecnico, che versa in condizioni disperate, con la diffusione della peste suina africana o l'abbattimento di più di 140.000 bufale nel casertano a causa della brucellosi. E il Governo, ancora oggi, non ha nominato un commissario straordinario per risolvere questo problema. Innanzi a questo scenario ci saremmo aspettati una risposta non dico epocale, ma quantomeno significativa da parte di questo Esecutivo, che solo a chiacchiere intende tutelare la sovranità alimentare. E qual è stata la risposta? Un provvedimento totalmente vuoto, l'ennesimo, Presidente, ovvero una proposta di legge che modifica il decreto legislativo dell'8 novembre 2021, n. 198, rafforzando l'ennesima delega al Governo. Il solito meccanismo per dare pieni poteri a Lollobrigida, questa volta consentendogli di disciplinare le filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari. Ma attenzione, Presidente, c'è una novità: dopo tanti premi e medagliette di cartone, finalmente il Ministro che riusciva a fermare i treni, con l'articolo 3, ha deciso di stanziare dei fondi. Ebbene, sapete quanto pesa questo provvedimento? Sapete le risorse stanziate per tendere una mano a centinaia di migliaia di operatori del settore? Soltanto 500.000 euro, mentre oltre 2 miliardi di fondi del PNRR portati dal Presidente Conte, stanziati per i contratti di filiera agroalimentare, sono ancora bloccati perché ancora non è stato effettuato lo scorrimento della graduatoria del cosiddetto V bando, e questi fondi dovrebbero essere spesi entro giugno del 2026. Per questo è stato fatto un question time in Commissione, ma il Sottosegretario D'Eramo su questo non ha dato risposte esaustive. Onorevoli colleghi, ricordo che appena qualche mese fa la maggioranza si stracciava le vesti per il mancato finanziamento della pista da bob di Cortina. Per quell'opera la Lega era pronta a stanziare 120 milioni di euro, mentre per questo provvedimento avete messo sul piatto dei fondi che, come per altri provvedimenti, non riusciranno a risolvere il problema.

Onorevoli colleghi, ci saremmo aspettati dal Ministro ben altre misure per affrontare l'incremento dei costi di produzione nel settore agricolo e garantire un futuro sostenibile per l'agricoltura italiana. Cosa potevate fare e ancora non avete fatto? Anzitutto dovreste potenziare il lavoro di Ismea, e cioè dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, nella definizione dei costi medi di produzione per il maggior numero possibile di prodotti agricoli. Ricordo che questi dati costituiscono la base per l'applicazione del principio stabilito proprio dall'articolo 5 del decreto legislativo n. 198 del 2021, che impone di non pagare al produttore un prezzo inferiore al costo medio di produzione.

Sotto questo profilo ritengo che solo attraverso una conoscenza accurata dei costi di produzione sarà possibile garantire una remunerazione equa per il lavoro degli agricoltori. In secondo luogo, già avreste dovuto potenziare il sistema di controlli dell'Ispettorato centrale repressione frodi per contrastare le pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare e proteggere il reddito agricolo, garantendo un ambiente di mercato equo e trasparente, che permetta agli agricoltori di ottenere un giusto compenso per il loro lavoro. E ancora, dovreste intensificare i controlli sulle importazioni di prodotti agricoli sia alle frontiere che in Italia. Ricordo che uno dei fattori che incide sul basso prezzo pagato all'agricoltore è la sovraofferta dei prodotti, spesso dovuta anche alle importazioni. Ebbene, è fondamentale garantire che essi rispettino determinati standard e criteri di qualità. Onorevoli colleghi, gli italiani meritano che la retorica sulla sovranità alimentare non resti un mero slogan, bensì si concretizzi attraverso un'effettiva redistribuzione del valore con costi certificati e prezzi adeguati, garantendo la reciprocità delle regole commerciali nell'ambito della concorrenza estera e investendo maggiormente nella ricerca per proteggere le produzioni. Vado a chiudere, Presidente. Possiamo considerare, anche questa volta, questo provvedimento un tentativo mal riuscito di rispondere alle necessità degli agricoltori. Dichiaro il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle a questo provvedimento, ma non possiamo continuare a permettere che la nostra agricoltura venga continuamente sacrificata sull'altare di politiche vuote e propagandistiche, che danneggiano, anziché sostenere, il nostro comparto agricolo, mortificando la dignità di milioni di padri di famiglia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Davide Bergamini. Ne ha facoltà.

DAVIDE BERGAMINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, oggi, siamo qui, in quest'Aula, per votare questa proposta di legge, la proposta di legge n. 851-A, che riguarda appunto le modifiche al decreto legislativo n. 198 del 2021, che riguarda la fissazione dei costi di produzione relativi ai prodotti agricoli e una delega al Governo per la disciplina delle filiere agroalimentari di qualità. Oggi, non nascondo che per me è motivo di orgoglio essere in quest'Aula proprio per fare questa dichiarazione di voto, anche perché sono il primo firmatario di questa proposta di legge, insieme a tutto il gruppo della Lega in Commissione agricoltura. Si tratta di una proposta di legge depositata nel febbraio 2023, ma che, oggi più che mai, risulta attuale, anche a seguito di quelle proteste che gli agricoltori, giustamente, hanno fatto negli ultimi mesi, in tutta Europa e anche da noi, in Italia. Proprio per questa proposta di legge, io voglio ringraziare anche tutti i colleghi della Commissione agricoltura, dal presidente, che è qui al mio fianco, a tutti i colleghi della maggioranza, che hanno collaborato in modo costruttivo per portarla in Aula in tempi rapidi.

È una proposta di legge che è attuale, a fronte proprio di quelle richieste sollevate dagli agricoltori negli ultimi mesi. Tra le varie argomentazioni, preoccupazioni e i vari problemi sollevati, una delle richieste di cui più spesso abbiamo sentito parlare è il problema dei prezzi dei prodotti agricoli, quel prezzo giusto che, purtroppo, da molto tempo non viene riconosciuto agli agricoltori e non viene riconosciuto perché proprio un agricoltore, troppo spesso, viene pagato, oggi, al di sotto dei costi di produzione e, pertanto, non è più garantita a lui, alla sua impresa, alle aziende agricole italiane quella redditività giusta che permetteva agli agricoltori, fino a qualche anno fa, di poter investire, di dare continuità all'azienda, di permettere un ricambio generazionale all'interno di quell'azienda che nasceva probabilmente anche a livello familiare, ma che oggi vede, a causa dei costi troppo elevati e a causa di quelle variabili che stanno impattando sul settore, l'impossibilità di dare continuità alla produzione.

Ecco, con questa proposta di legge, come è già stato illustrato in discussione generale dai colleghi, andiamo proprio a tutelare quella redditività alle imprese agricole, attraverso l'individuazione di quei fattori che concorrono alla formazione del prezzo. È una proposta di legge che dà, a nostro parere, una risposta concreta al grido di dolore lanciato dal mondo agricolo in questi mesi, attraverso le aziende e attraverso tutte le associazioni di categoria, che lamentano una carente e insufficiente redditività aziendale.

È una proposta di legge depositata a fronte di quell'ascolto continuo del settore in cui viene colta una reale esigenza e che dimostra, ancora una volta, l'attenzione che la Lega mostra verso il settore agricolo, verso il mondo agricolo. E proprio oggi, con il voto che ci apprestiamo a esprimere all'interno di quest'Aula, abbiamo l'occasione di rispondere in modo tangibile alle istanze portate avanti in questi mesi. Dico questo perché è ormai sotto gli occhi di tutti che nell'ultimo periodo i costi della spesa sono aumentati, ma è altrettanto vero che gli agricoltori, invece, hanno visto diminuire la loro redditività, hanno visto diminuire il prezzo dei prodotti che loro stessi coltivano e che vanno a vendere sui mercati. Quindi, ci troviamo di fronte a una situazione quasi paradossale, in cui gli agricoltori non riescono nemmeno più a recuperare, dalla vendita dei loro prodotti, quei costi di produzione stessi che servono per portare avanti la produzione dei loro prodotti agricoli.

Io vorrei portare pochi esempi all'interno di quest'Aula, perché è sufficiente esaminare il prezzo del pane che oggi arriva sulle nostre tavole, dai 3 ai 5 euro al chilo, quando un chilo di grano viene pagato all'agricoltore 24 centesimi, mediamente. Per non parlare poi del comparto dell'ortofrutta, dove i prezzi aumentano dalle 3 alle 5 volte in confronto al prezzo pagato all'agricoltore, in una filiera dove non è nemmeno necessaria la trasformazione.

Quindi, è evidente e oramai sotto gli occhi di tutti, che l'agricoltore sia colui che subisce le maggiori variabili di costo, colui che subisce i problemi legati alle situazioni meteorologiche ed è colui a cui non viene riconosciuto il lavoro che dedica all'interno delle proprie aziende. È facile capire come anche, negli ultimi anni, l'aumento delle materie prime, l'aumento dei carburanti, l'aumento delle risorse energetiche abbia penalizzato in modo ancora più importante il lavoro degli agricoltori, che hanno visto lievitare i costi in modo esorbitante e spesso, appunto, andare a impattare ancora di più su quello che era un momento di crisi. Infatti, le aziende agricole erano già in forte difficoltà e messe a dura prova da imposizioni politiche europee che da anni stanno penalizzando il comparto, giorno dopo giorno, chiedendo ai nostri agricoltori grandi sacrifici e mettendoli in secondo piano, non riconoscendo, invece, quel grande lavoro che gli stessi svolgono all'interno delle economie nazionali, con quelle regole assurde, che si traducono per gli agricoltori in costi nascosti all'interno del loro lavoro; regole che subiscono per poter produrre e portare sulle nostre tavole quelle eccellenze nazionali che tutti conosciamo.

Qui, Presidente, io resto anche stupito da alcune affermazioni che ho sentito in quest'Aula. Ho sentito l'onorevole Evi che parlava di limitare ancora di più l'uso dei fitofarmaci all'interno del mondo agricolo. Questo significherebbe volerli uccidere, dal punto di vista lavorativo. Queste affermazioni probabilmente sono il risultato di qualcuno che non si è mai confrontato in modo serio e concreto con il mondo agricolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) o, ancora peggio, di qualcuno che non vuole sentire il grido di dolore che hanno lanciato gli agricoltori in questo periodo, perché come le persone utilizzano le medicine per curarsi l'agricoltura ha la necessità dei fitofarmaci per poter produrre.

Se vogliamo prodotti di derivazione nazionale che arrivano sulle nostre tavole, allora abbiamo la necessità di utilizzare determinate molecole all'interno dei fitofarmaci. C'è una parte politica che questo non vuole comprenderlo e quindi, signor Presidente, mi rivolgo a lei, per affermare che oramai è palese che ci sia una politica europea che, negli ultimi anni, vede i nostri agricoltori come nemici da contrastare, mentre per noi della Lega gli agricoltori sono un patrimonio da tutelare e da salvaguardare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e la politica deve fare proprio questo, e questo Governo di centrodestra lo sta dimostrando dal primo giorno del suo insediamento, con provvedimenti che rappresentano, giorno dopo giorno, passi avanti verso le richieste degli agricoltori.

Dispiace sentire anche il collega Caramiello che parla di provvedimenti leggeri, di provvedimenti che non sono impattanti. Io, tramite lei, vorrei chiedere al collega Caramiello perché provvedimenti seri non li hanno fatti quando governavano loro, all'interno del comparto dell'agricoltura, ma oggi ogni provvedimento che viene portato all'interno di quest'Aula, con la nostra Commissione, viene ritenuto un provvedimento quasi insignificante. Io dico che bisognerebbe, invece, parlare con le associazioni. Io so che le associazioni attendevano da tempo questa proposta di legge e il suo arrivo in Aula, proprio perché va verso ciò che loro ci hanno chiesto.

All'interno di quest'Aula abbiamo in primis un dovere morale verso gli agricoltori, per il compito che loro stessi svolgono all'interno della nostra economia nazionale. Lo dobbiamo perché non possiamo dimenticare che, senza gli agricoltori e senza i prodotti dell'agricoltura, non esisterebbero tanti comparti della filiera agroalimentare, non esisterebbero i grandi chef, non esisterebbero le grandi aziende di trasformazione che siamo abituati da sempre a vedere all'interno dei supermercati. Vediamo i grandi chef in televisione, li vediamo sulle TV internazionali e tutto ciò è possibile perché esiste un agricoltore che, attraverso il suo impegno, porta all'interno dei mercati quelle eccellenze nazionali che tutto il mondo ci invidia. Dico questo non per sminuire altri comparti o altre professionalità, che sono veri e propri ambasciatori del nostro Paese nel mondo, ma lo dico semplicemente, signor Presidente, perché risulta facile capire che oggi l'agricoltore è colui che rischia di più, e, per i motivi già esposti in precedenza, purtroppo, è colui che viene pagato meno di tutti, all'interno della filiera agroalimentare. Serve, pertanto, equilibrio e riconoscimento del rischio che gli agricoltori sostengono ogni giorno.

Oggi, con questa proposta di legge, Presidente, andiamo a porre proprio l'attenzione sulla redditività delle imprese agricole, sulla giusta redditività. Chiediamo una cosa molto semplice: che all'interno della formazione del prezzo nei contratti di filiera siano tenuti in considerazione tutti quei costi di produzione che ogni comparto economico, all'interno del proprio lavoro, tiene in considerazione, quindi occorre tenere in conto i costi delle materie prime, gli aumenti legati alle energie, gli aumenti legati al lavoro e alla manodopera, proprio per dare la possibilità di creare un prezzo giusto. Nella proposta è prevista, poi, anche una delega al Governo molto importante per andare a disciplinare le filiere di qualità e le concorrenze sleali.

Ciò proprio per riuscire a realizzare accordi che possano tutelare le nostre imprese agricole e difenderle anche da quelle concorrenze sleali soprattutto provenienti dai Paesi stranieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Per fare questo, teniamo in considerazione ovviamente il rispetto dei diritti dei lavoratori, la tracciabilità dei prodotti, tutto quello che serve per tutelare le filiere di qualità, regole che molti Paesi non rispettano. Oggi molti Paesi hanno la possibilità di arrivare sui nostri mercati proprio grazie a quelle imposizioni europee che non permettono ai nostri agricoltori di produrre. Infatti, riallacciandomi a quanto detto prima, i divieti ai nostri agricoltori sono per l'utilizzo dei prodotti, ma gli stessi divieti non sono imposti per l'importazione dei prodotti dall'estero che mettono a repentaglio non solo l'economia del nostro Paese, ma anche la sicurezza alimentare.

Vado a concludere, signor Presidente. Chiediamo che il settore sia valorizzato, tutelato e sostenuto. Siamo e saremo sempre dalla parte degli agricoltori, contro una politica europea che, invece, vorrebbe imporci le grandi multinazionali, che probabilmente vorrebbero sostituirsi alle nostre imprese agricole, portandoci carne sintetica e farina di grilli.

Proprio a fronte di questo, esprimo in modo convinto il voto favorevole mio e di tutto il gruppo Lega su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei iniziare il mio intervento, dando la piena solidarietà rispetto alla tragedia che è successa agli operai dell'ENEL a Suviana (Applausi). E a tutti coloro che, al momento, stanno intervenendo vorrei dare il nostro sostegno.

Chiedo scusa…

PRESIDENTE. Mi scusi. A questo proposito, onorevole Marino, come lei sa, tutti noi stiamo seguendo l'evolversi della tragedia che è accaduta a Suviana, in Emilia-Romagna, dove si è verificata una spaventosa esplosione alla centrale idroelettrica. Come voi, seguiamo con angoscia e con sgomento le notizie che si susseguono e che già ora ci consegnano un insopportabile bilancio, purtroppo, ancora in evoluzione e da aggiornare.

Il Presidente della Camera ha già espresso il profondo cordoglio per la tragedia, inviando le più sentite condoglianze alle famiglie dei lavoratori che hanno perso la vita e la solidarietà ai feriti. Siamo insieme, in questo momento, con le preghiere, per quello che possiamo fare, con la nostra solidarietà vera, totale, per chi sta lottando, anche in ospedale. Siamo vicini a chi - Forze dell'ordine, Vigili del fuoco - è impegnato in questo momento nelle operazioni di soccorso. Quindi, il suo cordoglio è il nostro cordoglio, è il cordoglio della Camera dei deputati, che - lo ripeto - segue con apprensione ciò che accade (Applausi). Grazie, onorevole Marino.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente, oggi siamo chiamati a discutere e a valutare la proposta di legge n. 851-A, di cui sono relatrice, che riguarda le modifiche al decreto legislativo n. 198 del 2021, concernente la considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari e che contiene un'importantissima delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.

Questa proposta di legge riveste un'importanza cruciale per il settore agricolo e agroalimentare del nostro Paese. Essa mira a tutelare la redditività delle imprese agricole, stabilendo criteri chiari per la determinazione dei prezzi nei contratti di gestione e promuovendo la creazione di filiere di qualità rispettose di parametri specifici di qualità, sostenibilità ambientale, sociale ed economica, tutte questioni di dirimente importanza per il contesto storico, politico ed economico in cui ci troviamo ad operare e, peraltro, tutte misure fortemente richieste dal settore di riferimento, considerata anche la crisi che il comparto sta vivendo.

L'introduzione della definizione di costi di produzione rappresenta un passo significativo verso una maggiore trasparenza ed equità nei rapporti contrattuali tra fornitori e acquirenti nel settore agroalimentare. Questi costi, che comprendono una vasta gamma di fattori, come materie prime, energia, manodopera e fattori climatici, devono essere tenuti in considerazione nella determinazione dei prezzi dei prodotti agricoli e alimentari, sia nei contratti di cessione, sia negli accordi quadro stipulati dalle organizzazioni professionali.

Inoltre, la delega al Governo per disciplinare le filiere di qualità rappresenta un'opportunità per promuovere pratiche sostenibili e garantire standard elevati di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.

È essenziale che questo decreto, una volta adottato, si basi su principi solidi, che considerino l'interconnessione tra sostenibilità ambientale, sociale ed economica, nonché il rispetto dei diritti dei lavoratori e il benessere degli animali. Spetterà al Governo non deludere le attese e dare riscontro a quanto previsto dalla norma. C'è da augurarsi che il Governo utilizzi la delega per rispondere agli interessi generali. Vigileremo perché ciò avvenga, anche perché abbiamo potuto registrare, in questi primi 18 mesi di legislatura, le scorciatoie e le allegre interpretazioni del Governo, che mal si conciliavano con le leggi approvate.

Un altro aspetto cruciale in questa proposta di legge è il suo impatto sulla tutela della concorrenza nel settore agroalimentare. L'Unione europea ha riconosciuto la necessità di contrastare le pratiche commerciali sleali all'interno della filiera agricola e alimentare. Questa proposta di legge s'inserisce in questo contesto, recependo la direttiva dell'Unione europea (UE) 2019/633 e integrandola di ulteriori previsioni favorevoli ai nostri agricoltori contro ogni tipo di pratica sleale tra fornitori e acquirenti e, segnatamente, tra gli acquirenti della grande distribuzione e i fornitori, i quali spesso sono piccoli agricoltori di nicchia delle aree interne, che garantiscono la tenuta dei territori, dove l'unico settore economico è rappresentato dall'agricoltura e dalla zootecnia, con poco o assente potere negoziale, tendenzialmente obbligati a sottostare alle assurde condizioni dei venditori.

È un primo passo, questo, verso il cambiamento di voler affrontare i problemi del comparto, che, ripeto, sono sempre più pesanti.

Sono state anche introdotte una serie di modifiche che chiariscono il concetto di costi di produzione, prevedendo che questi comprendano: le spese sostenute dal fornitore per le materie prime, servizi legati alla produzione e alla commercializzazione, mezzi tecnici, energia, variazione dei costi della manodopera e diverse aree produttive, cicli di coltivazione, ubicazione geografica, tecniche di produzione, periodi di commercializzazione, vulnerabilità dei prodotti e volumi di produzione rispetto alle condizioni climatiche e agli eventi atmosferici eccezionali.

La necessità di chiarire così puntualmente il concetto di costi di produzione si spiega, poi, alla luce della lettera b) del primo articolo, nel quale si stabilisce che i prezzi definiti dai contratti di cessione debbano necessariamente tenere conto dei costi di produzione.

L'obiettivo è chiaro ed è quello di impedire alla grande produzione di imporre agli agricoltori le cosiddette vendite sottocosto, consentendo quindi agli stessi di imporre prezzi che tengano in considerazione anche eventuali aumenti di prezzi nei fattori produttivi, senza obbligarli a rispettare contratti che, a lungo andare, diventano obsoleti e minacciano fortemente la tenuta delle imprese agroalimentari, e che ha dimostrato di essere capace di mettere a repentaglio intere filiere come quella delle arance siciliane.

È chiaro che, in questo contesto, si fanno salve le condizioni contrattuali definite negli accordi quadro stipulati dalle organizzazioni professionali maggiormente rappresentative, ma è altresì essenziale ricordare che, anche in questo caso, si deve tener conto dei costi di produzione.

Mi preme, peraltro, ricordare che l'Italia è stata, negli ultimi tempi, soggetta a non pochi svantaggi dal punto di vista della competitività dei propri prodotti.

Un'ulteriore attestazione di questo, oltre a quelle già citate, è rappresentata da quanto accade giornalmente alla filiera non solo delle arance, ma anche a quella del grano e, più in generale, di tutti i prodotti che provengono non dagli Stati europei, rispetto a quelli, invece, degli Stati europei che rispettano pedissequamente il Green Deal e gli standard qualitativi imposti dall'Unione europea.

Le nostre filiere, quindi, sono sottoposte a controlli qualitativi molto stringenti e, al contempo, devono rispettare una serie di normative in ambito energetico e green, una fra tutte il Green Deal, che onerano moltissimo i nostri produttori; oneri che poi si riverberano necessariamente sui prezzi produttivi e, a cascata, sui prezzi finali a cui i produttori sono in grado di vendere.

Ora, nonostante la necessità di rispettare questa normativa e i controlli qualitativi, che peraltro dovrebbero andare a favore della filiera dal punto di vista della resa qualitativa e della sostenibilità ambientale dei prodotti, il paradosso è che i prodotti extra Unione europea importati in Unione europea non vengono sottoposti agli stessi controlli e agli stessi obblighi, con la conseguenza che entrano nel nostro mercato a prezzi largamente inferiori rispetto ai nostri, ponendosi in una competizione estremamente sleale con essi e lasciando alle nostre attività produttive essenzialmente due scelte.

Sono entrambe molto sfavorevoli per le nostre imprese: vendere a prezzi svantaggiosi per gli stessi produttori, pur di vendere, e vendere al prezzo giusto ma in quantità infinitamente inferiore rispetto a quella dei prodotti importati dai Paesi extraeuropei. Anziché procedere per spot inservibili ed affrontare queste criticità, ma utili nella sola logica della propaganda, il Governo avvii in Europa le procedure antidumping, sensibilizzando al contempo i consumatori verso acquisti consapevoli. Occorre creare una terza strada che vada a favore dei nostri produttori e che rispetti il principio della reciprocità, spesse volte leso. Dobbiamo consentirgli di vendere a prezzi corretti e in quantità maggiori, chiaramente non impedendo all'impresa extra UE di importare, ma quantomeno pretendere che i prodotti importati siano sottoposti agli stessi standard di qualità rispetto ai nostri.

Colleghi, c'è un motivo per il quale sin da subito il Partito Democratico ha voluto esprimere un voto favorevole a questa proposta di legge. Si tratta di un intervento semplice ma concreto, che non può che mettere d'accordo tutti. Maggiore conferma si ha dai dati che ci sono in riferimento alla qualità dei prodotti alimentari che dipendono dalla forza negoziale dei fornitori dei prodotti. Se quest'ultimi non dovranno sottostare ai prezzi al ribasso imposti dalla grande distribuzione, non dovranno compromettere la qualità dei prodotti per salvare le proprie imprese. A giovare di questo saremmo tutti noi, perché dalla qualità alimentare di un Paese dipende la sua qualità di vita e, in larga parte, anche la sua salute generale, oltre che, nel caso di Paesi come l'Italia, in cui la qualità alimentare è storicamente tra le più apprezzate al mondo e tra le produzioni agricole tra le più prolifiche, anche la tenuta economica. Dobbiamo registrare, però, che da parte del Governo non c'è la volontà di alzare l'asticella sui provvedimenti che rispondono agli interessi della nostra comunità, indipendentemente dalle collocazioni politiche. Come gruppo Partito Democratico abbiamo visto bocciare immotivatamente moltissimi emendamenti in favore di norme che hanno dell'assurdo, come l'abolizione della norma sull'esenzione contributiva di 2 anni per gli imprenditori agricoli under 40 in favore dell'introduzione di una legge che rende obbligatoria l'assicurazione sugli eventi catastrofici, la cui naturale conseguenza è quella di far schizzare i prezzi delle polizze, e la norma sull'esclusione del credito d'imposta per i carburanti. Infine, vorrei sottolineare l'importanza della collaborazione tra Stato e regioni in quest'ambito. La materia agricola è di competenza residuale delle regioni, ma è necessaria una collaborazione leale e costruttiva per garantire un quadro normativo efficace e armonizzato su tutto il territorio nazionale.

Concludo, Presidente. La proposta di legge su cui oggi andiamo ad esprimerci rappresenta un importante passo avanti per il settore agricolo e agroalimentare italiano. È fondamentale assicurare che questa legge sia approvata e attuata nel rispetto dei principi di equità, trasparenza e sostenibilità, garantendo così un futuro prospero per le nostre imprese agricole e una migliore qualità dei prodotti alimentari per i consumatori italiani ed europei. Però, perché questo sia possibile, è necessario che il Governo, differentemente dalle altre occasioni, utilizzi bene la delega che questa legge gli conferisce. Nell'esprimere il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico ci auguriamo che le norme introdotte trovino concreta attuazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Almici. Ne ha facoltà.

CRISTINA ALMICI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, la proposta di legge oggi in approvazione è stata fortemente voluta dal Governo Meloni, perché è fondamentale per difendere e tutelare il mondo agroalimentare di fronte alla crescita delle pratiche sleali e delle contraffazioni, che hanno richiesto un aumento dei controlli a tutela della salute pubblica. Una proposta di legge che introduce modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, con l'obiettivo di tutelare la redditività delle imprese agricole, stabilendo chiaramente quali sono i fattori che concorrono alla formazione del prezzo inserito nei contratti di cessione. Il decreto legislativo n. 198 che, ricordo, ha dato attuazione alla direttiva europea 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agricola e alimentare. Nel Mediterraneo, nonostante le annate sfavorevoli del decennio 2012-2022, l'Italia è uno dei principali attori per la produzione di prodotti agroalimentari e terzo tra i Paesi UE per l'industria alimentare. Se analizziamo insieme i settori della produzione agricola e della trasformazione industriale, nel 2022, il valore aggiunto della filiera agroalimentare è arrivato a 64 miliardi di euro, di cui 37,4 miliardi generati dal settore agricolo e 26,7 miliardi dall'industria alimentare. In questa configurazione ristretta, il comparto agroalimentare ha rappresentato il 3,7 per cento del valore aggiunto dell'intera economia italiana, valore che raggiunge il 7,7 per cento inglobando anche le fasi a valle della produzione alimentare, ossia distribuzione e ristorazione, e supera il 15,2 per cento considerando anche i servizi e le attività necessarie per far arrivare i prodotti dal campo alla tavola. Valori che, come ben sappiamo, sono stati fortemente influenzati dall'aumento dei prezzi internazionali delle materie prime energetiche e agricole, con il conseguente, generalizzato aggravio dei costi a carico delle aziende agricole italiane già a partire dalla seconda metà del 2021.

Secondo le stime preliminari dell'Istat, nell'Unione europea a 27 Stati membri, l'incremento medio dei costi della produzione delle aziende agricole è stato del 23,1 per cento, con valori al rialzo di almeno il 10 per cento in tutti gli Stati, a fronte di una crescita dei prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori che ha registrato balzi del 63,4 per cento per i fertilizzanti, del 49,7 per cento per i prodotti energetici e del 25,1 per gli alimenti per gli animali. La situazione, già critica, è stata ulteriormente aggravata dall'andamento climatico sfavorevole del 2022, che ha causato un calo del volume della produzione nella misura del 3 per cento. In questo panorama è evidente come le aziende agricole siano in estrema difficoltà, perché non riescono a trasferire a valle gli aumenti dei costi, subendo la compressione dei margini operativi, con riduzione drastica della redditività aziendale. Gli imprenditori agricoli, afflitti dalla crescente instabilità delle condizioni meteorologiche, sono spesso costretti a rivedere le proprie scelte gestionali per contenere le spese, diminuendo l'utilizzo o rimandando gli acquisti e cambiando, in alcuni casi, il piano colturale.

Se il tema dei costi di produzione ha assunto, quindi, una rilevanza probabilmente mai raggiunta prima, da tempo si avverte la necessità di creare condizioni affinché, nelle relazioni tra i diversi comparti della filiera, i rapporti contrattuali non si trasformino in vere e proprie pratiche sleali. In tale contesto, se, da una parte, rimane prioritaria la difesa del potere di acquisto delle famiglie, dall'altra, dobbiamo difendere la marginalità della produzione. La proposta di legge oggi in esame ha colto, quindi, la necessità di riequilibrare i rapporti della filiera, evitando le pratiche commerciali scorrette. La nuova definizione di costo di produzione va a tutelare la redditività delle imprese agricole, prevedendo criteri che stabiliscano chiaramente quali sono i fattori che concorrono alla formazione del prezzo inserito nel contratto di cessione.

Anche nel panorama europeo il clima è cambiato radicalmente e le relazioni commerciali sono divenute oggetto della direttiva (UE) 2019/633, in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare, che i singoli Stati dell'Unione hanno recepito. Tuttavia, nell'ultimo decennio, i prezzi agricoli nell'Unione europea sono stati al riparo dalle fluttuazioni del mercato internazionale delle materie prime, ma non totalmente, e dagli impatti degli shock economici e finanziari globali. L'Unione europea se, da un lato, ha offerto grandi opportunità in termini di sbocchi di mercato per i prodotti agroalimentari europei, dall'altro lato, ha reso i prezzi interni all'Unione più soggetti all'instabilità dei mercati mondiali. Un'instabilità che, come già detto, nell'ultimo decennio risulta essere stata fortemente ampliata dagli effetti di cambiamento climatico manifestatosi attraverso un aumento dell'intensità e della frequenza degli eventi meteorologici estremi ed una maggiore esposizione della produzione a rischi sanitari e fitosanitari, influenzando l'offerta dei prodotti agricoli a livello mondiale, europeo e nazionale. Ma la filiera agricola e alimentare, oltre al rischio commerciale, fatto implicito in qualunque attività economica, e all'incertezza legata ai processi biologici e ai fattori meteorologici, è ora fortemente influenzata dagli squilibri frequenti nel potere contrattuale tra fornitori e acquirenti, dove i partner commerciali più grandi cercano di imporre pratiche o accordi contrattuali a proprio vantaggio. Si stima che ogni anno le pratiche commerciali sleali procurino oltre 350 milioni di euro di danni a cascata nella filiera agricola e alimentare. Da qui la necessità di contrastare le pratiche commerciali sleali per ridurre la frequenza.

Per questo motivo il Governo Meloni ha dato nuovo impulso all'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, l'ICQRF, e ha istituito, a marzo 2023, la nuova Unità di contrasto alle pratiche commerciali sleali, UPS, a cui ha affiancato la nuova Unità servizi giuridici, con compiti di supporto tecnico e giuridico. Il personale destinato alle attività è passato da 700 a 1.000 unità, una vera e propria task force incaricata della programmazione, gestione e monitoraggio delle attività di indagine e di accertamento degli squilibri negoziali che affliggono le relazioni commerciali e contrattuali nella filiera agroalimentare. Grazie alla strategia attuata dal Ministro Lollobrigida e dal Governo Meloni i controlli eseguiti dall'ICQRF sono passati da 139 nel 2022 a 54.658 effettuati nel 2023. L'ICQRF sta svolgendo un'attività fondamentale, pari a più del 30 per cento dei controlli complessivi svolti nel settore da tutte le autorità nazionali, attività che riguarda quasi integralmente i prodotti alimentari.

A confermare la necessità di contrastare illeciti e comportamenti criminosi basta leggere i dati: 5.548 contestazioni, 4.181 diffide elevate, 551 sequestri eseguiti, per un valore di 42 milioni di euro. Di tutta l'attività svolta dall'ICQRF voglio ricordare le verifiche nel settore lattiero-caseario conseguenti a specifica denuncia di un'associazione di categoria, che hanno portato al controllo di tutti i contratti e delle variazioni intervenute da parte di una multinazionale francese, controlli cui hanno fatto seguito specifiche contestazioni per pratiche sleali di modifica unilaterale dei contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani e volte a diminuire i prezzi riconosciuti e a introdurre un nuovo indice, fortemente penalizzante per i nostri produttori, già fortemente colpiti dal caro costi.

Qualora il procedimento si dovesse concludere con una condanna, sarebbe ribadita e più evidente la necessità di tutelare il mondo agricolo. L'ultimo grido di aiuto lanciato dal mondo agricolo è di ieri, al Brennero, dove oltre 10.000 agricoltori in 2 giorni si sono mobilitati contro le importazioni sleali che penalizzano il made in Italy agroalimentare. Una manifestazione contro le cosce di maiale danesi dirette a Modena e che rischiano di diventare prosciutti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), l'uva indiana spedita a Novara, la frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia, con direzione Sicilia, ma l'elenco potrebbe continuare all'infinito.

Per quanto detto abbiamo il dovere di adoperarci affinché nelle relazioni tra i diversi anelli della filiera i rapporti di forza contrattuale non si trasformino in pratiche sleali. La proposta di legge che oggi siamo chiamati ad approvare rappresenta, quindi, un importante passo avanti per tutelare la redditività delle imprese agricole, per garantire una maggiore equità e sostenibilità nel settore agroalimentare e una migliore tutela dei produttori, perché il Governo Meloni è, e sarà, al fianco del mondo agricolo e del comparto agroalimentare.

Ed è per questo che, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, esprimo voto favorevole rispetto a questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 851-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 851-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 851-A: "Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28) (Applausi).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, gli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna sono rinviati alla seduta di domani, mercoledì 10 aprile, a partire dalle ore 9,30, nella quale, secondo le medesime intese, il seguito dell'esame della proposta di legge n. 836-A sarà collocato quale ultimo argomento all'ordine del giorno.

Colleghi, avverto, che sempre nella giornata di domani, attorno alle ore 11, avrà luogo la commemorazione delle vittime del grave incidente avvenuto presso la centrale idroelettrica di Suviana, in provincia di Bologna.

Ricordo che alle ore 16,15, altresì, si terrà la commemorazione dell'anniversario del disastro della nave Moby Prince.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la presidente Boldrini. Ne ha facoltà, per due minuti.

Onorevole Boldrini, intende far defluire i colleghi? Secondo me, se lei inizia, i colleghi faranno silenzio. Vero, colleghi?

Presidente Boldrini, può intervenire, perché l'Aula ascolterà in silenzio il suo intervento. Prego, vede che silenzio?

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Mi colpisce il suo ottimismo, Presidente, da uomo di esperienza…

PRESIDENTE. È l'ottimismo della volontà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Buona citazione, complimenti. Signor Presidente, poco più di 6 mesi fa, la furia terroristica di Hamas si abbatteva su ragazzi e ragazze, su persone innocenti, uccidendo oltre mille persone e catturandone come ostaggi oltre 200, molte delle quali sono ancora prigioniere. La reazione israeliana è stata senza precedenti, oltre 33.000 palestinesi sono stati uccisi, di cui 13.800 bambini, e sono state rase al suolo intere città della Striscia di Gaza. Sono 1.500, Presidente, i camion di aiuti umanitari bloccati a Rafah dalle autorità israeliane. Abbiamo visto con i nostri occhi la fame e le malattie come arma di guerra, una dimensione assolutamente disumana e criminale.

Ora, Netanyahu ha annunciato l'attacco proprio a Rafah. La comunità internazionale ha chiesto al Governo israeliano di fermarsi, l'ha chiesto il Presidente Biden, tutti l'hanno chiesto, tutti, anche questa Camera si è pronunciata per il cessate il fuoco, ma Netanyahu non si ferma. La Corte internazionale di giustizia ha intimato a Israele di impedire azioni di genocidio e di consentire l'accesso degli aiuti umanitari alla popolazione stremata di Gaza. Questa richiesta perentoria impegna tutti gli Stati, tutti i Governi e impegna anche il Governo italiano. Tutti i Governi devono agire affinché questo avvenga e, invece, il nostro Governo, a differenza di quanto fatto dall'Unione europea e da altri Paesi, tiene ancora bloccati i fondi dell'UNRWA, che è l'Agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi, e si limita a dichiarazioni generiche.

Quando, nei giorni scorsi, ha incontrato a Roma il suo omologo israeliano Katz, il Ministro Tajani si è rallegrato del fatto che egli abbia garantito il sostegno all'iniziativa Food for Gaza. Forse al Ministro Tajani sfugge che Israele ha l'obbligo, Presidente - lo ripeto, l'obbligo - di fare entrare gli aiuti, perché così ha stabilito la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU e così prevede il diritto internazionale, non è una gentile concessione per la quale ringraziare il Ministro israeliano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). La timidezza e i silenzi di questo Governo espongono il nostro Paese, che dovrebbe, non soltanto, parlare chiaro, ma, soprattutto, agire affinché quanto richiesto dalla Corte internazionale di giustizia si concretizzi.

Nei giorni scorsi, come lei sa, Presidente, l'avvocato palestinese Salah Abdel Ati, più volte sfollato nella Striscia di Gaza, che ha perso 6 membri della sua famiglia, uccisi da un raid israeliano, assistito da un pool di giuristi italiani, ha presentato un ricorso d'urgenza al tribunale di Roma, affinché l'Italia, se non vuole - se non vuole - risultare complice di crimini, fermi la vendita di armi a Israele, ripristini i fondi dell'UNRWA e si impegni in ogni sede per il cessate il fuoco: tutte cose, Presidente, che il Governo italiano avrebbe già dovuto fare.

Allora, al Governo chiedo questo: non bastano, Governo, gli oltre 33.000 morti per alzare la voce, per dire basta, per mettere le sanzioni, per imporre e non per implorare il cessate il fuoco (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boldrini. Peraltro, proprio oggi ho incontrato alcuni familiari degli ostaggi che sono in questo momento, dopo 6 mesi, ancora nelle mani di Hamas. Le assicuro che è una tortura che equivale a una tortura fisica quella che stanno subendo i familiari, le parlo di sorelle, fratelli, padri, di persone che da 6 mesi sono state inghiottite nel nulla e sono nelle mani di quei terroristi. Quindi, è una situazione che, come sa, seguiamo tutti da vicino, con l'angoscia di sapere che, dopo 6 mesi, oltre 100 persone sono ancora nelle mani di terroristi che stanno togliendo, ogni giorno di più, il diritto alla vita di quelle persone. Quindi, preghiamo soprattutto per gli ostaggi (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Congedo. Ne ha facoltà.

SAVERIO CONGEDO (FDI). Grazie, Presidente. Si sono tenute oggi in Puglia, a Montesano Salentino e a Manfredonia, le esequie dell'appuntato scelto Francesco Ferraro e del maresciallo Francesco Pastore. Il loro feretro, avvolto dal tricolore, è stato salutato dall'abbraccio commosso, fiero e partecipato della loro comunità e dei vertici dell'Arma dei Carabinieri, delle altre Forze dell'ordine (Applausi) e delle Forze armate. Due giovani carabinieri di 25 e 27 anni, ennesimo ed estremo tributo degli uomini in divisa alla Patria e agli italiani, che nella notte tra sabato e domenica hanno perso la vita a bordo della loro gazzella travolta nel salernitano da un SUV condotto da una donna di 32 anni. Un tragico incidente che sembrerebbe causato dall'uso di droghe e dall'abuso di alcol e per questo la donna, già coinvolta in passato in vicende legate al traffico di stupefacenti, è indagata per omicidio stradale. Un dramma su cui speriamo si faccia presto chiarezza e vengano chiarite le responsabilità.

In questa sede, però, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia esprimo il profondo cordoglio per queste giovani vite spezzate nell'espletamento del loro dovere e il ringraziamento per aver servito la Patria con onore e alle loro famiglie, all'Arma dei Carabinieri, alle comunità di Montesano Salentino e Manfredonia le nostre più sentite condoglianze (Applausi). Al contempo, formulo gli auguri di pronta guarigione al maresciallo dei Carabinieri Volpe e al settantacinquenne rimasti feriti nell'incidente. Colgo l'occasione di questo doloroso e tragico evento per rinnovare i sentimenti di viva gratitudine del gruppo di Fratelli d'Italia alle donne e agli uomini dei Carabinieri e delle altre Forze dell'ordine che ogni giorno mettono a repentaglio la loro vita per proteggere la nostra sicurezza e la sicurezza della nostra Nazione (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Congedo. Già il Presidente della Camera, come sa, aveva espresso, nell'immediatezza, le sue condoglianze e la vicinanza ai feriti e all'Arma dei Carabinieri per questo incredibile fatto accaduto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 10 aprile 2024 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16,15)

1. Seguito della discussione delle mozioni Casasco, Caramanna, Andreuzza, Cavo ed altri n. 1-00253, Sergio Costa ed altri n. 1-00266, Ruffino ed altri n. 1-00268, Peluffo ed altri n. 1-00270 e Bonelli ed altri n. 1-00272 in materia di revisione dei meccanismi di tassazione delle emissioni di carbonio (CBAM) per le importazioni a tutela della competitività delle aziende europee .

2. Seguito della discussione delle mozioni Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00265, D'Alessio ed altri n. 1-00269 e Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00271 in materia di politiche del lavoro, con particolare riguardo alle iniziative volte alla lotta al precariato .

3. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione al sequestro di corrispondenza concernente i deputati Bonifazi e Boschi nonché Luca Lotti (deputato all'epoca dei fatti). (Doc. IV, n. 2-A)

Relatore: ENRICO COSTA.

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

MOLINARI ed altri: Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive. (C. 836-A​)

Relatore: SASSO.

(ore 15)

5. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19,45.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: SIMONETTA MATONE (A.C. 1532​-ter-A)

SIMONETTA MATONE (LEGA). (Dichiarazione di voto finale - A.C. 1532​-ter-A). Era il giugno del 2016 quando il Parlamento approvava la legge delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile. Poco più di un anno dopo - era l'agosto 2017 - i decreti legislativi che hanno introdotto, tra l'altro, il codice del Terzo settore e un decreto del Presidente della Repubblica.

2017-2024: se mi si passa la battuta, non siamo di fronte alla crisi del settimo anno, ma certo era opportuno fare un tagliando all'impianto normativo che costituisce la cornice di un comparto tanto composito quanto di fondamentale importanza. Una revisione e un tagliando, per usare una metafora che richiama la quotidianità, per completare il corpus delle norme sul settore laddove ancora presentava delle lacune, migliorarlo dove manifestava problematiche, puntualizzando laddove il testo originario era ambiguo.

È quello che fa questo disegno di legge che ci accingiamo ad approvare, frutto del confronto con i soggetti protagonisti. Confronto che ha portato a un numero cospicuo di modifiche durante l'iter, segno della volontà di intervenire al meglio, senza preconcetti e pregiudizi.

Stiamo parlando di un pezzo di sistema Paese di grandissimo rilievo, e per le sue dimensioni e per il ruolo che queste realtà svolgono nella società: oltre 360.000 le istituzioni non profit attive in Italia secondo l'Istat, tra associazioni, organizzazioni di volontariato, imprese sociali e altre tipologie di enti, con quasi 900.000 dipendenti. Un movimento che, con le sue attività, rappresenta circa il 5 per cento del Pil, e oltre 120.000 enti iscritti al Registro unico nazionale del Terzo settore. Dal 2015 ad oggi le istituzioni non profit sono cresciute di oltre l'8 percento, segno della vitalità, dello spazio di operatività e dell'intraprendenza di realtà private che decidono di mettersi a disposizione della comunità, grazie al generoso contributo di oltre 4 milioni e mezzo di italiani che donano il loro tempo al volontariato, prestando servizio in oltre 250.000 istituzioni non profit, prevalentemente nel settore delle attività ricreative e della socializzazione, della filantropia.

Guardiamolo in sintesi questo provvedimento: si amplia la platea dei soggetti istituzionali che possono assumere assistenti sociali in deroga ai vincoli di contenimento della spesa di personale. Non solo singoli comuni, ma anche convenzioni e le Unioni dei comuni.

Si interviene nel delicato e importantissimo tema dei minori affidati e dei minori fuori famiglia, istituendo un tavolo che supporti, monitori e valuti gli interventi di integrazione e inclusione.

Si definiscono i confini entro i quali gli enti del Terzo settore attivi in campo sportivo possono muoversi, con particolare riferimento a sponsorizzazioni e altre entrate così come nella gestione degli impianti.

Vengono inoltre introdotte modifiche per agevolare la partecipazione all'interno degli organi statutari degli enti e per la trasparenza contabile e infine si consente alle associazioni d'arma - la cui funzione sociale è di tutta evidenza importante - di iscriversi al Registro unico.

Sono solo alcuni dei contenuti che costituiscono questa legge che mira, a nostro avviso riuscendoci, a fare chiarezza, a semplificare, ad allargare i confini del Terzo settore. Terzo nel nome, ma secondo a nessuno per importanza, se mi si passa il gioco di parole.

Che poi, se ci si pensa bene, stiamo parlando di un comparto che è definito comunemente con una negazione: il non, di non profit, che connota il Terzo settore come qualcosa di residuale allo Stato e all'impresa. Le parole contano, le parole sono importanti, per dirla con Nanni Moretti: il Terzo settore non è quel che resta degli altri soggetti, ma un comparto di straordinaria rilevanza sociale e anche di significativo peso economico. Un comparto per anni sopravvissuto alla mancanza di un corpus normativo organico, poi convissuto con un impianto imperfetto cui oggi andiamo a introdurre importanti correttivi, con spirito di collaborazione. Ci sarà ancora da intervenire? Con ogni probabilità sì. Tutto è migliorabile, del resto, ma intanto mettiamo ulteriori tasselli nel mosaico.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Schiano Di Visconti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 il deputato Bellomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 7 la deputata Varchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 15 il deputato Alfonso Colucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 18 il deputato Maiorano ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 26 la deputata Marino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1532-TER-A - ODG N 1 271 268 3 135 118 150 71 Resp.
2 Nominale ODG 9/1532-TER-A/2 272 269 3 135 119 150 71 Resp.
3 Nominale ODG 9/1532-TER-A/3 277 267 10 134 106 161 70 Resp.
4 Nominale ODG 9/1532-TER-A/4 274 257 17 129 105 152 70 Resp.
5 Nominale ODG 9/1532-TER-A/5 279 206 73 104 52 154 70 Resp.
6 Nominale ODG 9/1532-TER-A/6 RIF 270 269 1 135 269 0 70 Appr.
7 Nominale DDL 1532-TER-A - VOTO FINALE 265 155 110 78 155 0 68 Appr.
8 Nominale PDL 851-A - ARTICOLO 1 258 204 54 103 204 0 68 Appr.
9 Nominale EM 2.1000 267 203 64 102 51 152 68 Resp.
10 Nominale EM 2.1002 272 260 12 131 47 213 68 Resp.
11 Nominale EM 2.1003 267 206 61 104 54 152 68 Resp.
12 Nominale EM 2.500 274 274 0 138 272 2 68 Appr.
13 Nominale ARTICOLO 2 272 213 59 107 213 0 68 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 3.600 275 266 9 134 266 0 68 Appr.
15 Nominale EM 3.1000 266 266 0 134 266 0 68 Appr.
16 Nominale ARTICOLO 3 277 222 55 112 222 0 68 Appr.
17 Nominale ODG 9/851-A/1 264 260 4 131 108 152 67 Resp.
18 Nominale ODG 9/851-A/2 RIF 262 251 11 126 249 2 67 Appr.
19 Nominale ODG 9/851-A/3 272 269 3 135 115 154 67 Resp.
20 Nominale ODG 9/851-A/4 272 270 2 136 117 153 67 Resp.
21 Nominale ODG 9/851-A/5 269 266 3 134 113 153 67 Resp.
22 Nominale ODG 9/851-A/6 RIF 271 270 1 136 268 2 67 Appr.
23 Nominale ODG 9/851-A/7 273 271 2 136 115 156 67 Resp.
24 Nominale ODG 9/851-A/8 RIF 271 270 1 136 270 0 67 Appr.
25 Nominale ODG 9/851-A/9 271 271 0 136 117 154 67 Resp.
26 Nominale ODG 9/851-A/10 RIF 270 269 1 135 265 4 67 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/851-A/11 RIF 267 266 1 134 266 0 67 Appr.
28 Nominale PDL 851-A - VOTO FINALE 240 197 43 99 197 0 66 Appr.