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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 269 di lunedì 25 marzo 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FILIBERTO ZARATTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 22 marzo 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 79, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 22 marzo 2024, il Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori il deputato Gianni Cuperlo, in sostituzione della deputata Chiara Braga, dimissionaria.

Discussione del disegno di legge: S. 1014 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2024, n. 10, recante disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della società “Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa” (Approvato dal Senato) (A.C. 1790​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1790: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2024, n. 10, recante disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della società “Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa”.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1790​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gianangelo Bof.

GIANANGELO BOF , Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in considerazione dello straordinario rilievo internazionale che rivestono i XXV Giochi olimpici invernali e i XIV Giochi paralimpici invernali “Milano Cortina 2026”, il decreto-legge reca disposizioni per accelerare la realizzazione delle opere necessarie allo svolgimento degli eventi sportivi, al fine di procedere a una revisione complessiva delle attribuzioni commissariali della governance della società “Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa”.

In particolare, l'articolo 1 individua la società ANAS Spa quale soggetto attuatore delle opere complementari in ambito stradale connesse allo svolgimento dell'evento “Milano Cortina 2026”, che sono elencate nell'allegato A del decreto, al fine di assicurare l'attuazione degli interventi sulle infrastrutture stradali da parte di un soggetto che possiede le competenze tecniche specifiche per tale categoria di opere.

Il decreto è stato modificato al Senato con l'aggiunta di previsioni volte ad individuare la società RFI Spa quale soggetto attuatore degli interventi, di cui all'allegato A-bis, che elenca le opere complementari in ambito ferroviario connesse allo svolgimento dell'evento “Milano Cortina 2026”, tra le quali segnalo l'adeguamento infrastrutturale della stazione ferroviaria di Trento e il rinnovo delle stazioni di Belluno e Feltre.

La società Ferrovienord Spa è, inoltre, individuata quale soggetto attuatore dell'intervento di collegamento alla rete ferroviaria nazionale relativo all'aeroporto di Malpensa.

L'articolo 2 introduce alcune innovazioni in merito al regime di funzionamento e di composizione dell'organo di amministrazione della società preposta alla realizzazione delle infrastrutture funzionali alle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026. In particolare, la nuova composizione dell'organo di amministrazione della società “Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026” prevede che, dei tre membri designati dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze e l'Autorità di governo competente in materia dello sport, uno assuma le funzioni di presidente, uno quelle di amministratore delegato, e uno quelle di consigliere.

All'amministratore delegato della società “Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa” sono attribuite le funzioni di commissario straordinario per la realizzazione degli interventi stradali indicati all'Allegato B del provvedimento in esame, tra cui la SS 51-Variante di Cortina e di Longarone, nonché le funzioni di commissario straordinario per gli interventi di adeguamento della pista di bob e slittino “Eugenio Monti” di Cortina - che, vorrei ricordare, è la prima pista di bob al mondo - nonché un recupero ambientale dell'attuale infrastruttura, che è fatiscente.

Al consigliere designato sono, invece, assegnate le deleghe in materia di monitoraggio e coordinamento delle attività di internal auditing e rendicontazione.

La revisione della governance della società muove dall'esigenza di distinguere i compiti tra i diversi membri dell'organo di amministrazione, al fine di assicurare un'efficiente ed efficace gestione della stessa, distinguendo compiti, funzioni, attività e responsabilità, anche in considerazione delle attribuzioni commissariali su opere connesse non affidate ad ANAS.

A seguito di alcune modifiche apportate durante l'esame al Senato, si prevede, inoltre, che l'intervento pubblico per il completamento delle opere necessarie allo svolgimento dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano Cortina 2026 debba tenere conto delle esigenze degli atleti e delle persone con disabilità.

L'articolo 3 prevede che l'amministratore delegato pro tempore di ANAS Spa subentri quale commissario straordinario per la realizzazione dell'intervento relativo alla SS 36-Messa in sicurezza della tratta Giussano­Civate. Al commissario straordinario, che potrà nominare fino a un massimo di due sub-commissari scelti tra il personale di ANAS, sono attribuiti i poteri dei commissari straordinari previsti dall'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 2019.

A seguito delle modifiche apportate dal Senato, inoltre, si prevede che l'amministratore delegato pro tempore di RFI Spa subentri quale commissario straordinario per la realizzazione degli interventi di rimozione di passaggi a livello presenti sulla SS 38, che collega la Valtellina con la Val Venosta attraverso il Passo dello Stelvio. Anche in questo caso, per le funzioni commissariali, l'amministratore delegato pro tempore di RFI Spa può nominare fino a due sub-commissari.

L'articolo 3-bis contiene alcune norme relative agli enti locali interessati dai Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano Cortina 2026, prevedendo che essi possano concorrere a finanziare e svolgere attività inerenti ai Giochi e finalizzate a favorire l'impatto positivo sul territorio di rispettiva competenza dal punto di vista sociale, ambientale ed economico, secondo una pianificazione definita d'intesa con il Comitato organizzatore.

Si prevede, inoltre, che gli enti concedenti degli impianti sportivi siano autorizzati a procedere alla revisione del relativo contratto, al fine di regolare gli effetti della mancata fruizione dei medesimi impianti da parte dei concessionari mediante la rideterminazione della durata del contratto di concessione, nella misura strettamente necessaria a ricondurlo ai livelli di equilibrio e di traslazione del rischio pattuiti al momento della sua conclusione. Tale disposizione non si applica ai contratti di concessione, in relazione ai quali l'equilibrio economico-finanziario e i livelli di traslazione del rischio pattuiti al momento della sua conclusione siano altrimenti assicurati.

Le regioni, le province autonome e i comuni interessati possono disporre l'occupazione temporanea di aree attigue a quelle destinate alla realizzazione delle opere di impiantistica sportiva e infrastrutturali, come definite nel Piano complessivo delle opere olimpiche, se ciò risulti necessario ad assicurare la fruibilità e funzionalità degli impianti e delle infrastrutture, nonché lo svolgimento dell'evento.

Le eventuali disponibilità derivanti dalle economie conseguite in relazione all'avvenuto collaudo degli interventi di cui al Piano complessivo delle opere olimpiche, nonché le disponibilità derivanti dalla mancata realizzazione degli interventi, sono destinate, qualora non necessarie al completamento delle opere del Piano, alle finalità definite con decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.

L'articolo 4 reca una serie di disposizioni transitorie e finanziarie, relative, in particolare, ai tempi di adeguamento della convenzione quadro con ANAS da parte della società, agli oneri di investimento riconosciuti ad ANAS, ai tempi di designazione dei componenti degli organi sociali della società e di nomina degli organi sociali, nonché di adeguamento dello statuto.

A favore di ANAS è autorizzata la spesa di 17,73 milioni di euro per l'anno 2032 e di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2033 e 2034, che deve essere destinata alla manutenzione e alla messa in sicurezza della rete stradale, anche al fine di garantire l'accessibilità complessiva dei territori interessati dagli eventi sportivi ai Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano Cortina 2026. Nel corso dell'esame al Senato sono state inserite ulteriori disposizioni volte a disciplinare la copertura dei costi concernenti l'attività di ANAS per la realizzazione delle opere per le quali la società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa intende avvalersi di tale società per la fase di affidamento ed esecuzione delle opere, nonché a determinare le somme per gli interventi indicati all'Allegato A-bis e per l'intervento Collegamento alla rete ferroviaria nazionale relativo all'aeroporto di Malpensa, in relazione alle attività già svolte dalla società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa alla data di entrata in vigore della disposizione, nonché per quelle del monitoraggio.

Ulteriori disposizioni inserite al Senato sono infine volte a stabilire che l'Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali provvede all'aggiornamento degli strumenti di pianificazione per il contrasto del dissesto idrogeologico nel territorio di competenza, che è approvato anche in più stralci funzionali, il primo dei quali riguarda il territorio del comune di Cortina, nonché ad autorizzare la medesima autorità a reclutare, nel biennio 2024-2025, un determinato contingente di personale, al fine di potenziare le attività finalizzate a mitigare il rischio idrogeologico e gli effetti del cambiamento climatico, anche con specifico riferimento al necessario monitoraggio e governo del rischio idrogeologico per lo svolgimento delle Olimpiadi Milano-Cortina, ivi compresa l'attività di pianificazione per il contrasto al dissesto idrogeologico.

In conclusione, ribadisco l'importanza del provvedimento all'esame dell'Assemblea e la necessità della sua definitiva approvazione al fine di assicurare la realizzazione degli interventi per lo svolgimento degli eventi sportivi, che avranno un impatto rilevante in campo economico, turistico, sociale e culturale per i territori interessati e per l'intero Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente. È iscritta a parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. La conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2024, n. 10, reca, come è stato detto, disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa. Sarebbe un'occasione interessante, se ne avessimo la possibilità, se i tempi fossero adeguati, per un confronto e una valutazione ulteriore circa l'operato del Governo in relazione alle opere e agli interventi infrastrutturali per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. L'articolo 3 del decreto-legge 11 marzo 2020, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 maggio 2020, n. 31, la cosiddetta Legge Olimpica, definisce Simico Spa quale società in house partecipata dai Ministeri dell'Economia e delle finanze, Ministro Giorgetti, e delle Infrastrutture e dei trasporti, Ministro Salvini, nella misura del 35 per cento ciascuno, dalla regione Lombardia e dalla regione Veneto nella misura del 10 per cento ciascuna, dalle province autonome di Trento e Bolzano nella misura del 5 per cento ciascuna, quindi il 10 per cento complessivo.

La società riveste il ruolo operativo ed esecutivo con funzione di committenza e stazione appaltante per la progettazione delle opere, anche infrastrutturali, correlate all'evento olimpico, finanziate sulla base di un piano degli interventi predisposto dalla società stessa, d'intesa con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e le regioni interessate. Il piano vigente, approvato con DPCM del 26 settembre 2022, si compone di 73 opere ed è organizzato in tre allegati.

Con questo decreto-legge il Governo ha ritenuto di modificare la governance della società, poiché - cito - l'assetto preesistente non si è rivelato soddisfacente e in grado di affrontare le difficoltà oggettive emerse nelle fasi di progettazione, affidamento ed esecuzione, garantendo la realizzazione del piano nei tempi dovuti. Faccio un inciso, Presidente: in questa partita delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 la parte del leone la fa proprio la Lega. È a sua guida il MEF con il Ministro Giorgetti, così pure il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Ministro Salvini. Della Lega sono i presidenti delle regioni Veneto e Lombardia, Fugatti è il presidente della provincia autonoma di Trento. Insomma, una bella soddisfazione per il partito della Lega, ma anche un'enorme responsabilità, di cui dovrà pure rendere conto proprio adesso che le cose non stanno andando affatto bene. È evidente, lo abbiamo visto con la tragica vicenda della pista di bob di Cortina, su cui mi soffermerò più avanti. Infatti, con questo decreto-legge si cerca di correre ai ripari conferendo ad ANAS Spa l'attuazione di una parte importante delle opere e degli interventi di cui fin qui era responsabile Simico. Prevede, poi, disposizioni in materia di commissariamenti e un riassetto - qui è il punto più importante - della governance, che, da quanto mi è dato di capire leggendo i documenti, non sarà semplicissimo, Presidente, tanto meno automatico, Sottosegretario, e liscio. Fossi io la Presidente del Consiglio, un occhio più attento ce lo metterei.

Quindi Simico si troverà sollevata rispetto all'enorme carico di lavoro e responsabilità. Non solo, l'amministratore delegato della società, che è anche, come noto, commissario straordinario per la realizzazione, tra l'altro, della pista olimpica di bob e slittino di Cortina, che dovrà essere realizzata entro il 31 dicembre 2024, chi è? Chi è stato indicato dall'assemblea dei soci del 16 febbraio scorso? Chi è, quindi, l'amministratore così potente di Simico? L'architetto Fabio Massimo Saldini, che in precedenza rivestì la carica di consigliere di amministrazione della società Autostrada Pedemontana Lombarda dal 1° agosto 2018 al 31 marzo 2021; e dal 1° luglio del 2022 al 9 gennaio 2023 il dottore, architetto Saldini, ha svolto attività lavorativa in Simico come responsabile unico del procedimento. Su questo punto, Presidente, il 1° marzo 2024 ho presentato un'interrogazione, perché l'articolo 4 del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, dispone che a coloro che nei 2 anni precedenti abbiano svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato o finanziati dall'amministrazione o dall'ente che conferisce l'incarico non possono essere conferiti incarichi di amministratore di ente pubblico a livello nazionale, regionale o locale. Le società in house, come la Simico, come affermato in diversi pronunciamenti della Corte di cassazione, sono assimilabili all'ente pubblico. Di questo ho dato comunicazione anche all'Autorità nazionale anticorruzione, ma finora silenzio.

Lo capisco, l'assillo per questo Governo non sta certo nel cercare di rispettare i criteri di sostenibilità ambientale, nella salvaguardia paesaggistica, nel contrasto al dissesto idrogeologico o al cambiamento climatico. D'accordo, ma il rispetto di norme basilari di pubblica amministrazione, questo sì, almeno questo è dovuto.

Si cerca, io credo, di utilizzare le Olimpiadi non per promuovere la montagna, l'ecoturismo, l'occupazione buona e durevole, ma per quelle opere che nulla hanno a che fare con le necessità delle gare olimpiche. Si potenzia la mobilità ferroviaria? No, anzi, alle reti ferroviarie si destinano solo 400 milioni, mentre alle strade oltre 3 miliardi; e queste risorse poi saranno spese nei tempi dovuti? Non lo sappiamo. Anche tra di voi, tra la maggioranza e il Governo, c'è chi dubita fortemente della possibilità di rispettare i tempi previsti.

Noi di Alleanza Verdi e Sinistra, rispetto al tema che ci sta più a cuore in questo momento - perché è sicuramente l'opera più insostenibile tra le tante che sono messe in opera, scusate il gioco di parole - rispetto quindi alla pista da bob di Cortina, abbiamo inviato una ricca documentazione alla Corte dei conti relativa alle spese già effettuate per la sua realizzazione, prima ancora che fosse decisa la destinazione finale; quindi, non si sapeva ancora l'opzione definitiva, però si è andati avanti a forza di milioni di euro. E non era sicura, anzi! Tanto è vero che, se ricordate, il 4 ottobre del 2023 è stato approvato dalla Camera, da quest'Aula, un ordine del giorno, all'unanimità (credo ci fossero due o tre voti di astensione), che impegnava il Governo a spostare l'idea di questa pista da bob da Cortina, rivolgendosi ad altre situazioni e ad altre realtà. E anche il Ministro Abodi all'epoca ne sembrava piuttosto convinto.

Il giornalista veneto freelance, Giuseppe Pietrobelli, ha ricostruito con dovizia di dati e cifre la storia del via vai di progetti e affidamenti per oltre 5.000.000 già spesi per la pista da bob e di cui qualcuno, prima o poi, dovrà rendere conto. Dei 3,6 miliardi di euro previsti per tutte le opere e gli interventi alla data del settembre 2023 (probabilmente, ci sarà uno sforamento), 124,7 milioni di euro erano destinati alla pista e 6,1 per studi, rilievi, sondaggi, indagini eccetera. La regione Veneto ha costituito, anch'essa, un gruppo di progettazione, attribuendo un incarico a Envicom Associati di Padova per 24.849 euro, a Son.Geo di Erto e Casso per 107.591, a Nexteco Srl di Thiene 47.494 euro. Nel 2021 uno studio di fattibilità è stato commissionato per il corrispettivo di 88.925 euro a DBA Pro di Santo Stefano di Cadore e nel 2022 è stato affidato, con delibera di giunta, l'incarico a un'impresa di Stoccarda per un progetto di fattibilità tecnica ed economica per 167.232 euro.

Alla fine, il progetto definitivo è stato fatto da Simico in collaborazione con un pool di imprese di cui era capofila. La firma è dell'ingegnere Petrinca, uno dei nove titolari di incarichi dirigenziali di Simico. I costi per il personale di Simico del 2022 sono stati di 2.094.741 euro. Gli affidamenti diretti o con gare per le attività progettuali sono arrivati perciò a 5.000.000 di euro. Ne cito solo alcuni, perché indicarli tutti sarebbe troppo complicato e lungo, ma certo in molti si sono dati da fare e hanno contribuito (e non certo a titolo gratuito) a un'opera che ancora non sappiamo se effettivamente riuscirà a vedere la luce nei tempi proposti e preposti. Solo uno: il video pubblicitario iconico, della durata di poco più di un minuto (costo 39.957 euro), un viaggio emozionante che racconta 70 anni di storia legati alla pista Monti, che è la pista da bob per chi non lo sapesse. Alla faccia delle raccomandazioni del Comitato olimpico internazionale circa l'inopportunità di costruire una nuova pista da bob: ci sono forse 50 atleti in tutta Italia (se ci sono) che praticano questa attività. Evidentemente, se ne pensa un'enorme espansione.

Il CIO proponeva casomai di valutare il riutilizzo dell'esistente, anche fuori regione, anche andando a Innsbruck - che scandalo per la nostra Nazione! -, come anche l'ordine del giorno citato e da me presentato assieme al collega Bonelli.

Ma la nostra preoccupazione è anche di vedere uno spreco di risorse che potevano essere impiegate, penso alla mia regione, per più utili, anzi, necessari scopi: penso alla sanità, alle politiche a favore delle persone più bisognose e fragili.

Ma ciò che più fa male è vedere l'indifferenza e il cinismo di questo Governo di fronte alla profonda offesa, alla vera e propria violenza inferta al nostro territorio, in un contesto ambientale e paesaggistico di elevatissimo pregio, un'area forestale dalle fortissime valenze storiche, culturali e sociali. Noi non sappiamo esattamente quanti larici secolari sono già stati sradicati dalla società Pizzarotti, cui Simico ha appaltato la realizzazione della pista da bob in versione light (figurarsi come sarebbe stata, se non fosse stata light): dai 500 ai 2.000 larici secolari. È vero che si è detto che verranno piantati altri alberi, ma quelli che si piantano nei boschi sono alberelli e per farli crescere ci vorranno altri 100 anni. Noi non vedremo di certo il bosco di Ronco o un altro bosco nato a ridosso della città di Cortina.

Bene, attendiamo risposte alle nostre interrogazioni e riscontri ai nostri esposti e denunce, ma l'attendono soprattutto le persone, le comunità locali, le associazioni ambientaliste, il CAI, l'opinione pubblica che si sono sollevati e hanno inutilmente cercato di fermare lo scempio, che alla fine si è consumato, accompagnato nelle ore del suo compimento finale dalle note drammatiche del Requiem suonato dal violoncellista Mario Brunello, che ha così dato voce alla sofferenza e al dolore di una terra, che nessuna parola umana potrebbe così efficacemente esprimere.

PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Giancarlo Siani”, di Villaricca, in provincia di Napoli, che oggi sono presenti e seguono i lavori della Camera in una giornata dedicata alle discussioni generali, nella quale alcuni deputati sono presenti per illustrare le ragioni a corredo della loro posizione su alcuni disegni di legge (Applausi). È iscritta a parlare l'onorevole Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, tra due anni, l'Italia ospiterà uno degli eventi sportivi più rilevanti, le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, che sono un'opportunità importante per il nostro Paese. Non solo una straordinaria occasione di partecipazione che coinvolge tutti i Paesi del mondo, soprattutto per il momento storico che stiamo vivendo, ma anche per la possibilità di vedere l'Italia come protagonista. L'obiettivo del provvedimento in esame è proprio quello di accelerare la realizzazione delle opere indispensabili per la buona riuscita di questo evento.

È utile ricordare le misure prese negli anni scorsi: il decreto-legge 11 marzo 2020, n. 16, con il quale venivano introdotte misure urgenti per l'organizzazione dei Giochi olimpici, veniva identificata la società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa, partecipata dal Ministero dell'Economia e delle finanze, dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, dalle regioni Lombardia e Veneto e dalle province autonome di Trento e Bolzano, quale soggetto che doveva occuparsi della progettazione, in quanto centrale di committenza e stazione appaltante del piano complessivo delle opere olimpiche.

Nel settembre del 2022, il Governo Draghi approva il piano degli interventi, in totale circa 3 miliardi di euro per oltre 110 interventi infrastrutturali. È, quindi, evidente che le opere da realizzare, salvo lievi eccezioni, siano state già individuate e approvate dagli scorsi due Governi. Questo vale anche per la programmazione stessa degli eventi. Non sussistono, quindi, elementi per i quali, onorevoli colleghi delle opposizioni, si debba operare un severo ostruzionismo nei confronti di questo provvedimento, nel momento in cui tutti i partiti, di Governo in Governo, si sono dimostrati favorevoli a queste opere che, grazie a questo provvedimento, vedranno anche un'accelerazione.

Passiamo ad esaminare il provvedimento. L'articolo 1, modificato dal Senato, individua la società ANAS Spa, a decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto, cioè dal 6 febbraio 2024, quale soggetto attuatore delle opere complementari in ambito stradale, connesse allo svolgimento dei Giochi olimpici e prevede che essa subentri alla società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa nei relativi rapporti giuridici attivi e passivi, nonché nei procedimenti amministrativi pendenti. Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodotti e i rapporti giuridici sorti antecedentemente alla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame. Entro 15 giorni dalla data dell'entrata in vigore del presente decreto, la società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa trasmette ad ANAS una relazione circa lo stato di attuazione degli interventi e degli impegni finanziari assunti nell'espletamento delle relative attività.

Durante l'esame al Senato, sono stati introdotti i commi 1-bis e 1-ter all'articolo 1. Il comma 1-bis individua RFI Spa quale soggetto attuatore che costituisce parte integrante del presente decreto. RFI subentra nei relativi rapporti giuridici attivi e passivi, nonché nei procedimenti amministrativi pendenti alla data di entrata in vigore della presente disposizione. Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodotti e i rapporti giuridici sorti antecedentemente alla data di entrata in vigore della presente disposizione. Entro 15 giorni dalla data di entrata in vigore, la società trasmette a RFI una relazione circa lo stato di attuazione degli interventi di cui al primo periodo e degli impegni finanziari assunti nell'espletamento delle relative attività.

Il comma 1-ter individua Ferrovienord Spa quale soggetto attuatore dell'intervento “Sede T2 MXP - Collegamento alla rete ferroviaria nazionale”, che subentra nei relativi rapporti giuridici attivi e passivi, nonché nei procedimenti amministrativi pendenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, alla società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa. Restano validi gli atti e provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodotti e i rapporti giuridici sorti antecedentemente alla data di entrata in vigore.

Passiamo all'articolo 2, anch'esso modificato dal Senato, che interviene con il comma 1 sull'articolo 3 del decreto-legge n. 16 del 2020, al fine di modificare la governance della società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa. In particolare, la nuova composizione dell'organo di amministrazione della società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa prevede che dei tre membri designati dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, uno assuma la funzione di presidente, uno quella di amministratore delegato e uno quella di consigliere. All'amministratore delegato restano, quindi, attribuite le funzioni di commissario straordinario per la realizzazione degli interventi stradali, nonché le funzioni di commissario straordinario per gli interventi di adeguamento della pista di bob e slittino “Eugenio Monti” di Cortina e per quelli di riqualificazione dell'impianto olimpico per il pattinaggio di velocità, Ice Rink Oval, di Baselga di Piné, previsti dall'articolo 16 del decreto n. 121 del 2021.

Al consigliere designato sono invece assegnate le deleghe in materia di monitoraggio e coordinamento delle attività di internal auditing e rendicontazione. Sulle funzioni delegate, l'organo di amministrazione può, in qualunque momento, impartire direttive e avocare a sé operazioni rientranti nella delega. Vengono modificate, inoltre, le modalità di individuazione dei due componenti dell'organo di amministrazione designati dalle regioni. In particolare, per la disciplina previgente i due componenti devono essere nominati congiuntamente dalle regioni Lombardia e Veneto e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, mentre, ora, si prevede che uno sia designato dalla sola regione Lombardia e l'altro, congiuntamente, dalla regione Veneto e dalle province autonome. Si stabilisce, poi, che sia i componenti dell'organo di amministrazione sia quelli del collegio sindacale siano designati e non nominati, al fine di passare da un sistema di nomine da parte delle amministrazioni centrali e regionali a un modello in cui la nomina sia affidata all'assemblea dei soci. Durante l'esame al Senato, è stato previsto che l'intervento pubblico per il completamento delle opere necessarie allo svolgimento dei Giochi olimpici debba tener conto delle esigenze degli atleti e delle persone con disabilità e che nel caso in cui l'organo di amministrazione decida di procedere, conformemente allo statuto, alla nomina del direttore generale della società, l'incarico sia conferito all'amministratore delegato.

L'articolo 3, anch'esso modificato dal Senato, prevede che l'amministratore delegato della società ANAS Spa subentri quale commissario straordinario per la realizzazione dell'intervento relativo alla strada statale SS36 - Messa in sicurezza della tratta Giussano-Civate. Il commissario straordinario può nominare fino a un massimo di 2 sub-commissari scelti tra il personale ANAS. Per lo svolgimento delle funzioni commissariali, il commissario straordinario può avvalersi delle strutture di ANAS, delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato e degli altri enti territoriali senza nuovi o maggiori oneri a carico delle finanze pubbliche. Le amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

Il comma 2-bis dispone che l'amministratore delegato pro tempore di RFI, dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, subentri quale commissario straordinario per la realizzazione degli interventi di rimozione di passaggi a livello insistenti sulla SS38. Restano validi gli atti e i provvedimenti già adottati in precedenza e il commissario straordinario può nominare fino a un massimo di 2 sub-commissari scelti tra il personale di RFI.

L'articolo 3-bis, introdotto dal Senato, prevede e incentiva l'intervento delle amministrazioni territoriali interessate a favorire ed implementare il settore paesaggistico ed ambientale con iniziative pianificate ad hoc. Vengono poi previsti interventi di revisione dei contratti pubblici che interessano le parti coinvolte nella realizzazione delle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali del 2026, nonché misure riguardanti la redistribuzione delle economie conseguite.

L'articolo 4, modificato dal Senato, reca una serie di disposizioni transitorie e finanziarie, tra cui rilevano l'adeguamento delle convenzioni tra la società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa e la società ANAS Spa e la previsione di spesa di 17,73 milioni di euro per l'anno 2032 e di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2033-2034 per ANAS Spa per la copertura degli oneri connessi alla manutenzione e messa in sicurezza della rete stradale, anche al fine di garantire l'accessibilità complessiva dei territori interessati dagli eventi sportivi dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026.

Durante l'esame al Senato sono stati aggiunti i commi 3-bis, 3-ter, 3-quater, 3-quinquies e 3-sexies. Il comma 3-bis stabilisce che per la realizzazione delle opere del piano approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, per le quali la società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 Spa intende avvalersi di ANAS Spa per la fase di affidamento e di esecuzione delle opere, la copertura dei costi per le attività svolte da quest'ultima avvenga mediante corresponsione di contributi da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti a valere sul quadro economico delle relative opere. Per ciascuno degli interventi sono riconosciuti oneri di investimento nel limite complessivo massimo del 9 per cento del quadro economico, comprensivo delle somme già indicate all'articolo 3, comma 11, primo e terzo periodo, del decreto-legge n. 16 del 2020 e, comunque, entro i limiti delle risorse allo stato disponibili nei relativi quadri economici, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, la società provvede, per ciascuno degli interventi, alla sottoscrizione di apposita convenzione con ANAS Spa per la definizione degli interventi alla stessa affidati e dei relativi oneri finanziari, in coerenza con le disposizioni di cui al presente comma, dandone comunicazione al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Gli interventi affidati ad Anas Spa, ai sensi della presente disposizione, sono recepiti in sede di aggiornamento del contratto di programma sottoscritto dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti con ANAS Spa.

Il comma 3-ter prevede che per gli interventi già svolti dalla società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, alla data di entrata in vigore della presente disposizione, nonché per quelle di monitoraggio, le somme previste dall'articolo 3, comma 11, primo periodo, del DL n. 16 del 2020 non sono determinate nella misura dell'1,5 per cento dei relativi quadri economici, entro i limiti delle risorse allo stato disponibili sugli stessi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Il comma 3-quater stabilisce che per l'intervento previsto dal richiamato articolo 1, comma 1-ter, in relazione alle attività già svolte dalla società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, alla data di entrata in vigore della presente disposizione, nonché per quelle di monitoraggio, le somme previste sono determinate nella misura dell'1,5 per cento dei relativi quadri economici, entro i limiti delle risorse dello Stato disponibili sugli stessi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Per concludere, Presidente, le straordinarie necessità e urgenza del provvedimento sono motivate con riferimento al fatto che i XXV Giochi olimpici invernali e i XIV Giochi paralimpici invernali di Milano Cortina rivestono un enorme rilievo internazionale perché l'eccezionale afflusso di delegazioni di atleti, tecnici e rappresentanti del Comitato olimpico internazionale, del Comitato internazionale paralimpico e di identità loro collegate, nonché di visitatori, spettatori e turisti nei territori interessati dagli eventi olimpici, richiede la realizzazione e il completamento straordinario e urgente di azioni e interventi essenziali e connessi, relativi anche alla mobilità, all'accessibilità e alla sostenibilità ambientale, finanziaria e sociale. È bene sottolineare la rilevanza dell'impatto degli eventi sportivi non soltanto in termini di fruizione degli impianti e di miglioramento dei risultati nello sport di base e di alto livello, ma anche in campo economico, turistico, sociale e culturale per i territori interessati e per l'intero Paese e la necessità di assicurare ogni utile e urgente iniziativa finalizzata ad accelerare la realizzazione delle opere necessarie allo svolgimento degli eventi sportivi, diversificando i soggetti attuatori e assicurando, al contempo, l'attuazione degli interventi da parte di soggetti che possiedono il know-how e le competenze tecniche specifiche per tali categorie di opere.

Alla luce di tali considerazioni, viene ritenuta indispensabile e urgente una revisione complessiva delle attribuzioni commissariali delle opere connesse e necessarie allo svolgimento degli eventi olimpici, al fine di consentirne la realizzazione e il completamento in tempi certi, coerenti con la data dell'evento e con i cronoprogrammi dei medesimi interventi.

Per tutte queste ragioni, è fondamentale sostenere la buona riuscita delle Olimpiadi. Sarebbe incredibile pensare che una parte del Paese speri nella disfatta della loro organizzazione solo per fini politici. In qualunque situazione, noi, come partito, saremo lì a tifare Italia, sia per il successo dell'organizzazione sia per i nostri atleti, che con i loro sforzi e con il loro impegno portano in alto la nostra bandiera nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Morfino. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretario, l'importante non è vincere, ma partecipare. Leggenda vuole che proprio il famoso Pierre de Coubertin, nel dare vita alle Olimpiadi moderne, fece suo questo assunto. Oggi, invece, la frase “l'importante è non fare, ma far finta di fare” sembra un po' il diktat imperativo di questo Governo Meloni, però con una piccola postilla in coda: quel poco che si riesce a fare è fondamentale che lo paghino sempre le stesse persone, cioè sempre gli italiani.

Vede, signor Presidente, su questo decreto e su questo dossier olimpico del 2026, anche in questi giorni, larghe fette di maggioranza continuano a puntare il dito contro i nemici dell'Italia, contro il MoVimento 5 Stelle, e continuano a raccontare frottole, sapendo di mentire.

Invece, è proprio l'esatto contrario, se solo alcuni colleghi, però, facessero un ripassino di storia. Comunque, ve la racconto io, la verità.

Nel 2018 e nel 2019, quando nacque l'idea della candidatura di Milano Cortina per i Giochi invernali del 2026, il MoVimento 5 Stelle era il partito di maggioranza relativa e Giuseppe Conte era il Presidente del Consiglio. Quindi, queste Olimpiadi sono germogliate con il MoVimento 5 Stelle, guardate un po', proprio mentre al Governo c'erano quelli che voi non fate altro che chiamare i nemici dell'Italia e i nemici dei 5 cerchi.

All'epoca, però, i patti erano due, erano belli chiari e la candidatura nacque, poggiando su due pilastri fondamentali e decisivi: in primo luogo, che fossero giochi low cost e senza versamenti di sangue sulle casse dello Stato; in secondo luogo, che fossero giochi a basso impatto ambientale, puntando in modo forte sulle infrastrutture sportive già esistenti. L'elemento di novità era rappresentato, invece, dal forte impulso delle infrastrutture ferroviarie e stradali, in grado di lasciare ai territori coinvolti una felice eredità in termini di mobilità agevole e meno inquinante. Questi due pilastri erano l'unico modo per dare un senso a questa candidatura olimpica sparpagliata - ricordiamo - tra 3 regioni, 8 province e un numero ancora imprecisato di comuni, anche soprattutto per tenere in piedi una logistica dell'evento obiettivamente difficile per il pubblico, per la stampa e per gli addetti ai lavori, come, per esempio, per le gare di sci alpino, dislocate a Cortina per le donne e a Bormio per gli uomini, due località sciistiche che distano fra loro 5-6 ore di macchina l'una dall'altra. Quindi, non proprio una genialata. Però, c'erano da accontentare 1.000 campanili e, quindi, vada per le storture e chi si è visto si è visto.

Il guaio è - e questo decreto inutile ne è la prova provata, signor Presidente - che quelle Olimpiadi, che dovevano essere green e low cost, come ho detto prima, si stanno trasformando esattamente nell'esatto contrario proprio per l'incapacità di questo Governo Meloni e dei governatori di Lombardia e Veneto di fare scelte sulla base del buonsenso e non della solita propaganda. Dunque, partiamo dai costi. Siamo già oltre i 3,5 miliardi di euro di spesa, quasi il doppio di quanto preventivato nel 2019, e il tassametro continua a camminare, a correre, anzi, all'impazzata, e di questi fondi i privati copriranno in tutto solo un 5 per cento.

Poi, le ricadute sui territori, allo stato attuale, non sembrano proprio rosee, perché la legacy più importante da lasciare ai comuni che ospitano questi Giochi olimpici invernali - e mi riferisco alle infrastrutture trasportistiche - è completamente azzerata in questo decreto e dei tanti interventi ferroviari messi nel menu olimpico nessuno di essi sarà pronto per febbraio 2026 e non c'è, allo stato attuale, neanche un metro di binari che verrà costruito ex novo in tempo per la rassegna olimpica, con buona pace in primis dei milanesi, che soffocano nello smog, polverizzando ogni record in tema di inquinamento dell'aria, e dei cittadini che vivono in tutta l'area della Pianura Padana a cavallo tra Lombardia e Veneto. Ancora. Il cemento, a iosa, tra varianti, variantine, varianti piccole e varianti grandi, quello, invece, non manca mai, visto che, allo stato attuale, su tutti gli interventi necessari, i ritardi e gli inghippi non si contano più. Vedete cari colleghi - tramite la Presidenza -, a oggi, ben 35 competizioni di quelle messe in calendario non potrebbero disputarsi e, sul fronte delle infrastrutture sportive, assistiamo proprio a un rush finale forsennato, con il rischio che la sicurezza sul lavoro anche stavolta vada a farsi benedire.

E arriviamo adesso allo scempio degli scempi, la ciliegina sulla torta, signor Presidente, che, come ormai sanno anche i muri, è rappresentato dal cosiddetto budello del ghiaccio, vale a dire la pista delle gare di slittino, skeleton e bob di Cortina d'Ampezzo. Nonostante il dibattito raggelante dell'ultimo anno, tra i piagnistei di Luca Zaia e i piedi continuamente puntati da Salvini, anche quando il bando di gara per la costruzione della pista è andato deserto, si è deciso di andare avanti lo stesso, questo Governo ha deciso di andare avanti lo stesso, in modo presuntuoso, in modo arrogante, in modo miope in modo dilettantesco e con un'opera di killeraggio inaccettabile a livello ambientale.

A Cortina, il Governo devasta la natura per una pista da bob. Infatti, le motoseghe, nell'ultimo mese, hanno fatto fuori, nei pressi di Cortina, 500 larici secolari: uno sfregio pazzesco alla conca ampezzana, fiore all'occhiello del turismo di quelle zone. E non solo, è considerata una delle più belle e importanti valli del mondo e voi questo meraviglioso paesaggio l'avete devastato, l'avete usurpato. E tale devastazione per far posto a cosa? A un budello di ghiaccio che, ad oggi, non sappiamo se sarà pronto per il marzo del 2025, quando la pista andrebbe omologata per le gare delle Olimpiadi. Questo gigante di cemento oggi costerà 130 milioni, rispetto ai 60 milioni previsti nel 2019 e messi nero su bianco in questo dossier, in questo decreto olimpico, quindi più del doppio.

E, soprattutto, non è chiaro, una volta spenta la fiamma olimpica, a Cortina d'Ampezzo chi dovrà gestire la struttura e con quali soldi. C'è il comune di Cortina, cittadina che, per tenere in piedi questa struttura, dovrà far man bassa delle risorse idriche della valle e tutto ciò per discipline sportive che, in Italia, vantano un numero veramente esiguo di praticanti e con i nostri migliori atleti che sono, ormai, avvezzi - lo sappiamo tutti - ad allenarsi in piste in altri Paesi. E, ancora, i precedenti italiani su questo fronte sono terrificanti. Sempre a Cortina, c'è stato il caso della pista da bob “Eugenio Monti”, che ospitò le gare dei Giochi invernali del 1956 finite in malora e solo recentemente dismessa. E nella località piemontese di Cesana Torinese, il budello di ghiaccio, la pista di Cesana Pariol, che è stato teatro di gara delle Olimpiadi di Torino del 2006, è anch'esso in stato di semi-abbandono. Presidente, errare è umano, ma perseverare è diabolico. Da circa un anno, il Comitato olimpico internazionale spinge perché si abbandoni la temeraria e antieconomica idea della pista di Cortina per traslocare oltreconfine, magari vicino Saint Moritz, in Svizzera oppure a Innsbruck, in Austria. Il Governo, però, se ne è beatamente fregato, anzi, il centrodestra è insorto di fronte all'idea di fare alcune gare non in Italia. Meglio sventrare la conca ampezzana, tanto chi se ne importa, paga sempre Pantalone, come si suol dire. La verità è che si poteva tentare di rimanere in Italia solo rimettendo a posto le piste già esistenti: quella di Cesana in Piemonte, ad esempio, con un esborso di molto inferiore, cari colleghi. Ma c'era il piagnucolare di Zaia in Veneto, il quale riteneva che la sua regione avrebbe finito per fare la comparsa rispetto a Lombardia e Trentino-Alto Adige. Quindi, chi se ne frega, via i larici e giù il cemento a frotte. In quel cantiere, nel prossimo anno, lavoreranno operai norvegesi più avvezzi alle basse temperature. Quindi, con questo Governo persino il volano occupazionale dei Giochi olimpici sta venendo meno.

Signor Presidente, dopo 18 mesi, ormai, sappiamo tutti come questo Governo goda in maniera spregiudicata nel buttare via i soldi dei cittadini in opere inutili e, da siciliana, lo ripeterò all'infinito: quello che Meloni e Salvini stanno mettendo in piedi con l'operazione del ponte sullo Stretto di Messina ne è la prova lampante. Un Governo che se ne infischia di quelle famiglie che dovranno lasciare le case - esproprierete quelle case -, che agisce in barba a un progetto che ha avuto la bellezza di 68 osservazioni dal comitato scientifico, i cui membri sono stati nominati dal Ministero di Salvini, che non si fa scrupoli a buttare via questi 15 miliardi solo per portare avanti le manie di grandezza del segretario della Lega Nord, diciamolo, senza mai porsi la famosa e magica domanda: quello che stiamo facendo è realmente utile? È davvero utile? Ma utile per chi? Non certo per i siciliani e per i calabresi. Certe volte mi chiedo: ma questo Governo dove vive, Presidente? Sull'iperuranio? Veniamo, ormai, da un anno e mezzo di menefreghismo sul fronte infrastrutturale, con soldi tagliati con la scure dal PNRR che vi abbiamo consegnato su un piatto d'argento. Il Presidente Conte vi ha consegnato 209 miliardi di euro: usateli per le infrastrutture, usateli per la sanità, usateli per l'istruzione, usateli per le strade e per le autostrade e non per il ponte sullo Stretto di Messina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Questo decreto è solo un altro indizio di come, in tema di infrastrutture, questo Esecutivo non riesca mai a cavare fuori un ragno dal buco, visto che delle opere accessorie del dossier Milano-Cortina non si fa quasi nulla. E, sul fronte ambientale, ripeto, il menefreghismo si fa quasi orripilante, visto che questo è il Governo non solo dei larici segati a Cortina, ma della caccia libera nei parchi naturali, delle trivelle a iosa nel mare Adriatico, dei disastri sul problema della siccità, del sogno farlocco del nucleare, del contrasto totale all'efficientamento energetico degli edifici, della guerra senza quartiere alla mobilità sostenibile. E potrei continuare all'infinito, fino ad arrivare alla negazione totale dei cambiamenti climatici. Presidente, alla maggioranza, forse, questi punti fanno ridere, ma a noi non fanno ridere, è veramente drammatica questa situazione.

Certe volte, non sempre l'importante è partecipare: quelle gare di bob si potevano fare benissimo altrove. L'Italia si sarebbe risparmiata la figura barbina a livello internazionale di questi mesi e le nostre Dolomiti non avrebbero subito un irrimediabile danno. Non è stato possibile. La demagogia di Salvini e i pianti di Zaia hanno avuto la meglio, a scapito degli italiani e del buonsenso, quel buonsenso che nel Governo Meloni, ogni giorno, si riduce sempre più al lumicino, altro che fiamma delle Olimpiadi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto comprensivo “Ottaviano Bottini”, di Piglio, in provincia di Frosinone, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Saluto, anche, gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto comprensivo Gianicolo-Plesso “Francesco Crispi”, di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti alla Camera dei deputati. È iscritta a parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, sappiamo che chiunque critichi il modo in cui il Governo sta gestendo la predisposizione dei Giochi olimpici di Milano Cortina viene accusato di essere un disfattista, che scommette sul fallimento e non vuole bene all'Italia.

E, invece, proprio perché noi di Milano e Cortina siamo orgogliosi e desiderosi di vedere il nostro Paese fare una bella figura, proprio per questa ragione, abbiamo grandi timori che si possa fare davvero una brutta figura a causa di ritardi rispetto a tutta una serie di decisioni e urgenze, allo spreco di risorse pubbliche, all'eredità che certe opere lasceranno ai territori in termini di impatto ambientale sulla montagna, sempre più fragile, e di costi di manutenzione successiva.

E così proprio per quel desiderio di vedere meravigliosi e indimenticabili Giochi olimpici sostenibili, come il CIO chiede, sottolineiamo, ad esempio, la follia della costruzione della pista da bob di Cortina; giudizio sulla pista che non c'entra col fatto che noi vogliamo che tutto vada per il meglio e che l'edizione dei Giochi olimpici di Milano e Cortina sia un successo sportivo e ovviamente anche di sostenibilità, sia economica che ambientale. Ma su quella indecenza lì non c'è dubbio che la nostra posizione sia di netta contrarietà, anzi, di richiesta a tutti di vegliare sul percorso già iniziato - ahinoi - di quella costruzione e di quello che sarà il post olimpico, ammesso che mai quella pista possa essere poi utilizzata per lo scopo per cui viene costruita, che è tutto da vedere.

Noi vogliamo fare in modo che tutto vada per il meglio per dimostrare al mondo che l'Italia è in grado di essere all'altezza di un evento internazionale; collaboriamo, certo, perché questo avvenga; tuttavia ciò prescinde dalla nostra gigantesca preoccupazione che riguarda, prima dei ritardi, anche la governance e il metodo con cui sono state scelte e saranno scelte le persone che guideranno quell'evento.

Altrettanto, senza dubbio alcuno, ribadiamo con nettezza che la pista di Cortina è una follia economica, ambientale e sociale, pur ribadendo che ciò non presuppone che noi non volessimo fare i Giochi olimpici, ma molte cose si sarebbero potute fare meglio.

La nuova governance, disciplinata da questo provvedimento, è dettata dalla necessità di completare le opere prima dell'evento olimpico; quanto poi la nomina di un commissario governativo o di più commissari governativi sia incoerente rispetto alla direzione che la maggioranza intende intraprendere, con la famigerata autonomia differenziata, è da mettere in evidenza. Eppure, sia i presidenti delle regioni interessate sia i Ministri interessati sono tutti della Lega, in una incoerenza politica tutta interna; perché l'autonomia si possa esercitare, bisogna insegnare alle amministrazioni ad essere autonome e non lo si fa centralizzando le decisioni che poi ricadono su quei territori.

Questo decreto non dà risposta a diversi problemi a monte, sollevati da soggetti diversificati in varie sedi, soprattutto, sul modello di sviluppo come corsa di beni e profitto, che genera progresso, però, solo quando è rispettoso dell'ambiente, del paesaggio e delle popolazioni.

Di queste Olimpiadi italiane si continua a sentir dire che si tratta di un evento con ricadute positive per tutti, e dovrebbe essere proprio così; peccato che, invece, dimostrino una tragica insostenibilità dal punto di vista ambientale, sociale ed economico; un impegno economico esploso legato alla natura di una manifestazione i cui costi finali non sono mai quelli preventivati.

L'edizione italiana dei Giochi olimpici è partita con una stima preventivata di costi di un miliardo e 700 milioni, ma sono già stati raggiunti i 3 miliardi e 600 milioni. Nel dossier di candidatura si legge che Milano Cortina 2026 è totalmente impegnata a mettere in atto efficaci procedure di sviluppo dei luoghi designati con un accurato monitoraggio per mantenere i tempi e i costi di costruzione sotto continuo e rigoroso controllo.

A cinque anni dalla presentazione di quel dossier i costi sono però più che raddoppiati e il buco finanziario verrà tappato con i soldi di tutte e tutti gli italiani, di quelli che le tasse le pagano, non certo dei tanti che continuate a condonare.

Quegli investimenti dovrebbero portare vantaggio sociale ed economico alle popolazioni che vivono in quei territori, non scaricare su di esse gli oneri successivi per ammortizzare spese folli per opere della cui manutenzione i comuni dovranno poi farsi carico per decenni. Il rischio è che questa manifestazione, anziché produrre valore per il territorio, per l'ambiente e per la popolazione che lì ci vive, inteso come un miglioramento delle condizioni di vita attraverso servizi di vario genere, se guidata, invece, da un atteggiamento predatorio risponda piuttosto alle logiche del business, del cemento, dell'asfalto, con pochissime ricadute sulle necessità della generalità degli abitanti di montagna, che garantiscono quotidianamente la conservazione dell'ambiente e la protezione della biodiversità ed hanno bisogno di servizi sanitari, sociali, scolastici e di trasporto pubblico efficienti, anche quando le telecamere si saranno spente. Tutto questo, invece, con buona pace dell'abbandono della montagna e dello spopolamento delle zone alpine.

Gli investimenti in infrastrutture sono sempre debito buono? No, soltanto quando ce n'è bisogno e non solo in occasione di un grande evento. La follia della costruzione della pista da bob di Cortina dimostra come lo spreco nocivo sia, invece, ben presente. Non solo associazioni come WWF, CAI, Touring Club e Legambiente hanno lanciato un appello sui costi e sull'impatto ambientale, ma perfino il Comitato olimpico internazionale ha dichiarato la sua contrarietà ora che i tempi non ne consentiranno, forse, nemmeno la sicurezza per gli atleti. Infatti, la società, unica concorrente nella gara riproposta solo due mesi fa, ha ora soltanto 21 mesi a disposizione, anziché i 40 pianificati originariamente, per realizzarla, ma deve esserci anche il tempo per fare i test di collaudo e per le eventuali modifiche.

Il dossier iniziale prevedeva un costo di 47 milioni per il rifacimento della vecchia pista Monti, che è stata invece smantellata, e ora il costo totale di questa sciagurata opera si aggira intorno ai 128 milioni complessivi (previsti in gara 85), più interventi accessori. Milioni di euro pubblici per un impianto che forse avrebbe potuto avere una qualche parvenza di senso tanto tempo fa e a ben altre altitudini, ma che viene costruito a soli 1.300 metri e senza neppure la certezza di farcela in tempo, appunto.

Un'opera bandiera, sì, ma dell'insostenibilità, visto che, in Italia, appena 59 persone praticano questo sport e considerato che le temperature sono, con grande evidenza, in continuo aumento, anche se chi vuole a tutti i costi questa pazzia, cioè il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Salvini, è anche chi nega il cambiamento climatico e davvero poco si impegna nel contrasto ad esso.

Dunque, mantenere questo impianto costerà sempre di più, decisamente molto di più delle centinaia di migliaia di euro preventivate e che sono in ogni caso a carico delle amministrazioni e popolazioni montane; montagna che nel tempo è diventata sempre più fragile per i cambiamenti climatici e sempre più debole nel sostenere opere di grande impatto, come potrebbero essere arterie stradali, spesso sovradimensionate per le esigenze locali, una volta terminati i Giochi olimpici, e che richiederanno ingenti spese per la loro manutenzione successiva, come strade, ponti, gallerie, che tra l'altro perpetuano un approccio trasportistico pesante del passato e non di mobilità leggera: 400 milioni per le ferrovie, 3 miliardi per le strade.

Noi siamo dunque preoccupati per la realizzazione delle opere destinate ad ospitare gli eventi, preoccupati delle enormi spese e di quello che rimarrà nei territori di montagna: cattedrali nel deserto, forse, che potrebbero finire per impoverire gli stessi territori che le ospiteranno o rappresentare puri e semplici sprechi economici, con strutture che rischiano di essere abbandonate pochi anni dopo, situazione purtroppo già vista in passato nel nostro Paese; ricordo Torino 2006.

Il progetto di ospitare i Giochi olimpici in Italia era nato sotto i migliori auspici. Il Comitato organizzatore aveva più volte sottolineato che la manifestazione sarebbe stata all'insegna del green con investimenti ridotti, visto che gran parte delle strutture necessarie è già disponibile. Il concetto è stato ribadito in numerosi interventi pubblici; i fatti, però, oggi ci dicono altro.

Farebbe sorridere ricordare la performance di Maurizio Crozza che, riferendosi alle spese per la nuova pista di bob a Cortina, suggeriva di versare una cifra milionaria ai pochi professionisti della disciplina perché si allenassero dove a loro fosse più gradito, piuttosto che investire milioni di euro in una struttura che non ha un vero avvenire e con un impatto ambientale ed economico permanente. Se non fosse che, in realtà, c'è poco da ridere sull'irresponsabilità pubblica che sta dietro a questa decisione.

L'ultimo annuncio fatto dai vertici del Comitato olimpico internazionale recita: “Il Comitato crede fermamente che l'esistente numero di piste per gli sport di scivolamento al mondo, sia sufficiente per il numero di atleti e competizioni (…)”. La pista va consegnata, finita, entro il 15 marzo 2025, poi devono seguire i collaudi ed eventuali modifiche. Quindi, dal 6 febbraio 2026 dovrà ospitare le competizioni olimpiche. Non si trova cenno, in alcun documento, sui futuri costi di gestione, né su chi ricadranno. Sul comune? Sulla regione? Sul CONI? La follia è che la pista, per la quale si sono già spesi 5 milioni di progettazione, verrà realizzata anche qualora le competizioni, per il veto del Comitato olimpico internazionale, dovessero, ahinoi, svolgersi altrove. E allora perché cementificare un'area boschiva? Perché tagliare 500 larici colonnari ai piedi del paese? Eppure, si sarebbe potuto ragionare su alternative - comunque, su suolo italiano - come il ripristino della pista di Cesana Torinese. Dunque, Giochi olimpici che rischiano di essere una figuraccia internazionale annunciata per l'Italia, se i tempi e le scelte continueranno a essere queste.

Le iniziative di protesta, che si contano sia in montagna che nella città di Milano, liquidate banalmente da questo Governo come azioni dei soliti disfattisti del “no”, sollevano, invece, la questione, seria, del modello di sviluppo che vogliamo portare avanti come Paese. Per il Partito Democratico, consentire il completamento delle opere necessarie all'organizzazione dei Giochi è certamente un fatto di estrema importanza. Un evento di portata internazionale come questo è, sì, un'occasione quasi unica per stimolare la crescita economica del Paese, lo sviluppo infrastrutturale e il rafforzamento dell'immagine dell'Italia all'estero. Le Olimpiadi invernali sono una vetrina sul palcoscenico mondiale, da gestire, però, nel modo migliore. Si tratta di un evento molto impegnativo, anche dal punto di vista economico, come detto. I Giochi olimpici e paralimpici invernali rappresentano un'opportunità unica per il nostro Paese di mostrare al mondo le nostre capacità organizzative, la nostra cultura sportiva e le bellezze naturali e architettoniche che rendono l'Italia unica.

Purtroppo, questo decreto, di fatto, certifica e rende palese, però, il fallimento del Governo nel far fronte agli impegni assunti, così come certifica il fallimento del nuovo codice degli appalti, che avrebbe dovuto risolvere, a sentire gli annunci mirabolanti di Ministri ed esponenti della maggioranza, qualsiasi problema. Ahinoi, così non è stato. È a causa di questi fallimenti che il decreto-legge all'esame del Parlamento deve adottare misure straordinarie per accelerare i lavori e per garantire che tutte le infrastrutture necessarie siano pronte in tempo utile per i Giochi.

Hanno destato preoccupazione le considerazioni della Corte dei conti di alcune settimane fa. I giudici contabili hanno evidenziato il ritardo nelle attività rimesse alla Simico Spa e, non a caso, il provvedimento ha deciso il subentro di ANAS. Era chiaro, infatti, che la Simico non fosse in grado di svolgere i compiti che le erano stati affidati: la Corte ha evidenziato, altresì, il ritardo di due infrastrutture cruciali, come la Variante di Cortina e quella di Longarone, che valgono 80 milioni di euro, da sole, di investimenti, le spese della Fondazione Milano Cortina e, come già, detto la madre di tutte le indegnità, la pista da bob di Cortina.

I parlamentari del Partito Democratico, chiarite le responsabilità del Governo, ritengono, in ogni caso, un loro dovere assicurare il successo dell'evento, così come, al contempo, valutano un imperativo che tutte le infrastrutture e le opere accessorie siano realizzate nel pieno rispetto dei princìpi di trasparenza, efficienza e sostenibilità. Pur riconoscendo giusti gli obiettivi perseguiti dal decreto-legge, il gruppo del Partito Democratico non ha potuto evitare di rilevare gli aspetti critici e i limiti delle misure adottate, pur nei limiti stessi dei tempi brevissimi concessi alla Camera per il suo esame, strozzato, anche in questa occasione, dal monocameralismo, di fatto, alternato, che ormai vige in questa legislatura. Dall'esame del testo, arrivato alla Camera a pochi giorni dalla sua scadenza, e dalle audizioni svoltesi in Senato, emergono, infatti, più preoccupazioni, riguardanti principalmente la trasparenza nelle procedure di affidamento, la qualità delle opere, l'impatto ambientale dei progetti infrastrutturali e la reale distribuzione dei benefici economici tra le comunità locali, come detto.

Allo stesso modo, è fondamentale che i benefici economici generati dall'organizzazione di questi Giochi siano distribuiti equamente, portando a un vero sviluppo delle comunità locali. Le modifiche alla governance della società e l'accentramento di alcune funzioni potrebbero, invece, rischiare di escludere dal processo decisionale le realtà locali, le quali dovrebbero essere coinvolte attivamente per assicurare che le opere realizzate rispondano alle esigenze del territorio e contribuiscano allo sviluppo sostenibile delle regioni ospitanti.

Per superare queste criticità, il Partito Democratico ha presentato, quindi, in entrambi i rami del Parlamento diversi emendamenti, finalizzati non all'ostruzionismo, come ho sentito dire prima dalla collega della maggioranza intervenuta, ma finalizzati a una maggiore trasparenza nelle procedure di affidamento, a una valutazione di impatto ambientale approfondita, al coinvolgimento delle comunità locali, alla sostenibilità economica e sociale, e a garanzie per il futuro delle opere realizzate. Tra questi emendamenti, sono da evidenziare - ricordiamo - quello che individua in Ferrovienord il soggetto attuatore dell'importante intervento per il collegamento ferroviario con l'aeroporto di Malpensa, e, a seguire, l'emendamento per consentire agli enti territoriali interessati dai Giochi di concorrere a finanziare e a svolgere attività inerenti ai Giochi stessi, per favorire un impatto positivo sul territorio dal punto di vista sociale, ambientale ed economico.

Un altro emendamento è finalizzato ad assegnare agli enti territoriali competenti le opere di carattere permanente a fruibilità pubblica, realizzate per lo svolgimento delle Olimpiadi invernali. Altri, invece, riguardavano la revisione della governance del funzionamento della società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026, di cui non si comprende la finalità, se non quella di sostituire il vertice manageriale, nonché proposte volte a limitare i rimborsi per lo svolgimento delle funzioni commissariali poste a carico delle risorse per realizzare le opere.

Le preoccupazioni in merito alla trasparenza delle procedure di affidamento, alla sostenibilità ambientale dei progetti, al coinvolgimento delle comunità locali e all'equa distribuzione dei benefici economici, hanno guidato, dunque, l'azione del PD nel tentativo di migliorare il testo. L'intento delle proposte di modifica è finalizzato, quindi, unicamente a rendere il provvedimento più inclusivo, trasparente e attento alle implicazioni di lungo termine. Il gruppo del PD non ha agito con alcun intento ostruzionistico, anzi, ha più volte ribadito il suo impegno a contribuire al successo dell'evento, per il bene dell'Italia e delle future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1790​)

PRESIDENTE. Il relatore e rappresentante del Governo hanno rinunciato alla replica.

Il seguito del dibattito è, dunque, rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: Conte ed altri: Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione (A.C. 304-A​) (ore 11,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 304: Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 22 marzo 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 22 marzo 2024).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 304-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del relatore, il deputato Nazario Pagano, presidente della Commissione.

NAZARIO PAGANO , Presidente della I Commissione. La ringrazio, Presidente Mule', sempre gentilissimo. Onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi la discussione della proposta di legge n. 304-A, a prima firma Conte, recante “Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di Governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle Autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione”.

Si tratta di una proposta di legge iscritta in quota opposizione nel calendario dell'Assemblea, la quale, nel suo testo originario, recante 18 articoli e finalizzata ad abrogare la vigente legge sul conflitto di interessi, la n. 215 del 2004, prevede disposizioni in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di Governo nazionali e regionali, delega al Governo per l'adeguamento della disciplina relativa ai titolari delle cariche di governo locali e ai componenti delle Autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione, nonché disposizioni concernenti il divieto di percezione di erogazioni provenienti da Stati esteri da parte di titolari di cariche pubbliche.

L'esame in sede referente di tale proposta ha avuto inizio il 2 marzo 2023 ed è proseguito con un ciclo di audizioni svoltesi tra aprile 2023 e febbraio 2024, nel corso del quale sono stati auditi docenti di diritto costituzionale, di diritto pubblico, di istituzioni diritto pubblico e di diritto amministrativo, nonché il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione.

Al termine dell'esame preliminare, sono state presentate 82 proposte emendative. Successivamente, il 20 marzo scorso, il relatore, l'onorevole Paolo Emilio Russo, ha presentato un emendamento interamente sostitutivo dell'articolo 1 e soppressivo dei restanti articoli della proposta di legge, volto ad attribuire al Governo la delega per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi.

A seguito dell'approvazione dell'emendamento del relatore e di alcuni subemendamenti ad esso presentati, il testo della proposta di legge consta ora di un unico articolo, che, al comma 1, delega il Governo ad adottare, entro 24 mesi dalla data della sua entrata in vigore, un decreto legislativo di riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali e regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano, nonché per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione.

Al comma 2 si precisa che per i titolari di cariche di Governo statali si intendono il Presidente del Consiglio dei ministri, i Vicepresidenti del Consiglio dei ministri, i Ministri, i Vice Ministri, i Sottosegretari di Stato e i Commissari straordinari del Governo di cui all'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400. Per i titolari di cariche di governo regionali si intendono il presidente della regione e i componenti della giunta regionale, mentre per i titolari di cariche di governo delle province autonome di Trento e di Bolzano si intendono il presidente della provincia e i componenti della giunta provinciale.

Al comma 3 vengono indicati i principi e i criteri direttivi che il Governo deve osservare nell'esercizio della delega. Il primo, alla lettera a), riguarda l'individuazione di una situazione di conflitto di interessi quando uno dei soggetti, di cui al comma 2, partecipa all'adozione di un atto oppure omette l'adozione di un atto dovuto, trovandosi in una delle situazioni di incompatibilità indicate alle lettere b), c) ed e) del medesimo comma 3.

Con riguardo alla lettera b), il principio e criterio direttivo stabilisce che il Governo è chiamato a prevedere che vi sia incompatibilità tra la titolarità delle cariche, di cui al comma 2, e l'assunzione di cariche, uffici e funzioni tra cui rientrino quelli in enti di diritto pubblico, anche economici, in organismi di diritto pubblico, in imprese pubbliche o private, in consorzi, nonché nelle aziende speciali e nelle istituzioni previste dall'articolo 114 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000. Rammento, a tale proposito, che, ai sensi del citato articolo 114, comma 1, del TUEL, l'azienda speciale è ente strumentale dell'ente locale, dotato di personalità giuridica, di autonomia imprenditoriale e di proprio statuto, approvato dal consiglio comunale o provinciale. L'istituzione è organismo strumentale dell'ente locale per l'esercizio di servizi sociali, dotato di autonomia gestionale.

Ai sensi della lettera c) del comma 3, il Governo è invece chiamato a prevedere che vi sia incompatibilità tra la titolarità delle cariche, di cui al comma 2, e lo svolgimento di attività professionali o di lavoro autonomo, in forma associata o societaria, di consulenza o arbitrali, svolte in favore di soggetti pubblici o privati.

Sulla base della lettera d) del comma 3, il Governo è tenuto a prevedere un termine per la rimozione delle situazioni di incompatibilità di cui alle lettere b) e c). Rammento, a tale proposito, che, secondo quanto previsto dalla legge n. 215 del 2004, gli incarichi e le funzioni incompatibili cessano con effetto dalla data del giuramento relativo agli incarichi di governo e, comunque, dall'effettiva assunzione delle cariche. Dopo il termine dell'incarico di governo, l'incompatibilità sussiste per ulteriori 12 mesi nei confronti di cariche in enti di diritto pubblico e in società con fini di lucro che operano in settori connessi con la carica ricoperta. Quanto ai rapporti di impiego di lavoro pubblico o privato, è previsto il collocamento in aspettativa o analoga posizione prevista dai rispettivi ordinamenti. La legge in vigore specifica, inoltre, che le attività incompatibili sono vietate anche quando siano esercitate all'estero.

Quanto alla lettera e) del comma 3, il Governo è chiamato a prevedere che vi sia incompatibilità tra la titolarità delle cariche, di cui al comma 2, e la proprietà, il possesso e la disponibilità di partecipazioni superiori al 50 per cento del capitale sociale di un'impresa che svolga la propria attività in regime di concessione rilasciata dallo Stato o dalle regioni o di un'impresa che sia titolare di diritti esclusivi che operi in regime di monopolio.

Il Governo è, inoltre, tenuto a prevedere un termine per esercitare l'opzione tra il mantenimento delle cariche, di cui al comma 2, e il conferimento delle partecipazioni a una società fiduciaria autorizzata a operare, ai sensi della legge 23 novembre 1939, n. 1966.

Un ulteriore principio e criterio direttivo riguarda la previsione dell'obbligo di dichiarazione per i soggetti, di cui al comma 2, al momento dell'assunzione della carica, ai fini dell'accertamento dell'esistenza delle situazioni di incompatibilità, di cui alle lettere b) e c) del comma 3 (lettera g)). Ricordo che, in base all'articolo 5 della legge n. 215 del 2004, chi assume la titolarità di cariche di governo ha l'obbligo di rendere note all'Autorità garante della concorrenza e del mercato l'eventuale titolarità di cariche o attività incompatibili e tutti i dati relativi alle attività patrimoniali di cui sia titolare o di cui sia stato titolare nei 3 mesi precedenti.

Ulteriori principi e criteri direttivi dettati dal testo in esame riguardano la previsione per i soggetti, di cui al comma 2, dell'obbligo di astenersi dal partecipare a qualsiasi decisione che possa determinare situazioni di conflitto di interessi, ai sensi della lettera a) (lettera h)); la disciplina delle modalità con le quali la situazione di conflitto di interessi può essere rimossa (lettera i)); l'attribuzione di poteri di vigilanza, accertamento e di sanzione delle violazioni all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, l'AGCM, e, con riferimento alle situazioni di incompatibilità riguardanti il presidente e i componenti dell'AGCM, all'Autorità nazionale anticorruzione (lettera l)).

Segnalo che, sulla base della lettera m) del comma 3, il Governo è tenuto, inoltre, a prevedere che si tenga conto di quanto disposto dall'articolo 29-bis della legge n. 262 del 2005. Ricordo che, secondo tale disposizione, i componenti degli organi di vertice e i dirigenti della Commissione nazionale per le società e la Borsa, la Consob, salvo che si tratti di dirigenti che, negli ultimi 2 anni di servizio, sono stati responsabili esclusivamente di uffici di supporto, nei 2 anni successivi alla cessazione dell'incarico non possono intrattenere, direttamente o indirettamente, rapporti di collaborazione, di consulenza e di impiego con i soggetti regolati, né con società controllate da questi ultimi. Le disposizioni di tale articolo si applicano ai componenti degli organi di vertice e ai dirigenti della Banca d'Italia e dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni per un periodo non superiore a 2 anni, stabilito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

Al comma 4 dell'articolo 1 la proposta di legge in esame stabilisce che lo schema di decreto legislativo attuativo della delega deve essere trasmesso almeno 60 giorni prima della scadenza del termine previsto per la sua adozione alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica per l'espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia, da rendere entro 30 giorni dalla trasmissione, decorsi i quali il decreto legislativo può essere comunque adottato.

Vado verso le conclusioni. Come specificato al comma 5, a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo, di cui al comma 1, la richiamata legge 20 luglio 2004, n. 215, recante norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi, è abrogata.

Infine, ai sensi del comma 6, le disposizioni della legge costituiscono principi fondamentali per le regioni a statuto ordinario, ai sensi dell'articolo 122, primo comma, della nostra Costituzione, che prevede, tra le altre cose, che i casi di incompatibilità del presidente e degli altri componenti della giunta regionale, nonché dei consiglieri regionali, sono disciplinati con legge della regione nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalla legge della Repubblica. Le disposizioni della legge e quelle dei decreti legislativi emanati in attuazione della stessa legge sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.

La ringrazio, Presidente, ho concluso.

PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo non ritiene di intervenire. È iscritto a parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie alla rappresentante del Governo, alle onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, al relatore, che abbiamo sentito. Oggi noi all'ordine del giorno avremmo dovuto affrontare la discussione generale sulla legge in materia di conflitto di interessi e sul divieto di percezione di erogazioni provenienti da Stati esteri da parte dei titolari di cariche pubbliche. Io dico che ci sarebbe dovuta essere, perché in realtà stiamo discutendo dell'ennesima delega che affossa le proposte presentate dall'opposizione e che di fatto mette su un binario morto la stessa legge sul conflitto di interessi. L'ha spiegato bene il relatore: avremo un unico articolo, il rimando a un decreto legislativo. Però, quello che vorrei è che noi alzassimo un attimo lo sguardo verso quello che sta avvenendo nel Paese e quello che sta avvenendo è paradossale. Da un lato, la maggioranza, che sostiene il Governo, umilia, ancora una volta, il Parlamento e lo fa nello stesso modo in cui lo ha fatto sulla legge del salario minimo, lo fa nello stesso modo con cui lo ha fatto sulla legge del “voto dove vivo”, lo fa, di fatto, vanificando - sono stati ricordati - mesi di audizioni in Commissione, incontri, contributi, emendamenti, e una richiesta delle opposizioni di affrontare un grande tema, quello del conflitto di interessi, rimandando, ancora una volta, a un'azione del Governo. Ma in questo caso è ancora più grave, perché stiamo parlando del conflitto di interessi, stiamo rimandando a una legge delega nelle stesse ore in cui emergono le ennesime notizie inquietanti circa le vicende che riguardano la Ministra Santanche', che fa parte del Governo e non c'è stata una parola, una presa di posizione sul tema da parte della Presidente del Consiglio e degli altri Ministri del Governo. Sul tema del conflitto di interessi, chi deve portare avanti questa legge delega? Il Governo di cui fa parte la Ministra Santanche'? Noi da mesi chiediamo una cosa semplice: a che ora si dimette la Ministra Santanche'? Qui è in gioco la credibilità delle istituzioni, la reputazione internazionale dell'Italia, è in gioco il futuro e la credibilità di tutte le istituzioni. Da questo punto di vista, è paradossale che noi oggi, invece di affrontare in Parlamento una legge sul conflitto di interessi, rimandiamo la questione a un Governo che non è in grado nemmeno di prendere una posizione netta nei confronti della vicenda che riguarda la Ministra Santanche'. Da questo punto di vista, si tratta dello stesso atteggiamento tenuto - con un emendamento presentato fuori tempo massimo per delegare il Governo a intervenire sulla materia con tempi lunghi e sopprimere, di conseguenza, i 17 articoli del provvedimento originario - nel caso di un'altra legge firmata dal Partito Democratico, dal MoVimento 5 Stelle, da Alleanza Verdi e Sinistra e da Azione, quella sul salario minimo. L'abbiamo visto, ripeto, anche sul provvedimento “voto dove vivo”. Qualcuno dirà: però, noi, alle elezioni europee, sperimenteremo una possibilità di voto degli studenti fuori sede. Da questo punto di vista, c'è un punto molto importante. Se alcuni mesi fa la proposta di legge Madia, che veniva da un percorso di legislature - lavoro di comitati, lavoro parlamentare di Commissione e di audizioni -, avesse avuto un confronto parlamentare e fosse diventata una legge dello Stato, anche modificata dalla maggioranza, ma non rimandata a questo percorso, noi oggi non avremmo una sperimentazione che riguarda alcuni e che vale solo per le elezioni europee. Avremmo una legge dello Stato che potrebbe garantire, in maniera netta e ferma, che le elezioni possano essere elezioni nelle quali viene cancellato ed eradicato il fenomeno odioso dell'astensionismo involontario, cioè di persone che non è che si astengono perché non vogliono votare - e già sappiamo quanto è grave, ed è un problema di tutti, l'astensionismo volontario, una questione che interroga opposizione, maggioranza e tutte le forze politiche, un male gravissimo -, ma persone che non sono messe nelle condizioni di poter votare. Questo ha bisogno di una legge, che si poteva discutere mesi fa se avessimo coronato il percorso della proposta di legge Madia. C'è il tema del salario minimo che ha avuto lo stesso trattamento da questo Governo e ora l'amaro calice del conflitto di interessi.

Da questo punto di vista, questa modalità collaudata annulla le prerogative delle opposizioni, che, tutte le volte che presentano una proposta di legge non gradita, non vedono mai arrivare in Aula per l'approvazione definitiva la loro proposta, ma, più semplicemente, si trovano davanti a una delega al Governo. Ora la differenza è che se noi arriviamo in Parlamento e abbiamo posizioni diverse, questo confronto ci consente di farlo alla luce del sole, visto da tutti. Avrete notato i posti nelle tribune; non è un caso che il nostro Parlamento sia, di tutti i Parlamenti europei, quello che dedica più spazio a persone che non sono parlamentari, perché quei posti nelle tribune rappresentano la possibilità per tutti i cittadini di poter entrare in quest'Aula e, se lo vogliono, seguire i nostri lavori, ed oggi si può fare anche in modalità digitale, ma rappresentano anche l'attenzione che noi dobbiamo avere sul fatto che il confronto che avviene qui è aperto a tutte le cittadine e tutti i cittadini che noi dobbiamo rappresentare. Tribune, che sono vuote in questo momento, che vengono riempite dagli studenti che ogni giorno vengono a visitare la Camera dei deputati, ma che possono restare solo per pochi minuti, ma noi, quando arriviamo e portiamo il confronto parlamentare in questa sede, stiamo parlando di fronte al Paese. Ed è di fronte al Paese che ci dobbiamo dire che idea abbiamo sul conflitto di interessi. Ed è di fronte al Paese che ci dobbiamo dire che idea abbiamo sul salario minimo o sul diritto di voto degli studenti fuori sede. Da questo punto di vista, non si può sempre e solo rinviare al Governo. Si deve avere anche il coraggio di dire qui cosa si intende fare e il rinvio, questo rinvio, fa male veramente a quello che è il senso e il funzionamento di quest'Aula e di questa istituzione.

La vicenda è tanto più grave in quanto questa proposta presentata dai colleghi del MoVimento 5 Stelle risale all'inizio dello scorso anno ed è stato organizzato, lo ricordava il relatore, un ciclo di audizioni che ha visto portare il contributo di illustri studiosi della materia per diverse settimane. Al testo base erano stati presentati emendamenti, sia da parte delle altre opposizioni che della maggioranza, dopo un lavoro che ha impegnato a lungo la Commissione affari costituzionali: voglio ringraziare la capogruppo Simona Bonafe', il vicepresidente Matteo Mauri, tutti i componenti della Commissione affari costituzionali, tra cui il collega Federico Fornaro. Siamo arrivati adesso allo scadere della presentazione in Aula, con l'arrivo dell'emendamento che azzera il lavoro fatto e rimette tutto nelle mani del Governo, per di più, con una delega sostanzialmente in bianco. Non possiamo allora non partire da questa discussione generale con questa critica forte al metodo, e lo abbiamo fatto quando questa maggioranza non si è assunta la responsabilità di non volere riconoscere agli 8 milioni di italiani che lavorano con stipendi da fame un salario minimo di 9 euro l'ora, sotto il quale non si può definire lavoro, ma sfruttamento. Lo faremo anche in questa occasione, lo abbiamo fatto su io “voto dove vivo”, sulla proposta di legge Madia che, come ho ricordato, avrebbe risolto, definitivamente e non solo provvisoriamente, solo per elezioni europee e solo in determinate condizioni, il tema odioso, che deve essere combattuto, dell'astensionismo involontario alle elezioni.

Non si vogliono, quindi, leggi in queste direzioni; è evidente, però, che sul tema del salario minimo, con 24 mesi a disposizione per l'esercizio della delega a legislatura inoltrata, non ci saranno i tempi tecnici per la doppia approvazione della legge alla Camera e al Senato. Allora, diciamocelo chiaramente, l'obiettivo non è quello di arrivare a una legge delega, ma l'obiettivo è quello di mantenere la situazione così com'è per un'altra legislatura. Qui casca, veramente, la maschera dell'operato del Governo, che se poi avesse avuto questa volontà di procedere nella direzione di una legge delega, ci saremmo risparmiati allora tutto il lavoro svolto in Commissione. Poteva un anno fa il Governo prendere di petto la questione e dire: facciamo noi, abbiamo un'idea, un progetto, una proposta e ve la presentiamo alle Camere. No, prima esauriamo tutto il tempo del lavoro di Commissione, perché è proprio l'opposizione che ci chiede di intervenire su questo tema e se non ci fosse l'opposizione per noi il tema del conflitto di interessi va bene così com'è. Una volta esaurito tutto il tempo, in coda, ultimo minuto utile, anzi, oltre l'ultimo minuto utile, ecco che arriva l'emendamento per ricominciare da capo, come nel gioco dell'oca, quando si tirava il dado e si finiva nella casella in cui bisognava ricominciare e vogliamo far finire un'altra legislatura così. Noi invece pensiamo che nel nostro Paese ci sia bisogno, da tempo, di un provvedimento che metta in condizione tutti i titolari di cariche pubbliche di Governo - quindi, anche la Ministra Santanche' -, nell'esercizio delle loro funzioni, di dedicarsi esclusivamente alla cura e al perseguimento dell'interesse pubblico.

Più in generale, riteniamo necessario assicurare che i processi decisionali siano finalizzati sempre all'attuazione del bene comune e non subordinati a interessi di parte. Ecco, perché serve una legge volta a prevenire le situazioni di incompatibilità con la carica ricoperta e ad evitare l'insorgenza di conflitti di interessi tra l'incarico pubblico e qualsiasi interesse privato, una legge che definisca senza ambiguità il concetto stesso di conflitto di interesse e che preveda una serie di misure di salvaguardia, anche quando la carica pubblica cessa.

L'attuale normativa in materia è la legge 20 luglio 2004, n. 215, che oltre ad essersi rivelata inefficace, dopo vent'anni dall'entrata in vigore, ha bisogno di essere aggiornata per rispondere ai cambiamenti delle società e delle tecnologie di questi ultimi decenni. La legge attuale agisce successivamente all'insorgere del conflitto d'interessi e non considera il profilo preventivo, impeditivo; in poche parole, la legge Frattini del 2004 non mira ad eliminare la situazione del conflitto di interessi, ma ad evitare che il pericolo che connota la situazione di conflitto d'interessi si traduca in un danno per l'interesse pubblico. La stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato ha segnalato l'opportunità di un intervento di modifica della legge in vigore per raccogliere le osservazioni formulate in ambito europeo dal Group of States against corruption.

Già prima dell'attuale legge del 2004 erano state presentate molte proposte da parte di parlamentari sia di centrosinistra sia di centrodestra, anche diverse tra loro nell'individuazione del conflitto d'interessi, che non avevano mai concluso l'iter di approvazione. Anche nel corso delle legislature successive all'entrata in vigore della legge del 2004, è stata poi sollevata più volte, in ambito parlamentare, la questione dei conflitti d'interessi, in occasione dell'esame di alcune proposte di legge di riforma non approvate.

Oggi, serve una legge moderna, che al pari degli altri Stati europei doti il nostro Paese di strumenti efficaci. Una disciplina del conflitto d'interessi è fondamentale per salvaguardare la credibilità e la legittimità democratica delle istituzioni, ma è indispensabile anche per garantire la competitività, la separazione tra attività imprenditoriale e amministrazione della cosa pubblica, presupposto di un sistema economico basato sulla concorrenza, dove il mercato deve essere messo al riparo da forme di intervento manipolatorio e distorsivo per interessi particolari da parte di chi esercita attività di Governo. Questo presupposto è valido, a maggior ragione, in questo preciso contesto storico, con le risorse ingenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziate con debito comune europeo.

La legge sul conflitto d'interesse, insomma, conviene al Paese, ma conviene anche alla politica, per recuperare la crescente sfiducia dei cittadini che vediamo manifestarsi sempre di più nel dato dell'astensionismo alle elezioni. Del conflitto d'interesse non possiamo parlare prepotentemente solo tutte le volte che si presenta uno scandalo, salvo, poi, non riuscire mai ad approvare una normativa moderna ed efficace.

Spiace, purtroppo, che per l'ennesima volta questa maggioranza, non solo, non abbia colto l'opportunità di portare fino in fondo una proposta dell'opposizione già in fase avanzata di approvazione, ma abbia deciso, con questa scelta, di fare sì che anche questa legislatura, anche la XIX legislatura, non arriverà a determinare una legge sul conflitto d'interessi.

Il voto di oggi sta dando un messaggio chiaro al Paese: sul conflitto di interessi non si interviene. E, vedete, lo dico con grande rispetto, ma anche con grande determinazione: non ce lo possiamo permettere. Noi abbiamo già un problema gravissimo nel nostro Paese ed è la crisi dei partiti, perché i Costituenti avevano attribuito un ruolo fondamentale ai partiti e noi siamo molto lontani da questo ruolo. In quest'Aula c'è un'unica forza che rivendica orgogliosamente di chiamarsi “Partito” ed è il Partito Democratico, le altre forze hanno scelto altri nomi, ma la funzione dei partiti nella nostra Costituzione è quella di consentire ai cittadini di partecipare con metodo democratico alle funzioni nazionali e dentro quelle funzioni c'è anche un ruolo chiave nella mediazione e nell'intermediazione degli interessi. Nel momento in cui, però, vanno in crisi i partiti e non svolgono quel tipo di funzione, quel tipo di funzione inevitabilmente viene svolta da altri e questi altri devono essere normati. Infatti, se non ci sono delle norme che chiaramente indichino i limiti e i confini, tutto questo avviene nel buio e noi, invece, dobbiamo portare luce. Non c'è niente di male nel fatto che ci siano degli interessi in gioco, perché la politica è fatta di interessi in gioco, ma questi interessi devono essere chiaramente svolti, mediati e intermediati, attraverso un'azione che può guardare a diversi modelli, ma che sicuramente rappresenta nel nostro caso un caso specifico che non può essere considerato un modello, se non un modello negativo, e le vicende che noi ogni giorno vediamo, quando emergono gli scandali, ce lo ricordano.

Di fronte a tutto questo, ci possiamo dividere, ci dobbiamo dividere, è giusto e democratico che ci dividiamo nel merito delle norme, dei modelli di riferimento, dei procedimenti; è inaccettabile che ci dividiamo nel metodo, anzi, che la maggioranza pieghi strumentalmente a questioni di metodo la necessità politica, per restare unita, per restare compatta, di rinviare ancora una volta questa discussione. Quindi - e questo è veramente il nostro appello conclusivo -, piuttosto che rinviare una legge sul conflitto di interessi, fate una cosa importante per il Paese, mandate a casa la Ministra Santanche' (Applausi della deputata Ferrari).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretario Castiello, oggi ci troviamo di fronte a un tema di vitale importanza per la nostra Nazione: la regolamentazione del conflitto di interessi.

In un contesto sociale e politico sempre più complesso, tale regolamentazione riveste un ruolo fondamentale per preservare l'integrità delle istituzioni e garantire la fiducia dei cittadini. La regolamentazione del conflitto di interessi è cruciale nelle società moderne per diversi motivi: in primo luogo, aiuta a garantire che le decisioni siano prese nell'interesse pubblico, anziché per fini personali, promuovendo così integrità e trasparenza; inoltre, contribuisce a prevenire la corruzione, tutelando l'uso imparziale delle risorse pubbliche e private e preservando la legittimità delle istituzioni; infine, favorisce l'equità e la giustizia, assicurando che le opportunità siano distribuite in modo equo e che tutti siano trattati in modo imparziale. In sintesi, la regolamentazione del conflitto di interessi è fondamentale per mantenere l'integrità delle istituzioni, promuovere la fiducia dei cittadini e garantire un ambiente equo ed efficiente per la società nel suo complesso.

L'Italia ha sviluppato negli anni diversi strumenti normativi per regolare il conflitto d'interessi e promuovere l'integrità nella pubblica amministrazione. Tuttavia, l'efficacia di tali strumenti dipende dalla loro applicazione e dal loro rispetto. Certamente, vi è spazio per migliorare l'attuazione e l'applicazione coerente di queste normative, così come per rafforzare le istituzioni preposte al monitoraggio e alla supervisione. L'evoluzione delle leggi e dei regolamenti nel tempo può essere necessaria proprio per affrontare nuove sfide e garantire che le norme siano adeguate al contesto attuale. Inoltre, è importante promuovere una cultura dell'integrità e della responsabilità tra i funzionari pubblici e la società nel suo complesso. Questo richiede un impegno continuo da parte delle istituzioni, della società civile e dei cittadini per contrastare la corruzione e garantire la trasparenza e l'equità nel processo decisionale.

Quindi, oggi, ci troviamo a discutere di un tema di fondamentale importanza per la salute democratica della nostra Nazione. Il tema del conflitto di interessi, benché disciplinato normativamente, come appena ricordato, è uno di quelli che negli anni, per il complesso mutamento del quadro politico e sociale, hanno più volte visto la necessità di opportuni adeguamenti.

La proposta di legge presentata dal MoVimento 5 Stelle, attraverso il suo leader Giuseppe Conte, ha individuato una serie di elementi vincolanti in diversi ambiti. Uno degli elementi centrali della proposta riguarda l'incompatibilità dei titolari di cariche di Governo ai vari livelli, dal nazionale al regionale, ma non solo, con la titolarità oltre una soglia minima del 2 per cento di determinate imprese economiche. La proposta contempla, inoltre, un tempo di 3 anni di cosiddetto raffreddamento dalla cessazione degli incarichi di Governo, per l'assunzione di responsabilità in alcuni predeterminati ambiti sociali, oltre che un intervento sui finanziamenti dall'estero. Sono, inoltre, previsti vincoli anche per gli amministratori locali.

Il centrodestra è intervenuto, in una prima fase, depositando un'articolata serie di emendamenti, che intervenendo sul corpo del provvedimento esaltavano o, meglio, interpretavano alcuni dei passaggi centrali del progetto di legge. Al termine di questa lunga e puntuale attività emendativa, si è ritenuto necessario andare oltre, proprio in virtù della consapevolezza della complessità della materia.

Per questo è infine prevalsa la convinzione che una riforma organica potesse essere opportunamente declinata attraverso un'azione più precisa da parte del Governo che, tenendo conto del quadro complessivo e del confronto scaturito sul tema del conflitto di interessi, ritengo possa essere un valore aggiunto, guardando anche a livello europeo.

La Commissione europea, infatti, ha più volte fornito indicazioni e raccomandazioni ai Paesi membri dell'Unione in tema di conflitto di interessi, sollecitando maggiori garanzie e trasparenza nelle normative nazionali. In particolare, la Commissione ha evidenziato l'importanza di norme e procedure che assicurino un'adeguata separazione tra l'attività pubblica e gli interessi privati dei funzionari al fine di preservare l'integrità e l'imparzialità delle istituzioni. È da tutto questo che nasce la delega al Governo e mi preme sottolineare che questa delega mostra la piena adesione delle forze della maggioranza e di Fratelli d'Italia alla convinzione che il tema debba essere affrontato senza alcuna pregiudiziale e con approccio squisitamente pragmatico, rimuovendo tutte le rigidità dettate da un approccio ideologico teso a confondere ogni attività svolta nell'interesse pubblico come potenzialmente capace di esprimere una possibile fonte di interesse particolare.

Ritengo opportuno precisare che la proposta di legge non è svuotata nei suoi contenuti, ma li trasferisce sostanzialmente a un provvedimento più articolato e meglio definito, che sarà necessariamente oggetto di nuovo dibattito parlamentare. Ritengo, quindi, di derubricare a mera polemica strumentale quell'idea che ha inteso imputare all'azione di delega al Governo l'accusa di voler evitare di coinvolgere il Parlamento, il quale, invece, sarà protagonista al deposito del disegno di legge governativo. È l'esatto opposto, quindi, e per paradosso adesso è proprio l'opposizione, a partire dal MoVimento 5 Stelle, a voler rigettare la paternità della prima iniziativa per la sola ragione di non voler riconoscere il diritto delle forze di Governo a partecipare in modo pieno alla stesura di un testo dal quale siano eliminate le spigolosità ideologiche.

Il provvedimento tornerà in Parlamento quando la delega sarà stata attuata e il dibattito sarà pieno, completo e di merito. Oggi non è il momento di una discussione di merito ma è il momento in cui si certifica la volontà del Parlamento di assegnare un preciso mandato al Governo per effettuare una riforma che riconosciamo essere necessaria e opportuna. Sostenere il contrario significa speculare sull'intera vicenda.

I cardini della delega ruotano attorno ad alcuni punti che vorrei qui ricordare. Il Governo è incaricato di redigere, entro un periodo massimo di 24 mesi dalla promulgazione della legge, un decreto legislativo volto a riformare le norme riguardanti il conflitto di interessi per i membri del Governo a livello nazionale e regionale e per i presidenti e i membri delle autorità indipendenti di vigilanza e regolamentazione. Per membri del Governo si intendono il Presidente del Consiglio, i Vicepresidenti del Consiglio, i Ministri, i Vice Ministri, i Sottosegretari di Stato e i commissari straordinari del Governo. Per membri del governo a livello regionale si intendono il presidente della regione e i membri della giunta regionale.

Inoltre, il decreto legislativo deve essere redatto secondo i seguenti principi e criteri guida: indicare una situazione di conflitto di interessi quando uno dei membri del Governo partecipa all'adozione o all'omissione di un atto dovuto trovandosi in una delle situazioni di incompatibilità indicate; individuare le situazioni di incompatibilità tra il possesso di incarichi pubblici e l'assunzione, anche tramite terzi o all'estero, di cariche, uffici o funzioni, inclusi quelli in enti pubblici o privati, imprese, consorzi e altre istituzioni; identificare le situazioni di incompatibilità tra il possesso di incarichi pubblici e lo svolgimento di attività professionali o lavori autonomi, anche a titolo gratuito, per conto di enti pubblici o privati; stabilire un termine entro il quale risolvere le situazioni di incompatibilità individuate; identificare ulteriori situazioni di incompatibilità legate alla partecipazione significativa in imprese con concessioni statali o regionali, diritti esclusivi o attività monopolistiche.

Si prevede, inoltre, di stabilire un termine entro il quale i membri del Governo devono scegliere tra mantenere i propri incarichi o cedere le loro partecipazioni in aziende a una società fiduciaria autorizzata; richiedere la dichiarazione degli interessi finanziari da parte dei membri del Governo al momento dell'assunzione dell'incarico; imporre ai membri del Governo di astenersi dal prendere decisioni che possano creare conflitti di interessi; definire le modalità di risoluzione dei conflitti di interessi quando si presentano; assegnare all'Autorità garante della concorrenza e del mercato il potere di vigilare, accertare e sanzionare le violazioni, inclusa la facoltà di punire i presidenti e i membri dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato per le violazioni commesse.

Per concludere, in questo contesto la delega al Governo rappresenta un'opportunità per elaborare una riforma organica e ben definita. È perciò fondamentale che il Parlamento conferisca un chiaro mandato al Governo per attuare questa riforma necessaria e opportuna, come già detto. Sostenere il contrario sarebbe soltanto una speculazione, perché la delega al Governo mira ad affrontare il tema in modo pragmatico, rimuovendo le rigidità ideologiche e garantendo un dibattito parlamentare completo e di merito, una volta che il provvedimento sarà stato attuato (Applausi del deputato Amich).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo dopo l'intervento della collega Gardini, che sinceramente mi ha convinto di come sia necessario, perché lei lo sosteneva per l'appunto, un intervento normativo in materia di conflitto di interesse. Lei lo ha definito necessario, urgente e opportuno; però, con un artificio dialettico che cosa fa? Dice che sostanzialmente è necessaria una delega al Governo, perché la materia è complessa, e nello stesso tempo occorre eliminare le spigolosità ideologiche - le ha definite così - presenti nel testo che ha presentato il MoVimento 5 Stelle, che è l'unico, a parer mio, in grado proprio di prevenire le situazioni di conflitto d'interesse. Quindi, noi oggi siamo qui a discutere per l'ennesima volta una delega al Governo ad adottare entro 24 mesi una riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi. Quindi, abbiamo sostanzialmente una riformulazione, che è avvenuta, tra l'altro, in Commissione con un emendamento presentato dal relatore di maggioranza, il collega Paolo Emilio Russo, che ha sostituito interamente l'articolo 1 del nostro testo, del testo che era a prima firma del presidente Conte, e ha soppresso, di conseguenza, tutti gli altri 17 articoli.

Noi del MoVimento 5 Stelle avevamo presentato un testo che disciplina una materia evidentemente troppo spinosa, una materia che crea imbarazzo sicuramente e che finora è stata affrontata solo con misure tiepide e inconsistenti, e questo ce l'hanno ribadito gli auditi che sono stati ascoltati in Commissione, a partire dall'avvocato Busia, il presidente dell'Anac, ma questo tema è stato ribadito anche da docenti universitari. Difatti, la questione del conflitto di interessi, come tutti sappiamo, è stata trattata, dopo un decennio che se ne parlava, solo nel 2004, durante la XIV legislatura; e adesso la legge n. 215 rappresenta il testo che è attualmente in vigore. Destinatari di questa disciplina - quella attualmente in vigore - sono solo i titolari di cariche di governo nei cui confronti la legge detta una serie di incompatibilità e a cui si impone di curare unicamente interessi pubblici e di astenersi dal compimento di atti in situazioni di conflitto di interessi.

La legge del 2004, come sappiamo, enumera una serie di cariche, uffici e attività la cui titolarità o il cui esercizio sono incompatibili con la titolarità di cariche di governo e che devono cessare al momento del giuramento degli incarichi, per l'appunto, di governo.

L'incompatibilità, così come definita da questo intervento normativo, cristallizza situazioni che già, ex se, configurano un vero e proprio conflitto di interessi e che sono risolte dal legislatore con la cessazione della carica.

È ben più complicato, invece, agire su altre situazioni, quelle che attengono - e questo è il nucleo più importante del tema - alla sfera personale o patrimoniale del soggetto. In questo caso, la norma attualmente in vigore, prima di questo intervento di cui stiamo parlando, che cosa prevede? Prevede che il conflitto di interessi è configurabile unicamente qualora vi sia un'incidenza specifica e preferenziale dell'atto adottato durante l'esercizio della funzione pubblica o della sua omissione sul patrimonio del titolare della carica ovvero dei suoi parenti o affini. Dunque, rileva esclusivamente la dimensione patrimoniale degli interessi.

In più - e questo è un altro elemento da tenere a mente -, perché si realizzi il conflitto di interessi, è necessaria la sussistenza di un'altra condizione: il danno per l'interesse pubblico conseguente all'atto. Qui risiede il punto critico di questa legge, punto sul quale occorre assolutamente intervenire, perché il conflitto di interessi riguarda anche situazioni di potenziale conflitto e occorre prevedere dei meccanismi in grado di scongiurarli.

In Commissione si è parlato anche della legislazione degli altri Paesi, segnatamente della legislazione degli Stati Uniti che ha rappresentato una apripista in questa materia, prevedendo una disciplina di notevole rigore attraverso il blind trust, un sistema che opera una separazione tra il patrimonio del titolare della carica e la carica stessa. Il patrimonio viene affidato a un soggetto terzo in modo da evitare che l'interesse privato di chi ricopre una carica pubblica possa interferire con l'interesse primario - e, dunque, resta primario - della cura della cosa pubblica. È stato adottato, quindi, nella legislazione statunitense un approccio di tipo preventivo, lo stesso approccio che la legge a nostra firma voleva adottare.

Ma torniamo ancora alla legislazione attualmente in vigore. Nella legislazione attualmente in vigore - parlo sempre della legge del 2004, la legge Frattini - non c'è un efficace apparato sanzionatorio e questo è un ulteriore vulnus. Perché? L'inefficacia delle sanzioni non sortisce una deterrenza vera e propria nei confronti di coloro che pongono in essere comportamenti violativi. Gli stessi poteri delle autorità deputate al controllo - l'Autorità garante della concorrenza e del mercato e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - si basano, essenzialmente, sull'accertamento delle dichiarazioni rese dagli interessati tenuti a presentarle e a presentarle veritiere. È questo l'obbligo a cui sono tenuti gli interessati. Di contro, nei confronti di imprese che traggono vantaggio dalla situazione di conflitto, sono previste sanzioni pecuniarie, comminate a seguito di diffida dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ma commisurate, nel massimo, al vantaggio patrimoniale effettivamente conseguito dall'impresa stessa.

Ugualmente, per l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - come è previsto, del resto, per l'Antitrust -, qualora questa accerti un sostegno privilegiato al titolare di incarico di Governo in violazione alla normativa vigente, previa diffida, vengono comminate sanzioni pecuniarie all'impresa. Però nessuna sanzione pecuniaria è prevista per il titolare dell'incarico, e questo è un altro vulnus della disciplina attualmente in vigore. Allora, non vi è chi non veda che questa normativa, ovviamente, non ha alcuna funzione dissuasiva e che era necessario intervenire, ci è stato più volte detto dagli auditi.

Ma perché bisogna intervenire? Perché un pronto intervento del legislatore è necessario? Perché, come dicevamo, la disciplina attualmente in vigore non è assistita da un apparato sanzionatorio efficace e, dunque, serve a niente o poco. Inoltre, anche per un altro motivo: perché non è costruita in chiave preventiva, come le legislazioni che hanno meglio affrontato il tema hanno fatto; e anche perché è necessaria la predisposizione di una regolamentazione unitaria che trovi applicazione per la totalità delle cariche pubbliche di Governo, sia quelle a livello statale che quelle a livello locale. E, ancora, perché occorre dare attuazione a quanto scritto in Costituzione all'articolo 54, secondo comma, che sancisce il dovere di adempiere alle funzioni pubbliche con disciplina e onore, dovremmo ricordarcelo sempre. E, ancora, perché il conflitto di interessi rappresenta una situazione di rischio che può degenerare - in fondo, lo diceva prima anche la collega - in corruzione, un fenomeno che frena drammaticamente la competitività del nostro Paese, allontana gli investimenti, distorce le dinamiche della democrazia, si ripercuote sull'erogazione di beni e servizi (che sono sicuramente più scadenti) che la pubblica amministrazione dovrebbe rendere al cittadino e, in questo modo, lo danneggia, e rappresenta un peso, oramai, non più sopportabile per il nostro sistema economico.

Non dimentichiamoci - questa è un'altra notazione da fare - che, secondo l'ultimo report di Transparency International, nell'ultimo anno, l'Italia non è riuscita a migliorare la propria lotta alla corruzione, occupando il quarantaduesimo posto su 180 Paesi. Stiamo parlando dell'indice di percezione della corruzione, un test che fotografa la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni.

Dunque, a queste esigenze rispondeva il testo del MoVimento 5 Stelle, che predisponeva, per l'appunto, un adeguato impianto sanzionatorio nei confronti dei titolari di cariche di Governo, con estensione, però, anche agli amministratori della cosa pubblica a livello regionale e locale e, ancora, ai componenti delle Autorità indipendenti.

Con questo testo si inasprivano, altresì, le sanzioni alle imprese in caso di indebiti vantaggi, anche di natura non patrimoniale, conseguiti a seguito di violazioni di norme poste a presidio della prevenzione delle situazioni di conflitto di interesse; si potenziavano i poteri accertativi e sanzionatori delle autorità predisposte al controllo del rispetto della normativa; si stabiliva ancora, con il nostro provvedimento, di risolvere il problema del post employment, disponendo la ultrattività delle incompatibilità relative a cariche o uffici per 3 anni dal termine dell'incarico, salvo che non fossero state svolte nel settore privato o in ambiti non connessi con l'attività di Governo. Era una precisazione, quest'ultima, che garantiva il punto di equilibrio tra il principio di libero accesso dei cittadini alle cariche pubbliche e l'esigenza del loro svolgimento con imparzialità.

Era, poi, delineata la disciplina relativa alle incompatibilità derivanti da attività patrimoniali, con la previsione della incompatibilità delle cariche di Governo statali, regionali e locali con la proprietà, il possesso o la disponibilità di partecipazioni societarie superiori al 2 per cento del capitale sociale di un'impresa svolgente la propria attività in regime di autorizzazione o di concessione o, ancora, di un'impresa operante nel settore della comunicazione.

Si prevedeva, altresì, che, in questi casi, le partecipazioni azionarie avrebbero dovuto essere conferite dal soggetto in posizione di conflitto e/o da parenti e affini di costui a una società fiduciaria mediante mandato fiduciario senza rappresentanza, con obbligo da parte di quest'ultima di alienazione e trasformazione dei beni in parziale analogia con quanto avviene con lo strumento del blind trust. Sempre con il disegno di legge presentato dal Movimento 5 Stelle si disponeva ancora il divieto per i membri del Governo, per i presidenti delle regioni e i componenti delle giunte regionali e altresì per i membri del Senato e della Camera dei deputati di accettare, durante il corso del proprio mandato o nell'anno successivo alla sua cessazione, contributi, prestazioni o altre utilità di valore complessivo superiore a 5.000 euro annui, corrisposti anche indirettamente da Governi, da enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero non assoggettate ad obblighi fiscali in Italia. All'accertamento della violazione di tale ultimo divieto sarebbero poi derivate l'ineleggibilità e l'incompatibilità delle cariche pubbliche per 5 anni dalla data di pubblicazione del provvedimento dell'ANAC, che era l'autorità che sarebbe stata deputata al controllo in questo caso.

Come enunciato nella relazione illustrativa del nostro disegno di legge, con quest'articolo si intendeva introdurre un procedimento sanzionatorio fondato sulla considerazione del fatto che il bene giuridico tutelato - ossia l'indipendenza dei rappresentanti delle istituzioni da influenze straniere, incompatibili con il principio enunciato dall'articolo 54, secondo comma, della Costituzione, con la funzione attribuita all'articolo 67 della Costituzione e con il giuramento prescritto dall'articolo 93 della medesima - risulta concretamente messo in pericolo, non nel momento dell'esercizio delle funzioni o dei poteri, ma nel momento stesso dell'accettazione di somme per un importo superiore ai 5.000 euro annui. Ora di quest'ultima disposizione non vi è alcuna traccia nel testo licenziato dalla Commissione e del quale ora stiamo discutendo. Infatti, la delega al Governo prevista dalla modifica non dice nulla sulle erogazioni fatte a parlamentari e/o a membri del Governo da parte di Stati esteri; ma non solo, non c'è solo questo. La riforma che il Governo è delegato ad adottare riguarda solo i titolari di cariche di governo statali o regionali, con esclusione dei presidenti di provincia, di sindaci e di assessori comunali.

Lo stravolgimento… Presidente, non siamo nemmeno 10 in Aula, però non si manca l'occasione di parlottare, con brusio evidente…

PRESIDENTE. Onorevole, presidente Pagano, grazie…

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente, ringrazio tutti e due. Allora, la riforma che il Governo è delegato ad adottare riguarda solo i titolari di cariche di governo statali o regionali, con esclusione dei presidenti di provincia, di sindaci e di assessori comunali.

Lo stravolgimento dell'impianto originario è reso ancora più evidente dai criteri dettati in materia di incompatibilità patrimoniale e, infatti, si stabilisce l'incompatibilità per i titolari di cariche statali o regionali con la proprietà, il possesso o la disponibilità di partecipazioni superiori al 50 per cento (noi avevamo previsto una partecipazione al 2 per cento) del capitale sociale di un'impresa che svolge la propria attività in regime di concessione, rilasciata dallo Stato, dalle regioni o anche di un'impresa che sia titolare di diritti esclusivi o che operi in regime di monopolio. Non vi è alcuna traccia poi di un'incompatibilità specifica con la partecipazione ad imprese, che operino nel settore della radiotelevisione e dell'editoria o della diffusione tramite Internet, o ad altre imprese d'interesse nazionale.

Ed è proprio questo il campo in cui urge intervenire con una disciplina specifica e di maggior rigore proprio al fine di tutelare il corretto funzionamento dei meccanismi di formazione del consenso all'interno della nostra democrazia. Ma l'aspetto più preoccupante, tra l'altro posto in evidenza dal collega Casu che mi ha preceduto in questa discussione, è dato dal termine entro il quale il Governo dovrebbe adempiere alla delega: due anni. Ancora una volta, il potere esecutivo, quando il dibattito avrebbe potuto tranquillamente svolgersi in quest'Aula; avevamo un testo, avevamo gli emendamenti, si poteva tranquillamente svolgere ora, senza la necessità di operare un rimando, ma, del resto, non mi pare assolutamente che questa maggioranza abbia alcuna intenzione di affrontare il tema del conflitto d'interessi, nonostante l'esigenza che solo a parole è stata enunciata dalla collega di Fratelli d'Italia, che mi ha preceduto. Si affossa l'argomento con una generica delega al Governo, così come si è fatto anche in altre occasioni, ad esempio, con il salario minimo, e si porta tutto al di là da venire, a babbo morto, mentre il nostro Paese attende speranzoso queste riforme. E in fondo - e questo mi duole tantissimo dirlo - si strizza un occhio a quella classe politica che preferisce coltivare i propri interessi, invece di dedicarsi esclusivamente - anche in modo pilatesco, lo voglio sottolineare - alla cura dell'interesse pubblico.

Dobbiamo anche ricordare un altro dato: non ci dobbiamo dimenticare che, con uno dei primi provvedimenti di questo Governo, il DL n. 162 del 2022, si è provveduto a espungere dal novero dei reati ostativi alla concessione dei benefici penitenziari i reati contro la pubblica amministrazione, strizzando in questo caso un occhio ai funzionari e agli impiegati pubblici corrotti. Se questo è il leitmotiv dell'azione di governo, temiamo che quella di tutelare chi non dovrebbe esserlo possa diventare un'abitudine e un'abitudine, come recita un antico adagio, diventa poi il destino di chi la pratica. Allora, speriamo che diventare una Nazione sguarnita di qualsiasi presidio contro la corruzione, dunque una Nazione corrotta, non sia il destino del nostro Paese (Applausi del deputato Santillo).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 304-A​)

PRESIDENTE. Hanno facoltà di replicare il presidente Pagano, e il rappresentante del Governo, che rinunciano. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: Molinari ed altri: Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive (A.C. 836-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 836-A: Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 21 marzo 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 21 marzo 2024).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 836-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

La VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Bene, abbiamo un attimo di impasse perché il presidente Mollicone si è assentato, quindi chi riferisce? Il presidente Mollicone entra in campo e noi le diamo la parola affinché lei possa cortesemente, visto che sostituisce il relatore, illustrarci ciò che ritiene rispetto al provvedimento in oggetto. Prego, presidente Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE, Presidente della VII Commissione. Grazie, Presidente, rappresentante del Governo, il provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea reca disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive.

Esso mira a introdurre nella legislazione strumenti idonei a coinvolgere i tifosi nell'assetto societario delle società sportive professionistiche e dilettantistiche, attraverso lo strumento specifico dell'azionariato popolare, che prevede l'ingresso dei tifosi nell'organigramma in qualità di soci investitori della società stessa. La proposta di legge, esaminata in sede referente della Commissione VII, che, a valle di un articolato ciclo di audizioni, ne ha modificato i contenuti originali nel corso della fase emendativa, è oggi all'attenzione dell'Aula.

Venendo al contenuto della proposta di legge, essa è composta da 9 articoli.

L'articolo 1 della proposta di legge in esame reca le finalità e i princìpi della stessa. Essa, ai sensi del comma 1, in coerenza con i valori tutelati dagli articoli 2 e 3, secondo comma, 33, ultimo comma, e 41 della Costituzione, è volta a promuovere, sostenere e favorire la partecipazione, diretta o indiretta, al capitale sociale delle società sportive da parte dei sostenitori delle stesse, quale forma di coesione e aggregazione sociale, fattore di crescita individuale e collettiva, e occasione per la formazione e diffusione di una cultura sportiva autentica e rispettosa dei princìpi di legalità. Ai sensi del comma 2, le forme di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive sono utilizzabili anche dagli enti territoriali e dagli altri enti pubblici. Il comma 3 precisa, poi, che, ai fini della presente proposta di legge, per società sportiva si intenda la società avente, quale oggetto esclusivo o principale, lo svolgimento di attività sportiva a livello agonistico.

L'articolo 2 regola le forme di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive. Esso prevede, al comma 1, che si considerino assoggettate a partecipazione popolare quelle società sportive dilettantistiche nelle quali ogni socio ha diritto a un solo voto, qualunque sia l'entità o il valore della quota, ovvero il numero delle azioni possedute, e le società sportive professionistiche in cui l'ente di partecipazione popolare sportiva detenga una quota minima dell'1 per cento del capitale nominale. Il comma 2 precisa, inoltre, che, per essere considerate assoggettate a partecipazione popolare, le società sportive dilettantistiche devono tutelare, anche tramite idonei patti parasociali, la costante presenza all'interno della società sportiva dilettantistica dell'ente di partecipazione popolare sportiva, in caso di decisioni di particolare rilevanza, e lo Statuto possegga i requisiti previsti dalla normativa vigente. Il comma 3, poi, specifica che, invece, per essere considerate assoggettate a partecipazione popolare, le società sportive professionistiche devono tutelare, anche tramite idonei patti parasociali, la costante presenza dell'ente di partecipazione popolare sportiva, in caso di operazioni sul capitale e altre operazioni straordinarie, e devono garantire il diritto dell'ente di partecipazione popolare sportiva a nominare un componente del consiglio di amministrazione della società sportiva professionistica, qualora possegga una partecipazione di almeno il 30 per cento in azioni o quote del capitale sociale.

L'articolo 3 definisce gli enti di partecipazione popolare sportiva. Questi ultimi, ai sensi del comma 1, sono enti con la veste giuridica di società o di associazioni, nel cui statuto o atto costitutivo sia previsto: a) che a ciascun partecipante spetti un solo voto, qualunque sia il valore o l'entità della quota della partecipazione detenuta nell'ente di partecipazione popolare sportiva; b) che siano contenute disposizioni che garantiscano all'ente e alla rispettiva struttura organizzativa interna carattere di inclusione, di partecipazione, di democrazia e di trasparenza; c) che sia prescritto l'obbligo di impiegare gli utili o gli avanzi di gestione per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle ammesse direttamente e connesse; d) che sia previsto il divieto di distribuzione, anche in forma indiretta, di utili, avanzi di gestione, fondi, riserve o capitale, durante la vita dell'organizzazione, a favore di soci, di associati o di partecipanti, nonché a favore dei componenti degli organi di amministrazione e controllo, di rappresentanti e collaboratori a qualunque titolo, o di dipendenti. Il comma 2 detta, poi, disposizioni volte a sancire l'applicazione dei princìpi di inclusività, partecipazione interna e trasparenza, in base in tutti i casi in cui l'atto costitutivo o lo statuto non dispongano diversamente. Il comma 3 specifica, quindi, dettagliatamente quali comportamenti costituiscano distribuzione indiretta di utili. Il comma 4 reca i requisiti di cui l'ente deve disporre per poter essere considerato adeguatamente rappresentativo dei sostenitori partecipanti della società sportiva. I partecipanti all'ente devono essere almeno pari al 30 per cento della media degli spettatori paganti alle gare dei campionati nazionali cui la società ha partecipato, rilevata negli ultimi 3 anni, ivi compresi gli intestatari di tessere e di abbonamento.

L'articolo 4 prevede i requisiti per l'accesso al diritto di prelazione per l'assegnazione del titolo sportivo di cui all'articolo 5. I beneficiari sono le società sportive partecipate da enti di partecipazione popolare sportiva, che: se professionistiche, distribuiscano gli utili ai soci in misura non superiore al 50 per cento; reinvestano almeno il 20 per cento degli utili nel potenziamento del settore giovanile; prevedano nel proprio statuto che le riserve accantonate non possano essere distribuite tra i soci, e, in caso di scioglimento della società sportiva, vengano destinate ad associazioni sportive dilettantistiche senza scopo di lucro, individuate dallo Stato tra quelle situate nel medesimo comune della società sportiva sciolta.

L'articolo 5 disciplina il diritto di prelazione per l'assegnazione del titolo sportivo. Esso prevede che, in caso di perdita del diritto al titolo sportivo della società sportiva per fallimento o per altre cause previste dall'ordinamento, alle società sportive a partecipazione popolare, a parità di condizioni di garanzie, anche patrimoniali, spetti un diritto di prelazione per l'assegnazione del medesimo titolo sportivo, quando siano rispettati tutti i requisiti di cui agli articoli precedenti e se la società sportiva a partecipazione popolare ha sede ed eserciti l'attività principale nel medesimo comune o, in subordine, nella medesima provincia o regione, della società sportiva che deteneva originariamente il titolo sportivo.

L'articolo 6 assegna al Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri il compito di vigilare sul rispetto dei requisiti di cui agli articoli precedenti e di istituire, nell'ambito del Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche, una sezione con l'elenco, per singola federazione sportiva nazionale, delle società sportive a partecipazione popolare in possesso dei requisiti e una sezione relativa agli enti di partecipazione popolare sportiva. Al medesimo Dipartimento spetta, quindi, il compito di procedere alla cancellazione degli enti di partecipazione popolare sportiva dalla relativa sezione del registro in caso di perdita dei requisiti.

L'articolo 7 disciplina la costituzione e l'iscrizione alla sezione del Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche degli enti di partecipazione popolare sportiva. Il comma 1 prevede che, al fine di beneficiare del diritto di prelazione, di cui alla presente proposta di legge, la società sportiva a partecipazione popolare sia tenuta ad avere al proprio interno un unico ente di partecipazione popolare sportiva, titolare di azioni o di quote. Il comma 2 dispone che, in una prima fase attuativa della presente proposta di legge, la costituzione e l'iscrizione alla sezione del Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche siano riservate, nell'ambito delle società sportive di riferimento, agli enti di partecipazione popolare che dimostrino un'attività di più lunga durata, tenuto conto della partecipazione popolare dell'azionariato reale diffuso, e che, decorsa tale fase, in assenza di costituzione e di iscrizione di un ente di partecipazione popolare sportiva, la costituzione sia promossa dall'ente che per primo abbia manifestato la propria disponibilità.

L'articolo 8 reca una clausola di invarianza finanziaria degli oneri, in particolare per quanto riguarda le attività affidate dalla presente proposta di legge al Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. Grazie per la sua esaustiva ed esauriente relazione. Chiedo se vuole intervenire la rappresentante del Governo, che si ritiene soddisfatta.

È iscritta a parlare l'onorevole Sara Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, ecco l'ennesima proposta di legge di buone intenzioni, completamente svuotata, però, dal Governo, che ci troviamo oggi a votare comunque per un principio condiviso: la partecipazione popolare nelle società sportive. Oggi siamo, dunque, a condividere e a discutere una proposta importante per il mondo dello sport, che dà inizio a una nuova fase rispetto al modo in cui concepiamo le società sportive. Una proposta che, pur conservando il principio originario, si rivela però modesta rispetto alle ambizioni originarie.

La proposta di legge, che si compone di 11 articoli, è finalizzata a incentivare l'adozione da parte delle società sportive di varie forme di azionariato. Il modello gestionale dello sport italiano negli anni passati ha subito, infatti, effetti negativi derivanti dalla persistenza di perdite nei bilanci e dalla perdita di tifosi in presenza negli stadi. Questo provvedimento cerca dunque di guardare a nuovi modelli per le società sportive, prima di tutti al modello tedesco, e di introdurre nella legislazione nuovi strumenti per coinvolgere i tifosi nell'assetto societario delle società sportive, professionistiche e dilettantistiche.

La legge 8 agosto 2019, n. 86, aveva delegato espressamente il Governo a individuare forme e condizioni di azionariato e altri strumenti di partecipazione popolare per le società sportive professionistiche. Una delega che però non è mai stata esercitata, e rende quindi necessaria la legge di oggi, proprio per introdurre nella legislazione strumenti idonei a coinvolgere i tifosi nell'assetto societario, guardando prima di tutto alla forma di azionariato popolare, che prevede l'ingresso dei tifosi nell'organigramma in qualità di soci investitori della società stessa.

La proposta, sostanzialmente, intende favorire la partecipazione, diretta o indiretta, alla proprietà del capitale sociale e alla gestione delle società sportive da parte dei sostenitori delle stesse quale forma di coesione e aggregazione sociale, fattore di crescita individuale e collettiva e occasione per la formazione e diffusione maggiore della cultura sportiva.

Ai fini della proposta di legge vengono, quindi, definite le società sportive assoggettate a partecipazione popolare: le associazioni sportive dilettantistiche nelle quali, in ragione della forma organizzativa prescelta, ogni socio ha diritto a un solo voto, qualunque sia l'entità o il valore della quota ovvero il numero delle azioni possedute; le società sportive professionistiche in cui le azioni o le quote sono intestate agli enti di partecipazione popolare sportiva, nei quali a ciascun socio, associato o partecipante spetti un solo voto, qualunque sia il valore della quota o il numero delle azioni possedute.

La proposta dispone, quindi, le condizioni necessarie alle società sportive professionistiche per intendersi assoggettate a partecipazione popolare. Innanzitutto che l'ente di partecipazione popolare sportiva detenga nella società sportiva professionistica la quota minima dell'1 per cento in azioni o quote. La proposta, inoltre, crea una tutela della quota di partecipazione popolare sportiva all'interno della società sportiva professionistica in caso di operazioni sul capitale e altre operazioni straordinarie, e infine garantisce che all'interno del consiglio di amministrazione della società sportiva professionistica vi sia almeno un rappresentante dell'ente di partecipazione popolare sportiva.

Durante il lavoro in Commissione abbiamo espresso la nostra preoccupazione sul depotenziamento del testo originario, che prevedeva condizioni certamente più favorevoli al fine di incentivare l'azionariato popolare nelle società sportive, incluse quelle professionistiche, e nello specifico un'ulteriore preoccupazione per la soppressione degli articoli in tema di gestione di strutture sportive da parte di società a partecipazione popolare e di enti di partecipazione popolare sportiva, in particolare sulle modalità di assegnazione della gestione di impianti sportivi a queste società.

In conclusione, il modello scelto, dopo le modifiche approvate in seguito ad un emendamento del Governo, risulta purtroppo ancora molto lontano da quello tedesco, che è quello che noi riteniamo essere un modello di riferimento. Tuttavia, questo intervento normativo apre una strada condivisibile al futuro delle società sportive, sul quale ci auguriamo si potrà ulteriormente lavorare. Come gruppo abbiamo quindi intenzione di continuare la discussione in quest'Aula, dove presenteremo alcuni emendamenti proprio nell'intenzione di rafforzare il provvedimento legislativo (Applausi del deputato Casu).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Di Maggio. Ne ha facoltà.

GRAZIA DI MAGGIO (FDI). Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, la proposta di legge oggi in esame costituisce un importante punto di partenza per poter regolamentare il ruolo dei tifosi nell'ambito dell'economia di un club sportivo, ricollegando effettivamente, e non solo affettivamente, gli appassionati alla propria società sportiva del cuore, perché nella vita possiamo cambiare auto, possiamo cambiare casa, possiamo cambiare lavoro, qualcuno cambia persino partito, ma non si cambia la squadra del cuore.

Per analizzare la struttura normativa del provvedimento in esame è doveroso, tuttavia, comprendere preliminarmente quale sia stato e come si sia evoluto il ruolo dei tifosi nell'ambito della vita di una qualsiasi società sportiva. Il tifoso, storicamente e originariamente, è stato ed è allo stato attuale il cliente principale di ogni sodalizio sportivo, ma la sua veste negli anni è profondamente cambiata. Oggi siamo nel momento storico giusto per poter analizzare in maniera seria se esista una strada per l'azionariato popolare in Italia.

La regolamentazione della partecipazione popolare alla vita delle società sportive costituisce un'opportunità da cogliere per il sistema sportivo in generale e anche in considerazione del fatto che in altre Nazioni, come in Spagna e in Germania ad esempio, tale tipologia di modello ha dato prova della propria efficacia. È altrettanto chiaro, tuttavia, che ragioni storiche e culturali non consentono di mutuare integralmente i modelli esteri, i quali necessariamente devono essere adattati al tessuto legislativo e culturale dello sport italiano.

Ma, entrando nel merito della proposta, che è stata valorizzata da un proficuo lavoro in Commissione, anche con l'apporto del Governo e delle diverse sensibilità politiche, dopo avere individuato le finalità, l'articolo 2 regola le forme di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive, prevedendo che sono assoggettate a partecipazione popolare le società sportive dilettantistiche nelle quali ogni socio ha diritto a un solo voto, qualunque sia l'entità o il valore della quota ovvero il numero delle azioni possedute; inoltre, le società sportive professionistiche in cui l'ente di partecipazione popolare sportiva detenga una quota minima dell'1 per cento del capitale nominale, purché venga tutelata, anche tramite idonei patti parasociali, la costante presenza dell'ente di partecipazione popolare sportiva all'interno della società sportiva professionistica in caso di operazioni sul capitale e altre operazioni straordinarie, e venga garantito il diritto dell'ente di partecipazione popolare sportiva a nominare un componente del consiglio di amministrazione della società sportiva professionistica qualora possegga una partecipazione di almeno il 30 per cento in azioni o quote del capitale sociale.

Continuando con l'articolato, l'articolo 4 poi prevede un passaggio importante, ovvero i requisiti per l'accesso al diritto di prelazione per l'assegnazione del titolo sportivo. Nel caso di perdita del diritto al titolo sportivo della società sportiva stessa per fallimento o per altre cause previste dall'ordinamento, alle società sportive a partecipazione popolare spetta un diritto di prelazione per l'assegnazione del medesimo titolo sportivo al ricorrere di determinate condizioni.

Il Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri dovrà vigilare sul rispetto dei requisiti previsti dalla legge. Nell'ambito del Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche andrà a istituire una sezione con l'elenco per singola federazione sportiva nazionale delle società sportive a partecipazione popolare e provvederà d'ufficio alla cancellazione degli enti di partecipazione popolare sportiva dalla relativa sezione del Registro. Questo qualora vengano meno, ovviamente, i requisiti richiesti.

Con l'articolo 7 andiamo a disciplinare, invece, la costituzione e l'iscrizione alla sezione del Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche degli enti di partecipazione popolare sportiva.

Certamente, la positività dell'iniziativa legislativa risiede proprio nel fatto che il movimento sportivo, prima di tutto, è movimento di rilevanza socioculturale e mi riferisco soprattutto alla funzione sociale, educativa, talvolta sanitaria, che lo sport esercita, se gli si dà adeguato spazio a livello di attività di base, aspetto che, a nostro giudizio, quanto promuove la proposta di legge potrebbe favorire. Quindi, l'intervento normativo in esame appare, peraltro, pienamente coerente con le politiche in materia di sport dell'Unione europea e, segnatamente, con i principi di un modello sportivo europeo delineati dal quarto piano di lavoro dell'Unione europea per lo Sport 2021-2024 e adottato dal Consiglio dei ministri dell'Unione europea il 1° dicembre 2020, e dalla risoluzione sulla politica dell'Unione europea in materia di sport, approvata il 23 novembre 2021 dal Parlamento europeo.

Questi temi, inoltre, signor Presidente, sono anche stati recentemente oggetto di forte attenzione, in collegamento con i lavori parlamentari per l'introduzione dello sport nella nostra Carta costituzionale, risultato che il Governo Meloni e Fratelli d'Italia rivendicano con orgoglio. Dopo decine di anni percorsi in direzione contraria verso una identificazione tra lo sport professionistico e lo show business, occorre agevolare, quindi, un cambiamento di natura culturale e, concludo, le iniziative legislative notoriamente servono, anche e soprattutto, a indirizzare nuove strade e nuove direzioni e quindi questa proposta si muove proprio in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, quello che siamo chiamati a esaminare oggi è un provvedimento che la Lega ha molto voluto, a prima firma del nostro capogruppo Molinari; è una proposta di legge che il gruppo che rappresento aveva già depositato nella scorsa legislatura e di cui abbiamo fortemente voluto una rapida calendarizzazione in questa legislatura, perché siamo convinti che nel nostro Paese sia necessario fare un passo avanti nella governance dello sport, e del calcio, in particolare. Negli anni più recenti, il modello gestionale italiano ha subito gli effetti negativi derivanti dalla persistenza di perdite nei bilanci della maggioranza delle società sportive, nonché dalla diminuzione delle presenze dei tifosi negli stadi, così come dalle vendite dei diritti di trasmissione audiovisiva degli eventi sportivi. A ciò si aggiungano, in molti casi, l'insufficienza di risorse economiche e la lentezza burocratica in relazione alla gestione degli impianti sportivi, con ripercussioni, non solo sulle medesime società sportive, ma anche sulle amministrazioni territoriali. È, quindi, diventato indispensabile introdurre strumenti idonei a coinvolgere i tifosi nell'assetto societario delle società sportive, professionistiche e anche dilettantistiche, quali l'azionariato popolare, che prevedano l'ingresso dei tifosi nell'organigramma, in qualità di soci investitori della società stessa. Questo particolare modello di governance permette ai tifosi di una determinata società sportiva di entrare nella sfera di proprietà diffusa del club, mediante una partecipazione azionaria. Alcuni esempi di club ad azionariato popolare sono presenti in altri Paesi, non soltanto europei. Talvolta, la quota di capitale posseduta dai tifosi arriva ad assumere un ruolo e un peso specifico decisamente rilevanti per la gestione e l'organigramma della società sportiva stessa. Più spesso, invece, le quote di azionariato popolare, pur presenti, rimangono marginali, dando vita, in tal modo, alle associazioni di piccoli azionisti del club. Il sistema tedesco, pur con alcune eccezioni, ha adottato il modello partecipativo, prevedendo che la maggioranza delle quote nelle società calcistiche debba essere riconducibile ai tifosi. Ne sono derivati palesi e indiscutibili benefici, non solo nell'ambito prettamente sportivo, ma, in misura ben più significativa, con riferimento alla correttezza e alla trasparenza gestionale, sul piano economico e dei ricavi, e soprattutto per le ricadute in campo sociale e di ordine pubblico.

Analoghe esperienze sono presenti anche in altri Paesi come, ricordo, la Spagna e l'Argentina, dove tale sistema, pur essendo meno frequente e non generalizzato, coinvolge, comunque, realtà sportive di primaria importanza e di straordinario prestigio. In Italia, un importante passo in avanti sul tema è stato fatto con la definitiva approvazione della legge n. 89 dell'8 agosto 2019 , recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive, nonché di semplificazione, che, all'articolo 1, comma 1, lettera n), delega espressamente il Governo a individuare forme e condizioni di azionariato e altri strumenti di partecipazione popolare per le società sportive professionistiche.

Adesso, con questo importante provvedimento, si disciplina in maniera compiuta la fattispecie dell'azionariato popolare. Presidente, voglio sottolineare quanto sostenere e favorire la partecipazione, diretta o indiretta, alla proprietà del capitale sociale e alla gestione delle società sportive da parte dei sostenitori sia, in primis, una bellissima forma di coesione e aggregazione sociale, nonché importante fattore di crescita collettiva e di diffusione di una cultura sportiva autentica e rispettosa dei principi di legalità.

Il testo che arriva oggi in Aula è il frutto di un proficuo lavoro svolto in VII Commissione, trovando massima convergenza della maggioranza e del Ministero per lo sport; individua le forme di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive aventi quale oggetto, esclusivo o principale, lo svolgimento di attività sportiva a livello agonistico e prevede che gli enti pubblici di partecipazione popolare sportiva siano utilizzabili anche dagli enti territoriali e dagli altri enti pubblici.

Più nello specifico, Presidente, si prevede che per le società sportive dilettantistiche ogni socio abbia diritto a un solo voto, qualunque sia l'entità o il valore della quota, ovvero il numero delle azioni possedute, e che in quelle professionistiche il diritto al voto si matura con una quota minima dell'1 per cento del capitale nominale. Inoltre, si considera adeguatamente rappresentativo dei sostenitori della società sportiva l'ente i cui sostenitori partecipanti siano in numero pari o superiore al 30 per cento della media degli spettatori paganti a ciascuna gara rientrante nei campionati nazionali cui la società ha partecipato, ivi compresi gli intestatari di tessere di abbonamento.

Un'altra misura che abbiamo fortemente voluto è quella che assicura il diritto di prelazione, a parità di condizioni e di garanzie, anche patrimoniali, per l'assegnazione del titolo sportivo in favore dell'ente di partecipazione popolare nel caso di perdita di tale diritto da parte di una società sportiva per fallimento o per altre cause previste dall'ordinamento.

Importantissima è anche la funzione di vigilanza che resta in capo al Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, che è chiamata a istituire, anche nell'ambito del Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche, una sezione con l'elenco, per singola federazione sportiva nazionale, delle società sportive a partecipazione popolare e una sezione relativa agli enti di partecipazione popolare sportiva.

Presidente, siamo certi che si tratti di un testo capace di offrire concretamente all'Italia una nuova possibilità di governance del mondo sportivo e di questo, come gruppo Lega, siamo particolarmente fieri.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 836-A​)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, come anche la rappresentante del Governo, non intendono replicare.

Pertanto, colleghi, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Prima di affrontare l'ultimo punto all'ordine del giorno consentitemi di salutare le studentesse, gli studenti e i professori dell'Istituto di istruzione superiore Carlo Levi; siamo a Portici, in provincia di Napoli. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).

Discussione della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249, presentata, a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249, presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini (Vedi l'allegato A).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritto a parlare il deputato Matteo Richetti, che illustrerà la mozione n. 1-00249, di cui è firmatario. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Come correttamente ha inquadrato, nella sua descrizione, noi, oggi, iniziamo il dibattito sulla proposta di mozione di sfiducia al Vicepresidente del Consiglio dei ministri e, in considerazione della presenza del Governo e in particolar modo del Ministro Calderoli - la prendo come un gesto di attenzione a questa discussione -, voglio subito fare una precisazione: questa non è una mozione di sfiducia che verte su un contrasto politico, su una contrapposizione fine a se stessa o, tanto meno, sull'idea che in quanto avversario politico Salvini sia da dimettere in quanto tale. Lo dico perché questo Parlamento è accompagnato da un dibattito pubblico e il dibattito pubblico ha visto le reazioni legittime del Vicepresidente Salvini: “Pressing per le dimissioni di Salvini. Lui resiste: Vergogna. Mozione di sfiducia? Sarà la quindicesima che la sinistra presenta, se sta bene a loro, felici loro. Mi hanno anche mandato a processo e ringrazio l'alto spirito di democrazia della giustizia italiana”. No, parliamo della mozione di sfiducia a mia prima firma, dove non c'entrano nulla Carola Rackete, i processi, non ho fatto 15 mozioni di sfiducia, è la prima che presento in vita mia, non ho mai presentato mozioni di sfiducia per ragioni giudiziarie che riguardassero nessuno. Per me, la discussione sulla mozione di sfiducia ha una centralità, un'importanza, per cui chiederei di restituire a questo dibattito il merito della discussione e il merito della discussione riguarda un punto molto preciso: il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha siglato, in quanto capo del partito della Lega, in quanto leader di riferimento della Lega, un accordo con il suo corrispettivo leader del partito di Putin in Russia. Questo non è un punto di ostinazione formale, perché tutti noi possiamo chiudere accordi politici o intese che riguardino anche i partiti di altri Paesi, poi, però rispondiamo delle nostre azioni, perché un accordo contiene impegni e si tratta di accordo fatto col partito che esprime il Presidente Putin, di un Paese che si sta macchiando di elementi della vita politica, oltre all'aggressione in Ucraina, oltre a ciò che è accaduto a Navalny, oltre a una legislazione repressiva di tutti gli oppositori, e questo accordo è attualmente in vigore. Perché un altro tipo - le anticipo, Presidente - di contro-obiezioni è: sì, ma è cartastraccia, non ha mai avuto attuazione reale. Se un accordo è cartastraccia e prevede le modalità di cessazione della propria validità, al punto 8, la si cessi. Se, invece, quell'accordo non è cartastraccia ed è in vigore, quell'accordo impegna le parti e nella fattispecie una delle parti è il mio Vicepresidente del Consiglio dei ministri, perché è anche mio, non è della Lega Nord, è della Repubblica italiana. E questo accordo dice che i due partiti - due partiti centrali nella vita politica italiana e russa - si impegnano all'espansione della cooperazione multilaterale, la cooperazione tra la Federazione russa e la Repubblica italiana, nello scambio di informazioni. Oggi, ad accordo in vigore, l'Ucraina sta indagando su 123.000 crimini di guerra commessi dalla Federazione russa. Posso sapere, nello scambio di queste informazioni, come si sostanziano le informazioni che la Russia o il partito di Putin fornisce alla Lega? Ventimila bambini sono stati portati, con la forza, in Russia dall'Ucraina. Secondo la versione della Russia, sono misure di evacuazione. Corrisponde rispetto agli scambi di informazione sulla politica estera che questo accordo prevede? Si dice, in questo accordo, che le parti si consulteranno e si scambieranno informazioni strategiche sugli obiettivi dei due Paesi. È un punto centrale. Fatemi dire che può anche essere uno straordinario punto di forza per recepire informazioni. I servizi tedeschi dicono che Putin attaccherà la NATO fra tre anni e dicono che i prossimi obiettivi saranno la Moldavia e i Paesi baltici. Io non so se questo è vero, so che il Vicepresidente del Consiglio dei ministri del Governo della Repubblica italiana ha un impegno a scambiare e a fornire queste informazioni. È inutile che ci giriamo attorno, non ci sono altre questioni, non c'è persecuzione nei confronti di Salvini, c'è una risposta chiara: l'accordo in vigore, è un accordo gravissimo. Io non metto in questa discussione l'elenco delle dichiarazioni di Salvini: “Putin è una delle persone con le idee più chiare al mondo, mi basterebbe essere a un minimo del suo livello”; “Preferisco Putin all'Europa, non ci sono dubbi”; “Putin e Le Pen sono due tra i migliori statisti in circolazione”. Lasciatemi dire - dice ancora Salvini - “che Putin è uno dei migliori uomini di Governo insieme a Trump”. Queste sono dichiarazioni legittime, la stupirò, Presidente, per me raccapriccianti, ma legittime, perché la democrazia vive di questo. Queste sono le opinioni, però, c'è un punto e questo punto sono gli impegni che il nostro Vicepresidente ha preso e su quegli impegni ce n'è uno sul quale io, oggi, non ho intenzione di passare con facilità, perché sono ore troppo delicate per il nostro Paese per non chiedere chiarezza su questo. Come vede pronuncio molte più volte la parola “chiarezza” che la parola “dimissioni”, perché, per quanto mi riguarda, quando il Vicepresidente del Consiglio dei ministri fornisce a questo Parlamento la lettera o, meglio, la notifica con cui recede da questo accordo, questa discussione per me è finita e torniamo a lavorare in Parlamento e a darci battaglia, ma senza questa io pretendo queste risposte, perché qui si parla di scambio di esperienze in attività legislative, di collaborazioni con organizzazioni giovanili, femminili e culturali.

Faccio un elenco degli ultimi provvedimenti per cui si sono caratterizzati la Duma e il Governo Putin: il primo, vieta l'attività missionaria e di proselitismo religioso nel Paese; il secondo, depenalizza la violenza domestica; il terzo, Putin ha firmato una legge che vieta temporaneamente a chiunque sia coinvolto in organizzazioni estremiste di candidarsi a una carica elettiva. Il problema è che sono da considerarsi estremiste tutte le organizzazioni - leggo, così non faccio errori - di opposizione esplicita al Governo: è la legge con cui si formalizzò la completa incandidabilità di Navalny. Nello scambio di buone prassi legislative c'è anche questo. Nello scambio di buone prassi legislative che guardano ai giovani e alle donne c'è anche la recentissima legge che paragona i movimenti omosessuali a organizzazioni terroristiche, c'è anche questo nelle buone prassi. Allora, Presidente Mule', il punto è molto semplice: oggi, noi apriamo una discussione generale che avrà un seguito e che vedrà questo Parlamento esprimersi. A dimostrazione che non c'è strumentalità e polemica - i processi di Salvini e le questioni giornalistiche non esistono -, ci si mostri, come dice il punto 8), la notifica di cessazione di questo accordo e questa richiesta di sfiducia diventa cartastraccia, ma se non arriva questa, beh, allora, per suo tramite, mi rivolgo al Ministro Calderoli, perché, dopo tanti anni di lavoro insieme, anche se su fronti opposti, glielo devo, per franchezza: Ministro, è una curiosa legge del contrappasso sovranista questa; è diventata proprio una questione di sovranismo se il Vicepresidente del Consiglio fa l'interesse dell'Italia e, in aggiunta a un tema di sovranismo, c'è una questione di sicurezza nazionale dentro a quelle informazioni. Vuole fare il sovranista? Metta prima gli interessi dell'Italia, cessi questo accordo, dica che la collaborazione con Putin, che si sta macchiando di ciò che è impronunciabile, è finita. Vuole continuare a fare la dependance di Putin? Allora, il sovranismo non c'entra più nulla, se la tenga lui l'ambiguità tutte le volte che si parla di Ucraina, di Navalny, di equiparazione tra i movimenti omosessuali e l'attività di terrorismo, tutte le altre oscenità, se le tenga, ma si dimetta da un'Italia che non può permettersi tutto questo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, Ministro, rappresentanti del Governo, intervengo, oggi, in questa discussione generale per annunciare, anche da parte del gruppo del Partito Democratico, il nostro sostegno convinto a questa mozione, con una motivazione che è semplice ma netta: è indispensabile fare piena luce e chiarezza su questo accordo. Non siamo nell'ambito del commento sulle dichiarazioni.

Stamattina, evidentemente, nelle ricerche che ho fatto anche per preparare questo intervento, l'algoritmo deve aver compreso che ero particolarmente interessato alle dichiarazioni del Ministro Salvini sul termine ed è apparso un video che non avevo mai visto prima, di alcuni anni fa, ed era un discorso che ha fatto il Ministro Salvini - leggo testualmente -, ma non è di questo che stiamo parlando: “Io ritengo che Putin sia un grande uomo di Stato e di Governo, non perché mi abbiano pagato per dirlo, come ritiene qualche fenomeno, così come ritengo Trump una salvezza per gli americani, così come un grande Presidente il brasiliano Jair Bolsonaro, così come auspico che Benjamin Netanyahu possa essere eletto Presidente di Israele, così come ritengo che il Premier ungherese Orbán abbia veramente coraggio perché i suoi confini li difende con le buone e con le buone”, non riferendosi alle buone dal tono di voce nella seconda volta in cui interveniva e poi continuando con Boris Johnson.

Questo è il posizionamento politico del Ministro Salvini, un posizionamento politico che ha attraversato un lungo percorso, una lunga storia dalla sua prima elezione con i comunisti padani fino a oggi. Ma questo non è l'oggetto di una richiesta di una mozione che richiede le sue dimissioni e non è per questo che noi richiediamo le sue dimissioni. Questa è una valutazione politica e, devo dire, che la risposta più chiara a Salvini circa la conseguenza dei suoi posizionamenti gliela stanno dando gli elettori, gli elettori della Lega che hanno smesso di votare la Lega e anche gli elettori della Lega che continuano a votare la Lega e auspicano, però, che ci sia un cambiamento di leadership per poter avere la possibilità di vedere quelle istanze che storicamente erano seguite.

Ma non è questo il tema di cui stiamo discutendo oggi, perché avremo altre sedi per discuterne. Qui stiamo parlando di un aspetto molto semplice: c'è un accordo, un accordo che è stato siglato, un accordo che ha portato un rinnovamento, ma un accordo che, in questo momento, per quello che sta avvenendo non solo in Russia, ma anche nel mondo, per le conseguenze drammatiche dell'azione militare, della guerra che ha dichiarato Putin, che non è una guerra solo all'Ucraina, ma è una guerra al cuore dei valori e dei principi su cui sono fondate l'Europa, la democrazia, la libertà, nonché tutto ciò per cui sono morte generazioni prima della nostra e tutto ciò che ci ha portato ad avere le nostre istituzioni democratiche, ebbene quello che sta facendo Putin obbliga a stracciare quell'accordo, perché non ci può essere alternativa. Un Ministro della Repubblica non può - non può, non può - guidare un partito che non prenda sideralmente le distanze da quello che sta avvenendo in Russia.

Da questo punto di vista, il mio è un invito a fare quello che l'onorevole Richetti, primo firmatario di questa mozione sottoscritta da tutte le forze di opposizione, ha detto molto chiaramente: stracciate quest'accordo e discutiamo di altro. Continueremo a confrontarci politicamente. Domani, avremo l'occasione, sul codice della strada, di dire al Ministro Salvini quanto riteniamo sbagliato, ad esempio, sul tema della sicurezza stradale, della vita delle persone sulle nostre strade e dei 9 morti che ogni giorno ci sono, fare polemiche tra destra e sinistra. Scriviamo insieme norme che mettano, come ci chiedono i familiari delle vittime, al primo punto la sicurezza stradale, utilizziamo gli strumenti che l'innovazione tecnologica ci offre per salvare le vite, per i 200 morti che, ogni anno, finiscono sotto gli angoli ciechi dei mezzi pesanti. Su questo non facciamo confronti ideologici. Confrontiamoci e lo faremo da domani, ma per poterlo fare sgombriamo il campo della discussione politica italiana ed europea da questo macigno rappresentato da questo accordo, perché questo macigno è un macigno che inquina il confronto politico, è un macigno che crea una distanza siderale. Se è vero quello che viene detto, che non è così importante, che era un rinnovo automatico, che non è legale in alcun modo, allora stracciamolo; stracciatelo, chiudiamolo per sempre e diamo un segnale chiaro a Putin che, da una parte, c'è quello che lui sta facendo e dall'altra parte, c'è la democrazia italiana. Sono due parti diverse, sono due sentieri distinti, distanti e diversi che, nel momento in cui si incontrano, generano quel cortocircuito che è un cortocircuito che non divide solamente la maggioranza dall'opposizione, ma divide anche, al suo interno, la maggioranza e lo abbiamo visto anche nella giornata di ieri, con dichiarazioni, controdichiarazioni e messaggi più o meno diretti.

Il tema della politica internazionale è un grande tema e ho sentito, pochi giorni fa, la Presidente Meloni porre una questione circa le eventuali, possibili divisioni delle forze di opposizione riguardo alcuni temi di politica estera. Però, vorrei ricordare alla Presidente Meloni, per suo tramite, al Ministro, al Governo, a chi ci governa oggi che c'è un piccolo tema. Noi, oggi, siamo l'opposizione, voi siete il Governo: quando parlate, parla l'Italia. Se c'è un tema, così grave, di diversità di visione e anche di giudizio su quello che rappresenta Putin per la Russia e per il mondo all'interno del Governo è un danno per l'intero Paese. Se c'è un'ombra così pesante su una forza politica che ha un peso così consistente e che ha un accordo che non ha ancora stracciato, quest'ombra deve essere rimossa, nell'interesse nazionale.

Da questo punto di vista, questa mozione è uno strumento utile, perché esiste fino a che non ci sarà una presa di posizione netta, che rimuova questo tema dal confronto politico. Poi, io continuerò, rispetto al giudizio politico nei confronti di Putin e di tutti gli altri che abbiamo elencato - Bolsonaro, Trump, Netanyahu, Boris Johnson - ad avere le mie differenze riguardo al giudizio politico che viene portato avanti da parte di Matteo Salvini, ma questo non deve essere giudicato dall'Aula del Parlamento, sarà giudicato dagli elettori italiani, dagli elettori di centrosinistra, dagli elettori della Lega.

La questione politica è utilizzare questa mozione per far venire meno questo accordo e dare un messaggio chiaro, a livello nazionale ed internazionale, di fronte al quale, però, non si può far finta di niente, come abbiamo detto per la Ministra Santanche', pochi minuti fa, quando è stato rinviato, per l'ennesima volta, il confronto sul conflitto di interessi, sulla necessità di avere una legge sul conflitto di interessi. Non possiamo continuare a far finta di niente di fronte ai problemi che ci sono all'interno del Governo: c'è una Presidente del Consiglio, ha la responsabilità di guidare un Governo, ha la responsabilità di assumere una posizione e di dire se, su questo tema, la pensa come Salvini o se voglia creare le condizioni per cui lo stesso Salvini stracci quell'accordo, dimostrando che, anche su questo, come su tante altre cose, ha cambiato idea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Anche il nostro gruppo - e io personalmente, come presidente del gruppo - abbiamo sottoscritto questa mozione di sfiducia. È stato spiegato dai colleghi che mi hanno preceduta che qui non si tratta di valutare posizioni, scelte che possono essere non condivisibili e criticabili, ma che appartengono al posizionamento politico del Ministro in quanto capo di un partito, quindi non censurabile, così come non possiamo obiettare che le scelte, le posizioni, le esternazioni del Ministro Salvini non debbano essere giudicate in quanto rispettose o meno della coerenza.

Matteo Salvini, nella sua attività di Governo e anche come personaggio politico, ci ha abituati a disinvolti mutamenti. Nel 2016 - lo ricordava, in un suo intervento, il collega Bonelli -, dava un giudizio contrario, pesantemente contrario, al ponte sullo Stretto di Messina e oggi, viceversa, ha fatto della realizzazione di quest'opera pubblica una vera e propria ideologia, ritenendo l'opera la soluzione a tutti i mali, ad ogni male, a ogni problema del Meridione.

Ma qui si tratta di mettere al centro dell'attenzione dell'Aula e del Governo un accordo di collaborazione politica, sottoscritto da Matteo Salvini come presidente della Lega, con il partito russo Russia Unita, nel 2017. Il presidente di questo partito della Federazione Russa è Vladimir Putin, che il Ministro Salvini definisce come uno dei migliori uomini di Governo al mondo, perché, e cito le sue parole, “lo credo e perché lo dicono i fatti” - infatti, lo dicono eccome - affermando, altresì, che “se avessimo un Putin in Italia, anche in Italia staremmo sicuramente meglio. E questo lo dico perché ne sono convinto”.

Qui si tratta, Presidente, non tanto di valutare una posizione, una scelta politica; non si tratta di una valutazione nel merito appunto di orizzonti culturali, politici, ma di una scelta che veramente contraddice il dovere di un Vicepresidente di una Repubblica. Noi siamo preoccupati proprio per la tenuta della democrazia nel momento in cui uno dei due Vicepresidenti professa questo tipo di credo e si esterna in questo modo, proprio nel momento in cui, ancora sanguinosamente, la guerra in Ucraina, provocata dall'invasione violenta da parte della Federazione Russa, è al centro della tragedia che può investire tutta l'Europa.

Quindi, mi chiedo - cito un altro episodio che dice proprio di quanto il Vicepresidente non si renda conto della gravità delle sue affermazioni -, e chiudo tra pochissimo, Presidente: di fronte alla morte di Navalny, che ha suscitato sdegno e orrore in tutto il mondo, come si può affermare che “saranno i medici, i giudici ad accertare le cause e le responsabilità”? Sembra che non sappia che Navalny è solo l'ultimo di una lista di oppositori o giornaliste libere, come Anna Politkovskaja, che ancora insanguina e indigna tutta la comunità mondiale.

Matteo Salvini non ha ritenuto - e questa è una grave colpa a mio giudizio - di esprimere un giudizio netto ed esplicito di condanna, ma, oggi, il Ministro, e Vicepresidente, commenta anche le elezioni russe con le parole “hanno votato, ne prendiamo atto; quando un popolo vota, ha sempre ragione, ovunque voti”. E di fronte alle critiche che si levano non soltanto dall'opposizione, ma anche da esponenti della maggioranza e di Governo, di cui fa parte, ritiene di dire “le elezioni fanno sempre bene sia quando uno lo vince sia quando uno le perde” - se non fossero banalità veramente ci sarebbe da preoccuparsi -, aggiungendo che, e concludo, Presidente, “quando le perdo cerco di capire dove ho sbagliato, uno le perde, e poi farò meglio la prossima volta”. Voi capite, quindi, che, elezioni, dove i militari armati entrano addirittura nei seggi, nelle cabine elettorali, mentre le libere e i liberi cittadini russi votano, rappresentano il plafond, il contesto culturale in cui il nostro Vicepresidente si muove, si esprime e mi sembra veramente, assolutamente inaccettabile che, almeno quell'accordo di collaborazione politica, sottoscritto nel 2017, non venga stracciato definitivamente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione in esame.

Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta di domani, martedì 26 marzo, alle ore 15, avrà luogo la commemorazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 26 marzo 2024 - Ore 11:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1014 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2024, n. 10, recante disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della Società "Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.A." (Approvato dal Senato). (C. 1790​)

Relatore: BOF.

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.

(C. 1435-A​)

e delle abbinate proposte di legge: BRAMBILLA; GUSMEROLI ed altri; COMAROLI ed altri; VINCI; VINCI; BERRUTO ed altri; MULE'; DE LUCA; CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CARE'; SANTILLO ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; IARIA ed altri; ROSATO; MASCARETTI ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA; DEIDDA ed altri; MORASSUT ed altri; ROSATO; CHERCHI; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; GIANASSI ed altri. (C. 41​-96​-195​-411​-412​-526​-529​-578​-634​-684​-686​-697​-718​-865​-874​-892​-985​-1030​-1218​-1258​-1265​-1303​-1398​-1413​-1483​)

Relatori: CAROPPO e MACCANTI.

3. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

VINCI; FOTI; GIOVINE ed altri; ZANETTIN ed altri; AMORESE; MESSINA; LOIZZO ed altri; ANDREUZZA: Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani. (C. 982​-1214​-1347​-1584​-1639​-1677​-1685​-1754-A​)

Relatore: AMORESE.

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore (Già articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023). (C. 1532-ter-A​)

Relatore: CIOCCHETTI.

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

DAVIDE BERGAMINI ed altri: Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.

(C. 851-A​)

Relatrice: MARINO.

6. Seguito della discussione della proposta di legge:

CONTE ed altri: Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione. (C. 304-A​)

Relatore: PAOLO EMILIO RUSSO.

7. Seguito della discussione della proposta di legge:

MOLINARI ed altri: Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive. (C. 836-A​)

Relatore: SASSO.

8. Seguito della discussione della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-00249 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini .

La seduta termina alle 13,15.