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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 265 di martedì 19 marzo 2024

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative per il contrasto della povertà e dell'esclusione sociale con riferimento alle fasce giovani della popolazione, in attuazione dei programmi nazionali ed europei in materia - n. 3-01055)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Roscani e La Porta n. 3-01055 (Vedi l'allegato A).

La Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha facoltà di rispondere.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti e, in particolare, l'onorevole Fabio Roscani, sempre sensibile alle tematiche di promozione e tutela dell'infanzia e dell'adolescenza e ad ogni azione che il Governo svolge in favore delle persone più giovani.

Il quesito che ci viene sottoposto ci dà l'occasione, ci permette di illustrare le azioni concrete intraprese dal Governo proprio per tutelare e promuovere l'infanzia e l'adolescenza, puntando soprattutto sulla partecipazione attiva, in cui crediamo fermamente, nonché ci permette di chiarire i piani di attuazione del progetto europeo Child Guarantee.

Partiamo innanzitutto dai documenti programmatori, già definiti dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Riteniamo che il dovere di uno Stato sia proprio proteggere i più fragili e certamente consideriamo questa stagione della vita come particolarmente sensibile, quindi anche esposta alle problematiche di carattere evolutivo e alle fragilità. Per questo il Piano di attuazione nazionale della garanzia infanzia è stato particolarmente attenzionato dal Governo. Questo è un documento di lungo periodo poiché si proietta fino al 2030 in cui, in estrema sintesi, si mettono in campo azioni di promozione del benessere e di inclusione sociale a favore di preadolescenti e adolescenti, anche attraverso la diffusione di spazi di aggregazione e di prossimità, in cui crediamo fermamente, perché c'è necessità di luoghi reali di incontro e di relazione che possano, quindi, scongiurare quell'isolamento che, a volte, si nasconde dietro l'utilizzo dei social, delle nuove tecnologie e, quindi, di un mondo virtuale che apre a moltissime opportunità, ma che ha anche altrettanti rischi.

Proprio nel lavoro fatto dal Governo, quindi, c'è l'intenzione di valorizzare l'intervento degli enti locali, dei comuni, in collaborazione con il Terzo settore e con le comunità educanti, con quella cultura, che abbiamo sempre promosso in questi mesi, dell'amministrazione condivisa.

E ciò, fin dall'introduzione del codice degli appalti, che è stato varato da questo Governo.

Mi riferisco, poi, al Programma nazionale inclusione e lotta alla povertà 2021-2027, approvato dalla Commissione europea nel dicembre 2022, che costituisce lo strumento operativo più importante del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, e dispone anche, per entità di risorse da investire, importanti azioni. Indica, tra le proprie priorità, il progetto europeo di Child Guarantee, ossia la tutela e promozione dell'inclusione sociale delle persone di minore età, insieme a interventi che possano scongiurare il rischio di esclusione sociale e di povertà educativa, con una declinazione di azioni che coprono tutta la fascia di età che va da 0 a 18 anni, fino ad arrivare a 21 anni.

Per far sì che questi interventi siano in linea con le esigenze di coloro a cui sono destinati, ci avvaliamo dello Youth advisory board, organo consultivo nato per favorire la partecipazione delle ragazze e dei ragazzi al Piano nazionale della garanzia infanzia, perché ogni azione non può essere su di loro senza di loro. A farne parte è un gruppo eterogeneo di circa 20 adolescenti, tra i 13 e i 21 anni, che si alternano nel tempo, proprio quando acquisiscono un'età maggiore ai 21 anni, e, quindi, vengono sostituiti da altri ragazzi, che ha l'obiettivo di raccogliere le voci di bambine e bambini, ragazze e ragazzi che vivono in Italia e, al contempo, di partecipare alla pianificazione, implementazione, monitoraggio e anche valutazione delle azioni della Child Guarantee di cui si occupa il Governo.

Le attività del gruppo sono incentrate sulle tematiche di riferimento del PANGI, con approfondimenti su salute mentale, scuola aperta, spazi di aggregazione e di comunicazione, ma, soprattutto, hanno visto l'elaborazione delle raccomandazioni riportate al “Gruppo di lavoro politiche e interventi sociali a favore dei minorenni in attuazione della Child Guarantee”, inserite poi integralmente nel PANGI.

Sulla concentrazione tecnica della Child Guarantee sono destinate, tra le quote di risorse economiche, sia il FSE+ che il cofinanziamento nazionale, fino ad arrivare a 734 milioni di euro per il periodo che va dal 2021 al 2027.

Per garantire una coerenza tra le azioni di sistema finalizzate all'implementazione degli obiettivi della Child Guarantee in Italia, ricordo che, nell'ottobre del 2023, con decreto del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che ho l'onore di rappresentare in qualità di Vice Ministro, sono state adottate, di concerto con il Ministero per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, azioni che, poi, sono state inserite e hanno portato alla nascita della cabina di regia nazionale, che si è formalmente insediata il 25 dicembre 2023 e che ha il compito, tra gli altri, di elaborare le proposte di adeguamento del Piano di azione, anche in relazione all'evoluzione del contesto normativo.

Siamo già in una fase attuativa di questo percorso, con una serie di avvisi pubblici di particolare rilevanza: uno, imminente, per la costituzione di ben 60 spazi multifunzionali di esperienza per adolescenti, realizzati sul territorio nazionale per garantire opportunità sportive, musicali, artistiche e l'erogazione di servizi integrati volti a promuovere, nei ragazzi e nelle ragazze, l'autonomia, la capacità di agire per il proprio futuro, per creare il proprio futuro, per partecipare ed essere inclusi, quindi, attivamente nella vita sociale di questa nostra Nazione.

Proprio domani, 20 marzo, a Roma, presso il Maxxi-Museo nazionale delle arti del XXI secolo, si svolgerà l'evento di presentazione di questo avviso pubblico intitolato “DesTEENazione-Desideri in azione”, rivolto agli ambiti territoriali sociali, quindi agli enti locali, che stanzia un ammontare triennale di oltre 250 milioni di euro del Programma nazionale Inclusione e lotta alla povertà 2021-2027, fondi, come vi dicevo, del FSE+, per la realizzazione di queste 60 comunità giovanili per adolescenti, con una distribuzione dei centri per regione stabilita precisamente attraverso alcuni indicatori, dando particolare attenzione a quei contesti che hanno un maggior tasso di povertà educativa e anche meno opportunità a disposizione dei più piccoli e dei più giovani.

Ogni spazio potrà contare su un'équipe multidisciplinare che lavorerà in modo strettamente integrato con il Terzo settore e tutti gli attori educativi, formativi, sociali delle comunità territoriali.

Le “comunità adolescenti” saranno innovative e avranno spazi di inclusione multifunzionali con servizi gratuiti. La gratuità è un valore da sostenere e da promuovere, perché è attraverso la gratuità che si promuove l'integrazione, l'inclusione sociale, il diritto alla cittadinanza e una migliore crescita per ciascuno, in particolare per i più giovani, che sono il futuro della nostra Nazione. Spazi, come dicevo, dedicati a giovani e giovanissimi dagli 11 ai 18 anni, nei quali possono ritrovarsi e trovare risposte qualificate ai tanti bisogni, spesso inascoltati, di un'età particolarmente complessa.

Oggi appena l'1 per cento degli adolescenti residenti in Italia ha accesso a un centro aggregativo gratuito dove fare sport, musica e arte. Il Governo lo considera un problema e per questo non ha esitato, non ha aspettato e ha promosso questa iniziativa, in cui crede fermamente.

Ci tengo a evidenziare che l'idea che è alla base di questo bando ha preso forma proprio grazie al confronto continuo e costruttivo con i ragazzi dello YAB, che sono stati più volte ascoltati, anche lo scorso settembre, in occasione di un incontro che mi ha visto coinvolta a Napoli.

Ad affiancarsi a questo avviso, già il 5 febbraio scorso, è stato pubblicato un avviso per l'inclusione e l'integrazione sociale e scolastica di bambine, bambini e adolescenti rom, sinti e caminanti e delle loro famiglie, cui sono destinati 40 milioni di euro del FSE+ rivolto agli ambiti territoriali sociali - quindi, al territorio che li vede presenti -, in collaborazione con gli enti del Terzo settore e con gli istituti scolastici di ogni ordine e grado.

Inoltre, segnalo che per rafforzare il sistema dell'affidamento familiare in Italia, nell'ambito della Child Guarantee europea, è stata avviata nel 2023 una nuova indagine campionaria di approfondimento sui minori presi in carico dai servizi sociali, che prevede un approfondimento tematico sugli affidamenti familiari - un tema particolarmente sensibile - e uno sulle comunità residenziali, i cui esiti sono previsti entro la fine del 2024. Avremo il piacere di poter rappresentare in Parlamento le risultanze di questa indagine così delicata.

Infine, per rispondere alle numerose sollecitazioni di aggiornamento delle norme e delle linee di indirizzo nazionali sull'affidamento familiare, anche alla luce dei nuovi sviluppi che discendono dall'implementazione in Italia della Child Guarantee europea e dagli esiti delle Commissioni parlamentari, che nel corso della legislatura hanno affrontato temi di riferimento delle linee di indirizzo, alla luce dei recenti interventi normativi in materia, segnalo che si è concluso l'iter di aggiornamento delle linee di indirizzo sull'affidamento familiare e delle linee di indirizzo per l'accoglienza nei servizi residenziali per le persone di minore età.

Il lavoro è frutto di un'istruttoria e di un costante confronto avvenuto in seno al tavolo composto dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, da referenti regionali, dall'ANCI, da rappresentanti delle associazioni del Terzo settore, dall'AGIA e anche da esperti designati.

I nuovi testi delle linee di indirizzo per l'affidamento familiare e delle linee di indirizzo per l'accoglienza nei servizi residenziali sono stati approvati con l'accordo sancito tra Governo, regioni, province autonome di Trento e di Bolzano ed enti locali nel corso della seduta della Conferenza unificata dell'8 febbraio 2024.

Concludo, ribadendo e sottolineando il massimo e costante impegno da parte del Governo tutto e, in particolare, del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali su questi temi, in cui avremo sempre cura di coinvolgere gli enti del territorio, gli enti del Terzo settore, anche mediante lo strumento, come dicevo, dell'amministrazione condivisa, in cui crediamo e che intendiamo sviluppare e intensificare. Ovviamente, il rapporto con il Parlamento per noi è fondamentale e i vostri stimoli saranno sempre oggetto per noi di riflessione e di miglioramento dell'azione del Governo. Sappiamo che è una grande sfida, quella di riconoscere l'esigibilità di tutti i diritti ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze della nostra Italia. Il Governo c'è e, certamente, è in azione e in movimento per far sì che questo avvenga.

PRESIDENTE. Il deputato Roscani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

FABIO ROSCANI (FDI). Grazie, Presidente, grazie Vice Ministro Bellucci, grazie per questa risposta precisa, puntuale, così dettagliata. Ne ero convinto di questo, conoscendo la sua storia di impegno sociale, professionale e politico, che, da sempre, la vede in prima linea su questi temi. È una risposta che ci soddisfa appieno, quindi, e che risulta in piena sintonia anche con la filosofia che il Governo Meloni attua su questo tema.

Voglio partire proprio dalle parole del Presidente del Consiglio di qualche giorno fa, durante la visita presso la Comunità Incontro, che rivolgendosi ai ragazzi dice: “Ricordatevi che il nostro valore è determinato da come sappiamo reagire alle cose brutte che accadono nella vita, ma ognuno di noi è unico, per cui dovete fare leva su quello che voi siete, non su quello che gli altri hanno pensato di voi”. Ecco credo che la povertà può segnare la vita dei più piccoli, il loro stile di vita e le loro scelte di vita possono essere compromesse dall'indigenza del contesto familiare e sociale. C'è chi fra loro è in grado di trovare la forza necessaria per reagire e prendere un'altra strada nella propria vita, ma è dovere dello Stato fornire ai più deboli della società tutti gli strumenti necessari per fornire un'alternativa a questi ragazzi.

Per questo motivo, siamo molto soddisfatti, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, dell'iniziativa assunta dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali; in maniera particolare, lo annunciava il Vice Ministro, relativamente alla pubblicazione dell'avviso pubblico per la costituzione di spazi multifunzionali di esperienza per adolescenti sul territorio nazionale, per l'erogazione di servizi integrati, volti a promuovere nei ragazzi e nelle ragazze l'autonomia, la capacità di agire nei propri contesti di vita, la partecipazione e l'inclusione sociale.

Crediamo che l'apertura di questi nuovi spazi di aggregazione, di queste comunità giovanili, affidati agli enti locali, possano essere un passo davvero importante per garantire presidi territoriali permanenti a tutela dei giovani, delle giovani generazioni, degli adolescenti e dell'infanzia. Queste vere e proprie comunità, ispirate all'idea delle comunità giovanili, avranno l'importante compito di incidere nella condizione dei nostri ragazzi, al fine di arrestare le cause e gli effetti dei disagi giovanili. Penso alle valide iniziative che si potranno offrire per contrastare l'abbandono scolastico e l'isolazionismo volontario. Proprio questo Parlamento, qualche mese fa, si è occupato anche del fenomeno dell'hikikomori, dell'isolazionismo volontario da parte dei ragazzi, che cresce sempre di più, del contrasto al bullismo, alle dipendenze patologiche ed a qualsiasi stile di vita che porti i ragazzi in braccio alla microcriminalità.

Crediamo fortemente che quella della comunità per adolescenti sia la migliore formula per garantire questi intenti. Solo valorizzando la socialità, la sussidiarietà e il lavoro di squadra, attributi tipici del fare comunitario, possiamo credere di contrastare seriamente il disagio giovanile e dare risposte serie e importanti ai tanti giovani, i tanti ragazzi, che ne hanno bisogno. Quindi, Vice Ministro, rinnoviamo la piena fiducia e la piena soddisfazione in questo progetto e crediamo che questa innovazione segni un rafforzamento serio e concreto della tutela dei diritti dei giovani, dell'infanzia e dell'adolescenza.

(Elementi e iniziative di competenza in relazione alle condizioni di detenzione e allo stato di salute di un detenuto ristretto nel carcere di Parma - n. 3-00356)

PRESIDENTE. Il Vice Ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Calderone n. 3-00356 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio il deputato interrogante, sempre presente, allorquando si tratta di sensibilizzare il Governo su temi rilevanti della giustizia.

Con l'atto di sindacato ispettivo in oggetto, l'onorevole Calderone avanza quesiti in ordine alle condizioni detentive del signor D'Ugo Damiano, in atto ristretto presso l'istituto penitenziario di Parma.

Orbene, il detenuto D'Ugo Damiano, di anni 72, veniva provvisoriamente assegnato e trasferito, il 28 luglio 2022, tenuto conto di parere medico, dalla Casa circondariale di Palermo “Pagliarelli” alla Casa di reclusione di Parma, poiché l'istituto è dotato di Servizio di assistenza sanitaria intensificata (S.A.I.), fino al miglioramento del quadro clinico dello stesso.

Il ristretto, sin dalla data effettiva di ingresso nell'Istituto penitenziario di Parma (21 settembre 2022), veniva allocato in una sezione Crupi, destinata ai disabili, sita presso il padiglione reclusione, dove sono ristretti detenuti sia di media sicurezza, sia di alta sicurezza (AS3).

Tale allocazione veniva proposta dal medico che effettuava la visita di primo ingresso, non essendo disponibile una camera di pernottamento presso il SAI e ritenendo comunque la sezione per soggetti con deficit motori adeguata alle condizioni del ristretto. Il detenuto, allo stato, è allocato presso quella sezione e risulta assistito da un altro ristretto con mansioni di caregiver, come da richiesta dei medici di sezione, al fine di aiutarlo nello svolgimento delle normali attività di vita quotidiana.

Il detenuto D'Ugo è stato subito preso in carico dal servizio sin dall'ingresso presso l'Istituto parmense. Nel mese di marzo 2023, risultano plurime visite specialistiche esterne e fruisce, altresì, del necessario supporto psicologico. Inoltre, per mitigare la sintomatologia claustrofobica, è stata disposta l'apertura del blindo per l'intero arco giornaliero.

Ancora, il tribunale di sorveglianza di Palermo ha ben ricevuto precipua relazione medico-legale, richiesta in sede di valutazione circa la fondatezza del differimento facoltativo dell'esecuzione della pena, ai sensi dell'articolo 147 del codice penale, anche nelle forme della detenzione domiciliare per gravi motivi di salute, ex articolo 47-ter, comma 1-ter, dell'ordinamento penitenziario. L'istanza è stata poi rigettata, con ordinanza 11 gennaio 2023, ritenendo che le patologie riscontrate non integrassero gli estremi dell'infermità di grado così elevato da comportare l'incompatibilità del regime carcerario.

Con riguardo poi alla lamentata mancanza di autorizzazione a far visitare il detenuto da uno specialista di fiducia, la direzione di Parma, già con riscontro 7 aprile 2023, comunicava che l'ingresso era stato autorizzato il 4 marzo 2023 e che la modalità di visita era regolamentata da apposita procedura aziendale, tanto che il medico di fiducia del D'Ugo ha fatto ingresso in istituto in data 17 aprile 2023.

Per completezza di informazione, si riferisce che, in data 28 aprile 2023, è stata avanzata dal difensore di fiducia istanza di concessione della detenzione domiciliare, ex 47-ter, comma 1, dell'ordinamento penitenziario, istanza rigettata con ordinanza n. 2023/3504 in data 12 luglio 2023 dal competente magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia, che ha conseguentemente disposto la trasmissione degli atti al tribunale di sorveglianza di Bologna per la decisione definitiva.

Dalla lettura dell'ordinanza risulta che “sotto il profilo sanitario non è emersa una condizione di incompatibilità col regime detentivo, né uno stato di salute grave non adeguatamente trattabile in ambito intramurario”, queste sono le parole del provvedimento. “Le condizioni cliniche del detenuto risultano al momento stazionarie e in sufficiente compenso e non sono fino ad ora emerse criticità di rilievo. La situazione clinica del detenuto è costantemente seguita dai sanitari con effettuazione di esami e visite specialistiche. Le condizioni di salute del detenuto non appaiono tali da comportare, in caso di protrazione della detenzione, rigori o sofferenze incompatibili con il rispetto della dignità umana e con la finalità rieducativa della pena”, così la sentenza della Cassazione n. 39817 del 2022, citata nel provvedimento.

Emerge, inoltre, che “al momento non si ravvisano criticità/condizioni patologiche gravi al punto da risultare non trattabili in regime carcerario. Il medico legale ritiene di potersi esprimere riconoscendo nell'insieme delle patologie sofferte dal detenuto una condizione clinica gestibile anche in ambiente carcerario”.

Il 19 luglio 2023, l'Ufficio III, servizi sanitari, ha provveduto, altresì, a specificare al tribunale di sorveglianza di Bologna che la Casa di reclusione di Parma è sede di SAI, Servizio assistenza intensificata, situato in città capoluogo di provincia, con ospedali pubblici attrezzati per terapie interventistiche e con UTIC (quindi, con un'ampia offerta sanitaria), nonché istituto sito in città con ospedale civile, ove insiste un reparto di medicina protetta con una degenza ospedaliera controllata mediante camere di degenza, dotate di grate di sicurezza alle finestre e alle porte e con servizio fisso di polizia penitenziaria.

Da ultimo, va segnalato che dalla relazione sanitaria del 9 dicembre 2023, rilasciata dal presidio sanitario della Direzione di istituti penitenziari di Parma, risulta che D'Ugo Damiano soffre di una serie di patologie per le quali è costantemente monitorato. Le prestazioni di cui necessita sono fornite dagli specialisti all'interno della struttura e, laddove necessario, dagli specialisti delle strutture ospedaliere territoriali, nello specifico l'azienda ospedaliera universitaria di Parma.

La relazione conclude con “si ritiene di potersi esprimere riconoscendo, nell'insieme delle patologie sofferte dal signor D'Ugo Damiano, una condizione clinica gestibile in ambiente carcerario in cui (com'è regolarmente avvenuto finora) vi sia adeguata assistenza sanitaria, siano garantite le terapie farmacologiche di cui necessita, siano consentiti i controlli clinici, laboratoristici e strumentali necessari per il monitoraggio delle sue patologie e, considerato il suo ipovisus, siano adottate tutte le precauzioni atte a scongiurare il verificarsi di eventi lesivi nel movimento autonomo all'interno della cella e sia prevista un'assistenza per lo svolgimento delle sue attività quotidiane”.

Gli istituti penitenziari di Parma, dotati di sezione SAI (Servizio di assistenza intensificata), che rappresenta la massima espressione sanitaria detentiva, dispongono dei presidi sanitari necessari al detenuto D'Ugo Damiano. Il referto medico è stato trasmesso dalla stessa direzione degli istituti penitenziari di Parma al tribunale di sorveglianza di Bologna, chiamato a decidere nel procedimento avente ad oggetto il differimento della pena, ex articolo 146 del codice penale, anche nelle forme della detenzione domiciliare.

Con ordinanza del 19 dicembre 2023 sono state respinte le istanze proposte nell'interesse di Damiano D'Ugo. La direzione generale dei detenuti e del trattamento ha dato disposizione, inoltre, alla direzione della casa di reclusione di Parma di continuare l'attenta sorveglianza del detenuto al fine di poter individuare, con la massima sollecitudine possibile, ogni necessità assistenziale o terapeutica da dover assicurare al ristretto, informando immediatamente questo superiore ufficio e la competente autorità giudiziaria di ogni eventuale variazione del relativo quadro clinico. Merita, infine, evidenziare che il detenuto effettua regolari colloqui visivi con i familiari, compresi la figlia e il nipote, anche tramite Skype, ed effettua con regolarità anche telefonate ai familiari.

In conclusione, non emergono deficit nelle garanzie trattamentali e di tutela della salute del ristretto.

PRESIDENTE. Il deputato Calderone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Grazie, signor Vice Ministro, come sempre esaustivo nella sua relazione. È necessario segnalare la difficoltà che un detenuto ha ad accedere alle cure in regime carcerario. La civiltà di un popolo, mi è stato insegnato, si misura dallo stato delle carceri e un popolo e una Nazione saranno assolutamente civili nel momento in cui il cittadino detenuto avrà le stesse garanzie, in riferimento alle cure, che ha un cittadino libero.

Questa vicenda è paradigmatica, signor Vice Ministro, ed esorto il Governo a vigilare con grandissima attenzione in riferimento e in relazione ai detenuti che hanno bisogno di cure. Signor Vice Ministro, solo per amore di completezza e di verità, è mio obbligo precipuo specificare che il detenuto in oggetto - ma è una questione che potrebbe riguardare centinaia, forse, migliaia di detenuti in condizioni di salute precarie - ha le seguenti patologie: è ipovedente, affetto da cardiopatia ischemica, duplice bypass e sostituzione dell'aorta, poliartrosi, tendinosi, psoriasi, in corso di definizione diagnostica, sospetta neuropatia diabetica, arteriosclerosi, sindromi ansiose; ha 12 patologie, vive su una sedia a rotelle in pochi metri quadrati, non è in una stanza per disabili e bisognerebbe verificare se l'assistente, che è un detenuto comune, abbia le competenze e sia stato formato per fare il caregiver. È avvenuto in questi mesi di detenzione a Parma - io ho letto attentamente il diario clinico - che più volte è caduto dal letto, perché non vede, è su una sedia a rotelle, ha 12 patologie e gli è stata sostituita l'aorta.

Ovviamente, questo difensore, anche per esperienza professionale, sa bene qual è la sfera delle competenze del deputato, certamente non entro e non entrerò nel merito, signor Vice Ministro, del provvedimento del tribunale di sorveglianza, non è questa la mia competenza, ma la mia competenza è essere da sprone al Governo - e questo ho fatto e questo ha fatto Forza Italia, e siamo assolutamente soddisfatti della sua risposta - affinché un cittadino detenuto che non sta bene e che ha gravi patologie, come nel caso di specie, non si senta abbandonato.

Perché, signor Vice Ministro, il sospetto è - ma è un sospetto personale, che rassegno alla sua attenzione - che talvolta il titolo del reato rappresenti veramente l'impedimento per accedere a misure alternative. Io chiedo a me stesso, e lo rappresento all'Aula e al Governo, che pericolosità possa avere un soggetto che ha 12 patologie, a cui è stata sostituita l'aorta, che ha l'arteriosclerosi, la psoriasi, è depresso, ha incontinenza, vive con i pannoloni, mi scuso per il termine certamente poco elegante, vista l'Aula…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Ecco, questo è lo stato di un detenuto italiano in questo momento storico - concludo subito, signor Presidente - e questo mi preoccupa. Quindi, grazie per la risposta, signor Vice Ministro, ma attenzione massima, perché questo è un problema, potrebbe essere una piaga e l'Europa ci ha avvertito che la detenzione carceraria non può mai essere degradante. Ecco, valutate se il signor D'Ugo sia in una situazione di degrado assoluto, oppure sia in una situazione di tranquilla e comoda certezza. Signor Vice Ministro, e concludo, davvero, io non sono convinto di questo. Grazie, comunque, per la risposta.

(Iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, volte a contrastare l'abuso delle querele per diffamazione nei confronti di giornalisti - n. 3-00961 e n. 3-01013)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Bonelli e Zanella n. 3-00961 e Zanella n. 3-01013, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il Vice Ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi interroganti per la rilevanza del tema sollevato, a cui non ho difficoltà a offrire una risposta, soprattutto con riferimento all'attualità del dibattito sul punto. Con riferimento agli atti di sindacato ispettivo indicati, si rappresenta che si è pienamente informati delle vicende giudiziarie menzionate dagli interroganti. Giova, in primo luogo, precisare che questo Dicastero ha seguito l'intero iter del negoziato sulla proposta di direttiva COM (2022) 177, avente ad oggetto la protezione delle persone attive nella partecipazione pubblica da procedimenti giudiziari manifestamente infondati o abusivi, la cosiddetta Strategic lawsuit against public participation (SLAPP). Al riguardo, occorre evidenziare che, al momento, la citata direttiva è stata approvata dal Parlamento europeo ed è prossima la sua pubblicazione.

Ad ogni modo, si ricorda che solo con l'entrata in vigore della direttiva gli Stati membri dovranno adoperarsi per raggiungere lo scopo proprio della medesima, recependola nella normativa nazionale (articolo 288 TFUE). Si segnala per completezza che, come previsto dall'articolo 3, paragrafo 2, della direttiva, la sua attuazione non può in alcun modo costituire motivo di riduzione del livello di garanzie già offerto dagli Stati membri negli ambiti cui la stessa si applica, a corollario del fatto che la direttiva stabilisce norme minime, consentendo in tal modo agli Stati membri di adottare o mantenere disposizioni più favorevoli alle persone attive nella partecipazione pubblica, comprese le disposizioni nazionali che istituiscono garanzie procedurali più efficaci (Considerando 21 della direttiva).

Per quanto concerne la normativa vigente, si rappresenta che la materia è attualmente regolata, in primis, dall'articolo 427 del codice di procedura penale (rubricato “Condanna del querelante alle spese e ai danni”), che stabilisce una specifica disciplina di ordine generale in tema di condanna del querelante alle spese e ai danni, nei casi in cui sia emessa sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste o perché l'imputato non lo ha commesso, quando si tratti di reati per i quali è prevista, quale condizione di procedibilità, la querela (dunque, applicabile anche ai casi di diffamazione a mezzo della stampa).

Al secondo comma della citata norma si prevede, inoltre, che il giudice, su domanda, condanni il querelante alla rifusione delle spese sostenute dall'imputato e, laddove si sia costituito parte civile, anche al pagamento di quelle sostenute da intervenuti e responsabile civile. Il comma 3 sancisce, altresì, in caso di colpa grave, la condanna del querelante al risarcimento dei danni all'imputato e al responsabile civile che ne abbiano fatta domanda.

Fra le iniziative normative pendenti va menzionato il disegno di legge n. 466, recante modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47 (la cosiddetta legge sulla stampa), al codice penale, al codice di procedura penale e al decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, in materia di diffamazione, diffamazione con il mezzo della stampa, nonché di segreto professionale e disposizioni a tutela del soggetto diffamato. La modifica legislativa prevede, a monte, l'estensione della disciplina di cui alla legge n. 47 del 1948 al regime dei quotidiani online, ai telegiornali e ai giornali radio, in tal modo coprendo eventuali vuoti legislativi di tutela nel campo dell'attività giornalistica espletata su piattaforma e dinamiche web.

È, inoltre, prevista la modifica dell'articolo 57 del codice penale, che disciplina i reati commessi con il mezzo della stampa e di altri prodotti editoriali, nonché dell'articolo 595 del codice penale, relativo al delitto di diffamazione, con la previsione della sola pena pecuniaria della multa.

In particolare, viene eliminata la previsione della pena detentiva, attualmente disposta dal vigente articolo 13 della legge sulla stampa n. 47 del 1948, in linea, peraltro, con la intervenuta dichiarazione di illegittimità costituzionale del citato articolo con la sentenza della Corte costituzionale n. 150 del 2021. Tale ultima scelta normativa è in linea anche con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, relativa all'applicazione dell'articolo 10 della Convenzione europea sulla libertà di espressione. La giurisprudenza della Corte è consolidata nel ritenere che, in tema di diffamazione, la previsione della pena detentiva è sproporzionata e illegittima quando la condotta non si caratterizzi per eccezionale gravità. I casi ipotizzati sono quelli di discorsi di odio, di istigazione alla violenza, che possono avere contenuti diffamatori, di campagne di disinformazione condotte mediante stampa, social media, Internet, nella consapevolezza della falsità oggettiva e dimostrabile degli addebiti.

Analogamente, nella già citata sentenza n. 150 del 2021 la Corte costituzionale ha chiarito che la pena detentiva è incompatibile con la Costituzione, salvo che, ad esempio, si versi in ipotesi di “campagne di disinformazione condotte attraverso la stampa, Internet o i social media, caratterizzate dalla diffusione di addebiti gravemente lesivi della reputazione della vittima, e compiute nella consapevolezza da parte dei loro autori della - oggettiva e dimostrabile - falsità degli addebiti stessi”, anche per i possibili effetti distorsivi di tali condotte sulle libere competizioni elettorali (queste espressioni sono tratte dal comunicato della Consulta del 12 luglio 2021).

Riteniamo, pertanto, che, allorquando all'articolo 427 si accompagni la proposta di modifica contenuta nell'articolo 6 della citata proposta di legge, ciò possa costituire per i giornalisti un'efficace forma di tutela dalle querele temerarie, riconoscendo al giudice la facoltà di condannare il querelante al pagamento di una somma da euro 2.000 a euro 10.000 in favore della cassa delle ammende. Su questo è in corso, ovviamente, un ampio dibattito parlamentare presso il Senato. Sono stati già depositati emendamenti, a loro volta modificativi di questa indicazione nel disegno di legge.

Da ultimo, si segnala che a livello europeo questo Ministero partecipa alla campagna del Consiglio d'Europa sulla sicurezza dei giornalisti denominata Journalists matter, insieme alle altre amministrazioni con le quali intrattiene periodici contatti per il coordinamento delle iniziative. Quindi, è un dibattito aperto che in Commissione il Governo avrà modo di seguire, condividendo la sensibilità sul tema manifestata dagli interroganti.

PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sue interrogazioni.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Ringrazio il Vice Ministro per avere risposto a queste due interrogazioni, rappresentando il lavoro in corso e anche l'attenzione da parte del Governo in relazione al dibattito europeo e ai lavori che si fanno, che sono in corso e che sono stati anche conclusi, per certi aspetti, da parte delle istituzioni europee.

Il problema che ho sollevato, con l'interrogazione a mia prima firma, non riguarda, però, soltanto l'ambito dei giornalisti e del giornalismo, pur estremamente importante e, direi, strategico per la tenuta del sistema democratico stesso. Querela temeraria cosa vuol dire? Cosa vuol dire questa parola “temeraria”, che rimanda alla radice latina che ricorda, anzi definisce l'oscurità? È un atto temerario quell'atto che è superbo, che è eccessivo, che è smisurato, quindi al di fuori anche della legge e del valore fondante della giustizia e del sistema della giustizia stessa. Questo atto temerario viene esercitato generalmente da chi ha e detiene il potere, un potere che noi abbiamo visto anche espresso da parte di rappresentanti del Governo che hanno agito in questo senso, con denunce e con querele contro i giornalisti che esercitavano l'attività tipica del giornalismo, cioè l'esercizio della critica, l'esercizio dell'indagine, l'esercizio di approfondimento rispetto a temi quali la criminalità, la corruzione, il non rispetto della legge soprattutto da parte di chi detiene, appunto, un potere e da chi ha il ruolo di rappresentanza del popolo e di governo del popolo.

Ma, dicevo, non si tratta soltanto di giornalisti, perché una querela - e io cito, nella mia interrogazione, la querela contro un ambientalista, anzi contro uno dei promotori della campagna contro la costruzione dell'acciaieria Danieli a ridosso di un luogo meraviglioso come la laguna di Marano e le spiagge di Grado e Lignano Sabbiadoro - è stata rivolta contro il promotore di questa lotta, uno dei promotori di questa lotta, una lotta ambientalista, una lotta che ha avuto una grande adesione da parte della popolazione locale e perfino dai rappresentanti dei sindaci dei comuni interessati e coinvolti. Però, questa lotta ha avuto un risultato positivo, perché la procedura è stata sospesa e interrotta da parte della regione Friuli-Venezia Giulia.

Però, in questo caso - e chiudo, Presidente - la querela non è stata rivolta a Fedriga, il presidente che ha avuto il potere, assieme al consiglio regionale, di interrompere il progetto, che, come sappiamo, poi si è trasferito a Piombino, in un'altra area, evidentemente più adatta. No, è stata rivolta contro un signore che, appunto, di per sé è all'interno di una relazione di disparità di potere, perché da una parte abbiamo un'azienda così importante, internazionale e multinazionale, come la Danieli, e c'è Benedetti, uno dei più grandi azionisti di questa impresa e proprietario, tra l'altro, di testate giornalistiche recentemente acquistate nel Nord-Est del nostro Paese, e dall'altra parte c'è un uomo, insomma, che si muove, seppure magari certe volte con degli eccessi, sul territorio ed è coinvolto nella battaglia sacrosanta contro questo insediamento impropriamente collocabile e collocato in quell'area.

Noi siamo di fronte a un uso della querela - quindi, un adire alla giustizia - non solo improprio ma davvero temerario, che assolutamente definisce la nostra democrazia - nel momento in cui noi non regoliamo, come speriamo che si faccia nel più breve tempo possibile, questa materia così delicata - come una democrazia a rischio.

(Elementi e iniziative di competenza in relazione alla vicenda della sospensione di uno studente presso l'Ites Barozzi di Modena - n. 3-01076, n. 3-01077 e n. 3-01078)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Vaccari ed altri n. 3-01076, Ascari e Caso n. 3-01077 e Piccolotti n. 3-01078 che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

La Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito, Paola Frassinetti, ha facoltà di rispondere.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Grazie, Presidente. Onorevoli Vaccari, Ascari e Piccolotti, vi ringrazio per avere proposto questa interrogazione e vado a rispondere, precisando innanzitutto che la questione oggetto dei presenti atti ispettivi riguarda una vicenda che coinvolge le prerogative degli organi collegiali di un'istituzione scolastica, in relazione alle cui decisioni il Ministero dell'Istruzione e del merito non ha strumenti di intervento.

Pertanto, con riguardo al noto caso dello studente dell'Istituto Barozzi di Modena, che è stato inizialmente sanzionato con la sospensione dalle lezioni per dodici giorni, desidero far presente che il Ministro Valditara, rispondendo, proprio in quest'Aula, ad analogo atto ispettivo, aveva già sottolineato che la scuola, nell'ambito della propria autonomia, dispone di tutti gli strumenti necessari per riesaminare le sanzioni, qualora esse vengano considerate ingiuste.

Infatti, lo studente sanzionato ha il diritto di presentare ricorso all'organo di garanzia interno dell'istituzione scolastica e ha la possibilità di inoltrare un reclamo al direttore dell'USR competente riguardo a presunte violazioni dello Statuto delle studentesse e degli studenti.

In effetti, così è accaduto: lo studente ha presentato ricorso contro la sanzione presso l'organo di garanzia interno, che, in data 28 febbraio 2024, ha esaminato la documentazione e ha deliberato l'annullamento della sanzione irrogata dal consiglio di istituto. Questo dimostra, dunque, che, nel rispetto delle norme e delle corrette procedure, l'ordinamento scolastico consente sempre la possibilità di ottenere giustizia. Colgo l'occasione, tuttavia, per aggiungere che le sanzioni non dovrebbero contemplare l'allontanamento dall'istituzione scolastica.

Voglio ricordare, infatti, che, attualmente, è all'esame del Parlamento il disegno di legge governativo di riforma dell'istituto del voto di comportamento e della sospensione, che ha, tra i suoi punti più significativi, una radicale revisione della disciplina dei provvedimenti disciplinari, che intendiamo rivolgere, a differenza di quanto accade oggi, verso attività di cittadinanza attiva e solidale e momenti di riflessione sul significato dei comportamenti che hanno avuto conseguenze negative nell'ambito scolastico.

PRESIDENTE. Il deputato Vaccari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente e Sottosegretaria Frassinetti. No, non sono soddisfatto, Presidente, perché la risposta della Sottosegretaria è stata una risposta notarile, come lo fu la prima presa di posizione del Ministro, che, inizialmente interpellato, di fatto, se ne è lavato le mani, senza esprimersi sulla scelta fatta dall'istituto, salvo poi farlo, quando l'istituto stesso e l'ufficio scolastico regionale sono ritornati sulla decisione, annullando la sospensioni di dodici giorni. I dodici giorni di sospensione - ci voglio tornare - erano stati comminati a Damiano Cassanelli, semplicemente perché aveva rilasciato un'intervista alla Gazzetta di Modena, durante uno sciopero, dove spiegava, in modo molto pacato e ragionevole, le ragioni della manifestazione studentesca.

Quindi, la gravità della scelta dell'istituto e il lavarsene le mani del Ministero è da stigmatizzare, proprio perché questa motivazione non è la prima volta che viene usata anche negli istituti modenesi e sarà usata d'ora in avanti come deterrente o sanzione pendente sulla testa degli studenti che scelgono di protestare, di manifestare, di scendere in piazza per affermare le proprie idee: principi e diritti - quello di potersi esprimere, come quello di associazione e di sciopero - sanciti dalla Costituzione e dai regolamenti della scuola. Allora, non può esistere che scelte autoritarie dei dirigenti scolastici minaccino questi diritti.

E il Ministro dovrebbe provare a spiegarci qual è la sua idea di autonomia scolastica, perché, nel caso di Modena, se ne è lavato le mani e ha detto che la scuola ha l'autonomia di poter prendere le decisioni e che ci sono i percorsi interni. Sulla scuola di Pioltello, invece, scuola modello per ciò che riguarda le politiche di integrazione, il collegio docenti e il consiglio di istituto hanno fatto una scelta in totale autonomia, favorendo la didattica e promuovendo l'integrazione, con una scuola che ha il 43 per cento di presenze di nuovi cittadini in quel territorio, e lui cosa fa? Minaccia ispezioni, la messa in mora di quest'autonomia.

Allora, delle due l'una: qual è l'autonomia scolastica che il Ministro vuole difendere? Perché, ovviamente, adesso, in quella città, vi è un clima per cui l'intera comunità è messa al centro di attacchi social e oggetto di un'attenzione mediatica ingiustificata. A proposito dell'idea che c'è di scuola, il cambio del sistema di valutazione è proprio la risposta sbagliata a un tema che ovviamente c'è, così come lo è la risposta delle classi separate per alunni stranieri, così come la stretta sulle aggressioni del personale scolastico docente e del personale ATA.

L'idea è quella di selezionare i migliori e i più capaci, lasciando per strada gli altri, quelli che hanno qualche problema cognitivo in più, non coinvolgendo in un ragionamento di questo tipo, di cambio strutturale del sistema scolastico, coloro i quali - pedagogisti, educatori, docenti universitari, insegnanti - pensano e vivono la scuola ogni giorno, che hanno chiesto al Ministro di ripensare la scelta sul tema della valutazione formativa, proprio perché tutto il percorso di apprendimento è frutto di un'analisi sui miglioramenti e le difficoltà e su come provare a superarli, insieme al docente e alla famiglia.

È per questo che il tema di Modena si aggancia a tutti gli altri temi sui quali il Ministro è impegnato pubblicamente a costruire un'idea di scuola molto diversa da quella di cui invece ci sarebbe bisogno, proprio perché siamo in presenza di un bisogno formativo molto importante, che, invece, viene affrontato con la fretta e la mancanza di qualsiasi criterio scientifico, pedagogico ed educativo, evitando un confronto con la comunità scientifica impegnata quotidianamente nella scuola e dalla quale, così come da noi, viene l'invito a fermarsi e a costruire un percorso diverso, per permettere alla scuola, agli insegnanti e alle famiglie di avere risposte molto diverse da quelle che vuole il Ministro Valditara.

PRESIDENTE. La deputata Ascari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretaria Frassinetti, non mi dichiaro soddisfatta, perché quanto è successo al rappresentante degli studenti Damiano Cassanelli è la lampante dimostrazione che le regole e le procedure dell'Istituto Barozzi non sono state rispettate e continuano a non esserlo. I diritti di libertà, opinione ed espressione degli studenti, dei docenti e del personale scolastico continuerebbero ad essere violati.

Basti pensare che, in occasione del collegio dei docenti del 22 febbraio scorso, nel momento in cui i docenti avrebbero dovuto prendere la parola in merito ai fatti che hanno originato la sospensione dello studente, la preside si sarebbe rifiutata di ascoltare e avrebbe abbandonato la seduta assieme alla verbalizzante, perché quanto detto non venisse verbalizzato. Inoltre, le istanze di accesso di Damiano e degli altri studenti ai documenti dei procedimenti disciplinari che li riguardano continuerebbero a essere ignorate.

Se un esito favorevole per Damiano c'è stato, è grazie ai membri dell'organo di garanzia dell'istituto che hanno saputo opporsi personalmente e duramente alla volontà della dirigente. Questo è stato reso possibile grazie all'impegno di Damiano e al sostegno che ha ricevuto da parte della cittadinanza, dei politici, del sindaco, dei sindacati, degli insegnanti, degli studenti, della stampa e di tutti coloro che credono nei diritti e nella giustizia.

Crediamo che compito della scuola sia coltivare e spronare lo spirito critico dei ragazzi e delle ragazze, favorire la libertà di pensiero e di espressione, invitare al dialogo costruttivo, essere un luogo di crescita personale ed umana. Questa è la scuola per come la intendiamo noi. Ma, purtroppo, nei casi in questione mi pare evidente che qualcosa non abbia funzionato e che, purtroppo, continui a non funzionare. Quotidianamente, le nuove generazioni vengono accusate di essere disinteressate, superficiali, scarsamente impegnate. Poi, però, quando, fuori da questo luogo comune, i giovani fanno sentire la propria voce e partecipano, o vengono ignorati o puniti, com'è successo nel caso di Damiano Cassanelli, o vengono persino manganellati in strada, com'è successo, poche settimane fa, a Firenze, Pisa, Napoli e Bologna, a ragazze e ragazzi giovanissimi scesi in piazza per manifestare pacificamente per il cessate il fuoco a Gaza. Tutto questo è inaccettabile.

Da madre e da rappresentante delle istituzioni dico che noi abbiamo il dovere di ascoltare e di confrontarci con i più giovani e di lasciare che le loro opinioni abbiano il giusto spazio anche quando possono non piacere. La libertà di espressione è un diritto inalienabile e il dissenso espresso in maniera civile e pacifica non può mai essere punito ma va ascoltato. Questa è la base degli insegnamenti che la scuola dovrebbe impartire ai propri studenti e alle proprie studentesse ed è un principio fondamentale per la politica e le istituzioni, perché su di esso si regge la democrazia.

Concludo, Presidente, dicendo che, per quanto è successo a Modena, credo che, questa volta, debba essere la scuola a fare, prima di tutto, un esame di coscienza, imparare la lezione e farne tesoro per non continuare a ripetere lo stesso errore.

PRESIDENTE. La deputata Piccolotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. No, non sono soddisfatta, Sottosegretaria, perché la ricostruzione corretta dei fatti che lei ha illustrato nella sua risposta disegna un atteggiamento del Governo che è quello di girarsi dall'altra parte di fronte a un abuso di potere della dirigente scolastica e di fronte alla violazione di un diritto di uno degli studenti della scuola, Damiano Cassanelli, che, tra l'altro, era anche rappresentante degli studenti e agiva nell'ambito delle sue funzioni.

È molto grave che il Ministro e in generale il Governo si siano voltati dall'altra parte di fronte a questa ingiustizia ed è grave perché, da un lato, avete lasciato correre, senza che alla preside sia stata comminata nemmeno una forma di sanzione leggera, un richiamo o un'ispezione, e dall'altro, invece, in altre occasioni agite col pugno di ferro, anche quando le scuole, invece, fanno scelte che sono nell'ambito delle loro competenze e della loro autonomia. Il caso ci è stato offerto proprio in questi giorni dalla vicenda della scuola di Pioltello, che ha deciso di utilizzare uno dei giorni di vacanza, cosa che era appunto nelle sue possibilità, per farlo coincidere con il giorno della fine del Ramadan. Si tratta di una cosa che fanno molte scuole, per il semplice motivo che i consigli di istituto, quando devono valutare dove mettere i giorni di vacanza, valutano anche quanti saranno gli studenti presenti in classe in quella giornata. Quindi, da un lato, chi esercita l'autonomia viene minacciato con ispezioni, con dichiarazioni assurde del Ministro che dice che le scuole non possono decidere, per l'appunto, in autonomia, dall'altro, quando, invece, i dirigenti scolastici, in autonomia, comminano sanzioni ingiuste e repressive agli studenti voi non avete nulla da dire e aspettate che l'organo di garanzia si pronunci.

Guardi, è molto grave, perché questo vostro atteggiamento disegna un clima che è fatto di tante cose. Vorrei ricordare una dichiarazione particolarmente pericolosa - e, dal mio punto di vista, surreale - del Ministro Valditara, che ha detto che state valutando di presentare, nel testo sul voto in condotta, una norma, concordata con il Ministero della Giustizia, con la quale si prevede che si possa agire in giudizio per danno di immagine contro gli studenti che occupano e che protestano a scuola. Capisce che questo riferimento al danno di immagine è qualcosa di agghiacciante, perché Damiano Cassanelli è stato ingiustamente sospeso per dodici giorni perché aveva osato parlare contro la dirigente, perché aveva osato esprimere alcune critiche rispetto all'atteggiamento della dirigenza sui giornali nei confronti degli studenti, e capisce bene che, se il vostro punto di riferimento normativo è il danno di immagine, potremmo arrivare all'assurdo che qualsiasi studente che esprima un giudizio, una critica o una valutazione negativa sulle attività che si svolgono a scuola può rischiare addirittura di essere citato in giudizio.

Allora, capisce bene che siamo in un'ottica totalmente repressiva che va dalla pedagogia dell'umiliazione, con cui è stata inaugurata questa legislatura da parte del Ministro Valditara, fino alla trasformazione delle mobilitazioni politiche degli studenti - che, per fortuna, ci sono sempre state, perché sono una palestra di democrazia - in un mero problema di ordine pubblico, con annunci, l'uno dietro l'altro, che dicono anche cose gravi dal punto di vista del diritto. Infatti, un conto è affermare che chi fa danni a scuola debba risarcirli, cosa su cui credo che in quest'Aula siamo tutti d'accordo, altro è affermare che tutti coloro che sono coinvolti nell'occupazione possono essere denunciati, possono prendere 5 in condotta e, in teoria, devono essere anche bocciati e addirittura - così ha detto il Ministro - questi studenti dovrebbero dimostrare - loro - di non essere coinvolti nei fatti, per cui devono premunirsi e costituirsi un alibi, probabilmente, per dire che non erano a scuola. Capisce bene che questo significa che state cercando in tutti i modi di scoraggiare l'espressione del libero pensiero e della libera opinione, anche politica, attraverso le mobilitazioni degli studenti.

Concludo con una sola considerazione, Sottosegretario. Non credo che sia il vostro obiettivo dichiarato ma, inavvertitamente, forse state riattivando quella che io definisco una palestra democratica, state riattivando una generazione di studenti che si sta rendendo conto che i diritti non vanno mai dati per scontati e che, ogni giorno, bisogna mobilitarsi, mettersi in gioco, agire per difenderli e per riconquistarli. Forse, li volevate reprimere ma quello che vedo nelle scuole, invece, è una grande voglia di partecipazione e di contrasto a queste vostre politiche e, da questo punto di vista, state aiutando la formazione di una coscienza democratica negli studenti. Penso che noi dobbiamo essere sempre dalla loro parte e mai dalla parte di un potere autoritario e cieco, come quello che state costituendo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 12.

La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 12,30.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni, deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA, Presidente della IX Commissione. Grazie, Presidente. Per chiederle l'autorizzazione a convocare il Comitato dei nove nella sala dei Ministri, prima dell'inizio dell'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Benissimo, presidente Deidda.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12,50.

La seduta, sospesa alle 12,31, è ripresa alle 12,51.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente al Ministro Piantedosi sul grave attentato avvenuto a Ottana due giorni fa, dove una bomba ad alto potenziale è esplosa davanti al municipio, causando ingenti danni, per fortuna senza ferire nessuno, ma anche sugli atti intimidatori delle ultime settimane contro amministratori locali: mi riferisco alle minacce di morte al sindaco di Lanusei, Davide Burchi, all'auto incendiata al sindaco di Oniferi, Davide Muledda, o, ancora, ai colpi di pistola contro l'ambulatorio del sindaco di Paulilatino, Domenico Gallus.

La Sardegna si colloca storicamente ai primi posti fra le regioni colpite dal fenomeno delle intimidazioni agli amministratori locali, un fenomeno che, a differenza delle altre regioni d'Italia, è in costante crescita. Anche lo scorso anno infatti è stato caratterizzato da gravi atti di intimidazione: il 1° febbraio 2023 è stata data alle fiamme, nel corso della notte, l'automobile del sindaco di Bono; la notte del 3 aprile è stata data alle fiamme l'auto del sindaco di Mogoro; la notte del 29 aprile un episodio analogo si è verificato ai danni del sindaco di Serdiana, territorio che non era mai stato colpito da gravi atti di questo tipo. Per questo a luglio, insieme ai colleghi e alle colleghe dalle forze di opposizione eletti in Sardegna o di origine sarda, abbiamo depositato una mozione che impegna il Governo a una serie di azioni fondamentali, come un piano di interventi strutturali diretti a contrastare lo spopolamento delle zone interne della Sardegna e ad apportare interventi strutturali che possano colmare le gravi carenze di organico presenti in tutti i presidi amministrativi statali, quali la magistratura requirente e giudicante, le Forze dell'ordine e il personale scolastico, attraverso operazioni di riorganizzazione degli uffici o nuove assunzioni; ad avviare un piano straordinario contro l'abbandono e la dispersione scolastica, anche in deroga alle normative riguardanti il dimensionamento, visto che la dispersione in Sardegna è un fenomeno davvero tremendo; ad adottare iniziative volte a implementare i sistemi di videosorveglianza degli edifici municipali, anche in ragione del loro potere deterrente; a potenziare gli strumenti di raccordo e scambio di informazioni tra le amministrazioni centrali e strategiche dallo Stato e iniziative volte ad aumentare i presidi sociali di promozione della legalità, anche in raccordo con la regione e ad attivare un piano straordinario per la tutela ambientale, la riconversione industriale, la bonifica dei territori inquinati, il recupero delle terre incolte silenti e il sostegno del settore primario in ambito agropastorale per garantire opportunità occupazionali e arginare la piaga della disoccupazione. Oggi, purtroppo, nulla è stato fatto, ma la Sardegna ha bisogno di segnali rapidi ed efficaci, per questo chiediamo un'informativa e un'azione urgente del Ministro dell'Interno, perché non possiamo più lasciare da soli i nostri sindaci (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Onorevole, naturalmente riferirò al Presidente la sua richiesta di informativa urgente.

Ha chiesto di parlare, sullo stesso tema, il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signora Presidente, ci associamo anche noi alla richiesta di un'informativa urgente del Ministro dell'Interno. I fatti che sono stati poc'anzi descritti dalla collega Ghirra sono di assoluta gravità: non è la prima volta in quel territorio, ma crediamo che la sequenza degli avvenimenti imponga una risposta ferma e decisa dello Stato per far rispettare la democrazia e i presìdi democratici rappresentati dai comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Come ho detto alla collega Ghirra, riferirò al Presidente la richiesta di informativa urgente.

Seguito della discussione del disegno di legge: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285” (A.C. 1435-A​) e delle abbinate proposte di legge: Brambilla; Gusmeroli ed altri; Comaroli ed altri; Vinci; Vinci; Berruto ed altri; Mule'; De Luca; Consiglio regionale della Lombardia; Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Care'; Santillo ed altri; Consiglio regionale del Veneto; Consiglio regionale del Veneto; Iaria ed altri; Rosato; Mascaretti ed altri; Consiglio regionale della Puglia; Deidda ed altri; Morassut ed altri; Rosato; Cherchi; Consiglio regionale del Veneto; Gianassi ed altri (A.C. 41​-96​-195​-411​-412​-526​-529​-578​-634​-684​-686​-697​-718​-865​-874​-892​-985​-1030​-1218​-1258​-1265​-1303​-1398​-1413​-1483​) (ore 12,54).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1435-A: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285” e delle abbinate proposte di legge nn. 41-96-195-411-412-526-529-578-634-684-686-697-718-865-874-892-985-1030-1218-1258-1265-1303-1398-1413-1483.

Ricordo che nella seduta del 13 marzo è stato, da ultimo, respinto l'articolo aggiuntivo 16.03 Gianassi.

(Ripresa esame dell'articolo 16 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Passiamo agli identici articoli aggiuntivi 16.01 Pastorella e 16.02 Gianassi, sui quali la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.

Ha chiesto di parlare la collega Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Riprendiamo da dove abbiamo lasciato, speriamo con uno spirito diverso, perché ci siamo lasciati nella discussione di questo provvedimento con una delle proposte emendative chiave, che le opposizioni unite hanno tentato, in più maniere, in più sedi e a più riprese, di far passare e far comprendere, con riferimento, soprattutto, all'importanza di questo tema. Ed è il tema dei sensori per l'angolo cieco sui mezzi pesanti. Si tratta di un tema sentitissimo, soprattutto dai nostri comuni, visto che di comuni si parlava, perché nei comuni, nelle zone urbane, questi mezzi pesanti sono spesso, purtroppo, causa - ovviamente in maniera involontaria, ci mancherebbe, non è che stigmatizziamo una categoria - delle morti di ciclisti, di pedoni e degli utenti deboli della strada. Tutto questo può essere evitato in maniera facile. Parliamo di oltre 200 morti l'anno solo nella città di Milano. Parliamo di mezzi che hanno diritto a circolare, perché, ci mancherebbe pure… Presidente, non riesco a sentire niente.

PRESIDENTE. Colleghi, io non riesco a sentire quello che sta dicendo la collega Pastorella. Vi prego di ripristinare, in Aula, il silenzio necessario a svolgere questa discussione.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. È un tema di tale importanza che l'Europa ha legiferato in questo senso, e quindi, grazie alla normativa europea, a partire dal giugno di quest'anno, su tutti i nuovi mezzi, sarà obbligatorio questo tipo di sensoristica, nonché degli sticker identificativi per dire agli utenti deboli di stare attenti, ma, al contempo, per segnalare ai conducenti eventuali pericoli ed evitare, quindi, eventuali incidenti.

Le nostre città sono talmente attente a questo tema che sono andate più avanti di noi, sono andate più avanti addirittura dell'Europa. Faccio l'esempio di Milano, che ha cercato di impedire l'accesso ai mezzi pesanti privi di questi sensori e di questi adesivi all'interno dell'area più centrale della città, l'area B. Questo provvedimento è stato portato in giudizio, dicendo che non era possibile perché si richiedeva una modifica dei mezzi esistenti. Eppure, alla fine, la Corte ha detto che il comune di Milano aveva ragione e che poteva richiedere questo tipo di strumentazione sui mezzi esistenti. E, quindi, da una parte, c'è l'Europa, che dice che per i nuovi mezzi questi sensori sono necessari, e, dall'altra, ci sono i comuni, che si stanno muovendo, purtroppo in ordine sparso, per applicare la normativa già ai mezzi esistenti e ai mezzi in circolazione. E, nel mezzo, c'è il Ministero, che, se, da una parte, capisce e recepisce la normativa europea, dall'altra, invece, non ascolta il territorio e non capisce che, anche per i mezzi circolanti, questo genere di strumentazione dev'essere immediatamente data e immediatamente attuata. Infatti, l'emendamento che propongo parla di un decreto attuativo, da adottare immediatamente, 30 giorni dopo il passaggio del provvedimento, e poi, però, dare un tempo congruo, quindi 180 giorni, affinché i mezzi circolanti possano dotarsi di questi sensori. È un provvedimento di buonsenso, nella tempistica e nell'accompagnamento, dato alle categorie, ma è anche un provvedimento che riteniamo necessario adottare adesso. Non possiamo aspettare che l'intero parco dei mezzi pesanti sia rinnovato per avere queste strumentazioni, perché, nel frattempo, i morti continueranno a esserci e gli utenti deboli della strada continueranno a essere falciati da questi mezzi pesanti, in maniera assolutamente evitabile. Parliamo, tra l'altro, di componentistica che non ha prezzi proibitivi. Addirittura, le associazioni di categoria si sono mostrate potenzialmente aperte ad adottare questo tipo di sensoristica nel loro interesse, anche per evitare, non solo le morti, ma anche danni reputazionali e poi, magari, provvedimenti più restrittivi, per cui qualche città dirà: se questo è il rischio, allora limitiamo l'accesso e basta.

Quindi, io invito il Governo e i relatori, so che ne abbiamo già tanto discusso, ci hanno espresso chiaramente le loro motivazioni, però anche noi ripetiamo le nostre nel dire che non possiamo aspettare, lo ripeto, il cambio totale del parco mezzi. Non possiamo aspettare sempre l'Europa. Non possiamo, soprattutto, aspettare che siano le Corti a dirci cosa fare, perché, laddove la Corte interviene, vuol dire che la politica ha fallito. Quindi, non facciamo fallire la politica, occupiamocene subito (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci riproviamo. I comuni italiani, da molto tempo, si sono messi in cammino da soli, senza copertura del legislatore e del Governo, e hanno cercato di individuare strumenti per salvare la vita ai concittadini: 200 italiani, ogni anno, muoiono perché sono investiti da mezzi pesanti, che, a bassa velocità, percorrono le strade delle città, hanno angoli ciechi e visuale coperta. Gli investimenti provocano morti e feriti. I comuni, da soli, hanno chiesto da tempo al Governo di intervenire. Oggi abbiamo l'occasione, l'ennesima occasione, quella più coerente: il codice della strada. È a costo zero per il Governo e per il Parlamento, ma salva 200 vite l'anno, senza lasciare, ancora una volta, i sindaci italiani da soli a combattere le sfide nelle loro città.

Chiediamo, quindi, al Governo e alla maggioranza di non voltarsi dall'altra parte. È oggi il giorno per mettere fine, con il miglioramento della nostra normativa, a un problema gravissimo che si verifica nelle nostre città. Chiediamo di votare a favore di questo emendamento salvavita, che salva i nostri cittadini e che aiuta i sindaci a lavorare nel miglior modo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale, perché penso che questo momento non debba essere un'occasione che sprechiamo nel dibattito parlamentare. Ci siamo a lungo confrontati in Commissione. Si tratta di una norma indispensabile e sarebbe un segnale politico fortissimo al Paese, che sta seguendo i lavori di quest'Aula, se, su un tema così sentito, come quello delle 200 persone che perdono la vita ogni anno a causa degli angoli ciechi dei mezzi pesanti, maggioranza e opposizione mandassero un segnale chiaro.

Il nuovo codice della strada va nella direzione di salvare queste vite. La nostra richiesta, quindi, è di riconsiderare veramente questo parere negativo, votare favorevolmente e rendere, da subito, non solo per i nuovi mezzi, ce lo chiede già l'Europa, ma anche per il parco mezzi esistente - e sappiamo quanto sia vecchio e antico il parco mezzi circolante - la presenza di questi dispositivi indispensabili a salvare le vite (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'accusa principale che il Partito Democratico muove contro il testo all'esame dell'Aula, a dire il vero dall'inizio dei lavori in Commissione, è quella secondo la quale non è un testo che risolve i problemi e, soprattutto, non è un testo che va incontro alle esigenze della sicurezza stradale. Questo degli angoli ciechi è il classico esempio su cui il provvedimento non è efficace. Quella proposta nell'emendamento non soltanto di Gianassi, ma anche delle altre opposizioni, è una misura indispensabile, su cui alcuni comuni già si sono mossi in modo significativo, ci sono già le prime pronunce giurisprudenziali. Insomma, serve l'intervento del legislatore. Quindi, l'appello è a tutti i parlamentari di cogliere l'esigenza di sicurezza che viene dal Paese e approvare gli emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Presidente, intervengo anch'io a titolo personale, per chiedere al Governo davvero di ripensarci, perché basta poco. Dove, se non nel codice della strada, inserire una norma che, non solo risponde a una richiesta dell'Europa, ma che la estende al parco mezzi circolanti e permette di salvare 200 vite all'anno - ripeto, 200 vite all'anno - di persone e di famiglie distrutte, che, in questi giorni, hanno scritto a tutte e tutti noi per chiedere di intervenire? In quale norma, se non nel codice della strada? E perché mai non intervenire, come già stanno facendo i comuni, prendendosi la responsabilità? Perché non prendercela anche noi, qui, in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche il mio intervento vuole sostenere la possibilità di considerare questi emendamenti e inserirli nel codice della strada. Ci siamo chiesti come mai un provvedimento, che si pone come principale obiettivo quello di migliorare la sicurezza sulle strade, non consideri l'introduzione di un meccanismo semplice, con l'ausilio di una tecnologia che già esiste e consente di salvare vite. Ce lo stanno e ve lo stanno chiedendo, proprio in questi giorni, le associazioni delle vittime, dei morti sulla strada. Vi chiediamo di inserire questo strumento: è una miglioria tecnologica. Perché non inserire una tecnologia, che già c'è, volta a migliorare il salvataggio delle vite umane sulle strade? Perché costa troppo? Ma, allora, le innovazioni a cosa servono, se non nel principale utilizzo possibile, ossia salvare la vita delle persone? Vi chiediamo di riconsiderare la vostra decisione su questi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non più tardi di ieri, il Ministro Salvini, che guida il Ministero e un po' il lavoro che porta a questo codice, ha detto che hanno ascoltato tutti, hanno ascoltato tutte le associazioni di famiglie, c'è stato un lavoro corale. Peccato - ed è questo che dobbiamo evidenziare e che stiamo provando a dirvi anche in questo emendamento - che non abbiate accolto nessuno dei suggerimenti che, nel lavoro in Commissione, sono stati dati, soprattutto su questo tema che, come ricordava il collega Casu, miete più di 200 vittime all'anno. Quali interessi state tutelando? Quelli di chi non vuole investire su più sicurezza, anche sul parco mezzi esistenti, o, invece, quelli dei cittadini, che dovrebbero essere il nostro primo compito, il nostro primo interesse, quando parliamo di strade e di sicurezza stradale? Su questo tema state facendo un errore gravissimo, ve lo stiamo dicendo noi, ve lo stanno dicendo le piazze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Solo per dire che, nel corso del tempo, ci sono state molte migliorie sui mezzi di trasporto proprio in ragione della sicurezza. Non so se vi ricordate - quelli della mia età sicuramente sì - quando i camion dietro non avevano nulla che impedisse alle macchine di infilarsi sotto, ammazzando intere famiglie. Si è intervenuto, si è fatta una modifica, in quel caso poco tecnologica, ma molto efficace. Noi, oggi, siamo nelle condizioni, con una semplice innovazione, di salvare vite umane - e non di fare il piacere di qualcuno - e non solo, di salvare anche la vita delle persone che guidano quei mezzi, che, involontariamente, perché non vedono le persone, le uccidono e vivono con questo peso sulla loro coscienza.

Credo che un piccolissimo sforzo, una piccolissima scelta possano favorire veramente tutti e trovo veramente curioso che una maggioranza e un Governo, che infilano nei decreti qualsiasi cosa anche che non c'entra niente, proprio in un passaggio come questo, ad hoc, non si assumano la responsabilità di fare, per una volta, la scelta giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Ringrazio il Vice Ministro Rixi per essere presente in questa discussione. Mi sembra che il Governo sia sempre molto pronto a prevedere sanzioni su vari comportamenti che riguardano anche il codice della strada e molto meno pronto a prevedere elementi di prevenzione. Noi stiamo chiedendo questo, come spiegava il collega Mauri: l'introduzione di un meccanismo preventivo che permetta di evitare le morti dei ciclisti nell'angolo cieco. Leggo i nomi delle 5 persone che sono morte nella mia città, uccise da camion che svoltavano, mentre stavano andando in bicicletta: Veronica D'Incà, Cristina Scozia, Li Tianjiao, Alfina D'Amato, Francesca Quaglia. Sono 5 persone che, con questa piccola innovazione e con una nuova regola, potevano essere salvate. Credo che il Governo su questo punto debba pensarci seriamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi ci associamo a questa richiesta, perché i dati dell'incidentalità stradale sono drammatici. Si tratta veramente di una norma di buonsenso; questi emendamenti prospettano una soluzione, tutto sommato, semplice. Se è vero che ci sono - perché ci sono - gli angoli ciechi sui mezzi di grandi dimensioni che creano un conflitto fra gli utenti fragili e gli utenti più grandi, ci auguriamo che non ci sia un angolo cieco in questo Governo nel non voler valutare queste soluzioni, che sono facilmente adottabili e che darebbero grande beneficio in termini di vite umane. Quindi, riteniamo che sia doveroso valutare questo aspetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi chiedo davvero e sarebbe interessante capire la motivazione per cui la maggioranza, in questo caso, e il Governo sono contrari a diminuire le vittime della strada. Sappiamo bene che l'obiettivo di questo codice dovrebbe essere di aumentare la sicurezza e, quindi, di contrastare le violazioni e i comportamenti scorretti che possono provocare vittime e sappiamo che il tema di cui tratta questo emendamento - quello dei cosiddetti angoli ciechi - ha comportato una media di 200 morti all'anno.

È evidente che si tratta di una norma di buonsenso, che mira a prevedere l'obbligatorietà dei dispositivi non solamente sui nuovi mezzi, ma anche sul parco macchine già circolante. È una proposta emendativa a costo zero, quindi non abbiamo nemmeno l'alibi della copertura economica, che è sempre un vincolo importante e che non vogliamo, certo, sottovalutare, ma, in questo caso, è un'operazione senza costi, di buonsenso, che permette di salvare vite umane. Pensiamoci finché siamo in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Se c'è una strage silenziosa e spesso dimenticata in Italia, in questo tempo, è proprio quella che si consuma sulle nostre strade, purtroppo, spesso, con grande incoscienza e senza accorgersene finché non colpisce qualcuno che tu conosci, qualcuno che ti è caro, qualcuno che ti è stato vicino.

Nel momento in cui il Parlamento mette mano a una norma che potrebbe incidere sulle morti in strada, una norma come quella di cui stiamo trattando, sugli angoli ciechi che già a livello europeo è stata decisa e che, quindi, in futuro, riguarderà tutti i mezzi, nel momento in cui si sa che in Italia questo problema ha provocato tanti morti, non si capisce perché non si voglia accogliere quello che noi proponiamo relativamente ai mezzi già in circolazione. È qualcosa di paradossale. Credo che la vita umana debba venire prima di tutto e chiederei al Governo di ripensarci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. È difficile aggiungere qualcosa a quanto hanno detto i miei colleghi. Io sottolineo di nuovo che questo provvedimento e questo ostracismo rispetto a questa proposta fanno parte di un passo indietro riguardo a uno step culturale che ci ricorda che la strada è necessariamente e giustamente di tutti, non solo degli utenti più forti, e che il codice della strada deve tutelare anche gli utenti più fragili e più deboli.

È incredibile come noi riusciamo costantemente a stare un passo indietro, anche rispetto a quello che succede in Europa. Credo che sia dovere di questo Parlamento esprimersi con un provvedimento, con una decisione che parrebbe avere un impatto piccolissimo e che, invece, se anche semplicemente salvasse una vita umana, avrebbe un valore enorme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io ci tengo a intervenire per sottolineare l'importanza del tema degli incidenti causati dall'angolo cieco. Credo che, purtroppo, sia nell'esperienza personale di molti di noi - sicuramente nella mia - avere conosciuto qualcuno - purtroppo, nel mio caso, più di una persona - che abbia perso la vita esattamente per questo tipo di mancanza di protezione, di avviso e di consapevolezza, quindi per il fatto che chi guida su questi mezzi pesanti davvero non ti può vedere.

Quindi, sollecito anch'io una maggiore riflessione e attenzione su questo problema, perché, indubbiamente, la finalità di un provvedimento che interviene sulla revisione del codice della strada dovrebbe essere, prioritariamente, quella di cercare di ridurre, impedire e prevenire gli incidenti. Davvero faccio quindi fatica a capire come mai ci sia questa totale chiusura rispetto a questa problematica così rilevante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere la cortesia di sottoscrivere gli emendamenti. Inoltre, alla luce di tutti questi interventi, vorrei chiedere un minimo di interlocuzione con il Governo, un minimo di spiegazione per questa presa di posizione che, oggettivamente, a noi pare poco giustificata. Quindi, anche per ravvivare un po' la fine della mattinata, chiedo se può esserci, con il Governo o con i relatori, un minimo di confronto su questo tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per ribadire e rafforzare quello che tutti i colleghi stanno ripetendo. Sono tantissime le città d'Europa che si stanno dotando di adeguati dispositivi di protezione e di prevenzione. Sono 200 le vittime ogni anno e il grido che arriva dalla società civile, dalle associazioni di parenti, familiari di vittime della strada è molto chiaro.

In questi giorni stanno animando e riempiendo le piazze e protestando contro questo codice della strada che, evidentemente, non sta dando le risposte adeguate. Penso sia opportuno, da questo punto di vista, un ripensamento del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.

MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Presidente, ritengo che il fine ultimo che ha questo Parlamento - e che hanno le norme che noi siamo chiamati a discutere in questo Parlamento - sia quello di migliorare la vita dei cittadini e in questo caso, non soltanto migliorarla, ma tutelarla. Non si capisce dunque come, a fronte di una richiesta esplicita, più volte reiterata dalle famiglie di coloro che i familiari li hanno persi, dalle associazioni degli sportivi, di ciclisti, da coloro che vivono la strada in modo diverso da come qualcuno se le immagina, noi decidiamo di non andare incontro a quelle richieste. Un dato allarmante: parliamo di 200 vittime l'anno. Su questo argomento io davvero chiedo al Governo di dirci qual è il motivo per cui si decide di non salvare queste vite, perché davvero, dal nostro punto di vista, è inspiegabile; prenderanno questa strada le più grandi città europee, mentre il comune di Milano si è già espresso. Non capiamo perché il Governo italiano, invece, si ostini in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente, chiedo di poter sottoscrivere, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, questi emendamenti, che sono del tutto analoghi all'articolo aggiuntivo 16.01002 Ghirra, che è stato, purtroppo, già respinto la scorsa settimana. Sappiamo che le vittime sulle strade, pedoni e ciclisti, sono decine, legate al fatto che gli autisti dei mezzi pesanti non vedono. Ci sono angoli ciechi e non possiamo aspettare il 2025 perché entrino in vigore le nuove norme e dobbiamo intervenire subito per prevenire incidenti e nuove vittime. Quindi, io mi associo alla richiesta del collega Pastorino, per chiedere al Governo e ai relatori di poter almeno accantonare questi emendamenti, per fare un approfondimento o di valutare un parere favorevole. È un tema davvero importante e sentito ed è sorprendente che il Governo non sia sensibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie Presidente, anche noi chiediamo di poter accantonare questo emendamento. Come diceva poc'anzi la collega Ghirra, c'è sempre un momento per tornare indietro, anche se sono stati respinti emendamenti analoghi. Lo dico perché pensiamo siano le vittime della strada a chiedervi un ripensamento, quelle più fragili, quelle che finiscono investite da quei mezzi pesanti che avrebbero bisogno di un provvedimento come questo, soprattutto quegli autotrasportatori più precari, che non hanno la possibilità di rivendicare determinati investimenti. Credo che per il codice della strada, ma penso anche per la forza di un Parlamento che chiede provvedimenti urgenti per ridurre quelle morti, questo emendamento potrebbe davvero salvare tante vite.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 16.01 Pastorella e 16.02 Gianassi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 16.04 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 17.3 Ghirra il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.3 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie Presidente. Il parere sull'emendamento 19.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, è favorevole. Il parere è, invece, contrario sugli identici articoli aggiuntivi 19.01 Iaria e 19.06 Ghirra.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi 19.01 Iaria e 19.06 Ghirra.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Questo articolo aggiuntivo riguarda la realizzazione dei cosiddetti corridoi faunistici. Nel 2022 sono stati 179 gli incidenti stradali che hanno visto il coinvolgimento di animali, con 16 morti e numerosi feriti. Di questi, 163 casi coinvolgevano animali selvatici. Noi proponiamo con questo articolo aggiuntivo la realizzazione dei corridoi per mettere in sicurezza, non solo gli animali che attraversano le nostre strade ma anche tutti gli automobilisti e i mezzi che le percorrono. Ci sembra una proposta di buonsenso e non riesco davvero a capire il parere contrario del Governo e dei relatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi abbiamo redatto un articolo aggiuntivo in tal senso, perché quando parliamo di sicurezza, al di là del benessere animale ma anche di quello delle persone che viaggiano in strada, spesso capita che non basta il cartello che segnala l'attraversamento di animali selvatici per salvaguardare una vita. Penso che a molti di noi, me compreso, sia capitato di trovarsi un capriolo in autostrada. Quindi, questa è proprio la testimonianza di come siano importanti gli attraversamenti faunistici per garantire la sicurezza ed evitare il conflitto e il contrasto tra la viabilità stradale e la movimentazione della fauna nei territori che abita da sempre. Quindi, per questo auspichiamo un parere differente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente, solo per comunicare l'apposizione della firma non solo mia personale ma da parte di tutti i colleghi del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Signor Presidente, a nome del gruppo Azione sottoscrivo l'articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Suppongo si riferisca ad entrambi gli identici articoli aggiuntivi. Bene.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo solo per fare un appello al Sottosegretario - che immagino stia ascoltando attentamente questa discussione - per capire se ci siano pregiudizi dal punto di vista politico o se si possa accantonare questa proposta emendativa, anche per trovare delle riformulazioni utili all'approvazione di questo testo. Immagino che anche il Governo sia favorevole a trovare tutte le risorse necessarie e a facilitare questo tipo di corridoi, perché il conflitto con gli animali selvatici si risolve solo trovando le migliori modalità per far coesistere la nostra civiltà e, ovviamente, le nostre modalità di trasporto e di viabilità con l'accesso a quelle aree che, appunto, spesso sfociano nelle aree dei parchi e nelle aree riservate a quegli animali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 19.01 Iaria e 19.06 Ghirra, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se non ci sono interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con immediate votazioni.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15,03.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Mi informano che la Commissione affari esteri e la Commissione difesa sono ancora riunite al Senato. Chiederei, quindi, 10 minuti di sospensione per consentire il rientro alla Camera.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,15.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,15.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione secondaria superiore Marco Fanno, di Conegliano, in provincia di Treviso, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie di essere qui.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1435-A

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1435-A: Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e delle abbinate proposte di legge.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo approvato l'articolo 20.

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, onorevole Edoardo Rixi, ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI (LEGA), Relatrice. Grazie, Presidente. Il parere sull'emendamento 21.1000 Casu è contrario, mentre il parere è favorevole sull'emendamento 21.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Pareri conformi a quelli della relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 21.1000 Casu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ora stiamo votando un articolo che introduce una novità importante riguardo ai messaggi che saranno inseriti e che vedremo sulle nostre strade, riguardo alle informazioni che noi riceviamo alla guida. Su questo articolo sono intervenuti anche emendamenti che abbiamo presentato come opposizione e che sono stati approvati. Penso all'emendamento a prima firma della collega Bakkali che chiede di introdurre questi messaggi variabili non solo nella lingua italiana ma anche in altre lingue per poter essere compresi da tutti.

Io credo che sia fondamentale che su temi come questi, almeno sui messaggi che diamo sulle nostre strade… Chiedo scusa, Presidente, un po' di rispetto, però.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia ascoltiamo il collega Casu. Prego, onorevole.

ANDREA CASU (PD-IDP). Credo che almeno su questo tema dei messaggi ci possa essere una condivisione. Quindi, noi abbiamo scelto di astenerci su questo articolo. Chiediamo, però, di riconsiderare il parere su questo emendamento per una ragione: questo emendamento chiede che in questi pannelli, nei messaggi variabili con valore prescrittivo che saranno inseriti nelle nostre strade, venga indicato, alternativamente ai messaggi che vengono dati al guidatore quali “allaccia le cinture”, “gira a destra” o “ricordati di mettere il casco”, il numero di vittime della strada dell'anno precedente.

Noi chiediamo di non dimenticare mai che gli obblighi, gli adempimenti che ci vengono chiesti, le regole di buona condotta che dobbiamo seguire sulla strada, il non superare i limiti di velocità e il rispettare le precedenze abbiano un obiettivo e il primo obiettivo è non mettere a rischio la vita delle altre persone e non mettere a rischio la nostra vita.

Se noi ricordiamo sulle strade questo numero enorme di vittime abbiamo un modo per inquadrare direttamente il perché dobbiamo rispettare le regole sulle strade. Il vero problema, il vero non detto di questa discussione sul codice della strada è che noi ci stiamo ponendo il problema di modificare le regole, ma la vera sfida è far sì che poi queste regole vengano rispettate. In Italia, infatti, troppo spesso i cartelli hanno un valore indicativo e non c'è un motore che porti le persone a rispettarli e il primo motore, prima della sanzione e prima del controllo, dovrebbe essere dentro di noi ed è sapere quante sono le vittime. Il numero del 2022, l'ultimo numero che noi abbiamo a livello europeo, ci dice che sono morte oltre 20.000 persone in Europa sulle strade e, di queste, oltre 3.000 in Italia. Un sesto delle morti in Europa sulle strade si verifica sulle nostre strade e, per la stragrande maggioranza dei casi, a causa di nostri comportamenti. Ricordare questo numero significa dare un messaggio molto forte a chi si mette alla guida e significa anche indicare molto chiaramente che si vuole mettere al centro la vita delle persone e la sicurezza sulle strade. Ce lo hanno chiesto, anche in queste ore in un appello molto accorato, tutte le associazioni dei familiari delle vittime della strada. Io vorrei veramente che questo appello fosse accolto dal Governo e che quello che ci chiedono, cioè mettere la difesa della vita al primo posto, diventi la prima pietra di questo codice della strada, che deve partire da qui, e vorrei che anche sui cartelli stradali, quelli intermittenti, quelli che possono essere modificati, venga ricordato costantemente. È un emendamento che va nella direzione di una maggiore sicurezza stradale. Chiediamo veramente di modificare l'orientamento, perché se venisse accolto potremmo votare favorevolmente l'intero articolo e non essere costretti ad astenerci perché ancora una volta si dimenticano le vittime della strada (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Solo per chiedere ai colleghi Casu, Barbagallo, Bakkali, Ghio e Morassut di poter sottoscrivere l'emendamento come gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e chiedere al Governo di cambiare parere o, altrimenti, accantonare questo emendamento, proprio per evitare la bocciatura e che ciò pregiudichi poi il voto sull'intero articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Io vorrei ricordare i numeri impressionanti delle vittime sulle nostre strade: nel 2022 ci sono stati oltre 165.000 incidenti; i feriti sono stati 223.435, di cui 15.005 gravi e 3.159 morti. Ogni fine settimana facciamo i conti con vere e proprie stragi che colpiscono soprattutto giovani e giovanissimi. Ricordare anche nei pannelli variabili il numero delle vittime potrebbe essere un efficace deterrente per chi percorre le nostre strade e per far rispettare le misure di sicurezza. Quindi, mi associo alla richiesta del collega Grimaldi per chiedere ai relatori e al Governo di valutare questa integrazione, suggerita attraverso questo emendamento, per poter migliorare le disposizioni del codice della strada, ricordare le nostre vittime e soprattutto migliorare la sicurezza delle nostre strade.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale, per sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. No, non può intervenire a titolo personale, è il gruppo che interviene. È il primo del gruppo.

ANTONINO IARIA (M5S). Velocemente, allora. Condividiamo il fatto che l'importanza di parlare delle vittime della strada è stata completamente dimenticata da questa revisione del codice, questo è il punto fondamentale. Per cui, tutte le opposizioni sono contrarie a portare avanti una revisione che non va a risolvere il vero problema che tutti gli utenti e anche le amministrazioni richiedono.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Presidente, intervengo a titolo personale per condividere quanto è stato detto finora rispetto a questa necessità. Siamo di fronte a uno strumento normativo che deve mettere al centro o dovrebbe mettere al centro il tema della sicurezza urbana e, quindi, il tema della tutela della vita delle persone, in particolare degli utenti fragili, degli utenti più fragili. Ci sono numeri allarmanti - oltre 3.000 vittime all'anno, 9 vittime al giorno - e quindi partire dalla consapevolezza di questo fenomeno può aiutare, noi crediamo, a indurre comportamenti responsabili soprattutto da parte degli utenti più forti della strada, quindi dei guidatori.

Dunque, vi chiediamo di ripensare a questo emendamento e di accoglierlo proprio nello spirito di incrementare la sicurezza sul suolo stradale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. È evidente che questo emendamento, che peraltro non ha necessità di coperture particolari, sarebbe un deterrente importante, peraltro chiesto dalle associazioni delle vittime della strada, che hanno avviato, sin dall'inizio della trattazione del testo, una serie di richieste che non sono state assecondate. Questa è una richiesta che avrebbe un effetto concreto e immediato, e ne abbiamo fatto una battaglia sia in Commissione che in Aula.

Ci appelliamo veramente a tutti i parlamentari perché la votazione di questo emendamento darebbe un senso compiuto all'aspetto proprio della deterrenza all'alta velocità e servirebbe certamente ad evitare il rischio di ulteriori incidenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). A titolo personale, Presidente, pochi secondi per unirmi anch'io al coro ormai di appelli rispetto, anche qui, a un passaggio e a un emendamento di buonsenso. Come ha detto il collega Casu, su questo articolo avete accolto un nostro emendamento che chiedeva nei comuni turistici, nei messaggi variabili, di poter variare le lingue, per poter dare le indicazioni alle persone che visitano le nostre città in più lingue, e quindi diffondere messaggi di sicurezza e di attenzione, che questi siano più inclusivi.

Vi chiediamo di fare quel passettino in più. Il codice della strada non è solo un insieme di norme, ma comprende anche suggerimenti e inviti a comportamenti individuali che devono essere cambiati. Sappiamo l'impatto che il dire e comunicare quante siano le vittime annuali e giornaliere può avere su chi, magari, sta avendo un comportamento distratto e guida un mezzo in maniera superficiale. Quindi davvero è qualcosa di semplice, che non ha costi e che attende solo il vostro “sì” e il vostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.1000 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 21.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie, Presidente, i pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.11 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.7 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.13 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie, Presidente. Tutti gli emendamenti all'articolo 23 hanno parere contrario, a eccezione dell'emendamento 23.600 della Commissione bilancio, che ha parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.2 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 23.4 Ghirra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. La norma che è stata prevista consente alle amministrazioni comunali di deliberare esclusivamente quali debbano essere le aree di sosta nei loro territori, però rimandando poi a un decreto ministeriale le modalità di riscossione del pagamento, le caratteristiche e le modalità costruttive, i criteri di installazione e di manutenzione dei dispositivi di controllo di durata della sosta, nonché le categorie dei veicoli esentati, di fatto esautorando completamente le amministrazioni comunali da una loro competenza.

A nostro avviso questa disposizione non è accettabile e quindi noi, con questo emendamento, proponiamo di sopprimere, alla lettera a), il numero 1.3).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.4 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.8 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.13 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo agli identici emendamenti 23.9 Pastorella e 23.11 Pastorino.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Questo è un tentativo di mediazione sullo stesso tema che ha già sollevato la collega Ghirra, ovvero sull'accentramento delle competenze riguardo ai parcheggi al Ministero invece di lasciarle - come sarebbe doveroso - ai comuni. In questo emendamento chiedo che si tramuti quello che è previsto come un decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti in linee guida per trovare un punto di caduta con cui si arrivi ad avere una forse maggiore omologazione e una maggiore eguaglianza sul territorio e che al contempo non si tolgano le prerogative assolutamente sacrosante delle amministrazioni locali di gestire le aree di sosta, le modalità di parcheggio e tutto quello che attiene quindi alla disposizione della città e alla propria mobilità. Quindi, spero che questo tentativo di mediazione abbia più fortuna degli emendamenti che l'hanno preceduto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. A me spiace che questa discussione sia molto poco partecipata, nel senso che vedo colleghi interessati ad altro e - guardo la relatrice - non c'è interlocuzione con il Governo. Questo è un passaggio non banale per chi fa l'amministratore pubblico e in Aula ce ne sono tanti, in modo particolare, della Lega, ma anche di Fratelli d'Italia. Invito comunque anche il Vice Ministro Rixi a una riflessione: non ce l'ho con lei ma, dato che veniamo dalla stessa città, può capire bene che effetto può fare questo passaggio in base al quale i sindaci - io sono un sindaco - non decidono nulla sostanzialmente, neanche le tariffe, i limiti delle tariffe, le zone o le macchine che possono entrare nella ZTL, niente che rientri nella pianificazione dell'amministrazione di una città amministrata da bianchi, rossi, verdi e blu. Veramente - ripeto - un minimo di attenzione anche su queste cose per chi poi le vivrà sul territorio, secondo me, va data.

Quindi - come diceva la collega Pastorella - qui non si stravolge l'impianto: invece di demandare tutto a un decreto, si parla di linee guida, in modo che vi sia qualcosa di meno coercitivo della previsione che viene fatta in questo articolo e non mi sembra di dire delle cose strane. Credo di poter dire che comunque si tratta di cose sulle quali tutti coloro che fanno gli amministratori locali - qua siamo in tanti - si dovranno misurare, anche con sconforto, quando vedranno il testo finale. Vi invito soltanto a riflettere su questo, magari ad accantonare un attimo l'emendamento però, comunque sia, a pensare a quello che state votando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere gli identici emendamenti. Condivido molto l'impostazione che è stata data dai colleghi e stupisce appunto che una forza di Governo come la Lega - che è stata fra le principali promotrici del codice e che è fortemente sostenitrice dell'autonomia, fino ad arrivare al massimo modello che, più che dare autonomia, spacca il Paese, quale è appunto il percorso dell'autonomia differenziata - voglia togliere la competenza ai comuni di amministrare e di proporre indirizzi amministrativi rispetto alla definizione delle aree di sosta, rispetto alle limitazioni del traffico, rispetto all'impostazione della mobilità nel proprio territorio e credo francamente che questo sia sbagliato. Chi meglio dei sindaci e degli amministratori dei comuni conosce le caratteristiche della mobilità del proprio territorio?

Trovo quindi che il passaggio allo strumento delle linee guida, che comunque è uno strumento più morbido e meno coercitivo e consente di dare un'omogeneità generale, sia la direzione verso cui andare, senza imporre un'impostazione prefissata per tutti i territori del nostro Paese, pur con grandi differenze al loro interno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento importante perché va a toccare un punto fondamentale della revisione del codice, cioè quello di esautorare l'amministrazione pubblica dal dibattito su come gestire e pianificare la mobilità sostenibile. Lo sta facendo in molti punti e, in questo caso, con questo emendamento, si cercava di correggere il tiro, come anche con altri emendamenti. La revisione del codice ha il chiaro intento di fare in modo che gli enti locali, che hanno chiaramente la conoscenza della situazione e la gestione della mobilità, non possano in maniera autonoma fare delle pianificazioni efficienti. Questo è molto grave e denota il fatto che il Governo non ha nessun rispetto per gli enti locali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 23.9 Pastorella e 23.11 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 23.17 Pastorino.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Molto velocemente perché il tema dell'autonomia degli enti locali e dei sindaci è, più o meno, lo stesso. Ora, qui sottolineo che viene introdotto un altro principio un po' vago, un po' a fisarmonica, che è il principio dell'adeguatezza, che vorrei capire perché il mio concetto di adeguatezza è diverso da quello degli altri: si prevede di dover individuare stalli da dedicare alla sosta libera in modo adeguato rispetto ad altre cose. Comunque il denominatore comune di tutti questi emendamenti risiede nel fatto che - lo ribadisco - gli enti locali perdono quell'autonomia che comunque è mediata dalle linee guida e dagli atti di indirizzo del Ministero: non è che i comuni prima potessero fare assolutamente ciò che avevano intenzione di fare, ma comunque vi era uno schema di pianificazione territoriale che oggi viene cancellato. Poi mi faccia lasciare agli atti che questa è una discussione che purtroppo non c'è, questa è un'Aula dove la minoranza - come in tante altre occasioni - parla e non c'è interlocuzione con il soggetto di maggioranza su questioni che impattano sulla vita amministrativa delle nostre comunità, il che lo trovo molto grave. Questo accade spesso e oggi in quest'Aula non ho sentito ancora un intervento da parte della maggioranza: lo trovo anche molto triste, se lo devo dire, e anche molto indecoroso per il nostro lavoro, che è fatto anche di interlocuzione e di discussione, perché non mi sembra che io o chi mi ha preceduto abbiamo espresso concetti assolutamente fuori logica o senza senso, ma parliamo di temi che impattano sulla vita quotidiana. Quindi, con questa nota di tristezza, la ringrazio e concludo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'emendamento dell'onorevole Pastorino, annunciare il voto favorevole del Partito Democratico e unirmi alla richiesta alla maggioranza di motivare. Infatti questa crociata che si sta combattendo contro i sindaci, che sono in prima linea ogni giorno per garantire la sicurezza delle nostre strade, non colpisce solo i sindaci di sinistra e del Partito Democratico, ma anche tantissimi sindaci di destra e di centrodestra, che seguono questo confronto parlamentare e si chiedono come sia possibile che, invece di dare ai sindaci più poteri, più strumenti e più risorse, il Governo e la maggioranza di destra di questo Paese, ogni volta che può, voti contro i sindaci. Questa è la domanda a cui dovete rispondere: non dovete rispondere soltanto a noi, ma anche a loro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.17 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Avverto che la componente del gruppo Misto-+Europa ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale componente un tempo aggiuntivo pari a un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato alla componente medesima dal contingentamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.19 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.22 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'emendamento 23.24 Traversi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Intanto chiedo di sottoscrivere l'emendamento che propone di dare agli enti locali la possibilità di adottare dispositivi ed eseguire interventi infrastrutturali di ammodernamento del traffico e di rallentamento della velocità. Credo che ognuno di noi viva in città in cui ci sono strade dove gli automobilisti vanno velocemente, superando il limite magari in prossimità di un'area dove c'è un sito sensibile, come una scuola, un ospedale o altri siti di questo genere, oppure dove ci sono molte attività commerciali, perché sono zone densamente popolate, e i cittadini attraversano la strada anche in maniera scoordinata.

Trovo veramente anomalo che, in questo momento, questa maggioranza stia togliendo poteri ai nostri sindaci per gestire e mantenere le nostre strade sicure per tutti i cittadini. I cittadini sono i pedoni, sono i ciclisti, sono anche ovviamente gli automobilisti, ma dobbiamo imparare a gestirli e a evitare incidenti molto gravi perché magari gli stessi automobilisti procedono velocemente su una strada dove c'è una curva a gomito e finiscono costantemente sulle case di chi abita lungo la strada. Questo succede, è successo dove abito io, succede continuamente e il comune ha dovuto adoperarsi per trovare soluzioni di questo genere.

Trovo veramente bizzarro, lo ripeto, proprio per utilizzare un termine non troppo forte, che chi oggi vuole l'autonomia differenziata e spezzettare il Paese in venti, poi non dia la possibilità di vera autonomia a chi gestisce realmente il territorio, cioè i nostri sindaci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo solo per ribadire che questo emendamento si ricollega all'emendamento, che prima abbiamo sottoscritto, del collega Pastorino. Stiamo cercando di dare consigli per combattere il nemico, che è la velocità. Per migliorare la sicurezza stradale dobbiamo abbassare la velocità delle auto in aree urbane, renderle meno pericolose e ridurre il numero delle auto circolanti. Questi emendamenti danno indicazioni che sono non soltanto suggerimenti che possono essere messi nelle linee guida ma l'ABC di come si gestisce la mobilità urbana per avere la possibilità di salvare gli utenti deboli. Il Governo è cieco, la maggioranza è cieca, e, da questo punto di vista hanno un disegno ben preciso per fare sì che il partito delle auto, chiamiamolo così, non venga toccato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere, ovviamente se i firmatari saranno disponibili, questo emendamento e per ricordare che la moderazione del traffico è uno degli obiettivi che dobbiamo raggiungere, soprattutto per dare un'idea culturale, un'idea sociale. La strada è di tutti e, quindi, solo così possiamo limitare gli incidenti, ma anche dare un'altra percezione di quello che sarà il futuro della mobilità in questo Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.24 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 23.26 Pastorella e 23.27 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'emendamento 23.28 Carotenuto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Molto brevemente, intervengo perché questo emendamento è veramente molto importante per il mondo dell'autotrasporto. Peraltro, va nella stessa direzione proposta dal Governo la scorsa estate, ricorderete, a tutela dei lavoratori soggetti all'esposizione a temperature elevate.

La richiesta che facciamo con questo emendamento è semplicissima, ossia chiediamo di intervenire in deroga alla normativa attuale, che sanziona chi mantiene il motore acceso nel periodo di sosta, nel caso in cui la temperatura esterna sia superiore ai 33 gradi e lo scopo sia quello di mantenere in funzione l'impianto di condizionamento dell'aria per prendere un po' di fresco. Troviamo assurdo mettere gli autotrasportatori nella condizione di dover scegliere tra la loro salute e una multa da 400 euro. Allora, vi chiediamo, se è possibile, almeno di accantonare questo emendamento e di rifletterci un secondo, perché ci sembra assurdo un parere contrario, di cui vi assumereste la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.28 Carotenuto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.600 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Passiamo all'emendamento 23.30 Gadda.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Chiederei al Governo di riconsiderare questo emendamento perché, nella scorsa legislatura, era stato frutto di un lavoro molto positivo fatto dalla Commissione trasporti che aveva portato alla modifica del codice della strada, inserendo la possibilità per le persone con disabilità fornite di regolare contrassegno di sostare sulle strisce blu senza pagare. Questo è per garantire il diritto alla mobilità delle persone con disabilità, soprattutto in quelle aree del Paese dove il trasporto pubblico locale non consente di dare piena attuazione a quello che è scritto nella Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità, quindi di accedere ai luoghi della vita, del turismo e della partecipazione pubblica nei tempi, nei modi e con i costi desiderati. Questo emendamento va nella direzione di sostenere ulteriormente questa scelta che i comuni sul territorio nazionale hanno fatto a macchia di leopardo.

Nella scorsa legislatura, abbiamo inserito questa opportunità ma l'istituzione di un fondo proprio a sostegno di questa iniziativa da portare avanti nei comuni forse sarebbe un elemento ragionevole. Peraltro si tratta di un fondo di un'entità molto ridotta - parliamo di 2 milioni di euro - che credo vada nella direzione di garantire una piena mobilità alle persone con disabilità soprattutto in quei luoghi, pensiamo alle località turistiche, in cui non è sempre così, da un lato, per l'inciviltà delle persone che occupano abusivamente gli stalli dedicati alle persone con disabilità e, dall'altro lato, per i grandi i flussi e le grandi presenze in alcuni periodi dell'anno. Quindi, questa è una misura di buon senso che nella scorsa legislatura aveva trovato un primo punto di accordo comune tra i gruppi parlamentari.

Quindi, chiederei davvero al Governo di riconsiderare questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.30 Gadda, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo alla votazione dell'articolo 23.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto contrario del Partito Democratico all'articolo 23. Questo è uno degli articoli che non riconoscono il ruolo dei comuni, in cui questo provvedimento entra a gamba tesa su competenze che, tradizionalmente, i comuni non solo hanno avuto, ma hanno anche esercitato con grande attenzione. Più volte abbiamo ribadito che il testo è cervellotico e ha degli appesantimenti burocratici gratuiti, come in questo caso, in cui inseriamo decreti ministeriali, previsioni specifiche con riguardo alle tariffe e alle soste a pagamento. Insomma, ci infiliamo e ci impelaghiamo in grovigli burocratici quando, invece, servirebbe semplificare, essere chiari con gli operatori del settore, essere chiari con chi deve applicare il testo, essere chiari con i comuni e, soprattutto, garantire sicurezza, cosa che né questo articolo né questo provvedimento fanno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie, Presidente. I pareri sono contrari su tutte le proposte emendative, articoli aggiuntivi compresi.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 24.2 Iaria.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie. Con questo articolo cominciamo l'esame di una serie di emendamenti che vanno a complicare anche la possibilità di dare multe sia per il passaggio in ZTL sia per la sosta, anche per le soste prolungate in aree dove non si può sostare. Noi chiediamo di abrogare questo comma proprio perché è incomprensibile e inattuabile. Se l'intento era di permettere di ridurre alcune multe che, poi, magari, diventano troppo alte e ingestibili, non lo potete fare con un articolo scritto così, confuso, che renderà di fatto inapplicabile questa nuova modifica. Quindi, per questo, noi chiediamo di sopprimere questo comma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.2 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 24.5 Iaria e 24.8 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Passiamo agli identici articoli aggiuntivi 24.06 Casu, 24.07 Gruppioni e 24.01001 Ghirra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il fatto stesso che stiamo discutendo di un articolo aggiuntivo, del mio 24.06, indica una gravissima carenza di questo codice della strada. È un tema su cui abbiamo cercato invano, in Commissione, di aprire uno spiraglio di confronto. Ogni varco è stato chiuso in Commissione, l'ultimo passaggio è avvenuto pochi minuti prima che cominciassero i lavori, quando è stato espresso il parere definitivamente negativo dei relatori e del Governo.

Questo articolo aggiuntivo parla di modifiche e adeguamento del regime sanzionatorio del servizio di noleggio con conducente ed esprime una linea, la linea della ragionevolezza, la linea di chi vuole rispettare le regole, le leggi, nell'ambito dell'ordinamento che regola gli autoservizi pubblici non di linea e vuole farlo, però, sanando le attuali ingiustizie.

Noi non abbiamo bisogno di un dibattito pubblico che divida il Parlamento, i partiti politici e il Governo tra paladini dei taxi e paladini degli NCC, noi abbiamo bisogno di un Parlamento che affronti i problemi, i temi, le ingiustizie e le risolva attraverso norme che si occupino del grande problema di garantire un servizio pubblico non di linea più efficiente di quello che avviene ogni giorno nelle nostre città.

Da questo punto di vista, per noi, il primo passo per riformare il TPL non di linea doveva essere quello di affrontare, anche nell'ambito dell'articolo del codice che parla delle sanzioni, le ingiustizie che sono presenti. È giusto, è fondamentale; sono inasprite da questo articolo aggiuntivo tutte quelle sanzioni amministrative, anche salate, che devono colpire gli NCC, così come i taxi, così come tutti coloro che svolgono non correttamente il compito che sono chiamati a svolgere, ma queste nazioni non devono mai arrivare al punto di negare la possibilità di fare il proprio lavoro, quando lo si fa correttamente, nel rispetto di ciò che è previsto.

Da questo punto di vista, quale è la paura e quale è il timore che noi abbiamo? In attesa di vedere all'opera, speriamo quando sarà veramente sicuro, le proposte del Ministro Salvini sui taxi volanti e le altre soluzioni allo studio del Ministero, senza affrontare i problemi, senza affrontare il grande tema dei dati - per capire questi dati e quali sono le esigenze reali -, senza dare effettivi poteri ai comuni per poter intervenire non con un criterio uguale in tutte le realtà, ma sulla base delle diverse caratteristiche che ci devono essere per la parte del servizio su piazza, così come adeguare le sanzioni per quanto riguarda gli NCC, senza affrontare questo tema, senza regolarlo, senza riformarlo, il modello verso cui stiamo andando nelle nostre strade è il modello Bombay, è il modello in cui qualunque persona che avrà un mezzo tenderà sempre di più a cercare di dare un passaggio in cambio di un corrispettivo economico per andare da qualche parte. Questo non garantirà un servizio più efficiente, porterà più insicurezza sulle strade, sta già avvenendo! Davanti a tante realtà, a strutture recettive, vediamo persone che non si capisce se sono tassisti, se sono NCC, chi siano e queste persone, poi, conducono e svolgono una funzione.

Noi dobbiamo riformare questo sistema, pensando al TPL non di linea, pensando a sanare le ingiustizie, pensando ad utilizzare le tecnologie e pensando a non scaricare l'inadeguatezza di un sistema politico che non affronta questi temi sui lavoratori, ma, anzi, affrontando i temi proprio a partire dalle sanzioni, proprio per evitare di scivolare verso questo sistema. Su questo io penso che si possa e si debba aprire anche un grande confronto parlamentare.

Per questo auspico che il Governo cambi impostazione, affronti questo tema e, se non ritiene adeguato il tipo di sanzioni che abbiamo indicato nel nostro emendamento, i relatori possono riformularlo. Certo, devono trovare una formulazione su cui siano d'accordo la relatrice Maccanti e il relatore Caroppo, ma, se troveranno un'intesa, sono sicuro che sarà nell'interesse di una soluzione, quindi affrontiamo il tema.

L'unica cosa che non ci possiamo permettere è di perdere questa ennesima occasione di rinviare ancora una volta la discussione e di ritrovarci ancora nell'indegna situazione che si svolge nelle nostre strade anche per responsabilità di chi non vuole affrontare questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo sul tema in esame per annunciare che, come maggioranza, presenteremo un ordine del giorno, così come annunciato anche dal collega Tosi al Comitato dei nove, che impegna il Governo ad accompagnare l'iter dei decreti attuativi con gli opportuni adeguamenti normativi all'apparato sanzionatorio, di cui agli articoli 85 e 86 del Codice della strada. Speriamo e auspichiamo che quest'ordine del giorno possa essere condiviso anche dalle opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo, a titolo personale. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Presidente, è incredibile ascoltare questa dichiarazione della maggioranza. Servono immediatamente soluzioni e ci propongono un ordine del giorno che verrà attuato chissà quando e chissà dove per risolvere un problema che ha esigenze cautelari. Non soltanto è in palio l'emergenza del trasporto pubblico non di linea, ma sono in palio l'efficienza delle città, del Paese, l'accoglienza turistica e gli spostamenti nel quotidiano. Dall'inizio della legislatura ci dicono che risolveranno il problema e oggi assistiamo a un'ulteriore dichiarazione di rinvio a chissà quando e chissà dove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Signor Presidente, non so se ho sentito bene: praticamente la maggioranza ha la soluzione per risolvere questo problema. Non la inserisce nel disegno di legge, che sta votando, ma in un ordine del giorno? Fatemi capire: ci state prendendo in giro? Siete voi la maggioranza. Se avete la soluzione e chiedete al Governo di impegnarsi, potevate presentare un emendamento nel quale inserirla direttamente oppure modificare il codice andando in quella direzione. Adesso chiedete a noi di condividere il vostro ordine del giorno? Sinceramente, penso che voi non sappiate come muovervi in questo campo.

Avete già avuto da anni un'interlocuzione con i tassisti, con un aumento incondizionato del 20 per cento delle licenze, senza avere i dati, senza capire dove servono e dove non servono e senza rivedere gli ambiti territoriali dei taxi. Sugli NCC state facendo un tavolo dove tutti se ne stanno andando; continuate a prendere in giro tutti dicendo che fate un ordine del giorno. Veramente siete proprio strani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Come in altre circostanze, questo atteggiamento della maggioranza e del Governo è un'occasione sprecata perché abbiamo un articolo che prevede la delega al Governo in cui poteva serenamente entrare anche questa disposizione sugli NCC, visto che i nostri emendamenti non sono stati accolti. Sappiamo che c'è l'esigenza urgente di individuare misure sanzionatorie efficaci, dissuasive e proporzionate, cosa che adesso non accade, tra gli NCC e i taxi, ma direi anche tra gli NCC e gli abusivi, perché allo stato delle cose le sanzioni sono del tutto analoghe, il che comporta un'ingiustizia tra chi esercita il noleggio con conducente autorizzato e, invece, chi non dispone di alcuna autorizzazione. Sappiamo bene, così come abbiamo fatto anche noi, che verranno presentati ordini del giorno sul tema, però una disposizione normativa approvata oggi dall'Aula avrebbe avuto ben altro significato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Signor Presidente, in realtà credo che questa proposta di ordine del giorno sia l'unica soluzione possibile. Il problema è che non è l'unica soluzione possibile al tema taxi-NCC, ma sembra l'unica soluzione possibile per mettere d'accordo pezzi di maggioranza, che chiaramente hanno visioni molto diverse su questo tema; in Commissione non si sono scontrate apertamente, perché non lo hanno fatto, ma è stato chiaro che vi erano sensibilità diverse.

Quindi, è un compromesso, purtroppo - io dico purtroppo -, al ribasso perché io cerco sempre (lo sanno i relatori) di trovare soluzioni condivise. Il tema è che si tratta di una soluzione condivisa molto debole rispetto a un tema così sentito e così divisivo, un tema che purtroppo vede interessi contrapposti quando, in realtà, c'è spazio sia per il comparto taxi che per il comparto NCC, ma devono essere messi in condizione di operare in modo simile, non con modalità così diseguali, non con punizioni così diseguali, e al contrario con favoreggiamenti che non si spiegano.

Su questo tema, ho interrogato il Ministro Salvini ed è chiaro che la Corte e le autorità sono già intervenute sul tema. Far finire tutte queste sollecitazioni, oltre a quelle che arrivano tutti i giorni da migliaia di cittadini e di turisti, con un ordine del giorno - ripeto - mi sembra l'unica soluzione che possa mettere d'accordo la maggioranza, ma, purtroppo, non è quella che fa bene al Paese. Quindi, mi riservo di leggere l'ordine del giorno, che magari è meglio di quanto sembri, però è un peccato finire con un compromesso così al ribasso su un tema che poteva invece mettere tutti d'accordo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 24.06 Casu, 24.07 Gruppioni e 24.01001 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 24.014 Pastrorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 24.01000 Lupi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, con questo emendamento chiedevamo che le multe non diventassero, con le spese accessorie, multe su multe. Quindi, chiediamo di mettere un limite alle spese di accertamento e chiediamo al Governo e alla relatrice se sia possibile accantonarlo, vista l'importanza.

PRESIDENTE. Chiedo alla relatrice se intenda accogliere la richiesta di accantonamento.

ELENA MACCANTI (LEGA). Signor Presidente, accantoniamo l'articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Sta bene, pertanto lo consideriamo accantonato.

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Presidente, a me non risultano emendamenti all'articolo 25 e all'articolo 26. Mi risulterebbero da votare questi due articoli.

PRESIDENTE. Ci sarebbe l'emendamento 25.500 della Commissione.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Mi scusi, Presidente. Il parere è favorevole sull'emendamento 25.500 della Commissione.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.500 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

(Esame dell'articolo 26 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI, Relatrice. Grazie, Presidente. Anche i pareri sugli emendamenti all'articolo 27 sono tutti contrari, compresi quelli sugli articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. Perfetto. Il Governo?

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 27.6 Morassut, 27.7 Iaria, 27.8 Ghirra, 27.10 Pastorino.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo provato ad emendare questo articolo con l'obiettivo di trasformare questa proposta minimale, senza aspirazioni e, dal nostro punto di vista, in alcuni aspetti controproducente in una misura più attenta, più rispettosa della vita delle comunità. Del resto, penso che neanche la maggioranza si sarebbe attesa una sollevazione come quella che abbiamo visto in questi giorni sulle proposte del codice da parte di associazioni dei familiari delle vittime della strada, associazioni ambientaliste, cittadini che utilizzano la mobilità sostenibile, ma anche sindaci, tanti sindaci, alcuni anche di colore politico analogo a quello della maggioranza, che applicano appunto misure che vengono cancellate o che sono ristrette fortemente dal nuovo codice. ANCI ha presentato moltissimi emendamenti diversi dei quali sono stati respinti dalla maggioranza. In particolare, con questo articolo legate le mani dei sindaci, impedite alle amministrazioni locali la facoltà di decidere rispetto ad alcune azioni specifiche per le loro comunità, decisioni che i sindaci fino ad oggi hanno preso sulla base di valutazioni di specialisti, sulla base di valutazioni tecniche, sulla base dell'applicazione dei PUMS, dei piani urbani per la mobilità sostenibile, che sono uno degli strumenti che più ha funzionato nella gestione della mobilità delle città. Questo articolo affida la possibilità di decidere su questi interventi, ad esempio, sulle aree a circolazione limitata o sulle aree dove ridurre la velocità, a che cosa? A un decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti che, addirittura, si pone l'obiettivo di individuare le tipologie di comuni che possono applicare queste azioni, che possono avvalersi di questa facoltà e che individua una serie di condizioni specifiche che, per averle tutte, occorrerebbe una congiunzione astrale, davvero, per applicare interventi di questo tipo e, quindi, diventa molto, molto complicato pianificare le zone a maggiore accesso pedonale.

In sostanza, con un colpo solo, con un provvedimento solo, abbattete, da un lato, l'autonomia dei comuni e, dall'altro, non scalfite minimamente, anzi, tutt'altro, quella che è la prima causa di morte in strada, ovvero la velocità, anzi, ne disincentivate la riduzione, imponendo appunto un controllo totale da parte del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti su questo. Cosa rimane ai comuni nella gestione della mobilità cittadina? Rimane davvero poca cosa. È per questo che con questa proposta emendativa noi vi chiediamo di sopprimere questo articolo, di dare ascolto alle proteste delle città e di ritornare a una gestione della mobilità, a una gestione della mobilità sostenibile che ci avvicini alle città europee che hanno una lunga esperienza in questo senso e che hanno visto la riduzione delle morti in strada e non che ce ne allontani irrimediabilmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Come abbiamo detto tante volte, questo nuovo codice della strada sembra un po' schizofrenico, promosso da un Ministro che fa parte di un movimento politico che promuove l'autonomia differenziata, e poi, di fatto, accentra sul Ministero tanti poteri, esautorando i sindaci.

Questa disposizione sulle zone a traffico limitato, che sono state negli anni uno strumento fondamentale per la sostenibilità nella mobilità urbana, è davvero assurda, a nostro avviso, nel senso che tutte le disposizioni che vengono inserite rendono di fatto impossibile l'individuazione di zone a traffico limitato, anche perché sarà il Ministro a stabilire quali saranno i comuni che le potranno introdurre, dovendo avere contemporaneamente tutta una serie di caratteristiche che riguardano le esigenze di tutela della qualità dell'aria, ma anche del patrimonio storico, la tutela delle esigenze del commercio e stando attenti anche alle esigenze del traffico privato, quando sappiamo bene che le ZTL hanno ben altri scopi. Peraltro, le ZTL saranno più facilmente attaccabili e annullabili in caso di impugnazione al TAR e tutte le disposizioni saranno ovviamente sottoposte a un apposito decreto ministeriale, che stabilirà, oltre ai comuni in cui sarà possibile introdurle, i veicoli esentati, i parametri critici di qualità dell'aria sotto cui non sarà possibile attivare la ZTL, gli standard di servizio pubblico.

Noi, davvero, vi invitiamo a riflettere su questa norma che volete introdurre, vi chiediamo di sopprimere questo comma e di restituire ai sindaci e alle amministrazioni comunali la facoltà di stabilire come gestire la mobilità urbana nei propri territori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Sempre sulla scia dei colleghi, effettivamente, voi non avete capito a che cosa serva una ZTL; avete limitato la funzione della ZTL a una specie di centro storico da cartolina, invece la ZTL è un metodo per gestire la mobilità cittadina e anche per aumentare la vivibilità dei luoghi ed è legata al trasporto pubblico locale anche per aumentare la velocità di percorrenza dei mezzi pubblici all'interno dei centri storici. Le faccio l'esempio di Torino: la ZTL proposta a Torino tutto il giorno permetteva che di pomeriggio il mezzo pubblico, il tram che passava in centro non fosse rallentato dalle auto e, quindi, aumentava la velocità di percorrenza del mezzo ed incentivava la gente ad usare il mezzo pubblico al posto dell'auto. Le ZTL servono a questo: aumentare la qualità della vita, ridurre l'inquinamento e far capire che c'è la possibilità di muoversi e, in 15 minuti di tempo, di raggiungere tutti i servizi, se si progetta bene una città.

In questo caso voi, veramente, state tornando a una visione della mobilità ciclabile come se fosse solo turismo o la gita della domenica e state tornando al discorso della ZTL come se fosse una bella cartolina di un centro storico che deve essere salvaguardato, ma che non c'entra niente né con la sicurezza stradale né con la gestione della mobilità urbana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, intervengo solo per sottoscrivere le parole della collega Ghio e di tutti i parlamentari di opposizione che sono intervenuti e per chiedere veramente al Governo di rendersi conto della situazione. C'è un elemento su cui vi invito a riflettere: esiste il confronto molto acceso, anche sui social network e poi esiste la realtà e la realtà è fatta di persone in carne e ossa che vogliono partecipare alle scelte per il futuro, la sicurezza e la mobilità delle città e devono farlo attraverso i propri sindaci che devono avere più poteri, sindaci di destra, sindaci di sinistra, amministratori, che devono essere messi nelle condizioni di decidere. Non è possibile che un Ministero che non riesce a decidere, l'abbiamo visto pochi secondi fa, che posizione prendere tra taxi e NCC decida la grandezza delle ZTL delle città o decida che tipo di posizione bisogna prendere rispetto al limite di velocità in una singola via.

È importante dare potere ai sindaci, a tutti i sindaci. Quando nei banchi della maggioranza esistevano forze che si occupavano di autonomia era un tema sentito anche nella maggioranza; adesso che il vostro obiettivo è spaccare l'Italia non si alza nessuna voce (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 27.6 Morassut, 27.7 Iaria, 27.8 Ghirra e 27.10 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 27.11 Iaria e 27.12 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo all'emendamento 27.24 Morassut.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Solo per aggiungere una considerazione a quella che avevo fatto sull'emendamento precedente. Davvero non capiamo la ragione per cui non venga accolto questo emendamento, perché chiediamo una cosa molto semplice e lineare e ci sembra conforme anche con l'obiettivo che dovrebbe avere il codice. Nel momento in cui si identificano le ragioni e le motivazioni per modificare l'accessibilità veicolare per la riduzione del traffico si cita tutta una serie di elementi condivisibili, quali la riduzione delle emissioni, la tutela del patrimonio culturale e la prevenzione della congestione veicolare, però non viene citato un elemento fondamentale, ovvero la riduzione dell'incidentalità stradale nel rispetto delle linee guida, appunto, adottate dal Ministero.

Se non pensiamo che la riduzione della velocità sia un elemento fondamentale per ridurre l'incidenza della mortalità stradale credo che questo codice sia monco di un presupposto fondamentale. Quindi, quello che noi chiediamo semplicemente di inserire nel vostro articolo è che questo tipo di azione serva, oltre che per tutte le questioni condivisibili che avete inserito (non le ripeto, le ho accennate prima), anche per ridurre l'incidentalità stradale. Non capiamo davvero perché non volete inserire queste due parole, che sono uno degli scopi prevalenti di questo strumento, nell'articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.24 Morassut, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Colleghi, sospendiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà dopo la consegna del testo delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri (All'ingresso in Aula del Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni prolungati applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Consegna del testo delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la consegna del testo delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024.

Ha facoltà di parlare la Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Giorgia Meloni.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente e buonasera colleghi. Chiaramente meriterò questo applauso con uno degli interventi più pregnanti che abbia fatto in Parlamento. Devo consegnare il testo delle dichiarazioni che ho reso al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo, sul quale chiaramente è previsto il dibattito domani mattina. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE- I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi).

PRESIDENTE. Grazie, signor Presidente del Consiglio dei ministri. Prendo atto della consegna del testo delle sue comunicazioni in vista della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024, da lei rese nella giornata odierna al Senato della Repubblica, che saranno pubblicate integralmente in calce al resoconto della seduta odierna.

Come previsto dal calendario dei lavori, la discussione su tali comunicazioni avrà inizio nella seduta di mercoledì 20 marzo alle ore 9,30.

Come da prassi, le relative risoluzioni potranno essere presentate nel corso della discussione.

A questo punto sospendo brevemente la seduta che riprenderà tra 5 minuti, quindi alle ore 16,35, con l'esame delle proposte di legge in materia di sicurezza stradale e revisione del codice della strada.

La seduta, sospesa alle 16,31, è ripresa alle 16,40.

Sui lavori dell'Assemblea per la settimana 18-22 marzo 2024.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto che nella seduta di domani, mercoledì 20 marzo, alle 16,15, avrà luogo la commemorazione per il 30° anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Alle ore 17 della medesima giornata sarà iscritta all'ordine del giorno, prima del seguito dell'esame del decreto-legge in materia di elezioni, la dichiarazione di urgenza, ai sensi dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento, sul disegno di legge n. 1717.

È stato altresì convenuto di iscrivere l'esame del Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVII-bis, n. 29) all'ordine del giorno della seduta di giovedì 21 marzo, al termine dell'informativa urgente del Ministro del Lavoro, ove l'esame del decreto-legge in materia di elezioni sia stato concluso nella giornata di mercoledì 20 marzo. Diversamente, l'esame del documento avrà luogo al termine del medesimo decreto-legge.

Rinvio ad altro calendario della discussione di progetti di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettere rispettivamente del 13 e 14 marzo scorso, i presidenti delle Commissioni lavoro e affari costituzionali hanno rappresentato l'urgenza di posticipare ad altro calendario la ripresa della discussione delle proposte di legge in materia di lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche e l'avvio della discussione della proposta di legge costituzionale e abbinate in materia di separazione delle carriere della magistratura. Pertanto, secondo le intese intercorse tra i gruppi, tali provvedimenti non saranno iscritti all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare per la semplificazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione i deputati Andrea Barabotti, Gianangelo Bof, Simona Bonafe', Francesco Cannizzaro, Andrea Casu, Paola Maria Chiesa, Andrea De Bertoldi, Emiliano Fenu, Maria Grazia Frijia, Antonino Iaria, Erica Mazzetti, Nicola Ottaviani, Ubaldo Pagano, Andrea Pellicini, Carmine Fabio Raimondo, Silvia Roggiani, Francesco Saverio Romano, Agostino Santillo, Giulio Cesare Sottanelli e Filiberto Zaratti.

Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Lorenzo Basso, Roberto Cataldi, Gian Marco Centinaio, Dario Damiani, Claudio Fazzone, Silvio Franceschelli, Silvia Fregolent, Andrea Giorgis, Marco Lombardo, Domenico Matera, Gisella Naturale, Vita Maria Nocco, Pietro Patton, Cinzia Pellegrino, Giovanna Petrenga, Ernesto Rapani, Sergio Rastrelli, Nicoletta Spelgatti, Domenica Spinelli e Paolo Tosato.

La Commissione sarà convocata, per procedere alla sua costituzione, giovedì 21 marzo prossimo, alle ore 14.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1435-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1435-A.

Ricordo che, prima della sospensione, è stato, da ultimo respinto l'emendamento Morassut 27.24.

(Ripresa esame dell'articolo 27 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli identici emendamenti 27.26. Morassut e 27.30 Ghirra, sui quali la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario. Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 27.26. Morassut e 27.30 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.17 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.18 Morassut, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.33, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.40 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.49 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.1000 D'Alfonso, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 27.012 Brambilla, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 27.010 Ghirra. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Con questa proposta emendativa, noi chiediamo una cosa piuttosto banale e semplice: porre fine a qualcosa che non è tradizione, non è cultura. Non si può pensare alle tristemente famose botticelle in giro per le nostre città, trainate da animali come qualcosa che faccia parte della cultura, della tradizione. Quella è crudeltà, semmai, quella è barbarie, quello è un modo tutto antropocentrico di guardare agli animali solo esclusivamente come esseri da sfruttare, peraltro in qualunque condizione meteorologica e ben sappiamo delle tanti morti di animali nella stagione estiva nelle nostre città.

Con questa proposta emendativa chiediamo quindi di vietarle e, contestualmente, chiediamo anche, per non lasciare a piedi i lavoratori, a chi ha questo tipo di licenze di convertire tali licenze in licenze per il servizio di taxi su gomma o di licenza NCC o, ancora meglio, dal mio punto di vista, se proprio vogliamo mantenere un filo rispetto a un modello che vediamo oggi nelle nostre città, in carrozze a trazione elettrica, dando anche un segnale di rinnovamento e di innovazione, perché no? Questo è quello che chiediamo con questa proposta emendativa, sulla quale non mi sorprende il parere contrario del relatore e del Governo. Però, dovremmo evitare di continuare a ripetere gli stessi errori fatti nel passato: ad esempio, ricordo, quasi due anni fa, gli stessi emendamenti, bocciati, ripresentati, poi trasformati in ordini del giorno e, da parte di tutti, finti ambientalisti e animalisti, rivendicati poi sulla stampa. Ecco, evitiamo di fare questo tipo di figure, di improvvisarci animalisti dell'ultimo minuto, facendo credere a chi ci ascolta e a chi segue i nostri lavori da fuori che questo Parlamento stia facendo progredire e avanzare il nostro Paese sul tema dei diritti e del benessere degli animali, perché se così non è, allora diciamolo in maniera molto chiara e abbiate il coraggio di guardare in faccia la realtà e di guardare anche la vostra stessa coscienza e di essere consapevoli che quello che state facendo è perpetrare qualcosa di anacronistico, che è puro sfruttamento e che non porta alcun tipo di beneficio alle nostre città, dal momento che, peraltro, queste licenze sono sempre pochissime (sono solo 18 nel comune di Roma, 18). Non possiamo tenere in piedi questo tipo di regole per così poche licenze che causano così tanto dolore e sofferenza ad animali.

Chiediamo un passo in avanti, una vera e propria innovazione e un cambiamento culturale nell'approcciarsi agli animali, alla loro difesa e ai loro diritti. Perciò per favore cambiate parere e votate con coscienza per tutti coloro che si dicono animalisti in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 27.010 Ghirra, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 27.09 Cherchi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà a un deputato appartenente a tale gruppo, ove richiesto, lo svolgimento di un breve intervento del tempo di un minuto, per dichiarare il proprio voto sull'emendamento in discussione, da imputare al tempo previsto dal contingentamento per gli interventi previsti a titolo personale.

(Esame dell'articolo 28 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

(Esame dell'articolo 29 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

(Esame dell'articolo 30 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

(Esame dell'articolo 31 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

(Esame dell'articolo 32 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

Chiedo alla relatrice i pareri sugli articoli aggiuntivi all'articolo 32.

ELENA MACCANTI, Relatrice. Grazie, Presidente, sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo 32.01001 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'articolo 32 è stato introdotto nel testo in seguito a una serie di problematiche emerse nelle audizioni. Il tema, lo dico ai colleghi che hanno seguito o meno il testo, è quello delle auto storiche, e in particolare degli abusi dei certificati di rilevanza storica e collezionistica. Il fenomeno concerne oltre mezzo milione di veicoli, precisamente 553.000, che godono al momento di tre benefici fiscali: l'esenzione totale o parziale del bollo auto a seconda delle regioni, l'esenzione dell'imposta provinciale di trascrizione, l'IPT, e la consistente riduzione del costo della polizza assicurativa. Oggi, per poter ottenere tali benefici, è sufficiente allegare una semplicissima autocertificazione di storicità alla domanda che va rivolta a uno dei 5 enti certificatori previsti dal legislatore degli anni Novanta.

La direttiva europea n. 45 del 2014, però, definisce veicoli di interesse storico quelli di almeno 30 anni di età, che non sono più in produzione, che sono preservati nello stato originario e che non hanno subito modifiche nelle caratteristiche tecniche. Peccato, però, che, in base ai nostri dati, soltanto il 20 per cento dell'oltre mezzo milione di veicoli sia coerente con i requisiti di storicità previsti dalla citata direttiva europea. Un'insopportabile elusione, quindi, della norma, per cui i benefici vengono concessi a veicoli normalmente in uso e persino ai furgoni usati per l'esercizio commerciale.

Negli anni, peraltro, in violazione della suddetta direttiva, il certificato di storicità veniva riconosciuto inopinatamente alle auto con solo 20 anni di immatricolazione che, per intenderci, rappresentano approssimativamente l'età media dei 40 milioni di autoveicoli circolanti in questo momento nel Paese. Ma il danno non è soltanto quello dell'immagine, del prestigio, dell'autenticità dell'auto storica italiana. Infatti, è stato stimato, e i nostri dati confermano questa stima, un minore gettito, e quindi un danno erariale annuo di circa ben 30 milioni di euro. Ripeto, 30 milioni di euro.

A fronte di questi dati, al Governo dei condoni diciamo che certamente il testo dell'articolo 32 non è soddisfacente e auspichiamo che sui nostri emendamenti si alimenti in quest'Aula un dibattito per definire prontamente la questione, e non, magari, con qualche rimando al solito ordine del giorno. Nel merito, con l'emendamento in discussione proponiamo di aggiungere 3 enti certificatori: Ferrari Classiche, ACI Storico e un'associazione, la AAVS di Trieste, che ha grande tradizione in materia.

E, oltre ad aggiungere i tre enti certificatori, prevediamo una stretta sulla storicità, individuando il numero di 30 anni come numero minimo per l'attestazione di storicità. Con il secondo emendamento, quello successivo, rinviamo a un decreto ministeriale che disciplini requisiti e modalità di ulteriori enti certificatori. Presidente, non ci affezioniamo a nessuna delle due soluzioni, ma certamente ci stupisce il parere contrario del Governo e dei relatori.

Non capiamo questa ostinazione, un'ostinazione incomprensibile, un arroccamento che, per quanto abbiamo esposto, è anche contrario all'interesse pubblico. L'articolo 32 ricalca, quindi, il copione di questa legge, norme spot con Governo e maggioranza che strizzano l'occhio ai soliti furbetti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 32.01001 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 32.01000 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 32.01002 Iaria.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io su questo tema per quanto riguarda i veicoli storici perché è stato un dibattito molto interessante. C'è stato un emendamento della maggioranza che è stato prima accantonato, poi ritirato, perché su questo tema c'è una discussione che va avanti da tanto tempo. A nostro avviso è stato sbagliato com'era stato gestito con l'articolo originario del codice della strada, dove venivano indicati alcuni enti e alcune associazioni che potevano certificare i veicoli storici.

Però, secondo noi, è sbagliato anche andare a fare lo stesso errore in un nuovo articolo, e per questo noi ci siamo astenuti, pur condividendo alcune parti degli altri emendamenti del collega Barbagallo, per quanto riguarda i nuovi articoli che indicano ulteriori enti in maniera, in un certo senso, diretta, ripetendo lo stesso errore del passato per quanto riguarda questo tema. La nostra idea è che, entro un termine vero di 90 giorni, non un termine che si possa rimandare, si faccia un'analisi importante su questo tema e si definiscano i requisiti in modo da fare entrare in questo elenco tutti gli enti e le associazioni che ne hanno effettivamente diritto. Per questo chiedo alla maggioranza se può accantonare questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA, Presidente della IX Commissione. Grazie, Presidente. Semplicemente per ricordare che in un precedente provvedimento, cioè nel decreto Qualità dell'aria, questo Parlamento ha già votato una delega al Governo, proprio al Ministero dei Trasporti, per emanare un decreto che regoli la circolazione delle auto storiche. Quindi questo Governo ha già dato una delega per modificare il settore delle auto storiche nel decreto Qualità dell'aria, e specificatamente sul motorismo storico.

Siccome noi abbiamo basato anche le audizioni, ma tutto il lavoro, soprattutto sulla sicurezza stradale, questo era un tema già normato, e quindi già attenzionato e già votato dal Parlamento qualche mese prima. Quindi ci è sembrato, comunque, che il Governo abbia già la delega per modificare specificatamente l'articolo del codice in esame proprio sul motorismo storico.

PRESIDENTE. Onorevole Maccanti, sulla richiesta di accantonamento? Parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 32.01002 Iaria, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

(Esame dell'articolo 33 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 33.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

(Esame dell'articolo 34 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 34 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 34.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 62).

(Esame dell'articolo 35 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 35 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie Presidente. I pareri sono tutti contrari, a eccezione di quello sull'emendamento 35.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.1 Traversi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie Presidente. Con questo emendamento chiediamo la soppressione dell'articolo per un semplice motivo. Andando a leggere questo articolo 35 ci accorgiamo che la delega a questo Governo è troppo ampia e con margini troppo ampi di discrezionalità su tutti i temi che affronta il codice della strada. Noi abbiamo fatto un lavoro molto impegnativo in Commissione e ritengo che, con questo articolo 35 di delega al Governo, il codice sarà completamente riscritto. Tra l'altro, la giurisprudenza della Corte costituzionale chiarisce che, in materia di deleghe al Governo in merito al riordino normativo, si devono concedere al legislatore delegato dei margini di discrezionalità molto limitati, cosa che non avviene assolutamente in questo articolo.

Immaginiamo cosa succederà nei prossimi 12 mesi con un Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti in campagna elettorale perenne, che - come è avvenuto nei precedenti 6 mesi quando, mentre noi lavoravamo al Codice della strada in Commissione, forniva tramite post e tweet delle indicazioni contrastanti giorno per giorno - farà la stessa cosa nei prossimi 12 mesi, con delega in bianco al Governo su tutto il codice della strada, che renderà vano tutto il lavoro fatto in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie Presidente. Ho ascoltato con grande attenzione l'intervento dell'onorevole Cantone. Al fianco del MoVimento 5 Stelle e di tutte le forze di opposizione, abbiamo combattuto una battaglia molto importante in Commissione e la stiamo portando avanti qui in Aula. Annuncio però che - come Partito Democratico - ci asterremo sulla soppressione della delega, per una ragione, perché noi siamo qui in Parlamento e, con tanta speranza, rivolgiamo l'ultimo, l'ennesimo appello al Governo: ci sono questioni fondamentali che vi siete rifiutati di affrontare nell'ambito del codice della strada - il tema degli angoli ciechi, il tema delle aggravanti sugli omicidi stradali compiuti mentre si fanno i video, il tema dei poteri ai sindaci e così via -; alcune volte la risposta strumentale che ci è stata data è che non si può intervenire nel codice, ma lo si potrà fare nell'ambito della delega: ora però dovete essere coerenti con quello che avete detto. O, anche attraverso la riformulazione dei nostri emendamenti, le questioni politiche che avete rimandato alla delega avranno accoglimento in alcune votazioni a favore di alcuni di questi emendamenti, oppure tutto quello che sta dicendo Cantone purtroppo è assolutamente vero e in realtà voi rimandate solo i temi che avete deciso di non affrontare e di cui non volete occuparvi. E vi chiedo veramente - per darvi anche modo di ripensare ai pareri sugli emendamenti che verranno sulla legge delega - di ascoltare l'appello firmato dai familiari delle vittime della strada per la sicurezza e la tutela della vita umana sulle strade delle città italiane.

Si tratta di 4 punti - hanno chiesto un incontro al Ministro Salvini e ancora non sono stati ricevuti né hanno ricevuto alcuna risposta -: in primo luogo, è fondamentale abbassare la velocità massima, prima causa di incidentalità con esiti mortali sulle strade urbane dove si verifica la gran parte degli incidenti stradali, per ridurne la quantità e la gravità; in secondo luogo, il codice della strada deve stabilire i limiti di velocità in base a un unico criterio, la tutela della vita umana; in terzo luogo, occorre sostenere gli sforzi delle amministrazioni comunali di ogni colore politico, delle associazioni e degli esperti tecnici per estendere le città e le zone a 30 chilometri, per controllare e prevenire ogni comportamento pericoloso alla guida e per realizzare interventi fisici di messa in sicurezza delle strade; infine, ci raccomandiamo che i provvedimenti in discussione, come la riforma del codice della strada e il decreto ministeriale sugli autovelox non depotenzino, ma anzi rafforzino, la possibilità di riduzione della velocità.

Sono 4 i punti richiesti da tutte le associazioni delle vittime, che non hanno trovato ancora accoglimento all'interno del codice della strada, per lo meno attraverso gli emendamenti sulla delega. È dovere di quest'Aula dare una risposta a queste associazioni e a queste famiglie, che stanno trasformando un dramma personale in un'occasione di riscatto e di miglioramento per tutta la società.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Per annunciare il voto di astensione del gruppo di Azione a questo emendamento perché la delega è la nostra unica speranza, nel senso che in delega sono finiti alcuni degli emendamenti che avevamo tentato di fare al corpo principale del testo e quindi ci asteniamo, in un atto di fiducia e di fede nel fatto che quello che ci è stato promesso poi verrà fatto - sorride il collega di opposizione, però io invece mi auguro che, tra politici e professionisti, poi si faccia quello che si promette -; in particolare ci tengo a sottolineare che tutta la parte sull'innovazione, sulla digitalizzazione dei processi, sui famosi simulatori, sulla guida autonoma sia stata messo nella delega. Mi preoccupa perché non è una cosa secondaria: certo è una questione di metodo, però dovrebbe stare nel corpo principale, ma c'è da dire che almeno c'è e quindi, nella speranza che venga poi messa in pratica, noi ci asterremo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1001 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.9 Casu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Questa è una di quelle occasioni in cui il ragionamento ci può aiutare ad avanzare, ad arretrare o a svelare il vero senso della discussione che stiamo affrontando. Ecco, da questo punto di vista, noi chiediamo di considerare l'utilizzo del costo sociale come parametro per la valutazione del rischio stradale. Abbiamo sentito che sono 18 miliardi di euro i costi sociali che ogni giorno vengono generati dai 165.000 scontri stradali, che portano ogni giorno alla morte di 9 persone e a centinaia e centinaia di persone investite o ferite. Di fronte a questi numeri, è assurdo non tenere conto di questo parametro nella valutazione del rischio stradale: non l'avete inserito nel codice, per lo meno inseritelo nella legge delega!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.9 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.14 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.1005 Casu.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, abbiamo proposto questo emendamento nell'ambito del codice, l'abbiamo proposto in Commissione e lo riproponiamo qui, in Aula, almeno nella legge delega, davvero. Nasce dalle audizioni delle associazioni dei familiari delle vittime, in particolare dall'intervento di Romina Ceccato, che, in quell'occasione, ha denunciato come nel suo comune e in alcuni comuni della sua provincia non si fosse organizzato nulla nel Giorno della memoria delle vittime della strada. Stiamo parlando di una tragedia avvenuta in Veneto.

C'è una questione molto semplice, l'abbiamo detto tante volte, chiunque, in quest'Aula, se ne può rendere conto, l'abbiamo affrontata molte volte, in tante occasioni: la Giornata delle vittime della strada è la terza domenica di ogni novembre. Si tratta, quindi, di una domenica e in quelle realtà dove questo fatto è un semplice adempimento, se sono chiuse le scuole, non viene organizzato nulla, nella giornata della domenica.

Abbiamo presentato un emendamento, c'è stata anche una riformulazione, porta la firma anche dell'onorevole Cangiano, che vedo in quest'Aula, per chiedere che nelle scuole si svolgano attività nella giornata delle vittime della strada. È un tema che unisce, unisce maggioranza e opposizione, unisce la nostra sensibilità umana. Abbiamo chiesto semplicemente di dare un segnale e che queste attività si concentrino non nella sola giornata della domenica, ma nei giorni precedenti e successivi, nell'ambito dell'intera settimana, per fare sì che, se anche le scuole sono chiuse, se anche i comuni sono chiusi si possono fare prima, per far sì che in tutte le città, in tutte le province e in tutti i luoghi ci sia un momento in cui onoriamo la memoria delle vittime.

Avevamo anche chiesto di poter mettere una bandiera a mezz'asta, un segnale tangibile nei comuni e le istituzioni, perché il numero dei morti, 9 morti ogni giorno, richiede un'assunzione, anche istituzionale, di responsabilità collettiva. I nostri emendamenti sono stati bocciati. È stato accettato solo un rimando generale all'attività nelle scuole. Chiediamo che queste attività si possano svolgere durante la settimana. E sapete perché lo facciamo? Perché proprio in quest'Aula - da anni, insieme alla collega Di Biase, porto avanti una battaglia per chiedere sul tema delle leggi sulle STEM un riconoscimento su questo tema, che occupi le istituzioni ogni singolo giorno dell'anno -, quando avete portato la legge sulla settimana STEM, ci è stato spiegato che non bastava una giornata; noi chiedevamo un anno di attività, voi avete detto che serve una settimana. Ma, allora, se serve una settimana per la giornata delle STEM, forse servirà anche una settimana sul tema delle vittime della strada. E per le stesse ragioni per cui avete portato quella proposta di legge, dovreste votare almeno questo emendamento, altrimenti è veramente un muro contro muro inspiegabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1005 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Avverto che il gruppo Partito Democratico ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.24 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.25 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.26 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.1003 Casu.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Si tratta di un tema che abbiamo posto nel primo emendamento che abbiamo discusso qui in Aula. È un tema di cui discutiamo da mesi. Voglio ringraziare le persone che hanno lavorato in Commissione, i relatori. Siamo anche arrivati vicini all'obiettivo, cerchiamo di compiere insieme l'ultimo passo.

Si è aperto, con una rivisitazione di un nostro emendamento, uno scenario sul tema dell'evoluzione terminologica, perché - qui veramente mi rivolgo a tutti noi - la parola incidente, che è la parola più ricorrente nel codice della strada, è una parola sbagliata, dal punto di vista del significato nella lingua italiana, perché la parola incidente richiama, immediatamente, un'idea di casualità, di qualcosa di fortuito, di qualcosa di imprevedibile, che, purtroppo, è solo la minima parte degli scontri stradali, che avvengono sulle nostre strade, che causano il numero di morti che abbiamo più volte ricordato, che generano i costi sociali di cui abbiamo più volte parlato e che non sono incidenti nel significato italiano del termine: sono scontri che hanno un responsabile. Le parole sono importanti.

Togliere dal codice la parola incidente e sostituirla con la parola scontro serve anche a responsabilizzare ciascuno di noi nel momento in cui ci mettiamo alla guida di un mezzo che è una potentissima arma, che può, in qualunque momento, porre fine alla vita delle altre persone, ma anche alla nostra vita. E se quest'arma viene usata… So che non tutti, in quest'Aula, condividono questa vicenda: quando le armi vengono usate, non sempre è per incidenti, a volte perché qualcuno preme il grilletto. Ma quello che voglio dire è che coloro i quali premono il grilletto nelle morti che avvengono sulle strade sono le persone che si mettono alla guida. Quindi, è fondamentale che ci sia un'assunzione di responsabilità collettiva. Quello che chiediamo è di superare il termine incidente e inserire il termine scontro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1003 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.31 Ghirra, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.32 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Passiamo all'emendamento 35.1004 Casu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Da questo punto di vista abbiamo veramente esaurito le parole per ripetere di cosa si occupa questo emendamento, che quest'Aula ha già conosciuto e affrontato in occasione dell'aggiornamento all'omicidio nautico dell'omicidio stradale. È molto semplice, guardo negli occhi la Presidenza, mi rivolgo al Governo, per suo tramite, al Vice Ministro Rixi: credo che sia indispensabile almeno una risposta, chiedo solo questo, una risposta. Infatti, questo emendamento chiede di fare in Parlamento quello che il Ministro Salvini invoca da mesi sui social network e attraverso le sue dichiarazioni pubbliche. Noi non chiediamo niente di più e niente di meno che il Ministro Salvini faccia quello che l'influencer Salvini dice all'indomani di alcune tragedie enormi che ha conosciuto il nostro Paese.

Il punto è molto semplice, lo ripeto per l'ultima volta, perché spero che su questo si deponga la campagna elettorale e si possa votare unitariamente: la nostra legge riconosce un'aggravante dell'omicidio stradale per alcuni comportamenti. Tra questi comportamenti vi è l'utilizzo di stupefacenti e l'abuso di sostanze alcoliche. Se io uccido una persona ponendomi alla guida, avendo abusato di sostanze alcoliche, avendo utilizzato stupefacenti, l'ordinamento riconosce un'aggravante specifica. Noi abbiamo chiesto che l'utilizzo di uno smartphone per fare un video, laddove questo video determini la morte di una persona e laddove ci siano le condizioni di un omicidio stradale, venga equiparato a questi comportamenti.

Non è un nuovo reato, non serve quella riforma della giustizia di cui parla il Ministro Salvini, è un reato che già esiste, bisogna solo aggiornarlo a quella che è la situazione oggi. Quando è stata fatta la legge sull'omicidio stradale, probabilmente, gli smartphone non erano utilizzati nella maniera criminale in cui vengono utilizzati oggi. Ma non si può, all'indomani di una tragedia che coinvolge un bambino di pochi anni, strappato alla vita perché chi sta guidando sta facendo una challenge sui social o sta facendo un video, invocare aggravanti, leggi, riforme e, poi, dimenticarselo quando in Parlamento arriva un emendamento che consente di introdurre e adeguare le norme esistenti a questa fattispecie.

Sarebbe un terreno indispensabile di segnale, perché, se continuiamo a dare segnali di questo tipo, chi continuerà a credere nella politica? Chi lo farà, se i politici dicono una cosa in TV e, poi, fanno il contrario in Parlamento, se i Ministri chiedono che ci siano delle leggi e, poi, nessuno di quel Ministero risponde su quel tema? Anzi, peggio, una risposta c'è stata. Quando abbiamo posto il tema nell'ambito dell'omicidio stradale e nautico, ci è stato detto: su questo tema non vi preoccupate, sarà nel codice della strada. E nel codice della strada non c'è. L'unica cosa che c'è nel codice della strada è la riformulazione di un nostro emendamento che introduce - ed era grave che non ci fosse - la sospensione della patente breve per chi utilizza lo smartphone dalla prima volta che viene sanzionato.

Questo è stato introdotto grazie a un nostro emendamento, che abbiamo votato, che rivendichiamo, ma il tema che abbiamo posto è molto più ampio: riguarda le fattispecie di chi uccide una persona e il segnale che deve dare il legislatore è che non è un comportamento meno grave dell'aver bevuto due bicchieri di vino, meno grave dell'aver usato stupefacenti, avere l'atteggiamento criminale di utilizzare uno smartphone per fare un video, per fare una diretta social. Si dice che sia difficile scoprire come; ma, se uno sta facendo un video o una diretta social e uccide una persona, rimangono ampie tracce digitali del fatto che si stava facendo un video, quindi è più che facile ricostruire da un punto di vista tecnologico questa fattispecie. Che questo comportamento venga considerato meno grave è una responsabilità che abbiamo in quest'Aula e non si può, dopo che avete rinviato sull'omicidio nautico e stradale, dopo che avete rinviato sul codice, rinviare questo tema senza affrontarlo nemmeno nella legge delega. Sarebbe veramente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1004 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Passiamo all'emendamento 35.40 Carotenuto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo di rapportare le sanzioni amministrative alla potenza e, quindi, al valore del veicolo, nonché alla situazione reddituale di chi commette l'infrazione, al fine di garantire la dissuasività della sanzione. Una proposta di buonsenso come ne ho sentite tante in precedenza; dispiace vedere sordo il Governo rispetto a queste idee.

Colleghi, con questo emendamento proponiamo solo di alzare le multe per preservare la deterrenza. Quindi, partendo dalla sanzione base, uguale per tutti, pensiamo che la soglia massima vada commisurata alla disponibilità economica del trasgressore, ritenendo insensato che un divieto di sosta o un superamento dei limiti di velocità, ad esempio, determinino analoga sanzione amministrativa al possessore di una Ferrari e a quello di una Panda. Io credo che su proposte del genere vada spiegato almeno il motivo per cui si vota in modo contrario. Ci aspettiamo una spiegazione o, altrimenti, un cambiamento di linea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.40 Carotenuto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo all'emendamento 35.1006 Casu.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questa è un'ulteriore occasione per specificare meglio una riformulazione che c'è stata di un nostro emendamento sulla legge delega. Su questo punto io considero veramente indispensabile che ci sia una riflessione. Noi chiediamo che, attraverso strumenti che sono già esistenti e che potrebbero consentirlo, le sanzioni previste e le modalità di pagamento per le violazioni del codice della strada possano essere comunicate in maniera digitale e in maniera immediata. Chiediamo che lo si faccia nella legge delega, perché è chiaro che ci devono essere opportuni provvedimenti, ma, da questo punto di vista, il tema è veramente culturale. Una delle ragioni per cui servono le sanzioni, per cui servono le multe tanto odiose, è spiegare alle persone la ragione del comportamento. Se le multe arrivano settimane e settimane, mesi dopo - cartocci di carte, non si capisce dove sono state prese, perché sono state prese, in quali condizioni sono state prese - è molto difficile che quella funzione anche di spiegare alle persone dove si è sbagliato venga assolta. Resta semplicemente l'odiosa richiesta di avere del denaro per un comportamento che non si riesce ad associare al comportamento reale. Nel mio smartphone ho una App he si chiama IO, ad esempio, ho altre App che mi consentano immediatamente di ricevere la notifica del fatto che è scaduto il bollo e che devo automaticamente rinnovarlo, o altre notifiche che vengono mandate immediatamente per dei pagamenti.

Perché non collegare un sistema sempre più digitalizzato di controlli? E su questo ci sono anche passaggi in cui il codice apre all'innovazione e alla digitalizzazione ed anche alla comunicazione al cittadino, per far sì che, nel momento in cui ricevo una multa, questa multa mi venga comunicata, anche per poter fare ricorso a ragion veduta, se è stato un errore della macchina, o anche per poter capire che stavo effettivamente commettendo un errore, se è stato un errore mio. Da questo punto di vista, si tratta di poche righe da aggiungere alla delega, ma sarebbe un grande cambiamento per la vita di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1006 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 35.44 Morassut e 35.45 Ghirra.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà, per un minuto.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente, come abbiamo sottolineato più volte, la delega è un'occasione mancata e noi, con questo emendamento, proponiamo di sopprimere le lettere i) e l), nonché t) e z), che, a nostro avviso, sono le peggiori, perché non mirano a tutelare gli utenti vulnerabili e a ridurre la velocità dei veicoli motorizzati. Tra l'altro, nella revisione della disciplina della circolazione dei velocipedi, non solo non si va nella direzione che noi avremmo gradito, ma si penalizza chi vuole utilizzare le biciclette e si fa anche confusione tra i velocipedi e i dispositivi di micromobilità elettrica. Infine, ma non per importanza, consideriamo pericoloso aprire la prospettiva di un aumento dei limiti massimi di velocità, considerato che questo è uno dei motivi principali di incidenti e di morti sulle strade. Quindi, io credo che queste lettere dovrebbero essere rimosse dalla delega, anche se sappiamo che l'orientamento della maggioranza e del Governo non va in questa direzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 35.44 Morassut e 35.45 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.47 Barbagallo.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi crediamo che questo è un emendamento molto significativo, perché riporta tutta una serie di indirizzi importanti, che dovrebbe contenere la legge delega e che non contiene al momento, così com'è formulato il codice della strada. È un emendamento che mette insieme elementi che hanno l'obiettivo di dare alla successiva legge delega un respiro diverso: la possibilità di trasformare proposte minimali in una visione di città. Lo dicevo anche prima. Io credo che nemmeno voi vi sareste aspettati le proteste e le grandi preoccupazioni generate dal codice e le tante persone, le associazioni nelle città e i cittadini, che vi hanno chiesto di ripensarci. Alcuni lo hanno chiesto direttamente anche alla Presidente Meloni, soprattutto le associazioni delle vittime della strada. Non solo lo abbiamo fatto noi nel sostenere la discussione e la battaglia politica in Commissione, presentando centinaia di emendamenti, ma lo ha fatto un'ampia parte della società, che la Presidente Meloni dovrebbe ascoltare e alla quale dovrebbe rispondere, perché si tratta di persone e di soggetti che si occupano da anni del tema della sicurezza stradale, molte delle quali a seguito di disgrazie personali. Quindi, cosa chiediamo che venga incluso nella legge delega? Chiediamo che venga inclusa una visione di città e un'idea di città, un'idea di mobilità attraverso la pianificazione urbana, di cui non vi è traccia nel codice della strada, orientata alla mobilità sostenibile con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dall'auto privata. Chiediamo che vi sia un'integrazione degli strumenti pianificatori della mobilità sostenibile, come i PUMS. Chiediamo che vi siano misure che ci portino alla pari di altre città europee, che hanno visto negli ultimi anni una forte riduzione delle morti su strada, misure che vadano in determinate aree delle città (non in tutte, come è stato strumentalmente detto) a ridurre la velocità e a promuovere le Zone 30. Chiediamo la visione di una mobilità attraverso l'implementazione di politiche di trasporto che incentivino il trasporto pubblico locale. Chiediamo che sia inclusa nella legge delega la promozione della mobilità inclusiva, la tutela degli utenti fragili e che l'uso delle tecnologie avanzate sia forte e orientato a migliorare la sicurezza sulla strada; inoltre, chiediamo che vengano sostenuti i comuni, nella loro autonomia pianificatoria.

Tutte queste cose corrispondono davvero a una diversa idea di città e della comunità, dove si incentiva il benessere e la promozione della sicurezza. Nel codice della strada, fino ad oggi, abbiamo visto l'esaltazione della supremazia dell'auto e l'indiscriminata tutela della velocità, senza nessuna misura che la vada a calmierare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, a titolo personale, l'onorevole Quartapelle. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente, mi unisco a quanto diceva l'onorevole Ghio. Sono centinaia le persone che, in questo momento, stanno telefonando ai nostri uffici per chiedere ai deputati della destra di ascoltare la voce dei cittadini rispetto a questa visione diversa di mobilità nelle città, di mobilità dolce e di mobilità attenta. Potete non ascoltare l'opposizione, lo fate spesso, non è una novità. Vi inviterei, invece, ad ascoltare le voci dei cittadini che telefonano. Siamo tutti in quest'Aula da quasi due anni e non è mai successo che ci fosse tanta attenzione su un tema da spingere le persone a scrivere, a mandare e-mail, a telefonare. Il Governo si dimostra sordo anche a questo e credo che i cittadini se lo ricorderanno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Signor Presidente, intervengo per aggiungere la firma all'emendamento del proponente e per associarci anche alla riflessione ulteriore da parte del Governo su un argomento così importante. Città 30 è di più di una semplice normativa. Città 30 è un messaggio e una cultura di formazione e di educazione. Città 30 è una visione del trasporto. Città 30 significa che tutte le persone possono muoversi con maggiore rapidità, perché si impiega meno tempo per spostarsi da un posto a un altro, con tutela della sicurezza, quindi, della vita dell'utente. Città 30 non significa impiegare più tempo, anzi, è l'esatto opposto e anche noi chiederemo, domani quando discuteremo gli ordini del giorno, un impegno al Governo proprio per confermare Città 30 in un quadro che è in stato di avanzamento in tutto il Paese.

Pertanto, io chiedo al Vice Ministro Rixi un ulteriore approfondimento. Abbiamo ancora tempo di soffermarci un po' perché effettivamente ci viene richiesto, ad esempio, da tutte le associazioni delle vittime della strada. Siamo qui, pertanto, a dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle a questo emendamento e a chiedere l'accantonamento da parte del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente, anch'io chiedo di poter sottoscrivere questo emendamento, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra. Ringrazio le colleghe e i colleghi che l'hanno presentato e condivido ogni parola della collega Ghio. Questa è la strada che occorrerebbe percorrere per rendere le nostre città più vivibili e garantire la sicurezza e non, purtroppo, le disposizioni che sono state previste nel nuovo codice della strada.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Signor Presidente, io dico: non ascoltate i nostri interventi, non ascoltate le lettere, non ascoltate gli interventi.

Ascoltate almeno i sindaci di destra, che stanno mettendo la vita al primo posto. Penso a Nizzi, il sindaco di Olbia: anche i risultati delle ultime elezioni regionali dimostrano che, se c'è una realtà dove la destra ha tenuto elettoralmente anche in Sardegna, è proprio la città di Olbia, che è una “Città 30”; penso al sindaco di Treviso, “Città 30” che ha percentuali superiori a quelle che sono previste a Bologna; e penso al fatto che, se mettiamo insieme Londra, Parigi, Berlino, Madrid, Amsterdam e Copenaghen, non è in corso un pericoloso complotto internazionale contro la Presidente Meloni o contro il Ministro Salvini, ma è il mondo che sta andando nella direzione di una sicurezza stradale che metta la vita delle persone al primo posto.

Cerchiamo di camminare nella direzione del resto del mondo, sapendo che nei primi due mesi di sperimentazione della “Città 30” a Bologna c'è stata una riduzione di morti, di scontri e di investimenti di pedoni pari alla riduzione che, a livello nazionale, si è registrata negli ultimi dieci anni e questi sono numeri che non potete continuare a ignorare.

Cerchiamo, su questo terreno, di costruire scelte che mettano tutti e tutte nelle condizioni di vivere strade più sicure. “Strade sicure” era anche un punto del programma di Fratelli d'Italia; magari, ricordiamoci che, per avere strade sicure, bisogna anche evitare che le persone muoiano per strada.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Presidente, l'emendamento 35.47 è uno dei più significativi del fascicolo e, peraltro, è inserito nella parte della delega, quindi, siamo lontani dalle difficoltà dell'immediata applicazione e dei tecnicismi dell'articolazione letterale del testo.

È un emendamento significativo, perché apre il dibattito, il confronto, come sta accadendo in Parlamento, sul tema della mobilità sostenibile.

Nei lavori preparatori al testo e anche nel dibattito che c'è stato nel Paese, la mobilità sostenibile è stata individuata dal Governo e, in particolare, dal Ministro Salvini, che continuiamo a non vedere in quest'Aula in questo momento così importante, come il nuovo nemico del Governo. La mobilità sostenibile, quindi, è il nuovo nemico del Governo. Invece, c'è un corollario elementare - e concludo, Presidente - che prevede meno auto in circolazione, meno emissioni e più qualità dell'aria. Crediamo che questa sia la sfida del tempo che viviamo e per questo insistiamo sull'emendamento che stiamo discutendo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Questa non è una battaglia di destra o di sinistra, le “Zone 30” vengono utilizzate per migliorare la vita delle città e quando i sindaci le istituiscono - di qualsiasi colore politico essi siano -, magari, all'inizio hanno un po' di problematiche, ma, poi, alla fine, gli utenti del territorio, i cittadini del territorio sono molto contenti, perché, riducendo la velocità, gli utenti deboli si sentono protetti, i bambini possono andare a scuola in maniera tranquilla, le macchine viaggiano a una velocità che consente anche alle bici e ai monopattini, che voi state eliminando con questo decreto, di girare insieme senza conflitti. Quindi, da questo punto di vista, la “Zona 30” non è un nemico da sconfiggere per prendere qualche voto, perché Salvini è in crisi di voti. Permettetemi: non deve agire di pancia, deve fare il Ministro, Salvini. Basta con questa voglia di rincorrere i like su Facebook per avere qualche voto in più per rincorrere la Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà, per un minuto.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Credo che questo emendamento renda plastica la differenza tra come concepiamo noi la strada, come spazio democratico, spazio inclusivo, spazio accogliente, e l'impianto culturale di questo codice, anche con riferimento a come è percepito da chi, in questo momento, lo sta contestando a livello di amministratori, di associazioni. È un codice che non ci rende più sicuri, ma ci fa sentire ancora più insicuri nell'occupare lo spazio, in particolare, urbano, perché quello è lo spazio dove si muore di più, dove gli incidenti sono più gravi.

Questo è un emendamento che difficilmente accoglierete, perché è proprio opposto rispetto agli occhiolini che fate ai Fleximan di turno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), alla concezione che avete della micromobilità e della mobilità, perché le città sono spazi complessi, dove si muovono ciclisti, pedoni, bambini, persone che hanno ridotta mobilità. Non si muovono solo le auto dentro le città e, invece, voi avete fatto passare questo modello culturale ed è questo modello culturale che vi stanno chiedendo di non portare avanti, perché le città non sono più sostenibili in questo modo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Le persone hanno bisogno di muoversi in tanti modi e di essere sicure quando fanno la scelta di muoversi con più mezzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo è l'emendamento che vi chiedeva città inclusive, sicure e democratiche e voi, ovviamente, affermate come sempre la legge del più forte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Studi internazionali e confermati da dati OMS dicono che le “Zone 30” aumentano di sei volte la chance di sopravvivenza di un pedone in caso di incidente. Il discorso è chiaro, Presidente, questa sta diventando sempre più una norma ideologica, una norma che si chiude su una visione arcaica del mondo, che non tiene conto dell'evoluzione e delle necessità dei territori e degli stessi sindaci, amministratori di centrodestra che, chiamati a risolvere i problemi della loro città, richiedono queste norme di cautela e di precauzione, di qualità della vita, di miglioramento delle condizioni del vivere nelle città e nei centri urbani. Quindi, con questo provvedimento si sta perdendo questa visione e noi chiaramente non possiamo che segnalarlo in continuazione.

PRESIDENTE. Relatrice, onorevole Maccanti, sulla richiesta di accantonamento?

ELENA MACCANTI, Relatrice. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Io, davvero, non so cosa abbiano fatto le città al Ministro Salvini e come il Ministro si permetta di aprire un contenzioso con quelle città che vogliono semplicemente moderare il traffico, vogliono semplicemente, come con questo emendamento, che si abbia la possibilità per tutti di andare paradossalmente un po' più lenti, ma anche più veloci verso la meta, perché, quando il Ministro dice che vogliamo bloccare le città, non sa esattamente di cosa parla; infatti, se i mezzi privati vanno un po' più piano, ma vanno tutti alla stessa velocità, con la moderazione del traffico, tutti gli altri mezzi e anche coloro che vanno a piedi o che vanno in bici, possono arrivare più velocemente a destinazione. Basta vedere la velocità oraria di una macchina in città per capire che quel rallentamento serve per risparmiare vite, per migliorare il clima, per migliorare anche in termini di emissioni e perché il futuro della mobilità andrà verso questo tipo di convivenza che, probabilmente, il Ministro Salvini non vede, perché ha ancora gli occhi tutti concentrati al passato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.47 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Essendo giunti in prossimità delle ore 18, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di domani, dopo il seguito della discussione del decreto-legge in materia di consultazioni elettorali dell'anno 2024.

Sospendo dunque la seduta, che riprenderà alle ore 18 con lo svolgimento della discussione generale del decreto-legge in materia di consultazioni elettorali dell'anno 2024.

La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Discussione del disegno di legge: S. 997 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024 n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale (A.C. 1780​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1780: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1780​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Nazario Pagano.

NAZARIO PAGANO, Relatore. Illustre Presidente, onorevoli colleghi, oggi l'Assemblea avvia la discussione del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale, approvato dal Senato ed esaminato in sede referente dalla Commissione affari costituzionali, che ne ha concluso l'esame nella giornata odierna.

Il provvedimento, significativamente modificato dal Senato, consta di 15 articoli rispetto ai 6 del testo originario. Quanto al suo contenuto, segnalo che l'articolo 1, comma 1, prevede che, ad esclusione delle consultazioni già indette alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, per l'anno 2024 le operazioni di votazione relative alle consultazioni elettorali e referendarie si svolgono nella giornata di domenica, dalle ore 7 alle ore 23, e nella giornata di lunedì, dalle ore 7 alle ore 15, ad eccezione di quanto previsto dai successivi commi 2 e 3, lettera a), per le elezioni europee e per le elezioni amministrative e regionali che si dovessero svolgere contestualmente alle europee.

La disposizione deroga esplicitamente a quanto stabilito dall'articolo 1, comma 399, della legge di bilancio 2014, che, nell'ambito di misure volte a conseguire risparmi di spesa per le consultazioni elettorali, ha infatti disposto che, a decorrere dal 2014, le operazioni di votazione in occasione delle consultazioni elettorali e referendarie si svolgano nella sola giornata di domenica, dalle ore 7 alle ore 23. Il comma 2 dispone un analogo prolungamento delle operazioni di voto per l'elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo, stabilendo che esse si svolgano nella giornata di sabato, dalle ore 15 alle ore 23, e nella giornata di domenica, dalle ore 7 alle ore 23.

Il comma 3 disciplina il caso di abbinamento delle consultazioni per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia con un turno di elezioni amministrative e con le elezioni regionali, nonché con altre consultazioni elettorali o referendarie, prevedendo, tra l'altro, lo svolgimento delle operazioni di votazione nella giornata di sabato, dalle ore 15 alle ore 23, e nella giornata di domenica, dalle ore 7 alle ore 23. Ai sensi del comma 4, in considerazione del prolungamento delle operazioni di votazione, per l'anno 2024 viene disposto un incremento del 15 per cento degli onorari fissi forfetari spettanti ai componenti degli uffici elettorali di sezione e dei seggi speciali.

Nel corso dell'esame da parte del Senato, all'articolo 1 è stato introdotto il comma 4-bis, che rinvia al 29 settembre di quest'anno le elezioni dei presidenti di provincia e dei consigli provinciali in scadenza nel 2024. La disposizione si applica esclusivamente alle province in cui il numero dei consigli comunali interessati al turno annuale elettorale sia tale da far superare la soglia del 50 per cento degli aventi diritto al voto dell'intera provincia. Conseguentemente, la durata del mandato degli organi provinciali è prorogata fino al loro rinnovo.

L'articolo 1-bis, introdotto al Senato, novella il primo periodo del comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 37 del 2011, al fine di specificare che i funzionari statali, da nominare componenti aggiunti delle commissioni e sottocommissioni elettorali circondariali su designazione del prefetto al presidente della corte d'appello, possono essere sia in servizio sia a riposo.

L'articolo 1-ter, anch'esso introdotto nel corso dell'esame da parte del Senato, reca, in via sperimentale, una disciplina dell'esercizio del voto da parte degli studenti fuori sede con riferimento alle elezioni europee del 2024.

Come specificato poi dal comma 1, la disciplina recata dall'articolo 1-ter riguarda gli elettori che per motivi di studio si trovino ad avere un temporaneo domicilio per un periodo di almeno 3 mesi, nel quale ricade la data di svolgimento della consultazione elettorale, in un comune italiano situato in una regione diversa da quella in cui si trova il comune nelle cui liste elettorali siano iscritti. La previsione differenzia il caso in cui il temporaneo domicilio si situi in comune diverso da quello di iscrizione elettorale e in regione diversa, ma entro la medesima circoscrizione elettorale, dal caso in cui il temporaneo domicilio si situi in circoscrizione elettorale altra.

Qualora sia medesima la circoscrizione elettorale, il voto è esercitabile nel comune di temporaneo domicilio. Se invece sia diversa la circoscrizione elettorale, il voto è esercitabile nel comune capoluogo della regione in cui si trova il comune di temporaneo domicilio. In tal caso, il voto è espresso per le liste e i candidati della circoscrizione di appartenenza dell'elettore presso sezioni elettorali speciali, istituite presso ogni capoluogo di regione, nel numero di una sezione elettorale per ogni 800 elettori ammessi al voto.

Come previsto poi dal comma 4, chi voglia esercitare il voto fuori sede deve presentare apposita domanda al comune nelle cui liste elettorali si sia iscritti almeno 35 giorni prima della data di svolgimento della consultazione elettorale. Il comma 5 precisa la documentazione che a tale domanda deve essere allegata, mentre i successivi commi 6 e 7 delineano gli adempimenti a carico delle amministrazioni comunali coinvolte. Nei successivi commi sono disciplinate nel dettaglio le modalità di esercizio del diritto di voto dei fuori sede e le operazioni di scrutinio.

Il comma 22 reca, infine, la quantificazione degli oneri, pari a poco più di 614.000 euro per l'anno 2024.

L'articolo 2, comma 1, modifica le norme della legge di bilancio 2018 concernenti l'attività dell'Istat in merito al censimento permanente della popolazione e delle abitazioni. Il comma 2 rinvia a un regolamento da emanare entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame al fine di adeguare il vigente regolamento anagrafico della popolazione residente.

L'articolo 2-bis, introdotto dal Senato, prevede che la registrazione come marchio d'impresa di simboli o emblemi usati in campo politico, o di marchi comunque contenenti parole, figure o segni con significazione politica, non rilevi ai fini della disciplina elettorale, e in particolare ai fini della disciplina del deposito dei contrassegni e delle liste, nonché della propaganda elettorale.

L'articolo 3, comma 1, prevede che, a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame, per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale dei comuni capoluogo di provincia, indipendentemente dal relativo numero di abitanti, si applicano gli articoli 72 e 73 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, relativi ai comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti. In base a tale sistema, il consiglio comunale è eletto con metodo proporzionale e per l'elezione del sindaco si fa luogo a un turno di ballottaggio, ove nessun candidato abbia ottenuto al primo turno la maggioranza assoluta dei voti. Il comma 2 stabilisce che i capoluoghi di provincia sono individuati dalla legge, mentre il comma 3 disciplina l'ipotesi in cui la denominazione della provincia sia costituita dal nome di più comuni, stabilendo che in tal caso il capoluogo è individuato in ciascuno dei comuni medesimi.

Lo statuto stabilisce, invece, quale delle città capoluogo è sede legale della provincia. Il comma 4 prevede poi che l'applicazione del comma 3 non comporta l'istituzione di nuovi uffici provinciali delle amministrazioni dello Stato e degli altri enti pubblici. L'articolo 4 interviene in materia di elezione del sindaco e del consiglio comunale. In particolare, il comma 1, modificando il comma 2 dell'articolo 51 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, detta una nuova disciplina in tema di terzo mandato consecutivo del sindaco per i comuni con popolazione sino a 15.000 abitanti. In particolare, si prevede l'innalzamento del limite da 2 a 3 mandati per gli enti che si collocano nella fascia demografica da 5.000 a 15.000 abitanti, eliminando, al contempo, ogni limite di mandato per i comuni fino a 5.000 abitanti.

Il comma 2 stabilisce che, limitatamente all'anno 2024, in deroga al comma 10 dell'articolo 71 del citato testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale nei comuni con popolazione fino a 15.000 abitanti, ove sia stata ammessa e votata una sola lista, sono eletti tutti i candidati compresi nella lista e il candidato a sindaco collegato, purché essa abbia riportato un numero di voti validi non inferiore al 50 per cento dei votanti e il numero dei votanti non sia inferiore al 40 per cento degli elettori iscritti nelle liste elettorali del comune.

Qualora non siano raggiunte tali percentuali, l'elezione è nulla. Nel corso dell'esame da parte del Senato è stato aggiunto l'articolo 4, comma 2-bis, che differisce dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2025 il termine entro il quale i comuni possono beneficiare delle riserve del Fondo per l'incremento delle indennità dei sindaci.

L'articolo 4-bis, introdotto anch'esso al Senato, riscrive la disposizione vigente in materia di esenzioni di firme richieste per la presentazione di liste alle elezioni europee, recata dall'articolo 12 della legge n. 18 del 1979. A seguito della modifica introdotta, si prevede l'esenzione dalla sottoscrizione per i partiti o i gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare nella legislatura in corso o al momento della convocazione dei comizi anche in una sola delle due Camere, o che nell'ultima elezione abbiano presentato candidature con proprio contrassegno e abbiano ottenuto almeno un seggio in regione proporzionale o in un collegio uninominale in una delle due Camere. Altresì l'esenzione vale anche per un partito che abbia ottenuto con il suo contrassegno almeno un seggio nelle ultime elezioni europee, a condizione che sia affiliato a un partito politico europeo costituito in gruppo parlamentare al Parlamento europeo nella legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi elettorali. Dunque non è più sufficiente il solo requisito di aver conseguito un eletto nel Parlamento europeo.

L'articolo 4-ter, anch'esso introdotto al Senato, prevede che la disposizione che stabilisce l'ineleggibilità a consigliere regionale dei dipendenti della regione per il rispettivo consiglio si applica esclusivamente a coloro che svolgono, al momento della candidatura, funzioni e attività amministrative. Nel corso dell'esame da parte del Senato è stato introdotto anche l'articolo 4-quater, che modifica il comma 1 dell'articolo 14 della legge n. 53 del 1990. Tale disposizione individua una serie di soggetti ulteriori rispetto ai notai per l'autenticazione delle sottoscrizioni nei procedimenti elettorali. Con la modifica introdotta dall'articolo 4-quater si estende l'applicabilità della richiamata disposizione anche all'autenticazione delle sottoscrizioni di proposte referendarie in ambito locale. L'articolo 4-quinquies, anch'esso introdotto al Senato, interviene sulla disciplina dello status degli amministratori locali delle forme particolari e più accentuate di decentramento comunale che la legge consente di istituire al proprio interno ai comuni con una popolazione superiore ai 300.000 abitanti.

Nel corso dell'esame da parte del Senato è stato introdotto anche l'articolo 4-sexies volto a modificare il comma 1, articolo 4, della legge n. 165 del 2004, recante disposizioni dell'articolo 122, primo comma, della Costituzione in materia di sistema di elezione. Con l'aggiunta di una nuova lettera c-ter si prevede, quale principio fondamentale ai fini della disciplina da parte delle leggi regionali dei procedimenti elettorali per le elezioni del presidente della giunta regionale e dei consiglieri, l'esenzione dalla sottoscrizione degli elettori per le liste che, al momento dell'indizione delle elezioni regionali, sono espressioni di forze politiche o movimenti corrispondenti a gruppi parlamentari presenti in almeno uno dei due rami del Parlamento nazionale, sulla base di attestazione resa dal segretario o presidente del partito rappresentato dal Parlamento. L'articolo 4-septies, limitatamente alle elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia nel 2024, riduce alla metà, cioè da 30.000 a 15.000, il numero minimo delle sottoscrizioni degli elettori richiesto dall'articolo 12, secondo comma, della legge n. 18 del 1979, per la presentazione delle liste dei candidati in ciascuna delle 5 circoscrizioni elettorali; resta invariato il numero massimo di sottoscrizioni, pari a 35.000. Vado a concludere con l'articolo 5, che reca la copertura finanziaria degli oneri, pari ad euro 7.570.859 per l'anno 2024, mentre l'articolo 6 dispone in materia di entrata in vigore del provvedimento. Ho concluso. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente.

È iscritto a parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, rappresentante del Governo, relatore, colleghe colleghi, approfitto anche della sua presenza, Presidente, per denunciare, per l'ennesima volta, questa che è diventata ormai una prassi, mi si passi l'espressione dura: indecente, cioè che con riguardo ai decreti ci sia una formulazione e un metodo che stanno stravolgendo la Costituzione.

Siamo di fronte a un monocameralismo di fatto alternato: questo decreto è uscito dal Consiglio dei Ministri il 29 gennaio, è stato tenuto dal Senato fino al 13 marzo e ci è stato inviato con una tempistica che ha impedito a questo ramo del Parlamento di poter intervenire. Nessuna colpa nei confronti ovviamente del presidente della Commissione, che oggi è qui anche nella veste di relatore, però francamente, Presidente, continuiamo a denunciare - so che anche lei ha avuto modo di esprimersi - allo stesso modo e con la stessa forza che si sta continuando a perpetrare questo stravolgimento nei fatti e che stiamo scrivendo una Costituzione materiale che è differente da quella che è stata promulgata in quest'Aula il 1° gennaio 1948.

C'è un altro elemento che ci preoccupa, Presidente: non solo c'è un monocameralismo di fatto alternato, ma c'è uno stravolgimento anche del significato stesso del decreto. Ci troviamo di fronte sia ad articoli di legge, ma ancor di più - lo devo dire - a emendamenti che di necessità e urgenza non hanno assolutamente alcun requisito, questo va detto. Decreti come questi - non è il primo e non sarà l'ultimo - appartengono alla categoria - mi si passi l'espressione - degli atti dovuti. Ci sono le elezioni, bisogna dare una serie di indicazioni, trovare le risorse, eccetera; ne abbiamo visti molti di questi provvedimenti, ma è la prima volta, francamente, che si utilizza questo veicolo, che si utilizza la necessità e l'urgenza di avere risorse e di dare alcune regolamentazioni per le attività elettorali, in alcuni casi anche per effettuare gli accorpamenti tra elezioni europee e elezioni amministrative per inserire dei provvedimenti che non hanno né necessità e urgenza e che soprattutto - ci ritornerò - necessiterebbero di una riflessione maggiore perché non possiamo continuamente intervenire in maniera disorganica e disarticolata sul testo unico degli enti locali, sul TUEL. Quindi, da questo punto di vista, vediamo anche in questo provvedimento alcuni aspetti positivi: abbiamo concordato su un emendamento che è stato approvato al Senato sulla necessità di differire l'elezione in 41 province che sarebbero dovute andare al voto secondo la vecchia normativa sostanzialmente nella prima decade di agosto - ed è stato giustamente deciso di posticipare l'election day di secondo grado al 29 settembre - così come - lo dico alla Sottosegretaria Ferro - consideriamo un primo passo nella direzione giusta la sperimentazione del voto per i fuorisede, ancora insufficiente, ancora limitata, che non ricalca certo l'impostazione della Campania, che aveva prodotto un testo di legge a prima firma della collega Madia, dal titolo “Voto dove vivo”, però io credo che sarà importante fare seriamente questa sperimentazione e verificare quindi il prima possibile come e se sarà possibile ampliare la sperimentazione o meglio introdurre il voto a distanza anche agli altri livelli di elezione, alle politiche e alle amministrative. Andiamo però a quella che a noi è sembrata veramente una forzatura che non ha - e continuo a ripeterlo - nessun elemento di urgenza, ossia l'articolo 4, che contiene disposizioni in materia di elezione del sindaco del consiglio comunale. Voglio su questo dire poche cose, ma molto chiare. Questo articolo è stato oggetto di una discussione oggi in Commissione, molto rispettosa io credo delle posizioni, ma le posizioni sono differenti.

La questione del numero dei mandati, per quel che riguarda sia i comuni, sia la regione, non può essere affrontata in questo modo, non può essere affrontata con una modalità in cui, all'interno - lo ripeto - di un decreto Elezioni, necessariamente ancorato alla tempistica delle elezioni europee, sia inserito questo intervento. Infatti, riteniamo che la strada maestra continui a essere quella della riforma complessiva del TUEL che auspichiamo - lo dico ora per allora - possa vedere un confronto serio e sereno tra maggioranza e opposizione, perché stiamo discutendo sulle regole del gioco della democrazia sul primo livello, il più importante nel rapporto con i cittadini, che è il comune, e poi anche, ovviamente, sulle regioni.

Tentare, invece, di scardinare tutto questo, introducendo una modifica radicale e totalizzante della normativa per i comuni sotto i 5.000 abitanti, dove, in luogo dei tre mandati, si passa addirittura al superamento del numero di mandati, consentendo, quindi, a un singolo soggetto, a un singolo sindaco di essere rieletto fintanto che morte non sopraggiunga, credo che rappresenti una forte contraddizione con lo spirito della legge.

Lo ricordo: nel 1993, venne introdotta nell'ordinamento l'elezione diretta, dopo una discussione molto ampia, un'elezione diretta che - dobbiamo averne tutti consapevolezza - non apparteneva alla visione dei nostri costituenti. È stata introdotta. Oggi, dobbiamo fare, seriamente e serenamente, un tagliando alla legge del 1993, verificare le cose positive di quell'esperienza concreta, a cominciare dalla stabilità degli esecutivi, delle giunte e dei sindaci, ma analizzare e riflettere se sia corretto, in questo momento, l'equilibrio tra le giunte e i consigli, tra il sindaco, eletto direttamente, e i consigli comunali, e affrontare la questione del numero dei mandati, in questa logica. Non si può semplicemente dire: due, tre. E, allora, perché non quattro, cinque, sei, sette? A quel punto, ogni numero va bene. Il tema è ricordarsi perché venne introdotto il numero dei mandati. Il numero di mandati venne introdotto proprio per equilibrare, per essere un contrappeso rispetto a una forzatura dell'architettura costituzionale con l'elezione diretta. Non si può mantenere l'elezione diretta o aumentare il numero dei mandati e lasciare il potere di contrappeso inalterato. A nostro giudizio, questo non va bene, bisogna affrontare organicamente una riforma del TUEL, che, ovviamente, passi per i sindaci e anche per un tema più complesso, legato all'autonomia regionale, al numero dei mandati per l'elezione diretta dei presidenti delle regioni.

Siamo stati accusati, in sede di discussione in Commissione, in realtà, di non scegliere, perché, al nostro interno, ci sarebbe una discussione che vede pareri e opinioni differenti. Noi rivendichiamo di essere un partito che discute, che si confronta, ma non accettiamo l'accusa politica, in questa fase, di scappare dalle nostre responsabilità. Per noi viene prima il bene delle istituzioni rispetto alle ambizioni di qualsiasi di noi. Questo è il punto. Il tema è: facciamo un bilancio della legge che ha introdotto l'elezione diretta, affrontiamo il tema dei mandati in questa cornice. Su questo, siamo disponibili al confronto, non siamo disponibili a operazioni - e lo diremo domani, con forza -, a emendamenti costruiti soltanto per provare a giocare nelle contraddizioni.

Può darsi che non sia più buono con i numeri, come una volta, ma, oggi, in Commissione, forse, se avessimo ragionato, come qualcuno ragiona, quando presenta gli emendamenti, non so cosa sarebbe successo su un emendamento, perché la maggioranza si è divisa su un emendamento presentato dalla collega Boschi. Avremmo potuto fare un ragionamento tattico, di breve periodo, creare, mettere, esaltare le contraddizioni, ma siamo rimasti fermi su una posizione istituzionale, di rispetto, innanzitutto, delle istituzioni, perché - lo ripeto - stiamo parlando del cuore della democrazia ed è soprattutto nei comuni che si alimenta uno spirito democratico. Credo che questa sia la riflessione che deve venire prima di tutto.

Credo che dovremmo farlo all'interno di una riforma complessiva, anche della legge elettorale, quando ci arriveremo, se ci arriveremo, perlomeno nelle parti accessorie, nella cosiddetta legislatura di contorno. Non è che tutte le volte, sui decreti Elezioni, dobbiamo discutere sul numero delle sottoscrizioni, in questo caso, introducendo un dimezzamento delle firme, non motivato. Lo abbiamo fatto durante la pandemia, in maniera significativa, a ogni tornata elettorale, ma c'era una motivazione. Ma mi domando: perché - non sono pregiudizialmente contrario - il Governo ha introdotto il dimezzamento delle firme?

E poi decidiamoci una volta per tutte, serenamente, su quali sono i presupposti per l'esonero dalla raccolta delle firme. Anche qui non possiamo cambiare tutte le volte. Oggi, introduciamo una deroga, secondo me giusta, lo dico in coerenza con le cose che ho detto sempre in quest'aula, al fatto che non sia necessario avere due gruppi parlamentari, cioè una alla Camera e uno al Senato, ma è sufficiente averne uno, in uno dei due rami del Parlamento. È giusta questa norma, è giusta, perché, con la riduzione del numero dei parlamentari, costituire un gruppo al Senato è diventata un'impresa, cioè ci vuole un numero di voti e di senatori molto elevato. Ma allora siamo coerenti: modifichiamo anche quella nazionale. Tutte le volte ci rimettiamo a intervenire. Stabiliamo una volta per tutte quale sia il numero giusto, corretto, coerente di firme, superiamo, per esempio, questa benedetta anomalia della Valle d'Aosta, perché è chiaro che viene dimezzato, perché il problema è la Valle d'Aosta. Infatti, quando si dice che occorrono almeno 1.500 firme per ogni regione, questo vale per la Lombardia, che fa quasi 11 milioni di abitanti, e vale per la Valle d'Aosta, che ha 100.000 abitanti! Mettiamola a posto, una volta per tutte e diciamo che sono a eccezione della Valle d'Aosta, con tutto rispetto per gli aostani.

Ho fatto questo esempio, ma anche su queste cose, sono le regole del gioco. Non possono cambiare sulla base di convenienze, perché adesso ci può essere una maggiore convenienza che, a sinistra o a destra dei principali partiti, possano nascere liste di disturbo, per essere chiari. Infatti, il 4 per cento, la soglia di sbarramento sulle europee, è la più alta del nostro ordinamento, è più alta anche di quelle delle politiche e può provocare anche questo.

Crediamo ci siano molte cose che non vanno in questo provvedimento e che, soprattutto, si siano attaccate sopra norme che avrebbero meglio trovato spazio in altri provvedimenti.

L'invito e l'auspicio nei confronti del Governo - ringrazio, in questa sede, la disponibilità al dialogo della Sottosegretaria Ferro in Commissione, cosa non comune - è di aprire un tavolo sulla questione della riforma del TUEL. Vorrei chiarire anche un altro passaggio, perché c'è stata una discussione, anche un po' antipatica, in Commissione: l'ANCI fa benissimo il suo mestiere, porta le istanze dei comuni, dei sindaci, ma rivendico il nostro ruolo di legislatori. L'ANCI va ascoltata, ma si può avere anche, legittimamente, una posizione differente - parlo ovviamente a titolo personale - senza che questo debba suscitare scandalo, senza che questo porti immediatamente a essere indicato come quello che è contro i sindaci.

Il sottoscritto è stato sindaco, è stato consigliere provinciale, arriva da quel mondo, ha grande rispetto per i colleghi che fanno i sindaci ma, per esempio, sul tema dei mandati, sul tema dell'architettura complessiva si possono e si devono avere opinioni differenti.

Il nostro auspicio è che ci possa essere presto un tavolo di confronto, un dibattito pubblico, nei luoghi istituzionali, per arrivare a una riforma del TUEL che possa rendere più efficace e più efficiente il lavoro degli amministratori locali ma che ci possa portare anche ad avere più partecipazione, perché non dimentichiamoci che le ultime elezioni in Abruzzo ci hanno detto ancora che noi abbiamo un problema enorme, noi tutti. A me ha molto colpito - posso confessarlo pubblicamente - il fatto che in quelle elezioni che sono state caricate di un enorme peso politico nazionale e che hanno visto confrontarsi coalizioni che, a livello nazionale, avevano cambiato profondamente la loro natura e le loro figure istituzionali di riferimento - il mondo del 2019 era completamente differente da quello del 2024 e l'offerta politica è cambiata radicalmente, anche nelle persone - circa un abruzzese su due non si è recato al voto. Questo è un tema che porta a riflettere, non possiamo dimenticare che abbiamo questo problema come anche, ad esempio quello del limite dei mandati e della cancellazione dei mandati nei piccoli comuni o la questione di come facilitare il voto a distanza e superare le questioni legate a chi, per questioni di lavoro o di studio, è lontano, come aveva segnalato un bel rapporto nella scorsa legislatura. Noi dobbiamo provare ad affrontare il TUEL in questa doppia prospettiva, cioè migliorando il rapporto tra cittadini e istituzioni, dando maggiore efficacia e capacità di intervento ai comuni, e rafforzando al tempo stesso la partecipazione, facendo ritornare il più possibile le persone ad avere un atteggiamento positivo - poi, la scelta può essere differente - verso la politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, io credo che oggi ci troviamo a parlare, convertendo in legge, con modificazioni, il decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale, di una pagina che sarebbe potuta anche essere, come è stato detto, signor Presidente, dal collega che mi ha preceduto, un atto dovuto, ma che tale, invece, non è. Infatti, qui troviamo molte disposizioni proprio per snellire, semplificare, razionalizzare lo svolgimento degli appuntamenti elettorali, troviamo disposizioni piene di buonsenso ma troviamo anche disposizioni che hanno un importante significato politico e tutte, comunque, sono volte ad ampliare, favorire la partecipazione dei nostri concittadini.

Non mi soffermerò - sarà abbastanza breve il mio intervento - a descrivere ad uno ad uno i punti, perché l'ha fatto egregiamente il relatore, l'onorevole Nazario Pagano, che ringrazio. Io credo che sia chiaro, per chi lo voglia riconoscere con un atteggiamento aperto e intellettualmente onesto, l'intento di rendere più effettiva, più forte, più efficace e più semplice la partecipazione democratica da parte dei cittadini nell'importante esercizio del voto che, per noi, è un esercizio fondamentale, un diritto, ma che, per la mia generazione, è anche un dovere. E mi auguro che riusciremo a trasmettere questo anche alle nuove generazioni, perché è un diritto e un dovere.

È vero che viviamo in una società in cui esistono solo diritti e i doveri sembra che si vogliano nascondere in qualche modo, ma io rivendico con forza questo.

Il voto da parte degli studenti fuori sede per le elezioni europee del 2024 credo sia il punto più qualificante dal punto di vista politico di questo documento. È una novità importante, se ne parla da decenni, se ne è parlato tantissimo, ma era un punto delicato e un punto complicato. Vorrei ringraziare - permettetemi di farlo - anche il Governo, nella figura del Sottosegretario Wanda Ferro, perché ha affrontato un percorso, ha iniziato un percorso che, ripeto, non è semplice, ma l'ha finalmente iniziato, perché ci siamo trovati sempre di fronte a dichiarazioni di volontà di iniziare questo percorso ma in tutti gli anni passati, con i Governi precedenti, non l'abbiamo mai visto iniziare, mai visto affrontare, perché è complesso.

Io ringrazio le opposizioni perché, in qualche modo, con le loro dichiarazioni riconoscono che, di fronte alle questioni complesse, questo Governo ha un passo in più, non ha paura, le affronta e le inizia. Per questo voglio ringraziare, ripeto, il Governo Meloni, il Sottosegretario Wanda Ferro e anche i nostri movimenti giovanili, che si sono tanto battuti e tanto hanno fatto perché questa cosa, di cui tanto si parlava e che sta tanto a cuore agli studenti fuori sede, iniziasse a diventare una realtà. Voglio ringraziare anche il collega, il presidente di Gioventù nazionale Fabio Roscani, che si è sempre battuto ed è sempre stato in prima fila nel portare avanti questo desiderio. Secondo gli ultimi dati che abbiamo - che risalgono, mi sembra, al 2018 - sono quasi mezzo milione - circa 450.000 ma, forse, oggi, quasi mezzo milione - gli studenti fuori sede. Quindi ci rivolgiamo a un numero importante e nutrito di studenti.

Un'altra cosa che dimostra come noi vogliamo facilitare la partecipazione al voto è l'estensione del tempo: due giorni, un giorno e mezzo abbondanti, per le elezioni, non solo la domenica ma anche il lunedì. Non abbiamo potuto farlo né per l'Abruzzo né per la Sardegna, perché non era ancora entrata in vigore la nostra modifica. La restrizione, invece, che i Governi precedenti hanno fatto, portando a una sola giornata, mi sembra che non venga incontro a questo dichiarato desiderio di facilitare la partecipazione al voto. Le elezioni europee e quelle collegate non si svolgeranno, quindi, di domenica e di lunedì ma di sabato e di domenica, perché ricordiamo che le elezioni europee avranno luogo in tutta Europa e devono essere contenute tra le giornate che vanno dal 6 al 9 giugno. Il 9 giugno è domenica, ecco perché abbiamo anticipato al sabato, sempre per favorire la partecipazione degli elettori.

Allo stesso modo, io credo che sia giusto rivendicare quello che da tante parti dell'opposizione ho sentito criticare, cioè l'innovazione introdotta per i sindaci dei comuni fino a 5.000 abitanti. L'eliminazione del limite dei mandati per i sindaci dei comuni sotto i 5.000 abitanti credo significhi riconoscere il ruolo specifico dei sindaci nei piccoli e piccolissimi comuni. È vero che l'ANCI si era espressa in questo senso, è vero che anche l'Associazione dei piccoli comuni ha presentato una richiesta puntuale in questo senso ed è vero che si può non essere d'accordo con quanto richiesto dall'ANCI e dall'Associazione dei piccoli comuni ma è altrettanto vero che si può semplicemente essere d'accordo con quanto l'ANCI e l'Associazione dei piccoli comuni hanno puntualmente richiesto.

Io penso che un sindaco di un piccolo, piccolissimo comune - quanti ce ne sono, anche di 1.000, 2.000, 500 abitanti - in queste occasioni si trova ad affrontare situazioni molto particolari. Sono specifiche le caratteristiche di questi piccoli comuni, e ne abbiamo tantissimi, tanto che è quasi un ruolo da volontario quello del sindaco di questi piccoli comuni, non è certo un accentratore di poteri. È un volontario scelto dalla sua comunità, che si mette al servizio della propria comunità. Quante volte vediamo questi piccoli comuni con un'unica lista al voto? Quante volte vediamo - sempre più spesso, ahimè - situazioni in cui non si trova neanche quell'unica lista e che questi piccoli comuni vengono commissariati. Quindi, secondo me, secondo noi, questo è un altro punto qualificante di questo decreto-legge, di questa conversione in legge del decreto legge ed è un punto qualificante che vogliamo assolutamente rivendicare, e lo ribadisco. Anche il riferimento del voto, tanto per dire; sono tutte cose di buonsenso, prendendole anche a caso, una o l'altra, ed anche il differimento del voto in presenza di particolari condizioni (parlo del voto delle province), anche questa è una cosa di buonsenso e degna di nota.

A me, però (e voglio per questo soffermarmi e ritornarci), dispiace aver visto quante critiche sono state mosse dalle opposizioni sull'aver tolto il limite dei mandati per i piccoli comuni, perché, Presidente, siamo talmente d'accordo sul fatto che alcune cose non possono essere introdotte nella legislazione attraverso un emendamento, che tante cose le abbiamo pensate, ci abbiamo ragionato e abbiamo deciso di non introdurre (anche se si sarebbe potuto fare: i numeri li abbiamo), proprio perché pensiamo che ci debba essere un maggiore approfondimento. Per esempio, mi riferisco a quanto è stato già citato in Aula, sulla possibilità di non andare al ballottaggio quando un sindaco abbia raggiunto, al primo turno, una maggioranza relativa che supera almeno il 40 per cento. È una cosa che già esiste in Sicilia e che è stata introdotta recentemente anche in Friuli-Venezia Giulia. Però, su questa come su altre disposizioni, sulle quali è bene ragionare e sulle quali personalmente mi riterrei anche d'accordo, abbiamo detto che rinviamo a un approfondimento maggiore, probabilmente quando si parlerà del TUEL, ne ha accennato anche oggi il Sottosegretario, in Commissione.

Ma quello che più mi dispiace è aver sentito le critiche sull'introduzione sperimentale del voto per i fuori sede. Vorrei ricordare che, proprio noi alla Camera (e l'hanno fatto nei giorni scorsi, quando hanno votato questo decreto-legge al Senato), abbiamo votato una proposta di legge che poi di fatto ha dato una delega al Governo proprio per permettere a chi è fuori sede, per motivi di studio di lavoro o di cura, di poter esercitare questo diritto-dovere di voto, a tutti i livelli, se possibile. Ma è una materia complessa, tant'è che nelle audizioni che abbiamo fatto proprio in quell'occasione tra i tanti esperti e tanti tecnici voglio citare il dottor Claudio Sgaraglia, Capo Dipartimento per gli affari interni e territoriali, del Ministero dell'Interno, che ha analizzato le proposte di legge che erano state avanzate dai vari partiti delle opposizioni e che ha puntualmente apprezzato lo spirito, ma puntualmente anche evidenziato le difficoltà oggettive e tecniche pesanti insite in ciascuna e ognuna delle proposte di legge. Alcune perché non entravano nel dettaglio e quindi lasciavano insoluti i maggiori problemi; altre perché, entrando nel dettaglio, presentavano lo stesso dei problemi. Voglio ricordare solo, riflettendo sulla prima proposta di legge di cui parlava, che questa avrebbe addirittura potuto andare incontro a elementi di incostituzionalità, perché avrebbe provocato uno slittamento dei seggi tra le diverse aree geografiche e, guarda caso, a vantaggio dei territori del Centro e del Nord, perché ovviamente la maggiore presenza universitaria e anche la maggiore rete economica-produttiva si trova nelle regioni del Centro e del Nord. E qui cade anche una delle tante narrazioni di alcuni di questi partiti delle opposizioni che si ergono, a volte, a paladini di alcune aree della Nazione, perché per noi la Nazione è una, tutta indivisibile e tutta da difendere, tutta da servire nello stesso modo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Un'altra cosa che è stata criticata e che, secondo me, è invece molto importante è il fatto che, con questo provvedimento, noi andiamo a porre un limite a quelle cosiddette liste fasulle, perché se andiamo a vedere le scorse europee sono state presentate 18 liste, 10 di queste hanno raggiunto meno dell'1 per cento e 7 di queste 10, meno dello 0,5 per cento. La rappresentatività è una cosa importante e partecipare al voto è una cosa sacrosanta, ma bisogna essere rappresentativi, perché altrimenti diventa un inciampo alla democrazia, non un aiuto alla democrazia. Questa introduzione del dare il voto agli studenti fuori sede è un inizio per cui io ringrazio il Senato e il Governo che hanno, insieme, collaborato per darci finalmente questa possibilità, questa opportunità. Guardate che noi stiamo facendo tutto questo perché abbiamo a cuore quello a cui si è accennato, l'astensionismo, che è vero, è comunque un fenomeno internazionale, che non colpisce solo l'Italia, ma noi vorremmo, in questo senso, essere un esempio positivo e propositivo. Abbiamo guardato con dolore e con dispiacere, proprio pensando ai giovani, ai dati di cui siamo in possesso, perché nel settembre 2022 gli elettori tra i 18 e i 34 anni hanno, in una parte troppo importante, intorno al 42 per cento, optato per il partito del non voto. Questo è uno dei nostri crucci, perché è vero, è un fenomeno che è andato crescendo. Nel 1992 si era astenuto soltanto il 9 per cento di quella fascia d'età; oggi siamo arrivati a superare il 40 per cento. Noi ci auguriamo che questo primo passo, che non può che essere sperimentale, perché poi noi vorremmo progredire, continuare ed estendere questa possibilità per tutti i fuori sede: per i fuori sede per studio, per lavoro e per cura. Quindi, io mi auguro che ci sia, in questo senso, un lavoro che continui, proficuo, che entri nel merito e ringrazio i colleghi che sono entrati pacatamente nel merito e hanno portato il loro contributo, sia dai banchi della maggioranza che dai banchi dell'opposizione. Ringrazio, ancora una volta, il Governo nella figura del Sottosegretario Wanda Ferro, per questa opportunità per i nostri figli e per i nostri giovani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente, colleghi e colleghe, siamo a discutere oggi un tema molto importante ed è stato ribadito dagli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto: la materia della partecipazione dei cittadini al voto, che è il diritto primo nei sistemi democratici. Stiamo, per l'appunto, in sede di conversione in legge del decreto-legge che reca disposizioni per le elezioni del 2024, oltre che per la revisione delle anagrafi. Il 2024 sarà un anno gravido di appuntamenti elettorali e milioni di cittadini dovrebbero recarsi alle urne. Noi speriamo che, nelle prossime tornate elettorali, la partecipazione dei cittadini sia in ascesa. Lo speriamo perché la partecipazione elettorale degli italiani - ahimè - è diminuita in modo progressivo - è sotto gli occhi di tutti - dal 18 aprile del 1948, quando si andò, per la prima volta, alle urne, dopo l'entrata in vigore della Costituzione.

Allora votò il 92 per cento degli aventi diritto, ossia quasi 27 milioni di elettori, record che è stato superato solo nel 1976 quando andò alle urne circa il 93 per cento del corpo elettorale. Poi, si è registrato un calo progressivo, fino ad arrivare alle ultime allarmanti percentuali, con il 64 per cento alle ultime consultazioni politiche. È la percentuale più bassa di sempre, più bassa anche in relazione alle altre democrazie, alla Francia, alla Germania, alla Spagna, che registrano tutte un'affluenza alle urne maggiore per le consultazioni elettorali politiche. Lo stesso trend allarmante si registra anche per gli altri appuntamenti elettorali, come le elezioni europee che, tra l'altro, tradizionalmente, registrano un'affluenza ancora più bassa.

Tuttavia, la ragione di tale fenomeno non risiede in una generica, che pure è stata ribadita più volte, disaffezione del corpo elettorale nei confronti della classe politica e degli eligendi, ma, con tutta probabilità, negli spostamenti che negli ultimi anni hanno intrapreso i cittadini che, sovente, non si ritrovano, al momento delle elezioni, nel luogo di residenza. Del resto, tale ipotesi risulta anche corroborata dalla circostanza che nel 2022 i cali di affluenza al voto più importanti si sono registrati in Campania, Calabria, Molise, Basilicata e, anche, ahimè, in Sardegna, tutte regioni da cui negli ultimi anni vi è stato un massiccio fenomeno di spostamento di genti e, quindi, di emigrazione verso le regioni del Nord per motivi, sì, di studio, ma anche di lavoro e di cura.

Ora, questo decreto in conversione cerca di rispondere, per il vero, a parer nostro, in modo estremamente timido e parziale, all'esigenza di facilitare la partecipazione al voto del corpo elettorale, ma dimentica al contempo anche i profondi mutamenti che si sono verificati nella società italiana, la mobilità nettamente superiore dei cittadini e la necessità, per l'appunto, di apprestare dei presidi ben più incisivi per portare alle urne gli elettori e per garantire quello che resta il primo dei diritti in una democrazia, il diritto al voto. Anche in questa occasione, ahimè, si è perso l'abbrivio, si è persa l'occasione di fare qualcosa in più e di farlo meglio.

Veniamo all'analisi del testo. Con il disposto dell'articolo 1 si prevede di prolungare le operazioni elettorali cadenti nell'anno 2024 prevedendo una doppia giornata di voto: sabato e domenica per le europee, con eventuali consultazioni abbinate, e domenica e lunedì per le amministrative, superando una regola in vigore, come tutti sappiamo, dal 2013, che prevedeva una sola giornata per le consultazioni elettorali. Viene poi introdotta una disciplina sperimentale, come si è rammentato nell'intervento che mi ha preceduto, solo per il 2024 e per le consultazioni europee del 2024, diretta agli studenti elettori fuori sede. Infatti, secondo questa disciplina - sottolineo - temporanea, i ragazzi e le ragazze che studiano in un comune diverso da quello in cui risiedono possono votare alle prossime europee senza dover tornare a casa. È un'idea che, tra l'altro, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre rivendicato.

Se studenti e studentesse hanno il domicilio in un comune che ricade nella stessa circoscrizione elettorale del loro comune di residenza possono votare in quello dove sono temporaneamente domiciliati. Questo dice la disciplina contenuta in questo decreto. Se studiano, invece, in un comune che ricade in un'altra circoscrizione, possono votare presso un'apposita sezione elettorale situata nel capoluogo di regione, in cui è situato il comune di temporaneo domicilio. Però, torno a ribadire che si tratta di una misura temporanea, che pone solo ed esclusivamente alla ribalta il tema dell'astensionismo, che avrebbe dovuto essere affrontato con misure ben più incisive.

Non si manca di rammentare che secondo i dati del 2018 - dobbiamo snocciolare i dati per renderci conto dell'importanza del fenomeno -, contenuti in una relazione consegnata da una commissione di esperti consultata dall'allora Ministro per i Rapporti con il Parlamento, sempre in merito al tema dell'astensionismo, erano circa 519.000 gli studenti aventi diritto al voto, dimoranti in un luogo diverso rispetto a quello di residenza, ma sempre secondo tale rapporto - e l'ho ribadito tra l'altro stamattina in Commissione quando abbiamo proceduto a discutere gli emendamenti in tutta fretta, perché ci ritroviamo sempre in tutta fretta a dover correre in Aula, senza poter svolgere il dibattito con i dovuti arricchimenti - sono 4,9 milioni gli elettori svolgenti attività lavorativa o di studio in luoghi diversi dalla provincia di residenza; dunque, parliamo di quasi 5 milioni di elettori, un numero enorme di cittadini che risultano, quindi, ostacolati nell'esercizio di un diritto fondamentale. Tra l'altro, questo dato non include coloro che si trovano lontano dal luogo di residenza per motivi di cura e, proprio per rispondere all'esigenza di garantire il diritto al voto di questa fascia di popolazione, parliamo di numeri importanti, il MoVimento 5 Stelle ha proposto più di un emendamento, rigettato, ahimè, in Commissione, proponendo di estendere la disciplina sperimentale prevista per gli studenti fuori sede, in occasione delle prossime europee, anche a tutti coloro che si trovano lontano dal luogo di residenza per motivi di lavoro, ovvero per motivi di cura. Non si comprende perché vi debba essere questa discriminazione tra chi studia e chi, invece, si trova lontano dal luogo di residenza per motivi di lavoro.

Tra l'altro, si è proposto, sempre da parte del MoVimento 5 Stelle, con un emendamento a firma della collega Pavanelli, di estendere tale disciplina anche in occasione delle consultazioni referendarie. È un altro appuntamento importante quello delle consultazioni referendarie e, quindi, bisognerebbe allargare quanto più possibile il corpo elettorale chiamato alle urne. Se si vuole affrontare un problema, ed è un problema, quello dell'astensionismo - ne va anche, secondo me, della credibilità della classe politica, del rapporto tra la classe politica e il corpo elettorale -, bisogna farlo con le dovute misure, non con dei palliativi che, alla fine, non risolvono il problema.

Passiamo oltre, perché, poi, tra l'altro, questo decreto contiene, come oramai di consueto, materie diverse. Ebbene, una vera novità è quella introdotta dall'articolo 2-bis di cui noi chiedevamo, sempre in Commissione, stamattina, la soppressione, con un emendamento a nostra firma. Tale articolo introduce la previsione di una disciplina parallela tra il marchio d'impresa contenente il simbolo elettorale e il simbolo elettorale stesso utilizzato da una forza politica. In sostanza, si prevede che le due discipline debbano restare distinte quanto ad applicabilità, con il rischio, tuttavia, che il marchio commerciale, contenente il simbolo politico, possa essere veicolato a fini propagandistici anche durante il periodo di silenzio e di riflessione stabilito alla vigilia delle elezioni, con ovviamente evidenti possibilità di distorsione dell'esito delle consultazioni elettorali.

Ma andiamo ancora oltre. L'articolo 3, comma 1, prevede che per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale dei comuni capoluogo di provincia si applichi, indipendentemente dalla loro dimensione, la normativa prevista per i comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti. Il consiglio comunale è eletto con metodo proporzionale e per le elezioni del sindaco si va al ballottaggio, in caso di mancato raggiungimento al primo turno della maggioranza assoluta dei voti da parte di uno dei candidati. L'articolo 4 abroga il divieto per i sindaci dei comuni con popolazione fino a 15.000 abitanti di ricandidarsi dopo due mandati successivi, prevedendo la possibilità di un terzo mandato. Tra poco avremo il mandato a vita. Si prevede, altresì, che tale disposizione non trovi applicazione per i sindaci dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, per i quali non vi è nessun limite di mandato.

Queste disposizioni, ovviamente, hanno suscitato la critica da parte soprattutto del collega Fornaro, che mi ha preceduto, che ha sottolineato che, di fatto, il limite dei mandati crea, comunque, una distanza tra il corpo elettorale e gli eletti ed evita commistioni improprie. È notorio ed è sotto gli occhi di tutti che, soprattutto nelle dimensioni comunali più ridotte, spesso si verifica, ahimè, il triste fenomeno che alcune famiglie a lungo assurgono a cariche elettive e detengono le stesse anche per un lungo lasso di tempo. Quindi, un correttivo sul limite dei mandati ovviamente era ed è auspicabile.

Torniamo al testo. Al comma 2 dello stesso articolo è poi previsto che, limitatamente al 2024, per le elezioni del sindaco e dei consiglieri comunali nei comuni con popolazione fino a 15.000 abitanti, nel caso in cui sia stata votata una sola lista, risultano eletti tutti i candidati compresi nella detta lista, purché la stessa abbia riportato un numero di voti validi non inferiore al 50 per cento dei votanti e il numero dei votanti non sia stato inferiore al 40 per cento degli elettori iscritti nelle liste elettorali del comune. Quest'ultima percentuale viene mutata, con questo intervento normativo, rispetto alla disciplina previgente. Ovviamente, quando non sono raggiunte tali percentuali, le elezioni sono nulle.

Ora, non vi è chi non veda - e penso che dovrebbe emergere lapalissiano – che, nella materia elettorale, non ci dovrebbero essere discipline ad hoc per un determinato anno, visto che le regole del gioco dovrebbero essere fissate - il collega Fornaro, per l'appunto, ha parlato anch'egli di regole del gioco - in astratto e a valere per il futuro e non in modo temporaneo e in relazione semplicemente a una tornata elettorale. Ciò, ovviamente, senza dimenticare che sussistono limiti alla decretazione d'urgenza in materia elettorale e questi limiti sono stabiliti dall'attuale panorama normativo. Mi riferisco all'articolo 15, comma 2, lettera b), della legge n. 400 del 1988, e anche all'articolo 72, quarto comma, della Costituzione. Orbene, la Corte costituzionale ha sottolineato che lo strumento della decretazione d'urgenza è inibito qualora si tocchi il nucleo essenziale della legge elettorale, ossia quando riguarda la determinazione della rappresentanza in base ai voti ottenuti, restando permesso, invece, nel caso di intervento di norme di contorno - quindi, in questo caso la decretazione d'urgenza sarebbe ammissibile -, quando le norme di contorno hanno carattere procedimentale oppure organizzativo. Però, ci si chiede se le norme di tal fatta che abbiamo testé citato, inserite in decreto-legge, siano in linea con quanto precisato, con più arresti, dalla Corte costituzionale.

Peraltro - e abbiamo un altro articolo -, questo decreto innova anche la materia della ineleggibilità alla carica di consigliere regionale e anche questo tema involge sempre la dimensione dell'elettorato passivo. Si tratta di una disciplina che dovrebbe essere lasciata alla legislazione ordinaria nell'ambito del riparto delle rispettive attribuzioni statuite dall'articolo 122 della Costituzione, che stabilisce proprio un riparto di attribuzioni in questa materia tra la legislazione statale e quella regionale. Dunque, non dovrebbe essere lasciata alla decretazione d'urgenza per un motivo di lapalissiana evidenza che torniamo a sottolineare: le regole del gioco devono essere stabilite prima e devono valere per casi generali e astratti.

Torniamo sempre all'articolo 4-ter. L'ineleggibilità a consigliere regionale dei dipendenti della regione vale solo se svolgono, al momento della candidatura, funzioni e attività amministrative. Però, non viene delineato, in modo più puntuale, il significato di queste fattispecie. Inoltre, tale disposizione, innovando l'articolo 2 della legge n. 154 del 1981, crea una disparità di trattamento dei dipendenti regionali che non svolgono attività amministrativa rispetto ai dipendenti comunali che non possono essere eletti in consiglio comunale, a prescindere dall'attività che svolgono all'interno dell'ente. Cioè, si crea una frattura tra la disciplina che regola l'eleggibilità dei dipendenti regionali rispetto ai dipendenti delle altre amministrazioni locali. Non di meno, va rammentato che le limitazioni al diritto di elettorato passivo sono tassative - questo è stato ribadito sempre dalla Corte costituzionale - e vanno adeguatamente ponderate con altri interessi costituzionalmente protetti.

Effettivamente, non si può scrivere una norma con connotati così vaghi e, tra l'altro, con uno strumento - torno a ripetere - che è quello della decretazione d'urgenza. Ma qualcosa, al Parlamento, la vuole lasciare questa maggioranza? Cioè questa maggioranza non lascia nemmeno la materia elettorale al Parlamento. Non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Che cosa ci resterà da discutere? Le medaglie? Io sinceramente non lo so. Allora, sorge evidente per tale disposto il contrasto, oltre che con l'articolo 122 della Costituzione, anche con l'articolo 51 - richiamiamo sempre la Carta fondamentale -, che rimette alla legge di stabilire con sufficiente determinatezza e precisione i requisiti per l'accesso alle cariche elettive (l'ha scritto il costituente, ma tanto…). Non può, quindi, non rilevarsi che la disciplina contenuta in questo decreto sia in più punti criticabile e per giunta sospetta di incostituzionalità.

L'articolo 4-bis prevede, poi, l'esenzione dalla raccolta delle firme per presentare liste alle prossime elezioni per i partiti che abbiano un gruppo parlamentare nel Parlamento italiano o che abbiano almeno un eletto, purché abbiano presentato il proprio simbolo alle scorse politiche.

È prevista, altresì, dell'articolo 4-septies la riduzione del numero delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste di candidati in occasione delle prossime europee. Anche queste disposizioni innovano la materia elettorale con uno strumento inadeguato e come sempre evitando il dibattito parlamentare, che la legge ordinaria avrebbe meglio consentito.

In conclusione, vi è un utilizzo di uno strumento normativo del tutto improprio in questa materia.

Restano, poi, ugualmente criticabili le norme che solo in via sperimentale agevolano - vorrei tornare un attimo indietro: solo in via sperimentale - il diritto al voto dei fuori sede, limitando la platea dei destinatari ai soli studenti, nonostante gli emendamenti espressi dal MoVimento 5 Stelle e la drammatica, ahimè, fotografia del nostro amato Paese, che vede milioni di persone, di elettori lontani dal luogo di residenza e privati, di fatto, dell'esercizio del diritto al voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Governo e colleghi, in merito alle disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale, il gruppo di Azione ritiene si debbano certamente assicurare la funzionalità e l'efficacia del procedimento elettorale, dettando norme, sia in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale, sia in materia di elezione diretta dei sindaci e dei consigli comunali.

Qui riporto, però, un primo problema legato all'anagrafe di ogni comune ed è, ad esempio, legato alla carenza del personale. Questo credo sia un elemento che accomuna tantissime amministrazioni comunali.

Il momento in cui si revisionano le liste è un momento che viene gestito assolutamente in straordinario proprio per il motivo che vi dicevo prima. Pensiamo, ad esempio, ai tempi dei cambi delle residenze e al rallentamento che viene portato o che, meglio, non ci permette di raggiungere gli obiettivi che vorrebbero essere compresi in questo provvedimento. Bene per i comuni aventi fino a 3 sezioni elettorali, le quote sono maggiorate del 40 per cento in considerazione del prolungamento delle operazioni di votazione. Per il 2024 viene disposto un incremento del 15 per cento degli onorari fissi forfettari spettanti ai componenti degli uffici elettorali.

Torno, invece, all'aspetto di questa riforma nell'ottica dell'efficiente integrazione tra censimento della popolazione e anagrafe, che mira ad adeguare la disciplina in materia anagrafica all'avvenuta introduzione del censimento e più in generale all'evoluzione delle tecniche e delle fonti informative disponibili, tenendo conto delle funzionalità e delle caratteristiche tecniche e della digitalizzazione dei servizi anagrafici. Riporto all'Aula, ad esempio, l'annoso problema dell'accertamento delle residenze e dei tempi dedicati a questo da parte del personale dei comuni, spesso i vigili che sono spesso sotto organico.

Questa è comunque una fotografia dell'Italia e degli enti locali di cui il Governo deve assolutamente tenere conto se ha un'attenzione nei confronti dei comuni. Salutiamo sempre con favore tutto ciò che tende a garantire uniformità in tutto il territorio nazionale sia in ordine alla determinazione dei capoluoghi di provincia, evitando che questo sia lasciato alla mera discrezionalità delle amministrazioni provinciali, sia come riferimento al sistema elettorale agli stessi applicabile, e l'uniformità dei territori è certamente un elemento importante.

L'Aula ha trattato, credo, in ogni intervento l'innalzamento dei limiti da 2 a 3 mandati per gli enti che si collocano nella fascia demografica da 5.000 a 15.000 abitanti, eliminando, nel contempo, il limite di mandato per i comuni sino a 5.000 abitanti.

Desidero portare - mi rivolgo particolarmente al Governo - il tema delle monoliste. Sono tantissime, sono state tante nelle passate elezioni, saranno ancora maggiori in queste elezioni o, addirittura, ci sarà l'assenza di liste e di candidati soprattutto nei comuni al di sotto dei 5.000 abitanti. Credo ci si debba chiedere il perché di questa disaffezione e credo che occorra anche tenere presente i problemi che oggi i comuni sì ritrovano ad affrontare. Più avanti toccherò questo aspetto con maggiore attenzione, ma riporto il tema dell'astensionismo, che deve essere valutato e deve essere tenuto in conto.

Il nostro gruppo ritiene fondamentale, ad esempio, offrire la possibilità di voto nelle sedi diplomatiche per i residenti all'estero fuori dall'Unione europea, che, per votare, ad esempio, alle europee, potrebbero solo tornare in Italia e non votare in consolato o ambasciata, come i residenti all'estero nell'Unione europea. Ancora, è importante la possibilità del voto fuori sede prevista per gli studenti e anche per i lavoratori o, ad esempio, per i malati domiciliati in altra regione da quella di residenza. Questa deve essere un'apertura assicurata a chiunque desideri essere elettore attivo, ed è anche un segnale che deve essere dato con grande concretezza.

Torno, poi, al tema degli studenti fuori sede, che devono poter votare nel luogo di domicilio per le europee ma non per le concomitanti elezioni amministrative o regionali. Quindi, si innalza dal 70 al 100 per cento il rimborso ferroviario previsto, ma solo per gli studenti. Lo stesso importo è spendibile anche su altri mezzi di trasporto, come navi ed aerei. Perché, ci chiediamo, non portare questo aspetto anche per le elezioni amministrative piuttosto che regionali?

Siamo attenti alla previsione della legge Severino, che prevede la sospensione della carica negli enti locali e nelle regioni per tutti i condannati in via non definitiva, a differenza di quel che avviene per il Parlamento. Quindi, è necessario che sia riconosciuta una sola eccezione per coloro ai quali sia stata applicata una misura di prevenzione antimafia.

Ricordo l'importanza della capillare disposizione dei seggi nei territori. Ci ripetiamo spesso che vi è sempre più astensione dal voto ma, signor Presidente, a causa della riduzione dei seggi, i cittadini incontrano grandi difficoltà a raggiungere i seggi sui territori. Poi vi è la questione del contenimento del numero degli elettori nei seggi, per evitare quelle spiacevoli code che, certamente, non facilitano l'accesso al voto.

Negli anni, sono stati ridotti i seggi e sono state allontanate le sedi di voto. Ci sono territori che non dispongono del trasporto per gli elettori, soprattutto per quelli più anziani. Le percentuali sempre più basse sicuramente devono essere un campanello d'allarme che deve indurre a prevedere azioni forti e urgenti non più procrastinabili. Se ne deve tenere conto, per agevolare il voto in tutti i territori, Il gruppo Azione dà una forte valenza all'accesso al voto degli studenti fuori sede, alla possibilità di esercitare il voto per chiunque desideri votare. Questo aspetto deve essere tenuto in conto in queste e nelle prossime elezioni. È un primo segnale, è un'opportunità per permettere a tutti di esercitare il proprio diritto.

Negli anni - come dicevo - sono stati ridotti i seggi. Certamente non è stata facilitata la possibilità di voto ma - qui torno al tema delle monoliste - facciamoci una domanda: perché nei nostri comuni si verifica questo fenomeno? Perché pochi cittadini si candidano al ruolo di sindaco piuttosto che di amministratore locale? Forse perché i comuni, in questi anni, sono stati soggetti a tagli, alla riduzione del personale, ad avere un segretario comunale per 17 o 18 comuni. Quindi, quali sono le garanzie per poter esercitare il ruolo di sindaco o di amministratore locale anche con una certa serenità? Riteniamo che il Governo debba prendere in esame questo aspetto.

C'è poi il nostro rammarico nel vedere come il Governo ha gestito, in questi mesi, il tema dei mandati: male, per necessità di partito, per contrapposizioni all'interno della maggioranza, certamente con un disagio che si è spostato anche sugli amministratori locali. Ribadiamo che si è sminuito il ruolo dei sindaci, che sono stati poco ascoltati. ANCI ha sicuramente riportato una serie di considerazioni. È stato anche lanciato davvero in malo modo il tema che può essere parlamentare soltanto chi è stato amministratore locale. Ma mi chiedo: un argomento così importante perché deve essere sminuito con questa modalità? Una notizia al giorno, ripeto, per evitare la contrapposizione ma per arrivare a nessuna soluzione.

Noi apprezziamo chi oggi si presta al ruolo così importante di amministratore locale e saremo al fianco del Governo nel momento in cui ci sarà una seria volontà di prendere in mano il TUEL e di modificarlo, certamente coinvolgendo anche le minoranze.

I grandi cambiamenti si possono fare in questo modo, con serietà, non soltanto con una lotta politica all'interno di una maggioranza, ma certamente con grande rispetto nei confronti degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1780​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare la Sottosegretaria per l'Interno, deputata Wanda Ferro.

WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Magari, domani, nel dibattito, appena si aprirà la partita dei voti sugli emendamenti e, quindi, la discussione, aggiungerò qualcosa, però non mi limiterò ad andare veloce, perché credo che una riflessione vada fatta, anche nel rispetto di coloro che sono intervenuti e sono rimasti, più che di quelli che sono intervenuti e sono andati via. È un po' quello che è successo e si è registrato al Senato, dove il dibattito su questo decreto è durato molte settimane; non è vero che il decreto si è incentrato solo sulla questione del numero dei mandati.

Io ho ringraziato - come faccio in questo caso - il relatore, presidente Pagano, ringrazio i colleghi, ringrazio, ovviamente, la I Commissione di questa Camera, come ho fatto al Senato, perché credo che sia stato, comunque, un dibattito franco, un dibattito leale, un dibattito che, in qualche modo, ha lanciato anche importanti riflessioni e importanti proposte. Ho voluto mettere in campo una regola rispetto alla rivisitazione del testo unico degli enti locali, un testo di ottima fattura legislativa, ma che ha 30 anni di vita, che non è al passo con i tempi rispetto alle esigenze che oggi gli enti locali hanno, anche per i problemi che sono stati poc'anzi citati.

Quindi, sono stati emendamenti che, nel caso di chi ha voluto ripresentarli, poi, come ordini del giorno, per poter fare una riflessione all'interno del testo unico degli enti locali, saranno certamente oggetto di un dibattito parlamentare, di un confronto tra i gruppi, perché riteniamo che si debba fare una buona norma, una norma che rimanga nel tempo e che non sia una di quelle norme che vengono fatte in modo errato. Ad esempio, una su tutte: abbiamo tentato e tenteremo nel TUEL di riportare all'alveo il tema delle province. Tornare indietro quando le norme sono fatte male è molto complicato.

Vorrei toccare i temi che sono stati messi sul campo, a partire, ovviamente, dalla questione del terzo mandato, con diverse proposte emendative che riguardano interventi di modifica al regime del testo unico dell'ordinamento degli enti locali e, quindi, anche rispetto alla norma Delrio sulle province, che ricordavo poc'anzi, alla normativa statale concernente i principi fondamentali in materia di elezione del presidente e degli organi elettivi delle regioni e sulla legge europea. Come sapete, però, il Ministero dell'Interno ha iniziato un primo approccio rispetto all'approvazione che c'è stata in Consiglio dei ministri per quanto riguarda il TUEL, i primi di agosto. C'è stata un'interruzione dovuta anche, purtroppo, a una mia assenza forzata per motivi di salute, si sono ripresi i tavoli tecnici, si stanno facendo i tavoli interministeriali e auspichiamo che questa riforma, dopo un dibattito e un confronto con i gruppi e con il Parlamento, possa al più presto arrivare in Aula.

Allo stesso tempo, credo che sul tema dell'eliminazione del limite dei mandati nei comuni sotto i 5.000 abitanti piuttosto che su quello del terzo mandato, noi non abbiamo recepito l'esigenza del sindaco di parte o del sindaco per cui da questa norma avrebbe tratto vantaggio. Noi abbiamo ascoltato, ci siamo confrontati - fermo restando che riconosco, Presidente, tramite lei, al collega Fornaro, e mi sento di sottoscriverlo, che qui si legifera, qui è la discussione -, abbiamo sentito l'ANCI, che si è detta d'accordo e, in più, aveva anche anticipato e sottoscritto l'idea che sopra i 15.000 abitanti si estendesse al terzo mandato, ma era anche favorevole all'eliminazione del limite dei mandati sotto i 5.000 abitanti, come anche l'Associazione nazionale dei piccoli comuni italiani, credo, probabilmente, per quella difficoltà - che ha sottolineato l'ultima collega che è intervenuta - nel reperire i candidati a sindaco, al di là del fatto che certamente sottolineiamo tutti le responsabilità che oggi i sindaci hanno, le battaglie da affrontare, ma che devono vedere in qualche modo la possibilità di avere una comunità governata. Poi saranno i cittadini, in questo caso, a scegliere da chi essere amministrati e noi sappiamo che i cittadini molte volte sono anche un po' più avanti della politica. Tema diverso significava applicarlo sopra i 15.000 abitanti, su cui credo che ci sarà un dibattito che si potrà fare tranquillamente all'interno dell'alveo naturale, che è il testo unico degli enti locali, ma soprattutto abbiamo, come Viminale, recepito con grande sensibilità battaglie partite dall'Associazione nazionale piccoli comuni, voglio ricordarlo a me stessa, da quando fu approvata la legge del 1993.

Allora, io penso che sarebbe un torto, in questo caso, non affrontare un decreto che riguarda l'annualità 2024 e non tentare di comprendere se questa norma può favorire - perché no? - magari anche il coinvolgimento di giovani in un cambio di guardia che tutti vorremmo e che, per quanto ci riguarda, sarebbe importantissimo. Su questo io mi sento di dire che l'ANCI aveva chiesto di estendere la norma sopra i 15.000 abitanti e non è un dibattito che si può onestamente fare a spizzichi e bocconi. La regola è stata uguale per quello che riguardava il terzo mandato sopra i 15.000 e il dibattito è stato fatto in quel modo per quanto riguarda il terzo mandato nelle regioni. Voglio chiarire che non c'è stato alcun attrito nella maggioranza, né al Senato, né in questa Camera. C'è stato un confronto, ci sono state opinioni e battaglie che si sono portate avanti rispetto a dei princìpi che in qualche modo ognuno di noi ritiene di dover salvaguardare, ma con l'impegno che ha visto anche il dibattito al Senato posticipare questo confronto in sede di TUEL.

Su questo io parto dal presupposto che anche tante cose che sono state dette, sulla parte del disallineamento per quanto riguarda la raccolta delle firme, dove voi sapete che al Senato sono state, per le elezioni europee, diminuite di oltre la metà, proprio rispetto a una norma che era partita in ritardo e dove magari non avremo più la lista pirata, come è stato in un'ultima occasione. Nello stesso tempo, io credo che questo decreto abbia dentro di sé una grande chance, che è quella del voto fuori sede, che in qualche modo è circoscritto in forma sperimentale, con voto valido, agli studenti fuori regione. Si tratta di una sperimentazione che servirà soprattutto (magari se arriviamo all'idea e alla certezza del voto digitale, piuttosto che del meccanismo che metteremo in campo per la prima volta) per sostenere i ragazzi che studiano fuori regione e le loro famiglie sulla possibilità di votare nei seggi speciali, nel capoluogo di regione e ringraziando anche il sovraccarico che spetterà ai comuni. Lo dico perché troppo spesso, devo dire, avendo seguito questo tema anche nel precedente mandato in I Commissione, dove ci sono state delle proposte e soprattutto dove abbiamo chiesto con il precedente prefetto Sgaraglia, che aveva nella direzione del DAIT, come potevamo superare determinati temi, c'è stato anche qualcuno che quei disegni di legge li ha ritirati.

Rispetto alle tante perplessità che abbiamo messo in campo, stiamo in qualche modo chiarendo che il Viminale deve avere un compito importante; la materia elettorale non è una materia sulla quale si può andare in modo superficiale. Bisogna cercare di mettere in piedi qualcosa che garantisca sicurezza del voto, la segretezza del voto e, soprattutto, la tutela di chi questo voto lo esprime. L'emendamento del voto fuori sede credo che abbia trovato soluzioni tecniche e operative che garantiscono questi tre principi a cui mi sono rifatta.

Però, qualcosa ce la dobbiamo anche dire: il primo Comitato nasce nel 2008. Siamo nel 2024 e io ringrazio tutti i colleghi delle opposizioni che, in qualche modo, hanno detto di aver apprezzato questo passo in avanti, però sono passati 16 anni, in cui si sono succeduti Governi e Governi e in cui probabilmente non si è tentato, non si è osato, seppur con una cerchia ristretta, alla quale certamente con la legge delega si tenterà, qualora la sperimentazione vada bene, di aprire ai caregiver, a chi è ricoverato o ai lavoratori fuori sede, ai marittimi che lavorano tutto l'anno sulle imbarcazioni. Però, trovando le soluzioni, perché una cosa è dire di fare e un'altra cosa è realizzare.

Allora, il risultato secondo me è storico, è un risultato che con orgoglio mi sento di riconoscere anche agli uffici, al prefetto Palomba, a tutti coloro che hanno lavorato al DAIT e, soprattutto, è un risultato che auspichiamo possa portare quello che tutti auspichiamo in quest'Aula e fuori da quest'Aula: la possibilità di un incremento della partecipazione e, quindi, di minore astensionismo rispetto ai numeri che ormai si registrano.

Si tratta, come dicevo, di una sperimentazione, con voto valido, e su questa sperimentazione, però, dobbiamo altresì dire che il Viminale non è rimasto fermo fino ad oggi. Io credo che il Viminale abbia - e questo lo voglio dire - supportato i comuni nella dematerializzazione delle liste elettorali per poterle aggiornare in sicurezza in tempo reale. Nell'ultimo anno abbiamo raggiunto l'82 per cento dei comuni italiani, per quanto riguarda l'ambiente digitale, e abbiamo completato, sempre nell'ultimo anno, attraverso il Dipartimento della transizione digitale, tutta la migrazione delle liste elettorali, o quasi tutta, perché rimangono solo 52 piccoli comuni, per quanto riguarda l'Anagrafe nazionale della popolazione residente, abbinando i dati in possesso dell'elettorato attivo di ciascun cittadino italiano alla sua posizione anagrafica e credo che da questo punto di vista sia un grande passo in avanti.

Definita questa operazione, i cittadini potranno utilizzare tutti i servizi dell'ANPR per la consultazione non soltanto della propria posizione elettorale, ma per il rilascio in modalità digitale della certificazione che attesti, ovviamente, il godimento del diritto di elettorato attivo e per eventuali richieste di rettifica.

Abbiamo anche iniziato a lavorare sulla piattaforma dei referendum, attraverso il collegamento web, gestita dal Ministero della Giustizia, che consentirà una raccolta online delle firme a sostegno dei quesiti referendari e la verifica della loro regolarità, che parte dall'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte suprema di cassazione. Queste sono innovazioni digitali importantissime, che potranno portare al testo unico dell'elettorato attivo.

Abbiamo messo in campo la possibilità della prima sperimentazione degli italiani all'estero. Lo abbiamo fatto con una simulazione rispetto ai paesi di Londra, Monaco di Baviera, Stoccolma e Charleroi, ma, come dicevo stamattina in Commissione, abbiamo avuto dati positivi rispetto a 2.681 elettori digitali, che si sono autentificati sulla piattaforma del Ministero dell'Interno, con un campione di 13.000 connazionali e, nello stesso tempo, abbiamo avuto un range di aumento del 20 per cento della fascia di età che va dai 23 ai 43 anni. Tuttavia, c'è anche il lato negativo, perché rispetto a questa simulazione ci sono stati 9.000 tentativi di intromissione non autorizzati, che non sono riconducibili a gruppi e, quindi, classificabili come tali, ma che possono essere classificati come elementi singoli. Quindi, continueremo con la simulazione, continueremo, ovviamente, con quello che deve essere un sistema certo e sicuro e nel momento in cui questa simulazione darà i frutti che noi auspichiamo, di sicurezza e di segretezza, attraverso anche un colloquio con le agenzie per la sicurezza cibernetica, potremo ancor di più facilitare per tantissime categorie il voto digitale.

Io penso che troppe volte ci si fermi un po' a quello che è un passo per volta, ma un passo per volta e tanti passi insieme poi possono compiere, secondo me, un vero cambiamento. Io penso, per esempio, alla parte che riguarda la tessera elettorale digitale, la tessera del futuro, il web, e questa tessera in qualche modo ha visto una migrazione di tutti i dati ormai completata. Credo che questo in futuro, oltre a dare al cittadino la possibilità di scaricarla dal web, potrà essere di aiuto anche ai presidenti, agli scrutatori per la parte di adempimenti che spesso rallentano e che, quindi, attraverso questa piattaforma, potranno rilevare con molta facilità; penso alla parte che riguarda, per esempio, tutta la partita di questi ragazzi che, come dicevamo, potranno votare oggi nel capoluogo di regione.

Io penso che un apporto sia stato dato dai comitati e sicuramente dai movimenti universitari. Ringraziava, la collega, i movimenti universitari, che abbiamo anche audito in Commissione, e credo che questo piccolo miglio non era scontato; non era scontato nell'organizzazione e non lo era rispetto, secondo me, ai tanti impegni assunti e mai onorati, ma sono certa che sarà un esito favorevole, un esito sul quale il Ministero dell'Interno potrà costruire ulteriori traguardi.

Quindi, mi dispiacerebbe che passasse il messaggio che abbiamo deciso con riferimento ad una platea molto piccola e ancora non sappiamo se i numeri del famoso libro bianco corrispondano ai numeri attuali degli studenti che sono fuori sede. In più abbiamo anche cambiato una condizione, perché nei precedenti disegni di legge il fuori sede votava per il collegio dove era domiciliato. Io ritengo che la regola per cui il fuori sede vota per il collegio di appartenenza tutti dobbiamo condividere, trattandosi, ovviamente, di tanti ragazzi che dal Sud, per vari motivi di studio o di lavoro, vanno verso il Nord.

Chiudo dicendo che non ho trovato grandi criticità. Credo che il TUEL metterà a segno quella che deve essere una riforma organica, una riforma che parlerà di province e di comuni, che interloquirà rispetto ai mandati, che farà scelte molto forti e che lascerà, insomma, non un testo unico degli enti locali ma - mi piacerebbe definirlo così - un codice unico degli enti locali, un codice dove si dovranno sviluppare tanti temi e tanti saranno ripresi proprio da quegli emendamenti che non sono stati dichiarati inammissibili, perché, devo dire, sia nella Commissione al Senato sia nella Commissione alla Camera ci sono state molte poche inammissibilità rispetto ai tanti emendamenti, al di là dei gruppi di appartenenza.

Quindi, è nel confermare l'impegno del Ministero dell'Interno e la volontà sulla nuova digitalizzazione e sulla nuova tecnologia (è di oggi un importante passo in avanti sulla carta d'identità digitale, che consentirà tante cose e partirà, da qui a breve, anche lo spot per spiegare cosa si è messo in piedi) che ci giochiamo la partita di riportare la gente al voto attraverso la credibilità delle regole e attraverso, ovviamente, il sostegno agli amministratori. Io di questo ne sono convinta e per questo continueremo a lavorare, con l'impegno di chi in qualche modo - lo dico alla collega che ha chiuso dicendo che i grandi cambiamenti si fanno in un certo modo - pensa che i grandi cambiamenti si facciano quando, alla fine, si assumono impegni e si onorano, ma si onorano nel momento in cui si è certi che quelle regole siano regole giuste, regole che tutelano la comunità, che tutelano l'elettore e, in questo caso, che tutelano soprattutto il Governo che ci mette la faccia.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cangiano. Ne ha facoltà.

GEROLAMO CANGIANO (FDI). Grazie, Presidente. Vi rubo qualche istante per ricordare con voi questo giorno, un giorno importante: oggi ricorre il trentennale dell'assassinio, per mano brutale della camorra, di don Peppe Diana, un prete coraggioso, figlio della terra di cui anch'io sono figlio. Erano le 7,20 del 19 marzo 1994 ed era anche l'onomastico di don Peppino. Fu ucciso a colpi di pistola, fu ucciso ai piedi di quell'altare laddove tantissime volte aveva urlato il suo sdegno e il suo disprezzo per la camorra, ma anche quell'amore per il suo popolo che mai lo avrebbe visto tacere.

Fu proprio per quella sua determinazione a non girare la testa che la camorra decise di ridurlo al silenzio, con l'unica modalità che le è sempre stata propria, quella dell'omicidio, quella della gogna che anche dopo la morte di don Peppino ha continuato ad andare avanti. Purtroppo, don Peppino non è morto una sola volta, ma tante volte, ucciso anche da anni di cattiverie, accuse infamanti. Un massacro alla memoria di un uomo dal cui sacrificio è partita la rinascita di un intero popolo, un popolo che ha deciso di ribellarsi e di continuare a urlare con la propria voce la parola di don Diana.

Questa mattina a Casal di Principe c'erano tantissimi giovani e tantissime istituzioni a ricordare il verbo di don Peppe Diana. Noi c'eravamo stamattina, c'erano le istituzioni, c'erano i parlamentari e c'era anche il presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, il regolamento europeo n. 1157 del 2019 dispone, all'articolo 4.1, che le carte d'identità abbiano una validità tra 5 e 10 anni. L'articolo 4.2, lettera c), dello stesso regolamento dispone però che le persone oltre i 70 anni possano avere una carta d'identità di una durata anche superiore ai 10 anni. Voglio precisare che la Spagna già concede alle carte di identità una validità permanente a chi ha compiuto oltre 70 anni.

Pertanto, Presidente, invito il Ministero competente a prevedere una validità permanente o, diciamo così, illimitata per la carta d'identità per chi ha compiuto i 70 anni. Questo innanzitutto per ridurre i costi per i pensionati, semplificare la loro vita, promuovere l'inclusione sociale e riconoscere il valore dei nostri anziani. Allo stesso tempo, però, Presidente, con questa proposta si può alleggerire la pubblica amministrazione in Italia e, soprattutto, la rete consolare all'estero per quanto riguarda le procedure di rinnovo di questo documento.

Presidente Fontana, ringrazio il Sottosegretario agli Affari esteri Silli e soprattutto il Sottosegretario per l'Interno Molteni - il Ministero dell'Interno è quello competente a gestire le carte d'identità - che si sono già resi disponibili a lavorare su questa proposta. Quindi, grazie mille.

Sul lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta di domani, mercoledì 20 marzo 2024, alle ore 16,15, avrà luogo la commemorazione per il trentesimo anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 20 marzo 2024 - Ore 9,30:

1. Discussione sulle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 17)

3. Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1717 .

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 997 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale (Approvato dal Senato). (C. 1780​)

Relatore: NAZARIO PAGANO.

5. Seguito della discussione del disegno di legge:

Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.

(C. 1435-A​)

e delle abbinate proposte di legge: BRAMBILLA; GUSMEROLI ed altri; COMAROLI ed altri; VINCI; VINCI; BERRUTO ed altri; MULE'; DE LUCA; CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CARE'; SANTILLO ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; IARIA ed altri; ROSATO; MASCARETTI ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA; DEIDDA ed altri; MORASSUT ed altri; ROSATO; CHERCHI; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; GIANASSI ed altri. (C. 41​-96​-195​-411​-412​-526​-529​-578​-634​-684​-686​-697​-718​-865​-874​-892​-985​-1030​-1218​-1258​-1265​-1303​-1398​-1413​-1483​)

Relatori: CAROPPO e MACCANTI.

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

VINCI; FOTI; GIOVINE ed altri; ZANETTIN ed altri; AMORESE; MESSINA; LOIZZO ed altri; ANDREUZZA: Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani. (C. 982​-1214​-1347​-1584​-1639​-1677​-1685​-1754-A​)

Relatore: AMORESE.

7. Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore (Già articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023). (C. 1532-ter-A​)

Relatore: CIOCCHETTI.

8. Seguito della discussione della proposta di legge:

DAVIDE BERGAMINI ed altri: Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.

(C. 851-A​)

Relatrice: MARINO.

Intervento di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il 19 marzo del 1816, dopo una vita da cosmopolita e rivoluzionario per la libertà, moriva, a Pisa, Filippo Mazzei, un grande toscano che possiamo annoverare fra i padri della Dichiarazione d'indipendenza americana. Mazzei nacque a Poggio a Caiano, in Toscana, il 25 dicembre 1730. Fu un uomo dalle molteplici sfaccettature - medico, scrittore, agronomo -, ma fu soprattutto un libero pensatore, promotore instancabile dei valori di libertà e uguaglianza che oggi definiscono l'intera civiltà occidentale.

Mazzei ha lasciato un segno indelebile in tutti i Paesi che videro il suo passaggio, ma è dagli Stati Uniti che Filippo Mazzei lasciò all'Occidente la sua più importante eredità. Mazzei, infatti, portò con sé, dalla nostra Penisola e, più precisamente, dal Granducato di Toscana un concetto che Thomas Jefferson accolse e integrò nella Dichiarazione d'indipendenza americana: tutti gli uomini sono stati creati uguali ed essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, fra cui la vita, la libertà e il perseguimento della felicità. Quella dichiarazione, quelle parole, quella sensibilità hanno cambiato per sempre il corso della storia, quella degli Stati Uniti d'America e quella dell'umanità intera.

Oggi, nell'anniversario della sua morte, a oltre 200 anni dalla sua scomparsa, desideriamo esprimere il nostro più profondo ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato instancabilmente per tenere vivo il ricordo di questo grande toscano.

Ringraziamo tutti coloro che hanno animato associazioni e circoli in Italia e oltreoceano, nella consapevolezza che la vita, le imprese e i lasciti di Filippo Mazzei meritano una più ampia conoscenza e diffusione nel suo Paese natale. Il nostro impegno nel sostenere questo patrimonio ideale, che sigilla la nostra amicizia con gli Stati Uniti e la nostra appartenenza, anche valoriale, all'Occidente democratico, non è mancato in passato, non manca oggi e non mancherà in futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La seduta termina alle 19,55.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 21 E 22 MARZO 2024

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci avviciniamo a uno degli ultimi Consigli europei di questa legislatura comunitaria. Superato lo scoglio della revisione del Quadro Finanziario Pluriennale, che è stata oggetto dell'ultimo Consiglio straordinario, una parte molto significativa delle discussioni in agenda di questa riunione verterà sui grandi temi della politica internazionale.

Si partirà naturalmente dalla situazione in Ucraina e dalla risposta europea all'aggressione russa. Insieme agli altri leader europei ribadiremo ancora una volta il nostro sostegno all'Ucraina. Un sostegno che ho voluto riaffermare, a nome dell'Italia, convocando la prima riunione dei leader del G7 sotto presidenza italiana proprio da Kiev, nel secondo, tragico, anniversario della brutale invasione russa e dell'eroica resistenza ucraina.

Voglio cogliere l'occasione per rivendicare con orgoglio il ruolo che il nostro Governo ha svolto, dapprima nel Consiglio del dicembre scorso per contribuire a sbloccare il negoziato per l'avvio del percorso di adesione dell'Ucraina all'Unione europea, e poi nel Consiglio straordinario di febbraio, per favorire una soluzione positiva proprio sulla revisione del quadro finanziario pluriennale, comprensivo di un adeguato stanziamento per l'Ucraina, ma anche di risorse fondamentali per affrontare alcune delle principali questioni di nostro interesse, dal sostegno alla competitività fino alla lotta all'immigrazione illegale.

Non era una trattativa facile, e probabilmente non avrebbe avuto questo epilogo se avessimo seguito i consigli di quanti, anche in quest'aula, da tempo sostengono che non si debba dialogare con tutti ma solo con alcuni, in questa bizzarra idea di un'Europa distinta tra Nazioni di serie A e altre di serie B. Pare che linea vincente, e più utile all'Italia, oltre che alla comune causa europea e occidentale, sia invece quella sostenuta da chi - come la sottoscritta - ha sempre considerato tutti i partner europei degni di rispetto e considerazione.

Sempre in tema di Ucraina, in questi giorni si è molto discusso della proposta avanzata in particolare dalla Francia circa un possibile intervento diretto di truppe di Nazioni dell'Unione europea in Ucraina. Approfitto per ribadire, anche in quest'aula, come fatto ampiamente dal Ministro degli Esteri Tajani, che la nostra posizione non è favorevole in alcun modo a questa ipotesi, che consideriamo foriera di una escalation pericolosa, da evitare, invece, ad ogni costo. Spero che questo Parlamento sia compatto nel rispondere con noi sul punto.

Come ho più volte ribadito, anche in quest'Aula, sostenere l'Ucraina vuol dire tutelare il nostro interesse nazionale, e il nostro impegno rimane finalizzato, su tutto, alla creazione delle condizioni per una pace giusta, duratura e rispettosa della dignità della Nazione aggredita. Ogni nostra azione ha prevalentemente questo scopo.

E mi stupisce, ma forse non dovrebbe, che proprio chi più si riempie la bocca con la parola pace abbia contestato la sottoscrizione da parte italiana di un accordo pluriennale di cooperazione di sicurezza con l'Ucraina. Perché la cooperazione di lungo termine sulla sicurezza che abbiamo offerto riguarda più la pace che non il conflitto.

La ragione è semplice: gli ucraini fanno presente che un ostacolo fondamentale a qualsiasi possibile negoziato sta nel fatto che la Russia, fin qui, ha sistematicamente violato gli accordi sottoscritti e il diritto internazionale. Basti pensare che dopo la dissoluzione dell'Unione sovietica, con il Memorandum di Budapest del 1994, Kiev ha consegnato a Mosca le numerose testate atomiche in suo possesso in cambio del rispetto dell'inviolabilità dei confini ucraini. A nessuno sfugge che una potenza atomica non sarebbe stata invasa dai russi nel 2014 e poi di nuovo nel 2022, come invece è accaduto in violazione di quel Memorandum. Quindi, come ci si può ragionevolmente sedere a un tavolo di trattative con qualcuno che non ha mai rispettato gli impegni assunti? Ecco, perché degli impegni internazionali di sicurezza in favore dell'Ucraina sono il prerequisito indispensabile a qualsiasi accordo di pace tra Ucraina e Russia.

E non si tratta, come qualcuno prova oggi a raccontare, dell'impegno a fornire armi per i prossimi dieci anni. Si tratta invece di un'intesa multidimensionale, che fa seguito ad analoghi accordi sottoscritti da altri Stati europei ed occidentali, che riguarda una cooperazione a 360 gradi, compresa la ricostruzione, l'assistenza umanitaria e una rafforzata collaborazione politica e di sicurezza. Come è naturale che avvenga nei confronti di uno Stato che ha avviato il percorso di adesione all'Unione europea.

Detto questo, l'Italia saluta con favore l'ingresso definitivo della Svezia e della Finlandia nell'Alleanza atlantica e condanna ogni atteggiamento aggressivo da parte della Federazione Russa nei confronti di queste due Nazioni amiche e alleate, così come nei confronti dei Paesi Baltici. Allo stesso modo, ribadiamo la nostra condanna allo svolgimento di elezioni farsa in territorio ucraino e alle vicende che hanno portato al decesso in carcere di Aleksej Navalny, il cui sacrificio in nome della libertà non sarà dimenticato.

Il Consiglio europeo tratterà naturalmente anche dell'altro drammatico conflitto in corso, quello tra Israele e Hamas. Come sapete sono reduce da una missione in Egitto, sulla quale tornerò anche dopo, nel corso della quale insieme alla Presidente della Commissione europea e diversi leader europei abbiamo incontrato il presidente al-Sisi, con il quale abbiamo discusso della situazione a Gaza e della necessità di continuare a lavorare senza sosta per evitare una estensione del conflitto che, come ho già detto, avrebbe conseguenze potenzialmente inimmaginabili. Siamo fortemente impegnati affinché il Consiglio europeo possa adottare una posizione autorevole sulla crisi e sul contributo che l'Europa può offrire alla soluzione.

Ribadiremo ancora una volta la nostra ferma condanna della brutale aggressione perpetrata da Hamas il 7 ottobre scorso e ribadiremo la richiesta di un immediato rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza. Perché non possiamo dimenticare chi è stato a scatenare questo conflitto, massacrando civili inermi, donne e bambini compresi, e mostrando al mondo i loro corpi oltraggiati. È stato Hamas, e lo sottolineo perché la reticenza che sempre più spesso si incontra nel ribadirlo tradisce un antisemitismo latente, ma dilagante, che ci deve preoccupare tutti.

Ribadiremo anche che il legittimo diritto all'autodifesa di Israele deve esercitarsi con proporzionalità e nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Non possiamo restare insensibili di fronte all'enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, vittime due volte: prima del cinismo di Hamas che le utilizza come scudi umani e poi delle operazioni militari israeliane.

Ribadiremo la nostra contrarietà a un'azione militare di terra da parte di Israele a Rafah che potrebbe avere conseguenze ancora più catastrofiche sui civili ammassati in quell'area; riaffermeremo la necessità di assicurare la consegna in sicurezza degli aiuti umanitari e il sostegno all'iniziativa Amaltea per un canale marittimo da Cipro a Gaza finalizzato alla consegna degli aiuti stessi. Ferma restando, naturalmente, la necessità di aprire nuove vie terrestri che rimangono prioritarie.

Confermeremo il nostro sostegno agli sforzi di mediazione portati avanti, in particolare, da Stati Uniti, Egitto e Qatar per un prolungato cessate il fuoco che possa consentire il rilascio incondizionato degli ostaggi e massicci aiuti umanitari alla popolazione civile. E proprio sul piano umanitario prosegue l'incessante lavoro dell'Italia a favore della popolazione civile di Gaza, che dopo l'invio della nave ospedale Vulcano e le iniziative congiunte con i Paesi del Golfo, in particolare, vede ora anche l'arrivo di bambini palestinesi nei nostri principali ospedali pediatrici, che voglio ringraziare, per poter essere curati.

Il Governo italiano, in ultimo, saluta con favore il cambio di leadership in seno all'Autorità Nazionale Palestinese, che ci auguriamo possa consentire di rilanciare la soluzione a "due Stati", sulla quale continuiamo a ritenere prioritario avviare iniziative concrete, e l'Europa in questo può, e deve, dal nostro punto di vista, giocare un ruolo da protagonista.

Come sappiamo, le conseguenze del conflitto tra Israele e Hamas si ripercuotono in modo diretto su tutto il Medio Oriente e la nostra preoccupazione va anche a quanto sta avvenendo nel Mar Rosso. Permettetemi, in primo luogo, di rivolgere un pensiero di sincera gratitudine alla Marina militare italiana e all'equipaggio della nave Duilio che si trova, in questi giorni, nelle acque prospicienti il Mar Rosso, impegnata in una missione dall'alto potenziale di rischio per assicurare la sicurezza e la libertà di navigazione alle nostre navi commerciali. In questi giorni, la nave Duilio ha dovuto neutralizzare più di un attacco portatole dai droni Houthi, lo ha fatto con prontezza ed efficacia, così come sempre con prontezza ed efficacia operano le nostre Forze Armate.

È anche per questo che proprio all'Italia è stato assegnato il comando tattico dell'operazione europea Aspides, deliberata con tempestività dalle Istituzioni europee soltanto poche settimane fa. Tutti noi sappiamo quanto le minacce e le operazioni degli Houthi facciano parte di un disegno più vasto che vede, purtroppo, l'Iran impegnato in prima linea nel sostenere non soltanto gli Houthi ma anche Hamas e Hezbollah, nonché a fornire di droni le operazioni russe in Ucraina.

E sappiamo anche quanto sia importante quel tratto di mare per i nostri interessi economici e geostrategici e quanto sia concreto il rischio che i maggiori costi sostenuti dalle nostre compagnie di navigazione finiscano non soltanto per comprometterne la competitività, ma anche per scaricarsi sul prezzo finale delle merci, portando a un nuovo aumento dei costi per i consumatori proprio ora che l'inflazione sta finalmente scendendo, e l'Italia si distingue per l'inflazione più bassa registrata tra le economie del G7.

La vicenda del Mar Rosso ci dimostra, anche, quanto siano importanti una chiara visione europea a tutela dei nostri interessi e una politica di sicurezza e difesa all'altezza delle nostre ambizioni e delle nostre esigenze difensive. Nel prossimo Consiglio ci sarà, infatti, un dibattito quanto mai urgente e delicato sulla sicurezza e sulla difesa europea. Voglio dire con chiarezza che l'Italia è pronta a fare la propria parte nello sviluppo della strategia europea per l'industria della difesa, presentata alcuni giorni fa dalla Commissione.

E qui francamente penso, signori, che occorra smettere di essere ipocriti, perché le accuse di una eccessiva ingerenza americana e gli strali contro una seria politica di difesa nazionale ed europea camminano curiosamente sempre insieme, ma insieme non stanno. Se chiedi a qualcuno di occuparsi della tua sicurezza devi prendere in considerazione l'ipotesi che quel qualcuno avrà grande voce in capitolo quando si tratterà di discutere di dinamiche internazionali.

Spendere in difesa significa investire nella propria autonomia, nella propria capacità di contare e decidere, nella propria possibilità di difendere al meglio i propri interessi nazionali, ed è la strada che segue qualsiasi Nazione seria. Ma è la strada che deve seguire anche l'Europa, se vuole essere seria. Per questo, sarà necessario approfondire il tema delle risorse che servono anche al livello UE per fare il salto di qualità necessario nel settore della difesa e l'Italia vuole essere tra i protagonisti di questo dibattito, e tra quanti promuovono anche soluzioni innovative per dotarci dei finanziamenti necessari.

Rivendichiamo da sempre la necessità che la NATO sia composta da due colonne, una americana e una europea, con pari dignità e pari peso, ma questo significa anche rispettare i vincoli previsti e sottoscritti, dotarsi di adeguata forza industriale e capacità di deterrenza, senza la quale non potrà esserci né sicurezza né libertà per i nostri popoli. Sì, la libertà ha un costo, la sovranità ha un costo, e non credete a chi vi dice che tutto può esservi concesso gratuitamente. Il risultato, spesso, e come si è visto, è che si paga molto di più.

Le esigenze di sicurezza e difesa dell'Unione europea sono strettamente connesse al tema dell'allargamento dell'Unione o, meglio, della riunificazione dell'Europa, come preferiamo definirla. Come sapete l'Italia ha investito molto su questo processo, con particolare attenzione ai Balcani occidentali. Sosteniamo il percorso di avvicinamento all'Unione europea per tutti i candidati, sia quelli orientali (Ucraina, Moldova e Georgia) sia appunto quelli dei Balcani occidentali.

In questo quadro siamo pronti a sostenere, ancora una volta, e alla luce della raccomandazione contenuta nel relativo rapporto della Commissione, l'apertura dei negoziati di adesione per la Bosnia-Erzegovina. Si tratta di una decisione che, siamo convinti, possa portare a ulteriori e decisivi progressi da parte di Sarajevo nel percorso di riforme verso l'Unione europea. Del resto abbiamo già visto come la concessione, a dicembre del 2022, dello status di Paese candidato alla Bosnia-Erzegovina l'abbia portata a realizzare, in poco più di un anno, un numero di riforme superiore a quanto fatto nei precedenti dieci anni.

Il Consiglio prossimo sarà anche l'occasione per fare il punto sulla risposta europea in materia di contrasto all'immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani. Un dossier che ormai viene calendarizzato ad ogni riunione, su esplicita richiesta dell'Italia, per tenere monitorati i progressi grazie a comunicazioni puntuali da parte della Commissione.

Come sapete, sono reduce da una missione molto significativa in Egitto insieme alla Presidente della Commissione europea von der Leyen, al Presidente di turno del Consiglio europeo De Croo, al Presidente cipriota Christodoulides, al Cancelliere austriaco Nehammer e al Primo ministro greco Mitsotakis. Si è trattato di un vertice molto produttivo, che si è concluso con la firma di una Dichiarazione congiunta UE-Egitto propedeutica a un accordo di “partenariato strategico e globale” che segna, indubbiamente, un salto di qualità nelle relazioni con un partner fondamentale nel Mediterraneo. Approvvigionamento energetico, sicurezza e capacità di mediazione nel conflitto mediorientale, gestione dei flussi migratori: sono i principali punti di un documento comune che fornisce un nuovo quadro di riferimento nei rapporti con quest'importante vicino.

Sapete che l'Italia si è molto impegnata per esportare il “modello Tunisia” anche ad altre Nazioni africane del Mediterraneo. E sapete anche che l'Italia si era già mossa in questa direzione a livello bilaterale, rilanciando la cooperazione con l'Egitto nell'ambito del Piano Mattei, cooperazione che domenica scorsa abbiamo ulteriormente concretizzato con la firma di quattordici intese bilaterali. Grazie a questa rinnovata cooperazione e ai buoni rapporti coltivati abbiamo raggiunto l'importante risultato della scarcerazione di Patrick Zaki, ma a differenza di quanto sostenuto da alcuni, non abbiamo interrotto, e non intendiamo interrompere, la ricerca della verità sul caso di Giulio Regeni, come dimostra il processo in corso in Italia, che il Governo segue con molta attenzione. E rispetto al quale ci siamo costituiti parte civile.

Continuiamo a ritenere che la strada di una cooperazione di lungo periodo, strutturata, con le Nazioni africane e mediterranee sia anche lo strumento più efficace per costruire una soluzione strutturale al problema migratorio. E l'accordo UE-Tunisia, fortemente promosso dal Governo italiano, che oggi sta dando i suoi frutti proprio sul fronte migratorio, dimostra come la strada intrapresa sia quella giusta. Gli ultimi dati forniti da Frontex certificano, infatti, un calo di arrivi sulla rotta del Mediterraneo centrale di circa il 60 per cento nei primi mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con una sensibile diminuzione proprio di quelli provenienti dalla Tunisia. E aggiungo l'importante dato che riguarda la drastica riduzione della rotta proveniente dalla Turchia, che negli anni scorsi ha rappresentato una delle maggiori criticità per l'Italia.

Siamo, quindi, particolarmente orgogliosi che il modello di cooperazioni rafforzata con i Paesi del Mediterraneo allargato, su cui il nostro Governo ha investito tante energie in questi mesi, diventi il paradigma di riferimento anche per l'Unione europea, nel suo complesso. E mi auguro che non ci siano opposizioni ideologiche o strumentali lungo il percorso che ci porterà all'attuazione dell'accordo con l'Egitto, come purtroppo abbiamo ancora una volta dovuto constatare alcuni giorni fa proprio sulla Tunisia. Sul fronte migratorio però non dobbiamo e non possiamo abbassare la guardia. L'arrivo della bella stagione può incoraggiare i trafficanti di esseri umani nel provare ad intensificare i loro traffici. Per questa ragione è fondamentale attuare pienamente il piano di azione in dieci punti presentato dalla Commissione europea e attualmente in fase di implementazione. Così come è importante allargare la cooperazione con i Paesi africani e in tema di lotta alle reti di trafficanti anche oltre i confini europei. È la ragione per la quale Africa e migrazioni saranno anche al centro della Presidenza Italiana del G7, e il nostro duplice obiettivo è - da una parte - quello di aumentare gli sforzi sul continente africano e - dall'altro - quello di lanciare un'alleanza globale contro i trafficanti di esseri umani.

Il nuovo approccio a carattere onnicomprensivo e multidimensionale alla sfida migratoria, adottato su spinta italiana dall'Unione europea, è stato ben descritto nella Comunicazione pubblicata dalla Commissione in vista del Consiglio, che tratteggia sviluppi e prospettive dell'azione continentale. Questo nuovo approccio viene confermato anche pro-futuro, in chiave di attuazione e rafforzamento di tutte le misure concordate e con una specifica, forte, attenzione alla prospettiva degli Stati membri mediterranei. Un approccio dunque ritagliato, in tutte le sue componenti, anche e soprattutto sulle loro esigenze, cioè sulle nostre esigenze. Al Consiglio europeo promuoveremo una ulteriore sottolineatura del carattere prioritario della dimensione esterna per una soluzione strutturale alla sfida migratoria, che rimane l'aspetto, per noi, assolutamente cruciale.

Questo Consiglio europeo si occuperà, lasciatemelo dire, finalmente, anche di agricoltura. È stata una richiesta avanzata particolarmente dall'Italia che siamo lieti sia stata recepita. Dopo questa nostra richiesta all'ultimo Consiglio straordinario si è poi svolto il Consiglio Agrifish, lo scorso 26 febbraio, e già in quella sede i ministri dell'Agricoltura e della Pesca dei 27 hanno espresso una forte volontà di intervenire a sostegno di un settore che è stato troppo a lungo dimenticato e oggetto di attenzioni non sempre benevole. La doppia crisi pandemia­guerra ha colpito anche le catene di approvvigionamento alimentare e ha gravato le imprese agricole di un aumento dei costi fissi che ne ha ulteriormente ridotto la redditività. A questo si sono aggiunti, da un lato, l'appesantimento burocratico introdotto dalle misure di inverdimento della PAC e dall'altro l'accanimento ideologico di molte norme del “Green Deal”, del pacchetto “Fit for 55” e della strategia “Farm to Fork”.

L'Europa si è così risvegliata con i trattori nelle strade, in prima battuta in quei Paesi che avevano adottato ulteriori misure nazionali particolarmente penalizzanti per il settore, a cominciare dall'interruzione dei sussidi per il gasolio agricolo, scelta che invece non ha fatto l'Italia, che ha prorogato quei sussidi. Perché a questo Governo non sono serviti i trattori nelle strade perché si occupasse della materia, grazie anche al confronto costante che il Ministro Lollobrigida ha mantenuto con le organizzazioni maggiormente rappresentative che, infatti, a differenza dei loro colleghi e omologhi di Francia, Germania, Belgio, Spagna, Olanda e molti altri, non hanno partecipato alle manifestazioni.

Rivendico, con orgoglio, che il nostro è stato sinora il Governo che più ha investito in agricoltura nella storia repubblicana, arrivando a stanziare - grazie alla tanto vituperata rimodulazione del PNRR - fino a 8 miliardi per il comparto agricolo. Una scelta strategica, alla quale si sono aggiunti in questi 17 mesi di Governo molti altri importanti provvedimenti dei quali questo Parlamento ha già avuto modo di discutere alcune settimane fa.

L'ultimo intervento riguarda la questione dell'Irpef agricola, inserita, seppure marginalmente, anche in alcune piattaforme dei manifestanti. Rivendichiamo la scelta di non esentare dal pagamento dell'Irpef agricola le imprese di maggiori dimensioni, che possono permettersi di pagarla, e invece la scelta di concentrare le risorse destinate al comparto agricolo in favore di chi ne ha davvero bisogno, non solo esentando questi dal pagamento dell'Irpef ma anche con ulteriori, concrete, misure di sostegno. Ma soprattutto, gli agricoltori (e con loro i pescatori) sanno che, fin dal primo giorno, il nostro Governo in sede europea ha contrastato quella visione ideologica della transizione green che ha individuato proprio nell'agricoltore, nel pescatore, negli operatori economici che lavorano a contatto con la natura, dei nemici da colpire in nome della “guerra santa” contro il cambiamento climatico. Per noi invece l'agricoltore è il primo ambientalista, è il bio-regolatore per eccellenza, è il garante della nostra sicurezza alimentare, è colui che ha il maggiore interesse a preservare la natura - atteso che proprio dalla natura trae il suo reddito - e come tale deve essere pienamente coinvolto nelle politiche di riduzione delle emissioni, perché se lo graviamo di oneri insostenibili - sul piano economico e burocratico - fino a far finire la sua azienda fuori mercato e a farlo chiudere, il giorno dopo quel pezzo del nostro ambiente rurale sarà abbandonato all'incuria e alla fine produrrà maggiori danni.

Su questo argomento proprio il nostro Governo ha presentato un documento che è stato sostenuto da tutti i Ministri dell'Agricoltura. Ora ci auguriamo che, dalla discussione dei prossimi giorni, possano scaturire indicazioni forti alla Commissione e al successivo Consiglio Agrifish del 26 marzo, soprattutto in alcune direzioni. Abbiamo accolto, con favore, l'annuncio della Commissione sul ritiro definitivo della proposta legislativa in materia di agrofarmaci, che il Parlamento europeo prima e il Consiglio poi avevano bocciato.

Ora è urgente, in primo luogo, intervenire sull'attuazione della Politica agricola comune. Penso possiate convenire con me sul fatto che, quando tutti noi abbiamo sostenuto la vecchia PAC, il contesto era molto diverso da quello attuale. Non si era ancora verificato lo shock dell'invasione russa in Ucraina, in primo luogo, e in secondo luogo la Politica agricola comune che è stata votata era comunque una mediazione, rispetto alle folli pretese dell'allora Vicepresidente Timmermans, che voleva una PAC ancora più sbilanciata verso le misure di inverdimento, tanto da voler ricomprendere al suo interno gli obiettivi di riduzione delle emissioni del “Green Deal”. Queste pretese non si materializzarono allora, ma si sono verificate successivamente con la definizione degli eco-schemi e delle condizionalità verdi, ed è proprio da quelle che si deve partire, semplificando al massimo le procedure ed eliminando con effetto retroattivo l'obbligo di messa a riposo del 4 per cento dei terreni e l'obbligo di rotazione delle colture, che limiterebbe in maniera sensibile la produttività delle nostre imprese.

La recente proposta della Commissione di ampia revisione della PAC va nella giusta direzione, riprendendo molte delle proposte italiane. Ora è importante lavorare rapidamente alla riforma, a partire dal prossimo Consiglio Agricoltura e Pesca di fine marzo. E lavoriamo perché possano trovare spazio altre proposte italiane, come l'estensione del Quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, prevedendo comunque un incremento del regime “de minimis”, nonché una moratoria dei debiti delle imprese agricole. In questo contesto così difficile è indispensabile rafforzare la nostra risposta alla concorrenza sleale dei Paesi terzi, affermando il principio di reciprocità, condurre i futuri negoziati sugli Accordi di libero scambio - a partire da quello sul Mercosur - con un'accresciuta attenzione al mondo agricolo, intervenire anche sulle importazioni agricole dall'Ucraina affinché i sacrosanti sforzi che hanno portato a ripristinare i corridoi della “Grain Initiative” siano orientati verso i Paesi terzi più bisognosi di grano e di altre materie prime, e non producano ulteriore concorrenza al ribasso a scapito dei produttori europei.

Infine, dato anche questo molto importante, siamo ancora in una fase di asimmetria nella distribuzione del valore lungo le filiere, soprattutto in alcuni settori. Oltre all'opera di moral suasion che il Governo potrà svolgere tra tutti gli interlocutori, sarà importante rafforzare la direttiva sulle pratiche commerciali sleali che potrà aiutare a garantire il giusto prezzo alle nostre imprese agricole.

Infine, voglio cogliere l'occasione di questo dibattito parlamentare per condividere con voi la soddisfazione in merito all'esito del negoziato sul nuovo regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio. Sono fiera del risultato raggiunto e sono fiera del grande lavoro di squadra che è stato fatto dall'intero Sistema Italia: Governo, imprese, associazioni di categoria, Parlamento nazionale, parlamentari europei di diversi schieramenti, col supporto dei nostri funzionari a Bruxelles, hanno remato tutti nella stessa direzione per preservare un modello di eccellenza nell'economia circolare che è stato costruito nel corso degli anni con il contributo straordinario di tante nostre imprese e dei cittadini italiani.

Non soltanto gli addetti ai lavori ma tutti gli italiani devono sapere che, grazie a questo lavoro di squadra, al quale tutto il Governo, a partire dalla sottoscritta, si è dedicato, ma che una volta tanto ci ha visto batterci spalla a spalla anche con esponenti delle opposizioni, abbiamo messo in sicurezza una percentuale significativa del nostro PIL, coniugando sostenibilità e competitività.

Lo voglio citare, e concludo, come esempio virtuoso e come modello per il futuro. Perché quando l'Italia ha belle storie da raccontare e buone ragioni da difendere, e soprattutto se riesce a mettere l'interesse nazionale davanti agli interessi di parte, non c'è nulla che non possa fare.

Vi ringrazio.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 la deputata Longi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 20 il deputato Stefani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 37 i deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 44 il deputato Alfonso Colucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 49 il deputato Bof ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario a mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 50 i deputati Bof e Zinzi hanno segnalato che non sono riusciti a ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 61 il deputato Rixi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 61 e 64 la deputata Caretta ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 64 la deputata Ciaburro ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 65 il deputato Congedo ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1435-A E AB-ART AGG 16.01,16.02 245 243 2 122 99 144 79 Resp.
2 Nominale ART AGG 16.04 243 241 2 121 97 144 79 Resp.
3 Nominale EM 17.3 243 241 2 121 98 143 79 Resp.
4 Nominale ARTICOLO 17 244 230 14 116 142 88 79 Appr.
5 Nominale ARTICOLO 18 245 240 5 121 240 0 79 Appr.
6 Nominale EM 19.600 244 144 100 73 144 0 79 Appr.
7 Nominale ARTICOLO 19 245 187 58 94 187 0 79 Appr.
8 Nominale ART AGG 19.01, 19.06 246 245 1 123 99 146 79 Resp.
9 Nominale ARTICOLO 20 248 197 51 99 145 52 79 Appr.
10 Nominale ART 21.1000 258 250 8 126 104 146 81 Resp.
11 Nominale EM 21.600 261 237 24 119 149 88 81 Appr.
12 Nominale ARTICOLO 21 261 159 102 80 157 2 81 Appr.
13 Nominale EM 22.11 261 243 18 122 95 148 81 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 22.7 260 250 10 126 102 148 81 Resp.
15 Nominale EM 22.13 258 164 94 83 15 149 81 Resp.
16 Nominale ARTICOLO 22 263 243 20 122 150 93 81 Appr.
17 Nominale EM 23.2 261 252 9 127 105 147 81 Resp.
18 Nominale EM 23.4 265 263 2 132 113 150 80 Resp.
19 Nominale EM 23.8 263 260 3 131 109 151 80 Resp.
20 Nominale EM 23.13 259 255 4 128 108 147 80 Resp.
21 Nominale EM 23.9, 23.11 265 265 0 133 115 150 78 Resp.
22 Nominale EM 23.17 266 265 1 133 117 148 78 Resp.
23 Nominale EM 23.19 267 264 3 133 115 149 77 Resp.
24 Nominale EM 23.22 268 265 3 133 115 150 77 Resp.
25 Nominale EM 23.24 267 266 1 134 117 149 77 Resp.
26 Nominale EM 23.26, 23.27 265 262 3 132 112 150 77 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 23.28 265 205 60 103 57 148 77 Resp.
28 Nominale EM 23.600 265 152 113 77 145 7 77 Appr.
29 Nominale EM 23.30 267 263 4 132 115 148 77 Resp.
30 Nominale ARTICOLO 23 267 256 11 129 146 110 77 Appr.
31 Nominale EM 24.2 265 256 9 129 106 150 77 Resp.
32 Nominale EM 24.5, 24.8 264 250 14 126 99 151 77 Resp.
33 Nominale ARTICOLO 24 265 251 14 126 148 103 77 Appr.
34 Nominale ART AGG 24.06, 24.07, 24.01001 266 260 6 131 117 143 77 Resp.
35 Nominale ART AGG 24.014 260 255 5 128 109 146 77 Resp.
36 Nominale EM 25.500 261 149 112 75 148 1 77 Appr.
37 Nominale ARTICOLO 25 261 228 33 115 212 16 77 Appr.
38 Nominale ARTICOLO 26 263 157 106 79 156 1 77 Appr.
39 Nominale EM 27.6, 27.7, 27.8, 27.10 254 252 2 127 110 142 75 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 27.11, 27.12 260 256 4 129 112 144 75 Resp.
41 Nominale EM 27.24 257 253 4 127 112 141 75 Resp.
42 Nominale EM 27.26, 27.30 255 251 4 126 103 148 75 Resp.
43 Nominale EM 27.17 255 251 4 126 104 147 75 Resp.
44 Nominale EM 27.18 245 241 4 121 100 141 75 Resp.
45 Nominale EM 27.33 253 250 3 126 105 145 75 Resp.
46 Nominale EM 27.40 260 159 101 80 10 149 75 Resp.
47 Nominale EM 27.49 256 255 1 128 110 145 75 Resp.
48 Nominale EM 27.1000 261 248 13 125 99 149 75 Resp.
49 Nominale ARTICOLO 27 258 251 7 126 149 102 75 Appr.
50 Nominale ART AGG 27.012 256 243 13 122 49 194 75 Resp.
51 Nominale ART AGG 27.010 265 256 9 129 113 143 75 Resp.
52 Nominale ART AGG 27.09 261 256 5 129 112 144 75 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale ARTICOLO 28 261 206 55 104 153 53 75 Appr.
54 Nominale ARTICOLO 29 261 189 72 95 188 1 75 Appr.
55 Nominale ARTICOLO 30 264 251 13 126 201 50 75 Appr.
56 Nominale ARTICOLO 31 262 239 23 120 191 48 75 Appr.
57 Nominale ARTICOLO 32 264 256 8 129 206 50 75 Appr.
58 Nominale ART AGG 32.01001 258 203 55 102 58 145 75 Resp.
59 Nominale ART AGG 32.01000 259 203 56 102 55 148 75 Resp.
60 Nominale ART AGG 32.01002 260 257 3 129 109 148 75 Resp.
61 Nominale ARTICOLO 33 258 208 50 105 191 17 75 Appr.
62 Nominale ARTICOLO 34 258 191 67 96 186 5 75 Appr.
63 Nominale EM 35.1 264 195 69 98 48 147 74 Resp.
64 Nominale EM 35.600 263 150 113 76 142 8 74 Appr.
65 Nominale EM 35.001 261 245 16 123 112 133 74 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale EM 35.9 257 254 3 128 109 145 74 Resp.
67 Nominale EM 35.14 260 257 3 129 110 147 74 Resp.
68 Nominale EM 35.1005 262 258 4 130 109 149 73 Resp.
69 Nominale EM 35.24 260 256 4 129 108 148 73 Resp.
70 Nominale EM 35.25 258 256 2 129 109 147 73 Resp.
71 Nominale EM 35.26 252 248 4 125 104 144 73 Resp.
72 Nominale EM 35.1003 251 245 6 123 100 145 73 Resp.
73 Nominale EM 35.31 250 247 3 124 103 144 73 Resp.
74 Nominale EM 35.32 254 246 8 124 102 144 73 Resp.
75 Nominale EM 35.1004 253 246 7 124 103 143 73 Resp.
76 Nominale EM 35.40 254 254 0 128 97 157 73 Resp.
77 Nominale EM 35.1006 246 245 1 123 103 142 73 Resp.
78 Nominale EM 35.44, 35.45 248 245 3 123 104 141 73 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 79)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale EM 35.47 253 251 2 126 104 147 72 Resp.