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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 261 di mercoledì 13 marzo 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10,05.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 986 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 gennaio 2024, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico (Approvato dal Senato) (A.C. 1759​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1759: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 gennaio 2024, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1759​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati, dopo aver ottenuto il silenzio dell'Aula.

Colleghi, stiamo per dare i pareri. Come sapete, creiamo inutili perdite di tempo se adesso non facciamo silenzio e non ascoltiamo il parere del Governo, quindi vi invito a fare silenzio. Una volta che ci sarà silenzio, cominceremo con i pareri. Aspetti un attimo, onorevole Bergamotto, appena i colleghi deputati faranno silenzio, cominceremo. Onorevole Scotto e onorevole Bonelli, datemi una mano… Non me la date. Colleghi, io non comincio se non c'è silenzio, perché poi non sentite le riformulazioni e dite “non ho sentito”, “me lo ripete?”. Quindi, o fate silenzio, o non cominciamo. Vediamo un po'. Colleghi, o fate silenzio o non si comincia! Prego, Sottosegretaria Bergamotto.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Buongiorno. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/1759/1 Cannata il parere è favorevole sulle premesse e sul primo impegno, mentre sul secondo impegno il parere è contrario: dunque, il parere è favorevole se l'ordine del giorno è riformulato nel senso di accogliere solo le premesse e il primo impegno ed espungere il secondo impegno.

L'ordine del giorno n. 9/1759/2 Soumahoro è accolto come raccomandazione, se riformulato nel senso di espungere le premesse.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/3 Scerra il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “impegna il Governo ad adottare ulteriori iniziative normative volte ad includere nell'Autorità di sistema portuale della Sicilia orientale anche i porti siracusani di Porto Piccolo e Porto Ognina”, e si ferma qui.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/4 L'Abbate il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/5 Pavanelli il parere è favorevole, se riformulato nel modo seguente: dall'ultima premessa espungere la frase che va dalle parole “appare però ancora poco chiaro” sino alle parole “ad eventuali cessionari e garanti, inclusa SACE.”; riformulare l'impegno nel modo seguente: “a garantire che la cessione dei crediti delle imprese fornitrici di beni e servizi essenziali per la continuità produttiva degli impianti siderurgici della società Ilva Spa in amministrazione straordinaria avvenga con clausola pro soluto e attraverso la garanzia di SACE Spa”, e si ferma qui.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/6 Ilaria Fontana il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/7 Maiorano il parere è favorevole con la seguente riformulazione: alla fine dell'impegno aggiungere le parole “interessate dagli interventi”; praticamente, l'impegno finiva con le parole: “comuni della provincia di Taranto” e ora va aggiunta la frase: “interessati dagli interventi”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/8 Amorese il parere è favorevole.

Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/1759/9 Ubaldo Pagano.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/10 Stefanazzi il parere è favorevole con riformulazione in relazione all'impegno: “impegna il Governo a valutare ogni opportuna iniziativa perché sia valutata la condotta di ArcelorMittal durante il periodo di gestione degli stabilimenti siderurgici ex Ilva anche sotto il profilo dell'eventuale violazione del principio di concorrenza”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/11 Bonelli c'è una riformulazione: espunte le premesse, il parere è favorevole limitatamente al terzo impegno. Quindi, vanno espunti il primo e il secondo impegno…

PRESIDENTE. Chiedo scusa. Siccome gli impegni qui sono vari, allora l'impegno su cui lei è favorevole è quello che inizia con le parole: “a prevedere la chiusura delle fonti”?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì, ma…

PRESIDENTE. Quelli precedenti? Quelli che iniziano, rispettivamente, con le parole “a destinare” e “a creare”?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Allora, gli impegni che iniziano con le parole “a destinare” e “a creare” sono espunti. Il terzo impegno è riformulato in questo modo: “a valutare l'opportunità di prevedere la chiusura delle fonti inquinanti (…)”.

PRESIDENTE. E quelli successivi che iniziano con le parole “a prevedere una relazione”, “a istituire, di concerto” e “a prevedere”? Quelli successivi?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Leggo tutto l'ordine del giorno?

PRESIDENTE. No, va bene. Questo mi è chiaro. Mi riferisco agli impegni successivi, quelli che iniziano con le parole “a prevedere una relazione al Parlamento”…

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Solo il terzo impegno, Presidente.

PRESIDENTE. Benissimo. Quindi, onorevole Bonelli, tutte le premesse sono espunte. Il parere è favorevole con riformulazione soltanto sul capoverso che inizia con le parole: “a valutare l'opportunità di prevedere” (Commenti del deputato Grimaldi). Collega Grimaldi, è presto ancora.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Il parere sull'ordine del giorno n. 9/1759/12 Evi è favorevole con una riformulazione, in relazione all'impegno, che vado a leggere: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, intraprendere iniziative volte ad assicurare l'attività di controllo e monitoraggio ambientale a tutela della salute pubblica attualmente svolta dall'ARPA Puglia”.

PRESIDENTE. E si ferma lì.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì. L'ordine del giorno n. 9/1759/13 Zanella è accolto come raccomandazione con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di adottare iniziative per procedere alle assunzioni o stabilizzazioni di personale all'ARPA Puglia e per il potenziamento dell'azienda sanitaria locale di Taranto, indispensabili per garantire il pieno svolgimento delle attività istituzionali a tutela della salute pubblica e dell'ambiente”.

L'ordine del giorno n. 9/1759/14 Dori è riformulato, nel senso che, espunte le premesse, c'è la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare ogni utile iniziativa, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, tesa a garantire, anche per i prossimi anni, la prosecuzione e l'implementazione del piano di sorveglianza della salute della popolazione residente nei comuni di Taranto e di Statte”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/15 Zaratti c'è parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “impegna il Governo a proseguire nel rafforzamento del monitoraggio degli effetti sanitari derivanti dall'esercizio degli impianti siderurgici e industriali dichiarati di interesse strategico nazionale attraverso la valutazione del danno sanitario di cui al decreto interministeriale 24 aprile 2013”.

L'ordine del giorno n. 9/1759/16 Mari è accolto come raccomandazione.

Anche l'ordine del giorno n. 9/1759/17 Piccolotti è riformulato, nel senso che sono espunte le premesse e c'è la seguente riformulazione: “impegna il Governo a supportare le ditte dell'indotto che vantano crediti da Acciaierie d'Italia”.

Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/1759/18 Grimaldi.

Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1759/19 Ghirra.

L'ordine del giorno n. 9/1759/20 Borrelli è riformulato, nel senso che sono espunte le premesse e “impegna il Governo a garantire, compatibilmente con le risorse disponibili, la piena attuazione dei progetti relativi all'area di Taranto in materia di bonifica e risanamento ambientale”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/21 Fratoianni il parere è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a mettere in atto tutte le iniziative volte a garantire il pieno rispetto della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro”.

PRESIDENTE. Scusi, mi può rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1759/21 Fratoianni?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sull'ordine del giorno n. 9/1759/21 Fratoianni il parere è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a mettere in atto tutte le iniziative volte a garantire il pieno rispetto della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro”.

Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1759/22 Simiani.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/23 Di Sanzo il parere è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di avviare il processo di decarbonizzazione degli impianti e ad assicurare il pieno sostegno alle imprese dell'indotto di Acciaierie d'Italia attraverso il Fondo di garanzia delle PMI”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/24 Scotto il parere è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di assicurare misure di sostegno al reddito dei lavoratori delle aziende dell'indotto di Acciaierie d'Italia”.

Il parere è contrario sugli ordini del giorno n. 9/1759/25 Guerra e n. 9/1759/26 Toni Ricciardi.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/27 Bonafe' il parere è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di provvedere all'accelerazione della transizione ecologica degli impianti e alla relativa decarbonizzazione, al rilancio dei livelli occupazionali e alla riqualificazione del personale, ivi compreso quello in cassa integrazione, alla sicurezza dei luoghi di lavoro, alla tutela della salute e al risanamento ambientale”.

PRESIDENTE. Sostanzialmente, si modifica soltanto l'inizio dell'impegno.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sì, esattamente.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/28 Roggiani il parere sull'impegno è favorevole con riformulazione, ma la riformulazione è identica a quella dell'ordine del giorno n. 9/1759/27 Bonafe', quella che ho appena letto, Presidente.

PRESIDENTE. Quindi, “a valutare l'opportunità, compatibilmente con (…)”, e poi rimane uguale.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/1759/29 Casu.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/30 Cavandoli il parere è favorevole con riformulazione in relazione all'impegno: “impegna il Governo a proseguire nell'azione di tutela delle aziende di interesse strategico anche con riferimento a Prelios SpA.”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Chiediamo alla Sottosegretaria la cortesia di rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1759/24 Scotto.

PRESIDENTE. Si tratta dell'ordine del giorno n. 9/1759/24 Scotto che inizia con le parole: “a valutare l'opportunità” nella sua riformulazione, Sottosegretaria. Prego.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. L'ordine del giorno n. 9/1759/24 Scotto è così riformulato: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di assicurare le misure di sostegno al reddito dei lavoratori delle aziende dell'indotto di Acciaierie d'Italia”.

PRESIDENTE. Collega Cannata, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1759/1? Colleghi di Fratelli d'Italia? Onorevole Vinci, accettate la riformulazione? Sì, va bene.

Onorevole Soumahoro, il suo ordine del giorno n. 9/1759/2 è accolto come raccomandazione, se riformulato: va bene. Lo vuole mettere comunque in votazione?

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Sì, grazie.

PRESIDENTE. Allora, dobbiamo chiedere il parere del Governo. L'onorevole Soumahoro accetta la raccomandazione, però lo vuole mettere in votazione.

Il parere del Governo? Sottosegretario Bergamotto, dovrebbe per cortesia dammi il parere, se è favorevole o no.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Il parere era “accolto come raccomandazione”, ma in caso di votazione il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/2 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione… No, revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione. Ho semplicemente chiesto di mettere al voto l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Però, è stato presentato un ordine del giorno e, siccome le raccomandazioni non si possono votare, il Governo è chiamato a dare il parere sull'ordine del giorno. Quindi, o lei accetta la raccomandazione, come riformulata… la accetta. Andiamo avanti.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/3 Scerra c'è una riformulazione: viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/4 L'Abbate c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. In quest'ordine del giorno abbiamo un po' ricalcato quelli che sono stati gli emendamenti che ieri chiaramente sono stati bocciati, sperando che con un ordine del giorno, che chiaramente è leggermente più blando, il Governo possa ripensare e rivedere alcune decisioni che ha preso.

Qui parliamo precisamente, prima di tutto, della tutela della salute; anzi, diciamola meglio, del diritto alla salute dei cittadini di Taranto e non solo, ma anche, forse, di tutti gli altri che stanno nei dintorni. Infatti, come abbiamo raccontato ieri, le polveri sottili, come il PM10 o il PM2.5, il benzene e tutti gli altri inquinanti che si trovano nell'area non restano confinati in una sola zona. È chiaro che chi sta vicino alle emissioni, chi abita a Tamburi, e quindi si trova vicinissimo, purtroppo, al sistema Ilva, ne risente maggiormente, ma il danno viene fatto a tutti i cittadini.

L'unica cosa che abbiamo chiesto con quest'ordine del giorno è di fare, magari, un accordo di programma finalizzato a condividere gli interventi che possono garantire la salvaguardia e la tutela dell'ambiente, l'eliminazione delle sorgenti di inquinamento e la riduzione delle sostanze inquinanti. Finora che cosa abbiamo detto di strano?

Sono cose che non dovremmo nemmeno chiedere, perché dovrebbero essere date di diritto a tutti quanti. Chiaramente, tutto questo è fatto in armonia con i principi e le norme comunitarie e internazionali. Poi vi sono la gestione e l'attuazione degli interventi di bonifica (lì abbiamo un'area SIN da bonificare, rimasta così com'è, anche quello è importante), la diversificazione industriale ecosostenibile e la riconversione economica, sociale e culturale dell'intera provincia di Taranto: occorre dare un'alternativa.

Qui si parla spesso di sviluppo, si parla spesso di tutelare anche le piccole e medie imprese del made in Italy.

Questo è il momento in cui questo Governo poteva dimostrare che non parla per slogan, ma che realmente porta avanti quello che dice. Stiamo parlando di un sistema -Taranto con Ilva; poi non c'è solo Ilva, ma c'è tutta una serie di imprese, le nominiamo magari qualche altra volta - che ha creato chiaramente un danno alla resilienza del territorio, ha creato un danno alla salute, purtroppo, dei cittadini. Quindi, vogliamo dare un'alternativa? L'alternativa è fare una programmazione chiara, cercando di attrarre investimenti nell'area di Taranto che possano essere, chiaramente, di base, ma che siano sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale, e, ovviamente, anche dal punto di vista economico.

Come ultima cosa, abbiamo anche inserito la VIS, la valutazione di impatto sanitario. La stiamo chiedendo da tempo, perché la valutazione di impatto sanitario ci farebbe capire, con screening più approfonditi, cosa sta accadendo a Taranto, perché la gente si ammala, qual è, quindi, il punto critico, in che modo andarla a supportare. Facciamo la valutazione, facciamo prevenzione prima che altra gente perda anche la vita - parliamo di salute, ma parliamo di una parola più pesante -, lo ripeto, prima che altra gente perda anche la vita. Questo abbiamo chiesto, con un ordine del giorno - non era nemmeno un emendamento - e ci spiace - ma noi lo sapevamo già, come MoVimento 5 Stelle - che il parere sia stato contrario. Non so cos'altro dirvi.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/4 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Chiedo che venga accantonato l'ordine del giorno n. 9/1759/5 Pavanelli.

PRESIDENTE. Lo accantoniamo.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/6 Ilaria Fontana, su cui c'è un parere contrario: si chiede la votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/6 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/7 Maiorano c'è una proposta di riformulazione: viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/8 Amorese il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/9 Ubaldo Pagano il parere è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quasi ringrazio per la chiarezza con cui il Governo, senza giri di parole, ha inteso bocciare l'ordine del giorno che ho presentato insieme ai colleghi. Nella sua chiarezza, evidentemente, ha dimenticato tutto quello che, in questi anni, c'è stato a Taranto e che, soprattutto, ha caratterizzato la più insopportabile diarchia tra due diritti costituzionali entrambi garantiti, o che dovrebbero entrambi essere garantiti nello stesso modo; nello specifico, il diritto al lavoro e il diritto alla salute e a vivere in un ambiente salubre.

Fino a quando questo tipo di dualismo finirà per diventare semplicemente accademia, mai in quel territorio ci sarà una capacità di resilienza rispetto al tema della continuità produttiva e a quello di garantire uno stabilimento che è il doppio, come perimetro, rispetto alla stessa città. Che ci sia un problema - e noi proviamo, nella fase emendativa e oggi, attraverso gli ordini del giorno, a sottolinearlo - non lo dicono i parlamentari di questa Repubblica; lo dice, addirittura, un rapporto, adottato nel 2022 dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha inserito, come unico caso emblematico, la zona di Taranto come zona di sacrificio dei diritti umani. A quella relazione è seguita una class action, inoltrata da alcuni genitori tarantini, che ancora oggi è in atto presso la Corte di giustizia europea e che, probabilmente, giungerà a sentenza tra qualche mese. In quei prodromi, già si riesce a percepire il rischio vero che sia una sentenza di un ente sovraordinato a chiedere la chiusura delle fonti inquinanti. E che non tutto vada bene è sottolineato dal fatto che le prescrizioni all'autorizzazione di impatto ambientale rilasciata al precedente gestore e che scadeva ad agosto 2023 ancora non sono state adempiute.

Nell'ultima riunione dell'Osservatorio permanente per il monitoraggio dell'attuazione del piano ambientale è stato evidenziato con chiarezza che le prescrizioni non sono state adempiute, non è stato adempiuto l'ottenimento del certificato di prevenzione incendi - con riferimento al quale i Vigili del fuoco, in una relazione, scrivono che, probabilmente, potrebbe essere adempiuto entro il 2027 -, non è stato adempiuto il PORA, il Piano organico di rimozione dell'amianto - in quello stabilimento ne restano oltre 1.000 tonnellate, la cui rimozione è stata rinviata a data da destinarsi -, non è stato messo a norma l'impianto di trattamento delle acque meteoriche dell'area a caldo, e su questo si spera che si possa adempiere entro il 2026.

In tutto questo contesto, anziché porsi il tema di come fare in modo che una valutazione vada a calibrare le esigenze produttive alla capacità di resilienza dell'ambiente e della salute, il Ministero delle Imprese e del made in Italy, con il DM n. 278 dell'agosto 2023, ha concesso l'ennesima proroga all'adempimento.

Ecco perché vi è un'esigenza chiara di procedere a una valutazione dell'impatto ambientale e sanitario, non semplicemente perché si vuole fare in modo che quel sito chiuda, ma proprio perché, se si vuole dare un futuro a quel sito, occorre che la scienza - non la scemenza di qualcuno - definisca la capacità di poter produrre senza ammazzare le persone e senza inquinare l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi, diamo il buon esempio, facendo silenzio. Saluto gli studenti e i docenti all'Istituto superiore Giuseppe Terragni, di Olgiate Comasco, in provincia di Como, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti alla Camera dei deputati.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/9 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/1759/10 Stefanazzi: onorevole Stefanazzi, accetta la riformulazione?

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Presidente, potrei riascoltare la riformulazione, cortesemente?

PRESIDENTE. Onorevole Sottosegretario, prego.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Sull'ordine del giorno n. 9/1759/10 Stefanazzi, parere favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare ogni opportuna iniziativa perché sia valutata la condotta di ArcelorMittal durante il periodo di gestione degli stabilimenti siderurgici ex Ilva, anche sotto il profilo dell'eventuale violazione del principio di concorrenza”.

PRESIDENTE. Onorevole Stefanazzi, accetta la riformulazione?

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). No, ma spiego brevemente perché. Ieri, con gli uffici, abbiamo avuto una discussione piuttosto lunga, devo dire molto proficua, rispetto all'impegno originario previsto nell'ordine del giorno. Si era convenuto che fossero i soggetti che avevano subito un danno o che potrebbero aver subito un danno dall'abuso di posizione dominante di ArcelorMittal ad agire nei confronti dell'azienda, sulla base di quello che prevede il diritto antitrust comunitario.

Per questo, correttamente, gli uffici mi avevano segnalato che occorreva spostare l'impegno del Governo su un'attività di informazione del sistema imprenditoriale, soprattutto dell'indotto, al fine di consentire alle imprese dell'indotto di agire in maniera consapevole e, quindi, utilizzare quanto previsto dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea - in particolare, all'articolo 102 - e dalla direttiva sul private enforcement, che il Governo italiano ha adottato nel 2017 con il decreto legislativo n. 3 del 2017.

Non capisco in che modo il Governo potrebbe valutare e, soprattutto, nei confronti di chi. Cioè, escluso che il Governo possa valutare che ArcelorMittal abbia abusato della sua posizione dominante, davvero non capisco la ratio della riformulazione, è proprio confusa.

Vorrei semplicemente ricordare a tutti i colleghi che, quando si chiuse l'operazione di acquisto da parte di ArcelorMittal dell'ex Ilva, la Commissione europea pose alcune condizioni stringenti, proprio per evitare un abuso di posizione dominante. Pare abbastanza chiaro, anche sulla base dell'oggetto dell'azione che la magistratura ha intrapreso, che molte, moltissime delle condizioni che la Commissione… Presidente, le dispiace richiamare un attimo i colleghi?

PRESIDENTE. Vede che non c'è bisogno? Prego, onorevole Stefanazzi.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. È evidente che molte delle preoccupazioni e delle prescrizioni che la Commissione aveva posto per autorizzare l'operazione sembrerebbero non essere state rispettate. Sembrerebbe, quindi, che, effettivamente, ArcelorMittal abbia realizzato quella che nel diritto comunitario viene definita una “killer acquisition”, cioè abbia comprato Ilva con il solo intento di uccidere il suo concorrente, impedendo che il principale concorrente del gruppo Mittal in Europa potesse continuare a rappresentare un problema per Mittal.

Deve sapere che la direttiva sul private enforcement consente ai soggetti che potrebbero aver avuto un danno da questa situazione di abuso di posizione dominante - e, quindi, in particolare, per le imprese dell'indotto - di agire. La cosa interessante, Presidente, che credo dovrebbe interessare prima di tutto il Governo, che è all'affannosa ricerca di risorse finanziarie per far fronte alle problematiche dell'indotto Ilva, è che, nel caso in cui l'Autorità garante della concorrenza italiana dovesse accertare che c'è stato un abuso di posizione dominante - dopo che il Consiglio di Stato abbia confermato questa posizione -, è possibile chiedere che il soggetto, che ha abusato della posizione dominante paghi fino al 10 per cento del suo fatturato e questa somma va distribuita fra coloro che hanno avuto un danno.

Io mi chiedo: non crede che sia interesse del nostro Paese, della maggioranza e del Governo fare in modo che le imprese dell'indotto abbiano gli argomenti, gli elementi conoscitivi, e non solo, per intraprendere questa azione? Lei sa perfettamente che agire in sede comunitaria, ma anche in sede nazionale, nei confronti dell'Autorità, non è semplice, è oneroso e complesso. Quindi, immagino che il Governo - ritornando alla formulazione riformulata grazie al contributo degli uffici - dovrebbe fare un'attività di sensibilizzazione e d'informazione delle imprese dell'indotto, perché possano procedere nei confronti dell'Autorità garante della concorrenza, al fine di accertare una cosa che, se fosse accertata - e concludo, Presidente -, gioverebbe all'intero sistema. Noi abbiamo una controversia in atto tra Invitalia - che è una partecipata del Governo - e ArcelorMittal. È chiaro che, se intervenisse un provvedimento dell'Autorità garante che accertasse un abuso di posizione dominante, tutte le opposizioni capziose che ArcelorMittal ha messo in campo verrebbero immediatamente spazzate via. Quindi, chiedo al Governo: se fosse possibile ritornare alla mia formulazione, se fosse possibile avviare insieme un'attività di sensibilizzazione, probabilmente, sarebbe meglio.

PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire?

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie Presidente, mi dispiace, ma quest'ordine del giorno può essere accolto soltanto con questa riformulazione.

PRESIDENTE. Pertanto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/10 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/11 Bonelli, su cui vi è una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, se dovessi chiedere al Governo e all'Aula quanti “decreti salva-Ilva” - per semplificare, li voglio chiamare così - siano stati approvati dal 26 luglio 2012 - una data importante, quella che portò al sequestro del polo siderurgico, perché, secondo le disposizioni del GIP, provocava malattie e morte -, a questa domanda vi do io la risposta: sono 16 i decreti che manifestano e certificano il fallimento della politica nella gestione di quel polo siderurgico.

Gli ambientalisti furono attaccati e continuano ad esserlo, come coloro i quali vogliono fermare lo sviluppo. In realtà, questa strategia ha portato a scaricare anche il diritto all'occupazione. Oggi, i lavoratori, le lavoratrici e le famiglie si trovano in una situazione drammatica, perché non c'è stato un disegno industriale, una visione, cosa che invece è stata fatta in altri Paesi d'Europa, che hanno vissuto analoghe situazioni di crisi industriali dal punto di vista della produzione dell'acciaio: penso a Bilbao, penso al bacino carbonifero della Ruhr, dove hanno avviato progetti di conversione e dove la modalità di produrre acciaio pulito è stato un fatto concreto, che hanno realizzato in modo convinto e con tempi molto brevi.

Bene, era il 26 luglio 2012. Oggi, siamo al 13 marzo 2024 e il Parlamento della Repubblica italiana sta approvando il sedicesimo decreto, mentre i lavoratori scendono in piazza per reclamare il diritto al lavoro, mentre la procura della Repubblica di Taranto apre una nuova inchiesta sull'inquinamento, perché nulla di fatto è stato fatto, con picchi di benzene che avvelenano la popolazione tarantina (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Detto questo, vedete, sono esterrefatto, noi siamo esterrefatti per la posizione negativa del Governo, sia sui precedenti ordini del giorno della collega L'Abbate, sia su quello che noi proponiamo, sia su quello che poco fa ha proposto Ubaldo Pagano. Ma come è possibile dire di no alla possibilità che un piano industriale tenga conto degli esiti di una valutazione del danno sanitario? Sono principi costituzionali e molte sentenze della Corte costituzionale hanno stabilito, dandogli un rango di norma primaria, il diritto alla salute, ma il diritto al lavoro è un elemento fondamentale. Allora, per quale ragione non contemperare queste due questioni, costruendo un piano industriale che tenga in considerazione gli esiti della valutazione del danno sanitario? Perché vi opponete a una cosa che garantisce il diritto al lavoro e alla salute? Perché volete condannare, per i prossimi anni, un territorio, che ha pagato un prezzo elevatissimo per lo sviluppo del nostro Paese, all'impossibilità di avere una strada diversa, che, comunque, contemperi questi due diritti fondamentali dal punto di vista costituzionale? Ecco la ragione per la quale non sono d'accordo con la riformulazione proposta dal Governo.

Lo ritengo un fatto estremamente grave nei confronti della popolazione tarantina, ma anche nei confronti di quei lavoratori che oggi reclamano il sacrosanto diritto al lavoro e un progetto di riconversione industriale come altri Paesi hanno fatto; vorrei andare oltre Atlantico, e ricordare che Pittsburgh, città che produceva il 50 per cento del fabbisogno di acciaio degli Stati Uniti d'America, è riuscita ad avviare un progetto di riconversione e oggi in quella città vi è il PIL più alto degli Stati Uniti d'America.

Quello che manca a questa politica è la visione di una capacità di innovazione e di sfida verso il futuro, anche dal punto di vista tecnologico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ma quando poi noi calpestiamo diritti fondamentali come quello della salute e la rappresentante del Governo in Aula ci viene a dire no, che non è possibile subordinare e avere un piano di valutazione sanitaria che dica come deve essere fatto un piano industriale, allora francamente no: avete fatto colonizzare l'Italia dagli indiani di ArcelorMittal, che tutti sapevano chi erano, coloro i quali facevano il mordi e fuggi, allora forse questo è quello che ci meritiamo, ma i cittadini e le cittadine di Taranto certamente questa cosa non se la meritano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/11 Bonelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/12 Evi, con il parere favorevole del Governo, con una proposta di riformulazione.

Chiedo alla presentatrice se accetta la proposta di riformulazione del Governo.

ELEONORA EVI (AVS). No, Presidente, non la posso accettare. Allora, stiamo discutendo dell'ennesimo decreto per salvare questo impianto ex Ilva, Acciaierie d'Italia, una storia italiana di fallimenti, di scelte sbagliate, di errori ripetuti nel tempo, regole e leggi che valgono ovunque per tutti nel resto del Paese, ma non hanno alcun valore in quel territorio e in quel luogo. Una sorta di giustizia sospesa, dove chi infrange la legge è protetto da scudi penali, nel nome di una continuità produttiva o, meglio, di un accanimento produttivo, anche quando questo ha significato e significa tutt'oggi un prezzo da pagare in termini di vite umane e di malattie. Cosa è giusto, cosa è sbagliato, cosa è giusto e cosa è ingiusto: sono categorie che perdono di senso quando si parla di questo stabilimento. Ci sono le vite dei bambini di Taranto, a rischio per l'aria che respirano, ci sono le vite dei lavoratori dello stabilimento, a rischio per uno stabilimento che cade a pezzi, senza manutenzioni, ci sono le vite dei lavoratori delle imprese dell'indotto, direttamente o indirettamente, come quelle in subappalto delle aziende fornitrici, travolti dal fallimento di questo gigante d'acciaio.

Nelle scelte politiche e nello scrivere i decreti potrebbe - dovrebbe - guidarci la nostra Costituzione. Il diritto alla salute è costituzionalmente garantito. Domandarci se viene compromesso dalle attività inquinanti di questo stabilimento, non solo è lecito, ma è doveroso e agire di conseguenza dovrebbe esserlo altrettanto. L'esempio del benzene è emblematico.

Noi, con quest'ordine del giorno, non facevamo altro che chiedere di dare maggiori risorse per assicurare quel monitoraggio del controllo ambientale a tutela della salute pubblica fatto già oggi da ARPA pubblica. Il Governo riformula quest'ordine del giorno non soltanto aggiungendo, come al solito, “valutare l'opportunità di (…), compatibilmente con le risorse di finanza pubblica”, con i vincoli di finanza pubblica, ma toglie tutto, quindi l'impegno a metterci più risorse; così resta quello che già accade oggi, con quelle poche risorse che ARPA Puglia ha e che già vengono messe in campo e, di fatto, appunto non sta cambiando nulla. Così riformulato, è un ordine del giorno svuotato completamente di senso. Chiedevamo e chiediamo un monitoraggio dell'aria in continuo, ad esempio: un altro elemento che viene tolto da quest'ordine del giorno.

Quindi, è evidente che non possiamo accettare la riformulazione ed è evidente, ancora una volta, che questo Governo continua a negare di intraprendere una valutazione di impatto sanitario, continua a negare di voler fare operazioni e attività di prevenzione di monitoraggio e di tutela della salute. Noi a tutto questo chiaramente non possiamo essere favorevoli e quindi chiediamo di mettere ai voti l'ordine del giorno; chiediamo anche di mettersi una mano sulla coscienza a tutti quelli che voteranno oggi in quest'Aula, perché se non facciamo attività di prevenzione e di monitoraggio non abbiamo i dati anche per capire se quello stabilimento può continuare a lavorare a produrre, così come ha fatto fino ad oggi.

È evidente che non domandarsi questo, quindi, non porsi le domande giuste significa continuare a condannare le persone che fino ad oggi hanno vissuto quei territori in un futuro di incertezze e, probabilmente, di ulteriori malattie e, probabilmente, anche di ulteriori morti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/12 Evi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/13 Zanella, accolto come raccomandazione. Collega, accetta la proposta del Governo?

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Zanella. Ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo.

Prego, Sottosegretaria.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Chiedo scusa, Presidente, però sull'ordine del giorno n. 9/1759/13 Zanella, per errore ho detto: “accolto come raccomandazione”; in realtà, il parere è favorevole sull'ordine del giorno con la riformulazione che ho ricordato prima e che, se vuole, posso rileggere. Però, è un accoglimento con riformulazione e non come raccomandazione.

PRESIDENTE. Va bene, il parere è favorevole con riformulazione. Onorevole Zanella, accetta?

LUANA ZANELLA (AVS). Presidente, chiederei che venisse riletta la riformulazione.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretaria.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Allora: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di adottare iniziative per procedere alle assunzioni o stabilizzazioni di personale all'ARPA Puglia e per il potenziamento dell'Azienda sanitaria locale di Taranto, indispensabili per garantire il pieno svolgimento delle attività istituzionali a tutela della salute pubblica e dell'ambiente”.

PRESIDENTE. Onorevole Zanella, accetta la riformulazione?

LUANA ZANELLA (AVS). Se fossi abbastanza masochista, la accetterei, però (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Non mi pare che lei lo sia, quindi, non l'accetta.

LUANA ZANELLA (AVS). Esatto. È del tutto evidente che se vogliamo potenziare l'ARPA, se vogliamo assumere i precari dell'ARPA, se vogliamo rafforzare la tutela della salute dell'ambiente e, quindi, la ASL di Taranto, è ovvio che bisogna, non dico, andare in deroga, ma almeno prevedere investimenti ulteriori rispetto ai presenti. Quindi, è una contraddizione nei termini accettare un ordine del giorno, riformulandolo e togliendone completamente il senso e gli obiettivi. Noi stiamo parlando - è stato detto già ieri e oggi lo ripetiamo - di una zona che, come si dice e come la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite ha affermato, è di sacrificio, una zona che, fin dal 1990, è stata definita dalla legge come una zona da bonificare, una zona con problemi di inquinamento drammatici. E la legge n. 426 del 1998 ha inserito Taranto tra i SIN, cioè i siti di interesse nazionale che necessitano di bonifica.

Tutte e tutti sappiamo che per bonificare l'area Ilva di Taranto sono necessari tanti investimenti, molto, molto più importanti di quelli richiesti dall'ordine del giorno, e sappiamo anche quanti soldi pubblici sono stati veramente sprecati in questi drammatici anni. Negli ultimi 10 anni, lo ripeto, perché in questo caso repetita iuvant, i livelli di benzene per metro cubo sono aumentati, vi rendete conto? Sono aumentati rispetto a quelli di 10 anni fa e, nel 2023, i picchi che hanno superato la concentrazione di 27 microgrammi per metro cubo sono stati addirittura superiori a quelli rilevati negli ultimi 10 anni.

Quindi, siamo di fronte a una situazione drammatica: con i venti che provengono da nord-ovest, gli inquinanti - questo cocktail spaventoso di inquinati velenosi dannosi per la salute e per l'ambiente - si riversano sul vicino e popolato quartiere, che è stato tante volte evocato in questi giorni, Tamburi. Ecco, lì abbiamo una concentrazione altissima di polveri sottili, PM10 e PM2,5, nonostante il fatto - che è stato, anche qui, oggi stesso, ma anche ieri, ricordato - di una riduzione della produzione. Quindi, quasi incomprensibilmente, se non conoscessimo bene la situazione, abbiamo: riduzione dell'occupazione, impoverimento della realtà occupazionale locale, maggior inquinamento e maggior pericolo per la salute delle persone.

Pertanto, il minimo che possiamo chiedere al Governo è un monitoraggio e gli strumenti per farlo, a livello di ARPA e di ASL (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/13 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/14 Dori.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Presidente, non posso accettare la riformulazione del Governo, perché non ci troviamo, in realtà, di fronte a una riformulazione, ma a una vera e propria riscrittura, anzi, una cancellatura dell'ordine del giorno. Ci viene chiesto, anzitutto, di espungere le premesse; capisco quelle che contengono una valutazione di natura politica, non invece laddove si riportano dati oggettivi, i dati epidemiologici dello studio SENTIERI, che tra l'altro sono stati pubblicati dall'Istituto superiore di sanità e che hanno confermato che non c'è stato alcun miglioramento della salute anche dopo il 2013; quindi, c'è un eccesso di mortalità e di ospedalizzazione a Taranto, che colpisce, in particolare, in modo intollerabile, i bambini. Anche i dati di ARPA Puglia rilevano e segnalano che i livelli di benzene crescono in modo allarmante. Quindi, non si comprende perché togliere le premesse, salvo che la verità faccia male. Certo che la verità fa male, ma è proprio per questo che siamo qui, per cercare, con un impegno, di migliorare la situazione.

Poi sull'impegno stesso si chiede la solita formula di “valutare l'opportunità di”, e, non solo, ma si utilizza anche la formula: “ferme le risorse finanziarie disponibili”. Però, in realtà, qui chiedevamo l'implementazione del piano di sorveglianza della salute della popolazione residente nei comuni di Taranto e di Statte. Non c'è implementazione a risorse invariate. Quindi, c'è un problema di natura concettuale, perché, se vuoi implementare, devi prevedere risorse aggiuntive.

Pertanto, rilevo che non c'è alcuna volontà in questa direzione rispetto all'impegno che ponevamo. Prendo atto, quindi, che il Governo non voglia implementare quel piano di sorveglianza della salute della popolazione residente a Taranto e a Statte. Quindi, per questi motivi certo non posso accettare la riformulazione, anzi, meglio, la totale riscrittura (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/14 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/15 Zaratti. Onorevole Zaratti, accetta?

Non accetta, allora passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/15 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/16 Mari, accolto come raccomandazione. Onorevole Mari, accetta? Sì bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/17 Piccolotti. Onorevole, accetta la riformulazione?

No, allora passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/17 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).  

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/18 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Immagino che, in realtà, il Governo abbia sbagliato, gli do il beneficio del dubbio, e ne chiedo l'accantonamento. Immagino che la Sottosegretaria possa non conoscere, per esempio, via Machiavelli, nel quartiere Tamburi di Taranto. Probabilmente, non la conosce e non sa neanche che c'è una centralina dell'ARPA che ha appena registrato un nuovo picco di benzene: 32,49 microgrammi per metro cubo.

Immagino che la Sottosegretaria non solo sappia benissimo quanto rilevato dall'ARPA, ma conosca anche il valore limite. Per intenderci, se non lo ricorda, è di 27 microgrammi per metro cubo.

Ecco, Presidente, credo sia inaccettabile che non ci sia neanche il tentativo di arrivare a una soluzione condivisa. Chiediamo con quest'ordine del giorno - per metterlo a verbale - di adottare gli opportuni provvedimenti, affinché la concentrazione di benzene al di fuori del perimetro dello stabilimento non superi i valori di soglia previsti per legge, cioè i 27 microgrammi al metro cubo, come raccomandato dall'ARPA regionale.

Chiediamo, in via cautelativa, che ci sia anche l'interruzione del prestito per gli anni successivi in caso si verifichino almeno tre superamenti nello stesso anno. Lo dico alla Sottosegretaria e dobbiamo capirci: questa vicenda grida vendetta e sapete benissimo che quegli sforamenti non arrivano solo dai camini, arrivano ad altezza uomo, proprio dove i filtri non arrivano.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Grimaldi. Facciamo silenzio, per favore, colleghi. Prego, onorevole Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Arrivano ad altezza uomo, escono da quella fabbrica. Non prendiamoci in giro, se ci sono altri soggetti, allora diteci da dove arrivano quelle emissioni. Visto che i valori di benzene sono stati registrati e che credo si possa dire che ormai Taranto è una degli osservati speciali, non si può dire che non ci siano valori acclarati e accertati dalla comunità scientifica. Allora, vorrei capire il Governo come si pone su questo tema, perché c'è un “no” così perentorio. È il tema dei prestiti o il tema dello sforamento? La Sottosegretaria ce lo dica. Io spero che cambi idea, perché i cittadini di Taranto non meritano di continuare a morire per quelle emissioni che la comunità scientifica ha già detto essere cancerogene. Proprio negli ultimi anni, dal 2019 al 2023 e fino ad oggi, c'è stato un raddoppio, quei dati sono esplosi e continuano a confermare che continuano a esserci quelle emissioni, anche se c'è un abbassamento produttivo, un abbassamento dei valori di produzione, anche se lo stabilimento è quasi fermo. Lo dico, perché il futuro di quell'insediamento può esistere solo se non si chiudono di nuovo gli occhi davanti a quei valori sanitari e ambientali. Spero che il Governo cambi idea e non si voglia assumere una responsabilità così grave davanti al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/18 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Sull'ordine del giorno n. 9/1759/19 Ghirra, il parere è favorevole.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per ringraziare il Governo di questo parere favorevole, dell'attenzione che ha mostrato con questo provvedimento e con altri verso Sanac, per chiedere che venga messo ai voti e per annunciare la disponibilità, perché alcuni colleghi mi hanno chiesto di poterlo sottoscrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Intervengo per chiedere di sottoscrivere e per una brevissima annotazione, se possibile.

Questa è veramente una situazione kafkiana, per alcuni versi, perché la Sanac lavorava, era un'azienda produttiva, era in attivo e, a un certo punto, Acciaierie d'Italia ha tagliato le commesse, dopo quasi trent'anni di comune collaborazione. Credo che ci sia la necessità di salvaguardare i livelli occupazionali e, soprattutto, anche di riuscire a ridare piena continuità produttiva a un'azienda che, ripeto, è assolutamente in grado di reggere la concorrenza, ma che ha subìto inopinatamente il taglio di una quota rilevante del proprio fatturato, senza motivazione, da parte di Acciaierie d'Italia.

Quindi, sottoscrivo l'ordine del giorno e ringrazio la collega Ghirra, per averlo presentato.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/19 Ghirra, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/20 Borrelli, sul quale c'è una riformulazione, che è accettata.

Anche sull'ordine del giorno n. 9/1759/21 Fratoianni c'è una riformulazione, che è accettata.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/22 Simiani sul quale il parere è favorevole.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo di mettere ai voti il mio ordine del giorno, per valorizzare anch'io il parere favorevole del Governo. La Sanac, come prima hanno detto anche i colleghi, è un'azienda che comunque ha lavorato in questi anni, dalla sua fondazione, dai tempi dell'IRI, nella produzione di materiali refrattari. Quest'azienda ha una serie di siti produttivi, che voglio citare: Vado Ligure, presso Savona, Massa, Gattinara, presso Vercelli, e Grogastu, presso Cagliari. Sono siti importanti, in cui lavorano 400 persone e credo sia importante non solo valorizzare quest'ordine del giorno, ma far sì che il Parlamento lo voti, come è stato fatto prima, come una attestazione della volontà di ridare slancio a questa società, grazie anche all'intervento del Governo e del Parlamento, nell'ambito delle forniture che sono mancate in questi anni a questa azienda, visto che il management dell'ex Ilva proponeva di guardare all'estero per gli ordini proprio in quel settore. Quello che voglio dire è che questo decreto, guardando proprio ad aziende come Sanac, rimette in discussione e deve rilanciare il progetto industriale del nostro Paese per quanto riguarda la valorizzazione dell'acciaio. Ci sono, oggi, zone del nostro Paese - una è Piombino, ma ce ne sono anche nel Centro Italia e nel Nord Italia - in cui la lavorazione dell'acciaio comunque è stata un'industria fondamentale e credo che questo obiettivo lo dobbiamo perseguire anche per il futuro, cercando soprattutto di svolgere un ruolo non solo all'interno del nostro Paese, ma attivando un piano industriale in cui non ci sia una competizione fra queste aziende, ma ci sia, invece, una sinergia, per giocare un ruolo importante nella lavorazione dell'acciaio anche in tutta Europa. Noi lo possiamo giocare ed ecco perché chiedo anche al Ministro Urso di svolgere un ruolo fondamentale nell'ambito delle relazioni con i Paesi membri, per far sì che l'Italia abbia un ruolo fondamentale nella lavorazione dell'acciaio. Non si tratta solamente delle possibili ferrovie che potremmo costruire in Ucraina; noi possiamo svolgere veramente, nell'ambito della ricostruzione del Paese e delle sue infrastrutture, un ruolo fondamentale, perché l'acciaio è ancora un sistema importante di crescita per il nostro Paese.

Certo, questo progetto industriale non deve essere in contrapposizione - e io condivido gli interventi che hanno fatto i miei colleghi - con il rispetto dell'ambiente. Il lavoro e la salute non sono - e non devono essere - elementi secondari per far sì che questo progetto dell'industria e dell'acciaio sia valorizzato. Forse questo riguarda un po' tutti, ma oggi è il momento di guardare avanti e non indietro. Noi dobbiamo far sì che gli investimenti, anche futuri, siano indirizzati non solo alla crescita e a un piano industriale, ma a far sì che ci sia un'industria sana, che tenga conto della salute dei lavoratori e dei cittadini.

Forse noi abbiamo compiuto un errore nel passato, cioè quello di pensare che queste zone avessero una sola monocultura di settore. Noi dobbiamo fare come abbiamo fatto a Piombino, nella regione Toscana, che in questo è stata la prima promotrice, e credo che anche l'intervento di Metinvest in quell'area rappresenti un risultato in tal senso. Oggi, soprattutto nelle aree pubbliche e nelle concessioni demaniali, possono convivere più aziende, perché questo può portare più industria e più valorizzazione e articolazione nei processi industriali. Su questo noi l'impegno lo mettiamo, vogliamo essere dentro questo processo e il Partito Democratico sicuramente darà un contributo importante in tale ambito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, immagino per dichiarazione di voto, l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sì, per annunciare che, come Fratelli d'Italia, voteremo a favore di quest'ordine del giorno, così come abbiamo votato a favore dell'ordine del giorno Ghirra, anche perché un ordine del giorno presentato dal collega Amorese e dai colleghi sardi sullo stesso tema è stato approvato dal Governo.

Intervengo non solo per dichiarare il nostro voto favorevole, ma anche per rassicurare i colleghi che siamo fortunati che sia il Ministro Urso, sia, soprattutto, il Sottosegretario Bergamotto, dall'inizio della legislatura, si siano impegnati nella vertenza Sanac, affinché le aziende interessate ad acquisire quell'azienda mantenessero l'unitarietà di tutti i poli di produzione e anche l'impegno che il Parlamento ha assegnato al Governo, ossia non vedere le maestranze ridotte e i poli divisi, mantenere una produzione e cercare di rilanciare un'azienda che, come avete detto, ha sempre avuto utili, anche se, negli scorsi anni, purtroppo, è stata abbandonata da Acciaierie d'Italia, che non ha delegato e ha preso all'estero quello che poteva essere preso in Italia. Questa volta, invece, sin dall'inizio della legislatura - e per questo la voglio ringraziare - la Sottosegretaria Bergamotto, qui presente, ha visitato lo stabilimento ed è stata presente a incontrare gli operai. Quindi, un grande grazie da parte del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/22 Simiani, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Colleghi, per favore, evitiamo di votare per colleghi che si trovano a fianco a voi e che non sono presenti, altrimenti faccio togliere immediatamente le tessere (Applausi).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/23 Di Sanzo. Onorevole Di Sanzo, accetta la riformulazione?

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Presidente, posso risentire la riformulazione? Grazie.

PRESIDENTE. Onorevole Bergamotto, siamo all'ordine del giorno n. 9/1759/23 Di Sanzo.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di avviare il processo di decarbonizzazione degli impianti e ad assicurare il pieno sostegno alle imprese dell'indotto di Acciaierie d'Italia attraverso il Fondo di garanzia per le PMI”.

PRESIDENTE. Onorevole Di Sanzo, la accetta?

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Accetto, chiedo di mettere ai voti l'ordine del giorno e vorrei intervenire in dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Certo, lo farà immediatamente, dopo che avremo salutato la variopinta rappresentanza delle studentesse e degli studenti dell'Istituto comprensivo 1 di Acqui Terme, in provincia di Alessandria. Grazie, ragazzi, del vostro entusiasmo. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi). Prego, onorevole Di Sanzo.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio il Governo per aver voluto accogliere, almeno in parte, quest'ordine del giorno, se non altro nella formula di “valutare l'opportunità di”.

Con quest'ordine del giorno, vogliamo mettere un punto sul futuro industriale dello stabilimento, cioè una prospettiva di lungo respiro, perché, alla fine, tutto questo avvicendarsi di decreti e l'indecisione che c'è stata da parte del Governo hanno provocato ritardi, incertezze e decreti di corto respiro, come questo. Ora spero che si arrivi a una soluzione che possa dare una prospettiva di futuro, che finora non c'è stata.

Con quest'ordine del giorno, cerchiamo di colmare un po' la mancanza di prospettive, chiedendo innanzitutto che il piano di decarbonizzazione diventi e sia parte integrante del piano industriale. Infatti, andare avanti sul piano industriale senza tener conto, di fatto, della decarbonizzazione e senza includere, come parte integrante, la decarbonizzazione, significa mettere la città e le persone di fronte a una scelta: quella tra posto di lavoro e ambiente. Una scelta che, invece, dovremmo metterci alle spalle. Dovremmo chiudere con quel passato troppo pesante per la città di Taranto e per la Puglia, e cercare di dare un orizzonte, un futuro che coniughi il lavoro e la necessità di sviluppo industriale, alla salute e all'ambiente. Chiediamo, quindi, che la decarbonizzazione diventi un vero e proprio baluardo del piano industriale e con quest'ordine del giorno cerchiamo di dirlo chiaramente.

Ci auguriamo che, d'ora in poi, nei futuri provvedimenti - perché, sicuramente, ci si continuerà a esprimere su questo tema, perché la soluzione finale non è chiara - la decarbonizzazione degli impianti sia un tema fondamentale, proprio per cercare di tutelare non solo la produttività, che è fondamentale per l'area, ma anche i lavoratori, l'ambiente e la salute. Inoltre, con quest'ordine del giorno riteniamo di richiamare l'attenzione su un tema verso il quale, forse, non c'è stata sufficientemente attenzione in questo provvedimento, cioè tutte le aziende dell'indotto. Chiediamo che la produzione e il sostentamento di queste aziende possano trovare il sostegno del Governo, affinché non ci si dimentichi che, sì, vi è una realtà industriale e strategica, come quella di Acciaierie d'Italia, ma le realtà industriali strategiche creano migliaia di piccole imprese e di lavoratori, che, di fatto, poi dipendono fortemente da Acciaierie d'Italia e da queste realtà industriali. Oggi, le imprese fornitrici di beni e servizi navigano in un momento di grandissima difficoltà a causa del pagamento mancato delle fatture, cosa che poi influisce in maniera pesante su tutte le piccole imprese, che sono monocommittenti. E, quindi, l'attenzione e l'uso del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese diventa fondamentale per cercare di dare almeno un po' di respiro. Per questo, ringrazio di aver accolto questa parte dell'ordine del giorno, perché, da parte di tutti, c'è la responsabilità di salvare non solo Acciaierie d'Italia, ma anche l'indotto. Infatti, la ricchezza di avere Acciaierie l'Italia non è la ricchezza di avere semplicemente un'industria strategica in questo Paese, strategica anche per l'Europa, ma è anche tutto l'indotto che ne fa parte e che è una grande ricchezza per il Paese. Troppe volte abbiamo visto che le crisi industriali in questo Paese si sono risolte, cercando di salvare le aziende strategiche, ma senza dare l'attenzione necessaria all'ecosistema di piccole e medie imprese che vi ruotano attorno, cioè dare loro quella continuità lavorativa senza la quale anche le aziende strategiche stesse e Acciaierie d'Italia non possono andare avanti.

Quindi, grazie per questa attenzione. Vi osserveremo per verificare che questo impegno sia veramente rispettato, perché le piccole e medie imprese sono una ricchezza per il nostro Paese e l'ossatura della nostra economia. Spero che l'impegno sia effettivamente attuato dal Governo.

Pertanto, dichiaro, qui in conclusione, il nostro voto a favore su quest'ordine del giorno e speriamo che questo rappresenti un futuro migliore per un'area che ha già visto tante, troppe difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Stefanazzi, lei mi chiede la parola, ma ha esaurito il tempo a sua disposizione. È per sottoscrivere? Prego, onorevole Stefanazzi.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Sì, Presidente, per sottoscrivere…

PRESIDENTE. E basta.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). …e per sollecitare il Governo…

PRESIDENTE. No, quello non può. Può sottoscrivere.

Prendo atto che anche l'onorevole Fornaro intende sottoscrivere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/23 Di Sanzo, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/24 Scotto.

Onorevole Scotto, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno?

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi non possiamo accettare questa riformulazione. Non la possiamo accettare, perché già abbiamo giudicato questo prestito ponte largamente insufficiente. Quando c'è la parola ponte in bocca a questo Governo solitamente cominciamo a tremare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ma, nel caso specifico, questi 320 milioni sono stati giudicati da tutti uno strumento che non risolverà il problema. Siamo sospesi tra la timidezza del Ministro Urso nei confronti di ArcelorMittal e la spregiudicatezza del Ministro Fitto nei confronti di fantomatici soci privati con cui sono stati sottoscritti memorandum che il Parlamento non ha potuto conoscere.

Dunque, queste risorse sono poche e sono soprattutto poche per chi sta sotto. Infatti, se volete difendere il lavoro dovete difendere tutto il lavoro, signor Presidente, e tutto il lavoro non sono solo i dipendenti diretti di Ilva, che pure pagano la vostra inconsistenza, una linea ondivaga e nessuna risposta, ma soprattutto sono i tanti lavoratori e le tante lavoratrici dell'indotto, quelli che stanno nel subappalto e nei contratti precari e sono quelli a cui non date nessuna risposta. Mi consenta, signor Presidente, e, per suo tramite, alla Sottosegretaria Bergamotto: insomma, non se ne può uscire con valuteremo se ci saranno le risorse, a oneri finanziari invariati e cancellando persino il riferimento ai subappalti. Ma se volete parlare del lavoro precario e del lavoro intermittente, allora dovete parlare di questi lavoratori e non cancellarli persino dentro una riformulazione di un ordine del giorno.

Allora, signor Presidente, non possiamo considerare sufficiente questo impegno. Pensiamo che sia un'occasione mancata, pensiamo che ci troviamo di fronte all'ennesimo tentativo di questo Governo di nascondere la polvere sotto il tappeto. La polvere la nascondete tante volte e l'avete nascosta persino di fronte al dramma dell'insicurezza sul lavoro, rispetto a scelte che sanno molto di mezze misure e di condoni possibili.

Dunque, servirebbe una svolta, servirebbe un altro impianto, un impianto che parli di un lavoro stabile e dignitoso, di un approccio diverso rispetto alla politica salariale, di un approccio diverso anche rispetto ai grandi asset industriali di questo Paese, a cui si dà molto ma da cui si riceve troppo poco, signor Presidente. Se si scaricano tante risorse per salvare una grande acciaieria occorre che un po' di quelle risorse arrivino anche al lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/24 Scotto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/25 Guerra. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io mi rivolgo direttamente al Governo, perché credo che ci sia stato un equivoco, anzi spero che ci sia stato un equivoco legato probabilmente anche al salto di una parola nella formulazione dell'impegno. Quindi, vorrei fare questo intervento per motivare, perché con questa parola, invece, l'impegno dell'ordine del giorno funziona e probabilmente può incontrare una diversa valutazione da parte del Governo. Intanto dico quale potrebbe essere la riformulazione e poi ne spiego il senso, perché l'impegno dice: “a subordinare l'erogazione dei finanziamenti di cui all'articolo 2 del presente decreto in favore (…)” e lì non si capisce cosa voglia dire, perché voleva dire a subordinare l'erogazione dei finanziamenti di cui all'articolo 2 del presente decreto alla condizione che vadano anche in favore. Quindi, qual è il problema? Questa potrebbe essere la riformulazione e il problema che c'è dietro è questo: stiamo parlando dell'articolo 2 del decreto e l'articolo 2 del decreto si riferisce agli impianti siderurgici della società Ilva Spa e si pone l'obiettivo condivisibile di prevedere dei finanziamenti a titolo oneroso che possano essere finalizzati, da un lato, a dare supporto alla continuità produttiva e aziendale e, dall'altro, ad assicurare la salvaguardia dell'ambiente e la sicurezza del lavoro, temi che sicuramente condividiamo. Qual è il problema, quindi, che viene posto dall'ordine del giorno? La necessità che qualora vengano riconosciuti questi finanziamenti in caso di amministrazione straordinaria, com'è il caso che stiamo considerando dell'ex Ilva, questi finanziamenti vengano destinati a favore anche delle aziende dell'indotto, perché le aziende dell'indotto provvedono alla manutenzione di ogni natura degli impianti dell'intero stabilimento, alle pulizie civili e industriali e all'espletamento di tutti quei servizi che concorrono proprio a garantire le finalità di cui parliamo, cioè la continuità aziendale, la funzionalità produttiva degli impianti siderurgici, come dicevamo prima, della società Ilva Spa e anche ad assicurare la salvaguardia dell'ambiente e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

L'ordine del giorno è finalizzato a garantire che quei finanziamenti per quegli impianti e con queste finalità arrivino anche alle aziende dell'indotto ovviamente con alcune precisazioni, perché si tratta di aziende che lavorano con appalti di una certa durata, quindi che lavorano con quelle stesse finalità e per quegli stessi impianti però sono dell'indotto, cosa che, invece, la formulazione attuale dell'articolo 2 non esplicita. Quindi, l'impegno andrebbe in questa direzione. Sottolineo, in generale, per il tema che oggi stiamo affrontando, ossia quello della situazione dell'ex Ilva, degli impianti ex Ilva, che il tema dell'indotto è molto caro credo a tutti perché c'è una sofferenza specifica e proprio il ricorso all'amministrazione straordinaria lascia l'indotto decisamente con il fiato corto; quindi, c'è la necessità specifica di avere attenzione a loro anche con riferimento a un aspetto molto particolare del decreto, che riguarda finanziamenti eventuali. Quindi, se con questa spiegazione, e mi scuso che effettivamente la formulazione attuale lasciava un margine di ambiguità, la Sottosegretaria può ripensare il proprio parere, le sono grata. Altrimenti chiedo comunque di votarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Chiedo alla rappresentante del Governo se intenda modificare il parere. Prego, Sottosegretaria Bergamotto.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Quello che c'è da dire è che alle imprese dell'indotto è dedicato tutto l'articolo 2-bis del disegno di legge, che è stato inserito con un emendamento al Senato. È il famoso DL n. 9, che è confluito poi nel DL n. 4, ed è specificamente riferito alle imprese dell'indotto. Noi riteniamo sull'indotto, ovviamente con il contributo di tutti i parlamentari del Senato, sia in sede di IX Commissione che poi di votazione in Aula, e anche qui alla Camera, di avere ampiamente migliorato il decreto a favore delle imprese dell'indotto, persino i requisiti per l'accesso al Fondo di garanzia, dove si è provveduto ad abbassare al 35 per cento il fatturato medio complessivo realizzato dalle imprese. Poi c'è anche da dire che è stato ridefinito il perimetro delle imprese dell'indotto e anche i crediti vantati che possono essere riferiti a prestazioni di beni e servizi non continuativi. Quindi abbiamo molto lavorato, pertanto, Presidente, riteniamo, nonostante la spiegazione da parte dell'onorevole Guerra, di mantenere su quest'ordine del giorno un parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/25 Guerra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/26 Toni Ricciardi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Cercherò, nei pochi minuti che ho a disposizione, di far cambiare idea al Governo. Vorrei partire, Presidente, dalle parole di un illustre italiano pronunciate a Taranto esattamente nel 1965, in occasione dell'inaugurazione di quello che molte e molti anche oggi hanno definito un gigante di acciaio: “E anche in questa occasione voglio recare agli italiani del Mezzogiorno l'assicurazione che lo Stato ha preso effettivamente e seriamente coscienza della realtà meridionale e si adopera per mutarla”, Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica, Taranto, 1965. Presidente, il 1965 è anche un anno molto particolare, soprattutto per la storia della Puglia, perché è quell'anno nel quale la regione Puglia diventa la locomotiva di quel fenomeno al quale noi assistiamo ancora oggi, che è quello delle migrazioni e della partenza. Nelle parole di Saragat noi troviamo la preoccupazione, di quella stagione politica, di una classe dirigente che, attraverso delle soluzioni che vedevano l'installazione di forme che poi la storia ci ha testimoniato che probabilmente non hanno reso il servizio per il quale erano state immaginate, immaginava una soluzione per tamponare quello che era ormai il fenomeno sociale prevalente, ovvero quello della migrazione.

Sembra un po' di rileggere le pagine di quasi mezzo secolo prima, quando, con l'idea nittiana, tra il 1905 e il 1910, fu fatto lo stabilimento di Bagnoli, a Napoli. Quest'ordine del giorno, sul quale chiediamo che il Governo possa ripensarci, riguarda esattamente il tema che molti colleghi prima di me, Guerra, Scotto, hanno affrontato, ovvero la disparità di trattamento tra i cosiddetti lavoratori con la casacca e la maglietta diretta dell'azienda e tutti coloro che invece lavorano, con l'azienda, nell'indotto.

Chi di noi conosce, è entrato o ha parlato con persone che lavorano in grandi aziende sa che sostanzialmente esistono due tipologie, se non tre. La prima sono coloro che sono assunti direttamente, e, quindi, sono coloro che, ogni qualvolta si interviene per salvare i plessi produttivi, sono i cosiddetti operai trattati con attenzione. Poi ci sono coloro che lavorano generalmente con le cooperative, assunti da strutture esterne per lavorare in azienda, e la terza tipologia, che è l'oggetto di quest'ordine del giorno, sono i fornitori di servizi esterni, il cosiddetto indotto.

Noi chiedevamo e chiediamo, suo tramite, Presidente, e chiudo, che si possa avere un occhio di attenzione per tutte quelle professionalità che rischiano, per l'ennesima volta, di essere penalizzate. Ho ascoltato l'intervento poc'anzi della Sottosegretaria che sottolineava gli interventi anche fatti dal punto di vista legislativo in materia, ma credo che non siano sufficienti. Per questa ragione, mi permetto per l'ultima volta di chiedere un ripensamento da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Governo non intende intervenire.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/26 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/27 Bonafe'.

Onorevole Bonafe', accetta la riformulazione del suo ordine del giorno?

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto volevo risentire la riformulazione, per cortesia.

PRESIDENTE. Sottosegretaria Bergamotto, per favore.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di provvedere all'accelerazione della transizione ecologica degli impianti e alla relativa decarbonizzazione, al rilancio dei livelli occupazionali e alla riqualificazione del personale, ivi compreso quello in cassa integrazione, alla sicurezza nei luoghi di lavoro, alla tutela della salute e al risanamento ambientale”.

PRESIDENTE. Sostanzialmente, c'è soltanto “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica” all'inizio e poi è uguale, onorevole Bonafe'. Accetta?

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto questa riformulazione, anche se non nego che ci saremmo aspettati di più da questo provvedimento e non nascondiamo la nostra preoccupazione, però…

PRESIDENTE. Scusi, solo per l'ordine, onorevole Bonafe'. Quindi lei accetta la riformulazione, ma fa una dichiarazione perché chiede di votarlo?

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Sì, grazie. Dicevo che accettiamo la riformulazione, anche se, è inutile negarlo, noi ci saremmo aspettati di più da questo provvedimento, e non nascondiamo la preoccupazione che nutriamo non solo per i lavoratori diretti, ma anche per quelli indiretti e, più in generale, per le sorti di questa impresa, perché, da una parte, salutiamo con favore la messa alla porta del socio privato, rispetto al quale, però, non possiamo non sottolineare come il Governo abbia tenuto una linea ondivaga.

Infatti, se da una parte, il Ministro Urso ha più volte tentato, con molta timidezza, con troppa timidezza e con scarsa fortuna, di incidere rispetto al rallentamento della produzione di ArcelorMittal in Italia, mentre da altre parti del mondo la produzione continuava, dall'altra, abbiamo visto l'azione del Ministro Fitto, che ha avviato con il socio privato un memorandum di intesa, di cui, ahimè, il Parlamento non ha mai conosciuto veramente il contenuto.

Abbiamo, però, conosciuto i ritardi e le grandi incertezze che si sono susseguiti e pensiamo che questo sia stato un limite. Se, infatti, davvero il Governo considera lo stabilimento di Taranto, se davvero considera la siderurgia uno dei settori strategici per lo sviluppo del Paese, ci saremmo aspettati di più; intanto, una politica industriale, non solo per Taranto, ma penso anche per il sito produttivo di Piombino, più lungimirante, che possa tenere in conto anche la sostenibilità ambientale, perché, come ha già detto qualche collega, per noi il diritto al lavoro e il diritto alla salute possono stare insieme, come stanno insieme in molti siti produttivi del siderurgico in Europa. Certo, questo richiede risorse, richiede la possibilità di investire più risorse rispetto a quelle che sono state previste nel prestito ponte e che abbiamo giudicato fin dall'inizio una cifra inadeguata per determinare la continuità produttiva dello stabilimento, inadeguata per tutelare i lavoratori e per tutelare l'indotto delle piccole e medie imprese.

Chiudo su questo, Presidente, perché la Sottosegretaria ha detto che c'è un intero articolo che riguarda le risorse per le piccole e medie imprese, però voglio spendere una parola per quegli artigiani che, durante le audizioni, hanno fatto emergere la loro preoccupazione. Sono imprese che oggi rischiano di fallire perché lo Stato è inadempiente. Noi, come sa bene la Sottosegretaria, avevamo chiesto non solo il fondo ad hoc per andare incontro a queste imprese, ma anche che una parte maggiore delle risorse stanziate andasse proprio in quella direzione. Certo, piccoli sforzi sono stati fatti, avremmo voluto fare di più, perché crediamo che lì ci sia un pezzo dello sviluppo industriale del Paese e crediamo, anche da forze dell'opposizione, con il nostro contributo, che quello stabilimento si possa rilanciare e che possa veramente costituire un pezzo dello sviluppo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto paritario “San Giuseppe” di Acerra, in provincia di Napoli, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Chiedo un attimo di attenzione alla collega Roggiani, se mi può un attimo seguire. Onorevole Roggiani, il suo ordine del giorno n. 9/1759/28, che è quello successivo, è identico nelle premesse e, nella riformulazione che ha proposto il Governo, è identico nell'impegno. Se lei fosse d'accordo, a questo punto, li metteremmo in votazione insieme, accettando la riformulazione che ha fatto il Governo. Accetta. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche io intervengo per ostentare tutta la preoccupazione rispetto al processo di accelerazione della transizione ecologica degli impianti che, a parole, il Governo dice di prevedere, di mantenere, ma, in realtà, nei fatti, ancora continua ad avere consistenti ritardi.

Nel tempo in cui viviamo, non soltanto con riferimento all'oggetto del provvedimento in esame oggi, all'Ilva, al dramma che ha vissuto quella comunità, al tredicesimo provvedimento in 11 anni che il Parlamento si appresta a votare, ma per il quadro complessivo che vede sostanzialmente il Governo non accogliere la sfida della decarbonizzazione, del rilancio dei livelli occupazionali - proprio in relazione alla transizione ecologica che il Paese è chiamato a vivere e che il Governo, invece, dovrebbe accelerare -, siamo preoccupati. E, in questa sede, non possiamo che annunciare un monitoraggio più attento, una verifica puntuale rispetto non solo agli impegni del PNRR, ma anche agli specifici impegni che quest'ultimo provvedimento pone a carico non soltanto dell'amministrazione e del Governo, ma anche del territorio. Siamo preoccupati anche per le conseguenze che ci potrebbero essere sull'indotto, siamo preoccupati anche per le conseguenze a catena sui lavoratori e per un ritardo consistente che la transizione ecologica continua ad affrontare.

Ci preoccupa, da ultimo, anche la condizione della sicurezza dei luoghi di lavoro, perché la vera sfida che viviamo è quella di far andare di pari passo sicurezza del lavoro, sicurezza nei luoghi di lavoro e transizione ecologica e digitale, su cui ancora notiamo ritardi preoccupanti da parte di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli ordini del giorno n. 9/1759/27 Bonafe' e n. 9/1759/28 Roggiani, come riformulati, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1759/29 Casu, su cui vi è parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato e abbiamo accolto con un certo sconcerto il parere contrario su quest'ordine del giorno, che va in una direzione su cui ci sono state ampie rassicurazioni, nel dibattito e nel confronto. Il tema è garantire a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori trattamenti aggiuntivi rispetto alla Cassa integrazione, gli ammortizzatori sociali previsti e ammettere a tali misure anche i lavoratori di aziende sottoposte a procedura di amministrazione straordinaria in data successiva al 3 febbraio 2024. Da questo punto di vista, non vediamo ragioni per cui, nel momento in cui su un tema come questo vi è un'ampia condivisione e vi è anche un'ampia consapevolezza del fatto che è necessario fare di più e fare di più per tutti - e mettere tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori nelle stesse condizioni -, si debba votare contro un impegno che riguarda questo Governo, che riguarda il lungo percorso fatto anche dai Governi precedenti e che riguarda una sfida fondamentale per il Paese.

Quindi, con questo intervento, noi rinnoviamo la richiesta di cambiare parere, eventualmente con una opportuna riformulazione, se il Governo la riterrà appunto opportuna, per evitare che questo voto possa essere letto come un voto che va in direzione opposta rispetto alle dichiarazioni che il Governo stesso fa su questo tema.

Quindi, da questo punto di vista, il nostro è un invito a considerare i termini di quest'ordine del giorno così come sono stati considerati altri ordini del giorno che, comunque, vanno in questa direzione e poi, naturalmente, concluso l'iter di conversione di questo decreto, agire per far sì che questi impegni siano tradotti in azioni concrete. Pertanto, rinnoviamo la richiesta di cambiamento di parere al Governo; se così non fosse, saremo costretti a votare e a registrare su questo tema una mancanza anche di disponibilità al confronto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Governo non intende intervenire.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1759/29 Casu, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/1759/30 Cavandoli: accetta la riformulazione? La accetta.

Torniamo all'ordine del giorno n. 9/1759/5 Pavanelli. Onorevole Bergamotto, se può dare, per cortesia, il parere.

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Presidente, si conferma quanto detto in prima battuta, quindi è un parere favorevole con riformulazione.

PRESIDENTE. Onorevole Pavanelli, ricorda la riformulazione? Quindi, la accetta.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1759​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole De Monte. Non è suonata la ricreazione, per cui ci alziamo e facciamo baldoria, anzi, entriamo in una fase cruciale, nella quale ognuno ascolterà per decidere come votare il provvedimento. Dunque, prestiamo la dovuta attenzione a ciò che ha da dire l'onorevole De Monte. Prego.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ormai è diventata una tradizione, visto che intervengo sempre per prima.

PRESIDENTE. Sa che io ho difficoltà a sentirla? Colleghi, dobbiamo fare silenzio, perché io devo certamente ascoltare! Chi di voi vuole, esca dall'Aula, ma lo faccia in silenzio, così mi formo un'idea, almeno io. Prego.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Questo provvedimento contiene, come devono contenere tutti i provvedimenti che approdano a quest'Aula, norme di carattere generale e astratto: così sono, infatti, definite le norme di legge. In realtà, però, sappiamo bene che questo provvedimento ha un nome ben preciso, che corrisponde a quello di ex Ilva, anche se oggi si chiamano Acciaierie d'Italia. Infatti, la storia è lunga; è lunga di provvedimenti, di decreti-legge - ricordo, nella XVII legislatura, i decreti Ilva 1 e Ilva 2 -; alcuni decreti dovevano essere, oltretutto, rinnovati perché, nel frattempo, erano decaduti. Quindi, sappiamo bene che le difficoltà sono ascrivibili a più Governi e a più responsabilità. Pertanto, non mi affiancherò ai rimpalli di responsabilità, che sono stati evidenziati anche in quest'Aula, nel corso della discussione generale, perché pensiamo che, come gruppo, sia più utile e produttivo avere una opposizione costruttiva ed entrare nel merito delle questioni, anche se, devo dire, è un po' difficile, visto che troviamo veramente un segmento molto piccolo di quanto si dovrebbe fare per una politica industriale. In questo senso, naturalmente, mi rivolgo al Governo qui oggi presente.

Preannuncio che il nostro voto sarà di astensione; da un lato, per il fatto che manchi questa prospettiva e che si potesse fare molto di più, lo dico anche in termini economici, poi arriverò al tema del prestito ponte di 320 milioni di euro. Però, dall'altro lato, è chiaro che dobbiamo anche tener conto del fatto che ci sono esigenze - che, in questo senso, responsabilmente, noi ci poniamo - legate alla continuità produttiva, ai diritti dei lavoratori e anche alla tutela dell'indotto, che oggi è in grande sofferenza. Queste difficoltà, cui accennavo prima, sono piuttosto rilevanti, lo sappiamo bene e sono state evidenziate anche qui, durante la discussione generale, con gli emendamenti, con gli ordini del giorno, e senz'altro ciò avverrà anche in queste dichiarazioni di voto finale, da parte un po' di tutti i gruppi. C'è l'aspetto ambientale, questa è la questione centrale che, peraltro, portò anche al famoso sequestro del 2012. Quindi, il tema naturalmente legato è quello della salute, ma anche della continuità produttiva e dei diritti dei lavoratori. Io, per esperienza, ricordo anche un'altra situazione, in altra regione, in cui addirittura i lavoratori erano disposti a sacrificare la loro salute e la cosa prioritaria era la continuità lavorativa e, in questo senso, erano appunto disposti a sacrificarsi. Oggi, questa è una questione che naturalmente noi dobbiamo, invece, tenere molto presente.

Farò un discorso anche un po' più generale sul tema, proprio perché è la parte che noi riteniamo mancante in questo provvedimento ed è legata al tema dell'acciaio, che è una produzione, lo sappiamo bene, strategica a livello mondiale, che copre le produzioni che vanno dagli elettrodomestici alle navi, quindi davvero essenziale. Questo avviene, oltretutto, in un contesto particolare - lo è sempre stato, ovviamente -, ma oggi ne dobbiamo parlare anche perché la questione riguarda anche l'ex Ilva e cioè il fatto che ci sia una situazione geopolitica, come sappiamo, molto preoccupante nel Mar Rosso, quindi per l'approdo delle navi e questo porta, oltretutto, a un aumento anche dei costi assicurativi e, in generale, del trasporto. Ciò ha un impatto anche sulla questione produttiva legata all'ex Ilva e gli effetti si vedono sui porti.

Vediamo l'assenza di prospettiva della politica industriale di questo Governo con il fatto che non si parla, in realtà, di un tema europeo. Io continuo a sentire, purtroppo, discorsi antieuropeisti, che sono francamente intollerabili per un Governo che ormai è presente in tutti i tavoli europei e sembra un soggetto estraneo a questi contesti. Però, quello che oggi noi ci aspettiamo - sappiamo bene anche che il Ministro Urso ha iniziato a discutere a livello europeo, di Commissione, a proposito del prestito ponte, e non potrebbe essere diversamente - è che l'approccio deve necessariamente essere di tipo europeo. Questo perché lo abbiamo visto in tempi, purtroppo, di pandemia, banalmente riguardo alle mascherine, di cui non c'era una produzione europea. Lo abbiamo visto poi con la questione energetica, con il conflitto russo-ucraino, continuiamo a vederlo naturalmente con l'inasprirsi delle questioni geopolitiche internazionali. Questo vuol dire che noi dobbiamo riscoprire, in maniera molto determinante, che non possiamo più fare a meno di una strategia e di una vera politica europea.

Naturalmente questo va dalle produzioni che riguardano l'acciaio, ma anche - e in questo senso devo dire che a livello europeo si è fatto un passo in avanti - dalla produzione di materie prime critiche che rappresentano un essenziale approdo per poter avere la tecnologia che oggi fa parte delle nostre vite, ma anche per la ricerca e per il futuro.

Bisogna, inoltre, contare a livello europeo ed essere presenti nelle istituzioni, altrimenti non saremo in grado di produrre qualcosa che dia una reale prospettiva, che oggi manca, e mi riferisco proprio al tema delle produzioni strategiche, quindi quelle dei campioni europei. Non se ne parla più, quindi questo nostro approccio vuole essere anche uno stimolo a cambiare registro, perché, senza una strategia europea che vada oltre i confini nazionali, oltre la legittima concorrenza tra gli Stati membri, se vogliamo essere una potenza, tra virgolette, industriale, a livello mondiale, dobbiamo necessariamente fare questi discorsi nel contesto europeo.

In questo senso l'acciaio e la produzione italiana sono un tema che deve essere presente a livello europeo; livello europeo che conterà, come in passato, anche per altre questioni molto delicate. In altre parole, capiamo bene l'assegnazione della gara ad ArcelorMittal, ma questo non era un punto definitivo, perché comunque, già nella precedente amministrazione straordinaria, si aprì una duplice questione, che era sui tavoli della Commissione europea: quella, da un lato, ambientale e, dall'altro, della redditività. Quella ambientale era anche, lo dico tra virgolette, la più “facile” perché comunque gli aiuti in questo senso, a livello europeo, sono consentiti, mentre la questione della redditività era molto più spinosa, perché sappiamo bene che, a livello italiano, molti sono stati i sostegni pubblici dati all'ex Ilva. Naturalmente, questo non viene visto con grande favore, perché va oltre le regole della concorrenza.

A tale proposito, vorrei svolgere alcune considerazioni ulteriori. Mentre nel campo delle bonifiche l'apertura c'è, quindi le bonifiche, la tutela ambientale, gli investimenti anche pubblici sono consentiti, forse, invece, andrebbe modificato il ragionamento a livello di aiuti proprio per garantire il fatto di essere determinanti a livello mondiale nei settori che riteniamo strategici. Quindi, anche in questo senso rivolgendomi, tramite lei, Presidente, al Governo, ritengo che un'altra questione, oltre a quella della strategicità della politica industriale europea, debba essere posta con riferimento al tema degli aiuti di Stato.

Riteniamo fondamentale produrre in Italia perché evidentemente abbiamo necessità di questa produzione; abbiamo necessità perché incide sul PIL, sui posti di lavoro e sull'indotto che oggi, come dicevo, è in grande sofferenza. Fortunatamente individuiamo nel Governo un cambio di rotta. Improvvisamente le multinazionali sono diventate qualcosa di auspicato nel Governo; ogni tanto vengono individuate come il diavolo, oggi invece sono viste come qualcosa di positivo. Quindi, apprendiamo dal Ministro Urso che ci sono 5 multinazionali interessate e questo ovviamente ci fa piacere e ci fa ben sperare per un futuro positivo. Ci sono tre voleri che sono stati anche evidenziati. Quelli della rapidità, della continuità produttiva e del rilancio di questa industria. Ci auguriamo che sia così anche perché pensiamo che debba essere tenuta in considerazione la tutela della salute, del lavoro, quella ambientale, quella della continuità produttiva e infine quella dell'indotto.

Quindi, per concludere, Presidente, due ultime considerazioni. Una è legata al prestito ponte. Attenzione. in primo luogo, mi sembra che l'importo di 320.000.000 euro sia assolutamente insufficiente per guardare in un'ottica di medio lungo-termine. In ogni caso, purtroppo, la nostra storia non è felice a proposito di prestiti ponte, se pensiamo, ad esempio, ad ITA, Alitalia. In secondo luogo, riteniamo fondamentale che ci debba essere un sostegno all'indotto, che è quello che fornisce le merci, i semilavorati, l'autotrasporto e comunque i servizi.

Ciò che invece continuiamo a non vedere, come dicevo prima, è una seria politica di prospettiva europea. Quindi, basta con questi provvedimenti spot, che invece dovrebbero riguardare un ambito molto più ampio; speriamo naturalmente che queste crisi non perdurino e non riguardino più settori. Al tempo stesso l'invito è quello di uscire dai micro provvedimenti e guardare davvero ad una politica che possa dare una prospettiva alla produzione italiana e a quella europea (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretaria Bergamotto, punto e a capo, si riparte, si volta pagina in una delle storie industriali più controverse e radicate del territorio nazionale, quella dell'Ilva o ex Ilva. Ora, ci sono davvero gli elementi per far ripartire la siderurgia nel nostro Paese, per ridare linfa e futuro a un settore che non è rilevante solo di per sé e rispetto all'indotto che crea, ma anche come tassello essenziale nel complesso processo di trasformazione da materia a bene finale, che costituisce la produzione industriale del nostro Paese. Perdere l'acciaio avrebbe significato impoverire il tessuto produttivo, con le relative ricadute occupazionali, porre un freno, un aggravio di costi, un ostacolo in più anche a tutti gli altri settori.

Credere nell'acciaio, prendere atto della situazione insostenibile in cui si trovava Acciaierie d'Italia e arrivare a un completo cambio di rotta significa ridare una prospettiva alla produttività del sistema siderurgico, degli stabilimenti ex Ilva di tutta Italia, ma anche sostegno a tanti settori strategici della nostra produzione nazionale.

Bisogna dare atto al Governo Meloni di aver posto al centro della sua azione politica l'Ilva, la salvaguardia dei livelli occupazionali e della filiera, il rilancio della produzione, tracciando, appunto, una nuova rotta in netta discontinuità con un passato che non ha portato a nulla, solo a stagnazione. Tanto che, in questi giorni, il Ministro Urso ha potuto annunciare un piano siderurgico per il nostro Paese, che sarà presentato nei prossimi mesi e che, fino a pochi mesi fa, non era neppure ipotizzabile.

Oggi, stiamo per votare un secondo decreto Ilva e se siamo qui, a parlare di amministrazione straordinaria e di multinazionali interessate all'acquisizione, se siamo a prospettare un nuovo piano industriale è perché, circa un anno fa, è stato varato da questo Governo un primo decreto Ilva, convertito dalle Camere, che ha previsto la possibilità per il socio pubblico, detentore di almeno il 30 per cento delle quote societarie, di chiedere l'ammissione immediata alle procedure di amministrazione straordinaria; una possibilità che prima di quel decreto non era prevista, una richiesta che il socio privato, ArcelorMittal, mai avrebbe fatto. Senza quel decreto e quella possibilità saremmo ancora nell'immobilismo più totale, ostaggi di un'impostazione completamente sbilanciata e di accordi che non tutelavano affatto l'interesse nazionale.

Il Ministro delle Imprese e del made in Italy li aveva definiti, anche in quest'Aula, patti leonini, patti parasociali firmati con ArcelorMittal, fortemente sbilanciati a favore del soggetto privato. La governance era, di fatto, nelle mani del socio privato e per l'amministratore delegato venne previsto il voto decisivo su sette materie, per esempio, ma, non solo, in caso di salita in maggioranza Invitalia non avrebbe potuto esprimere un AD di propria fiducia. Quelle erano barbarie giuridiche, non quelle di cui abbiamo sentito dissertare anche in quest'Aula in occasione del dibattito sugli emendamenti, per esempio, legati allo scudo penale. Era necessario scardinare tutto questo.

Il Governo è stato previdente, ha giocato d'anticipo e ha costruito la possibilità di eliminare la zavorra Mittal e di potersi così concentrare su un nuovo piano industriale, sulla possibilità di coinvolgere nuovi acquirenti, di vagliare nuove prospettive per diversi siti produttivi di Acciaierie d'Italia e per le tante realtà ad essi collegati, presenti su tutto il territorio nazionale, e di costruire così un nuovo futuro per la siderurgia del nostro Paese.

Se l'industria italiana esiste, se esiste un'industria dell'automotive, che è un orgoglio del mondo, se esiste un'industria degli elettrodomestici, un'industria della cantieristica e della nautica, se esiste l'industria manifatturiera, se l'Italia è oggi il secondo polo manifatturiero d'Europa, è perché, a monte, c'è stata un'industria siderurgica che ha fornito gli elementi perché crescesse l'industria italiana. “Per questo non abbiamo alcuna intenzione di rinunciare a questo sito siderurgico”, quello di Taranto, “ma abbiamo l'assoluta volontà di rilanciarlo in sicurezza ambientale”. Queste parole del Ministro Urso sono il cuore di tutto il ragionamento, perché l'ex Ilva ha radici profonde nella storia industriale italiana e può ancora proiettare i suoi rami in un futuro di crescita e di sviluppo.

Il sito di Taranto è stato visitato da parte del Ministro e dei commissari, ma sono stati visitati anche i siti di Genova, di Novi Ligure, ed è stato dato l'annuncio, in occasione di queste visite, dell'interesse di 5 multinazionali, interesse, appunto, per rilevare Acciaierie d'Italia. Ora c'è la volontà, c'è l'attenzione di un Governo pragmatico. Questa vertenza mi auguro che possa trasformarsi in un'opportunità, è stata una delle frasi pronunciate, appunto, dal Ministro, ed è un'altra delle frasi che sono cruciali e fondamentali e che condividiamo in questo processo. È stato tracciato un percorso chiaro di rafforzamento della produzione su Taranto, ma anche di riconoscimento della strategicità degli altri siti, ognuno in base alle proprie vocazioni. Pensiamo, ad esempio, al sito genovese, parlo ovviamente da parlamentare ligure, che andando a rami ridotti, a regime ridotto, è riuscito a soddisfare soltanto il 10 per cento delle esigenze che invece c'erano in merito, ad esempio, alla produzione della latta. Sono state date garanzie di investimenti sulla sicurezza, 150 milioni di euro, con tempi chiari, per arrivare poi a un bando di gara e, appunto, è stato dato l'annuncio del riconoscimento delle multinazionali.

È stato espressamente chiarito che i primi lavoratori che devono essere in fabbrica sono quelli che garantiscono la sicurezza degli impianti e, quindi, del lavoro. Nel contempo, saranno garantite le risorse necessarie per la manutenzione e il rilancio dei siti produttivi. È stato garantito, lo prevede questo decreto, lo vedremo, un sostegno all'indotto. Mi soffermo su una situazione particolare e abbastanza kafkiana, perché è importante anche la garanzia che è data per questa realtà, che è quella di Sanac. Sanac è una realtà nazionale, ha siti in Liguria, ma anche su tutto il territorio nazionale, fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi di produzione dell'acciaio, è controllata attualmente dal Ministero delle Imprese e del made in Italy ed è in amministrazione straordinaria, con gestione commissariale. Vanta crediti pari a 23 milioni di euro nei confronti di Acciaierie d'Italia, ma, dal 2021 Acciaierie d'Italia, ovviamente la precedente gestione, ha assunto la decisione di non rifornirsi più da Sanac, che vedeva nelle commesse di Acciaierie d'Italia il 60 per cento del proprio fatturato. Ridare futuro a queste imprese e ai suoi lavoratori è un obiettivo fondamentale. Importante è la garanzia data dal Ministero e dagli attuali commissari di Ilva di riprendere le commesse nei confronti di Sanac, rendendo così la società più forte nel processo di vendita in atto. Non è un caso che si sia affacciato di recente un acquirente, le acciaierie del Gruppo Beltrame. Le commesse devono e possono tornare, il clima è cambiato, si ha la certezza delle risorse.

Veniamo al cuore, a parlare di questo secondo decreto Ilva, che prevede il cosiddetto prestito ponte, sul quale il Ministero ha dichiarato di puntare ad un anticipo entro 40 giorni. Il MEF potrà concedere, previa richiesta motivata dal commissario straordinario, uno o più finanziamenti a titolo oneroso, della durata massima di 5 anni, nel limite di 300 milioni di euro per il 2024, in favore delle società che gestiscono gli impianti siderurgici della società ex Ilva, qualora le stesse siano ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria, al fine di supportare le indifferibili e urgenti esigenze di continuità produttiva e aziendale e assicurare la salvaguardia dell'ambiente e la sicurezza dei luoghi di lavoro. Ma non vi è solo questo, mi soffermo su alcuni passaggi rilevanti del testo in esame. Questo decreto interviene in maniera puntuale sulla disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, aprendo, in primis, anche ai privati, proprio la clausola utilizzata dal Governo. Si consente, infatti, per le imprese strategiche e nei casi di società partecipate direttamente o indirettamente da amministrazioni pubbliche statali, anche ai soci privati che detengano almeno il 30 per cento delle quote societarie di ottenere l'ammissione immediata alla procedura di amministrazione straordinaria.

Vi sono anche norme che si concentrano sull'indotto - come dicevamo -, in particolare, riconoscendo condizioni agevolate di accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, a favore delle micro, piccole e medie imprese che incontrano difficoltà di accesso al credito, a causa dell'aggravamento della posizione debitoria di imprese committenti che gestiscono almeno uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale, qual è, appunto, il caso di Ilva. Sono situazioni molto comuni, che rischiano di inaridire il tessuto delle piccole e medie imprese che gravitano attorno alle grandi imprese strategiche. Quindi, bene, questo intervento a sostegno della liquidità.

Si pone anche attenzione alla sicurezza sul lavoro. Sono interventi puntuali e nevralgici, ma la riuscita di un'operazione di questo tipo passa anche dalle persone che la portano avanti e mi sento di affermare che il commissario Quaranta, scelto per questa nuova fase, è una persona di qualità che conosce alla perfezione l'azienda in tutte le sue fasi e quindi potrà fare molto bene anche in questa nuova fase. C'è molto da fare, la strada è lunga, bisogna costruire un percorso. L'amministrazione statale è una fase temporanea finalizzata a trovare un nuovo acquirente. Chi può essere interessato ora sa che il campo è sgombro da altri attori scomodi, che non vi è più un socio che frena o rema contro ma uno Stato che vuole il rilancio, che dà garanzie e che crede nel valore della filiera dell'acciaio, funzionale a tutta la produzione industriale. È nell'ottica del rilancio questo decreto e non più dell'immobilismo. Bisognerà avere garanzie sulla sicurezza e sulla transizione ecologica e pretendere un piano industriale chiaro, con obiettivi ambiziosi ma realizzabili. Questo è ciò che consente lo strumento della golden power con uso prescrittivo. Siamo dunque a un punto di svolta che, come ogni svolta, rappresenta il momento più delicato di un percorso. Serve tutto l'impegno, servono la capacità di visione e obiettivi ambiziosi.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Ilva dovrà tornare a essere guidata dai privati, lo Stato non potrà essere Stato imprenditore ma, allo stesso tempo, chi intende operare in Italia deve investire, deve rispettare i lavoratori e creare ricchezza per il territorio. Questa non è la partita del Governo, questa è la partita del Paese. Oggi non possiamo che approvare questo decreto. Come Noi Moderati non ci tiriamo indietro e ovviamente dichiaro il voto favorevole a nome del gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Con il massimo rispetto che devo e che ho nei confronti degli interventi e anche della discussione che stiamo facendo di questo decreto, questa discussione è tristemente surreale. Sa perché, signor Presidente, è tristemente surreale? Perché sono passati quasi 12 anni - il 26 luglio 2024 saranno 12 anni - da quando parliamo di come rilanciare lo stabilimento siderurgico dell'Ilva. Per meglio dire, la politica ne parla, non con il mio consenso. Io consiglierei un bellissimo libro di storia di Moses Finley dal titolo Uso e abuso della storia. Signor Presidente, quando si perde la memoria, e chi la perde ha una responsabilità enorme dal punto di vista del legiferare, del fare le leggi, il rischio è che si producano danni irreparabili. In questi anni ci sono stati 16 decreti Salva Ilva, il primo fu quello dell'agosto 2010, quando l'allora Premier, Silvio Berlusconi, e il Ministro dell'Ambiente, Prestigiacomo, approvarono, a Ferragosto, un decreto che alzava i limiti sulle emissioni di benzopirene. Perché fu fatto quel decreto? Perché l'Ilva di Taranto sforava i limiti del benzopirene e allora, per far tornare a norma quell'impianto siderurgico, si fece una cosa molto semplice, si alzò il limite. Lo stesso accadde quando, tanti anni fa, l'acqua potabile non era potabile in alcune parti d'Italia perché, come ricorderete, era piena di atrazina e allora - era Ministro della Sanità De Lorenzo - si alzarono i limiti dell'atrazina. Non si tolse l'atrazina dall'acqua, si alzò il limite dell'atrazina e per legge l'acqua diventò potabile. La stessa cosa è accaduta in questa città purtroppo dannata, dannata dall'inquinamento. Ebbene, 16 decreti Salva-Ilva che non hanno prodotto alcunché in questi anni. Cosa deve accadere per dichiarare il fallimento della politica italiana nell'affrontare un tema così drammatico, che non ha portato a soluzione alcunché? È un fallimento e, oggi, la retorica della politica, anche in quest'Aula, ripropone parole piene che per quanto ci riguarda sono prive di senso, perché i dati oggi ci dicono che c'è un disastro occupazionale e che c'è un disastro ambientale e sanitario che non è stato risolto. Non si è avuta la capacità di innovare, di lanciare una grande sfida di innovazione tecnologica in quella città che mettesse al servizio della popolazione i grandi avanzamenti anche nel settore della produzione dell'acciaio; una comunità che ha dato tantissimo al Paese, anche in termini di vite umane, di dolore e di lacrime.

È difficile ragionare in maniera asettica quando, ad esempio, nel quartiere Tamburi bussi a una porta e non c'è nessuno che ti possa dire che non ha versato lacrime di dolore per familiari che ha perso oppure quando parli con mamme che ti dicono che i pediatri erano messi di fronte al dilemma di dire se una mamma potesse allattare il proprio figlio o la propria figlia. I pediatri, ovviamente, perché l'allattamento è una cosa importante. Quel gesto d'amore, il più bello che esista nel mondo, quello della mamma che allatta il proprio figlio, era un gesto che portava quelle mamme a vivere con grande preoccupazione. Molti, infatti, non sanno - e se lo sanno, lo ricordo - che nel latte delle mamme di Taranto è stata trovata una quantità di diossina tale che, se fosse stata trovata nel latte messo in commercializzazione, quel latte sarebbe dovuto essere sequestrato.

Il dramma sanitario e ambientale di quella città meritava non 16 decreti Salva Ilva, ma meritava una classe politica coraggiosa che avrebbe dovuto affrontare con grande determinazione un cambiamento. È quello che hanno fatto in Germania, quello che hanno fatto in Spagna, quello che hanno fatto negli Stati Uniti d'America. A Pittsburgh si produceva il 50 per cento del fabbisogno d'acciaio degli Stati Uniti d'America, sono stati avviati grandi progetti di riconversione industriale e oggi Pittsburgh è la città con il PIL più alto degli Stati Uniti. Quella di Bilbao potremmo definirla una situazione identica, anche se è difficile trovare paragoni geografici, industriali, economici e sociali con altre realtà. Però, potremmo fare un paragone perché anche lì vi erano un polo siderurgico e il conflitto salute-lavoro. Oggi, attraverso processi di riconversione industriale - ma non solo, anche economici, sociali e culturali - Bilbao è una delle città più importanti dei Paesi Baschi e della Spagna.

Arriviamo poi al bacino carbonifero della Ruhr, dove è stato fatto uno dei più imponenti progetti di conversione e di bonifica. Lì le bonifiche sono state fatte veramente. Nell'acciaieria di Duisburg l'altoforno è stato demolito, spostato dal centro abitato, sono state introdotte le tecnologie più importanti e innovative.

Qui, ancora oggi, noi di che cosa stiamo parlando? Del sedicesimo decreto Salva Ilva che promette e promette in assenza di una visione industriale. Il Governo sarebbe dovuto venire a dire qual è il piano industriale per rilanciare quella città. Dov'è? Non c'è questo piano industriale. L'unica cosa che sappiamo è che è stata presentata al Ministero dell'Ambiente la proposta di una autorizzazione integrata ambientale che va oltre le 10 milioni di tonnellate e condanna quella città all'utilizzo del carbone per i prossimi dieci anni, nonostante le promesse del PNRR - poi sono stati definanziati 2 miliardi per introdurre il tema del preridotto - e altre questioni di questo genere.

Ci troviamo di fronte a una situazione su cui noi sollecitiamo un'assunzione di responsabilità da parte del Governo, affinché si vada in una direzione e si dica chiaramente qual è il piano industriale. Per quanto ci riguarda, non si può prescindere dal subordinarlo - cosa del tutto legittima per noi e necessaria dal punto di vista costituzionale - agli esiti della valutazione del danno sanitario. Invece, il Governo ha detto di no, il Governo ha detto di no, che gli esiti della valutazione del danno sanitario non gli interessano, che la salute della popolazione tarantina non gli interessa. Per 12 anni avete giocato sulla salute dei tarantini promettendo lavoro, quel lavoro che invece oggi è fortemente minacciato.

Vengo al dunque: su ArcelorMittal bisogna parlare con un linguaggio di grande chiarezza perché ArcelorMittal qualcuno l'ha voluta in questo Paese e trasversalmente è stata voluta. Qualcuno avrebbe dovuto chiedere al Presidente della Repubblica francese, all'allora Presidente François Hollande, poiché, quando vi fu la fusione tra Arcelor e Mittal, o, meglio, quando Mittal prese Arcelor, la promessa di Mittal nel prendersi Arcelor fu quella di garantire gli stabilimenti industriali in Francia. Ebbene, questo non avvenne. Non avvenne perché, per esempio, nella città di Florange, nonostante la grande mobilitazione dei sindacati francesi, a partire dalla CGT e altri, quella promessa non fu mantenuta, a tal punto che il Presidente della Repubblica francese emanò la famosa legge Florange, che serviva ad evitare la delocalizzazione.

Cosa voglio dire con tutto ciò? Che si sapeva chi era ArcelorMittal, faceva il “mordi e fuggi”, prendeva e occupava quote di acciaio per poi far collassare altre aree. E si sapeva che ArcelorMittal, signor Presidente della Camera, aveva e ha avuto procedimenti giudiziari in tutto il mondo, dagli Stati Uniti fino al Sudafrica, per violazioni ambientali.

Perché abbiamo fatto questo errore? Perché non abbiamo deciso, invece, di mettere al centro una grande sfida di conversione industriale, guardando a quello che è stato fatto in altri Paesi d'Europa? Oggi noi siamo qui a pontificare che cosa? Quanto voi siete bravi? Ma voi dovreste, qui, oggi, dire quanto avete fallito, perché per tanti anni avete fallito e avete maltrattato una popolazione con 16 decreti Salva Ilva che non hanno risolto alcunché. Avete il coraggio di dire “abbiamo sbagliato”? Ditelo agli italiani! Dovete avere il coraggio di dire che avete sbagliato. E mi auguro che i prossimi interventi possano dire questo: abbiamo sbagliato, ovvero avete sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto superiore “Piero Gobetti”, di Scandiano (Reggio Emilia), che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti alla Camera dei deputati (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabrizio Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Parliamo oggi del destino dell'ex Ilva. Qualche intervento prima di me l'ha anticipato: si tratta di una storia davvero molto lunga e molto controversa, che ha attraversato tanti differenti Governi. Si ricordava prima, questo è il 16° decreto che tratta di questo argomento, alcuni lo hanno fatto molto bene e alcuni, dobbiamo dirlo, non così bene. Anche perché, se Ilva oggi è un paradigma d'Italia in negativo, ciò è anche dovuto a qualche scelta politica e strategica sbagliata. Infatti, Ilva è un po' il sinonimo di ciò che non ha funzionato in questo Paese nella gestione delle politiche industriali; è un po' il simbolo dello scontro ideologico fra la transizione ecologica, le politiche industriali e la sostenibilità industriale; ed è anche il simbolo di quando l'ideologia distrugge la politica industriale.

Prima di me, qualcuno ha detto: qualcuno ha scelto ArcelorMittal. Sì, è stata scelta con una cosa molto importante, che si chiama “gara europea”. E so che a qualcuno in quest'Aula non piacciono le procedure pubbliche di evidenza europea. Ma ArcelorMittal ha semplicemente vinto una gara europea con contratto blindato, con 4 miliardi di investimento per risolvere i problemi ambientali che non ha portato ArcelorMittal, con 5 anni di contratto vincolato e controllato per le garanzie occupazionali, e un vincolo ai suoi impegni. E poi successe qualcosa che qua nessuno più dice. Successe che qualcuno - il Governo successivo - decise di modificare il perimetro legale in cui operava ArcelorMittal, ricambiando tutto da capo. E da lì parte quella ideologia per cui parliamo di tante cose e che non apporta concretezza. Quella che poteva essere una grande opportunità per Taranto, quella che poteva essere la risoluzione dei problemi non solo per Taranto, ma anche per l'industria dell'acciaio italiana ed europea, si è rivelata un fallimento.

Io ho sentito tante promesse in quest'Aula, soprattutto da chi oggi ci fa la morale. Però, dobbiamo ricordare quando parlavano di acciaio con l'idrogeno in pochi mesi, cosa che non esiste nel mondo e che non è ancora sostenibile, se non in piccoli impianti (e ce l'hanno raccontata per mesi), ma non abbiamo visto un euro investito in quella direzione. E dobbiamo ricordarci quando, in quest'Aula, qualcuno diceva che, al posto dell'Ilva, avremmo fatto un parco tecnologico? O, ancora meglio, quando ci dicevano che, al posto dell'Ilva, avremmo fatto un allevamento di cozze (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)? Allora, prendere lezioni da chi ci spiega la politica industriale con l'allevamento di cozze al posto del più grande stabilimento siderurgico d'Europa, credo che anche no!

E cosa abbiamo ottenuto oggi? Che coloro che con l'ideologia volevano risolvere il problema ambientale, non solo non hanno risolto il problema ambientale, ma hanno creato anche un problema economico, di lavoro e di sostenibilità di quel terreno.

E allora, questo provvedimento è completo? No, assolutamente no. È quello risolutivo? Non è quello risolutivo. È una pezza su alcuni errori del passato, che va verso la direzione del commissario, che cerca di non uccidere quell'indotto a cui va fatto un ringraziamento, perché l'unica colpa che hanno le aziende dell'indotto è aver lavorato con l'ex Ilva, aver lavorato con le proprie competenze. E sono decine le piccole e medie aziende che stanno ancora in vita, nonostante i crediti che hanno nei confronti dell'azienda. Questa è la ragione del nostro voto favorevole, perché non possiamo permettere che alcuna azienda fallisca per i crediti nei confronti dell'ex Ilva e per colpa delle scelte dei Governi passati. E noi su questo provvedimento voteremo a favore per questa ragione.

L'amministrazione straordinaria serve anche a quello, è una soluzione ponte che aiuterà a non decretare il fallimento di tante aziende, a cui, posso dirlo, va anche un ringraziamento, perché, nonostante i debiti - o meglio, i crediti - che hanno, hanno continuato ad erogare i servizi, hanno continuato a fare le manutenzioni, hanno continuato gli approvvigionamenti, con un senso di responsabilità verso l'importanza che Ilva merita (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

E sono anche contento che il Governo abbia accettato al Senato un nostro emendamento, che allargava il perimetro di quell'indotto per salvare più aziende possibili dal fallimento. E, allora, 320 milioni sono quelli che verranno erogati per dare continuità aziendale e garanzie occupazionali a quel mondo che ci dimentichiamo di ricordare, per dare anche sicurezza ai lavoratori che andranno avanti. Ed è un piccolo passo, è un modo per prolungare il problema, ma almeno per partire, andare avanti e rilanciare un'azienda che è stata semplicemente rovinata da chi mette davanti a tutto l'ideologia ecologica, di fronte alla sostenibilità economica.

Vede, mi rivolgo al Sottosegretario, adesso ci sono alcune priorità: dare subito i soldi, velocemente, darli subito, erogarli e poi ripartire con un piano industriale finalmente serio, concreto, pragmatico, non ideologico, che guardi alla transizione ecologica come obiettivo, ma, allo stesso tempo, che tenga conto della sostenibilità industriale, perché alcune proposte che abbiamo sentito, questa cosa, non la facevano. E sono contento dell'interessamento di cinque gruppi internazionali, ma senza scudo penale dubito che qualcuno venga ad investire, sapendo che agli amministratori di queste multinazionali arriverà un avviso di garanzia il giorno dopo per un inquinamento che non hanno prodotto, ma, anzi, per quello che andranno a risolvere (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

La potenzialità di Taranto la conosciamo tutti, perché è stata l'acciaieria d'Europa, quella che ha trascinato il boom economico degli anni del passato, e deve tornare a fare quello, deve tornare con le nuove tecnologie, deve tornare guardando anche agli obiettivi di decarbonizzazione. Ma dire che, da domani, non andiamo a carbone è semplicemente dire ai cittadini di Taranto che hanno perso il lavoro e anche la possibilità di risanare i danni ambientali. Perché, se nessuno, lì, fa azienda, nessuno potrà fare, lì, le bonifiche (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

E, allora, al Governo chiediamo solo una cosa: di non fare un solo errore, di non ragionare ancora con l'ideologia, come qualcun altro ha fatto. Basta la demagogia di approcciare questo problema. Smettiamo di assimilare la politica industriale a qualcosa di negativo verso la transizione ecologica. Le industrie sono anche un mezzo per raggiungere la transizione ecologica e solo in Italia queste due cose sono in conflitto, perché nel resto del mondo - e ce lo spiega proprio chi dice che questo è in conflitto - le aziende sono trainanti nel fare transizione ecologica. E quando ci dicono che c'è stata una concorrenza sleale per chiudere quest'acciaieria, sarebbe così se l'avesse chiusa ArcelorMittal e non avesse investito altrove, o meglio, se avesse investito nel Terzo mondo, dove non ci sono le condizioni, dove i costi del lavoro sono più bassi. No, sta disinvestendo da noi per investire, nella nostra Europa, miliardi di euro in altre acciaierie. Forse per le condizioni che gli abbiamo dato, forse per la burocrazia di questo Paese, forse perché fare impresa qui non è così semplice come altrove, ma non stiamo guardando al paragone con il Terzo mondo, stiamo guardando al resto dell'Europa.

Allora - e chiudo con una piccola provocazione -, vorremmo un Paese dove si cresca, dove ci sia ricchezza, competitività e lavoro. Vorremmo smettere di essere quel Paese che vive di bonus, di redditi di cittadinanza e di incentivi per tenere in piedi business che non stanno in piedi da soli, di Gardaland e Mirabilandia al posto dell'Ilva. Noi vogliamo un'azienda che cresca e che cresca bene. E per questo occorre salvare quest'azienda, serve un piano industriale serio, serve guardare al futuro dei prossimi trent'anni per arrivare a decarbonizzarla molto prima, ma con intelligenza. Questo decreto è, per noi, un primo passo, infatti, voteremo a favore, ma è anche una prima prova per il Governo, per vedere se riesce a trasformare le parole, che oggi condividiamo, in azioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico industriale statale “Nullo Baldini” - che, peraltro, fu anche deputato del Regno d'Italia - di Ravenna, che era la sua città, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Vito De Palma. Ne ha facoltà.

VITO DE PALMA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, questo è il tredicesimo decreto-legge che interviene sull'ex Ilva da 11 anni a questa parte, a testimonianza dell'importanza strategica dello stabilimento di Taranto, ma anche a testimonianza di alcuni gravi errori che sono stati commessi dai Governi precedenti. Ne cito soltanto alcuni: la messa in discussione dello scudo penale, attuata dall'allora Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, che ha bloccato qualunque iniziativa, portando Mittal a chiedere la rescissione dell'accordo, che è costata all'Italia circa 380 milioni di euro, diventati 700 a causa dei costi dei ritardi e delle gare degli appalti; ancora, la firma dei patti parasociali con ArcelorMittal, fortemente sbilanciati a favore del socio privato, che hanno posto lo Stato in una condizione di subalternità rispetto al socio privato, privandolo di ogni margine di azione.

Dunque, con questo provvedimento, l'Italia riprende l'iniziativa su Taranto e lo fa in un momento cruciale non soltanto per lo stabilimento pugliese, ma anche per tutta la produzione di acciaio italiana, con un intervento che incide sotto il profilo non soltanto economico e produttivo, ma anche geopolitico.

Occorre, quindi, garantire il rilancio produttivo e occupazionale, la riconversione ambientale degli stabilimenti siderurgici di Taranto. Lo scorso anno, signor Presidente, il Governo Meloni era già intervenuto con un decreto-legge che prevedeva un finanziamento di 680 milioni di euro ad Acciaierie d'Italia per garantirne la continuità aziendale ed estendendo l'ambito temporale di utilizzo di un miliardo di euro stanziato precedentemente, ma che poteva essere utilizzato entro il 31 dicembre 2022.

L'articolo 2 del decreto-legge in esame prevede un finanziamento a titolo oneroso di 320 milioni per l'anno 2024. L'articolo 39 del decreto-legge n. 19 del 2 marzo scorso, cosiddetto decreto PNRR, contiene misure per assicurare la continuità operativa degli impianti ex Ilva, trasferendo all'amministrazione straordinaria di Acciaierie d'Italia Spa, su richiesta del commissario, somme fino a un massimo di 150 milioni di euro nel 2024. Acciaierie d'Italia aveva promesso pubblicamente per il 2022 che Taranto avrebbe prodotto 5,7 milioni di tonnellate d'acciaio e 4 milioni di tonnellate nel 2023. Si è riusciti a produrne 3,4 milioni di tonnellate nel 2022, che sono scese a 3 milioni nel 2023, né sono stati mantenuti gli impegni in merito ai livelli occupazionali e al rilancio industriale. Insomma, il gruppo indiano ArcelorMittal si è rifiutato di ricapitalizzare la società con ingenti debiti nei confronti dei fornitori.

Il Governo, quindi, si è trovato di fronte a crisi conclamata, confermata dal tribunale di Milano che ha respinto le richieste di un concordato in bianco da parte di ADI e di ArcelorMittal. Pertanto, il Governo, resosi conto che non vi era alcuna strada alternativa alla nomina di un commissario straordinario, lo ha individuato nell'ingegner Giancarlo Quaranta, la cui nomina è stata accolta positivamente anche dalle organizzazioni sindacali. Successivamente, lo stesso è stato affiancato dal professor Giovanni Fiori, esperto di sistemi di direzione e controllo, e dal professor Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia ed esperto di tematiche ambientali. Insomma, profili importanti e di elevata statura professionale in grado di guidare i prossimi percorsi aziendali.

Il 20 febbraio, Arcelor ha diramato un comunicato in cui, contestando il trasferimento del controllo della società dai suoi attuali azionisti ArcelorMittal e Invitalia ai commissari nominati dal Governo, ha dichiarato concluso il coinvolgimento di Mittal in ADI iniziato nel 2018, in quel famoso 2018.

Nel frattempo, Arcelor ha stretto un accordo con la Francia per investire circa 2 miliardi sulle acciaierie di Dunkerque, con lo scopo di ridurre le emissioni di carbonio… sì, Mittal. È lo stesso Mittal accolto a braccia aperte dal Governo Conte e dal MoVimento 5 Stelle che congelava di fatto gli investimenti in Italia per investire, guarda caso, in un altro Paese d'Europa; è lo stesso Mittal accolto a braccia aperte dal Governo Conte, quel Governo che voleva realizzare, Presidente, un progetto a Taranto quale quello dell'acquario green, un acquario di 50 milioni di euro. Pensate, l'unico acquario al mondo senza pesci, perché era un acquario multimediale, spendendo 50 milioni di euro con i soldi degli italiani. Su questo Forza Italia non sarà mai d'accordo. Sarà d'accordo su una politica industriale seria, ma non su una politica industriale che guarda alla pancia delle persone millantando promesse che non ci sono.

Al Senato Forza Italia ha proposto emendamenti migliorativi rispetto al provvedimento che sono stati approvati e, quindi, il decreto definisce cosa debba intendersi anche per imprese dell'indotto, le famose imprese dell'indotto che sono in sofferenza rispetto a questa crisi. Per queste imprese è prevista la prededucibilità dei crediti vantati nei confronti dei committenti, l'accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese a favore, appunto, delle micro, piccole e medie imprese che incontrano difficoltà di accesso al credito.

Di grande importanza sono le deroghe ai limiti generali di durata del trattamento straordinario di integrazione salariale per i lavoratori Ilva, con l'individuazione, quindi, di figure professionali che dovranno restare in servizio per le attività di sicurezza degli impianti e per la tutela ambientale.

È di grande rilievo, infine, l'articolo 4-ter, con il quale il Governo mette in campo una nuova misura per favorire processi di aggregazione per la riqualificazione del personale, con tutela dell'occupazione finanziata, quindi, con i complessivi 135 milioni di euro.

Come più volte ribadito, l'obiettivo finale del Governo non è la nazionalizzazione dell'ex Ilva ma applicare all'Ilva il modello Monte dei Paschi, cioè avere il tempo per risanare la società per poi uscire nei tempi necessari e assicurare la continuità aziendale, una stabile produzione e un impatto ridotto sulle casse pubbliche nell'interesse nazionale.

Ma oltre al polo industriale strategico è chiaro che noi intendiamo difendere soprattutto i 20.000 lavoratori diretti e indiretti che vivono degli stipendi di Ilva, le imprese dell'indotto e il futuro dei territori interessati anche dal punto di vista della tutela dell'ambiente, della salute e della sanità pubblica. Dunque, cari colleghi, rispetto a quel famoso parco giochi, a quel famoso acquario green, a quel famoso allevamento di cozze, noi diamo, invece, risposte concrete ai lavoratori e all'indotto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e lo vogliamo fare guardando al futuro, al fatto che oggi si può produrre acciaio green, perché è chiaro che nel 2024 non possiamo più tenere in conflitto il diritto al lavoro e il diritto alla salute. Quindi, questa è la possibilità oggi: produrre acciaio e avere sul territorio un'azienda che guardi ad aspetti importanti qual è quello della tutela ambientale.

Signor Presidente, mi avvio alle conclusioni. Vorrei ribadire come in questi mesi - e lo ha fatto anche in questi anni - sulla vicenda Ilva il mio gruppo parlamentare, Forza Italia, è sempre stato attivo ed è sempre stato operativo nel vigilare costantemente. Personalmente ho partecipato a numerose attività, a incontri con i sindacati e con le aziende dell'indotto; l'ho fatto e continuerò a farlo. Ho partecipato a tutti i tavoli ed è per questo che Forza Italia ha dato il suo contributo. Si chiude, quindi, un capitolo vecchio, ma si apre una nuova pagina che vuole significare speranza e fiducia per i lavoratori, per le imprese, per il diritto alla salute e per il diritto all'ambiente, mettendo al centro un piano industriale che preveda la tutela ambientale, la salvaguardia occupazionale e il rilancio produttivo. Per questi motivi Forza Italia voterà convintamente a favore sul decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. La mia dichiarazione di voto sarà un po' differente dalle solite, perché, visto che siamo qui, solitamente parliamo noi delle nostre problematiche, vorrei parlare e dare voce ai cittadini di Taranto, ai lavoratori di Taranto, ma dare voce anche a chi non c'è più, e quindi raccontare la realtà delle cose, perché molto spesso qui prendiamo delle decisioni, ma forse, e me ne sono resa conto in Commissione, non ci si rende conto della realtà e empaticamente ci si allontana dai fatti reali.

Voglio farvi vedere una cosa, questo che ho in mano è The Guardian, un articolo di due o tre giorni fa. Se vedete l'immagine, sembra che ci sia una Madonna e un cero. È l'immagine di San Brunone, cimitero di Taranto. Il titolo è This factory kills everything, quindi questa fabbrica uccide tutto. La polvere rossa della morte nel Sud sottosviluppato, questo è il titolo.

Quindi quello che vi racconto è la storia delle persone reali, ciò che è accaduto, ma ve lo racconto con l'articolo di The Guardian. Ogni giorno Teresa Battista spazza via gli spessi strati di polvere che ricoprono le tombe nel cimitero di San Brunone a Tamburi, un quartiere della città costiera di Taranto nel Sud Italia. Eppure, nonostante i suoi sforzi, l'addetta alle pulizie, che ha lavorato al cimitero per 35 anni, non è stata in grado di evitare che sulle tombe di marmo si formassero cicatrici rosse, il risultato della polvere tossica del minerale di ferro. Anche dopo la morte, ha detto, l'acciaieria lascia il suo segno. È dal 1965 che emette fumi nocivi che hanno causato migliaia di morti per cancro. Questa fabbrica uccide tutto. La fabbrica venne costruita a Taranto agli inizi degli anni Sessanta, dopo essere stata respinta da Bari e da Lecce, guarda caso, ma poi, purtroppo, Taranto l'ha accolta.

Ettari di terreno agricolo e migliaia di ulivi furono distrutti per far posto al vasto complesso, e per i primi decenni la fabbrica ha portato prosperità a una città che in precedenza sopravviveva grazie alla pesca e all'agricoltura. E i lavoratori accorsero dalle zone vicine e tornarono a casa dall'estero per accettare il lavoro lì, ma l'inquinamento, causato dai camini, a strisce rosse e bianche, che incombono sulla città, è diventato una parte della loro vita. Purtroppo, è stata accettata. Alcuni ex lavoratori ricordano di essersi soffiati il muco nero dal naso e i residenti di Taranto, in particolare quelli di Tamburi, che sono separati dalla fabbrica solo da un recinto di metallo, raccontano che i bambini giocavano con la polvere.

Alcuni la trovavano sui cuscini la mattina, quando d'estate le finestre venivano lasciate aperte. Era come il glitter, ha detto Ignazio D'Andria, il proprietario del Minibar a Tamburi. Pensavamo fosse un dono delle fate, quando in realtà era veleno e i bambini sono stati gravemente colpiti. Uno studio del 2019 riporta che nei 7 anni precedenti al 2012 vi era il doppio del tasso di linfoma infantile a Taranto rispetto alle medie regionali e uno studio più recente ha mostrato un eccesso di tumori infantili in città rispetto al resto della Puglia. Le emissioni, un mix di minerali, metalli, diossine cancerogene, si sono infiltrate anche nel mare, distruggendo quasi un'altra delle ancore di salvezza economica della città, la pesca delle cozze, e i casi di cancro sono aumentati.

Ma è stato solo nel 2012 che i dati ufficiali hanno mostrato che il tasso di mortalità dovuto alla malattia nella zona era del 15 per cento superiore alla media nazionale.

Un monitoraggio epidemiologico ha rivelato che, tra il 2005 e il 2012, 3.000 decessi sono stati direttamente collegati all'esposizione ambientale agli inquinanti. Ripetiamo, 3.000 decessi. I medici affermano che il tasso di cancro oscilla in linea con la produzione della fabbrica. Dal balcone della loro casa a Tamburi, Milena Cinto e Donato Vaccaro, il cui figlio Francesco è morto nel 2019 dopo una battaglia durata 14 anni contro una rara malattia immunitaria, si affacciano su due gigantesche strutture che contengono scorte di minerali di ferro e carbone.

Le loro coperture a cupola erano una misura ambientale intesa a impedire che la polvere tossica venisse soffiata verso le case e le scuole, ma ci sono altre polveri dai fumi che sono rimaste, quindi nulla è cambiato. “Ogni giorno devo pulire queste polveri”, dice Milena Cinto, mentre fa scorrere il dito lungo il telaio della sua finestra. Vaccaro ha lavorato in fabbrica 30 anni, “abbiamo lavorato come animali”, ha detto, mostrando una fotografia di un collega coperto di fuliggine nera. Vaccaro spesso si incolpa per la morte di suo figlio e la coppia vorrebbe andarsene, ma il valore della loro casa è crollato a 18.000 euro ed è ormai impossibile venderla.

Sui muri di Taranto sono stati dipinti dei murales dei bambini vittime di cancro. Uno è quello di Giorgio di Ponzio, morto all'età di 15 anni. Suo padre Angelo ci ha detto: “abbiamo tante risorse naturali a Taranto, quindi dire che non possiamo vivere senza la fabbrica è un errore. Sembra essere una scelta tra la salute e gli interessi dello Stato” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In realtà, al Governo non frega niente del luogo e delle persone che si ammalano!

Tra le controversie legali della fabbrica c'è un caso di omicidio colposo intentato da Mauro Zaratta e sua moglie Roberta, il cui figlio Lorenzo morì di tumore al cervello all'età di 5 anni. Un'autopsia ha trovato ferro, acciaio, zinco, silicio e alluminio nel cervello di Lorenzo. I giudici dovranno stabilire se le tossine hanno generato il cancro. “Anche se è consapevole dei rischi della fabbrica, che continua a far ammalare le persone”, dicono i genitori di Lorenzo, “il Governo sembra ritenere accettabile mantenerla aperta”. Oggi lo stabilimento impiega 8.500 persone e poi c'è l'indotto, e la questione ha causato profonde divisioni tra chi vi lavora e chi ne subisce gli effetti.

“La gente dice che hanno bisogno della fabbrica per nutrire le proprie famiglie, ma in realtà siamo stati noi ad alimentare la fabbrica e a pagarne le conseguenze con i danni alla nostra salute e all'ambiente”, ha detto Giuseppe Roberto, che ha lavorato in fabbrica 30 anni. Perché i cittadini devono scegliere fra il lavoro e la morte? Questo è stato scritto da The Guardian. Come vedete, ci sono nomi, cognomi, fatti. Non è purtroppo un romanzo, non è nulla di inventato, questa è la realtà.

Ve la diciamo perché siamo qui, stiamo decidendo sulla loro sorte. Noi stiamo facendo il nostro lavoro, li abbiamo ascoltati, abbiamo fatto degli emendamenti, degli ordini del giorno, non sono stati accettati. Vi chiediamo di riflettere. Questa non deve essere solo una questione politica, perché noi stiamo dall'altra parte, non siamo maggioranza, e quindi le nostre cose non devono essere accettate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questa non è una questione politica. Il racconto che vi ho fatto è reale, è vero, quindi assumiamoci la responsabilità.

Noi ce la stiamo assumendo, ma vi chiedo: voi vi state assumendo la responsabilità o vi state lavando le mani di quello che sta accadendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Non possiamo far finta che il problema non esiste, perché esiste ed è reale. È per questo che esprimo, a nome del MoVimento 5 Stelle, il nostro voto contrario, perché noi non vogliamo partecipare a questa decisione assurda di non dare nessun supporto a questi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellomo. Ne ha facoltà.

DAVIDE BELLOMO (LEGA). Grazie, signor Presidente, e grazie al Governo. Grazie anche al mio gruppo, che mi ha consentito di fare questo secondo intervento sulla conversione di questo decreto-legge. Lo dico perché è un problema che attanaglia la mia regione in maniera consistente da numerosi anni, e rimango un po' basito rispetto alle argomentazioni che mi hanno preceduto dei gruppi dell'opposizione, perché il Governo ha fatto esattamente quello che dicono, alle volte, le opposizioni, cioè prendere in mano il problema, cercare di risolverlo e cercare proprio di dare un senso a tutti questi numerosi anni che sono passati senza che effettivamente il problema sia stato risolto.

Però, noi ci poniamo il problema, come Governo, di risolverlo. E come si risolve il problema? Abbiamo questi due pilastri, su cui credo dovremmo essere tutti d'accordo e, invece, si fa finta, a seconda delle posizioni, di avere il lavoro, da un lato, e la salute, dall'altro. Il Governo si è posto entrambi i problemi: di assicurare il lavoro e di assicurarlo dal punto di vista ambientale, quindi, dal punto di vista della salute, avere la rispondenza che il lavoro non debba provocare morte.

Non possiamo, però, trascurare - perché quando si governa non si trascura nulla - che il polo siderurgico di Taranto non è solo l'acciaieria di Taranto: è il polo siderurgico italiano, che prevede altre fabbriche che fanno parte della medesima azienda.

Devo dire al collega Bonelli che ha iniziato bene, però ha terminato male il suo intervento - lo dico per il suo tramite, Presidente -, perché dice che la politica dovrebbe dichiarare il proprio fallimento e dovrebbe chiedere scusa. Ha ragione, però il primo a chiedere scusa dovrebbe essere lui (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché noi siamo garantisti, ma imputata nel processo di Taranto non è la Lega né alcuna partecipazione del Governo; non vi è nessun elemento del Governo, ma vi sono elementi della sua parte politica, con riferimento ai quali le indagini dicono alcune cose. Loro hanno fatto parte di quella maggioranza che, per stessa ammissione di un componente del loro Governo - parlo dell'ex Ministro dello Sviluppo economico Calenda - ha detto che, se oggi ci troviamo in queste condizioni, è perché il Movimento 5 Stelle, in determinate occasioni in cui era al Governo, non ha adempiuto agli obblighi contrattuali che lo Stato italiano aveva preso. Queste le condizioni che hanno consentito questo ad ArcelorMittal. Bonelli ci dice: dovevate saperlo, dovevate conoscere chi era, perché questi sono dei truffatori seriali, in Francia si sono comportati in una maniera e, poi, in un altra. Ma è stata fatta una gara, Presidente, il contraente non è stato scelto così, perché la trasparenza porta a questo, è stata fatta una gara in cui sono stati sottoscritti dei contratti.

E non ci dimentichiamo che non una persona qualsiasi, ma il capo politico del MoVimento 5 Stelle - che non ha rivestito l'ultimo dei ruoli del Governo, ma era Ministro dello Sviluppo economico - a settembre del 2018, sedeva dinanzi alla sua scrivania - andatevi a guardare il video - e diceva: noi, in soli tre mesi, abbiamo risolto il problema dell'Ilva, siamo riusciti ad assicurare i posti di lavoro, siamo riusciti ad assicurare un piano industriale che prevedesse l'ambientalizzazione, abbiamo fatto tutto questo. Mentre gli altri Governi non sono riusciti a farlo, noi in soli tre mesi abbiamo risolto il problema dell'Ilva. Lo diceva il Ministro Di Maio, capo politico del MoVimento 5 Stelle.

Poi, che cosa ha fatto il MoVimento 5 Stelle? Sottoscrive un contratto e, quando la Lega era al Governo, perché aveva la voglia di risolvere questo problema, che cosa ha fatto? All'interno del contratto era stato introdotto lo scudo penale perché, nel momento in cui si chiede di ambientalizzare la fabbrica, bisogna dare il tempo a quella fabbrica di ambientalizzarsi; quindi, nel contratto con ArcelorMittal era previsto che, per un periodo di tempo, vi fosse questo scudo penale mentre si facevano tutte le opere di bonifica. Nello stesso tempo, il contratto prevedeva che non potessero esserci licenziamenti fino al 2023, a prescindere dalla produzione industriale della fabbrica Ilva.

Questo è quanto accaduto. Che cosa hanno fatto? Nel momento in cui la Lega è uscita dal Governo, il MoVimento 5 Stelle ha richiesto, in sede di conversione, di togliere lo scudo penale, consentendo ad ArcelorMittal di non mantenere alcuno degli impegni che aveva sottoscritto in quel contratto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E, forse, di quel Governo faceva parte anche Sinistra Italiana. Infatti, poi la Lega è uscita dal Governo proprio perché non si riusciva a compiere un'azione di Governo degna di questo nome e, rifiutando le poltrone, ha fatto questo tipo di scelta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Che cosa avete fatto voi, invece? Avete consentito che l'Ilva arrivasse al punto di oggi.

Ma non ci siamo fermati a questo, perché bisogna dare atto al Governo, bisogna dare atto al Ministro Giorgetti, bisogna dare atto al Ministro Urso, bisogna dare atto alla compagine tutta di aver preso il problema con il cuore in mano senza fare leva sui disastri precedenti.

Ho sentito, addirittura, dichiarazioni in sede di discussione generale in cui si è arrivati al Mesozoico, per cui Berlusconi, nell'anno del mai, ha fatto questo e, quindi, è tutto il problema, perché, probabilmente, nulla sapevano dire nel momento in cui hanno governato.

Questo è quello che è successo. E che cosa ha fatto questo Governo? Finalmente, ha preso una decisione. Quali sono le decisioni? Tutto l'indotto di Taranto ha un problema ciclopico. Infatti, nel momento in cui ArcelorMittal ha cominciato a produrre, ha incominciato a servirsi dell'indotto del tarantino. Il Governo, in primo luogo, ha preso, con il cuore in mano, la situazione nel momento in cui si è visto che ArcelorMittal non rispettava gli impegni. E ArcelorMittal non è stato scelto da Davide Bellomo o dalla Lega, è stato scelto, quando il Ministro dello Sviluppo economico era un Ministro del PD. Abbiamo fatto tutti i tentativi possibili e immaginabili, tutti i Ministri che sono intervenuti hanno fatto di tutto e di più per cercare di fare in modo che ArcelorMittal potesse svolgere le sue funzioni nel rispetto contrattuale. Quindi, nel momento in cui questo non è stato più possibile, il Governo ha commissariato, ha proceduto a un'amministrazione giudiziaria dell'azienda, nominando persone di elevata competenza - lo dico a Bonelli, perché, ripeto, ho condiviso parte del suo intervento - per realizzare un piano industriale - perché questo prevede la norma - che prevedesse la produttività, da un lato, e l'ambientalizzazione, dall'altro, esattamente quello che ha richiesto.

E cosa ha fatto di più? Si è posto anche il problema dei lavoratori: c'è stato un pieno sostegno ai lavoratori. Infatti, ha stanziato 16,7 milioni di euro - non ho sentito dire una parola da nessuno sul fatto che questo Governo di destra si sarebbe occupato di qualcosa che, probabilmente, i Governi di sinistra non hanno fatto -, per un'integrazione al reddito, con relativa contribuzione figurativa per tutto questo periodo. Questo ha fatto per i lavoratori.

Poi, ha stanziato misure di garanzia per i crediti che le aziende dell'indotto hanno nei confronti di Acciaierie d'Italia, con un credito pari all'80 per cento del proprio credito che vantava nei confronti del committente. E non è vero che non è stato dato spazio in Commissione, perché lunghe sono state le giornate, lunghe sono state le nottate e sono stati visti numerosi emendamenti - non uno quello del mio gruppo -, in cui ci si era posto il problema della percentuale di peso specifico che avevano le aziende nel credito vantato nei confronti di Acciaierie d'Italia. Ebbene, è stato ridotto al 35 per cento proprio per fare in modo che la diffusività di questo impegno potesse gravare.

Concludo, signor Presidente, con un compiacimento verso l'opera del Governo, un compiacimento fattivo, perché, finalmente, con il cuore in mano, si è cercato di risolvere un problema che, da numerosi anni e da numerosi Governi - non dal nostro -, non è stato preso in considerazione. Quindi, annuncio il voto favorevole del gruppo di cui faccio parte sulla conversione in legge di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. La vicenda Ilva è strettamente connessa alla storia del nostro Paese, a una fase di quella storia sinistramente simile a quella che stiamo vivendo in questi anni dall'insediamento del Governo Meloni, durante la quale si immaginò che commissariare il Mezzogiorno e imporre scelte industriali ed economiche da Roma fosse la soluzione ai mali del Sud. I frutti malati di quella stagione continuano a mortificare la vita di un'intera comunità, quella tarantina, costretta dall'odiosa contrapposizione fra salute e lavoro a subire un'ignominia sociale, sanitaria ed economica.

Qualche settimana fa, si è finalmente chiusa la gestione fallimentare di ArcelorMittal e il decreto che oggi esaminiamo è stato adottato proprio per consentire - ci auguriamo - una transizione ordinata verso una nuova gestione commissariale. Abbiamo gridato da quest'Aula e implorato a più riprese che si desse la giusta attenzione su quanto stava accadendo a Taranto.

Oggi, a disastro avvenuto, si esamina un provvedimento che, lo dico subito, non ci convince fino in fondo, non è risolutivo e anzi alimenta ulteriori perplessità e moltiplica le angosce sul territorio. Abbiamo gridato nei mesi scorsi quello che i giudici del tribunale di Milano hanno accertato di recente e cioè l'assoluta assenza di liquidità nelle casse della società. Un dato che abbiamo più volte sottolineato e che ha compromesso, come abbiamo detto in quest'Aula, senza essere ascoltati, la continuità aziendale minacciando, temiamo in maniera irreversibile, la sopravvivenza di questa realtà produttiva.

Mi permetta, Presidente, di tornare rapidamente sull'inquietante partita che ArcelorMittal ha giocato finora sulla pelle dei tarantini rispetto a un asset strategico come l'acciaio per il nostro Paese. Ho già detto prima nell'intervento nella discussione sugli ordini del giorno che la Commissione europea, quando aveva concesso l'autorizzazione sotto il profilo dell'antitrust ad ArcelorMittal (che ricordiamo è il più importante produttore di acciaio d'Europa) aveva individuato una serie di prescrizioni necessarie, proprio per preservare il diritto della concorrenza. I timori della Commissione erano infatti che ArcelorMittal volesse acquisire Ilva per eliminarla dal mercato, trattandosi del suo più importante competitor in Europa, che si trattasse, come ho avuto modo di dire, di una cosiddetta “killer acquisition”.

Sono anni che gridiamo che il comportamento tenuto da ArcelorMittal successivamente all'acquisizione - tra l'altro, con espressa rivendicazione della volontà di non attuare il piano industriale - conferma e sostanzia i timori che la Commissione aveva al momento in cui ha concesso l'autorizzazione. Agiremo in tutte le sedi, perché questa responsabilità venga accertata e perché, grazie alle norme comunitarie, possano essere risarciti i diritti di chi ha avuto un contraccolpo negativo da questa azione predatoria da parte di ArcelorMittal. Però, per il momento, il colpevole ritardo nell'attivare il contenzioso legale lascia sul campo condizioni drammatiche che il territorio e l'acciaieria vivono.

L'ex Ilva, come è stato ricordato, produce acciaio per meno di un quarto della sua capacità produttiva, un quantitativo che è assolutamente incompatibile con qualsiasi standard di sostenibilità aziendale, ma che, nonostante ciò, provoca ancora allarmanti emissioni di sostanze nocive nelle aree, come hanno molto di recente dichiarato anche le autorità che controllano le emissioni di Mittal. Una dimostrazione plastica di tutto ciò che ArcelorMittal non ha fatto nei 5 anni e mezzo di gestione di Ilva, perché uno degli impegni principali che era stato chiesto ad ArcelorMittal sin dall'inizio era proprio mettere in sicurezza l'azienda ed impedire che proseguisse quell'inquinamento della catena alimentare che ha creato un danno senza precedenti nella storia del nostro Paese. Quello che ArcelorMittal avrebbe dovuto fare pur avendo una consapevolezza piena dei dati sull'incidenza delle malattie oncologiche nella popolazione tarantina, quello che Arcelor non ha fatto per impedire che un nuovo nato su 88 a Taranto sia affetto da disturbi dello spettro autistico. Bassa produzione però, ovviamente, anche bassa occupazione. Per tutto questo tempo, ArcelorMittal ha approfittato di ogni centesimo di contributo pubblico per tenere in cassa integrazione migliaia di lavoratori. Una situazione che oggi è diventata insostenibile. A ciò si aggiunge l'incubo che, nelle ultime settimane, stanno rivivendo le imprese dell'indotto. Più di 150 imprese e altri 4.000 lavoratori che vedono all'orizzonte una nuova scure del nuovo commissariamento, cioè la prospettiva che i 120 milioni di euro di crediti vantati diventino carta straccia, gettando all'aria un pezzo indispensabile dell'economia pugliese e aprendo una nuova crisi sociale in una comunità già martoriata.

ArcelorMittal ha fatto, dunque, il bello e il cattivo tempo in questi anni, gestendo l'Ilva con un'unica preoccupazione: tutelare gli interessi del suo gruppo in Europa. Ora colleghi, diciamocelo tutto, soprattutto ai miei colleghi pugliesi. Nessuno di noi qui dentro è esente da responsabilità in quello che è successo a Ilva e alla comunità di Taranto in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ma altrettanto francamente dobbiamo riconoscere che il trattamento riservato ad ArcelorMittal negli ultimi 12 mesi è qualcosa che va oltre ogni limite di comprensione.

Perché l'epilogo di questa vicenda arriva così tardi? E perché arriva troppo tardi? Perché, per mesi e mesi, questo Governo seguiva due linee di pensiero, anziché, una sola, come doveva essere. Perché ai ragionamenti del Ministro Urso, competente per materia, si sono aggiunti - anzi, direi sovrapposti - quelli, completamente opposti, del Ministro Fitto, un Ministro che proprio non riesce a resistere alla tentazione di mettere bocca su qualsiasi dossier che riguarda questo Paese. Anche in questo caso è riuscito nell'impresa di fallire miseramente - come sta succedendo in tutti i dossier che sta gestendo, peraltro nella sua Puglia -, portando avanti una trattativa solitaria con Arcelor di cui, ancora oggi, a distanza di mesi, non conosciamo termini e condizioni e poi facendoci beffare, come un principiante, dalla bravissima Morselli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo vorrei chiedere al collega Bellomo, suo tramite, di informarsi quale sia il contenuto di questo benedetto accordo che Fitto ha sottoscritto, perché, collega, ancora nessuno di noi qui dentro sa cosa ha promesso il Ministro Fitto ad ArcelorMittal e quanto queste promesse renderanno difficile l'azione legale promossa da Invitalia contro ArcelorMittal. Qual era l'obiettivo del Ministro Fitto? Perché ha consentito, in totale disaccordo con il Ministro Urso - al quale era chiara, invece, la situazione - che si arrivasse a questo punto? Perché si è portata l'azienda a un punto di non ritorno? A vantaggio di chi?

Il nostro sarà un voto di astensione, perché questo decreto porta con sé limiti evidenti. Mi riferisco ai 320 milioni di prestito ponte, che non possono assolutamente ritenersi risolutivi, e mi riferisco alla timidezza con cui sono state descritte le norme a sostegno dei lavoratori dell'indotto. Il Partito Democratico ha offerto il suo contributo durante tutto l'esame del provvedimento, portando in Commissione le richieste avanzate direttamente da chi sta subendo tutto questo. Grazie ai nostri emendamenti, questo è un decreto più giusto e lo è perché abbiamo permesso anche alle imprese più piccole di accedere alle misure previste, lo è perché, finalmente, obblighiamo il commissario a presentare entro 6 mesi un piano industriale chiaro, perché, Presidente, siamo veramente stanchi, insieme ai tarantini e ai pugliesi, di brancolare nel buio.

Il decreto è più giusto anche perché, grazie a noi, consente alla regione Puglia quello che il presidente Emiliano si è offerto di fare: utilizzare gli avanzi vincolati di amministrazione per dare concretamente una mano alle imprese in difficoltà, e non le solite garanzie che, in questi anni, hanno generato solo ulteriori debiti.

Il contributo del Partito Democratico non è però una cambiale in bianco, né un assoggettamento a quanto si sta facendo in queste ore. L'operato di questo Governo, così ondivago e contraddittorio, impone di sorvegliare a vista quanto si sta facendo e si farà nelle prossime settimane, perché è evidente che questo provvedimento non si avvicina nemmeno un po' a ciò che ci si aspettava e che era stato, a più riprese, promesso ai lavoratori e alle imprese coinvolte. Come ancora ragione di sdegno è la scelta di togliere il miliardo di euro di PNRR senza ripristinare questa somma per decarbonizzare gli impianti di Taranto.

Insomma, signor Presidente, scriviamo la parola fine su questa storia, lo facciamo insieme, con le comunità locali, con le rappresentanze sindacali, dobbiamo farlo con gli enti pubblici coinvolti, per scrivere insieme il futuro, ci auguriamo, di Taranto. Basta morti a causa di Ilva, basta sofferenze, basta lacrime. La tutela dell'ambiente e della salute non possono essere variabili dipendenti, ma devono tornare a essere diritti inalienabili di ogni cittadino, come vuole la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Nella mia mente, Presidente, e in quella di molti della mia generazione, è impressa una frase dell'omelia del cardinale Pappalardo, durante i funerali del generale Dalla Chiesa, quando disse, citando Tito Livio, che mentre a Roma si discuteva, Sagunto era espugnata. Ora mi fa un po' strano, Presidente, fare questa dichiarazione di voto, sono molto emozionato, perché io sono stato uno di quelli che, in questi anni, insieme a tanti altri, ha gridato, spesso in enorme solitudine, dalla Puglia e da Taranto, aiuto al Paese per una situazione tragica, una situazione drammatica, di cui credo, temo, che quest'Aula non capisca la reale portata. Ora siamo nella condizione di dare una svolta a questa situazione e, per la prima volta, intravedo un percorso che può portare la fabbrica a uscire da questa situazione drammatica e i cittadini di Taranto, finalmente, ad avere una speranza. Siamo seri, siate seri. Non c'è più tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaia. Ne ha facoltà.

DARIO IAIA (FDI). Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi…

PRESIDENTE. Per cortesia, può cambiare microfono? Può farsi dare il posto dal suo collega. Grazie.

DARIO IAIA (FDI). Signor Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, si è parlato tanto, tantissimo, in queste ore, della situazione di Taranto, dello stato di Taranto. Taranto è stata definita, soprattutto ieri, una macchia nera, è stata definita un luogo insalubre, è stata definita un luogo di morte e mi fermo qui, perché ci sarebbero tante altre espressioni che sono state utilizzate tra ieri e questa mattina. Probabilmente, queste espressioni sono state utilizzate, signor Presidente, da chi non ha mai messo piede nella città di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), da chi non conosce Taranto, da chi non conosce la storia di Taranto e ribadisco, così come ho fatto in un altro intervento sullo stesso tema, che Taranto è e rimane una città meravigliosa, una città che invito a visitare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). È la città dei due mari, del Mar Piccolo e del Mar Grande, è la città con uno dei porti più grandi d'Italia, è la città spartana, è la capitale della Magna Grecia, questa è Taranto, nonostante i suoi problemi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)! Questa è Taranto e rigettiamo al mittente il populismo, la demagogia, i pianti, i piagnistei che sono stati utilizzati in quest'Aula, anche e soprattutto dai colleghi del MoVimento 5 Stelle.

La collega ci ha letto l'articolo di The Guardian, bellissimo, uno splendido articolo, ma mi chiedo, le chiedo e chiedo ai 5 Stelle: perché, nei 5 anni di Governo, non avete chiuso questo stabilimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché non lo avete chiuso? Avete stravinto le elezioni nel 2018, avete raccolto a Taranto il 52 per cento dei consensi, promettendo il nulla, promettendo fandonie, promettendo la realizzazione di un parco acquatico. Cari amici, andate a cercare gli articoli con le promesse dei signori del MoVimento 5 Stelle: parco acquatico al posto dello stabilimento Ilva. Immaginate, l'Ilva di Taranto è grande due volte e mezza la città, quindi, un mega parco acquatico, oppure un parco per la coltivazione delle cozze, queste le promesse dei 5 Stelle, e oggi siamo costretti a sentire nuovamente le poesie su questa vicenda.

Allora, Presidente, capisco perché anche il sindaco della città di Taranto abbia abbandonato il PD e il MoVimento 5 Stelle, perché oggi il PD e il MoVimento 5 Stelle sono all'opposizione del sindaco Melucci; lo stesso sindaco si è stancato delle politiche immaginifiche del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle.

Poi, pare a Fratelli d'Italia, che il Partito Democratico e i 5 Stelle non abbiano mai governato l'Italia, non abbiano mai governato la Puglia, non abbiano mai governato Taranto. Io comunico e rappresento che la Puglia è governata da quasi 20 anni dal Partito Democratico, per 10 anni dal presidente Nichi Vendola. Visto che parlate tanto di ambiente svenduto e della sentenza, vi invito ad andare a leggere le condanne della sentenza di “Ambiente svenduto” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), andate a rileggere le intercettazioni di “Ambiente svenduto”, andate a rileggere le intercettazioni di Archinà con Nichi Vendola, prima di venire a dare lezioni a Fratelli d'Italia e alle forze del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Governate la Puglia da vent'anni, governate Taranto da vent'anni! Quali sono gli impegni che il governatore Michele Emiliano ha posto in essere riguardo alla sanità di Taranto? Parlate tanto dei bambini, parlate tanto delle esigenze sanitarie, ma quali sono gli investimenti (Commenti del deputato Stefanazzi - Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? È di ieri la notizia degli ulteriori ritardi del San Cataldo, di ieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Solo demagogia e populismo, sulla pelle dei tarantini.

Questa è la realtà di Taranto e della Puglia, dove avete governato per oltre 10 anni. Riguardo agli appelli fatti dal collega Stefanazzi, che stimo per la serietà e la competenza, dico: caro collega Stefanazzi, negli anni, questi appelli a quale Governo nazionale li ponevi visto che era il Partito Democratico che governava questa Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ed ancora, avete nominato voi i commissari straordinari di Ilva, avete nominato voi quegli amministratori che hanno ridotto l'Ilva in queste condizioni, non li abbiamo nominati noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Sono stati nominati dal Partito Democratico e sono stati nominati dal MoVimento 5 Stelle, andate a vedere i nomi dei commissari straordinari di Ilva e avrete la conferma di questo dato. Quindi, l'Ilva, anche dal punto di vista ambientale, è un fallimento targato Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, c'è il paradosso del MoVimento 5 Stelle e dei colleghi sull'aggiudicazione della gara. Intanto, la gara è del 2015, la gara tecnica, ovviamente; è stata aperta - come diceva correttamente, e condivido, il collega Benzoni -, aggiudicata, bandita da Gentiloni, con Calenda Ministro; nel 2018, arrivano i 5 Stelle, arriva Di Maio dicendo: dobbiamo rivedere questa gara, dobbiamo rivedere l'aggiudicazione. Quindi, una struttura tecnica, rivedono l'aggiudicazione e cosa accade? Confermano l'aggiudicazione a Mittal. Quindi, venite in quest'Aula a dire: chi ha portato Mittal? Lo avete confermato voi, voi avete confermato l'aggiudicazione a Mittal (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Vorremmo capire qual è la responsabilità del centrodestra rispetto a Mittal, che arriva in Italia. E su questo tema venite a fare i maestri nei confronti di Fratelli d'Italia e del centrodestra.

Poi, ricordo le inesattezze: il Governo che deve presentare il piano industriale. Caro Sottosegretario, siamo arrivati anche a questo: dovrete, con il Ministro Urso, anche presentare, il Governo stesso, il piano industriale. Poi, le polemiche sullo scudo penale, altra grandissima responsabilità del MoVimento 5 Stelle e del Partito Democratico: scudo penale, introdotto nel 2015 dal Governo Renzi, abrogato nel 2019 dal Governo Conte, con il voto del MoVimento 5 Stelle ed il voto favorevole del Partito Democratico, che si rimangia quanto stabilito e quanto sancito nel 2015. Proprio da lì parte la crisi dello stabilimento, perché Mittal cita in giudizio, dinanzi al tribunale di Milano, Ilva in AS; inizia un contenzioso, il presidente Conte cerca di mettere una pezza, cercando di reintrodurre lo scudo penale, non ci riesce, perché l'allora senatrice Barbara Lezzi, quella della coltivazione delle cozze, si mette di traverso; non riesce a reintrodurre lo scudo penale e viene stipulata una transazione, a febbraio del 2020, tra Ilva in AS e Mittal, nasce Acciaierie d'Italia e vengono sottoscritti i patti parasociali per Taranto, ancora segreti, lo ripeto, ancora segreti dal 2020, che lasciano a casa e condannano a vita alla cassa integrazione 1.700 dipendenti di Ilva in AS. Questa è la realtà dei patti parasociali conclusi nel 2020.

Poi c'è la questione del danno sanitario, la valutazione del danno sanitario, il rapporto sul danno sanitario. Caro Sottosegretario, abbiamo appreso in queste ore che non esiste la valutazione del danno sanitario, che non c'è valutazione di danno sanitario, che non viene fatto nessun controllo da questo punto di vista. Io, veramente, rimango senza parole, perché anche coloro i quali hanno approvato le leggi con le quali è stato introdotto il danno sanitario ignorano questa circostanza. Io le cito, per evitare che ci siano fraintendimenti, il decreto-legge n. 207 del 2012, articolo 1-bis, convertito nella legge n. 231 del 2012, seguito poi da un decreto interministeriale nel 2013, che introduce la valutazione del danno sanitario. Se andate a verificare, c'è anche un gruppo che si occupa della valutazione del danno sanitario, che lavora sulla valutazione del danno sanitario, danno sanitario che fa parte anche della procedura di AIA. Quindi, all'interno, se andate a prendere le relazioni dell'AIA, troverete i dati che riguardano la valutazione del danno sanitario e dai vostri interventi pare che a Taranto si sia ancora all'anno zero. Veramente non ci sono parole.

Mi avvio veramente alla conclusione, Presidente, perché ci sarebbe tanto da dire su questo argomento. Cosa succede dopo la transazione del 2020? Mittal decide di deconsolidare, il gruppo di Taranto viene staccato dalla holding di Mittal - ce lo dice il presidente Bernabè, audito qui in Commissione attività produttive -, e il deconsolidamento comporta la crisi finanziaria e di liquidità dell'azienda e alla situazione attuale, nella quale l'azienda si trova senza liquidità e senza materie prime, con una produzione, nel 2023, che non è, cari colleghi, di 3 milioni ma è di 1,5 milioni di tonnellate. Quindi, quella è un'azienda che produce in perdita, questa è la verità, e ciò è la conseguenza delle scelte sbagliate fatte dal Partito Democratico e fatte dal MoVimento 5 Stelle. Che cosa abbiamo fatto noi? Intanto, quanto al famoso miliardo che il Ministro Fitto avrebbe sottratto a Taranto per quanto riguarda l'idrogeno, vi comunico che - così come il Ministro Fitto ci ha rappresentato in Aula - è stato traslato in un provvedimento, il decreto-legge n. 19 del 2 marzo 2024. Vi invito, colleghi, ad andare a leggere l'articolo 1, comma 5, lettera c), di detto decreto e vi troverete il miliardo che riguarda l'idrogeno e l'acciaio per Taranto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, gli impegni che il Ministro Fitto e Fratelli d'Italia hanno assunto sono stati assolutamente mantenuti. Inoltre - concludo davvero, Presidente - questo Governo ha già impegnato un miliardo di euro, di cui 680 milioni con un decreto dello scorso anno. Senza quei 680 milioni - ci avete attaccato anche su questo - oggi non staremmo a parlare dell'acciaieria di Taranto, perché non avrebbe avuto neanche la capacità di pagare le bollette del gas. Oltre ai 680 milioni nel decreto dell'anno scorso, 320 milioni in questo decreto che stiamo andando a convertire.

Chiudo davvero, Presidente, rappresentando un sogno che noi abbiamo come Fratelli d'Italia e come centrodestra, vale a dire che sia possibile in Italia realizzare un'azienda che sia compatibile con l'ambiente, realizzare un'azienda che sia compatibile con la salute. Su questo stiamo lavorando come Fratelli d'Italia e come centrodestra e ringrazio il Sottosegretario Bergamotto, il Ministro Urso e tutto il Governo che è assolutamente unito su questa tematica. Si sono affrontate più strade, si è presa la strada giusta, che è quella di mandare a casa Mittal, perché l'abbiamo mandata a casa noi e non il Partito Democratico o il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Grazie per tutto quello che state facendo. Il voto di Fratelli d'Italia sarà un voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare, per un breve ringraziamento, il relatore. Ne ha facoltà.

NOVO UMBERTO MAERNA, Relatore. Grazie, Presidente. Volevo, prima della votazione, ringraziare la Sottosegretaria Bergamotto, il presidente e tutti i componenti della X Commissione, compresi quelli dell'opposizione. Quando, ieri, ho detto di “no” a tutti gli emendamenti…

PRESIDENTE. No, no, bene così.

NOVO UMBERTO MAERNA, Relatore. Solo una cosa: non era un atto di tracotanza, ma abbiamo considerato i vostri emendamenti. Grazie a tutti.

PRESIDENTE. Onorevole Maerna, solo ringraziamenti.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1759​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1759: S. 986 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 gennaio 2024, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

A questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'Università e della ricerca e il Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative per una riforma complessiva del comparto della mobilità non di linea, al fine di promuovere concorrenza e innovazione - n. 3-01058)

PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pastorella ed altri n. 3-01058 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Con recentissima ordinanza, la Corte costituzionale ha evidenziato seri dubbi di legittimità rispetto al blocco di nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente fino alla piena operatività di un registro informatico nazionale. Tale disposizione è stata definita ingiustificata e protezionistica, perché viola la libertà economica.

Inoltre, la Corte, con sentenza n. 36 del 2024, ha respinto ogni contestazione sulla concessione agli NCC della stessa facoltà di fornire i servizi innovativi riservati ai taxi. Le innovazioni nel settore dei trasporti sono considerate essenziali per l'efficienza del mercato e il benessere dei consumatori, quindi, attenzione a limitazioni e divieti perché occorre tutelare gli interessi pubblici.

Alla luce di ciò chiediamo se, dopo la sentenza della Corte di giustizia europea del giugno 2023 e di queste pronunce della Corte costituzionale, si intenda evitare l'attuazione dei decreti riferiti a una normativa incostituzionale, ponendo invece in essere un riordino complessivo del comparto che permetta un mercato davvero concorrenziale, privo di misure protezionistiche e all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e dell'innovazione.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio l'interrogante e ringrazio le decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori dei taxi e degli NCC che ogni giorno offrono un servizio per il quale stiamo lavorando al fine di renderlo ancora più efficiente, superando - ormai siamo al sesto anno - la mancata applicazione della normativa vigente. Spero e conto sul fatto - stiamo lavorando su questo da mesi, dopo Toninelli, De Micheli e Giovannini - che questo Ministero e questo Governo, con la collaborazione di tutti, riescano a trovare una soluzione equilibrata nell'interesse dell'utente, innanzitutto, dei tassisti e degli NCC che non devono essere visti come conflittuali, ma devono poter crescere in maniera armonica. Già ad agosto dello scorso anno, in sinergia con il collega Urso e confrontandoci più volte con tutte le categorie del settore che ho personalmente incontrato diverse volte al Ministero di Porta Pia, per rafforzare l'offerta taxi, il decreto-legge n. 104 ha previsto tre principali interventi a carattere emergenziale: licenze taxi aggiuntive, un concorso straordinario e il ricorso generalizzato ai turni integrativi. Adesso la palla è nelle mani dei comuni. Il comune di Milano, ad esempio, sta procedendo su questa linea.

Per agevolare gli enti locali in questa attività regolatoria, nello scorso mese di febbraio ho dato avvio a un lungo e intenso tavolo di confronto con le categorie di settore sui tre decreti attuativi attesi - come dicevo e come lei ricordava - da oltre cinque anni. Parlo dei decreti sull'istituzione del Registro informatico taxi e NCC, sul foglio di servizio e sulle piattaforme di intermediazione. Nell'arco di ben cinque incontri che abbiamo avuto, le bozze dei tre decreti sono state illustrate e condivise con le associazioni, che ringrazio, che a stragrande maggioranza hanno partecipato ai lavori. La prossima settimana ci confronteremo sui testi definitivi predisposti sulla base delle numerose osservazioni e richieste di modifica arrivate da tutti i soggetti coinvolti.

Quindi, noi da settimane - per risponderle - stiamo lavorando proprio in questa direzione. L'istituzione del registro è un punto di partenza imprescindibile per chiarirci definitivamente sui numeri delle licenze e autorizzazioni attive che, ad oggi, non sono numericamente, oggettivamente riscontrate e riscontrabili. Solo così, dando certezze e aprendo il mercato, garantendo gli attuali lavoratori, i comuni potranno verificare l'offerta dei servizi pubblici non di linea, realmente operanti sul territorio, perché sappiamo che, sul punto, elementi di fatto e di diritto non sempre coincidono: qualcuno, che ha preso la licenza nel paese “X”, sta operando a centinaia di chilometri di distanza.

Colgo, infine - e conto di aggiornarla entro la fine del vigente mese -, l'occasione per ringraziare, come ho detto, le associazioni di categoria, che stanno lavorando con noi per perimetrare al meglio questi decreti, con l'unico obiettivo di offrire ai cittadini un servizio migliore, sia per i taxi, che per il servizio NCC.

PRESIDENTE. La deputata Giulia Pastorella ha facoltà di replicare.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Ministro, mi stupisce che lei si sia definito più volte soddisfatto, perché, laddove devono intervenire la Corte e anche le Autorità - penso all'Agcom - sulla questione del decreto Asset, che è stato considerato assolutamente insufficiente, questi sono casi in cui è chiaro che la politica ha fallito. E il fatto che lei ci dica che è il sesto anno che non si riescono a implementare i decreti attuativi è un'ulteriore prova che qualcosa non funziona. La Corte ha detto che non è una scusa. La scusa di non riuscire ad implementare soprattutto il decreto sul registro elettronico non può essere motivo di blocco delle ulteriori licenze.

È inutile, poi, buttare la palla e additare i comuni come i veri responsabili. I comuni sono alla fine di una catena e fanno un braccio di ferro difficilissimo con le categorie, che, devo dire, lei ascolta con particolare attenzione. E anche dire che le ha ascoltate tutte in egual maniera… Com'è andato il tavolo interministeriale? Tavolo, peraltro, che ha permesso, anzi ha obbligato noi, in Commissione trasporti, a rimandare la discussione sulle ineguaglianze tra taxi e NCC, contenute nel codice della strada, che cominciamo a discutere oggi… Abbiamo detto: no, ma c'è il tavolo ministeriale. Ecco, questo tavolo ministeriale è stato abbandonato dalla gran parte delle associazioni veramente rappresentative degli NCC, che si sono viste come passacarte, più che come tavolo di discussione.

Quindi, a me risulta che non si possa ritenere soddisfatto, se il suo interesse è davvero quello del cittadino, come ha detto. Ma non è solo questione dell'interesse del cittadino, che ha diritto ai servizi innovativi e a una concorrenza leale. È anche una questione che riguarda la sua collega, Ministra del Turismo, che dovrebbe interessarsi del servizio garantito ai turisti; o che riguarda anche il suo collega, Ministro Urso, che ha citato, il quale dovrebbe interessarsi del fatto che gli NCC sono aziende penalizzate dal blocco dei decreti attuativi e anche dalla maniera in cui questi tre particolari decreti attuativi sembrano essere implementati o, comunque, in corso di implementazione.

Il punto politico è che si tratta di un tema che, dal 1992, non viene toccato in maniera complessiva. Quindi, noi chiediamo una riforma complessiva, che non può, però, nel frattempo, bloccare queste persone dall'esercitare la loro attività (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Chiarimenti e iniziative in ordine alle obbligazioni contrattuali poste a carico della società Stretto di Messina Spa nel caso di aumento dei costi e di ritardi nell'esecuzione del Ponte sullo Stretto - n. 3-01059)

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01059 (Vedi l'allegato A).

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lei, con legge, ha riesumato il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, vecchio di oltre 10 anni. Un costo che era, inizialmente, nel 2005, di 3,9 miliardi di euro, e che poi è arrivato, secondo i dati del documento di programmazione economica e finanziaria, a 13,5 miliardi di euro. L'amministratore delegato della società Stretto di Messina, Ciucci, tra l'altro, in concomitanza con la scuola politica della Lega, ha affermato che l'opera si farà e, se qualcuno non la vorrà fare - ossia lo Stato -, dovrà pagare un biglietto. Ha usato queste testuali parole.

Allora, le chiedo di sapere quali siano le obbligazioni contrattuali poste a carico del contraente generale e se lei non ritenga opportuno prevedere, invece, penali nei confronti della società che dovrà costruire il Ponte, in caso di aumento di costi e di ritardi nell'esecuzione dell'opera.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie per l'interrogazione su un'infrastruttura, fra le tante che gli italiani aspettano da alcuni decenni. Evidenzio in premessa che l'interrogazione ha ad oggetto rapporti contrattuali che riguardano esclusivamente le parti in causa e, come lei sa, la società Stretto di Messina è il contraente generale. Si tratta di una sfera di autonomia contrattuale che poco ha a che vedere con la trasparenza sul progresso del percorso progettuale. Proprio su questo aspetto, peraltro, la società Stretto di Messina ha consegnato, nei giorni scorsi, ai Presidenti delle due Camere - e quindi sono disponibili a chiunque in quest'Aula - la relazione di aggiornamento del progetto relativo al Ponte sullo stretto e la relativa documentazione di corredo, approvata dal CdA della società.

La documentazione è corposa e assolutamente interessante e approfondita, quindi tutti i parlamentari potranno liberamente addentrarsi in questa documentazione, riga per riga, metro per metro. Questo si aggiunge all'accesso diretto ai predetti atti, che è stato garantito proprio all'onorevole interrogante, peraltro, la scorsa settimana, dalla società Stretto di Messina. Sul fronte della trasparenza penso, quindi, che non vi possano essere obiezioni sul percorso intrapreso.

Il quesito posto attiene, invece, ad altre questioni, su cui vorrei condividere quattro brevissime considerazioni.

Uno, ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 35 del 2023, la relazione e i documenti di accompagnamento sono stati redatti conformemente a quanto previsto nell'atto negoziale prodromico che la società Stretto di Messina ha stipulato a titolo non oneroso - ripeto, non oneroso - con il contraente generale per l'adeguamento della progettazione.

Due, gli oneri relativi all'aggiornamento del progetto definitivo sono legati a fattori tecnici - il Ponte lo faranno gli ingegneri, i geologi, gli architetti, gli operai, gli artigiani, e non i Ministri -, come l'adeguamento alle norme tecniche di costruzione vigenti. In ogni caso, tornando al punto precedente, nell'atto, il contraente generale rinuncia a ogni e qualsiasi pretesa in relazione all'esecuzione delle predette attività a titolo non oneroso.

Punto tre, l'articolo 2 del succitato decreto-legge affida alla Convenzione tra MIT e Stretto di Messina la definizione del programma di costruzione di tutte le opere, con i relativi termini, nonché con le penali e le ipotesi di decadenza, come è ovvio, dalla concessione, con le relative procedure. Si tratta, quindi, di un tema da inquadrare nell'ambito dei rapporti tra concedente e concessionario, fermo restando che spetta al concessionario, nell'ambito della relativa autonomia contrattuale, regolare la gestione di ritardi, penali e aumenti di costi incomputabili, imputabili al contraente generale.

Ultimo punto, la rinuncia al contenzioso avverrà secondo i tempi previsti dal predetto decreto-legge, ovvero all'esito dell'approvazione del progetto definitivo da parte del CIPESS, e comunque costituisce condizione di efficacia della ripresa degli effetti del contratto originario tra Stretto di Messina e contraente generale.

In conclusione, siamo di fronte ad un percorso che si sta svolgendo nel rigoroso rispetto di quanto previsto dalla legge. Ribadisco ancora una volta che garantire serietà e trasparenza - ci sono stati già incontri tra la società e le prefetture locali per un protocollo di legalità rispetto a questo percorso - non significa certo sostituirsi, come dicevo, agli ingegneri e ai tecnici italiani che dovranno costruire il Ponte, né alla società concessionaria che dovrà garantirne la realizzazione.

Io rispetto la sua opinione, assolutamente contraria a questa come ad altre grandi opere, penso alla TAV e penso al Mose. Per quello che mi riguarda, penso che gli italiani ci abbiano dato fiducia proprio per realizzare quelle piccole e grandi opere, in Sicilia, in Lombardia, nel Lazio, in Veneto, che, da troppi anni, i professionisti del “no” stanno bloccando (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Ministro, la sua risposta è veramente sconcertante. Lei termina il suo intervento riferendosi a quelli del “no”, ma lei, nel 2016, era il clone di Angelo Bonelli, lei la pensava come me, era contrario al Ponte sullo Stretto di Messina (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Forse dovrebbe spiegare agli italiani la ragione per cui lei ha cambiato idea. Sarebbe molto curioso sapere questo.

Però andiamo nel merito, signor Ministro. Lei, con riferimento alla questione delle penali, ossia se la società dovesse fare o non fare l'opera, ha detto che la questione riguarda la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink. Gli italiani oggi hanno saputo che 14 miliardi di euro verranno gestiti dalla società Stretto di Messina e dal consorzio Eurolink, e non potrà né il Parlamento, né nessuno esercitare una sola funzione di sapere come e perché verranno realizzati questi obblighi contrattuali. State dando una cambiale in bianco per gestire 14 miliardi di euro in una maniera incredibile.

Signor Ministro, adesso le farò vedere una cosa in diretta, così la vedranno tutti gli italiani: questa è la relazione del comitato scientifico. A pagina 47, sa che cosa c'è scritto? Chiede, il comitato scientifico, di adeguare il progetto perché, in realtà, per quanto riguarda le prove del vento, non sono state fatte. Sa che cosa risponde il consorzio Eurolink al comitato scientifico e alla società Stretto di Messina? Ma, guardate, noi le potremmo fare - è scritto qui, a pagina 47 - però perdiamo tempo. Signor Ministro, perché lei sta mettendo fretta per fare un'opera che dovrebbe essere fatta con tutti questi criteri? C'è scritto qui. E sa che cosa c'è scritto a pagina 14 di questa relazione? Che la zonizzazione microsismica non è stata fatta e si chiede di farla. Voi pensate di realizzare un'infrastruttura di questo tipo nella zona dove è avvenuto il terremoto più importante della storia della Repubblica senza fare la microzonizzazione sismica (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Lei è spregiudicato, signor Ministro.

PRESIDENTE. Concluda.

ANGELO BONELLI (AVS). Lei deve fermarsi a ragionare per il bene degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza a sostegno dei piccoli comuni per gli interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle strade - n. 3-01060)

PRESIDENTE. Il deputato Bof ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01060 (Vedi l'allegato A).

GIANANGELO BOF (LEGA). Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, gli investimenti sono fondamentali per il rilancio e lo sviluppo di un Paese. Inoltre, investire in infrastrutture, nella manutenzione, nell'ammodernamento delle infrastrutture esistenti e nella riqualificazione urbana è importante sia per lo sviluppo economico del Paese ma anche sul piano occupazionale per un Paese. Infrastrutture di collegamento moderne favoriscono lo spostamento di merci e persone, oltre a favorire una crescita sostenibile, perché riducono anche l'inquinamento e garantiscono maggiore sicurezza per chi le percorre.

Ministro, la sua azione al Ministero ha dimostrato quotidianamente quanto il nostro Paese abbia bisogno di sbloccare opere ferme da anni, quanto si stia programmando su nuove opere che i nostri territori attendono da anni, dando una corretta allocazione delle risorse in modo da consentirne un impiego rapido e veloce e tutto questo sempre con l'ascolto e la vicinanza ai territori. Purtroppo, molte volte…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANANGELO BOF (LEGA). …noi piccoli comuni - io rappresento anche un piccolo comune - colpiti sempre da maggiori emergenze ci troviamo in difficoltà nel sistemare tutta la rete di infrastrutture periferiche e molto spesso questo crea anche problemi di cassa, perché anche con i contributi governativi poi noi dobbiamo anticipare, con risorse di cassa, quelli che sono i nostri interventi. Dunque, chiediamo, Ministro, cosa potete fare lei e il Ministero per venire incontro alle esigenze di noi piccoli comuni per garantire l'efficacia anche della viabilità secondaria.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie. Prendo 20 secondi in coda a chi mi ha preceduto, perché a casa ci sono, comunque, persone che sono davanti al televisore. Ritengo di poter rispondere in base a quello che (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. No, non si può rispondere, Ministro, alla (Vive proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…State tranquilli!

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Non può!

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Presidente, no!

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). No, non può!

PRESIDENTE. Deve rispondere a questo quesito che le è stato appena posto.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. No, perché qui c'è qualcuno che lascia presupporre che il Governo costruisca un ponte destinato a crollare.

PRESIDENTE. No, Ministro.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. È semplicemente folle. È semplicemente folle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Non è possibile dal punto di vista regolamentare. Si deve attenere alla risposta rispetto al quesito del deputato collega Bof. Prego.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Rispondendo all'interrogante e sono sicuro che all'interrogante (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Rispetti il Regolamento!

PRESIDENTE. Basta!

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Rispetti il Regolamento! Rispetti il Regolamento! Non ha diritto a fare due repliche!

PRESIDENTE. Il Ministro sta rispondendo all'interrogazione attuale.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Invece ha fatto un'altra replica e lei gliela ha fatta fare!

PRESIDENTE. Prego, prosegua Ministro (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. C'è il campo largo nervoso oggi pomeriggio. Voglio rispondere all'interrogante (Vive proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. Colleghi deputati, dovete ascoltare il Ministro esattamente come noi abbiamo ascoltato tutte le interrogazioni che fin qui sono state interpretate dai colleghi deputati. Prego, Ministro, prosegua.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Non deve fare i suoi comizi, ne fa già abbastanza!

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Se mi permettono di rispondere all'interrogante senza innervosirsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), faccio presente che l'Italia dei piccoli comuni e dei borghi rappresenta la spina dorsale del nostro Paese ed è compito della politica garantire la salvaguardia dei loro territori, non solo nei grandi centri, come Roma e Milano, ma soprattutto nei comuni sotto i 5.000 abitanti, che sono 5.000 comuni sugli 8.000 del nostro Paese.

Nel corso di questa mia esperienza, seppur breve, da Ministro delle Infrastrutture ho avuto modo di constatare ancora di più che i piccoli comuni devono fronteggiare quotidianamente situazioni di emergenza che incidono sulla vita quotidiana dei loro cittadini e come Ministero siamo intervenuti più di una volta concretamente, a differenza di quello che non si faceva in passato con i passati Governi e con i passati Ministri.

Il Ministero delle Infrastrutture, ad esempio, non è stato insensibile al grido di allarme che è pervenuto dai comuni, investendo 50 milioni di euro sul Fondo investimenti stradali per i piccoli comuni, perché sappiamo che un grande comune ha gli uffici tecnici e soldi a disposizione, mentre un comune sull'Appennino o sull'Aspromonte di 1.500 abitanti o viene aiutato dal centro o non ce la fa.

Con il decreto dello scorso 8 febbraio sono stati fissati i criteri per l'accesso al Fondo e proprio oggi, a seguito della registrazione della Corte dei conti, è stato pubblicato l'avviso concernente le modalità di accesso al Fondo attraverso piattaforma telematica, che sarà attiva da domani e fino al 29 marzo 2024 (quindi, magari qualche sindaco, che ci sta seguendo da casa, può essere interessato al tema). I comuni con una popolazione - dicevo - fino a 5.000 abitanti potranno richiedere un contributo fino a 150.000 euro per la realizzazione di interventi di manutenzione e messa in sicurezza di strade comunali. Invito, come ho detto, i sindaci dei piccoli comuni a prendere visione dell'avviso sul sito Internet del Ministero da oggi e a sfruttare questa e tutte le altre iniziative attivate dal Governo a loro vantaggio.

È chiaro che è solo un primo strumento. Da questo punto di vista, posso anticipare, a lei, al gruppo della Lega, che interroga, e a tutta l'Aula, che su un altro fronte stiamo intervenendo, perché stiamo lavorando per mettere a disposizione sul fronte non manutenzione stradale, ma casa - quindi, manutenzione di case ed edifici pubblici sempre riservati ai piccoli comuni - una cifra vicina ai 300 milioni di euro, che stiamo ritrovando nelle pieghe del bilancio del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

Quindi, evviva l'Italia dei piccoli borghi e dei piccoli comuni, non solo a parole ma con decine di milioni di euro che il mio Ministero ha l'onore di stanziare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Bof ha facoltà di replicare.

GIANANGELO BOF (LEGA). Grazie, Ministro. Grazie della risposta e grazie della risposta non solo che dà a noi come gruppo, ma la risposta che dà ai tanti sindaci dei tanti piccoli comuni per la manutenzione delle loro strade e riaffermo ancora la grande sensibilità che lei, sia in questo ruolo, ma anche nei ruoli precedenti, ha sempre avuto verso le piccole comunità. Ricordo ancora quando, da Ministro dell'Interno, fece quel bando per consentire ai comuni di ammodernare le proprie reti di illuminazione pubblica, al quale stiamo partecipando da anni. Quindi, sì, un occhio alle grandi opere, ma anche un occhio ai tanti piccoli comuni, perché il Paese deve crescere con le grandi opere e anche con le piccole infrastrutture che rendono grande il nostro Paese. Grazie ancora, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Misure di sostegno agli inquilini in stato di bisogno e di morosità incolpevole - n. 3-01061)

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01061 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, parliamo del tema degli affitti e delle difficoltà di molti cittadini, per sopravvenute difficoltà economiche e per la perdita del lavoro, di andare a pagare l'affitto, con quella che viene conclamata e definita morosità incolpevole. Abbiamo dati importanti per quanto riguarda gli sfratti esecutivi: nel 2022, sono stati oltre 30.000, aumentati di oltre il 200 per cento. ANCI, Federcasa, numerose regioni e comuni segnalano proprio il persistere di questo problema degli sfratti per morosità incolpevole.

Esistevano due misure, il Fondo sociale affitti, tecnicamente Fondo nazionale per il sostegno all'accesso delle abitazioni in locazione, che valeva circa 330 milioni di euro ed è stato attivo fino al 2022, e il Fondo inquilini morosi incolpevoli, che è stato attivo fino al 2021, con circa 50 milioni di euro. Questi Fondi non sono più stati finanziati.

Chiediamo quali iniziative si intendano assumere per rispondere alle necessità di quelle famiglie che sono in disagio, che hanno necessità di sostegno per arrivare a pagare queste quote di locazione e quali siano le iniziative che si intendono mettere in atto.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio l'interrogante, perché il problema da lei denunciato è uno dei primi su cui abbiamo cominciato a lavorare e continueremo a lavorare, cercando spazi di bilancio per i bonus, che sicuramente non sono la soluzione definitiva del problema, tanto che per colmare quello che è il problema dell'affitto e della residenza da subito abbiamo istituito tavoli tecnici di lavoro. Sono 4 quelli attualmente operativi sul tema piano casa, con l'ultimo piano casa degno di questo nome risalente agli anni Settanta.

Abbiamo al centro gli interessi delle 360.000 famiglie che hanno fatto domanda di accesso ai programmi di edilizia residenziale pubblica, senza risposta. Mancano 250.000 nuovi alloggi per soddisfare tali domande e mentre noi siamo qui, oggi pomeriggio, in Aula, comunque stiamo intervenendo con fondi nazionali, europei e regionali per sistemare circa 100.000 appartamenti da rimettere nella circolazione dell'edilizia residenziale pubblica. Il problema, però, è anche quella gran parte di italiani che non sono abbastanza in difficoltà da poter accedere alle graduatorie per le case popolari e non sono abbastanza benestanti, soprattutto nelle grandi città, per poter accedere al libero mercato dell'affitto o della vendita.

Proprio nell'ottica di un intervento a più ampio spettro di cui parlavo, abbiamo attivato un confronto con tutte le realtà pubbliche e private coinvolte nel settore, e sono arrivati decine di contributi, come sui tavoli per taxi e NCC, e ringrazio chi partecipa in maniera propositiva. Tanti sono i temi che sono al centro del nostro lavoro, si va dal censimento edilizio da parte dei comuni, con il supporto di ANCI, per l'individuazione degli edifici sfitti pubblici e privati, per andare a ovviare agli sfratti di cui lei parlava poc'anzi.

C'è il tema della semplificazione delle procedure, c'è il tema dell'individuazione di strumenti, oltre alla fiscalità agevolata, funzionali a sostenere il gap tra canone di locazione e spese di manutenzione. Insomma, il tema casa lo stiamo affrontando a 360 gradi. Spero che si possano trovare, nei prossimi mesi, nelle pieghe del bilancio, fondi per la morosità non colpevole. È certo che il problema si risolve con un nuovo piano casa, dopo 50 anni di inerzia.

Stiamo anche lavorando per una proposta di legge di pace edilizia che possa sanare tutte quelle che sono le difformità interne alle abitazioni, che stanno bloccando milioni di italiani e milioni di immobili che potrebbero essere tranquillamente rimessi sul mercato, liberando gli uffici tecnici comunali da centinaia di migliaia di pratiche giacenti, in alcuni casi, da 40 anni e facendo ripartire il mercato immobiliare. In un anno e quattro mesi non si recuperano 50 anni, ma penso di avere dato l'idea di quello che stiamo facendo per risolvere il tema da lei sollevato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di replicare.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la sua risposta. Ovviamente mi dichiaro, ci dichiariamo soddisfatti, come gruppo, per la serietà con cui sta affrontando il tema, chiaramente, e per la risposta articolata che ha dato. È evidente che non ci possiamo aspettare che, in pochi mesi, si possano risolvere problemi che arrivano da anni, è importante che si affronti un piano casa, che davvero non è stato affrontato in maniera così organica, come lei citava, appunto, dagli anni Settanta. Sono importanti tutte le misure che sono state citate, sicuramente gli interventi per l'edilizia residenziale pubblica, questi 100.000 alloggi che in questo momento vengono ristrutturati, con questa esigenza forte di oltre 250.000.

È importante sicuramente l'intervento sull'edilizia residenziale pubblica, però colgo quello che lei ha detto, cioè l'impegno e l'importanza di andare a cercare, e noi saremo con lei se, ovviamente, ci sarà questa opportunità, nelle pieghe del bilancio anche il sostegno per quelle famiglie che sono in un'abitazione privata, ma non riescono ad arrivare a pagare la rata di fine mese perché hanno avuto problemi sopravvenuti, perdita del lavoro, la difficoltà di questo momento che stiamo vivendo, problemi di salute. Sono tanti i motivi per cui non si riesce ad arrivare a pagare e si arriva a quella che è la morosità incolpevole. Sono famiglie, sono storie che sono segnalate dai servizi sociali, di cui hanno contezza i nostri comuni e le nostre regioni. Parlo, ad esempio, della regione Liguria, che, in un anno, aveva sostenuto e finanziato 10.000 famiglie. Sono stati tanti i fondi che sono arrivati alle regioni, e quindi poi a comuni e servizi sociali, di cui davvero ci sarebbe ancora bisogno, tra le due misure congiunte, la morosità incolpevole e quella del Fondo sociale affitti.

Quindi, sarà importante trovare una misura mirata, che poi si può chiamare in tanti modi, ma per arrivare a dare la possibilità alle famiglie di rimanere nella casa, di avere una casa, e parallelamente, chiaramente, investire anche sull'edilizia residenziale pubblica.

Grazie per l'impegno, grazie per tutto il lavoro dei tavoli che sono stati avviati. Saremo con lei e sarà importante non perdere questo obiettivo. Grazie, Ministro.

(Iniziative di competenza per la tutela dei livelli occupazionali presso l'azienda ligure Technisub – n. 3-01062)

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01062 (Vedi l'allegato A).

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Come diceva, Technisub è un'azienda ligure, fiore all'occhiello della subacquea, marchio storico e leader mondiale nello sviluppo e nella produzione di imballaggi innovativi in plastica.

Dal 1982, è controllata dalla francese Aqua Lung, che, nei giorni scorsi, in nome di un livello di attività molto basso rispetto alla sua capacità produttiva ideale, che poi è una frase che fa un po' pensare, visto l'utilizzo di questo impianto nel tempo, dove è stato tolto il nome, eccetera, eccetera, ne ha annunciato la chiusura entro marzo 2025 e il trasferimento a Blackburn, in nome di un'operazione che sa più di operazione orientata al profitto piuttosto che all'espansione in questo mercato attraverso un marchio storico.

Quindi la domanda è quali iniziative di propria competenza intenda porre in atto al fine di individuare una soluzione che salvaguardi l'occupazione dei 45 dipendenti di Technisub che, se non ci sarà un intervento deciso e celere da parte delle istituzioni, entro un anno perderanno il lavoro, con un conseguente ulteriore indebolimento del tessuto economico ligure. È chiaro che questo è un quesito che avrei voluto rivolgere anche al Ministro Urso, ma approfitto della sua presenza intanto per cominciare da questa parte.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.

MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. L'onorevole interrogante chiede informazioni circa la situazione dell'azienda Technisub. È un'azienda italiana, produttrice, come si diceva, di attrezzatura subacquea, che, nel 1982, è passata sotto il controllo della società Aqua Lung International, a sua volta divisione del gruppo francese Air Liquide. Insieme ad altre imprese liguri di grandi dimensioni, Technisub compone il distretto ligure della subacquea, che nei primi anni Duemila produceva circa l'80 per cento dell'attrezzatura subnazionale, con un fatturato di 400 milioni di euro.

Aqua Lung International nel 2016 è diventata di proprietà di un fondo di investimenti britannico, Montagu Private Equity, che l'ha ceduta lo scorso anno al fondo americano Barings, principale creditore di Aqua Lung International stessa.

Recentemente, il gruppo ha annunciato, con una nota, la progressiva cessazione delle sue attività produttive condotte presso lo stabilimento di Genova a causa di una crisi che coinvolge Aqua Lung International. In particolare, la nuova proprietà avrebbe intenzione di realizzare un piano di tagli e razionalizzazioni che riguarda anche la Technisub.

La vicenda è attualmente all'attenzione delle istituzioni competenti sia a livello locale che a livello centrale. In particolare, la regione Liguria ha informato il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali di avere già calendarizzato una serie di incontri tra l'assessorato al lavoro della regione stessa e l'azienda, al fine di addivenire a un accordo che scongiuri le intenzioni manifestate dai vertici aziendali, come riferito dall'onorevole interrogante.

Per quanto riguarda le competenze del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, con decreto direttoriale n. 1913 del 28 dicembre 2023, a fronte di una prospettiva di licenziamento collettivo di 20 dipendenti, per scongiurare il licenziamento collettivo di 20 dipendenti, è stata autorizzata, per il periodo dal 18 dicembre 2023 al 29 marzo 2024, salvo proroghe, che sono ammesse in questo contesto, la corresponsione del trattamento di integrazione straordinaria a seguito della stipula, in data 13 dicembre, di un contratto di solidarietà difensivo, quindi volto a contenere l'emergenza occupazionale, nei confronti di un numero massimo di 48 lavoratori su un organico complessivo di 52 unità.

In linea generale, di fronte alle diverse crisi aziendali e alle ipotesi di delocalizzazione, voglio ribadire che il Governo opera attraverso ogni strumento utile e con tutte le risorse disponibili per garantire la tenuta dei livelli occupazionali, questo è il nostro obiettivo. Confermo, pertanto, che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali continuerà a seguire la vicenda in esame, ponendo la massima attenzione e assicurando il più ampio impegno con tutti gli strumenti a nostra disposizione per la tutela dei diritti e delle garanzie riconosciute ai lavoratori, anche assicurando puntuali interlocuzioni con l'azienda e con gli enti territoriali coinvolti.

PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di replicare.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Grazie, signora Ministra per la risposta. È chiaro che, al di là del fatto che sia stata attivata, con quel provvedimento, la cassa integrazione straordinaria, è chiaramente una buona notizia, lo sapevamo. Il tema della delocalizzazione è un tema centrale, lei mi sta confermando, nonostante sia più competenza di altri, che il Governo si muove in questa direzione, questo è, appunto, il tema. Sapevo e conoscevo i passi della regione Liguria, del comune di Genova, perché chiaramente Technisub è un'azienda più piccola.

Abbiamo tante crisi aziendali, oggi abbiamo trattato Ilva, ma le potrei citare Piaggio Aerospace, ne potrei citare anche altre, ma fanno parte di un combinato disposto di magagne, come diciamo noi, sulle quali, tutti insieme, chiediamo al Governo di mettere mano e di fare tutto quello che può essere messo in campo. Questo fondo americano, negli ultimi anni, dapprima ha eliminato il reparto di logistica e pianificazione commerciale, poi ha eliminato anche il marchio, di fatto trasformando un'azienda autonoma in una cosa che, infatti, va a morire. Io credo che le dichiarazioni che sono arrivate in città sul livello di attività molto basso rispetto alla sua capacità produttiva ideale mal si concilino con le iniziative che, dal 2016 in avanti, il fondo americano ha messo in atto.

Quindi, per quello che si può fare, contando su un tessuto amministrativo e politico che, su queste vicende, dalle mie parti è molto coeso, rivolgerò questo quesito anche al Ministro Urso, anzi, la mia interrogazione era rivolta a lui, poi ho approfittato della sua presenza qui in Aula oggi perché il tema del lavoro è un tema centrale. Per numeri più contenuti, come per numeri più elevati, mi permetterò di presentare ulteriori quesiti in futuro per monitorare la situazione che, comunque, ha un orizzonte temporale. Al di là della cassa integrazione che termina alla fine di dicembre 2024, l'azienda si trasferirà a Blackburn a marzo 2025 - così stanno ora le cose -, con l'insoddisfazione non soltanto dei sindacati dei lavoratori, ma anche di Confindustria Genova, del comune di Genova e, come detto, di regione Liguria.

(Tempi per l'adozione del decreto legislativo previsto dalla legge n. 32 del 2022 in materia di congedo di paternità obbligatorio – n. 3-01063)

PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gribaudo ed altri n. 3-01063 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo Governo parla spesso di famiglia - a noi piace di più parlare di “famiglie” -, ma c'è una cosa che per le famiglie non avete ancora avuto il coraggio o il tempo di fare e, cioè, estendere la durata del congedo di paternità per farlo diventare effettivamente universale e paritario. Peccato, perché questa è una misura che permette ai bambini e alle bambine di avere più tempo con i padri, ai padri di fare un'esperienza di cura e avere un rapporto più stretto con i loro figli a partire dai primi mesi di vita, alle famiglie di trovare un migliore equilibrio nei compiti di cura e all'Italia, probabilmente, di avere più bambini e bambine. Certo, si tratterebbe di estendere un'iniziativa di Governi precedenti a questo, quindi non so se è nel vostro disegno complessivo di far vedere che siete arrivati voi e cambia tutto, però noi continuiamo a battere su questo punto, anche perché abbiamo una serie di esempi europei molto virtuosi. Quindi, la domanda è semplice: quanti padri finora hanno usufruito di questa misura e quando intendete estendere questo diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.

MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Cercherò di rispondere brevemente al quesito posto dagli onorevoli interroganti. Il Governo dovrebbe dare attuazione alla cosiddetta riforma del Family Act, di cui alla legge delega 7 aprile 2022, n. 32, che, come noto, sin dalla precedente legislatura, richiede lo stanziamento di adeguate coperture finanziarie per i singoli interventi previsti. La legge delega prevede, inoltre, all'articolo 3, che i decreti attuativi in materia di congedi parentali di paternità e maternità siano predisposti da più Ministeri - quindi, non solo dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali -, con il concerto di altrettanti Dicasteri, oltre al Ministero dell'Economia e delle finanze.

Al netto delle complessità enunciate che derivano direttamente dall'impianto del Family Act, la necessità di adottare politiche di welfare a sostegno dei genitori si fa sempre più cogente all'interno della società contemporanea, globalizzata, che paga l'assenza di figure di supporto alla genitorialità e deve essere al centro dell'interesse delle istituzioni. Lo Stato ha il dovere di farsi carico, allocando le risorse di bilancio disponibili, delle esigenze dei genitori nella crescita dei figli, pensando a misure ad hoc, quali congedi e i servizi all'infanzia che siano adeguati, oltre che di rinnovare il sistema di welfare odierno per adeguarlo alle sfide poste dalla società e dal mondo del lavoro, al fine di pensare a nuovi strumenti.

La conciliazione tra vita privata e vita lavorativa è un'esigenza molto avvertita, in particolare, dalle nuove generazioni ed è oggetto di particolare attenzione da parte del Governo in quanto questione fondamentale dal punto di vista sociale. A questo rispondono a misure di sostegno, come l'aumento dell'assegno unico universale, il bonus asili nido, l'incremento dell'indennità di congedo parentale prevista con le ultime due leggi di bilancio approvate da questo Governo.

Con la legge di bilancio 2023 è stato previsto un incremento dal 30 all'80 per cento dell'indennità del congedo parentale facoltativo nel limite massimo di un mese, da usufruire entro il sesto anno di vita del figlio. Con la legge di bilancio 2024 questa misura è stata ulteriormente migliorata, incrementando l'indennità sempre all'80 per cento per l'anno 2024, per un ulteriore mese aggiuntivo rispetto a quello precedente.

La possibilità di sostenere una genitorialità più equilibrata, dunque, è una priorità per il Governo, che consente di superare le discriminazioni e il gap occupazionale ancora oggi presenti all'interno del mondo del lavoro. L'impegno dei padri nel lavoro di cura deve essere valorizzato e incentivato anche per superare quei tabù ancora presenti e che ci dicono che il congedo di paternità è uno strumento ancora poco utilizzato.

Per quanto riguarda i dati relativi all'uso del congedo di paternità, il competente Osservatorio statistico dell'INPS rileva che, secondo le disposizioni vigenti negli anni 2018-2022, nel 2022 risultano poco più di 173.000 i soggetti che hanno fruito del congedo di paternità.

In conclusione, sono due gli ambiti di intervento su cui focalizzare la nostra azione: proseguire nell'incremento delle misure di welfare pubblico e supportare i datori di lavoro nello sviluppo di politiche di welfare aziendali, attraverso la contrattazione di secondo livello, strumento più efficace per venire incontro alle richieste specifiche dei lavoratori, che favoriscono la genitorialità attraverso misure di conciliazione famiglia-lavoro.

PRESIDENTE. La deputata Gribaudo ha facoltà di replicare.

CHIARA GRIBAUDO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie, Ministra, per questa risposta, perché ci restituisce e tratteggia dati che immaginavamo, cioè bisogna favorire il passaggio culturale dalla condivisione di carico di cura tutto gravante sulle donne a una condivisione genitoriale. Per questo, però - l'ha ricordato lei stessa -, servono le risorse. Quindi, bene la sua apertura, ma bisogna - approfitto della presenza della Ministra Roccella - naturalmente concordarlo con la Ministra Roccella, con il MEF e, quindi, con il Ministro Giorgetti. Per fare il salto culturale servono risorse, servono scelte politiche utili alle donne e alle famiglie di questo Paese, non servono, lo dico con chiarezza, misure come quelle che sono state introdotte - penso al bonus mamme - che rischiano di essere totalmente controproducenti, perché pensano alle donne che hanno più di due figli, quando la media dei figli delle donne italiane è di 1,2. Quelle misure rischiano, per la verità, addirittura, di aumentare la base imponibile, così il bonus per le donne sparisce.

Abbiamo la necessità di costruire un percorso insieme, noi ve l'abbiamo detto. Noi chiediamo un congedo paritario, universale, retribuito, obbligatorio per favorire questo passaggio culturale. Solo così si può avanzare a un'idea di genitorialità condivisa. Fatelo alla vigilia della festa del papà. Se volete fare un regalo alla natalità, alla genitorialità, in questo Paese, serve un congedo paritario, universale, retribuito. Noi ci siamo e siamo a disposizione per lavorare, perché questo è quello che serve alle donne e alle famiglie di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza in ordine alla validità dei diplomi di laurea in ambito sanitario, in relazione ad una recente inchiesta giudiziaria avviata dalla procura di Palermo – n. 3-01064)

PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01064 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Ministra, io credo sia incredibile che in questo Paese ci sia qualcuno che, in maniera indisturbata, possa vendere titoli di studio come Totò vendeva la Fontana di Trevi, perché è quello che è accaduto per più di 10 anni. L'istituto Jean Monnet, che non era accreditato in Italia e che, al tempo stesso, aveva perso l'accreditamento in Bosnia, continuava a sfornare titoli di studio fasulli, di fatto rovinando la vita a ragazzi che erano convinti di studiare per fare gli infermieri, i fisioterapisti, i medici, i quali finivano il corso di studi e, con il loro titolo, chiedevano di lavorare, ma non gli veniva riconosciuto.

Io credo che il Ministero debba intervenire, come ha fatto bene, debba dirci cosa intende fare rispetto a quello che sta emergendo dopo l'inchiesta di la Repubblica e dopo un'inchiesta della procura della Repubblica e, soprattutto, ci debba spiegare come, d'ora in avanti, tutto questo non si verifichi più.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signor Presidente, grazie all'onorevole Faraone, grazie perché al tema ci teniamo, ci teniamo molto intensamente, si tratta di una questione che, come ricordava l'onorevole interrogante, risale a 10 anni fa. Anche noi troviamo inspiegabile, non solo come Ministero dell'Università e della ricerca, ma semplicemente come cittadini italiani, che in questo momento hanno una responsabilità di Governo.

Riteniamo che il Ministero dell'Università e della ricerca - peraltro l'onorevole interrogante lo sa per aver svolto ripetute funzioni di Governo - non abbia, né purtroppo, né per fortuna, oggettivamente, né poteri sanzionatori, in particolare, su ciò che non rientra nella sua giurisdizione, né poteri di ispezione e indagine, ma certamente ha poteri di segnalazione che ha esercitato, esercita e che eserciterà. Su questo, vorrei rassicurare l'onorevole interrogante. Sono certa che lei sappia che, a partire dal 2018, dal Ministero dell'Università - non dalla sottoscritta che è arrivata 18 mesi fa, ma da chi mi ha preceduto - sono partite numerose, numerosissime segnalazioni e diffide sia al dipartimento Jean Monnet, sia all'istituto; non lo posso chiamare università, perché università non è, perché ha sempre avuto negato l'accreditamento da parte del Ministero dell'Università e della ricerca; quindi, dicevo, sono partite numerose diffide e segnalazioni non solamente agli istituti coinvolti nella vicenda, ma anche all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, a garanzia proprio di quegli studenti e di quelle studentesse, ma direi anche delle loro famiglie che hanno fatto affidamento su di un istituto, che università non è, e che, quindi, non può rilasciare titoli dotati di valore legale.

Che fare? In questa fase in cui la vicenda è riemersa, grazie a un'indagine giudiziaria, che peraltro non ci era sconosciuta, noi abbiamo continuato a monitorarne l'esistenza attraverso il CIMEA, che è l'organismo attraverso cui il Ministero fa accreditamenti, accredita titoli e che ha un monitoraggio costante che noi abbiamo riattivato sul mercato delle, tra virgolette, “università”, che non sono accreditate dal Ministero dell'Università e che, quindi, semplicemente non esistono e non hanno il diritto di chiamarsi università e di rilasciare titoli di studio dotati di valore legale.

Da questo monitoraggio continuativo, da questa attività di verifica abbiamo rilevato altri casi, secondo i nostri mezzi; ripeto, non siamo giudici, non abbiamo poteri coercitivi e sanzionatori, ma abbiamo poteri di segnalazione e attraverso questi poteri di segnalazione e di verifica noi abbiamo ulteriormente diffidato - Presidente, ho finito - sia l'università, la sedicente Università di Goražde, sia il dipartimento Jean Monnet, ancora l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ma soprattutto segnalato in via preliminare ai magistrati, alla magistratura, alle competenti procure della Repubblica casi sospetti di università che non hanno diritto di definirsi tali.

Ulteriori provvedimenti potrebbero essere presi? Non sulla base delle nostre competenze. L'unica cosa a cui stiamo pensando - e concludo - è la segnalazione sul nostro sito dei casi sospetti, purché ciò - e lo verificheremo - sia compatibile con la normativa comunitaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Faraone ha facoltà di replicare.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, io sono soddisfatto della risposta, perché credo che un Ministro non possa dire più di quello che ha detto la Ministra Bernini. Naturalmente, sono veramente dispiaciuto per una vicenda che è incredibile. Mille ragazzi hanno visto bruciata la loro vita, perché quando tu stai, per interi cicli di studio, all'università, convinto di conseguire un titolo di studio che ti consentirà un lavoro e poi scopri, alla fine di questo ciclo, che quel titolo è fasullo e hai pagato 26.000 euro l'anno (un vero e proprio business) credo che questa vicenda meriti il massimo della durezza da parte di tutte le autorità coinvolte. Noi dobbiamo assolutamente creare le condizioni affinché non si verifichi mai più una situazione di questo genere, soprattutto in ambito medico.

Lo dico perché, al di là dell'aspetto legato alla truffa, c'è anche il tentativo di formare medici, infermieri, fisioterapisti - professioni delicatissime di persone che poi metteranno le mani sui pazienti, che faranno diagnosi su di noi - in via veramente farlocca, da università fantasma. Lei non l'ha definita, giustamente, università. Possiamo definirla università fantasma, perché esisteva solo per loro stessi e per la truffa che hanno creato.

Dunque, credo che il Ministero, in virtù di questa esperienza, debba creare gli anticorpi, perché è un continuo tentare di accreditarsi al MUR. Riuscire a trovare, in un periodo di populismo, qualcuno che diventi il Caronte per accreditare strumenti incredibili come questi, noi dobbiamo porre argine e farlo con tutta la determinazione che serve. Pertanto, il nostro gruppo parlamentare, naturalmente, lavorerà in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Iniziative di competenza volte a garantire la qualità dell'istruzione universitaria in ambito sanitario, alla luce di una recente inchiesta giudiziaria della procura di Palermo – n. 3-01065)

PRESIDENTE. La deputata Dalla Chiesa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01065 (Vedi l'allegato A).

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Buonasera Ministro, per una volta sono d'accordo con l'onorevole, perché anche Forza Italia è molto interessata a un problema che si è rivelato veramente una truffa macroscopica, nel senso che, se fosse stato su qualunque altro argomento, forse ne avremmo potuto parlare con maggiore tranquillità, ma sulla salute non si scherza.

Questi ragazzi hanno studiato, hanno preso diplomi, presi online, tra l'altro, in una terra, l'Italia, dove la cultura sanitaria è forte fin dall'Alto Medioevo. Quindi, abbiamo avuto la famosa scuola salernitana, da cui poi sono venute fuori tutte le altre università. Francamente, anche a me sembra strano che nessuno si sia accorto di una cosa, come quella che stava definendo prima il collega Faraone.

Quindi, chiedo al Ministro, sebbene lei sia stata assolutamente esaustiva nei confronti del collega, se può aggiungere qualcosa su quanto le stiamo chiedendo noi di Forza Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.

ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signor Presidente, grazie, onorevole Dalla Chiesa, certamente cercherò di aggiungere qualcosa, ribadendo quello che, come rappresentante del Ministero dell'Università e della ricerca, devo continuare a dire con molta fermezza.

Questi istituti non sono università, sono luoghi dove si celebrano reati. In questo momento, non siamo in grado di affermare con certezza, perché non esiste una sentenza definitiva, che di un reato e di una truffa veramente si tratti. Ma ove fosse vero tutto ciò che noi abbiamo riscontrato in questi anni e tutto ciò che abbiamo riscontrato in questi anni avesse un tratto di definitività, ebbene, il problema sarebbe giudiziario, sarebbe una questione di giustizia.

Il problema che noi ci poniamo, come Ministero dell'Università e della ricerca, è andare oltre e cercare, per quanto nelle nostre possibilità (e lo ripeto e me ne scuso, non avendo potere sanzionatorio, non avendo la possibilità di ispezionare tutto il territorio nazionale), per capire e vedere dove esistono esempi truffaldini di università-non università, perché non sono università fantasma. Sono non entità non universitarie, che millantano e fingono di essere università, ma non lo sono. Quindi, ciò che viene fatto in questa università è soprattutto in un corso in medicina e chirurgia o infermieristico o di ortopedia, pensate solamente a tutti i casi in cui si fa formazione per via telematica, questo è incompatibile con la cifra del nostro Ministero, che è garantire al massimo la qualità dell'offerta formativa e, come tale, noi dobbiamo continuare, tramite i nostri mezzi, a trovare questi eventuali casi patologici - lo ripeto non università, istituti patologici in odore di truffa -, segnalarli alle uniche autorità competenti che sono in grado, non solo di diffidarli, come facciamo noi, ma anche di interrompere la loro attività, cioè la magistratura ordinaria, e fare, per quanto nelle nostre possibilità, attività di prevenzione, segnalando a tutti che queste situazioni sospette esistono. Quando dico “segnalando a tutti”, intendo, come abbiamo già fatto, chiedere alla Conferenza dei rettori delle università italiane di segnalare a tutte le università che esistono queste entità e dare, per quanto nella nostra possibilità e per quanto nella nostra rete di comunicazione, la più ampia pubblicità e diffusione dell'esistenza di queste entità, che università non sono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. La deputata Dalla Chiesa ha facoltà di replicare.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). La ringrazio, Ministro, perché il motivo dell'interrogazione era proprio questo: cercare di capire come potesse essere successa una cosa di questo genere. Voi siete andati immediatamente a tamponare quello che stava succedendo, anche perché, tra l'altro, oggi, c'è ancora una specie, non so come chiamarla, di subcultura - chiamiamola così - del foglio di carta. Mentre si richiedono specializzazioni in tutti i campi, in tutti i settori, eccetera, c'è ancora chi pensa che basti un foglio di carta preso con la truffa - non con la passione, con la fatica, con le notti buttate nello studio, con i sacrifici dei genitori, magari, per aiutarli a studiare - per svolgere le mansioni che altri, invece, hanno sempre svolto, appunto, con grande fatica.

Quindi, grazie a lei, Ministro, grazie al vostro Ministero, perché in questo modo avete rispettato il futuro di questi ragazzi, ragazzi che studiano, che studieranno e che diventeranno professionisti. Grazie, Ministro. Grazie, Presidente. Va bene, per una volta, lo diciamo, ero d'accordo con l'onorevole Faraone (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative di competenza per la piena attuazione della normativa in materia di interruzione volontaria di gravidanza – n. 3-01066)

PRESIDENTE. Il deputato Quartini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Sportiello ed altri n. 3-01066 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, Ministra, la legge n. 194 del 1978 è stata una faticosa conquista di emancipazione per le donne e anche di dignità. In questa sede, tuttavia, voglio sottolineare, da medico, che siamo particolarmente preoccupati rispetto alla garanzia della tutela della salute delle donne, sia sul piano medico, sia su quello psicosociale e morale. Sul piano medico, l'associazione, tra forti diseguaglianze regionali e sanitari obiettori di coscienza, costringe molte donne ad emigrare dalla propria abitazione, per poter esigere questo diritto di autodeterminarsi e scegliere liberamente.

Pensi che il 30 per cento delle donne lucane e il 25 per cento delle molisane sono costrette ad emigrare per poter abortire. Sul piano psicologico, sociale e morale, invece, assistiamo sempre di più a una sorta di stigmatizzazione rispetto a questa libera scelta. Cosa intende fare la Ministra alla luce di questi dati descritti in termini di tutela della libertà della donna di ricorrere all'interruzione volontaria della gravidanza?

PRESIDENTE. Il Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.

EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie, Presidente. Non credo ci sia bisogno di ricordare in quest'Aula che la Carta costituzionale è il documento fondativo di una Nazione, unitaria e unificante per una comunità statuale, così la intesero i nostri padri e le nostre madri costituenti, che consegnarono all'Italia una Costituzione spesso definita la più bella del mondo, concepita come patrimonio comune e duraturo della comunità nazionale e, come tale, frutto di un intenso sforzo di condivisione fra laici e cattolici, fra donne e uomini e fra le diverse famiglie politiche.

Per quanto riguarda l'attuazione della legge n. 194 del 1978, che ricordo essere in capo alle regioni, il quesito che, pur in assenza di mie deleghe in materia, mi viene sottoposto trova risposta nell'ultima relazione del Ministero della Salute trasmessa al Parlamento il 12 settembre 2023, disponibile nel sito dello stesso Ministero, ma anche nelle precedenti relazioni che riportano sempre dati analoghi. Dalla lettura di tale documento, che ciascun parlamentare e ciascun cittadino può facilmente consultare, emerge una realtà fattuale opposta a quella delineata dagli interroganti. A pagina 65, ad esempio, apprendiamo che il numero medio settimanale di interruzioni volontarie di gravidanza per ogni ginecologo non obiettore, cioè che fa effettivamente interventi IVG, è diminuito costantemente nel tempo dal 2017 al 2022, raggiungendo nell'ultimo anno censito quota 0,9 a settimana, quindi, meno di un intervento a settimana, su 44 settimane lavorative. La spiegazione di questo trend decrescente del carico di lavoro la troviamo a pagina 67, dove si spiega che, a fronte di un numero di ginecologi non obiettori mediamente stabile nel tempo, a diminuire è stato il numero degli aborti volontari, numero che, come è noto, è sempre in relazione con il tasso di natalità e, quindi, in Italia è fortemente diminuito.

A pagina 9, la relazione ci informa anche che per ogni 1.000 nascite, si conta 1 punto nascita; mentre, per oltre 1.000 aborti volontari, si contano 5,3 punti per l'interruzione di gravidanza. In proporzione, quindi, esistono più punti IVG che punti nascita e questo dato, oltre a restituire una media generale, è confermato anche dalla disamina della situazione a livello territoriale, dalla quale emerge che in 6 regioni il numero assoluto di punti IVG è superiore a quello dei punti nascita: Liguria, Emilia-Romagna, Sardegna, Toscana, Umbria e Marche, e in 3 regioni è uguale, Val d'Aosta e Abruzzo o, molto simile, come in Piemonte. Lo stesso parametro può essere verificato a pagina 66 per ciascuna regione, mentre l'Appendice A, a pagina 72, riporta i dati per ciascuna struttura sanitaria in cui si effettua l'interruzione di gravidanza e non c'è nessuna regione che si discosti in modo significativo dalla media che abbiamo riferito.

Dati così coerenti e così granulari, consultabili da chiunque, aiutano a capire come mai, pur a fronte di un numero assai alto di contenziosi in tutti i settori del sistema sanitario, non si sia a conoscenza di contenziosi giudiziari per mancata applicazione della legge n. 194 del 1978.

PRESIDENTE. La deputata Sportiello ha facoltà di replicare.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Ministra, ma in che mondo vive, che mondo è il suo? Perché a me sembra un mondo al contrario. Lei, oggi, viene in Aula e ci viene a dire che è più difficile partorire che accedere all'IVG? Ma lei lo sa che nel nostro Paese succede proprio il contrario? Ma lei lo sa che una donna in Basilicata, una su tre, lo ripeto, una su tre, per poter accedere all'IVG legittimamente deve andare fuori regione? Lei lo sa che ci sono 9 province in Italia in cui non è possibile abortire e bisogna andare fuori dalla provincia? Lei lo sa che le donne in Sicilia e anche in Calabria devono aspettare circa 28 giorni per poter accedere a un intervento di IVG, 28 giorni, e lei sa benissimo che abbiamo a disposizione pochissimo tempo per accedere a questa pratica? Lei lo sa quanti sono i medici obiettori di coscienza? A me non risulta che se una donna va in Veneto per partorire trova che il 71 per cento degli operatori sanitari è obiettore di coscienza, non mi risulta nemmeno che se va in Abruzzo e in altre regioni trova più dell'80 per cento di medici obiettori che, magari, le negano di partorire. Questo è il mondo in cui viviamo, Ministra Roccella, non il suo e lei si deve ricordare che è la Ministra delle Pari opportunità e lei deve garantire che le donne in questo Paese possano accedere all'IVG (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che l'aborto farmacologico venga erogato in tutti i consultori, così come prevede la normativa, così come il Ministero della Salute ha stabilito nel 2020. Purtroppo, ancora oggi, nel nostro Paese, non viene somministrata la pillola abortiva. Ci sono regioni che hanno legiferato in contrasto, addirittura; ci sono associazioni antiabortiste che entrano negli ospedali e nei consultori, ci sono pratiche violente contro le donne, come quella di far ascoltare il battito fetale. Allora, guardi, Ministra, se lei ancora non l'ha capito, la maternità e la genitorialità non sono le uniche strade percorribili e ogni donna ha il diritto, lo ripeto, il diritto di poter scegliere cosa vuol fare nella vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E a lei, che ha idee confuse tra libertà e diritto, ricordo che nessuna libertà esiste se un diritto non viene garantito e che se il diritto non viene garantito le donne sono costrette, non sono libere di scegliere. Prenda appunti, Ministra, magari se lo ricorda e si ricorda di fare il suo dovere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Politiche volte alla promozione e valorizzazione del ruolo della donna nella società – n. 3-01067)

PRESIDENTE. La deputata Frijia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01067 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MARIA GRAZIA FRIJIA (FDI). Grazie Presidente, grazie Ministro. Le donne occupate in Italia a gennaio 2024 sono oltre 10 milioni. L'occupazione femminile ha registrato un tasso di crescita del 15,1 per cento per le donne tra i 55 e i 64 anni, del 2,4 per cento tra i 25 e i 34 e del 6,6 per le under 25. I dati positivi non riguardano solo i tassi di occupazione ma anche il miglioramento della condizione professionale. Infatti, aumentano del 6 per cento le donne occupate per quanto riguarda le professioni tecniche e qualificate. Anche sui contratti a tempo indeterminato il numero delle giovani donne vede un +8,3 per cento. È evidente, quindi, che le politiche dedicate alle donne attuate da questo Governo nell'ambito lavorativo, ma non solo, dimostrano riscontri numerici positivi. Tuttavia, come ha ben detto la nostra Presidente del Consiglio in occasione della Festa della donna, non possiamo fermarci qui, ancora tante sono le sfide e il lavoro da fare anche sul piano dell'azione culturale da mettere in campo per valorizzare la memoria e l'esempio di tante donne, troppo spesso dimenticate, che hanno contribuito alla storia della nostra Nazione. Le chiedo quindi, Ministro, quali ulteriori iniziative intenda intraprendere per valorizzare il ruolo della donna nella nostra Nazione e promuovere la presenza femminile negli ambiti in cui oggi è sottorappresentata.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.

EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie, Presidente, e ringrazio anche gli interroganti per aver posto questo quesito. Abbiamo sentito spesso ripetere, anche in quest'Aula, da esponenti dell'opposizione che il primo Governo guidato da una donna sarebbe un Governo che non si occupa delle donne. La realtà ci dice qualcosa di ben diverso e ce lo dice anche sui diritti riproduttivi, sulla maternità come libera scelta, ma l'opposizione evidentemente non presta fede ai dati raccolti dalle regioni, elaborati dall'Istituto superiore di sanità e dall'Istat, l'istituto di statistica. Evidentemente, hanno a disposizione altri dati, certificati da non so chi. Dicevo che, invece, la situazione che adesso illustrerò la certificano innanzitutto i numeri, anche qui, quelli dell'Istat sull'occupazione femminile, che segnalano una crescita di quasi 260.000 donne occupate dall'insediamento del Governo Meloni, segnando un livello record con il superamento della soglia di 10 milioni di lavoratrici. Tanto c'è ancora da fare ma, evidentemente, tanto abbiamo fatto. Lo certificano anche i numeri sui soldi veri che con la decontribuzione sono andati nelle buste paga delle mamme lavoratrici, le stesse che troppo spesso si dimettono dopo la nascita dei figli, in particolare del secondo figlio, e che noi invece stiamo cercando di aiutare. Ce lo dice l'Ufficio parlamentare di bilancio che quantifica in 16 miliardi i benefici netti per il 2024 derivanti alle famiglie italiane, e, dunque, anche alle donne, dalle misure del Governo. Ma c'è di più. Il quesito pone infatti l'attenzione, oltre che sulle misure concrete, anche sull'importanza della valorizzazione culturale del contributo delle donne alla crescita della Nazione. Questo contributo noi lo stiamo promuovendo per il presente e per il futuro, ad esempio con le iniziative sulle STEM, ma vogliamo evidenziarlo anche per il passato che racchiude non solo la nostra memoria ma anche la nostra identità. La Presidente del Consiglio, nel suo discorso di insediamento davanti alle Camere, ha ricordato alcune figure di donne che hanno osato, tagliando, come ha fatto lei, importanti traguardi, e osando hanno scritto una piccola o grande pagina di storia. L'Italia vanta un'abbondanza di queste figure spesso non raccontate, dimenticate ma non per questo meno importanti. Le donne ci sono sempre state anche quando erano tenute ai margini dello spazio pubblico e proprio per questa ragione il mio Ministero ha promosso il progetto “L'Italia delle donne”. In occasione del lancio del progetto, l'8 marzo scorso, abbiamo citato, per esempio, Giuseppina Calcagno, detta Peppa la cannoniera, che impossessandosi di un cannone mise in fuga le truppe del Re durante la rivolta antiborbonica in Sicilia, Rosina Ferrario, che nel 1913 già prese il brevetto di pilota d'aereo, Jone Boriani Colnaghi che da una piccola sartoria creò un'azienda di calze di nylon leader nel settore, con oltre 1.000 dipendenti. Per parlare di loro e di tante altre ci sarà un bando rivolto a tutti gli enti e alle istituzioni radicate sui territori, per raccogliere, censire e divulgare le tante storie straordinarie al femminile da raccontare che, come tanti mattoni, hanno contribuito a edificare la nostra Nazione.

PRESIDENTE. La deputata Varchi ha facoltà di replicare.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Buonasera Ministro Roccella, ho ascoltato con grande interesse la sua risposta all'interrogazione fatta dalla mia collega. Noi siamo assolutamente soddisfatti non solo delle sue parole ma soprattutto dei fatti che lei ha raccontato in quest'Aula, perché dai fatti dipende la realtà di un impegno, quello del Governo guidato da Giorgia Meloni, che va nella direzione di una libertà autentica.

Ministro, noi nel 2024 abbiamo il dovere di interrogarci su cosa sia effettivamente la libertà per una donna. Io non credo che la libertà per una donna, nel 2024, debba essere quella di poter praticare un'interruzione volontaria di gravidanza in 12 giorni, in 14 giorni o in 28 giorni, quanto piuttosto la possibilità di essere libera, di non dover scegliere tra fare la mamma o fare la lavoratrice (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di non dover scegliere tra badare ai propri figli o coltivare le legittime aspettative di una carriera professionale.

Qual è, nel 2024, la vera libertà per una donna? Quella di mettere in affitto il proprio utero per consentire a qualcuno di coltivare i propri capricci sulla genitorialità? Noi siamo convinti che la libertà non sia questa. Ecco perché siamo convinti che la scelta del Governo Meloni di destinare importanti risorse finanziarie proprio per aiutare economicamente le donne sia una scelta giusta che sarà premiata dalla società. Noi siamo, infatti, fermamente convinti che la famiglia sia una cellula fondante della società e, all'interno della famiglia, il pilastro è la donna. Quindi, aiutando la donna, si aiutano le famiglie italiane e si aiuta la società a non coltivare ideali che non hanno nulla a che vedere con la libertà, quanto piuttosto con la mercificazione del corpo della donna, alla quale noi non ci piegheremo mai (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto superiore “Adone Zoli” di Atri, in provincia di Teramo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,13, è ripresa alle 16,25.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 109, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il deputato Mauro Del Barba, in sostituzione del deputato Luigi Marattin, dimissionario.

Seguito della discussione del disegno di legge: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285” (A.C. 1435-A​) e delle abbinate proposte di legge: Brambilla; Gusmeroli ed altri; Comaroli ed altri; Vinci; Vinci; Berruto ed altri; Mule'; De Luca; Consiglio regionale della Lombardia; Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Care'; Santillo ed altri; Consiglio regionale del Veneto; Consiglio regionale del Veneto; Iaria ed altri; Rosato; Mascaretti ed altri; Consiglio regionale della Puglia; Deidda ed altri; Morassut ed altri; Cherchi; Consiglio regionale del Veneto; Gianassi ed altri (A.C. 41​-96​-195​-411​-412​-526​-529​-578​-634​-684​-686​-697​-718​-865​-874​-892​-985​-1030​-1218​-1258​-1265​-1398​-1413​-1483​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1435-A: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285” e delle abbinate proposte di legge nn. 41-96-195-411-412-526-529-578-634-684-686-697-718-865-874-892-985-1030-1218-1258-1265-1398-1413-1483.

Avverto che in data odierna la IX Commissione (Trasporti) ha deliberato che debba considerarsi ricompresa nella relazione già presentata all'Assemblea sulle proposte di legge in esame anche la proposta di legge n. 1303, vertente su materia identica, di iniziativa del deputato Rosato e recante “Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e all'articolo 31 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, in materia di repressione dell'evasione dell'obbligo di assicurazione per la responsabilità civile verso i terzi derivante dalla circolazione dei veicoli”.

Avverto, altresì, che l'emendamento 15.101, a pagina 26 del fascicolo, deve intendersi a prima firma Berruto.

Avverto inoltre che, fuori dalla seduta, le proposte emendative 35.1015 e 35.01014 Gaetana Russo sono state ritirate dalla presentatrice.

Avverto inoltre che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il parere sugli emendamenti riferiti agli articoli da 15 a 36 (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione unitamente al parere espresso in data 5 marzo relativo agli emendamenti riferiti ai primi 14 articoli.

Avverto, infine, che la Commissione ha presentato l'emendamento 25.500, che è in distribuzione.

Ricordo che nella seduta del 5 marzo è stato da ultimo respinto l'emendamento 1.5 Ghirra.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per una proposta sull'ordine dei lavori il deputato Riccardo Ricciardi. La prego, la prossima volta e d'accordo con gli uffici, di presentarla prima, in modo tale che non si vada avanti nell'incardinamento, diciamo così, del provvedimento. Prego, ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. È notizia di oggi, dai dati Istat, che l'Italia ha avuto un export di 1.300.000 euro in armi verso Israele. Noi chiediamo che il Ministro degli Affari esteri venga a informarci su questa cosa, visto che ci ha già detto in un question time che non era assolutamente così, visto che in Commissione c'è stato detto che non è assolutamente così ma oggi, però, leggiamo i dati Istat che smentiscono completamente quello che ci dice il Ministro degli Affari esteri.

Allora, ci colpisce vedere e pensare che a Gaza, di fronte a quei massacri, ci sia anche solo una minima responsabilità di aziende italiane, da cui non dovrebbe partire nulla verso Israele e verso un Paese in guerra. Noi vogliamo assoluta chiarezza, perché a ottobre c'è stato un export di 200.000 euro, a novembre di 600.000 euro e a dicembre di 1.300.000 euro, pari a tre volte tanto rispetto a dicembre dell'anno prima. Quindi, è evidente dai numeri che c'è una richiesta sempre più crescente e il problema è che a questa richiesta noi stiamo rispondendo affermativamente. Allora, il Ministro degli Affari esteri deve venire in quest'Aula a spiegarci il motivo per cui in passato ci ha detto che questa cosa non sarebbe stata assolutamente possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Abbiamo recepito la sua richiesta di presenza del Governo e l'oggetto dell'informativa che ha rappresentato.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1000 D'Orso.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente, sottoscrivo l'emendamento. La formulazione precedente a questo provvedimento dal nostro punto di vista era decisamente più garantista rispetto alla formulazione attuale. Chiaramente, vanno fatte una considerazione e una premessa e lo dico anche in ottica tecnica: la patente non è un diritto, ma è una licenza, quindi è sicuramente fondamentale e giusto pretendere la massima performance, quando si guida, nonché la sobrietà alla guida. Tuttavia, il fatto di aver previsto di togliere anche la valutazione della capacità di sindacare l'eventuale problematica di attenzione alla guida, dal nostro punto di vista questa privazione nel contesto legislativo offre il fianco a una minore capacità di garantire chi si trova in una situazione di pericolo rispetto alla guida.

Mi spiego meglio. Lo stato di alterazione psicofisica che era previsto aveva molto senso, perché poteva dare alcune indicazioni, laddove veniva verbalizzato, rispetto al fatto che l'uso di sostanze, rispetto al contesto della guida, poteva essere pregresso e non attuale, fondamentalmente. Quindi, il fatto di togliere la possibilità della valutazione dello stato di alterazione psicofisica mette il soggetto in una situazione di minore garantismo rispetto alla possibilità di ricorrere, con riferimento al fatto che magari - per intendersi - ha usato una sostanza una settimana prima o 15 giorni prima e attualmente non è sotto l'effetto di questa sostanza, e quindi è performante e sobrio rispetto alla guida.

Il fatto di negare la possibilità di verbalizzare questo diventa un danno rispetto a chi professa il garantismo. Allo stesso tempo, il fatto di riferirci soltanto a eventuali esami biochimici - lo stesso test salivare o di altri liquidi organici - è soggetto fortemente a falsi positivi. Quindi, da questo punto di vista è chiaro che uno potrebbe risultare positivo al test, ma il suo stato di alterazione non c'è, perché è un falso positivo. Anche qui viene lesa la possibilità di un garantismo rispetto al soggetto che viene colto in un contesto di non uso, in questo caso, di sostanze, ma il falso positivo potrebbe generare questo.

Allo stesso tempo, noi sappiamo che, oltre ai falsi positivi, ci sono alcune sostanze che vengono usate a scopo terapeutico e possono dare, anche in questo caso, dei positivi, che sarebbero falsi positivi. Credo che in quest'Aula, per esempio, ci saranno, data la probabilità abbastanza elevata di dolori artrosici, tanti soggetti che usano paracetamolo e codeina, non so se si può dire il nome farmaceutico, il famoso Tachidol. Questo famoso Tachidol, usato per una settimana, può dare positività agli oppiacei.

Allora, come si garantisce una persona che ha avuto un uso terapeutico di questi farmaci, se viene colta con una positività agli oppiacei? Almeno valutare e dare la possibilità, da questo punto di vista, di fare anche una valutazione sullo stato di alterazione. Credo che, tra le altre cose, dovremmo riflettere anche sul fatto che non ci sono solo le sostanze stupefacenti in tabella 1 o in tabella 2 dei famosi decreti sulle sostanze stupefacenti, ma ci sono alterazioni alla guida anche legate ad altre terapie.

Mi riferisco, per esempio, a tutte le sostanze dopanti, mi riferisco all'efedrina o alla pseudoefedrina, che si usa, per esempio, nei composti antistaminici per le riniti allergiche. Anche queste sostanze danno sonnolenza, minore vigilanza e minore attenzione alla guida. Noi cerchiamo, con questo emendamento, di riproporre la formulazione iniziale, proprio in un'ottica di garantismo. Ho l'impressione che, un pochino colti dal furore ideologico contro le persone che usano sostanze, ci siamo dimenticati fondamentalmente di questi aspetti in questo provvedimento.

Quindi, inviterei il Governo a prendere in considerazione l'ipotesi di ripristinare la riformulazione originale, che è un po' più garantista, meno stigmatizzante, evidentemente più consona a poter agire, noi altri, con sobrietà rispetto a questo tema. Ve lo voglio ricordare, ciascuno di noi che dovesse incorrere in un controllo salivare, in un controllo dei liquidi organici, perché ha usato un analgesico, di cui ho fatto il nome precedentemente, è soggetto a vedersi ritirare la patente sic et simpliciter, senza la valutazione di un'eventuale alterazione dello stato psicofisico. Da questo punto di vista, direi che il vostro atteggiamento su questo emendamento è decisamente antigarantista (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Condividendo le preoccupazioni che sono state espresse benissimo nell'intervento del collega Quartini, chiedo di poter sottoscrivere l'emendamento e invito il Governo a valutare opportunamente queste considerazioni. Nel momento in cui siamo di fronte a modifiche del codice della strada, è fondamentale che queste modifiche vadano nella direzione e non creino effetti paradossali, come quelli che sono stati enunciati. Quindi, la nostra richiesta nel sostenere questo emendamento è che venga valutato con maggiore accuratezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, anche da parte mia per sottoscrivere l'emendamento e per annunciare anche il voto favorevole al prossimo emendamento della collega Ghirra, che specifica in particolare una categoria, al di là di chi prende gli analgesici, quella dei pazienti sottoposti a terapie con cannabis terapeutica, che sono anche venuti in audizione e hanno rappresentato come questa nuova dicitura nella norma li penalizzi ulteriormente rispetto già alle difficoltà che trovano oggi nell'ottenere e nel mantenere l'accesso alla patente, e quindi a una possibilità di guida che molto spesso è fondamentale anche per andare a fare quelle stesse cure che poi causano la cannabis terapeutica e la terapia con cannabis.

Quindi, assolutamente ripensateci, se possibile. Ci sono persone innocenti che cadranno nelle maglie di questa riscrittura della norma e che non hanno fatto assolutamente nulla, se non curarsi con delle medicine che voi per cultura, visto che in Commissione è stato usato proprio questo termine, ritenete che non si possano usare. Per necessità, invece, in certi casi si devono usare e non potete penalizzarli in questa maniera (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. In realtà, intervengo per chiedere l'accantonamento di questo emendamento, anche alla luce del favore e della condivisione che ho riscontrato in altre forze politiche, perché è un tema sicuramente delicato, sicuramente sensibile. È stato ben illustrato dal collega Quartini, che, tra l'altro, ha dato proprio quelle annotazioni e quel valore aggiunto della prospettiva di un medico, per cui non mi dilungo su quelle che possono essere le criticità della modifica che state apportando.

Ripeto, l'emendamento in realtà mira soltanto a mantenere lo status quo, su cui comunque già c'è giurisprudenza, c'è prassi, è qualcosa di consolidato. Vediamo solamente criticità nell'innovare questi meccanismi.

PRESIDENTE. La parola al relatore sulla richiesta di accantonamento.

ANDREA CAROPPO , Relatore. Grazie, Presidente. Non accogliamo la richiesta di accantonamento, ma mi permetto di intervenire su questo tema che è fondamentale anche con riferimento all'impostazione del codice della strada. Nell'ultimo fine settimana - e magari nel prosieguo, dopo l'approvazione di questo codice della strada - in 40 piazze d'Italia qualcuno è sceso in piazza, tante associazioni sono andate in piazza, e qualcuno ha bollato già questo codice della strada come il codice della strage. Magari tanti colleghi del PD, del MoVimento 5 Stelle e delle altre forze di opposizione negli emendamenti successivi diranno quanto questo codice non vada incontro all'obiettivo di ridurre i tassi di incidentalità e il numero di vittime.

Per comprendere, questo è un punto fondamentale: il codice della strada, a mio modo di vedere, interviene su due priorità. Una è la sospensione breve e l'altra è esattamente il punto relativo allo stato di alterazione psicofisica, all'uso di sostanze stupefacenti o di alcol, andando a toccare il nesso di causalità.

Cosa accadeva e cosa accade fino ad oggi? Che, quando uno guida sotto l'effetto di alcol e di sostanze stupefacenti, non si riesce a provare che abbia determinato in quel momento l'incidente stradale. Allora, se le forze di opposizione hanno legittimamente a cuore - come ce lo abbiamo legittimamente noi - il fatto di ridurre il numero degli incidenti e il numero delle vittime, soprattutto, credo che, sull'uso di sostanze stupefacenti e di alcol, parlare di garantismo, di falsi positivi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), di furore ideologico contro l'uso delle sostanze stupefacenti, sia paradossale, se non vergognoso.

Il codice della strada è un atto giuridico, è una fonte giuridica, è un testo normativo. Se discutiamo di questioni specifiche, atteniamoci a questo. Vale per questi emendamenti e anche per quelli successivi. Per questo la volontà è di mantenere il parere negativo e non lo accantoniamo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Quindi, c'è una ricusazione della richiesta di accantonamento. Deputato Iaria, lei ha già parlato sul complesso degli emendamenti, quindi non può intervenire.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1000 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Preciso che chi interviene sul complesso degli emendamenti presentati a un articolo non può intervenire sugli emendamenti riferiti allo stesso articolo da lui sottoscritti. Questa è la motivazione puntuale, quindi non era certamente una scortesia.

Passiamo all'emendamento 1.20 Ghirra, sul quale la deputata Ghirra non può intervenire.

Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come ho provato a convincervi in Commissione bilancio, riuscendo anche a ottenere il fatto che non ci fosse un diniego dal punto di vista economico, proverò a convincervi dal punto di vista sostanziale di questo emendamento.

Di fatto, questo emendamento chiede che, in assenza di una evidente alterazione psicofisica - quindi, non stiamo parlando di una rilevazione durante un'infrazione o dopo un controllo relativo a uno stato di non coscienza -, le disposizioni di questo nuovo codice della strada non si applichino al conducente che dimostri di essere in cura con cannabis medica prescritta e rilasciata sulla base di piani terapeutici.

Ve lo chiediamo perché sono tante le persone che in Italia fanno uso, sotto prescrizione medica, di cannabis terapeutica, spesso lo fanno anche per gestire cose poco complicate, come alcune artriti, o alcune terapie successive a interventi molto pesanti. Ve lo diciamo perché crediamo che sia ora di porre fine a una fatwa verso una pianta, quella della canapa, che è stata, tra l'altro, una delle piante più prodotte in Italia.

Questa fatwa vale in tanti campi - quello alimentare, quello edilizio, quello tessile -, ma, ancora di più, dal punto di vista medico, in quello terapeutico. Io ve lo chiedo: avrà senso che questo atteggiamento non si tenga verso sostanze ben più pesanti della cannabis terapeutica? Parlo, ovviamente, dell'uso per motivi medici di sostanze psicotrope, come gli oppiacei, che sono figlie di droghe ben più pesanti, se pensate a questa vicenda.

Quindi, rivolgo un appello per rendere migliore la vita di tante persone che, oltre alla difficoltà di importarla dall'estero, spesso devono utilizzare quella di multinazionali non italiane oppure assecondare il piccolo approvvigionamento che viene da Firenze, proprio dai militari. Cercate di non rendere infernale la vita di queste persone che, semplicemente, chiedono di potersi curare anche con questa sostanza (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie. Vorrei sottoscrivere questo emendamento. Noi sappiamo bene che, ormai, la cannabis terapeutica ha indicazioni mediche abbastanza significative in quasi tutte le malattie reumatiche, in molte patologie neurologiche, in dolore cronico, anche di tipo tumorale. Qualche settimana fa, abbiamo approvato una mozione sul riconoscimento della fibromialgia, quindi ci sono indicazioni che vanno anche in quella direzione.

Io credo che questo emendamento, che suggerisce, ovviamente, la verifica - quindi si torna un pochino anche all'emendamento precedente - dell'alterazione psicofisica e, comunque, la produzione di una certificazione medica per cui si è in trattamento con questo farmaco, che, in questo caso, va considerato un vero e proprio farmaco e non una droga - “droga”, tra l'altro, in inglese vuol dire “farmaco”-, sia assolutamente pacifico, assolutamente ragionevole.

Penalizzare o criminalizzare una persona che ha un dolore tumorale, che ha un dolore fibromialgico e che ha, quindi, tutte le carte in regola per poter ottenere la licenza di guida, penalizzarla perché sta usando un farmaco, credo sia assolutamente inaccettabile. In questo senso, suggerirei di prendere in considerazione la proposta che è stata fatta e di non fossilizzarsi sull'idea per cui “cannabis uguale perdizione”, perché non si tratta di questo. Si tratta semplicemente di buonsenso, di un uso medico di un presidio che sta diventando sempre più importante in termini di terapia adiuvante, e spesso risolutiva in molti casi, rispetto all'uso terapeutico della cannabis (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sembra quasi che qui stiamo introducendo un nuovo divieto, quando, già oggi, chi è consumatore di cannabis terapeutica - basta cercare anche nei motori di ricerca - non può mettersi alla guida, perché, ancora oggi, se viene fermato, deve presentare una prescrizione medica e viene lo stesso sanzionato. In tutte le guide, anche legali, viene detto che sta al giudizio della persona non mettersi alla guida se è sottoposto al trattamento, ma dovrebbe andare da una commissione medica a farsi vedere, con la prescrizione medica. Quindi non stiamo introducendo niente di nuovo.

Anche nel corso delle audizioni, alle associazioni che sono venute, è stato chiesto: voi avete mai avuto problemi? La risposta - lo potete vedere - è stata “no”, perché sta anche alle nostre Forze dell'ordine, a cui dobbiamo dire un grande grazie, saper giudicare chi ha dietro una prescrizione medica e chi, invece, fa della cannabis o di altri tipi di droghe un uso ricreativo. Noi ci stiamo incentrando sulla cannabis terapeutica, mentre il discorso, magari nascosto, è che vogliamo giustificare o vogliamo togliere altri tipi di consumo di sostanze stupefacenti, quando, invece, la cannabis terapeutica già dal decreto Lorenzin - quindi, un'altra parte politica - è sanzionabile, non certo dal Governo Meloni. Quindi riportiamo il discorso su quella tematica, che è il problema a cui noi miriamo e diciamo che chi fa altri usi di sostanze stupefacenti ha veramente un comportamento irresponsabile, che ha causato fin troppe vittime (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Forattini. Ne ha facoltà.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'emendamento e per ribadire l'importanza che questo emendamento riveste per coprire una fascia di pazienti, quelli curati con la cannabis terapeutica, che, di fatto, anche oggi, purtroppo, hanno un diverso trattamento rispetto all'utilizzo della patente. Sono pazienti che guidano, muniti di una certificazione medica che attesta l'utilizzo di cannabis terapeutica e che oggi sono particolarmente in difficoltà. Lo hanno ribadito anche in Commissione trasporti e qui mi spiace dover contraddire il presidente Deidda, perché hanno avuto modo di dire delle difficoltà che incontrano nel momento in cui vengono fermati dalla Polizia. Ripeto, c'è un diverso trattamento da regione a regione, sono pazienti muniti di una certificazione medica e, a volte, ci sono pazienti sottoposti a farmaci ben più pesanti, che hanno patologie ben più gravi, che incorrono in problemi diversi. Quindi, quello che noi chiediamo è che venga posta attenzione a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Preavverto i colleghi che le votazioni sono molte e non sempre sarà possibile attendere tempi così lunghi. Quindi, vi prego di non abbandonare le vostre postazioni.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie Presidente. Mi dispiace che neanche in aula i relatori abbiano voluto accogliere le nostre richieste e il Ministro Salvini, da tempo, dice che non possiamo accettare che ci siano ubriachi o drogati alla guida. Noi siamo assolutamente d'accordo, ma non riteniamo che le modifiche introdotte all'articolo 1, in particolare all'articolo 187 del codice penale, vadano nella giusta direzione, perché eliminando il riferimento allo stato di alterazione psicofisica, non solo si rende difficile l'applicazione della norma, ma la si renderà anche ingiusta, perché stando così le cose né i pazienti che fanno uso di cannabis terapeutica, né coloro che hanno assunto droghe ma di minor rilievo e che non sono in stato di alterazione e, quindi, non comportano un pericolo alla guida, verranno sanzionati maggiormente rispetto a chi invece, in maniera del tutto sconsiderata, si metterà alla guida in stato di alterazione. Questo perché al fatto reato viene sostituito un nesso temporale che non dà garanzie rispetto a quella che deve essere la sicurezza sulle nostre strade. Noi, quindi, voteremo contrariamente a questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie Presidente. È il primo voto per l'approvazione di un articolo di una lunga maratona e il dibattito di questi primi minuti segue l'onda lunga dei lavori della Commissione e di una netta contrapposizione rispetto all'impostazione del Governo e dei relatori su alcune questioni. Due emergono in particolare, proprio da questo primo articolo. Il testo prevede un generale inasprimento delle sanzioni nei confronti dei guidatori. Alcuni di questi inasprimenti riguardano la guida in stato di ebbrezza e quella a seguito dell'alterazione per l'uso di sostanze stupefacenti.

Noi abbiamo chiesto a gran voce, sia con gli emendamenti in Commissione, ma anche con gli emendamenti al testo in Aula e che verranno trattati successivamente anche nella parte della delega, che il testo, proprio perché denominato “Nuovo codice della strada”, accolga la sfida dell'innovazione tecnologica e dell'innovazione digitale, venendo incontro alle nostre proposte con una serie di misure che guardano verso gli anni trenta del 2000 e non ci riportino al secolo scorso, come il sottile filo conduttore che accompagna tutto il provvedimento. Questo lo dico perché il testo, sin dall'articolo 1, non prevede, in modo elementare, come chiede il Partito Democratico, che il dispositivo dell'alcolock, per misurare lo stato di ebbrezza, sia previsto di serie sulle nuove auto in produzione dal 2026, per cui in modo chiaro e netto chi è ubriaco non si possa mettere alla guida o chi ha assunto sostanze stupefacenti, e quindi ha uno stato alterato, non possa guidare. È un provvedimento elementare, su cui non c'è stata la minima disponibilità di cogliere le sfide del tempo che viviamo. Sempre sull'uso della tecnologia, abbiamo chiesto l'utilizzo delle app, la notifica via PEC, cose elementari che nella vita di ogni giorno ritornano e verso le quali c'è invece l'ostinazione del Governo.

A proposito di Governo, speriamo che il Ministro Salvini trovi 5 minuti per venire in Aula e confrontarsi su questi temi così importanti, che, ogni giorno, ci costano 9 morti e 600 feriti. O c'è la consapevolezza che siamo di fronte, non soltanto a un'emergenza, ma a fatti veramente drammatici e occorrono soluzioni condivise, oppure la politica ha fallito, da subito.

L'altro aspetto che si evince già dall'articolo 1 e su cui abbiamo chiesto un cambio di passo è la semplificazione. Il testo, lo dico fuori dai denti, è cervellotico e lacunoso. In questo articolo 1, è previsto pure l'accompagnamento coatto nel caso in cui il conducente si rifiuti di sottoporsi al test per la saliva, cose complicate anche per gli operatori del diritto e per le Forze dell'ordine che sono chiamati ad applicarli nel cuore della notte. Servono provvedimenti chiari e misure chiare e mentre tutta Europa va verso le procedure di semplificazione, il nuovo codice della strada ci riporta al secolo scorso anche sulle complicazioni burocratiche. Insomma, è un testo che parla il burocratese e servirebbe tutt'altro. Per queste ragioni, annunciamo il voto contrario sull'articolo 1 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente, non aggiungo altro se non ribadire il voto contrario su questo articolo. Il fatto molto importante è che questo articolo nasce come una risoluzione per evitare ricorsi per chi viene preso dalle Forze dell'ordine in stato di ebbrezza e sta guidando ubriaco o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, ma invece, di fatto, complica ancora di più, come hanno già detto bene i miei colleghi, tutto l'apparato legislativo.

Per fare un esempio molto semplice, togliendo la frase alterazione di stato psicofisico dall'articolo, che era una valutazione discrezionale, ma che dava un certa capacità agli operatori delle Forze dell'ordine di giudicare la persona che stava guidando in modo da fargli fare o meno i test, si va nell'ottica che si possono far fare questi controlli sulla saliva e sullo stato di ebbrezza del conducente a qualsiasi persona anche che non ha alcuno stato di alterazione. Da questo punto di vista, si apre un mondo, secondo me, di maggiori problematiche rispetto alla gestione di questo tipo di pratica della sicurezza stradale.

Quindi, per questi motivi e anche per il fatto che non avete nemmeno ascoltato il nostro discorso sia sulla cannabis terapeutica, sia sull'uso di farmaci legali (come anche la cannabis terapeutica è, tra l'altro); questo aspetto non l'avete nemmeno considerato. Devo dire che, effettivamente, ritorniamo sul fatto che cercate di dare risposte in maniera ideologica, dicendo che risolvete un problema, ma in realtà lo complicate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e della proposta emendativa ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie Presidente, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.1001 Ghirra.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Con riferimento a questo emendamento, riconosciamo l'accoglimento da parte dei relatori e dalla maggioranza di un pezzetto che riguarda l'aumento delle pene per chi abbandona animali. In realtà, riproponiamo un emendamento che avevamo già presentato in Commissione su suggerimento della LAV che, oltre a prevedere l'aumento delle pene per chi abbandona gli animali, introduce un aggravio anche per chi utilizza animali per competizioni o, comunque, per chiunque causi agli animali lesioni, sevizie o li sottoponga a lavori insopportabili.

Chiaramente, il riferimento è alle cosiddette “botticelle”, le carrozze trainate dai cavalli, che vengono ancora utilizzate in tante città, come nel caso di Roma, e su cui noi in più occasioni abbiamo espresso la nostra contrarietà. Con questo emendamento, si porrebbe fine a questo utilizzo degli animali, garantendo la loro salute e la tutela delle condizioni in cui dovrebbero vivere, eliminando alcune fattispecie che sono davvero inaccettabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per specificare un fatto che si trova all'interno di questa proposta della collega Ghirra, dove vengono specificatamente colpite le corse clandestine dei cavalli. Noi dobbiamo decidere da che parte stare, se stare dalla parte degli animali, che, in questo momento, per strada vengono troppo spesso sfruttati, utilizzati e uccisi, o stare dalla parte di chi li utilizza in modo molto spesso criminale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cherchi. Ne ha facoltà.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei sottoscrivere…

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, ma il suo microfono non è funzionante. Deve cambiare microfono. Le chiedo di passare cortesemente alla postazione accanto.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo, l'emendamento della collega Ghirra, perché sono una fautrice dell'eliminazione delle “botticelle” e sono una fautrice del rispetto degli animali da parte di tutti. Anche se uno non ama gli animali, un minimo di rispetto lo chiedo. E le botticelle e altre situazioni simili sono veramente un qualche cosa di terribile. Allora, spero che con questo inizi, da parte di tutto il Parlamento, un cambio di rotta e che qualcuno inizi a votare in favore degli animali che soffrono e che sono esseri indifesi, che vogliono essere perlomeno rispettati dall'uomo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Presidente, intervengo solo per annunciare che noi ci asterremo, ma non perché non siamo d'accordo sul preservare gli animali, sull'evitare sevizie o che siano sottoposti a fatiche o a lavori insopportabili, come dice questo emendamento, ma semplicemente perché, in particolare, sia nel comma 1, sia nel comma 2, c'è un'ambiguità sul fatto che, se per caso un animale, purtroppo, attraversa la strada e un utente non riesce a fermarsi e ne cagiona la morte, questo, sarebbe soggetto ad aggravante. Quindi, invito magari la collega Ghirra a ripensare alla formulazione, per - premessi gli emendamenti sui corridori faunistici, su cui noi saremo molto favorevoli - togliere le ambiguità, di cui già questo codice è abbastanza pieno; evitiamole noi dell'opposizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1001 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI, Relatrice. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 3.1 e 3.2 Iaria il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1 Iaria. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. L'emendamento è molto semplice, noi chiediamo di individuare un cronoprogramma che indichi, appunto, i tempi per poter fare in modo che tutti i mezzi che trasportano persone, i mezzi pubblici, possano poi dotarsi dell'alcolock. Si tratta di un tema che, secondo quanto ha detto la maggioranza in precedenza, era condiviso, però il concetto fondamentale è che, se vogliamo veramente andare in questa direzione, andiamoci in maniera seria, mettiamo delle risorse e almeno cominciamo a fare un cronoprogramma per poter fare in modo che tutti i mezzi si possano adeguare per riuscire a installare l'alcolock, specialmente per quanto riguarda i mezzi pubblici che trasportano persone.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Iaria, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI, Relatrice. Sugli articoli premissivi 04.03, 04.05 e 04.04 Faraone, il parere è contrario. Sull'emendamento 4.8 Carotenuto il parere è contrario. Sull'emendamento 4.500 della Commissione il parere è favorevole. Sugli emendamenti 4.12 Pastorino e 4.13 Cantone, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 04.03 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 04.05 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 04.04 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo all'emendamento 4.8 Carotenuto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare il deputato Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Volevo chiedere di ripensarci o, almeno, avere qualche spiegazione rispetto al “no” a questo emendamento, che chiede semplicemente di garantire il potere dissuasivo della sanzione pecuniaria, quando si trasgredisce al codice della strada. Con la situazione attuale è evidente che c'è una sorta di classismo, nel senso che ci sono i benestanti, che non hanno magari problemi a infrangere il codice della strada, perché possono tranquillamente pagare una contravvenzione, perché per loro assolutamente non vale nulla, e invece ci sono altri per i quali incide in maniera più forte sulla condizione reddituale. Per questo chiedo al Governo il motivo del parere contrario a questa proposta, che ci sembra di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Per annunciare il voto contrario del mio gruppo, perché l'obiettivo delle sanzioni pecuniarie non è, in un certo senso, quello di una politica redistributiva, per cercare di compensare o di aiutare persone in difficoltà, con tutto il bene che posso volere loro. È vero che hanno impatti diversi, ma le contravvenzioni e le altre sanzioni dovrebbero essere commisurate al crimine che si commette, indipendentemente dalla propria situazione reddituale. Quindi, non ci convince questo ragionamento e non ci convincono neanche tante motivazioni dell'inasprimento di pene previsto da questo codice della strada. Tuttavia, lo ripeto, non è una politica di redistribuzione (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.8 Carotenuto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.500 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.12 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.13 Cantone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI, Relatrice. Sulle proposte emendative 05.01 Gadda, 5.10 Iaria, 5.18 Traversi e 5.28 Ghirra il parere è contrario.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 05.01 Gadda, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'emendamento 5.10 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Noi, con questo emendamento, volevamo rafforzare la politica di istruzione rispetto ai comportamenti che possono migliorare la sicurezza stradale.

Noi abbiamo parlato tanto della possibilità di fare in modo che i discorsi sulla sicurezza stradale non siano relegati al mero conseguimento della patente e alle lezioni di scuola guida, sia private sia nelle stesse scuole guida, ma che ci sia anche un'ulteriore possibilità, cioè insegnare la sicurezza stradale nelle scuole. Con questo emendamento individuiamo il ruolo del mobility management, affinché possa aiutare, nelle scuole superiori e nelle altre istituzioni, a migliorare la capacità di imparare come guidare in maniera corretta e come gestire in modo migliore la sicurezza stradale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.10 Iaria, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.18 Traversi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'emendamento 5.28 Ghirra, con parere contrario di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Noi chiediamo che la dicitura “educazione alla sicurezza stradale” venga integrata e sostituita con le parole “mobilità sostenibile”. Sappiamo che le avete fatte sparire anche dalla denominazione del Ministero, ma riteniamo che sia fondamentale educare i ragazzi alle possibilità date dalla cosiddetta mobilità dolce per garantire maggiore sicurezza sulle nostre strade.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.28 Ghirra, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'articolo 5.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarazione di voto sull'articolo 5. Noi eravamo rimasti colpiti positivamente dalla prima versione dell'articolo 5 in Commissione, che, per la verità, nel testo originario era l'articolo 4, perché prevedeva, come è giusto che sia, corsi di formazione nelle scuole extracurriculari e, quindi, l'idea che gli studenti accompagnino all'attività di formazione scolastica anche quella di formazione sul codice della strada. Non soltanto aveva una logica, ma credo che rispondesse alla domanda di formare sempre più e sempre meglio le giovani generazioni.

Questi corsi davano peraltro la possibilità anche di avere un paio di punti sulla patente. Si iniziava proprio un percorso nell'istituzione scolastica, utilizzando anche le autoscuole. Il testo, poi, in Commissione, è stato peggiorato, a nostro giudizio, con l'introduzione degli enti di formazione professionale e soprattutto degli enti privati. Abbiamo chiesto più volte, nel corso del dibattito, ai relatori e al Governo chiarimenti sul ruolo degli enti privati, su quale tipo di enti fossero, sul tipo di accreditamenti. Le risposte per noi non sono state soddisfacenti e ci preoccupa anche questo decreto del Ministro, che dovrebbe essere emanato nei sessanta giorni, su cui saremo particolarmente vigili. Per queste ragioni, annunciamo l'astensione del Partito Democratico sull'articolo 5.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Io, invece, annuncio il voto favorevole, benché, lo ripeto, sul complesso di questo codice della strada abbia già espresso molte perplessità. Tuttavia, in questo caso, credo che l'articolo vada nella direzione sperata e anche, al contrario, le modifiche in Commissione al nostro gruppo appaiono favorevoli, non solo per il sotto organico in cui molto spesso si trovano gli enti pubblici, che, magari, non sono pronti e disponibili per fare questo genere di formazione, ma anche perché la conoscenza e la capacità di erogare formazione esiste anche nel settore privato, e lo vediamo in tantissimi ambiti. Quindi, perché discriminare, nel momento in cui si assicuri ovviamente, con gli appositi dispositivi, uno standard adeguato? Privati o pubblici poco importa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputata Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Giusto per motivare il voto di astensione. Riconosciamo che, in questo articolo, ci sono cose su cui siamo d'accordo e di cui abbiamo anche discusso in Commissione in maniera favorevole, però, secondo noi, si poteva fare di più. Fare di più voleva dire anche cercare di attenzionare meglio i nostri emendamenti, che andavano semplicemente nell'ottica di ampliare le categorie, che possono aiutare a migliorare l'educazione alla mobilità sostenibile e alla sicurezza stradale. Per questo, dichiaro il voto di astensione sull'articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice a esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 6.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice a esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie, Presidente. Sugli identici emendamenti 7.1000 Iaria e 7.1001 Ghirra, così come sugli emendamenti 7.22 Rosato e 7.15 Casu, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Ci dà anche il parere sugli articolo aggiuntivi?

ELENA MACCANTI , Relatrice. Sugli articoli aggiuntivi 7.024 Carotenuto e 7.026 Ghirra il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 7.1000 Iaria e 7.1001 Ghirra. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo presentato questo emendamento, perché, a nostro avviso, la formulazione precedente era nettamente preferibile, nel senso che, con l'emendamento che è stato accolto in Commissione, si consente ai neopatentati di guidare automobili che abbiano una tara superiore a 75 kilowatt, mentre, precedentemente, si indicavano i 55 kilowatt, che, secondo noi, visto anche quanto sta accadendo sulle nostre strade, sarebbe preferibile. Quindi, confidiamo che anche i relatori vogliano riportare la dicitura di questo comma a quella precedentemente presentata in Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Presidente, intervengo anche sul mio emendamento, che è identico. Le motivazioni sono proprio quelle citate dalla collega, nel senso che si era cercato di lavorare sul fatto che i neopatentati non potessero guidare le macchine di una certa potenza. Il vecchio articolo andava in quella direzione.

Si era anche pensato che fosse giusto non dare solo un periodo di 1 anno, ma di 3 anni. Il fatto di aumentare nuovamente, anche se di pochi kilowatt, questo tipo di possibilità, cioè la possibilità di guidare macchine fino a 75 kilowatt, secondo noi, va in contraddizione, perché le macchine a 75 kilowatt già raggiungono una discreta velocità e una discreta potenza. Quindi, da questo punto di vista, sinceramente, troviamo che sia un passo indietro rispetto all'idea dell'emendamento stesso. In pratica, da una parte, stabiliamo che i neopatentati non possono guidare macchine con una certa potenza superiore, che non possono andare veloci più di tanto, proprio per evitare che l'assenza di esperienza possa causare più problematiche dal punto di vista della sicurezza stradale, però, dall'altra parte, aumentiamo i kilowatt. Quindi, la contraddizione in sé non ci è chiara.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 7.1000 Iaria e 7.1001 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.22 Rosato, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.15 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 7.024 Carotenuto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 7.026 della deputata Ghirra, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Questa è una proposta emendativa che ci è stata sollecitata dalla CGIL, perché sappiamo che, spesso, chi guida camion e furgoni, per questioni di tempi lavorativi non rispetta le pause che sono previste per legge e, in caso di sanzione, si deve pure accollare i costi. Con questa proposta emendativa, noi, invece, chiediamo che i costi delle violazioni e delle sanzioni vengano posti a carico delle imprese, per tutelare i lavoratori e le lavoratrici e far sì che, in caso di sanzione, non debbano pagare due volte per aver lavorato più di quanto avrebbero dovuto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Purtroppo, benché capisca il ragionamento della collega Ghirra, e sicuramente i sindacati sanno quello che succede sul campo, la realtà è che non possiamo sapere se sia stata l'impresa o, invece, il conducente stesso ad aver deciso, per motivazioni sue, di non rispettare gli orari di guida e di riposo. E quindi, come dire, esimere da qualunque colpa un conducente, che magari invece di colpe ne ha, e buttare tutto sull'impresa non ci sembra corretto. Meglio tentare di accertare veramente di chi sia la colpa e agire di conseguenza. Quindi, annuncio il voto contrario del mio gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi pensiamo che questa proposta emendativa sia incompleta, perché noi abbiamo presentato prima un emendamento dove indicavamo che la responsabilità dovesse essere legata sia all'impresa, sia al trasportatore stesso. Da questo punto di vista, a noi sembrava più giusto legare la possibilità della multa anche ad altri correttivi, che, però, purtroppo, prima, non sono stati votati. Per questo voteremo contro questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 7.026 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 8.500 della Commissione il parere è favorevole. Sugli emendamenti 8.1002, 8.1000 e 8.1001 Casu il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 8.500 della Commissione. Se nessuno chiede di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.500 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'emendamento 8.1002 del deputato Casu, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ritorniamo su un argomento che è stato lungamente discusso in Commissione e io penso che qui abbiamo un'occasione di avanzare rispetto a quello che è stato il confronto in Commissione e capire se almeno su una formulazione che abbiamo cercato di portare avanti, frutto proprio del confronto, si possa trovare una sintesi. Stiamo parlando delle esercitazioni di guida, stiamo parlando delle patenti, stiamo parlando di un concetto fondamentale che abbiamo cercato di introdurre nel codice della strada, cioè il concetto di formazione permanente di chi deve guidare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché noi stiamo modificando il codice della strada, anche pesantemente, il Parlamento sta cambiando queste norme, ma dal giorno in cui entreranno in vigore 60 milioni di persone, tutte, guideranno con la stessa patente che avevano prima e nessuno li avrà informati di cosa è cambiato.

Ci rendiamo conto della direzione in cui stiamo andando? Il tema della formazione permanente è indispensabile. Quando io ho preso la patente, 25 anni fa, la metà dei mezzi che sono oggi in circolazione non esistevano. Era un altro mondo. Il Ministro Salvini ci ha parlato di un futuro in cui ci saranno i taxi volanti, ma noi continueremo a guidare con una patente che non ha avuto un percorso di formazione lungo l'arco della vita, con le trasformazioni tecnologiche che stiamo attraversando. La formulazione di questo emendamento dice semplicemente un principio e poi sarà il Governo - siete voi al Governo - a decidere come applicarlo. Dice: “La conferma della validità è subordinata anche all'esito positivo di attività di formazione permanente, secondo quanto stabilito con decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti”. Votare contro questo emendamento vuol dire votare contro il fatto che ci sia un percorso di formazione che faccia sì che queste norme non restino solo sulla carta ma vengano applicate sulle strade. Se noi cambiamo le norme ma non mettiamo le persone nelle condizioni di portare avanti i cambiamenti noi rischiamo di creare più insicurezza stradale e non più sicurezza stradale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1002 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'emendamento 8.1000 Casu. Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Qui siamo a un punto che è stato anch'esso lungamente discusso in Commissione e io voglio ringraziare i relatori perché dopo un lungo, lungo e lungo confronto almeno nella parte della legge delega c'è stata un'apertura a un percorso di riconoscimento dei simulatori di guida, perché, come abbiamo più volte ricordato, con i simulatori di volo si impara a guidare gli aerei ed è assurdo che in Italia non si possano utilizzare i simulatori di guida più moderni e tecnologici per riuscire a mettere chi deve imparare a guidare un mezzo di poterlo fare in quelle condizioni di mancanza di visibilità e di difficoltà che sono difficilmente riproducibili e che, grazie alle nuove tecnologie, può rendere più agevole questa strada. È una strada percorsa da tanti Paesi europei in maniera anche molto più determinata. Con questo emendamento chiediamo di fare uno sforzo in più. Sarà sempre il Ministero a stabilire quali simulatori, sarà sempre il Ministero a stabilire come farlo e quando farlo, ma apriamo a questa possibilità, anche con un riconoscimento nel codice della strada. Diamo forza all'innovazione anche nella formazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Sottoscrivo questo emendamento, ne avevo presentato uno molto simile. Anch'io riconosco lo sforzo fatto dai relatori, che ringrazio, ma diciamo che lo sforzo è stato per noi insufficiente. Abbiamo sempre ammesso, anche tornando un pochino sui nostri passi, che magari i simulatori sono dei coadiuvanti rispetto, ovviamente, alle guide e nessuno dice che le guide su strada debbano essere tolte. Non è solo una questione di creare condizioni per cui si può guidare in situazioni che altrimenti non si troverebbero - su neve se si è in un Paese più caldo o in condizioni di poca visibilità -, insomma di creare artificialmente tante situazioni che nella vita reale si trovano ma non necessariamente durante le poche guide obbligatorie, ma è anche una questione di prezzi, per esempio, è anche una questione di abitudini ed è anche una questione di innovazione. Insomma, ci sono tante motivazioni per cui questi simulatori, che sono tutto fuorché videogiochi, sono strumenti, invece, potenzialmente molto utili anche per migliorare la sicurezza stradale.

Infatti, più gli utenti hanno esperienze diverse, anche - ripeto - simulate, più probabilmente saranno pronti poi, una volta che saranno veramente sulla strada, a far fronte a tutte queste situazioni. Quindi, anch'io invito, riconoscendo già lo sforzo fatto, a un po' più di coraggio su questo tema e su altri legati all'innovazione, che poi discuteremo più avanti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1000 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.1001 Casu.

Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, abbiamo esplicitato, ancora una volta, questo concetto dell'apertura, fondamentale, ai simulatori di guida e di farlo con caratteristiche tecniche specifiche, che devono essere chiaramente espresse. Noi temevamo che un'apertura troppo generica potesse incontrare una necessità di specificazione e abbiamo anche specificato, ribadendolo, che poi sarà il Governo a decidere come farlo. In questa sede, però, noi vorremmo che si prendesse un impegno ad aprire a questa possibilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1001 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

Qual è il parere sull'emendamento 10.1000 Iaria?

ELENA MACCANTI , Relatrice. Parere contrario. Presidente, i pareri sono tutti contrari sugli emendamenti all'articolo 10, compresi gli articoli aggiuntivi.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.1000 Iaria.

Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà. Ogni tanto dobbiamo rallentare, perché non si capisce bene se volete parlare o se state dando indicazioni di voto. Chiedo scusa. Prego, deputato Iaria, l'ascoltiamo.

ANTONINO IARIA (M5S). Ha ragione, cercherò di stare più attento. Con questo emendamento noi vogliamo sopprimere, al comma 1, la lettera a). La lettera a), nel nuovo disegno di legge, obbliga tutti gli apparati a una taratura a dispositivi con una funzione metrologica. Si aggiunge questo tipo di funzione metrologica che, secondo noi, è soltanto un orpello aggiuntivo, che crea più problematiche a omologare i vari autovelox e le varie apparecchiature che dovrebbero fare le multe. Già l'articolo 45, al punto 6, dà tutte le indicazioni che si devono seguire per poter omologare e tarare i dispositivi che possono fare le multe e in questo caso l'aggiunta di una taratura di funziona metrologica sembra soltanto una complicazione in modo da poter aumentare i ricorsi. Qui, sì, dal punto di vista ideologico, si dice che si vogliono aumentare le multe, che si vuole fare in modo che l'eccesso di velocità venga multato e che riescano a essere presi quelli che vanno più veloce del consentito, ma, di fatto, introducendo questo tipo di complicazione dal punto di vista burocratico potrebbero aumentare i ricorsi e praticamente si ha l'effetto contrario. Per questo motivo noi abbiamo chiesto di eliminare quel particolare comma e quella particolare lettera dell'articolo in questione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1000 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Passiamo all'emendamento 10.1003 Casu.

Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. È un emendamento molto semplice, che potrebbe concludere una lunghissima storia. Abbiamo sentito tante dichiarazioni che hanno accompagnato il dibattito pubblico, che non sempre ha coinciso con il confronto politico e istituzionale su questo tema, a lungo discusso, che è quello dell'omologazione e dell'autorizzazione degli autovelox, che sono state fonti, negli ultimi 15 anni, di infinita letteratura, infiniti ricorsi, infinite incomprensioni, anche infinite ingiustizie, vissute e sentite da molti cittadini. Da questo punto di vista, noi chiediamo una semplice modifica normativa nel codice che, attraverso la formulazione di apparecchiature debitamente omologate, possa risolvere definitivamente questo equivoco, che poi ha generato tutti i problemi che abbiamo sul territorio. Lo facciamo offrendo un contributo costruttivo, perché pensiamo che bisogna guardare avanti e non solo indietro.

Quando viene presentata la necessità di un decreto sugli autovelox come una questione attesa dall'Italia da 15 anni, spesso si dimentica che 15 anni fa, quando si è fatta la legge da cui sarebbe dovuto arrivare questo decreto, il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni era Ministro, Matteo Salvini era deputato. Da quel giorno si sono succeduti tanti, tanti, tanti Governi, con varie formazioni politiche. Ci sono state tante occasioni perse per chiarire finalmente questo tema delle autorizzazioni e delle omologazioni degli autovelox. Basterebbe modificare due righe del codice della strada, oggi, per risolvere definitivamente questo problema. Sarebbe bello che deponessimo l'ascia di guerra del confronto ideologico e risolvessimo concretamente questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1003 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1001 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1002 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo agli identici emendamenti 10.9 Traversi e 10.10 Ghirra.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Ci stiamo avvicinando a quelle che per noi sono le disposizioni maggiormente critiche di queste modifiche al codice della strada, perché limitano enormemente il potere dei comuni. In questo caso si tratta delle modalità di sanzione per l'accesso alle zone a traffico limitato, quelle zone che, negli anni, hanno consentito un buon governo dei centri delle nostre città, migliorando la qualità nella gestione del traffico e della mobilità.

Oggi, entrando in ZTL senza l'autorizzazione negli orari che non sono consentiti, si prende una sanzione ogni volta che si trasgredisce la regola. Invece, con le modifiche che sono state decise dal Governo e accolte dalla maggioranza, in pratica si farà sì che, accedendo alle ZTL, alle zone pedonali, anche più volte nell'arco di una stessa giornata, si incorra in un'unica sanzione.

Questo, a nostro avviso, oltre a limitare enormemente il potere decisionale delle amministrazioni e anche gli introiti legati al non rispetto di questa semplice regola, determinerà una situazione di traffico e insicurezza all'interno di zone che sono tutelate attualmente, situazione che noi non possiamo assolutamente condividere. Quindi, confidiamo che questo emendamento, che sopprime la lettera e) e il capoverso 2-bis, possa essere approvato dall'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 10.9 Traversi e 10.10 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.25 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.26 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo agli identici emendamenti 10.29 Ghirra e 10.30 Traversi.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Questo è un altro dei cavalli di battaglia del Ministro Salvini, che ci sarebbe piaciuto avere in Aula oggi per affrontare questo importante provvedimento. In questo caso riguarda gli autovelox, sulle cui disposizioni i comuni perderanno qualsiasi prerogativa, che sarà accentrata nelle mani del Ministero. Questo, a nostro avviso, è inaccettabile. Per questo abbiamo ripresentato, anche in questa sede, un emendamento che è stato sollecitato da diverse associazioni, ma anche dall'ANCI, proprio per restituire ai comuni quei poteri che attualmente hanno e che gli vengono sottratti da queste modifiche.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 10.29 Ghirra e 10.30 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.37 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 10.40 Gadda e 10.41 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo all'emendamento 10.43 Ghirra.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Con questo emendamento noi proponiamo di incrementare le fattispecie previste dalle sanzioni, ovvero l'uso del cellulare alla guida. Abbiamo sottolineato in Commissione quanto sia pericoloso e sia elemento di incidenti, e anche di investimenti di persone, la distrazione causata dall'utilizzo di cellulari mentre si guida, per arrivare sino alla degenerazione che stiamo vivendo, delle sfide tra ragazzini, che spesso addirittura si filmano mentre stanno guidando. Sappiamo che nella parte della delega è stata introdotta una disposizione in questo senso, ma riteniamo che l'aumento delle sanzioni andrebbe disciplinato come indicato dal nostro emendamento. Quindi, chiedo ai relatori se siano disponibili a rivedere il parere o ci rimetteremo all'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, deputato Caroppo. Ne ha facoltà.

ANDREA CAROPPO, Relatore. Solo per puntualizzare, Presidente, un aspetto. Sull'utilizzo dei cellulari già in uno degli articoli precedenti abbiamo approvato un ulteriore inasprimento, perché alla sospensione ordinaria, che già si applicava all'uso dei dispositivi, abbiamo aggiunto la sospensione breve, che è una novità, ma che appesantirà molto le sanzioni per le violazioni per uso del dispositivo. Quindi, credo che più di quello che è stato fatto sull'uso dei cellulari davvero si possa fare poco, e anzi, credo che nell'applicazione concreta del codice ci sia qualche difficoltà. Peraltro, uno dei nostri emendamenti tecnici andava proprio a coordinare i due aspetti, le due sospensioni, che saranno un unicum. Cioè, solo per la violazione per l'uso dei cellulari si applicherà, in tutte le violazioni del codice della strada, la doppia sospensione, la sospensione ordinaria e la sospensione breve. Non credo che si possa chiedere ai relatori o alla maggioranza di approvare un ulteriore inasprimento delle sanzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà. Deve pigiare il tasto, altrimenti non succede niente.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non computiamolo nel tempo del gruppo.

PRESIDENTE. Ci mancherebbe. Qui c'è un'interruzione automatica ogni volta che c'è qualcosa che non va, quindi stia sereno. Prego.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io ringrazio il relatore per aver riconosciuto un fatto importante: che è proprio grazie alla riformulazione di un emendamento del Partito Democratico che è stata introdotta la sospensione breve, anche connessa all'utilizzo dello smartphone. Io ritengo che sia indispensabile che da quest'Aula esca un messaggio chiarissimo di quanto sia un comportamento criminale guidare guardando lo smartphone. Infatti, i 7 secondi in cui noi guardiamo anche la notifica di un messaggio, vogliono dire che, se stiamo andando a 50 all'ora, facciamo 100 metri a occhi chiusi, se stiamo andando a 100 all'ora, la velocità aumenta esponenzialmente. Stiamo parlando di un tempo in cui è possibile uccidere una persona senza rendersene nemmeno conto. Quello che, però, purtroppo, ha omesso il relatore Caroppo è che, con riferimento alla richiesta che noi avevamo fatto, la riformulazione che voi avete proposto e che noi abbiamo votato perché va nella direzione giusta, non accoglie l'emendamento che noi avevamo presentato e l'emendamento che noi avevamo presentato diceva una cosa molto semplice. L'avevamo già presentato per l'omicidio nautico e per quello stradale, l'abbiamo presentato come proposta di legge. Ai tempi, ci venne detto: “non ditelo qui”. Ho ricontrollato i resoconti dell'Aula e ci venne detto di presentarlo nel codice della strada, perché di questo ci saremmo occupati. L'emendamento diceva semplicemente che, se noi riconosciamo - e la riconosciamo - una fattispecie specifica, che può essere criticata, ma esiste, che è quella dell'omicidio stradale e nautico e per l'omicidio stradale e nautico sono previste aggravanti specifiche, come l'abuso di sostanze alcoliche e l'uso di stupefacenti, non è meno grave uccidere un bambino di 4 o 5 anni mentre si sta girando un video sui social network, non è meno grave di aver bevuto due bicchieri di vino (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma il nostro ordinamento questo non lo riconosce, non è un nuovo reato, è sanare un'ingiustizia di un reato già esistente quello che chiediamo. L'abbiamo chiesto con molti emendamenti, li discuteremo più avanti, anche nel codice e non siamo solo noi a chiederlo.

Il Ministro Matteo Salvini commenta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista – Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier): “4 anni per avere ucciso un bimbo di 5 anni? Una riforma è quanto mai necessaria”: ma non serve una riforma della giustizia, basta approvare i nostri emendamenti e votare in Aula la stessa cosa che si dice sui social network, perché non ci può essere una realtà sui social e una realtà in Parlamento! Questo è quello che abbiamo chiesto e questo è quello che continueremo a chiedere (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Borrelli. Ne ha facoltà, per un minuto.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, vorrei sottoporre all'Aula, al Governo e alla maggioranza la non coerenza tra quello che viene annunciato rispetto a questa norma e i risultati che ci saranno. Infatti, da una parte, si dice che si vuole - e noi condividiamo questa cosa - rendere più stringente il codice della strada rispetto a chi non rispetta le regole, ma, dall'altra parte, vorrei far presente una cosa. Leviamo gli autovelox, diciamo che si può entrare e uscire con una sola multa all'interno delle aree pedonali e delle ZTL, diamo macchine più potenti anche a neopatentati, dopodiché cosa pensate che possa succedere? Penseranno che abbiamo inasprito le azioni di controllo o che abbiamo fatto un'azione di “tana libera tutti”?

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Un'ultima cosa, Presidente, e concludo. In quest'Aula, ricollegandomi a quanto detto dal collega Casu, voglio ricordare un solo nome: Elvira Zibra, uccisa perché una persona, per farsi un video su TikTok, impennò la sua moto a Napoli, a Mergellina, tranciandola di netto mentre stava gettando i rifiuti. Non soltanto rispondere al telefono, ma farsi i selfie e andare su TikTok diventa motivo di omicidio stradale.

PRESIDENTE. Sospendiamo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,01.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.43 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.46 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Passiamo alla votazione dell'articolo 10.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Questo articolo si intitola “Accertamento delle violazioni con dispositivi di controllo automatico”. Di fatto, però, come abbiamo sottolineato anche nella discussione sugli emendamenti, si restringono non solo le competenze delle amministrazioni comunali, ma anche tutte quelle fattispecie che prevedono la tutela, da un lato, delle zone a traffico limitato e, dall'altro lato, anche delle nostre strade attraverso gli autovelox, che sappiamo che il Ministro non ama, forse “Fleximan” è il suo nuovo idolo. Quindi, sono disposizioni che non garantiranno maggiore sicurezza, ma creeranno solo ulteriori problemi. Noi dovremmo puntare a ridurre le vittime sulle nostre strade, a garantire la sicurezza delle cittadine e dei cittadini. È per questo che abbiamo ribattezzato questo codice “codice della strage”, perché riteniamo che tutte le disposizioni che state introducendo non vadano nella giusta direzione e, quindi, non potremo votare a favore di questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 10.011 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 10.024 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 10.026 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 10.038 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 73).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 74).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI, Relatrice. Grazie Presidente, sull'emendamento 13.600 il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.600, da votare da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 75).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 76).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 14 il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per una migliore intelligenza e comprensione, anche da parte dei colleghi che hanno approfondito con noi il testo in Commissione, l'articolo 14 è quello con cui viene stravolta completamente la disciplina relativa ai monopattini, sharing e privati, e che testimonia a nostro giudizio la sufficienza del Governo e della maggioranza con cui hanno approcciato questo testo. A riprova delle nostre affermazioni, l'articolo è rimasto identico, nonostante decine e decine di emendamenti proposti e quelli proposti in Aula, finora il Governo non è andato indietro di un millimetro.

Parliamo di un settore con un volume di affari di ben 119.000.000 di euro, con 2.300 addetti, 100.000 i monopattini presenti in Italia e 100.000.000 i chilometri percorsi negli ultimi anni. Un settore che vive una crescita esponenziale: dal 2019 ad oggi, più 39 per cento i noleggi e più 48 per cento i chilometri percorsi negli ultimi due anni.

Le città con servizio di sharing di monopattini passano, dalle tre città che avevano un servizio nel 2019, alle 47 città del 2022. In questo momento, è stato superato anche il dato di 50 città dotate di un servizio di sharing per i monopattini. A fronte di questi numeri così eloquenti, il Governo e la maggioranza, con una rara ostinazione e pervicacia, impongono quattro misure capestro, senza distinguere, come invece chiedeva il Partito democratico, fra monopattini, sharing e monopattini privati, Quattro misure che, in modo orizzontale, colpiscono tutti i monopattini presenti nel nostro Paese e sono: il contrassegno, quindi, la targa per tutti i monopattini; l'obbligo del casco per tutti i conducenti dei monopattini; il divieto di uscire dai centri urbani e l'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile, per intenderci quella che è identica per le auto e per i motoveicoli. Sono misure bieche, perché, in base ai nostri dati, comporteranno una riduzione dell'utilizzo dello sharing di oltre il 70 per cento. Il disastro è doppio, non soltanto per un comparto in crescita, ma anche per le percentuali sull'inquinamento, perché il corollario è elementare: più c'è mobilità sostenibile, più ci si muove con i monopattini e col trasporto pubblico locale e, naturalmente, diminuiscono le emissioni e aumenta la qualità dell'aria, che è un grande tema del tempo che viviamo.

Insomma, tutto l'opposto rispetto alle azioni green per cui l'Italia si è impegnata, non soltanto con il PNRR, ma con specifici impegni internazionali. Se veramente si voleva migliorare la sicurezza dei monopattini, invece, bisognava distinguere, come dicevo prima, tra monopattini privati e monopattini a noleggio, tenuto conto anche dei dati eloquenti, perché nell'ultimo anno non si è registrato neanche un decesso per i monopattini a noleggio. Se il Governo avesse aperto un confronto serio con le opposizioni e si fosse posto in posizione di ascolto di fronte alle associazioni rappresentative, le associazioni di categoria e le associazioni di settore, avrebbe potuto notare e scoprire - lo abbiamo evidenziato anche nelle lunghe discussioni in Commissione in proposito - che i monopattini in sharing non possono superare i 20 chilometri orari, che già è previsto che non possano circolare fuori dal centro urbano, che hanno un sistema di localizzazione con il GPS, per cui sono agevolmente identificabili in ogni momento e la misura della targa, del contrassegno è una misura ultronea e che la Corte di giustizia europea, con la pronuncia del 12 ottobre 2023, ha già sancito l'illegittimità dell'applicazione della RC auto esplicitamente ai monopattini.

Quanto affermato è confermato anche dai dati, che conclamano un numero di incidenti e feriti, tra monopattini privati e monopattini a noleggio, pari a un decimo. I monopattini privati, con 2.929 incidenti nell'ultimo anno, i monopattini a noleggio, con solo 372. Queste le argomentazioni che abbiamo posto nelle settimane di lavoro e che riproponiamo ora nel momento decisivo del voto d'aula. Fermatevi finché siete in tempo. Non c'entrano nulla le misure che state adottando, queste quattro misure capestro con la sicurezza nelle strade. La narrazione del Ministro Salvini, per cui bisogna colpire i monopattini, introducendo anche l'obbligo del casco, è completamente slegata rispetto al nesso causale, così tanto caro ai relatori e al Governo e con i dati, che sono chiari ed eloquenti. È una scelta scellerata, che rischia di mandare sul lastrico 2.500 famiglie. È un settore che è cresciuto tanto e che rappresenta il fiore all'occhiello della mobilità sostenibile, che è il nuovo nemico del centrodestra in Italia e che mai come adesso rischia di farvi infilare in un vicolo cieco. Pensateci finché siete in tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 14 la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente, io sinceramente non capisco perché si è voluto lavorare in questa maniera contro i monopattini. Abbiamo sentito gli slogan, le campagne elettorali contro, ma evidentemente non si è capito che la mobilità sostenibile fa parte di tutte quelle politiche per ridurre le emissioni, quelle che non si riesce a ridurre, soprattutto nelle regioni del Nord. Fanno parte di quelle politiche che i nostri sindaci, in tutta Italia, stanno portando avanti. Questo perché, da una parte, bisogna dare delle opportunità ai cittadini di potersi muovere in maniera diversificata e, da un'altra parte, bisogna abbassare le emissioni. E poi abbiamo i turisti. Io mi domando come faranno i turisti a arrivare a Roma, Milano o Napoli e assicurarsi o trovare un modo per mettersi in regola con tutte queste novità che state introducendo.

Più che altro, mi domando se vi state rendendo conto dei posti di lavoro che si rischia di perdere. Non solo. Forse non avete capito, e questo l'ho fatto presente in Commissione attività produttive, quando abbiamo dovuto votare il parere, che abbiamo aziende italiane, quelle famose del made in Italy che amate decantare, che producono, in Italia, monopattini. Addirittura, alcune di queste hanno delocalizzato dalla Cina all'Italia. Allora, si sta dicendo a queste imprese che hanno fatto investimenti nel nostro Paese di chiudere. Gli stiamo dicendo: no, guarda, non c'è più mercato, qui. Perché, ovviamente, se si va a complicare la vita per questo tipo di mezzi, ne diventa sempre più complesso l'utilizzo per i cittadini, ma, non solo, perché state applicando norme per i monopattini, ma non per le biciclette. È veramente anomalo e, trovo, anche un po' bizzarro questo tipo di approccio alla mobilità sostenibile, perciò le biciclette, sì, i monopattini, no, però, poi, magari, un domani sarà i monopattini, sì, e le biciclette, no.

Io credo che dobbiate veramente capire qual è la direzione nella quale state andando. Si sta mettendo a dura prova un settore produttivo italiano. Tra l'altro, vi posso dire che in varie città d'Italia si stanno producendo monopattini e con questo provvedimento state aiutando a far chiudere questo comparto, ma non solo, perché ci sono ovviamente tutte quelle aziende che stanno lavorando nel settore dello sharing, della mobilità in condivisione, e state mettendo in difficoltà tutti i posti di lavoro per la manutenzione e quant'altro. Io non vorrei che a forza di slogan, l'ideologia contro un certo tipo di approccio alla mobilità nelle nostre città vi porti veramente a fare scelte che sono errori clamorosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Mi intristisce che il dibattito sui monopattini, come su tanti altri dei provvedimenti contenuti in questo codice, sia diventato un dibattito ideologico, per cui sembra che la sinistra sia a favore di una deregolamentazione, di monopattini ovunque, a qualunque velocità, che sfrecciano sui nostri marciapiedi, cosa non vera, e, d'altra parte, che la destra voglia ammazzare un comparto. È sciocco fare questo genere di dibattito ideologico, perché i monopattini possono contribuire a una mobilità migliore nelle nostre città, soprattutto se - e questo è un “se” che questo codice della strada, purtroppo, ammazza - vengono regolati bene. Gli stessi operatori si stanno dando delle regole, non posso ovviamente citare nomi, ma c'è un operatore - operatore di sharing, ovviamente - che ha cominciato a mettere sanzioni, addirittura arrivando alla sospensione dell'account per i propri clienti, nel caso in cui parcheggiassero male o andassero contromano.

Insomma, volendo, se ci fosse la volontà politica, da una parte, di regolamentare quelli che possono essere comportamenti scorretti e, dall'altra, però, di permettere che persista questo genere di mobilità, che fa bene non solo all'aria delle nostre città, ma in generale alla fluidità del nostro traffico, e a tanto altro, credo che avremmo un dibattito molto più intelligente.

La seconda questione è quella della distinzione, appunto, a cui ha già accennato il collega Barbagallo, tra i monopattini in sharing rispetto ai monopattini privati. Ma, in entrambi i casi, al di là che l'imposizione di RCA, casco, eccetera, penalizzerà molto più fortemente i monopattini in sharing, sembra quasi che sia colpa dei monopattini se quelli che ci vanno sopra muoiono e che, quindi, siano loro a dover aumentare le disposizioni, l'amministrazione e la burocrazia, la targa, l'assicurazione e, invece, non occorra andare a vedere quelli che sono gli utenti forti della strada, che magari hanno la responsabilità maggiore, essendo quelli più forti, di fare più attenzione. Questo si lega, per esempio, a un altro emendamento che abbiamo cercato, come opposizione di far passare, ma che ci è stato respinto al mittente, quello sul sensore degli angoli ciechi per i veicoli già in circolazione, per i camion e per i mezzi pesanti già in circolazione. Quella potrebbe essere una maniera un pochino meno ideologica di dire: certo che i monopattini devono seguire delle regole, ma alla fine chi uccide le persone sui monopattini sono i mezzi più forti sulla strada. Quindi, obblighi per i monopattini, sì, ma andiamo a rendere anche questa categoria più sicura non facendo finta che sia colpa loro se ci sono gli incidenti.

PRESIDENTE. Chiedo a questo punto alla relatrice Maccanti il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 14.

ELENA MACCANTI, Relatrice. Grazie, Presidente. I pareri sugli emendamenti riferiti all'articolo 14 sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.1 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.3 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Passiamo agli identici emendamenti 14.5 Iaria, 14.6 Ghirra, 14.7 Pastorella e 14.8 Gruppioni.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Presidente, noi riteniamo che questo articolo penalizzi eccessivamente l'utilizzo della micro-mobilità elettrica. Sappiamo bene che le regole già esistono, ma non vengono fatte rispettare anche a causa della carenza di controlli sulle nostre strade e sappiamo anche che non è un mezzo che segna particolari fenomeni di incidentalità o di mortalità, come sottolineava il collega Barbagallo, non ci sono…

PRESIDENTE. Colleghi, ho già provato a dare una scampanellata per quel settore lì in alto a destra…Prego, prosegua.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Non sono stati segnalati decessi, ad esempio, su persone che utilizzano il monopattino. Riteniamo, quindi, che l'introduzione dell'obbligo del casco obbligatorio, anche per chi ha più di 18 anni, possa diventare esclusivamente una penalizzazione soprattutto per le società che gestiscono i monopattini in sharing che, come hanno sottolineato durante le audizioni, avrebbero difficoltà a capire dove stoccare i caschi, come poter far sì che chi utilizza i mezzi possa avere a disposizione anche un casco e hanno sottolineato anche che questo sarebbe un unicum in Europa e creerebbe dei problemi anche a coloro che, da turisti, utilizzano i monopattini nelle nostre città. Ritengo che l'obbligo per gli under 18 sia più che sufficiente e che chi, poi, vuole utilizzarlo, perché non si sente sicuro, lo possa fare senza che ci sia bisogno di un obbligo di legge, a nostro avviso davvero eccessivo e penalizzante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie Presidente. In questo articolo 14 si riscontra tutta quanta l'azione del Governo sull'attività della mobilità, soprattutto della micro-mobilità elettrica, che è quella che è stata presa di mira come una bandiera da abbattere. E questo è un peccato perché i dati nazionali, ma anche quelli internazionali, dimostrano come l'attenzione dell'utenza alla mobilità elettrica e dolce, dai monopattini agli altri dispositivi analoghi, consenta di decongestionare il traffico. La possibilità di interagire fra i vari mezzi pubblici di servizio - un mezzo che uno può trasportare sul bus o sul tram - dà una grossa opportunità di disincentivare l'uso dell'auto e ridurre l'inquinamento di CO2 che attanaglia le nostre città. L'obbligo del casco, sicuramente, è un elemento che va a dare una mazzata, veramente letale, a questo tipo di mobilità, perché cambia tutto il meccanismo. Oltretutto, si ritiene un meccanismo iniquo per tutte le forme di mobilità alternative, che devono garantire la sicurezza soprattutto per gli under 18, ma questa circostanza non è motivata da un dato oggettivo. Per tutto ciò, noi chiediamo di votare in maniera favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 14.5 Iaria, 14.6 Ghirra, 14.7 Pastorella e 14.8 Gruppioni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 14.10 Pastorella e 14.11 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.13 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.14 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.16 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.17 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.18 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Passiamo all'emendamento 14.19 Ghirra. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Questo è un altro punto dalla norma che costituisce una forte limitazione all'utilizzo dei monopattini. In questo caso si prevede l'assicurazione obbligatoria, equiparando i monopattini e i mezzi di micro-mobilità elettrica alle automobili, perché stiamo parlando di una sorta di RC-auto e non di una disposizione che sia indicata specificamente per questi mezzi. Peraltro, non si tiene conto del fatto che i mezzi in sharing sono già assicurati e, quindi, questa disposizione va a colpire i privati che, per varie ragioni, scelgono di muoversi nelle nostre città per mezzo di monopattini, creando ancora una volta una disparità rispetto a quanto accade negli altri Paesi europei, in cui le norme, per poter utilizzare questi mezzi di mobilità, sono molto più snelle. Sarebbe il caso di rivedere questa disposizione e chiedo, ancora una volta, ai relatori la possibilità di accantonare questa proposta emendativa. Altrimenti, come per le altre ci rimetteremo al volere dall'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.19 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, intendo innanzitutto ringraziare i colleghi per il lavoro che hanno fatto, preziosissimo, però voglio spiegare anche il mio voto in dissenso rispetto ad alcuni emendamenti che stiamo discutendo. Per esempio, riguardo all'assicurazione - per una vicenda personale, che forse molti di voi ricordano - non è proprio così. Spesso l'assicurazione è chiamata di seconda scelta, cioè interviene soltanto se non c'è un'assicurazione primaria che possa in qualche modo intervenire. Invito ad una riflessione su tutto questo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.19 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).

Passiamo agli identici emendamenti 14.21 Iaria, 14.22 Ghirra e 14.23 Pastorella. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Credo che questo emendamento vada anche nella direzione che indicava la collega Serracchiani, nel senso che indubbiamente può essere utile e, a volte, indispensabile che chi guida uno di questi mezzi sia dotato di un'assicurazione. Non riteniamo però adeguata l'equiparazione alle stesse tipologie di assicurazione di coloro che guidano le automobili. Chiediamo di far riferimento, piuttosto che all'articolo 2054 del codice civile all'articolo 2043, che non prevede l'RC-auto ma un risarcimento in caso di incidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 14.21 Iaria, 14.22 Ghirra e 14.23 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.25 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 89).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Presidente, anche sulle proposte emendative riferite all'articolo 15 i pareri sono tutti contrari.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 15.1 Ghio e 15.2 Ghirra.

Ha chiesto di parlare la deputata Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Su questo articolo e su tutto il lavoro emendativo sull'articolo 15 e, quindi, sui provvedimenti che riguardano la ciclabilità vogliamo essere molto chiari. Basterebbe questo articolo per sospendere e fermare l'azione su questo codice. Ve lo stanno dicendo le mobilitazioni nelle piazze, nelle città, ve lo stanno chiedendo gli amministratori locali, per trovare la quadra rispetto agli spazi di progettazione e di autonomia delle città, per regolare questo ambito delicato, particolare, ma anche con un potenziale importante nell'ambito della mobilità, della micromobilità e del benessere nelle città. Però, credo che andrete avanti. Come è stato già detto in questo dibattito, molti dei punti, purtroppo, sono stati trattati in maniera ideologica quando, sin dall'inizio, sin dal principio del lavoro in Commissione, abbiamo detto che questo è il codice della strada, è il codice su cui dobbiamo ricercare regole condivise, perché lo spazio su cui agisce, la strada, la parte urbana che viviamo deve essere uno spazio democratico e, quindi, inclusivo. Pensavamo, con questo passaggio su questo codice della strada, di provare a cambiare il paradigma, per cui non sono più le automobili che dettano il livello di sicurezza o di attenzione, ma la volontà di proteggere l'utenza debole, l'utenza che rischia e che muore di più. I numeri li avete ascoltati, in tanti interventi. Io ne aggiungo un altro, che non abbiamo sottolineato a sufficienza ed è quello economico, che riguarda il costo sociale: 18 miliardi di euro è il costo sociale degli incidenti e delle morti sulle nostre strade.

Sul tema della ciclabilità i punti ve li abbiamo sottolineati e indicati chiaramente. Riguardano l'autonomia dei sindaci e riguardano il passaggio che rende vaghe e difficilmente interpretabili, per chi le dovrà progettare o per chi dovrà portare a termine quelle che ci sono oggi, le nuove piste ciclabili rispetto alle segnaletica orizzontale e alle pavimentazioni. Questo è il dibattito più tecnico che abbiamo fatto in Commissione. Un altro passaggio è quello dell'obbligo di precedenza, che viene sostituito con un vago “prestare particolare attenzione”. Anche qui volevamo che avesse precedenza la sicurezza dei pedoni e dei ciclisti. I comuni e i sindaci e le sindache dovranno aspettare un decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti per stabilire le condizioni per la realizzazione delle corsie ciclabili. Chi più dei sindaci e delle sindache conosce il proprio territorio, conosce i luoghi dove si può essere sicuri (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), magari con progetti di partecipazione intorno alle scuole, coinvolgendo i protagonisti della mobilità ciclabile? Voi centralizzate tutto, in un fantomatico regolamento, che chissà quando arriverà e che chissà cosa conterrà.

Volevamo un altro tipo di approccio a questi temi. Volevamo ridurre la differenza di velocità con i mezzi motorizzati. Volevamo separare i flussi, affinché aumentasse il numero dei ciclisti, ce lo dice lo studio inglese sul Safety in numbers: più bici ci sono, meno morti ci sono. Volevamo uniformarci a livello europeo su questi temi. E, invece, andiamo dritti e i ciclisti - che, per l'80 per cento, muoiono a causa della velocità - continueranno ad essere utenti deboli e a sentirsi insicuri sulle strade italiane.

Il collega Berruto ha fatto un lavoro sul tema del sorpasso e, anche qui, manomettendo le parole, avete di fatto reso nullo il tema della distanza. Ma anche qui dovevamo far passare un principio: prima gli utenti deboli, prima gli utenti che rischiano di più la vita. Voi avete fatto, come sempre, prevalere la regola del più forte: in questo caso, la regola delle auto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Condivido ogni parola appena pronunciata dalla collega Bakkali. Questo articolo se la prende, in particolare, con le biciclette e, ancora una volta, mira a ridurre la capacità di intervento dei comuni nel definire la strategia della propria mobilità urbana, tra l'altro andando in totale antitesi rispetto a quello che è stato fatto in questi anni per rendere le nostre città sempre più vivibili e sempre più europee. Negli anni, abbiamo ricevuto ingenti finanziamenti per strutturare le nostre corsie ciclabili e abbiamo redatto i nostri piani urbani della mobilità sostenibile, che al proprio interno contengono dei biciplan molto puntuali e dettagliati, con cui i comuni hanno definito le strategie per rendere ciclabili i propri territori. Ora si torna indietro rispetto a queste politiche virtuose, che incentivavano l'uso delle biciclette, accentrando sul Ministro e sul Ministero la competenza per definire come dovranno essere strutturate tutte le infrastrutture per la ciclabilità. Questo è davvero uno degli articoli peggiori di questa proposta di modifica del codice della strada, che non va assolutamente nel senso della sicurezza, anche perché i dati dimostrano che proprio l'aumento della ciclabilità delle nostre città ha determinato una riduzione delle vittime. A differenza delle altre categorie di utilizzatori della strada, i ciclisti sono in diminuzione nei casi di incidentalità e credo che sarebbe opportuno continuare in questo percorso virtuoso che è stato tracciato.

Io credo che la cosa migliore sarebbe sopprimere questo articolo o, come abbiamo chiesto, rimandare alla delega - che era contenuta nell'articolo 17, adesso non ricordo che articolo sia diventato - la definizione di tutte le fattispecie ciclabili, che vengono indicate e modificate con queste disposizioni. E, ancora una volta, mi rivolgo ai relatori, per capire con loro se sia possibile fare questo passo oggi o se davvero vogliamo tornare così indietro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 15.1 Ghio e 15.2 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 15.4 Traversi e 15.5 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.7 Ghio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Passiamo agli identici emendamenti 15.8 Ghio e 15.11 Pastorella, su cui c'è il parere contrario di Commissione e Governo. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo su questo mio emendamento, in realtà perché è solo esemplificativo di alcune delle cose di buonsenso che sono state, purtroppo, eliminate da questo codice della strada, come, per esempio, la segnaletica orizzontale, molto utile per tutti coloro che, come la sottoscritta, ma come tanti altri, vanno in bici.

E, in effetti, quello che vediamo sulle piste ciclabili non è solo la questione dell'accentramento delle decisioni a Roma. Lo stesso succede - lo vedremo negli articoli successivi - addirittura per i parcheggi e le ZTL. Tante competenze fondamentali dei nostri comuni vengono riportate a Roma, e non si capisce per quale motivo. Ma è anche questione di che cosa vogliamo ottenere con queste misure e, al momento, sembra che non aggiungano alcuna certezza. Al contrario, anche in Commissione ci siamo non dico divertiti, ma sorpresi della vaghezza delle espressioni che questo articolo contiene: “prestare particolare attenzione”, “adeguato distanziamento”; cose che, quando poi si tratta di andare ad accertare la colpevolezza, in un incidente o in uno scontro tra una bici e un altro mezzo, sono davvero difficili da mettere su carta. Abbiamo ingenti e importantissimi avvocati e giuristi tra i nostri colleghi e nessuno si è mostrato soddisfatto di avere regole così vaghe, che potranno sicuramente dare adito a molta confusione.

Quindi, non c'è solo la centralizzazione, non c'è solo l'incertezza o l'accanimento, come se le piste ciclabili, ancora una volta, fossero qualcosa di sinistro e non qualcosa di buon senso, nel momento in cui tutti dobbiamo cercare di andare verso una mobilità dolce, nell'interesse delle città, della nostra area e di noi stessi. Questo vede, chiaramente, il voto contrario del mio gruppo e la perplessità riguarda quanto queste misure possano davvero migliorare la sicurezza della strada. Infatti, non dimentichiamocelo, non stiamo facendo un provvedimento contro le bici e le ciclabili, ma sulla sicurezza degli utenti della strada, e i ciclisti, mi spiace dirlo, sono anch'essi utenti. Non dimentichiamocelo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 15.8 Ghio e 15.11 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 93).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.15 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione… Revoco la votazione. Ha chiesto di parlare il deputato Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Presidente, grazie. Brevemente, per porre all'attenzione del Governo e del relatore la possibilità di accantonare questo emendamento, perché stiamo chiedendo di evitare che ci siano un'inesattezza e un'incertezza nell'applicazione della norma, in quanto la norma primaria fa riferimento a centri abitati con popolazione superiore a 10.000 abitanti. Ora, i vari comuni d'Italia non sono in grado di quantificare le persone che abitano il centro urbano. Tra l'altro, in alcuni comuni ci possono essere più centri urbani, pensiamo anche alle frazioni che possono esserci nei vari comuni. Quindi, per evitare qualsiasi tipo di incertezza nell'applicazione della norma, chiediamo di fare riferimento alla popolazione che abita nell'intero territorio comunale, così è ben perimetrato e si sa a cosa si fa riferimento. Magari potreste accantonarlo e valutare meglio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.15 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.16 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 95).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.17 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.21 Ghio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).

Passiamo all'emendamento 15.23 del deputato Pastorino, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Molto velocemente, perché i tempi sono quelli che sono. Sono molto d'accordo con l'intervento della collega Bakkali, di cui abbiamo parlato prima. In questo caso, viene cambiata la definizione di corsia ciclabile. Noi avevamo proposto una definizione molto simile a quella del testo, dopodiché segnalo - e lo dico ai tanti colleghi sindaci - che viene eliminata, per esempio, la segnaletica orizzontale continua o discontinua, che era un elemento di garanzia. Lo dico soltanto perché, come qualcuno ha detto, all'atto pratico, occorrerà vedere soprattutto nei piccoli comuni, di cui abbiamo parlato oggi nel question time, che hanno tanto bisogno e che di sicuro non hanno bisogno di contenziosi. Ve lo dico perché se uno prova, per propria esperienza, a cancellare qualsiasi cosa che ha tracciato per terra, che sia un divieto di sosta o una pista ciclabile, vengono sempre fuori momenti di confusione, oltre che di pericolo.

Quindi, invito a riflettere su questa nuova definizione di corsia ciclabile, anche perché poi c'è un passaggio successivo che contraddice questa definizione e lo segnalerò nel prossimo intervento, che è foriera davvero di grosse problematiche.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.23 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Prendo atto che il deputato Casu sottoscrive l'emendamento.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.27 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 15.28 Ghio e 15.29 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

È rientrato il collega Iaria, giustamente accolto con un applauso (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.30 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.1000 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 102).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.50 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 103).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.52 Ghio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 104).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.54 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 105).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 15.60 Traversi, 15.61 Ghirra e 15.62 Pastorella.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Le nuove disposizioni sopprimono un'innovazione che, a nostro avviso, era stata molto utile per incentivare la ciclabilità nelle nostre città, ovvero la possibilità che, in caso non ci fossero piste o corsie ciclabili, le bici potessero circolare sulle corsie preferenziali. Questa è una disposizione che neanche i sindacati contestano, nel senso che sappiamo che le bici possono essere di intralcio agli autobus, ma nella concreta realtà delle nostre città questo non accade. Quindi, non capiamo, perché ci sia la necessità di sopprimere questa disposizione.

Peraltro, anticipo un emendamento successivo, che abbiamo presentato proprio su indicazione dei sindacati, i quali chiedono di poter utilizzare le corsie preferenziali a meno che non ci sia una pista ciclabile nel raggio di 500 metri. Questo è un emendamento di buonsenso che consentirebbe una buona circolazione in sicurezza delle bici anche in assenza di piste ciclabili.

Quindi, spero che almeno uno di questi due emendamenti possa essere approvato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 15.60 Traversi, 15.61 Ghirra e 15.62 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 106).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.66 Ghirra, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 107).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.80 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 108).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.87 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 109).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.92 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Il deputato Casu sottoscrive.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 110).

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, volevo parlare…

PRESIDENTE. Lei non ha alzato la mano. Ho revocato duemila votazioni. Magari era distratto lei, io penso.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.93 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 111).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.95 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 112).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.98 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 113).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.1001 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 114).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 15.101 Berruto e 15.102 Traversi.

Ha chiesto di parlare il deputato Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. A ognuno di voi, colleghe e colleghi, sarà successo di vedere passare sotto casa il Giro d'Italia. La carovana di ciclisti, che a maggio fa innamorare tutti gli italiani, più o meno è composta da 200 atleti. Ora, immaginate che ogni anno, tutti gli anni, quei ciclisti, che avete visto passare davanti a voi, vengano uccisi sulla strada, uno per uno, tutti. Tutti gli anni una carovana non solo di atleti, ma di nonni, di lavoratori, di lavoratrici, di studenti, di bambine e di bambini in bicicletta viene uccisa sulla strada.

La battaglia culturale che vuole definire la distanza di un metro e mezzo nelle operazioni di sorpasso di un ciclista, come succede in decine di Paesi europei e del mondo, è condotta, da anni, da associazioni fatte di persone che hanno incontrato questo incubo. Voglio ricordare, per tutti, due di loro: Marco Cavorso, che ha perso Tommy, suo figlio tredicenne, in quel modo, e Marco Scarponi, fratello di un campione indimenticabile, Michele Scarponi, anche lui ucciso nello stesso modo.

Avete ricevuto tutti probabilmente in questi giorni una mailbombing. Ci sono centinaia di persone che ci hanno scritto, hanno scritto a noi, deputati e deputate, una e-mail il cui titolo era: puoi ancora evitare che io perda la vita in strada. Forse qualcuno sarà stato infastidito. Io ho risposto a tutti per spiegare - visto che fra le richieste c'era anche quella del metro e mezzo - che il Ministro Salvini ha scaltramente scritto nella proposta del codice della strada questa frase, depotenziandola, però, completamente con quell'inciso successivo: “ove le condizioni della strada lo consentano”. Quelle parole lasciano completamente indefinite e interpretabili le situazioni: quali sono le condizioni? La larghezza, la lunghezza, le condizioni meteorologiche, il traffico, l'umore degli autisti? La strada è di tutti, ma, lo ricordo, con una clamorosa differenza di partenza. Un ciclista magari fa spazientire un automobilista, lo fa tardare 5 minuti. Un automobilista distratto o nervoso ha, invece, fra le mani un'arma che può uccidere un ciclista. Chiedo, allora, a quest'Aula di portare a termine una battaglia combattuta da anni da tante persone che hanno perso i loro cari, per cui quell'obiettivo è diventato una ragione di vita, non quella dei propri cari, che purtroppo non può essere restituita, ma per la nostra vita. Quei 150 centimetri, veri, non camuffati, come nel testo del codice che ci proponete, fanno la differenza fra la vita e la morte, e inizierebbero, soprattutto, a cambiare la cultura di un Paese dove la strada è un campo di battaglia e anche un cimitero per i ciclisti.

Questo è il senso di questo emendamento, fare un passo in avanti culturale, per vedere le nostre strade riempirsi di questi cartelli, nel rispetto degli oltre 200 ciclisti uccisi ogni anno sulla strada (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Casu sottoscrive, a nome di tutto il gruppo.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Presidente, anche io intervengo per chiedere di sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, questa proposta emendativa, perché abbiamo accolto di buon grado il fatto che il Ministro Salvini abbia accolto la proposta di inserire la distanza di un metro e mezzo per il sorpasso dei ciclisti, ma, come ben diceva il collega Berruto, l'indicazione “ove le condizioni della strada lo consentano” chiaramente depotenzia questa disposizione, perché lascia nell'incertezza la norma. Quali sono le condizioni non è esplicitato e, soprattutto, non è esplicitato che deve essere sempre messa al primo posto la tutela della sicurezza dei ciclisti, piuttosto che ogni altra questione legata alla velocità o alla distanza delle automobili o degli altri mezzi che dovessero sorpassarli.

Pertanto ribadisco quanto abbiamo detto e sottolineato in Commissione. Senza questa frase la disposizione ha un profondo valore, con l'aggiunta delle condizioni assolutamente lo perde, la disposizione è depotenziata. Quindi, vi invitiamo, ancora una volta, a riflettere sulla possibilità di emendare questo comma per garantire la sicurezza dei ciclisti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 15.101 Berruto e 15.102 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 115).

Passiamo all'emendamento 15.104 Traversi.

Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Ci riprovo a parlare, vediamo un po' se stavolta ce la faccio. La collega ha già spiegato bene la contraddizione sulla tematica del metro e mezzo, che era partita anche cavalcata dal Ministro Salvini, dicendo che avrebbe portato avanti questa legge in maniera chiara e esaustiva, e invece non lo ha fatto. Quindi, ha messo di nuovo la stessa condizione che c'era prima, “ove le condizioni della strada lo consentono”. Di fatto, non dà alcun tipo di possibilità che questa disposizione del metro e mezzo di distanza di sicurezza per i ciclisti possa essere veramente effettiva.

Noi, però, in questo emendamento abbiamo ulteriormente cercato di specificare, perché ci sembra corretto specificare la differenza tra strade urbane e strade extraurbane. Quindi, semplicemente aggiungiamo che nelle strade urbane la distanza deve ridursi a un metro, anche perché nelle strade urbane ci dovrebbe essere una velocità di percorrenza delle auto più bassa, cosa che il codice della strada, invece, in questa nuova versione, non sembra perseguire come modello di mobilità urbana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.104 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 116).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.106 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 117).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.1002 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 118).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.108 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione… No, revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su tutti questi emendamenti che sono in serie, tutti nostri, che riguardano la possibilità di evitare che questo codice riesca a complicare l'utilizzo delle biciclette sia in città sia nelle strade extraurbane. Di per sé noi aggiungiamo e sottolineiamo anche il fatto che questa nuova revisione del codice della strada va nell'ottica di far ritornare la bicicletta un mezzo di trasporto di serie B. Invece, come abbiamo detto più volte, in tutta Europa la bicicletta, i monopattini, i velocipedi, anche a propulsione elettrica, stanno diventando uno strumento di mobilità urbana e anche intermodale di utilizzo molto frequente. Con queste modifiche al codice della strada andiamo a creare tutta una serie di problematiche in modo che la bicicletta non possa essere usata come mezzo di trasporto, ma debba essere usata solo in maniera ludica, tornando a un'idea vecchissima che le biciclette e le piste ciclabili servono solo per fare la gita della domenica, invece che essere mezzi di trasporto per spostarsi nelle città, in tutte le città italiane, in maniera sostenibile e anche più efficiente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.108 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 119).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.109 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 120).

Passiamo all'emendamento 15.111 Traversi.

Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Questo emendamento va a specificare che ormai esistono mezzi di trasporto che vengono usati non solo per spostarsi dal punto di vista dei cittadini normali; vengono usati mezzi di trasporto, velocipedi elettrici, a propulsione elettrica, per il trasporto di merci. Quindi, da questo punto di vista, le bici cargo sono ormai una realtà e sono anche un mezzo di trasporto per fare l'ultimo miglio molto interessante.

Ed è per questo che abbiamo presentato questo emendamento in modo da riuscire a far sì che queste nuove possibilità di spostare merci e di aiutare questi lavoratori siano inserite nel nuovo codice della strada. Come al solito, però, come abbiamo detto prima, tutta la parte della tematica legata alla mobilità sostenibile sembra essere stata messa da parte da questo decreto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.111 Traversi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 121).

Passiamo all'emendamento 15.113 Pastorella.

Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Questo emendamento è sulla scia di quello che diceva la collega Ghirra. Mi riferisco al fatto, forse un po' controintuitivo per la maggior parte di noi, che permettere non solo alle biciclette, ma nel mio caso anche a motorini e moto di andare sulle corsie preferenziali, salvo ordinanza del sindaco per motivi di sicurezza, in realtà, è una buona cosa per la sicurezza della strada in senso più completo; e ciò non solo perché le corsie preferenziali sono molto spesso vuote rispetto alla strada, alla carreggiata normale, quindi permettono una fluidità maggiore e un minore rischio di incidenti, ma anche perché possono essere quindi considerate come una sorta di carreggiata condivisa tra mezzi che non si fanno concorrenza, le cui fermate sono prevedibili, perché il mezzo pubblico, un ciclista o un motociclista sanno esattamente dove è la fermata e sono più avvezzi anche a stare attenti agli altri utenti della strada, perché hanno corsi di aggiornamento e quant'altro.

Quindi, pensiamo che questo emendamento possa andare nel senso di una maggiore sicurezza e speriamo, di conseguenza, che il Governo possa cambiare idea, visto che non è solo a favore delle bici, ma anche di moto e motorini, su cui, forse, siete un pochino più clementi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.113 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 122).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 15.114 Ghio e 15.115 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione…revoco la votazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Presidente, grazie per avermi visto. Prima ha inteso che volessi sottoscriverlo, ma era il mio, non potevo sottoscriverlo due volte e, quindi, eccoci qua, recupero anche un po' l'intervento di prima. Capisco che andiamo un po' veloci, però, magari, attenzioniamo un po' più le cose. Questo emendamento, insieme agli altri…

PRESIDENTE. No, siccome non ho visto la sua firma, ero concentrato sulla collega Ghirra.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Ci mancherebbe, anche io ero concentrato su di lei…

PRESIDENTE. In questo caso, ha ragione lei e ho revocato la votazione.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). …sa che non faccio polemica, poi ho i minuti contingentati, quindi vado al dunque. Questo emendamento demanda a questo decreto del Ministero le condizioni per la realizzazione della corsia ciclabile. Il nostro emendamento era finalizzato a cambiare le parole: “sentita la Conferenza Unificata” con: “previa intesa con la Conferenza Unificata”, perché questa modifica delle corsie ciclabili, di ogni altro tipo di segnaletica vuol dire due cose: in primo luogo, aumento dei costi potenziali per i comuni, che hanno fatto le strisce ciclabili due anni fa; in secondo luogo, pericolo per i cittadini, nel momento in cui, comunque, vengono cambiate le abitudini.

Riprendo anche l'intervento che avrei voluto fare prima, mettendomi nei panni di questo Ministero che immagino alle prese con questo nuovo testo, per cui, da una parte, in virtù di quanto abbiamo letto per la nuova definizione di precedenza, di cui al nuovo articolo 4-bis, dovrà capire e tradurre come prestare particolare attenzione ai pedoni e ai ciclisti. Quindi, si passa da un concetto di dare la precedenza a un concetto molto soggettivo di prestare particolare attenzione.

Ma, soprattutto, visto che con questo decreto il Ministero dovrà anche definire le corsie ciclabili, segnalo al relatore e al Governo una cosa di cui, evidentemente, non mi ero accorto, perché dovrà anche capire cosa intendiamo per corsie ciclabili. Lo segnalo ai relatori, sperando che mi stiano ascoltando, perché, se la corsia ciclabile è quella definita dal nuovo articolo 12-bis, dove le strisce continue o discontinue non ci sono, il Ministero - sempre lui, quello un po' grosso - dovrà capire anche perché i conducenti dei veicoli a motore devono dare la precedenza ai velocipedi circolanti nelle corsie ciclabili delimitate da strisce discontinue. Quindi, delle due l'una. L'intervento che volevo fare prima era di questo tenore, perché l'articolo 145, con la nuova concezione di precedenza, e l'articolo 12-bis, con la nuova definizione di corsia ciclabile non si parlano, perché, come ho segnalato durante l'intervento, le strisce continue o discontinue vengono eliminate nel nuovo testo e, quindi, non ci possono essere due parti diverse del codice. Questo lo segnalavo anche con spirito di collaborazione, perché era una cosa di cui, evidentemente, non mi ero accorto nemmeno io.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottoscrivo l'emendamento del collega Pastorino, però, rivolgo veramente un appello a tutti noi. È chiaro che questo codice - lo stiamo dicendo, lo ha spiegato molto bene il collega Berruto - sta introducendo norme che sono impossibili, come, ad esempio, il rispetto del metro e mezzo di distanza, ove possibile, così come è molto difficile andare a capire cosa si intenda nel nuovo codice per questo maggiore rispetto che si deve avere nei confronti dei pedoni e dei ciclisti. La parola “precedenza” ha un significato chiaro, il “maggiore rispetto” può essere interpretabile in maniera molto soggettiva.

Però c'è una cosa che deve essere chiara: esiste anche un limite a ciò che di impossibile si scrive in una norma. Non ci può essere un articolo che preveda che non ci sia più la delimitazione visiva a terra delle piste ciclabili e poi l'articolo seguente che preveda che un determinato comportamento si può portare avanti solo laddove questa delimitazione visiva sia segnalata. Sommessamente, rispondo al MIT, che, attraverso una nota che ho letto, ci ha ricordato l'importanza delle tante osservazioni che sono arrivate dalle associazioni delle vittime, dai comitati e anche da semplici cittadini, che ci hanno scritto, in queste ore, dicendo al Partito Democratico e all'opposizione: mi raccomando, non sbagliate strada.

Noi abbiamo ricevuto tante segnalazioni e vi diciamo: non solo abbiamo ricevuto le stesse segnalazioni che avete ricevuto, ma abbiamo anche cercato di tradurre queste segnalazioni in emendamenti per portarle all'interno del nuovo codice della strada. E questo lo stiamo ancora facendo, nonostante le preoccupazioni e le difficoltà, perché pensiamo che dobbiamo scrivere delle norme che migliorino e non peggiorino la situazione. Non pretendiamo che diate la stessa attenzione a queste segnalazioni, a queste denunce e a questo grido di dolore, vi chiediamo almeno una cosa: rileggete gli articoli del codice che state portando avanti, perché non si può - come ha segnalato bene il collega Pastorino - togliere un aspetto in un articolo e, nell'articolo seguente, considerarlo obbligatorio. Almeno questo siete ancora in tempo per correggerlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Gli aspetti più critici di questa disposizione sono già stati sottolineati dai colleghi. Intervengo per ribadire come sia abbastanza assurdo che, per definire le condizioni e la segnaletica per la realizzazione delle corsie ciclabili, dobbiamo attendere un decreto ministeriale, visto che, finora, la competenza è stata dei comuni, delle amministrazioni, che ben conoscono la composizione delle proprie arterie stradali, le criticità, le positività di introdurre corsie ciclabili in alcune zone e che, soprattutto, avranno enormi difficoltà adesso, così come il Ministero, visto che all'interno di questo articolo c'è scritto tutto e il contrario di tutto. Forse, prima di portare all'esame dell'Aula questo testo, sarebbe stato il caso di rivedere le disposizioni affinché ci fosse una coerenza interna e perché la ciclabilità nelle nostre città fosse garantita in sicurezza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 15.114 Ghio e 15.115 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 123).

Colleghi, al fine di organizzare i nostri lavori, mi risulta che sia stata raggiunta un'intesa tra i gruppi, nel senso di interrompere l'esame del provvedimento alle ore 19,30 e di riprenderlo nella seduta di martedì 19 marzo, a partire dalle ore 12. Così è convenuto.

Passiamo agli identici emendamenti 15.117 Ghio e 15.120 Pastorino.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 15.117 Ghio e 15.120 Pastorino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 124).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 125).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 15.03 Pastorella. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Questo articolo aggiuntivo, secondo me, è fondamentale, perché chi non ha pensato o forse ha avuto paura o ha sognato delle strade con tantissime macchine a guida autonoma? Oramai è una realtà, questo sembra essere il futuro verso cui il settore dell'automotive si sta muovendo sempre di più e che può fare bene anche alla sicurezza stradale.

Ora io riconosco ai relatori il fatto che nella parte di delega della legge abbiano cercato, in qualche maniera, di rafforzare una frasetta - che, purtroppo, devo definire tale - molto vaga e molto pavida sulle sperimentazioni, i progetti piloti, “forse, vediamo”, eccetera. Io penso che questo Governo possa e debba avere un po' più di coraggio, perché se c'è un tema su cui non si è mostrato ideologicamente contrario è proprio quello dell'innovazione. Allora, propongo qui, come ho proposto in Commissione, un cambiamento proprio alla natura stessa del codice della strada che dovrebbe sopprimere le parole “guidate dall'uomo”, in modo da avere un quadro ampio e strutturale che già preveda, nella parte centrale e fondamentale del codice della strada, che non tutti i veicoli debbano in effetti essere guidati dall'uomo. Ora non mi sarei mai permessa di proporre un cambiamento così epocale, senza fare riferimento alla normativa vigente internazionale - Regolamento delle Nazioni Unite e Convenzione di Vienna -, lasciando naturalmente tutte le modifiche del caso, come hanno fatto altri Paesi, a livello tecnico, che ia sulla responsabilità civile, sulle questioni di viabilità e di urbanistica. Insomma, è ovvio che un emendamento di questo genere, strutturale, da solo non basti, ma deve essere un primo passo comprensivo e come generale in senso buono in modo che poi tutte le fattispecie, che vedremo arrivare per forza di cose nel futuro, possano essere ricomprese in questa grande definizione. Quindi, ancora una volta invito il Governo al coraggio di ammettere che questa è una realtà già adesso, che lo sarà sempre di più nel futuro e che, quindi, mettere solo due o tre paroline in legge delega non sia la maniera giusta di affrontare questo tema importantissimo, il tema della guida autonoma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 15.03 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo, nonché della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 126).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 15.016 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo, nonché della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 127).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 15.017 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 128).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 129).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, chiedo scusa, nell'ultima votazione il voto corretto da parte del gruppo era contrario.

PRESIDENTE. Sta bene, così resta stabilito agli atti.

Invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 16.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie Presidente, i pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 16.01002 Ghirra. Ha chiesto di intervenire la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie Presidente. Su questo articolo aggiuntivo abbiamo provato a fare delle riflessioni in Commissione, che hanno portato a una sintesi che non ci soddisfa. Noi avevamo proposto questo testo anche in Commissione prevedendo che i mezzi pesanti fossero dotati di una segnaletica adesiva che fosse facilmente visibile dagli utenti deboli della strada, per verificare quali fossero gli angoli ciechi di questi mezzi e quindi prestare attenzione, sapendo che chi li guida rischia di non vedere l'utenza debole.

E avevamo proposto che, d'altro canto, avessero anche dei dispositivi che emettessero un segnale acustico per consentire a chi guida questi mezzi di percepire la presenza di utenti deboli e fragili. Le caratteristiche tecnico-costruttive e funzionali sono rinviate a un decreto e riteniamo che la formulazione che proponiamo sia più completa e garantista rispetto alla sintesi a cui è arrivata la Commissione. Quindi, anche in questo caso, chiedo ai relatori di valutare se questa formulazione che noi stiamo proponendo possa andare nella giusta direzione, integrando la dicitura che prevede esclusivamente la riduzione degli angoli morti, così definiti dalla nuova dicitura di legge, e, quindi, chiedo ai relatori se fosse possibile accantonare questo emendamento oppure rivedere il parere.

PRESIDENTE. Relatrice Maccanti?

ELENA MACCANTI, Relatrice. Grazie, Presidente. Noi non accogliamo la richiesta di accantonamento. Come ben sanno i membri della Commissione, su questo tema abbiamo fatto davvero un approfondimento molto serio in Commissione, sia sotto il profilo parlamentare sia confrontandoci con i tecnici e con il Governo.

Sapete bene che, per quanto riguarda i mezzi di nuova immatricolazione, i dispositivi relativi al controllo degli angoli ciechi saranno obbligatori a partire dal 2024; sui mezzi già circolanti, sapete altrettanto bene che c'è un problema, ed è un problema che deve essere approfondito. Abbiamo provato a farlo in Commissione, ma non possono essere omologati, come sapete, i singoli kit che riguardano gli angoli ciechi. C'è ancora un'interlocuzione con l'Europa e ripeto che sui mezzi circolanti ci sarebbe un problema anche rispetto agli autotrasportatori dell'Unione europea che dovessero venire a circolare in Italia. Io credo che in Commissione, tanto i relatori quanto la maggioranza - c'erano anche emendamenti di maggioranza - abbiano dimostrato buonsenso e di voler addivenire a una soluzione, su questo vi chiedo davvero di presentare un ordine del giorno, che consentirà un ulteriore approfondimento.

Quindi, confermiamo il parere contrario, che però è un parere assolutamente, ci sentiamo di dire, approfondito e anche motivato tecnicamente.

PRESIDENTE. Quindi, c'è una risposta negativa sulla proposta di accantonamento e una proposta di presentare un ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottoscrivere l'emendamento della collega Ghirra - saranno, poi, gli interventi del collega Gianassi e di altri colleghi a spiegare quanto sia fondamentale prendere una posizione sul tema - e per, purtroppo, dover correggere un passaggio dell'intervento della relatrice che, quando ha posto il tema, ha detto: da giugno i dispositivi per il controllo degli angoli ciechi saranno obbligatori. No, gli angoli ciechi esistono già, uccidono 200 persone l'anno e bisogna, da questo momento, mettere in campo soluzioni. Da giugno ci sarà una direttiva europea per i nuovi mezzi. Quello che chiediamo non è di inseguire l'Europa, non è di aspettare l'Europa, ma di trovare, in Italia, una soluzione per fermare la strage nelle nostre strade. Si può fare, se lo vogliamo fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 16.01002 Ghirra, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 130).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 16.03 Gianassi.

Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Siamo all'articolo aggiuntivo 16.01?

PRESIDENTE. No, siamo all'articolo aggiuntivo 16.03 Gianassi, a pagina 32 del fascicolo.

La deputata Pastorella rinuncia.

Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ogni anno, in Italia, muoiono 200 persone per l'investimento da parte di mezzi pesanti che si muovono anche a modesta velocità, perché ci sono gli angoli ciechi e la visuale dell'autista è coperta. L'Unione europea è intervenuta con una normativa che impone ai mezzi di nuova immatricolazione di dotarsi dei sensori obbligatori che arrestano il mezzo e impediscono l'investimento. Però, occorreranno molti anni prima che tutti i mezzi in circolazione in Italia siano dotati del sistema di riconoscimento e blocco del mezzo. Sino ad allora, come ci dicono le statistiche, ogni anno 200 persone moriranno.

Abbiamo proposto, in Commissione, e lo ripresentiamo qui, che non ci sono contrarietà tecniche. Come è possibile installare i sensori sui mezzi di nuova immatricolazione, infatti, è possibile farlo sui mezzi in circolazione. Abbiamo chiesto, con questo emendamento, di mettere mano alla normativa imponendo anche ai mezzi che circolano di dotarsi di questi sensori. I comuni italiani si sono già mossi autonomamente, senza la copertura del legislatore. Il comune di Milano ha adottato un'ordinanza per impedire l'accesso dei mezzi che non sono dotati di sensori in alcune zone della città; il comune di Firenze, attraverso la società di gestione dei servizi pubblici, ha autonomamente scelto, attraverso quella società, di dotare i mezzi in possesso di quell'azienda dei sensori obbligatori. Sono sperimentazioni, iniziative che assumono i comuni, in assenza di una norma nazionale finalizzata a salvare vite umane. Però, i soggetti che hanno il potere di decidere e di assumere una posizione che risolva il problema, grazie all'utilizzo della tecnologia, sono il Governo e il Parlamento e l'occasione è questa, l'approvazione del codice della strada, senza rinvii, senza scuse. Salvini ha parlato di sicurezza: se vuole fare sicurezza, non a parole ma con i fatti, deve fare leggi. Questo emendamento consente alla legislazione italiana di salvare 200 vite l'anno.

Chiediamo, quindi, un ripensamento al Governo e alla maggioranza, senza nascondersi dietro problematiche di tipo tecnico, e di dare parere favorevole, in modo concreto, a una misura che aiuta la sicurezza nelle nostre strade e che sostiene l'opera dei comuni che sono stati, sino ad oggi, abbandonati dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Senza perdere tempo, sottoscrivo tutto quello che è stato detto e ci aggiungo un pezzettino, cioè che non solo i comuni sono stati più coraggiosi ma, recentemente, il comune di Milano ha anche vinto un appello, un ricorso. Nonostante la sentenza del TAR avesse decretato che la restrizione all'accesso in area B per i mezzi non dotati di sensori per angoli ciechi non fosse corretta, la Corte costituzionale, invece, ha accolto il ricorso del comune di Milano. Ancora una volta siamo davanti al fatto che le corti debbono intervenire laddove la normativa non è chiara, indicando però una strada e dicendo che, se il comune di Milano può impedire l'accesso di questi mezzi privi di sensori per angoli ciechi, vuol dire che si può richiedere che la flotta esistente si doti di questi sensori. Quindi, cerchiamo di ascoltare le nostre corti, che molto spesso sono addirittura più avanti di noi, e soprattutto i nostri comuni

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Roggiani, a titolo personale. Ne ha facoltà.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Sì, a titolo personale. Grazie, Presidente. Volevo semplicemente unirmi a quello che già hanno detto i miei colleghi. A Milano, l'anno scorso sono morte 19 persone, tra pedoni e ciclisti. A fianco dei comuni che hanno deciso coraggiosamente di affrontare questo tema prima che lo Stato venisse incontro ad essi - anzi, non viene incontro, purtroppo, con una normativa e non viene incontro, come ha spiegato bene il collega Gianassi, perché non c'è la volontà di farlo - e a fianco dei comuni che hanno provato a inserire una nuova normativa ci sono state, in questi giorni, tantissime associazioni e tantissime persone che sono scese in piazza, che hanno inondato le vostre caselle di posta, che vi hanno mandato video di persone che hanno perso i loro familiari sulla strada. Allora, io mi chiedo: il compito oggi, qui, non è quello di proteggere le vittime che ancora non ci sono state, attraverso una normativa che già l'Unione europea ci chiede di adottare? Allora, perché non facciamo questo scatto, perché non rispondiamo con un gesto vero a tutte quelle persone che si sono mobilitate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casu, a titolo personale. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). A titolo personale, solamente per chiedere questo. Sono le 19,29 e abbiamo un impegno a concludere alle 19,30. È un tema attesissimo, c'è il Paese che sta aspettando di sapere cosa faremo sugli angoli ciechi. Possiamo perlomeno accantonare questo emendamento e riprendere questa discussione, dopo un ulteriore approfondimento, fra alcuni giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)? Io non capisco l'urgenza di dire di no alla necessità di impegnarsi a livello nazionale. Se i comuni avanzano proposte, si dice loro che bisogna avere una linea nazionale e, se si deve fare la linea nazionale, bisogna dire non devono operare i comuni. Dobbiamo dare un'indicazione chiara. Accantoniamo questo emendamento e riprendiamo la discussione proprio da questo tema, martedì, alle 12 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Mi pare che i relatori non abbiano intenzione di accogliere la sua proposta. Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 16.03 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 131).

Come preannunciato, interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella giornata di martedì 19 marzo, a partire dalle ore 12.

Organizzazione dei tempi di esame di progetti di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti progetti di legge: proposta di legge n. 851-A, in materia di prezzi nei contratti di cessione dei progetti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità; disegno di legge 1532-ter-A, recante “Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore” (Vedi l'allegato A).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, e nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 13 marzo 2024, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il senatore Maurizio Gasparri, in sostituzione della senatrice Daniela Ternullo, dimissionaria.

Comunico, inoltre, che, in data 13 marzo 2024, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, la senatrice Antonella Zedda, in sostituzione del senatore Marco Scurria, dimissionario.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Grazia Di Maggio. Ne ha facoltà, per 2 minuti.

GRAZIA DI MAGGIO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi è il 13 marzo, una data che, probabilmente, per molti non significa nulla, ma per noi di Fratelli d'Italia questa data ha un riferimento preciso, che porta il nome di Sergio Ramelli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), un ragazzo che, 49 anni fa, venne brutalmente assassinato e aggredito sotto casa, a Milano. Venne aggredito senza alcuna colpa, senza alcun atteggiamento provocatorio, senza nulla, se non la sua appartenenza al Fronte della Gioventù dell'allora Movimento Sociale Italiano, senza nulla che potesse giustificare quell'atroce barbarie e quell'odio esercitato nei suoi confronti. Era il 13 marzo del 1975, quando Ramelli fu aggredito e assassinato da alcuni studenti della Facoltà di medicina, militanti di estrema sinistra di Avanguardia Operaia, perché aveva semplicemente espresso, all'interno di un tema scolastico, la sua posizione e il suo dissenso nei confronti delle azioni perpetrate dai terroristi delle Brigate Rosse. fu colpito sotto casa a colpi di chiavi inglesi. Erano troppi e non ebbe possibilità di scampo. Ramelli, dopo più di un mese di agonia, morì il 29 aprile dello stesso anno. Di fronte a un gesto così orribile, di fronte all'orrore di questa violenza, mossa soltanto da un odio viscerale nei confronti di coloro che la pensavano diversamente, noi, oggi, abbiamo fatto memoria, anche grazie all'impegno di coloro che l'hanno conosciuto e che non lo hanno mai dimenticato. Grazie all'impegno del Sottosegretario Paola Frassinetti, a Milano, nella scuola che Sergio frequentava, l'istituto Molinari, oggi è presente una targa commemorativa, grazie all'impegno che si rinnova ogni anno e che viene tramandato alle nuove generazioni. Il sacrificio di Sergio, tuttavia, non deve mai essere una rivendicazione di una parte, ma deve rimanere un monito per le nuove generazioni, per combattere ogni forma di violenza, soprattutto di natura politica, e per rafforzare un dialogo sano, un dialogo costruttivo e un rispetto reciproco.

Oggi, signor Presidente, a 50 anni di distanza da quel momento, Sergio Ramelli è presente, con il gruppo di Fratelli d'Italia. Ma mi auguro che con la partecipazione di tutti, una partecipazione cosciente e convinta, possa essere presente anche in quest'Aula del Parlamento. Ciao, Sergio (Applausi - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Presidente, in questi giorni, alcuni operai sono usciti da casa senza potervi rientrare per abbracciare da vivi i loro cari e i loro affetti. Si chiamavano: Andi Rexhepi, operaio di 43 anni precipitato da un tetto in provincia di Brescia; Giuseppe Borrelli, 25 anni, morto in un'azienda in provincia di Caserta; Latif Rana Zahid, rider di 43 anni, morto in provincia di Roma; infine, proprio oggi Gianfranco Conte, operaio di 37 anni, morto schiacciato in un'azienda in provincia di Brindisi. Presidente, questi sono i numeri e dietro questi numeri ci sono vite umane. La nostra Repubblica, fondata sul lavoro, crolla ogni giorno che muore un lavoratore, crolla ogni giorno che muore una lavoratrice, crolla ogni giorno che questa strage di guerra al lavoro e alla classe operaia continua.

Presidente, faccio questo invito per suo tramite al Governo: ogni giorno, celebriamo, ogni giorno, parliamo di morti sul lavoro, ma, puntualmente, i numeri dei morti sul lavoro continuano a crescere e ad aumentare. È una strage che deve finire. È una strage che richiama il senso di civiltà della nostra Repubblica, il senso di civiltà e la tenuta stessa della nostra Repubblica.

Concludo, Presidente, dicendo che quello che stiamo vivendo è la vergogna della nostra Repubblica, è uno sfregio alla nostra Repubblica, ma è anche l'essenza stessa della Repubblica che viene a mancare ogni volta che ci sono i morti sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ieri, martedì 12 marzo, a Cervia, comune nella provincia di Ravenna, si sono riunite centinaia di persone. Una manifestazione indetta dalle tre sigle sindacali, CGIL, CISL e UIL, con gli 88 operai e operaie dell'ex Farmografica che stanno cercando di attirare l'attenzione di questo Governo, perché non c'è più tempo. Il 29 marzo scade la procedura di licenziamento collettivo e siamo in una fase di stallo negli accordi e questo perché non stiamo dando seguito a quanto questo Parlamento ha votato all'unanimità, col parere favorevole del Governo, ovvero che all'azienda che vuole subentrare a queste eccellenze del made in Italy nel territorio cervese sia data la possibilità di accedere agli stessi incentivi e alle stesse sovvenzioni delle altre aziende alluvionate, perché questo è il tema: dare un orizzonte di aiuto e di sostegno a chi vuole continuare a produrre e a creare occupazione sul territorio, a maggior ragione su un territorio che è stato alluvionato.

Quindi, abbiamo votato qui questo provvedimento, lo abbiamo assunto - ripeto - all'unanimità e gli non stiamo dando seguito. Mancano pochissimi giorni, perché il 29 marzo è alle porte. Non è più sopportabile né tollerabile il rimpallo tra il Governo e la struttura commissariale, perché questo è un provvedimento che va assunto dal Governo e dal Ministero e manca solo una cosa: manca la volontà di farlo e la rapidità, perché - ripeto - manca pochissimo tempo.

Ieri, in piazza non c'erano rappresentanti della destra di questa maggioranza di Governo.

Non eravate ieri in piazza a Cervia con centinaia di persone, con le famiglie degli operai e delle operaie. Almeno palesatevi qui, palesatevi con le azioni che possono dare seguito al salvataggio dell'ex Farmografica di Cervia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 14 marzo 2024 - Ore 9,30:

1. Comunicazioni del Governo sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

La seduta termina alle 19,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 la deputata Longi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 12 e 71 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 17 il deputato Graziano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 18 la deputata Morfino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 20 il deputato La Salandra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 44 il deputato Schiano di Visconti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 59 il deputato De Corato ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 77 il deputato Cannata ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 77 e 87 la deputata Serracchiani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 80 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 112, 123 e 124 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 129 la deputata Cavandoli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1759 - ODG 9/1759/4 266 257 9 129 103 154 86 Resp.
2 Nominale ODG 9/1759/6 263 253 10 127 100 153 86 Resp.
3 Nominale ODG 9/1759/9 266 264 2 133 111 153 85 Resp.
4 Nominale ODG 9/1759/10 266 257 9 129 110 147 84 Resp.
5 Nominale ODG 9/1759/11 267 257 10 129 105 152 83 Resp.
6 Nominale ODG 9/1759/12 264 258 6 130 111 147 83 Resp.
7 Nominale ODG 9/1759/13 262 252 10 127 104 148 83 Resp.
8 Nominale ODG 9/1759/14 261 253 8 127 113 140 83 Resp.
9 Nominale ODG 9/1759/15 262 252 10 127 106 146 82 Resp.
10 Nominale ODG 9/1759/17 256 243 13 122 106 137 82 Resp.
11 Nominale ODG 9/1759/18 264 249 15 125 108 141 82 Resp.
12 Nominale ODG 9/1759/19 259 259 0 130 254 5 82 Appr.
13 Nominale ODG 9/1759/22 259 252 7 127 247 5 82 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/1759/23 RIF 265 264 1 133 262 2 82 Appr.
15 Nominale ODG 9/1759/24 255 254 1 128 113 141 82 Resp.
16 Nominale ODG 9/1759/25 267 259 8 130 112 147 80 Resp.
17 Nominale ODG 9/1759/26 263 263 0 132 119 144 79 Resp.
18 Nominale ODG 9/1759/27, 28 RIF 267 265 2 133 262 3 79 Appr.
19 Nominale ODG 9/1759/29 260 259 1 130 121 138 79 Resp.
20 Nominale DDL 1759 - VOTO FINALE 256 200 56 101 154 46 74 Appr.
21 Nominale DDL 1435-A E ABB - EM 1.1000 265 265 0 133 119 146 90 Resp.
22 Nominale EM 1.20 265 256 9 129 110 146 87 Resp.
23 Nominale ARTICOLO 1 259 249 10 125 143 106 86 Appr.
24 Nominale EM 2.1001 255 184 71 93 49 135 86 Resp.
25 Nominale ARTICOLO 2 257 251 6 126 251 0 86 Appr.
26 Nominale EM 3.1 248 242 6 122 108 134 86 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 3.2 253 248 5 125 108 140 86 Resp.
28 Nominale ARTICOLO 3 254 245 9 123 139 106 86 Appr.
29 Nominale ART PREM 04.03 253 248 5 125 107 141 86 Resp.
30 Nominale ART PREM 04.05 258 253 5 127 111 142 86 Resp.
31 Nominale ART PREM 04.04 257 254 3 128 115 139 85 Resp.
32 Nominale EM 4.8 256 256 0 129 98 158 84 Resp.
33 Nominale EM 4.500 257 253 4 127 252 1 84 Appr.
34 Nominale EM 4.12 256 255 1 128 122 133 83 Resp.
35 Nominale EM 4.13 259 256 3 129 111 145 83 Resp.
36 Nominale ARTICOLO 4 260 209 51 105 145 64 83 Appr.
37 Nominale ART PREM 05.01 251 248 3 125 112 136 83 Resp.
38 Nominale EM 5.10 256 251 5 126 114 137 83 Resp.
39 Nominale EM 5.18 255 251 4 126 113 138 83 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 5.28 250 246 4 124 111 135 83 Resp.
41 Nominale ARTICOLO 5 256 153 103 77 151 2 83 Appr.
42 Nominale EM 6.600 255 253 2 127 252 1 83 Appr.
43 Nominale ARTICOLO 6 259 252 7 127 252 0 83 Appr.
44 Nominale EM 7.1000, 7.1001 253 245 8 123 96 149 83 Resp.
45 Nominale EM 7.22 257 161 96 81 8 153 83 Resp.
46 Nominale EM 7.15 254 251 3 126 99 152 83 Resp.
47 Nominale ARTICOLO 7 258 246 12 124 140 106 83 Appr.
48 Nominale ART AGG 7.024 251 246 5 124 100 146 83 Resp.
49 Nominale ART AGG 7.026 257 201 56 101 10 191 83 Resp.
50 Nominale EM 8.500 260 260 0 131 259 1 83 Appr.
51 Nominale EM 8.1002 256 242 14 122 92 150 83 Resp.
52 Nominale EM 8.1000 261 251 10 126 108 143 83 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale EM 8.1001 265 263 2 132 112 151 83 Resp.
54 Nominale ARTICOLO 8 264 144 120 73 142 2 83 Appr.
55 Nominale ARTICOLO 9 264 251 13 126 251 0 83 Appr.
56 Nominale EM 10.1000 266 262 4 132 109 153 82 Resp.
57 Nominale EM 10.1003 261 253 8 127 105 148 82 Resp.
58 Nominale EM 10.1001 254 254 0 128 94 160 82 Resp.
59 Nominale EM 10.1002 255 253 2 127 96 157 82 Resp.
60 Nominale EM 10.9, 10.10 265 263 2 132 104 159 82 Resp.
61 Nominale EM 10.25 263 260 3 131 100 160 82 Resp.
62 Nominale EM 10.26 266 264 2 133 102 162 82 Resp.
63 Nominale EM 10.29, 10.30 260 257 3 129 101 156 82 Resp.
64 Nominale EM 10.37 260 258 2 130 107 151 82 Resp.
65 Nominale EM 10.40, 10.41 262 258 4 130 116 142 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale EM 10.43 249 238 11 120 100 138 81 Resp.
67 Nominale EM 10.46 252 247 5 124 109 138 81 Resp.
68 Nominale ARTICOLO 10 248 242 6 122 139 103 81 Appr.
69 Nominale ART AGG 10.011 243 241 2 121 113 128 81 Resp.
70 Nominale ART AGG 10.024 248 232 16 117 97 135 81 Resp.
71 Nominale ART AGG 10.026 250 209 41 105 72 137 81 Resp.
72 Nominale ART AGG 10.038 254 252 2 127 102 150 81 Resp.
73 Nominale ARTICOLO 11 253 247 6 124 242 5 81 Appr.
74 Nominale ARTICOLO 12 253 248 5 125 248 0 81 Appr.
75 Nominale EM 13.600 255 144 111 73 144 0 81 Appr.
76 Nominale ARTICOLO 13 258 145 113 73 145 0 81 Appr.
77 Nominale EM 14.1 259 257 2 129 116 141 80 Resp.
78 Nominale EM 14.3 257 256 1 129 113 143 80 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale EM 14.5, 14.6, 14.7, 14.8 263 262 1 132 111 151 80 Resp.
80 Nominale EM 14.10, 14.11 260 260 0 131 112 148 80 Resp.
81 Nominale EM 14.13 261 260 1 131 110 150 80 Resp.
82 Nominale EM 14.14 263 259 4 130 107 152 80 Resp.
83 Nominale EM 14.16 263 248 15 125 98 150 80 Resp.
84 Nominale EM 14.17 258 256 2 129 109 147 80 Resp.
85 Nominale EM 14.18 265 263 2 132 112 151 80 Resp.
86 Nominale EM 14.19 256 254 2 128 104 150 80 Resp.
87 Nominale EM 14.21, 14.22, 14.23 260 258 2 130 111 147 79 Resp.
88 Nominale EM 14.25 258 256 2 129 110 146 79 Resp.
89 Nominale ARTICOLO 14 260 249 11 125 147 102 79 Appr.
90 Nominale EM 15.1, 15.2 255 252 3 127 107 145 79 Resp.
91 Nominale EM 15.4, 15.5 254 252 2 127 106 146 79 Resp.


INDICE ELENCO N. 8 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale EM 15.7 255 253 2 127 107 146 79 Resp.
93 Nominale EM 15.8, 15.11 248 245 3 123 104 141 79 Resp.
94 Nominale EM 15.15 253 250 3 126 101 149 79 Resp.
95 Nominale EM 15.16 252 246 6 124 103 143 79 Resp.
96 Nominale EM 15.17 252 244 8 123 99 145 79 Resp.
97 Nominale EM 15.21 257 254 3 128 108 146 79 Resp.
98 Nominale EM 15.23 253 253 0 127 109 144 79 Resp.
99 Nominale EM 15.27 252 244 8 123 101 143 79 Resp.
100 Nominale EM 15.28, 15.29 244 238 6 120 99 139 79 Resp.
101 Nominale EM 15.30 253 251 2 126 111 140 79 Resp.
102 Nominale EM 15.1000 257 250 7 126 106 144 79 Resp.
103 Nominale EM 15.50 256 254 2 128 109 145 79 Resp.
104 Nominale EM 15.52 255 250 5 126 106 144 78 Resp.


INDICE ELENCO N. 9 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 117)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nominale EM 15.54 259 255 4 128 110 145 78 Resp.
106 Nominale EM 15.60, 15.61, 15.62 255 252 3 127 102 150 78 Resp.
107 Nominale EM 15.66 249 246 3 124 94 152 78 Resp.
108 Nominale EM 15.80 260 259 1 130 110 149 78 Resp.
109 Nominale EM 15.87 245 245 0 123 104 141 78 Resp.
110 Nominale EM 15.92 260 254 6 128 106 148 78 Resp.
111 Nominale EM 15.93 254 251 3 126 101 150 78 Resp.
112 Nominale EM 15.95 243 237 6 119 98 139 78 Resp.
113 Nominale EM 15.98 257 254 3 128 105 149 78 Resp.
114 Nominale EM 15.1001 261 259 2 130 107 152 78 Resp.
115 Nominale EM 15.101, 15.102 257 257 0 129 104 153 78 Resp.
116 Nominale EM 15.104 264 260 4 131 107 153 77 Resp.
117 Nominale EM 15.106 260 254 6 128 106 148 77 Resp.


INDICE ELENCO N. 10 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 118 AL N. 130)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
118 Nominale EM 15.1002 257 251 6 126 105 146 77 Resp.
119 Nominale EM 15.108 259 258 1 130 105 153 77 Resp.
120 Nominale EM 15.109 258 258 0 130 110 148 77 Resp.
121 Nominale EM 15.111 251 249 2 125 95 154 77 Resp.
122 Nominale EM 15.113 255 214 41 108 14 200 77 Resp.
123 Nominale EM 15.114, 15.115 251 250 1 126 104 146 76 Resp.
124 Nominale EM 15.117, 15.120 250 249 1 125 103 146 76 Resp.
125 Nominale ARTICOLO 15 257 252 5 127 146 106 76 Appr.
126 Nominale ART AGG 15.03 248 248 0 125 106 142 76 Resp.
127 Nominale ART AGG 15.016 252 251 1 126 104 147 76 Resp.
128 Nominale ART AGG 15.017 246 215 31 108 71 144 76 Resp.
129 Nominale ARTICOLO 16 250 246 4 124 230 16 76 Appr.
130 Nominale ART AGG 16.01002 250 247 3 124 104 143 76 Resp.


INDICE ELENCO N. 11 DI 11 (VOTAZIONI DAL N. 131 AL N. 131)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
131 Nominale ART AGG 16.03 236 234 2 118 101 133 76 Resp.