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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 256 di martedì 5 marzo 2024

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARIA CAROLINA VARCHI , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 98, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali, adottata il 26 febbraio 2024 (anno 2024) (Doc. XXV, n. 2) (Doc. XVI, n. 2).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione delle Commissioni riunite III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2024, adottata il 26 febbraio 2024.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 4 marzo 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 4 marzo 2024).

Avverto che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Anche sfruttando la sua presenza in Aula, vorremmo segnalarle un episodio - censurabile, a nostro giudizio - da parte del Ministro Calderoli, il quale, ieri, al termine di una seduta di audizioni, ha usato, nei confronti degli auditi, espressioni assolutamente incommentabili, oltre a un attacco generalizzato alle abitudini del Meridione. Crediamo che questo sia un comportamento che non possa passare sotto silenzio. Gli auditi e le audizioni fanno parte dell'iter parlamentare e, se possono essere accettabili nel dibattito pubblico, tra maggioranza e opposizione, anche attacchi - è pane quotidiano -, crediamo che questo non possa essere assolutamente ribaltato nei confronti degli auditi, nello specifico 4 docenti universitari che sono stati sostanzialmente censurati - in maniera, ripeto, volgare, a nostro giudizio - da parte di un Ministro della Repubblica. Le chiediamo formalmente che lei intervenga presso il Ministro per i Rapporti con il Parlamento per segnalare questo episodio, che crediamo leda il buon nome della Camera dei deputati. Gli auditi vengono per esporre le loro tesi, lo hanno fatto in maniera assolutamente lineare, tesi discutibili, ovviamente, tesi che non concordavano con quelle del Governo, in molti casi, ma hanno espresso, dal loro punto di vista, una posizione.

Crediamo che un Ministro debba ascoltare, farne una valutazione complessiva, per l'amor di Dio, riportarlo nel dibattito politico, ma non possa essere oggetto di un attacco personale nei confronti degli auditi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fornaro, prendo atto di quanto mi dice. Vedrò di informarmi di quanto accaduto, eventualmente, per intervenire.

Si riprende la discussione.

(Discussione - Doc. XVI, n. 2)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione affari esteri, deputato Emanuele Loperfido.

EMANUELE LOPERFIDO , Relatore per la III Commissione. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentanti del Governo, d'intesa con il collega della Commissione difesa, che si soffermerà sui profili militari e strategici richiamati dal Documento in esame, svilupperò alcune brevi riflessioni sul quadro politico internazionale alla base della deliberazione governativa. In via generale, occorre osservare che la celerità con la quale il Parlamento è chiamato a esaminare l'atto, deliberato dal Governo appena una settimana fa, deriva dalla necessità di assicurare piena agibilità politica e militare alle due operazioni, l'operazione Levante e l'operazione Eunavfor Aspides, che interessano il quadrante mediorientale. Le tensioni crescenti, come dimostra l'abbattimento, sabato scorso, del drone lanciato dagli Houthi da parte della nave Caio Duilio, richiedono infatti decisioni rapide ed efficaci, per le quali è da auspicare il più largo consenso parlamentare possibile. Del resto, entrambe le operazioni si inseriscono in un quadro di iniziative europee e internazionali volte a favorire una de-escalation del conflitto e ispirate a una logica di intervento multilaterale, a cui l'Italia ha sempre aderito, in ossequio ai principi della nostra Costituzione e dell'ordine internazionale basato sulle regole. Più nel dettaglio, per quanto riguarda l'operazione Levante, ricordo che nella riunione del Consiglio affari esteri del 19 febbraio scorso, tutti gli Stati membri, a eccezione dell'Ungheria, hanno espresso sostegno alla dichiarazione dell'Alto rappresentante Borrell, che, pur ribadendo il diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario, ribadisce l'importanza di garantire la protezione di tutti i civili e di rispettare l'ordinanza del 26 gennaio della Corte internazionale di giustizia, che intima a Israele di fare tutto il possibile per prevenire possibili atti di genocidio nella striscia di Gaza e di consentire l'accesso della popolazione agli aiuti umanitari. Nel corso della riunione, i 26 Stati membri hanno altresì ribadito la necessità di una immediata pausa umanitaria, che possa condurre a un cessate il fuoco sostenibile, al rilascio incondizionato degli ostaggi e alla fornitura dell'assistenza umanitaria. L'operazione Levante, prevista dalla deliberazione in esame, è coerente con questo approccio e prevede, tra le altre cose, il trasporto e aviolancio di beni di prima necessità a favore dei civili e lo schieramento di un ospedale da campo, di una unità navale, con capacità sanitaria, in supporto alla popolazione civile.

Riguardo all'operazione Eunavfor-Aspides, segnalo che l'avvio è stato deliberato nel corso della citata riunione del Consiglio degli affari esteri del 19 febbraio, con l'obiettivo di ripristinare e salvaguardare la libertà di navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo Persico. Nell'ambito del suo mandato difensivo, l'operazione ha il compito di fornire una conoscenza della situazione marittima, accompagnare le navi, proteggerle da eventuali attacchi multi dominio in mare, in particolare, ad opera delle milizie Houthi. Al riguardo, segnalo che, in base a un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, a causa delle tensioni in Medio Oriente, negli ultimi due mesi il volume degli scambi attraverso il canale di Suez è diminuito del 42 per cento e queste ripercussioni avvengono anche sui nostri porti, in particolar modo sul porto di Trieste. Ecco, quindi, l'importanza di azioni di tipo simile anche a tutela del mondo del lavoro e dei lavoratori italiani. Si tratta di un dato allarmante, dal momento che attraverso il canale passa il 12 per cento del traffico di merci globale e il 30 per cento del traffico di container globale, con un valore annuale di circa un trilione di dollari.

L'operazione, decisa in ambito UE, è coerente con gli obiettivi contenuti nella risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 2722, approvata il 10 gennaio 2024, in cui si richiede l'immediata cessazione degli attacchi Houthi e si ribadisce il diritto degli Stati membri, in conformità del diritto internazionale, di difendere le loro navi da attacchi, compresi quelli che compromettono i diritti e le libertà di navigazione. Da ultimo, con riferimento alla partecipazione di personale di magistratura alla missione civile dell'Unione europea denominata EUAM Ucraina, segnalo che essa si inquadra nella cornice più generale dell'impegno, da ultimo ribadito nella riunione del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2023, a continuare a fornire a Kiev un forte sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico per tutto il tempo necessario. Occorre tener conto, peraltro, che il percorso di adesione dell'Ucraina all'Unione europea, deciso dal Consiglio europeo del giugno 2022, richiede l'adozione e l'attuazione delle riforme, in particolare nei settori della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani, dell'economia di mercato e dell'attuazione dell'acquis dell'Unione europea. In tal senso, le istituzioni europee hanno, più volte, ribadito l'invito all'Ucraina a dare priorità al rafforzamento dello Stato di diritto, portando avanti la riforma del sistema giudiziario e la lotta contro la corruzione, poiché i progressi in questi ambiti determineranno non solo i suoi progressi nel percorso europeo, ma anche il successo della sua ricostruzione e della sua ripresa, percorso questo che vedrà l'Italia, questo Parlamento e il nostro Governo sempre al suo fianco.

Nel concludere, Presidente, queste missioni sono finalizzate alla tutela dei diritti umani, dei diritti dei minori, dei diritti alla libertà del commercio internazionale e del trasporto delle merci, sono finalizzate anche alla tutela dell'ambiente, perché abbiamo visto come gli attacchi hanno causato anche seri problemi per le ripercussioni ambientali a causa dei danni fatti a una petroliera. Ecco perché confidiamo che tutto questo Parlamento sostenga queste missioni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione difesa, deputato Bicchielli.

PINO BICCHIELLI, Relatore per la IV Commissione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, la deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali, adottata il 26 febbraio 2024, reca le 3 nuove missioni che il Governo intende avviare nel 2024. La tempestiva discussione di queste nuove missioni, che avviene separatamente dal dibattito sulla prosecuzione delle missioni in corso e delle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, si è resa necessaria in considerazione del contesto internazionale, caratterizzato da una congiuntura fluida e instabile, le cui evoluzioni interessano molto da vicino l'Italia, determinando effetti diretti sulla nostra sicurezza nazionale. Il conflitto in Ucraina, entrato nel suo terzo anno e rispetto al quale non sembrano, ad oggi, maturare ancora le condizioni per una via d'uscita negoziale, si conferma un evento spartiacque, con ripercussioni sistemiche di ampia portata, mentre le crisi in Medio Oriente e nel Mar Rosso, scoppiate nella seconda metà dello scorso anno, hanno esacerbato il rischio di polarizzazione della comunità internazionale chiamata a intervenire per trovare soluzione a un numero crescente di dossier complessi e interrelati e rinforzato le spinte centrifughe rispetto all'ordine internazionale.

Passando, quindi, subito alle nuove missioni, la prima prevede l'attivazione di un dispositivo militare per il contributo nazionale in esito al conflitto Israele-Hamas, denominato Operazione Levante. In particolare, il contributo della Difesa in questo nuovo teatro operativo consiste nel trasporto e aviolancio di beni di prima necessità a favore dei civili, nello schieramento di un ospedale da campo e di una unità navale con capacità sanitarie in supporto alla popolazione civile, nella predisposizione dell'operazione di evacuazione di connazionali o estrazione delle Forze italiane dalla regione, nonché nel rafforzamento della presenza nel Mediterraneo orientale.

Al riguardo, segnalo che, al fine di massimizzare le sinergie con le altre missioni internazionali già attive, si prevede che sia possibile la collaborazione e il coordinamento tra il dispositivo dell'operazione stessa, il dispositivo aeronavale nazionale dell'operazione Mediterraneo Sicuro, nonché l'impiego di assetti aerei e navali per il trasporto e la consegna di materiale di natura umanitaria.

Nell'operazione, la cui durata programmata si estende fino al 31 dicembre 2024, sarà impiegato un contingente massimo di 192 unità di personale, oltre a 10 mezzi terrestri, un mezzo navale e un mezzo aereo, per un fabbisogno finanziario di 3.213.780 euro.

Il secondo impegno operativo, da avviare nel 2024, riguarda l'impiego di un dispositivo multidominio in iniziative di presenza, sorveglianza e sicurezza nell'area del Mar Rosso e Oceano Indiano nord-occidentale. Tale iniziativa è intesa a condurre attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nell'area geografica di intervento a supporto degli interessi nazionali nella regione, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e le decisioni dell'Unione europea per la sicurezza marittima nell'area del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano occidentale.

L'impiego del dispositivo persegue a tal fine gli obiettivi di supportare il naviglio mercantile in transito nell'area, contribuire alla maritime situational awareness, rafforzare la cooperazione, il coordinamento e l'interoperabilità con gli Stati rivieraschi, garantire una presenza e sorveglianza navale non continuativa con compiti di naval diplomacy.

Gli assetti nazionali impiegati in tal senso opereranno in supporto all'operazione Eunavfor-Atalanta, all'operazione Eunavfor-Aspides, alle attività nell'ambito dell'iniziativa multinazionale europea denominata EMASOH, alle attività di presenza e sorveglianza navale nelle acque internazionali del Canale del Mozambico di interesse strategico nazionale, nonché alle attività di presenza e sorveglianza nell'ambito dell'iniziativa, a guida USA, Combined Maritime Forces CMF.

Ricordo che l'operazione dell'Unione europea Eunavfor-Atalanta contribuisce alla protezione delle navi del Programma alimentare mondiale per l'aiuto umanitario alle popolazioni somale, alla protezione delle navi che navigano nel largo della Somalia, alla dissuasione, prevenzione e repressione degli atti di pirateria al largo della Somalia, all'attuazione dell'embargo delle Nazioni Unite sulle armi nei confronti della Somalia, alla lotta contro il traffico di stupefacenti al largo delle coste della Somalia, nonché al controllo del traffico di stupefacenti e di armi, della pesca illegale e dei commerci illeciti al largo delle coste della Somalia.

L'operazione di sicurezza marittima dell'Unione europea Eunavfor-Aspides, volta a salvaguardare la libertà di navigazione in relazione alla crisi nel Mar Rosso, intende, invece, contribuire alla salvaguardia della libera navigazione e alla protezione del naviglio mercantile in transito in un'area di operazioni che include Mar Rosso, Golfo di Aden e Golfo Persico, estesi alla difesa del naviglio mercantile nella sola area prospiciente lo Yemen e nel Mar Rosso.

Come abbiamo precisato anche nel dibattito in Commissione, la missione, il cui scopo è quello di assicurare il principio di libertà di navigazione, prevede l'abbattimento di droni, missili e qualsiasi altra arma diretta contro le navi mercantili, mentre è escluso qualsiasi tipo di coinvolgimento in operazioni terrestri contro le basi Houthi in Yemen, come accade, invece, per la Prosperity Guardian guidata dagli USA. Il comando strategico delle operazioni sarà affidato alla Grecia e sarà aperto alla partecipazione di Paesi terzi. Il comando tattico spetterà all'Italia, che sarà presente con la nave Caio Duilio.

Infine, l'iniziativa multinazionale europea EMASOH è intenta a salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi che transitano nell'area dello Stretto di Hormuz. I dispositivi navali dei Paesi che aderiscono all'iniziativa svolgono attività di presenza, sorveglianza e sicurezza intese a proteggere il naviglio mercantile nazionale, supportare il naviglio mercantile non nazionale in transito e contribuire alla maritime situational awareness della regione, in coordinamento con altre iniziative di coalizioni o di organizzazioni internazionali.

La consistenza massima del contingente di personale nazionale impiegato nel nuovo dispositivo è di 642 unità, oltre all'impiego di 3 mezzi navali e 5 mezzi aerei, per una durata programmata fino al 31 dicembre 2024 e un fabbisogno finanziario di 42.650.121 euro, di cui 10.650.000 euro per obbligazioni esigibili nel 2025.

Con riferimento alle citate due nuove missioni, la consistenza massima complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati è pari a 834 unità, mentre il fabbisogno finanziario è pari a 45.863.900 euro così distribuiti: 35.213.900 euro nel 2024 e 10.650.000 euro nel 2025.

Infine, segnalo l'avvio di una nuova missione relativa alla partecipazione di un magistrato alla missione civile dell'Unione europea denominata EUAM Ucraina, finalizzata a sostenere l'Ucraina nel suo impegno a favore della riforma del settore della sicurezza civile sostenendo i partner ucraini pertinenti come il Ministero dell'Interno ucraino e la polizia nazionale nella elaborazione di strategie di sicurezza e nella successiva attuazione di sforzi di riforma globale e coesi. Il termine di scadenza della missione è al momento fissato al 31 dicembre 2024 e il fabbisogno finanziario è di euro 66.543 per il 2024.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Federica Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, gentili colleghe, membri del Governo, in questo momento storico, considerato quel che accade nel mondo spesso non così lontano da noi in termini di turbolenze geopolitiche e vere e proprie guerre, tutto quel che riguarda decisioni in merito a missioni internazionali in corso o da avviare porta con sé un fortissimo connotato politico, perché la politica, nella sua espressione più alta, è specchio di ideali e visione che includono, ma vanno ben oltre, la dimensione dell'interesse nazionale, soprattutto quando questo da qualcuno viene inteso in maniera isolazionista. Nessuna Nazione, infatti, al giorno d'oggi può pensare a se stessa in modo isolato, indifferente e impermeabile a quel che accade all'esterno, senza contare, poi, che per salvaguardare realmente l'interesse nazionale non si può prescindere dalla tutela attiva e lungimirante della pace e della sicurezza negli scenari internazionali di maggior rilievo strategico.

La politica, quindi, nel senso più nobile del termine parla del presente e del futuro che si desidera costruire e lo fa a partire da valori strutturali. La pace, l'istanza di pace è sicuramente uno di questi pilastri ed è per questo che nei luoghi in cui si prendono decisioni bisogna avere ben chiaro cosa significhi il termine pace nella sua essenza.

Ce lo ricorda Martin Luther King Jr.: la pace non è solo l'assenza di conflitto. La pace è presenza di giustizia, perché senza giustizia non c'è pace durevole, perché senza giustizia c'è insicurezza.

Le missioni internazionali sono, dunque, molto più di meri eventi operativi, decisioni frutto di valutazioni tecniche. Le missioni internazionali costituiscono un tassello importante della nostra politica estera e di difesa. Le missioni internazionali sono uno dei modi più evidenti e diretti nell'interazione con l'altro, con quello che è fuori dal nostro Paese e attraverso cui, come Paese, esprimiamo sia i nostri valori e la connessa volontà di manifestarli concretamente e difenderli, quando necessario, sia la nostra identità rispetto ad alleanze e impegni internazionalmente riconosciuti che ne costituiscono le fondamenta.

Coerentemente con quanto detto, guardiamo con favore, quindi, al fatto che il 26 febbraio il Consiglio dei ministri abbia deliberato l'avvio di tre nuove missioni internazionali per il 2024, tre missioni dall'evidente valore strategico, considerati gli scenari di crisi in cui si propongono di operare. La prima missione, l'operazione Levante, ha la sua origine nei tragici eventi del 7 ottobre. Infatti, a seguito dello scoppio del conflitto tra Israele e Hamas, la Difesa italiana è stata chiamata a fornire contributi per fronteggiare una situazione che prefigura una potenziale escalation e impone un approccio integrato.

Il contributo italiano alla menzionata operazione risulta volto a trasportare beni di prima necessità a favore dei civili. Parliamo di schierare un ospedale da campo, parliamo di una unità navale con capacità sanitaria in supporto alla popolazione civile, parliamo anche della possibilità di predisporre misure precauzionali per l'eventuale evacuazione di connazionali e, infine, un rafforzamento della nostra presenza nel Mediterraneo orientale. Tale impostazione è da noi condivisibile e ci auguriamo possa portare presto benefici tangibili al maggior numero possibile di civili coinvolti negli scontri in atto.

Per quanto concerne, poi, il potenziamento di dispositivi nazionali dell'Unione europea, la novità di maggior rilievo è senza dubbio la nuova operazione dell'Unione europea Eunavfor Aspides, avviata in occasione del Consiglio UE del 19 febbraio. Come è noto, l'operazione Aspides (scudo) nasce dall'intento di proteggere le navi civili in transito davanti alle coste dello Yemen dagli attacchi provenienti dalla terraferma. La ratio è quella, quindi, di contribuire alla salvaguardia della libera navigazione e alla protezione del naviglio mercantile in transito in un'area di operazioni che include Mar Rosso, Golfo di Aden, Golfo Persico, con compiti difensivi estesi alla difesa del naviglio mercantile nella sola area prospiciente lo Yemen e nel Mar Rosso.

Altro aspetto fondamentale per la riuscita dell'attività di protezione è un efficace e stretto coordinamento con le altre iniziative presenti nell'area e, in particolare, con l'operazione UE Atalanta, la missione multinazionale europea EMASOH e la coalizione Combined Maritime Forces. Anche questa decisione è apprezzabile. Ricordo che, sin da subito, abbiamo evidenziato la necessità di proteggere tempestivamente quell'area di navigazione, con ricadute dirette in termini di sicurezza globale, così come di vitale interesse dal punto di vista economico e commerciale.

Diamo pochi, ma chiari numeri. Attraverso il canale di Suez passa il 40 per cento del traffico mercantile italiano per l'esportazione. Tra novembre 2023 e gennaio 2024, a causa della crescente conflittualità nel Mar Rosso, il commercio estero italiano ha riportato perdite per 8,8 miliardi di euro, pari a 95 milioni di euro al giorno. A quanto detto, si aggiungono ulteriori serie conseguenze sul sistema portuale italiano e sul suo indotto: parliamo di una stima di 2,5 miliardi di euro del sistema di trasporto e logistica italiano a rischio, parliamo del coinvolgimento, in senso negativo, potenzialmente, di 13.000 imprese.

In ultimo, la missione civile dell'Unione europea EUAM Ucraina. Parliamo di una missione che l'Italia aveva istituito già nel 2021 e che parla del sostegno all'Ucraina nello sviluppo di servizi di sicurezza sostenibili, responsabili ed efficienti. Nel merito, dunque, il Governo ci trova assolutamente concordi e solidali nella comune visione che sia tempo di agire con visione e saggezza, dando in maniera responsabile un contributo alla stabilizzazione di aree chiave a livello globale. Tuttavia - e per questo prenderò altri 30 secondi, se il Presidente me lo permette -, in questa circostanza, non si può fare a meno di rilevare con sincera preoccupazione una gravissima contraddizione interna a questa maggioranza, a questo Governo. Un Governo che dice di avere come bussola un certo insieme di valori, tra cui la leale adesione alla compagine NATO, l'incrollabile sostegno all'Ucraina, in piena coerenza con la politica dell'Unione europea e, poi, il nemico in casa, la Lega, un pezzo importante del Governo, che non ha ancora rinnegato pubblicamente la sua partnership formale con il partito di Putin. Ci chiediamo se esista un paradosso più grande, ci chiediamo se esista una breccia di sicurezza potenzialmente più pericolosa e devastante. Al di là di alcune dichiarazioni di rito, la sensazione che è rimasta a tutti coloro che, come noi, sono genuinamente europeisti e sostenitori dei valori democratici è che un attuale Ministro di questo Governo, sotto giacca, camicia e cravatta, probabilmente, al posto della maglietta della salute, porti ancora la famosa t-shirt con il volto di Putin. Ecco, questo, forse, è quello che è il Presidente Meloni dovrebbe mettere in agenda come il problema dei problemi della sua maggioranza.

Concludo, ribadendo il sostegno di Azione alla decisione del 26 febbraio e chiedo, contestualmente, il prima possibile, che la Lega esca dall'ambiguità e rompa ogni residuo legame con il partito di Putin (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, viviamo anni difficili sul piano delle relazioni internazionali, anni caratterizzati da grave preoccupazione per l'ordine liberale internazionale, quello basato sulle regole e sul diritto, anni caratterizzati anche dal proliferare di conflitti che espongono le popolazioni civili a gravi sofferenze, anni nei quali il nostro modello di libertà dell'Europa e dell'Occidente è sotto attacco in tante parti del mondo. Sono temi che ci riguardano direttamente, perché la vita, la libertà, la sicurezza di ogni essere umano, per la nostra cultura, per la nostra civiltà sono principi universali, ma sono temi che ci riguardano anche perché la nostra sicurezza, la nostra prosperità e, in prospettiva, anche la nostra libertà sono messe direttamente in pericolo.

In questo contesto, l'Esecutivo opera con saggezza, con fermezza, con prudenza, che sono criteri irrinunciabili in una situazione così complessa. Il Governo agisce in stretto raccordo con l'Europa e con l'Alleanza atlantica, in coerenza con le scelte di fondo del nostro Paese in ambito internazionale, che sono, poi, le scelte di valori sulle quali si fonda il nostro modello di società aperta. Nell'esprimere, dunque, un convinto apprezzamento per l'azione complessiva del Governo, desidero sottolineare, soprattutto, l'apporto essenziale di Forza Italia, in particolare nella persona del Ministro Tajani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che ha la diretta responsabilità della nostra politica estera. Del resto, Antonio Tajani è il leader di Forza Italia e Forza Italia significa garanzia di europeismo e di atlantismo, di equilibrio e di fermezza, di scelte prudenti, ma coerenti, di difesa dell'interesse nazionale sopra ogni cosa. Ce lo ha insegnato il Presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Le missioni delle quali oggi stiamo discutendo si inseriscono proprio nel quadro di questa politica di pace, nella sicurezza e nel diritto internazionale umanitario. L'Italia si caratterizza per una presenza altamente qualificata, altamente professionale negli scenari di crisi, che in ogni contesto ci è valso l'apprezzamento non solo dei nostri alleati, ma delle stesse popolazioni interessate. Il nostro impegno per la popolazione civile a Gaza va esattamente in questa direzione.

Dal primo giorno, l'Italia ha condannato con assoluta fermezza l'aggressione subita da Israele il 7 ottobre, un atto criminale, non un semplice atto di guerra, ed ha riconosciuto il diritto di Israele a difendersi e a reagire. Al tempo stesso, abbiamo chiesto ai nostri amici israeliani, proprio in nome dei principi di diritto e di civiltà che condividiamo con loro, di fare tutto il possibile e il necessario per tutelare la popolazione civile di Gaza. Il popolo palestinese non è Hamas, è un popolo che ha diritto di vivere in pace, nella sicurezza e, in prospettiva, in un'entità statuale propria. Bisogna combattere i terroristi, non la gente di Gaza.

Questo principio non ci consente, quindi, di chiudere gli occhi sul dramma umanitario che sta accadendo nella Striscia, dove, del resto, è proprio Hamas a fare tutto il possibile per coinvolgere la popolazione civile nel conflitto. Da qui, la nostra richiesta di far tacere le armi al più presto per prevenire un'escalation pericolosissima nel Vicino Oriente e per soccorrere la popolazione di Gaza e, allo stesso tempo, la richiesta di una liberazione immediata e senza condizioni degli ostaggi israeliani ancora ostaggio di Hamas. In prospettiva, la soluzione dei due Stati rimane l'unica possibile, ma deve essere il punto di arrivo di un processo negoziale in grado di garantire a tutti accettabili condizioni di sicurezza.

Per questo oggi compiamo un passo concreto, importante e qualificante, approvando la missione Levante, che prevede l'impiego delle nostre Forze armate per soccorso umanitario a Gaza, anche con la creazione di un ospedale. Voglio sottolineare che Levante si inserisce nella continuità di un'azione umanitaria, che ha già portato a schierare la nave logistica Vulcano, che imbarca un'intera struttura ospedaliera, completa di camere operatorie e di unità di degenza per il soccorso ai civili palestinesi. Questo ha consentito anche di evacuare bambini bisognosi di cure, trasferendoli nel nostro Paese per ricevere migliore assistenza.

Un'azione umanitaria, la nostra, che non potrà avvalersi, come, invece, hanno chiesto alcuni colleghi dell'opposizione, di canali come l'UNRWA, ampiamente compromessi con Hamas, non soltanto per quanto riguarda la partecipazione di alcuni elementi al pogrom del 7 ottobre, ma anche per un più diffuso controllo e infiltrazione da parte di Hamas verso questa Agenzia. Fino a quando non verrà fatta tutta la necessaria chiarezza su questo, la strada di riprendere il finanziamento dell'UNRWA sarebbe un grave errore.

Non meno importante, colleghi, sempre nell'ambito del controllo di ogni pericolosa escalation, è la tutela della sicurezza delle rotte marittime. La libertà di navigazione nello Stretto di Aden, nel Bab el-Mandeb, nel Mar Rosso è di vitale interesse anche per il nostro Paese.

Costringere le navi mercantili a eseguire il periplo dell'Africa significa un aumento di tempi e di costi difficilmente sopportabile, sia per le nostre importazioni, sia per le nostre esportazioni. In più, limitare il traffico navale dal Mar Rosso, attraverso il Canale di Suez, significa escludere il Mediterraneo e, quindi, penalizzare il sistema portuale italiano a vantaggio di quelli del Nord Europa, che sono più facilmente raggiungibili con una rotta atlantica.

Gli attacchi terroristici dei ribelli Houthi nei confronti del naviglio mercantile, armati e sovvenzionati presumibilmente dall'Iran, sono dunque un fattore di destabilizzazione inaccettabile.

L'Italia è chiamata a fare la sua parte, nell'ambito della deliberazione assunta dal Consiglio Affari esteri dell'Unione europea. Si tratta di una missione - è bene sottolinearlo - meramente difensiva. È curioso che i colleghi del MoVimento 5 Stelle non se ne siano accorti. Una missione che, a differenza di quella anglo-americana, non contempla attacchi alle basi degli Houthi in territorio yemenita, ma solo la difesa armata delle nostre unità navali se attaccate.

In questo senso, voglio esprimere il nostro plauso al comandante e all'equipaggio della nave Duilio per la prontezza e l'efficacia con le quali hanno saputo rispondere nei giorni scorsi a un attacco armato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia). Forse, è azzardato dirlo, ma questo che si svolge al largo delle coste yemenite è anche uno dei primi casi di collaborazione militare integrata a livello europeo, forse un primo passo verso la strada di quella difesa comune europea che l'Europa deve assolutamente imboccare, per essere in grado di svolgere un ruolo nei complessi scenari di crisi del mondo contemporaneo.

La guerra, del resto, è nel cuore dell'Europa. L'impegno a fianco dell'Ucraina è un impegno a difesa di un popolo libero e fiero, ma anche a difesa del diritto internazionale, un diritto che ci riguarda direttamente e dal quale dipende il nostro futuro. Non possiamo permettere alla Russia di schiacciare la libertà dell'Ucraina, non soltanto perché gli ucraini non lo meritano, ma perché si stabilirebbe un precedente di pericolosità assoluta. Questo non significa certo che noi vogliamo o dobbiamo fare la guerra alla Russia. L'ipotesi di schierare Forze armate occidentali in Ucraina non soltanto è inutile, ma anche evocarla è pericoloso e controproducente.

Al contrario, noi dobbiamo lavorare per una soluzione pacifica, consapevoli che la Russia è un player del quale non si potrà non tenere conto in futuro, ma al quale dobbiamo far capire che la strada dell'aggressione armata non porta risultati: porta solo conflitti, miseria e sofferenze, anche per il popolo russo.

In anni lontani, quando con grande lungimiranza il Presidente Berlusconi convinse Russia, Stati Uniti e Paesi della NATO a firmare lo storico Accordo di Pratica di Mare, era sembrato che la Russia fosse disponibile a integrarsi in un sistema di relazioni internazionali basato sulla collaborazione con l'Europa e l'Occidente. La politica di Mosca ha, via via, deluso queste speranze, fino a riportare l'orrore della guerra nel cuore dell'Europa, reprimendo il dissenso come all'epoca di Arcipelago Gulag.

Naturalmente, non tocca a noi decidere chi debba governare la Russia, ma tocca a noi far capire a chiunque la governi che questa è una strada senza prospettive. Aiutare l'Ucraina nella ricostruzione è dunque una scelta strategica essenziale, anche perché la ricostruzione non può certo attendere la fine del conflitto.

Allo stesso modo, è indispensabile aiutare fin d'ora gli ucraini a compiere quel processo di riforme che è indispensabile per l'adesione all'Unione europea: parliamo di Stato di diritto, di economia di mercato, di lotta alla corruzione, di riforma del sistema giudiziario. Quindi, non truppe, ovviamente, in Ucraina - altra cosa sono gli aiuti militari già decisi -, ma personale civile di magistratura per collaborare a costruire l'Ucraina di domani, un'Ucraina libera e sicura, in un'unione di popoli liberi.

È questo un atto piccolo nei numeri, ma importante, non solo per i suoi effetti concreti, ma anche per il suo grande valore simbolico, che si traduce in un ulteriore impegno a non lasciare da sola l'Ucraina, a scommettere sul suo futuro, anche in una fase nella quale le difficoltà militari sembrano maggiori del previsto.

Onorevoli colleghi, concludo ricordando che il profilo internazionale del nostro Paese, la nostra coerenza e la nostra credibilità escono rafforzati da queste iniziative. Per questo sono grato al Ministro Tajani e all'intero Governo per averle poste in essere.

Mai come in questi casi, la difesa dei nostri interessi coincide con quella dei nostri valori e io credo che interessi nazionali e valori fondanti della nostra società siano un patrimonio comune, non solo della maggioranza e del Governo, ma del Parlamento e della Nazione. Per questo mi auguro la più ampia convergenza sul voto favorevole. La dobbiamo alle donne e agli uomini che in contesti difficili tengono alto l'onore del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, quello che discutiamo oggi è, forse, il provvedimento di politica estera e di sicurezza più importante del 2024. Dico “forse” e dico “finora”, perché davvero non sappiamo che cosa ci riservi il futuro e obiettivamente sono tante le nuvole scure che si addensano all'orizzonte.

Mi auguro che le decisioni che prendiamo in questa sede e nella discussione che poi verrà sulle altre missioni internazionali ci aiutino a disinnescare le tensioni e a ridurre l'instabilità globale, ma proprio perché la situazione internazionale in cui l'Italia è inserita è estremamente complessa, vorrei utilizzare questo intervento per dare due ordini di contributi costruttivi al Governo.

In primo luogo, le esprimo la profonda insoddisfazione del nostro partito, il Partito Democratico, per come il Governo ha deciso di tenere informato il Parlamento su quanto sta accadendo tra Gaza e Israele e nel quadrante del Mar Rosso. Premetto che noi voteremo a favore della missione Levante, della missione Aspides e della prosecuzione delle altre missioni volte a favorire la libertà di navigazione e della missione civile europea in Ucraina. Sono tutte missioni connesse all'interesse nazionale. Noi siamo una grande Nazione mediterranea, abbiamo sul nostro territorio nazionale importanti porti e per noi è una questione vitale per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese che il transito attraverso il Mar Rosso e attraverso il Mediterraneo sia mantenuto libero.

Tuttavia, proprio per questo, proprio perché condividiamo l'indirizzo di azione del Governo, non possiamo accettare l'approssimazione e la superficialità con cui il Governo si sta muovendo su queste materie. L'ultima volta che il Governo di propria iniziativa ha ritenuto utile informare il Parlamento sulla situazione tra Israele e Gaza e la crisi umanitaria a Gaza è stato il 15 di novembre. Nel frattempo, le vittime civili sono arrivate a 30.000 e la strategia di Netanyahu sembra essersi incagliata nella prosecuzione della guerra infinita. L'abbiamo chiamata a riferire 8 volte durante il question time e durante altre occasioni previste dalla nostre prerogative come opposizioni, ma evidentemente il Governo non ha pensato che ci fosse qualcosa d'altro su cui aggiornare il Parlamento.

Se, poi, guardiamo a quanto sta accadendo nel Mar Rosso, l'assenza di coinvolgimento di quest'Aula è francamente ancora più penosa. Il Ministro Crosetto è molto prolifico in termini di interviste, ma è altrettanto assente in quest'Aula e nelle Commissioni. Non mi riferisco certo alla giornata di oggi, in cui ovviamente è giustificato per altri impegni istituzionali, ma è da dicembre che noi chiediamo di essere informati su questa missione e abbiamo avuto una breve informativa del Ministro il 1° febbraio in Commissione difesa: questo è quanto.

Non è mai successo, Ministro, che venissero approvate delle missioni importanti, come la missione Aspides, senza un'informativa dei due Ministri e lo diciamo condividendo la responsabilità che il Governo si prende nell'autorizzare questa missione.

Lo diciamo soprattutto perché al vuoto informativo corrisponde anche un vuoto autorizzativo. Voi siete arrivati in ritardo con la missione Aspides. La risoluzione ONU che prelude a questa missione, la risoluzione 2722 (2024), è del gennaio del 2024. Le decisioni del Consiglio europeo che deliberano la missione europea sono del 19 febbraio. Voi siete arrivati in Parlamento con un provvedimento il 29 febbraio, quindi, 10 giorni dopo. È obiettivamente molto tardi e abbiamo visto le conseguenze di questo ritardo: la nave Duilio, che è stata attaccata da un drone nella notte tra sabato e domenica, ha agito in un quadro autorizzativo confuso. So già che cosa lei mi dirà; mi dirà che è una nave autorizzata come parte di una missione italiana già presente, ma, insomma, sappiamo bene che la questione è un'altra.

Ringraziamo il comandante Quondamatteo, gli uomini e le donne dell'equipaggio per il loro lavoro e la professionalità con cui hanno reagito all'attacco houthi, ma gli uomini e le donne delle Forze armate, soprattutto in teatri delicati, devono essere messi in grado di agire in un quadro corretto.

Questo è compito del Governo e, a nostro giudizio, siamo al limite di quanto previsto sui poteri autorizzativi del Parlamento. Onestamente, non è mai successo che i Governi che vi hanno preceduto non abbiano coinvolto le opposizioni in materia di interesse nazionale e di sicurezza. Lo sa bene la Presidente del Consiglio, che era stata sempre tenuta al corrente di ogni decisione del Governo da parte del Primo Ministro Draghi sulle vicende e sulle decisioni collegate all'invasione russa dell'Ucraina.

Voi, invece, state usando il Parlamento come palcoscenico, come abbiamo visto utilizzando il Senato come location per presentare il piano Mattei. Noi stiamo ancora aspettando quanto previsto dal decreto del piano Mattei, ossia che al Parlamento vengano trasmesse le schede relative al piano Mattei, che vorremmo poter discutere - ricordo che è prerogativa del Parlamento dare un parere entro 30 giorni, noi stiamo ancora aspettando qui, un mese dopo, la presentazione di quel piano nella location del Senato -, oppure usate il Parlamento come passacarte, come è successo in occasione della presentazione, avvenuta in fretta e furia, per l'Accordo bilaterale di sicurezza sull'Ucraina, che è stato presentato due giorni prima, in fretta, prima che venisse firmato a Kiev.

Quell'Accordo è giusto; ad un esame più attento sembra essere più vago di quanto previsto dagli accordi gemelli di Francia o di Germania. Noi su queste cose vorremmo discutere e quindi facciamo una proposta, Ministro, a lei, alla maggioranza, approfittando anche della presenza del Presidente della Camera. Organizziamo una sessione parlamentare dedicata alla politica estera, a discutere della collocazione internazionale del nostro Paese e sugli strumenti a nostra disposizione per favorire pace, stabilità e sicurezza.

I prossimi mesi saranno mesi complicati, ed è compito del Governo, a nostro giudizio, cercare un'unità di fondo su valori e interessi, e non semplicemente un'unità di facciata, raffazzonata e affrettata perché si devono approvare le cose. Comunque, siamo grati - vengo alla missione Levante - per il lavoro che lei, l'unità di crisi, i nostri diplomatici accreditati in Palestina e in Egitto stanno facendo dal punto di vista umanitario per la popolazione civile palestinese. Siamo orgogliosi, siamo orgogliosi di questo lavoro, siamo orgogliosi dell'assistenza umanitaria che state dando.

Quando vediamo i bambini palestinesi che arrivano in Italia e vengono accolti dalle nostre strutture sanitarie, siamo davvero grati del lavoro che tutto il sistema Paese sta mettendo per fare del nostro Paese un luogo dove le persone possano essere curate e dove si possa avere effettivamente un momento di pace e di tranquillità per questi civili. Condividiamo gli obiettivi della missione Levante, che è una missione che servirà anche per affrontare la situazione drammatica della popolazione civile a Gaza. La situazione civile a Gaza è apocalittica, come ci hanno raccontato i nostri colleghi parlamentari che proprio in queste ore si trovano al valico di Rafah, in una delegazione del PD, di AVS e del MoVimento 5 Stelle.

Gli avvenimenti di giovedì, quando più di 110 persone sono morte durante la distribuzione degli aiuti umanitari da parte dell'esercito israeliano, ci hanno mostrato quanto la situazione sia disperata, e la dinamica esatta che ha portato a quei morti deve essere chiarita con un'indagine indipendente, ma in ogni caso da quelle immagini è evidente che la situazione dei civili di Gaza, senza cibo, al freddo, stremati sotto i bombardamenti incessanti israeliani che durano ormai da 150 giorni, è una situazione disperata e non c'è autorità palestinese, israeliana o delle Nazioni Unite in grado di gestire senza incidenti la complessità delle operazioni umanitarie in queste condizioni.

E qui abbiamo alcune questioni, Ministro. Lei, ieri, in un'intervista - ancora una volta in un'intervista - ha dichiarato che si vuole rendere l'Italia l'hub degli aiuti umanitari alimentari, e siamo d'accordo su questo obiettivo, ma noi abbiamo due domande. La prima domanda è: come intendete farlo, se avete congelato già nel 2023 gli aiuti all'UNRWA? Noi siamo a favore di un'indagine approfondita sulle responsabilità di eventuali dipendenti UNRWA negli attentati terroristici terribili del 7 di ottobre, ma quale autorità è in grado di sostituirsi a un'autorità, pure imperfetta, pure con tanti limiti, come UNRWA, in questo momento? Quale autorità ha la capacità di fare la distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza?

Risponda a questa domanda, perché sono molto preoccupata che si cancelli con grande superficialità l'unica autorità che, pure con tanti limiti, è in grado di fare quello in una situazione umanitaria estremamente grave, estremamente peggiorata, che non ci sia un'alternativa, e che quindi si facciano delle dichiarazioni, ma poi, nel concreto, non si riesca a capire come far arrivare questi aiuti umanitari.

E lo dico anche riprendendo una decisione del commissario della Commissione europea, Várhelyi, ungherese, esponente del partito di Orbán, che 5 giorni fa, non 5 mesi fa, ma 5 giorni fa ha deciso, per conto della Commissione europea, che pure chiede trasparenza sulle operazioni di UNRWA, di stanziare 50 milioni di euro attraverso UNRWA, perché non ci sono altri canali per far arrivare gli aiuti umanitari.

Questa è la prima domanda che le rivolgiamo: come intendete far arrivare gli aiuti umanitari? La seconda domanda riguarda più direttamente le responsabilità italiane.

In Commissione abbiamo proposto un aumento degli aiuti umanitari già a partire da queste missioni. Ci è stato risposto che ci saranno risorse, ma nel prossimo provvedimento sulle missioni, quando arriverà in Parlamento. La situazione a Gaza è disperata oggi, non aspetta il prossimo provvedimento sulle missioni. Allora, perché non stanziare subito quei 10 milioni di cui lei ha parlato ieri nell'intervista, 10 o 20 milioni di euro? Perché non stanziarli subito? Altrimenti saremo un hub di cosa? Che cosa distribuiremo? Con quali risorse?

Infine un punto politico: cosa state facendo nel dialogo con Netanyahu. Noi abbiamo apprezzato alcune delle dichiarazioni della Presidente del Consiglio e anche sue, quando avete detto che il Presidente Netanyahu sbaglia a non voler riconoscere uno Stato palestinese, ma in questo momento siamo estremamente preoccupati. Ci sembra che Netanyahu non abbia una strategia. Se avesse una strategia diversa da quella che ha, che è la guerra infinita, fermerebbe le operazioni dell'esercito. Le azioni di Netanyahu non hanno più obiettivi militari chiari e raggiungibili, e mancano totalmente di una strategia per il dopo, come continua a incalzare il Presidente Biden.

L'unica cosa che il Premier israeliano sta ottenendo in queste ore è quella di isolare Israele dal resto del mondo. Hamas va sconfitta anche con una strategia politica, non è possibile eradicare Hamas con una guerra infinita. Netanyahu è il Primo Ministro, è il responsabile in ultima istanza delle scelte che vengono prese in queste ore e in questi giorni dal Governo israeliano. Noi chiediamo a lei che cosa state facendo per onorare la richiesta che ha fatto questo Parlamento, per iniziativa del Partito Democratico, perché ci sia un cessate il fuoco umanitario immediato, una strategia per il dopo e la liberazione degli ostaggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carra'. Ne ha facoltà.

ANASTASIO CARRA' (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, è innegabile che la grave crisi umanitaria ha svolto negli ultimi anni un ruolo primario ed essenziale nel regolamentare le procedure di azione e di intervento nell'ambito dei conflitti armati esistenti, nonché una grave lesione per i diritti fondamentali in generale. Più volte, infatti, in questa stessa Aula abbiamo discusso di misure urgenti, interventi umanitari volti a proteggere altri Stati dall'ingerenza da parte di terzi, con lo scopo di tutelare i cittadini, vittime di gravi violazioni dei diritti umani fondamentali e la protezione della sovranità per ciascun Paese.

L'oggetto della presente discussione, dunque, è tentare di riassumere il recente dibattito su un tema cruciale, sempre più al centro delle questioni internazionali degli ultimi tempi: la necessità di intervento umanitario in tutti quei Paesi stigmatizzati da guerre, carestie e distruzione. Invero, sulla tutela dei principi finora esaminati è stata approvata, lo scorso 26 febbraio, la deliberazione da parte del Consiglio dei ministri. In quella sede venivano discussi le missioni già in corso, gli aiuti per una maggiore cooperazione e la loro proroga.

L'esigenza di varare un nuovo decreto-legge per consentire la prosecuzione degli aiuti civili e militari all'Ucraina, manifestatasi nello scorso dicembre, è stata oggetto di valutazione ai più alti livelli istituzionali del nostro Paese e deriva da circostanze drammatiche. A tal proposito, vorrei ricordare che la Lega è stata sempre coerente a inviare aiuti umanitari e militari, a differenza, purtroppo, di parte della sinistra che in tante circostanze ha votato anche in maniera divisa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ad oggi, in vista dei nuovi scenari di guerra, l'atto su cui ci stiamo confrontando è sostenuto da un documento di inquadramento geopolitico e strategico che descrive uno scenario internazionale drammatico rispetto al quale nessuno di noi può esimersi dalla valutazione e approvazione di misure necessarie e urgenti al fine di garantire la pace in tutti quei Paesi coinvolti da conflitti e la sicurezza, allo stesso tempo, della nostra democrazia e della nostra Nazione.

Certamente, condicio sine qua non rimane l'applicazione di tutti quei principi sanciti dalla Corte internazionale, quali la tutela dei diritti umani, che ha come scopo quello di creare le condizioni di stabilità e di benessere che sono necessarie per avere rapporti pacifici e amichevoli fra le Nazioni, basati cioè sul rispetto del principio di uguaglianza e dell'autodecisione dei popoli e sul rispetto e sull'osservanza universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione.

La portata di questa norma è molto significativa nel determinare il peso che il tema dei diritti umani ha nel perseguimento degli scopi principali, ossia il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Pertanto, appare opportuno affermare la necessità di intervenire con missioni umanitarie per porre fine al nefasto e disastroso influsso di gravi violazioni di diversi Paesi interessati. Il nuovo scenario internazionale ancora rende necessario il confronto su un convinto sostegno da parte delle forze di maggioranza e opposizione dell'atto dal quale oggi discendono tanto l'avvio di nuove missioni quanto la proroga di interventi che già sono in corso. Certamente, il dibattito odierno comporta un alto grado di responsabilità per ciascuno di noi, soprattutto in vista delle difficili e complesse dinamiche internazionali che finora sono state esaminate. È un momento impegnativo di verifica del sostegno parlamentare in merito agli obblighi e al coinvolgimento di ciascuno Stato e delle politiche estere e non, è una complessa sfida alla quale nessuno di noi può sottrarsi. Le missioni, infatti, saranno tre, delle quali due coinvolgono unità delle nostre Forze militari.

La prima è la cosiddetta Operazione Levante. Si tratta del dispositivo nazionale allestito per fronteggiare le conseguenze del conflitto tra Israele e Hamas scoppiato il 7 ottobre scorso. A quanto abbiamo appreso, vi destineremo un massimo di 192 effettivi, con 10 mezzi terrestri, una nave e un aeromobile, al costo di 3,2 milioni di euro, nell'anno in corso, nel 2024.

La seconda consiste nell'invio di un dispositivo Interforze nel Mar Rosso e nell'Oceano Indiano nord-occidentale, con funzioni di presenza, sorveglianza e sicurezza. Ne fa parte anche il cacciatorpediniere Duilio, che, nei giorni scorsi, ha abbattuto un drone lanciato dagli Houthi, che svolgerà il ruolo di nave ammiraglia di uno schieramento europeo per ora partecipato da quattro Paesi. A tal proposito, vorrei rinnovare il plauso che già è stato ampiamente espresso ieri sera dal collega Ziello al capitano di vascello Andrea Quondamatteo che, nella circostanza, ha dimostrato una grande professionalità e senza indugio si è assunto la responsabilità di abbattere un drone, salvando così 192 vite. Chiederei a quest'Aula un gradito applauso (Applausi).

L'assetto delle unità è specificato in una scheda in cui figurano, accanto al nostro contributo all'Eunavfor-Aspides, anche quello dato all'Eunavfor-Atalanta, in funzione di antipirateria, all'EMASOH e alla CMF guidata dagli Stati Uniti. Gli apporti aggiuntivi in termini di personale sono stimati non superiori a 642 unità, con 3 navi e 5 aeromobili, corrispondenti a maggiori oneri di bilancio pari a 42,6 milioni di euro, di cui 10,6 coperti da obbligazioni esigibili nel 2025. Nel complesso, la consistenza massima degli organici impiegabili nel contesto di questi due interventi addizionali sarà pari a 834 unità. Gli oneri aggiuntivi ammontano, invece, a 45,8 milioni di euro, di cui 35,2 gravanti sull'esercizio 2024 e i rimanenti 10,6 scaricati sull'esercizio finanziario del prossimo anno, tramite l'emissione di obbligazioni esigibili nel 2025.

A tutto questo si unisce, infine, un terzo intervento, ovvero la partecipazione di personale della magistratura italiana all'EUAM Ukraine, con un'unità distaccata, al costo di 66.543 euro. Con questa deliberazione del Governo, gli oneri che il nostro Paese è chiamato a sostenere per il mantenimento della sicurezza internazionale si espandono ulteriormente, accrescendo il numero di teatri in cui siamo impegnati. Tuttavia, in questo caso, i nostri nuovi interventi trovano la loro principale giustificazione non tanto e non solo nella necessità di contribuire a una causa di interesse globale, ma piuttosto nella tutela diretta di interessi nazionali specifici che richiameremo di seguito.

Abbiamo, in primo luogo, un forte interesse a prevenire l'aggravamento ulteriore della crisi scoppiata in Medioriente, alleviandone l'impatto umanitario. L'intervento nel Mar Rosso mira, invece, a proteggere il traffico mercantile tra l'Italia e l'Oceano Indiano, sia in uscita, sia in entrata. Non è poca cosa. Coldiretti ci ha appena ricordato come per Suez e Bab el-Mandeb passino il 16 per cento dell'olio d'oliva che esportiamo, il 15 per cento dei derivati della lavorazione dei cereali e il 14 per cento del pomodoro trasformato, mentre, nell'altra direzione, lungo quella stessa rotta, ci giungono gas, petrolio, beni elettronici, macchinari e prodotti in pelle, beni che debbono essere movimentati in sicurezza e lungo le rotte più brevi, per evitare sovraccarichi nel prezzo del trasporto e negli oneri assicurativi che dobbiamo sostenere. Restituire sicurezza alla navigazione, come già stiamo facendo, significa per noi porre fine ai danni economici che stiamo subendo a causa dell'iniziativa degli Houthi. Confartigianato recentemente li ha stimati pari già a 8,8 miliardi di euro in tre mesi, ovvero 95 milioni al giorno. Non possiamo più indugiare e speriamo che sull'autorizzazione di questi nuovi interventi quest'Aula possa pronunciarsi favorevolmente, consapevole di poter ottenere la pace solo attraverso uno sforzo collettivo per travalicare le differenze, proteggere i più vulnerabili e costruire così un nuovo futuro insieme (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Non so voi, ma abbiamo ancora addosso le immagini di quelle 104 persone uccise e delle 760 persone ferite ad Al-Rasheed Street, nel nord di Gaza, mentre attendevano pane e farina. Una fila per procurarsi cibo salvavita è diventata una fila per la morte. Quando un portavoce dell'esercito israeliano ha riferito che la folla avrebbe assaltato il convoglio, prontamente la giornalista di Channel 4 gli ha risposto: quando dice folla, parla di quelle persone che muoiono di fame e sono state private del cibo perché non avete fatto entrare gli aiuti? È questa la realtà, i bambini muoiono di fame mentre i loro genitori vengono uccisi cercando di procurarsi il cibo per salvare loro la vita.

Nella notte fra sabato e domenica, durante un bombardamento israeliano su Rafah sono rimasti uccisi Wissam e Naeem, due gemelli di quattro mesi nati dopo dieci anni di tentativi da parte della mamma di restare incinta. Sono morti insieme al papà e a 11 parenti. A quasi cinque mesi dall'inizio della guerra, più di 30.000 palestinesi sono stati uccisi, di cui più di 12.500 bambini, circa 570.000 persone, un quarto della popolazione di Gaza, stanno morendo di fame e il 15,6 per cento dei bambini è sotto il livello minimo di nutrizione, prima era l'1 per cento. “Fermatevi!”, sono le parole di milioni di ragazzi e ragazze in tutto il mondo. “Fermatevi!”, sono le parole del Papa. Credo che le sentiamo profondamente tutte e tutti. Ecco, non si rivolgono a Dio, si rivolgono a noi, sono per tutte e tutti noi che sediamo in quest'Aula. Ogni tentativo deve essere fatto per fermare questo disastro umanitario (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

La privazione di elettricità, cibo, acqua e carburante, l'ordine di evacuazione impartito ai palestinesi e i trasferimenti forzati di popolazione sono una punizione collettiva che viola il diritto internazionale e che non possiamo accettare. Da quando la Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele, circa 5 settimane fa, di consentire la fornitura di servizi di base e aiuti umanitari, qualcosa è cambiato. In peggio, Presidente: il numero di camion di aiuti entrati nella Striscia è diminuito di oltre un terzo. Il nostro compito è aiutare la popolazione civile della Striscia di Gaza con assistenza umanitaria, beni di prima necessità e soccorso sanitario. E allora non possiamo accettare la sospensione dei fondi a UNRWA, il cuore dell'assistenza sanitaria della Striscia. Non possiamo permettere che 1.500 camion di aiuti umanitari siano bloccati perché subiscono 4 tipi di controlli per 30 giorni e, se solo un articolo non viene accettato dalle Forze israeliane, tutto il carico viene rifiutato. Per questo, fatemi fare un applauso a tutti quei parlamentari che sono lì, nella Striscia di Gaza, lì al valico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Perché il nostro compito è anche quello: aprire quel varco. Ma il nostro compito è anche lavorare, lavorare per una de-escalation, per non allargare il conflitto, per arrivare al disarmo e al cessate il fuoco, fare di tutto per restituire la voce alla diplomazia internazionale. E questo vale per tutti i fronti di guerra, dalla Striscia di Gaza al Mar Rosso.

Parliamo un secondo dello Yemen: lì, la guerra civile è in corso da 10 anni, Presidente. Lo abbiamo raccontato come un vero territorio di scontro fra la potenza regionale araba e quella iraniana. Un conflitto che ha provocato migliaia di morti e ha costretto più di 4 milioni e mezzo di persone a lasciare le proprie case, 11 milioni di bambine e bambini hanno avuto bisogno di assistenza umanitaria. Ma diciamoci la verità: la non ingerenza occidentale in quel caso, in particolare europea, ha portato a sottostimare e a non dare evidenza mediatica a quanto avveniva nel Paese, nella penisola araba, salvo dare campo libero a Paesi che, come il nostro, autentici free rider del commercio internazionale di armi, ne hanno approfittato. Imprese italiane, infatti, agendo come appaltatrici o fornitrici dirette, hanno rifornito per anni la coalizione a guida saudita che bombardava indiscriminatamente quei civili.

E allora riflettiamo ancora sulla nuova operazione dell'Unione europea Aspides nel Mar Rosso. Il mandato dovrebbe essere quello di accompagnare le navi mercantili nell'area e proteggerle dall'attacco dei ribelli yemeniti Houthi. Ma le parole sono importanti, Presidente. Definire il compito, come precedentemente nelle relazioni presso la Commissione affari esteri, eminentemente difensivo non è uguale a definirlo esclusivamente tale. Ciò significa che, in caso di attacco, la missione sarebbe autorizzata a bombardare e colpire le basi nello Yemen. È inutile girarci attorno. E lo dico anche al Ministro degli Affari esteri: nel testo approvato dal Governo, quelle parole rimangono, non si emendano, come i nostri dubbi.

Non solo. Il mandato di Aspides prevede un'esplicita connessione con l'operazione Prosperity Guardian ed è, a tutti gli effetti, un'operazione militare che include incursioni nel territorio yemenita e attacchi preventivi contro gli obiettivi Houthi. Aspides avrebbe luogo nell'assenza di ogni serio tentativo, politico e diplomatico, di fermare il conflitto, quel conflitto, senza un mandato dell'ONU e senza che sia stata tentata un'azione diplomatica per proteggere davvero la navigazione. Quella che viene definita come una missione difensiva rischia, per noi, sul campo, in un contesto di guerra, di cambiare natura e di trasformarsi in un elemento di ulteriore escalation. Insomma, un rischio acuito dai bombardamenti statunitensi che, con una palese violazione della sovranità, hanno colpito addirittura obiettivi in Iraq. Escalation che non può che favorire quella globalizzazione del conflitto che molti attori desiderano. Non noi!

Ecco perché siamo qui a chiedervi di autorizzare, sì, la partecipazione dell'Italia alla missione civile dell'Unione europea, EUAM Ukraine, e di autorizzare la missione Levante nell'ambito del conflitto Israele-Hamas, purché la Difesa italiana non operi a favore della Marina libica e purché le azioni di rafforzamento della presenza nel Mediterraneo orientale ricadano negli scopi umanitari, ma di non autorizzare la nuova operazione Aspides all'interno della missione che proroga l'impiego di un dispositivo multidominio per la presenza, sorveglianza e sicurezza nell'area del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano nord-occidentale. Ciò che vi chiediamo è di tornare a percorrere la via diplomatica e cercare di risolvere alla radice le ragioni della destabilizzazione dell'intera regione. E vi chiediamo di attivare ogni risorsa, diplomatica e politica, per fermare la carneficina in atto a Gaza, nel quadro del diritto internazionale; di agire per confermare i fondi a UNRWA, aprire tutti i valichi, togliere l'assedio alla Striscia e far cessare il fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Presidente, ho finito. La chiave, come avrà compreso, è Gaza e la stabilità di quella regione. L'Italia dovrebbe avere memoria, secondo noi, della sua politica di amicizia verso i palestinesi, condivisa a lungo da tutte le forze politiche - tutte! - e tutte le forze democratiche. Oggi, come allora, ricordiamo che Israele non ha il diritto di occupare i territori palestinesi, né di espandere le proprie colonie. Non ha il diritto di cacciare i palestinesi dalle loro case. E certamente non ha il diritto di massacrare decine di migliaia di persone, tenute prigioniere nella loro terra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Abbiamo da subito condannato, senza “se” e senza “ma”, l'atroce attacco di Hamas del 7 ottobre - senza “se” e senza “ma”! - che ha provocato 1.200 vittime e più di 200 persone prese in ostaggio. Con la stessa certezza, Presidente, pensiamo che il diritto alla difesa di Israele non possa esercitarsi con la sopraffazione di un intero popolo. Invece di permeare il dibattito pubblico di sentimenti e passioni nefaste, di antisemitismo e anti-islamismo, dobbiamo tornare a fare politica e pretendere il cessate il fuoco e una pace giusta. E la pace si costruisce solo con la pace (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Chiesa. Ne ha facoltà.

PAOLA MARIA CHIESA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretari, Ministri, è un'illusione pensare di poter garantire la sicurezza di una Nazione stando fermi e immobili all'interno dei nostri confini. È un'illusione, perché oggi la sicurezza di una Nazione si garantisce con alleanze e partecipando a missioni internazionali. L'Italia, con gli alleati e nelle missioni internazionali, ha sempre avuto un ruolo strategico, guadagnato sul campo grazie a un lavoro incessante e brillante delle nostre Forze armate, le quali affrontano ogni missione con abnegazione, a testa alta, con coraggio e spirito di sacrificio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

L'Italia avrà un ruolo strategico anche nelle nuove tre missioni deliberate lo scorso 26 febbraio dal Consiglio dei ministri, che andremo ad approvare in quest'Aula.

La prima missione è di competenza del Ministero della Giustizia, è una missione europea: è la missione EUAM, che prevede la partecipazione di componenti della magistratura, in particolare di un magistrato, in Ucraina, proprio per aiutare quella Nazione nella riforma del settore della sicurezza civile.

La seconda e la terza missione, invece, sono di competenza del Ministero della Difesa: la missione Levante e la missione Aspides. La missione Levante è una missione in Medio Oriente ed è una missione umanitaria. La missione Aspides, invece, è una missione nel Mar Rosso ed è una missione di difesa. Entrambe le missioni, la missione Levante e la missione Aspides, hanno un denominatore comune: il conflitto tra Israele e Hamas scoppiato lo scorso 7 ottobre.

La Difesa italiana si è subito attivata, abbiamo subito fatto la nostra parte, garantendo ancora più sicurezza ai nostri militari che operano nelle aree vicine alla crisi, in Libano. Noi siamo presenti in Libano con due missioni, la missione UNIFIL e la missione MIBIL.

Io sono stata in Libano due settimane fa e ho detto grazie al comandante della missione MIBIL, il colonnello Sandro Iervolino, e ho detto grazie al nostro contingente italiano, chiamato ad affrontare una situazione non facile, una situazione nuova, che i nostri militari stanno affrontando a testa alta, tenendo alta la bandiera italiana.

Signor Presidente, anche la guerra ha le sue regole e in guerra le regole per noi sono che i bambini, le donne, gli anziani, gli ospedali non si toccano, perché i bambini, le donne, gli anziani e gli ospedali devono rimanere fuori dal conflitto. Ecco perché l'Italia, la Difesa italiana, si è subito attivata anche a livello umanitario. Noi ci siamo subito schierati a favore di Israele, a favore della libertà, a favore della democrazia, ma abbiamo subito, immediatamente, inviato aiuti umanitari e beni di necessità con C-130 messi a disposizione dalla nostra Aeronautica militare, 16 tonnellate di beni di prima necessità inviate al popolo palestinese, ma abbiamo fatto di più. L'Italia è stata la prima Nazione ad inviare anche aiuti sanitari, grazie a una nave della Marina Militare, la nave Vulcano, trasformata in nave ospedale. La nave Vulcano è rientrata in Italia esattamente un mese fa, il 5 febbraio, con a bordo minori, bambini palestinesi, che stiamo curando qui nei nostri reparti di pediatria.

La missione Levante si inserisce in questo quadro e il motto della nave Vulcano è Durandum est, bisogna perseverare e noi stiamo continuando a perseverare negli aiuti umanitari e negli aiuti di prima necessità. La missione Levante continuerà in questo solco, continueremo ad inviare aiuti, invieremo un ospedale da campo ed invieremo una nuova nave, proprio per soccorrere i feriti palestinesi nella striscia di Gaza.

Oltre a questa missione Levante, che, lo ripeto, è una missione umanitaria, abbiamo una seconda missione, sempre del Ministero della difesa, la missione Aspides, che è una parola che in greco significa scudo. È una missione di scudo agli attacchi degli Houthi, è una missione difensiva perché andiamo a difendere le navi mercantili e a garantire la libertà di navigazione proprio dagli attacchi degli Houthi. È una missione, a mio avviso, non solo necessaria, è una missione di vitale importanza, è una missione europea e il comando operativo è affidato alla Grecia, a Larissa. Il comando tattico, invece, di questa missione è stato affidato a noi, all'Italia, comando tattico imbarcato sul cacciatorpediniere Duilio e ringrazio anch'io, come hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto in quest'Aula, il comandante del cacciatorpediniere Duilio, il contrammiraglio Costantino, per aver neutralizzato immediatamente un pericoloso drone Houthi, mettendo così in salvo tutto l'equipaggio.

Io in quest'Aula, Presidente, questa mattina ho sentito sviscerare numeri, calcoli, cifre, ma non dimentichiamoci che queste missioni hanno un cuore e un'anima e il cuore e l'anima di queste missioni sono i nostri uomini e le nostre donne, che sono lì chiamati ad affrontare una situazione nuova, una situazione pericolosa, una situazione delicata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E quando, Presidente, Fratelli d'Italia sarà chiamato a votare - ovviamente, favorevolmente - a questa missione, lo farà pensando proprio a loro, che sono lì, mantenendo fede a un giuramento, sono lì, rendendo orgogliosa questa Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente, noi siamo e voteremo a favore della risoluzione sulle missioni. Sono tutti i teatri di guerra che ci riguardano da vicino e, per brevità, mi voglio concentrare sulla più recente missione Aspides che riguarda da vicino anche gli interessi economici italiani ed europei, in generale, che è una missione europea, ricordiamolo, varata con l'unanimità dei Paesi europei, anche se partecipata da un nucleo molto più ristretto di Paesi.

È una missione decisiva in cui, non per la prima volta, ma per certi aspetti per la prima volta, l'Europa interviene in prima persona per difendere i propri interessi, senza delegare, come è accaduto troppo a lungo, ad altri il tema della sicurezza. Non ci possiamo chiamare fuori, non ci potevamo chiamare fuori dalla libertà di circolazione nel Mar Rosso, non ci possiamo chiamare fuori e questo è un segnale, signor Ministro, che arriva forte e chiaro dalla difesa della sicurezza nel fondo dei mari e degli oceani.

È di oggi la notizia che sono stati tagliati alcuni cavi che consentono le comunicazioni digitali tra Europa e Oriente; gli Houthi dicono che non sono stati loro, non lo so, arriveremo a un punto dirimente anche su questo, ma è evidente che abbiamo la necessità di prendere il destino dell'Europa nelle nostre mani e di avere un ruolo attivo nella sicurezza. Ci uniamo e mi unisco, come +Europa, al ringraziamento alle donne e agli uomini della Marina che stanno sulla Duilio, a partire dal Comandante Costantino.

Però c'è un tema più generale. Il primo è quello che riguarda l'Europa. È arrivata l'unanimità per questa missione, potrebbe non arrivare un domani. Quindi, la necessità è di arrivare ad avere più Europa sulla politica estera di sicurezza. Il disimpegno americano arriverà, Trump o non Trump, e avremmo bisogno di un dispositivo di sicurezza europeo, se vogliamo avere, nel futuro, la capacità di essere rilevanti nel contesto internazionale, vado a chiudere, Presidente, ed efficaci nel difendere valori e interessi europei.

Il secondo punto (e qui mi unisco a quanto ha detto la collega Quartapelle): non va il rapporto tra Governo e Parlamento, ce lo siamo detti più volte in Commissione esteri, lo abbiamo visto sull'Ucraina e lo vediamo anche qui. Signor Ministro, il rapporto col Parlamento non va, mi spiace per lei, mi spiace per i suoi colleghi, ma il Parlamento non può essere convocato ad horas su questi temi.

Signor Presidente della Camera, è stato invitato anche lei a prendere atto che questo non può essere un modo di affrontare crisi drammatiche. Il Parlamento non serve come votificio quando c'è bisogno, in zona Cesarini, di un'approvazione. Noi siamo responsabili, le principali forze dell'opposizione sono responsabili, voteremo a favore, ma non può esserci una cambiale o una delega in bianco. Dovete capire che, se volete costruire, chiudo Presidente, un sostegno, il più ampio possibile, alla politica europea e internazionale dell'Italia, c'è bisogno di una condivisione reale e non fittizia, come sta accadendo con le convocazioni ad horas, parlo in particolare dell'Ucraina, ma anche questa volta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, delle tre nuove missioni all'estero che sono state qui illustrate, di cui abbiamo parlato in questi giorni in Commissione e in Aula, il MoVimento 5 Stelle sosterrà con convinzione sia l'operazione umanitaria Levante, a favore delle popolazioni civili palestinesi della striscia di Gaza, sia quella per il rafforzamento dello Stato di diritto in Ucraina.

Sosterremo anche l'operazione Aspides nel Mar Rosso, che riteniamo necessaria per tutelare i nostri interessi nazionali, se sarà una missione con compiti difensivi e, quindi, rispettosa dell'articolo 11 della nostra Costituzione. In tal senso, nella risoluzione che presenteremo, abbiamo inserito due impegni per il Governo, tra l'altro, anche alla luce delle rassicurazioni che abbiamo avuto dal Governo stesso, davanti alle Commissioni riunite esteri e difesa, preparando proprio il lavoro odierno, e, tra l'altro, ribadite in quest'Aula dal relatore Bicchielli.

Per quanto riguarda l'operazione di Gaza, nello specifico, riteniamo che questa operazione Levante sia doverosa. È davvero un nostro dovere intervenire in soccorso di una popolazione vittima di operazioni militari indiscriminate dell'Esercito israeliano.

Proprio su questo proposito, noi invitiamo il Governo ad essere ancora più coraggioso e quindi, nel più breve tempo possibile, invitiamo il Governo a inviare più uomini, più mezzi e più risorse in questa missione, la missione Levante, perché finora ha una dotazione finanziaria largamente insufficiente vista la catastrofe - una vera e propria catastrofe umanitaria - che vive Gaza davanti ai nostri occhi.

Detto questo, non possiamo non sottolineare la contraddittorietà del Governo e di questa maggioranza di centrodestra che, da una parte, con questa operazione vogliono curare le ferite delle vittime palestinesi, ma dall'altra non alzano un dito - letteralmente non alzano un dito - per provare a fermare realmente chi quelle ferite ai palestinesi le provoca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E non ci vengano a dire, questa maggioranza e questo Governo, che, se gli americani non riescono a fermare gli israeliani, sarebbe difficile che possa riuscirci l'Italia. Invece, gli americani, se solo volessero, potrebbero fermare in un giorno questa carneficina con un'azione sia su Israele sia all'ONU, ma invece gli Stati Uniti con il loro veto, che è stato espresso davanti alle Nazioni Unite, hanno dimostrato esattamente il contrario, cioè di non volerlo fare. L'Italia, il nostro Paese insieme agli alleati europei, potrebbe incidere molto di più e, invece, si limita finora a inutili e inascoltati richiami al rispetto del diritto umanitario internazionale. Tra l'altro, anche l'Europa, per esempio per mezzo della Francia, che è un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, potrebbe presentare una bozza di risoluzione che imponga a Israele un cessate il fuoco immediato e duraturo a protezione della popolazione civile palestinese di Gaza; e, l'Europa potrebbe proporre, se solo lo volesse, e non, invece, volesse limitarsi ai proclami e alle parole, una missione di interposizione dei caschi blu dell'ONU, ponendo, quindi, gli Stati Uniti di fronte a una scelta chiara e ponendosi anche dalla parte giusta della storia, perché la storia giudicherà tutti noi e sarà dura con chi avrà voltato la faccia dall'altra parte davanti a questo massacro.

E poi ancora l'Europa potrebbe imporre sanzioni mirate contro quei coloni estremisti israeliani che vessano, terrorizzano e a volte uccidono i palestinesi in Cisgiordania, che, tra l'altro, è un territorio che è occupato dal 1967 militarmente da Israele senza che Israele ne abbia alcun diritto e in barba alle risoluzioni dell'ONU che, invece, prevedono che quel territorio venga lasciato libero. Invece, non esercitiamo, né come Italia né come Europa, quelli che sarebbero giusti strumenti di pressione sul Governo di Netanyahu affinché accetti un cessate il fuoco.

Quindi, tra queste misure potrebbe, per esempio, rientrare un embargo temporaneo delle forniture militari a Israele nel rispetto del trattato dell'ONU sul commercio degli armamenti, l'ATT del 2013, e anche conformemente alla posizione comune europea del 2008 su questo tema. Invece, il Governo italiano in questo Parlamento si astiene sulle richieste di cessate il fuoco, esattamente come ha fatto per due volte davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Quindi, in questo effettivamente riconosciamo una logica che ovviamente non condividiamo affatto. Invece, questo Governo e questa maggioranza non intraprendono alcuna iniziativa concreta e formale per chiedere a Israele di fermare questa punizione collettiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché tale è, perché nessuno di noi può immaginare che due milioni di abitanti di Gaza siano terroristi, un milione tra donne e bambini, compresi i lattanti. È mai possibile accettare un discorso del genere? Un conto è che lo facciano gli estremisti, ormai in televisione è sdoganato. Anche ex ambasciatori sulle nostre reti televisive hanno definito i palestinesi come dei bastardi che devono essere puniti. Però, noi non lo possiamo accettare, non possiamo accettare tutto questo e dovremmo, invece, batterci con tutte le nostre forze affinché questa carneficina sia interrotta il più presto possibile.

Tra l'altro, sono ancora nei nostri occhi le immagini, di qualche giorno fa, di quella mattanza di 100 palestinesi che sono stati trucidati ed erano semplicemente attorno ai camion che portavano gli aiuti umanitari; non volevano morire di fame e, invece, sono morti, purtroppo, sotto le pallottole dell'esercito israeliano, che ha liquidato la faccenda come uno sfortunato incidente.

Noi vogliamo il bene di Israele, noi siamo amici di Israele e, quindi, cerchiamo di portare il nostro contributo proprio per riportare l'azione di quel Governo sotto una via che sia largamente condivisibile. Noi guardiamo a grandi uomini del passato, a grandi uomini israeliani: guardiamo a Yitzhak Rabin (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ex valoroso generale dell'Esercito israeliano, ex Ministro della Difesa, ex Primo Ministro di Israele, premio Nobel per la pace che si è battuto per tutta la sua vita, specie nella parte terminale della sua vita, per istituire “due popoli, due Stati”, proprio perché il popolo di Israele e il popolo palestinese potessero vivere in pace, e ha pagato con la propria vita queste posizioni che non piacciono, purtroppo, ad alcuni estremisti.

Noi ci troviamo di fronte a 30.000 civili massacrati, almeno finora, nella Striscia di Gaza, di cui 13.000 bambini, mentre sono 70.000, invece, le vittime civili che sono ferite o mutilate. Poi, abbiamo oltre 1,5 milioni di sfollati che sono tra Rafah e la parte un po' più a nord della Striscia di Gaza. Quindi, sostanzialmente davvero siamo di fronte a una catastrofe che ha pochi precedenti. Questa non è più una legittima difesa; questa è una crudeltà disumana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) di fronte alla quale noi vogliamo opporci con tutte le nostre forze.

Tra l'altro, mi si consenta proprio un ultimo inciso su questo punto. Questo modo di fare di sicuro non sconfiggerà il terrorismo, perché su 13.000, almeno finora, bambini orfani è un po' difficile immaginare che, quando diventeranno adulti, non vivranno nell'odio di Israele e anche del popolo israeliano che nulla c'entra con questa carneficina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, dobbiamo coraggiosamente assumere posizioni che vadano verso la pace, anche e soprattutto a tutela del popolo israeliano. Quindi, noi davvero chiediamo al Governo e a questa maggioranza di non essere ipocriti e di non agire come una qualsiasi organizzazione umanitaria che si limita - ripeto - a curare le ferite e a portare aiuti, ma vogliano intraprendere una seria, concreta e immediata via diplomatica nel senso che ho appena spiegato.

Per quanto riguarda l'operazione EUAM Ucraina, ovviamente il MoVimento 5 Stelle assicura un pieno sostegno a questa missione perché è volta al rispetto dello Stato di diritto in Ucraina. Quindi, noi inviamo questo magistrato nell'ambito di questa operazione europea. Anche qui c'è bisogno di dare una mano all'Ucraina anche su questo punto di vista, perché tra l'altro noi auspichiamo, sempre per il bene del popolo ucraino, che urgentemente si metta fine a questa guerra e che si possa trovare una soluzione che vada bene per entrambi i contendenti, e mi riferisco alle parole che la Presidente Meloni ha pronunciato al telefono.

Arrivo alla missione Aspides. Noi riteniamo che questa missione sia importantissima perché tutela anche gli interessi nazionali, tutela il traffico mercantile e coincide con gli interessi nazionali, ma siamo favorevoli se questa missione avrà compiti difensivi; e in questo senso, come dicevo in premessa, abbiamo inserito nella nostra risoluzione due impegni che, appunto, assicurano la natura difensiva dell'operazione e impegnano il Governo a informare queste Camere e questo Parlamento proprio sull'andamento di questa missione.

Prendiamo atto che - e anche il relatore lo ha precisato, anche in risposta alle domande che il MoVimento 5 Stelle ha posto davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa - è escluso qualsiasi coinvolgimento con la missione Prosperity Guardian. Quindi, è esclusa in maniera assoluta, se interpretiamo bene le parole del Governo, qualsiasi operazione terrestre e di attacco sullo Yemen, ma ci si limita soltanto a operazioni difensive nei confronti di eventuali missili, droni o altri mezzi atti ad attaccare il nostro naviglio e, quindi, esclusivamente operazioni difensive.

Tra l'altro, noi prendiamo atto anche delle risposte che ci sono state date davanti alle Commissioni esteri e difesa per quanto riguarda la Task Force 153.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Anche in quel caso - ho finito, grazie, Presidente - ci è stata assicurata la totale non commistione con la missione Prosperity Guardian. Se queste sono le premesse e queste sono le rassicurazioni del Governo, noi procederemo nel senso che ho spiegato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. XVI, n. 2)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00090, Braga ed altri n. 6-00091, Richetti ed altri n. 6-00092, Faraone ed altri n. 6-00093, Zanella ed altri n. 6-00094 e Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095 (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo - Doc. XVI, n. 2)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio, signor Presidente. Onorevoli colleghi, come è mio costume, ho sempre cercato e cerco anche questa volta di condividere con il Parlamento le motivazioni che hanno indotto il Governo a promuovere le due nuove missioni. È l'undicesima volta, onorevole Quartapelle, che sono in un'Aula parlamentare a parlare di questioni che riguardano il Medio Oriente e la Striscia di Gaza. Iniziamo dall'operazione Levante, in Medio Oriente, del dispositivo multidominio nell'area del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano. Nel dispositivo multidominio è compresa la missione europea Aspides. Sabato scorso, come sapete bene, il cacciatorpediniere Caio Duilio ha abbattuto un drone lanciato dagli Houthi nello stretto di Bab el-Mandeb. A nome del Governo e, ne sono certo, di tutta l'Aula, vorrei rinnovare all'equipaggio della nave Caio Duilio e a tutte le Forze armate profonda gratitudine, per il loro costante e prezioso operato (Applausi). L'attacco alla Caio Duilio conferma, ancora una volta, la gravità della minaccia terroristica degli Houthi e la tempestività delle iniziative che il Governo ha deciso di intraprendere. Ieri è stata attaccata la nave Sky II, battente bandiera liberiana, di proprietà svizzera e diretta a Gibuti.

La situazione nel Mar Rosso va inquadrata nella più ampia crisi in Medio Oriente scatenata dai brutali attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre. Come già ho avuto modo di riferire in Parlamento in diverse occasioni, il Governo italiano ha operato perseguendo alcuni obiettivi fondamentali: favorire il rilascio incondizionato degli ostaggi, consentire l'accesso umanitario, evitare un'escalation nella regione, promuovere il cessate il fuoco, creare le condizioni minime per far prevalere la via della diplomazia e della politica su quella delle armi e della distruzione.

Abbiamo appreso con sgomento della strage di giovedì scorso a Gaza, un massacro di civili inermi che ha complicato, purtroppo, i negoziati in corso per il raggiungimento di una tregua. Nessuno può cancellare i fatti del 7 ottobre. È stata una spietata caccia all'ebreo scatenata da Hamas ad innescare il conflitto, ma sono troppe le vittime palestinesi che non hanno nulla a che vedere con i terroristi. La “strage del pane” impone di intensificare gli sforzi per giungere al più presto ad un cessate il fuoco. Abbiamo chiesto ad Israele di accertare con rigore la dinamica dei fatti e le responsabilità.

È fondamentale continuare a lavorare per un rapido rilascio degli ostaggi, ma anche per incrementare gli aiuti nella Striscia di Gaza, altrimenti corriamo il rischio di una catastrofe umanitaria ancor più devastante. Dobbiamo fare arrivare nella Striscia tutti gli aiuti alimentari di cui c'è bisogno. Vogliamo promuovere - cerco di spiegarlo in maniera ancora più chiara - un'iniziativa umanitaria coordinata. L'ho chiamata Food for Gaza, Pane per Gaza, e ne sto parlando con il direttore generale della FAO e la direttrice esecutiva del Programma alimentare mondiale. Intendo riunire al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale un primo tavolo, anche con la Mezzaluna Rossa e le altre organizzazioni, la prossima settimana. L'obiettivo è fare sistema per agevolare l'accesso degli aiuti ed alleviare le sofferenze della popolazione. Il momento è ora, nella prospettiva di un auspicato cessate il fuoco (Applausi).

Sosteniamo il dialogo degli americani in queste ore con i Paesi arabi moderati. Il successo di un intervento umanitario coordinato potrà a sua volta facilitare le condizioni di uno sbocco politico, cui tutti lavoriamo.

Il nostro impegno non nasce certamente oggi. Fin dall'inizio della crisi, il Governo italiano ha trasmesso beni di prima necessità, per un totale di 16 tonnellate, con velivoli dell'Aeronautica militare. Abbiamo stanziato 20 milioni di euro per interventi umanitari nella Striscia, con particolare attenzione all'emergenza sanitaria e alimentare. Con i primi 10 milioni abbiamo finanziato, a inizio dicembre, la Croce Rossa Internazionale, la Mezzaluna Rossa e le Agenzie delle Nazioni Unite. A febbraio, come ho subito riferito al Parlamento, abbiamo stanziato altri 10 milioni di euro, destinati, appunto, alle Agenzie del polo ONU di Roma, all'Organizzazione mondiale della sanità, all'Agenzia umanitaria dell'Unione europea, ad organizzazioni della società civile. Tra le attività previste, ci sono anche lo sminamento e la rimozione degli ordigni inesplosi a Gaza.

Abbiamo, altresì, inviato un'unità della Marina militare, la nave Vulcano, con a bordo un ospedale con TAC, capacità chirurgica e di rianimazione. La nave è rimasta nel porto di el-Arish, in Egitto, per due mesi, fino al 31 di gennaio, prestando supporto medico a pazienti provenienti da Gaza. Vulcano è rientrata in Italia il 5 febbraio, con a bordo minori palestinesi e i loro figli familiari. I piccoli stanno ricevendo cure mediche specialistiche nei nostri migliori ospedali pediatrici (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Altri erano stati trasportati in Italia con due voli dell'Aeronautica militare, sempre nell'ambito dell'iniziativa volta a prestare cure mediche indispensabili a 100 bambini palestinesi e siamo pronti, se ce ne sarà la possibilità, per ripetere questa operazione con altrettanti bambini.

Si è trattato, onorevoli colleghi, di un'iniziativa unica in Europa, resa possibile dal grande lavoro di squadra che coinvolge tutti gli attori del sistema italiano e del Terzo settore: Caritas, Federazione chiese evangeliche italiane, Comunità di Sant'Egidio e ARCI. Quindi, tutto ciò che è possibile fare lo facciamo con grande determinazione e con grande impegno.

Voglio ringraziare in modo particolare, insieme ai militari, anche tutti i funzionari dell'Unità di crisi della Farnesina (Applausi) che si sono spesi, per giorni interi, al confine tra Gaza e l'Egitto, per accogliere e sostenere la popolazione civile palestinese. Questo lo potranno testimoniare anche i parlamentari dell'opposizione che sono in visita, accompagnati e accuditi dalla nostra rappresentanza diplomatica in Egitto.

L'operazione Levante in Medio Oriente si inserisce nella stessa linea di azione ed ha i seguenti obiettivi. Innanzitutto, aderire all'iniziativa multinazionale Maritime aid to Gaza, volta all'apertura di un corridoio marittimo per il trasporto di aiuti umanitari, con l'approdo diretto nella Striscia di Gaza, a partire da un polo logistico da costruire in Egitto. Siamo stati i primi a sostenere la proposta cipriota. L'obiettivo è paracadutare materiale umanitario sulla Striscia, alla stregua di quanto già stanno facendo altri partner, come la Francia e la Giordania. Inoltre, l'iniziativa ha l'obiettivo di fornire ulteriore supporto sanitario a favore della popolazione palestinese tramite lo schieramento di un ospedale militare da campo. A tutto ciò si aggiunge anche la necessità di salvaguardare l'incolumità dei nostri connazionali, civili e militari, presenti nell'area mediorientale.

Ricordo che in Libano, tramite la missione UNIFIL delle Nazioni Unite e la missione bilaterale Mibil a favore delle forze armate libanesi, abbiamo oltre 1.000 militari schierati, che sono difensori della pace e difensori della stabilità (Applausi). I militari italiani già sono lì da anni, al confine tra il Sud del Libano e il Nord di Israele, correndo, in questo momento, anche molti rischi. Il sostegno alle forze armate libanesi va nella direzione anche di garantire stabilità per ridurre il potere di Hezbollah e fare in modo che ci sia anche una forza dello Stato libanese. Per questo il nostro sforzo è sempre stato orientato anche alla protezione dei contingenti nazionali, prevedendo l'innalzamento delle misure di sicurezza e la predisposizione di eventuali operazioni di evacuazione.

Sul piano politico-diplomatico, resta essenziale raggiungere un cessate il fuoco sostenibile a Gaza, e questo anche per attenuare le tensioni regionali. L'Italia chiede una pausa prolungata e duratura delle ostilità, che porti a un cessate il fuoco sostenibile, come richiesto anche dalle Risoluzioni 2712 e 2720 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il conflitto tra Israele e Hamas ha già avuto un impatto devastante sulla regione, dove sono attivi diversi focolai di tensione. Ricordo l'allargamento degli scontri in Cisgiordania, l'incremento di intensità del conflitto tra Forze armate israeliane ed Hezbollah lungo il confine libanese, le recenti tensioni in Siria e Iraq e, in parte, anche in Iran e Pakistan e gli attacchi degli Houthi.

L'Italia partecipa attivamente, insieme ai suoi principali alleati e ai Paesi arabi moderati, a ogni sforzo utile a contenere l'incendio. Ci saranno incontri, anche con i nostri interlocutori del mondo arabo, nelle prossime settimane, come ci sono stati nei giorni scorsi e nelle settimane scorse. Durante la mia ultima missione in Libano, Israele e Palestina, a fine gennaio, ho ribadito a tutti gli interlocutori l'importanza di affrontare la crisi con mezzi politici. Ho sottolineato la necessità di un credibile e concreto percorso verso la soluzione “due popoli, due Stati”, con il contributo di un'Autorità palestinese rafforzata e riformata. Le dimissioni del Primo Ministro Shtayyeh e la formazione di un futuro Governo dell'Autorità nazionale palestinese sono un segnale importante in questa direzione. In parallelo, dobbiamo rilanciare i processi di normalizzazione e integrazione regionale. Un quadro regionale favorevole è essenziale per il successo di qualsiasi iniziativa politica. I Paesi arabi che più si stanno attivando per la ricerca di una soluzione possono svolgere un ruolo essenziale nella riabilitazione di Gaza e nel favorire l'integrazione economica con Israele. La condizione è che vi sia un impegno chiaro e irreversibile per la creazione di uno Stato palestinese indipendente.

Tutta la situazione libanese in questo quadro, come vi ho detto, è complicata; è una situazione che vive un momento di attesa, perché non c'è ancora un accordo per l'elezione del Presidente della Repubblica, che spetta ai cristiani maroniti, come non c'è accordo per la scelta del Presidente della Banca centrale libanese e questa situazione di stallo non agevola un lavoro più proficuo da parte del Libano e da parte nostra con il Libano. Come sapete, ho incontrato, a Roma, il generale Aoun, il capo delle Forze armate libanesi, elemento importante per la stabilità, che è un cristiano maronita, ma anche le Forze armate libanesi sono importanti, lo ripeto, per garantire stabilità nell'area.

Per quanto riguarda la questione degli attacchi degli Houthi, noi dobbiamo sottolineare quanto, sul piano economico, sia compromessa la regolarità dei rifornimenti delle merci. L'aumento dei costi ha effetti negativi sul sistema dei trasporti e sul commercio internazionale delle aziende italiane. Siamo un Paese che vive di esportazioni e sappiamo che il 40 per cento del nostro prodotto interno lordo viene dall'export, il 40 per cento dell'export marittimo passa attraverso Suez, quindi potete capire quali sono i danni che abbiamo subìto. Il costo del nolo marittimo è cresciuto dell'85 per cento fra il gennaio dell'anno scorso e il gennaio di quest'anno e del 25 per cento nella sola settimana dal 4 all'11 gennaio. Siamo di fronte anche a un aumento incredibile dei tempi di navigazione. Quindi, tutti i Paesi dell'area del Mediterraneo stanno soffrendo per ciò che sta accadendo in questa zona.

Di fronte a questa situazione, le reazioni della comunità internazionale si sono fatte progressivamente più incisive. Voglio ricordare che l'Italia ha preso l'iniziativa di dar vita a una missione, a livello comunitario, che andasse al di là delle competenze della missione Atalanta, che aveva soltanto compiti di azioni antipirateria. È andata a cercare e a sostenere una missione che andasse al di là di quella che era impegnata nello Stretto di Hormuz, che aveva soltanto compiti di accompagnamento delle navi, e abbiamo cercato di avere, attraverso una nuova missione, una possibilità di iniziativa europea che avesse carattere difensivo. Noi abbiamo assunto il comando tattico di Atalanta, che abbiamo esercitato proprio con la nave Martinengo; ad aprile dovremmo assumere il comando del Combined Task Force 153.

Però, voglio soffermarmi sulla missione Aspides, perché di questo stiamo discutendo in modo particolare, in questo momento. Onorevole Quartapelle, lei che conosce molto bene i tempi dell'Unione europea, per essersi occupata sempre di politica europea e di politica comunitaria, sa che i tempi non dipendono dall'iniziativa dello Stato membro che propone una missione, non tocca a noi fissare le date e l'ordine del giorno, ma tocca all'Alto rappresentante e alla Presidenza di turno fissare le riunioni. Noi siamo stati i primi e abbiamo sempre insistito affinché si accelerassero i tempi, ma non c'era sempre la possibilità di farlo. Ci sono state una serie di riunioni che poi non hanno portato all'approvazione finale. Quando siamo arrivati (Commenti della deputata Quartapelle Procopio)… Le ricordo bene, onorevole Quartapelle, anzi, signor Presidente, mi rivolgo a lei, che è stato detto che si è lavorato in ritardo, che il Governo non ha agito, che ci sono stati tempi troppo lunghi per l'approvazione da parte della Unione europea per la decisione di questa missione, tant'è che le navi italiane presenti agivano come missione nazionale. Lo ripeto, non dipende da noi fissare l'ordine del giorno; possiamo fare delle richieste, ma lei sa bene come funziona il Consiglio Affari esteri, che ne ha la responsabilità; non sono italiani né l'Alto rappresentante, né il Presidente di turno; in questa fase c'è il Belgio. Quindi, come non tocca a me fissare l'ordine del giorno… Io sono sempre disponibile a venire in Parlamento, ma non tocca a me, tocca alla Conferenza dei presidenti di gruppo, come lei ben sa, decidere qual è l'ordine del giorno; non tocca al Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale decidere qual è l'ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Io sono sempre per il grande rispetto del Parlamento, anche per il mio passato parlamentare; avendo avuto l'onore e l'onere di presiedere un'Assemblea parlamentare, non posso non essere il primo difensore dell'Aula di Montecitorio e dell'Aula del Senato (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Sono venuto undici volte; questa è l'undicesima volta che sono venuto a parlare di queste questioni, rispondendo a tutte le interrogazioni, essendo sempre presente in Commissione, in tutte le Commissioni, ogniqualvolta mi è stato richiesto. Quindi, respingo le accuse al mittente, perché sono totalmente infondate (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Forse, era qualche altro Ministro che non rispettava il Parlamento, certamente non io.

Voglio anche essere chiaro, perché c'è stato qualche fraintendimento di tipo lessicale, non è soltanto un'interpretazione linguistica, non c'è alcun tono polemico da parte mia, ma voglio ribadire che la missione Aspides avrà compiti soltanto di natura difensiva. La missione non potrà, cioè, intraprendere azioni di tipo preventivo. Quindi, anche la parola cui si è fatto cenno doveva essere interpretata in senso rafforzativo, non nel senso di “soprattutto”, perché l'avverbio “eminentemente” va interpretato, in questo contesto - ma è soltanto nella scheda, non c'è in nessun altro documento -; come rafforzativo, perché, viste quali sono tutte le missioni europee, non sarebbe possibile avere un'azione offensiva. “Difensiva” non significa semplice accompagnamento, significa possibilità di reagire in maniera militare, così come è successo in occasione dell'attacco del drone al cacciatorpediniere Caio Duilio. Questo è il modus operandi, queste sono le regole d'ingaggio. Quindi, i compiti esecutivi sono di autodifesa estesa, cioè di neutralizzazione di attacchi che abbiano come bersaglio diretto navi mercantili scortate, e di contrasto ad eventuali tentativi di sequestro delle imbarcazioni.

Le attività esecutive - voglio essere anche qui preciso - potranno essere svolte solo nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, a sud della latitudine di Mascate. Dovrà in ogni caso trattarsi di risposte necessarie e proporzionate e comunque sempre in mare e nello spazio aereo. In nessun caso Aspides potrà essere coinvolta in operazioni sulla terraferma. La sede del comando operativo è Larissa, in Grecia. L'Italia fornirà il comando tattico, imbarcato su nave Duilio, e il force commander, imbarcato per un periodo di almeno 6 mesi, già individuato nel contrammiraglio Costantino.

Gli assetti europei di previsto impiego per l'operazione comprenderanno, almeno inizialmente, un minimo di 3 unità navali, supporto intelligence e logistico, capacità di early warning aereo, protezione cyber, supporto satellitare e comunicazione strategica. Il contributo italiano è rilevante e si sostanzia nel comando imbarcato, in un cacciatorpediniere, in un velivolo dell'Aeronautica militare, con capacità di sorveglianza, comando, controllo e comunicazione, in grado di offrire un contributo operativo fondamentale.

Aspides, tengo a ribadirlo, non è diretta contro nessuno, ma a difesa di un principio, la libertà e la sicurezza della navigazione.

Solo facendo rispettare questo principio è possibile assicurare sicurezza e benessere alla regione. Le risposte saranno condotte nel pieno rispetto del diritto internazionale, quello consuetudinario e il diritto all'autodifesa in caso di attacco imminente o in corso su navi proprie o di terzi, così come previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Aspides agirà, inoltre, in piena conformità con la Convenzione ONU sul diritto del mare.

L'Unione europea assicurerà il necessario coordinamento sia con l'operazione anti-pirateria Atalanta, sia con l'operazione Prosperity Guardian, soprattutto attraverso lo scambio di informazioni.

Credo in ogni caso che alle operazioni navali nell'area vada affiancata una sostenuta azione di coinvolgimento diplomatico dei Paesi della regione per convincere anche quelli più restii a collaborare. Gli obiettivi comuni restano stabilità, de-escalation e sicurezza. Assieme ai colleghi europei abbiamo definito i possibili destinatari della nostra azione di sensibilizzazione, i primi incontri a livello tecnico si sono già svolti. Non escludiamo convergenze con altri attori non europei che possano aprire la strada a collaborazioni nelle operazioni della missione.

Stiamo tutelando un bene pubblico globale. Proteggere il commercio internazionale significa fare gli interessi dell'Europa e dell'Italia. Per questo motivo è fondamentale che l'operazione abbia sufficienti contributi di personale e assetti per poter svolgere i propri compiti con successo. L'Italia fa, come sempre, la sua parte.

Voglio fare un'ultima osservazione, perché ritengo che la crisi del Mar Rosso e la risposta che abbiamo deciso a Bruxelles rappresentino anche un banco di prova importante per una difesa europea più efficace.

L'esperienza del conflitto in Ucraina, dove manderemo un nuovo magistrato presso la missione europea EUAM Ucraina, la crisi in Medio Oriente e gli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso hanno messo in evidenza questa necessità: dobbiamo andare avanti, senza esitazioni, verso un'autentica difesa europea. Le sfide che abbiamo di fronte sono troppo importanti per poter rinviare ancora questo passo fondamentale. Solo uniti potremo proteggere davvero i nostri cittadini.

Le crisi che stiamo attraversando dimostrano anche la crescente necessità di agire con urgenza e flessibilità. La delibera sulle missioni internazionali è stata inviata alle Camere con notevole anticipo rispetto agli anni scorsi e chiediamo oggi a quest'Aula di approvare una risoluzione ad hoc per autorizzare l'avvio delle nuove missioni, ma occorre trovare una soluzione strutturale e dotarci di uno strumento che consenta una risposta adeguata, rapida ed efficace alla repentina evoluzione del quadro internazionale.

La legge n. 145 del 2016 presenta evidenti criticità, per questo abbiamo trasmesso al Senato una proposta di riforma. L'obiettivo è snellire le procedure di autorizzazione delle missioni per rispondere meglio alla rapida evoluzione del contesto internazionale, preservando prerogative e ruolo centrale del Parlamento.

Permettetemi di concludere, prima di dare le opinioni del Governo sui testi di risoluzioni presentate, rinnovando un sentito ringraziamento alle nostre Forze armate (Applausi), ai nostri diplomatici, in modo particolare alle donne e agli uomini dell'unità di crisi del Ministero degli Affari esteri (Applausi), e a tutti i nostri connazionali che operano sul palcoscenico mediorientale e mediterraneo, dimostrando professionalità e dedizione, facendo comprendere quanto l'Italia possa difendere da protagonista la pace, la libertà ed il diritto internazionale (Applausi).

Per quanto riguarda la risoluzione di maggioranza, il Governo è favorevole.

Per quanto riguarda la risoluzione Braga ed altri n. 6-00091, del Partito Democratico, il Governo è favorevole agli impegni e favorevole alle premesse, a condizione di espungere il paragrafo 18), quello che riguarda l'UNRWA.

Sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00092, il parere è favorevole alle premesse - è il testo di Azione - e favorevole sugli impegni, a condizione di riformulare il punto 1.3), aggiungendo la parola: “anche”, quindi anche con ispezioni.

Per quanto riguarda la risoluzione Faraone ed altri n. 6-00093 siamo favorevoli a tutto il testo.

Con riferimento alla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00094 il Governo è contrario alle premesse, mentre per quanto riguarda la risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095, quella del MoVimento 5 Stelle, il Governo è favorevole al testo.

PRESIDENTE. Ministro, può ripetere il parere sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095?

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Quella del MoVimento 5 Stelle? Il parere del Governo è favorevole.

PRESIDENTE. Ministro, un'altra cosa, riguardo alla risoluzione n. 6-00092 chiedono dove deve essere posta la parola “anche”.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Negli impegni, il punto 1.3) diventa: “sia presa, ove necessaria, in considerazione l'attuazione di un controllo del traffico navale di possibile rifornimento delle scorte di mezzi offensivi del gruppo degli Houthi, mediante anche l'effettuazione di ispezioni”, perché ci sono delle contraddizioni per quanto riguarda la Libia.

PRESIDENTE. Bisogna dare il parere sull'impegno della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00094.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Ci sono delle contraddizioni, così hanno parlato, per quanto riguarda l'approvazione delle missioni, tra quella che riguarda la Libia, mi pare, e le altre. Quindi ci sono delle contraddizioni di tipo tecnico che non possono essere…

PRESIDENTE. Sospendiamo un attimo la seduta, così vediamo bene questa parte. Sospendo per due minuti la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,09, è ripresa alle 11,13.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Chiedo al Ministro Tajani di esprimere il parere sulla risoluzione n. 6-00094 Zanella ed altri.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Il parere è favorevole soltanto sulla missione europea. Per il resto, il parere è contrario, sia sulla premessa, sia sugli altri due punti.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,13).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. XVI, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Come detto in discussione generale, noi voteremo a favore delle risoluzioni che hanno il parere favorevole del Governo perché riteniamo che il tema, signor Ministro… Aspettiamo, magari sospendiamo nuovamente la seduta per due minuti. Possiamo sospendere la seduta per altri due minuti?

PRESIDENTE. Ministro, mi scusi, ma attendono lei. Prego, onorevole Della Vedova.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, ma io non avrei trovato sbagliata un'ulteriore sospensione, se il Governo ne ha bisogno.

Dicevo che noi voteremo a favore delle risoluzioni che hanno il parere favorevole del Governo e penso che ci sia un momento importante di coesione del Parlamento su questo.

Voglio riferirmi, senza tornare sulle cose che abbiamo detto, a due punti. C'è una questione che riguarda i rapporti col Parlamento. Il Ministro dice di no, ma io continuo a pensare che qualche problema ci sia e che non riguardi direttamente o necessariamente il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Lo abbiamo riscontrato qualche settimana fa sulla vicenda ucraina, lo abbiamo riscontrato oggi. Il tema del Mar Rosso era stato sollevato più volte, io l'avevo anche sollevato nel corso di un question time in cui si era dato conto della non partecipazione alla missione angloamericana. Non si è mai arrivati, però, a una discussione sulla opportunità, che noi condividiamo, di questa missione Aspides, a guida europea. Per cui, signor Ministro, io credo che - non la prenda come un'obiezione personale - sui temi della politica internazionale il confronto con il Parlamento potrebbe essere molto più proficuo e fecondo e avvenire in tempi non dettati dalle emergenze.

La questione degli Houthi è anche una questione di guerra per procura. Gli Houthi hanno una capacità offensiva pericolosissima in questa fase, perché hanno il sostegno dell'Iran. Abbiamo colto la definizione, la restrizione del perimetro dell'iniziativa Aspides e speriamo che sia sufficiente. Non dobbiamo illuderci però che gli Houthi agiscano motu proprio. Sappiamo, invece, che vengono utilizzati come strumento di destabilizzazione da parte da parte dell'Iran. Auspichiamo, come lei ha fatto, che ci possa essere una convergenza ampia nella regione di tutte le parti coinvolte, ma dobbiamo anche essere pronti a che questo non accada. Lo ripeto, quello che abbiamo visto con il taglio dei cavi sottomarini è un segnale inquietante. Le tecnologie ormai a disposizione perfino delle organizzazioni terroristiche o delle altre organizzazioni che un tempo non potevano avere accesso alle tecnologie distruttive oggi sono alla portata di tutti. Quindi, il tema della difesa della libertà di navigazione e il tema della protezione delle infrastrutture sul fondo dei mari e degli oceani è decisivo.

Signor Ministro, lei ha detto che serve la difesa europea. Siamo d'accordissimo. Servono gli Stati Uniti d'Europa, serve una politica estera e di sicurezza comune, come chiediamo, con Emma Bonino, ormai da decenni. Questo è l'opposto del sovranismo nazionale, è una scelta pro europea che, caro Ministro, vorremmo che il Governo e tutte le forze della maggioranza l'imbracciassero a tutto tondo. Essere efficaci nella difesa degli interessi e dei valori europei e italiani oggi significa puntare agli Stati Uniti d'Europa e a una politica estera e di sicurezza comune. Tutto il resto è sub-ottimale, sono energie spese avendo poco riscontro in termini di efficacia, che è quella che ci chiedono i cittadini europei (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, membri del Governo, questa potrebbe essere una delle tante occasioni in cui il Parlamento si esprime a proposito della proroga delle missioni internazionali. Invece, siamo, purtroppo, in una occasione molto particolare, quella in cui si dà inizio a nuove missioni e questo sappiamo essere decisamente conseguenza dell'inasprimento della situazione a livello internazionale e dei conflitti.

Il Governo non c'è, mi dicono.

PRESIDENTE. Governo, per cortesia. Chiedo al Governo se servono cinque minuti di sospensione e, in tal caso. sospendiamo. Non servono, d'accordo, l'importante è che ci sia, quindi, attenzione. Prego, onorevole De Monte.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Stavo dicendo che, purtroppo, c'è stato un aumento dei conflitti, che determina in tal modo un aumento della necessità che ci siano le missioni dei nostri soldati in situazioni molto, molto difficili. L'ultima occasione - che citavo - era quella del giugno scorso: la situazione di tensione era determinata, in quel momento, dall'invasione russa nei confronti dell'Ucraina, ma da allora la situazione è ulteriormente peggiorata.

Faccio riferimento a quanto è successo a partire dal 7 ottobre scorso, con l'offensiva dei terroristi di Hamas nei confronti di Israele. Ma mi riferisco anche a quanto accaduto a cominciare dalla fine dell'anno scorso, ossia alla situazione che si è creata anche a causa degli Houthi, questi terroristi finanziati dall'Iran, i quali hanno determinato, a loro volta, una situazione molto critica nel Mar Rosso. Però, dobbiamo anche ribadire (Commenti)…

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, però, non si può intervenire in questo modo!

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Non è corretto, però!

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Non si può intervenire così: interrotta già tre volte!

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Provo a continuare, se ci sono le condizioni.

PRESIDENTE. Prego.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Parlavo della situazione che si è creata anche nel Mar Rosso. Però, io credo, in questa occasione, che una serietà dello Stato si debba anche dimostrare - cosa che noi vogliamo - in questa direzione, e che si debba dimostrare anche una continuità nella politica estera e nel sostegno alle Forze armate.

Credo che questa sia l'occasione anche per manifestare la nostra gratitudine verso gli uomini e le donne impegnati, a livello internazionale, nei nostri contingenti e che hanno dimostrato in svariate occasioni la loro preparazione, la loro professionalità, il loro coraggio e aggiungo anche quel senso di umanità, stando vicini alle persone che soffrono in situazioni davvero drammatiche.

Io provengo da una regione affacciata sul confine, ora solo geografico, il Friuli-Venezia Giulia, che aveva 300 siti militari, quindi un presidio molto importante. Abbiamo avuto modo di constatare, fin dal passato e ancora oggi, devo dire, la serietà, la dedizione e il sacrificio delle Forze armate. Quindi, credo sia giusto esprimerci in questa direzione, in ogni occasione possibile, come questa.

Però, al tempo stesso, abbiamo una situazione difficile, in continuità, ossia quella determinata dall'invasione russa nei confronti dell'Ucraina e di un popolo che sta lottando fermamente per la propria libertà, il proprio territorio e la propria identità. C'è, ancora oggi, un aggressore. C'è, ancora oggi, un aggredito. E, quindi, giustamente, una parte di questa autorizzazione, che oggi abbiamo all'esame dell'Aula, riguarda proprio questo aspetto, e cioè la presenza anche della magistratura, perché il fatto di avere un allineamento all'acquis europeo significa sostenere e migliorare lo Stato di diritto e, dunque, in questo senso, il presidio della giustizia e il contrasto alla corruzione. Quindi, in questo senso, il nostro voto sarà ovviamente favorevole.

Inoltre, io credo che, oggi, parlando sempre di Ucraina e parlando anche, in quest'Aula, proprio della posizione dell'Unione europea, ci sia stata una svolta, a partire dal Consiglio europeo dello scorso dicembre, con l'avvio dei negoziati di adesione dell'Ucraina e anche con il riconoscimento dello status di candidato della Georgia e della Repubblica di Moldavia.

So che il Ministro Tajani ha una particolare sensibilità - credo che bisogna dargliene atto - nei confronti della situazione nei Balcani. Mi rendo conto che la questione non è all'oggetto della discussione; ma comunque attiene indirettamente, anzi è pienamente oggetto dell'allargamento dell'Unione Europea. Non dobbiamo mai dimenticare il fatto che questi Paesi stanno attendendo da molti anni una prosecuzione più incisiva, in modo tale da avere l'adesione quanto prima all'Unione europea.

E poi, come dicevo, vi sono i fatti più recenti, relativi alla situazione molto difficile determinata dall'offensiva di Hamas nei confronti di Israele: da qui la missione Levante. Per questa ragione, c'è la richiesta di autorizzazione di questa missione. Noi siamo favorevoli perché riteniamo che ci sia la necessità di avere un'integrazione degli aiuti umanitari, che siano ospedali da campo e tutto quanto necessario per evitare un'ulteriore escalation.

Vi è poi il dispositivo multi dominio, quindi, da un lato, l'operazione Atalanta, in Somalia, per la protezione delle navi che portano aiuti umanitari, e, dall'altro, anche il contrasto al traffico delle armi.

Infine, ritorno ancora sul tema degli Houthi, con questa azione terroristica di offensiva verso le navi occidentali, come azione di rivalsa nei confronti di Israele. La cosa molto preoccupante è che si sta adottando la cosiddetta strategia dei mille tagli, così è stata definita, cioè quell'operazione che determina una sorta di “dissanguamento” del nemico, non come azione forte e unica, bensì come intenzione - attraverso queste operazioni che vengono fatte in quella regione - di creare sostanzialmente una situazione di perenne instabilità e, quindi, di disincentivo alle movimentazioni marittime. Questo è molto “pericoloso” perché, nella migliore delle ipotesi, si determina un aumento dei costi del trasporto e dei costi assicurativi, ma la missione finale vorrebbe essere senz'altro quella di impedirlo e di fare in modo che ci sia la circumnavigazione dell'Africa.

E quindi siamo qui ad autorizzare - cosa che noi condividiamo - questa missione, anche tenendo conto, chiaramente, dei riflessi, che sono molto importanti. Abbiamo statistiche, magari, non omogenee, però il dato di fatto è che abbiamo dei risultati, purtroppo, molto negativi, che si sono verificati nei nostri porti; in generale, si registra un aumento dei prezzi, una riduzione dell'afflusso delle merci, un aumento anche del costo dei container e, purtroppo, un impatto molto negativo su tutto l'agroalimentare italiano. Dobbiamo dire anche molto chiaramente che diventa drammaticamente difficile trasportare certi tipi di merci, oltre ad avere un aumento dei costi.

E poi - visto che il Ministro Tajani ne ha parlato, e questo mi fa piacere - una riflessione finale anche sulla Difesa europea, perché è esattamente quello l'obiettivo che dobbiamo porci tutti: non possiamo più avere una situazione divisa tra i vari Stati membri, a proposito di una strategia. Abbiamo avuto, inizialmente, già nella scorsa legislatura, il cosiddetto Action Plan della Difesa, con investimenti nel campo della ricerca e nel campo infrastrutturale. Oggi si parla della Bussola strategica in tema di difesa e di sicurezza. Quindi, abbiamo davvero la necessità di avere una politica diversa, maggiormente integrata in questa direzione. Però, per poter fare questo, è necessario anche avere, poi, una politica estera maggiormente integrata, e forse questo è il passo decisamente più difficile da compiere.

Si dice che i passi più importanti nella storia dell'Unione europea si siano avuti con i grandi leader, ma, purtroppo, aggiungo, anche con le grandi difficoltà. L'abbiamo visto nelle crisi economico-finanziarie, nelle crisi energetiche, con la pandemia e con tutte le crisi internazionali che stanno accadendo in questi ultimi anni. Però, cogliamo l'occasione di un rilancio. Noi riteniamo che questa strategia - si è parlato di Stati Uniti d'Europa - debba essere attuata. Solo in questa maniera, noi potremo essere più forti e anche più agili nelle nostre decisioni, al di là delle decisioni che potremo prendere a livello nazionale, per proseguire in maniera più dinamica quando l'intervento lo richiede.

Dunque, questa è la direzione senz'altro da intraprendere e, per quanto ci riguarda, ribadiamo l'autorizzazione e quindi il voto favorevole alle risoluzioni che daranno il via a queste missioni che si richiedono, per una presenza italiana in difesa dei diritti, ma anche di difesa della nostra economia (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, mai come in questo tempo definire le missioni internazionali in cui l'Italia è impegnata richiede un surplus di attenzione da parte di tutte le forze in campo: Governo, Parlamento, Ministeri competenti, apparati militari, Corpo diplomatico e servizi di intelligence.

Le affermazioni del Presidente russo Putin dei giorni scorsi, pronunciate alla Duma, forniscono la cifra delle tensioni in atto a livello globale.

Brandire lo spauracchio delle armi nucleari, minacciando l'Occidente, in modo particolare, è un atto gravissimo da condannare senza “se” e senza “ma”, che si aggiunge ai tragici attacchi militari sferrati in Ucraina in questi due anni di conflitto. Se Atene piange, Sparta non ride.

Sul fronte israeliano e palestinese, in base a quanto riportato da alcune fonti di stampa, il Ministero della Sanità gestito da Hamas ha annunciato un nuovo bilancio di 30.534 morti nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese, dati che chiaramente non possono essere verificati in modo indipendente, ma che forniscono la cifra della tragedia in atto. A questo dobbiamo aggiungere che le trattative per i negoziati vanno a rilento e la tregua, in questo modo, ovviamente, sembra sempre più lontana. Questo, signor Presidente, è lo scenario all'interno del quale si inseriscono le missioni internazionali che vedono impegnati i nostri contingenti. In particolare, oggi discutiamo di 3 missioni che il Governo intende avviare nel corso del 2024. La prima riguarda proprio il fronte israelo-palestinese e prevede l'attivazione di un dispositivo militare per il contributo nazionale in ordine al conflitto Israele e Hamas, denominata Operazione Levante. In particolare, il contributo della Difesa in questo nuovo teatro operativo consiste nel trasporto e aviolancio di beni di prima necessità a favore dei civili, nello schieramento di un ospedale da campo, di un'unità navale con capacità sanitarie in supporto alla popolazione civile e nella predisposizione alle operazioni di evacuazione di connazionali o estrazione delle forze italiane dalla regione, nonché nel rafforzamento della presenza nel Mediterraneo orientale.

Il secondo impegno operativo, da avviare nel 2024, riguarda l'impiego di un dispositivo multi-dominio, iniziative di presenza, sorveglianza e sicurezza nell'area del Mar Rosso e Oceano Indiano nord-occidentale, a supporto degli interessi nazionali nelle varie regioni, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e le decisioni dell'Unione europea per la sicurezza marittima nell'area del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano occidentale. L'impiego del dispositivo persegue a tal fine gli obiettivi di supportare il naviglio mercantile in transito nell'area e contribuire alla Maritime situational awareness, rafforzare la cooperazione e il coordinamento e l'interoperabilità con gli Stati rivieraschi, garantire una presenza e sorveglianza navale non continuativa, con compiti di naval diplomacy. Un'operazione, dunque, soprattutto quella che coinvolge direttamente l'area del Mar Rosso, che risulta cruciale sia dal punto di vista militare, che economico.

La missione europea Aspides, il cui comando tattico è affidato al nostro Paese, affiancherà la missione Atalanta e la task force CTF 153, a protezione di un principio fondamentale per la vita economica: il diritto alla libertà di navigazione e il trasporto delle merci. L'ingaggio cinetico, che ha visto il cacciatorpediniere Caio Duilio rispondere all'attacco dei ribelli Houthi e distruggere l'obiettivo, rappresenta un battesimo di fuoco della nostra Marina, in un contesto particolare, non solo perché è la caratteristica di una guerra cosiddetta ibrida, che utilizza ogni mezzo per danneggiare una parte ed agevolarne un'altra. Anch'io mi associo ai complimenti a tutto l'equipaggio del Caio Duilio che ha saputo rispondere con grande professionalità all'attacco ricevuto.

Dicevo, sappiamo che le navi mercantili russe e cinesi invece non sono oggetto degli attacchi al loro passaggio nel Canale di Suez e a ciò è, ovviamente, valsa l'opposizione nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ad un'operazione sotto l'egida dell'ONU, proprio da parte della Russia e della Cina. Attraverso il Mar Rosso passa il 15 per cento del commercio globale e rappresenta un'arteria fondamentale dell'economia mondiale. Per noi italiani, vuol dire un terzo delle esportazioni su cui le aggressioni dei miliziani stanno facendo triplicare il costo del trasporto. Secondo uno studio di Confcommercio, i tempi di navigazione nei traffici con l'Estremo Oriente si allungano di circa 12 giorni, per via della circumnavigazione del continente africano, e i costi dei noli per un container di 40 piedi sulla rotta Shanghai-Genova sono più che raddoppiati rispetto al 2023. Una situazione dunque, signor Presidente, che richiede al momento la massima attenzione.

La terza missione invece riguarda l'iniziativa multinazionale europea EMASOH ed è intesa a salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi che transitano nell'area dello Stretto di Hormuz. I dispositivi aeronavali dei Paesi che aderiscono all'iniziativa svolgono attività di presenza, sorveglianza e sicurezza, intese a proteggere il naviglio mercantile nazionale, supportare il naviglio mercantile non nazionale in transito e contribuire alla Maritime situational awareness della regione, in coordinamento con altre iniziative di coalizione o di organizzazioni internazionali. La missione è stata avviata su proposta della Francia, a margine del Consiglio affari esteri a gennaio del 2020 e ha visto poi l'adesione di Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo e Norvegia, oltre ovviamente che la nostra, dell'Italia. L'obiettivo della missione è salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi in transito nello Stretto di Hormuz, quadrante delicatissimo per il traffico commerciale e arteria essenziale per il trasporto di petrolio minacciato dalle crescenti tensioni regionali. Infine, segnalo l'avvio di una nuova missione relativa alla partecipazione di un magistrato alla missione civile dell'Unione europea denominata EUAM Ukraine, finalizzata a sostenere l'Ucraina nel suo impegno a favore della riforma del settore della sicurezza civile, sostenendo i partner ucraini pertinenti, come il Ministero dell'Interno ucraino e la Polizia nazionale, nell'elaborazione di strategie di sicurezza e nella successiva attuazione di sforzi di riforma globali e coesi. Il suo obiettivo generale è sostenere il Paese nello sviluppo di servizi di sicurezza sostenibili, responsabili ed efficienti che rafforzino lo Stato di diritto.

Signor Presidente, l'impiego delle forze militari nelle diverse operazioni illustrate rappresenta l'estensione e la prosecuzione dell'azione politica e diplomatica avviata dal Governo in tutte le sedi e consessi internazionali. Tali missioni assumono una valenza ulteriore se inserite nel quadro della presidenza di turno del G7, nella quale l'Italia ha la possibilità di definire l'agenda delle priorità da porre al tavolo dei 7 grandi. Inoltre, la sempre più stretta connessione tra sicurezza e salvaguardia degli interessi economici e sociali nazionali, attribuisce una valenza multiforme alle operazioni appena descritte, che a questo punto risultano fondamentali. Il nostro contesto socioeconomico non può subire oltremodo altri effetti negativi, dopo quelli prodotti dalla guerra russo-ucraina, ne va della stabilità dell'intero sistema. Per questo provare ad agire a monte per evitare o limitare i danni a valle è da considerare frutto della visione che questo Governo e questa maggioranza portano avanti sin dall'inizio di questa legislatura. E come gruppo di Noi Moderati siamo al lavoro nelle Commissioni competenti e in tutti i consessi in cui ci troviamo ad operare per sostenere il Governo e le nostre Forze armate in questo difficile tornante della storia globale. Per questo, signor Presidente, annunzio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie Presidente. Con questa guerra ho perso tutto, mio padre, la mia casa d'infanzia, tutta una città. Non so cosa perderò domani. A Gaza noi viviamo ogni giorno una nakba senza fine, una catastrofe, parola tremenda, oggi in bocca ad una giovane palestinese esule a Parigi, parola che dal 1948 passa di generazione in generazione e accompagna la storia di un popolo, quello palestinese, che l'Italia ha sempre sostenuto e non può, non deve abbandonare. È questo il senso della missione cui partecipano anche i nostri colleghi Bonelli, Fratoianni e Mari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Il comune obiettivo di questo Parlamento, del Governo italiano, dovrebbe essere quello di cercare di trasformare la catastrofe in “eucatastrofe”, neologismo inventato da Tolkien, autore caro a tante e tanti di noi, quindi cercare un'apertura, un varco nel buio, alla speranza e al futuro.

Questo dovrebbe fare la missione Levante la quale, pur finalizzata al sostegno di un popolo affamato e ridotto allo stremo, non riuscirà a interrompere lo sterminio in atto se non sarà posto in essere il massimo dello sforzo politico e diplomatico per il cessate il fuoco immediato e duraturo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Dunque, al-Nakba anche per il popolo israeliano che rischia, ogni giorno che passa, di non vedere liberati gli ostaggi, bottino di guerra di Hamas dopo l'orrenda strage di innocenti del 7 ottobre. Sì, perché non può esserci speranza di pace e sicurezza per Israele senza e a prescindere dal destino del popolo palestinese. Due popoli, due Stati sembra un esito sempre più lontano ma è l'unico indispensabile, l'unico da raggiungere senza esitazione. La volontà e l'azione politica di questo Governo vanno in modo efficace e risoluto in questa direzione? Non lo sappiamo, non lo vediamo. Comunque, la nostra risoluzione si esprime a favore dell'operazione, raccomandando, tuttavia, l'esclusione di ogni attività in collegamento e in consulenza a favore della Marina libica, nel combinato disposto con la missione Mediterraneo Sicuro.

Allo stesso modo siamo favorevoli alla missione civile in Ucraina, ma ribadiamo tutti i nostri dubbi, che sono stati ben argomentate e illustrati dal collega Grimaldi, rispetto alla missione Eunavfor-Aspides che rebus sic stantibus non andrebbe autorizzata. Il Consiglio dell'Unione europea dell'8 febbraio 2024 definisce questa missione, la missione Aspides, di pattugliamento e protezione militare delle navi e di conoscenza della situazione marittima.

In occasione del Consiglio europeo del 22 gennaio, lo stesso Ministro Antonio Tajani dichiarava: “Improbabile che la missione preveda attacchi in territorio yemenita. Non è mai successo. Ci sarà una protezione militare molto forte e determinata”. Si tratta, colleghi e colleghe, di agire in un contesto non solo ad alto rischio ma definibile come conflict zone. Il 19 dicembre, non a caso, è stata attivata l'operazione Prosperity Guardian a guida degli Stati Uniti d'America, presenti con la portaerei Eisenhower e altri cacciatorpediniere affiancati dal gioiello della naval crown britannica Diamond. Si tratta di agire in un contesto ad altissimo rischio e si tratta anche di una vera e propria operazione militare, con incursioni per attacchi cosiddetti chirurgici e preventivi in territorio yemenita contro i siti di lancio, tanto che gli Houthi hanno iniziato a minare le aree costiere e hanno iniziato, non a caso, a minacciare direttamente l'Italia. D'altronde, Hezbollah ha definito l'alleanza marittima occidentale, guidata dagli Stati Uniti, una coalizione del male.

Ma andiamo a vedere il mandato di Eunavfor-Aspides. Esso prevede la connessione con l'operazione Prosperity Guardian. L'articolo 6, comma 4, della decisione dell'Unione europea dell'8 febbraio 2024 esplicita questa connessione sia con Prosperity Guardian sia con le forze marittime congiunte tramite i rispettivi comandi e con informazioni classificate di livello secret UE/EU secret. Non a caso, credo, il Ministero della Difesa, con una nota del 19 dicembre 2023, precisa che sarà autorizzata un'operazione nell'ambito di quelle già esistenti ma non dell'operazione Prosperity Guardian, quindi a esplicitare una distanza da cui si capiva che effettivamente non era chiara la non connessione. Si tratta, come abbiamo sentito oggi, di pattugliare le navi per ben 463 chilometri di costa yemenita per 16 ore e il rischio di estensione del conflitto e della sovrapposizione delle differenti operazioni è più che realistico. Leggo nella deliberazione del Governo che, in aggiunta al previsto dispositivo aeronavale, potranno essere impiegati gli assetti aerei presenti nell'ambito della coalizione anti-Daesh e nel 2024 l'Italia assumerà il comando della Combined Task Force 153 (CTF 153) che opera nel Mar Rosso e di cui fanno parte Stati Uniti, Gran Bretagna, Bahrein, Canada, Francia, Italia, Norvegia, Olanda, Spagna e Seychelles. Che compito ha questa missione? Pattugliare, proteggere e neutralizzare mezzi marini. In caso di necessità, sono previsti interventi di forze speciali per raid chirurgici, operazioni, appunto, ad altissimo rischio. Dal 7 ottobre il cosiddetto asse della resistenza, a guida iraniana, ha rafforzato la sua rete e gli effetti si sono visti proprio con gli attacchi violenti scatenati dagli Houthi nel Mar Rosso. L'escalation bellica non è, quindi, un'ipotesi teorica ma una possibilità molto concreta e per questo la nostra risoluzione propone che la missione Aspides non venga autorizzata.

Concludo, Presidente. “L'Europa nasce o muore a Sarajevo”, scriveva Alexander Langer prima di lasciarci nel 1995. Oggi possiamo tragicamente affermare che il mondo nasce o muore a Gaza. Per questo è necessaria un'azione rigorosa, forte e incessante, diplomatica e politica, che deve diventare la nostra ossessione. La guerra non può e non deve essere l'unico orizzonte in Medio Oriente e ovunque (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il dibattito e il voto di oggi rappresentano per noi non soltanto la formale approvazione di una serie di risoluzioni che impegnano il Governo a mantenere fede agli obblighi assunti in sede internazionale, ma anche e soprattutto la conferma del sostegno di questo Parlamento agli uomini e alle donne che servono l'Italia in divisa dentro e fuori i confini nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Allora, vorrei rivolgermi direttamente a loro: siete il nostro orgoglio, il nostro presidio, il puntello del nostro prestigio internazionale, grazie alla credibilità che ogni giorno conquistate sul campo. In questi tempi difficili, con due conflitti alle porte dell'Europa che angosciano le opinioni pubbliche, noi sappiamo di poter contare su di voi e ancora una volta vi confermate un indispensabile scudo a difesa del nostro spazio di libertà, di democrazia e di diritti. Siamo con le Forze armate senza alcuna esitazione, perché il compito di una forza politica responsabile è quello di sostenere chi difende il nostro onore e i nostri interessi nel mondo e non quello di giocare a chi è più pacifista, gioco che in quest'Aula evidentemente piace ancora tanto.

Le tre nuove missioni su cui oggi il Parlamento è chiamato ad esprimersi corrispondono a emergenze che fino a pochi anni fa - addirittura fino a pochi mesi fa - sembravano impensabili. Ci sentivamo al sicuro nei confini di un'Europa stabilizzata sotto il profilo della sua sicurezza e sotto il profilo dei suoi valori.

Abbiamo scoperto che non era così. L'aggressione russa all'Ucraina e l'eccidio di massa compiuto da Hamas il 7 ottobre hanno determinato un'escalation bellica che mette a rischio ogni precedente certezza e richiede, soprattutto, scelte eccezionali. Sarebbe un bene se questo Parlamento riuscisse a parlare con una voce sola, perché non è lecito dividersi quando sono in pericolo tutti i capisaldi su cui abbiamo fondato il nostro modello di convivenza, di sviluppo, di progresso, nella libertà e nel benessere.

I tre scenari su cui oggi ci pronunciamo sono strettamente connessi, così come sono connesse le aggressioni che dobbiamo fronteggiare. Il primo e più pericoloso è l'offensiva delle milizie filo-iraniane degli Houthi contro le navi commerciali in transito nel Mar Rosso, proclamata a sostegno della guerra di Hamas contro Israele. Il risultato è una diminuzione del 40 per cento del traffico nel canale di Suez, attraverso il quale, nel 2023, è passato quasi un quarto del commercio globale. Per l'Italia significa una perdita di quasi 9 miliardi di euro di commercio estero in 3 mesi, con un allungamento dei tempi e un innalzamento dei costi per la consegna delle merci che ha pesanti conseguenze anche sul sistema portuale e sul suo indotto. E la Russia di Vladimir Putin, le cui navi, guarda caso insieme a quelle cinesi, non sono oggetto di attacchi, già immagina di incassare il dividendo maggiore della crisi, riorientando il commercio globale sulla rotta artica.

Collaborare con il fronte occidentale nella messa in sicurezza del Mar Rosso non è soltanto un atto dovuto a tutela della libertà di navigazione e di commercio, ma è una risposta indispensabile a chi usa la guerra negli oceani per isolare e indebolire l'Europa e anche per compromettere le prospettive di pace in Medio Oriente. Con un po' di sguardo lungo, forse, avremmo potuto arrivarci tempo fa, prima, all'inizio del 2021, quando, con una scelta propagandistica, il Governo Conte decise di revocare le autorizzazioni per la vendita di armi a Emirati e Arabia, che erano impegnati proprio nel contenimento della guerriglia degli Houthi in una missione sotto l'egida dell'ONU.

Le aggressioni nel Mar Rosso rispondono dichiaratamente al tam-tam di Hamas. Questo è il secondo e preoccupante scenario di instabilità: una guerra asimmetrica, in cui i terroristi di Gaza non hanno alcun interesse alla pace, non hanno alcun interesse ad arrivare alla soluzione dei “due popoli e due Stati”, non hanno alcun interesse a un cessate il fuoco per salvaguardare la popolazione civile, ma soltanto per riorganizzare l'azione e l'attività terroristica. Hanno, i terroristi di Hamas, come unico e dichiarato obiettivo la cancellazione e la distruzione dello Stato di Israele, per raggiungere il quale non esitano a utilizzare gli appartenenti alla popolazione civile come scudi umani.

Anche in questo drammatico scenario siamo chiamati a fare il nostro dovere. L'invio di una nave ospedale e la catena di solidarietà già avviata per assistere, curare, salvare la popolazione civile sono la migliore risposta a chi disprezza l'Occidente e il suo senso di umanità. L'altra risposta che abbiamo il dovere di mettere in campo è il sostegno a Israele anche nel difficile percorso verso una tregua, che è necessaria per molti motivi, per fermare la sofferenza di migliaia di innocenti civili palestinesi e, non ultimo, per disarmare la propaganda antisemita, che si riaffaccia in tutto il mondo e che abbiamo il dovere di contrastare con responsabilità e con fermezza.

Allo stesso modo, faremo il nostro dovere sullo scenario ucraino. L'attuale provvedimento riguarda un intervento che solo apparentemente è collaterale - il sostegno a Kiev nel suo percorso verso la piena definizione di uno Stato di diritto -, ma è essenziale, per portare l'Ucraina nell'Unione europea, per metterla al sicuro e per riconoscere il valore che hanno avuto per tutti noi la sua sofferenza, i suoi morti, la sua resistenza. Perché, a Mariupol, a Bucha, a Odessa, gli ucraini non hanno soltanto difeso loro stessi, ma un'idea di civiltà, che è anche la nostra idea di civiltà, ed è l'opposto di quella del regime di Putin: una civiltà che non uccide i dissidenti in Siberia, una civiltà che non manda in carcere le persone per un cartello di protesta, una civiltà che non aggredisce Paesi confinanti, spinta da un folle desiderio di annessione e di potenza, una civiltà che non finanzia, alimenta e sostiene gli estremismi nel mondo per affermare la sua supremazia.

Invitiamo, quindi, il Governo a proseguire su questa strada: rompa gli indugi sulla proposta di usare i fondi requisiti alla Russia per sostenere l'Ucraina, agisca con determinazione nella missione in Mar Rosso, lavori per rafforzare l'asse con i grandi Paesi europei - Germania e Francia -, isolando i sostenitori del finto pacifismo filo-putiniano e filo-Hamas. Per troppo tempo l'Italia ha avuto atteggiamenti ondivaghi - e, talvolta, ipocriti - su alleanze, relazioni e interessi geopolitici. Davanti ai drammi che scuotono il mondo, stare un po' di là e un po' di qua non è più consentito. Per dirla con un celebre statista, da un pezzo è finita l'era delle mezze misure e degli espedienti consolatori ed è iniziata quella delle azioni che producono conseguenze. È un'era che richiede chiarezza, coraggio, capacità di visione, responsabilità e spero davvero che la nostra Italia ne sia all'altezza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mule'. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario per la difesa, signora Rauti, onorevoli colleghi, permettetemi, innanzitutto, di rinnovare e di rivolgere, a nome di tutto il gruppo di Forza Italia, il più caloroso e sentito dei ringraziamenti alle donne e agli uomini della Marina militare che, a bordo della nave Duilio, hanno adempiuto, nel modo più alto e nobile, al giuramento di fedeltà alla Repubblica (Applausi). Ci chiniamo davanti a loro, davanti alla loro professionalità, al loro senso dello Stato, al loro essere espressione viva del sacro impegno, così come è definito e scolpito nella Costituzione, di difesa della Patria.

Presidente, a rischio di essere accusati di una facile retorica, rispondiamo con la granitica forza dell'esempio silenzioso e fortissimo dato da quelle donne e da quegli uomini, così come fanno le migliaia di altri che, con il tricolore sul braccio, rappresentano l'Italia in giro per il mondo. Sulla nave Duilio si sono celebrati, insieme, il ripudio della guerra e la più alta affermazione che i valori della vita e della libertà non soccomberanno mai davanti alla più vile minaccia messa in atto dai terroristi. Ci siamo difesi da un attacco vile, che poteva uccidere i nostri militari: colpire e provocare una tragedia a bordo di una nave battente bandiera italiana. Mi lasci dire, Presidente, che, all'inchino nei confronti dei marinai, sentiamo il bisogno di affiancare l'abbraccio solidale, riconoscente a tutte le famiglie dei militari, che sono in ansia e pregano per la loro incolumità. Ai loro genitori, alle mogli, ai mariti e ai loro figli diciamo soltanto: siate fieri dei vostri cari, noi siamo fieri di loro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 12)

GIORGIO MULE' (FI-PPE). I fatti accaduti sulla nave Duilio ci dicono altro: dicono di poter fare affidamento su una Forza armata di altissimo livello, frutto di un addestramento che si è rivelato straordinariamente efficace. Solo grazie, infatti, a una macchina umana e tecnologica perfettamente in sincronia, si è potuta disinnescare una minaccia potenzialmente letale. Ed è ulteriore motivo di orgoglio sottolineare che questo successo parla solo italiano, grazie all'ingegneria, agli operai, alla manifattura italiana di Fincantieri, che ha realizzato la nave Duilio, alla tecnologia italiana di Leonardo, che l'ha dotata di sistemi di rilevamento e individuazione della minaccia, alla precisione italiana nel realizzare sistemi di difesa efficaci di OTO Melara. Ne andiamo altrettanto fieri e tutti, in quest'Aula, dovrebbero esserlo, perché è la dimostrazione che è solo grazie a investimenti mirati, che obbediscono non a una visione bellicista, ma a quella di Forze armate all'avanguardia, che oggi possiamo vantare questo successo. È un successo militare, ma è al servizio della sicurezza della collettività.

Il Governo riceverà, da parte nostra e di tutto il centrodestra, il più ampio e convinto dei consensi sulla richiesta di autorizzazione dell'avvio delle missioni e degli impegni operativi internazionali che ci viene chiesto, sia riguardo al contributo sull'operazione Levante, legata al conflitto Israele-Hamas, che sul potenziamento della nostra presenza, per garantire sorveglianza e sicurezza nell'area del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano nord-occidentale con l'operazione Aspides, così come confermiamo fermamente l'ulteriore allargamento della missione in Ucraina, che prevede la partecipazione di personale della magistratura. Queste tre direttrici - cioè, Israele, Mar Rosso e Ucraina - descrivono la politica estera dell'Italia, ne costituiscono la spina dorsale e la proiezione in termini di credibilità ed efficacia.

Siamo convintamente in prima linea per cercare e costruire la pace in Medio Oriente, con l'impegno costante e incessante della nostra diplomazia, in tutti gli ambiti, da quello nazionale a tutti gli organismi sovranazionali, così come stiamo facendo, convintamente e incessantemente, in Ucraina. Mi consenta un messaggio all'opposizione, al campo largo, stretto, quello che è: siate maturi e già domani non smarrite il senso dello Stato, perché non prendiamo ripetizioni da nessuno, né, tantomeno, eseguiamo il compitino che ci detta qualche alleato, sebbene più grande. Siamo leali all'Alleanza atlantica, non ne siamo subalterni. Purtroppo, l'Italia dei Governi a guida 5 Stelle lo fu; quei Governi che aumentavano di svariati miliardi le spese per la difesa, salvo poi rinnegare le loro azioni, smentite dalla verità incontrovertibile dei numeri. Quei governi che si sottomettevano, loro, sì, a Est e a Ovest, riportandoci all'immagine di un'Italietta senza spina dorsale.

Nel conflitto tra Israele e Hamas, siamo quelli che, oltre al paziente lavoro della diplomazia per costruire la logica dei “due popoli e due Stati”, si occupano di garantire la protezione delle popolazioni civili con aiuti umanitari, che vuol dire assistenza sanitaria, alimentare, di acqua potabile, il lancio dal cielo di beni di prima necessità e, naturalmente, con un ospedale da campo, con un'unità della nostra Marina militare impiegata come nave ospedale.

Nel Mar Rosso, come detto, vogliamo difendere i nostri mercantili e la nostra economia, garantire che, con il rispetto del diritto internazionale marittimo, sia garantita la stabilità economica, per evitare l'aumento dei prezzi per l'approvvigionamento delle materie prime, evitando così l'impoverimento dei nostri porti del Mediterraneo, che significa posti di lavoro a rischio, in Italia. In tre mesi, abbiamo perso, per mancate o ritardate esportazioni, 3,3 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti 5,5 miliardi per mancati approvvigionamenti, il totale è presto fatto: sono 9 miliardi, cioè oltre 4 milioni ogni ora, e non è tutto, perché ci sono, appunto, le ricadute sui prezzi al consumo, l'aumento dei prodotti, l'inflazione. Vogliamo garantire, dunque, la nostra stabilità, ma con un approccio tutt'altro che aggressivo. Siamo a difesa - lo ripeto, a difesa - delle nostre navi e delle persone a bordo esposte ad attacchi terroristici. Però, nel mare dell'ipocrisia, in questo grande mare dell'ipocrisia, dove spesso navigano alcune forze politiche, in quest'Aula, sia chiaro, ancora una volta, che noi non siamo, né mai ci iscriveremo, tra coloro che vorrebbero schierare le nostre Forze armate al motto di: disarmatevi e non partite. Non intervenire per difendere i nostri concittadini e le nostre imprese equivarrebbe a sottomettersi alla minaccia e al ricatto dei terroristi, significherebbe buttare a mare loro e la nostra dignità di Stato sovrano.

Allora, alla protervia, alla viltà, alla crudeltà dei terroristi, quali sono coloro che agiscono nel Mar Rosso, lanciando micidiali droni o missili deliberatamente per uccidere, impaurire, bloccare la nostra libera navigazione e piegare l'economia, non esiste altra risposta che quella di una difesa efficace, una difesa armata e, dunque, capace di essere deterrente.

Il punto al quale chiunque sia in quest'Aula risponderà al momento di votare la missione è terribilmente banale, nella sua tragicità: in assenza di qualsiasi atto di guerra, di sopraffazione, di provocazione da parte dell'Italia, è accettabile che una fazione di terroristi uccida o provi a uccidere impunemente nostri connazionali come fossero bersagli inerti? È accettabile rinunciare all'esercizio della sovranità e della protezione della vita di cittadini italiani? Per noi la risposta è semplice: rinunciare equivarrebbe a un atto di codardia e viltà, se non di più; sarebbe alto tradimento della Costituzione e questo perché, nel ripudio della guerra, la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo (articolo 2), ha il compito di rimuovere gli ostacoli che, limitando, di fatto, la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, ne impediscono il pieno sviluppo (articolo 3), riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro (articolo 4), così come si svolge sulle navi mercantili. Oggi, per attuare questi e altri principi fondamentali della Costituzione, siamo chiamati a schierare le navi della Marina Militare.

Presidente, colleghi, non siamo nel Mar Rosso per fare la guerra, ma per difenderci da una guerra subdola e meschina che altri vorrebbero muovere contro di noi, con il più vile degli atteggiamenti e cioè con il terrorismo. Non attacchiamo, ma ci difendiamo. All'offesa di un atto armato, rispondiamo unicamente neutralizzando la minaccia, perché, sia chiaro, nessuno e nessuna parte del mondo potrà mai privarci, con l'arroganza e la violenza, della nostra anima libera, della nostra anima democratica, del nostro essere orgogliosamente l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Riccardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Io inizio questo intervento, sgomberando subito il campo da qualsiasi equivoco: il MoVimento 5 Stelle voterà a sostegno della missione Aspides, per diversi motivi. Lo farà perché riteniamo che ci sia sicuramente, lì, un interesse nazionale messo in crisi, attaccato, da attacchi appunto terroristici, e approviamo una missione di questo tipo, sotto l'egida dell'Unione europea, che ha carattere fortemente, estremamente, eminentemente, esclusivamente difensivo, questo è quello che abbiamo voluto ribadire nella nostra risoluzione, così come abbiamo voluto ribadire che il Parlamento debba essere continuamente informato di quello che accadrà. Dunque, per questi motivi, in maniera molto serena, riteniamo che, se c'è veramente un pericolo per le nostre navi, bisogna intervenire, però, noi non è che ragioniamo etichettando come vili coloro che fanno un altro tipo di pensiero, di scelta, o che ritengono, in qualche modo, che ci possano essere rischi su questa cosa. Noi rispettiamo questa scelta e ne comprendiamo le motivazioni, ma noi riteniamo, invece, che in questo momento, con questi paletti messi nero su bianco in un Parlamento, si possa autorizzare questa missione, consapevoli e comunicando a tutti che se ci dovesse essere anche solo un momento di dubbio, anche solo un momento di cambio di natura della missione, noi saremo i primi, qui, a chiedere spiegazioni e a chiedere che questa missione venga interrotta. Questo deve essere chiaro, chiarissimo a tutti.

Detto questo, quindi, io però credo che quando si parla degli Houthi e del Mar Rosso si parli delle conseguenze e non delle cause, quindi, si intervenga sulle conseguenze di una situazione, di uno scenario, di un mondo, e non si parli delle cause, perché sento utilizzare etichette morali, giustamente, rispetto ai terroristi. I terroristi sono vili, codardi, che attaccano le nostre navi e noi dobbiamo rispondere, ovviamente, a questi attacchi vigliacchi e violenti, io lo accetto, ovviamente, come presupposto e sono, qui, infatti a votare, ma ricordo anche la vigliaccheria e la violenza di attaccare deliberatamente persone che sono in fila per il pane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) con l'Esercito. Deliberatamente attaccarli, ucciderli, sparargli - 120! - non è un attacco vile, codardo e vigliacco? Questo l'ha fatto Israele, l'ha fatto Netanyahu, e guardate che se gli arriva un proiettile in fronte e lo ammazza, se su quel proiettile c'è scritto “dittatura” o c'è scritto “democrazia”, a quello che l'ha preso non è che cambi molto, quello che l'ha preso si prende appunto il proiettile in fronte e muore, e gli arriva da una democrazia, da una democrazia sulla quale noi non abbiamo niente da dire, a Israele.

Mi fa sorridere sentire Meloni, insieme a Biden - Biden che annuncia, mangiando un gelato, che ci sarà il cessate il fuoco a Gaza, forse -, parlare e dire che non bisogna arrivare a un'escalation. Ma, scusate, 30.000 morti cosa sono, se non sono un'escalation (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Cosa sono 30.000 morti? Chiaramente, ora, io so che se sottolineo l'inopportunità di Biden, se dico che, forse, insomma, parlare del cessate il fuoco con il gelato in mano non è molto opportuno, sento subito che dicono: ah, il MoVimento 5 Stelle è contro Biden e a favore di Trump.

No, questo ve lo dovete mettere in testa, noi siamo a favore dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A noi non interessa se il Presidente degli Stati Uniti è Biden o è Trump. A noi interessa che non si debbano andare a fare gli inchini a Washington, come ha fatto Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che ci sia Biden o che ci sia Trump! Questo abbiamo fatto e questo continueremo a fare. Siamo in un mondo in cui Macron, serenamente, intanto dice “mandiamo degli uomini in Ucraina”. Certo, mandiamo degli uomini! Lloyd Austin, capo del Pentagono, dice “la NATO dovrà andare in guerra contro la Russia, sarà inevitabile”. Ma certo, andiamo avanti così. Siamo in un mondo in cui le 15 maggiori banche europee investono 87 miliardi in armamenti. Abbiamo in Italia 3.300 comuni senza uno sportello bancario, nel 2023 ne sono stati chiusi 900, non si può chiedere un mutuo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e nel frattempo investono 87 miliardi in armamenti, in industria delle armi. In questo mondo stiamo! Siamo in un mondo in cui la spesa per le armi è aumentata del 9 per cento nel 2023 in tutto il mondo e noi continuiamo a dire che, se vogliamo la pace, prepariamo la guerra.

Signori, non funziona così, nella storia non è mai funzionato così. Purtroppo, quando le armi sono state prodotte, le armi sono state usate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e dire questo non significa essere dei pacifisti contro le nostre Forze armate. Le nostre Forze armate hanno tutto il nostro sostegno, il problema sono le forze politiche che comandano le Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) in tutta Europa e nell'Occidente, perché ora metto da parte il tema etico e morale guerra-pace-morti. Parlo di strategia e basta, di fatti, e di come l'Occidente, l'Unione europea, gli Stati Uniti e la NATO stanno portando avanti nello scenario internazionale la loro politica. Dico che dovrebbero fare i nostri interessi, Ucraina, Russia, Stati Uniti, insomma facciamo delle cose, operiamo. Però vedere che l'economia della Russia cresce 3 volte tanto quella dell'Unione europea significa che un problemino l'Unione europea ce l'ha. Vedere che intanto gli Stati Uniti crescono del 2 per cento e l'Europa dello 0,9, con la Germania in recessione, un problemino ce lo abbiamo in Europa rispetto a come stiamo portando avanti tutto quanto. Sul Mar Rosso non ci si può accorgere dopo che il 15 per cento del traffico mondiale passa dal Mar Rosso e dire che il 7 ottobre è successo quello che è successo, c'è una guerra a Gaza. Niente, il Medio Oriente è lì, ogni tanto vediamo qualche intervista e qualche servizio sui telegiornali, non succede niente, poi ci svegliamo e ci accorgiamo che è un problema anche per noi la destabilizzazione di quell'area. E cosa facciamo? Non è che interveniamo prima, no, andiamo all'ONU e ci asteniamo sul cessate il fuoco, mettiamo la testa sotto la sabbia. Poi, quando arriva il problema, allora interveniamo. È chiaro che ora dobbiamo intervenire, ma i problemi sono le cause. Si parla anche di Ucraina e sento, anche qui, in maniera molto tranquilla e leggera, favoriamo l'ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea. Benissimo, ma qualcuno, visto che in questo periodo si è parlato tanto di agricoltori, si è chiesto che, se l'Ucraina entra nell'Unione europea, l'agricoltura europea va gambe all'aria? Qualcuno questo ragionamento sulla PAC lo ha fatto, che, se l'Ucraina entra in Unione europea, il 20 per cento del budget che oggi stanziamo dobbiamo darlo agli agricoltori ucraini, 100 miliardi? Ce lo siamo chiesti che l'Italia perderebbe il 32 per cento di budget europeo sulla sua agricoltura? Non dico che questo non sia giusto, ma domando se qualcuno queste cose se le sta chiedendo, oppure andiamo con leggerezza nei talk show televisivi a dire: “sì, c'è Hitler di là, di là c'è Hitler che sta arrivando, quindi dobbiamo combattere per la libertà e la democrazia, facciamo entrare l'Ucraina nell'Unione europea, entriamo tutti nella NATO”. Ma qualcuno si chiede poi le conseguenze che ci saranno rispetto a questo, rispetto alla nostra economia e rispetto agli scenari? No, qui si interviene solo per slogan, ovviamente, senza ragionare su un minimo di scenario, ma non uno scenario di qui alle future generazioni, con la frase stra-abusata che bisogna pensare alle prossime generazioni, ma almeno di qui a 5 anni, ma almeno di qui a 10 anni, riusciamo a fare un ragionamento? No, si interviene solo ed esclusivamente sulle conseguenze di quello che sta accadendo. E incredibilmente capiamo che l'Europa non è più centrale, che gli Stati Uniti non sono più centrali. Esistono anche la Cina, l'India e il Brasile, guarda un po'. Guarda un po', il PIL della Russia non è crollato, perché abbiamo scoperto che c'è anche la Cina. Vedi un attimo che nel Mar Rosso c'è un sistema per cui ci sono alcune navi che non vanno attaccate. Ma perché? Perché vogliamo continuare a pensare che loro sono i cattivi e noi siamo i buoni, e siamo l'esercito del bene che deve sconfiggere l'esercito del male? È questo il nostro approfondimento di ragionamento? Perché, se continuiamo a pensare che noi siamo i buoni e loro sono i cattivi, e vinceremo perché alla fine i film hanno sempre un bel lieto fine, forse stiamo sbagliando, perché a me sembra che i cattivi siano sempre di più, i buoni, secondo il vostro ragionamento, siano sempre meno, e poi proprio così buoni non lo siano mai stati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Presidente, Sottosegretario Rauti, membri del Governo, noi qui oggi ci troviamo ad autorizzare nel nostro Parlamento 3 nuove missioni, in sostegno all'Ucraina, una missione civile europea, per stabilizzare il Mediterraneo orientale, per aiutare la popolazione civile a Gaza, quella popolazione civile che, noi non dobbiamo mai scordare, sta subendo un'azione contro il terrorismo di Hamas, voluta da Hamas, che ha costretto Israele a reagire. E non dobbiamo davvero mai scordarcelo, perché purtroppo negli interventi precedenti ho sentito tanto odio per quello che noi siamo, per l'Occidente, per i nostri valori, per la libertà. Quella libertà non deve farci schifo, quella libertà è stata costruita con il sacrificio, con il sacrificio di generazioni. Vittimizzare, attaccare, continuare a distruggere la nostra identità più profonda non aiuta di sicuro a portare alla pace. Noi non siamo aggressori, ma siamo aggrediti. Aggredita è l'Ucraina, aggredito è stato Israele e aggredite sono le navi che transitano nel Canale di Suez, da Bab el-Mandeb. Noi qui dobbiamo ribadire quei valori che hanno fatto grande la nostra civiltà, quei valori di libertà, di democrazia. La libertà di navigazione non avremmo mai pensato di doverla tornare a difendere. Sì, c'erano delle missioni antipirateria, però qui, invece, vediamo un attacco organizzato di potenze globali che cercano di distruggere lo Stato di diritto, Iran, Russia, Cina, questa è la realtà che tutti i giorni fronteggiamo. E noi lo facciamo disorientati, confusi, con un'opinione pubblica riluttante anche solo a difendere il nostro interesse nazionale, perché essere oggi a difesa delle nostre navi nel Mar Rosso vuol dire essere a difesa dell'interesse nazionale italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Non è un concetto difficile, anzi, è molto facile, è molto semplice, però l'Occidente smarrito fatica a coglierlo. E allora qui rinnoviamo il sostegno ai nostri militari, a quell'equipaggio della Caio Duilio e al suo comandante Quondamatteo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Loro non hanno solo difeso quella nave e le loro vite, ma hanno difeso l'Italia tutta, quell'Italia che produce, le nostre imprese che esportano. Hanno difeso il nostro diritto a far parte di un sistema di valori e di libertà che non dobbiamo mai vedere morire, mai vedere essere messo in pericolo, lasciatemelo dire, dal Mar Rosso al Mar Cinese Meridionale, dallo Stretto di Taiwan a Bab el-Mandeb, al Golfo di Aden, fino al Golfo Persico. L'Occidente è sotto attacco, il momento è tragico.

Noi, però, con la nostra diplomazia, siamo sempre al lavoro per arrivare, in ogni contesto, ad una pace sostenibile, che è aiutata anche da quel dialogo umanitario che tiene sempre aperto la Farnesina: pensiamo al soccorso dei 100 bambini palestinesi portati in Italia con voli e di altrettanti feriti portati con la nave Vulcano.

L'Italia accoglie questi feriti, capisce il dramma di una popolazione civile, ma quello che tutti noi qui dobbiamo capire è che chi causa tutto ciò, ha un nome preciso, si chiama Iran (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È uno Stato che vuole destabilizzare tutto il Medio Oriente. Si è sentito poco evocare questo Stato, eppure questo Stato è a capo di tutte quelle milizie - le finanzia -, da Hamas ad Hezbollah, agli Houthi, fino alla Siria e all'Iraq, di quelle milizie che hanno un solo obiettivo, far sì che la pace non ci sia. Non vuole certo la pace Hamas, non vuole trattare, non vuole riconoscere Israele, ma vuole distruggere, in un vero e proprio genocidio, come quello tentato e attuato il 7 ottobre, un popolo, il popolo d'Israele, questo vuole fare Hamas (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, noi non siamo qui a dire che vogliamo la guerra, non siamo qui per finanziare un riarmo senza logica del nostro Paese, ma dobbiamo prendere atto della situazione internazionale, una situazione drammatica in cui tre potenze, aiutate da tanti alleati, hanno deciso di riscrivere le regole del commercio e del diritto della navigazione globali. Questo sta accadendo e oggi, con queste tre missioni, continuiamo a rispondere come sa fare l'Italia.

Voteremo come si è detto, come ha annunciato il Governo, a favore anche della mozione del MoVimento 5 Stelle, anche se siamo certi che il MoVimento 5 Stelle non abbia ben chiaro a quale schieramento appartenere. Lo si vede dal fatto che, nel primo impegno, non c'è scritto nulla sugli ostaggi, ma si parla solo di un cessate il fuoco, invece l'impegno deve essere quello di una tregua, ma solo nel momento in cui finalmente quelle donne stuprate, quei bambini, quegli uomini e quegli anziani saranno liberati (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefano Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie Presidente e grazie Governo. Vorrei innanzitutto mandare un saluto affettuoso ai colleghi della delegazione del PD che stanno a Rafah per testimoniare cose importanti: gli aiuti umanitari, la liberazione degli ostaggi e soprattutto quello che deve essere un cessate il fuoco, perché quello è un tema fondamentale per noi. In secondo luogo, fatemi esprimere gratitudine alle donne e agli uomini delle Forze armate, che, soprattutto con riguardo alle missioni internazionali, danno prestigio e forza, in particolare, alle missioni internazionali di pace. Fatemi dire con chiarezza che noi del Partito Democratico voteremo “sì” sulle tre missioni, ma, contemporaneamente, fatemi fare qualche osservazione e qualche raccomandazione al Governo.

Vedete, sulle tre missioni, su quella sull'Ucraina, che è una missione ovviamente di tipo civile, e sulle altre due missioni Aspides e Levante, bisogna dire con chiarezza che hanno un filo comune. In particolare, su Aspides e Levante, ci sono due aspetti su cui porre l'attenzione: in primo luogo, il versante sul quale sostanzialmente si svolgono queste missioni è un crinale molto delicato e vorrei chiedere al Governo, attenzione perché è chiaro che queste missioni sono esclusivamente difensive - non potrebbe essere altrimenti dal punto di vista delle missioni europee -, ma soprattutto c'è da sottolineare un aspetto molto importante, cioè che queste missioni si inseriscono in un quadro e in una regione con forte instabilità, dove c'è la guerra israelo-palestinese e dove sostanzialmente gli Houthi hanno detto che attaccano perché c'è il tema israelo-palestinese e c'è la vicenda di Gaza e, da questo punto di vista, penso che bisogna stare molto attenti.

Infatti, non a caso, in Commissione abbiamo presentato 4 emendamenti: non è stato un caso, erano emendamenti importanti e avevano un valore; due sono stati approvati, ma gli altri due, che sono stati bocciati, riguardavano sostanzialmente l'aumento degli aiuti umanitari a Gaza (da 3 a 5 milioni) e, in più, avevamo chiesto sostanzialmente che questi soldi venissero liberati per l'agenzia UNRWA: in entrambi i casi, gli emendamenti sono stati bocciati, però contemporaneamente, ieri, nella stessa giornata, il Ministro degli Esteri ha rilasciato un'intervista, nella quale ha detto che c'erano 10 milioni per gli aiuti umanitari, ma, in realtà, ne abbiamo trovati solo 3 e non possiamo raccontare che i 10 milioni ci saranno poi successivamente nelle schede nn. 48, 47, 82 o 34, perché guardate che l'emergenza c'è oggi a Gaza, non ci sarà fra un mese, due o tre. È su questo punto che, a mio avviso, c'è una differenza di visione e di accentuazione.

Fatemi dire un'altra cosa: questo crinale è molto delicato, perché il rischio che si corre è che, invece di produrre una de-escalation, si produca un'escalation, se non si gestiscono con intelligenza le missioni che stiamo portando a casa.

Il Ministro ha detto che c'è una catastrofe umanitaria e allora perché diciamo “no” all'UNRWA? Perché non aumentare da 3 ad 8 milioni? Perché tutto questo in realtà viene negato? Guardate che tutto ciò è fondamentale, perché la missione Aspides, in particolare, è la missione che vuole proteggere la libera navigazione e soprattutto le merci, è una missione difensiva, l'altra, la missione Levante, è una missione soprattutto umanitaria e, allora, queste due cose si tengono insieme se l'una rafforza l'altra. Infatti, i segnali che si rischia di dare, da questo punto di vista, se non si aumentano i fondi, diventano molto, ma molto preoccupanti.

Noi consegniamo queste riflessioni al Governo, perché riteniamo che siano utili per dare un segnale chiaro da questo punto di vista. Soprattutto diciamo una cosa in più: che bisogna, non solo aiutare e rafforzare gli aiuti umanitari dal punto di vista economico, ma bisogna aumentare l'azione diplomatica e bisogna farlo con forza, con chiarezza, non con la timidezza che abbiamo visto anche in Commissione da parte del Governo. Bisogna alzare il tono per realizzare la condizione di rafforzamento dell'iniziativa diplomatica. Allora, queste cose insieme, cioè, da un lato, la difesa della libera circolazione delle merci e delle navi e, dall'altro, gli aiuti umanitari e l'iniziativa diplomatica sono cose importanti, che, a nostro avviso, danno forza e sono le motivazioni per le quali continuiamo a dire “sì”. Quindi diciamo “sì” al voto sulle mozioni, con la nostra risoluzione, ma lo diciamo per la difesa della libertà delle merci - perché questo innesca un meccanismo che rischia di avere una ripercussione sui cittadini e quindi di un ulteriore aumento dei prezzi e anche un problema serio dal punto di vista dei porti, una difficoltà reale sulla quale ragionare -, e, dall'altro lato, chiediamo al Governo di impegnarsi un po' di più e con più forza per una più ampia iniziativa diplomatica e per più aiuti umanitari perché, in mancanza di ciò, aumenta il rischio di escalation e si riduce la possibilità di una de-escalation. Questi sono i motivi per cui il Partito Democratico voterà “sì” alla propria mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie Presidente e colleghi, lasciatemi dire in premessa che noi tutti oggi avremmo senz'altro preferito parlare di altro e dedicare il nostro tempo e le nostre attenzioni ad argomenti costruttivi, ad argomenti di pace.

Noi tutti, dopo la pandemia, quando, chiusi nelle nostre case, pensavamo come costruire un mondo migliore alla fine della pandemia stessa, non avremmo potuto immaginare, invece, di trovarci a dover parlare di guerra: una parola a noi sconosciuta, una parola di cui non conoscevamo il significato, se non dai libri di storia. L'Europa non conosceva la guerra dalla fine della Seconda guerra mondiale e oggi, invece, si trova ad affrontare il più alto numero di conflitti dalla fine della stessa Seconda guerra mondiale. Come ho detto poc'anzi, in Europa non conoscevamo il valore di questa parola, e lo ridico, perché l'Europa, probabilmente, è nata nell'idea di gestire un lungo periodo di pace, che ormai le democrazie mature avevano metabolizzato, mentre oggi si trova ad affrontare, impreparata, un periodo di non pace, perché, purtroppo, affinché ci sia la pace, non è sufficiente che tutti vogliano la pace.

Noi siamo sicuramente un popolo pacifista, l'Europa è un continente pacifista, ma, a fronte di altre Nazioni e altri popoli che questo sentimento non hanno, purtroppo dobbiamo fronteggiare questi sentimenti con l'unica arma che abbiamo a disposizione: quell'arma si chiama deterrenza. Il valore e il potere della deterrenza, che non può essere esercitata se non con una dotazione militare sufficiente per dissuadere gli altri a cominciare conflitti. E, quindi, l'Europa, in questo momento, deve convergere sulla necessità di una difesa europea, che non era mai stata presa in considerazione, e sulla necessità di avere posizioni militari uniche in Europa, affinché siano credibili e, ripeto, esercitino il potere di quella deterrenza di cui parlavo prima. Oggi, ciò è fondamentale e queste prime missioni, in realtà, sono una sorta di banco di prova, in cui l'Europa comincia, tutta insieme, a collaborare per porsi come interlocutore credibile sullo scenario internazionale e anche come strumento e come garante della pace.

È evidente che questo è un momento difficile, un momento che non avremmo voluto vivere, è il momento della responsabilità, e l'Europa deve fare la sua parte. In questo non possiamo non esprimere la nostra soddisfazione per il fatto che l'Italia abbia ritrovato una sua importanza e una sua centralità nella politica estera e che parli con voce autorevole ai tavoli internazionali. Non a caso, oggi, siamo qui a parlare di tre missioni che esprimono bene il filo conduttore della nostra politica estera e lo fanno in maniera assolutamente chiara. La nostra posizione sull'Ucraina non è in discussione. La nostra posizione nella guerra e nel conflitto Israele-Hamas non è in discussione. La nostra posizione nel Mar Rosso non è in discussione. E lo dirò parlando delle tre missioni che stiamo autorizzando.

È chiaro che, come dicevo prima, non è sufficiente che noi tutti si voglia la pace, per arrivare a questa pace. Ed è altrettanto importante, come dicevo adesso, aver ritrovato una nostra centralità. Lo si vede da come la nostra Presidente Meloni parla con autorevolezza con tutti i leader mondiali. E allora, suo tramite, Presidente, vorrei dire al collega Riccardo Ricciardi che noi non andiamo a inchinarci da nessuna parte, perché non fa parte della nostra storia e non fa parte dello stile italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi non rincorriamo altri leader al bar, per cercarne il consenso e non abbiamo bisogno di messaggini da parte di “Beppi” per legittimare il nostro potere, che, invece, viene dal consenso e dal voto popolare, che ci hanno legittimato a governare, e lo facciamo con grande responsabilità e con grande impegno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Detto questo, non posso non esprimere un apprezzamento per il fatto che oggi questo Parlamento converga su una sorta di posizione unitaria. Tutte le forze politiche più importanti, tranne qualcuna, oggi riconoscono il valore e l'importanza di queste missioni, riconoscono il valore del fatto che l'Italia abbia un ruolo attivo. Siamo estremamente soddisfatti di questo. Questo è un passaggio di maturità importante per questo Parlamento, perché sulla politica estera l'Italia deve parlare con una sola voce e con una voce autorevole. L'Italia è un Paese pacifista e queste tre missioni lo dicono chiaramente. La prima missione è una missione piccola, l'EUAM, che riguarda l'Ucraina, ma non riguarda il conflitto russo-ucraino, riguarda solamente l'invio di un magistrato all'interno di un percorso che porta all'integrazione europea dell'Ucraina per la tutela dello Stato di diritto e della sicurezza sociale.

Parlerei, quindi, della seconda missione, la missione Levante, che… Presidente, posso chiedere un po' di silenzio?

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, ascoltiamo l'onorevole Caiata. Prego.

SALVATORE CAIATA (FDI). La missione Levante è la missione di cui siamo orgogliosi. È una missione umanitaria che si concentra molto sugli aiuti umanitari, sulla possibilità di paracadutare cibo, acqua potabile e assistenza sanitaria con una nostra nave; e approfitto di questa situazione per esprimere il ringraziamento di tutti noi e il nostro applauso ai nostri militari, ai nostri diplomatici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e a tutti coloro che, in questo momento, sono impegnati in uno scenario delicato come quello del conflitto fra Israele e Hamas, uno scenario che rischia un'escalation, che questa missione vuole appunto evitare. Abbiamo ancora negli occhi le immagini della nave Vulcano, quando ha accolto a bordo ragazzi e donne vittime di questo conflitto, vittime inconsapevoli. Su questo, Presidente, noi abbiamo condannato senza “se” e senza “ma” la vile aggressione di Hamas del 7 ottobre. Abbiamo ribadito in tutte le sedi il legittimo diritto di Israele a reagire a questo attacco. Abbiamo, altresì, posto l'accento, sempre, in tutte le occasioni, sul fatto che questa reazione non deve trasformarsi in una vendetta. Oggi, tutti dobbiamo impegnarci per un cessate il fuoco. Tutti dobbiamo impegnarci per il riconoscimento di due Nazioni per due popoli, perché questa è la fine del conflitto e noi dobbiamo andare dritti spediti in questa direzione. A questo proposito, Presidente, mi lasci dire che ci uniamo agli appelli, fatti anche da altri partiti, affinché la dotazione economica di questa missione sia incrementata. Sottosegretario, noi siamo qui, tutti, pronti a votare per un incremento delle risorse economiche per le missioni umanitarie, perché sono i soldi meglio spesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E qui troverete sempre ampia e piena disponibilità, da questo punto di vista.

Il tempo è poco e quindi mi avvio alla conclusione. Non posso non parlare della missione più importante, la Aspides. Lo dice la parola stessa, nomen omen: Aspides significa scudi. È una missione scudo, per cui è una missione di difesa, esclusivamente di difesa, perché questo è il nostro DNA: noi siamo una Nazione pacifista, possiamo solamente difenderci ed esercitare un'azione di deterrenza, per evitare che la nostra economia subisca gravissimi danni. È chiaro che è una missione che nasce in reazione a una situazione di grave pericolo per la nostra Marina mercantile e per i nostri traffici. Ricordiamo - lo hanno detto tanti colleghi, negli interventi che mi hanno preceduto - che da lì passa il 40 per cento del nostro commercio. Negli ultimi tre mesi, c'è stato un decremento del 40 per cento, e questo ha comportato una perdita di quasi 9 miliardi, in tre mesi. Cosa c'è dietro l'attacco degli Houthi? C'è un evidente tentativo di guerra ibrida, un evidente tentativo di sfavorire alcune economie come la nostra, a vantaggio di altre economie. E noi dobbiamo proteggere la nostra economia, per evitare un aggravamento dei tempi e dei costi di percorrenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché è evidente che circumnavigare porta a un aggravio dei costi, che si ripercuote in un aumento dei costi delle materie prime e in un processo inflazionistico dannoso per la nostra economia. Ma dobbiamo, altresì, proteggere. E bene ha fatto il contrammiraglio Costantino, a cui va il nostro plauso, per l'azione tempestiva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) del cacciatorpediniere Duilio, intercettando un drone che mirava a distruggere il nostro cacciatorpediniere, perché dietro questo c'è molto altro.

Lo dobbiamo dire chiaramente: gli Houthi sono una banda armata che ha sovvertito un Governo legittimamente eletto nello Yemen, provocando una grave guerra civile, che va avanti da molti anni, causando una grave crisi umanitaria. È evidente che dietro gli Houthi e tutti questi gruppi militari c'è l'Iran ed è altrettanto evidente che il tentativo è quello di esercitare, attraverso questi attacchi, una pressione sulle economie danneggiate dal rallentamento degli scambi commerciali, perché spingano per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Bene, noi spingeremo per il cessate il fuoco, ma lo facciamo per motivi umanitari, non perché cediamo a ricatti e non perché siamo costretti da ricatti che non siamo disposti ad accettare. Per questo motivo siamo lì e lo facciamo con soddisfazione con il comando tattico, come dicevo appunto prima, affidato al cacciatorpediniere Duilio.

Quindi, esprimo soddisfazione per queste tre missioni, esprimo il voto favorevole di Fratelli d'Italia ed esprimo anche apprezzamento perché il Parlamento oggi trova unità su un tema molto importante della nostra politica estera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto.

(Votazioni - Doc. XVI, n. 2)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Rammento che le risoluzioni presentate saranno poste in votazione per le parti non precluse e non assorbite dalle votazioni precedenti.

Avverto che la risoluzione Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00090, nonché le risoluzioni Braga ed altri n. 6-00091, Richetti ed altri n. 6-00092, Faraone ed altri n. 6-00093 e Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095 recano, nell'ambito del dispositivo, l'autorizzazione a tutte e tre le nuove missioni internazionali contenute nella deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri (Europa, Levante e Aspides).

La risoluzione Zanella ed altri n. 6-00094 autorizza invece la sola missione riferita all'Europa, mentre condiziona l'autorizzazione alla missione Levante e non autorizza la missione Aspides. Conseguentemente, la Presidenza porrà in primo luogo in votazione, con riferimento a tutte le predette risoluzioni, l'identico impegno volto ad autorizzare la missione riferita all'Europa, per poi passare alla votazione, questa volta con riferimento a tutte le risoluzioni ad eccezione di quella a prima firma Zanella, degli identici impegni volti ad autorizzare le missioni Levante e Aspides. Si proseguirà, quindi, con la votazione delle restanti parti delle risoluzioni, seguendo il loro ordine di presentazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sull'identico impegno relativo all'autorizzazione della missione in Europa contenuto nella parte dispositiva delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00090, Braga ed altri n. 6-00091, Richetti ed altri n. 6-00092, Faraone ed altri n. 6-00093, Zanella ed altri n. 6-00094 e Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo quindi agli impegni relativi all'autorizzazione delle missioni Levante e Aspides, che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha richiesto di votare distintamente.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sugli identici impegni relativi all'autorizzazione della missione Levante contenuta nella parte dispositiva delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00090, Braga ed altri n. 6-00091, Richetti ed altri n. 6-00092, Faraone ed altri n. 6-00093 e Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sugli identici impegni relativi all'autorizzazione della missione Aspides contenuta nella parte dispositiva delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00090, Braga ed altri n. 6-00091, Richetti ed altri n. 6-00092, Faraone ed altri n. 6-00093 e Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione della restante parte delle risoluzioni presentate.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00090, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla risoluzione Braga ed altri n. 6-00091.

Essendo stati già approvati i tre impegni che autorizzano le nuove missioni internazionali, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli ulteriori impegni contenuti nella parte dispositiva della risoluzione Braga ed altri n. 6-00091, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Passiamo ora alle premesse della risoluzione Braga ed altri n. 6-00091, sulle quali il parere del Governo è favorevole, salvo che sul 18° capoverso relativo all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, sul quale il Governo è contrario.

Avverto che il gruppo del Partito Democratico ne ha richiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente il 18° capoverso dalle premesse.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse della risoluzione Braga ed altri n. 6-00091, ad eccezione del 18° capoverso relativo all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 18° capoverso delle premesse della risoluzione Braga ed altri n. 6-00091, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo ora alla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00092.

Essendo stati già approvati i tre impegni che autorizzano le nuove missioni internazionali, saranno posti in votazione gli ulteriori impegni contenuti nella parte dispositiva.

Avverto che il gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe ha accolto la riformulazione proposta dal Governo relativa all'impegno 1.3 e che il gruppo Partito Democratico ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare gli impegni nn. 1.1, 1.2, 1.3 e 1.4 distintamente dall'impegno n. 2.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli impegni nn. 1.1, 1.2, 1.3, come riformulato, e n. 1.4 della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00092, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'impegno n. 2 della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00092. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00092. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00093. Essendone già stata integralmente approvata la parte dispositiva, ne porrò in votazione le premesse.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00093. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Passiamo a questo punto alla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00094, con riferimento alla quale risulta già approvato il primo impegno del dispositivo riferito all'autorizzazione della missione Europa.

Avverto che gli ulteriori impegni contenuti nella parte dispositiva della risoluzione risultano preclusi dalle precedenti votazioni con le quali sono state autorizzate le missioni Levante e Aspides.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00094. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo infine alla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095. Essendo stati già approvati i tre impegni che autorizzano le nuove missioni internazionali, passiamo agli ulteriori impegni contenuti nella parte dispositiva.

Avverto che il gruppo AVS ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima i quattro impegni riferiti alla missione Levante e, quindi, distintamente, il primo e il secondo impegno riferiti alla missione Aspides.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui quattro impegni riferiti alla missione Levante della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° impegno riferito alla missione Aspides della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° impegno riferito alla missione Aspides della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

Ricordo che alla ripresa la Presidenza svolgerà un intervento per la celebrazione della Giornata internazionale delle donne, cui seguiranno ulteriori interventi sullo stesso argomento.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Celebrazione della Giornata internazionale della donna.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe, colleghi, oggi, ancora una volta, celebriamo una giornata che non ha e non deve avere nulla di vacuamente rituale. La Giornata internazionale della donna, che celebreremo l'8 marzo, deve essere un'occasione di riflessione condivisa e partecipata sui diritti, in termini di conquiste e impegno.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affermato, nel discorso di fine anno, che “quando la nostra Costituzione parla di diritti, usa il verbo ‘riconoscere'. Significa che i diritti umani sono nati prima dello Stato”. Sono parole incisive che ci mettono di fronte a un'evidenza e a un'urgenza. L'evidenza: la nostra Carta fondamentale è un testo vivo, a più di 75 anni di distanza, un punto di riferimento imprescindibile per la vita democratica del Paese. Dall'altra parte, però, il riferimento del Capo dello Stato richiama un'urgenza. Benché questi diritti siano incontestabili, riconoscerli e tutelarli non è scontato: “affermare i diritti”, ha detto ancora il Presidente Mattarella, “significa rendere effettiva la parità tra le donne e gli uomini nella società, nel lavoro, nel carico delle responsabilità familiari”.

Consolidare la cultura della parità è l'obiettivo di un cammino che ha le sue di radici nel febbraio 1945, quando viene finalmente riconosciuto alle donne il diritto di voto, e che ha la sua consacrazione nella nostra Costituzione, in tutti quegli articoli che, regolando la vita della Repubblica, definiscono la sostanza della parità dal punto di vista sociale, lavorativo e familiare. Teresa Noce, Maria Federici, Tina Anselmi, Nilde Iotti, Giglia Tedesco, Maria Eletta Martini, e molto potrei continuare. Grazie al contributo prezioso di donne capaci e consapevoli sono stati raggiunti risultati fondamentali per l'emancipazione femminile e per l'effettiva attuazione di quei principi costituzionali che definiscono la natura democratica del nostro Stato: solo a titolo di esempio, la tutela delle madri lavoratrici, la riforma del diritto di famiglia, il superamento del delitto d'onore. Il percorso è disseminato di importantissime conquiste, ma la strada davanti a noi è ancora lunga. Siamo ancora il Paese in cui l'80 per cento dei congedi parentali viene richiesto dalle donne, in cui una lavoratrice guadagna in media il 30 per cento in meno rispetto a un uomo, a parità di mansioni, in cui da inizio anno sono già 17 le donne morte per mano di un uomo. Serve impegno per la consapevolezza, anzitutto, per educare all'uguaglianza e al rispetto, a partire dalla scuola, per la reale e duratura rimozione di tutti quegli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo di ogni persona e, quindi, della società intera. Giornate come questa devono servire a ribadire che la parità riguarda tutti e tutte. Non possiamo permetterci un approccio settoriale o deresponsabilizzante quando parliamo di diritti. Alle istituzioni spetta il compito di predisporre e garantire le condizioni per vederli riconosciuti, ai cittadini e al loro protagonismo di investire costantemente le istituzioni di questo compito e partecipare ai processi affinché questo avvenga. Nessuno può dirsi escluso: è una causa comune o non è. Dipende da noi (Generali applausi).

Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Lancellotta. Ne ha facoltà.

ELISABETTA CHRISTIANA LANCELLOTTA (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per essere qui oggi ad ascoltarci, ad ascoltare i nostri interventi che riguardano questo tema così importante. Rispetto al passato, oggi il mondo è un posto migliore per le donne. Sono tante le recenti prime volte delle donne al potere in Italia. Il 2022 è stato l'anno del primo Presidente del Consiglio donna, Giorgia Meloni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Sono traguardi che vanno insieme all'evoluzione normativa in tema di gender gap e pari opportunità. Ma, nonostante si siano fatti notevoli passi in avanti sulla strada dei diritti delle donne, il cantiere della parità non può, però, dirsi ancora concluso. Basti guardare al nostro Paese, l'Italia, per capire che la violenza ha molte facce: quelle di una moglie e madre che, per paura o per mancata indipendenza economica, non denuncia il proprio marito o compagno, quella di chi subisce violenza per strada nell'indifferenza generale, ma anche quella di un datore di lavoro che pensa che l'essere madre sia incompatibile con la carriera.

Sono ancora troppe le donne vittime di violenza: 118 le donne uccise nel 2023, 96 in ambito familiare o affettivo. Il Governo Meloni e le istituzioni ne sono ben consapevoli. Non a caso è stato approvato, a larga maggioranza, un nuovo pacchetto di disposizioni per rafforzare il contrasto sulla violenza sulle donne, puntando su prevenzione, protezione e certezza della pena. Sono stati quasi raddoppiati da questo Governo, passando in maniera strutturale da 35 a 55 milioni - l'importo più alto di sempre - i fondi per il finanziamento del Piano antiviolenza, a cui si aggiungono i 9 milioni che sono stati stanziati dal Ministero per le Pari opportunità per l'empowerment delle donne vittime di violenza.

È giusto ripercorrere le conquiste e i diritti ottenuti, celebrare i progressi in ambito politico, economico e culturale, ma è doveroso e non dobbiamo smettere mai di ricordare le discriminazioni e le violenze subite di cui le donne sono ancora oggi vittime, perché sembra quasi che, quando una donna ce l'ha fatta, non ce l'abbia mai fatta abbastanza. La vera sfida oggi è un impegno a tutti i livelli per un'evoluzione culturale che promuova una parità sostanziale, e non basta declinare al femminile professioni, ruoli e funzioni per un cambiamento culturale a favore delle pari opportunità, del riconoscimento delle diversità, del rispetto delle differenze di genere che possa davvero considerarsi tale.

Per quanto la nostra vita possa essere costellata da difficoltà, noi non ci fermiamo e andiamo avanti a testa alta ed è un appello che voglio lanciare proprio in quest'Aula, in occasione di questa Giornata, proprio da questi banchi, perché coinvolge non solo le persone sedute in quest'Aula ma, ogni giorno, migliaia, milioni di donne in ogni parte del mondo. Le donne lottano da sempre attraverso rivoluzioni, a volte molto silenziose, a volte sconosciute, a volte a rischio anche della propria vita, per non arretrare in un percorso che investe la vita pubblica e privata. La donna è una risorsa insostituibile per una società civile che va oltre l'uguaglianza formale. Allora, il nostro impegno deve essere, ogni giorno, quello di cercare di superare ogni ostacolo ma deve essere ogni giorno anche quello di affermare, tutte insieme, la possibilità di essere libere e, nel nostro essere libere, autentiche.

La Giornata internazionale della donna è un appello ad agire: agire al fianco delle donne che chiedono il rispetto dei propri diritti fondamentali, pagando anche un alto costo personale, agire per rafforzare la tutela contro abusi, violenze domestiche e sfruttamento sessuale e agire la piena partecipazione delle donne (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, gentile Presidente. Care colleghe e cari colleghi, siccome siamo oggi, qui, a celebrare la Giornata internazionale dei diritti delle donne con qualche giorno di anticipo, vorrei partire proprio da qui, dal luogo in cui ci troviamo, per ricordare come, in quasi 80 anni di Repubblica, piccole e grandi conquiste siano nate proprio in quest'Aula e questa stessa Aula abbia recepito cambiamenti già in atto nella società. Lo ha fatto anche a dispetto di una composizione assolutamente di parte, in cui le donne a malapena hanno superato il 30 per cento. Proprio qui si sono fatte le leggi che hanno cambiato il Paese e la vita di milioni di donne e di uomini in ogni ambito, dalla famiglia al lavoro, dalla politica al costume. Qui è morto il delitto d'onore ed è nato il divorzio, qui per la prima volta sono state tutelate le madri lavoratrici, qui è scomparso il capofamiglia maschio, qui lo stupro è diventato delitto contro la persona e non più contro la morale, qui la piaga degli aborti clandestini è stata finalmente arginata.

Le battaglie delle donne fuori dal Parlamento, negli anni Settanta e Ottanta, hanno portato conquiste che hanno fatto progredire l'intera nostra democrazia, leggi e riforme che hanno rafforzato la Repubblica democratica, dando concretezza a quell'articolo 3 della Costituzione così caro, non a caso, alle madri costituenti: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso (…)”. E, in quest'Aula, oggi stiamo combattendo la difficile battaglia contro i femminicidi, già 17 dall'inizio dell'anno; ce l'hanno chiesto le centinaia di migliaia di giovani donne e uomini, che si sono ritrovati in piazza, lo scorso 25 novembre, per Giulia Cecchettin e per tutte le altre donne, amiche, compagne, sorelle.

Noi dobbiamo sapere rispondere a quelle voci, fornendo gli strumenti legislativi per garantire alla giustizia la sua efficacia, ma anche favorire e accompagnare una vera e propria rivoluzione culturale, con un'educazione alla tolleranza, al rispetto della diversità, una vera trasformazione intellettuale che superi stereotipi e pregiudizi maschilisti, a iniziare dal linguaggio, da quella prova di maturità che tante volte, troppe, suscita ironia, anche tra le donne. Diciamocelo: chi non vuole ammettere che il linguaggio non è neutro, ma sottende una visione politica, per cui non c'è “infermiera”, se non c'è “sindaca” e non c'è “maestra”, se non c'è “medica”. E, per questo, appare ancora più strano e incomprensibile che la prima Presidente del Consiglio donna insista così tanto volersi far chiamare “signor” Presidente del Consiglio. Tre donne ai vertici delle maggiori organizzazioni politiche internazionali - Unione europea, BCE e Fondo monetario - fanno la differenza, certo, ma il tetto rimane per tante altre: quelle che guadagnano il 30 per cento in meno dei loro colleghi maschi, quelle - una su tre - che non hanno un proprio conto corrente, quelle - la metà - che non lavorano, pur volendolo fare. Uno spreco enorme di potenzialità economiche, un danno per la nostra economia, un punto di PIL l'anno in meno, ci dice la Banca d'Italia, cioè più entrate fiscali e meno debito che potremmo avere. È quel tetto che noi vogliamo rompere, attuando le leggi che ci sono, promuovendo davvero l'equilibrio di genere nella direzione delle società pubbliche o a partecipazione pubblica e anche assumendoci la responsabilità di escludere componenti che si siano macchiati o che abbiano giudizi per comportamenti di discriminazione di genere, stalking, mobbing, violenza contro le donne.

Nel mondo, essere donna è ancora una sfida. Le donne pagano i conflitti più di tutti, c'è un'arma speciale contro di loro, lo sappiamo: lo stupro di guerra. Il loro corpo è oggetto di una conquista patriarcale, forse perché dalle donne passano le spinte democratiche in molte zone della Terra, dalla Bielorussia all'Iran, dalla Russia di Yulia Navalnaya all'Afghanistan di Bilqis Roshan, senatrice, che, proprio questa mattina, insieme alle colleghe del PD abbiamo incontrato, costretta a vivere in esilio e che ha raccontato come l'Occidente abbia abbandonato le donne afgane a un destino di emarginazione e sofferenza.

Tanti passi in avanti sono stati fatti, altri vanno compiuti ancora, lo sanno tutte quelle donne su cui grava ancora principalmente il carico di cura, perché la condivisione non ha preso piede, nel nostro Paese. Qualcuno pensa di poter ancora continuare ad avere lo sguardo rivolto al passato, a parlare di conciliazione. No, noi dobbiamo condividere il carico di lavoro, di cura, domestico, abbiamo il dovere di costruire politiche di welfare che vadano in quella direzione. Ecco perché chiediamo, ancora una volta, in quest'Aula, a tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, di essere unite nelle battaglie, per votare insieme il congedo paritario obbligatorio di 5 mesi per entrambi i genitori, perché il 50 per cento della popolazione non può continuare a subire le discriminazioni che subisce. È una questione di giustizia sociale, è una questione di sostenibilità, è una questione di democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Ho sentito, giustamente, le colleghe parlare delle conquiste del passato, però, forse, in quest'Aula dobbiamo anche dare atto delle conquiste del presente, perché, forse, non abbiamo rotto definitivamente il soffitto di cristallo, ma, senza dubbio, qualche crepa l'abbiamo inferta, considerato che abbiamo una Presidente del Consiglio donna, una Presidente del Senato, il Segretario di opposizione donna, una Presidente della Corte di cassazione, il Presidente del CERN e un'astronauta superstar come la Cristoforetti. Ma, soprattutto, abbiamo molte donne sui territori in qualità di consiglieri e sindaci eletti per merito, senza quote e senza corsie preferenziali. Sindaci, come la sindaca leghista di Monfalcone, che convive con le minacce degli islamici integralisti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) solo perché chiede di ridurre l'utilizzo del velo per le bambine iscritte a scuola o perché invoca di non mandare delle bambine, contro il loro volere, come spose, in Bangladesh, per matrimoni combinati. La vogliamo ricordare oggi per quello che fa, come vogliamo ringraziare quella maestra di Pordenone che ha chiesto che una bambina di 10 anni, immigrata di seconda generazione, arrivata a scuola vestita con il niqab, tornasse in classe a volto scoperto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo con lei, signora maestra, e la difenderemo da chi, parandosi dietro le solite stucchevoli e ipocrite argomentazioni sull'integrazione, cercherà di far dimenticare che, nella nostra cultura e secondo la nostra Costituzione, una bambina ha tutto il diritto di mostrarsi al mondo e di non essere nascosta e umiliata in forza di una fasulla motivazione religiosa, che altro non è se non imposizione di sottomissione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Forse, girando per Roma avrete visto dei manifesti, sono manifesti voluti dalla Lega, dal gruppo ID, segnatamente dalla collega Ceccardi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), in cui abbiamo mandato un messaggio in arabo alle donne musulmane e abbiamo detto loro: sappiate che nel nostro Paese avete gli stessi diritti dei vostri mariti. E, quanto al niqab, la Lega si farà promotrice di un'attività legislativa che espliciti il divieto di niqab per le bambine nelle nostre scuole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Dopo aver indebolito il soffitto di cristallo, la sfida era quella di abbattere un muro, quello che gli americani chiamano il maternal wall, il muro della maternità, quelle forze silenziose presenti anche nel nostro Paese, che spesso hanno messo le madri ai margini. Questo Governo ha levato ben più di un mattoncino a quel muro: da un lato, abbiamo messo nero su bianco una legge che stabilisce che nel nostro Paese lo sfruttamento del corpo di una donna, il tentativo di ridurla a funzione di incubatrice collettiva, ovvero la pratica dell'utero in affitto, è reato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); dall'altro, con la prima e la seconda legge di bilancio, abbiamo dato un segnale chiaro alle famiglie, con l'aumento dell'assegno unico, l'incremento dei congedi parentali in forma paritaria, sia per la madre sia per il padre. Presidente, tramite lei, mi rivolgo alla collega Braga, noi certe cose non le diciamo nei convegni e in Aula, le facciamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ricordo, ancora, la decontribuzione alle mamme lavoratrici, il Fondo per gli asili nido, l'assegno di inclusione, che ha sostituito il reddito di cittadinanza e che, a differenza di quest'ultimo, è fortemente tarato sulla presenza di figli.

Questo Governo ha, poi, incentivato l'indipendenza economica della donna, che spesso è il presupposto per uscire dalla violenza fisica subita, e lo ha fatto con strumenti concreti, quali la decontribuzione per le mamme lavoratrici, l'incremento dei fondi per l'imprenditoria femminile, il microcredito di libertà, dedicato alle donne vittime di violenza, e il reddito di libertà, che è stato reso strutturale, ma stiamo anche portando avanti la battaglia più difficile, la battaglia culturale, la battaglia contro gli stereotipi, la battaglia che vuole l'educazione al rispetto e non al possesso, che non è la battaglia sugli asterischi e sugli articoli al femminile o al maschile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tra l'altro, cari e care scioperandi di venerdì prossimo, che andrete in piazza e certamente parlerete di ecologia, di immigrazione, però, speriamo anche di diritti delle donne, non si vede perché abbiate coinvolto tra gli obiettivi della vostra manifestazione un Ministero, come quello dell'Istruzione e del merito, di Valditara, che ha avviato progetti pilota del rispetto delle donne nelle scuole superiori, ispirato da una proposta di legge della Lega attualmente in discussione in Commissione.

Presidente, colleghi, noi stiamo con la Rowling, la romanziera madre di Harry Potter, che giustamente è inorridita, la scorsa settimana, poiché un uomo trans, che si professa donna, colpevole di omicidio, è stato definito ufficialmente donna in Gran Bretagna. La Rowling ha giustamente detto che le statistiche del crimine sono inutili se le violenze e le aggressioni commesse da uomini sono classificate come commesse da donne e la disinformazione deviata dall'ideologia non è giornalismo; ed è stata bollata come transfobica e TERF, trans-exclusionary radical feminist, ossia una femminista radicale che discrimina i trans solo perché ha giustamente osteggiato le associazioni che chiedono che quell'uomo venga messo in un carcere femminile. No, colleghi e colleghe, noi donne della Lega non siamo TERF, una parola imposta alle donne per metterle a tacere in maniera prepotente, ma siamo donne che, con il contributo dei colleghi uomini, contrasteranno sempre chi, anche in quest'Aula, pretenderà di poter affermare che per essere donna basti proclamarsi tale e che contrasteranno sempre chi vorrebbe farci credere che la maternità sia un atto di frustrazione o, peggio, un business.

Noi siamo quelli che oggi dicono, e ce lo siamo appuntato al bavero della giacca: meno mimose e più rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). La ringrazio, signora Presidente. Se non avessimo voluto trasformare questo in un momento di mera retorica o di propaganda politica, come quella che abbiamo appena sentito, forse avremmo dovuto lavorare tutti insieme oggi in quest'Aula per approvare delle mozioni e un impegno concreto, degli impegni concreti rivolti al Governo per ridurre la disparità di diritti e di trattamento tra uomini e donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), invece, tant'è, siamo qui.

Allora, ho pensato a lungo alle parole da dire e, soprattutto, a quelle da non dire, per non ascrivermi al coro retorico di chi celebra, una o due volte l'anno, la donna, salvo poi, un minuto dopo, ritornare a immergersi nel retaggio culturale altamente stereotipato che ci vede purtroppo ancora in una condizione insopportabilmente subalterna.

Se nella Giornata internazionale dei diritti delle donne si celebrano le conquiste economiche, politiche e sociali, e sono tante, che le donne hanno raggiunto, bisognerebbe altrettanto ricordare quelle che sono invece le disparità, le discriminazioni e gli abusi che le donne in Italia hanno subito e sono, tuttora, ancora, costrette a subire.

Secondo il World Economic Forum, nel mondo mancano 131 anni per raggiungere la piena parità di genere. Questo vuol dire che, forse, tra un secolo e mezzo potremmo vedere raggiunta la parità di diritti nel mondo e vuol dire che, forse, salvo miracoli, nessuno di noi oggi qui presente vedrà raggiunto questo obiettivo.

Nello specifico, l'Italia è al sessantatreesimo posto al mondo per parità di genere, al venticinquesimo posto in Europa. Ma quali sono i motivi e quali sono le possibili soluzioni?

Il divario occupazionale tra donne e uomini, già molto consistente, si allarga enormemente quando in famiglia arriva un bambino o una bambina. Nel 70 per cento dei casi sono le donne a dover lasciare il lavoro e sul piano del salario le cose non vanno meglio: il gap retributivo complessivo è pari al 43 per cento; secondo i dati INPS, nel 2022, in media, le donne hanno guadagnato circa 8.000 euro in meno dei loro colleghi uomini, per non parlare della qualità del lavoro, in larga parte precaria, in settori a bassa rimuneratività, scarsamente strategici e con una netta prevalenza del part time. Questa condizione di precarietà e scarsa qualità del lavoro riguarda poco meno del 49 per cento delle donne, contro il 26 per cento degli uomini.

Questi dati allarmanti fanno il paio con un dato altrettanto allarmante: oltre il 30 per cento delle donne non ha un conto in banca e questo non le rende economicamente autonome, ma, anzi, dipendenti a vita dal partner e, quindi, in condizione subalterna.

E quando le donne lavorano e sono indipendenti che cosa succede? Secondo un recente studio della Fondazione Libellula, su un campione di 11.000 donne, 7 donne su 10 hanno dichiarato di essere state vittime di violenza sul lavoro e altrettante hanno dichiarato di essere state testimoni di battute sessiste, allusioni volgari, complimenti indesiderati, attenzioni non cercate e non richieste. Questa non è goliardia, è violenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il dato sui femminicidi è sotto i nostri occhi ogni giorno: pensiamo che dall'inizio dell'anno ad oggi è stata uccisa una donna ogni tre giorni e non si tratta di omicidi, ma di femminicidi, donne uccise solo perché donne. Qualche giorno fa ha fatto il giro del mondo la notizia di una guardalinee spagnola che è stata costretta ad abbandonare il campo da calcio con il volto insanguinato dopo essersi accidentalmente scontrata con una telecamera. In Italia quella notizia ha fatto il giro del web, perché quella donna è stata ricoperta da insulti sessisti, colpevole di essere donna e colpevole di essere una donna a svolgere un mestiere, fino a qualche anno fa, appannaggio di soli uomini.

Cari colleghi e care colleghe, a fronte di questa triste fotografia che ancora oggi vediamo della condizione della donna in Italia, il nostro compito è quello di intervenire e di farlo in fretta, introducendo subito e senza indugio una legge sul salario minimo orario, di cui beneficerebbero in larga parte donne e giovani, vittime più di tutti della povertà lavorativa.

Occorre intervenire con ogni sforzo per ampliare i servizi socio-educativi in modo uniforme su tutto il territorio nazionale - altro che autonomia differenziata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! - per garantire al maggior numero di famiglie l'accesso ai servizi della prima infanzia. Bisogna, una volta per tutte, abbandonare l'antico retaggio della maternità e cominciare a parlare della genitorialità, perché quello dell'accudimento dei figli è un compito che spetta in egual misura ad entrambi i genitori e un marito che accudisce un figlio o che lava i piatti non sta aiutando la moglie, ma facendo il suo dovere di padre e di partner, che in egual modo contribuisce a mandare avanti la famiglia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma prima di ogni cosa bisogna educare ed educarci a un balzo culturale che la smetta di normalizzare la molestia come goliardia. La molestia, lo ripeto, non è goliardia, è violenza. La dipendenza economica non è la sfortuna di trovarsi in un contesto sociale disagiato, è uno Stato che non fa abbastanza per garantire i diritti di tutti e tutte. E mentre la Francia inserisce il diritto all'aborto in Costituzione, in Italia, molte donne faticano ad accedere alla prestazione garantita dalla legge dell'interruzione volontaria della gravidanza. Ecco, questa non è obiezione di coscienza, ma negazione di diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Cari colleghi e care colleghe, alla luce di tutto questo spero di essere ancora su questo mondo quando tutte queste differenze saranno appianate e quando mia figlia potrà dire di vivere in un Paese che le riconosce veramente pari dignità sociale, come dice la nostra bellissima e ancora inattuata Costituzione. Buona rivoluzione e buona resistenza a tutte noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patriarca. Ne ha facoltà.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Essere donna è così affascinante, un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai: così scriveva Oriana Fallaci nel 1975. Essere una donna richiede ancora oggi una buona dose di coraggio, anzi, forse bisogna essere oggi ancora più coraggiose di allora, e questo perché bisogna ancora dover combattere per ottenere pari dignità. È una lotta contro chi valuta il corpo più dell'intelligenza, più della conoscenza, più della competenza.

Una lotta contro una subcultura che affonda le radici nella notte dei tempi e che tuttavia produce i suoi frutti avvelenati ancora oggi, nella società contemporanea, nella società dei social e del sapere libero e accessibile a tutti.

In questa società ci sono residuati ideologici di una visione del mondo primitiva e primordiale. Questa visione distorta del genere femminile non è solo una questione di genere, ma riflette un conflitto più ampio. Crescere sotto l'altra metà del cielo, come qualcuno dice, è una sfida che dovrebbe vedere dalla stessa parte uomini e donne, persone razionali e compassionevoli, che si ribellano all'ignoranza e alla brutalità di un sistema di valori distorto, anzi, di disvalori.

Un sistema che continua a perpetuare l'idea del sesso debole o, addirittura, del sesso inutile. Il gap di genere non deve implicare, però, la creazione di una fascia protetta, come si fa con gli animali in via d'estinzione. Le donne non chiedono e non chiederanno mai l'ala protettiva sotto cui nascondersi o crescere; non accettano e non accetteranno mai che la loro libertà, in qualsiasi modo venga declinata, sia una gentile concessione. Il valore di una donna, della donna nella società, è un tema di interesse sociale e culturale collettivo, che investe tutta la struttura sociale.

È come se in una competizione sportiva alcuni giocatori di una squadra dovessero portare pesi in più rispetto agli altri.

Non interverremo noi per eliminare queste discriminazioni? Credo di sì, e lo faremo perché siamo tutti consapevoli che quella zavorra impedisce a tutta la squadra, che è poi la nostra società, di beneficiare del talento e delle competenze di quei giocatori, delle donne. E poi è ingiusto, profondamente e semplicemente ingiusto.

Bisogna iniziare a comprendere che non è questione di fare un favore alle donne, offrendo loro qualche contentino sul lavoro o sui diritti, ma di riconoscere che, se il progresso è diventato insostenibile, è proprio perché era costruito da uno sguardo dimezzato, e quindi falsato, sulla vita, derivante solo dalla visione maschile delle cose.

Come osservava già Virginia Woolf un secolo fa, possiamo constatare adesso che il progresso tecnologico e industriale degli ultimi 2 secoli è stato improntato sul predominio maschile, sul linguaggio maschile di interpretazione del mondo, sui ritmi e sui tempi dettati dagli uomini. Le scoperte, le conquiste legate alla tecnologia, il continuo superamento di limiti e sfide hanno portato un grande benessere economico, ma anche forti disuguaglianze. La competitività come strumento di miglioramento ha portato crescita per alcuni, ma ha provocato anche tensioni e conflitti.

Quello che è mancato in questo lungo arco di tempo è stato forse un contrappeso, un bilanciamento di sguardo, quello appunto dell'universo femminile, più propenso ai compiti di custodia del creato e delle future generazioni, di arricchimento attraverso la relazione piuttosto che sullo scontro.

Lo sguardo delle donne, lì dove si decide, diventa allora una necessità per lo sviluppo sostenibile, è opportunità di confronto e contemperamento per le dinamiche maschili. La presenza delle donne non è un obiettivo numerico, un traguardo contabile su stipendi e posti nei consigli di amministrazione, ma l'indispensabile presupposto per perseguire obiettivi di bene comune: clima e cura del pianeta, lotta alla povertà, pace e giustizia, tutela dei minori e delle persone fragili, comunità e città sostenibili, consumo responsabile.

Non è più in gioco solo una questione di diritti di una parte del genere umano, ma di responsabilità da condividere insieme per un futuro migliore. Come riuscirci? Attraverso 4 semplici verbi, e mi avvio alla conclusione: connettere il ruolo della donna nella società poiché, contro l'astrazione disumanizzante, dobbiamo contrapporre la concretezza del ricomporre, del tessere legami e correlazioni capaci di attivare dinamicità storiche, economiche e sociali. È connettendo anime, luoghi, esperienze, competenze e ambiti di vita che possiamo promuovere, non solo proteggere.

Solo riconoscendo il valore delle donne potremo liberare il protagonismo e la responsabilità individuale e collettiva dall'esasperazione del confronto. Abbiamo bisogno di riattivare il coraggio della speranza, l'unica possibilità che abbiamo di ripartire è di dare una direzione di futuro alle nostre scelte. Curare le future generazioni è essenziale in questo momento, perché stiamo vivendo un tempo di difficoltà e di crisi, non solo nazionali, ma anche mondiali, che richiede di ascoltare, osservare, decifrare e comprendere.

Dobbiamo fare del bene non solo per noi stessi, ma anche per gli altri, coltivando quell'empatia che questo tempo ci ha richiesto di sviluppare. Educare è fondamentale in questo cambiamento epocale, perché dobbiamo imparare a generare una nuova cultura. Abbiamo bisogno di paradigmi aperti alla novità e alla tolleranza, e di un linguaggio autentico, che vada oltre gli stereotipi sui sessi, perché per essere donne c'è bisogno di tanto coraggio, ma è anche un'avventura straordinaria. È questo che dobbiamo determinare, è questa la vera rivoluzione culturale che chiediamo ogni volta che ci troviamo a scontrarci con le violenze sulle donne (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Saluto la delegazione di studentesse, studenti e docenti del Liceo statale “Pietro Siciliani” di Lecce, che partecipano oggi alla giornata di formazione a Montecitorio e assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Innanzitutto, per suo tramite, vorrei ringraziare anche il Presidente Fontana per avere accolto la nostra richiesta di organizzare un momento di celebrazione istituzionale in quest'Aula per la giornata dell'8 marzo. Ringraziamo anche lei per l'attenzione che anche quest'anno ha voluto mettere sul tema. Un grazie particolare, per la sua presenza, alla Ministra Roccella, che sappiamo essere una presenza tutt'altro che simbolica, ma nel pieno rispetto del valore istituzionale del dialogo tra Parlamento e Governo.

Questo 8 marzo 2024 ci richiama oggi a una celebrazione anticipata, ma importante, in un'Aula che è stata il luogo dove la storia del nostro Paese, la storia della nostra Repubblica, è iniziata con la determinazione di scegliere che, come elemento fondativo della democrazia, ci fosse un pieno, fattivo, inalienabile ruolo protagonista delle donne, che sono state, nelle prime voci delle 21 madri costituenti in quest'Aula e, via via, delle tante donne che hanno interpretato da protagoniste la storia della Repubblica e il compimento di quella scelta delle pari opportunità nella nostra Costituzione, le protagoniste di questo percorso.

Mi sono chiesta, colleghe e colleghi, come introdurre oggi, come aprire questo nostro dibattito a nome del mio gruppo, che, ancora una volta, ringrazio per avermi dato l'opportunità di intervenire in questa materia. Ho scelto di non dare dati, perché, nell'8 marzo 2024, la politica italiana non è più chiamata a dare dati, non siamo più chiamati a fermarci alle analisi. I dati ci sono, ci saranno nei giornali nelle prossime giornate, ci sono le analisi delle cause e delle conseguenze che riguardano il divario nel lavoro, i salari, i carichi di cura, i ruoli di leadership, la formazione scientifica delle donne, il potere che le donne hanno, i dati inaccettabili sulla violenza contro le donne.

Ma non è più il tempo di fermarci alla retorica vuota delle analisi dei dati di una politica che cerca alibi a se stessa per non agire, così come, mi permetto sommessamente, non è il tempo nemmeno di cacofoniche e stridenti rivendicazioni da una parte e dall'altra, che sono alibi, di nuovo, di una giustificazione, in un gioco alternato tra maggioranza e opposizione, per non procedere convintamente nell'agire e nell'esecuzione degli impegni che troppe volte qui abbiamo visto risuonare, anche attraverso un nostro voto, e che non hanno portato poi a una conseguenza fattiva, e di questo tutte e tutti ci dobbiamo oggi fare carico (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Il Paese, nell'ora più buia del dopoguerra, si è scosso e ha avviato un cammino di coraggio all'interno del quale tante donne - lei, Presidente le ha citate - hanno scritto la parte nuova e il futuro del nostro Paese. E io mi permetto di ricordare quanto l'esperienza, anche drammatica, della pandemia abbia, allo stesso modo, scosso le coscienze del nostro Paese, imponendo un nuovo avvio di processi di cambiamento. Questi provvedimenti sono nati con una scelta trasversale che oggi vorrei richiamare. I momenti storici di Nilde Iotti, di Tina Anselmi, il diritto di famiglia, la famiglia nella Costituzione, i diritti delle donne attraverso la famiglia, la tutela delle madri lavoratrici e, di nuovo, la legge n. 194 e la legge sul divorzio, nel dibattito, anche di uno scossone di coscienza, hanno imposto un dialogo e una sintesi tra punti di vista diversi. Oggi però siamo chiamati a dare esecuzione a una nuova parte: abbiamo approvato la Strategia nazionale per la parità di genere, prevista, per legge, nel 2021, che impone al nostro Paese obiettivi molto chiari, quantificati, impone alcune azioni e impone anche un metodo di valutazione. Abbiamo approvato, sempre trasversalmente, la legge n. 162 del 2021, che ha modificato il codice delle pari opportunità, introducendo la certificazione per la parità di genere, ma soprattutto il tema della parità salariale. Abbiamo approvato la legge n. 32 del 2022, sempre in modo trasversale, che prevede l'attuazione di congedi parentali paritari e incentivi per il lavoro femminile. Abbiamo introdotto nel PNRR, di cui oggi il Governo ha responsabilità, una clausola importante, un obiettivo strategico importante, il raggiungimento della parità tra le donne e gli uomini del nostro Paese. Ecco, il nostro silenzio oggi non può diventare ritardo nell'esecuzione.

Allora è per questo che oggi, più che un discorso retorico, mi permetto, per suo tramite, di chiedere un'informativa urgente alla Ministra Roccella, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, alla Ministra Calderone, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, al Ministro Fitto, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, chiedo loro di arrivare in Aula e di darci conto dello stato di attuazione della Strategia nazionale per la parità di genere, della legge n. 162 del 2021, della legge n. 32 del 2022, e di capire insieme in che modo eventualmente intervenire, perché ogni strada aperta per la parità di genere che viene interrotta è un passo che fa arretrare la volontà di un Paese che, con determinazione, deve marciare in avanti in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Noi ci siamo, in uno spirito di collaborazione, riconoscendo anche che, al di là delle visioni politiche diverse rispetto alla Ministra e a una parte dell'opposizione, ci uniscono - e ci hanno unito - lo stesso impegno e la stessa volontà di essere al servizio delle donne. E alle donne che arriveranno dopo di noi non vogliamo lasciare il tradimento di un coraggio e di una tenacia, che oggi ci vengono richiesti e che non si possono trasformare nell'inettitudine del non fare.

C'è ancora domani, Presidente - l'abbiamo ricordato ieri, il film di Paola Cortellesi che lei ha voluto per celebrare questa giornata - e oggi scegliamo che il nostro oggi sia direzionato su questo domani. Dobbiamo farlo adesso, non domani (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie Presidente. Colleghe e colleghi, l'8 marzo, la Giornata internazionale della donna, può e deve essere un momento di riflessione sulle tappe della conquista dei diritti civili e politici dalle donne e sulla lunga strada che ancora dobbiamo percorrere. Prima di un bilancio sulla parità di genere nel nostro Paese, voglio rivolgere un pensiero alle donne che, in Paesi vicini e lontani, vivono quotidianamente una lotta per l'autodeterminazione, che significa anche lotta per la sopravvivenza sotto le bombe. Penso alla Palestina, dove, a oggi, si contano oltre 30.000 vittime, tra cui un numero impressionante di donne e bambini, che significa fuga dalla guerra; penso alle donne dell'Ucraina, che significa lotta contro un sistema di Governo maschilista e repressivo e penso alle donne iraniane, ma anche alle donne yemenite, in particolare nelle zone controllate dagli Houthi, e alle donne afgane, completamente eliminate dalla scena pubblica.

Autodeterminazione significa lottare per la propria libertà e quella del proprio popolo - come hanno fatto 10 anni fa, e continuano a fare, le donne del Rojava, fulcro della società curda (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) con ruoli burocratici, amministrativi e di potere alla pari degli uomini, che abbiamo avuto l'onore di incontrare proprio ieri - o, ancora, mettersi in viaggio e rischiare la vita per la libertà. Penso a tutte le donne che abbandonano le proprie case in cerca di un futuro migliore per sé e i propri figli e che, troppo spesso, vanno incontro a violenze e prevaricazioni e purtroppo spesso anche alla morte. La parità di genere assume significati diversi a seconda delle latitudini, ha però sempre a che fare con il diritto all'autodeterminazione della donna. La parità non è solo un diritto umano fondamentale ma anche la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace. Noi di Alleanza Verdi e Sinistra di questo siamo profondamente convinti. Garantire alle donne e alle ragazze parità di accesso all'istruzione, alle cure mediche, a un lavoro dignitoso, così come alla rappresentanza nei processi decisionali politici ed economici promuoverà economie sostenibili, di cui potranno beneficiare le società e l'umanità intera. Finora nessuno Stato europeo ha realizzato la parità tra uomini e donne, i progressi sono lenti e i divari di genere persistono nel mondo del lavoro a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni, nelle posizioni dirigenziali e nella partecipazione alla vita politica e istituzionale. Ci preoccupa che il global gender gap index 2023 del World Economic Forum, il rapporto che misura il raggiungimento degli obiettivi di parità tra uomini e donne, ponga l'Italia al 79° posto su 146, 16 posizioni peggio dello scorso anno, ben 61 posizioni dalla Spagna e 73 dalla Germania. In Italia, negli ultimi anni, il mondo del lavoro è stato oggetto di numerosi interventi normativi volti a riconoscere l'equiparazione dei diritti e maggiori tutele alle donne lavoratrici. In questa direzione vanno senz'altro le disposizioni per favorire la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, il supporto alla genitorialità, il contrasto alle cosiddette dimissioni in bianco, gli strumenti di sostegno all'imprenditoria femminile. In Italia la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è però ancora fortemente legata ai carichi familiari: il 74 per cento delle donne ha sulle spalle la gestione della casa. Fortunatamente si stanno facendo lenti passi in avanti e le occupate hanno raggiunto quota 10 milioni, con un aumento di quasi un milione, e l'incidenza sull'occupazione è passata dal 39,4 al 42,2 per cento tra il 2022 ed il 2023. Permangono, però, forti divari territoriali tra il Nord del Paese, in cui i tassi di occupazione femminile si avvicinano alla media dell'Unione europea, ed il Sud e le isole, ben al di sotto del 51 per cento della media nazionale. In Calabria, Campania e Sicilia lavora infatti solo una donna su tre e in tutto il Paese le donne percepiscono stipendi di gran lunga più bassi, a parità di mansioni, dei loro colleghi maschi, di circa il 30 per cento. Il reddito medio delle donne iscritte agli ordini professionali si ferma a 24.871 euro contro i 45.052 dei colleghi, il 45 per cento in meno. Peraltro, il divario con la media europea è ancora molto ampio e l'Italia continua a rimanere uno dei Paesi europei con la più bassa componente femminile nell'occupazione, insieme a Malta e alla Grecia. Importanti interventi normativi hanno poi riguardato la parità di accesso alle cariche elettive, intervenendo sui sistemi elettorali presenti nei diversi livelli, nonché sulla promozione della partecipazione delle donne negli organi delle società quotate. Alcuni risultati sono stati ottenuti ma il divario è ancora grande. La Sardegna oggi può festeggiare l'elezione della sua prima presidente - e ne sono davvero orgogliosa - ma le donne all'interno dell'assemblea regionale sono ancora troppo poche, solo 9 su 60.

Una crescente attenzione è stata dedicata a contrastare la violenza sulle donne perseguendo tre obiettivi: prevenire i reati, punire i colpevoli e proteggere le vittime. Purtroppo, le misure individuate si rivelano ancora del tutto insufficienti e i femminicidi e gli episodi di violenza rappresentano una vera e propria emergenza che conta più di una vittima ogni tre giorni. Temo che, se non si interverrà a livello culturale, strutturando un sistema che educhi al rispetto e all'affettività, sarà difficile interrompere questa spirale di sangue. Occorre un grande impegno per eliminare le discriminazioni, valorizzare le differenze, riconoscere parità di diritti, superare ingiustizie e contraddizioni su cui si basa gran parte del nostro sistema sociale, economico, produttivo e di consumo, un impegno concreto che dobbiamo pretendere da questo e da tutti i Governi. Buona lotta a tutte noi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Semenzato. Ne ha facoltà.

MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Ministra Roccella, come presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere ho voluto onorare il prossimo 8 marzo non con le mie parole ma affidandomi alle parole di Maria Sole, che di anni ne ha 11. Mestre, Venezia, 23 gennaio 2024, Maria Sole, tema: “Da grande vorrei diventare. Perché”. “Non so molto bene quello che vorrei fare da grande perché sono ancora troppo piccola per prendere queste decisioni importanti, ma di certo non vorrei diventare una donna che viene maltrattata o a cui vengono calpestati i diritti, che viene chiusa in casa per anni senza poter uscire, che viene uccisa per cose inutili, per esempio non fa quello che le viene detto di fare, oppure la obbligano a mettere un velo che la copre completamente e, se le esce solo un capello, la uccidono. Vorrei essere una donna che si ribella a queste cose tanto ma tanto brutte. Vorrei liberare tutte le donne che oggi sono rinchiuse in casa per cose che non commettono, ma vengono accusate. Poi creerei, lungo le strade, delle cassette della posta, che servirebbero ad aiutarle. Funzionerebbe così: la donna che è in difficoltà scrive una bella lettera di aiuto, quella lettera va alla Polizia e il gioco è fatto. Vorrei anche andare in mezzo alla piazza dove succedono queste cose e urlare: basta, lasciateci in pace, siamo persone anche noi, con gli stessi vostri diritti, e siamo importanti quanto voi, se non di più, perché mettiamo alla luce i vostri figli. Ma so che questa cosa è difficile, quasi impossibile, perché alcuni uomini sono talmente cattivi che, nemmeno il tempo di guardarci in faccia e di vedere quanti anni abbiamo, fanno finire le nostre vite. Ed è per questo che voglio ribellarmi a queste cose, perché sono talmente arrabbiata che devo incanalare la mia rabbia nella forza per combattere per i nostri diritti”.

Presidente, Ministra, colleghe, ma soprattutto colleghi, ce lo chiede Maria Sole, ce lo chiedono le future donne, ma non solo, anche le donne di oggi. Dobbiamo lavorare per una maggiore consapevolezza del ruolo centrale della donna nella nostra società. Questo significa progresso, progresso culturale e sociale. Le donne sono il motore fondamentale per la crescita economica, per una crescita economica etica, per l'innovazione, l'efficienza, la produttività. Questo vuol dire superamento degli stereotipi. Questo vuol dire combattere la violenza di genere. La strada da fare per la vera parità di genere è ancora lontana, ci vogliono un miglior bilanciamento vita-lavoro, una società e un'economia più inclusive. Ci vogliono indipendenza economica, educazione finanziaria, parità salariale, ci vuole il consenso, ci vuole la cultura del rispetto. Ma forse, quello su cui dobbiamo tutti lavorare, è un nuovo patto di corresponsabilità: famiglia, scuola, società civile e politica. Lo dobbiamo a Maria Sole ma lo dobbiamo a tutte le donne, quelle che hanno lottato per noi, quelle che lottano oggi, quelle che lotteranno domani (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministra, colleghi e colleghe, quella che viene definita impropriamente la festa della donna è, invece, la Giornata internazionale della donna, dei diritti della donna, ed è una giornata importante perché serve a ricordarci i diritti delle donne, l'emancipazione e anche le conquiste sociali, economiche e politiche. Ma dà evidenza, purtroppo, anche - questo lo dobbiamo sottolineare ancora - delle disuguaglianze, delle discriminazioni e della violenza che viene esercitata nei confronti delle donne e, ancora, ci ricorda l'obiettivo ONU della parità del 2030, che dovrebbe essere realizzata nel 2030.

Noi donne parlamentari siamo qui grazie a chi ha lottato prima di noi per la parità. Nel mio caso, due generazioni fa mia nonna non poteva votare e oggi io sono qui e sono molto orgogliosa di questo. Però, dobbiamo anche fare un bilancio che oggi non è, purtroppo, incoraggiante, perché la parità è ancora molto lontana ed è una parità che riguarda anche la retribuzione, lo stipendio.

Ricordo che, nell'ultima legge di delegazione, noi abbiamo votato la direttiva sulla parità retributiva. Alla base di questa direttiva c'è un dato che, però, è decisamente inqualificabile, cioè la previsione di avere la parità retributiva solamente nel 2100. Quindi, dobbiamo fare ancora molto, come anche dobbiamo fare molto a proposito della conciliazione dei tempi familiari con quelli lavorativi. Ricordo, ovviamente, che questo carico familiare dev'essere in pari misura in capo alle donne e in capo agli uomini.

Ed ancora, le discriminazioni: purtroppo ce ne sono ancora molte. Ed è inqualificabile il fatto di cronaca, emerso dieci giorni fa, per cui una giovane donna è stata costretta a fare un test di gravidanza sul luogo di lavoro, perché questo è un fatto che, oltre ad essere illegale, è anche umiliante. E questo davvero non possiamo accettarlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Ed ancora, purtroppo, femminicidi e violenze che sono in aumento. Però, è anche un fatto di linguaggio; un linguaggio che viene esercitato nei confronti delle donne, e anche di considerazione nei confronti delle donne. Vi racconto un fatto: nel 2017, ero al Parlamento europeo e un deputato polacco intervenne dicendo che è giusto che le donne debbano guadagnare di meno perché sono più deboli e meno intelligenti. Ebbene, l'8 marzo di quell'anno io gli portai una mimosa, ma gli portai anche un simbolico atto di sfratto dal Parlamento europeo, perché ritengo che quel luogo di democrazia non possa accettare affermazioni del genere (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Aggiungo, però, un fatto: dobbiamo anche uscire da questa comoda retorica autoreferenziale, perché dobbiamo anche dire quello che dobbiamo fare qui. Purtroppo, devo dire che questa maggioranza e questo Governo non hanno dimostrato modernità e innovazione, perché è stato completamente cancellato lo smart working, il lavoro agile. Qualcuno diceva che non si possono portare i dati, io invece li porto e vi dico che, nel 2022, lo smart working negato ha prodotto 40.000 dimissioni delle donne. Allora vogliamo impegnarci su questo?

Vorrei anche ricordare le mozioni. La collega, onorevole Boschi, ha proposto le mozioni sulla fibromialgia. Ebbene, è stato dato parere negativo a tutte le parti di quelle mozioni che prevedevano il lavoro agile per chi soffre di questa grave malattia. Su questo dobbiamo, però, anche essere molto onesti, dobbiamo andare oltre il conservatorismo e cercare di fare anche quello che davvero aiuta le donne: quindi, anche fare quelle riforme e non solo “festeggiare”. Io credo che oggi non ci sia niente da “festeggiare”, invece.

E poi, un'ultima considerazione. Io trovo che ci sia una sala, qui a Montecitorio, particolarmente significativa, che è la Sala delle donne, in cui troviamo le 21 donne elette nell'Assemblea costituente, le prime donne sindache, le prime donne che hanno assunto ruoli di vertice. Però, dobbiamo anche dirci molto chiaramente che dobbiamo uscire dall'aspetto simbolico e celebrativo, e dobbiamo fare davvero qualcosa di significativamente concreto per andare verso la parità di genere e verso il riconoscimento dei diritti. Solamente allora - siamo nel 2024 e non siamo ancora giunti a questo risultato - questa Giornata potrà essere degna di essere pienamente festeggiata (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, mai come in questa fase la Giornata delle donne impone un'assunzione di responsabilità in ordine alla dimensione di genere. Ciò impone e richiede riforme strutturali, in contrasto a vincoli e stereotipi di genere che ancora oggi penalizzano il ruolo e le opportunità delle donne, in primo luogo nel mondo del lavoro, tema che quest'anno vorrei mettere al centro della Giornata della donna.

Il diritto delle donne e dei genitori con figli piccoli al lavoro agile, decontribuzione per il lavoro delle donne secondo modalità che non siano straordinarie, ma permanenti, senza determinare alcun aumento dell'ISEE e dell'Irpef, incentivi validi per le donne al rientro nel mercato del lavoro, misure in grado di intervenire sul gender gap: sono queste alcune delle riforme e misure da sostenere.

Alcuni passi sono stati compiuti, ma sono del tutto insufficienti. Occorre constatare come l'Italia sia all'ultimo posto in Europa in relazione al tasso di occupazione femminile e come ciò comporti un sistema fondato sulle diseguaglianze non affrontate, se non con misure temporanee che non soddisfano l'obiettivo perseguito.

È evidente che una crescita dell'occupazione femminile sia possibile in una fase non recessiva dell'economia ed è altrettanto dimostrato come l'occupazione femminile e la conciliazione di lavoro e vita di famiglia siano i fattori decisivi, non solo ai fini della crescita economica con un maggior effetto moltiplicatore sul PIL, ma anche per aumentare il tasso di natalità.

Serve un sistema di welfare fondato non sulle discriminazioni, ma sui diritti delle donne e il PNRR avrebbe dovuto imprimere riforme e crescita sotto questi profili. Allo stato dobbiamo invece constatare obiettivi non adeguati alla dimensione trasversale e prioritaria attribuita dal PNRR alle politiche di genere.

Procediamo ancora con lentezza e ai margini dell'Europa ed in un sistema nel quale le condizioni di gender gap creano divari di genere nelle imprese e nel lavoro che penalizzano in modo sistematico le competenze delle donne. Queste condizioni si associano a situazioni inaccettabili per le donne che subiscono ogni forma di violenza nei loro confronti. Siamo chiamati - tutti sono interpellati - ad una visione generale e inclusiva a sostegno delle donne: ancora oggi è la frontiera decisiva da superare. L'8 marzo serve ancora una volta per ricordare e agire di conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA, Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. Grazie Presidente, grazie per questo momento di discussione, che giustamente è stato organizzato in questa giornata e grazie per tutti gli interventi che si sono susseguiti.

Qualcuno ha detto che oggi non è una festa. Certo, la data, tra l'altro, ricorda un lutto, ma invece è una festa. È la festa delle donne, è la festa di tutte noi ed è una sorta - dovrebbe esserlo - di women's pride, dovrebbe essere una festa dell'orgoglio di essere donne.

Sono state ricordate le parole di Oriana Fallaci sul fatto che essere donna è una meravigliosa avventura che richiede anche però coraggio. Io penso che lo sia: è una meravigliosa avventura che richiede coraggio perché noi non siamo una minoranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non siamo un gruppo sociale, una minoranza da tutelare e da difendere. Siamo metà del mondo, metà del cielo, è stato detto più volte, portatrici non di tante diversità, come peraltro è ognuno di noi (ogni individuo è portatore di diversità), ma di una fondamentale differenza: la differenza è iscritta nel corpo sessuato, nel nostro corpo di donne, è la differenza uomo-donna che permette la costituzione del gruppo umano, la continuità generazionale. È intorno a questo che si struttura la comunità e poi la società.

L'esclusione delle donne dalla sfera pubblica e dal suo racconto, dalla storiografia, non vuol dire che le donne non ci siano state, non siano sempre state presenti e protagoniste. Questo è il nostro orgoglio che va rivendicato e ricordato. Lo sono state anche quando erano escluse dalla sfera pubblica, lo sono state occupandosi di quello che sta più a cuore a ognuno di noi come persona, come essere umano, cioè la vita affettiva, la capacità di occuparsi di coloro a cui si vuole bene, di crescere i figli, di rendere ogni giorno abitabile lo spazio domestico, di avere cura degli altri. Ecco, questa è stata la straordinaria utopia della cura delle donne, fra l'altro, l'unica utopia non violenta della storia umana.

Ma le donne non si sono lasciate chiudere, comunque, nello spazio domestico, anche quando sono state escluse dallo spazio pubblico. Sono sempre riuscite a oltrepassare anche i divieti, superare la violenza ed essere protagoniste anche nella storia evenemenziale, nella storia che potremmo chiamare maschile, quella del potere, della politica, degli eventi raccontati anche nei libri di storia, poco raccontati nei libri di storia. Siamo state scrittrici, artiste, filosofe, scienziate, mediche, guerriere, organizzatrici di opere sociali, sportive, fondatrici di ordini conventuali, donne di pensiero e di azione. Ecco, questo lo dobbiamo rivendicare: è la nostra storia di cui dobbiamo essere orgogliose. Donne che, però, sono rimaste spesso sconosciute, non valorizzate e non raccontate.

Oggi dobbiamo recuperare questa memoria cancellata, questa memoria a metà e anche la memoria delle nostre battaglie, naturalmente, delle battaglie condotte dalle donne e dai movimenti delle donne, a partire dal diritto di voto, che in Italia è stato raggiunto fin troppo tardi, e di tutti gli altri, negli anni ‘60 e '70 - pensiamo anche soltanto al delitto d'onore e ad alcuni che sono stati ricordati, al nuovo diritto di famiglia -, per essere finalmente presenti anche nelle istituzioni, nella politica, nelle professioni, nel mondo dell'impresa, del lavoro e della scienza, e per rompere i famosi soffitti di cristallo. Uno è stato rotto proprio con questo Governo ed è un fondamentale soffitto di cristallo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), rotto con il primo Governo a guida femminile nella storia d'Italia. È un'altra fotografia di Giorgia Meloni che possiamo aggiungere al corridoio delle fotografie delle presenze femminili nelle istituzioni.

Abbiamo raggiunto molti degli obiettivi che ci eravamo posti. In un anno e mezzo di Governo, abbiamo fatto tanto. Stamattina abbiamo avuto una conferenza stampa in cui abbiamo messo in fila le cose che abbiamo fatto in un anno e mezzo di Governo. Potrei farlo anche qui, ma non voglio fare questo. Vorrei che oggi fosse davvero una festa di tutte e che non si aprissero discussioni e polemiche divisive. Lo abbiamo fatto anche con la legge contro la violenza, che siamo riusciti a votare tutti insieme. Io penso che questo sia un metodo che dobbiamo continuare a perseguire, noi donne, se vogliamo davvero continuare ad andare avanti nel nostro percorso di libertà. Spero che andremo avanti, al di là delle divisioni e delle appartenenze, cercando di guadagnare nuove libertà, perché è la libertà femminile quella che mette paura, è la libertà femminile quella che conduce anche ai femminicidi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché troppe volte si ha ancora paura di questa nuova libertà femminile. Io penso che dobbiamo cercare di rendere le donne libere di essere pienamente se stesse, pienamente libere di essere donne, di poter raggiungere qualunque obiettivo, di conciliare la vita privata e la vita pubblica e perché la libertà delle donne vuol dire più libertà per tutti. Vuol dire più democrazia e più libertà per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Facciamo una brevissima pausa tecnica. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,10. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,07, è ripresa alle 16,10.

Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Giachetti. Mi dica gli articoli, deputato Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, Presidente. Mi riferisco all'articolo 8, ma con un riferimento anche agli articoli 42 e 58. Cercherò di spiegarle perché sono particolarmente riferito all'articolo 8. Ovviamente, non chiedo a lei di prendere un qualunque tipo di decisione. La pregherei, però, di trasferire al Presidente della Camera quanto sto per dirle, perché io so - perché me lo ha dimostrato - di avere una particolare attenzione da parte del dottor Gratteri. È successo quando è stato procuratore della Repubblica di Reggio Calabria e rinnova questo amore nei miei confronti adesso che è procuratore della Repubblica di Napoli. Ho già posto il tema al Presidente della Camera e aspetto, a questo punto, di sapere quali sono le determinazioni del Presidente della Camera rispetto a quello che è successo allora.

Allora è successo, signora Presidente, glielo sintetizzo, che il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria ha ritenuto di mettere agli atti del diniego del ricorso nei confronti del tribunale che aveva dato gli arresti domiciliari all'ex onorevole Pittelli, di allegare agli atti una mia interrogazione, sottoscritta anche dal collega Magi e da una collega del Partito Democratico - che non cito per tutelarla - , mettendola così agli atti di un procedimento giudiziario. Ho trovato la cosa abbastanza singolare. Credo di non averla trovata singolare solo io e il Presidente della Camera in qualche modo ha cercato di capire. Addirittura era successo una prima volta con il Presidente Fico e poi anche con il Presidente Fontana.

Oggi, signora Presidente, il procuratore della Repubblica di Napoli, che tendenzialmente dovrebbe stare dentro un tribunale, dentro la procura a fare il suo dovere, partecipa, come spesso accade, a trasmissioni televisive e radiofoniche e ha partecipato a una trasmissione, di Rai Radio 1 che si chiama Ping Pong, nella quale ci ha comunicato che la Schlein è favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere, ma lui è assolutamente contrario, questione della quale francamente ce ne può fregare di meno. Il problema è che nell'andare avanti della sua dichiarazione - e qui pongo il problema - ha testualmente affermato: “Qualcuno, come Roberto Giachetti, propone addirittura di legalizzare la cocaina, ma nel mondo non esistono Paesi dove la cocaina si venda in modo legale”. Ora, al di là delle questioni che riguardano la diffamazione e le querele - io eticamente non amo le querele, però se poi mi ci portano non è escluso -, io vorrei sapere se il Presidente della Camera non ritiene in qualche modo di tutelare un appartenente a questa Camera attraverso le forme che crede.

Mi accontenterei anche semplicemente di inviare al dottor Gratteri l'unica - l'unica! - proposta che ho fatto in quest'Aula, che era quella per la legalizzazione delle droghe leggere presentata il 16 luglio 2015 - droghe leggere e non quelle a cui fa riferimento il dottor Gratteri non so in quale condizione psichica -, la n. 3235 presentata nella XVII legislatura e bocciata da quest'Aula; ed è l'unica proposta che ho presentato e riguarda le droghe leggere.

Forse sarebbe utile comunicare al dottor Gratteri - non potrà il Presidente della Camera chiedere al dottor Gratteri se, anziché cinguettare in una trasmissione o in un'altra e fare considerazioni che non riguardano la sua materia, che sarebbe bene che facesse (sempre la mia solidarietà a tutti i cittadini napoletani e a chi capita nella procura di Napoli) …-, far sapere almeno al dottor Gratteri che ha detto una falsità. Ha detto che un deputato ha proposto la legalizzazione della cocaina, cosa che non è mai avvenuta, perché tendenzialmente, nonostante qualcuno di noi sia per la legalizzazione delle droghe leggere, non arriva a dire cose di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, naturalmente riferirò al Presidente quanto da lei sollevato.

Seguito della discussione della proposta di legge: Rizzetto ed altri: “Modifica all'articolo 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92, concernente l'introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica” (A.C. 630-A​) e dell'abbinata proposta di legge: Barzotti ed altri (A.C. 373​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 630-A: “Modifica all'articolo 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92, concernente l'introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica” e dell'abbinata proposta di legge n. 373.

Ricordo che, nella seduta del 26 febbraio, si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 630-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 630-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti la collega Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Ci troviamo di fronte a un disegno di legge piuttosto curioso, sia per il suo contenuto, sia per il momento storico in cui interviene. Gli emendamenti presentati dai vari gruppi dell'opposizione fanno l'enorme sforzo di dare un maggiore contenuto a un provvedimento che ne ha veramente molto poco, e questa è la maggiore perplessità che vorrei illustrare. Ripassiamo: ci troviamo in un momento di gravissima sensibilità rispetto al tema drammatico della sicurezza sul lavoro a fronte di un quadro di avvenimenti e di dati statistici assolutamente impressionante. Come sappiamo - lo ripeto, perché è sempre importante dire queste cose -, il 2023 si è chiuso con 1.041 morti sul lavoro, che significa tre morti al giorno, per non parlare dei 585.000 infortuni complessivi denunciati, e parliamo solo di quelli denunciati perché, purtroppo, sappiamo che, essendo il nostro Paese martoriato da molto lavoro nero, ci sono anche tanti incidenti sul lavoro che non vengono denunciati.

Quindi, di fronte a questa drammatica situazione, trovarci con un disegno di legge fondamentalmente di tre righe, che prevede l'inserimento nell'ambito del contenitore generico di educazione civica la materia della sicurezza sul lavoro è un pochino deprimente e non perché non si possa parlare anche di questo. Certo, si può parlare anche di questo, però nell'ambito di un intervento complessivo che dimostri che, tutti insieme - perché è ovvio che il problema si pone da svariati anni e non è una responsabilità di questo Governo, sia chiaro -, di fronte a questa tragedia nazionale, alziamo un coro unanime, perché il tema della sicurezza sul lavoro venga affrontato e ci sono tutti gli elementi, perché questo possa essere fatto in un percorso condiviso e con un confronto fra le forze sociali e con i partiti.

Dentro questo quadro complessivo, arriva in Parlamento e ci viene proposto di votare un provvedimento limitatissimo. Nello stesso tempo, avevamo avanzato una proposta di confronto sul tema più generale della sicurezza sul lavoro e la risposta che ci è stata data è che sarebbe stato fatto un provvedimento ad hoc, ma questo non è avvenuto. Quello che è avvenuto è tutt'altro, cioè sostanzialmente sappiamo - e ne siamo testimoni e attori - che, nell'ambito di un provvedimento omnibus molto ampio e molto impegnativo (l'ennesimo provvedimento importantissimo sul PNRR) ci sono alcune norme che, tangenzialmente, riguardano anche il tema della sicurezza sul lavoro, ma partendo da un obiettivo che è altro, che è collegato - ne sono ben consapevole - a questo, ma che è l'obiettivo di contrastare il lavoro irregolare perseguendo, appunto, uno degli obiettivi del PNRR.

Queste norme, messe lì in maniera un po' raffazzonata se posso dire, hanno un inconveniente, in primo luogo, per il loro contenuto, ma anche perché non potranno essere oggetto di un'analisi adeguata nel percorso del lavoro parlamentare, perché sono affogate dentro un decreto che ha tantissime altre problematiche e perché la Commissione di merito - che è, prevalentemente, la Commissione lavoro - non potrà essere parte attiva in questa analisi. Noi, della Commissione bilancio, faremo di tutto per supplire a queste difficoltà.

È un modo per evidenziare una sottovalutazione del tema ed è anche un po', se posso dire, una risposta che suona un pochino come presa in giro, quasi come beffa, dopo che il tema era di nuovo tornato alla ribalta non perché non ci siano incidenti sul lavoro con cui ci confrontiamo tutti i giorni - quindi, avremo occasione tutti i giorni per averlo alla ribalta -, ma, purtroppo, perché il gravissimo incidente di Firenze, per le modalità con cui è avvenuto, aveva proposto il tema alla coscienza e all'azione politica per tutti. Pensare di rispondere con l'unico provvedimento ad hoc dedicato - queste tre righe a cui facciamo riferimento, oggi - è, ripeto, demoralizzate e anche umiliante.

La norma più importante che abbiamo chiesto e che pensavamo fosse entrata nella coscienza collettiva, chiesta unanimemente anche dalle parti sociali, è di contrastare un particolare tipo di ricorso ad appalti e subappalti (cosa che avviene non solo nell'edilizia, il problema della sicurezza e della salute sul lavoro non è solo nell'edilizia, ma, sicuramente, nell'edilizia ha un'applicazione particolare) con una finalità specifica, che non è solo quella, rilevantissima, di provare ad ottenere minori costi del lavoro, quindi, comprimere i salari fino al lavoro nero, al lavoro irregolare, di cui abbiamo avuto purtroppo evidenza proprio nella tragedia di Firenze, ma anche - ed è questo il punto che vorrei sottolineare, che si lega al tema che oggi affrontiamo - il ricorso a contratti secondari, chiamiamoli così, che permettono non solo di pagare meno, ma anche di aggirare gli obblighi formativi.

Quindi, se è importante parlare di formazione e istruzione, formazione è, soprattutto, in vista del particolare lavoro che vai a fare e del luogo di lavoro in cui lo eserciti. Questo tema, purtroppo, è scomparso, ricompare qui in queste tre righe, ma è scomparso nel posto proprio dove dovrebbe essere. Infatti, il provvedimento che noi vediamo, quello del PNRR, richiama una parità di trattamento fra quello che sarebbe il trattamento riservato dal committente e quello che, invece, viene applicato dall'appaltatore, ma la richiama - udite, udite - solo con riferimento al trattamento economico e non, invece, alla parità normativa, che, ripeto, è essenziale. Se vogliamo parlare di formazione sulla sicurezza del lavoro, quello è un obbligo fondamentale, rientra nella parte normativa del contratto, non nella parte economica, a cui pure io, personalmente e tutti noi penso, teniamo moltissimo.

Quindi, non solo si è fatto riferimento solo al trattamento economico e non anche a quello normativo, ma si è fatto riferimento all'applicazione, in questa catena di appalti e subappalti, non dei contratti nazionali firmati dalle associazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, ma dei contratti nazionali - e sottolineo territoriali - maggiormente applicati. Ciò significa - vorremmo che ce lo mettessimo tutti in testa - che i contratti maggiormente applicati e più diffusi sul territorio possono essere siglati da associazioni datoriali e da associazioni sindacali che non hanno alcuna rappresentatività.

E questa è la modalità tipica attraverso cui si confezionano contratti pirata, cioè quei contratti che, non rappresentando, in modo particolare, in questo caso, i lavoratori, permettono di aggirare il trattamento dovuto, dai contratti in cui, invece, anche i lavoratori, anche i datori più strutturati riescono a far valere la razionalità, la logica, l'attenzione a questi temi, di cui gli altri tranquillamente si disinteressano. Quindi, parliamo di formazione, parliamo di istruzione e, nel frattempo, ignoriamo questo tema macroscopico? A noi sembra una cosa poco adeguata.

Allo stesso tempo, avevamo chiesto che si intervenisse sull'interposizione illecita di manodopera. La Ministra Calderone ha proposto una ripenalizzazione dell'interposizione illecita di manodopera, ma non è questo il tema: il tema è come la definisce, che cos'è.

Ormai, a 20 anni e più dalla modifica normativa che interveniva sulla normativa del 1960, peggiorandola, sappiamo che l'interposizione di manodopera che consideriamo lecita, cioè quella che avviene quando l'appaltatore dimostra di essere colui che organizza il lavoro, è un'interposizione che, invece, dovremmo dichiarare illecita, perché quell'organizzazione altro non è che un esercizio di caporalato, che avviene con una modalità molto semplice: il datore di lavoro, invece che assumere direttamente le persone, le fa assumere da un'impresa compiacente, spesso una falsa impresa e anche, in taluni settori, una falsa cooperativa, che si limita ad organizzare quei lavoratori dentro il luogo di lavoro del committente, senza, quindi, avere un'attività di impresa propria, degli investimenti, un rischio di impresa, limitandosi ad esercitare una funzione finta o, comunque, se non è finta, di caporalato. E questo non riguarda soltanto l'edilizia, riguarda tantissimi settori, gli episodi sono, purtroppo, nella cronaca e sono infiniti. Anche su questo, noi non abbiamo ottenuto alcun tipo di attenzione e di risposta e ci sembra molto, molto grave, perché il problema è, in tutta evidenza, di fronte agli occhi di tutti.

Ma il problema non è solo - potrei continuare, ma ne parleremo con cura - con riferimento a cosa c'è e cosa non c'è all'interno di questo provvedimento, che avremmo voluto essere un vero provvedimento sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro, il problema è anche quello che c'è in altri provvedimenti che questo Governo e questa maggioranza ci stanno proponendo. Cioè, il fatto che, nel cosiddetto disegno di legge collegato sul lavoro - che, attualmente, è in fase emendativa in Commissione lavoro - , ci sia una norma che ha tolto l'obbligo del cartellino di riconoscimento, del badge, nei cantieri, salvo i casi di appalto e subappalto, è una cosa gravissima, perché quel badge - per giunta, nella norma che è stata abrogata, accompagnato da un provvedimento sanzionatorio in caso di assenza, in caso di non esposizione - è il primo strumento per il controllo della regolarità sul lavoro, e voi ci state dicendo, con il PNRR, che regolarità del lavoro e sicurezza del lavoro devono parlarsi, vanno insieme. Noi lo abbiamo sottolineato, abbiamo detto che, forse, è stato un errore. Non sto qui a spiegare l'incrocio di norme che, anche per errore, può aver portato a quella soppressione, ma non è possibile che il Ministero del Lavoro ci dica: non è vero, state dicendo una bugia, perché noi abbiamo lasciato il badge negli appalti e nei subappalti. Questo lo sappiamo anche noi, quello che noi stiamo dicendo non è che non lo avete lasciato negli appalti e nei subappalti, ma che l'avete tolto nei cantieri non in appalto e in subappalto, che, per fortuna, sono ancora un certo numero. Su questo aspettiamo una risposta, aspettiamo che ci sia un riconoscimento di quello che vogliamo ancora credere sia stato un errore, altrimenti, le lacrime di fronte alle persone che cadono in quei cantieri, a cui cade in testa un pilone o un qualsiasi altra cosa - non sto qui a descrivere le modalità con cui gli incidenti terribili possono avvenire -, sono lacrime di coccodrillo, se non guardiamo queste cose banali, ma fondamentali.

Di fronte a questo quadro, il provvedimento che discutiamo introduce un ulteriore argomento nelle linee guida del paniere ormai universale dell'educazione civica. Mi hanno insegnato che un ordine del giorno non si nega a nessuno, poi mi hanno insegnato che un'agevolazione fiscale non si nega a nessuno, adesso mi insegnerete che una materia, da mettere nel paniere delle materie dell'educazione civica, non si nega a nessuno. Quello che noi cerchiamo di fare con il nostro emendamento è dare un pochino di senso, un po' di sale a questo provvedimento, rafforzando alcune cose, cose che, peraltro, ed è importante sottolinearlo Presidente, ci sono già nel nostro ordinamento. Questa proposta di legge interviene come se fosse la novità del mondo, a qualcuno è venuto in mente che bisognerebbe insegnare la sicurezza sul lavoro, ma questa cosa è già stata normata, esiste già nel quadro normativo esistente sotto più profili. Alcuni esempi: noi pensavamo che la convenzione che può essere fatta fra l'INAIL e le scuole, anche al fine di rafforzare quella formazione che ha più senso nella scuola, quella formazione che riguarda gli studenti che sono impegnati nei percorsi di alternanza scuola-lavoro, potesse essere un elemento che, intervenendo su una situazione già normata, potesse…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Mi avvio alla conclusione. Questa era una cosa molto importante e, sicuramente, l'altra cosa che emerge dagli emendamenti, non solo nostri, ma anche di altri componenti dell'opposizione, è quella di dire: rafforziamo le modalità attraverso cui questo strumento possa essere reso effettivo. Se pensiamo che la scuola sia il luogo in cui fare formazione è sensato l'emendamento dei colleghi del MoVimento 5 Stelle che dicono: parliamo di cultura della sicurezza più che di formazione specifica sulla sicurezza, perché chiaramente è proprio più un problema culturale che un problema di preparazione che, lo ripeto, si fa con riferimento alle singole attività lavorative che vengono svolte e che può avere contenuti estremamente differenziati a seconda del tipo di lavoro che facciamo. Se questa materia deve essere insegnata, magari occorreranno un po' di soldi per la formazione delle persone che la debbono svolgere. Elementi, questi, che potrebbero farci pensare o sperare. Non è che noi siamo contro l'insegnamento della sicurezza nella scuola, ma non così, non con questa risposta. Si tratta di uno strumento, così come è stato disegnato, vuoto. Lo ripeto, abbiamo provato a metterci un po' di contenuto, proprio per non doverlo votare con quella demoralizzazione che ci viene dalla pochezza di questo intervento che, proprio per le sue caratteristiche, oserei dire anche fisiche, poteva essere inserito come emendamento in un disegno di legge più completo, che affrontasse compiutamente e seriamente il tema della sicurezza sul lavoro, con l'aiuto delle parti sociali e di tutte le forze politiche. In quel contesto, un emendamento di questo tipo ci avrebbe fatto meno male (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti. Questo provvedimento francamente è molto deludente, essendo stata la prima firmataria di questo provvedimento depositato il primo giorno di questa legislatura. Il primo giorno di questa legislatura abbiamo pensato all'introduzione della cultura della sicurezza come insegnamento all'interno delle scuole e non posso fare altro che rilevare come da quel 22 di ottobre ad oggi questo provvedimento sia stato totalmente stravolto. Durante i lavori in Commissione cultura, abbiamo più volte fatto presente alla presidenza, alla maggioranza e al Governo, quanto fosse importante mantenere l'impianto originario della proposta di legge, che poi è stata riproposta dal presidente Rizzetto e adottata come testo base, ma non è servito a niente, perché di fatto il Governo, con un bel colpo di spugna, è arrivato e ha proposto queste tre righe. Sono d'accordo con la collega Guerra quando dice che queste tre righe le potevamo serenamente inserire all'interno di un emendamento, piuttosto che impegnare tutta l'Aula, oggi, per parlare di un qualcosa di inutile, francamente inutile, per i motivi che andremo poi ad approfondire nel corso dei lavori.

Riferendomi in generale agli emendamenti che, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo proposto, ricordo che ne abbiamo fatti una serie volta a ripristinare la proposta originaria, andando, quindi, a concepire il concetto di cultura e di cultura della sicurezza, parola che è stata completamente espunta dall'impianto del testo normativo, andando a parlare effettivamente di un insegnamento autonomo, cosa che purtroppo non è stata fatta da questo Governo, perché evidentemente questo insegnamento non piace. Non piace a questo Governo e a questa maggioranza avere delle persone più consapevoli che possano essere in grado di percepire il rischio, che possano essere in grado di prevenirlo, perché evidentemente senza questo insegnamento all'interno delle scuole difficilmente potremo avere delle persone più consapevoli.

Ora, questo insegnamento autonomo non c'è più, non gli verrà dedicata un'ora alla settimana, come era stato previsto originariamente; è stato inserito un qualcosa che è l'insegnamento del diritto del lavoro e della sicurezza, ma ricordo a me stessa, prima che a questo Governo e a questa maggioranza, che già la legge che ha introdotto l'educazione civica, alla lettera d), dell'articolo 3, prevedeva l'insegnamento di elementi fondamentali di diritto del lavoro. Quindi, ancora una volta, parliamo di un qualcosa di inutile.

Pertanto, devo dire che i nostri emendamenti, sostanzialmente, sono volti a fare questo, cioè a dare valore all'insegnamento della cultura della sicurezza sul lavoro, a dare un ruolo agli insegnanti specializzati in una materia così tecnica, come quella della percezione del rischio e, quindi, della cultura della sicurezza, andando a valorizzare la figura dei tecnici della prevenzione negli ambienti e nei luoghi di lavoro, che sono completamente lasciati a se stessi; e ci si dimentica talvolta anche che queste figure ci siano e siano operative. Ci sono giovani laureati specializzati in questa materia, ma questo Governo non parla mai di questa categoria di lavoratori.

Francamente, riteniamo che la proposta sia non risolutiva, che sia una proposta, direi, misera, rispetto a quella che era inizialmente, senza fondi, senza finanziamenti, senza dignità di materia autonoma; non capiamo veramente a cosa possa servire questa proposta di legge.

Detto questo, una chiosa, perché io ritengo che questa sia un'altra occasione persa da questa maggioranza in ambito di sicurezza sul lavoro. Non è la prima volta che in Commissione e in quest'Aula spieghiamo come sulla materia della sicurezza non si possano più sprecare le parole, ma bisogna passare ai fatti. Anche oggi, anzi, poche ore fa, ha perso la vita un'altra persona su un cantiere e, in questo senso, ci uniamo al cordoglio e manifestiamo tutta la solidarietà alla famiglia di questo lavoratore, ai colleghi e a tutte le persone presenti in questo momento a Reggio Emilia. Francamente, penso che siamo veramente stufi di perdere tempo, vogliamo vedere fatti e azioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, chiederei al relatore e alla rappresentante del Governo di esprimere i pareri sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Grazie, Presidente. I pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Ripeto il parere che forse non si è sentito. Il parere è contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1 da parte del relatore e vi è parere conforme da parte della rappresentante del Governo.

Passiamo all'emendamento 1.109 Soumahoro.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Presidente, non ho sentito il parere del relatore.

PRESIDENTE. Parere contrario su tutti gli emendamenti. Il Governo è conforme.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Vorrei intervenire.

PRESIDENTE. Prego, le ho dato la parola.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Presidente, dall'inizio dell'anno nel nostro Paese sono cadute sui luoghi di lavoro 45 persone e parliamo, con questi dati, di una guerra al lavoro e, direi, di una guerra alla classe operaia.

Penso che alla luce di questi numeri, di questi dati, la prima risposta che doveva partire dalla maggioranza e, quindi, dal Governo doveva essere all'interno di una cornice di condivisione. E ancora, di nuovo, siamo qui da una parte a ricordare ogni volta che c'è un morto sul lavoro, messaggi di cordoglio, giustamente, messaggi di solidarietà, di vicinanza.

Però, di conseguenza, quando si tratta di andare ad individuare quegli elementi e quegli strumenti capaci di dare al mondo della scuola, come in questo caso, quegli elementi di conoscenza, i concetti di base, di abilità sulla nozione dell'economia, del diritto e quindi della prevenzione e della sicurezza sui luoghi di lavoro, il parere rientra all'interno di una sorta di partita di tennis.

Tutto ciò che parte da questa dimensione dell'Aula viene puntualmente e sistematicamente bocciato perché tutto ciò che proviene dall'opposizione in qualche modo viene bocciato.

Come pensiamo, come pensa la maggioranza, in questo caso, di inserire all'interno del mondo dell'educazione e della scuola secondaria gli elementi e i concetti di base senza prendere in considerazione la testimonianza del mondo sindacale, la testimonianza delle vittime di infortuni sul lavoro, la testimonianza dell'ispettorato del lavoro, la testimonianza dei vari istituti preposti che lavorano ogni giorno sul tema della prevenzione e della sicurezza sul lavoro?

Di questo parliamo. C'è la dimensione teorica e c'è la dimensione (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Prego, collega Soumahoro, continui, ha quasi esaurito il suo tempo; anzi, lo ha esaurito, tecnicamente.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Pensavo di avere sentito un “onorevole”, ma mi sbagliavo, probabilmente. Dicevo, come si pensa di affrontare il tema della sicurezza e della prevenzione sul lavoro quando, allo stesso tempo, non si dà la possibilità di ascoltare la testimonianza di chi ogni giorno si trova ad affrontare questa tematica? Questo era il senso di questo emendamento, e dico ancora una volta che è un'occasione persa e ancora una volta quest'Aula, come si è sentito poc'anzi, doveva e deve sempre dare un messaggio fuori. Probabilmente, la prima persona da chiamare in quelle scuole per l'educazione civica dovrebbe essere quella di questa voce che ho sentito prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Ho sentito una voce senza capire che cosa avesse detto, né da chi venisse. Colleghi, invito sempre al rispetto dei colleghi che stanno intervenendo, lo ribadisco ancora una volta, visto che è già capitato altre volte proprio con interventi del collega Soumahoro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.109 Soumahoro, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 1.104 Barzotti.

Ha chiesto di parlare il collega Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente, chiedo di aggiungere la firma e vorrei intervenire in dichiarazione di voto. Chiaramente, oggi vediamo questo tipo di provvedimento, tre paginette con 5 articoli, che osano, secondo me, parlare di lavoro solamente per mettere una bandierina su questo tema. È un tema che però richiede la nostra dignità, la nostra importanza. Non è un caso, lo ha ricordato prima la nostra collega Barzotti, che sia stato il primo provvedimento che abbiamo depositato, uno dei primi, all'inizio della legislatura, proprio perché la sicurezza sui luoghi di lavoro è un tema centrale e l'Italia sta vivendo una battaglia che non è solamente quella che vediamo sui fronti internazionali.

C'è una battaglia interna che è quella dei morti sul lavoro. Numeri e dati drammatici: oltre 580.000 infortuni, 1.041 nell'anno precedente, nel 2023. Quest'anno è già iniziato con tristi e drammatici eventi, ricordiamo quello di Firenze, con i morti sul lavoro in un'attività in cui si sta riscontrando sempre di più che c'è mancanza di controllo. Quindi, noi possiamo aumentare le leggi, le norme, ne abbiamo forse anche troppe, ma è inutile se poi non vengono rispettate, se mancano i controlli. Alla base di tutto c'è il desiderio, c'è il bisogno di creare una vera e propria cultura della sicurezza sul lavoro, e la cultura si forma proprio con la formazione dei ragazzi.

Preposti alla formazione dei ragazzi sono i docenti e, quindi, noi chiediamo con questo emendamento - che faceva parte della struttura della proposta di legge da noi presentata ma poi sorpassata, forse copiata anche malamente da una successiva proposta della maggioranza che tende a mettere sempre queste bandierine ma a non dare sostanza - di dare una formazione adeguata. I docenti delle scuole superiori di primo e secondo grado - quindi partendo proprio dalle medie e dalle superiori - devono infatti essere preparati per poter creare questa consapevolezza, la consapevolezza di questi ragazzi che un domani saranno imprenditori, dipendenti, datori di lavoro o manager e che devono avere nel loro cuore e nel loro animo questo concetto, che non potrà essere mai imposto abbastanza bene con una legge se non entrerà nella cultura generale. Questa è la volontà che noi desideriamo manifestare e per cui abbiamo fatto questo ed altri emendamenti.

Altra cosa che ci indigna, Presidente, è il fatto che proprio non c'è interesse ad avere un dibattito, un confronto e uno spunto anche migliorativo tra forze parlamentari di maggioranza e di opposizione, come dimostrato dalla posizione del Governo e dei relatori, che hanno cassato tutte le proposte emendative. Si sono chiusi e hanno rifiutato qualsiasi tipo di supporto, e questo è un po' il mood di questa azione di Governo, che dobbiamo segnalare - lo ribadiremo ogni volta - e che ci dà preoccupazione anche perché governare non è uno spot, non è adempiere a degli spazi ma trovare soluzioni che siano valide, efficaci e funzionanti. Quindi, questa chiusura del Governo dimostra che non c'è questa volontà e noi ci rammarichiamo ancora di più perché sembra di correre in avanti, magari al prossimo provvedimento che potrebbe essere uno spot da campagna elettorale. Noi capiamo il nervosismo dopo la sconfitta in Sardegna e prima dell'imminente prova dell'Abruzzo, però non possiamo lavorare solamente sulla campagna elettorale. Dobbiamo lavorare sui temi concreti e, quindi, la necessità di lavorare con tutti i contributi è un obbligo. Però, riscontriamo che questa azione non piace e non si vuole procedere in tal senso. Noi comunque, con pervicacia, siamo qui a ricordarvelo tutti i giorni, a ricordare che certi temi sono fondamentali, che la politica è fatta di proposte concrete, non di bandierine. Quindi, non possiamo che ribadire nuovamente il nostro sdegno e chiedere che l'emendamento venga votato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io nel merito di questo emendamento perché il tema della sicurezza sul lavoro è un tema che deve interessare tutti, cari colleghi. Ogni giorno assistiamo a drammatiche notizie provenienti da Nord e da Sud che narrano di incidenti sui luoghi di lavoro e, a volte, questi incidenti sono addirittura mortali. Noi pensiamo che il tema della sicurezza sul lavoro sia importante anche dal punto di vista culturale. L'approccio culturale deve essere fondamentale per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Questo emendamento mira a garantire la formazione ai docenti che devono essere formati sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e pensiamo che introdurre all'interno del percorso scolastico la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro rappresenterebbe per il nostro Paese un forte passo in avanti proprio in tale direzione. Quindi, ci auguriamo che il Governo possa cambiare parere e che l'Aula possa approvare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci tengo a dare il nostro contributo rispetto a questo emendamento che ha presentato la collega Barzotti, nonostante questo sia un testo che complessivamente, come proposta di legge, ci lascia perplessi, come ha ricordato la collega Guerra, proprio perché affronta un tema molto rilevante, la sicurezza sul lavoro, con un testo che riteniamo abbastanza leggero e lo affronta anche in modo molto stringato. Sembra quasi scaricare una responsabilità sulla scuola che, tra l'altro, su questi temi ha già diversi decreti e linee guida che portano comunque la scuola, i docenti, i collaboratori scolastici e i DSGA ad avere comunque una loro formazione legata alla sicurezza sul lavoro.

È evidente che, se cerchiamo di introdurre una riforma per inserire l'insegnamento per i ragazzi, crediamo che si debba anche implementare comunque la formazione a carico dei docenti, come prevede questo emendamento con il quale è richiesta l'istituzione di corsi di formazione e di aggiornamento professionale per i docenti, proprio per fornire loro quelle conoscenze teoriche e tecniche che sono necessarie per l'insegnamento della cultura della sicurezza. Apprezzo in modo particolare proprio i termini utilizzati, “cultura della sicurezza”, con cui si propone anche di sostituire il titolo. Dico questo perché l'educazione alla sicurezza sul lavoro rappresenta sicuramente un punto importante per la crescita del cittadino e la stessa normativa, a partire dal decreto legislativo n. 81 del 2008, ha rafforzato la necessità di avvicinare l'individuo al concetto di prevenzione fin dall'inizio della sua formazione, proprio per sviluppare quella coscienza del cittadino che è indispensabile nella costruzione di un nostro protagonismo attivo. Non c'è dubbio che in questo la scuola svolga un ruolo rilevante, sia per gli studenti, che lì vanno per essere educati, sia anche per i docenti, per i quali è un luogo di lavoro, proprio perché la scuola diventa un luogo primario dove costruire quella cultura della prevenzione e dove la formazione alla sicurezza e quindi anche alla salute possono trovare un terreno fertile dove radicarsi e diventare quindi un patrimonio importante sia per l'individuo sia anche per il gruppo classe. Quindi, se riteniamo importante - come dice questa proposta - inserire l'insegnamento delle conoscenze di base sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, crediamo che sia importante anche adeguare la formazione dei docenti che dovranno poi farsi carico di portare all'interno delle aule scolastiche quelle conoscenze teoriche e tecniche necessarie per l'inserimento della cultura della sicurezza, anche perché crediamo che sia fondamentale rivalutare, a fronte anche dell'incremento del tasso di mortalità e di malattie professionali, il ruolo educativo e formativo della scuola proprio nel fornire quegli strumenti culturali e quelle competenze relazionali utili all'insegnamento, in una futura realtà lavorativa e, più in generale, nella società. È vero - come dicevo - che ci sono già diversi percorsi formativi per le scuole, sia per quanto riguarda la formazione generale sia per quanto riguarda la formazione specifica ma, ad esempio, nella formazione generale non sono comunque previsti moduli di aggiornamento e percorsi di aggiornamento per i docenti e nemmeno per i collaboratori scolastici. Quindi, implementare l'istituzione di corsi di formazione e di aggiornamento professionale ci sembra il minimo, come proposta da accogliere - ringrazio la collega Barzotti per averlo proposto - per rendere più forti, anche nel loro percorso, i docenti stessi che dovranno poi farsi carico di accompagnare in questo percorso di formazione civica gli studenti. Quindi ci sembra, pur nella perplessità complessiva che abbiamo sulla proposta nel suo complesso, che questo sia un emendamento che prova a dare un contributo a quel cambio di mentalità che possa portare a un consolidamento della cultura della sicurezza di cui il nostro Paese ha bisogno. Voteremo quindi a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Barzotti. Collega Barzotti, non posso darle la parola perché è già intervenuta sul complesso degli emendamenti. Quindi, su questo emendamento, essendo firmataria, non può intervenire.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.104 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'emendamento 1.102 Barzotti.

Ha chiesto di parlare la collega Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento con cui si chiede l'introduzione dell'insegnamento della cultura della sicurezza perché attiene a un'emergenza drammatica nazionale, a un vero scandalo dal punto di vista dell'ingiustizia sociale, cui ha fatto appello varie volte anche il nostro Presidente della Repubblica, in ultimo dicendo: “La sicurezza sul lavoro non è un costo” - ma un valore - “né tantomeno un lusso ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona”. Noi sappiamo che viene compromessa l'integrità fisica o la vita stessa dei lavoratori. “Occorre un impegno corale di istituzioni, aziende, sindacati, lavoratori, luoghi di formazione, affinché si diffonda ovunque una vera cultura della prevenzione”.

Invece, in questo provvedimento si fa un'operazione riduzionista, si nega la verità e la necessità della formazione in questo campo e quindi dell'approccio culturale, che è quello che noi vogliamo, chiedendo che venga introdotto un insegnamento trasversale della cultura della sicurezza nella scuola secondaria di primo e secondo grado, che quindi coinvolga l'intero collegio e gruppo docente, con un monte ore specifico; non si può infatti ridurre la problematica inserendo la lettera h-bis) con riferimento all'insegnamento dell'educazione civica, che fra l'altro è previsto di solo un'ora settimanale per 33 ore l'anno, quando tra l'altro c'è una sfilza di tematiche, e noi appunto inseriamo la lettera h-bis). Quindi, ridurre la questione della sicurezza sui luoghi di lavoro ed eventualmente delle tematiche di base di insegnamento del diritto del lavoro nell'ambito dell'educazione civica, che ha altri 10.000 argomenti da far approfondire ai docenti, significa negare il fatto che nelle scuole italiane si debba fare cultura della sicurezza del lavoro, perché è quello che conta. Noi vogliamo quindi un monte ore specifico anche nella fascia pomeridiana, l'utilizzo di esperti possibilmente laureati in materie scelte specifiche, le migliori tecnologie disponibili e un'adeguata formazione dei docenti. Non si può continuare a riversare sulla scuola italiana una molteplicità di compiti con formazione zero, perché è prevista la stessa formazione, la formazione della cultura della sicurezza o eventualmente delle nozioni di base del diritto del lavoro nell'ambito dell'educazione civica e con le stesse risorse previste per l'educazione civica, che si deve occupare delle istituzioni dello Stato, dei principi fondamentali, della questione climatica, dell'Agenda 2030.

Non prendiamoci in giro, non prendiamo in giro gli italiani, non prendiamo in giro i lavoratori che stanno morendo, uno ogni 8 ore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La cultura del lavoro deve essere una priorità assoluta, per questo chiedo che si riveda il parere su questo emendamento e che venga approvato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie. Volevo solo tranquillizzare la maggioranza che qui si sta chiedendo di insegnare ai nostri ragazzi nelle scuole la sicurezza sul lavoro, non l'educazione affettiva, l'educazione sessuale o altre cose su cui voi siete contrari. Quindi, non vi preoccupate: qui si parla di sicurezza sul lavoro, quindi non c'è alcuna possibilità che queste persone poi diventino pericolosi politici di sinistra o del MoVimento 5 Stelle oppure magari che diventino gay o omosessuali. Quindi, il problema è semplicemente questo: stiamo chiedendo di aiutare i nostri ragazzi ad avere questa percezione della sicurezza perché saranno loro i lavoratori del futuro, saranno loro i datori di lavoro del futuro quindi, se lavoriamo sui nostri ragazzi, non avremo bisogno di fare ulteriori leggi e ulteriori specifiche in futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Velocemente, solo per motivare il voto di astensione di Alleanza Verdi e Sinistra su questo emendamento. È un voto di astensione non perché noi siamo contrari all'introduzione dell'educazione alla sicurezza sul lavoro, ma perché questo emendamento propone di inserire un'ora settimanale, senza allargare il tempo scuola e tra l'altro non spiega nemmeno quali dovrebbero essere le materie che verrebbero cancellate dall'introduzione di questa ora. Quindi, noi abbiamo proposto in Commissione di lavorare per l'istituzione di tempo pieno e tempo prolungato, in questo caso del tempo prolungato, in tutti gli istituti, in modo da poter svolgere questa parte dei curricula nell'orario pomeridiano o, comunque, nell'ambito dell'aumento dell'orario. Purtroppo, il Governo, come sappiamo, è completamente refrattario all'idea di estendere il tempo scuola, ma non possiamo votare favorevolmente alla proposta di legge che aggiunge una materia di un'ora a settimana senza dire quale sarebbe la materia che dovrebbe saltare, dentro un quadro in cui il tempo scuola rimane invariato. Per cui, noi ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Questo è un intervento, se me lo permette, più sull'ordine dei lavori, rispetto a quanto ho ascoltato. Parlo per suo tramite, Presidente. Sto ascoltando in religioso silenzio tutte le argomentazioni delle opposizioni, legittime, ci mancherebbe altro, e me le sto appuntando. Dopo, evidentemente, in dichiarazione di voto, cercheremo di dare delle risposte. Le dico soltanto e la prego di sottolineare questa cosa non soltanto alla maggioranza, ma in questo caso a tutta l'Aula: ho ascoltato l'intervento del collega Iaria, del MoVimento 5 Stelle, che ha detto cose che, obiettivamente, su questo tema, sono inaccettabili. Stiamo parlando di sicurezza sui luoghi di lavoro. Stiamo parlando di morti sui luoghi di lavoro, di malattie professionali, di infortuni e il collega Iaria se ne esce, paragrafando quanto noi stiamo cercando, oggi, di circoscrivere, sottolineare e, magari cercare di votare, anche con delle pecche, con l'insegnamento rispetto alla cultura gender nelle scuole. È un'altra cosa e io penso sia una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Confondere i due argomenti, entrambi molto importanti, ridurre, collega, questo tipo di argomenti a quanto da lui appena citato, penso, Presidente, e mi taccio, sia veramente svilente rispetto alla tematica e rispetto ai colleghi che oggi ascoltano in Aula queste farneticazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà. Ovviamente, sull'emendamento, collega.

VITTORIA BALDINO (M5S). Sì, Presidente, molto velocemente, sull'emendamento, che sottoscrivo se la collega acconsente. Io credo che il tema sia rilevante, perché anche oggi stiamo piangendo una vittima, a Reggio Emilia, di un infortunio sul lavoro. E mi fa sinceramente specie che il presidente della Commissione lavoro, che finora è stato silente nel corso del dibattito, abbia invece sentito il bisogno di prendere la parola semplicemente per stigmatizzare l'intervento di un collega dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), il quale null'altro stava facendo se non - a proposito dell'emendamento della collega Barzotti e dell'atteggiamento della maggioranza in Aula - dare vita a una sorta di paradosso, in questo modo svuotando di fatto il contenuto del provvedimento esemplare che la collega Barzotti ha presentato il primo giorno di legislatura per dare un segnale che questo Parlamento, in questa legislatura, facesse sul serio sul tema degli infortuni sul lavoro. Ecco, un atteggiamento di svuotamento, ancora una volta, da parte della maggioranza: nell'emanare un provvedimento importante, la maggioranza non ha ritenuto di accettare i nostri emendamenti, che lo riempissero di contenuto, così come poc'anzi diceva benissimo la collega Carmina; e invece prendono la parola, semplicemente, ancora una volta, per censurare le opposizioni. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Rivolgetevi sempre alla Presidenza. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'emendamento 1.103 Barzotti.

Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, signora Presidente. Questo emendamento, al pari degli altri della collega Barzotti, in realtà provano a rimediare a quello che è stato un lavoro in Commissione a dir poco umiliante per le opposizioni. Di cosa parliamo?

Parliamo di un atteggiamento che, purtroppo, ritroviamo spesso. Un atteggiamento che, purtroppo, caratterizza troppe volte l'azione di questa maggioranza, ossia quello di annullare quasi in toto il dialogo e il confronto. E qualora vi siano più proposte di legge - come accade in questo caso - che tentano di trattare lo stesso argomento, semplicemente quelle che provengono dall'opposizione vengono scartate tout court e ci si appiattisce totalmente sul testo di maggioranza, proprio per dare uno schiaffo a una procedura democratica e, magari, a un confronto che, in genere, dovrebbe arricchire. Ricordo a tutti che la verità non è da nessuna parte, ma nasce proprio da un confronto costante anche tra parti che sono spesso distanti tra loro. Ma veniamo al dunque.

Questo emendamento riguarda proprio il concetto fondamentale che distingue, bene o male, le proposte di legge, ossia, anziché parlare - come fa il testo base che è stato adottato - di conoscenza di base del diritto del lavoro in materia di lavoro, si chiede di sostituirlo con il termine “cultura” del lavoro. Ed è lì tutta la differenza che la collega Barzotti ha cercato di portare avanti con la sua proposta di legge, che, ripeto, è stata totalmente annullata da quella che stiamo discutendo ora.

Dunque, con questo emendamento, proviamo a innestare il senso di quello che servirebbe al nostro Paese, perché non stiamo parlando della necessità di introdurre nozioni base per dire ai nostri giovani che saranno i lavoratori sfruttati del domani e che possono rischiare la vita sul posto di lavoro; qua stiamo cercando di agire sulla scuola e di parlare di cultura del lavoro, perché proviamo a immaginare un mondo diverso. Proviamo a sperare che il mondo del futuro sia leggermente diverso, perché, quando parliamo agli studenti e alle studentesse, parliamo a quelli che saranno i lavoratori, gli operai, i lavoratori dipendenti, i datori di lavoro del futuro, quindi anche chi quel lavoro te lo deve andare a creare. E, quindi, con l'auspicio che sia un ambiente lavorativo migliore e che non produca, come purtroppo accade, oltre 1.000 morti al giorno.

Più volte, ci siamo trovati, in effetti, in quest'Aula, a piangere i morti sul lavoro. Per un momento qui stiamo facendo una cosa, stiamo provando a fare una cosa diversa, ossia evitiamo che ci siano i morti sul lavoro. E quindi il tutto nasce - e lo si diceva prima - con questa proposta di legge da parte della collega, che è stata depositata proprio il primo giorno di questa legislatura, perché è simbolica. È un tema che a noi sta a cuore, perché, da un lato, può sembrare quasi ovvio che una persona che scende di casa e va al lavoro, poi quella sera stessa ritorni a casa dalla propria famiglia. Purtroppo, invece, così ovvio non è. E quindi bisogna far qualcosa. Come? Bisogna farlo andando a parlare con le generazioni, andando a formare le generazioni del futuro. Noi dobbiamo capire che la sicurezza sul lavoro e le morti sul lavoro sono un'emergenza da affrontare nell'immediato, ma soprattutto per il futuro. E quindi è chiara, almeno da parte nostra, la necessità di una maggiore sicurezza in questi ambienti e che questa sia una priorità. Dovrebbe essere una sorta di sirena che suona in ogni dove nel nostro mondo, ma soprattutto e a maggior ragione in ogni scuola, lì dove cresce il pensiero, dove cresce la libertà, dove si vanno a creare i cittadini del futuro, dove si definisce la coscienza dei giovani.

E quindi insegnare ai ragazzi - ripeto e sottolineo - la cultura della sicurezza sul lavoro, permette di crescere e creare nuove future generazioni di lavoratori e datori di lavoro, magari, si spera, con una consapevolezza leggermente diversa da quella che ha caratterizzato le attuali generazioni. Un diritto che, ricordo, dovrebbe essere e dev'essere universale.

Quando parliamo di cultura del lavoro e di non dare nozioni base in un'ora, all'interno delle già piene ore di educazione civica, immaginiamo e lavoriamo perché siamo consapevoli che è necessario sviluppare un nuovo pensiero di responsabilità collettiva, dove tutti abbiamo e raggiungiamo la piena consapevolezza che, per stare bene ognuno di noi, è necessario che stiamo bene tutti, lavoratori e datori di lavoro.

PRESIDENTE. Concluda, collega.

ANTONIO CASO (M5S). E questo è quello che cerchiamo di fare con questo ennesimo emendamento, per portare quello che era il nostro disegno iniziale e non quello che ci ritroviamo qui. Parlare di cultura della sicurezza sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'emendamento 1.105 Barzotti.

Ha chiesto di parlare il deputato Tucci. Ne ha facoltà.

RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo l'istituzione dei corsi di formazione per i docenti che saranno impegnati in questa nuova materia della cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro.

Vede Presidente, nell'originaria proposta della collega Barzotti avevamo immaginato un nuovo modo, avevamo immaginato una figura specifica per questa materia, vista anche la delicatezza della stessa. Eppure oggi ci troviamo davanti a una proposta della maggioranza che prevede l'utilizzo di altri insegnanti di altre materie per la stessa materia dell'educazione della sicurezza sul lavoro. Però, Presidente, c'è un problema. Questi insegnanti, bisognerà anche formarli e se non li formiamo, Presidente, come possiamo prevedere e immaginare che riescano, in qualche modo, a penetrare anche le coscienze delle future generazioni di questo Paese? Come possiamo immaginare che questa legge arrivi all'obiettivo che si prefissa, cioè quello, per l'appunto, di formare i nostri figli?

Vede, Presidente, abbiamo un problema, perché la mancanza di conoscenza di questa materia, ogni giorno - e ripeto ogni giorno - crea 3 morti sul lavoro. È un macigno che pesa in modo enorme sullo Stato italiano e sulle famiglie, che vedono ogni giorno i propri cari uscire di casa e non farne più ritorno. E poi Presidente, chiediamo per l'appunto la formazione di questi insegnanti e lo stanziamento di 25 milioni che saranno necessari per formare gli stessi. Che saranno mai 25 milioni di euro per questo Governo? Un Governo che ha come Premier un Presidente che, nel periodo più buio di questo Paese, immaginava di dare 1.000 euro a tutti con un click. 35 miliardi di euro, se vogliamo immaginare 1.000 euro a famiglia. Lo stesso Governo che vede al suo interno un Vice Premier Salvini, che, sempre durante la pandemia, scriveva, ve lo leggo, il 26 febbraio 2020, “servono 10 miliardi di euro per aiutare famiglie e imprese colpite dall'emergenza sanitaria”. Il 29 febbraio, tre giorni dopo, scriveva che di miliardi ne servivano 20 con l'impegno di serie riforme. Poi il 6 marzo diceva che di miliardi ne servono almeno 30. Il 9 marzo diceva addirittura che di miliardi ne servono 70. Questo sempre nel periodo più buio del nostro Paese. È lo stesso Matteo Salvini che, il 10 di marzo, diceva: servono 100 miliardi, mettiamoli subito a garanzia.

Vede, Presidente, in questa escalation economica e finanziaria del Vice Premier, quanto sarebbe bello sentirle oggi queste parole? No, le dicevamo durante la pandemia.

Ecco, Presidente - vado a concludere -, rispetto a queste cifre straordinarie, i soldi che chiediamo per formare gli insegnanti per una materia così delicata sono veramente irrisori. Trovateli e diamo una formazione adeguata ai nostri alunni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Movimento 5 Stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 Barzotti. Ha chiesto di intervenire il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Ci sono un po' di supporter e sono contento. Io volevo fare solo una considerazione. Ieri, durante la Commissione periferie, noi abbiamo audito Save the children e UNICEF che ci hanno riportato una situazione molto preoccupante. Ci hanno dato dei dati molto interessanti sul lavoro minorile e la dispersione scolastica. Quindi oggi, noi, che parliamo di sicurezza sul lavoro da insegnare nelle scuole primarie e secondarie, non stiamo vedendo, anzi, voi non state vedendo una situazione che in Italia sta degenerando. Mi riferisco all'aumento di lavoro minorile, alla dispersione scolastica e al lavoro minorile sfruttato, non ben pagato, che è molto legato anche al fatto che molti minori vanno a lavorare per aiutare le famiglie ad arrivare a fine mese: una roba da fine Ottocento e inizi del Novecento. E sapete perché succede questo? Perché la vostra grande maggioranza, le vostre grandi idee su come aiutare le persone hanno eliminato il reddito di cittadinanza che permetteva a delle famiglie di avere un minimo di reddito per non mandare i ragazzi e i loro figli minori a lavorare.

Da questo punto di vista, noi qui non stiamo soltanto chiedendo di insegnare la sicurezza sul lavoro nelle scuole primarie e secondarie. Probabilmente, stiamo insegnando già a dei piccoli lavoratori sfruttati di stare attenti a non rischiare la propria vita. Su questo, cara Presidente, tramite lei, vorrei chiedere al collega Rizzetto di stigmatizzare queste cose che ho detto, non quelle di prima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Barzotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.106 Manzi. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Signora Presidente, intervengo anch'io rispetto a un dibattito che si è concentrato intorno a questa proposta di legge e a come migliorare questi interventi. Sia chiara una cosa: il tema della sicurezza del lavoro sta a cuore a tutti i componenti di quest'Aula. Riteniamo, però, che un singolo provvedimento, una singola misura come questa - che peraltro è anche piuttosto limitata nell'esito finale che ci apprestiamo a votare - non sia di per sé sufficiente, come ha ricordato anche la collega Guerra, ad affrontare un'emergenza i cui dati sono stati ricordati più volte questa sera.

Volendo intervenire su questo testo, abbiamo voluto mettere a fuoco anche alcuni temi chiave, perché oltre al tema della sicurezza riteniamo che sia importante che la stessa si colleghi ad altre due parole chiave fondamentali: il tema della tutela della salute sui luoghi di lavoro e il tema della legalità.

La collega Guerra ha ricordato anche la questione importante che riguarda il badge di cantiere e le misure poi che tale legalità debbono riconoscere.

Quando si parla di formazione, visto che gli studenti e le studentesse debbono essere particolarmente consapevoli dei loro diritti e anche della delicatezza di un tema come questo, è importante, a nostro avviso (e in questo senso va proprio l'emendamento che abbiamo presentato), porre l'attenzione anche su queste parole chiave, su queste parole d'ordine, che dovrebbero integrarsi - e condivido le osservazioni che faceva la collega Piccolotti prima nel suo intervento - ma non all'interno di un'ulteriore materia specifica. Infatti, un po' la scuola rischia di diventare davvero il luogo di ricovero - mi si passi il paradosso - di tutte le emergenze, le tante emergenze che ci sono, attraverso l'introduzione di specifiche e ulteriori materie.

In realtà, magari, se si affrontassero temi più strutturali, come quello del tempo pieno, appunto, o come quello - oggi ne abbiamo parlato a lungo in Commissione cultura - dell'educazione alimentare e anche della povertà alimentare e delle mense scolastiche, magari si riuscirebbe a costruire la casa anziché le singole finestre della stessa e, quindi, una casa in cui riconoscersi e in cui intervenire.

Visto che si è scelta questa soluzione in parte limitante dell'educazione civica, riteniamo - poi lo ribadiremo anche nelle nostre dichiarazioni di voto - che sia necessario prevedere anche queste parole chiave. E riteniamo necessario prevedere, nella definizione delle misure e degli strumenti, che già, per la verità, si adottano all'interno delle scuole e delle iniziative che già si adottano all'interno delle scuole, anche un coinvolgimento delle associazioni sindacali o delle altre associazioni che abbiamo anche audito nel corso dei lavori della Commissione, che si occupano, per esempio, di sicurezza sul lavoro e di tutela soprattutto dei lavoratori che hanno subito degli infortuni in questo caso.

Quindi, anche nella definizione delle linee guida richiamate nell'articolo 1, nei principi, e nell'articolo 2 successivo, prevedere il coinvolgimento anche di tutte quelle realtà che in tema di lavoro e di sicurezza sul lavoro sono quotidianamente impegnate. Questo era il senso, ovviamente, di un emendamento che era giusto e doveroso spiegare a quest'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.106 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1. Ha chiesto di parlare la deputata Guerra. Ne ha facoltà.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei intervenire in dichiarazione di voto sull'articolo 1, su cui ci asterremo come sul resto del provvedimento come Partito Democratico, sempre manifestando la nostra insoddisfazione rispetto al fatto di affrontare in modo così superficiale un tema così importante.

L'articolo 1 - riguardiamolo un attimo insieme - dice: “La presente legge persegue la finalità di garantire la diffusione nelle istituzioni scolastiche delle conoscenze di base del diritto del lavoro e in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro (…)” e, per garantire questa diffusione nelle istituzioni scolastiche, quindi per i fini di cui a questo comma, “(…) introduce le conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito delle linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica”.

Io credo che questi due commi siano in palese contrasto, siano proprio in palese contrasto, perché non è possibile garantire la diffusione nelle istituzioni scolastiche delle conoscenze di base del diritto del lavoro, peraltro già previste, e in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, attraverso l'introduzione di queste conoscenze, nelle linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica.

Per ricordarci tutti insieme il motivo per cui io dico che è impossibile, vorrei, come già qualche altro collega prima di me ricordava, che noi facessimo mente locale sul fatto che l'insegnamento dell'educazione civica, che, per fortuna, è anche una materia trasversale, quindi tutte le materie ne dovrebbero essere permeate, prevede praticamente un'ora di lezione alla settimana su tre obiettivi specifici: la conoscenza della Costituzione, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza digitale. Per quanto riguarda proprio l'elencazione delle tematiche che vengono già indicate nelle attuali linee guida, quelle a cui dovremmo aggiungere, come veniva ricordato prima anche dalla collega Manzi, un'ulteriore lettera, la lettera h-bis), ricordiamo le prime lettere e leggiamole insieme per capire come sia possibile dare credibilità a questo tipo di intervento. Già in queste 33 ore annuali, quindi un'ora alla settimana, devono essere educati i nostri ragazzi a che cosa? Alla conoscenza di: a) Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell'Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell'inno nazionale; b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e chiunque abbia una minima consapevolezza di che cosa sia l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, sa che da sola questa costituirebbe una materia di insegnamento per un intero programma scolastico e non per la materia educazione civica soltanto.

Ancora, c) educazione alla cittadinanza digitale secondo le disposizioni dell'articolo 5; d) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro. Quindi, sarebbe già inutile dire che la finalità della legge è introdurre conoscenze di base del diritto del lavoro dentro educazione civica dove ci sono già. Leggiamo almeno le leggi, per poterle scrivere in un modo che sia vagamente anche tecnicamente sensato; e) educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; f) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; g) educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; h) formazione di base in materia di protezione civile.

Se già non bastava questo paniere, che è un paniere enorme ovviamente, io vorrei ricordare che già ci siamo dilettati in passato ad aggiungere altre materie. È uno sport nazionale ormai e, infatti, abbiamo introdotto l'educazione stradale, l'educazione economica, l'educazione alimentare, la cittadinanza attiva e lo sport.

Quindi, io credo che - ripeto - la finalità enunciata nel comma 1, cioè garantire la conoscenza degli elementi base della sicurezza sul lavoro e l'introduzione dello strumento, cioè prevedere questo insegnamento dentro questo paniere che vi ho elencato, sia una presa in giro, perché non è assolutamente possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Partito Democratico ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza ha concesso a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Basterebbero le cose che ho sentito da tante colleghe, soprattutto, non ultima, ovviamente, dalla collega Guerra e anche ciò che diceva prima la collega Piccolotti. Io credo che sull'articolo 1 basterebbe dire una verità che ognuno di noi ha vissuto, soprattutto negli anni della pandemia, riguardando attentamente, oltre al Servizio sanitario nazionale, anche quello che stava accadendo nel mondo della scuola e di certo chi conosce quel mondo, chi sa come è andato in stress per quegli anni vissuti fra il lockdown e la distanza, appunto, di una didattica che non era ancora pronta a quel salto tecnologico, vi dirà e ci dirà che prima di introdurre qualsiasi ora in più, anche quella a cui teniamo di più - io lo dico e penso che servirebbe, come dice tutto il nostro gruppo, un'ora di educazione sentimentale in tutte le scuole di ogni ordine e grado -, questa discussione vada fatta, come noi proviamo a fare da tempo, con, in generale, l'allargamento del tempo scuola, con una discussione generale che parta dalla dignità degli insegnanti, dell'insegnamento, dal rinnovo dei loro contratti, dal fatto che servono risorse e non basta continuare a scaricare addosso alle responsabilità della scuola tutto quello che ci viene in mente, dal disagio psichico, da quello che servirebbe per istituire lo psicologo di base o lo psicologo di comunità a tutto quello che pensiamo sia giusto, dal cyberbullismo e il suo contrasto a tutta quella che è stata la discussione anche oggi, durante la celebrazione dell'8 marzo, proprio sul contrasto alla violenza di genere.

Allora, è inutile che ci provochiate. Noi sappiamo benissimo che attraverso l'educazione civica si può anche, ovviamente, discutere dell'educazione del lavoro e della sua sicurezza, ma non prendiamoci in giro perché dietro questo provvedimento non c'è nulla; c'è solo la vostra volontà di non occuparvi fino in fondo di quella che è una tragedia, una tragedia che parla di tanto altro, parla dei subappalti, parla, ovviamente, di tutto quello che non volete vedere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), cioè di una catena infinita di morti legata a un unico vero tema: fare dumping sulla pelle di lavoratori, fare dumping sulla pelle di quelle persone che non hanno spesso un contratto collettivo di riferimento, anzi siete voi a dire che deve essere il contratto collettivo di riferimento più usato. Quindi, se in giro, nella nostra economia, ci sono contratti pirata che diventano maggioritari saranno poi quelli a dominare il mercato. Noi non ci stiamo ed è per questo che non approveremo questo testo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 630-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GEROLAMO CANGIANO , Relatore. Grazie, Presidente. Il parere è contrario su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.101 Manzi. Ha chiesto di parlare la collega Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Anche in questo caso, intervengo per motivare il voto di astensione su questo emendamento di Alleanza Verdi e Sinistra. È un voto di astensione non perché, anche in questo caso, noi si sia contrari alla formazione dei ragazzi che si accingono a frequentare i percorsi di alternanza scuola-lavoro, ma perché, per Alleanza Verdi e Sinistra, i PCTO, i percorsi di alternanza, per l'appunto, andrebbero aboliti e si dovrebbe tornare ad attività laboratoriali e di conoscenza delle imprese che, però, si svolgano all'interno dell'ambito scolastico e delle mura scolastiche. Questa nostra posizione ci caratterizza da molto tempo, ma ci caratterizza con ancor più forza dopo che è accaduto, nel 2022, che tre giovani studenti abbiano perso la vita proprio durante i percorsi di alternanza scuola-lavoro. Una tragedia che ha messo in luce quanta poca sicurezza ci sia in molti dei luoghi scelti dalle scuole, quanti rischi possano correre i ragazzi e che, soprattutto, ci ha indotto a fare una riflessione vera su come rimodulare il rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro, perché quello che propone il Governo è, di fatto, un rapporto del tutto sbilanciato, in cui sono le imprese a dettare tempi, modi, luoghi, a volte anche i contenuti della formazione e si perde quell'obiettivo generale che la scuola dovrebbe sempre mettere al centro, che è quello di formare cittadini consapevoli, capaci di spirito critico e coscienti dei propri diritti e delle tutele che, poi, dovranno conquistare ed esigere nel mondo del lavoro. Dunque, ci asteniamo, perché abbiamo una posizione un po' diversa dal resto delle opposizioni e sicuramente molto lontana e opposta rispetto a quella della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci tengo a presentare questo emendamento, al quale teniamo molto, a prima firma della collega Manzi, che chiedo anche di sottoscrivere, proprio perché non vogliamo svilire il lavoro che è stato fatto in Commissione e anche provare, nonostante i pareri contrari, a dare dignità e più forza a questo provvedimento, perché tratta un tema importante, anzi, ha l'ambizione di occuparsi di un tema che crediamo sia rilevante.

In questo emendamento proponiamo di incrementare le ore obbligatorie del corso di formazione generale sulla sicurezza, che già richiede, prevede una formazione obbligatoria generale per gli studenti che devono svolgere, comunque, l'ex percorso dell'alternanza scuola-lavoro, la cui formazione specifica viene fatta in azienda per i rischi specifici in base al settore, all'azienda in cui vengono inseriti.

Crediamo che sia importante proporre questo incremento anche per supportare maggiormente una presa di coscienza e di responsabilità degli studenti sul tema della sicurezza, anche perché, in questi anni, abbiamo visto dati molto rilevanti.

Sia i dati Eurostat sia diversi studi pubblicati anche di recente evidenziano come anche sul lavoro gli infortuni, per i ragazzi che hanno meno di 19 anni, siano rilevanti: compresi gli infortuni mortali, dal 2017 al 2021, sono stati 74 e, nello stesso periodo, ci sono state circa 350.000 denunce di infortunio. Questo proprio per sollecitare, ancora una volta, l'importanza della formazione che si può portare in modo serio dentro le aule scolastiche per aiutare a contribuire alla formazione sulla sicurezza generale, quella cultura della prevenzione che abbiamo trattato anche nell'articolo precedente.

Tra l'altro, sono rimasta molto colpita, perché anche i dati che riguardano le denunce di infortuni che avvengono all'interno delle scuole sono molto rilevanti. Lo ricordo perché, solamente nel 2022, ci sono state oltre 61.000 denunce per infortuni da parte di studenti all'interno di scuole pubbliche e ci sono state anche quasi 15.000 denunce di insegnanti. Questo a dimostrazione di un'importanza della formazione della cultura della prevenzione, che può servire anche a prevenire potenziali rischi e comportamenti errati non solo sui luoghi di lavoro, ma anche nella vita domestica e nella vita scolastica, proprio perché hanno l'obiettivo di fornire una competenza generale sulla sicurezza adeguata a riconoscere e a prevenire situazioni di rischio.

Con questo emendamento, proponiamo di prevedere un incremento delle ore, ben consapevoli che il percorso di formazione già prevede ore obbligatorie nella formazione generale e che il tema della sicurezza è sicuramente già molto regolamentato non solo dal decreto legislativo n. 81 del 2008, ma da molti altri decreti ministeriali che hanno provato, in questi anni, a supportare, a disciplinare il tema della sicurezza anche all'interno delle scuole e delle aule scolastiche. Proprio perché crediamo che l'educazione e la formazione siano un bagaglio importante per la crescita del cittadino, anche andarle a rafforzare in previsione dell'alternanza scuola-lavoro, del PTCO, crediamo che possa essere utile a rafforzare questa proposta di legge. In ultimo, visto che sono di Reggio Emilia, permettetemi di portare il mio pensiero e le condoglianze del nostro Partito Democratico alla famiglia della persona che oggi ha perso la vita a Reggio Emilia; ahimè, i dati continuano ad essere così rilevanti dal punto di vista numerico, che ci richiamano a un lavoro serio e responsabile per provare a proteggere maggiormente i lavoratori e a tutelarli nei loro diritti al lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2. Avverto che il gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà a un deputato appartenente a tale gruppo, ove richiesto, lo svolgimento di un breve intervento di un minuto per dichiarare il proprio voto sull'emendamento in discussione - in questo caso, l'articolo -, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà, per un minuto.

IRENE MANZI (PD-IDP). Per dichiarare il voto di astensione del Partito Democratico anche su questo articolo, perché riteniamo che il provvedimento e questa misura intervengano su una materia che è già, in parte, inserita all'interno delle disposizioni relative all'educazione civica, all'interno di quella legge, di quelle linee guida, che già specificano che debbono assumere a riferimento anche elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro. Quindi, mi sembra, in questo caso, di aver detto davvero tutto rispetto a quella che è già la norma in vigore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0101 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0100 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 630-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

GEROLAMO CANGIANO, Relatore. Grazie, Presidente. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.3 Barzotti.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Barzotti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Manzi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo articolo 3 contiene la clausola di invarianza finanziaria e sottolinea, quindi, col suo stesso titolo, il fatto che non ci sia un euro su questo provvedimento. Basta che guardiamo, ad esempio, a ciò che si fa per l'aggiornamento della formazione dei docenti impegnati nei corsi relativi all'orientamento e alle competenze trasversali degli studenti che fanno alternanza scuola-lavoro e quei percorsi, per capire che, invece, ci vorrebbero risorse. Senza una formazione adeguata dei docenti e senza il loro aggiornamento è evidente che siamo di fronte a una farsa.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 630-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Presidente, chiedo 20 minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Va bene. Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 18.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 18.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Chiedo alla rappresentante del Governo di esprimere il parere sugli ordini del giorno.

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Sull'ordine del giorno n. 9/630-A/1 Barzotti, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/630-A/2 Giagoni, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a dare attuazione a quanto già previsto dalla normativa vigente in merito a percorsi formativi per gli studenti in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e di primo soccorso”.

L'ordine del giorno n. 9/630-A/3 Gribaudo è accolto come raccomandazione.

Sugli ordini del giorno n. 9/630-A/4 Piccolotti, n. 9/630-A/5 Zingaretti e n. 9/630-A/6 Manzi il parere è contrario.

Gli ordini del giorno n. 9/630-A/7 Orfini e n. 9/630-A/8 Berruto sono accolti come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/630-A/9 Casu, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare opportune iniziative volte a prevedere la presenza di autorevoli testimonial in materia di salute e sicurezza sul lavoro, all'interno dei percorsi formativi per gli studenti”.

Sugli ordini del giorno n. 9/630-A/10 Malavasi, n. 9/630-A/11 Sarracino, n. 9/630-A/12 D'Alessio e n. 9/630-A/13 Ruffino il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/630-A/1 Barzotti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno torniamo a sottoporre al Governo e a questa maggioranza la necessità di andare a inserire, appunto, l'insegnamento della cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro. Perché torniamo a parlare di questo e a chiedere anche un monitoraggio rispetto alla normativa che si andrà ad adottare oggi, ossia l'inserimento della sicurezza sul lavoro all'interno dell'educazione civica? Io penso che un monitoraggio sia fondamentale innanzitutto perché, da un primo punto di vista, la questione infortunistica sul lavoro è in peggioramento. Io non amo dare molti dati, ma ritengo fondamentale condividerli e portarli a quest'Aula, perché gli infortuni sono aumentati del più 6,8 per cento, quelli mortali del più 4,7 per cento e c'è un incremento anche delle patologie professionali del più 30,7 per cento. Quindi, di fronte a questi dati drammatici, penso che un monitoraggio, rispetto alla normativa che state implementando in questo modo, e che appunto ritengo non efficace, sia fondamentale.

Pertanto, rispetto alla nostra proposta di incidere in un modo diverso dalla semplice didattica frontale, ribadisco che è una questione orizzontale, che va a insegnare la percezione del rischio e la consapevolezza del rischio da parte dei ragazzi, dei giovani. Questo serve per diventare lavoratori più consapevoli, perché spesso e volentieri i lavoratori non si rendono conto dei rischi che corrono in alcuni contesti lavorativi, ma allo stesso tempo si ritrovano a seguire prassi per cui non adottano i dispositivi di protezione individuale. Dall'altra parte, ci sono i datori di lavoro che non hanno, spesso e volentieri, questa consapevolezza, quindi, l'insegnamento della cultura della sicurezza sul lavoro fa accrescere la consapevolezza, crea lavoratori e datori di lavoro più consapevoli e riteniamo che sia questa la strada corretta. Lo riteniamo, non perché sia soltanto una nostra percezione, una nostra ferma convinzione, ma perché le associazioni ci hanno sottoposto questo tipo di istanza, questo tipo di problematica e questo tipo di necessità.

Pertanto, ancora una volta chiedo a questo Governo di tenere in considerazione la cultura e non soltanto il diritto, perché con questa proposta di legge andate a inserire un qualcosa nell'ambito dell'educazione civica, che già esiste; carta canta, questo provvedimento già è presente all'interno dell'educazione civica. Per cui non trovo questa novità, penso sia importante, invece, andare ad incidere in modo più concreto tramite insegnamenti che possono essere fatti insieme anche, come già peraltro sta avvenendo, con protocolli con INAIL, che porta nelle scuole la materia della sicurezza, facendo applicazione di tutte quelle che sono anche le migliori tecniche, le migliori tecnologie, le esperienze immersive, proprio per arrivare a fondo nelle coscienze e cercare di avere persone più consapevoli. Quindi chiedo al Governo di cambiare parere, so che non lo farà, e dichiaro il nostro voto favorevole su quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole, non vedo reazioni dal Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/630-A/1 Barzotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Sull'ordine del giorno n. 9/630-A/2 Giagoni il parere è favorevole con riformulazione: viene accolta. L'ordine del giorno n. 9/630-A/3 Gribaudo è accolto come raccomandazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/630-A/4 Piccolotti il parere è contrario. Ha chiesto di parlare la collega Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Non sono ovviamente stupita del parere contrario del Governo al nostro ordine del giorno, però chiederei all'Aula di fare una riflessione, perché l'impegno contenuto in questo testo non è quello di abolire del tutto i percorsi cosiddetti di alternanza scuola-lavoro, i PCTO, ma è quello di abolire l'obbligo dei PCTO, lasciando alle scuole l'autonomia della programmazione di questi percorsi didattici e tornando a dare centralità ad attività di tipo laboratoriale.

Abbiamo scritto così perché, come sanno tutti coloro che lavorano nella scuola e hanno seguito l'evoluzione di questi percorsi di alternanza, di fatto le scuole, trovandosi obbligate a costruire un PCTO per ogni studente, spesso non si trovano in condizioni di scegliere con accuratezza i contesti, le imprese, le aziende, né nei confronti delle aspettative e del percorso di studio degli studenti che poi dovranno recarsi sul luogo di lavoro, né rispetto alla sicurezza di questi luoghi. E non è un caso se, come ho ricordato prima, tanti sono stati gli incidenti, e purtroppo almeno tre sono stati anche incidenti mortali.

Lo dico perché noi siamo convinti e convinte che si debba tornare ad un modello che mette al centro la scuola, che dà fiducia agli insegnanti, alle insegnanti, ai presidi e alle presidi, che sanno come scegliere il meglio, anche nei termini del rapporto con il mondo del lavoro, e soprattutto che sanno come gestire attività laboratoriali, attività che si possono fare all'interno delle mura scolastiche, incontri con le imprese o magari visite alle imprese, senza che questo comporti, come invece avviene oggi, non solo l'assunzione di un rischio dal punto di vista della sicurezza, ma a volte anche un vero e proprio sfruttamento lavorativo di questi studenti.

Sappiamo, infatti, che sono stati molti i casi in cui i ragazzi e le ragazze hanno denunciato di essere messi a fare fotocopie, di essere adibiti a mansioni che nulla avevano a che fare con l'alternanza scuola-lavoro, e sappiamo che tutte le organizzazioni studentesche e tutti i sindacati degli studenti da molti anni ormai chiedono l'abolizione di quest'obbligo, chiedono di finirla con una modalità che, per l'appunto, li espone a dinamiche di sfruttamento, e chiedono di avere dei percorsi formativi e di istruzione di qualità. Quei percorsi su cui non si investe un centesimo perché, di fatto, si pensa che, invece di dare le competenze necessarie ai ragazzi, sia semplicemente necessario mandarli in azienda a svolgere mansioni non sempre qualificate e non sempre utili.

Per cui davvero penso che quest'Aula dovrebbe approvare il nostro ordine del giorno affinché si possa riprendere un cammino di riflessione sulla funzione della scuola e anche sul rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. La collega Ghirra chiede di sottoscriverlo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/630-A/4 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/630-A/5 Zingaretti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/630-A/6 Manzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

L'ordine del giorno n. 9/630-A/7 Orfini è accolto come raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno n. 9/630-A/8 Berruto è accolto come raccomandazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/630-A/9 Casu il parere è favorevole con riformulazione. Collega Casu, mi dice se la accoglie?

ANDREA CASU (PD-IDP). Accettiamo la riformulazione, ringraziamo il Governo e chiediamo di votare l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/630-A/9 Casu, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Sull'ordine del giorno n. 9/630-A/10 Malavasi il parere è contrario. Ha chiesto di parlare la collega Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non mi stupisce, sinceramente, il parere contrario del Governo, e quindi dico semplicemente che questi pareri contrari dati a molti ordini del giorno, tra cui questo, credo rendano ancora più evidente come ci troviamo di fronte non a una volontà politica di affrontare questo tema in modo serio, vero e approfondito, proprio perché di sicurezza sul lavoro, e lo abbiamo visto anche oggi, con la notizia di Reggio Emilia, ancora si muore, ma credo davvero che sia l'ennesima legge propaganda di questo Governo, che non mette alcuna risorsa, tant'è vero che la proposta è a invarianza zero. Quindi, non mi stupisce questo parere, ma credo che sia da denunciare, ancora una volta, l'ennesima legge propaganda di questa maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/630-A/10 Malavasi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/630-A/11 Sarracino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/630-A/12 D'Alessio.

Ha chiesto di parlare il collega D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Presidente, grazie. Noi eravamo pronti a ogni forma di riformulazione, ad accoglierla. Era solo per segnalare la serietà del tema e la necessità che chi si accinge a spiegare ai ragazzi questo tipo di materia abbia un minimo di preparazione e venga messo in condizione di essere strutturato e attrezzato. Per cui eravamo pronti a qualsiasi forma di attenzione su questo, ma evidentemente non ce n'è.

PRESIDENTE. Non vedo reazioni dal Governo. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/630-A/12 D'Alessio, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/630-A/13 Ruffino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 630-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Roberto Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signora Presidente. Siamo a conclusione di questo provvedimento: un primo bilancio che potremmo trarre è positivo perché probabilmente questo è uno dei rari provvedimenti nei quali non avete previsto la creazione di un nuovo reato, né un aumento di pena, cosa nella quale vi siete specializzati nell'ultimo periodo, cosa che sicuramente di danni ne ha fatti e che, ahimè, anche in relazione ai provvedimenti in discussione nelle Aule parlamentari, ha una capacità produttiva che si allunga nel tempo. Quindi, una considerazione positiva, che ci porta sicuramente a non votare contro questo provvedimento è questa.

Battute a parte, c'è un po' un ricatto morale in questo provvedimento perché, signor Presidente, è chiaro ed evidente a tutti che il dramma delle morti sul lavoro è un tema che mette in evidenza come noi, a distanza di anni, purtroppo, ogni anno con l'aumento … È complicato Presidente, parlare così, ma ci provo …

PRESIDENTE. Colleghi, come sempre, se dovete uscire, fatelo in silenzio, altrimenti non riusciamo a sentire l'intervento del collega Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Con l'aumento delle morti che ci sono ormai quotidianamente - ahimè, ogni giorno scandisce un incidente, spesso e volentieri, mortale e tanti altri che, pur non essendo mortali, comunque incidono sulla vita concreta delle persone -, è del tutto evidente che in qualche modo si realizza anche il fallimento dello Stato, non il fallimento di questo Governo o del Governo precedente, ma il fallimento di una politica che non è stata in grado di creare le condizioni per garantire che effettivamente ci siano i minimi requisiti di sicurezza nei posti di lavoro e che un ritmo così incessante e così spaventoso, come quello cui siamo costretti ad assistere ogni giorno, possa essere in qualche modo attenuato, forse non si potrà mai ridurre a zero, ma questo è del tutto evidente.

Quindi, noi dobbiamo porci il problema di quali siano effettivamente gli strumenti attraverso cui raggiungere l'obiettivo di una riduzione di questo dramma che si realizza e si consuma ogni giorno. Ora, il tema di una educazione nelle scuole come prevede la legge, con l'introduzione dell'insegnamento nelle scuole secondarie di secondo grado del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro, può essere, nell'ambito di una strategia più complessiva e anche sicuramente più concreta, un modo attraverso il quale creare, fin dalla dall'età più giovane, una sensibilità che faccia nascere nella coscienza di ciascuno la convinzione e l'esigenza che tutti dobbiamo lavorare, nelle posizioni nelle quali ci troveremo con il passare del tempo, superata la scuola, per creare quelle condizioni di cui parlavo prima.

Ma perché parlo di ricatto morale? Perché la finzione di questo provvedimento, signor Presidente, è tutta concentrata nell'articolo 3, che ci dice sostanzialmente che stiamo certificando l'ennesima “legge manifesto” - qualcuno la chiama l'ennesima “legge propaganda” - poiché si prevede l'istituzione, all'interno delle scuole secondarie, dell'ora di educazione civica, con una particolare attenzione ai temi del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro, a costo zero. E chi è, signora Presidente e colleghi della maggioranza, che dovrebbe fornire anche i rudimenti più piccoli di cosa si dovrebbe fare per evitare che queste tragedie si consumino ogni giorno, atteso che lo Stato non è stato in grado, negli anni, di garantire minimamente una cosa di questo genere?

Chi è? Il professore di matematica, il professore di religione, il professore di scienze, non so se ci sono ancora le scienze e come si chiameranno all'interno delle scuole; chi è che, dalla mattina alla sera, si sveglierà - non essendo prevista una lira, ovviamente non è previsto alcun tipo di formazione, di corso di formazione e ancor meno assunzione di personale specializzato su questa materia - e spiegherà ai ragazzi cosa è necessario fare in termini di diritto del lavoro per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro? È questo il ricatto morale: si richiama a un tema che chiaramente è sensibile, che è chiaramente un tema che pesa quotidianamente, probabilmente, sull'emozione e sulla coscienza di ciascuno di noi e di chiunque magari sta davanti alla televisione o legge i giornali e si fa credere che si fa qualcosa di concreto, mentre sostanzialmente si fa soltanto un manifesto di buone intenzioni, che non trova alcun tipo di possibile e pratica attuazione.

Poi si pone un altro problema - ho sentito prima il collega Rizzetto che ha ripreso il collega Iaria, che a mio avviso aveva perfettamente ragione -, quello dell'educazione sentimentale. Ci siamo trovati in quest'Aula, spesso e volentieri, tutti d'accordo sul fatto che per esempio il tema dei femminicidi non si può risolvere esclusivamente con l'aumento delle pene o con le fattispecie di reato; se non si fa un intervento a livello culturale e formativo, in particolare dei giovani e in particolare all'interno delle scuole, è praticamente impossibile intervenire concretamente su questo argomento. L'educazione sentimentale, per esempio, non è certo paragonabile all'educazione che si vuole realizzare sui temi della sicurezza e del lavoro dal punto di vista materiale, ma lo è dal punto di vista dell'impegno che dovrebbero avere le istituzioni per intervenire culturalmente e per evitare di doversi trovare poi a rincorrere le questioni, attraverso la costruzione di nuovi reati, di aumenti di pena e di misure securitarie e via dicendo. Questo significa investire: investire significa che bisogna trovare il modo di creare uno spazio, nell'ambito educativo dei ragazzi, con personale formato. Allora, se inseriamo l'educazione per la sicurezza nei luoghi di lavoro, che cosa togliamo, atteso che l'ora di educazione civica - come ricordava anche la collega Guerra - è un'ora a settimana, nella quale si toccano diverse materie? Segnalo che, vista la situazione in cui ci troviamo - lo dico anche guardando con grande affetto e simpatia molti rappresentanti del Governo e anche del sottogoverno - non so se sia consigliabile, per esempio, sostituire di tanto in tanto l'ora di educazione civica, nella parte che riguarda la Costituzione, perché già adesso, con quello che prevediamo, mi pare che il risultato, dal punto di vista del senso dello Stato e della responsabilità, non sia particolarmente buono.

Io cercherei di potenziare l'educazione civica per la parte che riguarda l'insegnamento dei precetti costituzionali e di alcuni punti fondamentali che sono quelli che riguardano lo Stato di diritto, i diritti e così via, ma inserire un approfondimento, un'educazione e una formazione dal punto di vista delle questioni della sicurezza del lavoro, a detrimento dell'insegnamento dell'educazione civica per le altre materie per cui è prevista, non è detto che sia un'ottima idea, tanto più se lo facciamo senza avere alcun tipo di strumento per garantire che ci sia una professionalità reale che insegni queste materie.

Ecco perché, signora Presidente, avviandomi alla conclusione, penso che sia difficile votare contro un provvedimento del genere, ancorché si riconosca che è un provvedimento manifesto. Peraltro, certe volte, questi manifesti creano attenzione e attesa da parte delle persone e poi, quando concretamente si va a vedere quali sono i risultati, ci si rende conto che purtroppo è stata sollecitata tanto l'attesa, tanto la speranza, ma i risultati non sono arrivati per la semplice ragione che queste leggi sono studiate, immaginate e pensate semplicemente per fare un effetto - ho chiuso -, senza dare minimamente gli strumenti perché siano attuate. Se la maggioranza avesse accettato qualche emendamento che cercava in qualche modo di dare più concretezza alla assoluta condivisione di un tema che prevede e propone un'emergenza rispetto alla quale agire, sarebbe stato diverso, ma qui si dà semplicemente - come spesso vi è capitato ed è capitato alla politica - una risposta del tutto demagogica, una risposta del tutto sospesa, sapendo perfettamente - in questo c'è anche un minimo di malafede - che non vi è alcuno strumento affinché questo, che noi cerchiamo di proporre e di evocare come aiuto o rimedio a determinate situazioni, possa trovare compimento effettivo. E questa è la ragione per la quale noi, come Italia Viva, ci asterremo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Parto da un numero: 1.041. È questo il dato più aggiornato sui morti sul luogo di lavoro in Italia nel 2023. Inoltre, secondo i dati dell'Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering, di Mestre, le regioni a maggior rischio di infortunio mortale con un'incidenza superiore al 25 per cento rispetto alla media nazionale sono: Abruzzo, Umbria, Basilicata, Puglia, Molise, Campania e Calabria. Seguono Sicilia ed Emilia-Romagna. E infine, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Veneto, Sardegna, Lombardia, Liguria e Trentino-Alto Adige. Le regioni più sicure, in zona bianca, sono Lazio, Toscana e Valle d'Aosta.

Un dato che rispecchia la ripartizione territoriale dei decessi sui luoghi di lavoro nel 2023: dall'analisi dettagliata emerge un calo dei casi nel nord­ovest (da 301 a 270 casi), nel nord-est (da 245 a 233) e al centro (da 225 a 193). Al contempo, vi sono incrementi al sud (da 235 a 255) e nelle isole (da 84 a 90). Tali dati, uniti anche a quanto accaduto a Firenze qualche settimana fa, impongono e richiedono interventi importanti per comprendere le ragioni profonde di tale fenomeno.

Di fronte a tale prospetto alquanto preoccupante, il provvedimento oggi in esame può essere inquadrato a buon diritto tra gli interventi necessari per contrastare e prevenire le morti e gli incidenti sul lavoro.

La proposta di legge, infatti, prevede la diffusione nelle istituzioni scolastiche delle conoscenze di base del diritto del lavoro e in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, anche attraverso le testimonianze di vittime di infortuni sul lavoro, per contribuire a formare cittadini consapevoli dei diritti, dei doveri e delle tutele del lavoratore. Ciò avverrebbe attraverso l'introduzione, come previsto dall'articolo 2, delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito delle linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica, disciplinate dalla legge n. 92 del 2019.

Nel dettaglio, oltre allo studio della Costituzione, delle istituzioni dello Stato italiano, dell'Unione europea e degli organismi internazionali, dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dell'educazione ambientale, dell'educazione alla legalità e del contrasto alle mafie, e delle discipline incluse nelle linee guida, il dispositivo aggiunge anche le conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Se si pensa che circa il 67,3 per cento dei diplomati del 2022, alla vigilia del diploma, ha dichiarato di avere intenzione di lavorare o, comunque, di cercare subito un lavoro, almeno saltuario, ritengo che rafforzare l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole secondarie superiori sia cruciale per fornire tutte le conoscenze di base, non solo a chi continua il percorso di studi, ma soprattutto a chi si approccia direttamente al mondo del lavoro.

Educare alla cittadinanza significa educare alle responsabilità civili. Come in ogni Paese, anche e soprattutto il lavoro riveste una dimensione cardine per lo sviluppo integrale della persona umana, oltre che del contesto sociale ove si trova ad operare.

Partire dai giovani e, soprattutto, dalla loro formazione, non è mai un'operazione inutile. Anzi, rappresenta, in genere, il primo grimaldello per poter scardinare sistemi malati e innestare un vero cambiamento culturale e sociale. Si pensi, ad esempio, all'impegno assunto dai giovani in questi ultimi anni nella lotta alle mafie. Partire dai giovani, signor Presidente, significa scegliere il primo e fondamentale terreno da lavorare per poter diffondere una sana cultura del lavoro, fondata sul rispetto della dignità della persona umana e della legge.

Il luogo dove si presta la propria opera, dove molte volte si esercita la propria passione, dove si mette a frutto la propria missione sociale e politica, nel senso più ampio del termine, non può e non deve mai essere un posto non sicuro. Far comprendere sin da subito ai più giovani questo importate assunto della nostra vita sociale e democratica, significa fondare la Repubblica sul lavoro, significa fondarla sulla cultura del lavoro, sul diritto al lavoro, significa, in ultima analisi, applicare l'articolo 1 della nostra Costituzione.

In un contesto socio-economico che richiede sempre più competenze trasversali e pluridimensionali, ampliare lo spettro delle conoscenze di base dei più giovani è un percorso che, come gruppo Noi Moderati, abbiamo sposato sin dall'inizio di questa legislatura, convinti che il tema della formazione sia alla base anche della cultura del lavoro e, dunque, del futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Gentili colleghi e colleghe, la proposta di legge che discutiamo oggi ha avuto un iter molto particolare e arriva in Aula con un'impostazione molto diversa rispetto al testo iniziale. Inizialmente, infatti, prevedeva l'introduzione dell'insegnamento del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro nelle scuole secondarie di secondo grado. Un insegnamento specifico, dunque, di un minimo di 33 ore annue, da svolgersi nell'ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti. Poi, nel corso dell'esame in Commissione, i proponenti hanno modificato le finalità, inserendo le conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica, introdotta nel 2019.

Dal nostro punto di vista, si tratta di una scelta obbligata, l'unica possibile nel quadro dato, e quindi opportuna, anche se consideriamo del tutto inopportuna, invece, l'indisponibilità del Governo ad ampliare il tempo scuola, istituendo in tutti gli istituti tempo pieno e tempo prolungato, assumendo ulteriori insegnanti e organizzando le mense e i servizi scolastici, come Alleanza Verdi e Sinistra chiede da tempo, affinché le scuole e quindi tutto il personale scolastico possano essere messi in condizione di affrontare le nuove - e anche quelle antiche - sfide educative, tra cui c'è quella di offrire anche l'educazione alla sicurezza sul lavoro con strumenti e spazi temporali adeguati. Non possiamo non sottolineare, infatti, che questo Parlamento ha un po' la tendenza a considerare i programmi scolastici come una specie di zuppa, cui aggiungere continuamente ingredienti a piacere, senza individuare il tempo necessario e senza fare alcun investimento.

Solo per chiarire la realtà concreta, oggetto di questa discussione, vorrei sottolineare quanti argomenti dovrebbero essere affrontati nelle 33 ore annue previste per l'educazione civica. Sono questi: la Costituzione italiana, le istituzioni nazionali e dell'Unione europea, gli organismi internazionali, la storia della bandiera e dell'inno nazionale, l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l'educazione alla cittadinanza digitale, anche per valutare criticamente la credibilità e l'affidabilità delle fonti; e poi ancora: il riferimento ai comportamenti riconducibili a bullismo e cyberbullismo, gli elementi fondamentali di diritto, con particolare riferimento al diritto del lavoro, l'educazione ambientale e lo sviluppo sostenibile, la tutela del patrimonio ambientale, delle identità delle produzioni e delle eccellenze territoriali agroalimentari; e ancora: l'educazione alla legalità e al contrasto delle mafie, l'educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni, la formazione di base in materia di Protezione Civile; e ancora (sono recenti questi inserimenti): l'educazione stradale, l'educazione alla salute e al benessere, l'educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva. Tutto in 33 ore annue. E ora si aggiunge - dopo l'approvazione, che immagino ci sarà, della legge di oggi - anche l'insegnamento del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi del lavoro.

Non serviva certamente questa proposta di legge, perché invece sarebbe bastata, forse, più semplicemente, una revisione delle linee guida da parte del Ministro, o, più efficacemente, sarebbe bastato potenziare i progetti già esistenti di INAIL in tante scuole.

Credo, Presidente, quindi, che chiunque conservi un residuo di onestà intellettuale, dovrebbe ammettere, ahinoi, che la legge che approviamo oggi ha il sapore dell'ennesimo spot su un tema delicato e cruciale quale la sicurezza sul lavoro, e potrà quindi comprendere perché il nostro voto non può essere favorevole, ma, al massimo, di astensione. Sembra, infatti, una legge a uso e consumo di dichiarazioni tanto altisonanti, quanto completamente vuote, della Ministra Calderone, che ha annunciato la sicurezza sul lavoro come materia obbligatoria a scuola dopo la strage di Firenze, senza avere nemmeno il pudore di spiegare che si tratta, per le modalità concrete previste da questa legge, sostanzialmente di un palliativo di fronte a una delle malattie più gravi di questo Paese: quella della negazione di diritti e tutele sul lavoro, che ha causato, solo lo scorso anno, la perdita di più di 1.000 vite.

È quindi un'ipocrisia insopportabile quella per cui la scuola diventa il terreno buono per gli annunci mediatici, mentre nella realtà il Governo propone una misura inefficace, blanda, come la patente a punti per le imprese, toglie ad esempio l'obbligo del badge sui cantieri, come ha già sottolineato la collega Guerra, e continua a promuovere nelle scuole l'alternanza scuola-lavoro. Voglio, a tal proposito, ricordare tre ragazzi: Lorenzo Parrelli, Giuseppe Lenoci, Giuliano De Seta. Tre studenti morti, di fatto, sul lavoro nel febbraio 2022 durante quelli che chiamiamo percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento, percorsi che non dovevano portarli a morire in quelle imprese, ma che dovevano, invece, accoglierli a scuola (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), nell'ambiente protetto dell'apprendimento. Nemmeno questi tragici lutti, nemmeno il dolore delle loro famiglie dei loro compagni e compagne, a cui, ancora una volta, va il nostro abbraccio, ha indotto il Governo a dismettere quell'impostazione che vuole caricare sulla scuola compiti che invece dovrebbero essere delle imprese, anche in termini di investimento di risorse finanziarie, all'atto dell'assunzione del personale e cioè la formazione professionale e una seria e strutturata formazione alla sicurezza, accompagnata da solide azioni per la prevenzione. Mentre dovremmo fare tutt'altro, quello che il Governo non fa, cioè imporre alle imprese la tutela della vita dei lavoratori e delle lavoratrici, dovremmo anche, in quest'Aula, tornare a occuparci con serietà di scuola, perché accade ogni giorno (è accaduto anche oggi, in Commissione) che si discuta di problemi del tutto inventati e marginali.

Oggi abbiamo discusso dei grilli nei piatti delle mense di scuola, grilli che non sono mai stati serviti ad alcuno studente, nonostante ci siano dati che sono un clamoroso campanello d'allarme. Mentre discutiamo di grilli, infatti, le percentuali di studenti e studentesse italiane che non raggiungono risultati sufficienti in italiano e in matematica continuano a crescere. E non serve, credo, Presidente, ricordare di nuovo quale clamorosa difficoltà incontri la scuola italiana nella lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa e non serve che si insista, da parte nostra, nel ricordare quanti ragazzi finiscono a lavorare prima della maggiore età in luoghi insalubri, pericolosi, con contratti precari o a nero. Serve a loro questa proposta? Sicuramente no, perché a loro servirebbe, ad esempio, l'innalzamento dell'obbligo scolastico fino a 18 anni e una vera strategia di contrasto all'abbandono, quello che vi rifiutate di mettere in campo, e, soprattutto, alla luce della lettura di tutti i dati sulle differenze territoriali, che segnalano non soltanto i risultati peggiori degli studenti nel Meridione, ma anche la profonda ingiustizia rappresentata dal dato sul tempo scuola, che dimostra come di fatto i bambini del Meridione, già alla scuola elementare perdano, rispetto a quelli del Nord, una quantità di ore di frequenza equivalenti a un intero anno scolastico.

In questo quadro, fa impressione l'incapacità del Governo di sviluppare una riflessione seria su entrambi gli argomenti che questa proposta di legge affronta. Da un lato, l'incapacità di progettare un potenziamento dell'istruzione pubblica e, dall'altro, l'incapacità di offrire una prospettiva seria e fondata nella scelta degli strumenti con cui si combatte l'inaccettabile piaga delle morti e degli incidenti sul lavoro. Serve, invece, una vera integrazione tra sicurezza, salute e sostenibilità. Sicurezza e salute non sono un argomento di scambio, ma un prerequisito del lavoro. Il lavoro o è sicuro e salubre o non è lavoro, è sfruttamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Su questo provvedimento quindi ci asteniamo perché non rappresenta nemmeno un piccolo tassello della potente strategia che servirebbe mettere in campo, una strategia che parta dal riconoscimento del valore del lavoro, dal disconoscimento invece dell'idea che il lavoro, i lavoratori e le lavoratrici, siano merci a basso costo, in un mercato che è una selva oscura e selvaggia. Solo un lavoro con diritti garantiti offre possibilità a chi lavora di rivendicare sicurezza.

Oggi ci asteniamo e aspettiamo Presidente, aspettiamo il giorno in cui la maggioranza ci consentirà di discutere di provvedimenti seri e strutturati. Chissà se arriverà mai (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, anche noi abbiamo deciso di astenerci. Quindi, dichiaro sin da ora il voto di astensione del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe.

Il tema della sicurezza sul lavoro è un argomento serissimo, così come serissima è e deve essere l'organizzazione della scuola, le discipline previste come materia di insegnamento, i programmi e l'intera offerta formativa. Ci asteniamo, perché, in questo caso, siamo in linea, purtroppo, con il modus procedendi di questo Governo, che, troppo spesso, imbocca percorsi spot. Quando c'è da porre l'attenzione su di un tema, su di un problema sociale, si prova a riscontrarlo con modalità che sembrano rispondere solo ad esigenze mediatiche, più che altro, per acquisire consensi, per colpire superficialmente l'opinione pubblica, non per costruire risposte autentiche, per offrire cioè l'impressione di affrontare il tema, non per risolvere il problema o le tematiche che vengono fuori. Tante volte poi e troppo spesso con risposte provvisorie e non strutturali.

In linea con questa impostazione, purtroppo, ripeto, troppo spesso superficiale, il provvedimento di oggi non è frutto di equilibrate valutazioni e soprattutto non raggiungerà obiettivi. Sia ben chiaro: è lodevole il progetto di introdurre il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro nella scuola, su questo non ci piove. Con riferimento all'importanza di questa materia, siamo tutti d'accordo e abbiamo spesso lavorato in Commissione e in Aula, all'unanimità, su questi temi. Ricordo, ad esempio, l'istituzione della Commissione parlamentare, la necessità, più volte sbandierata, di controlli, di studio, l'opportunità di riflessioni per l'approfondimento delle cause degli incidenti nei luoghi di lavoro, alla luce anche, per la verità, di comparazioni europee e statistiche drammatiche e penalizzanti per il nostro Paese Italia. Quindi, la necessità, si è detto più volte, anche di sanzioni più pregnanti per chi non rispetta le regole. In definitiva, ci siamo trovati più volte ad andare all'unanimità su questi temi. Ci siamo, peraltro, purtroppo, ritrovati a commemorare tragedie e a convenire sulla necessità di un impegno operativo. Quindi, alla luce di tutto questo, ci mancherebbe altro se non fossimo tutti sensibili e concordi nel definire il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro come un tema centrale rispetto al quale dobbiamo adottare tutti i possibili e necessari provvedimenti legislativi.

Tuttavia, è possibile trattare l'organizzazione della scuola, dei programmi scolastici in questo modo? Siamo tutti d'accordo sull'idea di rivedere il sistema scuola, sulla necessità di procedere nella direzione di un modello duale, sulla assoluta priorità di puntare verso l'obiettivo di creare un rapporto saldo, solido, organico, coordinato tra l'insegnamento e il mondo del lavoro tra i banchi di scuola e il mondo esterno. Del resto, si spendono fiumi di parole e di significative riflessioni su questo, lo abbiamo fatto, ripeto, tante volte all'unanimità in aula, figuriamoci se la sicurezza nel mondo del lavoro non debba essere una priorità. Però, ci vuole organicità, armonizzazione. Si interviene sul metodo, sulla scuola, sul POF, ma non si è chiarito: questa materia introdotta cosa determina? Un'ora in più di scuola? Un'ora in sostituzione di altra materia? Un'ora in meno di storia o di geografia o di cosa? Oppure solo introdurre qualche parolina all'interno della educazione civica, che già è super caricata, come materia, voglio usare atecnicamente questa espressione. Ma non era il caso di fare una valutazione complessiva e ragionata, con pesi e contrappesi, che vanno valutati? Non semplicisticamente, introduciamo il tema della sicurezza sul lavoro. E' un tema importante che va però inserito in un contesto. O lo affrontiamo con compiutezza, come materia, oppure tutto diventa inutile, come hanno riferito e come hanno dichiarato anche altri colleghi. È un problema di metodo, quindi.

Dobbiamo porre lo studente al centro dell'azione educativa e della formazione culturale. Che significa? Che la scuola deve essere messa nelle condizione di predisporre una proposta formativa organica e armonica. Oggi, cosa registriamo nel mondo della scuola? Disagi dei dirigenti, difficoltà dei docenti e insufficienze tra gli studenti, dati che rilevano a tutti i livelli e in tutte le direzioni la necessità di riperimetrare il sistema scuola. Noi cosa facciamo? Procediamo, sulla spinta, a volte, di esigenze di categoria, altre volte, di emotività che viene dalla cronaca, ad emendare o a legiferare senza un quadro e senza un'idea.

La scuola, in un Paese che vuole guardare al futuro, non può essere derubricata a materia di fascia B, come un contenitore che, malgrado gli sforzi degli operatori, non produce risultati in linea con le aspettative. Spiace dirlo, ma il modo in cui si è proceduto nel lavorare a questo provvedimento non contribuirà a migliorare le cose, anzi. Nella scuola occorre investire in termini di risorse economiche sicuramente, ma non solo in termini economici: occorre investire in termini di centralità e di ascolto per giungere a proposte che consentano di ragionare in termini organici, per riuscire poi, a medio termine, a centrare gli obiettivi di un sistema completo e funzionale che garantisca alle future generazioni un percorso formativo idoneo a far diventare i nostri ragazzi persone attrezzate che abbiano gli strumenti per entrare nel mondo del lavoro e per inserirsi virtuosamente nei contesti sociali.

In definitiva, invece, in questo provvedimento, comunque, non diamo alla sicurezza nei luoghi di lavoro la dignità di materia reale e, contestualmente, non aiutiamo neanche il settore scuola, che di tutto ha bisogno, fuorché di provvedimenti parziali che non contemplano il contesto nel quale vengono calati.

Presidente, dunque, il tema di come far evolvere la traiettoria formazione, intesa a tutto campo, e scuola è un tema serio e, a nostro avviso, non può essere affrontato così. Dunque, ancora una volta premesse giuste, obiettivi condivisi nella teoria e metodo e risultato finale, a nostro giudizio, insufficienti. Per questo, esprimeremo un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Grazie, Presidente e grazie colleghi. Oggi c'è stata l'ultima vittima a Reggio Emilia: un uomo, un giovane operaio, è caduto da un ponteggio. Ieri, ce ne sono stati altri due. Non possiamo pensare che siano numeri. È tutto il pomeriggio che diciamo che, nel 2022, ci sono state 1.208 vittime e che, nel 2023, ce ne sono state 1.041. Questi non sono numeri: questi sono uomini, sono persone (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), sono famiglie, sono sentimenti, sono vite che se ne vanno.

Il 16 febbraio scorso poi c'è stato il dramma dei 5 operai di Firenze e quel giorno è stato un giorno davvero di non ritorno. Quelle morti hanno scosso ancora di più, in modo più forte e più feroce direi, le coscienze di tutti noi. Quindi, è per questo che è urgentissimo intervenire. Le parole, i discorsi, le manifestazioni, le fiaccolate di solidarietà non bastano più: dobbiamo agire e dobbiamo farlo in fretta. Se lo aspettano le famiglie di chi non c'è più, perché se è vero che si lavora per vivere, perché alla maggior parte delle persone l'attività lavorativa serve a garantire un indispensabile sostegno economico, oltre che per la propria dignità, morire a causa del lavoro o morire di lavoro è una drammatica contraddizione in termini.

Il Presidente Mattarella è intervenuto più volte su questa materia e, nello scorso dicembre, in occasione della celebrazione del centenario dell'istituzione della Stella al merito del Lavoro, ha detto: “Di fronte alle morti sul lavoro o a causa del lavoro le istituzioni della Repubblica, a ogni livello, sono chiamate al dovere di accrescere sempre più i livelli di sicurezza e di porre in essere tutte le azioni possibili al fine di ridurre i rischi e promuovere la cultura della prevenzione. La dignità del lavoro e la cura della vita devono prevalere su ogni altro interesse”.

Presidente, noi oggi non stiamo discutendo un provvedimento in materia di lavoro ma una proposta di legge che riguarda la scuola. Riguarda uno dei contenuti più importanti dell'insegnamento, quello dell'educazione civica. Lo sappiamo tutti che la sicurezza sui luoghi di lavoro la si ottiene con misure specifiche, mirate, che attengono a un settore molto diverso da quello della scuola, perché attengono alla legislazione sul lavoro, ai cantieri, all'organico dell'Ispettorato nazionale del lavoro, che, a sua volta, consente quei controlli indispensabili ad applicare le molte norme che già sono presenti nel nostro ordinamento.

Ma quando il nostro Presidente della Repubblica dice che le istituzioni della Repubblica ad ogni livello sono chiamate a fare tutto il possibile per accrescere la cultura della sicurezza sul lavoro è del tutto evidente che in questo forte appello è compresa anche e soprattutto la scuola italiana. È per questo che, prima in Commissione e ora qui in Aula, Forza Italia ha condiviso e condivide questa proposta di legge.

Saremmo degli incoscienti o, ancora peggio, saremmo degli emeriti bugiardi e ipocriti se pensassimo che con questo intervento normativo si possa risolvere il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro e, di conseguenza, limitare gli incidenti mortali nell'ambito dell'attività lavorativa.

Allo stesso tempo, però, mi sento di poter dire che questa proposta di legge certamente non è e non vuole assolutamente essere una foglia di fico, come è stato paventato nel corso del dibattito in discussione generale. Nell'ultimo Consiglio dei ministri, infatti, il Governo ha varato apposite disposizioni collocate all'interno dell'ultimo decreto PNRR che costituiscono una prima risposta concreta e diretta in materia di sicurezza sul lavoro. Mi limito a citare la cosiddetta patente a punti per i cantieri come misura incentivante e il potenziamento degli organici dell'Ispettorato del lavoro da destinare ai controlli sul territorio.

La proposta di legge che fra poco approveremo ha un ruolo completamente diverso non solo come settore, perché è quello dell'istruzione, ma anche come tempistica, perché la sua natura è quella che potremmo definire di investimento a lungo, a lunghissimo termine. È un passo importante quello che stiamo per fare.

Questo intervento, anche se può sembrare - e forse lo è - limitato, è pur sempre un ampliamento dello scenario per provare a contrastare le morti sul lavoro con un'operazione di natura culturale e le operazioni culturali non sono mai inutili.

Ci sono dei grandi problemi - e questo è uno di quelli - che devono essere affrontati su un doppio livello: uno immediato e concreto, che comporta un mix di incentivi, controlli e sanzioni; l'altro è un percorso civile e formativo e per questo avviene attraverso le scuole. Ci sono i controlli e le sanzioni che, per quanto efficaci o severi, non saranno mai sufficienti se non avremo imprenditori, datori di lavoro, direttori di cantiere e lavoratori stessi che considerano la sicurezza un elemento non negoziabile e non certo per un ragionamento economico ma perché è tra i principi cardine della formazione. Proviamoci almeno, facciamolo tutti insieme. È questo ciò che dico, senza troppi distinguo: parliamo di sicurezza nei cantieri, parliamo di salvare la vita a tante persone.

Questa proposta di legge non è altro che un seme piantato nel terreno. Sicuramente ci vorranno lavoro, tempo e fatica e ci vorranno anche le condizioni favorevoli. Penso che il Parlamento e la politica debbano avere il coraggio di tornare a piantare dei semi, con l'onestà di non spacciarli immediatamente per frutti. È con questo spirito che Forza Italia sostiene questa proposta di legge e voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Quindici secondi: l'Organizzazione internazionale del lavoro prevede che ogni 15 secondi ci sia una morte sul lavoro o per infortunio o per malattia professionale. Presidente, 15 secondi!

Oggi volevo fare un discorso alto e nobile sulla nostra Costituzione, su come, da un lato, la Costituzione racconti di una Repubblica fondata sul lavoro, su come, dall'altro lato, si richiedano azioni concrete per garantire i diritti inviolabili dell'uomo, parlando della promozione della dignità umana, del lavoro, della cultura, dei limiti che l'articolo 41 prevede all'interno della nostra Costituzione, in cui si cita che l'attività economica deve rispettare dei limiti chiari, come l'utilità sociale, la salute, l'ambiente, la sicurezza, la valorizzazione della libertà e della dignità umana. Ma, Presidente, non potrò entrare nel dettaglio di tutti questi articoli non solo perché non ho tempo, ma perché penso che sarebbe un esercizio veramente sterile e inutile, perché questi principi che da sempre guidano la nostra azione politica, di fatto, non mi sembra che sortiscano alcun effetto nei confronti di questa maggioranza.

Penso che questo provvedimento - mi dispiace dirlo, perché io stessa l'ho fortemente voluto e, poi, ho dovuto ricredermi nel corso dei lavori di Commissione proprio per come è stato stravolto dal Governo - sia fumo negli occhi. Purtroppo, non è possibile far entrare questa materia all'interno dell'educazione civica senza mettere alcun tipo di risorsa. Ritengo che l'educazione civica abbia diverse sfaccettature, diverse materie, ma, di certo, entrare così in profondità nell'ambito della cultura della sicurezza del lavoro non gli appartiene, non è la sua funzione e non lo si può neanche richiedere, francamente.

Io penso che con questo provvedimento, nuovamente, il Governo dimostri due cose. In primo luogo, la sua distanza dal concetto di cultura: questa parola è stata espunta dal testo, io non lo posso accettare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vi voglio rassicurare, colleghi della maggioranza: non è una brutta parola, ci stava in questo provvedimento e, invece, no.

In secondo luogo, ritengo che il Governo, ancora una volta, concepisca la sicurezza sul lavoro come un costo e non come un investimento. Allora vi dico, colleghi, fatevi due conti. In Italia, secondo INAIL, il costo sociale annuo degli infortuni è pari al 3,1 per cento del PIL, 45 miliardi; tra l'altro, si ritiene che questa sia una stima assolutamente al ribasso, perché, probabilmente, l'impatto è anche superiore. L'impatto economico di una gestione non corretta della salute e della sicurezza sul lavoro è stato elaborato per la prima volta dall'Agenzia europea per la sicurezza, da poco, e ci dà la cifra di quello che è l'enorme problema in termini economici, ma, soprattutto, in termini sociali per il nostro Paese.

Allora, qui, l'insegnamento della cultura della sicurezza sul lavoro sarebbe stato fondamentale, non solo del diritto del lavoro - che, da giuslavorista, ritengo essere una materia fondamentale, ma di certo, non da insegnarla ai ragazzi nelle scuole di secondo grado perché non ha assolutamente senso in questa fase - perché ritengo che sia importante concepire un nuovo Umanesimo. Il lavoro deve rimettere al centro la persona, perché, senza il benessere della persona, noi non andiamo da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è un Paese sostenibile quello che non mette la persona al centro, al centro di ogni contesto, al centro di ogni situazione. Penso che noi abbiamo bisogno di questo.

Per quanto riguarda questo provvedimento, mi sono chiesta tante volte: si tratta di un primo passo? Si tratta di un passo in avanti? Io penso di no, perché lo reputo del tutto inefficace e per questo motivo ci asterremo. Colleghi, io spero veramente di sbagliarmi, però non credo che ci sarà differenza tra ieri, oggi e domani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Nel mondo, ogni giorno, muoiono migliaia di lavoratori a causa di un infortunio o di una malattia professionale e il costo umano di queste tragedie quotidiane è enorme, così com'è grande l'onere economico causato dalle scarse pratiche di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro: equivale - pensate un po' -, ogni anno, al 4 per cento del prodotto interno lordo mondiale e, purtroppo, la situazione nel nostro Paese è in linea con questi dati. Nel 2022, i decessi sono stati più di 1.000, circa 3 al giorno, e la situazione, come emerge anche dal rapporto presentato dall'INAIL nello scorso mese di giugno, appare anche peggiorata nel 2023 e già drammaticamente confermata in questi primi mesi del nuovo anno.

Il Governo, proprio in questi giorni, ha dato una risposta importante per contrastare in maniera efficace questa piaga, affinché nessuno debba più morire di lavoro.

Presidente, questa legge nasce anche dalla spinta degli studenti, che chiedono di poter affrontare questi temi liberamente a scuola e, su certi temi, la politica non dovrebbe fare polemica. Purtroppo, ho sentito, prima di me, qualche collega, in particolare del MoVimento 5 Stelle, sia nella fase dell'analisi degli emendamenti che in dichiarazione di voto, dire che questa legge non serve a niente, perché non ci sono soldi per formare i nostri insegnanti sul tema della sicurezza del lavoro. Per suo tramite, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che, nella passata legislatura sono stati al Governo dal primo all'ultimo giorno di Governo e non hanno speso un secondo della loro attività per parlare di questi temi, suggerirei prudenza. Suggerirei prudenza e cautela anche quando si parla di soldi, perché dal partito che ha creato un buco di 160 miliardi di euro per il superbonus e oggi ci rimprovera di non investire un euro in merito alla sicurezza sul lavoro, lezioni non ne accettiamo. E molto più umilmente, sempre se in quest'Aula è consentito parlare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Colleghi…collega Amato. Collega Sasso, prego, prosegua.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Dicevo, e, molto più umilmente, non 160 miliardi, ma circa 400 milioni di euro in fuffa, cioè in banchi a rotelle, avremmo potuto spendere il 10 per cento di quella cifra per formare gli insegnanti sul tema della sicurezza sul lavoro.

Detto questo, perché, per fortuna, gli italiani il 25 settembre hanno voltato pagina, in quest'ottica non si poteva tralasciare l'educazione degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. L'auspicio è che si sviluppi un'educazione che possa promuovere una cultura della sicurezza anche nelle aziende, tra i lavoratori e i datori di lavoro. La sicurezza sui luoghi di lavoro deve essere una priorità in ogni ambiente e la formazione è un tassello fondamentale per rendere il luogo di lavoro sicuro e per prevenire incidenti e infortuni. Ad oggi, sono obbligatori i corsi di sicurezza sul lavoro per chi è già impiegato: sono corsi di formazione progettati per fornire conoscenze e competenze ai lavoratori e ai datori di lavoro sulle migliori pratiche per poter prevenire gli infortuni sul luogo di lavoro e la formazione può variare in base alle esigenze specifiche delle aziende e alla natura del lavoro svolto. Ma la moderna concezione di sicurezza sul lavoro che il nostro Paese deve acquistare a pieno guarda a questa disciplina come ad un concetto generale, più che a una serie di norme, come una filosofia da perseguire, più che un complesso di strumenti da utilizzare per proteggersi, una vera e propria cultura, più che qualcosa imposto dall'alto.

Presidente, il concetto di cultura della sicurezza sul lavoro, nato nelle industrie ad alto rischio, sta contagiando, per fortuna, tutte le aziende di ogni dimensione, tipologia e livello di rischio. Una cultura organizzativa che attribuisce un alto livello di importanza alle convinzioni, ai valori e agli atteggiamenti in materia di sicurezza sul lavoro e ne condivide l'attenzione con la maggior parte delle persone all'interno dell'azienda o sul posto di lavoro. Con l'approvazione di questo provvedimento, questa cultura arriva finalmente a scuola. In Commissione abbiamo lavorato su questi temi, abbinati in modo da far rientrare questi importanti principi fra quelli caratterizzanti il percorso dell'educazione civica, che, voglio ricordarlo, grazie ad un provvedimento della Lega, i nostri ragazzi sono tornati a seguire dal 2020 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questa formazione si aggiunge a quella obbligatoria, di una durata minima di 4 ore l'anno, già prevista in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro durante i percorsi di orientamento, ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008. Abbiamo ritenuto preferibile affidare a un insegnamento trasversale, come quello dell'educazione civica, l'obiettivo della diffusione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, proprio per centrare una finalità, quella di creare una cultura forte della sicurezza sul lavoro, non solo la mera conoscenza del diritto, come se fossero mere nozioni del diritto del lavoro e, quindi, delle norme vigenti, bensì un cambiamento epocale che è ciò che all'Italia più serve. L'istruzione ha il compito, in primo luogo, di trasmettere agli studenti l'importanza di lavorare e di studiare in condizioni salubri per loro stessi e l'ambiente circostante, una condizione imprescindibile, che genera benefici dal punto di vista fisico e mentale. Questi insegnamenti devono essere impartiti sin dalla giovane età, perché se apprendono che non è giusto lavorare in situazioni pericolose e rischiose saranno poi gli studenti stessi in grado di discernere le circostanze difficili. Questa proposta di legge ha come obiettivo - e mi avvio alla conclusione, Presidente -, la diffusione a scuola delle conoscenze di base del diritto del lavoro e in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro per contribuire a formare cittadini consapevoli dei diritti, dei doveri e delle tutele dei lavoratori. Per questo motivo, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signora Presidente. Voglio iniziare questo mio intervento con una frase pronunciata dal Presidente Mattarella, che è stato ricordato in quest'Aula poco fa: “La sicurezza non è un costo, né tantomeno un lusso: ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona”. Penso sia giusto ricordare questo tema, che è la centralità soprattutto di tale diritto, che però richiederebbe non interventi parziali o misure spot, ma davvero una discussione ampia e un provvedimento dedicato e di ampio respiro.

Proprio nel giorno, tra l'altro, in cui, com'è stato più volte ricordato, dobbiamo ricordare in quest'Aula l'ennesima, tragica, morte sul lavoro, riteniamo appunto che serva certamente una cultura, una diffusione sempre più ampia e capillare, una consapevolezza della cultura della sicurezza, dei diritti e dei doveri come principi irrinunciabili di una cittadinanza responsabile, a partire, ovviamente, dagli studenti e dalle generazioni più giovani.

Ed è proprio con questo spirito che abbiamo esaminato quelle proposte di legge, i testi che sono arrivati oggi in Aula, che, alla fine, hanno riunito all'interno dell'educazione civica, senza - e riteniamo che questo sia giusto - inserire una nuova materia, appunto, il tema della sicurezza sul lavoro.

Tuttavia, se ragioniamo solo sul singolo provvedimento, colleghi, senza inserire questa discussione in una cornice complessiva che riguardi il lavoro, che riguardi, appunto, quegli interventi che la collega Guerra ha ricordato all'inizio di questa seduta e, quindi, le norme in materia di subappalti, gli investimenti in sicurezza, i controlli e le regole uniformi tra cantieri pubblici e privati e i principi e le regole imprescindibili, ebbene, il provvedimento che esaminiamo questa sera rischia davvero di essere ben poca cosa e non per sminuirlo, ma per invitarvi tutti a una riflessione, perché non siamo, fortunatamente, mi viene da dire, all'anno zero. È stato ricordato quanto già la legge n. 92 del 2019 prevede in materia di educazione civica, ma mi viene spontaneo ricordare anche quelle misure che il decreto legislativo n. 81 del 2008 contiene al suo interno, agli articoli 9 e 11, che hanno permesso, anche con la collaborazione di tante associazioni che nelle scuole sono andate, interventi formativi, interventi, appunto, volti a diffondere una sempre maggiore consapevolezza all'interno della comunità studentesca.

Ecco, non siamo all'anno zero, colleghi, rispetto alle attività che negli istituti scolastici sono promosse, siamo però consapevoli del fatto che il tema della sicurezza sul lavoro sia, per prima cosa, un grande tema culturale, che ha a che vedere con la percezione del rischio, con la costruzione di un equilibrio avanzato che consenta agli studenti e alle studentesse di non sottovalutare i pericoli e le minacce che mettono a rischio la vita delle persone.

Proprio per questo, oltre alla conoscenza della normativa, è necessario un lavoro culturale serio, ampio e profondo, che abbia proprio come obiettivo quello di pretendere il lavoro in sicurezza e una piena presa di coscienza, soprattutto, del fatto che la sicurezza e la propria vita non sono un costo, ma sono un diritto imprescindibile e fondamentale, che sin dalle generazioni più giovani va riconosciuto, preteso e ricordato in ogni momento, in quella che è l'attività didattica a scuola e nelle esperienze formative che gli studenti compiono all'interno dei percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento, in ogni momento del percorso scolastico.

Ma non posso limitarmi, colleghi, a parlare soltanto del tema di questa proposta di legge, perché non si può, quando si parla di scuola, procedere solo, sempre e soltanto a colpi di bandierine, a colpi di interventi episodici, magari buoni per la prima pagina del giornale del giorno dopo, e purtroppo in tema di scuola, oltre al provvedimento di questa sera, a questi interventi stiamo assistendo da molto tempo, mi verrebbe da dire dall'inizio di questa legislatura: la norma penale che spesso viene adottata rispetto all'emergenza del giorno, l'annuncio rispetto alla paura del momento, il voto in condotta che si sta discutendo in queste ore al Senato, le classi differenziali, rispetto a un'integrazione reale degli studenti con background migratorio, la contrapposizione permanente, promossa e incoraggiata all'interno della scuola, invece di quello che dovrebbe essere il dialogo e il confronto. Il tutto, purtroppo, tra l'altro, ignorando spesso quello che è un vero, reale e fattivo ascolto della comunità scolastica, dimenticando quello che già avviene al suo interno e dimenticando soprattutto quello che è il valore centrale, fondamentale e formativo dell'istruzione, che deve tendere alla crescita e alla maturazione di ogni studente e di ogni studentessa e che dovrebbe essere, davvero, l'ossessione di ogni Ministro dell'Istruzione.

Ci siamo trovati tante volte a discutere di questi temi in quest'Aula, colleghi. La scuola va, sì, resa protagonista, ma ascoltandola, in primo luogo, senza imporle riforme, ma mettendo in campo quegli interventi strutturali di cui abbiamo discusso e parlo del diritto allo studio, parlo del tempo pieno, parlo del contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, parlo della comunità educante e, soprattutto, di un tema di formazione e di retribuzioni adeguate del corpo docente. La scuola ha bisogno di istituzioni che la rendano protagonista e dialogante, che non puntino a dividere i suoi componenti, perché è proprio il dialogo, e vi invito a leggere oggi la bella intervista del dirigente scolastico dell'Istituto Parini di Milano…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per cortesia, se avete esigenza di parlare tra di voi fatelo fuori dall'Aula.

IRENE MANZI (PD-IDP). Ricordavo, appunto, l'intervento del dirigente scolastico dell'Istituto Parini di Milano, che, anche di fronte a una situazione delicata come quella di un'occupazione scolastica, continua ad appellarsi al dialogo e al confronto all'interno della propria scuola, tra la scuola e gli studenti. Ecco, di questo c'è bisogno. La scuola è una comunità educante in cui dovrebbero trovare applicazione vivente i valori democratici del confronto, del dialogo, del riconoscimento reciproco, perché è il luogo della crescita, colleghi, della relazione, dove si dovrebbe imparare a gestire i conflitti e a stare insieme, all'interno delle differenze.

Per fare questo, però, serve volontà politica, serve l'adeguamento degli organici e delle retribuzioni, serve appunto la formazione del personale docente, serve investire in scuole sicure, funzionali e accoglienti, in quello spazio educatore che è fondamentale nello sviluppo degli studenti. Per restituire autorevolezza alla scuola, ed è un termine che il Ministro ha spesso citato, serve però un'azione condivisa, non uno spot, non soltanto le sanzioni. Serve tempo, soprattutto, che non è il tempo di un decreto-legge o di una proposta di legge, ma è il tempo di un coinvolgimento ampio e capillare della comunità scolastica nel suo insieme, di fronte a quella che è l'emergenza educativa, sociale e culturale che il nostro Paese sta attraversando.

Per attuare quella scuola costituzionale prevista dall'articolo 34 della Costituzione, quella che non lascia indietro alcuno e che investe ancora di più nei contesti difficili, serve proprio questo e quella scuola costituzionale deve avere come obiettivo, anche nelle sanzioni, quello del rieducare, del formare, del recuperare i ragazzi, perché stiamo parlando di minori e la formazione del ragazzo, signora Presidente, non è una retta, ma un intreccio di linee, un cammino fatto di pause, di deviazioni, di cammini laterali, in cui deve poter esserci spazio anche per le insicurezze, per le disillusioni, per i dubbi, per gli entusiasmi. Ed è quello che vorremmo sentire in quest'Aula, nelle prossime occasioni in cui torneremo a parlare di scuola, un grande e complessivo dibattito, efficace, soprattutto, come momento di riflessione intorno alla scuola, intorno al valore dell'istruzione come strumento per la crescita democratica del Paese.

Lasciamo gli spot fuori da quest'Aula, colleghi, e prendiamoci cura soprattutto di quel mondo, perché forse allora saremo in grado davvero di rendere all'istruzione il ruolo e il peso che dovrebbe avere e che merita all'interno del destino di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente Ascani. Grazie al Sottosegretario Frassinetti, che ha seguito dall'inizio questo percorso. Ovviamente, un ringraziamento al relatore Cangiano e già prima al collega Sasso e a tutti i componenti della Commissione cultura, che, evidentemente, lo rinnovo, hanno seguito molto da vicino questo provvedimento. Grazie, non è un passaggio assolutamente scontato quello che voglio fare qui, questa sera, in quest'Aula, perché, Presidente Ascani, è già stato detto in parte dal bell'intervento della collega Dalla Chiesa. Il Presidente Mattarella, in queste settimane, in questi giorni, ci ha ricordato come i morti sul lavoro ci dicono che quanto stiamo facendo e quanto è stato fatto non è abbastanza. La cultura della sicurezza deve permeare le istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro. Mi sembra assolutamente superfluo sottolineare come l'etimologia di un termine, sotto questo punto di vista, che evidentemente è stato cambiato per una mera tecnicalità rispetto alla presentazione della proposta, possa costituire un elemento di così grande scalpore, quando si guarda in questo caso al dito e non a quel desiderio che per noi è la luna, ovvero cercare di insegnare agli studenti, seppure all'interno delle ore dell'educazione civica, i rudimenti base della cultura della sicurezza.

Diceva bene qualche collega, poc'anzi: questo provvedimento, questa legge, che noi di Fratelli d'Italia abbiamo voluto fortemente, risolverà immediatamente tutti i problemi? Porterà a morti zero sul lavoro? Sicuramente no, o per lo meno non subito, ma quantomeno cercheremo di far crescere esattamente la cultura della sicurezza in quelli che saranno i nostri lavoratori di domani e di dopodomani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nei ragazzi e nelle ragazze che frequentano le scuole. Tra l'altro, abbiamo voluto fortemente estendere questo concetto non soltanto alle scuole secondarie, ma a tutte le scuole di ogni ordine e grado.

La cultura della sicurezza, sotto questo punto di vista, si fa anche alle elementari. Abbiamo già immaginato, secondo me, cose molto belle, che sono fumetti da dare a questi ragazzi, attraverso i quali, con gli insegnanti, andranno a leggere quella che è una costruzione. Man mano, si avvicineranno al mercato del lavoro sulla propria sicurezza sui luoghi di lavoro, perché è vero, nel nostro Paese, Presidente, muoiono ancora 3 persone al giorno sui luoghi di lavoro, ma ci sono ancora molti malati che si ammalano sui luoghi di lavoro e ci sono molte malattie professionali, molti infortuni.

Lorenzo Parelli era un ragazzo di 18 anni che, nell'ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro, è stato schiacciato da una trave. Giuliano De Seta ha subìto, purtroppo, un infortunio sul lavoro, morendo a poco più di 18 anni, 18 o 19 anni, schiacciato da una lastra di metallo. Luana D'Orazio era una ragazza di 20 anni, morta stritolata all'interno di un orditoio semplicemente perché a questo orditoio erano state tolte le sicure, per aumentare la produttività. La parte destra di quest'Aula dice che quella non è produttività, ma quella è delinquenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che va sanzionata e va punita nel modo più duro possibile. Presidente, Lorenzo Parelli, Giuliano De Seta e Luana D'Orazio sono tra coloro che, purtroppo, sono morti, non posso drammaticamente citarli tutti, ma, ad esempio, Lorenzo e Giuliano sono morti da lavoratori, ma erano studenti.

È su questa base che si appoggia la nostra convinzione rispetto a questo passaggio di legge, perché noi, nel nostro Paese, siamo molto bravi a sanzionare. Prima il collega Giachetti diceva, forse un po' tra il serio e il faceto, “non siete stati, fortunatamente, in grado di creare d'emblée un nuovo reato”. I reati li conosciamo, dal decreto legislativo n. 81 in poi, sotto questo punto di vista, le regole ci sono. Quello che manca molto spesso nel nostro Paese è la prevenzione rispetto agli incidenti e alle morti sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e sulla base della prevenzione noi dobbiamo fare cultura della sicurezza.

E, anche se questo fosse un piccolo tassello, un centimetro, magari, sulla base di quello che ha detto qualcuno delle opposizioni - che si asterranno anche su una loro proposta di legge presentata, quindi è abbastanza innovativo questo modo di fare - e anche se noi proseguissimo per un centimetro, sulla base del fatto che una studentessa o uno studente un domani sul proprio posto di lavoro avvertirà qualche pericolo e non farà un certo tipo di operazione, ebbene, noi ne saremo assolutamente contenti, anche perché, molto banalmente, lo dico, sono circa 10 anni che noi proponiamo in quest'Aula misure di questo tipo.

Questa mia proposta di legge, questa proposta di legge di Fratelli d'Italia l'ho presentata, colleghi, 3 o 4 anni fa. La maggioranza di allora neanche mai l'ha calendarizzata questa proposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Avete parlato di tutto tranne che di cultura della sicurezza. Il Ministro Calderone, qualche giorno fa, ha parlato della patente a punti. Seppure andremo a declinarla sulla base delle esigenze di coloro che oggi invece lavorano e lavorano bene, nel senso che noi con la patente a punti non possiamo decapitare una parte delle aziende, dobbiamo cercare di confermare quello che è secondo noi un istituto, quello della sicurezza, tra l'altro ricordato dall'articolo 32 della Costituzione, dal sacro articolo 32 della Costituzione, che parla di lavoro in ambiente sano e sicuro.

È un diritto qualificato come inviolabile sotto ogni profilo, sia esso fisico che psicologico. E allora voglio dire che le opposizioni, sotto questo punto di vista, lo dico veramente con grande calma e serenità, ci hanno capito poco di questa proposta, avreste dovuto leggerla meglio, seppur non lunghissima. Voi avete parlato soltanto di sicurezza. Questa, di fatto, è una proposta che ha una portata ben più ampia rispetto alla sicurezza, perché andrà a coprire tutti gli ambiti della conoscenza delle regole, dei diritti e dei doveri che assistono un rapporto di lavoro.

Mi è sembrato giusto inserire anche parte del diritto del lavoro, perché oggi una persona di 20 anni che si affaccia sul mercato del lavoro deve saper leggere un contratto di lavoro, sapere quali sono i suoi diritti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sapere quanto può fare e quanto non può fare. La base ideologica di questa proposta è dire ai ragazzi - mi rivolgo al Governo - che nel mercato del lavoro di oggi serve dire anche dei “no”, non serve dire sempre dei “sì” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

È difficile? Certo, perché magari ne va della tua carriera, ne va del tuo posto di lavoro, però, se c'è qualcosa che sulla base della cultura che la scuola insegnerà ti farà dire dei “no”, ecco che lì ne va della tua sicurezza, ne va della tua vita, anche molto drammaticamente e purtroppo abbastanza spesso. Ho sentito delle parole che effettivamente mi hanno fatto male, ho sentito parole quali “propaganda”, quali “bandierina” su questo tema, quali “ribadiamo il nostro sdegno”, “formazione zero”.

Allora c'è un passaggio che voi non avete colto, cioè che noi - ringrazio veramente comunque tutta l'Aula - celebriamo all'interno di questa proposta di legge, colleghi, lo dico anche per chi non l'ha seguita dall'inizio, il cosiddetto istituto della testimonianza, Presidente. La testimonianza che cosa significa? Significa che circa 2 settimane fa sono stato, ad esempio, a Budrio, in provincia di Bologna, e ho visitato una nostra eccellenza, invito tutti ad andare a visitarla, che è il Centro protesi INAIL. All'interno di questo Centro protesi INAIL, che, lo rinnovo, è un'eccellenza europea, ho visto persone mutilate, ho visto persone con delle protesi. L'istituto della testimonianza, in qualità di combinato disposto rispetto a quanto voi non avete capito, farà in modo che questi testimonial con una protesi andranno di fronte a migliaia di studenti, e questo farà molto di più di un libro nell'immaginario di queste persone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché se ne ricorderanno quando andranno a lavorare, quando non passeranno sotto quella trave, quando diranno dei “no”, come prima abbiamo cercato e ho cercato banalmente di ricordare.

Presidente, quanto alla patente a punti abbiamo aumentato il Fondo indennizzi per quanto riguarda le vittime sul lavoro. Non avremmo mai voluto farlo ma l'abbiamo aumentato. Questo Governo, dopo anni, ha messo in pista 900 ispettori del lavoro in più che andranno tutti i giorni nei luoghi di lavoro e la politica li deve aiutare a controllare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'educazione civica, questo scandalo, secondo alcuni, dell'educazione civica - lo ricordo e me lo ricorda il Sottosegretario Frassinetti - è quell'ambito specifico, con un finanziamento specifico, che ogni anno ha circa 4 milioni e mezzo che verranno investiti anche in questo. Tutta roba che è nuova, è aria fresca anche per questo Parlamento, dopo oltre dieci anni di silenzi. Questo è il messaggio che noi oggi vogliamo cercare di andare a sottoscrivere.

Quando mi parlano di altre proposte che sono state abbinate, capisco in parte la frustrazione perché sono state anche un po' scavalcate da altre proposte. Non lo dico io, che sono il primo firmatario dell'altra proposta, ma lo dice il professor Stefano Bellomo, un noto professore di diritto del lavoro, che la proposta della maggioranza è la proposta più giusta perché è dedicata esclusivamente al tema lavoro e inserisce nelle scuole l'educazione sui principi base di diritto del lavoro, oltre all'educazione alla sicurezza e alla salute negli ambienti di lavoro. Lo dicono gli accademici e non lo dice, in questo caso, la politica.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

WALTER RIZZETTO (FDI). Soltanto una cosa, Presidente, e concludo. Avete parlato e qualcuno ha parlato di percorsi spot. Allora, vedete, facciamo che siamo d'accordo: è un percorso spot. Però, diciamo che di fronte a questo percorso spot voi resterete chini rispetto alla vostra piccola opposizione di oggi, permettetemelo. Per quanto mi riguarda, un passaggio del genere vale la pena di essere vissuto e vale la pena di essere vissuto anche, immagino, da parte dei colleghi perché dà un senso a una legislatura intera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà, per 2 minuti.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Queste sono le parole della madre di Sabri Jaballah, operaio di 22 anni morto a Montale: “Non è giusto, ho cercato di andare avanti ma è difficile, non è possibile morire così sul lavoro, non siamo in guerra”. Queste sono le parole della mamma di Sabri Jaballah.

Parlare di educazione, di conoscenza del tema della sicurezza e della prevenzione sui luoghi di lavoro a partire dalle nostre scuole è importante ma ciò presuppone una concessione della cultura. Cosa intendiamo come cultura? Se come cultura si intende una presa di possesso della propria personalità, cioè della propria vita, qui stiamo parlando della vita delle operaie e degli operai, dei lavoratori e delle lavoratrici. Di questo stiamo parlando, in un Paese che, dall'inizio dell'anno, conta 45 morti sui luoghi di lavoro. Questo è il primo tema. Il secondo tema - vado a concludere, Presidente - è il senso del lavoro. Cos'è il senso del lavoro, oggi? Come è cambiato il lavoro, oggi? È da inserire all'interno di un contesto scolastico, del suo tessuto, dei suoi strumenti, nell'era di chi pensa che a scuola i bambini che in qualche modo hanno problemi di apprendimento della lingua italiana debbano essere inseriti in classi differenziate, ghettizzati. Di questo parliamo, parliamo del contesto scolastico. Qui viene a mancare un'altra occasione: affrontare il tema della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. E quale tipo di cultura, se non quella dell'inclusione, quella della prevenzione, è capace di coinvolgere associazioni datoriali e sindacali, proprio quelli che vengono oggi esclusi da questo provvedimento?

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 630-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 630-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 630-A: "Modifica all'articolo 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92, concernente l'introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42) (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dichiaro così assorbita l'abbinata proposta di legge n. 373.

Seguito della discussione del disegno di legge: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285” (A.C. 1435-A​) e delle abbinate proposte di legge: Brambilla; Gusmeroli ed altri; Comaroli ed altri; Vinci; Vinci; Berruto ed altri; Mule'; De Luca; Consiglio regionale della Lombardia; Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro; Care'; Santillo ed altri; Consiglio regionale del Veneto; Consiglio regionale del Veneto; Iaria ed altri; Rosato; Mascaretti ed altri; Consiglio regionale della Puglia; Deidda ed altri; Morassut ed altri; Cherchi; Consiglio regionale del Veneto; Gianassi ed altri (A.C. 41​-96​-195​-411​-412​-526​-529​-578​-634​-684​-686​-697​-718​-865​-874​-892​-985​-1030​-1218​-1258​-1265​-1398​-1413​-1483​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1435-A: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285” e delle abbinate proposte di legge nn. 41-96-195-411-412-526-529-578-634-684-686-697-718-865-874-892-985-1030-1218-1258-1265-1398-1413-1483.

Ricordo che nella seduta del 1° marzo 2024 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Avverto che fuori dalla seduta l'emendamento D'Orso 2.1000 è stato ritirato dalla presentatrice.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione bilancio - relativo, quanto agli emendamenti, a quelli riferiti ai primi 14 articoli - reca 6 condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A) e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 4.500 e 8.500, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A) e in relazione ai quali non sono stati presentati subemendamenti.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine la componente politica +Europa del gruppo Misto è stata invitata a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1435-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di intervenire sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1 la collega Ghirra, Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Oggi iniziamo l'esame delle modifiche al codice della strada, un provvedimento su cui abbiamo manifestato la nostra contrarietà durante gli interventi in discussione generale. Avremmo atteso modifiche che andassero a incidere su quelli che sono realmente i problemi che determinano le tante, troppe vittime sulle nostre strade; riteniamo che i provvedimenti che sono stati inseriti, all'interno delle modifiche al codice, purtroppo non vadano nella giusta direzione, nel senso che, se è vero che vi è stato un inasprimento di alcune pene, in particolare sulla guida in stato di ebbrezza e sull'assunzione di sostanze stupefacenti, è altrettanto vero che non vengono minimamente potenziati i controlli sulle nostre strade. La stessa ASAPS, l'Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale, rileva, oltre ai dati tragici delle morti sulle strade, il decremento continuo dalle Forze di Polizia stradale e locale, decremento che quindi non consente adeguati controlli. In più, sembrerebbe che le disposizioni che sono andate a definire la norma siano più orientate a limitare il potere di intervento dei comuni nella disciplina di tutela…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, se è possibile, non date le spalle alla Presidenza, che è sempre apprezzato. Dopodiché, cerchiamo di ascoltare la collega Ghirra o, almeno, di consentirle di svolgere il suo intervento nel silenzio dell'Aula.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Dicevo che sembrano più volte ridurre la facoltà dei comuni di intervenire sia sulla regolamentazione della mobilità urbana che sulla definizione delle progettazioni delle infrastrutture stradali, orientate in particolare alla moderazione del traffico, e anche a limitare e disincentivare tutti quegli strumenti di mobilità sostenibile, che, invece, dovremmo virtuosamente promuovere, come quelli della ciclabilità, della micromobilità elettrica, che, attraverso le nuove disposizioni, vengono, a nostro avviso, estremamente penalizzati, con l'imposizione del casco obbligatorio per tutti, della targa e dell'assicurazione. Sicuramente, era necessario introdurre norme di governo del fenomeno dell'esplosione dei monopattini, ma non in questa maniera, anche perché le regole già esistono, ma non vengono fatte rispettare. Tra l'altro, non si fa neanche una distinzione tra i mezzi di utilizzo privato e quelli in sharing, che, invece, già sono sottoposti a regole più stringenti.

Peraltro, abbiamo sottolineato, anche durante la discussione generale, tutte le limitazioni che vengono poste rispetto alle zone a traffico limitato, che sono state, negli anni, uno strumento per ben governare la mobilità all'interno dei nostri centri urbani, rendendo più complicata per i comuni la loro gestione, così come le disposizioni che riguardano la sosta, la cui definizione viene demandata a un decreto ministeriale che dovrà definire come i comuni dovranno governare il sistema della sosta: una materia finora di esclusiva, o quasi, competenza delle amministrazioni locali.

Uno degli ultimi articoli è quello della legge delega al Governo per la definizione delle disposizioni sulla disciplina di alcuni aspetti, quali, ad esempio, le infrastrutture per la ciclabilità, la micromobilità elettrica, la mobilità dolce o, ancora, le disposizioni che riguardano la velocità, che non trovano la nostra condivisione.

Per questo abbiamo ripresentato in Aula gli stessi emendamenti che abbiamo avuto modo di discutere in Commissione, con un puntuale lavoro portato avanti dai relatori, che, però, non ha ottenuto gli effetti che noi speravamo. E questo ci ha condotto a ripresentare in questa sede alcuni degli emendamenti che non sono stati accolti, nella speranza che possano essere, in questa sede, invece, approvati. In particolare, ci premerebbe che venissero prese in considerazioni le disposizioni che abbiamo chiesto di introdurre rispetto ai cosiddetti corridoi faunistici, cioè quei percorsi che consentirebbero agli animali di attraversare le arterie stradali senza incorrere in incidenti con le auto, andando a salvaguardare anche la sicurezza dei guidatori e degli automobilisti, alcuni dei quali sono deceduti sulle nostre strade proprio a causa dell'attraversamento di animali selvatici o, ancora, dell'utilizzo di mezzi a trazione animale nelle nostre città.

Spero che questa discussione possa portare all'approvazione di almeno alcuni degli emendamenti che noi riteniamo di maggior rilievo, per restituire un ruolo da protagonisti ai nostri sindaci e, soprattutto, per garantire la sicurezza della circolazione sulle nostre strade e per raggiungere il vero obiettivo di questo provvedimento, che dovrebbe essere quello di ridurre gli incidenti e le vittime, che, come ho detto in premessa, sono soprattutto legati all'eccessiva velocità e alla distrazione nelle nostre strade (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, cominciamo una discussione importante, fondamentale. Purtroppo, non avremo il tempo di esaurirla stasera, ma io penso sia importante mettere il punto su un aspetto emerso nel lavoro di Commissione. Io voglio ringraziare la Commissione trasporti, le forze di maggioranza e opposizione, il presidente, i vicepresidenti e i relatori per il grande lavoro: 760 emendamenti che abbiamo discusso, emendamento per emendamento. Tra questi emendamenti, ne sono stati approvati 160. Alcuni hanno migliorato questo testo, altri non sono stati approvati. Li stiamo ripresentando. Quello che abbiamo trovato inconcepibile in questi mesi è l'atteggiamento del Governo, e io lo voglio dire anche oggi.

Oggi apriamo la discussione, si interromperà fra pochi minuti e avremo una settimana per riflettere. La sicurezza stradale non è né di destra, né di sinistra, non può essere utilizzata come strumento per portare avanti una crociata politica o la campagna elettorale. Molti dei punti su cui siamo arrivati - sto pensando alle norme per fermare la strage che generano gli angoli ciechi sui mezzi pesanti, nei TIR, 200 morti l'anno, che possono essere evitati, se c'è la scelta politica di dotare i nostri impianti di strumenti che possano evitarlo - non sono né di destra né di sinistra. Garantire una limitazione della velocità effettiva non solo a parole, ma concretamente non è né di destra, né di sinistra, è la scelta giusta.

Noi siamo molto preoccupati perché i pareri contrari ai nostri emendamenti vanno contro il buonsenso, vanno contro le stesse dichiarazioni che sui social fa il Ministro Salvini quando parla di sicurezza stradale. Chiediamo che ci sia coerenza, l'abbiamo fatto con gli emendamenti e lo ripeteremo punto per punto. Questa coerenza la imponiamo. Ce lo dicono i numeri impietosi da bollettino di guerra: 165.000 scontri stradali nel 2022, 9 morti ogni giorno, oltre 3.200 morti, e fra questi 48 persone che, ogni singolo giorno, vengono investite sulle strisce pedonali.

Tutto questo lo dobbiamo fermare, dando ai sindaci, alle regioni e a tutte le istituzioni i poteri di lavorare, non accentrando scelte e andando in una direzione che è sbagliata. E sommessamente, segnalo al Governo, che è molto impegnato ad attaccare, ad esempio, l'autovelox, che ci sono strumenti migliori dell'autovelox, ma mettiamo in campo soluzioni alternative se si è contrari a quello strumento. E se si attacca il fatto che ci siano tanti autovelox in Italia, bisogna anche dire che la stragrande maggioranza sono nei comuni del Veneto amministrati dalla Lega Nord, e quindi non è un tema di destra o di sinistra mettere quegli autovelox. Così come, nei confronti delle Città 30, sommessamente ricordo alla maggioranza che la città dove il centrodestra ha avuto il miglior risultato politico alle ultime elezioni regionali è proprio Olbia dove, coraggiosamente, il sindaco di Forza Italia ha sperimentato, in questi anni, la Città 30. Quindi, forse, un problema di consenso così grande intorno a questo provvedimento non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Quindi, da questo punto di vista, io segnalo che non è un tema di destra o di sinistra, c'è in ballo la vita delle persone. Le opposizioni responsabilmente hanno fatto proposte concrete. Cambiamo atteggiamento almeno in Aula. Correggiamo un codice della strada che rischia di ottenere un risultato contrario agli obiettivi che sono stati proposti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista – Commenti del deputato Candiani).

PRESIDENTE. Onorevole Candiani, se vuole chiedere la parola, io gliela do, altrimenti eviti di rivolgersi così a un collega.

Ha chiesto di parlare sempre sul complesso degli emendamenti l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Il collega è nervoso forse. Collega, stia tranquillo, tanto siamo qui, dobbiamo fare gli interventi…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, collega Iaria, e non al collega.

ANTONINO IARIA (M5S). Allora, tramite la Presidenza, chiedo tranquillità ai colleghi della maggioranza. Io li capisco anche perché sono un po' ostaggio della perenne campagna elettorale del Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e sono tutti un po' nervosetti. Vedo proprio tanta tensione, c'è baruffa nell'aria, come diceva una vecchia pubblicità (Commenti)…

PRESIDENTE. Colleghi…Prego prosegua, onorevole Iaria. Colleghi, se qualcuno vuole chiedere la parola, la chieda.

ANTONINO IARIA (M5S). Io ho citato il Ministro Salvini non a caso, perché questa revisione del codice della strada (Commenti)…

PRESIDENTE. Colleghi, basta!

ANTONINO IARIA (M5S). Ma io sono contento, perché finalmente sento voci della maggioranza che non sentivo da un anno a questa parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quindi, se riesco a stimolare anche questa discussione, per me è veramente un grande risultato oggi, una discussione che riguarda un partito politico il cui Ministro, il cui capo, praticamente, fa campagna elettorale cambiando il codice della strada, che andava revisionato, ma mettendoci tutta una serie di misure propagandistiche, che vanno a distruggere la possibilità di fare le zone 30 in maniera corretta, vanno a colpevolizzare un mezzo di trasporto della mobilità in sharing, che è il monopattino, non toccando altri mezzi di trasporto di mobilità dolce. Quindi, lavora sul fatto che il monopattino è il più cattivo di tutti e gli mettiamo casco, frecce, ammortizzatori, airbag ma per le biciclette non si fa la stessa cosa; non si mette l'obbligo del casco, perché bisogna capire che la politica della Lega viaggia soltanto guardando i pacchetti di voti. Se i pacchetti di voti indirizzano la mobilità sostenibile verso l'uso dell'auto, l'auto non deve essere toccata, bisogna fare di tutto per distruggere la mobilità sostenibile ed è questo ciò che si sta facendo in questo codice della strada.

Come dicevo, l'ho detto anche in discussione generale, questa revisione fa anche cose buone; piace a molta parte della destra dire questa frase. Ci sono anche cose buone, però il problema è che c'è tutto un articolo e vi sono altri tipi di misure puntuali che vanno a incasinare ciò che avevamo iniziato con i Governi precedenti con riferimento alla possibilità di andare verso città con una mobilità sostenibile, vera, europea. Invece, andiamo a fare una revisione e una restaurazione, ma soltanto perché si pensa che con questo metodo si hanno più voti, ma a me non sembra che questa strategia abbia molto successo, almeno per un partito della maggioranza. Quindi, da questo punto di vista, cara Presidente, il complesso degli emendamenti è fatto apposta per correggere il tiro e sono stati anche emendamenti costruttivi e c'è stato anche un bel dialogo in Commissione, anche con la maggioranza. Il problema rimane sempre il convitato di pietra che è il Ministro Salvini a cui non importa niente delle misure e delle loro peculiarità, a lui importa soltanto di acchiappare più voti per riuscire a posizionarsi all'interno di una maggioranza in crisi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Signor Presidente, prima di votare gli emendamenti aggiungo un punto di vista che è quello degli amministratori locali. Con riferimento a questo decreto - e mi rivolgo anche ai colleghi della Lega, così come ho fatto in Commissione - la premessa (comunque ringrazio i relatori per il lavoro svolto insieme) è che si tratta di un testo che comunque presenta elementi di disequilibrio notevoli: in una prima parte vengono introdotte sanzioni che contengono tra di loro delle sproporzioni, mentre dalla seconda parte si strizza un po' l'occhio a quelli che le multe insomma fanno un po' fatica ad accettarle. Tutto questo - e torno al mio inciso - diminuendo in maniera evidente le capacità di pianificazione e decisione propria delle amministrazioni comunali, in termini di pianificazione strategica, e delle prerogative anche per un'organizzazione e gestione degli spazi all'interno delle piccole medie e grandi città, che hanno sempre caratterizzato elementi di grande qualità per la vivibilità dei nostri territori, a discapito delle autonomie degli enti locali.

Questo è un altro tema secondo me non secondario; all'interno di questa parte vengono introdotti principi che in Commissione ho definito a fisarmonica, nel senso che vengono introdotti criteri assolutamente non codificabili, come quello dell'adeguatezza, della proporzionalità o altre cose di questo tipo, che vanno a scalfire e, anzi, ad abrogare principi molto chiari che erano contenuti nelle norme del codice precedente anche dopo la riforma recente del 2020. Questo tenevo a sottolinearlo perché è un aspetto non secondario, che riguarda tutti noi, riguarda gli amministratori. Io faccio l'amministratore locale, ma so che tra i colleghi di Fratelli d'Italia, della Lega, di qualsiasi altro gruppo parlamentare, questo sarà un tema molto sentito, se e quando, questo provvedimento verrà approvato, perché poi si ripercuoterà sulla gestione quotidiana dei piccoli, medi e grandi comuni che tutti noi amministriamo, in tutto in parte, in proporzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie Presidente, anch'io mi associo, prima di arrivare al voto su questo primo emendamento e poi seguirà l'articolato, che immagino avrà uno spazio di dibattito in quest'Aula più lungo, alle voci già presenti in quest'Aula. In primo luogo, lo faccio per sottolineare quanto la materia di cui stiamo trattando abbia in sé un'incidenza reale sulla vita delle persone, pensiamo, in particolare, ai giovani; le cifre sono già state ricordate.

Però trovo estremamente faticoso, difficile fare su questa materia un dibattito che sia solo prettamente ideologico, propagandistico e che impegni anche le parti, l'una contro l'altra, non rendendo ragione alla verità delle cose, ossia dobbiamo creare le migliori condizioni possibili per arrivare ad una soluzione che in qualche modo dia prevenzione a queste vite, una risposta a quelle famiglie di vittime degli incidenti stradali, il cui dolore rimane inspiegabile.

Al riguardo, ricordo il grande impegno del nostro consigliere regionale, Alessio D'Amato, in una legge puntuale, a livello regionale; è stato richiamato; vuole intervenire anche sugli accorgimenti necessari nelle municipalità, nei comuni, con riferimento al tema della prevenzione stradale nei confronti delle persone. Invece trovo del tutto fuori luogo i toni propagandistici che, mi permetto di dire, il Ministro Salvini ha usato su questo tema, a volte insinuando il dubbio della strumentalizzazione.

Aggiungo un accorato invito al Ministro competente: la prossima volta che intende rilanciare una campagna sulla sicurezza stradale verifichi che chi si fa promotore di questa campagna sulla sicurezza stradale almeno rispetti la regola minimale del mettersi le cinture di sicurezza in auto, come previsto dall'attuale normativa vigente (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ecco, penso che il dibattito di quest'Aula debba dare conto anche della verità, della veridicità, dell'oggetto del nostro impegno. Su questo, quindi, cerchiamo tutti, colleghe e colleghi, di dare vita ad un dibattito in Aula che sappia valutare, emendamento per emendamento, articolo per articolo, la realtà, la concretezza e gli effetti specifici che le norme che andiamo a votare potranno avere nel salvare o non salvare la vita di tanti giovani del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, invito il relatore e il rappresentante del Governo a esprimere i pareri relativi all'articolo 1.

ELENA MACCANTI , Relatrice. Grazie Presidente, i pareri sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Il numero legale è raggiunto

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Colleghi, essendo giunti in prossimità delle ore 20, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana, dopo il seguito dell'esame del decreto-legge in materia di imprese di interesse strategico nazionale.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto, inoltre, che sempre secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella stessa seduta di martedì 12 marzo, il seguito della discussione della mozione in materia di rilancio dell'industria dell'automotive è anticipata alle ore 12 e, quindi, prima del seguito del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 4 del 2024.

Nella seduta di giovedì 14 marzo, alle ore 9.30, si svolgeranno le comunicazioni del Governo con la partecipazione del Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La relativa organizzazione dei tempi sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Avverto, inoltre, che con distinte lettere in data odierna, i presidenti delle Commissioni cultura e agricoltura hanno rappresentato l'esigenza sulla quale hanno convenuto all'unanimità gli uffici di presidenza delle Commissioni medesime di rinviare di una settimana l'avvio dell'esame in Assemblea - attualmente previsto dal vigente calendario dei lavori, a partire da lunedì 11 marzo - delle seguenti proposte di legge: n. 982 ed abbinate, recante “Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani”; n. 329, recante “Disciplina dell'ippicoltura”.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tali provvedimenti non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la settimana 11-15 marzo e sarà collocato all'ordine del giorno della seduta di lunedì 18 marzo, rispettivamente, quale primo e quale secondo argomento, per la discussione generale; i relativi seguiti saranno invece iscritti a partire dalla seduta del 19 marzo con priorità rispetto agli altri argomenti già previsti.

Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 5 marzo 2024, la Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi ha proceduto alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente Gianluca Vinci; vicepresidenti Simonetta Matone ed Emiliano Fossi; segretari Chiara Tenerini e Valentina D'Orso.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, sono state dette tante cose nel corso degli interventi per l'8 marzo. Francamente, avevo presentato una mozione e speravo di poterla discutere con impegni concreti ma, purtroppo, non è stato così. L'Aula ha scelto di fare soltanto questo momento di parole all'acqua di rose e così ci siamo adeguati.

Però, ci tenevo, comunque, a mandare un messaggio a tutte le donne straordinarie che sono nella mia vita, che ho conosciuto e che ogni giorno combattono contro questo mondo dispari.

Vorrei fare un saluto affettuoso alle colleghe Stefania Ascari e Carmela Auriemma che, in questo momento, si trovano a Gaza, in missione. Quindi, in questa Giornata internazionale della donna il mio pensiero va a loro, ma va anche a tutte le donne che ogni giorno resistono, strette in pareti sempre più anguste e sotto soffitti di cristallo.

Le differenze di genere ancora persistono - lo abbiamo detto oggi - nei salari e nell'occupazione, ma anche in casa. È tra le mura di casa dove bisognerebbe veramente intervenire subito, adesso. In Italia, le donne svolgono 5 ore e 5 minuti di lavoro non retribuito di assistenza e cura, mentre gli uomini soltanto 1 ora e 5 minuti. Questa storia del lavoro non retribuito deve finire. Per questo, spero che le donne l'8 marzo scioperino. Scioperate donne: si fermerà il Paese e forse finalmente anche il più scettico capirà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, membri del Governo, gli italiani residenti all'estero possono, sì, rinnovare la propria carta d'identità al consolato, e, in questo caso, ottengono una carta d'identità elettronica, oppure possono anche rinnovarla al loro comune di iscrizione AIRE e, in questo caso, ottengono una carta d'identità cartacea, il vecchio tipo che ha un grosso problema: per la comunità italiana residente all'estero oggi avere una carta d'identità cartacea è un problema, perché in molti Paesi non viene più accettata dalle pubbliche amministrazioni locali. I comuni in Italia, come sapete benissimo, oggi, sono tutti attrezzati e rilasciano già le carte di identità elettroniche per i loro residenti.

Quindi, Presidente, poter richiedere la carta d'identità elettronica per un italiano all'estero, anche nel proprio comune in Italia, è molto utile, anche perché all'estero spesso non si abita vicino al proprio consolato, che può essere anche molto lontano, con molte ore di viaggio e, a volte, con decine di ore di viaggio.

Quindi, Presidente, ringrazio innanzitutto il Governo e il Ministero degli Affari esteri, la Farnesina, nella persona del Sottosegretario Giorgio Silli, che ho incontrato due giorni fa, per essersi dimostrato molto favorevole a questa cosa, nonché il Sottosegretario Molteni, dell'Interno, che già a suo tempo si era dimostrato favorevole a questa proposta.

Pertanto, Presidente, sollecito nuovamente le autorità competenti ad attivarsi per poter procedere al rilascio della carta d'identità elettronica anche per i cittadini italiani residenti all'estero quando tornano nel proprio comune di iscrizione AIRE in Italia.

Spero che questo si possa avere nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Tramite la sua persona, vorrei chiedere che i Ministri competenti intervengano su quello che è successo stanotte a Castellammare di Stabia. C'era una partita tra la Casertana e la Juve Stabia e alcuni ultras - così li chiamano, per me sono soltanto delinquenti e farabutti - sono andati con alcune mazze in mezzo alla strada, scatenando la guerriglia, distruggendo alcune macchine e alcune saracinesche di negozi, il tutto indisturbati. Alla fine, sono tornati negli autobus - quelli che dovevano tornare a Caserta - e sono stati solo identificati.

La domanda è questa: perché, in occasioni del genere, non si interviene con il sistema che si è utilizzato in tante altre occasioni? Perché non si è intervenuti in situazioni antisommossa? Perché non si è intervenuti con forza contro gli ultras? Presidente, le chiedo di farsi portavoce presso i Ministri competenti per capire come mai, in una situazione così grave, in cui veramente sarebbe stato necessario un intervento durissimo da parte delle Forze dell'ordine, si sia scelto, invece, di procedere solo alle identificazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Presidente, quando si parla di “onorevole”, si parla di rispetto, si parla di stima, ma si parla, soprattutto, di chi deve essere degno di rispetto. Essere chiamato “onorevole” e sedere in quest'Aula vuol dire ricordarsi chi ci ha permesso di entrare in quest'Aula, ma vuol dire ricordarsi, allo stesso tempo, ogni giorno, che da quest'Aula dovrebbe partire verso la società quel messaggio di rispetto e di essere degni di essere chiamati “onorevoli”.

Sentire da quest'Aula, dai banchi della Lega, mentre intervenivo sul tema dell'educazione civica, dell'apprendimento della cultura del lavoro e della prevenzione della cultura sul lavoro, richiami alla mia famiglia, vuol dire non essere degni di essere chiamati “onorevole”. Quest'Aula dovrebbe essere il riflesso positivo verso la società, lasciando fuori da quest'Aula quegli strati, quella deriva che richiama quei valori antifascisti e antirazzisti che ci hanno riportato qui.

Chiudo il mio intervento, invitando la Presidenza non solo a stigmatizzare, non è la prima volta: dobbiamo, indipendentemente dal lato dell'Aula dove siamo seduti, onorare la parola “onorevole”. Va onorata e avere l'audacia e il coraggio di dire ciò che si vuole dire a microfono aperto, perché non fare questo significa tradire quei valori, quel senso di appartenenza. Quindi, dico: è vergognoso, non è umano, non è degno della nostra Repubblica sentire alcuni parlamentari, ancora una volta, fare riferimento a quelle parole e a quei linguaggi che non onorano la nostra Costituzione (Applausi del deputato Ciani).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 6 marzo 2024 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,05.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1, il deputato D'Attis ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 7, il deputato Rubano ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 8 il deputato De Luca ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 14 il deputato Orsini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 17, 18 e 19 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 42 il deputato Nevi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DOC XVI, N 2-RIS EURO CONG IMP DISP 268 268 0 135 267 1 62 Appr.
2 Nominale RIS LEVANTE CONG IMP DISP NO 6-94 275 275 0 138 275 0 61 Appr.
3 Nominale RIS ASPIDES CONG IMP DISP NO 6-94 277 277 0 139 271 6 60 Appr.
4 Nominale RIS 6-90 PREMESSA 276 185 91 93 179 6 60 Appr.
5 Nominale RIS 6-91 ULTERIORI IMP DISP 275 274 1 138 274 0 60 Appr.
6 Nominale RIS 6-91 PREMESSE NO 18 CPV 274 268 6 135 268 0 60 Appr.
7 Nominale RIS 6-91 CPV 18 275 266 9 134 102 164 60 Resp.
8 Nominale RIS 6-92 IMP 1.1,1.2,1.3 RIF E 1.4 274 182 92 92 182 0 60 Appr.
9 Nominale RIS 6-92 IMP 2 275 229 46 115 229 0 60 Appr.
10 Nominale RIS 6-92 PREMESSA 274 228 46 115 228 0 60 Appr.
11 Nominale RIS 6-93 PREMESSE 271 227 44 114 227 0 61 Appr.
12 Nominale RIS 6-94 PREMESSA 276 187 89 94 10 177 60 Resp.
13 Nominale RIS 6-95 LEVANTE 4 IMPEGNI 274 274 0 138 274 0 60 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale RIS 6-95 ASPIDES IMP 1 278 271 7 136 270 1 60 Appr.
15 Nominale RIS 6-95 ASPIDES IMP 2 278 278 0 140 278 0 60 Appr.
16 Nominale RIS 6-95 PREMESSA 278 278 0 140 277 1 60 Appr.
17 Nominale PDL 630-A E ABB - EM 1.109 239 239 0 120 85 154 87 Resp.
18 Nominale EM 1.104 243 242 1 122 84 158 85 Resp.
19 Nominale EM 1.102 240 188 52 95 33 155 85 Resp.
20 Nominale EM 1.103 234 182 52 92 30 152 85 Resp.
21 Nominale EM 1.101 233 183 50 92 31 152 85 Resp.
22 Nominale EM 1.105 231 181 50 91 38 143 85 Resp.
23 Nominale EM 1.100 229 180 49 91 40 140 85 Resp.
24 Nominale EM 1.106 230 228 2 115 86 142 85 Resp.
25 Nominale ARTICOLO 1 230 144 86 73 143 1 84 Appr.
26 Nominale EM 2.101 223 182 41 92 45 137 84 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ARTICOLO 2 222 137 85 69 136 1 83 Appr.
28 Nominale ART AGG 2.0101 228 227 1 114 88 139 83 Resp.
29 Nominale ART AGG 2.0100 225 225 0 113 88 137 83 Resp.
30 Nominale EM 3.3 229 180 49 91 40 140 83 Resp.
31 Nominale EM 3.100 227 227 0 114 91 136 83 Resp.
32 Nominale ARTICOLO 3 228 140 88 71 139 1 83 Appr.
33 Nominale ODG 9/630-A E ABB/1 209 208 1 105 79 129 83 Resp.
34 Nominale ODG 9/630-A E ABB/4 215 151 64 76 11 140 83 Resp.
35 Nominale ODG 9/630-A E ABB/5 214 211 3 106 80 131 83 Resp.
36 Nominale ODG 9/630-A E ABB/6 216 208 8 105 75 133 83 Resp.
37 Nominale ODG 9/630-A E ABB/9 RIF 215 213 2 107 208 5 83 Appr.
38 Nominale ODG 9/630-A E ABB/10 214 212 2 107 80 132 83 Resp.
39 Nominale ODG 9/630-A E ABB/11 216 186 30 94 54 132 83 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 43)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ODG 9/630-A E ABB/12 214 211 3 106 80 131 83 Resp.
41 Nominale ODG 9/630-A E ABB/13 212 210 2 106 81 129 83 Resp.
42 Nominale PDL 630-A E ABB - VOTO FINALE 190 122 68 62 121 1 82 Appr.
43 Nominale DDL 1435-A E ABB - EM 1.5 104 103 1 52 0 103 82 Resp.