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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 252 di mercoledì 28 febbraio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNARITA PATRIARCA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Pertanto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 9,58.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Dovremmo ora passare all'esame del primo argomento all'ordine del giorno. Tuttavia, il Governo ha comunicato che il Sottosegretario Durigon, delegato a seguire il provvedimento, non potrà essere presente in Aula prima delle ore 10,20. Stigmatizzo che tale assenza non consente alla nostra Assemblea di riunirsi secondo quanto previsto dall'ordine del giorno.

Sospendo, pertanto, la seduta fino alle ore 10,20.

La seduta, sospesa alle 10, è ripresa alle 10,20.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo classico statale “Plinio il Giovane”, di Città di Castello, in provincia di Perugia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Li ringraziamo e gli auguriamo, ovviamente, ogni bene.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Mi dispiace per i ragazzi che ci stanno ascoltando e per i cittadini che sono collegati online con la nostra seduta. Mi faccia prendere la parola sull'ordine dei lavori per stigmatizzare quanto appena avvenuto. Mi faccia dire, Presidente, che, in quest'anno, ci siamo abituati a vedere la fila vuota dei Ministri per ogni provvedimento, anche per quelli più importanti.

Stiamo per iniziare la discussione finale, con votazioni, del provvedimento sulla Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate, ma non c'è un Ministro presente. Tuttavia, la cosa gravissima è che, dopo due rinvii di 20 minuti, non ci sia un Sottosegretario presente in Aula.

Capisco che siete abituati a fare (Commenti)… adesso c'è, alle 10,20, ma la seduta era convocata, praticamente, un'ora fa.

Presidente, capisco che siete abituati - e lo dico alla maggioranza - a fare l'opposizione all'opposizione ma, se dopo quello che avete visto nelle scorse ore, non siete più in grado nemmeno di presentarvi davanti a questo Parlamento e volete andare all'opposizione vera del Paese, potete farlo, noi siamo pronti a sostituirvi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Anche noi stigmatizziamo quello che è avvenuto, ma vorrei essere molto chiaro ed onesto: sono cose che sono già capitate. Il problema, però - quindi, nulla di personale nei confronti del collega Durigon -, è che notiamo, da ieri, un atteggiamento da parte del Governo poco comprensibile. Da un punto di vista regolamentare, il Sottosegretario rappresenta il Governo, nulla quaestio. Segnalo che, di buona norma, di solito, il Sottosegretario presente o è il Sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento oppure è il Sottosegretario del Ministero competente per il provvedimento in oggetto.

Allora, qui potevano esserci diverse soluzioni, non ultimo, ovviamente, il fatto che ci potesse essere uno dei due Sottosegretari per la Difesa. Già ieri, abbiamo visto il collega Durigon sul florovivaismo, e gli ho portato la mia solidarietà personale privatamente, adesso si occupa anche di difesa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), lo dico in modo scherzoso.

Io credo che sia giusto - e mi rivolgo a lei, Presidente - che si faccia presente al Ministro per i Rapporti con il Parlamento, rispettosamente, che quest'andazzo non può essere condiviso, cioè che si debba ricercare, da questo punto di vista, maggiore rispetto, ossia che, nei limiti del possibile, ci sia il Sottosegretario rappresentante del Governo sulle materie trattate dal provvedimento.

Credo che questa, ripeto, dovrebbe essere la norma e, invece, sta diventando l'eccezione. Credo che questo non aiuti anche nel dialogo, perché è capitato qualche volta che, essendoci il Sottosegretario per materia, ci sia potuta essere anche un'interlocuzione, com'è giusto che sia. Ricordo a tutti e a me stesso che questo si chiama “Parlamento” e non semplicemente un luogo in cui ratifichiamo decisioni prese altrove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Faccio seguito alle parole dei colleghi per stigmatizzare, non quanto accaduto stamattina, non una questione personale nei confronti del Sottosegretario Durigon, ma il fatto che quest'Aula è convocata il mercoledì mattina - come oramai da tempo - alle 9,30 e dover rinviare i lavori alle 10,20 per mancanza del Governo è una mancanza di rispetto, non nei confronti del nostro gruppo parlamentare, non nei confronti dell'opposizione, ma nei confronti dell'istituzione che rappresentiamo, cioè la Camera dei deputati. Sempre più spesso accade una mancanza di rispetto del Governo nei confronti di quest'Aula. Non siamo i passacarte del Governo, abbiamo un ruolo e crediamo che ci voglia anche rispetto nei confronti di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie Presidente. Intervengo anch'io per stigmatizzare questa che ormai è diventata una sciatteria istituzionale. Non è la prima volta che quest'Aula è costretta a rimandare anche di un'ora l'inizio dei lavori, ma abbiamo visto anche la scorsa settimana come stia diventando faticoso anche avere i pareri da parte del Governo sulle mozioni e sui provvedimenti che esaminiamo in Aula. Quindi, credo davvero che ci dobbiamo dare una regolata, non soltanto per il rispetto di ciascuno di noi - perché tutti, maggioranza e opposizione, siamo qui per lavorare, siamo qui per portare a casa provvedimenti utili al Paese -, ma anche perché, quando la sciatteria diventa regola, anche a fronte di una programmazione dell'Aula che non viene fatta da un momento all'altro, ma con un certo preavviso, credo venga meno anche l'onorabilità dell'istituzione stessa. Non stiamo dando un messaggio positivo al Paese.

Le regole ci sono, le regole vanno rispettate e, se ci sono, servono per lavorare al meglio, anche perché oggi nessuno di noi vuole stigmatizzare l'assenza del Sottosegretario Durigon, ma ricordo che questo è un Governo dove ci sono oltre 60 membri e, quindi, ritardare di un'ora sembra un po' inusuale, a fronte di una programmazione che viene fatta da una settimana all'altra e - come diceva giustamente il collega Fornaro - sarebbe anche auspicabile che, all'interno di questa compagine folta e nutrita di Governo, possano intervenire in Aula quei membri del Governo che hanno seguito i provvedimenti, perché questo non è un luogo dove si schiacciano i bottoni, o meglio non dovrebbe essere questo, ma deve essere il luogo del confronto e della collaborazione costruttiva.

Quindi, speriamo che ciò non accada più e siamo intervenuti proprio perché abbiamo bisogno di scongiurare che, anche nei prossimi mesi, nei quali la campagna elettorale occuperà tutti noi, questo Parlamento, a un certo punto, non si ritrovi vuoto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sempre sullo stesso argomento il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, quest'oggi la Camera è stata convocata alle ore 9,30 per l'inizio dell'esame di questo provvedimento, ma alle ore 10,30 la Camera non ha potuto cominciare i propri lavori per via dell'assenza del Governo. Questo è molto grave, non solo per i rapporti istituzionali e per il prestigio del Parlamento stesso, cui la sua persona, quale Presidente, è preposta - e quindi il mio invito è diretto espressamente alla sua persona per la tutela delle prerogative parlamentari e del rispetto che è dovuto dal Governo al Parlamento -, ma anche per una ragione basilare di economia dei lavori, economia in senso pratico, perché qui abbiamo un intero Parlamento che per un'ora ha dovuto attendere che il Governo ci mandasse un suo rappresentante che - come si direbbe in alcune parti d'Italia - non ci “azzecca” proprio niente con questo provvedimento, perché il Sottosegretario Durigon si occupa naturalmente delle materie del lavoro, che nulla hanno a che vedere con la materia di cui trattiamo oggi, che concerne l'istituzione della giornata dell'Unità d'Italia e delle Forze armate. Quindi, anche la presenza oggi così tardiva del Governo è del tutto inconferente rispetto al merito del provvedimento che dobbiamo trattare. Allora, si tratta di una presenza - abbia pazienza, onorevole Durigon: il mio intervento è un riconoscimento delle sue competenze - solo formale, che, in sé, costituisce una mortificazione del Parlamento, perché l'onorevole Durigon è esperto di materie del lavoro e non ha nulla a che vedere con l'oggetto e il contenuto del provvedimento di cui stiamo trattando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, signor Presidente, la tutela del Parlamento è duplice: non è solo nel rispetto dei tempi, ma è anche contenutistico-sostanziale, perché noi abbiamo il diritto a che si interloquisca con persone abilitate per materia, competenti per materia sul singolo provvedimento. Per cui, la mia sensibilizzazione nei suoi confronti è di spendere ora parole chiare, tese a condannare, a deprecare questo comportamento, a prendere provvedimenti nei confronti del Governo e a presentare istanze, a mezzo del Ministro competente, affinché episodi di tal fatta non si ripetano più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie a voi. Per chi non fosse stato presente, ricordo che la Presidenza ha immediatamente biasimato il Governo per la sua assenza nell'orario di convocazione stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Sarà mia cura informare il Presidente Fontana e rivolgere a lui, secondo quanto emerso da questi richiami sull'ordine dei lavori, l'invito a una relazione efficace con il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, in modo tale che possano essere rappresentate le vostre istanze.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 170-292-312-390-392 - D'iniziativa dei senatori: Gasparri; Parrini; Menia ed altri; Biancofiore e Petrenga; Pucciarelli: “Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate” (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 1306​) e delle abbinate proposte di legge: De Luca e Graziano; Deidda ed altri (A.C. 527​-644​) (ore 10,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 1306: “Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate” e delle abbinate proposte di legge nn. 527-644.

Ricordo che nella seduta del 20 febbraio si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Presidente Fassino su cosa vuole intervenire?

PIERO FASSINO (PD-IDP). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. La ascoltiamo.

PIERO FASSINO (PD-IDP). Volevo solo segnalare all'Aula che noi stiamo per esaminare un provvedimento che estende il 4 novembre, la Giornata delle Forze armate, anche dell'Unità nazionale. Naturalmente, per quello che mi riguarda, va benissimo e lo voterò, ma segnalo che nel 2011, in occasione del 150° anniversario dell'Unità nazionale, il 17 marzo fu proclamato giornata dell'Unità nazionale quindi, noi stiamo esaminando un provvedimento che istituisce due giornate dell'Unità nazionale.

PRESIDENTE. Mi perdoni, deputato Fassino, io non voglio essere scortese però questo è un intervento di merito, non c'entra con l'ordine dei lavori…

PIERO FASSINO (PD-IDP). Va bene, ho finito. Ho segnalato il problema…

PRESIDENTE. …quindi lo può fare quando abbiamo incardinato la discussione. A quel punto, insomma, avrà pieno titolo e diritto di farlo, però questo non è un richiamo sull'ordine dei lavori, porti pazienza.

(Esame degli articoli - A.C. 1306​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1306​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unico emendamento ad esso riferito (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

NAZARIO PAGANO , Relatore. Il parere è contrario sull'emendamento 1.100 Magi.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 Magi. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Chiedo un momento di attenzione a tutti i colleghi perché siamo qui a votare una proposta di legge che prevede l'istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate. Io credo che andrebbe emendato questo testo nella direzione molto semplice di includere, come giornata dell'Unità nazionale, anche il 20 settembre, oltre al 4 novembre, perché il 20 settembre è una giornata centrale nell'identità nazionale, è già stata festa della liberazione della capitale e dell'unificazione nazionale, lo è stata fino al 1930. Il 20 settembre - non c'è bisogno che lo dica in quest'Aula - rappresenta per la storia e per l'identità del nostro Paese non solo il coronamento del sogno mazziniano, garibaldino e risorgimentale, ma rappresenta l'inizio della storia dello Stato moderno inteso come Stato laico, come Stato nel quale le istituzioni prendono forma con quei connotati con i quali poi noi le abbiamo conosciute, ovviamente attraverso le successive trasformazioni, ed è anche la giornata in cui si suggella, anche attraverso il sacrificio delle vite umane che furono spese in quell'episodio militare a Porta Pia quando entrarono i bersaglieri - non entrarono forze di un altro esercito e di un altro Paese -, anche l'inizio, come dicevo, della storia di Roma capitale. Allora, colleghi, dobbiamo fare attenzione: la storia del nostro Paese, quando si parla di unità nazionale, non comincia con la Prima guerra mondiale, non comincia nel 1918, ma comincia molto prima. Quindi, quando si stabiliscono date che hanno un valore simbolico profondo si dovrebbe fare attenzione anche alla profondità della storia. Quindi, chiedo un momento di riflessione, in una discussione che, ovviamente, non può essere di contrapposizione, sia ai colleghi di tutti i gruppi, sia al Governo.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola primaria “Franco Rasetti” di Castiglione del Lago, in provincia di Perugia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD-IDP). Non voglio abusare del tempo, però siccome prima è stato fatto un rilievo formale adesso replico nella sostanza. A me pare francamente curioso che l'Italia abbia due feste dell'Unità nazionale. Probabilmente quando nel 2011, in occasione del 150°, si è deciso che quella giornata, che è la giornata di proclamazione nel 1861 dell'Unità nazionale, non si è valutato attentamente il senso di quella scelta. Non obietto nel merito, nel senso che poi se sarà sottoposta al voto la voterò, però segnalo all'Aula e anche al Governo la stranezza, che non so se in altri Paesi accade, di avere due giornate dedicate allo stesso evento e mi chiedo se avere due giornate significhi che se ne abroga una automaticamente in rapporto alla successione di adozione. Nessun problema drammatico, non è una questione di vita o di morte e si può anche decidere, ma mi pare una stranezza che segnalo all'Aula e mi fermo qui.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. A supporto di quanto l'onorevole Fassino poc'anzi stava dicendo, in effetti la Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera, com'è noto, con la legge 23 novembre 2012, n. 222, è stata riconosciuta nel giorno 17 marzo, data della proclamazione a Torino dell'Unità d'Italia.

Come sapete, siamo un po' perplessi in generale da una discussione che ha portato qui prima provvedimenti errati, secondo noi, su diverse giornate delle Forze armate. Non ritorniamo indietro sulla scelta, secondo noi sbagliata, di legare, per esempio, una parte di queste Forze - penso agli alpini - a una giornata sbagliata, come quella dentro la ritirata da quella terribile vicenda che lega, tra l'altro, per sempre le penne nere a quel ventennio che ci ha portato in una guerra criminale, tra l'altro, a un'invasione, in quel caso, di uno Stato sovrano, come era la Russia allora. Forse questa, certo, potrebbe servire proprio a ritornare indietro su alcuni errori e vorrei solo che se ne evitassero altri.

Devo dire che parlare di unità nazionale per noi è sempre importante. Quindi, ci sono 365 giorni per essere a favore dell'unità nazionale, mentre voi, con lo “Spacca Italia” e con quello che state facendo sull'autonomia differenziata, continuate a dividere questo Paese, che, invece, avrebbe bisogno di più unità! Però, vi facciamo notare che questo provvedimento è, ovviamente, in contraddizione con altre giornate: c'è la festa della Repubblica, c'è il 25 aprile, c'è, appunto, il 17 marzo, come giorno dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera. Va benissimo un altro giorno dell'unità nazionale, ma forse sarebbe bene che voi ritiraste il provvedimento sull'autonomia differenziata, che, invece - quello sì -, spacca il Paese e va contro i nostri interessi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1306​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

NAZARIO PAGANO , Relatore. Presidente, sull'emendamento 2.100 Grippo c'è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie. Noi accogliamo l'invito al ritiro. Per la verità, ritenevamo si dovesse colmare un vuoto, perché il testo non prevede che le iniziative indirizzate verso le giovani generazioni abbiano ad oggetto anche la conoscenza e il ricordo di chi ha sacrificato la propria vita. Accogliamo l'invito al ritiro, perché abbiamo presentato un ordine del giorno di contenuto analogo, che ci auguriamo il Governo voglia accogliere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1306​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1306​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1306​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se la presentatrice non chiede di intervenire per illustrare il suo ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'unico ordine del giorno presentato.

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il parere sull'ordine del giorno n. 9/1306/1 Grippo, firmato anche dal deputato Mollicone, è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere, nei limiti dei vincoli di finanza pubblica (…)”.

PRESIDENTE. La riformulazione è accolta.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1306​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manes. Ne ha facoltà.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. La proposta di legge approvata al Senato riconosce il 4 novembre non solo come la Giornata dell'Unità nazionale, ma anche delle Forze armate. Una proposta che arriva in quest'Aula in uno dei momenti più critici che la nostra Europa sta attraversando, in un momento in cui da più fronti gli appelli alla pace e al cessate il fuoco si fanno sempre più incessanti.

Signor Presidente, le vicende belliche del primo Novecento avevano impresso un marchio indelebile in coloro che le avevano vissute.

Il 4 novembre per molti rappresentava e rappresenta una giornata solenne, una giornata che, se non fosse per le istituzioni, per le associazioni combattentistiche e d'arma, probabilmente sarebbe oramai dimenticata. Personalmente, da alpino valdostano in congedo, mi piace invece pensare che questa giornata rappresenti idealmente un memoriale in cui le sofferenze, l'eroismo e la nostra storia possano trovare una casa, senza cadere nell'oblio o, peggio ancora, essere oggetto di revisionismi senza senso.

Bisogna, però, riconoscere che una parte di questa storia vissuta è stata causa anche di dolori, distruzioni, stermini e perdita di libertà e di identità, che non è possibile dimenticare. Come regione Valle d'Aosta, siamo da sempre sensibili alle celebrazioni del 4 novembre, forse perché i valdostani si distinsero nella Prima guerra mondiale soprattutto con il Battaglione Alpini Aosta, che riunì un buon numero di soldati che si ricoprirono di gloria sul fronte Est, unico, tra i battaglioni alpini, decorato con la medaglia d'oro.

Senza dimenticare poi che la Valle d'Aosta fu insignita della medaglia d'oro al valor militare per il valoroso comportamento e per i sacrifici di ogni genere subìti dalla popolazione valdostana durante i 20 mesi di guerra partigiana contro l'occupazione nazifascista.

Signor Presidente, non posso quindi qui oggi non ricordare un uomo, un martire assoluto della lotta al nazifascismo, un faro della Resistenza valdostana, il notaio Emile Chanoux, ucciso nel maggio del 1944 dai suoi aguzzini nazifascisti.

Un leader assoluto del movimento di resistenza valdostana, diventato l'eroe delle mai sopite istanze di autonomia politica e amministrativa della Valle d'Aosta. Un politico di valore nel panorama del federalismo del Novecento, che incentrava nella vocazione all'autonomia e all'autogoverno di tutte le comunità territoriali dell'arco alpino l'elemento essenziale per guardare con fiducia all'Europa dei popoli e non a quella degli Stati.

Una figura, questa, che deve essere salvaguardata, protetta e tutelata “senza se e senza ma”, anche da quegli attacchi insensati di persone che, spesso e volentieri, non riescono a connettere il cervello con la lingua, soprattutto se confusi dalla dialettica politica.

PRESIDENTE. Deputato Manes, le chiedo scusa, interrompiamo un attimo il suo intervento. Ovviamente, fermiamo anche il cronometro e aspettiamo che i colleghi cessino di conversare tra loro, di fare capannelli e di disturbare la sua dichiarazione di voto. Colleghi. Prego, prosegua.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, la proposta di legge che oggi approveremo non può quindi farci dimenticare comunque come i conflitti, tutti i conflitti, creino dolore, disuguaglianze e drammi. Infatti, il 4 novembre 1918 per una parte della nostra Italia è stato un dramma. I territori di Trento e Bolzano passeranno dallo sconfitto Impero austro-ungarico all'Italia; un passaggio assolutamente non indolore, con un territorio, quello trentino, che poteva contare su una continuità linguistica, etnica e culturale con il resto del Paese, e con il territorio del Südtirol, invece, costituito da una popolazione di madrelingua tedesca perfettamente integrata nel contesto storico e geopolitico del momento.

Durante il fascismo, la popolazione del Südtirol fu vittima di un violento tentativo di cancellazione della propria identità, come in parte è successo anche per la mia regione. Solo l'accordo tra De Gasperi e Gruber, l'avvento dell'autonomia speciale e la quietanza liberatoria del 1992 permisero un percorso quantomeno rispettoso del popolo sudtirolese.

Perché dico questo? Per sottolineare che questa data, il 4 novembre, rappresenta per molti l'Unità nazionale e la festa delle Forze armate, ma deve anche rappresentare soprattutto un momento di rispetto e di riflessione condivisa sulla pace tra i popoli, sulla tutela delle minoranze, sul rispetto delle persone e sul rispetto di tutti i caduti, e nessuno come noi valdostani può capire le ragioni del popolo sudtirolese. Mi piace, infine, pensare che tale Giornata, pertanto, rappresenti il livello più alto della memoria, una memoria non limitata da recinti ideologici. È una Giornata, inoltre, che celebra le nostre Forze armate, Corpi che rappresentano abnegazione e sacrificio a favore innanzitutto delle popolazioni, della pace e della solidarietà verso noi tutti e verso la tutela del nostro Paese. Termino, signor Presidente. Per le ragioni sopra esposte, annuncio che i miei colleghi della componente Minoranze Linguistiche, eletti nella lista del Südtiroler Volkspartei, non parteciperanno al voto, ma gli stessi esprimono l'auspicio che le celebrazioni del 4 novembre possano servire e preservare la memoria e il rispetto di tutti i popoli.

Nel comprendere chiaramente la posizione dei colleghi, per il rispetto, però, che porto verso le istituzioni e per l'onore che ho nel portare il cappello e la penna, da buon alpino, e come nipote di un alpino del Battaglione Alpini Aosta internato, dopo l'8 settembre del 1943, in un campo di concentramento e di lavoro nazista, voterò a favore della proposta di legge (Applausi).

PRESIDENTE. A questo punto dovrebbe svolgere la sua dichiarazione di voto la deputata Gruppioni, che invece è sostituita dalla deputata Gadda. Mi spiace per questa precisazione, ma non ci era stato comunicato. Prego, la ascoltiamo, a lei la parola.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membro del Governo, la data del 4 novembre ricorda e celebra l'armistizio di Villa Giusti del 1918, che sancì la ritirata, la resa dell'Esercito austroungarico e la fine della Prima guerra mondiale. È sempre stato un giorno simbolo, una giornata solenne per l'Italia unita e per la celebrazione delle Forze armate, che vi avevano contribuito con il loro sacrificio e, soprattutto, che portarono a una data che porta a compimento quel processo di unificazione nazionale nato nell'epoca risorgimentale.

Con questa proposta di legge, su cui Italia Viva voterà favorevolmente, così come fatto al Senato, si raccoglie il monito e la sollecitazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, in occasione proprio delle celebrazioni del 4 novembre 2022, ricordò come fosse necessario assumere in legge la definizione completa della celebrazione.

La proposta di legge in oggetto, che auspichiamo possa presto diventare legge dello Stato, istituisce la Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate proprio il giorno del 4 novembre, cambiando quello che fino a oggi è stato, quindi la prima domenica del mese di novembre. Si definisce quindi una giornata precisa, ma soprattutto si aggiunge un tassello, quella congiunzione che unisce la Giornata dell'Unità nazionale insieme alla celebrazione delle nostre Forze armate, anche facendo riferimento a quello che è contenuto all'articolo 52 della Costituzione, che dà un valore importante alla difesa della Patria. Questa occasione non è soltanto per istituire una giornata. Istituire giornate solenni ha un valore importante, perché non è un valore legato soltanto al ricordo del passato.

La memoria non è un cassetto che si chiude e si riapre soltanto in occasione della Giornata, ma la memoria deve essere continuamente alimentata; deve essere continuamente alimentata nelle scuole, nelle iniziative pubbliche, nella partecipazione. Quindi, è positivo che all'interno anche di questo testo si promuova, chiaramente nell'ambito dell'autonomia scolastica, anche l'insegnamento e la valorizzazione di questa Giornata come approfondimento, anche dal punto di vista culturale.

Noi, in questa Giornata, celebriamo l'Unità nazionale, ma soprattutto ricordiamo l'impegno passato di tante generazioni che hanno perso la loro vita per combattere per la nostra libertà e per l'unità del nostro Paese, un'unità che deve essere sempre mantenuta. Anche la nostra storia recente, purtroppo, ha visto numerosi uomini e donne delle Forze armate che hanno perso la vita anche in fronti internazionali, in contesti molto difficili di guerra. Quindi, questa è l'occasione per ringraziarli, per il loro sacrificio e ricordo in questa sede anche la strage di Nassiriya che abbiamo celebrato anche in quest'Aula qualche mese fa, ma soprattutto per ricordare quanto le nostre Forze armate siano importanti nel nostro Paese, nella vita quotidiana.

Ci siamo accorti della loro importanza durante la pandemia, abbiamo visto quanto la loro presenza sia strategica e fondamentale, grazie alla loro competenza, ai mezzi che possono mettere in campo, soprattutto in occasione degli eventi calamitosi, catastrofici. Soprattutto, la presenza delle nostre Forze armate nei gravi fronti di guerra - e ce ne sono tantissimi nel mondo - è importante, non soltanto in termini di difesa, ma anche proprio di ricongiunzione con le popolazioni civili. I nostri contingenti sono sempre apprezzati all'estero, per la loro competenza, ma, soprattutto, per la loro umanità. Gli uomini e le donne delle nostre Forze armate si occupano anche delle tante emergenze che riguardano le popolazioni più fragili del mondo.

Quindi, il gruppo di Italia Viva voterà favorevolmente, auspicando che questa Unità nazionale che celebriamo il 4 di novembre possa essere però coltivata da noi anche nella nostra operatività quotidiana e nel lavoro di questo Parlamento, perché l'Unità nazionale si deve poi attuare attraverso gli strumenti che consentono di colmare i divari generazionali, di genere e geografici che ancora sussistono nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, c'è un elemento che, forse più di altri, connota il tempo storico che stiamo attraversando, ovvero l'istantaneità. Abbiamo superato di gran lunga l'epoca della velocità, per entrare in quella dell'istante. Le foto sui social raccontano istanti, che, dopo qualche minuto, possono essere tranquillamente rimpiazzate da altre, che mostrano altri momenti vissuti, tant'è che uno dei social più usato, appunto, prende il nome di Instagram. Poi parliamo di instant book ovvero di libri scritti e pubblicati in tempi strettissimi, con i quali viene raccontato un avvenimento specifico di cronaca. Oppure abbiamo gli istant movie, ovvero opere cinematografiche il cui soggetto attinge, più o meno liberamente, a un avvenimento o un personaggio di attualità.

Tutti questi esempi mettono al centro l'istante, il momento presente, che, dopo qualche secondo o minuto, può non esserci più ed essere rimpiazzato da altro. In tale modo, succede che ne fa le spese una dimensione centrale per la vita di ogni essere umano e, allargando l'orizzonte, anche di qualsiasi comunità sociale, ovvero la memoria. Per questo al modello instant, che, come ogni altra cosa, ha i suoi pro e i suoi contro, deve sempre affiancarsi quello della memoria, il modello del ricordo. Cosa significa ricordare? Ricordare significa riportare al cuore e presuppone un viaggio nel passato, un ritorno interiore a situazioni, belle o non belle, già vissute. Presuppone, dunque, che ci si fermi a pensare.

Signor Presidente, perché ho fatto questa premessa? Perché mi sono soffermato su questo? Perché credo che oggi abbiamo, più che mai, bisogno di momenti per fermarci e ricordare. Senza memoria non c'è passato e senza passato non c'è né il presente, né il futuro. Questo vale per ogni singola persona, ma anche per una Nazione, vale anche per un popolo. Avere una memoria collettiva, momenti dove ci si ferma, tutti insieme, e si compie quel viaggio nel passato che permette di acquisire la filigrana storica del presente e, dunque, anche dell'avvenire, oggi come oggi, credo sia estremamente necessario, anche per dare punti di riferimento, specialmente ai nostri ragazzi. Sapere di essere figli di una storia collettiva permette a tutti di entrare ancora di più nella storia presente con gli strumenti necessari per viverla da protagonisti e non da spettatori. Leggere con quanta passione per la Patria, con quanto coraggio si sono battuti ragazzi giovanissimi - direi bambini - nel corso della Prima guerra mondiale, da un lato, fa male, perché si scopre inevitabilmente che molti di loro, purtroppo, persero la vita.

Dall'altro, mostra come, allora come oggi, anche i giovani hanno la possibilità e la capacità di battersi per qualcosa, di impegnarsi e sporcarsi le mani per il bene comune, per il bene di tutti. Questo è il senso profondo del provvedimento che stiamo esaminando oggi; credo che sia proprio questo. Non a caso, come si specifica poi negli atti che accompagnano il provvedimento, il ricongiungimento della festa dell'Unità nazionale alla Giornata delle Forze armate è volto a ribadire quel collegamento ideale tra la Nazione e le Forze armate, sancito appunto dall'articolo 52 della Costituzione repubblicana, che proclama la difesa della Patria sacro dovere del cittadino. La festa dell'Unità nazionale è la festa di ogni cittadino, che, con il proprio lavoro e con il proprio impegno al servizio della collettività, partecipa attivamente a mantenere viva e unita la Nazione.

Quindi, signor Presidente, l'Unità nazionale, prima di un atto politico, è un atto umano. È un atto che si realizza per mezzo di uomini in carne e ossa, passa dalle braccia e dalle gambe di persone che ogni giorno, dalla propria casa, dal proprio cantiere, dal proprio ufficio o da qualunque posto, esercitano la loro attività lavorativa e sociale e permettono di mantenere alto il nome del nostro Paese e di valorizzarlo nel senso più alto del termine. Anche questo, per noi, significa difendere la Patria. In tal senso, assume un significato ancora più profondo quello di legare l'Unità nazionale con le Forze armate, che rappresentano letteralmente chi sta in prima linea nell'esercizio della difesa della Patria e dunque di tutti i cittadini che in essa hanno casa. E anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del messaggio trasmesso al Ministro della Difesa, Guido Crosetto, il 4 novembre, ha ribadito la solidità di questo legame. Cito testualmente: “La storia delle Forze armate si intreccia indissolubilmente con la volontà del popolo italiano. L'Italia poté contare, all'inizio della costruzione dello Stato unitario, sull'intervento dei militari dei vari Stati della Penisola, opera continuata poi, durante la Prima guerra mondiale, nella lotta per l'integrità del Paese, simboleggiata dalla resistenza sul Piave. Infine, quando dopo l'8 settembre del 1943, la indipendenza del Paese fu a rischio, furono le Forze armate e il popolo italiano, uniti nella guerra di Liberazione, a permettere il riscatto della Patria”.

Ecco, signor Presidente, ricordare e valorizzare, sono questi i due verbi chiave che racchiudono, di fatto, il senso del provvedimento che oggi stiamo per approvare. Ricordare il nostro passato, per dare valore al presente, soprattutto per chi si batte affinché le condizioni di pace e libertà continuino a essere la base per il futuro del nostro Paese e delle altre comunità nazionali. Per questo ritengo fondamentale che nel progetto di legge si faccia specifico riferimento alla possibilità di utilizzare questa Giornata per promuovere le attività delle nostre Forze armate. Infatti, nel provvedimento, si stabilisce che le iniziative degli istituti scolastici devono essere volte a far conoscere le attività alle quali concorrono le Forze armate, nell'ambito del Servizio nazionale della protezione civile, per fronteggiare situazioni di pubbliche calamità e di straordinaria necessità e urgenza, in ambito umanitario, in caso di conflitti armati e nel corso delle operazioni di mantenimento e ristabilimento della pace e della sicurezza internazionale, nonché negli ambiti di prevenzione e di contrasto della criminalità e del terrorismo, oltre, appunto, che di cura e soccorso ai rifugiati e ai profughi.

Signor Presidente, se questa può rappresentare un'ulteriore occasione per promuovere l'enorme lavoro portato avanti su più livelli dalle nostre Forze armate, ritengo sia doveroso sostenere ogni iniziativa che abbia tale fine, anche perché esse hanno costantemente bisogno di forze fresche, di giovani che riconoscano nelle varie categorie in cui esse si articolano, un luogo dove potersi realizzare ed esprimersi al meglio. Come Noi moderati, siamo stati e siamo al fianco delle necessità delle nostre Forze armate, specie in questo momento, particolarmente turbolento sul fronte internazionale. Proprio per questo, mi permetta di cogliere l'occasione per ribadire il nostro grazie per l'impegno che stanno mettendo in campo, nelle varie situazioni di crisi a livello internazionale e nelle situazioni ordinarie a difesa del nostro Paese, tutti i nostri ragazzi. Anche per questo annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto magistrale di Guidonia Montecelio, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Penso che questo sia un provvedimento molto importante, un'occasione per discutere e per parlare dell'unità del nostro Paese e anche per cogliere l'occasione per ragionare un po' sulla storia recente dell'Italia, quella che ha portato all'Unità d'Italia. Mi riferisco alla grande epopea risorgimentale, che alcuni pensano possa essere terminata con la Prima guerra mondiale, ma che, invece, ha visto già momenti di partecipazione e, soprattutto, di elaborazione del pensiero nel nostro Paese, che davvero ne ha fatto una stagione pregna di valori, pregna di contenuti, pregna di sostanza.

I nostri grandi pensatori politici del tempo, come, per esempio, Giuseppe Mazzini o come il grande eroe del Risorgimento Garibaldi, a quei tempi erano considerati come i più grandi e i più importanti pensatori politici non d'Europa, ma del mondo. Lo stesso Garibaldi, al tempo, era considerato come una specie di Che Guevara dell'Ottocento, famosissimo in tutto il mondo, tant'è che le sue missioni militari, anche e soprattutto quelle in Italia, erano finanziate con raccolte di fondi che si svolgevano in tutte le parti del mondo. Questo per dire che l'Unità del nostro Paese è stata un grande movimento di popolo, è stata un grande movimento di coscienze, che ha determinato la nascita appunto di un nuovo Paese unitario. L'Unità dell'Italia è stata una delle più grandi conquiste che ci sono state negli ultimi 150 anni o negli ultimi 200 anni della storia del Paese. Un momento altissimo, che ha messo l'Italia al centro delle discussioni in Europa e nel mondo.

L'altro grande momento di alta politica e di grande partecipazione popolare - lo voglio ricordare in questa occasione - è stata la Resistenza, che ha contribuito alla rinascita dell'Unità nazionale, alla rinascita della dignità di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), e che ha determinato finalmente la nascita della Repubblica italiana e l'approvazione della Costituzione ancora vigente nel nostro Paese. Una Costituzione bella, una Costituzione che mette al centro i diritti delle persone, i diritti di tutti, i diritti di dignità. Una Carta, la nostra, che tutti i giorni merita di essere riletta, approfonditamente, specialmente dai nostri parlamentari, da tutti noi. Una Carta, quella costituzionale, che è stata frutto di quella Resistenza di cui parlavamo prima, la Resistenza alla dittatura fascista che ha infestato il nostro Paese per oltre vent'anni.

Ecco, per questo, parlare di Unità nazionale è una cosa importante. Certo, il fatto che si festeggino più Giornate dell'Unità nazionale è una cosa un po' italiana, glielo dico, Presidente. Lo dico perché, secondo me, il fatto di avere un'unica Giornata per festeggiare l'Unità nazionale dà valore a questa ricorrenza e dà valore a questo ricordo e a questa discussione. Diluirla in due Giornate dell'Unità nazionale francamente penso sia una cosa sbagliata, che pone il nostro Paese un po' in ridicolo. Invece, dovremmo forse razionalizzare un po', così come dovremmo capire, secondo me, che proprio perché il Risorgimento e l'Unità sono stati un grande movimento di popolo, proprio perché la Resistenza è stato un grande movimento di popolo, che ha portato alla nascita della Repubblica, noi non dobbiamo pensare all'Unità nazionale unicamente come frutto di guerre combattute sui campi di battaglia dalle Nazioni. Non è solo quello.

Ovviamente, oggi voglio ricordare tutti i nostri caduti di tutte le guerre, uomini e donne che hanno patito le sofferenze della guerra. Ancora, oggi, qui voglio lanciare il nostro grido che dice: “no alla guerra!” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini). Sempre “no alla guerra!” perché altrimenti la memoria del passato non serve a nulla. Chi ha visto e ricorda i grandi film sulla Prima guerra mondiale, sulla terribile guerra di trincea, sulle centinaia di migliaia di persone morte in quel modo così orribile, potrà condividere con me l'orrore per queste cose. Ma il nostro saluto e il nostro ricordo intenso vanno comunque a tutti quei caduti, a quelle persone.

Oggi parliamo di una cosa importante che riguarda la nostra identità nazionale, che riguarda la cultura del nostro Paese, che riguarda la storia del nostro Paese. Ma come è possibile che chi si accinge a votare questa proposta di legge, contemporaneamente, in altra sede, approva una legge che vuole distruggere l'Unità d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Mi riferisco alla proposta sull'autonomia differenziata: da una parte, la mano destra vuole la legge sull'Unità nazionale e, dall'altra, la mano sinistra della maggioranza, invece, la vuole sfasciare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché l'autonomia differenziata è esattamente quello. Che faremo il 4 novembre? Dopo l'autonomia differenziata, ci saranno regioni che festeggeranno l'Unità nazionale e altre che non la festeggeranno? È questo il destino che voi ci volete proporre, è questa la realtà che volete costruire? Magari, ci saranno regioni che il 4 novembre festeggeranno la Polizia regionale invece che le Forze armate del nostro Paese. Penso che la maggioranza dovrebbe avere il coraggio - mi riferisco, in modo particolare, al partito di maggioranza relativa, a Fratelli d'Italia - di dire “no” allo scempio che si sta preannunciando in questo Parlamento, di recuperare i valori dell'Unità nazionale, di recuperare i valori del Risorgimento e di recuperare i valori della Resistenza. Questo è quello che dovremmo fare, invece di assistere passivamente, come fanno i deputati della maggioranza, alla distruzione di quanto costruito dai nostri avi, dai nostri nonni, dai nostri genitori nel corso degli ultimi 200 anni.

Voi l'Unità nazionale la volete distruggere, non la volete tutelare. È per questo, secondo me, che state sottovalutando una discussione come quella che affrontiamo questa mattina. Pensate sia l'ennesima ricorrenza che va messa in calendario. Ma non è così, l'Unità nazionale è l'unità del Paese, è l'unità dei diritti di cui i cittadini e le cittadine devono godere, uguali in tutte le zone del nostro Paese, in Calabria come in Trentino-Alto Adige, in Sicilia come in Piemonte; è l'unità dei diritti delle persone, l'unità dei diritti degli uomini e delle donne. Per questa vostra manifesta incoerenza, per questa vostra manifesta incapacità di vedere cosa fa la vostra mano sinistra rispetto a cosa fa la vostra mano destra, per tutte queste ragioni noi, nonostante pensiamo che l'Unità sia un grandissimo valore che va rispettato e che rispettiamo, così come rispettiamo le Forze armate, ci asterremo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi invece voteremo favorevolmente. Tra le tante segnalazioni che si possono fare, tra le discrasie e le contraddizioni, tra provvedimenti che possono essere perfezionati, questo è tra quelli su cui noi, invece, voteremo favorevolmente. Il provvedimento istituisce il 4 novembre come Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate. Fino ad oggi, tale ricorrenza è stata vissuta come Giorno dell'Unità nazionale e celebrata ogni prima domenica di novembre. C'è una ragione storica, che risale al 1918, quando, il 4 novembre, fu stipulato l'Armistizio di Villa Giusti - ad essere precisi, l'armistizio fu firmato il 3 novembre e poi entrò in vigore il 4 - che sancì formalmente la resa dell'esercito austro-ungarico e quindi la fine della Prima guerra mondiale; conflitto che ebbe un epilogo vittorioso per l'Italia, come tutti ben sappiamo.

Oggi andiamo ad esaminare l'ipotesi di una modifica alla denominazione della ricorrenza in oggetto, cioè parleremo non più di Giorno dell'Unità nazionale, ma di Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate. Qual è la ratio? La ratio è quella di creare un filo ideale tra la Nazione, il Paese e le Forze armate. Del resto, non dimentichiamo che l'articolo 52 della Costituzione sancisce che la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. E allora ben venga la previsione che le istituzioni nazionali, regionali e locali, e gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nel rispetto dell'autonomia scolastica, promuovano e organizzino cerimonie, incontri, eventi, iniziative, conferenze, mostre o testimonianze sul tema dell'Unità nazionale, così come su quello della difesa della patria e sul ruolo delle Forze armate nell'ordinamento della Repubblica. È importante, anzi fondamentale, la sensibilizzazione delle giovani generazioni. Ed è per questo opportuno che ci siano iniziative degli istituti scolastici, volte a far conoscere le attività alle quali concorrono le Forze armate nell'ambito del Servizio nazionale della Protezione civile per fronteggiare situazioni di pubblica calamità o di necessità e urgenza.

Sappiamo bene quanto siano importanti le Forze armate, sia in ipotesi di conflitti, ma anche in ambito umanitario, così come in ambito di contrasto alla criminalità e al terrorismo, oltre che alla cura e al soccorso a profughi o rifugiati. Non lasciamo sole le Forze armate, non lasciamo soli i rappresentanti delle Forze armate. Non dobbiamo lasciarli soli quando chiedono ascolto anche in ordine ad assegnazioni di risorse, strumenti, stipendi adeguati, riorganizzazioni di carriere. Ascoltiamoli. Lo dico senza demagogia.

Nei limiti delle possibilità e degli equilibri, ascoltiamoli e, ove possibile, accogliamo le loro richieste. Trasformiamo, cioè, la volontà di celebrarli in un accoglimento - ripeto, ove possibile - delle loro istanze. Non dimentichiamoli quando c'è da tutelare e organizzare percorsi stipendiali e di carriera. Infatti, Presidente, al netto della funzione propria delle Forze dell'ordine, mi piace evidenziare in questa sede che esse sono parte integrante della società e della comunità, della quale assicurano la tutela e la sicurezza. Per questo voteremo in modo convinto questo provvedimento.

Ed è anche il giorno della commemorazione dei caduti di tutte le guerre, dei ringraziamenti ai militari in servizio in Italia e nelle missioni internazionali, oltre che la festa per l'Unità nazionale. Non vorrei fare considerazioni scontate, ma siamo in una società troppo veloce, che assorbe tutti in una quotidianità con ritmi spesso infernali, che spinge inesorabilmente verso la superficialità. Troppo spesso non c'è spazio per fermarsi sui ricordi, sul significato di una commemorazione, sulla riflessione che abbia ad oggetto il senso di un sacrificio per il servizio alla patria e al Paese.

Noi, per la verità, Presidente, avevamo presentato un emendamento, perché avevamo rilevato che il testo non prevedeva che le iniziative indirizzate verso le giovani generazioni avessero ad oggetto, nello specifico, anche la conoscenza e il ricordo di quanti, come servitori dello Stato appartenenti alle Forze armate della Repubblica italiana, hanno sacrificato la propria vita. L'emendamento non è stato accolto dal Governo, c'è stato un invito al ritiro. Ci rendiamo conto che c'è un fatto tecnico al quale dobbiamo mettere mano, perché a volte emendare un provvedimento diventa addirittura impossibile per i colleghi di maggioranza.

Questa è una giostra a cui noi dobbiamo, in qualche modo, ovviare. Però abbiamo proposto un ordine del giorno, che è stato accolto dal Governo, che prevede che non dobbiamo dimenticare e sottolinea la necessità di non lasciare sole le famiglie di chi ha perduto la vita. Non restino gli eroi della famiglia, non resti la famiglia sola, senza la presenza dello Stato, a cui è stata dedicata la vita. E questo lo dobbiamo fare concretamente.

Allora, Presidente, ancora un ultimo attimo di riflessione sull'importanza di trasmettere ai giovani messaggi e valori: significa consegnare alle future generazioni un bagaglio di valori, rappresentato da commemorazioni, simboli, iniziative e manifestazioni, che però non restino formali e vuote icone, ma che spingano all'accezione autentica di messaggi di unità, di orgoglio, di ricordi edificanti, di storie, di solidarietà e di amore verso i nostri territori e le nostre comunità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, membri del Governo, con l'approvazione di questa proposta di legge, colmiamo finalmente un vuoto che perdura dal 1949, stabilendo che il 4 novembre, oltre a essere la Giornata dell'Unità nazionale, sia anche la giornata in cui si celebrano le nostre Forze armate.

Prima di andare avanti nella discussione, voglio dire qualcosa di personale, che però credo si possa inserire bene in questa occasione: io ricordo il 4 novembre come una data importante per la mia famiglia, credo come per tante altre famiglie. Si dava il caso che mio nonno si chiamasse Carlo, il 4 novembre è San Carlo, ed era Cavaliere di Vittorio Veneto: era la grande festa della nostra famiglia. Ricordo anche la delusione e l'amarezza profonda di una persona ormai anziana, ma ancora perfettamente in grado di sapere quello che voleva dire e di ragionare con grande serenità, quando, il 4 novembre, è uscito dalle feste “rosse”, dalle feste che si celebravano evidentemente in maniera importante, con una data precisa, che era stata spostata alla domenica prima o dopo questa data. Bene, non era una cosa, ovviamente, che riguardava mio nonno, riguardava tutte le persone che, fino ad allora, si erano riconosciute in questa festa importante, che per loro rappresentava quanto di più sacro avessero dovuto affrontare soprattutto negli anni della gioventù. Molti di loro erano tornati.

Io, sulla mia scrivania, tra i ricordi più belli della mia famiglia, ho una medaglietta piccolissima di Cavaliere di Vittorio Veneto, una medaglietta piccolissima, dal punto di vista anche venale, perché è una medaglietta d'oro estremamente leggera, ma per me e per la mia famiglia era e rimane una medaglietta importante.

Quindi, se mi consentite, intervengo in questa occasione - e ringrazio il mio gruppo, che mi ha dato l'onore di svolgere la dichiarazione di voto sull'istituzione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze armate - con un particolare piacere e con un particolare ringraziamento quindi al mio gruppo, ritenendo particolarmente importante questa iniziativa. Come ha detto qualcuno, è il momento in cui si dimentica tutto. Dalla mattina alla sera, le notizie passano dalla prima all'ultima pagina e poi escono ed entrano nel dimenticatoio, mentre, invece, ricordare questi valori è un fatto importante, soprattutto - soprattutto - per le nuove generazioni.

Speriamo che anche questo nostro gesto, il gesto del Parlamento italiano, possa contribuire, in qualche modo, a dare un contributo alla ricerca di questi valori, che devono essere alla base della nostra convivenza civile.

Il ricongiungimento della festa dell'Unità nazionale alla Giornata delle Forze Armate è volto a ribadire quel collegamento ideale tra Nazione e Forze armate sancito dall'articolo 52 della Costituzione repubblicana, che proclama la difesa della Patria sacro dovere del cittadino. Lo stesso Presidente della Repubblica, sia con una missiva al precedente Governo, sia in sede della celebrazione della Giornata del 4 novembre, ha sostenuto la necessità di prevedere formalmente, con legge, una Giornata dedicata alla celebrazione delle Forze armate nel loro complesso, assente ancora oggi dal nostro ordinamento.

Ho ascoltato qualche perplessità da alcuni gruppi: mi dispiace, io credo che, forse, qualcosa si potrà ancora rivedere, ma, certamente, in un'occasione come quella del riconoscimento di questa Giornata come una Giornata di tale valore, queste polemiche, anche sfumate, anche fatte con grande attenzione - e di questo ringrazio tutti i nostri colleghi -, sarebbe stato meglio riservarle per un altro momento.

Il Senato si è già pronunciato in maniera chiara sull'iniziativa adottata dal collega Maurizio Gasparri e sulle numerose proposte di legge abbinate, approvando il testo senza alcun voto contrario. Un segnale molto importante di ammirazione nei confronti delle nostre Forze armate, che ci auguriamo possa essere confermato oggi, anche da questa Camera.

Come abbiamo già avuto modo di affermare in discussione generale, dedicare il 4 novembre alla celebrazione unitaria dell'Unità nazionale e delle Forze armate è totalmente condivisibile, perché Unità nazionale e Forze armate sono legate all'Unità d'Italia, che è il risultato delle guerre d'indipendenza e, dunque, è anche una storia militare, di cui le Forze armate sono state grandi protagoniste. Una storia di uomini e di donne che decidono di mettere a repentaglio le loro vite per fronteggiare situazioni di pubblica calamità e di straordinaria necessità e urgenza, in ambito umanitario, in caso di conflitti armati e nel corso delle operazioni di mantenimento e ristabilimento della pace - confermo questo passaggio - e della sicurezza internazionale, nonché negli ambiti di prevenzione e di contrasto della criminalità e del terrorismo, oltre che di cura e soccorso ai rifugiati. Penso alle tante missioni alle quali hanno partecipato i nostri militari in questi anni, in cui hanno dato prova anche di eroismo e di estrema, straordinaria professionalità. E penso anche a tutti coloro che non hanno fatto più ritorno a casa: purtroppo sono tanti, anche in periodi di cosiddetta pace, una pace che sembrava un fatto assodato, almeno per i Paesi dell'Europa occidentale e che, invece, purtroppo, si sta dimostrando come qualcosa che dobbiamo conquistare ogni giorno, con piena, totale, profonda, assoluta convinzione.

Colgo questa occasione per rivolgere il mio più sentito e commosso pensiero a tutti i caduti che hanno perso la vita, operando in quei territori nei quali l'Italia è stata impegnata per portare e consolidare la pace e ringrazio tutti i militari e quanti sono ancora adesso impegnati nelle zone di crisi, mettendo a rischio la propria incolumità in nome della pace, della stabilità e della libertà. Proprio ieri ho incontrato qui, a Roma, alcuni militari reduci da campagne di pace, delle quali, purtroppo, porteranno sempre, sì, il ricordo, ma anche le ferite sulla loro pelle.

Con queste persone, che sono state colpite così profondamente, abbiamo parlato della celebrazione che avremmo voluto e dovuto approvare oggi e ho visto nei loro occhi una straordinaria manifestazione di attenzione e, soprattutto, di apprezzamento. È anche a queste persone che, evidentemente, dobbiamo dedicare il nostro voto di questa mattina.

Dobbiamo essere consapevoli che celebrare le nostre Forze armate non vuol dire altro che celebrare noi stessi, in quanto parte dello stesso Stato. Per questi motivi, esprimo, a nome del gruppo di Forza Italia, voto favorevole all'istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate. Viva le Forze armate, viva l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Penza. Ne ha facoltà.

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi questa illustre Assemblea è chiamata a esprimersi sulla proposta di legge che contiene un testo di fondamentale importanza, che mira a riconoscere ufficialmente il 4 novembre come Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate. Questa proposta, oltre a rispecchiare un profondo rispetto per la nostra storia, sottolinea l'importanza di commemorare e valorizzare il sacrificio e il coraggio delle Forze armate italiane, sacre custodi della libertà e dell'integrità del nostro Paese. Giova ricordare che, nella precedente legislatura, proprio il MoVimento 5 Stelle ha approvato una mozione che tendeva a tale riconoscimento.

La proposta di legge che votiamo oggi non nasce da un vuoto, ma si inserisce in un contesto storico e culturale ricco e complesso, che ha visto il 4 novembre celebrato per la prima volta come festività nazionale nel 1919, immediatamente dopo la fine della Prima guerra mondiale. Tale data simboleggia non solo la vittoria e il completamento del processo di unificazione nazionale, ma anche l'inizio di un cammino condiviso verso la pace e la stabilità, valori su cui si fonda la nostra Repubblica.

La necessità di una legge che istituisca ufficialmente questa Giornata è stata evidenziata da numerosi appelli istituzionali e dal sentire comune della cittadinanza, che vede nel 4 novembre non solo un momento di ricordo, ma anche un'occasione per riflettere sul significato dell'unità e del sacrificio collettivo. La proposta di legge sembra quasi rispondere a questa esigenza, proponendo non solo una celebrazione simbolica, ma anche un'opportunità educativa per tramandare alle future generazioni i valori di patriottismo, rispetto e gratitudine verso coloro che hanno servito e servono il nostro Paese. In quest'ottica, la proposta di legge prevede che le istituzioni pubbliche e le istituzioni scolastiche siano incoraggiate a organizzare eventi e iniziative per promuovere la conoscenza e la comprensione di questo importante aspetto della nostra storia nazionale. L'obiettivo sembra essere duplice: da un lato, rendere omaggio a chi ha sacrificato la vita per la Patria, dall'altro, rafforzare il senso di appartenenza nazionale attraverso la condivisione di valori universali e trasversali.

Desidero sottolineare come il riconoscimento del 4 novembre non sia solo un atto dovuto di memoria, ma rappresenti anche un'importante occasione di crescita civile e culturale per il nostro Paese. La celebrazione del 4 novembre come Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate costituisce un ponte tra passato, presente e futuro, invitandoci a riflettere sulle fondamenta della nostra identità collettiva e sul ruolo che ciascuno di noi può svolgere nel contribuire alla costituzione di una società più consapevole, unita e resiliente.

Tuttavia, pur volendo e tentando di sostenere questa proposta, non possiamo ignorare il profondo contrasto tra i valori di unità e solidarietà che essa rappresenta e l'operato dell'attuale maggioranza e del Governo. Le recenti politiche adottate, che includono la riduzione delle misure di contrasto alla povertà, come il reddito di cittadinanza, lo smantellamento di iniziative virtuose, come il bonus 110 per cento e l'avanzare dell'autonomia differenziata rappresentano una chiara deviazione dai principi di coesione e giustizia sociale su cui si fonda la nostra Repubblica.

Il 4 novembre, come Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate, dovrebbe simboleggiare non solo il ricordo e l'omaggio a chi ha lottato per la nostra libertà, ma anche un rinnovato impegno verso i principi fondamentali di uguaglianza e di ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie, così come recita la nostra Costituzione. In questo momento storico, in cui le politiche del Governo sembrano andare in direzione opposta, rafforzando le disuguaglianze e alimentando divisioni, noi del MoVimento 5 Stelle sentiamo il dovere di esprimere un voto di astensione su questa proposta.

La nostra astensione non vuole essere un rifiuto dei valori che questa Giornata intende celebrare, ma piuttosto un segnale di allarme verso un'esecuzione politica che, anziché unire, divide, e che, invece di elevare e supportare i più vulnerabili, li lascia indietro; è un atto di coerenza con i principi di giustizia sociale e di Unità nazionale che il nostro MoVimento ha sempre difeso e continuerà a difendere. Invitiamo quindi l'Assemblea e il Governo a riflettere sull'importanza di politiche che promuovano realmente l'unità e la solidarietà, che siano in grado di riconoscere e valorizzare il sacrificio di chi ha servito - e serve - il nostro Paese, non solo attraverso atti simbolici, ma con azioni concrete volte al benessere di tutti i cittadini.

La celebrazione del 4 novembre come giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate dovrebbe essere un momento di riflessione collettiva sul tipo di Nazione che vogliamo essere, una Nazione che non dimentica il proprio passato, che onora i propri eroi, non solo con le parole, ma con i fatti e con politiche che riflettono i valori di giustizia, pace e solidarietà che essi hanno difeso.

Concludo, pertanto, ribadendo il nostro appello ad una politica che miri veramente all'unità ed al progresso sociale di tutti gli italiani, in coerenza con lo spirito e i valori che il 4 novembre dovrebbe rappresentare. È solo attraverso un impegno reale verso questi ideali che potremo onorare degnamente la memoria di chi ha sacrificato tutto per la nostra libertà e per la nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, queste Aule hanno visto in passato - e vedono anche attualmente - il deposito di molte proposte legislative per la celebrazione di molte giornate, la Giornata del gatto, la Giornata del sorriso, la Giornata del fiore di lillà: io non voglio sminuire queste iniziative - nessuna di queste iniziative -, tuttavia, è evidente che qui, oggi, siamo chiamati a votare un disegno di legge decisamente più solenne, il ripristino - che poi ripristino non è, ma è una formalizzazione - di una giornata fondante per il nostro Paese, cioè la festa del 4 novembre, festa dell'Unità nazionale e delle Forze armate. Infatti, come è noto spero a tutti - dalla discussione probabilmente questa cosa non sembrava veramente emergere -, il 4 novembre è definito dalla legge n. 260 del 1949 come il giorno dell'Unità nazionale, punto. Però, già di fatto oggi si ricomprende sostanzialmente in questa Giornata la celebrazione delle nostre Forze armate; infatti già oggi, colleghi, il 4 novembre facciamo l'alzabandiera, la deposizione della corona d'alloro sull'Altare della Patria, la visita al sacrario di Redipuglia, dove sono custodite le salme dei nostri caduti, lo spettacolare passaggio delle Frecce tricolori e già oggi le Forze armate, quindi segnatamente l'Esercito, la Marina, l'Aeronautica, l'Arma dei carabinieri, in quella giornata, ripristinano un contatto diretto con le persone, uscendo dalle caserme e incontrando appunto i cittadini. Tuttavia, noi, come legislatori, abbiamo ritenuto di assumere anche un'iniziativa formale, quindi una precisazione, che poi è basata su una sollecitazione che ci è venuta dal Presidente della Repubblica, nel suo ruolo di capo delle Forze armate e anche per questo mi ha stupito un po' la polemica di alcuni gruppi - penso ad Alleanza Verdi e Sinistra - durante la votazione degli articoli. È successo, infatti, che, alcuni anni fa, il Parlamento avesse istituito una Giornata dedicata al sacrificio delle truppe alpine che, per sacrificio, non hanno eguali nella storia militare e civile italiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ebbene, il 6 maggio 2022, il Presidente della Repubblica, nel promulgare questa legge, con una lettera, sottolineò la necessità di un intervento normativo che riguardasse in maniera organica le celebrazioni in onore di tutte le Forze armate. Questo siamo qui a fare oggi, colleghi, una formalizzazione, un atto di forma, che in realtà è, come non mai, sostanza: la sostanza di dare un tributo ai nostri caduti e la sostanza di un'Italia che in quel giorno si unì, nella speranza della pace, perché il 4 novembre è un giorno di pace, ed è giusto ricordarlo, anche e soprattutto, in questo momento storico, costellato da guerre e da tensioni internazionali. Siamo qui a sostanziare e a non disperdere un patrimonio di memorie, che deve essere valorizzato ogni anno, con un momento di riflessione e solennità e che ricordi alle generazioni future che le nostre Forze armate sono il collante del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che garantiscono la sicurezza dei nostri confini e che preservano i nostri valori.

Ma siamo qui anche a sostanziare che le nostre Forze armate sono riconosciute nel mondo come protagoniste essenziali in tutte le missioni di peacekeeping e in tutte le operazioni umanitarie. Noi parliamo spesso di eccellenze italiane; ebbene, le nostre Forze armate sono riconosciute nel mondo come un'eccellenza, una vera e propria eccellenza nel supporto per un mondo migliore, che persegua la stabilità e la pace. In un momento sociale in cui i nostri giovani sono spesso additati come superficiali, schiavi dell'effimero e schiavi dei social, questi ragazzi e queste ragazze - perché ricordiamolo: ci sono molte donne in divisa - sono lì a ricordarci che in realtà esiste un modello diverso, esistono moltissimi giovani con valori diversi e cioè con il senso del sacrificio, dell'orgoglio e dell'impegno senza riserve per gli altri.

Oggi rafforziamo ancor di più il legame tra le nostre Forze armate e il popolo italiano e soprattutto il legame tra le nostre Forze armate e le nuove generazioni. Oggi lo ribadiamo in quest'Aula : grazie ragazzi e ragazze, per quello che avete fatto, per quello che fate e per quello che farete per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Oggi non può essere una giornata di polemica politica e dico al collega Fassino che, se avesse voluto fare delle osservazioni ad esempio sulla duplicazione delle giornate, mi risulta che il collega - lo dico a lei, Presidente - sia membro della Commissione difesa e forse certe affermazioni le avrebbe potute fare in quella sede e non intervenendo sull'ordine dei lavori. Dicevo, nessuna polemica, però due chiose ci tocca farle.

Sarebbe stato bello oggi in quest'Aula - avevamo anche la presenza delle scuole - vedere un tabellone tutto verde, vedere un voto unanime e ci stupiscono le astensioni, segnatamente e specificamente quella del MoVimento 5 Stelle, che in passato ha espresso un Ministro della Difesa: oggi dovevate mandare un segnale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! E lasciateci anche dire che la Lega - che è il gruppo che qui, in questo momento, rappresento e che ringrazio di avermi dato l'opportunità di fare questa dichiarazione di voto - vota oggi convintamente questo provvedimento, come ha appoggiato in passato ogni iniziativa che sia stata volta a sostenere le Forze armate. Noi sappiamo quale sia la parte giusta della storia, noi sappiamo quale sia la parte giusta della società e per questo appoggiamo - e abbiamo appoggiato - ogni iniziativa volta a valorizzare i nostri comparti, come abbiamo fatto ad esempio con l'operazione “Strade sicure”, con riferimento alla quale abbiamo visto la collaborazione delle Forze armate e delle Forze dell'ordine, perché noi della Lega non consentiremo mai che si possa mancare di rispetto, non valorizzare o, peggio, gettare nella polemica politica, o additare per quello che non sono, i nostri uomini e le nostre donne in divisa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie Presidente. Nella parte I della nostra Costituzione, tra i diritti e i doveri previsti, solo uno è stato definito “sacro” dai nostri Padri costituenti, quello enunciato all'articolo 52, il dovere dei cittadini di difendere la nostra Patria, il nostro Paese.

Questa proposta nasce affinché una legge riconosca qualcosa che è già da tempo patrimonio della coscienza civica dell'intero Paese, ossia la celebrazione, nella stessa ricorrenza del 4 novembre, della Festa dell'Unità nazionale e della Giornata delle Forze armate. Il 4 novembre 1918 ha segnato per il nostro Paese una data storica: l'Armistizio di Villa Giusti non ha segnato soltanto la fine della partecipazione del nostro Paese alla Prima guerra mondiale, ma è a quella stessa data che si fa risalire anche il coronamento del sogno più sofferto, del sogno più agognato della nostra storia: con Trento e Trieste, l'Italia si è finalmente unita tutta sotto la stessa bandiera.

Durante le celebrazioni dell'ultimo 4 novembre, il Presidente della Repubblica, figura di cui qualcuno forse vorrebbe indebolire il ruolo, ha ribadito un auspicio fondamentale, che anche noi abbiamo ripreso in un'identica proposta di legge, a mia prima firma, qui alla Camera: l'auspicio che quella stessa volontà collettiva che fece l'Italia unita, quel sogno condiviso di Risorgimento si intrecci indissolubilmente con la storia delle Forze armate, che hanno offerto - e offrono ogni giorno - un contributo decisivo per garantire pace, libertà, democrazia e coesione nel nostro Paese. Questa proposta di legge allora rappresenta un ringraziamento e, al tempo stesso, un omaggio alla dedizione, all'impegno e al lavoro delle Forze armate italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che mettono in campo quotidianamente, all'interno e all'esterno del nostro Paese, e per il quale riteniamo doveroso prevedere un'apposita celebrazione insieme all'Unità nazionale.

Ringraziamo e celebriamo le Forze armate anzitutto - come ci ha ricordato lo stesso Presidente della Repubblica - per il servizio che rendono alla salvaguardia delle nostre libere istituzioni e alla vocazione dell'Italia a vivere in pace. Celebriamo, poi, le donne e gli uomini in divisa chiamati a svolgere sul territorio nazionale e fuori dai nostri confini compiti decisivi che vanno dalla sicurezza nazionale alla tutela ambientale, dal contributo nelle situazioni di pubblica calamità alle operazioni umanitarie di cura e soccorso dei rifugiati e dei migranti, fino alla prevenzione e al contrasto della criminalità organizzata e del terrorismo. Celebriamo, poi, lo straordinario impegno profuso nei tanti contesti di crisi, di instabilità e di conflitto, da ultimo quello in Medio Oriente o nel Mar Rosso. Pensiamo, poi, alle tante operazioni che vedono i nostri contingenti, le nostre donne e i nostri uomini, partecipare in ambito NATO, sotto l'egida delle Nazioni Unite, per la pace e la sicurezza in tanti scenari critici nel mondo, così come ricordiamo le missioni che svolgiamo insieme ai partner europei e che ci vedono protagonisti in Bosnia, Mali o Somalia come garanti di stabilità e di sviluppo.

Un impegno, ricordiamolo, che talvolta è stato pagato anche, purtroppo, con il sacrificio della vita e il ricordo va, ad esempio, alla strage di Nassiriya che il 12 novembre 2003 provocò la morte di 19 connazionali, 17 militari e 2 civili, cui rivolgiamo un pensiero sentito in questa occasione e che rappresenta solo l'episodio, purtroppo, più eclatante di tanti drammatici eventi, come, per esempio, la perdita del carabiniere Vittorio Iacovacci, ucciso insieme all'ambasciatore Luca Attanasio nell'agguato del 22 febbraio 2021, che ricordiamo, anche questo, con commozione. A loro, a tutti i militari caduti in Italia e all'estero, a questi straordinari servitori della Patria e alle loro famiglie va la nostra vicinanza, la nostra riconoscenza, il nostro affetto e il nostro ringraziamento per il loro sacrificio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Grazie!

Il 4 novembre celebriamo, allora, non il risultato di una guerra ma celebriamo il ripudio della guerra, come sancito dall'articolo 11 della nostra Costituzione, l'importanza della difesa dei diritti e del valore supremo della pace in Italia e non solo, anche in Europa. Il nostro continente - ed è l'occasione oggi per ricordarlo - è riuscito a costruire proprio decenni di pace e sicurezza facendo memoria del terribile dramma delle guerre che lo hanno attraversato e distrutto. L'Europa unita si è fatta nel dolore e nella sofferenza dei conflitti mondiali del Novecento e ha saputo trasformare il sacrificio di milioni di donne e uomini nella consapevolezza del dovere ineludibile di costruire pace e convivenza pacifica tra i propri popoli. È nata l'Europa - ricordiamolo - dallo slancio pionieristico delle madri e dei padri, fondatrici e fondatori dell'Unione europea, che seppero mettere da parte nazionalismi ed egoismi identitari all'interno dei propri Paesi e dei propri Stati, e lo ricordava un grande democratico e un grande europeista, David Sassoli, che ricordiamo oggi in questa sede ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), e questo processo di integrazione europea ha avuto il proprio culmine nel 2012 quando l'Unione europea ha vinto il Premio Nobel per la pace.

Allora, oggi come non mai, signor Presidente, è imprescindibile ricordarsi di questo, perché dopo decenni di relativa stabilità il mondo torna pericolosamente a ospitare tanti preoccupanti teatri di guerra e di conflitti. Ai confini dell'Europa abbiamo visto riaffacciarsi negli ultimi tempi odiosi sentimenti di sopraffazione e di violenza che pensavamo superati. Sabato scorso, il 24 febbraio, sono trascorsi due anni dall'invasione russa dell'Ucraina, due anni di morte e di devastazione, due anni di incessante e ingiustificabile vessazione della popolazione ucraina, due anni di brutalità e di crimini di guerra. Allora, ribadiamo vicinanza e solidarietà piena al popolo ucraino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ancora oggi in questa sede. È decisivo continuare a sostenerlo, perché la resistenza del popolo ucraino è la battaglia per la libertà e per i valori di democrazia e di pace, che sono fondamentali e sono a fondamento della nostra stessa costruzione europea. Per questo dobbiamo difendere la pace, che non è un diritto acquisito, non è più una conquista definitiva e l'Europa, da questo punto di vista, si è schierata, nonostante qualche veto all'interno, con grande determinazione, però, a difesa della libertà e della democrazia. Chi credeva di dividerci ci ha resi più forti, ci ha uniti, ci ha stretti intorno a valori fondanti della nostra comunità. Sono state adottate azioni inimmaginabili: 13 pacchetti di sanzioni, misure di sostegno umanitario, finanziario, economico e anche militare alla resistenza della popolazione e delle istituzioni ucraine. Dobbiamo andare avanti in quella direzione per ottenere un cessate il fuoco immediato e per una soluzione diplomatica che porti a una pace giusta e sicura, di cui avvertiamo tutti il bisogno ineludibile. Chi credeva di dividerci, come ricordavo, ha permesso di dimostrare al mondo, invece, che l'Europa non è soltanto un mercato unico o un'unione monetaria tenuta assieme da interessi economici e commerciali, ma è anche l'intransigente custode di quei principi a presidio di libertà e pacifica convivenza delle nostre comunità e delle nostre collettività.

È per questo che l'Italia, in Europa e con l'Europa, ha il dovere di compiere i maggiori sforzi per poter continuare a essere garante di pace, tanto dentro ai propri confini, quanto nel resto del mondo. Allora, da questo punto di vista, bisogna tenere a mente l'esigenza di rafforzare in ambito europeo la politica estera e di sicurezza comune e maggiori investimenti nella difesa comune europea, non nell'ottica di una corsa agli armamenti ma, al contrario, per garantire e rafforzare quell'autorevolezza strategica dell'Europa che aiuta a spegnere i rigurgiti imperialistici che oggi stiamo osservando proprio ai confini del nostro continente e in tante parti del mondo. La difesa deve diventare un tema centrale anche dell'Europa che dobbiamo costruire, per far sì che il nostro continente si riappropri di quel ruolo di garante di pace e di dialogo tra le Nazioni nel contesto internazionale, per far sì che ritrovi, o che trovi per la prima volta, davvero, una collocazione centrale e strategica nel quadro geopolitico mondiale, rendendo, peraltro, più efficaci anche gli investimenti e i costi che oggi supportiamo, in ordine sparso, tra i vari Stati membri.

Allora, signor Presidente, voglio chiudere questo intervento dichiarando il voto convintamente favorevole del Partito Democratico su questa proposta di legge, per l'orgoglio profondo che proviamo per ciascuno dei militari che rappresentano e incarnano i valori della nostra Repubblica, in Italia e nel mondo, per la riconoscenza che dobbiamo a coloro i quali sono caduti nell'adempimento del proprio dovere, ma anche per ricordare a tutti noi - a tutti noi - che l'Unità d'Italia e l'indivisibilità della Repubblica dipendono dalle scelte e dalle decisioni che in questo Parlamento siamo chiamati tutti ad assumere e, da questo punto di vista, pur nello spirito volto a evitare polemiche, non possiamo nascondere, però, che quell'unità è oggi pericolosamente minacciata dalla proposta di legge sull'autonomia differenziata, che noi continueremo a contrastare in ogni sede parlamentare e anche nel Paese, perché non ci si può proclamare patrioti e minare, al tempo stesso, irreversibilmente le fondamenta dell'Unità nazionale! Noi difenderemo questa Unità nazionale nel Parlamento e nel Paese, perché non potremo consentire che si sacrifichi un pezzo di Paese sull'altare della sopravvivenza politica di un Governo di bandiere ideologiche, perché altrimenti ciò che stiamo facendo noi oggi qui smette di avere senso e perché, altrimenti, il prossimo 4 novembre non avremo più nulla da festeggiare, se non il ricordo dell'Italia unita. Allora, noi faremo di tutto, invece, perché il 4 novembre si continui a celebrare un Paese unito, coeso, forte e solidale, protagonista in Europa e nel mondo, portatore di pace, di valori di pace, di libertà e democrazia anche grazie al ruolo fondamentale delle proprie Forze armate. Viva le Forze armate, ma viva l'Unità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Maria Chiesa. Ne ha facoltà.

PAOLA MARIA CHIESA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario, ci sono giorni che hanno segnato profondamente la storia della nostra Nazione, giorni che noi celebriamo e ricordiamo con commozione e con orgoglio, giorni che sono stati celebrati e ricordati con la stessa commozione e con lo stesso orgoglio dai nostri padri, dai nostri nonni e dai nostri bisnonni. Ci sono giorni intrisi di valori senza tempo, giorni che sanno di amor di Patria, di spirito di sacrificio, di unità, di identità, di eroismo. Il 4 novembre non è semplicemente un giorno fra questi: per me e per Fratelli d'Italia, il 4 novembre è molto, molto di più. Il 4 novembre di ogni anno celebriamo la vittoria dell'Italia nella Prima guerra mondiale. Siamo diventati una Nazione, ma i nostri caduti ci ricordano quanto questo ci è costato.

Il 4 novembre di ogni anno ricordiamo il Milite ignoto, quel soldato senza nome e senza storia ma che è la storia. Il 4 novembre di ogni anno ricordiamo i nostri eroi, uomini che sono stati un privilegio per la nostra Nazione. Penso al bersagliere Enrico Toti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che, nell'agosto del 1916, a Monfalcone, senza la gamba sinistra continuava a combattere. Ferito gravemente tre volte, da tre proiettili, prese la sua gruccia, la sua stampella, e la lanciò contro il nemico e prima di morire baciò il suo piumetto. Penso, poi, al capitano di fanteria Eligio Porcu (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che sul Montello, nel giugno 1918, ferito e accerchiato dal nemico piuttosto che cadere prigioniero vivo in mano al nemico decise di togliersi la vita gridando: “Viva l'Italia!”. Penso al capitano degli arditi Ettore Viola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), una delle medaglie d'oro più belle della Grande Guerra, che nel settembre 1918, sul Monte Grappa, il monte sacro alla Patria, dopo essere rimasto solo, dopo essere stato catturato prigioniero, dopo solo 3 ore, riesce a liberarsi e a tornare in prima linea, grazie alla sua forza di volontà, per continuare a incitare i suoi giovani arditi.

Ma quando penso, Presidente, agli eroi, penso anche a tutti gli eroi sconosciuti che riposano al sacrario militare di Redipuglia sotto la scritta “Presente, Presente, Presente, Presente, Presente” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi siamo tutti figli di questi eroi, siamo tutti figli del 4 novembre, siamo tutti figli di una storia che abbiamo il dovere di difendere e di tramandare alle nuove generazioni.

“Amate, o giovani, amate la Patria. Vi siano sacre le tradizioni gloriose, coprite di fiori le tombe dei grandi, ma proseguite oltre e ricordatevi che il Genio della Nazione non si difende se non tenendo vive le idee e sollevando i propri fratelli ad una vita superiore. Ricordatevi che mal provvede all'amor di Patria chi s'arresta e retrocede, chi dinnanzi ai simulacri e alle immagini dei padri rinnega le speranze dell'avvenire”: Cesare Battisti, impiccato il 12 luglio 1916 per avere combattuto con noi, con noi italiani, arruolandosi volontario negli alpini.

Noi, Presidente, oggi, in quest'Aula abbiamo la possibilità di ridare dignità al 4 novembre, e ringrazio il presidente Deidda, ringrazio il mio gruppo di Fratelli d'Italia, ringrazio tutta la maggioranza, per avere creduto e per credere nel 4 novembre così come ci credo io. Ma ringrazio anche parte dell'opposizione, per le belle parole spese in Commissione difesa e in quest'Aula verso il 4 novembre: 4 novembre, Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate. Sì, anche le nostre Forze armate, Forze armate che sono il nostro orgoglio, Forze armate che sono la parte migliore della nostra società. Uomini e donne in divisa, che incarnano oggi gli stessi valori dei ragazzi del '99, dei ragazzi dell'Ortigara, dei ragazzi del Piave, del Monte Grappa, dei ragazzi dell'Isonzo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Uomini e donne che oggi, ovunque nel mondo, sono portatori di pace e di sicurezza.

Presidente, è un dovere votare a favore. Lo dobbiamo ai nostri caduti, ai nostri 650.000 caduti. Lo dobbiamo a chi ha sacrificato tutto per la Patria, vita e giovinezza. Lo dobbiamo alle nostre Forze armate, lo dobbiamo a noi stessi, ma, soprattutto, lo dobbiamo alle nuove generazioni. C'è una frase, che faccio mia, che ho letto vicino a Gorizia, su un monumento: “Non lacrime chiedono i morti, ma qui chiamano i viventi a imparare come si ami la Patria”. E la Patria si ama anche ridando dignità a una data così importante, al 4 novembre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1306​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1306:

S. 170-292-312-390-392 - "Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate" (Approvata, in un testo unificato, dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Dichiaro così assorbite le abbinate proposte di legge nn. 527-644.

Seguito della discussione della proposta di legge: Rotelli ed altri: Legge quadro in materia di interporti (A.C. 703-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 703-A: Legge quadro in materia di interporti.

Ricordo che nella seduta del 20 febbraio si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre, comunque, in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 segnalati per la votazione.

ANDREA CAROPPO , Relatore. Presidente, i pareri sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 sono tutti contrari.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Abbiamo un numero abbastanza cospicuo di emendamenti, quindi, vi prego di non abbandonare la vostra postazione.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Saluto studenti e insegnanti dell'Istituto professionale di Stato “Cenni-Marconi” di Vallo della Lucania, in provincia di Avellino, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1001 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'articolo 1, che fissa i criteri generali per l'individuazione degli interporti, non risolve il vero nodo della questione interporti nel Paese, cioè l'evidente sperequazione infrastrutturale fra tutte le parti del Paese, fra Nord, Sud e Centro.

Do qualche dato per i colleghi che non hanno seguito il provvedimento. In questo momento, nel Paese abbiamo 24 interporti, 16 ubicati nel nord dell'Italia, 4 nel centro e altri 4 nel sud e nelle isole. È evidente che c'è un dato di grave sperequazione. Riteniamo normale che un provvedimento che si impone di normare e di fare una legge quadro sugli interporti debba fissare criteri per lenire le diseguaglianze.

Il 70 per cento degli interporti è in un terzo del Paese. Rispetto a questa problematica, qual è la risposta del Governo? In Commissione, sono stati respinti tutti i nostri emendamenti. Riteniamo che c'è un grave problema, che non riguarda soltanto l'ubicazione fisica degli interporti, ma anche le relazioni e le connessioni fra le varie parti del Paese. Ci sono ben 7 regioni italiane senza neanche un interporto. Come pensa di risolvere il problema questo Governo?

La legge quadro doveva essere un momento di confronto fra le varie forze parlamentari, mettere in campo i problemi e le soluzioni. Invece, c'è l'accentramento esclusivamente nella figura del Ministro, che può individuare i nuovi interporti e può individuare come impiegare le risorse, i 21 milioni di euro disponibili.

Questo emendamento serve ad aprire, non soltanto una discussione, ma ad inserire proprio nei criteri generali, a differenza di quello che state facendo con l'autonomia differenziata, il tema dell'Unità nazionale, che, in termini di principio, abbiamo appena votato qualche attimo fa, ma che poi, concretamente, siamo chiamati ad attuarlo in casi come questo, quando in gioco c'è l'infrastrutturazione del nostro Paese e le diseguaglianze che questo Governo e questa maggioranza continuano ad aumentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1001 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Intanto, voglio fare una precisazione, perché sarebbe scortese non farlo. Abbiamo per errore dato Vallo della Lucania in provincia di Avellino. Invece, si tratta della provincia di Salerno (Applausi). Quindi, un saluto doppio. Grazie ancora per essere qui.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1002 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.11 Iaria.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Diciamo che questo emendamento potrebbe essere approvato semplicemente perché aggiunge qualcosa alla legge che è stata, in un certo senso, anche già indicata, cioè il fatto di riuscire ad aumentare l'efficienza energetica degli interporti. In questo emendamento noi diciamo cose molto importanti, cioè fare in modo di favorire, all'interno degli interporti, anche le comunità energetiche. Lo diciamo perché le comunità energetiche all'interno di interporti esistenti, che non stanno sulla luna ma stanno in un territorio, possono essere hub molto funzionali per creare comunità energetiche di supporto anche ai comuni limitrofi o alle aree abitate limitrofe. Quindi, il riferimento preciso alle comunità energetiche era voluto e dovuto proprio per far pensare che, oltre alla rete intermodale dei trasporti, gli interporti potevano diventare anche una rete di aiuto per l'approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili, con una pratica che ormai dovrebbe essere utilizzata dappertutto proprio per riuscire ad andare avanti verso un approvvigionamento dell'energia elettrica sempre più da fonti rinnovabili. C'è anche un altro aspetto, al punto h). Noi intendevamo, in maniera anche molto leggera e senza imporre vincoli, favorire le attività di reshoring e nearshoring, termini inglesi che - mi permetterà il Presidente - significano semplicemente riuscire a fare in modo che negli interporti, come succede già in alcune piattaforme logistiche, si creino attività dal punto di vista industriale che utilizzano gli spazi dell'interporto, non solo come deposito logistico e transito, ma proprio per avviare i procedimenti industriali magari legati anche al flusso di merci che arriva in quell'interporto. Come dicevo, questa pratica sta già cominciando a diventare interessante perché, oltre al lavoro che l'interporto fa di deposito, dogana, eccetera, aiuterebbe a creare un polo industriale all'interno di questi spazi molto legato e connesso con la logistica. Secondo me questa legge - visto che è una legge molto leggera - era partita con l'idea di dare una risposta al tema degli interporti, che era fermo da un punto di vista legislativo a tanti anni fa, ma di fatto ha partorito, come al solito, un topolino. Questo aspetto della possibile indicazione di un ulteriore utilizzo degli interporti ci sembrava intelligente e mi dispiace che la maggioranza non l'abbia accettato, nemmeno come indicazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1003 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1004 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'articolo1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarazione di voto sull'articolo 1 e annuncio il voto contrario del Partito Democratico. Infatti, in nessuno dei criteri stabiliti per l'individuazione degli interporti, che annunciano lo spirito della legge, vi è alcun riferimento alla perequazione infrastrutturale, al recupero del gap del Mezzogiorno e all'individuazione di criteri che riescano a garantire l'infrastrutturazione di alcune regioni che oggi non hanno neanche un interporto né vi è alcun riferimento a progetti approvati nel passato. Insomma, non c'è nulla.

Ci preoccupa anche la correlazione tra l'articolo 1 e gli articoli 2 e 3, con i quali si dà più di un'ampia delega, in quanto è il Ministro che decide sentendo soltanto la Conferenza che rende soltanto un parere consultivo. C'è, quindi, una decisione assoluta che ricade in capo al Ministro.

Francamente, non vediamo oggi in Aula né il Ministro Salvini né uno dei Vice Ministri o dei Sottosegretari che invece sarebbero stati utilissimi per un confronto serio e autorevole col Parlamento.

Quindi, annunciamo il voto contrario. Francamente, non serviva in questa stagione un utilizzo anche delle risorse - quelle che sono state reperite, 21 milioni di euro - che non avviasse una fase di confronto per garantire nuovi interporti in altre aree del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Anche noi voteremo contro questo articolo, proprio per le cose che abbiamo detto prima, cioè per il poco coraggio legato alla possibilità di indicare una serie di possibilità nuove da inserire all'interno degli interporti ma anche perché è stata votata, purtroppo, anche da altre componenti e da altre forze politiche del Parlamento la proposta di non ampliare la possibilità di consultazione pubblica e di trasparenza sugli atti, sui contratti e sulle attività degli interporti stessi.

Mi permetto anche di sottolineare che il nostro emendamento, con cui eliminavano il riferimento al preminente interesse nazionale, era dovuto al fatto che vogliamo che ci sia, nella programmazione, nella creazione e anche nell'ubicazione degli interporti, una possibilità di interlocuzione con i comuni, le città metropolitane e le regioni, e che, dal punto di vista pianificatorio, l'individuazione non venga calata dall'alto con la mannaia della possibilità di essere un luogo di preminente interesse nazionale. Questo aspetto per noi deve essere molto chiaro ed è per questo che esprimeremo un voto contrario sull'articolo 1.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto contrario di Alleanza Verdi e Sinistra perché anche noi riteniamo che, dopo aver atteso per oltre 30 anni una riforma della legge quadro sugli interporti, questa sia un'occasione mancata. Nonostante il lungo dibattito in Commissione, la maggior parte dei nostri emendamenti non è stata accolta e quindi intravediamo la mancata possibilità di una perequazione nell'introduzione di interporti in maniera omogenea nel territorio nazionale e anche la mancata opportunità di trasformare questa in un'occasione anche per utilizzare queste infrastrutture per agevolare la transizione ecologica, attraverso l'installazione di comunità energetiche o comunque di fonti da energie rinnovabili che contribuiscano alla riduzione dell'inquinamento.

Peraltro, anche il trasferimento su ferro rispetto alla gomma non è previsto e questa per noi non è un'ipotesi che può vederci favorevoli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ANDREA CAROPPO , Relatore. Presidente, il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

CLAUDIO DURIGON, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.1000 Ghio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo di porre alcuni correttivi e integrazioni a un articolo che, nella filosofia del provvedimento, a nostro avviso, non rende organiche e di sistema la programmazione e la regolazione degli interporti come una legge quadro dovrebbe fare. In sostanza, si affida al Ministro la redazione di tutti i passaggi. Noi chiediamo, nello specifico, intanto di redigere un catasto degli interporti esistenti e anche una valutazione prospettica degli impatti del traffico potenziale attratto, perché questa è una valutazione fondamentale per assumere, poi, decisioni specifiche che sono anche indicate in linee di indirizzo nel provvedimento.

Chiediamo che sia esplicitata la connessione con la rete transeuropea dei trasporti, perché altrimenti si riduce la funzione potenziale di queste infrastrutture, e chiediamo che ci sia il coinvolgimento delle regioni nella programmazione e nell'attuazione degli investimenti. Infatti, la legge quadro prevede che ci siano finanziamenti specifici - a nostro avviso sottodimensionati: 6 milioni, 5 milioni e 10 milioni - per fare molte cose. L'obiettivo è ambizioso: portare gli interporti da 24 a 30 e intervenire sulle necessità già annunciate e già promesse con riferimento agli interporti esistenti. Riteniamo che fare questo, senza un'analisi specifica dell'evoluzione dei traffici potenziali e senza il coinvolgimento delle regioni interessate, sminuisca fortemente la portata del provvedimento, soprattutto in una situazione in cui, come esplicitato nell'articolo 5 successivo, con il provvedimento stesso si inserisce un'ulteriore sottrazione di controllo pubblico su un altro asset fondamentale della nostra Nazione, quale quello degli interporti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1000 Ghio, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e della I Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1001 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1002 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci dispiace che il relatore abbia espresso parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2, perché i nostri emendamenti servivano proprio a garantire una partecipazione al procedimento per l'individuazione dei nuovi interporti e dei finanziamenti per gli interporti esistenti. Riteniamo che la maggioranza e il Governo abbiano più di qualche problema con riferimento alla partecipazione al procedimento amministrativo, soprattutto, come in questo caso, quando si tratta di scelte strategiche che necessitano del coinvolgimento delle regioni, degli enti locali e, francamente, anche dei due rami del Parlamento. Un coinvolgimento vero e non di facciata, come quello che propone il testo, con una Conferenza dove addirittura i sindaci e le categorie produttive partecipano ma senza diritto di voto. Per queste ragioni, annuncio il voto contrario sull'articolo 2.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie. Presidente. Annuncio il voto contrario anche del gruppo di Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe per ragioni in realtà abbastanza diverse da quelle espresse dal collega, ossia che questo articolo, l'articolo 2 - ma anche poi, come vedremo, l'articolo 4 - fa una grande confusione tra strutture che dovrebbero operare in regime di concorrenza. È un tentativo di regia nazionale piuttosto dirigista, che chiede agli stessi interporti già esistenti di esprimersi sulla creazione di nuovi interporti, che è l'esatto opposto di quello che in teoria dovrebbe fare un regime concorrenziale in cui ci dovrebbe essere una concorrenza, che, di fatto, qui non c'è. Per ragioni, ripeto, speculari e opposte a quelle del collega, anche noi voteremo contro l'articolo 2, e poi anche con riferimento all'articolo 4.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Un proverbio sardo - e non so perché mi è venuto in mente proprio un proverbio sardo - dice: il cammino corto fa invecchiare l'asino. Trovo che questo articolo sia proprio così: un cammino corto. Infatti, dare soltanto al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti il potere di pianificare l'ubicazione degli interporti e la gestione molto complicata di questa importante rete sia sbagliato. Nei nostri emendamenti avevamo previsto un maggior coinvolgimento delle Camere e degli altri Ministeri perché si tratta, chiaramente, di un percorso pianificatorio della rete dei trasporti che non può interessare soltanto un Ministero, ma interessa tutta la rete nazionale, non soltanto quella dei trasporti, ma anche la pianificazione urbanistica, il consumo di suolo, l'approvvigionamento energetico. Per questi motivi, anche noi voteremo contro questo articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Preciso, nel frattempo, che il relatore dà il parere sugli emendamenti e non sugli articoli.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ANDREA CAROPPO , Relatore. Parere contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

GALEAZZO BIGNAMI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'emendamento 3.2 Ghirra.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'emendamento 3.1003 della deputata Ghirra, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Tra le tante lacune di questo provvedimento, rispetto alla possibilità di creare nuovi interporti, manca la previsione di un'analisi preventiva del bacino di utenza e di monitoraggio dei flussi di traffico presenti nel territorio. Noi abbiamo presentato questo emendamento perché riteniamo che sia indispensabile un'analisi di questo tipo, viste le necessità di perequazione, di cui parlava anche il collega Barbagallo, e soprattutto per il fatto che non vi sia alcuna indicazione di quali possano essere le condizioni per l'individuazione di nuovi interporti, se non la volontà del Ministro. Confido che l'Aula possa fare una riflessione sulla necessità di introdurre una disposizione di questo tipo, votando a favore dell'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1003 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.7 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'emendamento 3.6 Iaria. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, intervengo brevemente. Questo emendamento tratta sempre il tema delle reti, come anche il precedente, dove si trattava di reti telematiche e a banda ultra larga, proprio per far capire che gli interporti devono essere pensati come nodi di una rete, una rete esistente, una rete magari dismessa o una rete in progetto. E, quindi, quando si parla di una rete esistente o dismessa, mi sembra interessante - e lo facciamo nell'articolo - andare a fare un monitoraggio delle reti preesistenti, magari non più utilizzate, dal punto di vista ferroviario, per riuscire di nuovo a integrarle, non soltanto per un discorso di collegamento con gli interporti dal punto di vista di tratte ad alta capacità merci o a capacità merci, ma anche, magari, per inserirle in un percorso di pianificazione che riguarda anche i trasporti pubblici locali o i trasporti dove sono ubicati gli interporti, rispetto agli interporti degli altri comuni. Quindi, l'interporto non può essere soltanto un nodo di passaggio ferroviario, che magari è all'interno di un percorso tra due comuni che adesso non sono più collegati perché la rete ferroviaria è dismessa. Da questo punto di vista, capisco che il Ministro Salvini non sia capace a pianificare, ma parli soltanto di un'opera, perché lui vede un'opera, un giocattolo, e vuol fare solo il Ponte, ma se imparasse un po' a leggere qualcosa di pianificazione, vedrebbe che c'è un mondo intorno, e non c'è solo un Ponte intorno alla rete dei trasporti, e magari potrebbe anche non buttare tutti i soldi su un'opera unica, ma riuscire a fare queste opere, che, tra l'altro, rappresenterebbero un incremento enorme per il miglioramento dei nostri trasporti, sia merci che persone, all'interno del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'emendamento 3.10 Ghirra. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. È curioso che sia stato respinto il nostro precedente emendamento, che prevedeva che le aree individuate non fossero caratterizzate da criticità idrogeologica. Io confido che, comunque, l'intenzione sia quella di mettere in sicurezza i territori, soprattutto se si decide di insediare un interporto. Questo emendamento si aggiunge alla lettera f) del comma 1, che prevede l'individuazione di siti in aree già bonificate, dove si prediligerà il riutilizzo di strutture preesistenti. Noi vorremmo che si indicasse anche che le aree siano state oggetto di riqualificazione territoriale. Ciò, chiaramente, servirebbe per incentivare interventi di questo tipo e, quindi, non solo per la realizzazione degli interporti, ma anche per restituire decoro e dignità a tante aree del nostro Paese che attualmente avrebbero necessità di essere riqualificate.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.10 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo all'emendamento 3.1001 Barbagallo. Ha chiesto di parlare il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Com'è evidente, con questo emendamento chiediamo di inserire fra i criteri l'individuazione di almeno un interporto nelle regioni che non ne hanno. È anche un modo per stimolare un dibattito, ad esempio, rispetto a quello che è lo stato delle infrastrutture in Calabria o in Basilicata, dove non è prevista, oggi, l'individuazione di un interporto, o in quelle regioni in cui la dotazione degli interporti è obiettivamente sottodimensionata.

L'altra cosa che ci preoccupa nell'articolo 3, è che, più che criteri, il testo le definisce vere e proprie condizioni per l'individuazione di nuovi interporti. Alcune condizioni, come quelle previste alla lettera b) e alla lettera c) del comma 1, ne impediranno, obiettivamente, la realizzazione, e quindi l'individuazione, nelle aree meno infrastrutturate del Paese. Infatti, si indicano come condizioni per l'individuazione di un nuovo interporto, alla lettera b), la presenza di collegamenti stradali diretti con la viabilità di grande comunicazione e, alla lettera c), la presenza di collegamenti ferroviari diretti con la rete ferroviaria nazionale prioritaria. Serviva dire l'esatto opposto, ma così, in base al principio che chi ha di più avrà di più, confermiamo, certifichiamo che c'è una maggioranza che continua a dividere il Paese in due.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per dire che noi, invece, voteremo contro questo emendamento, perché, se l'aggiunta di altri criteri che hanno proposto i colleghi di opposizione aveva senso - dalla connettività alle reti telematiche o ai raccordi ferroviari preesistenti, eccetera -, in questo caso, ci sembra che stabilire d'ufficio la presenza di un interporto in ciascuna regione sia contrario all'idea che gli interporti vadano realizzati dove ce n'è più bisogno - che non vuole dire necessariamente farne uno in tutte le regioni, al contrario - e che siano, soprattutto, connessi a quello che si diceva in premessa, ovvero alla rete transeuropea.

Quindi, troviamo che dare qualcosa semplicemente per ripartire in maniera equa laddove non ce n'era bisogno non sia un utilizzo efficiente delle risorse pubbliche, ma che, al contrario, il suddetto regime di concorrenza in cui operano già adesso gli interporti sia la modalità più corretta per individuare le località laddove ce ne sia davvero bisogno, in un'ottica di utilizzo delle strutture già esistenti e di connettività anche al di là dei nostri confini. È uno dei problemi dell'Italia quello di cercare di dare un po' a tutti e non di realizzare quelle efficienze che ci permetterebbero di funzionare meglio, come Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche il mio è un annuncio di voto contrario, seguendo esattamente questa filosofia. Io credo che sia sbagliata quella che è stata seguita con alcuni emendamenti a questo provvedimento, perché non dobbiamo pensare che debba esserci necessariamente un interporto dappertutto - è anche un po' un'utopia - o individuare un certo bacino d'utenza. Le cose possono cambiare molto rapidamente, lo vediamo, ad esempio, con riferimento alla situazione nel Mar Rosso, ma anche alle situazioni a cui stiamo assistendo, ad esempio, in Austria, con la questione del Brennero, ma anche con la novità, purtroppo, della strozzatura nei Tauri.

Quindi, pensare che si possa seguire ciò, ossia individuare preventivamente un bacino d'utenza oppure che si possa forzare la presenza di alcuni interporti, non va affatto nella direzione giusta, che deve essere, invece, quella - come dirò, poi, in dichiarazione di voto finale -, di individuare quali sono i nodi, che sono quelli delle reti TEN-T e quelli dei porti, e tutto questo, naturalmente, deve andare, poi, a cascata. Quindi, in questo senso, il nostro voto è stato contrario sui precedenti emendamenti e sarà un voto contrario anche su questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra sosterrà questo emendamento, che non chiede che ci sia un interporto in ogni regione, ma che i nuovi interporti vengano individuati in regioni in cui non siano già presenti o in cui siano sottodimensionati.

È del tutto evidente che, se l'Aula avesse anche approvato il precedente emendamento, che prevedeva un'analisi preventiva dal bacino d'utenza, questo emendamento andrebbe, ovviamente, correlato con quello per individuare le aree migliori. Ma credo che, invece, sia importante approvarlo, proprio per il discorso sulla perequazione, di cui ha parlato più volte il collega Barbagallo e che, effettivamente, al momento, vede una concentrazione di infrastrutture nelle aree del Nord, che potrebbero avere molta utilità anche in altre regioni d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1001 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.13 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'emendamento 3.22 Ghirra.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Presidente, questo emendamento è in linea con uno che abbiamo già visto: chiede di realizzare comunità energetiche di interporto, al fine di assolvere alla fornitura di energia. Mi sembra un emendamento di buonsenso, che va nella direzione delle indicazioni a cui l'Italia ha aderito come componente dell'Unione europea sulla transizione energetica, di cui ci dovremo, prima o poi, fare carico.

È del tutto evidente che questo Governo non ha intenzione di abbandonare le fonti fossili per agevolare l'autoconsumo e l'utilizzo delle rinnovabili, però, magari, almeno, all'interno degli interporti, come stiamo già prevedendo con la legge a prima firma Cantone che è all'attenzione della IX Commissione, per quanto riguarda le aree degli aeroporti, potrebbe essere un primo tassello per cambiare il paradigma della fornitura energetica del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Per annunciare il nostro voto favorevole su questo emendamento, perché crediamo che occorra coerenza. Stiamo trattando di interporti, il tema della mobilità è uno dei punti focali del PNRR, come la transizione ecologica. Se provassimo ogni tanto a non lavorare, da questo punto di vista, per compartimenti stagni e riuscissimo a fare un mix, come propone questo emendamento, credo che faremmo soltanto del bene.

Sono voluto intervenire anche per un'altra riflessione. Da un po' di tempo, abbiamo perso l'abitudine anche a un confronto. Questo, ovviamente, per quanto ci saranno voti differenziati, non è, di per sé, un provvedimento divisivo: a me piacerebbe, da parlamentare semplice, capire perché, per esempio, il relatore e il Governo abbiano dato parere negativo su un emendamento come questo, non per aprire una polemica, ma per comprendere le ragioni, perché - come ha detto la collega Ghirra, e lo condivido - questo è un emendamento di buonsenso, che ha una sua logica, che non è strumentale o ideologico, e riguarda l'idea che, all'interno degli interporti, l'interporto possa fungere da polmone rispetto alla creazione di una comunità energetica di quello spazio ed eventualmente dei territori vicini.

Quindi, l'auspicio è che, in questi casi, non dico si apra un dibattito, ma si possano anche capire le ragioni per le quali si ritiene che, in questo provvedimento, un emendamento sulle comunità energetiche non abbia cittadinanza.

PRESIDENTE. Il Governo non reagisce, quindi, poniamo in votazione l'emendamento Ghirra 3.22.

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Ringrazio il collega Fornaro per l'intervento e insisto nel chiedere al Governo o alla maggioranza quali sono le motivazioni del parere contrario su un emendamento che porta esclusivamente al miglioramento. Penso che, al di là delle divisioni politiche, ovunque sia possibile creare comunità energetiche, senza traumi per la popolazione e per l'agricoltura, si debba fare. Mi sembra che la Premier stessa abbia parlato di neutralità rispetto alla realizzazione di impianti che siano i meno impattanti possibile. Allora, in un interporto, che, ovviamente, è un luogo super trafficato, dove c'è una forte presenza anche di mezzi, realizzare una comunità energetica significa dare un contributo all'intera collettività. Per cui, non ci spieghiamo - e concludo - il motivo di non sostenere, di non argomentare o di modificare l'emendamento della collega Ghirra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nel chiedere di sottoscrivere questo emendamento, suggerirei al Governo di accantonarlo per un semplice motivo. Il Ministro Fitto, nella riorganizzazione del PNRR, ha stanziato, insieme al Ministro Pichetto Fratin, 5 miliardi sulle comunità energetiche. Vi suggerirei di chiamarlo, perché 5 miliardi vanno utilizzati per i comuni, per le aree interne, ma verranno utilizzati anche per le infrastrutture. Quindi, questo emendamento sta andando nel senso degli atti di Governo che avete fatto anche negli ultimi Consigli dei ministri. Accantonare non significa perdere una battaglia, significa dare una mano ai vostri Ministri - guardate come siamo generosi -, perché 5 miliardi di PNRR sulle comunità energetiche, se non li prevedi per gli interporti, per i porti e per le grandi infrastrutture, non ce la fai. Quindi, la mia richiesta molto rispettosa è di accantonare e di verificare con i Ministri. Magari la deputata Ghirra vi sta dando una mano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore, l'onorevole Caroppo, sulla proposta di accantonamento appena formulata dal deputato Amendola. Ne ha facoltà.

ANDREA CAROPPO, Relatore. Di questo avevamo, in parte, discusso in Commissione, Presidente: allora, non c'è alcuna volontà negativa di non favorire le comunità energetiche, peraltro, il Ministero dell'Ambiente ha da poco approvato il decreto. Quindi, sostanzialmente, si preferisce non modificare l'accordo con la Commissione europea per il raggiungimento dei target del milestone, perché questo si tiene su un filo sottile e l'emendamento è solo tecnico, fermo restando che è possibile, all'interno degli interporti, realizzare comunità energetiche.

PRESIDENTE. Questa è la risposta del relatore, che è, quindi, contraria alla proposta di accantonamento poco fa formulata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'emendamento e per ricordare alla maggioranza che, così come questo emendamento prevede, per realizzare comunità energetiche negli interporti, lo scorso Governo, il Governo Draghi, di cui facevano parte anche gruppi di maggioranza di questo Governo, ha previsto l'istituzione di comunità energetiche per le strutture appartenenti al Ministero dell'Interno e anche per strutture appartenenti alle Capitanerie di porto nelle autorità di sistema portuale. Quindi, è un emendamento che va esattamente in questa direzione e non ha alcun senso non approvarlo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.22 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ANDREA CAROPPO , Relatore. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti, fatta eccezione per l'emendamento 4.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, su cui, invece, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1004 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.1005 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci sembra veramente singolare e assurdo che, nel momento in cui si istituisce un Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica e, fra i componenti del Comitato - come è giusto che sia - ci siano i sindaci dei comuni in cui ricadono gli interporti o i nuovi interporti - ad esempio, speriamo che, finalmente, si trovino le risorse per realizzare l'interporto di Gioia Tauro -, nel Comitato i sindaci di quei comuni non possano intervenire con diritto di voto. Ci sembra una discriminazione ingiustificata, anche alla luce delle specifiche competenze che sono in capo ai sindaci - penso, non ultime, a quelle di natura urbanistica sulla pianificazione territoriale -, che non potrebbero esercitare all'interno della Conferenza. Chiediamo che venga accantonato questo emendamento e speriamo in un supplemento di riflessione da parte del relatore per aprire un confronto sereno su questo aspetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore Caroppo sulla proposta di accantonamento testé formulata. Ne ha facoltà.

ANDREA CAROPPO, Relatore. Rimane il parere contrario, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Chiedo di poter sottoscrivere questo emendamento a prima firma Barbagallo. Abbiamo insistito anche in Commissione sulla necessità di coinvolgere gli amministratori e altri soggetti all'interno dei tavoli in cui si decidono le sorti degli interporti. Nel momento in cui i sindaci e i presidenti delle autorità di sistema portuale, ma anche i rappresentanti delle imprese di trasporto partecipano al tavolo, non si capisce perché non possano avere il diritto di voto per intervenire all'interno di scelte che riguardano le attività. Quindi, richiedo al relatore una riflessione su questo aspetto, perché l'emendamento possa essere votato favorevolmente.

PRESIDENTE. Il relatore ha già espresso la sua opinione, dunque, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1005 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.1000 Traversi e 4.1006 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1008 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1009 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ANDREA CAROPPO , Relatore. Grazie, Presidente. Parere negativo su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 5.1. Iaria e 5.1000 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sugli identici 5.1 del collega Iaria e 5.1000 a mia prima firma, insieme ai colleghi della Commissione.

L'articolo 5 è il cuore del testo all'esame dell'Aula ed è il cuore della norma che sconvolge il procedimento in atto, che riguarda gli interporti. Con questo emendamento, chiediamo la soppressione dell'articolo.

Per una migliore intelligenza rispetto ai colleghi che non hanno seguito il testo in Commissione, sostanzialmente, l'articolo 5 stravolge e sconvolge il procedimento ordinario di concessione di un'opera pubblica e, nella fattispecie, della concessione di opera pubblica degli interporti, eliminando tutte le norme che prevedono la garanzia del concedente e, come è nella maggior parte dei casi, la garanzia sul bene pubblico e sul bene, appunto, in capo alla collettività a favore del regime di diritto privato, che è una peculiarità che non accade normalmente nelle concessioni di opere pubbliche.

L'altra cosa che fa l'articolo 5 inopinatamente è questa sostanziale privatizzazione, utilizzando un procedimento inusuale e francamente mai visto prima per un'opera pubblica, cioè prevedendo, innanzitutto, la costituzione ex lege - e non per accordo tra privati, nella negoziazione tra le parti sul caso specifico e con l'intervento anche degli enti locali o dei rappresentanti della regione - del diritto di superficie sugli interporti italiani.

Una volta costituito il diritto di superficie, è previsto un procedimento cervellotico in cui sono quantificati, con una perizia giurata, gli investimenti realizzati o quelli da realizzare. Una volta che la perizia giurata viene approvata e asseverata, è prevista la possibilità di individuare, a scomputo degli interventi, un termine più lungo del diritto di superficie. Infine, nell'ultimo comma, per chiudere il procedimento di privatizzazione, è previsto inopinatamente il riscatto in diritto di proprietà.

Sostanzialmente con questo articolo privatizziamo tutti gli interporti italiani. Viene prevista espressamente, peraltro, la privatizzazione, con uno scomputo con la perizia giurata. Noi non vogliamo pensar male, ma una perizia asseverata con un ottantenne impossidente magari risolverebbe tutti i problemi per chi oggi pensa di lucrare in danno dello Stato e del patrimonio pubblico italiano. Ancora più grave è che in questo riscatto del bene interporto e delle ulteriori estensioni della concessione del bene, perché è previsto anche che il concedente possa estendere la propria concessione su altre aree dell'interporto e su zone limitrofe, sia prevista anche l'estensione della concessione e il riscatto della concessione. È un procedimento inusuale, mai visto e grave anche per il precedente che creiamo, con un'ultima insopportabile discriminazione. Pochi mesi fa - anzi, poche settimane fa, Presidente - a proposito delle guide turistiche la maggioranza e il Governo si sono resi protagonisti dell'applicazione concreta e pedissequa della Bolkestein, mandando sul lastrico 20.000 famiglie italiane. Qui nessuno della maggioranza o del Governo ha pensato di applicare le norme comunitarie sulla concorrenza per il riscatto del bene in capo al concedente o, peggio ancora, per mettere a gara - o, meglio, per non mettere a gara - l'estensione della concessione.

PRESIDENTE. Concluda.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Riteniamo non soltanto la norma ingiusta e insopportabile, ma riteniamo anche che con questo provvedimento siano lesi diritti fondamentali e direttive comunitarie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie. L'articolo 5 è veramente il fulcro di tutto quello che non funziona in questo provvedimento. Intanto, nell'articolo 5 non si fa una distinzione tra proprietari e gestori, il che crea una grandissima ambiguità, perché al momento nei 24 interporti esistenti vi sono forme molto variegate di proprietà, tra chi ha parte proprietà, parte gestione e in parte anche semplicemente proprietà privata. In questo articolo si prevede che chi già adesso gestisce gli interporti contribuisca alla realizzazione dei nuovi interporti. Allora, quale privato dovrebbe investire in una struttura sapendo che poi parte dei proventi finiranno in un'altra struttura? Idem per gli enti locali, che si ritroveranno nella situazione paradossale di vedere che le risorse del proprio territorio saranno potenzialmente reinvestite in altri territori. La questione di essere in regime concorrenziale ritorna - quello che già ho menzionato riguardo ad altri emendamenti - a essere una costruzione che tutto è fuorché regime concorrenziale e crea una grande ambiguità, soprattutto per gli interporti già esistenti. Il comma 4, infine, solleva dubbi perché prevede che i soggetti gestori possano riscattare dagli enti il diritto di superficie ma non chiarisce, ancora una volta, se è questione dei proprietari o dei gestori e a che titolo gli enti debbano dare il diritto di superficie all'inizio. Insomma, se uniamo questo articolo alla definizione di interporto presente nell'articolo 1, che è molto ambigua, la confusione è totale. Confermo che voteremo a favore dell'emendamento che cerca di sopprimere l'articolo 5 e, ovviamente, contro gli articoli 5 e 7.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo classico statale “G.B. Vico” di Chieti, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie Presidente. Condivido quanto detto dai miei colleghi. Vorrei però aggiungere anche un altro aspetto proprio legato al comma 4 di questo articolo 5, ossia il fatto che noi stiamo dando l'idea che questa nostra Nazione sia in vendita, anzi in svendita. Noi oggi parliamo di interporti ma possiamo fare lo stesso discorso sulla rete TIM, sulle nostre infrastrutture, anche sulla rete ferroviaria, ma in questo caso, in questo articolo stiamo dando la possibilità al privato, alle aziende che fanno mobilità in regime privato, di poter, in un certo senso, riuscire ad accaparrarsi gli interporti in gestione mix pubblica-privata o pubblica. Questo è un aspetto interessante. Noi parliamo di rete, della potenza delle reti e del fatto che una Nazione debba avere delle reti di proprietà. Noi diciamo che gli interporti sono un nodo importante di questa rete per il trasporto merci e anche per altre cose. Alla fine, il Governo - anche se sono stati bocciati gli emendamenti, che non può chiaramente approvare perché della minoranza, ma li deve scrivere un'altra maniera, in particolare quelli riferiti alle comunità energetiche - ha capito. Però, noi continuiamo a parlare di reti pubbliche ma diamo poi la possibilità di svendere, tra l'altro con una modalità che mi sembra quasi quella della vendita e dell'acquisto a riscatto di un appartamento. Abbiamo un'area di una regione, di una provincia, che ha un'importanza pazzesca dal punto di vista pianificatorio, dal punto di vista del trasporto merci, dal punto di vista delle reti ferroviarie e stradali, e noi facciamo questa vendita solo con una perizia giurata? Capite che, da questo punto di vista, sembra veramente un'ottica miope, un'ottica distruttiva delle potenzialità che hanno i luoghi e le reti pubbliche in Italia. Voi state continuando in questa direzione, eravate i patrioti, ma state svendendo la patria. Decidetevi, state veramente andando in una direzione tale per cui sarà poi difficile, per i Governi che per fortuna vi succederanno, riuscire a tornare indietro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Chiedo di poter sottoscrivere anche questo emendamento perché davvero questo articolo credo sia l'atto peggiore che sia stato presentato all'interno del provvedimento. Si prospetta una privatizzazione di aree strategiche del nostro Paese, tra l'altro con questa ambiguità, come sottolineava la collega Pastorella. Sembrerebbe, infatti, rivolgersi solo a quelle aree di proprietà pubblica date in concessione per cui è prevista la quantificazione di un diritto di superficie che può trasformarsi in diritto di proprietà. Penso che questo potrebbe essere anche un precedente molto pericoloso, perché, nel caso in cui questo Governo, ad esempio, dovesse individuare altre aree e altri servizi come privatizzabili, cosa facciamo, vendiamo il nostro demanio a chiunque offra dei servizi che secondo voi sono di utilità pubblica? Credo che questo sia inaccettabile e forse sarebbe meglio concentrarsi sull'agevolazione del riscatto del diritto di superficie per tante persone che negli anni Ottanta hanno acquistato degli alloggi di edilizia popolare e ancora combattono con i comuni per poterli riscattare e lasciarli ai propri figli, piuttosto che pensare ancora di privatizzare aree del nostro Paese che invece devono rimanere pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Bakkali. Ne ha facoltà, per un minuto.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Un minuto per dire questo: pensavamo che con questo provvedimento si costituisse una sorta di rete nazionale degli interporti, e che quindi si mettesse a sistema un ragionamento sullo sviluppo infrastrutturale e sulla rete della logistica in questo Paese, invece avete messo pochissime risorse. Questo ragionamento sugli interporti è lacunoso e inserisce una norma nettissima sul tema delle aree, tra l'altro ammettendo nello stesso provvedimento che voi una ricognizione sugli interporti che esistono oggi non ce l'avete, perché la demandate al Ministro. Senza sapere quale sia la situazione oggi degli interporti, privatizzate quello che c'è. Manca la riforma portuale, perché a questo serve anche un quadro di insieme. Manca anche, di fianco a questo, un ragionamento sulle zone logistiche semplificate e sulle zone economiche semplificate, su questo vi richiamiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.1 Iaria e 5.1000 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1002 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione. Revoco l'indizione della votazione, non ci siamo intesi in tempo.

Ha chiesto di parlare il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. L'emendamento 5.1002 sopprime il comma 1 del testo, dove, senza incertezze e per toglierci ogni dubbio, espressamente viene previsto, nel secondo periodo, che i soggetti che gestiscono gli interporti agiscono in regime di diritto privato. Quindi, invertiamo il procedimento; non so a chi fa comodo - al Ministro Salvini? - l'idea degli interporti che ha la maggioranza. Anziché attenersi alle regole tipiche del diritto pubblico, all'affidamento, alla garanzia per la proprietà pubblica, alla garanzia dei termini e della durata, ai costi e alla garanzia dei costi e delle tariffe, noi invertiamo il principio e sanciamo che, di diritto, per legge, d'ora in poi si applica sugli interporti il regime di diritto privato. Francamente, è una forzatura rispetto ai princìpi dell'ordinamento giuridico italiano, una forzatura incomprensibile, a meno che non ci sia un fermo intendimento in tal senso, come si evince anche dal tenore del dibattito, perché vengono respinti tutti gli emendamenti dell'opposizione; il Governo e la maggioranza vanno avanti dritti come un treno. L'obiettivo è privatizzare, e sull'altare della privatizzazione siete disposti a sacrificare ogni tipo di confronto democratico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1002 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Passiamo all'emendamento 5.1011 Ghirra.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Questo emendamento è un po' meno drastico di quelli che abbiamo appena votato, perché vi dà un'opportunità: ripristinare il regime di servizio pubblico nella gestione degli interporti. Di fatto, si chiede di sopprimere tutta la parte in cui viene prevista la possibilità di riscattare il diritto di superficie e trasformarlo in diritto di proprietà delle aree e di trasformare la prestazione di servizi asservita al diritto privato in servizio pubblico affidato in regime di concessione. Riteniamo che questa, per strutture strategiche come gli interporti, possa e debba essere la modalità di gestione. Quindi, chiedo al relatore se, vista la forte contrarietà di tutte le opposizioni rispetto a questa previsione di privatizzazione delle infrastrutture degli interporti, si possa accantonare questo emendamento per un approfondimento, affinché non venga portato avanti questo disegno, che, a nostro avviso, davvero segna un precedente molto pericoloso per la gestione delle infrastrutture del nostro Paese.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore Caroppo il suo parere sulla richiesta di accantonamento formulata poco fa dalla collega Ghirra.

ANDREA CAROPPO, Relatore. Rimane il parere contrario, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'emendamento della collega Ghirra. Mi spiace davvero che dal relatore sia stato espresso parere contrario per l'accantonamento, perché credo, come è stato detto, che questo articolo rappresenti davvero il cuore di un provvedimento che dovrebbe essere di sistema, e che, quindi, mira a mettere in campo regole per uno sviluppo strategico, per un coinvolgimento dei territori, per investimenti mirati e sulla base di dati e analisi rispetto alla crescita del settore nei vari territori e, invece, si caratterizza, in particolare, per una vera e propria privatizzazione conclamata, quindi con il passaggio dal diritto di superficie al diritto di proprietà, anche delle procedure.

Davvero, il fatto che su strutture così strategiche per lo sviluppo del nostro Paese si possa pensare che una perizia giurata di un tecnico privato possa essere sufficiente per modificare lo status giuridico e, quindi, la proprietà pubblica, il controllo pubblico di questo settore, ci sembra davvero stupefacente. Per cui chiediamo di ripensarci, di ragionare assieme sugli investimenti necessari, a partire dagli interporti esistenti che hanno bisogno di investimenti, dai nuovi, su dove farli, coinvolgere le regioni e i territori, sull'attuazione - finalmente - delle zone logistiche semplificate, ferme da quasi 2 anni. Chiediamo di accantonare il concetto di privatizzare, anche con le procedure, queste infrastrutture, così importanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. A questo punto, con il parere contrario del relatore sulla proposta di accantonamento, che già abbiamo ascoltato prima, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1011 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.1008 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, oltre a sancire, come avviene in tutte le parti del mondo, che nel caso di concessione siamo in presenza di un servizio pubblico - e non privato quale quello che - ahimè - la maggioranza e il Governo vogliono introdurre, con l'approvazione di questa legge -, sanciamo o, meglio, ricordiamo due principi fondamentali che subiscono un vulnus importante, che francamente è sotto gli occhi di tutti.

Il primo è che non c'è un organo che approva, dal punto di vista tecnico, non solo la perizia giurata, ma la bontà dell'estensione della concessione. Se l'interporto X presenta una perizia giurata di milioni di euro, quella perizia giurata deve essere approvata, controllata e validata. Nel testo non c'è un articolo, un comma, un rigo che dica qualcosa in ordine alla procedura di approvazione e di validità tecnica. Ed è quello che noi introduciamo, con la lettera b), al comma 2 di questo articolo.

L'altro criterio, che copre un vuoto normativo - e, francamente, continuiamo a non capire perché la maggioranza e il Governo non si sono posti questo problema - è che l'estensione delle concessioni o lo scomputo degli ammortamenti, come è giusto che sia, deve avvenire con la diligenza del buon padre di famiglia e chiediamo di emendare il testo con questa previsione secondo principi di economicità della gestione, che è quello che farebbe un normale amministratore. Francamente, non capiamo perché, di fronte a emendamenti che seguono, non soltanto la logica del buonsenso, ma anche della prassi del comportamento dei normali amministratori nei territori, questa maggioranza continui a voltarsi dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1008 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.3 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo emendamento è degno di nota, perché sottolinea un altro degli aspetti che verrebbe meno nell'ipotesi in cui si concretizzasse questa paventata privatizzazione.

Mi riferisco a quello della revoca e del recesso della concessione che facciamo salvi espressamente con questo emendamento, perché secondo la procedura, costituzione del diritto di superficie per legge, perizia giurata asseverata, scomputo degli ammortamenti e riscatto senza gara, viene meno anche la possibilità di revoca o recesso per giusta causa o meglio quella classica per inadempimento. È una norma prevista in modo generico non soltanto dal codice civile, ma anche dal testo unico sugli appalti che qui decidete di non applicare. Quindi, con questo emendamento, insistiamo sul testo e facciamo appello alla maggioranza di ravvedersi almeno su questo aspetto che riguarda un principio generale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.3 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.2 Iaria.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Signor Presidente, questo emendamento è simile all'emendamento precedente e noi abbiamo aggiunto anche un discorso sulla coerenza con la domanda di trasporto per quanto riguarda la progettazione e tutta la gestione che abbiamo ben evidenziato - sia il collega Barbagallo, che noi, con i nostri emendamenti - rispetto alla procedura molto semplicistica - direi veramente molto banale - proposta dalla maggioranza sull'articolo 5 per la gestione dell'interporto dal punto di vista anche della progettazione e del diritto di superficie (lo abbiamo già detto prima, non mi dilungherò).

Comunque, l'emendamento è simile a quello precedente. In più, abbiamo sottolineato il fatto di valutare anche la coerenza con la rete di trasporto esistente, in modo da aggiungere un livello di pianificazione un po' più ampio rispetto sia all'emendamento del collega Barbagallo, sia anche a quello previsto dall'inutile e anche veramente banale proposta della maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Iaria, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.4 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.1001 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente, con questo emendamento chiediamo la soppressione del comma 2, dove è previsto espressamente che i soggetti che gestiscono gli interporti provvedono, compatibilmente con l'equilibrio del proprio bilancio, all'adeguamento strutturale degli interporti già operativi e quelli in corso di realizzazione. Il fine è nobilissimo, Presidente; il problema è la procedura, perché questo adeguamento chi lo approva? Senza autorizzazione esplicita del concessionario, dell'amministrazione dell'ente locale, dell'ente demaniale proprietario del bene. Quindi, è un procedimento astruso: almeno l'autorizzazione della proprietà, in attesa della privatizzazione. Ma l'autorizzazione del proprietario e della parte pubblica, come è giusto che sia, non si doveva prevedere? Quindi, siamo basiti del parere contrario sul nostro emendamento e insistiamo sull'emendamento 5.1001.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1001 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1003 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.5 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.7 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.1006 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con l'emendamento 5.1006, entriamo nel merito di uno dei Leitmotiv di questa norma, ossia la perizia giurata e asseverata. Noi siamo molto preoccupati da questo tipo di procedimento, come si è capito dal tenore dei nostri interventi. Infatti, l'espressione generica “perizia asseverata”, senza individuare un procedimento per la validazione, per l'approvazione, per una verifica dettagliata e analitica della congruità dei prezzi e della quantità dei lavori asseverati, francamente ci sembra inusuale e anche lontano dalle logiche della normale prassi delle cose che accadono nel nostro Paese.

Con l'emendamento in esame, chiediamo espressamente che la perizia sia approvata dalla Conferenza dei servizi con la partecipazione di province, regioni e comuni, come avviene con tutte le perizie di variante e con tutti i progetti esecutivi.

Quindi, è un emendamento che prevede un'estensione della normativa di diritto comune anche alla normativa sugli interporti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1006 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1005 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.1009 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'emendamento 5.1009 è uno dei più significativi, perché prevede, espressamente, l'introduzione di procedure di gara ad evidenza pubblica per il riscatto del bene, nell'ipotesi in cui si riscatti tutto il bene, o, nelle altre ipotesi, anche per l'estensione delle ulteriori aree soggette a diritto di superficie.

Possiamo sopportare tutto, anche le procedure di privatizzazione, ma certamente non possiamo sopportare le procedure di privatizzazione a un prezzo stracciato. Questo è il disegno sotteso della norma, un disegno che - lo diciamo in fase di discussione del testo, Presidente - avverseremo in ogni sede. Saremo vigili nel seguire e perseguire ogni procedura sotto tutti i punti di vista con i nostri amministratori, utilizzando tutte le armi che ci vengono concesse. Infatti, certamente è una forzatura anche quella di non prevedere le gare nell'ipotesi in cui un bene della collettività sia sottoposto a regime privatistico e, quindi, privatizzato.

Possiamo astrattamente concepire l'ipotesi che… Presidente, non riesco a sentire neanche la mia voce…

PRESIDENTE. Colleghi, siamo in dirittura d'arrivo prima della sospensione. Un po' d'attenzione e, soprattutto, molto silenzio. Attenzione e silenzio. Prego, deputato Barbagallo.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. L'emendamento prevede in modo dettagliato i criteri da applicare in sede di espletamento delle gare con procedura ad evidenza pubblica sia per il riscatto sia per l'estensione della concessione. È francamente una norma a vantaggio dell'erario perché, ovviamente, se bandiamo una gara c'è trasparenza, c'è concorrenza e, se c'è un maggiore offerente o quell'immobile, quella parte di patrimonio pubblico, vale più rispetto a quanto è disposto a dare il superficiario, certamente garantiamo l'interesse pubblico e non l'interesse di qualche amico degli amici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Come già emerso dagli interventi precedenti, noi siamo assolutamente contrari all'idea di privatizzare queste infrastrutture strategiche. Inoltre, questa esplicitazione di cui al comma 4, in merito alla possibilità di riscattare le aree e di trasformare il diritto di superficie in diritto di piena proprietà, non è assolutamente tollerabile.

L'emendamento proposto dal collega Barbagallo è sicuramente al ribasso rispetto ad altre proposte che abbiamo fatto, ma quanto meno introduce il tema della gara a evidenza pubblica. Infatti, non è pensabile che la quantificazione del piano economico-finanziario possa essere fatta tramite una semplice perizia giurata e che, comunque, chi gestisce queste aree possa diventarne proprietario senza neanche un confronto con altri possibili competitor.

Quindi, io spero che almeno un emendamento come questo - che di fatto non mette in discussione l'introduzione della gestione ai sensi del diritto privato che voi state, ahinoi, introducendo - possa essere accolto per dare un minimo di trasparenza alla gestione di queste infrastrutture.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1009 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento che riprenderà nella parte pomeridiana della seduta, dopo la commemorazione di Ugo Intini prevista per le ore 16,15.

Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Difesa, il Ministro della Salute e il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative in ordine all'adozione di un piano di sviluppo dell'industria bellica italiana al fine di intensificare il supporto all'Ucraina, nel quadro degli aiuti europei - n. 3-01018)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Richetti ed altri n. 3-01018 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Ettore Rosato se intenda illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). La ringrazio, Presidente. Signor Ministro, come lei sa, questo Parlamento, a larghissima maggioranza trasversale, ha approvato il rinnovo della missione che consente di rifornire e di sostenere le Forze armate ucraine nella loro opera di difesa del loro territorio nazionale.

Purtroppo, la guerra continua in maniera molto dura. Non abbiamo mai una notizia sulla possibilità di un ripensamento da parte della Russia. La Russia ha riconvertito molta della sua economia in un'economia di guerra e, quindi, oggi si trova con una grande potenzialità di munizionamento e armamento per affrontare le Forze armate ucraine. Noi non possiamo non far arrivare le nostre munizioni. Ci siamo impegnati per un milione di munizioni, ne abbiamo mandate molte, molte meno. Le chiediamo come pensa di orientare la produzione italiana per aumentarla e per aiutare e sostenere anche l'economia di guerra ucraina in questa fase così complicata.

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, il quesito mi offre l'occasione per riprendere quanto già detto in occasione delle comunicazioni rese al Parlamento sulla proroga del sostegno all'Ucraina il 10 gennaio scorso.

L'esito della controffensiva ucraina e la violenta reazione russa non ci possono far deflettere da una scelta di coerenza compiuta, una scelta in linea con gli impegni internazionali assunti in sede NATO e di Unione europea, oltre che in totale aderenza al diritto internazionale e al principio della libertà e dell'indipendenza dei popoli, di cui la proroga degli aiuti per il 2024 costituisce una concreta testimonianza, come richiamava l'onorevole Rosato.

La strada da percorrere è ancora lunga, ma un passo indietro adesso sarebbe un errore strategico e politico, oltre che un tradimento delle legittime aspirazioni del popolo ucraino per la propria indipendenza e l'intangibilità dei propri confini.

In questo quadro - e vengo al quesito -, anche al fine di assicurare a Kiev un adeguato livello quantitativo e qualitativo di equipaggiamento per affrontare lo sforzo bellico, la Difesa ha aderito all'iniziativa europea che prevede il sostegno all'incremento della capacità di produzione dell'industria europea della Difesa, attraverso catene di approvvigionamento sicure, procedure di acquisizione efficienti, incremento delle capacità di produzione e promozione degli investimenti, anche incrementando il bilancio dell'Unione europea.

In particolare, l'Agenzia Industria e Difesa ha partecipato al bando indetto dalla Commissione nell'ambito del fondo denominato ASAP, per ottenere il finanziamento di un valore massimo del 40 per cento su progetti che risulteranno fattibili. In tale prospettiva, l'Agenzia Industria e Difesa ha presentato 3 progettualità, che coinvolgono gli stabilimenti militari di Baiano, Spoleto, Fontana Liri e Capua.

A più ampio raggio, vanno evidenziate le iniziative di supporto all'industria nazionale, poste in essere dal Segretariato generale della Difesa, finalizzate a una maggiore interazione con le omologhe industrie europee ed ucraine della difesa e sicurezza. Mi riferisco, ad esempio, all'Ukraine Defence Industry Compact, accordo che si pone l'obiettivo di costituire un'industria ucraina integrata nel quadro di sicurezza UE e NATO; ciò impegnando le parti che vi aderiscono a supportare il rafforzamento delle capacità militari di resilienza ucraine nel breve termine e a costruire una capacità di deterrenza nel lungo termine attraverso lo sviluppo della loro capacità di produrre sistemi di difesa nazionali e munizioni.

Parallelamente a questo impegno, va menzionato lo sforzo che l'Italia sta tenendo in sede europea per realizzare un adeguato quadro normativo che tuteli le industrie della Difesa italiana, consentendo di partecipare efficacemente all'azione di supporto a Bruxelles nei confronti del rafforzamento della base industriale dell'Unione europea.

La situazione in atto e la minaccia posta dall'autocrazia all'ordine e alla stabilità globale confermano l'importanza di continuare a sostenere il popolo e le Forze armate ucraine dall'aggressione russa, un requisito indispensabile per giungere a una soluzione negoziale del conflitto che contempli una pace giusta.

PRESIDENTE. Il deputato Rosato ha facoltà di replicare.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Ministro. Non è mai bello, né facile, parlare di armi. Sempre ci vengono in mente le tante altre priorità dei nostri concittadini, che si potrebbero finanziare utilizzando quelle risorse, ma purtroppo la pace, la libertà e la democrazia si difendono proprio così, anche con le armi. E, purtroppo, anche il popolo ucraino lo ha capito quando, disarmato, ha affrontato l'invasione della Russia e della Crimea nel 2014 ed oggi è costretto ad affrontare un'invasione ben più cattiva e ben più aggressiva, su cui stiamo facendo la nostra parte per dare una mano.

La presenza della Presidente Meloni a Kiev è stata utile su questo, così come penso sia importante che ci sia e continui sempre un sostegno da parte di tutto il Parlamento. Oggi, le notizie che ci sono arrivate dalla Presidente della Commissione, von der Leyen, in cui c'è questo impegno serio - così come è stato fatto per i vaccini e per il gas - a cercare di portare in sede europea l'acquisizione degli armamenti per la difesa del nostro continente, è una buona notizia e mi fa piacere che l'Italia ci sia, su questa strada. Lì, nella guerra - torno anche da Kiev, dove sono stato in occasione dei due anni, con il senatore Calenda -, non c'è nulla di poetico e assicuro che non vi è alcun ucraino contento di essere in guerra. Tutti vorrebbero una soluzione negoziale, e cioè che la Russia torni nei suoi confini stabiliti universalmente.

La guerra, purtroppo, è sangue e sofferenza, ma quando vedono quello che succede in Russia, quando vedono il trattamento che è stato fatto a Navalny, per esempio, o a qualsiasi oppositore in quel Paese, capiscono che sono costretti a continuare a combattere, sono costretti a combattere per la loro libertà, sono costretti a combattere per la libertà dei loro figli, e noi abbiamo la responsabilità di essere loro accanto e di esserlo fino in fondo, perché loro difendono anche i nostri confini, i confini dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Iniziative volte a scongiurare un aumento delle spese militari per favorire interventi per la transizione ecologica e a sostegno delle componenti più fragili della società - n. 3-01019)

PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01019 (Vedi l'allegato A).

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, con l'ultima legge di bilancio per l'anno 2024, il Ministero della Difesa è arrivato a superare la cifra di circa 29 miliardi di euro, che fa seguito a un aumento di circa 1,8 miliardi di euro, già realizzato tra il 2022 e il 2023. In due anni, il bilancio della Difesa ha sperimentato un aumento di circa il 12,5 per cento in più: 3,2 miliardi.

La scorsa settimana è stato approvato un finanziamento per rinnovare la componente corazzata del nostro Esercito, spendendo ben 8 miliardi e 246 milioni, a cui si aggiungono le spese per un satellite per le comunicazioni militari, oltre a ulteriori navi e missili, per una cifra totale di 12 miliardi.

Ora ci domandiamo, signor Ministro, se, con tutte queste spese militari in aumento, il nostro Paese voglia abbandonare il progetto di una Unione europea di pace per realizzare quella sicurezza che si basa sulla convivenza civile; e se l'aumento ulteriore di spese militari di questo genere non possa compromettere davvero la sicurezza italiana (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. In premessa, esprimo un po' di rammarico e di perplessità sui contenuti dell'interrogazione, che è abbastanza strumentale, perché rappresenta l'aumento delle spese per la Difesa quale espressione della cultura bellicistica. È una visione un po' distorta, dettata da qualche pregiudizio ideologico, che associa le spese per la difesa e la sicurezza al mero concetto di costo e non a quello di valore, di investimento in pace e stabilità, che, ahimè, le semplici parole non sono mai state in grado di difendere.

Al contrario, ho più volte detto - e lo ribadisco - che, quando ci riferiamo alle spese della Difesa, parliamo di investimenti capaci di generare sicurezza fornita alla Nazione, tutelare gli interessi nazionali, trainare l'economia e generare anche effetti sociali, tecnologici e occupazionali. Per capirci, la nostra economia si difende anche prevenendo e contrastando gli attacchi ricevuti in Mar Rosso, che danneggiano il nostro import, il nostro export, e mettono a rischio le nostre navi commerciali e i nostri posti di lavoro portuali. E questo lo si fa con le navi militari, purtroppo, non c'è un'altra via. Così come la democrazia si difende anche aiutando l'Ucraina stessa.

La nostra credibilità internazionale, l'azione concreta delle nostre navi ospedali a Gaza e dei nostri aerei che portano i bambini: anche queste sono spese per la Difesa. La nostra presenza in Africa, dove siamo benvoluti e apprezzati per la postura che ci permette di stabilire rapporti politici e diplomatici: anche queste sono spese per la difesa. Questa è la difesa: difendere e proteggere i concittadini, i nostri interessi vitali, quelli dell'economia, in Italia e nel mondo.

Tra l'altro, la difesa è una delle funzioni principali di ogni Stato: non parliamo, quindi, di riarmo, è un concetto più complesso, parliamo di costruire pace e stabilità e dare sicurezza al nostro Paese. Potremmo dire, dal punto di vista materiale, che la nostra libertà ha un costo e quello che si investe in difesa genera, normalmente, 10 volte di più dei termini investiti. Non sono una scelta e un capriccio del Ministro di turno gli investimenti nella difesa, sono una parte fondamentale dell'obbligo di difendere la Nazione, non soltanto da eventuali minacce militari dirette.

Tutto ciò chiarito per quanto concerne il tema del 2 per cento del PIL da investire: una percentuale che, ricordo per l'ennesima volta, è stata stabilita 10 anni orsono dai Capi di Stato e di Governo ed è stata confermata da tutti gli Esecutivi che hanno preceduto; tale soglia, dopo Vilnius, rappresenta non più un punto di arrivo, ma un punto di partenza per rendere credibile la difesa collettiva, nonostante il mio intervento, che esprimeva le difficoltà italiane a una considerazione di questo tipo.

Ciò detto, lei ha dato cifre che io vorrei correggere, perché è molto importante partire dalla verità e, quindi, cito alcune tabelle ufficiali. Nel 2020 la percentuale di spese per la difesa è stata l'1,59 per cento, nel 2021 l'1,57, nel 2022 l'1,51, nel 2023 l'1,46: quest'anno, stanti gli ultimi tagli del decreto PNRR di ieri, probabilmente scenderà. Questa non è una notizia che mi rende felice, perché io penso che la spesa vada aumentata verso il 2 per cento, ma dovrebbe rendere contento lei, facendole vedere che, nonostante noi dovremmo aumentare, anche quest'anno diminuirà rispetto all'anno precedente e ai 2 anni precedenti.

PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di replicare.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Per quanto riguarda la verità delle cifre, dovremmo anche ricordare che, per valutare complessivamente la spesa militare italiana, sarebbe necessario valutare anche le cifre iscritte presso altri Dicasteri, non soltanto il Ministero della Difesa. Per esempio, il Fondo per le missioni militari all'estero giace presso il Ministero dell'Economia e finanze, faccio soltanto un esempio. Quindi “verità” è una parola grande, che va utilizzata con grande discrezione.

Dopodiché, sempre per parlare di verità, vorrei ricordare il rapporto Sipri del 2023. Come è noto, l'Istituto Sipri di Stoccolma è il principale istituto che si occupa di spese militari e che sottolinea come la spesa militare mondiale sia cresciuta fino a raggiungere i 2.240 miliardi: gli USA 877 miliardi, la Cina 292, la Russia 84,4. Sa quanto spende complessivamente l'Europa? Spende 345 miliardi, ben sopra la cifra complessiva che spende la Cina.

Allora, signor Ministro, noi abbiamo bisogno di meno armi e di più granai, di meno armi e più ospedali, di meno armi e più Stato sociale. Non lo diciamo soltanto noi, lo dice anche Papa Francesco, quando ha affermato, nella sua comunicazione al corpo diplomatico, che le guerre possono proseguire grazie all'enorme disponibilità di armi.

Da questo ragionamento, voi non vi potete sottrarre, perché la sicurezza delle nostre navi, anche nel Mar Rosso e la sicurezza italiana si basano sulla diplomazia, non su 142 carri armati che comprerete dalla Germania (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Chiarimenti in merito all'Accordo di cooperazione in materia di sicurezza tra Italia e Ucraina firmato a Kiev il 24 febbraio 2024 – n. 3-01020)

PRESIDENTE. Il deputato Pellegrini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01020 (Vedi l'allegato A).

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Come diceva lei, il 24 febbraio è stato firmato un Accordo di cooperazione tra Italia e Ucraina, i cui contenuti ci preoccupano davvero moltissimo, in generale, e, in particolare, per quanto riguarda la parte in cui si fa riferimento agli invii di armamenti sullo stesso livello di quanto è stato fatto negli ultimi 2 anni, oltre alla facoltà di addestramento di militari ucraini sul suolo ucraino, di una stretta collaborazione militare e quant'altro.

Noi chiediamo al Ministro e, quindi, vorremmo sapere con quali armamenti si intenda supportare l'Ucraina, ai sensi di questo Accordo decennale, sia con quali armamenti si supporterà l'Ucraina nell'anno in corso, nel 2024, sia nel corso della validità dell'Accordo, e quale ricaduta avranno queste forniture sulle casse dello Stato e se queste forniture militari prevedranno la produzione di nuove armi.

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie. Devo necessariamente richiamare quanto dichiarato nella risposta alla precedente interrogazione e affermato già il 10 gennaio. La situazione in atto e la minaccia che essa pone all'ordine e alla stabilità europea e globale confermano quanto sia importante continuare a sostenere lo sforzo del popolo e delle Forze armate ucraine, affinché siano in grado di resistere a un'aggressione.

Ciò detto, l'Accordo di assistenza bilaterale tra Italia e Ucraina discende da un impegno assunto in ambito del G7, a margine del vertice NATO di Vilnius nel luglio 2023. Tale Accordo, voluto dal Governo e redatto dal Presidente del Consiglio dei ministri, recentemente firmato dal nostro Presidente del Consiglio, costituisce l'oggetto dell'interrogazione in esame. Si tratta di un Accordo intergovernativo di natura politica, più che militare, e non vincolante. L'Ucraina anela alla libertà e alla democrazia nel suo positivo ingresso nella comunità occidentale. Doveva l'Italia, i cui patrioti, nell'Ottocento, lottarono per difendere la libertà della Polonia, come dell'Ungheria, della Grecia, della Francia, negargliela? Io credo proprio di no. L'Italia ha scelto di essere dalla parte della libertà delle Nazioni nel rispetto del diritto internazionale, con l'obiettivo di arrivare, in linea con la posizione assunta dagli alleati NATO-UE, a una pace giusta e duratura.

Per quanto questa sia la questione di più diretta competenza del Ministero, l'Italia ha già fornito, come sa l'interrogante, 8 pacchetti di aiuti nel 2022-2023 e il Governo è stato autorizzato a mantenere il sostegno militare aggiuntivo nel 2024, sostegno che sarà determinato in dettaglio dalle consultazioni con i partecipanti e valutando al momento le esigenze dell'Ucraina e le peculiarità italiane, le disponibilità italiane, comprese le risorse finanziarie. In tale contesto, appare importante identificarli, ma qualunque tipo di aiuto non potrà andare minimamente a detrimento dei programmi di acquisizione della Difesa italiana.

Al tempo stesso, si dovranno valutare attentamente i meccanismi di finanziamento di queste iniziative che, al netto di possibili e parziali ristori ottenibili mediante fondi europei, non potranno ricadere sulle ordinarie assegnazioni destinate alla Difesa, che già hanno subito tagli eccessivi (dati NATO). Ripeto i dati di prima e ne approfitto per integrare la risposta di prima: sono considerati, nei dati NATO che do, tutti i bilanci di tutti i Ministeri, MiSE, Affari esteri, Difesa, complessivamente ogni euro speso per la difesa, che dimostra la lenta decrescita dell'incidenza del bilancio che pesa sul PIL dal 2020 ad oggi, compreso l'anno in corso; l'anno di punta è stato il 2021, con 1,59, non ricordo quale fosse il Governo, non era il Governo Meloni.

Ciò detto, continuerà l'impegno a favore dell'Ucraina, ma le ripeto, e così rispondo alla sua domanda, nell'ambito degli stanziamenti di bilancio e delle risorse disponibili. Per cui, tutto ciò che non è previsto come stanziamento di bilancio o non è disponibile nelle riserve, che non possono intaccare le necessità italiane, non potrà essere dato. Quindi, ad oggi, la sua risposta ha la risposta in sé nel bilancio e non potranno esserci spese che non siano già previste in bilancio. Quindi non ci sono spese nascoste dietro a questo Accordo, che implica soltanto la volontà e l'impegno dell'Italia di schierarsi a fianco di una Nazione invasa nei prossimi 10 anni, di negare il diritto di Nazioni di distruggere altre Nazioni e di piegare alla propria volontà dominatrice il destino di popoli. Quella è un'affermazione politica, non ha ancora valore finanziario e valore economico, che potrà avvenire soltanto con stanziamenti di bilancio che, necessariamente, dovranno essere autorizzati da questa Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il deputato Pellegrini ha facoltà di replicare.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro Crosetto, siamo completamente insoddisfatti della sua risposta. Peraltro, l'unica cosa concreta che si evince nei fatti è che questo Governo ha scelto di continuare pervicacemente a oltranza un aiuto esclusivamente bellico all'Ucraina, rinunciando, ancora una volta, di fatto, a dare un aiuto negoziale, ad aiutare l'Ucraina, affinché si inizi un serio e concreto percorso giudiziale. Sostanzialmente, questo Governo ha propinato al Parlamento un Accordo a scatola chiusa, perché è stato sottoscritto il 24 febbraio e il Ministro Tajani è venuto davanti alle Commissioni esteri il 22 febbraio a parlarne, due giorni prima.

Quindi, praticamente il Parlamento è stato messo di fronte al fatto compiuto senza poter incidere in alcun modo su quel tipo di accordo. Penso che si tratti di argomenti che interessano tutto il popolo italiano e tutto il Parlamento, visto che negli accordi è prevista, come accennavo prima, la facoltà per le Forze armate italiane di addestrare le Forze armate ucraine sul suolo ucraino, visto che è prevista una stretta cooperazione industriale e militare su tutti i domini e visto che è previsto che, nel corso di 10 anni, se si dovesse verificare un'ulteriore - Dio non voglia, ovviamente - invasione da parte della Federazione russa, un'altra folle invasione, l'Italia si impegna ad aiutare direttamente l'Ucraina.

Ma poi, Ministro Crosetto, se questi sono accordi non vincolanti, che cosa li avete stipulati a fare? Per fare soltanto fotografie? Se, invece, hanno un significato politico, noi pretendiamo che venga qui la Presidente Meloni, che lo ha firmato, a spiegarci quali sono i contenuti politici e gli obiettivi politici di quell'Accordo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), visto che è stato predisposto e scritto a Palazzo Chigi dal suo consigliere diplomatico e non, come ci risulta, alla Farnesina dagli Affari esteri. È fondamentale per il popolo italiano e per questo Parlamento conoscere esattamente qual è il contenuto e quali sono gli obiettivi, altrimenti si tradisce il mandato che il popolo ha dato al Governo e al Parlamento. Noi pretendiamo che al più presto la Presidente Meloni venga qui in Aula e ci venga a spiegare quali sono i suoi obiettivi.

PRESIDENTE. Grazie…

MARCO PELLEGRINI (M5S). Voi ci state trascinando in una situazione pericolosissima di cui non sapete nemmeno quali potrebbero essere le nefaste conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

(Iniziative di competenza volte ad estendere al personale medico gli incentivi fiscali previsti per il rimpatrio di docenti e ricercatori, al fine di sopperire alla grave carenza di personale - n. 3-01021)

PRESIDENTE. La deputata Annarita Patriarca ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01021 (Vedi l'allegato A).

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Ministro, il fenomeno della fuga dei cervelli sta colpendo numerosi ambiti professionali e scientifici nel nostro Paese. In quello sanitario, ad esempio, nel 2023, circa 6.000, tra medici e operatori sanitari, hanno deciso di lasciare il nostro Paese per andare a lavorare all'estero. Giovani, donne e uomini, che si sono formati nei nostri atenei sono andati a lavorare in sistemi sanitari di Paesi stranieri, migliorandoli e arricchendoli con la loro competenza e preparazione. Carenze di opportunità, complessità burocratiche, salari inadeguati, scarse prospettive di carriera sulla base di risultati misurabili hanno allontanato questi talenti in cerca, com'è giusto che sia, di riconoscimenti non solo economici, ma di una più ampia valorizzazione degli sforzi compiuti nel lungo percorso di studi.

PRESIDENTE. Concluda.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Un vero e proprio esodo di risorse umane che aggrava la carenza di personale medico negli ospedali e nei servizi territoriali, un fenomeno destinato a crescere, purtroppo. Infatti, secondo uno studio dell'ANAAO, da oggi al 2025, mancheranno al sistema sanitario nazionale almeno 16.500 medici specialisti.

A ciò si aggiunga che in Italia…

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). …a causa dell'invecchiamento della popolazione la domanda di assistenza sanitaria è destinata a salire, ma, purtroppo, a non essere pienamente soddisfatta in termini quantitativi.

È già stato fatto qualcosa in questa materia con il decreto legislativo n. 209 del 2023. Noi chiediamo al Ministro, per quanto è di competenza, se non intenda intraprendere iniziative atte a estendere l'applicabilità degli incentivi, che sono stati stabiliti per docenti e ricercatori, anche al personale medico, al fine di sopperire alla grave carenza di personale del sistema sanitario nazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti in quanto mi forniscono la possibilità di soffermarmi su un tema che è all'attenzione del Ministero sin dall'inizio del mio mandato. In merito al fenomeno della fuga dei cervelli, che interessa numerosi settori della nostra Nazione, mi preme evidenziare che le statistiche dell'Organisation for Economic Co-operation and Development sul tema della health workforce migration nel periodo dal 2001 al 2021 parlano di un flusso in uscita di circa 31.600 professionisti, tra medici e infermieri. Negli ultimi 20 anni, sono stati resi disponibili, presso gli atenei italiani, circa 194.000 posti per l'accesso al corso di laurea di medicina e chirurgia e circa 302.000 per il corso di laurea in infermieristica.

Tanto premesso, devo, anche in questa sede, ricordare che il reiterarsi, negli anni passati, di manovre finanziarie di contenimento della spesa e, in particolare, dei vincoli assunzionali ha determinato, nel tempo, una grave carenza del personale del Servizio sanitario nazionale, che, unita a un crescente innalzamento della relativa età media, ha portato inevitabilmente a un forte deterioramento delle condizioni di lavoro. Questo ha finito per rendere il sistema sanitario nazionale meno attrattivo, con la conseguenza che spesso i concorsi vanno deserti o, comunque, non consentono la copertura dei posti stessi per carenza di aspiranti.

Stante la consapevolezza della necessità di intervenire in maniera strutturale per reperire le necessarie risorse al sistema e per migliorare l'organizzazione dei servizi in modo tale che il sistema sanitario nazionale torni ad essere maggiormente attrattivo per i giovani, sin dal suo insediamento questo Governo ha adottato diverse misure, anche di tipo economico, volte a potenziare gli organici delle strutture sanitarie, con particolare riguardo ai servizi maggiormente critici. Ricordo che la legge di bilancio 2023 ha riconosciuto le particolari condizioni del lavoro svolto dal personale della dirigenza medica e del comparto operante presso i servizi di pronto soccorso ed è stato messo a bilancio un incremento della specifica indennità di circa 200 milioni di euro annui. Inoltre, al fine di fronteggiare la carenza di personale sanitario nelle aziende e negli enti del sistema sanitario nazionale, per ridurre le liste d'attesa e il ricorso alle esternalizzazioni, con la medesima legge di bilancio sono stati previsti specifici incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale.

In ordine a quanto richiesto dagli interroganti, in merito alle eventuali iniziative finalizzate a estendere al personale medico l'applicabilità degli incentivi fiscali previsti per docenti e ricercatori rimpatriati, ricordo che gli stessi, ai fini delle imposte sui redditi, consistono nell'escludere dalla formazione del reddito da lavoro dipendente e autonomo il 90 per cento degli emolumenti percepiti dai docenti e ricercatori in possesso del titolo di studio universitario o equiparato non occasionalmente residenti all'estero che abbiano svolto documentata attività di ricerca o docenza presso centri di ricerca pubblici o privati o università per almeno due anni continuativi e che vengono a svolgere la loro attività in Italia acquisendo, conseguentemente, la residenza fiscale nel territorio dello Stato.

Su questo punto, giova dare atto che la riforma fiscale, attuata con il decreto legislativo del 27 dicembre 2023, prevede un nuovo regime agevolato in favore dei lavoratori rimpatriati, stabilendo che i redditi di lavoro dipendente concorrano alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 50 per cento del loro ammontare.

A tale riguardo, non posso che concordare sull'opportunità che l'applicazione della disciplina degli incentivi prevista per i docenti e i ricercatori si estenda anche al personale medico. Questa circostanza, infatti, potrebbe costituire un possibile incentivo per il rientro dei professionisti nel nostro sistema sanitario in un momento particolarmente critico, dopo una valutazione da parte del Ministero dell'Economia e delle finanze.

PRESIDENTE. L'onorevole Patriarca ha facoltà di replicare, per due minuti.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Grazie. Voglio ringraziare il Ministro che ha accolto la nostra stessa esigenza, che è proprio quella dovuta a sopperire a questa carenza del sistema sanitario nazionale e a dare una risposta immediata, rafforzandone la dotazione organica. Gli sforzi che chiediamo al Governo, oggi, sono quelli di trovare le risorse necessarie per far sì che diventi operativa questa estensione del regime fiscale agevolato anche al personale sanitario.

(Iniziative di competenza volte al superamento delle permanenti criticità nel contenimento della brucellosi e della tubercolosi bovina e bufalina nel Sud Italia - n. 3-01022)

PRESIDENTE. Il deputato Zinzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01022 (Vedi l'allegato A), per un minuto,

GIANPIERO ZINZI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro siamo qui a interrogarla per accendere un faro sulla gestione della brucellosi e della tubercolosi bovina e bufalina in tutto il Mezzogiorno. È una questione inizialmente sollevata dalle iniziative degli allevatori nel casertano, ma che poi ha assunto una dimensione nazionale. Infatti, basti pensare ai focolai sviluppatisi, negli anni, in Sicilia, in Calabria, nel foggiano e soprattutto in Campania. Nell'ultimo decennio, in Campania, per l'appunto, i due piani di eradicazione hanno prodotto risultati fallimentari, hanno determinato migliaia di abbattimenti e hanno portato centinaia di aziende al fallimento.

Allora, con il comparto in ginocchio siamo qui a chiederle cosa intenda fare, che iniziative intenda intraprendere e, soprattutto, se e quando intenderà nominare un commissario nazionale per affrontare e risolvere questa emergenza.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti per il quesito che mi consente di illustrare le azioni finora poste in essere per contrastare la diffusione della brucellosi bovina e bufalina.

A tale riguardo, faccio presente che la problematica è da tempo affrontata nell'ambito di appositi tavoli tecnici anche su iniziativa del Sottosegretario di Stato delegato, l'onorevole Gemmato, e con la collaborazione, fra gli altri, dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo.

In generale, i primi piani nazionali di eradicazione della brucellosi bovina e bufalina, nonché della brucellosi ovicaprina e della tubercolosi bovina e bufalina, risalgono agli anni Sessanta del secolo scorso. Per quanto riguarda la brucellosi, la strategia di questi piani consiste nell'attuare uno screening con esami sierologici sugli animali presenti negli allevamenti e il conseguente invio alla macellazione degli animali risultati reattivi ai test. Grazie a questa pratica, le regioni del Nord e del Centro Italia hanno conseguito lo status sanitario di territori indenni da tali malattie, insieme a diverse province del Sud Italia. Tuttavia, sussistono ancora tre aree problematiche: la provincia di Caserta in Campania, la provincia di Foggia e la regione Sicilia.

Con particolare riferimento alla regione Campania, devo evidenziare che nelle province di Avellino, Benevento e Napoli, attraverso l'attuazione del Piano nazionale, è stato conseguito lo status di indenne per brucellosi bovina e bufalina, mentre le province di Benevento, Napoli e Salerno risultano indenni per brucellosi ovicaprina.

Per quanto riguarda la particolare situazione della provincia di Caserta, rappresento che il Ministero della Salute ha da sempre seguito con estrema attenzione l'evoluzione della malattia e il comparto bufalino, che, con la produzione della Mozzarella di bufala campana DOP, rappresenta uno dei poli di eccellenza dell'agroalimentare italiano. La favorevole evoluzione della malattia, purtroppo, si è arrestata nella seconda decade degli anni Duemila. Si sono, quindi, succeduti piani regionali che hanno cercato di affrontare la problematica, anche se le criticità sotto il profilo della biosicurezza ambientale e l'incremento del contenzioso con alcuni allevatori hanno reso particolarmente difficile proseguire l'attività di eradicazione. Il Ministero della Salute ha accompagnato, con il supporto tecnico del Centro di referenza nazionale per le brucellosi di Teramo, l'evoluzione dei diversi piani proposti dalla regione Campania.

Ricordo, infine, che l'ultimo piano straordinario della Regione Campania per il controllo delle malattie infettive nella specie bovina e bufalina, già approvato con delibera della giunta regionale della Campania dell'8 marzo 2022, e l'istituzione, con delibera regionale della Campania del 24 maggio 2022, del Commissario per l'emergenza brucellosi della Campania forniscono misure di lotta e di eradicazione sul territorio di brucellosi e tubercolosi che sono conformi ai regolamenti eurounitari e all'ordinanza del Ministro della Salute del maggio 2015.

Nel suddetto piano, in particolare, sono previste anche misure proposte dagli allevatori come la vaccinazione contro la brucellosi degli animali presenti nei comuni cluster, nonché misure per favorire un'attività di autocontrollo da parte degli allevatori. Fermo restando quanto illustrato, appare pienamente condivisa la necessità di arrestare questo fenomeno, che rischia di danneggiare, ormai da troppi anni, l'economia del comparto, la credibilità dei sistemi regionali di controllo e la salute dei consumatori.

A tal fine, unitamente al Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il dicastero da me diretto assicura tutte le necessarie iniziative di impulso e di supporto all'azione del Commissario straordinario nominato dalla regione Campania per la completa attuazione del piano regionale di eradicazione, la cui legittimità, come ricordano gli interroganti, è stata di recente ribadita dal TAR Campania. Per questi obiettivi sarà possibile adottare, però, tutte le iniziative necessarie, ivi inclusa l'eventuale nomina di un commissario unico nazionale ad hoc.

PRESIDENTE. Il deputato Zinzi ha facoltà di replicare.

GIANPIERO ZINZI (LEGA). Signor Ministro, la voglio ringraziare, perché è molto importante che il Governo abbia teso la mano alla richiesta di aiuto degli allevatori di tutto il Mezzogiorno. La ringrazio a nome del mio gruppo, ma, da uomo del Sud, la ringrazio a nome del nostro territorio. Lei ha fatto riferimento alla Campania. Io, che vivo il mio territorio, le dico che potrei raccontarle la storia di decine e decine di imprenditori bufalini che, dopo avere adeguato, a seguito delle indicazioni dell'ultimo e del penultimo piano di eradicazione, le proprie stalle e dopo avere abbattuto i capi presenti nelle proprie stalle, ora si trovano le stalle ammodernate, ma vuote! Tutto questo a causa di piani di eradicazione fallimentari!

Questo lo sottolineo, ma sono contento della sua risposta, perché lei apre una strada e dà fiducia agli allevatori, non soltanto in Campania, ma in tutto il Mezzogiorno d'Italia per il futuro. Nella mia provincia, e la cito perché l'ha citata lei, nel 2019 gli allevamenti erano stimati per un numero di 1.200. Oggi il loro numero si è quasi dimezzato. Allora vuole dire che i dati che riporta regione Campania, se veritieri, sono comunque dati fallimentari. Noi continueremo a sostenere la causa degli allevatori, e lo faremo continuando a rappresentare l'esigenza dell'individuazione di un commissario nazionale nominato dal Ministero della Salute. Sa perché lo facciamo? Perché siamo consapevoli che questa battaglia non è soltanto la difesa di un comparto ma, in realtà, è la difesa dell'economia di un intero Mezzogiorno, o meglio, di un intero territorio, il Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative urgenti volte a stanziare le risorse e ad acquisire l'intesa con la Conferenza delle regioni e delle province autonome al fine di una effettiva attuazione della legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane – n. 3-01023)

PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01023 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ci sono quasi 4 milioni di persone anziane in questo Paese che hanno difficoltà ad alzarsi la mattina, a lavarsi da soli, a mangiare da soli, e naturalmente questi disagi riguardano anche i figli e i familiari. Questo è un tema che rischia di diventare sempre più urgente proprio per l'invecchiamento della popolazione. Si vive di più, e quindi il tema della non autosufficienza è un tema che riguarderà sempre più italiani.

Il problema, signor Ministro, è che noi avvertiamo che non c'è questa consapevolezza da parte del Governo. Non c'è una riforma da fare soltanto perché sta dentro le riforme propedeutiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza; c'è la necessità di intervenire con più risorse e riformando l'indennità di accompagnamento, riformando l'assistenza domiciliare, perché serve ai nostri anziani. Il Governo sembra non se ne sia accorto, vorrei capire che tipo di iniziative volete mettere in campo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti perché mi consentono di illustrare, per gli aspetti di competenza del Ministero della Salute, l'odierno stato di attuazione della legge in materia di politiche in favore delle persone anziane. La legge approvata da questo Parlamento ha delegato il Governo ad adottare un decreto legislativo in materia di politiche per l'invecchiamento attivo, promozione dell'inclusione sociale, prevenzione della fragilità, in materia di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti e in materia di politiche per la sostenibilità economica e la flessibilità dei servizi di cura e assistenza a lungo termine per le persone anziane e anziane non autosufficienti.

Lo schema del decreto legislativo, predisposto a seguito di un intenso lavoro coordinato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della Salute, in data 22 febbraio ultimo scorso è stato esaminato in sede di Conferenza unificata ai fini dell'acquisizione dell'intesa. Questa intesa non è stata raggiunta in quanto la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha segnalato la necessità di dotare il provvedimento di ulteriori risorse finanziarie aggiuntive e strutturali e ha rilevato che la proposta di limitare la platea dei beneficiari delle misure previste dal Titolo II alle persone che abbiano compiuto 70 anni, come stabilito all'articolo 40, potrebbe comportare l'esclusione dall'assistenza delle persone non autosufficienti con età compresa fra i 65 e i 69 anni, non ancora a carico dei servizi attraverso il Fondo nazionale per le non autosufficienze. L'ANCI, da parte sua, con ulteriori proposte emendative ha chiesto di rinviare la trattazione del provvedimento. Si è provveduto, pertanto, a convocare ulteriori incontri tecnici finalizzati ad affrontare tutti questi aspetti e ad esaminare le proposte. A tal riguardo, devo ricordare, come già annunciato dal Presidente del Consiglio dei ministri in seno al question time rivoltole in data 24 gennaio ultimo scorso, che lo schema di decreto legislativo in questione prevede lo stanziamento di oltre un miliardo di euro per i primi 2 anni.

Con specifico riferimento alle iniziative di competenza del Ministero della Salute, rappresento che molteplici risorse stanziate nell'ambito dei fondi PNRR vengono assegnate per il finanziamento della telemedicina e dell'assistenza e cure domiciliari. I servizi sanitari erogati in telemedicina, in particolare, si inseriscono nella corrente gestione sanitaria dei pazienti che accedono ai servizi diagnostici afferenti al proprio servizio sanitario regionale. Ricordo, al riguardo, che gli investimenti infrastrutturali e sistemici hardware e software necessari per la telemedicina, per l'attività diagnostica domiciliare preventiva, nonché nei percorsi di assistenza domiciliare integrata sul paziente non autosufficiente, sono garantiti dai fondi PNRR, Missione 6. Questi fondi sono stati oggetto di un finanziamento aggiuntivo pari a 150 milioni di euro complessivi per il biennio 2024-2025. Inoltre, per quanto riguarda le cure domiciliari integrate, come disciplinato dall'articolo 29 dello schema di decreto legislativo, devo ricordare che queste si inseriscono nell'alveo del sub-investimento PNRR M6C1 I1.2.1, casa come primo luogo di cura (ADI), che ha ricevuto un finanziamento aggiuntivo pari a 250 milioni di euro.

In altri termini, evidenzio che i servizi diagnostici e di assistenza domiciliare sono di fatto correlati nel più ampio quadro della riforma dei servizi territoriali, per i quali la legge di bilancio 2022 ha già autorizzato la spesa di 328 milioni di euro per l'anno 2024, 591 milioni per l'anno 2025 e 1.015 milioni per l'anno 2026, a valere sul finanziamento del Servizio sanitario nazionale.

Queste risorse, ai sensi della legge di bilancio 2024, sono state incrementate di ulteriori 250 milioni di euro per l'anno 2025 e di 350 milioni di euro a decorrere dall'anno 2026. Da quanto rappresentato deriva l'impegno del mio Dicastero e di tutti i Ministeri proponenti e concertanti a trovare nella prossima sede politica della Conferenza una soluzione condivisa in grado di fornire risposte a tutti gli aspetti problematici sollevati e in tal senso è già in corso, in sede di riunione tecnica della stessa Conferenza, l'esame con possibile deliberazione in senso favorevole, di gran parte degli emendamenti proposti da regione ed ANCI.

PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di replicare, per 2 minuti.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la Conferenza delle regioni e delle province autonome non vi ha detto di no per capriccio a quella proposta che avete fatto. Anche ascoltarla mentre dice “noi accoglieremo gran parte delle proposte che ci hanno fatto le regioni e anche i comuni” mi crea un po' di imbarazzo, signor Ministro, perché quelle proposte dovevano stare già all'interno della proposta del Governo. Quando voi decidete di destinare soltanto a 29.000 anziani over 80, con particolari condizioni, 250 milioni per due anni - quindi, senza rendere strutturale il provvedimento - escludendo un intervento su una platea di 1.400.000 anziani state naturalmente aprendo le porte alla critica che vi ha fatto la Conferenza secondo cui non ci sono risorse necessarie. In più, signor Ministro, serve anche il coraggio di una riforma. La premier Meloni, ogni volta, ci dice che bisogna intervenire valutando anche, nel merito, il reddito dei cittadini, per stabilire quando un provvedimento spetta loro e quando non spetta. Pensare che l'indennità di accompagnamento di 531 euro circa possa essere destinata a tutti gli anziani non autosufficienti, a prescindere dal reddito, è una follia. Ci dovreste arrivare da soli a capire che quella risorsa si allarga, per disponibilità, a beneficio di chi ha più bisogno, se si restringe la platea rispetto al reddito più basso. Quindi, io mi sarei aspettato dal Governo una proposta in Conferenza delle regioni e delle province autonome che tenesse conto del reddito degli anziani non autosufficienti e prevedesse più risorse, non la miseria di 250 milioni per due anni. Per cui, signor Ministro, prendere la “mazziata” dalle regioni e subire l'umiliazione di sentirvi dire quello che avreste dovuto fare già prima di andare in Conferenza, sinceramente, lo avrei evitato. Auspico che il Governo accolga queste proposte, faccia e proponga una seria riforma sulla non autosufficienza e, soprattutto, destini risorse. Ripeto, non lo dobbiamo fare perché ce lo chiede l'Europa con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo dobbiamo fare perché serve ai nostri anziani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Chiarimenti in ordine all'annunciata revisione del divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali di cui alla legge n. 172 del 2023 - 3-01024)

PRESIDENTE. Il deputato Magi facoltà di illustrare l'interrogazione n. 3-01024, di cui è cofirmatario (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Do innanzitutto un'informazione alla Presidenza e al Ministro Lollobrigida. A pochi passi da qui, dall'Aula, al ristorante della Camera, al bar e alla mensa della Camera, accade un fatto gravissimo. Vengono servite portate dalla denominazione hamburger di lenticchie, hamburger di ceci, polpette di piselli. Sembra uno scherzo, una provocazione. Noi ci autodenunciamo: li abbiamo anche assaggiati. Non è uno scherzo. È un settore dell'economia italiana che vale 700 milioni di euro l'anno, il terzo mercato in Europa. Un settore che è gettato nell'incertezza per effetto di una legge voluta da questo Governo, voluta da lei, Ministro, che vieta il meat sounding, cioè la denominazione di carne per prodotti trasformati a base di proteine vegetali. Come lei sa, le imprese del settore sono molto allarmate, hanno scritto alla Commissione europea e si sono rivolte anche al Governo.

Noi chiediamo che cosa intenda fare nello specifico questo Governo per non penalizzare il settore che avrebbe dei danni enormi, sarebbe costretto ad attività di rebranding e di nuovo marketing. In questo senso, quello che secondo voi era un'iniziativa volta - concludo, Presidente - a tutelare il made in Italy e le eccellenze italiane sta avendo esattamente l'effetto opposto. Cosa vuole fare il Governo?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura e della sovranità alimentare delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, Presidente, grazie ai colleghi e un saluto agli studenti presenti e ai loro docenti.

PRESIDENTE. Mi ruba il lavoro? Quello lo faccio dopo io.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Mi scusi Presidente, non sapevo se l'avesse fatto e mi univo al saluto volentieri.

Voglio tranquillizzare, però, il collega Magi rispetto alla sua coraggiosa autodenuncia: non c'è alcuna legge che vieta di chiamare attualmente così come lei ha indicato alcune portate che ha avuto la possibilità di gustare al ristorante della Camera. Sono contento, anzi, che lei apprezzi il lavoro dei cuochi della Camera.

La legge 1° dicembre 2023, n. 172, vieta la produzione, la commercializzazione e l'importazione di alimenti coltivati in laboratorio - che lei non troverà né ora né, speriamo, mai presso il ristorante della Camera - ed è attualmente in vigore in Italia e apprezzata in Europa nei suoi principi, tanto che 14 Nazioni hanno sottoscritto un documento - a prima firma Austria, Francia e Italia - nel quale si identifica la carne coltivata come potenziale pericolo per la salute, per l'agricoltura e gli allevamenti e in grado di portare allo spopolamento delle aree rurali e al loro degrado, con grande aumento del rischio idrogeologico, nonché come un pericolo sociale, perché in grado di aumentare le disuguaglianze tra cittadini. Nella medesima legge, sulla base di un emendamento, è stato inserito un articolo che prevede il divieto di denominazione “carne” per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali.

La legge prevede un termine ordinatorio di 60 giorni dalla data di entrata in vigore per l'adozione di un decreto attuativo contenente l'elenco delle denominazioni di vendita degli alimenti non utilizzabili per indicare prodotti vegetali. Io ho condiviso lo spirito dell'articolo, finalizzato a salvaguardare le persone che acquistano e consumano dal rischio di confusione. Del resto, colleghi, la nostra lingua è complessa ma estremamente precisa nelle sue definizioni e l'italiano permette di definire, con estrema puntualità e senza inganno potenziale, le caratteristiche di un prodotto. Non è del tutto logico, a mio avviso, che chi vuole consumare o vendere prodotti vegetali, per motivi etici o salutistici o per gusto, abbia piacere a definirli con richiami lessicali a prodotti di provenienza animale. L'esempio più banale è la denominazione “bistecca”, etimologicamente legata al termine inglese beefsteak che, tradotto in italiano, significa pezzo di bue. Questo termine abbinato ad un prodotto vegetale esprime una contraddizione in termini: pensiamo a bistecca di ceci come pezzo di bue di ceci. Non è molto coerente. Detto questo, il carattere ordinatorio e non perentorio del termine indicato nel decreto ci ha permesso di tenere in debita considerazione le proposte sul processo di attuazione della norma e gli eventi sopravvenuti. Infatti, nella fase successiva all'approvazione della legge, l'associazione Unione Italiana Food - faceva riferimento a questo - ci ha segnalato che alcuni dei suoi iscritti sarebbero stati potenzialmente danneggiati da un decreto attuativo. Per questo motivo abbiamo inteso aprire un tavolo di confronto per comprendere come, pur continuando a ritenere prioritario l'interesse dei cittadini consumatori alla trasparenza e alla corretta informazione, si possa mirare a una tutela che non pregiudichi le imprese ed è questa la ragione per la quale abbiamo aperto un tavolo di confronto. Questo obiettivo si può raggiungere con una idonea tempistica per l'entrata in vigore delle nuove disposizioni, in linea con le promozioni e anche con la rietichettatura a cui lei faceva riferimento. Per quanto riguarda l'evento sopravvenuto, mi riferivo alla pronuncia di una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea nei confronti di analoga disposizione di legge adottata in Francia e che vedrà il pronunciamento della Corte entro pochi mesi. Questo ci permetterà di capire se davvero esistono a livello europeo delle criticità oggettive. A questo proposito, però, ricordo che proprio ieri la Francia ha pubblicato sulla Gazzetta ufficiale un decreto che interviene nuovamente su questo tema finalizzato a superare le ragioni che avevano indotto il Consiglio di Stato francese a sospendere la prima normativa.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Ho concluso. Il nuovo decreto contiene un elenco puntuale dei termini vietati a cominciare dalla denominazione bistecca, a cui facevamo riferimento, ma anche le denominazioni prosciutto, filetto e controfiletto. I nostri uffici legislativi stanno verificando la compatibilità del modello francese con il nostro sistema per riprendere, eventualmente, la strada già seguita in un ordinamento sostanzialmente simile al nostro e al quale spesso voi fate riferimento. Anche questo sarà oggetto di riflessione per comprendere come nel complesso quadro normativo europeo si possa raggiungere l'obiettivo che la norma approvata da questo Parlamento si è posto. È evidente, collega, da quello che lei affermava, avendo potuto mangiare serenamente alla Camera e avendo potuto sapere che c'è la possibilità di venderle, che non c'è alcuna criticità. Le leggi in Italia si fanno e quando esistono si applicano e non creano alcuna indeterminatezza a cui noi risponderemo con norme certe, quando sarà il momento di vararle secondo il nostro ordinamento.

PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di replicare.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Noi siamo totalmente insoddisfatti della pur lunghissima replica del Ministro.

Vede Ministro, cento anni fa in Italia, a un certo punto, il regime fascista decise di vietare la parola bar. Bisognava pagare una sovrattassa e poi dopo un po' c'era una multa di 6.000 lire, per cui c'era scritto: qui si beve. Ma era il bar. Pensare di coercire l'uso del linguaggio e vietare l'hamburger di soia, nella presunzione che lei oggi ha ribadito, che poi qualcuno si sbaglia e pensa che hamburger, che pure non è una parola italiana … che l'hamburger di soia sia una roba fatta di carne, è proprio sbagliato. Però sto al punto: lei ci ha detto una cosa che io trovo, da parte sua, gravissima. Lei ha detto: onorevole Magi non si preoccupi perché, è vero che abbiamo fatto la legge che vieta di chiamare polpette di piselli quelle che ci sono al ristorante della Camera, ma tanto non preoccupatevi perché nella legge c'è scritto che il termine è solo ordinatorio. Voi vi siete impegnati in due mesi a fare i decreti, ma tanto poi non li faremo.

Noi siamo qui a rappresentare l'esigenza di un settore importante, che voi avete buttato nell'incertezza, perché c'è il packaging, c'è il marketing, scusi se uso parole inglesi, ma c'è il fatto che loro devono attrezzarsi per il futuro loro, dei loro dipendenti e dei loro consumatori. Ma lei non ci ha detto nulla di questo; lei ha fatto un'intervista su Il Sole 24 Ore dicendo che avrebbe provveduto. Mi aspettavo che oggi, davanti all'Aula e in diretta televisiva, sentisse il dovere di spiegare quello che aveva detto, mentre noi ci troviamo ancor più nell'incertezza. Lei sta dicendo: abbiamo fatto la legge, abbiamo previsto dei decreti, ma non preoccupatevi, li faremo quando ci viene in mente, quando ci viene meglio. Non è così che si fanno le leggi. In più, questa è una normativa assurda, inapplicabile, ideologica, perché, come è stato detto, non esiste. Voi volete impedire alle aziende di chiamare hamburger di ceci l'hamburger di ceci, ma almeno abbiate il coraggio di farlo questo decreto. La realtà è che voi non lo volete fare il decreto attuativo perché vi siete accorti di aver fatto una sparata ideologica, che rischia, nell'attuazione, di coprirci, come Paese, solo di ridicolo, e di andare incontro a sanzioni nazionali ed europee rispetto all'applicabilità. Intanto le aziende e gli utenti aspettano i vostri comodi e sono in gravi difficoltà, soprattutto le aziende di un settore in crescita che incontrano un crescente consenso da parte dei consumatori, e magari, e chiudo, signor Ministro, fanno le polpette di ceci usando i ceci italiani e, quindi, è un danno anche per gli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Prima di andare avanti, salutiamo gli alunni, e i professori che li accompagnano, della scuola di primo grado Don Galliero, di Tribano - sono in realtà le scuole di Pozzonovo, in provincia di Padova - e i ragazzi, accompagnati dai professori, dell'istituto statale Marco Belli di Portogruaro, in provincia di Venezia. Benvenuti alla Camera dei Deputati (Applausi).

(Iniziative di competenza volte ad una revisione della PAC in sede europea per una maggiore tutela degli agricoltori italiani - n. 3-01025)

PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01025 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie Presidente. Signor Ministro, noi abbiamo sentito il dovere di presentare questa interrogazione perché quello che vediamo tutti i giorni per le strade del Paese, ma anche a Bruxelles, in Europa, è qualcosa che non vorremmo vedere. C'è un intero comparto europeo in ginocchio. Le ragioni noi le conosciamo. Gli agricoltori sono una categoria di persone pazienti, sanno cos'è la fatica, sanno che i climi avversi possono anche essere superati, ma non sopportano la burocrazia quando questa rema contro di loro.

Siccome sappiamo che lei è impegnato nella direzione della difesa degli agricoltori italiani, vorremmo sapere da lei quali provvedimenti ha già preso e quali intende prendere, anche reduce dall'ultimo incontro del Consiglio dei ministri europei per risolvere, una volta per tutte, questa annosa vicenda che riguarda una PAC ormai vetusta e che va cambiata.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie collega Romano di aver, insieme al collega Lupi, presentato un'interrogazione puntuale che va incontro all'esigenza di chiarire quanto si sia fatto e quale sia l'impostazione del Governo italiano nei confronti del mondo dell'agricoltura, che riteniamo un settore strategico. Raccontare, anche, quello che stiamo facendo in Europa con una certa attenzione, una certa puntualità: il nostro Governo non è mancato a nessun Consiglio dell'Agrifish, ed è la prima volta che c'è una presenza politica così costante. Nell'ultimo appuntamento, all'ultima riunione Agrifish, abbiamo visto una città in un clima davvero surreale, con manifestazioni degli agricoltori che purtroppo sono anche sfociati in eventi violenti, che non esito a condannare come gli eventi violenti che in tante città europee in questi giorni vedono agricoltori esasperati dimostrare, anche nei confronti del loro Governo, un atteggiamento di forte critica, cosa che in Italia, mi permetto di dire, è successo in maniera molto più marginale. Ciò è oggettivo per il rapporto costante che abbiamo avuto modo di intraprendere fin dall'inizio con le associazioni rappresentative degli agricoltori e con gli agricoltori stessi che, nei presidi, hanno rappresentato la loro forte criticità nell'avere un reddito adeguato, chiedendo anche di modificare l'impostazione che nel tempo si è andata consolidando in Europa, purtroppo anche a causa della debolezza di un Governo fondamentale, come quello italiano, all'interno di quel consesso. Con coraggio il nostro Governo ha scelto di opporsi, di essere fortemente critico alle varie direttive che anche in questo periodo continuano su base ideologica ad essere imposte ai cittadini imprenditori italiani, indebolendo il nostro sistema. Faccio riferimento al regolamento imballaggi, al regolamento sui fitofarmaci, alla direttiva emissioni industriali. Per fortuna qualche segnale sta arrivando, come la revoca di quella folle direttiva sugli agrofarmaci che avrebbe messo in condizione non di eliminare una problematica in maniera assoluta dal pianeta, ma di ridurre le produzioni europee a vantaggio dei nostri competitor e certamente non dell'ambiente.

Il nostro Governo si è reso protagonista ed è stato avanguardia su questa strada perché, se all'inizio abbiamo avuto il coraggio anche di votare da soli su alcuni di questi provvedimenti, oggi la maggior parte dei Ministri europei ha scelto di aderire a un processo di riorganizzazione del sistema sull'indirizzo che diedero i padri fondatori dell'Europa nei Trattati del 1957, che mettevano l'agricoltura al primo posto. E lo strumento di attuazione per raggiungere i due obiettivi - sicurezza alimentare e reddito per gli agricoltori - come elemento portante finalizzato a questo obiettivo e non alla sostenibilità ambientale a prescindere dal reddito degli agricoltori.

Inoltre, l'agricoltore, grazie anche all'impostazione che ha dato il Governo italiano al dibattito, torna ad essere il primo ambientalista, colui che dalla terra trae il suo reddito, che spesso ha avuto quella terra in eredità dai suoi genitori e la vuole lasciare migliore ai propri figli e non avrebbe ragione, come qualcuno ha pensato negli ultimi anni, di depauperarla con atteggiamenti come quelli che gli venivano imputati.

Il documento presentato dall'Italia nell'ultima riunione, documento strategico apprezzato da tutti i Ministri che sono intervenuti e perfino dal Commissario europeo nella relazione finale che ha attribuito all'Italia la capacità di porre in essere un processo, anche di denuncia, di una condizione nuova all'interno del pianeta, rimarcando che la PAC è stata scritta purtroppo in un altro tempo e bisogna tener conto della necessità di modificarla e intervenire sui vari punti, perché sull'agricoltura c'è il problema della fauna selvatica, un problema europeo nel quale la scienza deve dare indicazioni e non posizioni ideologiche: se alcune specie hanno superato i numeri di tollerabilità per la scienza e mettono in discussione l'ecosistema si deve avere il coraggio di depopolare e a livello europeo affrontare una strategia in questo senso.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Chiudo. Servono incentivi per gli agricoltori non sussidi, perché i nostri agricoltori vogliono vivere del loro lavoro, delle loro produzioni e non attendere a fine mese uno stipendio come è avvenuto in passato con il principio: produci meno, ti pagherò per questo. Noi vogliamo produrre di più e garantire forza, reddito e ricchezza alla nostra Europa e alla nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Romano, prego.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie Presidente. Grazie Ministro, per le risposte che ci ha fornito. Non avevo dubbi conoscendo la sua passione e anche la sua determinazione a conseguire taluni obiettivi.

Tuttavia, è giusto che gli italiani sappiano che la politica agricola comune, risalente al 1962, è la prima materia che gli Stati europei hanno delegato a un consesso in cui l'Italia è un cosiddetto contributore netto. Cosa significa? Che l'Italia versa per la politica agricola comune più di quanto i nostri agricoltori ricevono.

Faccio questa considerazione perché, nel corso del tempo, le alleanze in sede europea hanno fatto sì che la nostra agricoltura, invece che essere rafforzata e potenziata, venisse in qualche misura condizionata da scelte come quella del green che non sono soltanto - mi permetta, Ministro – ideologiche, ma sono scelte di interessi. Infatti, mettere tanti soldi sui pascoli estensivi o su tipologie di agricoltura lontane dalla nostra agricoltura di nicchia, dalla nostra agricoltura di montagna, dalla nostra agricoltura tout court significa avvantaggiare altre economie a danno dell'economia agricola italiana.

Allora, la presenza in Europa diventa fondamentale ed è fondamentale il nostro intervento nel momento in cui le ultime tre PAC sono state approvate, di fatto, con la presenza italiana di un Governo tecnico, il Governo Monti, successivamente del Governo Gentiloni, che era un Governo di fine legislatura, e poi in ultimo del Governo Draghi. La sua presenza in quel consesso dovrà garantire, invece, che non accada più che la debolezza che accusiamo, cioè quella dalla mancata presenza…

PRESIDENTE. Chiuda, per favore.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). …del nostro Governo possa ancora essere di nocumento.

Concludo, signor Presidente, mi lasci soltanto 30 secondi…

PRESIDENTE. Quello è il problema!

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Gli agricoltori in Italia vogliono svolgere bene il loro lavoro. Non facciamo più set aside, non facciamo più riposi strumentali volti ad abbassare la produzione e a dire che gli agricoltori devono campare soltanto con i sussidi. Gli agricoltori vogliono vivere del loro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Iniziative di competenza volte alla tutela delle imprese del comparto agricolo, anche attraverso un pieno coinvolgimento del Parlamento nella definizione delle scelte relative alla nuova Pac – n. 3-01026)

PRESIDENTE. La deputata Forattini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vaccari ed altri n. 3-01026 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie Presidente e grazie signor Ministro. Vorrei prima di tutto ricordarle che il peggior commissario all'agricoltura è il polacco che sicuramente non fa parte della nostra compagine politica.

Detto questo, vorrei anche ringraziarla per il fatto di essere qui oggi, anche perché per poterla vedere e per confrontarci sulle questioni fondamentali che riguardano l'agricoltura, noi siamo costretti a interrogarla.

Voglio evitare di citare le premesse della mia interrogazione e vado al dunque; mi aspetto che lei faccia altrettanto e che mi risponda puntualmente. Non siamo in una conferenza stampa, siamo nell'Aula del Parlamento e, quindi, le chiedo di ascoltare il quesito: come intende incidere sulla nuova PAC 2023-2027 per difendere le imprese agricole che tanto ci sono care, il loro reddito, a partire dall'attuazione della direttiva sulle pratiche sleali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Cara collega e cari colleghi, grazie di avermi permesso di ribadire, con riferimento alle premesse della vostra interrogazione che come sapete mi avete presentato per iscritto, quanto sia da parte nostra utile confermare - ma l'abbiamo già fatto poc'anzi - la nostra forte critica alle politiche dell'Unione europea rispetto alle quali, come tutti sanno, il commissario socialista Timmermans ha, per lungo tempo, condizionato le scelte sulle politiche della produzione in Europa, danneggiando non solo il settore agricolo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma ha ragione, collega, nella vostra richiesta c'è una precisazione: non ce la dobbiamo prendere solo con l'Europa, e non lo farò. Infatti, i dati parlano, purtroppo, di un diverso impatto delle regole europee sulle diverse Nazioni. E se le imprese agricole negli ultimi anni sono scese mediamente del 24 per cento, in Italia toccano una riduzione del 30 per cento e, purtroppo, nelle aree del Sud anche del 45 per cento. Non va meglio nel settore della pesca dove la media europea vede una riduzione del 28 per cento, mentre in Italia è del 40 per cento. Quindi, mi permetta di ricordare che è proprio responsabilità dei Governi che ci hanno preceduto, nei quali siete stati protagonisti come partito, aver indebolito di più l'Italia, mancando di capacità di resistenza.

Ma vengo al dunque: come intendiamo rivedere una PAC scritta male, in un altro tempo, senza la capacità di avere un approccio dinamico che permetta di affrontare, con temi nuovi e con ricette nuove, le criticità che emergevano da un contesto geopolitico che stava mutando e da un contesto di mercato che mutava contestualmente? Su questo le responsabilità di chi ha redatto quella PAC come indirizzo in Europa ma anche di chi l'ha recepita qui in Italia sono oggettive. Visto che la PAC permette nel primo anno una revisione, abbiamo posto in essere tutti i tavoli di lavoro, compreso quello parlamentare. Abbiamo richiesto ai due presidenti di Commissione di Camera e Senato di incontrare le Commissioni per lavorare congiuntamente a un riordino. Ricordo, però, che la competenza esclusiva di questo argomento è Stato-regioni ed è, quindi, quello che abbiamo fatto: l'attivazione del tavolo di confronto con le regioni rappresentative, come sapete, di tutte le forze politiche, a prescindere dalla loro definizione. Quindi, lavoreremo per fare delle proposte, in sede tecnica, in Italia e in sede politica, in Europa, per cambiare l'approccio.

Si deve raggiungere una PAC come strumento - quello era nel 1962 dopo gli indirizzi dei trattati del 1957 - per dare redditi agli agricoltori e, attraverso gli agricoltori, garantire il territorio. Non esiste sostenibilità ambientale senza agricoltura, come qualcuno, specie di aree politiche diverse dalla nostra, ha voluto provare ad imporre.

Sull'equilibrio del prezzo, tema altrettanto importante, e sulle produzioni non si è fatto molto in passato, però noi stiamo facendo moltissimo. Come avrete notato, negli ultimi giorni sono state erogate sanzioni molto pesanti a chi ha abusato della sua posizione dominante grazie a una cabina di regia che abbiamo messo in piedi con le forze di Polizia, le dogane e quanti si occupano di questi settori, che stanno multando pesantemente coloro che, abusando della loro posizione, hanno condizionato il mercato agricolo, si tratti di grandi multinazionali o di grande distribuzione.

È evidente che in Europa chiediamo - questo lo proponete anche voi, ma noi l'abbiamo scritto nel documento presentato la settimana scorsa - che la stessa adotti delle politiche sempre più rigide sulle pratiche sleali; politiche che noi intendiamo applicare, anche grazie agli strumenti che avevamo e che sono stati usati molto meno del loro potenziale, come ISMEA che può calcolare i prezzi di produzione media e, garantendo una trasparenza dei prezzi di produzione media, può permettere agli ispettori di valutare e indagare immediatamente quando sull'acquisto dei prodotti si scende sotto il prezzo medio. Su questo lavoreremo…

PRESIDENTE. Dobbiamo chiudere, per favore.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. …senza porre alcun tipo di freno, perché questo è l'obiettivo che ci poniamo tutti: garantire le produzioni, garantire il reddito agli agricoltori.

È ovvio che in questo momento le azioni del nostro Governo finalizzate a ciò sono visibili, quelle del passato un po' meno.

PRESIDENTE. Il deputato Vaccari ha facoltà di replicare.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, per l'ennesima volta noi non possiamo che dichiararci profondamente insoddisfatti. Infatti lei, per l'ennesima volta, è venuto qui a dare la colpa a qualcun altro rispetto a una situazione in cui anche gli agricoltori, che sono stati in piazza fino all'altro giorno, hanno individuato oltre che nell'Europa anche nel suo Governo il responsabile della condizione nel quale si sono trovati.

Ora, delle due l'una: bisogna che proviamo a fare chiarezza sul fatto che voi governate da 18 mesi e, siccome è possibile modificare la PAC con il Piano strategico anche nazionalmente, soprattutto per quanto riguarda la semplificazione e la sburocratizzazione, bisogna che ci spiegate perché non l'avete ancora fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e perché il Parlamento lo coinvolgete soltanto dopo.

Infatti, lei lunedì ha presentato un documento all'Agrifish e ieri ha fatto una conferenza stampa con le associazioni agricole, che giustamente hanno preso atto di quello che lei ha comunicato, ma questo Parlamento non ha contezza di quello che lei è andato a dire all'Agrifish. E, siccome nelle prerogative di questo Parlamento - vorrei ricordarlo - c'è la partecipazione alla formazione delle politiche e della normativa dell'Unione europea attraverso strumenti conoscitivi di indirizzo e controllo e vi è l'obbligo di trasmettere alle Camere i progetti legislativi e di altri documenti UE e di fornire un'informazione qualificata in merito ai medesimi atti, lei mi deve spiegare perché è andato prima dalle associazioni agricole e in conferenza stampa, anziché prima coinvolgere il Parlamento.

Lo avete coinvolto su dei progetti di legge inutili - la carne coltivata, il maestro dell'arte della cucina e altre amenità di questo tipo - invece di ragionare sui problemi reali che gli agricoltori hanno posto attraverso la protesta e attraverso le loro associazioni di categoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Allora chiedo anche a lei e, per suo tramite, Presidente Mule', al Presidente della Camera, di farsi carico di questa anomalia, perché nella conferenza stampa che il Ministro ha fatto con l'AGEA, sono stati presentati dei dati di report sul 2023, dei dati PAC, perché il sottoscritto li ha chiesti, e gli sono stati negati! Quindi, altro tema: il Parlamento è stato esautorato completamente. Le chiediamo di farsi carico di questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative a sostegno del comparto della pesca e dell'acquacoltura - n. 3-01027)

PRESIDENTE. La deputata Matteoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01027 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

NICOLE MATTEONI (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, Ministro. Le politiche attuate dall'Unione europea negli ultimi anni hanno fortemente penalizzato l'attività di pesca, un importante asset strategico, sia in termini di PIL, sia in termini culturali. Con il Governo Meloni, lei, Ministro, è intervenuto più volte a difesa dei pescatori di tutti i comparti afferenti alla pesca e all'acquacoltura attraverso fondi specifici, ne voglio citare alcuni inseriti nelle ultime leggi di bilancio, come quelli per sostenere le imprese in difficoltà in caso di calamità, o l'aumento delle risorse da 50 a 130 milioni di euro per i contratti di filiera della pesca e dell'acquacoltura. Dunque, Ministro, le chiediamo quali siano le ulteriori azioni a sostegno del comparto della pesca e dell'acquacultura e per la valorizzazione del ruolo fondamentale dei pescatori, dei consorzi e delle imprese di pesca italiane.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, colleghi. Collega, mi dà l'occasione di rispondere anche in relazione al fatto che molti di voi deputati hanno partecipato alla Conferenza di ieri: si trattava di ISMEA, che dà i dati, e AGEA, che fa un'altra cosa in agricoltura.

Ma detto questo, siccome riguarda anche il settore della pesca, possiamo sottolineare alcuni dati che sono stati riportati in questi giorni, più volte, anche delle associazioni rappresentative, che, fino a prova contraria, sono quelle che sanno meglio giudicare ciò che è nell'interesse delle loro aziende, così come i sindacati dei lavoratori sanno rappresentare meglio di altri le istanze di coloro che rappresentano. Per fortuna, sia sulla pesca che sull'agricoltura, sia i sindacati dei lavoratori che i sindacati delle imprese, unanimemente, hanno apprezzato il lavoro che stiamo svolgendo in Europa per invertire quella tendenza che, anche nel settore della pesca, lei ha avuto modo di denunciare: meno 28 per cento delle marinerie, scelte sbagliate in Europa che hanno indebolito il settore della pesca; meno 40 per cento in Italia, scelte dei Governi italiani di non aver difeso in Europa la pesca da norme che avvantaggiavano alcuni tipi di pesca e danneggiavano sempre le marinerie italiane. Perché solo così si può spiegare il divario di numeri che ho appena rappresentato.

Ma l'Italia ha cambiato rotta in Europa e ha approcciato immediatamente con posizioni chiare, avendo il coraggio, anche lì, di votare “no” contro ogni scelta che possa penalizzare le nostre donne e i nostri uomini di mare, che vogliono - non solo per passione, ma per reddito - continuare a svolgere questo lavoro, senza che, come una scure, la sostenibilità ambientale sia posta per ridurre in sostanza la loro capacità di pescare all'interno dello stesso bacino del Mediterraneo, dove noi dismettiamo la flotta che viene armata dall'altra parte del Mediterraneo pescando lo stesso pesce; e quindi, anche da quel punto di vista, nella piena illogicità dell'agire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Abbiamo avuto la voglia e la forza di votare contro la scelta delle telecamere a bordo, perché le nostre imbarcazioni piccole vedono i lavoratori essere sottoposti a controlli come fossero dei criminali pericolosi, perché neanche ai criminali non pericolosi si punta la telecamera su quello che fanno. Abbiamo, da questo punto di vista, lo voglio annunciare, scelto di impugnare davanti alla Corte di giustizia questo provvedimento, perché agiremo in ogni modo per difendere i nostri pescatori.

Ci sono tanti altri interventi che abbiamo svolto insieme al Parlamento, la modifica del decreto legislativo n. 102 del 2004, che mette i pescatori, cioè i coltivatori del mare, nella stessa condizione degli agricoltori, sulla base delle tutele in termini fiscali, nella possibilità di sostenerli, nella possibilità di avere aree di calamità sulle quali intervenire. Era una cosa scandalosa che vi fosse una differenziazione nelle stesse produzioni alimentari mantenuta per anni. Abbiamo scelto di aprire i nostri bandi per il sostegno alle produzioni agricole e della pesca per rinnovare le nostre flotte, perché guardiamo a una flotta che si rafforzi e diventi anche più sostenibile.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Abbiamo incrementato - e chiudo davvero - del 150 per cento i Fondi per le filiere della pesca. Abbiamo sostenuto i pescatori e gli acquacoltori su crisi come quella del granchio blu, che era ampiamente annunciata. Il granchio blu non è venuto da Marte, è stato sottovalutato da chi, prima di noi, non ha studiato il fenomeno e i rischi a questo connessi. Ed è per questo che in Europa stiamo chiedendo con forza una strategia condivisa nell'area del Mediterraneo, per predisporre modelli che ci permettano di affrontare le vecchie e le nuove specie, cosiddette aliene, che sono presenti nei nostri mari e possono fare danni come quelli provocati dal granchio blu.

Avremo altri modi di confrontarci, perché io, in questo Parlamento, ci sono venuto da deputato, ci continuerò a venire da Ministro e mai ho rifiutato il confronto con l'Aula sovrana. Certo, uno lo deve proporre, il dibattito, se vuole averlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. La deputata La Porta ha facoltà di replicare.

CHIARA LA PORTA (FDI). Grazie, Presidente. Siamo molto soddisfatti. Ringrazio il Ministro Lollobrigida per la risposta e lo ringrazio anche e soprattutto per l'azione incessante, sua e del Governo Meloni, a difesa dei nostri pescatori e delle nostre marinerie. Avere equiparato i pescatori agli agricoltori come coltivatori del mare significa non solo aver dato una risposta di sistema alle emergenze, ma anche e soprattutto affermare che pesca e acquacoltura italiane non possono essere sacrificate sulla base di un ambientalismo tutto ideologico. I pescatori, come gli agricoltori, sono i primi custodi dell'ambiente, perché grazie all'ambiente vivono, producono e mantengono onestamente e con sacrificio le loro famiglie. Ecco perché voglio anche ringraziare il Ministro per il voto contrario espresso sul Piano d'azione sulla pesca, nell'Agrifish del giugno 2023, contro un'altra assurdità: eliminare la pesca a strascico, che rappresenterebbe un danno mortale per tante imprese della pesca italiana, così come ha fatto nello scorso novembre l'Italia, esprimendosi contro l'istituzione del registro elettronico delle catture e l'obbligo di installare telecamere a bordo dei pescherecci.

In conclusione, noi siamo i primi difensori dell'ambiente, ma chiediamo reciprocità e parità di diritti con le marinerie dei Paesi terzi, che, spesso, come lei ricordava, fanno concorrenza sleale. Per cui ringrazio il Ministro per il potenziamento delle attività di controllo, tanto fondamentali a tutela dei nostri pescatori. E lo ringrazio anche per unire sempre la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale. Invitiamo, quindi, il Governo a continuare sulla strada intrapresa di portare l'Italia a testa alta sui tavoli europei, come purtroppo non veniva fatto da anni, nell'interesse e nella difesa sempre delle donne e degli uomini di mare d'Italia e delle nostre marinerie. Grazie, Ministro, continui così (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Colleghi, fatemi fare solo una postilla rispetto all'organizzazione dei tempi, perché il dono della sintesi in quest'Aula non è auspicato, ma è preteso. Lo dico perché, se c'è una diretta televisiva, invito tutti, ora e per il futuro, ad attenersi ai tempi, che, viceversa, ci mettono in grande difficoltà per l'ordinato svolgimento dei lavori.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,25.

La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,25.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 93, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

In ricordo dell'onorevole Ugo Intini.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea). Colleghi, come sapete, lo scorso 12 febbraio è venuto a mancare, dopo una lunga malattia, all'età di 82 anni, Ugo Intini, deputato nelle legislature IX, X, XI e XIV.

Eletto alla Camera nel 1983 nelle liste del Partito Socialista Italiano, fu componente delle Commissioni permanenti interni, esteri ed istruzione e belle arti nonché, tra il 1987 e il 1992, vice presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, incarico al quale fu rieletto anche nella legislatura successiva e che mantenne fino al 1994. Fece altresì parte, tra il 1987 e il 1990, della delegazione parlamentare italiana presso le Assemblee del Consiglio d'Europa e dell'Unione europea di difesa.

Tra l'aprile del 2000 e il giugno del 2001 fu chiamato ad assumere l'incarico di Sottosegretario per gli Affari esteri nel secondo Governo Amato. Nel 2001 fu, poi, nuovamente eletto alla Camera dove, nel corso della XIV legislatura, militò nella componente politica La Rosa nel Pugno, costituita nell'ambito del gruppo Misto.

Nel maggio 2006, nell'ambito del secondo Esecutivo guidato da Romano Prodi, visse la sua seconda esperienza governativa, con la nomina a Vice Ministro degli Affari esteri, responsabilità che mantenne fino al maggio 2008.

Ugo Intini era nato a Milano il 30 giugno 1941 e, prima di impegnarsi in politica, aveva scelto, a soli 19 anni, di dedicarsi alla professione di giornalista, iniziando la sua collaborazione con il quotidiano l'Avanti, un vero e proprio mito per un giovane socialista milanese come lui.

Il conseguimento della laurea in giurisprudenza non lo distolse da questa passione, tanto che arrivò ad assumere la direzione de Il lavoro di Genova, tra il 1976 e il 1978, durante gli anni di piombo e, successivamente, proprio quella de l'Avanti, dal 1981 al 1987.

Rimase sempre molto legato a quest'ultima esperienza professionale e nel suo libro Avanti! Un giornale, un'epoca, pubblicato nel 2012, non a caso in concomitanza con il 120° anniversario della fondazione del Partito Socialista, tracciò una vera e propria storia del quotidiano, pregna di ricordi e lucide analisi.

Al Partito Socialista fu naturalmente sempre iscritto, divenne membro della segreteria politica, responsabile per l'informazione, portavoce del partito e rappresentante del Partito Socialista all'Internazionale socialista. Tali rilevanti incarichi lo misero in stretto contatto con Bettino Craxi, di cui divenne uno dei principali collaboratori. Continuò a militare nel Partito anche dopo l'avvio dell'inchiesta cosiddetta “Mani pulite”, contribuendo a rifondarlo nel 1996 e divenendo segretario della nuova compagine politica.

Il suo costante impegno verso la ripresa di un percorso politico chiaramente riformista lo condusse a partecipare alla nascita dei Socialisti Democratici Italiani e, successivamente, in occasione delle elezioni politiche del 2006, a candidarsi per il Senato, nella lista La Rosa nel Pugno, non risultando tuttavia eletto.

Con la morte di Ugo Intini scompare un giornalista e un uomo politico stimato, appassionato, sempre garbato e rispettoso, pur nell'asprezza del confronto, che ha dedicato la sua vita, con coerenza e impegno, alla causa del socialismo e che da un osservatorio privilegiato ha raccontato pagine importanti della storia in divenire del nostro Paese, vivendone alcuni snodi fondamentali anche da protagonista.

Nella sua ultima fatica letteraria, Testimoni di un secolo, pubblicata nel 2022, Intini ha voluto lasciarci una lucida testimonianza dei suoi più significativi incontri con molti protagonisti della politica italiana e internazionale, da Giuliano Vassalli a Willy Brandt, fino a Shimon Peres e Yasser Arafat, accompagnando il lettore in un virtuale, ma davvero avvincente, giro del mondo geopolitico, con quello sguardo penetrante e sereno che rimane una tra le sue migliori qualità. Fu proprio lui che attraversò il XX secolo di Pietro Nenni a essere testimone con le sue azioni del saldo ancoraggio a un credo politico anche quando ciò appariva sconveniente rispetto al consenso esterno. Questa sua intima e incrollabile adesione ai valori del socialismo riformista unita a una dirittura etica, prima ancora che politica, ce lo consegna come esempio per la sua lealtà e onestà intellettuale.

La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari, che oggi sono presenti in tribuna e che saluto, le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea, invitandola ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). La ringrazio, Presidente. Aggiungo alcune considerazioni al bel ritratto che già lei ha fatto di Ugo Intini, un collega, un amico per molti di noi, che ha frequentato queste aule con grande autorevolezza e ha ricoperto incarichi di Governo, con impegno da tutti trasversalmente riconosciuto.

Ugo Intini era un gentiluomo, un intellettuale, è stato un politico di talento, è stato un giornalista coraggioso, è stato un socialista per tutta la sua vita. La sua esperienza - come ha raccontato anche nel suo libro - andava da Nenni a Craxi, a cui era legato per motivi, prima, di lavoro, poi, anche di stretta amicizia, diventandone, come lei ha ricordato, uno dei più stretti collaboratori. Ha lasciato il segno nell'attività parlamentare, in quest'Aula, con le sue presenze, lo ha lasciato anche con il suo lavoro di rappresentante del Governo nei Governi Amato e nel Governo Prodi, in cui è stato Vice Ministro. Era un grande appassionato di politica estera. Il suo lavoro si è particolarmente localizzato sui Balcani, con la sua convinzione che dovesse esserci un allargamento dell'Unione europea verso quell'area. Io credo sia giusto rammentare anche la sua grande sensibilità nei confronti della Turchia, lavorando in modo molto convinto sull'avvicinamento di quel Paese all'Unione europea.

Lei ha ricordato il suo lavoro da giornalista, che ha sempre caratterizzato il suo impegno. L'Avanti per lui era, giustamente, il mito e lì ha cominciato la sua attività di giornalista. tuttavia, io voglio ricordare un altro episodio. Nel 1981, nei momenti più duri per questo Paese, per gli anni di piombo, era il direttore de l'Avanti e un magistrato, Giovanni D'Urso, deve a lui la vita perché con grande coraggio decise - come scrisse: “La carta non vale la vita umana” - di pubblicare le lettere e i comunicati dai brigatisti che, in cambio, liberarono il magistrato. Fu una scelta coraggiosa, in quel periodo molto coraggiosa, che rappresenta e racconta il suo carattere, la sua forza e la sua determinazione.

Io mi permetto di dire che a lui ero legato da una grande stima. Era una persona che veniva in quest'Aula e aveva una capacità di dialogo con tutti, era un uomo che profondamente sentiva la forza e la necessità che la politica sia capacità di dialogo, prima di tutto.

Questa sua caratteristica lo faceva riconoscere da tutti come una personalità assolutamente coinvolgente.

Rappresento le condoglianze mie e del nostro gruppo, come lei ha fatto a nome di tutta l'Aula, alla moglie Carla, al figlio Carlo e a tutti gli amici e i compagni che con lui hanno vissuto una vita politica appassionata. La sua memoria non sarà una memoria dispersa, perché è caratterizzata da fatti concreti che hanno contribuito a costruire anche la solidità del nostro Paese e le fondamenta della nostra Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio Giordano. Ne ha facoltà.

ANTONIO GIORDANO (FDI). Grazie signor Presidente, grazie colleghe e colleghi, grazie ai familiari dell'onorevole Intini. Quando ieri mi è stato chiesto di parlare in questa commemorazione in un primo momento sono rimasto perplesso ma poi mi è venuto spontaneo dire immediatamente di sì. Perché? Perché io ho conservato, da quando ero ragazzo, un'immagine dell'onorevole Intini. Me lo ricordavo in televisione, quando ancora non seguivo attivamente la politica, e poi mi ricordo quando l'ho visto qui, non moltissimo tempo fa, nel corridoio di Montecitorio. Ho detto: ma guarda, è proprio come era in televisione. Si è riaccesa una lampadina di quella storia più vecchia. Devo dire che era proprio la persona che mi sarebbe piaciuto essere o magari come si vorrebbe essere. Ho anche un ricordo collegato a un altro eroe della mia vita, che era il mio professore al conservatorio che si chiamava Boris Porena, che è mancato poco tempo fa. Così, nella stessa occasione ricordo due uomini eccezionali. Boris era anche lui di sinistra, molto di sinistra, mentre io, chiaramente, avevo idee già leggermente disallineate rispetto alle sue, ma era un gentiluomo, un gentiluomo. Questa è la prima cosa che mi viene da dire, cioè che io di quella persona, di cui ho conosciuto pochissimi aspetti, ricordo esattamente il tema dell'eleganza ed è l'eleganza che forse dovremmo riportare nel dibattito politico. Questo mi ricorda anche quelle bellissime tribune elettorali in cui personaggi come Berlinguer o Almirante si confrontavano con uno stile importante.

Poi, ovviamente, ho cominciato un po' a ragionare meglio sulla persona, a conoscerla meglio e mi ha colpito la sua storia rispetto all'Avanti! e mi ha fatto tornare in mente tanta classe dirigente che è venuta fuori dai giornali di partito. Forse, se oggi Ugo Intini fosse in quest'Aula potrebbe dirci: non scordatevi da dove veniamo. Credo, infatti, che tantissimi della classe dirigente di quell'epoca provenissero dai giornali di partito.

Ancora - ed è una cosa che sicuramente ha un grande valore per noi, che sediamo da questo lato dell'Aula, sebbene lo abbia anche per gli altri, ma per noi in particolare - è stato uno che non ha mai tradito, che non ha mai rinnegato. Ha trascorso un periodo d'inferno, sicuramente, nel periodo di Mani Pulite, ma dovunque ho trovato la sottolineatura della sua dirittura morale che non è stata mai messa in discussione. Nonostante questo, è rimasto fedele alla sua storia, senza smettere di investire nel ricordo, nel tentativo di portare e di esibire quello che c'era di buono in quel percorso, che era tanto, perché poi noi abbiamo un po' imparato, tutti quanti, a buttare il bambino con l'acqua sporca e molte volte ci dimentichiamo che laddove c'è una piccola macchia ci possono essere eccezionali virtù dietro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Socialista lo fu fino all'ultimo respiro, socialista italiano. Mantenne la tessera del PSI nella buona e nella cattiva sorte. Non partecipò a diaspore, non costruì scissioni e non fu folgorato dal nuovismo berlusconiano. Rimase saldamente a sinistra e non rinnegò mai la collaborazione e l'amicizia con Bettino Craxi. Insomma, un uomo di partito fino in fondo, definizione che può apparire desueta ma che, invece, interroga sull'intensità delle biografie di chi ha costruito la democrazia nata dalla Resistenza antifascista. Ugo Intini non fu mai tenero con i comunisti e con i suoi eredi. Fu un combattente politico animato da quella che lui stesso, con afflato religioso, definiva la sacra passione che lo spinse ad aderire giovanissimo all'idea socialista, in una Milano profondamente trasformata nel pieno del boom economico. La capitale morale del Paese diventava il crocevia dell'incontro tra un movimento operaio forte, maturo e consapevole e un mondo della cultura che portava il teatro sperimentale - Strehler, Dario Fo, Gaber e Jannacci - in una frontiera innovativa e cosmopolita che avrebbe segnato un pezzo della storia di quella città e dell'intero Paese.

Per Intini, come per tanti della sua generazione, da collocazioni diverse, il mestiere del giornalismo e la militanza politica erano indissolubili e dalle colonne de Il Lavoro di Genova e successivamente dell'Avanti!, il quotidiano del partito, costruì l'avamposto teorico e politico dell'autonomismo socialista, della sua collocazione nel campo euroatlantico ma anche, purtroppo, di una lunga guerra civile a sinistra che negli anni Ottanta assunse la natura di una frattura profonda, prima ancora che nei gruppi dirigenti nella base militante dei rispettivi partiti. Non è questo il luogo né il tempo di un confronto sui torti e sulle ragioni, sugli appuntamenti mancati, sui ritardi culturali e organizzativi. La Guerra Fredda tagliò nettamente la possibilità di un Governo diverso, di una sinistra capace di unirsi e rinnovarsi. Socialisti e comunisti rimasero distinti e distanti fino alla fine. Quella frattura sarebbe stata superata anni dopo nella comune appartenenza al PSE e all'Internazionale socialista, che sabato prossimo farà il proprio congresso a Roma. Intini vi contribuì con la sua enorme esperienza internazionale, che lo portò più volte alla Farnesina nei Governi dell'Ulivo.

Mi lasci concludere con una citazione forse un po' lunga, ma abuserò della sua pazienza. Su Mondoperaio del dicembre 2023, Intini scriveva: “È tardi, ma la soluzione in Terra Santa è sempre stata possibile ed evidente. Un tempo l'Italia si muoveva con autorità di facilitator, cercava, cioè, di contribuire a una mediazione”. Qui dentro, dentro questa frase, c'è un Intini in purezza. Equilibrio e umanità, amarezza e speranza, consapevolezza del ruolo e della funzione di equivicinanza dell'Italia nella storia del Mediterraneo e preoccupazione rispetto al vuoto diplomatico dei giorni di oggi. Con queste parole il Partito Democratico rende omaggio a un uomo politico nell'accezione più alta del termine e saluta affettuosamente i suoi familiari e i suoi compagni del Partito Socialista Italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Ritengo un onore e un piacere ricordare in quest'Aula l'onorevole Ugo Intini, perché l'ho personalmente conosciuto in anni lontani e il ricordo che ho di lui è di una persona sempre circondata da un alone di stima e di rispetto. Dopo la disfatta del craxismo era considerato una specie di ultimo giapponese, ma in realtà Ugo Intini era molto di più, non solo un militante rimasto onesto agli occhi di tutti quando il suo partito fu travolto dall'orda e dall'onda di Tangentopoli. Il suo partito era trattato come una fattispecie della questione criminale in Italia. Lui era un giornalista, un socialista nenniano, maestro dell'arte della polemica aspra, ma giocando sempre di fioretto. È stato direttore dell'Avanti!, responsabile dell'informazione del partito, rappresentante del Partito Socialista nell'Internazionale socialista.

Attaccò Togliatti, che era una specie di sua ossessione, ma più che il PCI attaccò quello che lui chiamava il partito degli irresponsabili, quello composto e fondato da De Benedetti e Scalfari, le cui idee, secondo Intini, si sarebbero insinuate nel Partito Comunista, distruggendolo. Era una sorta di crociato del craxismo, ma Tangentopoli non lo sfiorò perché la sua dirittura morale era addirittura leggendaria, e non gli passò mai per la testa di abbandonare il partito.

Ha trascorso gran parte della vita al servizio di un partito, ripeto, che non c'è più, consapevole che rappresentare un partito vuol dire impegno costante sul territorio, lealtà, serietà, non votandosi ad una causa con la C maiuscola, perché i socialisti hanno sempre diffidato del votarsi alle cause. Per lui la politica era esperienza collettiva, che metteva in gioco tempi, idee, letture, battaglie e tanta fatica. La sua figura serve a ricordare che i craxiani non erano una banda di furfanti egoriferiti ed avventurieri soggiogati da una specie di tiranno bianco.

Ricordo, addirittura, che Craxi fu paragonato a Idi Amin: chi ha la mia età si ricorda chi fosse. Nel partito aveva un soprannome divertente, è sempre stato chiamato Ugo Palmiro Intini, e il soprannome gliel'aveva dato Michele Serra per l'ossessione che aveva nei confronti di Togliatti, beatificato da generazioni di comunisti, dimentichi degli orrori e delle complicità nello stalinismo.

Quando i socialisti erano agli apici, negli anni d'oro del craxismo, non ha mai avuto incarichi di Governo; viceversa, li ha avuti con i Governi Prodi e Amato. Lui credeva nel socialismo democratico, era nemico dei massimalismi e credeva nella politica delle riforme. Non aveva mai smesso di ragionare sugli errori commessi, era lucidamente anticomunista con argomenti morbidamente ferrei, espressi, ma sempre con gentilezza ed educazione. Era un reduce che si era meritato il rispetto di tutti per la sua coerenza di fondo, e a questo reduce noi rendiamo onore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Il ricordo che ho, da semplice cittadino, di Ugo Intini è di una persona seria e fedele ai propri principi politici e morali, un autentico laico, giornalista, politico, intellettuale. Era appassionato di storia, oltre che di politica, ma anche di letteratura e musica, ha scritto saggi e libri.

Nato a Milano nel 1941, Intini si laurea in giurisprudenza e inizia la sua carriera come giornalista. Dirige il quotidiano Il Lavoro di Genova e poi Avanti!, storico organo del Partito Socialista Italiano.

Scriveva in modo pungente e incisivo. Intini è stato un esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, collaboratore fidato di Bettino Craxi. Eletto deputato per 4 legislature, ha ricoperto importanti ruoli istituzionali, tra cui quello di Sottosegretario e Vice Ministro degli Affari esteri. Era un combattente politico, ma era anche un grande fautore del valore della diplomazia e della negoziazione, di cui oggi avremmo davvero bisogno. Mi risulta che nessuno abbia mai parlato male di lui.

Uscì indenne dallo scandalo di Tangentopoli, non ha mai rinnegato le sue idee politiche, è sempre stato leale e fedele al proprio partito, nel bene e nel male. Si può anche essere contro o a favore di quella stagione milanese di Mani pulite, ma la coerenza e vicinanza umana di Intini al suo leader è stata senz'altro ammirevole. Il suo ricordo rimarrà vivo in tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo. Da parte mia e del MoVimento 5 Stelle esprimo le condoglianze alla famiglia di questo politico che ha segnato la storia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Presidente, la scomparsa di Ugo Intini, appassionato combattente politico, che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente, rappresenta per noi tutti un triste momento di sconforto.

Dal 1983 è eletto in quest'Aula per 4 volte, dal 1981 al 1987 direttore del giornale di partito Avanti!, è stato lo storico portavoce di Bettino Craxi. Lui, diventato craxiano quando quasi nessuno lo era ancora. Seppe interpretare meglio di chiunque altro lo spirito innovatore, riformista e garibaldino del nuovo corso socialista. La sua passione politica e la ferma convinzione nelle proprie idee si evidenziano, in particolare, a seguito di quel cortocircuito mediatico, politico e giudiziario chiamato Tangentopoli, che di fatto distruggerà il più antico partito d'Italia e costringerà il leader Craxi a morire esule, lontano dalla patria e dai propri affetti.

Intini rimarrà sempre, convintamente e tenacemente, socialista, aiutando il partito a ricostruirsi dopo le macerie causate da Tangentopoli. L'amore e la passione per il garofano rosso brillarono anche nei momenti più cupi.

In questa sentita giornata di commemorazione, la passione politica e la lungimiranza di Ugo Intini devono essere un monito per tutti noi; un monito per riscoprire e valorizzare valori nobili e antichi, che abbiamo il dovere di preservare e di far brillare in quest'Aula. La politica con la P maiuscola, fatta nella ferma convinzione delle proprie idee e nel rispetto degli avversari.

Ci tengo, a titolo personale, nonché a nome di Forza Italia, ad esprimere il nostro cordoglio e a mandare un caloroso abbraccio alla moglie Carla, al figlio Carlo e a tutta la comunità socialista italiana. Ciao, Ugo, e sempre avanti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Ho incontrato Ugo Intini all'inizio della XIV legislatura, la prima per me e la quarta per lui. Io eletta in uno dei collegi uninominali di Venezia e lui eletto in un collegio uninominale di Genova. Insieme, verdi e socialisti, avevamo dato vita, nella quota proporzionale, alla lista Il Girasole. Abbiamo condiviso 5 anni di dura e determinata opposizione, e collaborato nel corso della promettente ed entusiasmante stagione de l'Ulivo, che avrebbe portato alla vittoria, nel 2006, del centrosinistra e al secondo Governo Prodi.

Vicini di banco, eravamo lì, in alto, complici nell'azione politica, quando, in quel periodo, tutte le forze politiche di opposizione cercavano di smussare le differenze e di rendere compatibili le divergenze con il progetto di alternanza di Governo del Paese che ebbe in Prodi l'interprete e artefice principale.

Ugo Intini, come è stato detto, era stato Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari esteri dal 2000 al 2001, Governo Amato, e con il secondo Governo Prodi divenne Vice Ministro degli Affari esteri, dal 2006 al 2008.

Uomo di Governo, quindi, oltre che fine intellettuale, capace di misurarsi negli scenari complessi e conflittuali della geopolitica in anni anche allora incandescenti e di farsi apprezzare per la grande competenza e indiscutibile autorevolezza anche da parte di chi, come me, non condivideva sempre le sue posizioni e convinzioni.

Potrei parlare a lungo di Ugo, delle cose che ho imparato e capito attraverso e nel corso delle nostre conversazioni, del PSI e degli aspetti crudeli e sofferenti della politica.

Voglio tornare con il pensiero agli anni, lunghi e complicati, cui ho fatto cenno prima, dal 2001 al 2006, nel corso dei quali, tra molte e molti di noi si sviluppò una forma di amicizia e complicità politica, anche gioiosa, che ritengo uno degli elementi più forti e decisivi per il rilancio della politica stessa. Così ricordo e ricorderò sempre Ugo Intini con gratitudine e affetto, un amico di cui ho apprezzato l'acume politico, l'eloquenza misurata e sapiente, la cultura e la versatilità e, soprattutto, la signorile gentilezza e l'incantevole cortesia. Il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra esprime le condoglianze più sentite e, personalmente, partecipo con cuore, con commozione all'immenso dolore della famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sono onorato di ricordare in quest'Aula un grande socialista, un riferimento del socialismo craxiano, perché con Ugo Intini scompare un altro pezzo importante della storia socialista del nostro Paese.

Intini - lo hanno ricordato tanti colleghi, lo ha ricordato lei, Presidente - è stato un giornalista, un intellettuale, un dirigente politico ma, soprattutto, a lungo direttore dell'Avanti!, la gloriosa testata del Partito socialista già diretta dal suo maestro politico, Pietro Nenni. Ugo Intini fu anche uomo delle istituzioni, parlamentare in quest'Aula per 4 legislature, Sottosegretario e Vice Ministro degli Affari esteri nei Governi Prodi e Amato. Tutti lo hanno ricordato e lo ricordano come portavoce del Partito Socialista di Bettino Craxi. Intini, è cresciuto politicamente a Milano nell'area riformista e autonomista del Partito Socialista che, da Filippo Turati, passando per Pietro Nenni e arrivando a Bettino Craxi, ha sempre sostenuto e alimentato il nuovo corso socialista degli anni 80, sempre in prima linea in tutte le storiche battaglie del PSI craxiano. Segue Bettino Craxi a Roma, quando il segretario socialista assume la guida del partito e con tutto il gruppo dirigente di allora, tra cui voglio ricordare Claudio Martelli, Gianni De Michelis, Carlo Tognoli, Rino Formica, inizia la stagione del dopo Midas e del rilancio del socialismo riformista e autonomista. Si mostra in aperto contrasto col Partito Comunista, allora ancora legato all'Unione sovietica e alla dottrina marxista ed egemone di una sinistra massimalista, assai lontana dalla tradizione socialdemocratica e riformista a cui invece Intini si ispirava. Ugo Intini era uomo di spiccate qualità intellettuali e conosceva la politica internazionale. Anticomunista schietto e mai offensivo, elegante e corretto, detestava fiaccolate populiste e gli interpreti di una pseudo e miserevole anti-casta. Ha scritto molto bene, sia da giornalista sia da autore di numerosi libri e saggi politici, l'ultimo dei quali si intitola - lo ricordava lei Presidente - Testimoni di un secolo, del 2022.

Da socialista, Intini, dall'osservatorio privilegiato della segreteria del PSI degli anni 80, ha raccontato pagine importanti della storia del nostro Paese. A lui si deve, sempre negli anni Ottanta, con Enzo Bettiza, il rilancio della formula lib-lab, l'incontro di due scuole di pensiero, quella liberale e quella socialista, formula tanto cara a Carlo Rosselli. Dopo la caduta della Prima Repubblica, non si risparmiò minimamente nel difendere una storia, una politica, il sacrificio di tanti socialisti e di un partito. Difese il leader socialista, difese una storia che aveva dato tanto, moltissimo al nostro Paese e che non accettava, giustamente, fosse ricordata come un gioco tra guardie e ladri. Ha difeso strenuamente le sue idee e una storia, con una tenacia non comune.

Presidente, cari colleghi, ai familiari di Ugo Intini, da parte del gruppo Noi Moderati, ai suoi amici, alla comunità socialista, la espressione, sincera e sentita, di condoglianze e una vicinanza familiare (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. In quest'Aula, dove si è svolta buona parte dell'attività politica di Ugo Intini, ricordiamo un uomo che, con umiltà e coerenza, ha segnato la storia politica e anche quella culturale del nostro Paese. Due dimensioni dell'uomo, quella politica e quella culturale, che sono strettamente connesse tra di loro.

Il valore dell'uomo si riconosce nelle tante dichiarazioni di stima e di affetto che, a seguito della sua morte, sono state scritte sui giornali e nelle tante dichiarazioni che abbiamo sentito in quest'Aula. Non è così semplice godere della stima trasversale, indipendentemente dalle diverse posizioni politiche. Invece, per Ugo Intini questo vale, perché era un intellettuale di valore. Fu direttore dell'Avanti! e autore di numerose pubblicazioni fino a pochi mesi dalla sua morte, proprio perché rappresentava quel socialismo riformista che ha sempre coniugato la capacità di osservare la realtà - qui la sua dimensione di fine analista e di fine osservatore - e la capacità di trovare, però, soluzioni in grado di rispondere alle tante mancanze e alle tante problematicità della nostra società, a partire dalle persone più fragili.

È stato definito uno dei principali giornalisti politici socialisti del secolo scorso e questo credo sia un elemento importante per un uomo che ha assunto ruoli importanti nella politica parlamentare. Sottosegretario, Vice Ministro, non ha mai cercato la visibilità fine a se stessa. Il suo è sempre stato un impegno coerente, di servizio pubblico, un impegno legato anche alla sua comunità politica, che ha difeso, che ha sostenuto e per cui è sempre stato una presenza costante nei momenti della gloria ma, soprattutto, nei momenti della difficoltà. Mai toccato dalle inchieste di Tangentopoli, si è fatto carico però di quel partito, di quella comunità politica, anche in quel momento molto difficile della storia del Partito Socialista e ha così continuato fino ai suoi ultimi giorni.

La coerenza in politica non è così scontata come dote e come caratteristica. Invece, lo è stata per Ugo Intini, una figura solida che tutti noi oggi ricordiamo in quest'Aula con affetto. Lo facciamo anche noi che veniamo da un'altra generazione politica, se non altro, per motivi anagrafici, ma credo che la nostra storia e questo Parlamento debbano sempre ricordare queste figure perché non soltanto hanno rappresentato concretamente tante scelte che sono passate in quest'Aula ma possono anche rappresentare un modello, uno stile nel fare politica, Quindi, a nome del gruppo Italia Viva, porto in quest'Aula ma, soprattutto, alla famiglia e ai compagni socialisti di Ugo Intini le più sentite condoglianze e il ricordo più affettuoso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Voglio aggiungere le mie condoglianze e di + Europa ai familiari di Ugo Intini. Come è stato detto, è stato un militante politico d'animo mite ma indomito e ha dimostrato questa sua forza soprattutto nelle avversità. La famiglia radicale ha incrociato Intini nel 2006, nella stagione della Rosa nel Pugno, dove non venne eletto, candidato al Senato insieme a Marco Pannella. Io voglio solo aggiungere due parole, un ricordo anch'io personale. Ho incontrato Ugo Intini quand'ero al Ministero degli Affari esteri, in una fase in cui egli aveva anche un'attività professionale molto legata a una dimensione internazionale di un'azienda che si occupava di cultura e di musei. Quando ci incontravamo, era un'occasione, in realtà, per una discussione sulla politica internazionale ed estera dell'Italia e sulla politica in generale. Ripeto, mite e indomito, è stato un appassionato della politica, è stato un appassionato della democrazia.

Credo che abbia dato a tanti un insegnamento, che si può essere, anzi si deve essere, rigorosamente uomini di parte, quando si fa politica, ma che l'essere di parte non deve mai oscurare il rispetto rigoroso della democrazia e delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Grazie a tutti i colleghi per i loro interventi. Prima di andare avanti, colleghi, facciamo una breve sospensione, per ricominciare alle 17,10, con immediate votazioni.

La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 17,10.

Si riprende la discussione della proposta di legge n. 703-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 703-A. Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, è stato, da ultimo, respinto l'emendamento 5.1009 Barbagallo.

(Ripresa esame dell'articolo 5 – A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 5.1007 Barbagallo. Se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1007 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.11 Iaria, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Passiamo all'emendamento 5.12 Barbagallo, sul quale chiede di intervenire l'onorevole Bakkali, che ha tutto il tempo a sua disposizione per farlo, prego.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie Presidente, sarò brevissima. In linea con gli emendamenti che abbiamo presentato sul tema della sostenibilità ambientale, anche questo emendamento chiede che, in norma, si vincolino i gestori degli interporti a predisporre i piani di neutralità climatica con l'obiettivo di raggiungere la neutralità in vari step - livello 1 e 2 entro il 2040, livello 3 entro il 2050 -, in linea con i protocolli sulle emissioni di gas serra.

Chiediamo che questi piani siano predisposti entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge e che ci sia anche l'approvazione del Ministero dell'Ambiente.

Sulle comunità energetiche non ci avete dato parere favorevole. Su questo, vi chiediamo di andare rispetto agli standard, che sono globali, che sono condivisi e a cui devono rispondere anche infrastrutture e spazi, come gli interporti.

Questi, infatti, poi avranno e dovranno avere investimenti conseguenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.12 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Passiamo alla votazione dell'articolo 5.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarazione di voto per ostentare la nostra amarezza, la preoccupazione su quella che è la pagina più buia di tutto il testo, ossia l'articolo 5. L'abbiamo definito il cuore della norma, ma francamente è l'articolo che sovverte i principi elementari del nostro ordinamento giuridico con forzature di cui francamente non c'era il bisogno.

Lo ricordo prima della votazione: è un articolo che prevede la costituzione del diritto di superficie per tutti i gestori delle società degli interporti in Italia, è l'articolo che consente di scomputare gli investimenti e le somme con una perizia giurata, semplicemente asseverata da un tecnico di parte, senza nessuna validazione da parte degli organi competenti, senza nessuna verifica da parte degli uffici del Ministero e del Governo che è presente in Aula e non ha detto una parola. Inoltre, è l'articolo che consente il riscatto di beni pubblici appartenenti al patrimonio pubblico a un costo che non viene messo a gara ed è l'articolo che consente addirittura l'estensione della concessione - fino ad oggi concessione, da domani diritto di superficie - dei gestori degli interporti ad altre aree con la possibilità di riscattare anche quelle ulteriori aree senza un minimo di gara ad evidenza pubblica.

Insomma, noi non esitiamo a definirla una porcheria. Quindi, dichiariamo il nostro voto contrario e francamente speriamo che qualche collega della maggioranza, rispetto alla linea che ha condotto fino adesso, ci ripensi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere il voto contrario all'articolo 5 da parte del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra: l'abbiamo detto e ripetuto durante la discussione sugli emendamenti che abbiamo proposto e che non sono stati accolti. Forse, questa è la parte più nera e oscura di questo provvedimento che lascia intendere un processo di privatizzazione di queste infrastrutture strategiche, i nodi intermodali che sono costituiti dagli interporti, consentendo ai gestori di trasformare, attraverso una semplice perizia che quantifichi il valore economico-finanziario, il diritto di superficie in diritto di proprietà delle aree, sovvertendo, come diceva bene il collega, i princìpi del nostro ordinamento giuridico.

Noi siamo per la gestione pubblica e non è possibile trasformare un atto di concessione in un atto di proprietà. Per questo siamo profondamente contrari a questo articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 66).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ANDREA CAROPPO , Relatore. Grazie, Presidente. Esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 6, fatta eccezione per il 6.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Sul 6.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento il parere, dunque, è favorevole.

Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 6.1000 Barbagallo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1000 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1001 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1002 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Passiamo all'emendamento 6.1006 Barbagallo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'articolo 6, al comma 1, prevede espressamente la competenza del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti in ordine all'individuazione, in ordine di priorità, dei progetti relativi alla realizzazione e allo sviluppo degli interporti. Quindi, il finanziamento dei progetti è una scelta discrezionale del Ministro ed è previsto soltanto il parere consultivo del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica.

Noi riteniamo che in uno Stato normale i progetti degli interporti che riguardano sia la realizzazione di nuovi interporti ma anche l'ammodernamento degli interporti già esistenti vadano sottoposti a gara con dei principi e dei parametri di evidenza pubblica con cui si stabiliscono dei criteri preventivi, vengono individuati i progetti, si fa una graduatoria come avviene in tutti i posti civili nel mondo, e quei progetti vengono ammessi a finanziamento fino al concorrere delle risorse; laddove servano ulteriori risorse, il Governo in finanziaria si impegna a reperirle.

Insomma, si evita questa idea – e non capiamo francamente le ragioni – per cui il Ministro voglia rompere il rapporto di trasparenza e di partecipazione tra le società degli interporti esistenti e anche questa partecipazione trasparente rispetto ai nuovi interporti da realizzare, con un atteggiamento di discrezionalità assoluta che per noi evidentemente sconfina nell'arbitrio; arbitrio per scegliere qualche interporto amico, possibilmente sotto campagna elettorale, per avere qualche tornaconto elettorale.

È un metodo che riteniamo non soltanto fazioso, ma francamente irricevibile per cui insistiamo con il nostro emendamento.

La seconda parte dell'emendamento 6.1006 cassa poi il limite massimo - che, anche in questo caso, ci sembra arbitrario - di 30 interporti in Italia. Sia nel corso delle audizioni rispetto al testo sia nel corso dei lavori della Commissione non è emerso un parametro oggettivo - dico uno - che fissi o che aiuti a comprendere le ragioni per cui deve essere stabilito un limite per i nuovi interporti in Italia a 30. Non sappiamo se sia un numero che fa comodo al Ministro o se vi siano ragioni scaramantiche. Non ci è dato sapere quale sia la ragione per cui bisogna fissarlo categoricamente a 30. Quindi, anche per noi, anche sotto questo profilo, la previsione è illogica e, quindi, non soltanto chiediamo di cassarla, ma insistiamo con riferimento al complesso del testo dell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1006 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

Passiamo all'emendamento 6.1014 Iaria.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. L'emendamento, in un certo senso, riprende parte dell'emendamento precedente. Aggiungiamo anche un'attenzione alla consultazione dei presidenti delle regioni interessate dalla programmazione degli interporti, in particolare della regione Sardegna. Inoltre, al punto 7, prevediamo anche di attenzionare, con un impiego delle risorse pubbliche pari al 34 per cento, legate al vincolo di riserva, le regioni del Mezzogiorno, in modo da non dimenticare - come state facendo, ad esempio, in altri casi, con l'autonomia differenziata - le regioni del Sud Italia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1014 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.1007 Barbagallo e 6.1013 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1012 Casu, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1008 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1010 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1009 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Passiamo all'emendamento 6.1011 dell'onorevole Barbagallo, che chiede di parlare. Onorevole, la avverto che il suo gruppo Partito Democratico ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo, pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Da quando è iniziata la legislatura, non abbiamo esitato a definire più volte questo Governo, un Governo contro il Sud. Noi speriamo che, nel corso dei prossimi anni, arrivi prima o poi la smentita.

Con questo emendamento, offriamo all'Aula l'opportunità di uno spunto di riflessione sulla possibilità di spezzare una lancia a favore del Mezzogiorno, applicando il criterio del PNRR anche alle risorse previste per l'implementazione e la realizzazione di nuovi interporti. Sostanzialmente, la clausola della riserva del 34 per cento per gli interporti che ricadono nel Mezzogiorno, che, ricordo, sono oggi soltanto 4. Basta guardare la cartina riepilogativa per capire quanto sia preoccupante la situazione infrastrutturale nel Mezzogiorno e che necessità ci sarebbe di interventi pronti, tempestivi e concreti, e non le solite promesse e i soliti annunci, dopo quello che sta facendo questo Governo con l'autonomia differenziata e con la centralizzazione delle ZES. Infatti, aver eliminato la territorializzazione delle 8 ZES è stata un'ulteriore ferita. Per non parlare poi dell'FSC, deciso a Roma, anziché nei territori. Siamo preoccupati. Certamente il corpo del testo, che distoglie attenzione e risorse al Mezzogiorno, rappresenta un ulteriore spada di Damocle per il Sud.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1011 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1003 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Passiamo all'emendamento 6.5 Iaria.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Velocemente, questo emendamento ci sembra importante per parlare della categoria di lavoratori degli interporti e su cui volevamo porre l'attenzione anche all'interno della legge per salvaguardare e migliorare le loro condizioni di sosta, di vitto e offrire loro la possibilità di lavorare nelle migliori condizioni possibili. Non capisco perché, come tutti gli emendamenti di buon senso, che non implicano tutta una serie di attività, né onerose né costose, non vengano approvati dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.5 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1004 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 81).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1005 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 83).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 84).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ANDREA CAROPPO , Relatore. Sull'emendamento 8.1000 Barbagallo il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 8.1000 dell'onorevole Barbagallo, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'emendamento propone la soppressione del secondo periodo dell'articolo 8. Francamente, riteniamo cervellotica la previsione dell'articolo 8.

Parliamo delle competenze delle regioni a statuto speciale, soprattutto in considerazione del fatto che, all'articolo 1, comma 3, lo stesso testo - e mi rivolgo ancora una volta al relatore, anche dopo il confronto che c'è già stato in Commissione, e so che gli uffici ci stanno ascoltando - prevede che siano fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano. Dopo la precisazione dell'articolo 1, francamente, un'ulteriore precisazione nell'ultimo articolo, per cui le regioni a statuto speciale, anche in violazione delle attuali previsioni degli statuti stessi, adeguano la legislazione secondo le disposizioni contenute nei rispettivi statuti alle relative norme di attuazione, ci sembra veramente un nonsenso e una norma contraddittoria, che rischia applicazioni cervellotiche e anche distonie nei territori, perché ci sono alcune regioni che hanno già normato e che francamente… Presidente, non riesco a sentire la mia voce.

PRESIDENTE. Neanche io la sua. Colleghi, per favore, consentiamo al collega Barbagallo di finire il suo intervento. Prego.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Noi interpretiamo questo articolo come una sorta di autocelebrazione della norma, che è una norma di riforma economico-sociale, però, questa autoapplicazione anche nelle regioni a statuto speciale ci sembra veramente fuori luogo ed incomprensibile. Quindi, insistiamo con l'emendamento, che proverebbe a fare ordine in una norma che già dà luogo a molti pasticci, ci mancava anche questo sulla gerarchia delle fonti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere di sottoscrivere questo emendamento e per ribadire che, se già l'articolo 1, al comma 3, sancisce che sono fatte salve le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano ai sensi dei rispettivi statuti speciali, quest'ultimo articolo, in particolare nella parte che chiediamo di espungere, genera davvero confusione e rischia di essere limitativo nei confronti di quelle stesse autonomie. Mi riferisco, ad esempio, all'interporto doganale e intermodale di Trento, che è la porta di accesso dei mercati dall'Italia verso l'Europa centro-settentrionale, è uno snodo fondamentale, è di prevalente proprietà pubblica, ha un investimento, nell'ultimo anno, per l'ammodernamento del collegamento intermodale tra gomma e ferrovia, di 15 milioni di euro, dei quali solo una parte minima è a carico dello Stato, mentre il resto è sulla finanza territoriale. Scusi, Presidente…

PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi, per favore, facciamo terminare, perché la collega ha già terminato il tempo, le stiamo concedendo un extra-time, però facciamoglielo fare in tranquillità. Prego.

SARA FERRARI (PD-IDP). È solo per dire che considero davvero un'invasione di campo quella che viene, in qualche maniera, adombrata da questa parte di articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere questo emendamento e sottolineare la schizofrenia di questa maggioranza che, da un lato, con l'autonomia differenziata vuole spezzettare le competenze delle nostre regioni, creando divari e disparità pazzesche, e, in altri casi, come questo, invece, crea un accentramento nelle decisioni strategiche, che dovrebbero essere lasciate nelle competenze delle regioni, cosa davvero incomprensibile. Quindi, noi sosterremo questo emendamento e voteremo contrariamente all'articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caroppo. Ne ha facoltà.

ANDREA CAROPPO, Relatore. Grazie, Presidente. Solo per puntualizzare che di questo abbiamo ampiamente discusso in Commissione e, anche d'intesa con le altre Commissioni competenti, abbiamo trovato la formula corretta che garantisce le prerogative delle regioni a statuto speciale e delle province autonome, tant'è che si può vedere la differenza tra la prima versione e le modifiche apportate nell'ultima versione della Commissione. Quindi, voglio tranquillizzare tutti i colleghi che le competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome sono assolutamente rispettate secondo la prassi consolidata del nostro ordinamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1000 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 86).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/1 Sarracino, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “impegna il Governo a valutare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, l'opportunità di individuare la piattaforma logistica citata in premessa nell'ambito della programmazione degli interporti di cui all'articolo 2, nel rispetto del combinato disposto degli articoli 2 e 3 del progetto di legge in esame”.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/2 Ghirra, parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di incentivare ulteriormente il trasporto intermodale, aumentando la dotazione finanziaria per lo shift modale, tra cui il ferro bonus e il sea modal shift o mare bonus” e “valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di prevedere misure rivolte al riassorbimento del divario infrastrutturale e trasportistico”.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/3 Provenzano, parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di individuare l'interporto di Termini Imerese nell'ambito della programmazione degli interporti di cui all'articolo 2, nel rispetto del combinato disposto di cui agli articoli 2 e 3 del progetto di legge in esame”.

L'ordine del giorno n. 9/703-A/4 Bakkali, è accolto come raccomandazione, espungendo il primo paragrafo delle premesse.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/5 Molinari, parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, l'opportunità di individuare l'interporto citato in premessa nell'ambito della programmazione degli interporti di cui all'articolo 2, nel rispetto del combinato disposto di cui agli articoli 2 e 3 del progetto di legge in esame e a valutare, conseguentemente, l'opportunità di reperire le occorrenti risorse per la quota pubblica destinate all'attuazione del progetto citato in premessa”.

Il parere è contrario sugli ordini del giorno n. 9/703-A/6 Carmina e n. 9/703-A/7 Iaria.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/8 Cantone, parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, la possibilità di prevedere misure volte a favorire la transizione ecologica attraverso la riqualificazione, l'efficientamento e l'adeguamento energetico delle infrastrutture interportuali”.

L'ordine del giorno n. 9/703-A/9 Fede è accolto come raccomandazione, espungendo il secondo impegno.

PRESIDENTE. Io vedo un solo impegno: è il paragrafo che inizia con le parole: “in assenza di servizi allargati”?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Sì.

PRESIDENTE. Va bene, è quello.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/10 Evi, parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: eliminando la terza e quarta premessa, “impegna il Governo a valutare la possibilità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di mettere in atto tutte le iniziative finalizzate alla riqualificazione energetica delle strutture interportuali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/11 Traversi, parere favorevole subordinatamente alla riformulazione come all'ordine del giorno n. 9/703-A/5 Molinari.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/703-A/1 Sarracino: onorevole Sarracino, accetta la riformulazione? Onorevole Amendola, onorevole Sarracino? Accettata.

Ordine del giorno n. 9/703-A/2 Ghirra: onorevole Ghirra, accetta la riformulazione?

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione perché di fatto qui si chiede di “valutare compatibilmente con le risorse della finanza pubblica”, quando noi chiediamo di incrementare la dotazione finanziaria e di prevedere degli incentivi per il trasporto ferroviario e marittimo attraverso dispositivi quali il Ferrobonus, il Sea Modal Shift o il Marebonus. Quindi, attraverso la riformulazione di fatto si contravviene a quello che chiediamo con l'ordine del giorno. Riteniamo che sia fondamentale incentivare il trasporto intermodale e anche colmare il divario infrastrutturale trasportistico che c'è nei nostri territori. Quindi, chiedo di poter mettere in votazione l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/703-A/2 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).

Onorevole Provenzano, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno? Sì, ma lo poniamo anche in votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/703-A/3 Provenzano, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 88).

Onorevole Bakkali, accetta la raccomandazione sul suo ordine del giorno? No, non l'accetta e chiede di parlare. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il tema è sul tavolo del Governo da ormai più di un anno. Quindi, crediamo che sul tema delle zone logistiche semplificate - in particolare, in questo ordine del giorno citiamo quelle che attendono, come ho detto, da più di un anno - una raccomandazione francamente suoni come l'ennesima sottrazione da una responsabilità che vede fermi investimenti su questi territori e vani gli appelli delle associazioni. Tutte le associazioni imprenditoriali dei territori, tramite le camere di commercio, stanno sollecitando - ripeto - da più di un anno il Governo sulle zone logistiche semplificate e penso a quelle di Ravenna, di Civitavecchia, di Livorno, di Genova, di La Spezia, di Trieste, di Venezia e di Ancona. Quindi, stiamo parlando del nostro sistema portuale e di tutto l'indotto che intorno a questo sistema portuale e logistico si muove. Chiediamo, a questo punto, di esprimersi anche ai colleghi della maggioranza che conoscono questi territori. Credo che anche loro abbiano ricevuto, come noi, le lettere, che abbiano letto gli articoli sui giornali, che abbiano ricevuto le sollecitazioni da tutte le imprese che chiedono qual è il problema, per quale ragione è fermo il dossier quando, invece, le regioni hanno risposto a tutte le osservazioni che sono state inviate dal Ministero. Manca la firma del Governo e il via libera del Governo per le ZLS. Quindi, davvero, esprimetevi e bocciate questo ordine del giorno, altrimenti la raccomandazione davvero non è sufficiente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/703-A/4 Bakkali, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).

Onorevole Molinari, accetta la riformulazione? Colleghi della Lega? Sì, la riformulazione è accettata.

Il parere sull'ordine del giorno n. 9/703-A/6 Carmina è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. La legge quadro sugli interporti poteva essere l'occasione per sanare un'ingiustizia palese che discrimina i comuni, le realtà territoriali e le comunità sedi di porti che rientrano nelle autorità di sistema portuale ma che non sono capoluoghi di provincia rispetto alle città capoluogo di provincia o alle città metropolitane, i cui rappresentanti fanno parte del comitato di gestione dell'autorità di sistema portuale. Un esempio per tutti è quello dell'autorità portuale di sistema della Sicilia occidentale, in cui rientrano 6 porti: Palermo, Trapani, Gela, Licata, Termini Imerese e Porto Empedocle. Pensate che, su 6 porti, solo 2 entrano nel comitato di gestione e non si capisce il motivo per cui gli altri sono esclusi, atteso che, per chi non lo sapesse, Trapani è più piccola, come numero di abitanti, di Gela, perché Gela ha circa 80.000 abitanti mentre Trapani circa 55.000-60.000.

Qual è il motivo per cui i rappresentanti di queste comunità devono essere esclusi dal comitato di gestione dell'autorità di sistema portuale che ha competenze rilevantissime, perché decide sul piano regolatore generale del porto, cioè sul futuro di quelle città? Noi sappiamo che eliminare questa discriminazione immotivata - perché è di questo che si tratta - sanerebbe un vulnus giuridico importante, perché nel sistema giuridico italiano si prevede che le decisioni che riguardano il territorio devono vedere il coinvolgimento delle espressioni delle realtà territoriali e degli enti locali, come sanno tutti coloro che hanno fatto un'esperienza negli enti locali. Oppure è solo perché non hanno la qualifica di capoluogo di provincia ma magari hanno un maggior numero di abitanti?

Mi preme sottolineare l'importanza di tale questione anche con riferimento a questa legge che noi andiamo ad approvare, perché l'articolo 4, sul comitato nazionale, recita: “Nelle more del riordino organico della disciplina relativa alla materia portuale, il Comitato nazionale (…)” agisce per ciò che riguarda l'indirizzo politico anche sullo sviluppo dei territori “in collaborazione con le Autorità di sistema portuale (…)”. Allora, mi dovete spiegare il motivo per cui se un comune non è capoluogo di provincia non viene coinvolto in queste decisioni importantissime mentre se è capoluogo di provincia viene coinvolto. Forse i cittadini di quel comune hanno meno diritto di essere rappresentati solo per non essere capoluogo di provincia? Non ritengo che sia così.

Voglio anche ricordare che in realtà, anche per quel che riguarda l'identificazione di questi interporti, solo 4 su 24 sono al Sud e in Sicilia c'è soltanto Catania. Non c'è bisogno che io vi ricordi che cosa sia un interporto. Questi interporti sono strettamente legati alla presenza di infrastrutture e quello che oggi noi sanciamo denunzia proprio la gravissima carenza infrastrutturale nel Meridione che va assolutamente colmata. Si dice che gli interporti in ogni caso sono forniti di collegamenti con porti, aeroporti e viabilità di grande comunicazione e scali ferroviari. Quindi, piuttosto che escludere i rappresentanti dei cittadini bisognerebbe, anzi, ricomprenderli in modo che lottino per la presenza di infrastrutture nei loro territori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Solo per lasciare a verbale che ovviamente nella maggioranza non c'è alcuna intenzione di ledere un diritto delle comunità, di cui la collega parlava. Intervengo per spiegarle che nel dibattito in Commissione e su richiesta dell'opposizione non abbiamo voluto inserire la materia della riforma delle autorità portuali della sua componente perché in questa legge si parla di interporti e non di sistema di autorità portuali. Quindi, le direi che quando si parlerà di sistema delle autorità portuali, che proprio i gruppi di opposizione ci hanno chiesto di non inserire in questa legge, allora potremo parlare dei componenti e potremo, comunque, anche discutere delle comunità di cui la collega parlava, ma qui mi sembra proprio un argomento fuori luogo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/703-A/6 Carmina, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).

Onorevole Iaria, intende intervenire sul suo ordine del giorno, su cui c'è parere contrario?

ANTONINO IARIA (M5S). No, non intervengo.

PRESIDENTE. Non intende intervenire. Lo votiamo o andiamo avanti? Lo votiamo.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/703-A/7 Iaria, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).

Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/8 Cantone c'è una proposta di riformulazione: viene accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/9 Fede c'è un accoglimento come raccomandazione: viene accettata la raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/10 Evi c'è una proposta di riformulazione: non viene accettata.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Presidente, non accettiamo la riformulazione perché, come abbiamo sottolineato durante il dibattito, il tema della transizione energetica è fondamentale e gli interporti potevano diventare uno degli avamposti per la transizione energetica del nostro Paese anche attraverso la realizzazione di comunità energetiche. Quindi, non accettiamo la riformulazione e chiediamo di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/703-A/10 Evi viene sottoscritto da tutto il gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/703-A/10 Evi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).

Sull'ordine del giorno n. 9/703-A/11 Traversi c'è una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Traversi. Ne ha facoltà.

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Mi conferma che la riformulazione è: “a valutare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, l'opportunità di reperire le occorrenti risorse per la quota pubblica destinata all'attuazione del progetto citato in premessa”? Se è questa, per quanto sia un impegno veramente vago, che, se dovessi portarlo ai miei elettori, probabilmente non prenderei neanche il mio voto…

PRESIDENTE. Mi sa che sta facendo una retromarcia, onorevole Traversi, ha ingranato la retromarcia, forse.

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Sto chiedendo se la riformulazione è questa; giusto, ho capito bene?

PRESIDENTE. Vuole sentire se è davvero questa? Onorevole Ferrante, per cortesia, mi può dare la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/703-A/11 Traversi, così intanto si parlano, i colleghi?

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il parere è favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, l'opportunità di individuare l'interporto citato in premessa nell'ambito della programmazione degli interporti di cui all'articolo 2, nel rispetto del combinato disposto di cui agli articoli 2 e 3 del progetto di legge in esame, e a valutare conseguentemente l'opportunità di reperire le occorrenti risorse per la quota pubblica destinata all'attuazione del progetto citato in premessa”.

PRESIDENTE. Onorevole Traversi, è chiara la riformulazione?

ROBERTO TRAVERSI (M5S). Non accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Noi non accettiamo la riformulazione su questo ordine del giorno, e tra l'altro siamo anche un po' straniti dal fatto che l'abbia accettata l'onorevole Molinari, perché è una riformulazione che chiaramente sposta la palla in tribuna su un progetto importantissimo per lo snodo di smistamento di Alessandria, per tutto il Piemonte e anche per tutta la rete di trasporti intermodali dell'area Nordovest.

Dico questo, tra l'altro, anche per ribadire che questo snodo di smistamento di Alessandria è stato una delle battaglie portate avanti da noi, come MoVimento 5 Stelle, con un emendamento a firma di Susy Matrisciano nella precedente legislatura, che ha permesso di inserire nel decreto Aiuti-bis la possibilità di nominare un commissario per far andare avanti questo progetto.

In questi mesi abbiamo visto la passerella del Ministro Salvini, già l'anno scorso, su questo tema, con una bellissima conferenza stampa ad Alessandria, anche con tanto di slide sul possibile progetto, e in un anno non hanno trovato le risorse. Lunedì prossimo ci sarà un'ulteriore passerella del Ministro Salvini ad Alessandria, sempre su questo tema, e non si trovano le risorse.

Quest'ordine del giorno poteva anche essere semplicemente modificato, magari mettendo la famosa formula “trovando le risorse nel bilancio”, eccetera, eccetera; questo semplicemente vuol dire che questi 300 milioni, a prescindere dalle passerelle del Ministro Salvini in Piemonte, per questo progetto non si trovano, ma si trovano i miliardi per il Ponte sullo Stretto. Quindi, non troviamo dei soldi per fare un'opera che già a pochi anni dalla sua costruzione, dal suo progetto esecutivo, dalla sua realizzazione, poteva veramente avviare una fase di sviluppo intermodale sui trasporti efficiente, aiutare la logistica del Nordovest e aiutare anche tutta l'economia del Nordovest.

Da questo punto di vista, chiaramente, invece di fare passerelle, trovate dei soldi per progetti che servono e non buttate via i soldi dello Stato e degli italiani per progetti utili solo per la campagna elettorale del Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, per sottoscrivere quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/703-A/11 Traversi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 93).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Monte. Ne ha facoltà. Vi prego, colleghi, adesso facciamo silenzio. Chi lascia l'Aula lo faccia in silenzio, non perdiamo tempo, vi prego.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Innanzitutto cominciamo con un fatto positivo, credo che sarà uno dei pochi che enuncerò rispetto a questo provvedimento, e cioè che si tratta della riforma di una legge che risale addirittura al 1990. Sappiamo bene che vi sono stati tentativi anche nella scorsa legislatura di una tale modifica, però mi fermerei quasi qui, perché in realtà tutto ciò che poi viene normato, relativamente alla modifica, secondo me non rispetta né una prospettiva attuale…

PRESIDENTE. Un attimo, onorevole De Monte. Colleghi, la collega De Monte deve fare il suo intervento in condizioni di silenzio e di rispetto dell'Aula. Ve l'ho chiesto per piacere, lo rinnovo ancora una volta, per cortesia. Però, se non fate silenzio, la collega non può parlare, perché non è giusto e non è corretto. Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi, quindi fate silenzio.

Un attimo, onorevole, stiamo cercando il silenzio. Aspetti, se non c'è silenzio, lei non parla. Prego, onorevole De Monte.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Dicevo che ci sono pochi elementi favorevoli rispetto a questa riforma. A me sembra, più che altro, che si voglia aprire un po' la strada alla privatizzazione.

Presidente, mi rivolgo a lei per riferirmi al Governo: sappiamo bene che è in essere un tentativo di modifica anche del sistema dei porti, anche in questo senso introducendo il concetto della privatizzazione, però questo è sbagliato, innanzitutto, e credo che forse, dato che questa riforma ancora giace e non vede la luce, probabilmente si vuole introdurre per lo meno il principio nel concetto degli interporti.

Però, stiamo partendo dalla parte sbagliata perché il punto di partenza non può essere la coda, cioè non può essere comunque lo snodo, non può essere la logistica, ma deve essere la strategia, che oggi è naturalmente europea, non solo da oggi, chiaramente. Mi riferisco alle reti TEN-T, cioè le reti di trasporto, che oltretutto sono molto importanti in Italia perché comunque in Italia abbiamo ben 4 corridoi europei, come noto. Questi sono molto importanti perché rappresentano il flusso principale, ovviamente.

Poi avremo anche la rete cosiddetta comprehensive, cioè quella più estesa, però abbiamo già una determinazione del traffico, dove deve avvenire. Oltretutto, questo viene integrato anche dagli aspetti energetici, dal rifornimento, che sappiamo bene, anche qui, essere introdotto da una apposita direttiva e che deve vedere, lungo queste reti di trasporto, gli snodi anche di approvvigionamento, che sono dell'elettrico, del gas naturale liquefatto e anche dell'idrogeno, che, ovviamente, è la principale prospettiva in termini di approvvigionamento per i mezzi che attraversano queste reti.

In più, aggiungo, c'è un altro elemento di carattere strategico, perché le reti di trasporto vanno anche oltre i confini europei. Addirittura nel 2015 è stata introdotta l'estensione del cosiddetto Corridoio Mediterraneo Est ai Balcani occidentali.

Sappiamo questo quanto abbia inciso in termini di integrazione, quasi di facilitare un rapporto tra gli Stati dei Balcani occidentali che sappiamo hanno rapporti, anche se non sempre facili. Però, è questo e non possiamo partire dalla coda, ma dobbiamo partire dalle reti di trasporto e dagli snodi principali che sono i porti, dove passano quasi tutte le merci: il 70 per cento delle merci passa attraverso i porti. E poi c'è l'aspetto legato alle ZES e alle ZLS. Ci sono tutti questi elementi che ci dovrebbero far riflettere e i nodi, oltre i porti, sono le metropoli. Quanto ho sentito dire oggi a proposito di dove collocare gli interporti, dobbiamo pensare che è questa la chiave. Non dobbiamo puntare necessariamente - ci sono stati emendamenti anche dell'opposizione - ad avere interporti in ogni regione, a puntare ad un superamento di un cosiddetto gap tra le regioni. Io dico dipende, perché dove vengono attraversate le reti di trasporto, lì noi dobbiamo avere anche chiaramente il servizio degli interporti. A proposito poi del modello, anche di questo si è discusso, è uno degli elementi che riguardano il provvedimento, forse uno divisivo. A questo proposito, la proposta introduce una novità, un sistema di carattere privatistico. Allora, io dico, se noi abbiamo questi elementi, che sono quelli delle reti di trasporto - aggiungo anche quello del trasporto combinato: sono normative tutte europee - dobbiamo avere anche un asset, che rimane pubblico, poi la gestione può essere anche privata, ma noi dobbiamo mantenere un asset pubblico, se vogliamo raggiungere questi obiettivi che tutti noi dobbiamo raggiungere.

Veniamo più precisamente al modello. Noi dobbiamo avere un unico ecosistema, che dipende naturalmente dai porti, che sono i luoghi cruciali di snodo. A proposito, invece, della modalità, questa può essere, sia regionale ma anche subregionale, laddove questi porti non esistano. Vediamo anche altri elementi, che sono quelli del dove - ritorno su questo tema - e anche quanti. Ecco sul quanti lo affronto subito, perché effettivamente è uno dei punti su cui sono d'accordo. Anche porre una limitazione è giusto, perché noi non dobbiamo creare una polverizzazione degli interporti, dobbiamo creare un rafforzamento di questi interporti, laddove sono strategici. E da qui viene, ancora una volta, il tema del dove, non realizzarlo per questioni di campanile ma per questioni di carattere strategico. E poi il tema ferroviario, perché anche qui dobbiamo andare in una direzione diversa rispetto a quella che abbiamo visto finora. Però, vorrei introdurre anche un altro tipo di ragionamento e cioè che è facile scrivere qualcosa che tenga conto dell'aspetto ambientale, ma dobbiamo anche essere molto pratici, perché il trasporto si è anche molto evoluto in questi ultimi anni. È facile dire portiamo tutto il trasporto stradale o prevalentemente stradale sul ferroviario, però dobbiamo anche tener presente le tempistiche. Ed è questo il motivo per il quale anche il trasporto combinato in tutti questi anni non è andato avanti. Adesso c'è una nuova proposta della Commissione europea, però siamo anche alla fine della legislatura, quindi sarà altamente improbabile che si vada verso una conclusione in tal senso. Però, dicevo, dipende anche dall'esigenza oggi del consumatore (la domanda di trasporto), perché il fatto stesso che esista una domanda molto veloce, e lo verifichiamo anche nei consumi fatti dalle persone, non solo dalle imprese e dalle aziende, questo spesso è incompatibile con un sistema di trasporto che invece richiede determinati passaggi, che hanno anche i loro tempi. Noi dobbiamo andare in questa direzione, anche con lo sviluppo del ferroviario e non avere, viceversa, una disorganizzazione in questo senso, e tenendo conto dei mutamenti avvenuti negli ultimi anni.

Ancora un paio di passaggi. Uno è quello che riguarda i terreni, perché ricordiamoci che la grande parte dei terreni, su cui sono stati costruiti gli interporti, derivano da espropri. Per ragioni anche un po' di equità dovremmo garantire che questo esproprio abbia una finalità pubblica, salvaguardando una gestione ottimizzata in chiave privata.

L'ultima considerazione è, più che altro, di strategia, che dovrebbe seguire questa maggioranza e questo Governo. Ossia, non possiamo più affrontare il tutto con temi di settore, con trasporti di settore; dobbiamo affrontare le cose nella loro complessità e non è detto che questa complessità, necessariamente, per tutti gli aspetti, debba far capo al Ministero. Il Ministero deve fare la sua programmazione, senza entrare nel merito dei singoli interporti. Dobbiamo guardare ai territori, alle regioni e agli ambiti subregionali. Un'ultima considerazione riguarda il famoso Comitato, perché io credo - e questo è stato evidenziato anche in sede di audizioni - che questo Comitato rischi di rappresentare una sorta di imbuto, di sovrapposizione, rispetto alle funzioni che debbono e vengono assolte dalle autorità di sistema portuale. In definitiva, ritengo che l'obiettivo, senz'altro, fosse buono e fosse legittimo, anzi doveroso, intervenire in questo settore, ma credo che sia stato fatto, purtroppo, nel modo sbagliato e per questa ragione il gruppo di Italia Viva voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie Presidente. L'interporto è quel complesso organico di infrastrutture e di servizi integrati di rilevanza nazionale, gestito in forma imprenditoriale al fine di favorire la mobilità delle merci tra le diverse modalità di trasporto. L'obiettivo primario degli interporti è quello di accrescere l'intermodalità e l'efficienza dei flussi logistici forniti in collegamenti con porti, aeroporti e viabilità di grande comunicazione. Questa è la definizione innovativa che il testo, oggi in esame in quest'Aula, ha voluto dare agli interporti all'articolo 1. Parlo di innovazione perché è la prima volta che viene inserita la parola “imprenditoriale”, forse una delle parole più caratterizzanti di questo sistema strategico. L'Italia è uno dei Paesi chiave nella gestione strategica degli interporti, nonché un precursore per tutta l'Unione europea. L'Italia è stato il primo Paese dell'Unione europea ad elaborare un concetto organico di interporto e oggi ben 6 interporti italiani sono nella classifica europea degli interporti strategicamente importanti. Stiamo parlando, e ci tengo a dare qualche numero, di 43 milioni di metri quadri di aree in cui operano 12.000 aziende di trasporto, per un totale di oltre 20.000 addetti e 70 milioni di tonnellate di merci movimentate, per un transito giornaliero stimato in 25.000 unità di mezzi.

Il testo che stiamo per votare ha un compito fondamentale, quello di riportare al centro della politica la questione della logistica nazionale. Lo abbiamo visto durante la pandemia, momento chiave di aumento del trasporto merci, in cui sono state viste le criticità di un sistema posto sotto stress e per troppo tempo abbandonato. Questa riforma si è resa necessaria, perché bisognava dare risposte chiare e serie ad un intero comparto che necessita di innovazione per continuare a rispondere alle richieste sempre più frequenti dei mercati internazionali. Una riforma però non può che passare da tre parole chiave: razionalizzazione, organizzazione ed adeguamento alle nuove dinamiche europee.

Questo Governo queste priorità ce l'ha ben chiare, tanto da aver dedicato un capitolo nel PNRR allo sviluppo dell'intermodalità e della logistica integrata. Parte della Componente 2, Missione 3, per un totale di 360 milioni di euro di risorse. Proprio ieri, il Ministro dei Trasporti ha pubblicato il bando per la presentazione di proposte per lo sviluppo e l'ampliamento dei sistemi informatici degli interporti, con risorse pari a 10 milioni di euro con un 40 per cento destinato alle regioni del Sud. Questo 40 per cento non può che rendermi orgoglioso, soprattutto per la Sicilia, dove l'interporto di Catania lavora costantemente per ridurre lo squilibrio nella ripartizione modale del trasporto merci ferroviario, garantendo così una migliore viabilità sul territorio. Non posso non pensare anche al fatto che la regione siciliana stia lavorando per costruire un secondo interporto nell'area di Termini Imerese, un intervento strategico per intercettare le linee di traffico merci e commerciali che dall'Africa e dall'Asia orientale vanno verso il Nord Europa. Se da una parte gli interporti siciliani garantiscono una via diretta verso l'Africa e l'Asia, dall'altra parte d'Italia, a Trieste, l'interporto, porta diretta verso l'Europa Centro-Orientale, rappresenta un'eccellenza anche sotto il profilo della tutela dell'ambiente. Investire negli interporti vuol dire, infatti, investire nell'ambiente, non solo garantendo una minore concentrazione di mezzi su strada, ma anche, come il caso di Trieste, utilizzare in maniera responsabile energia alternativa, garantendo un importante risparmio di idrocarburi fossili. Non possiamo che essere soddisfatti di aver dato inizio con questo testo a una revisione che dovrà continuare ad essere al centro del dibattito politico per rendere il nostro Paese sempre più competitivo e strategico per gli scambi internazionali, aiutando e garantendo così le nostre imprese esportatrici.

Per questi motivi, diamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra su questo provvedimento.

Purtroppo, è un'occasione mancata, come tante altre che abbiamo visto in quest'Aula, perché è una proposta di modifica di una legge che ha 34 anni, che era attesa, perché, nel frattempo, il mondo è cambiato, sono cambiate le tecnologie, sono cambiate le opportunità, ma, di fatto, questo sembra un provvedimento ancorato al passato.

L'articolo 1 riguarda l'ambito di applicazione, le finalità e le definizioni di questa legge, ma poi abbiamo visto, esaminando il testo, come ci sia confusione anche rispetto alla conoscenza delle infrastrutture già esistenti, tanto più sul loro potenziamento, per la realizzazione di nuove infrastrutture intermodali strategiche, quali sono gli interporti.

L'articolo 2 riguarda la programmazione, su cui vi è stata da parte vostra una totale chiusura rispetto all'analisi degli ambiti dell'utenza necessaria per realizzare i nuovi interporti, la non volontà di introdurre meccanismi di perequazione, visto che il 70 per cento degli interporti si trova oggi nel Nord Italia (16 sui 24 esistenti); al Centro e al Sud ne esistono solo 4.

Non ci sono previsioni rispetto al modello di transizione energetica, che è necessario non solo per il nostro Paese, ma per l'intero pianeta. Non prevedete, all'interno di queste infrastrutture, nessuna nuova tecnologia che consenta l'autoconsumo o l'utilizzo di rinnovabili attraverso l'introduzione di comunità energetiche.

Anche per l'individuazione dei nuovi interporti, le condizioni che avete posto non ci vedono favorevoli, anche perché non avete accolto nessuno dei nostri emendamenti. Peraltro, all'articolo 4, è previsto il Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, con esclusione, di fatto, di quegli interlocutori che hanno competenze sui territori, che possono partecipare, ma senza diritto di voto.

Infine, la disposizione peggiore contenuta in questo provvedimento. Ne abbiamo parlato a lungo questa sera, durante la discussione sugli emendamenti riferiti all'articolo 5, ossia il regime applicabile ai soggetti gestori degli interporti.

Riteniamo che strutture di questo tipo debbano rimanere in mano al pubblico, che la gestione possa essere fatta dai privati attraverso atti di concessione, ma che sia assurdo che queste concessioni si trasformino in proprietà privata, con la privatizzazione di infrastrutture strategiche per il Paese. Noi riteniamo assurdo, dopo una perizia giurata di parte, che definisca il piano economico-finanziario, che i gestori possano riscattare il diritto di superficie delle aree, trasformandolo in un diritto di proprietà.

Queste elencate sono le questioni fondamentali per cui riteniamo che questo provvedimento non possa avere il nostro voto favorevole e confido che, dopo la discussione avvenuta in Aula, possa esserci una riflessione ulteriore da parte della maggioranza rispetto alle reali necessità del nostro Paese, non solo sulle strutture dell'intermodalità.

Apro una parentesi, perché domani accadrà una cosa grave, a mio avviso, che penalizzerà ulteriormente l'intermodalità, anche se non c'entra con la questione interporti: Trenitalia ha diffuso un'informativa con cui annuncia che sulle Frecce non sarà possibile trasportare bici e monopattini, se non negli appositi bagagliai, che si trovano solo nella prima classe, andando, ancora una volta, a penalizzare l'intermodalità, la possibilità di chi vuole utilizzare gli strumenti di mobilità sostenibile, di muoversi con treno, bicicletta e monopattini. Questi ultimi dovranno pagare una tariffa aggiuntiva sia sulle Frecce, sia sugli Intercity.

Questo dimostra, in uno scenario generale, che non c'è alcuna intenzione da parte di questo Governo di investire sulla transizione ecologica, sugli strumenti di trasporto ecologici, sull'intermodalità e di dare incentivi, perché davvero il nostro diventi un Paese moderno. Per queste ragioni, il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi ci esprimiamo su una legge assolutamente fondamentale per il settore della logistica e dei trasporti, specialmente nel contesto di un'Unione europea sempre più interconnessa.

Il progetto di connettere i principali poli logistici dell'Unione, grazie alla rete TEN-T, è tanto ambizioso quanto cruciale per il buon funzionamento del mercato interno e del libero movimento delle merci. È, quindi, fondamentale promuovere una logistica efficace ed integrata che favorisca lo sviluppo economico e la competitività dei Paesi europei.

In questo senso, gli interporti, che sono la materia di questo provvedimento, rivestono un ruolo cruciale, come nodi strategici e anche per assicurare la fluidità dei trasporti.

È assolutamente importante che l'Italia non rimanga indietro a livello di infrastrutture, quindi ben venga una legge che si occupa di questo tema. Tuttavia, ritengo che la proposta di legge che votiamo oggi presenti moltissime criticità e non sia, quindi, adatta alle sfide che ci attendono e agli obiettivi che ho appena descritto.

Ancor prima di esaminare, nel merito, i punti più problematici della proposta, mi permetto di sottolineare un macro-tema: le risorse. Allora, abbiamo 6 milioni per il 2024, 5 milioni per il 2025 e 10 per il 2026. Queste sono cifre talmente esigue che, a nostro parere, non possono incidere significativamente sullo sviluppo di un settore, quello della logistica, dichiarato, anche dal Governo stesso, come strategico per il Paese. Se è vero che la coperta è corta, è anche vero che bisogna saper individuare bene le priorità politiche, cosa che, in questo caso, forse non è stato fatto.

Entrando nel merito della proposta, il punto più critico riguarda il Comitato per l'intermodalità e la logistica, di cui all'articolo 4. Siamo totalmente d'accordo sul fatto che ci sia bisogno di una regia a livello nazionale, trattandosi di infrastrutture strategiche, ma questo non deve andare ad appesantire i processi decisionali e per come formulata nella PdL questa regia sembra tutto fuorché funzionante. Infatti, al tavolo a cui è affidata anche la funzione di valutare e approvare gli investimenti destinati ai singoli interporti, oltre agli enti territoriali, sono rappresentati gli interporti stessi. Nella stessa proposta di legge si dice che, benché gli interporti operino in regime di concorrenza, come si può trattare di concorrenza, quella in cui io ho voce in capitolo nell'approvare o meno gli investimenti dei miei concorrenti? Ma non basta, perché nei meccanismi assolutamente contorti di questa legge si prevede che, laddove i bilanci lo consentano, ogni interporto deve concorrere agli investimenti con una parte dei propri utili, ai progetti degli altri interporti o addirittura allo sviluppo di nuovi interporti. Tutto il contrario della libera concorrenza, con l'incentivo a lavorare sul bilancio, in modo che non ci si trovi costretti a favorire i concorrenti, quindi, a dare parte dei propri profitti ai concorrenti.

In secondo luogo, vorrei fare alcune osservazioni sull'articolo 5, che anche gli altri colleghi hanno sottolineato, ma per un motivo forse speculare a quello che preoccupa le altre opposizioni. Innanzitutto, l'articolo, nel suo complesso, non chiarisce se vi è una distinzione tra proprietari e gestori, in quanto si parla specificatamente sempre di gestori e questo genera una grandissima ambiguità, perché tutto ciò si complica, se teniamo conto che, nel panorama degli interporti esistenti - i famosi 24 -, esistono forme variegate di relazione tra la realtà di proprietà e la gestione: possono essere fuse, miste, quindi, parte di proprietà e parte di gestione o prevedere solo la gestione. E non è finita qui, perché l'articolo 5, al comma 1, sancisce che gli interporti agiscono in regime di diritto privato, senza però specificare le conseguenze sugli interporti che hanno una maggioranza di soci pubblici, generando, quindi, ulteriori ambiguità sul regime giuridico. Si prevede, inoltre, che, in capo ai soggetti che gestiscono gli interporti, venga la realizzazione delle strutture relative ai nuovi interporti, cosa che ho già sottolineato. Tutto ciò, ripeto, mi sembra in palese contrasto con il regime di concorrenza. Insomma, con questa norma sarà difficile che un investitore privato possa essere interessato ad investire nel nostro Paese; inoltre, la partecipazione degli enti locali crea la situazione paradossale di veder destinare le risorse del proprio territorio, investite nell'interporto nel proprio territorio, finire in un altro territorio.

La definizione di interporto, tra l'altro, essendo così generica, si rileva essere un'area intermodale di proprietà di un privato, ma magari si potrebbe dover trovare a sostenere invece la spesa per un interporto pubblico o altri interporti.

Passando, infine, al comma 3, dell'articolo, al fine di garantire la certezza degli strumenti economico-finanziari, si prevede la concessione di un diritto di superficie da parte degli enti pubblici e, quindi, si presume che i restanti sei interporti per raggiungere questo fatidico 30, che non si capisce come sia stato definito, debbano necessariamente essere su suolo pubblico.

Questo, a mio avviso, è più preoccupante che l'eventuale passaggio, poi, di questo suolo pubblico a proprietà privata, cosa che, invece, preoccupa le altre opposizioni.

Riassumendo, quindi, nell'articolo 5 convivono troppe forme complesse di finanziamento, una confusione tra soggetti gestori e soggetti proprietari e questo famoso riscatto del diritto di superficie. Nella legge non è chiaro cosa possa cambiare con il riscatto di superficie nel momento in cui il soggetto gestore diventa proprietario.

Ho già accennato al fatto che il limite delle 30 strutture sia completamente arbitrario, senza studio o indicazioni sul perché di questo numero. E, dato che la definizione di interporti è molto generica, francamente tutto questo crea molta confusione e pone il rischio non irrilevante, poiché si tratta anche di fondi pubblici, che strutture dotate di un paio di binari con un collegamento a un'arteria principale vadano a occupare uno di questi pochissimi nuovi slot disponibili, a discapito magari di strutture nuove e più complesse.

Infine, farei notare, con un tocco di ironia, che, mentre tutta l'Unione europea chiama questi nodi logistici terminal, qui in Italia li definiamo interporti: forse, in un'ottica di Unione europea, sarebbe il momento di uniformare il linguaggio e adottare una terminologia più consona alla realtà europea, ovviamente sperando nel benestare del Ministero del made in Italy.

Mi avvio alla conclusione. Vorrei ricordare che ovviamente non possiamo ignorare il grave problema della carenza di lavoratori qualificati nel settore della logistica, perché questa legge non ne fa assolutamente cenno. Se la logistica è una delle colonne portanti della nostra economia, spesso mancano le competenze necessarie per farla funzionare e, quindi, è essenziale investire nella formazione e nell'aggiornamento professionale dei professionisti del settore.

Quindi, in conclusione, un settore strategico come quello della logistica ha bisogno di un riordino molto più preciso e immediatamente attuabile rispetto a quanto previsto da questa proposta di legge. Non ci sono vantaggi evidenti, né di immediata attuazione, rispetto alla situazione attuale e le risorse stanziate sono così esigue che i meccanismi attuativi della presente legge corrono il rischio di appesantire e bloccare qualsiasi obiettivo di riordino.

Secondo noi, c'è assoluta necessità di fare chiarezza circa la differenziazione tra proprietà e soggetto gestore, per evitare effetti distorsivi e, con questo quadro normativo, francamente diventa difficile pensare che privati, nostrani o internazionali, possano trovare attrattivo questo settore.

Consapevoli, quindi, della necessità di un riordino, ma consci anche delle carenze e delle criticità di questa proposta, io annuncio il voto contrario del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe perché è un mix fallimentare di dirigismo statale, da una parte, e tentativo maldestro di appoggiarsi ai privati, dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tosi. Ne ha facoltà.

FLAVIO TOSI (FI-PPE). Buongiorno, Presidente. Onorevoli colleghi, Forza Italia - lo annuncio già - si esprimerà favorevolmente rispetto a questa proposta di legge che va a superare una normativa decisamente datata. Infatti, la legge di riferimento è la n. 240 del 1990, quindi una legge vecchia, per un settore che comunque è cresciuto e si è sviluppato quasi a prescindere dalla normativa vigente, che appunto è troppo datata; ciò in un comparto che è continuamente cambiato, in termini normativi, in termini di modalità di trasporto e di reti di trasporto. Ci sono le reti, il famoso TEN-T, ci sono i corridoi europei, c'è una concorrenza fra porti vecchi e nuovi a livello italiano, europeo e globale e, quindi, è chiaro che il nostro Paese si deve riallineare rispetto a quelle che sono le esigenze di modernità e di organizzazione del mondo della logistica.

Noi, in Italia, abbiamo numerosi porti e interporti, che si sono sviluppati anche in modo disomogeneo, proprio perché c'è una legge vecchia e, quindi, carente: ce ne sono alcuni pubblici, alcuni privati, alcuni in parte pubblici e in parte privati. Quindi, c'è stata una gestione, in alcuni casi, che si può definire da self-made man, non coordinata, come invece si dovrebbe e come dovrebbe fare un grande Paese.

Con la proposta di legge in esame questo Parlamento, questa maggioranza, mette ordine finalmente a un settore rimasto indietro dal punto di vista dell'organizzazione da parte dello Stato. Infatti, è un settore che movimenta, attraverso, per esempio, i porti italiani, 200 miliardi di euro di import-export che passano per i nostri porti, ed è il 25 per cento del valore del trasporto marittimo mondiale. Del resto, sappiamo che l'Italia è la portaerei del Mediterraneo, per la posizione strategica in cui si trova. Abbiamo visto anche, in un momento critico come questo, quanto valga e quanto sia importante il trasporto nel Mediterraneo, perché le criticità poi ti dimostrano anche quanto valore ha questa filiera per il nostro Paese.

E poi c'è un tema ambientale ed ecologico di sostenibilità perché, nel momento in cui si predica di decongestionare gli assi stradali, di cercare di inquinare, doverosamente, il meno possibile, è chiaro che l'efficienza del mondo della logistica, dell'intermodalità e dei trasporti in generale è legata moltissimo al tema della riduzione dell'inquinamento ambientale.

Dicevo che noi siamo inadeguati da un punto di vista normativo, tant'è che c'è una classifica, chiamiamola così, stilata ogni anno dalla World Bank, che dà l'indice di inefficienza e il costo di inefficienza per i singoli Paesi rispetto all'organizzazione della logistica, e per il nostro Paese è stimato un danno di inefficienza nell'organizzazione della logistica di 36 miliardi di euro l'anno. Quindi, possiamo ben comprendere quanto valga, ahinoi, questa inefficienza che si deve evidentemente a una carenza normativa di carattere generale.

Oggi, in termini di efficienza in questo caso, siamo al diciannovesimo posto della classifica mondiale e dieci anni fa eravamo al ventiquattresimo. Siamo migliorati dal ventiquattresimo al diciannovesimo, ma siamo decisamente inadeguati con riferimento a quella che è la posizione italiana rispetto al G8 e rispetto all'economia globale: non si può tollerare di essere ancora al diciannovesimo posto in termini di efficienza e organizzazione della rete logistica.

In Italia, come dicevo, abbiamo, oltre ai porti, 26 interporti, 23 dei quali inseriti nelle reti TEN-T a cui accedono quotidianamente 25.000 mezzi di trasporto con quasi 60.000 treni l'anno. Io parlo da Veneto e da veronese: nella mia città - e lo dico con orgoglio - c'è il primo interporto per importanza d'Europa e, del resto, questo va detto come Paese, ci sono 6 interporti italiani tra i primi 14 interporti più rilevanti d'Europa. Quindi, evidentemente, si conferma quello che si diceva prima: comunque c'è stata crescita e c'è stato sviluppo in questo settore ma in modo non adeguatamente coordinato.

La norma prevede - e questa è un'ottima indicazione - che i soggetti gestori degli interporti sottoscrivano con RFI - Rete ferroviaria italiana accordi di partnership. Questo è importante sia per il coordinamento di cui si parlava prima sia anche per tutelare il made in Italy di cui parliamo sempre, l'italianità. Nel momento in cui ci sono - perché ci sono - operatori stranieri che cercano di inserirsi nel mondo della logistica italiana, perché siamo nel mercato globale, nel mondo globalizzato, è importante che il Governo, questa maggioranza, questo Parlamento diano indicazioni ai gestori dei nostri porti e interporti di colloquiare in maniera privilegiata con RFI, in modo tale da far sviluppare e far crescere chi gestisce le nostre reti insieme a tutto il mondo dei trasporti, della logistica e dell'intermodalità. Quindi, con riferimento al Comitato per la intermodalità e la logistica, di cui si è parlato in modo critico da parte di alcuni esponenti dell'opposizione, in realtà tale Comitato serve proprio a questo, a far sì che ci sia finalmente un coordinamento fra tutti i soggetti e fra i soggetti e chi organizza e gestisce e, quindi, chi dà le disposizioni, che poi alla fine è lo Stato, attraverso questa legge, attraverso il Ministero e attraverso quel tavolo. Ed è quanto mai opportuno che ci siano rappresentanti degli interporti nel Comitato per l'intermodalità, perché è giusto prendere le decisioni strategiche rispetto agli investimenti e rispetto alle direttive insieme a chi ha, ovviamente, maggior capacità, competenza e conoscenza, ossia insieme ai gestori degli interporti stessi.

Quindi, finalmente si va verso la modernità, verso la digitalizzazione e la riorganizzazione di questo comparto, attraverso una legge moderna che sia anche - perché lo è - snella ed efficace. C'è un mondo che cambia con grande velocità e, quindi, anche le normative di questo Paese devono andare in questa direzione, come la legge della quale stiamo discutendo.

Quindi, confermiamo il voto favorevole da parte di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. L'unico fattore che ci trova d'accordo con la maggioranza è che la legge sugli interporti doveva avere un adeguamento. Su tutto il resto, invece, come al solito, la maggioranza e questo Governo dalla montagna poi hanno partorito un topolino.

Noi stiamo parlando di un tema importantissimo per quanto riguarda lo sviluppo infrastrutturale del nostro Paese, cioè i nodi di una rete di intermodalità logistica di trasporto delle merci, ma anche di altri tipi di reti, quali quella energetica e quella ferroviaria, legata anche a possibili collegamenti con il trasporto delle persone. Dico questo perché l'interporto, anche se tutti abbiamo dato la definizione, alla fine è praticamente un nodo di questa rete, che funziona bene se ha dei legami forti. E in questo caso i legami forti si creano con i porti e con i retro porti, ma si legano anche facendo in modo che questa sia una rete collegata dal punto di vista ferroviario con il resto del Paese o con le strutture delle stazioni vicine, e dal punto di vista energetico sia una rete che possa diventare un hub energetico ad alta potenza per fornire elettricità agli utenti degli interporti stessi. Noi stiamo parlando dei nodi di questa rete intermodale che riguarderanno il trasporto merci su gomma, che, in questo periodo, sta diventando anche interessante dal punto di vista dello sviluppo del trasporto su gomma con grossi veicoli elettrici, TIR elettrici. In Italia non è tanto sviluppato, ma all'estero stanno implementando moltissimo questo tema.

Ritornando agli interporti, se gli interporti, come noi abbiamo chiesto, diventano degli hub efficienti dal punto di vista energetico, inserendoli all'interno di una comunità energetica e creando tutte le condizioni in modo che siano cablati, e creando tutta una serie di condizioni in modo che le ferrovie esistenti siano ripristinate e ricollegate a degli interporti che adesso non sono utilizzati, noi valorizziamo questi nodi senza doverne per forza, magari, crearne dei nuovi e senza creare ulteriore consumo di suolo.

Abbiamo sottolineato molto l'importanza di intervenire anche sulle condizioni dei lavoratori all'interno degli interporti. Abbiamo suggerito alla maggioranza di evidenziare questo tema, sia con gli ordini del giorno, ma anche in particolare con degli emendamenti, ossia il fatto che negli interporti ci sono persone che lavorano, autisti che si fermano, i quali, magari, anche in condizioni atmosferiche pesanti, d'estate e d'inverno, hanno delle condizioni che non sonopoi così piacevoli dal punto di vista del loro fermarsi e riposarsi all'interno degli interporti stessi. Abbiamo anche evidenziato l'aspetto più cruciale e importante di questa legge, che ci farà chiaramente dare il voto contrario: il già tanto citato articolo 5, dove noi andiamo a creare un sistema di privatizzazione - diciamocelo in maniera chiara - di queste aree, con una procedura molto semplificata, tra l'altro confermata anche dal collega che è intervenuto prima, ossia quella di rendere appetibili questi interporti a imprenditori stranieri.

Però, ci si dimentica una cosa: se noi ci priviamo delle nostre reti, di proprietà pubblica italiana, patriottica, noi perdiamo la capacità di essere uno Stato che può veicolare delle politiche di miglioramento dal punto di vista economico e industriale. Lo stiamo facendo con TIM, adesso lo stiamo facendo anche in piccolo con gli interporti, lo faremo forse con i porti? Ma noi cosa vogliamo fare? Svendere il nostro Paese e non creare le condizioni che tutti i Paesi creano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Cioè, tenersi la reti, le infrastrutture, come la rete ferroviaria e, in questo caso, anche le aree di logistica pubbliche, in modo da poter essere quelli che indicano un tipo di politica economica e indirizzano la politica economica, senza essere fagocitati da un privato che chiaramente farà il suo lavoro e cercherà di massimizzare i profitti. Ricordo che il privato c'è già nella logistica. I terminal di logistica privata esistono. Esistono e sono molto fiorenti. Abbiamo invece gli interporti - come potrebbe essere questo hub, creando una grande attenzione dal punto di vista di gestione pubblica sugli interporti stessi -, che possono essere anche motore di sviluppo delle aree circostanti.

Da questo punto di vista, come dicevo prima, abbiamo sottolineato tutti questi aspetti e anche un altro aspetto: la parte pianificatoria. Negli emendamenti che abbiamo proposto, abbiamo sottolineato il fatto che la Conferenza delle regioni, i sindaci, le province e le città metropolitane devono avere voce in capitolo nella pianificazione degli interporti, perché se la pianificazione degli interporti è legata soltanto alle decisioni di un ministro, qualsiasi ministro ci sia al Governo, anche se fosse un ministro del MoVimento 5 Stelle - e purtroppo adesso c'è un Ministro che ha un ego così spropositato che ho paura di pensare cosa voglia fare se gli dai un altro giocattolino come gli interporti -, questo sarebbe un pericolo non tanto per la democrazia, ma sarebbe un pericolo perché si dà un'idea non partecipata di una gestione di un asset così importante per il nostro Paese. Un asset difficile da spiegare, un asset complesso che solo gli addetti ai settori conoscono, ma che alla fine è un asset strategico che coinvolge la vita di tutti i giorni, perché i prodotti che ci arrivano a casa, le merci che girano e che compriamo, le attività imprenditoriali del territorio che hanno bisogno di materiale, eccetera, sono legati al trasporto ferroviario di merci e anche al trasporto di merci su gomma, sono legati agli interporti e alle aree di logistica.

Quindi, per tutti questi motivi, per la pochezza di questo provvedimento, che poteva essere veramente l'occasione di parlare di un asset strategico non con questa semplicità, questa miopia e questa poca attenzione… Ma io non penso che sia poca attenzione, perché voi fate le cose sembrando, come dire, un po' sprovveduti, ma fate le cose proprio per andare a rispondere, secondo me, a delle precise sollecitazioni, cioè il fatto di rendere l'Italia un Paese acquistabile. E quindi voi avete questa idea di economia in cui il privato non si deve demonizzare, ma che il privato possa venire in Italia e comprarsi grandi parti del nostro Paese, senza che poi noi potremo mai più recuperare dal punto di vista della nostra gestione pubblica. Quindi, secondo me, state facendo degli errori madornali. Li fate pur rivendicando il fatto di essere i famosi patrioti, i famosi sovranisti, ma poi di sovranismo voi non avete nulla, almeno dal punto di vista monetario, dal punto di vista di gestione degli asset strutturali, voi siete i più liberisti, anzi i meno sovranisti che l'Europa abbia mai visto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge che oggi abbiamo in discussione introduce una nuova disciplina quadro in materia di interporti. Una disciplina che, come ha detto chi mi ha preceduto, necessitava di un aggiornamento anche in relazione a tutti gli sviluppi che sono arrivati nell'arco del tempo con la creazione dei corridoi europei e i relativi nodi intermodali.

Gli interporti costituiscono, insieme ai porti e ai terminal intermodali, i cosiddetti nodi intermodali, ossia delle vere e proprie infrastrutture che sono dedicate allo sviluppo modale e anche alla connessione fra le reti. Si tratta di vere e proprie strutture complesse, pronte a ospitare non soltanto le imprese che operano nel settore del trasporto e della logistica marittima, ma anche a ricevere tutte quelle iniziative imprenditoriali di aziende che operano in diversi altri settori. Sono dei veri e propri poli logistici strategici, che collegano le reti di trasporto nazionali con le reti di trasporto internazionali, favoriscono lo scambio delle merci e rafforzano la connettività fra le regioni.

Queste piattaforme multimodali consentono un utilizzo efficiente delle risorse per le imprese, favoriscono lo sviluppo delle imprese stesse, migliorano la competitività dal punto di vista dell'utilizzo delle risorse, favoriscono la riduzione del trasporto delle materie prime e delle merci, favoriscono la creazione di posti di lavoro e, quindi, di benessere sociale, e poi sollecitano anche i territori dal punto di vista dello sviluppo economico.

La proposta di una nuova disciplina organica persegue, dunque, l'obiettivo di implementare e di potenziare, in modo più ampio e approfondito, l'organizzazione e il coordinamento delle strutture interportuali italiane. Questo è un obiettivo che persegue il Governo italiano sin dal suo insediamento. Ovviamente, non abbiamo la bacchetta magica. Il Governo italiano crede molto nella sua portualità. Una testimonianza anche solo simbolica, signor Presidente, è avvenuta qualche settimana fa, quando, nella sottoscrizione dell'accordo sul Fondo di sviluppo e coesione della prima regione del Sud, la Calabria, la giunta regionale calabrese, d'accordo con il Governo, alla presenza del Presidente Meloni, ha voluto sottoscrivere questo accordo nell'importante cornice del porto di Gioia Tauro. Ma la Lega ha sempre dimostrato di avere a cuore la portualità del nostro Paese. Da calabrese, quindi da cittadino proveniente da un territorio che ha una buona tradizione marittima, non posso che confermare l'importanza di questo settore nello sviluppo economico del nostro Paese.

La nostra posizione dal punto di vista geografico ci pone necessariamente come piattaforma, come testa di ponte nello scambio commerciale fra l'Europa e il Nordafrica e, inevitabilmente, ci pone come protagonisti nello scambio commerciale globale, anche perché il Mediterraneo, checché se ne possa dire, è da migliaia di anni e rimarrà ancora centrale in questo.

La nostra portualità è una fonte di lavoro per migliaia di persone, dà un contributo cospicuo al prodotto interno lordo. L'interesse per questo settore, però, lo dimostriamo quotidianamente, come abbiamo detto e come proviamo a fare, perché non si può essere perfetti, ribadisco, e la bacchetta magica non ce l'ha nessuno. Lo facciamo dal punto di vista del Governo ma lo facciamo anche dal punto di vista del Parlamento. Soltanto nell'ultimo provvedimento Milleproroghe abbiamo presentato un emendamento che andava nella direzione di consentire alle autorità di sistema portuale di utilizzare risorse di bilancio per favorire, per incrementare il lavoro portuale e il lavoro delle imprese che operano nella logistica. Ovviamente, su questo tema dobbiamo registrare - questo è un dato oggettivo - l'impegno del Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e l'impegno del Vice Ministro Rixi, i quali hanno riconosciuto, sin da subito, questo settore come un asset strategico per lo sviluppo del nostro Paese, perché di questo stiamo parlando, di un asset strategico da nord a sud.

A proposito di questo, al di là delle risorse che sono state enumerate - qualcuno può dire che sono poche, qualcuno può dire che sono molte - da chi mi ha preceduto, dobbiamo registrare che il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha apportato, con risorse proprie, 11 milioni di euro proprio per quanto riguarda gli interporti e con particolare riguardo - rispondo a qualche collega che mi ha preceduto, per suo tramite, Presidente - all'interportualità del Mezzogiorno. Poi ci sono altre risorse contenute nel PNRR che riguardano la digitalizzazione della catena di trasporto, con riferimento sempre agli interporti.

Questa legge quadro, signor Presidente, è un'ulteriore attenzione da parte di questa maggioranza per un settore che crea sviluppo e crescita per il nostro Paese. Come Lega, siamo soddisfatti del percorso che si è portato avanti in Commissione trasporti. Devo ricordare che il percorso è iniziato già nella scorsa legislatura. Quindi, ringrazio il presidente Rotelli, ringrazio il presidente Deidda, tutti i componenti della Commissione, anche i colleghi delle opposizioni, che quest'oggi hanno fatto il loro dovere e, comunque, ci hanno lasciato degli spunti che potrebbero essere utili per ulteriori modifiche e migliorie, che possono sempre essere portate avanti. Come Lega, non possiamo fare altro che ricordare che questo percorso è stato comunque, anche oggi, di confronto, di ascolto, di audizioni, che ha prodotto un testo equilibrato che, probabilmente, risponderà molto di più, rispetto a quello di prima, alle esigenze degli operatori del settore.

Questa proposta di legge è un'ulteriore conferma, signor Presidente, della volontà del Governo di investire sul futuro dell'Italia, della volontà di rafforzare l'imprenditoria di questo settore e non solo, della volontà di rafforzare lo sviluppo logistico e infrastrutturale della nostra Nazione. Signor Presidente, per tutte queste ragioni, a nome della Lega esprimo voto favorevole a questo provvedimento, a questa proposta di legge, che punta a favorire lo sviluppo della nostra Nazione, in un'ottica, per fortuna, sempre di più euromediterranea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il testo che l'Aula si accinge a votare conferma l'indole di questo Governo sin dal suo insediamento. È un Governo contro il Sud, il cui marchio di fabbrica è diventata l'autonomia differenziata, un Governo che va a braccetto con le grandi lobby del Paese e pronto a scagliarsi nei confronti dei più deboli. È un Governo che continua a strizzare l'occhio alle privatizzazioni e a prediligere i piccoli interessi del privato, a discapito di una azione di grande respiro che rilanci la politica economica e infrastrutturale del nostro Paese. Lo stato di fatto degli interporti italiani ci viene consegnato da una cartina, dove sono individuati i 24 interporti esistenti. Nello specifico, 16 sono nel Nord Italia, 4 nel Centro e 4 nel Sud e nelle Isole.

Quindi, il 70 per cento degli interporti oggi è localizzato in un terzo del territorio italiano, quello più ricco e infrastrutturato. Il dato, signor Presidente, ahimè, non ci sorprende, ma il vero interrogativo è: questo Governo e questa maggioranza come pensano di garantire una vera perequazione infrastrutturale? Come pensano di garantire migliori connessioni e un adeguamento e ammodernamento delle reti esistenti al Centro e al Sud Italia? Il dato che ci offre il grafico è desolante: 7 regioni italiane sono senza neanche un interporto. È questa la prima grande questione su cui il testo, che arriverà tra poco al voto finale, non offre risposte.

Sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti in tal senso. Bisognava avviare un confronto serio tra le forze parlamentari per assegnare i 21 milioni di euro disponibili per la localizzazione e la realizzazione di nuovi interporti strategici, avendo il coraggio di fare scelte precise anche in ordine al reperimento di nuove risorse. Invece, l'individuazione di nuovi interporti viene affidata a criteri evanescenti e generici. Insomma, un'occasione persa. Il confronto politico avrebbe potuto determinare scelte precipue in ordine alla valorizzazione di alcune aree, all'ammodernamento e al miglioramento anche degli interporti esistenti, ma questa scelta, come è giusto che sia in democrazia, l'avrebbe potuta e dovuta fare la politica. Invece, inopinatamente questa maggioranza ha fatto una delega al Governo e, in particolare, al Ministro Salvini per assegnare discrezionalmente le somme disponibili. C'è solo questo parere consultivo del comitato per l'intermodalità e la logistica ma certamente, come è evidente nel testo, il Ministro delle Infrastrutture deciderà a sua discrezione dove e come localizzare i 21 milioni di euro disponibili e deciderà se ammodernare qualche interporto esistente e dove e con quale priorità - è previsto così nel testo - individuare i nuovi interporti. Altro che legge quadro! Stiamo facendo un atto di delega personale al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Il tutto, peraltro, non soltanto esautorando il confronto parlamentare e la dialettica fra le forze politiche. Noi siamo stati settimane e mesi in Commissione e in questi giorni in Aula non è emersa la volontà di confrontarsi seriamente e serenamente su alcuni emendamenti e su alcune questioni, su quali siano le vere emergenze del Paese e su dove andare a localizzare queste risorse. Questo confronto si sarebbe dovuto fare davanti agli italiani.

Ahimè, non c'è alcun coinvolgimento neanche delle regioni, degli enti locali e neppure dei comuni dove ricadono gli interporti e ai sindaci dei comuni dove ricadono gli interporti addirittura viene concessa una fugace comparsata nel comitato per l'intermodalità, soltanto una presenza senza diritto di voto. Per non parlare, poi, delle parti sociali, dei lavoratori e delle categorie produttive. Insomma, per voi - e anche per il testo - è come se queste categorie non esistessero.

Non ci convince il metodo che avete adottato, caratterizzato dalla vostra indole e dalla vostra insofferenza al confronto e alla partecipazione, come già accaduto in tempi recenti con l'individuazione delle risorse dell'FSC, dove avete fatto le scelte che competevano alle regioni e ai territori avocando tutto a Roma, e così come è già accaduto con la smobilitazione della territorializzazione delle ZES, dove avete centralizzato tutto in capo al Governo.

Ancora, come diciamo da mesi e per essere chiari, il vero scopo di questa legge, proposta da alcuni deputati della maggioranza con la compiacenza del Governo, è quello di privatizzare gli interporti italiani, privatizzandoli, per giunta, a un prezzo stracciato. Il deplorevole incastro tra perizia giurata di parte, scomputo degli investimenti e riscatto del bene, con la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà, non ha bisogno, in quest'Aula, di ulteriori commenti. Vengono sacrificati beni pubblici, beni della collettività in luoghi strategici. La parte pubblica - demanio, regione ed enti locali - perde la proprietà di aree fondamentali.

Insomma, il Governo dei patrioti che svende i beni della Patria. Signor Presidente, anche se a noi non serviva, questa è l'ulteriore conferma che non c'è alcuna assonanza tra quello che dice il Governo e quello che fa, tra quello che ha promesso in campagna elettorale e la concreta azione politica. Insomma, per essere eloquenti, arriva l'ennesima conferma che non siete credibili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Quella che vi accingete a votare senza rossore è anche una norma che calpesta le direttive comunitarie sulla concorrenza. Abbiamo, con diversi emendamenti, chiesto che venisse messo a gara il prezzo di riscatto del bene e quello per l'estensione della concessione anche ad altri interventi rispetto a quelli originari. Anche in questo caso tutti gli emendamenti proposti sono stati respinti. Siete troppo concentrati a tutelare qualche amico degli amici e a riscontrare qualche impegno di troppo preso prima, durante e dopo la campagna elettorale.

Poche settimane fa, avete utilizzato le direttive comunitarie sulla concorrenza come una mannaia sulle malcapitate guide turistiche, mettendo in crisi 20.000 lavoratori italiani, mentre in questo caso fate spallucce di fronte ai poteri forti delle società di gestione degli interporti, a cui consentite, in violazione di ogni elementare principio comunitario sulla concorrenza, di garantire un prezzo di riscatto del bene a scomputo delle somme individuate per presunti investimenti indicati nella perizia redatta da un tecnico di parte, magari ottantenne e impossidente. Una procedura evidentemente elusiva non solo delle norme comunitarie, ma anche dell'interesse pubblico. Mi ha colpito, Presidente, vedere più emendamenti di diverse forze parlamentari precisare, in una legge della Repubblica, che bisognava garantire l'interesse pubblico. Oggi, in una parte del dibattito, abbiamo veramente sfiorato il colmo.

Concludo, signor Presidente: ancora una volta Governo e maggioranza scelgono la tracotanza e un'ottusa pervicacia, ma assicuriamo gli italiani e i colleghi che la partita non finisce qui. Vigileremo attentamente e scrupolosamente su tutte le procedure di privatizzazione, controlleremo minuziosamente le perizie asseverate, al fine di evitare prezzi gonfiati e costi inflazionati. Contesteremo, anche per mezzo dei nostri amministratori nei territori e in tutte le sedi, le scelte arbitrarie, i finanziamenti a pioggia e le localizzazioni di qualche interporto di comodo che già immaginate per alimentare le campagne elettorali dei candidati del centrodestra nei territori.

Gli interporti rappresentano un patrimonio pubblico da custodire e valorizzare. Vi impediremo di concretizzare queste privatizzazioni di infrastrutture così strategiche, in danno al Paese.

Per queste ragioni, dichiaro il voto contrario del Partito Democratico al testo in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente Mule'. Intanto, mi faccia partire dal fondo, come si dice - anche se ho sentito, nell'ultimo intervento, che non lo abbiamo toccato -, cioè dai ringraziamenti, quelli al Sottosegretario, al presidente Deidda, a tutti i componenti delle Commissioni trasporti di questa legislatura, ma anche della precedente legislatura, perché ricordava bene il collega Furgiuele, non è una proposta e un progetto partito in questi mesi, in questi anni, ma, ahimè, parte da questa legge quadro, del 1990.

Capisco che ci sia qualcuno dentro al Parlamento che diventa il difensore dello status quo, come, in discussione generale, ha ben detto la collega Frijia, ma veramente pensare che poi lo si voglia fare in maniera così aperta, come lo stanno facendo le sinistre, in maniera particolare il Partito Democratico, è davvero stupefacente. Presidente, pensi che nel 1990 si faceva questa legge di riordino, o comunque sia di organizzazione, di queste infrastrutture. Nel 1990 era da qualche mese caduto il Muro di Berlino, da qualche mese, precisamente il 9 novembre 1989. Praticamente, non solo non si poteva fare commercio, perché non c'era stato lo sviluppo nel resto del mondo, ma in alcuni casi non si poteva, in quella data, neanche fare commercio in metà Europa, mentre adesso parliamo di reti TEN-T, parliamo di intermodalità, di connessioni, di autorità di sistema portuale, che qualcuno confonde con gli interporti, parliamo di un mondo che è completamente cambiato, con una legge di riferimento ferma a 34 anni fa. Come si fa a non pensare che sia fondamentale, non soltanto metterci mano, farlo in maniera intelligente, in maniera tale che tutto questo diventi più moderno, che diventi snello e pratico e io credo che ciò rientri tra alcune caratteristiche della maggioranza di centrodestra. Perché sottolineo che è importante avere una maggioranza politica e che solo questa maggioranza politica avrebbe potuto fare questa riforma e questa legge quadro? Proprio per quello che è successo nella precedente legislatura, anche per cancellare un'altra delle storie sempre raccontate che dall'opposizione si faceva soltanto populismo e si diceva soltanto di no. Noi all'opposizione, nella scorsa legislatura abbiamo presentato una proposta di legge quadro, che finì in Commissione sotterrata da centinaia di proposte emendative, frutto dei vari schieramenti che componevano le variopinte maggioranze della scorsa legislatura, che erano venute fuori, non da un voto popolare, non da un'alleanza presentata alle elezioni, ma semplicemente da un gioco di palazzo e, quindi, tra il Conte 1, il Conte 2 e il Draghi, abbiamo avuto solo emendamenti che volevano fare una cosa, ossia affossare una legge che ha voglia di raggiungere un obiettivo, Presidente: dare ancora capacità e competitività al nostro sistema economico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sono quei dati economici che tanto stanno stupendo: a noi no, sinceramente, no. Noi pensiamo che quello che stiamo facendo sia assolutamente normale, riteniamo che la nostra Nazione debba viaggiare a questa velocità, che il numero degli occupati, che le percentuali di debito italiano che rientrano nelle tasche degli italiani, per esempio con le emissioni, che la speranza e la predisposizione nei confronti del sistema italiano siano quelle giuste, quelle che un Governo politico può dare, e questo è un altro sistema che permette lo sviluppo, non di un pezzettino, ma di un pezzetto importante della nostra economia.

Mi fa particolarmente piacere l'intervento del collega Tosi, che, come il collega Maschio ed altri, è di Verona e conosce naturalmente bene questo sistema, visto che quello di Verona è uno dei primi, se non il primo interporto della nostra Nazione. Perché, è esattamente da lì che siamo partiti per presentare questa proposta, nella scorsa legislatura. Siamo partiti nel ricevere le richieste di chi ha competizione a livello internazionale con la Germania, l'Olanda, con tutto il mondo, con l'Europa, e chiede strumenti che permettono di poter competere e vincere questa sfida.

All'interno del provvedimento c'è digitalizzazione, c'è ricerca, rincorsa e raggiungimento del green, c'è la possibilità di poter aumentare il trasporto da gomma a ferrovia, che io ricordo in questo momento è al 10 per cento e negli accordi del Fit for 55 dovrebbe arrivare al 30 per cento nel 2030. Senza strumenti legislativi come questi, come pensiamo di poterci arrivare? Oppure va bene tutto quello che era legiferato nel 1990, quando, tanto per capirci a livello politico, si celebrava la Bolognina, giusto per capire qual era la situazione del 1990 rispetto a quella del 2024 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Presidente, lo sforzo è stato tanto e rinnovo veramente i ringraziamenti a tutti coloro che hanno lavorato nelle Commissioni, al relatore, al collega Caroppo, per aver seguito costantemente il provvedimento e soprattutto perché, come ha detto anche il collega Furgiuele - e ricordo tanti interventi della collega Maccanti in Commissione trasporti, nella scorsa legislatura -, si può migliorare e si deve migliorare questo provvedimento anche con la discussione parlamentare, ma è un provvedimento che esce chiaro, forte, con una indicazione: cappello di regolamentazione e di organizzazione nazionale, statale e possibilità ai privati di poter ottenere il meglio e il massimo, non solo per loro stessi, ma per l'intero sistema Paese.

Per questo motivo mi onoro di aver firmato questo provvedimento già nella scorsa legislatura, ma soprattutto mi onoro di poter annunciare il voto favorevole di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 703-A: "Legge quadro in materia di interporti".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 94) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

In morte dell'onorevole Giancarlo Laurini.

PRESIDENTE. Colleghi, duole comunicarvi che è deceduto l'onorevole Giancarlo Laurini, già membro della Camera dei deputati nella XV legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Convocazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi.

PRESIDENTE. Comunico che la seduta costitutiva della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi avrà luogo martedì 5 marzo 2024, alle ore 14, presso la sede di Palazzo San Macuto.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Congedo. Ne ha facoltà, per due minuti.

SAVERIO CONGEDO (FDI). Grazie, Presidente. Utilizzerò questi due minuti di intervento di fine seduta per affrontare una questione che credo sia estremamente importante e di cui ieri abbiamo toccato con mano come sia divenuta, nostro malgrado, terreno di contesa politica. Mi riferisco al PNRR.

In intervento di fine seduta dai banchi del PD sono state lanciate delle accuse al Governo riguardo all'attuazione e il coinvolgimento di questa Camera e di presunti tagli ai comuni. Rammarica perché, come spesso ricordiamo anche in quest'Aula, si tratta del più grande progetto di finanziamenti di investimenti nel nostro Paese dal dopoguerra. Però, si è aperta su questo, come dicevo, una contesa politica strumentale e per certi versi falsa, che meriti alcune precisazioni a cominciare dagli interventi di ieri, per certi versi pretestuosi.

Il primo, ieri è stato detto che il Governo avrebbe tagliato, nell'ambito dei finanziamenti del PNRR, i finanziamenti per i comuni. Cosa non vera, anzi nel decreto di attuazione del PNRR sono stati confermati tutti i finanziamenti, almeno quelli finanziabili, per tutti i comuni. È stato detto che il Governo fugge dal confronto parlamentare riguardo il PNRR, ma basterebbe vedere i resoconti di quest'Aula per ricordare a tutti noi che il Governo è venuto in quest'Aula e nelle Commissioni ad affrontare il tema del PNRR. Certo, se l'approccio è pretestuoso e non di merito, è evidente che il tempo è sprecato. Ricordo, peraltro, che lo scorso 22 febbraio il Consiglio dei ministri ha approvato la relazione semestrale nei tempi giusti; relazione che verrà trasmessa alle Commissioni competenti e di cui anche quest'Aula ne prenderà atto.

Aggiungo, infine, che il report commissionato dall'Unione europea sulle performance dei vari Paesi in tema di realizzazione e di raggiungimento degli obiettivi e dei target del PNRR segnala come l'Italia sia il primo Paese nella graduatoria per obiettivi raggiunti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Se questo da un lato smentisce le Cassandre, gli uccelli del malaugurio che hanno tifato contro l'Italia, dall'altro è uno stimolo in più a questo Governo per dire che è sulla strada giusta nel raggiungimento non solamente negli obiettivi ma anche nell'obiettivo principale, che è quello dell'ammodernamento del Paese rispetto a infrastrutture e riforme di cui l'Italia, la nostra Nazione, aveva profondamente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Rosa D'Ascenzo, Dalia Zarniscu, Maria Rus Wendy, Teresa Sartori, Maria Cirafici, Elisa Scavone, Ester Palmieri, Annalisa Rizzo, Silvana Bucci, Santina Delai, Ewa Kaminska, Antonella Salamone, Renée Amato, Nicoletta Zomparelli, Alessandra Mazza, Maria Atzeni, Maria Battista Ferreira, Sara Buratin. Presidente, in meno di 60 giorni sono state uccise 19 donne, è il dramma della violenza di genere che continua ad andare avanti nel nostro Paese. A breve ci sarà l'8 marzo, ma l'8 marzo è ogni giorno, l'8 marzo è ogni mese, l'8 marzo è ogni ora. Il femminicidio con questi numeri è la dimostrazione che il tema del possesso, il tema della libertà, il tema della violenza di genere deve essere messo all'ordine del giorno in Parlamento, e in particolar modo in quest'Aula, con un invito a tutta l'Aula e al Governo al fine di adottare insieme le dovute iniziative, non per dichiarazioni e iniziative di ricorrenza, ma dal punto di vista culturale della prevenzione della violenza di genere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Circa un anno fa veniva ucciso a Napoli un ragazzo, si chiamava Francesco Pio Maimone. Si trovava a Mergellina a prendere una bibita con dei suoi amici. Un delinquente con dei precedenti ebbe un litigio con alcune persone, a un certo punto cacciò fuori la pistola, perché gli avevano versato una goccia di birra sulla scarpa, e sparò. Sparando nel mucchio, colpì questo ragazzo, Francesco Pio Maimone, che non c'entrava niente neanche con il litigio, era lì per caso.

Il suo sogno era quello di diventare un pizzaiolo, un sogno che purtroppo non ha potuto realizzare. Presidente, ieri è iniziato il processo nei confronti dell'assassino, che è stato individuato e catturato dopo delle indagini da parte delle Forze dell'ordine e della magistratura napoletana, e 7 favoreggiatori. I 7 favoreggiatori sono gli amici e le sorelle dell'assassino, che addirittura, invece di spingerlo a costituirsi, lo hanno aiutato a nascondere l'arma del delitto. Ma la cosa più grave, per cui le chiedo di valutare, e noi ci faremo anche promotori nei confronti di un social network, anzi, di una piattaforma, in particolare TikTok: ieri una delle sorelle, e anche oggi, che è agli arresti domiciliari, ha fatto un video in cui inneggia alla mafia e alla camorra come sfida nei confronti dei magistrati, dei giudici, nel giorno in cui è iniziato il processo, pubblicamente, ed è ancora in rete, Presidente. Il giorno in cui genitori e fratelli di Francesco Pio Maimone devono affrontare il processo e devono piangere, ancora una volta, una vittima innocente di una criminalità assurda, gli assassini e i complici dell'assassino fanno un video pubblico, e il social network, anzi, la piattaforma TikTok decide di non rimuoverlo. Presidente, noi invece vogliamo omaggiare e ricordare chi è morto inutilmente e ingiustamente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borrelli, speriamo che non sia necessario nessun atto né di sindacato ispettivo né di altro genere, ma che si proceda all'immediata rimozione di quel video che lei ha detto, visto che è stato ascoltato ciò che lei ha detto in quest'Aula. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Evidentemente, al regime di Vladimir Putin non è bastato uccidere Aleksej Navalny. In queste ore, in questi giorni, sono tre le notizie di arresti di dissidenti: il primo è l'avvocato di Aleksej Navalny, Vasily Dubkov, che è stato sanzionato, come sempre avviene con l'ottusa logica burocratica di un regime totalitario quale è quello russo, per alcune questioni amministrative. Sappiamo bene, invece, che, quando si colpiscono gli avvocati di imputati, è veramente la fine dello Stato di diritto, e questo è quello che sta succedendo all'avvocato Dubkov che, in queste ore e in questi giorni, ha accompagnato, senza risparmiarsi, la madre di Navalny, per riavere il corpo dell'attivista.

La seconda persona è una ragazza di 18 anni, Daria Kozyreva: ha avuto l'ardire di scrivere su un foglietto, e di lasciarlo in giro, una poesia di un grande poeta europeo, Taras Shevchenko, che, purtroppo, dal punto di vista russo, è ucraino, e questo le è costato l'arresto.

Infine, c'è l'arresto che pesa più di tutti, probabilmente, nella coscienza internazionale, è l'arresto di Oleg Orlov, che è copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, l'organizzazione che, pochi mesi fa, ha vinto il Premio Nobel per la pace, condividendolo con un attivista bielorusso, Bialiatski, anche lui in carcere, nelle carceri di Lukashenko e con il Centro per i diritti umani di Kiev, in Ucraina. Orlov, pur sapendo che sulla sua testa pendeva il rischio di una condanna penale, è rimasto in Russia, è stato in Russia, si è consegnato alle autorità per denunciare, con il suo atteggiamento, la natura totalmente sanguinaria e definitivamente totalitaria del regime di Putin.

Io chiedo la parola in quest'Aula perché il loro coraggio non sia dimenticato: sono persone la cui memoria e i cui atti in Russia sono completamente oscurati dal regime di Putin, ma penso che l'Aula del Parlamento italiano e il Governo italiano abbiano il dovere di farsi sentire con il regime di Putin. Quindi, le chiedo, per suo tramite, di interessare il Governo, di interessare la nostra ambasciata a Mosca, perché facciano sentire la loro voce, si uniscano agli altri ambasciatori europei per proteggere i diritti umani di queste nuove tre persone che sono state incarcerate nelle ultime ore in Russia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei capigruppo, è stato convenuto di rinviare alla seduta di domani, a partire dalle ore 9, il seguito della discussione delle mozioni in materia di sindrome fibromialgica. Seguirà alle ore 11 l'informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro dell'Interno, sui fatti avvenuti in occasione di manifestazioni pubbliche recentemente svoltesi a Pisa e Firenze.

È stato altresì stabilito di differire alla seduta di martedì 4 marzo il seguito dell'esame della proposta di legge concernente l'introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica.

Sul calendario dei lavori per il mese di marzo 2024 e sul programma dei lavori per i mesi di aprile e maggio 2024.

PRESIDENTE. È stato, inoltre, stabilito il seguente calendario dei lavori per il mese di marzo 2024:

Lunedì 4 marzo (ore 12)

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge di ratifica:

Disegno di legge n. 1261 - Adesione della Repubblica italiana al Protocollo addizionale alla Convenzione sul contratto di trasporto internazionale di merci su strada (CMR) concernente la lettera di vettura elettronica, fatto a Ginevra il 20 febbraio 2008 (approvato dal Senato).

Disegno di legge n. 1267 - Accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Singapore, dall'altra, fatto a Bruxelles il 19 ottobre 2018.

Disegno di legge n. 1124 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino concernente il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni giudiziarie di sequestro e confisca, nonché la destinazione dei beni confiscati, fatto a Roma il 26 maggio 2021.

Disegno di legge n. 1450 - Accordo sulla partecipazione della Repubblica di Croazia allo Spazio economico europeo, fatto a Bruxelles l'11 aprile 2014.

Proposta di legge n. 1259 - Emendamento n. 1 alla Convenzione generale di sicurezza sociale tra la Repubblica italiana e il Principato di Monaco del 12 febbraio 1982, fatto a Monaco il 10 maggio 2021 (approvato dal Senato).

Lunedì 4 marzo (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1658 - Conversione in legge del decreto-legge 19 gennaio 2024, n. 5, recante disposizioni urgenti per la realizzazione degli interventi infrastrutturali connessi con la presidenza italiana del G7 (da inviare al Senato – scadenza: 19 marzo 2024).

Seguito dell'esame dei progetti di legge di ratifica:

Disegno di legge n. 1261 - Adesione della Repubblica italiana al Protocollo addizionale alla Convenzione sul contratto di trasporto internazionale di merci su strada (CMR) concernente la lettera di vettura elettronica, fatto a Ginevra il 20 febbraio 2008 (approvato dal Senato).

Disegno di legge n. 1267 - Accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Singapore, dall'altra, fatto a Bruxelles il 19 ottobre 2018.

Disegno di legge n. 1124 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino concernente il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni giudiziarie di sequestro e confisca, nonché la destinazione dei beni confiscati, fatto a Roma il 26 maggio 2021.

Disegno di legge n. 1450 - Accordo sulla partecipazione della Repubblica di Croazia allo Spazio economico europeo, fatto a Bruxelles l'11 aprile 2014.

Proposta di legge n. 1259 - Emendamento n. 1 alla Convenzione generale di sicurezza sociale tra la Repubblica italiana e il Principato di Monaco del 12 febbraio 1982, fatto a Monaco il 10 maggio 2021 (approvato dal Senato).

Martedì 5 marzo (ore 9-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Esame della deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2024.

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella giornata di lunedì 4 marzo e non conclusi.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 630 e abbinata – Modifica all'articolo 3 della legge 20 agosto 2019, n. 92, concernente l'introduzione delle conoscenze di base in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1435 e abbinate – Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.

Mercoledì 6 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 8 marzo (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 11 marzo (ore 10 e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 986 - Conversione in legge del decreto-legge 18 gennaio 2024, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 18 marzo 2024).

Discussione sulle linee generali della mozione in materia di rilancio dell'industria dell'automotive: piena e buona occupazione nella transizione ecologica (in corso di presentazione).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 982-1214-1347-1584-1639-1685 - Dichiarazione di monumento nazionale di Teatri italiani.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 329 - Disciplina dell'ippicoltura.

Martedì 12 marzo (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 12 (ore 12-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 13 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 14 marzo (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 986 - Conversione in legge del decreto-legge 18 gennaio 2024, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 18 marzo 2024).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della mozione in materia di rilancio dell'industria dell'automotive: piena e buona occupazione nella transizione ecologica (in corso di presentazione).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 982-1214-1347-1584-1639-1685 - Dichiarazione di monumento nazionale di Teatri italiani.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 329 - Disciplina dell'ippicoltura.

Mercoledì 13 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 15 marzo (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 18 marzo (ore 10 e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1532-ter - Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 851 - Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1254 e abbinata - Riduzione dei termini per la liquidazione del trattamento di fine servizio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche e rivalutazione dei limiti di importo per l'erogazione rateale del medesimo trattamento.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 218 e abbinate - Interventi per la prevenzione e la lotta contro il virus dell'immunodeficienza umana (HIV), la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), il papilloma virus umano (HPV) e le infezioni e malattie a trasmissione sessuale.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 110-883-886 - Modifica all'articolo 5 della legge 3 marzo 1951, n. 178, in materia di revoca delle onorificenze dell'Ordine al merito della Repubblica italiana.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.

Martedì 19 marzo (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 19 marzo (ore 12-13,30 e 15-18).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1532-ter - Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 153-202-844-1104-1128-1395 – Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 851 - Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1254 e abbinata - Riduzione dei termini per la liquidazione del trattamento di fine servizio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche e rivalutazione dei limiti di importo per l'erogazione rateale del medesimo trattamento.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 218 e abbinate - Interventi per la prevenzione e la lotta contro il virus dell'immunodeficienza umana (HIV), la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), il papilloma virus umano (HPV) e le infezioni e malattie a trasmissione sessuale.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 110-883-886 - Modifica all'articolo 5 della legge 3 marzo 1951, n. 178, in materia di revoca delle onorificenze dell'Ordine al merito della Repubblica italiana.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.

Martedì 19 marzo (ore 18, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 997 - Conversione in legge del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 29 marzo 2024).

Mercoledì 20 marzo (ore 9,30)

Discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024.

Mercoledì 20 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Mercoledì 20 (16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 21 marzo (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 997 - Conversione in legge del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 29 marzo 2024).

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella giornata precedente e non conclusi.

Venerdì 22 marzo (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 25 marzo (ore 10 e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1014 - Conversione in legge del decreto-legge 5 febbraio 2024, n. 10, recante disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della Società «Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.A.» (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 5 aprile 2024).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 304 - Disposizioni in materia di conflitti di interessi e delega al Governo per l'adeguamento della disciplina relativa ai titolari delle cariche di governo locali e ai componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione, nonché disposizioni concernenti il divieto di percezione di erogazioni provenienti da Stati esteri da parte dei titolari di cariche pubbliche.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 836 - Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive, nonché delega al Governo per l'introduzione di agevolazioni per la gestione di strutture sportive.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 806 e abbinate - Modifiche all'articolo 87 e al titolo IV della parte II della Costituzione in materia di separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura.

Discussione sulle linee generali della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-249 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini.

Martedì 26 (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 27 marzo (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di giovedì 28 marzo)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1014 - Conversione in legge del decreto-legge 5 febbraio 2024, n. 10, recante disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della Società «Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.A.» (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 5 aprile 2024).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 304 - Disposizioni in materia di conflitti di interessi e delega al Governo per l'adeguamento della disciplina relativa ai titolari delle cariche di governo locali e ai componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione, nonché disposizioni concernenti il divieto di percezione di erogazioni provenienti da Stati esteri da parte dei titolari di cariche pubbliche.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 836 - Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive, nonché delega al Governo per l'introduzione di agevolazioni per la gestione di strutture sportive.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 806 e abbinate - Modifiche all'articolo 87 e al titolo IV della parte II della Costituzione in materia di separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura.

Seguito dell'esame della mozione Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella ed altri n. 1-249 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini.

Mercoledì 27 marzo (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 982-1214-1347-1584-1639-1685, n. 329, n. 1532-ter, n. 153-202-844-1104-1128-1395, n. 851, n. 1254 e abbinata, n. 218 e abbinate, n. 110-883-886, n. 30 e abbinate, n. 304, n. 836, n. 433 e abbinata, n. 806 e abbinate sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione in materia di rilancio dell'industria dell'automotive: piena e buona occupazione nella transizione ecologica sarà definita dopo la sua presentazione.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2024 sarà definita sulla base dell'andamento dei lavori presso le Commissioni competenti.

È stato, infine, stabilito il seguente programma dei lavori per i mesi di aprile e maggio 2024:

Aprile

Disegno di legge 1532-bis - Disposizioni in materia di lavoro (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Proposta di legge n. 1276 - Modifica dell'articolo 2407 del codice civile, in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale.

Proposta di legge n. 792 - Istituzione del ‘Giorno della Memoria' in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”, al fine di prevedere un fondo per favorire l'organizzazione da parte delle scuole secondarie di secondo grado di “viaggi nella memoria” nei campi medesimi (approvata dal Senato).

Proposta di legge n. 534 - Incremento delle aliquote dell'imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse relativamente ad alcuni giochi e destinazione del gettito alla promozione dell'attività sportiva.

Disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (approvato dal Senato).

Disegno di legge n. 1665 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (approvato dal Senato).

Proposta di legge n. 552 – Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione.

Mozione Quartini ed altri n. 1-212 in materia di contrasto alle dipendenze.

Proposta di legge n. 671 - Modifiche agli articoli 4 e 6 del decreto legislativo 23 luglio 1999, n. 242, in materia di rappresentanza dei gruppi sportivi militari e dei corpi civili dello Stato nel consiglio nazionale e nella giunta nazionale del Comitato olimpico nazionale italiano.

Mozione L'Abbate ed altri n. 1-142 in materia di economia circolare.

Proposta di legge n. 1184 e abbinate - Modifiche al codice civile nonché delega al Governo in materia di partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell'impresa.

Proposta di legge n. 165 - Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell'agricoltura contadina.

Mozione Casasco ed altri n. 1-253 in materia di revisione dei meccanismi di tassazione delle emissioni di carbonio (CBAM) per le importazioni a tutela della competitività delle aziende europee.

Proposte di legge nn. 1063 e 1057 - Istituzione di un fondo per il concorso dello Stato al finanziamento della spesa per la partecipazione a viaggi di istruzione.

Mozione Lupi ed altri n. 1-205 concernente iniziative in materia di sicurezza energetica, con particolare riferimento alla realizzazione di impianti di rigassificazione.

Documento di economia e finanza 2024 (ove trasmesso alle Camere entro il termine previsto dalla legge).

Maggio

Disegno di legge n. 1718 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare (approvato dal Senato).

Proposta di legge n. 1000 - Disposizioni sperimentali concernenti la riduzione dell'orario di lavoro mediante accordi definiti nell'ambito della contrattazione collettiva.

Disegno di legge n. 1730 - Modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185, recante nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (approvato dal Senato).

Proposta di legge costituzionale n. 514 - Modifica all'articolo 114 della Costituzione, in materia di ordinamento e poteri della Città di Roma, capitale della Repubblica.

Proposta di legge n. 69 - Modifiche al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, per la promozione del regolare soggiorno e dell'inclusione sociale e lavorativa dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea.

Disegno di legge n. 1717 - Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici.

Mozione in materia di trasporto pubblico locale (in corso di presentazione).

Doc. XXII, n. 23 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle tendenze demografiche nazionali e sui loro effetti economici e sociali.

Disegno di legge n. 1632 e abbinate - Legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità.

Proposta di legge n. 666 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla violenza politica negli anni tra il 1970 e il 1989.

Proposta di legge n. 1737 – Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane.

Proposta di legge n. 676 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall'altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016; b) Accordo economico e commerciale globale tra il Canada, da una parte, e l'Unione europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016, e relativo strumento interpretativo comune.

Proposta di legge n. 1742 – Disposizioni per l'adozione di una strategia nazionale di sviluppo delle tecnologie nucleari di nuova generazione.

Proposta di legge n. 1741 – Disposizioni per il sostegno finanziario del Sistema Sanitario Nazionale in attuazione dei principi di universalità, eguaglianza ed equità.

Proposta di legge n. 1266 e abbinate - Modifiche alla legge 20 agosto 2019, n. 92, concernenti l'introduzione dell'educazione alle pari opportunità femminili nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica.

Proposta di legge n. 753 - Modifica all'articolo 30 della legge 3 agosto 2007, n. 124, in materia di composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Proposta di legge n. 793 - Soppressione di alcune imposte, tasse e diritti di entità minore.

Proposta di legge costituzionale n. 8 - Abrogazione dell'articolo 99 della Costituzione. Soppressione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.

Nell'ambito del programma è altresì previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 29 febbraio 2024 - Ore 9:

1. Seguito della discussione delle mozioni Boschi ed altri n. 1-00241, Girelli ed altri n. 1-00242, Sergio Costa ed altri n. 1-00243, Bonetti ed altri n. 1-00251, Ciancitto, Lazzarini, Benigni, Brambilla ed altri n. 1-00252 e Zanella ed altri n. 1-00254 in materia di sindrome fibromialgica .

(ore 11)

2. Informativa urgente del Governo sui fatti avvenuti in occasione di manifestazioni pubbliche recentemente svoltesi a Pisa e Firenze.

La seduta termina alle 19,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 6 la deputata Marrocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 13 e 55 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 29 il deputato De Corato ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 36 il deputato Fede ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 39 il deputato Bof ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 49 il deputato De Corato ha segnalato si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 55 il deputato Benvenuti Gostoli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 62 il deputato Pierro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 74 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 75 e 79 la deputata Matone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 84 i deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 88 il deputato Carra' ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 94 il deputato De Palma ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale PDL 1306 E ABB - EM 1.100 251 219 32 110 21 198 71 Resp.
2 Nominale ARTICOLO 1 253 213 40 107 213 0 70 Appr.
3 Nominale ARTICOLO 2 254 214 40 108 214 0 70 Appr.
4 Nominale ARTICOLO 3 251 211 40 106 211 0 70 Appr.
5 Nominale ARTICOLO 4 252 212 40 107 212 0 70 Appr.
6 Nominale PDL 1306 E ABB - VOTO FINALE 252 206 46 104 206 0 69 Appr.
7 Nominale PDL 703-A - EM 1.3 260 256 4 129 107 149 66 Resp.
8 Nominale EM 1.4 257 254 3 128 107 147 66 Resp.
9 Nominale EM 1.7 260 256 4 129 108 148 66 Resp.
10 Nominale EM 1.1001 262 260 2 131 109 151 65 Resp.
11 Nominale EM 1.1002 266 262 4 132 112 150 65 Resp.
12 Nominale EM 1.11 268 265 3 133 114 151 65 Resp.
13 Nominale EM 1.12 265 260 5 131 108 152 65 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 1.13 265 260 5 131 106 154 65 Resp.
15 Nominale EM 1.14 265 261 4 131 108 153 65 Resp.
16 Nominale EM 1.15 269 264 5 133 107 157 64 Resp.
17 Nominale EM 1.1003 270 266 4 134 113 153 64 Resp.
18 Nominale EM 1.1004 267 263 4 132 111 152 64 Resp.
19 Nominale EM 1.23 267 263 4 132 106 157 64 Resp.
20 Nominale EM 1.19 272 265 7 133 58 207 64 Resp.
21 Nominale EM 1.20 271 255 16 128 99 156 64 Resp.
22 Nominale EM 1.21 271 266 5 134 112 154 64 Resp.
23 Nominale ARTICOLO 1 275 274 1 138 158 116 63 Appr.
24 Nominale EM 2.1000 270 266 4 134 113 153 63 Resp.
25 Nominale EM 2.1 269 265 4 133 112 153 63 Resp.
26 Nominale EM 2.1001 272 268 4 135 112 156 63 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 2.1002 266 259 7 130 108 151 63 Resp.
28 Nominale ARTICOLO 2 271 268 3 135 151 117 63 Appr.
29 Nominale EM 3.2 271 269 2 135 119 150 63 Resp.
30 Nominale EM 3.1003 275 271 4 136 110 161 63 Resp.
31 Nominale EM 3.3 275 271 4 136 110 161 63 Resp.
32 Nominale EM 3.4 270 267 3 134 108 159 63 Resp.
33 Nominale EM 3.7 273 269 4 135 111 158 63 Resp.
34 Nominale EM 3.6 277 273 4 137 110 163 62 Resp.
35 Nominale EM 3.10 272 268 4 135 112 156 62 Resp.
36 Nominale EM 3.1001 269 233 36 117 67 166 62 Resp.
37 Nominale EM 3.13 267 255 12 128 105 150 62 Resp.
38 Nominale EM 3.22 271 271 0 136 118 153 62 Resp.
39 Nominale ARTICOLO 3 272 230 42 116 159 71 62 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale EM 4.5 273 258 15 130 102 156 62 Resp.
41 Nominale EM 4.6 271 261 10 131 106 155 62 Resp.
42 Nominale EM 4.1004 272 266 6 134 84 182 62 Resp.
43 Nominale EM 4.1005 269 227 42 114 72 155 62 Resp.
44 Nominale EM 4.1000, 4.1006 268 263 5 132 110 153 62 Resp.
45 Nominale EM 4.1008 266 262 4 132 74 188 62 Resp.
46 Nominale EM 4.1009 268 264 4 133 72 192 62 Resp.
47 Nominale EM 4.600 267 161 106 81 160 1 62 Appr.
48 Nominale ARTICOLO 4 267 232 35 117 153 79 62 Appr.
49 Nominale EM 5.1, 5.1000 254 249 5 125 102 147 62 Resp.
50 Nominale EM 5.1002 255 253 2 127 94 159 62 Resp.
51 Nominale EM 5.1011 253 251 2 126 92 159 61 Resp.
52 Nominale EM 5.1008 240 238 2 120 85 153 61 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale EM 5.3 245 237 8 119 86 151 61 Resp.
54 Nominale EM 5.2 242 233 9 117 85 148 61 Resp.
55 Nominale EM 5.4 241 236 5 119 87 149 61 Resp.
56 Nominale EM 5.1001 235 232 3 117 79 153 61 Resp.
57 Nominale EM 5.1003 237 234 3 118 87 147 61 Resp.
58 Nominale EM 5.5 233 227 6 114 79 148 61 Resp.
59 Nominale EM 5.7 237 233 4 117 87 146 61 Resp.
60 Nominale EM 5.1006 237 233 4 117 85 148 61 Resp.
61 Nominale EM 5.1005 241 239 2 120 83 156 61 Resp.
62 Nominale EM 5.1009 222 218 4 110 86 132 61 Resp.
63 Nominale EM 5.1007 239 237 2 119 100 137 78 Resp.
64 Nominale EM 5.11 239 230 9 116 95 135 78 Resp.
65 Nominale EM 5.12 242 228 14 115 91 137 77 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale ARTICOLO 5 243 242 1 122 140 102 77 Appr.
67 Nominale EM 6.1000 244 200 44 101 62 138 77 Resp.
68 Nominale EM 6.1001 245 202 43 102 62 140 77 Resp.
69 Nominale EM 6.1002 242 200 42 101 61 139 77 Resp.
70 Nominale EM 6.1006 245 241 4 121 91 150 77 Resp.
71 Nominale EM 6.1014 244 243 1 122 106 137 76 Resp.
72 Nominale EM 6.1007, 6.1013 245 243 2 122 98 145 76 Resp.
73 Nominale EM 6.1012 247 240 7 121 99 141 76 Resp.
74 Nominale EM 6.1008 242 237 5 119 91 146 76 Resp.
75 Nominale EM 6.1010 245 240 5 121 100 140 76 Resp.
76 Nominale EM 6.1009 246 237 9 119 97 140 76 Resp.
77 Nominale EM 6.1011 244 236 8 119 96 140 76 Resp.
78 Nominale EM 6.1003 243 204 39 103 65 139 76 Resp.


INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale EM 6.5 246 242 4 122 103 139 76 Resp.
80 Nominale EM 6.1004 248 226 22 114 55 171 76 Resp.
81 Nominale EM 6.600 250 142 108 72 140 2 75 Appr.
82 Nominale EM 6.1005 249 224 25 113 54 170 75 Resp.
83 Nominale ARTICOLO 6 245 237 8 119 137 100 75 Appr.
84 Nominale ARTICOLO 7 248 205 43 103 140 65 75 Appr.
85 Nominale EM 8.1000 244 237 7 119 100 137 74 Resp.
86 Nominale ARTICOLO 8 249 214 35 108 145 69 74 Appr.
87 Nominale ODG 9/703-A/2 244 235 9 118 96 139 73 Resp.
88 Nominale ODG 9/703-A/3 RIF 244 240 4 121 234 6 73 Appr.
89 Nominale ODG 9/703-A/4 244 241 3 121 103 138 73 Resp.
90 Nominale ODG 9/703-A/6 240 174 66 88 34 140 73 Resp.
91 Nominale ODG 9/703-A/7 243 240 3 121 100 140 73 Resp.


INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 94)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nominale ODG 9/703-A/10 242 239 3 120 100 139 73 Resp.
93 Nominale ODG 9/703-A/11 235 228 7 115 97 131 73 Resp.
94 Nominale PDL 703-A - VOTO FINALE 207 204 3 103 125 79 73 Appr.