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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 248 di martedì 20 febbraio 2024

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 108, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato Segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ROBERTO GIACHETTI, Segretario, legge: Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: iniziative in favore della Tunisia e degli altri Paesi africani (622) - alla III Commissione (Affari esteri);

l'aumento a 1.000 euro delle pensioni minime (623) - alla XI Commissione (Lavoro);

misure per l'introduzione di una «tredicesima mensilità» per i lavoratori autonomi (624) - alla X Commissione (Attività produttive);

disposizioni per il riconoscimento a fini pensionistici di tutti i contributi previdenziali versati (625) - alla XI Commissione (Lavoro);

il rafforzamento del ruolo del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica a fini della tutela dell'ordine pubblico a livello locale (626) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

il rafforzamento dei controlli sull'esecuzione di opere pubbliche da parte dei comuni indebitati (627) - alla VIII Commissione (Ambiente);

misure per limitare i disservizi nell'erogazione dell'energia elettrica (628) - alla X Commissione (Attività produttive);

iniziative per potenziare il servizio idrico (629) - alla VIII Commissione (Ambiente);

nuove modalità per il calcolo della tassa sui rifiuti (630) - alla VI Commissione (Finanze);

un aumento dell'organico dei Carabinieri (631) - alla IV Commissione (Difesa);

interventi per contrastare la deforestazione (632) - alla VIII Commissione (Ambiente);

il potenziamento dei controlli per la rilevazione dell'inquinamento atmosferico (633) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Alessio Paiano, da Cavallino (Lecce), chiede misure per limitare il ricorso ai contratti a tempo determinato nel settore privato (634) - alla XI Commissione (Lavoro);

Antonio Sorrento, da Martano (Lecce), e Vito Frijia, da Roma, chiedono iniziative per il rafforzamento dei poteri del Garante nazionale del contribuente (635) - alla VI Commissione (Finanze);

Daniele Piccinini, da Torino, chiede l'eliminazione delle soglie di sbarramento per l'elezione dei membri italiani del Parlamento europeo (636) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

Moreno Sgarallino, da Roma, chiede: norme in materia di recupero obbligatorio dei giorni scolastici impiegati per scioperi e manifestazioni (637) - alla VII Commissione (Cultura);

nuove norme in materia di limiti di ricandidabilità (638) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

nuove norme e iniziative per contrastare l'immigrazione irregolare (639) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

l'introduzione nelle scuole, nell'ambito delle scienze motorie, dell'insegnamento di tecniche per bloccare i presunti autori di reato (640) - alla VII Commissione (Cultura);

l'indicazione, sui prodotti di consumo, delle percentuali del costo riferibili a materie prime, produzione, pubblicità e distribuzione (641) - alla X Commissione (Attività produttive);

l'introduzione di sanzioni penali per la distribuzione illecita di volantini pubblicitari ed elettorali (642) - alla II Commissione (Giustizia);

Franco Venturello, da Roma, chiede una completa revisione delle materie di studio nelle scuole di ogni ordine e grado (643) - alla VII Commissione (Cultura);

Carlo Calcagni, da Cellino San Marco (Brindisi), chiede iniziative a favore dei militari che abbiano contratto patologie connesse all'esposizione agli armamenti contenenti uranio impoverito (644) - alla IV Commissione (Difesa);

Stefano Fuschetto, da Gallarate (Varese), chiede l'abolizione del limite temporale di validità della tessera sanitaria (645) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Antonio Lepore, da Bari, chiede l'aumento a 1.700 euro dell'importo della pensione per gli invalidi civili (646) - alla XII Commissione (Affari sociali).

Discussione del disegno di legge: “Delega al Governo in materia di florovivaismo” (A.C. 1560-A​) e dell'abbinata proposta di legge: Molinari ed altri (A.C. 389​) (ore 9,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1560-A: “Delega al Governo in materia di florovivaismo” e dell'abbinata proposta di legge n. 389.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 14 febbraio 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 14 febbraio 2024).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1560-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice deputata Maria Chiara Gadda.

MARIA CHIARA GADDA , Relatrice. Grazie, Presidente. Sottosegretario D'Eramo, onorevoli colleghi, l'Aula inizia oggi l'esame del disegno di legge recante delega al Governo in materia di florovivaismo, esaminato dalla XIII Commissione agricoltura in sede referente con l'approvazione di alcune modifiche. Su tale provvedimento hanno espresso parere favorevole le Commissioni competenti, mentre la Commissione bilancio esprimerà il prescritto parere direttamente all'Assemblea.

Passando al contenuto del provvedimento, il disegno di legge n. 1560-A, analogamente alla proposta di legge abbinata n. 389, reca norme in materia di florovivaismo - peraltro un percorso molto lungo che viene anche dalla scorsa legislatura, che ha visto il coinvolgimento delle associazioni di rappresentanza di categoria - e quindi mi permetto di dire in quest'Aula che è stato fatto un lavoro molto approfondito e anche utile al Paese in un momento delicato, per un comparto che rappresenta una quota importante del nostro made in Italy e delle nostre eccellenze.

L'articolo 1 definisce l'oggetto e le finalità della delega, prevedendo che entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, su proposta del Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, sono adottati uno o più decreti legislativi per costituire un quadro normativo organico in materia di coltivazione, promozione, commercializzazione, valorizzazione e incremento della qualità e dell'utilizzo dei prodotti del settore florovivaistico e della filiera florovivaistica.

L'articolo 2 è, in sintesi, il cuore del provvedimento e definisce i principi e i criteri direttivi per l'esercizio della delega. In particolare, il Governo sarà chiamato a disciplinare l'articolazione della filiera florovivaistica, comprendendo sia le attività agricole, sia le attività di supporto alla produzione, quali quelle di tipo industriale e di servizio, come specificato con un emendamento che è stato approvato in Commissione, testimonianza, questa, del fatto che il provvedimento è stato frutto del contributo di tutti i gruppi parlamentari.

Il Governo sarà chiamato a definire l'attività agricola florovivaistica, in coerenza con le disposizioni dell'articolo 2135 del codice civile e del decreto legislativo n. 99 del 2004, recante disposizioni in materia di soggetti e attività, integrità aziendale e semplificazione amministrativa in agricoltura, nonché a prevedere l'applicazione dei contratti di coltivazione ai diversi comparti del settore; a prevedere un coordinamento nazionale, che fornisca misure di indirizzo al settore, anche mediante l'istituzione di un ufficio per la filiera del florovivaismo, di livello dirigenziale non generale, presso il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al fine di garantire l'efficace gestione del settore e la valorizzazione delle attività, tenendo conto, secondo quanto specificato da un emendamento approvato, delle peculiarità delle produzioni floricole e di quelle vivaistiche all'interno delle misure di indirizzo del settore. Anche questo è un punto piuttosto rilevante, perché sarà un ulteriore punto di riferimento per il settore all'interno del Ministero.

Il Governo inoltre dovrà stabilire l'adozione di atti di indirizzo e di coordinamento delle attività di filiera e delle politiche nazionali e locali, anche avvalendosi della collaborazione degli esperti del tavolo tecnico di settore; prevedere l'elaborazione, con periodicità quinquennale, di un Piano nazionale del settore florovivaistico quale strumento programmatico e strategico che, secondo quanto specificato nel corso dell'esame in Commissione, tenga conto delle peculiarità delle produzioni floricole e di quelle vivaistiche.

Il Piano dovrà essere adottato in coordinamento con la strategia nazionale del verde urbano, elaborata ai sensi dell'articolo 3, comma 2, lettera c), della legge n. 10 del 2013.

Si stabilisce che il piano, secondo quanto previsto da una lettera aggiunta nel corso dell'esame in Commissione, individui, tra le altre cose, azioni volte all'aggiornamento normativo, alla formazione professionale, alla valorizzazione e alla qualificazione delle produzioni, alla ricerca e alla sperimentazione, all'innovazione tecnologica, alla gestione ottimizzata dei fattori produttivi, con particolare riguardo a quelli legati alla tecnica agronomica, alla promozione di coltivazioni e installazioni a basso impatto ambientale e ad elevata sostenibilità, alle certificazioni di processo e di prodotto, all'internazionalizzazione, alla logistica e alla promozione di azioni di informazione a livello europeo.

Mi permetto di aggiungere che questi sono elementi fondamentali per la competitività del settore, sia nel rafforzamento della filiera a livello nazionale, sia nella competizione internazionale.

L'articolo 2 prevede, inoltre, che il citato piano nazionale individui, tra le altre iniziative, azioni innovative per la comunicazione e la promozione dei prodotti, nonché per la competitività e lo sviluppo delle aziende florovivaistiche, tenendo in considerazione la peculiarità delle stesse. E ancora: predisporre un sistema di rilevazione annuale dei dati statistici del settore del florovivaismo comprendente, secondo una specificazione introdotta in Commissione, la rilevazione della specie, della quantità di prodotto coltivato e dei relativi prezzi; pianificare e istituire a livello nazionale piattaforme logistiche per macroaree ai fini dell'efficiente movimentazione e distribuzione dei prodotti della filiera florovivaistica verso gli Stati membri dell'Unione europea e i Paesi terzi, tenendo conto dell'attuale collocazione dei distretti florovivaistici e dei mercati (punto assai rilevante per consentire un'efficiente movimentazione delle merci di nostra produzione); prevedere misure per la riconversione degli impianti serricoli destinati al florovivaismo in siti agro-energetici e per l'incremento della loro efficienza energetica nonché della loro sostenibilità ambientale, al fine di contrastare il connesso degrado ambientale e paesaggistico; prevedere una ricognizione dei marchi nazionali esistenti al fine di certificare il rispetto dei livelli qualitativi di processo e di prodotto, eventualmente promuovendo, a cura del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, l'istituzione di un marchio unico distintivo, che garantisca le produzioni nazionali in conformità alla regolamentazione europea internazionale, previa adozione di disciplinari di qualità e confezionamento dei prodotti floricoli e vivaistici, ornamentali, da interno ed esterno ovvero destinati all'arredo urbano nonché forestali; disciplinare i centri per il giardinaggio - questo è stato uno dei punti più discussi nella precedente legislatura ma anche nell'attuale - intesi, secondo quanto specificato in Commissione, quali imprese agricole che possiedono i requisiti di cui all'articolo 2135 del codice civile che operano nel settore specializzato del giardinaggio e del florovivaismo e che forniscono beni e servizi connessi all'attività agricola, e definire la loro collocazione all'interno della filiera florovivaistica, ma anche all'interno dei territori in termini anche di autorizzazioni urbanistiche e, dunque, di convivenza con i sistemi produttivi territoriali; definire nel rispetto della normativa nazionale in materia fitosanitaria le figure professionali che operano nel comparto florovivaistico, compresi i settori del verde urbano e periurbano, nonché i parchi e i giardini storici, prevenendo il loro inquadramento nel sistema di classificazione delle professioni adottato dall'Istituto Nazionale di Statistica; promuovere l'attivazione di ulteriori percorsi formativi coerenti con l'ambito tecnologico di riferimento presso gli ITS Academy e mediante corsi di specializzazione presso i dipartimenti universitari e le facoltà di agraria, previa eventuale concertazione con le autorità statali e regionali competenti nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 12, comma 2, della legge 28 luglio 2016, n. 154, che demanda alle regioni e alle province autonome la competenza a disciplinare i corsi di formazione per il conseguimento dell'attestato di idoneità all'esercizio dell'attività di costruzione, sistemazione e manutenzione del verde pubblico privato affidato a terzi; favorire l'aggregazione tra produttori attraverso la semplificazione delle procedure volte alla costituzione di organizzazioni di produttori del settore florovivaistico; prevedere specifici criteri di premialità per le aziende florovivaistiche, da inserire nell'ambito dei piani di sviluppo regionale, previo accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, al fine di sostenere - secondo una specificazione introdotta in Commissione - lo sviluppo del settore a livello locale; disciplinare le condizioni per la produzione di materiali forestali di moltiplicazione, prevedendo che la germinazione e la certificazione degli stessi materiali avvengano nel rispetto delle disposizioni di cui al decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386, e siano realizzate dagli organismi ufficiali competenti e che la successiva coltivazione dei predetti materiali possa essere svolta nei vivai di proprietà privata, allo scopo di sostenere l'attività di rimboschimento, ricostituzione forestale e restauro e di forestazione urbana nonché di perseguire gli altri fini di interesse forestale; includere anche il vivaismo orticolo e frutticolo, esercitato ai fini della produzione e della moltiplicazione di materiale vegetale certificato, per favorire investimenti nell'innovazione varietale del patrimonio agroalimentare nazionale.

Nel corso dell'esame in Commissione sono stati inseriti ulteriori elementi, tra cui le lettere u) e v): la prima prevede che il Governo definisca e incentivi l'avvio delle filiere produttive a livello regionale, mentre la seconda prevede che vengano definite condizioni tecniche e contrattuali agevolate per la locazione di terreni di proprietà pubblica alla filiera florovivaistica, con lo scopo di agevolare la produzione di alberature forestali e anche l'imprenditoria giovanile sul territorio.

L'articolo 3 disciplina il procedimento per l'adozione dei decreti legislativi. Il comma 1 statuisce che gli schemi dei decreti legislativi, previa intesa in Conferenza unificata, sono trasmessi alle Camere ai fini dell'espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che devono esprimersi nel termine di trenta giorni; è precisato che se il termine per l'espressione del parere scade nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine previsto per l'adozione dei decreti legislativi o successivamente, quest'ultimo termine è prorogato di novanta giorni. Il comma 2 specifica che entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, nel rispetto dei principi e dei criteri direttivi e con la procedura prevista dalla presente legge, il Governo può adottare disposizioni integrative e correttive dei medesimi decreti legislativi.

L'articolo 4 reca le disposizioni finanziarie relative alla legge e, infine, l'articolo 5 prevede la consueta clausola di salvaguardia relativa all'applicazione della legge e dei decreti legislativi emanati in attuazione della stessa nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome.

PRESIDENTE. Chiedo se il rappresentante del Governo intenda intervenire: prendo atto che rinuncia.

È iscritto a parlare il deputato Andrea Rossi. Ne ha facoltà.

ANDREA ROSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, egregio Sottosegretario, oggi ci troviamo di fronte alla discussione di una legge delega che riguarda uno dei settori di eccellenza della nostra produzione italiana, quale è il florovivaismo. Come ha sottolineato giustamente la relatrice, il florovivaismo oggi rappresenta uno dei pilastri dell'agricoltura nazionale e gode di un'importante reputazione sia a livello nazionale che internazionale, settore chiave - come resta tutta l'agricoltura - per la transizione ecologica. Il fatto che oggi siamo qui a parlare del florovivaismo è dimostrazione di quanto sia variegato il settore agricoltura e di quante siano le dimensioni che questo tocca.

Il florovivaismo rappresenta certamente una piccola parte del settore, ma una piccola parte comunque rilevante: nell'agricoltura, più che altrove, sono i piccoli che compongono il tutto; ogni parte, piccola o grande che sia, ha le sue peculiarità e le sue esigenze particolari. Pensiamo, ad esempio, al percorso che abbiamo iniziato proprio in queste settimane in Commissione sul tema delle attività artigianali legate alla birra. Quindi peculiarità, esigenze particolari. Per questo penso che serva un provvedimento legislativo, oltretutto atteso da tempo e richiesto da tanti protagonisti del settore, affinché questo specifico segmento possa ottenere risposte che non siano identiche rispetto a quelle date ad altri segmenti del settore; si tratta di un comparto strategico che negli ultimi anni, come sappiamo bene, ha subìto pressioni importanti a causa, prima della crisi pandemica, come tante realtà economiche, poi della crisi energetica, l'aumento dei costi di produzione e dell'inflazione.

Ma non solo, il settore florovivaistico si inserisce in un comparto, quello agricolo, messo in difficoltà e pronto a non negare i propri diritti sia a livello comunitario che a livello nazionale. Le polemiche e le proteste degli ultimi giorni sono sfociati in conseguenza a problematiche che accomunano tutte le specificità agricole, dalle produzioni di materie prime, ai fiori e alle piante, che affliggono in maniera diversificata la categoria: costi di produzione troppo elevati, la minaccia della grande distribuzione che si impone sul mercato e sulle dinamiche di remunerazione, la manodopera sottopagata, il mercato dei prezzi sotto i costi di produzione, concorrenza sleale da parte di Paesi extra europei, responsabilità della transizione ecologica senza un'adeguata remunerazione. Ritengo quindi che si debba certamente dare risposta a chi manifesta, ma è anche importante intercettare chi, in silenzio, continua a mandare avanti le proprie attività agricole. Mi rivolgo al Governo, pertanto, che con questa legge delega dovrà dare risposte al settore florovivaistico, ma che dovrà portare soluzioni complessive e finalizzate ad accompagnare la transizione ecologica. Da questo punto di vista il settore florovivaistico non è solo di vitale importanza dal punto di vista economico, ma si integra perfettamente nella green economy e nel Green New Deal europeo, evidenziando il valore cruciale del verde per la qualità della vita.

Su questo tema, ad esempio, abbiamo presentato un emendamento per costruire un coordinamento nazionale di orientamento per il florovivaismo e la green economy, per lo sviluppo della filiera, con il coinvolgimento di associazioni agricole del settore del florovivaismo a livello nazionale. Il florovivaismo può contribuire a importanti obiettivi, come la lotta contro l'inquinamento, la riqualificazione, la qualità urbana e l'incremento delle aree verdi; il che ha un impatto positivo sulla salute pubblica, sul territorio e sull'occupazione. Proprio dall'esperienza amministrativa che ho maturato in questi anni ritengo che sostenere, per esempio, quei comuni che investono in verde urbano sia sinonimo, sì, di recupero di vivibilità dei centri urbani e delle periferie, perché c'è qualità urbana, ma anche di spazi da poter vivere, che diventano anche spazi di comunità.

La Strategia per la biodiversità 2030 della Commissione europea, pietra angolare della protezione della natura dell'Unione europea, è un elemento chiave del Green Deal europeo e prevede fra i propri obiettivi quello di ripristinare i sistemi terrestri, con foreste più estese, più sane e più resilienti; prevede l'impianto di almeno 3 miliardi di alberi supplementari entro il 2030, con azioni di rimboschimento e con l'adozione di un nuova piattaforma europea per l'inverdimento urbano. L'inverdimento delle zone urbane e periurbane, in parchi, giardini, tetti verdi, orti e in tutti gli spazi urbani, che offrono benefici agli abitanti delle città e proteggono dalla siccità, è un dato di colore. Questi sono obiettivi che devono trovare compimento, sì, nella transizione ecologica per un'agricoltura sostenibile, innovativa e competitiva, ma senza ignorare le sfide quotidiane che questo settore affronta e che le associazioni di categoria hanno lungamente esposto durante le audizioni in Commissione. Come già accennavo prima, la manodopera sottopagata, i costi di produzione non allineati al mercato e, di conseguenza, i prezzi sottocosto sono problematiche che questo settore deve affrontare quotidianamente, di cui dobbiamo tenere conto per la sostenibilità delle produzioni florovivaistiche. A questo proposito, durante la quarantesima edizione della Fiera IPM a Essen, la Fiera internazionale delle piante, luogo indispensabile per l'ispirazione e per la comunicazione e grande piattaforma di ordinazione per il settore del green globale, si è formato un gruppo di lavoro, informale, fiori e piante ornamentali del Copa-Cogeca, l'associazione degli agricoltori delle cooperative agricole della UE insieme alle organizzazioni provenienti da Germania, Belgio, Olanda, Svezia, Francia e Italia. La finalità di questo gruppo di lavoro sarà quella di presentare un manifesto europeo sul florovivaismo per chiarire l'importanza che fiori e piante ornamentali rivestono a livello economico e sociale, condividendo le priorità, le sfide e le opportunità del settore, ma anche le attuali politiche europee che preoccupano il settore, come il regolamento sull'uso dei prodotti fitosanitari e il regolamento “imballaggi”, e anche nuove opportunità, come il regolamento sulle nuove tecniche di evoluzione genomica. Non possiamo, quindi, ignorare le sfide che questo settore affronta: una forte pressione competitiva con gli altri Paesi potrebbe, appunto, mettere in pericolo anche la sua tenuta più in generale. Pertanto, è essenziale adottare misure che semplifichino le procedure per le imprese e i professionisti operanti nel settore, supportandoli in un mercato sempre più competitivo.

Il settore di cui oggi parliamo, cioè quello vivaistico, è uno dei più specializzati in agricoltura e, quindi, può fungere da traino per molte altre attività in termini di avanzamento tecnologico, stimolando e alimentando così una filiera produttiva che va ben oltre la coltivazione delle piante. Parlando di numeri, i dati illustrati in occasione della presentazione di quella che è una Fiera che si svolge proprio tra qualche giorno, la Myplant & Garden alla Fiera Rho di Milano, dicono che il florovivaismo rappresenta un segmento importante dell'economia agricola nazionale. Nel 2022 il settore è cresciuto dell'11,4 per cento rispetto all'anno precedente, superando i 3,1 miliardi di euro: il 4,5 per cento esatto della produzione, a prezzi di base, dell'agricoltura italiana: è il dato più alto delle ultime annate prese in esame. Sono circa 17.000 le aziende, che lavorano 45.000 ettari di terreno. Toscana, Liguria, Sicilia, Lombardia, Lazio, Puglia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte guidano, nell'ordine, la classifica delle regioni italiane che registrano il più alto valore nella produzione del settore vivaistico nazionale. Alcuni di questi distretti appartengono alla storia di quei territori e ne sono un tratto fortemente distintivo, se pensiamo, per esempio, alla città di Pistoia o al Ponente ligure, tanto per citarne alcuni. La produzione di fiori e piante in vaso nel 2022 ha superato quota 1,46 miliardi di euro. La produzione dei vivai sfiora il valore di 1,68 miliardi di euro rispetto agli 1,48 miliardi del monitoraggio precedente.

I 27 Paesi dell'Unione europea sono il principale mercato di sbocco dei prodotti italiani, anche qui esattamente l'80 per cento. L'analisi suggerisce, quindi, che l'Italia ha ampi margini di sviluppo di un mercato interno non ancora maturo. Infine, lo studio di mercato evidenzia che l'Italia è seconda esportatrice europea dei prodotti orto-florovivaistici, dietro ai Paesi Bassi e davanti a Germania e Spagna. L'export ha raggiunto 1,23 miliardi di euro, in leggera crescita, anche qui, rispetto al 2021.

Il florovivaismo si distingue all'interno del sistema agricolo per la complessità che lo caratterizza sotto il profilo biologico, tecnico, commerciale e organizzativo, all'avanguardia dal punto di vista tecnologico, con elevata specializzazione, vocazione, spiccata capacità imprenditoriale degli operatori, ampia disponibilità di varietà, elevati standard qualitativi.

Un altro dato molto importante è progettare un modo nuovo di fare florovivaismo, che risponda anche a esigenze di sostenibilità, alle emergenze climatiche, come la disponibilità di acqua, la siccità e le calamità che hanno colpito diverse parti d'Italia negli ultimi mesi. Siccità, gelate, alluvioni, grandinate, trombe d'aria, incendi, eruzioni vulcaniche, fitopatie, invasione anche delle cavallette, potremmo dire, evidenziano la necessità di adeguarsi a sistemi di difesa attiva e passiva per difendere il settore. Inoltre, si rende necessario investire in ricerca e sviluppo per garantire che il florovivaismo rimanga all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e continui a soddisfare le esigenze del mercato, in continua evoluzione: miglioramento genetico e valorizzazione della biodiversità, innovazione agronomica, la messa a punto di protocolli per ottimizzare le tecniche agronomiche, la riduzione dell'impatto ambientale dei consumi energetici, la difesa ecocompatibile attraverso lo sviluppo di tecnologie ecosostenibili e integrate per la difesa delle colture, con l'obiettivo generale della riduzione dell'uso di fungicidi sintetici e dell'aumento dei livelli qualitativi delle produzioni.

Questa proposta di legge, quindi, rappresenta un'opportunità per affrontare queste sfide e sostenere, appunto, il florovivaismo italiano. La votiamo perché in Commissione sono state accolte alcune nostre proposte - anche migliorative, penso - e consci del fatto che il settore richiede un approccio tecnico non ulteriormente rinviabile e, quindi, saranno importanti, egregio Sottosegretario, i tempi brevi per i decreti attuativi. Peraltro, la proposta di legge abbinata (Atto Camera 389) riproduce il testo della proposta di legge recante disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico, approvato, appunto, nella scorsa legislatura della Camera dei deputati il 4 novembre 2020 e trasmesso al Senato, che non ha, tuttavia, purtroppo, concluso l'esame prima dello scioglimento anticipato delle Camere, ma che già nella passata legislatura aveva raccolto un ampio e trasversale consenso, frutto del dialogo, del confronto e dell'ascolto reciproco. Penso - e questo è un elemento di critica - che se non ci fosse stata la scelta del Governo di avocare a sé la questione presentando la legge delega, visto che inizialmente già si era trovato un accordo tra maggioranza e opposizione, noi con questa proposta di legge avremmo avuto la possibilità di anticipare di qualche mese, appunto, la legge delega e dare uno strumento già più puntuale rispetto allo strumento della delega.

Le norme - concludo - delegano, quindi, il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per ricostruire un quadro normativo organico in materia di coltivazione, promozione, commercializzazione, valorizzazione e incremento di qualità e dell'utilizzo dei prodotti del settore florovivaistico e della filiera florovivaistica, secondo i princìpi e i criteri direttivi che ricordava anche prima la relatrice. In particolar modo, si tratta di: disciplinare l'articolazione della filiera florovivaistica, comprendendo le attività agricole e quelle di supporto alla produzione, quali quelle tipo industriale e di servizio; definire l'attività agricola florovivaistica in coerenza con le disposizioni dell'articolo 2135 del codice civile e del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, nonché l'applicazione dei contratti di coltivazione ai diversi comparti del settore; un coordinamento nazionale che fornisca misure di indirizzo al settore, anche mediante l'istituzione di un ufficio per la filiera del florovivaismo di livello dirigenziale non generale presso il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste; l'adozione di atti di indirizzo e coordinamento dell'attività di filiera delle politiche nazionali e locali, anche avvalendosi della collaborazione di esperti del tavolo tecnico di settore; l'elaborazione, con periodicità quinquennale, di un Piano nazionale del settore florovivaistico quale strumento programmatico e strategico, che individua azioni volte, tra l'altro, alla formazione professionale, alla ricerca e alla sperimentazione, all'innovazione tecnologica, alla promozione di coltivazioni e installazioni a basso impatto ambientale e a elevata sostenibilità e alla promozione di azioni di informazione a livello europeo; la predisposizione di un sistema di rilevazione annuale dei dati statistici del settore del florovivaismo che comprende la quantificazione e la caratterizzazione di quanto in coltivazione, con la relativa rilevazione dei prezzi; le misure per la riconversione degli impianti serricoli destinati al florovivaismo in siti agroenergetici; una ricognizione dei marchi nazionali esistenti, eventualmente promuovendo, a cura del Ministero, l'istituzione di un marchio unico distintivo che garantisca le produzioni nazionali; disciplinare i centri per il giardinaggio quali imprese agricole, che possiedano i requisiti di cui all'articolo 2135 del codice civile, che operano nel settore specializzato del giardinaggio e del florovivaismo e che forniscono beni e servizi connessi all'attività agricola e definire la loro collocazione all'interno della filiera florovivaistica; la promozione e l'attività di ulteriori percorsi formativi presso gli ITS Academy mediante corsi e specializzazioni presso i dipartimenti universitari delle facoltà di Agraria, previa eventuale concertazione con le autorità statali e regionali competenti; criteri di premialità per le aziende florovivaistiche da inserire nell'ambito dei piani di sviluppo regionale; definire e incentivare l'avvio delle filiere produttive di livello regionale quali elementi di promozione delle attività di forestazione soprattutto nei confronti dei comuni di minori dimensioni; la definizione di condizioni tecniche contrattuali agevolate per la locazione di terreni di proprietà pubblica, la filiera florovivaistica, con lo scopo di agevolare la produzione di alberature forestali.

Due punti, in conclusione, penso avrebbero potuto trovare spazio in questa legge delega sulla quale anche noi, come gruppo Partito Democratico, abbiamo provato a fare emendamenti nel percorso in Commissione. Tali punti hanno ripreso niente più niente meno che alcuni punti che erano già stati inseriti nella proposta approvata nella precedente legislatura e che erano stati già inseriti anche nella stessa proposta a prima firma del presidente del gruppo Lega-Salvini Premier, Molinari, che è stata presentata a inizio di questa legislatura, presso la nostra Commissione. Ritengo sarebbero stati utili per dare maggior forza a questo provvedimento, soprattutto da un punto di vista, come dire, di investimento culturale rispetto all'attenzione per il verde pubblico. Il primo riguarda una questione che non era stata affrontata, quella di provare a favorire e disciplinare la partecipazione volontaria di associazioni di cittadini alla cura del verde urbano semplificando le procedure che oggi non sono sicuramente incentivanti - uso su questo un eufemismo - che rappresenterebbe un chiaro segnale sia culturale, rispetto al bisogno di un impegno civico delle nostre comunità, sia di attenzione alle richieste delle autonomie locali. Il secondo aspetto era quello di mettere in campo concorsi di idee destinate alle aziende e ai giovani diplomati in discipline attinenti al florovivaismo per l'ideazione e la realizzazione di prodotti volti allo sviluppo del settore floro-eco-sostenibile, proprio come incentivo, anche di tipo culturale, ad investire su questo settore. Ci duole che non siano stati accolti. Però, al netto di questo, noi con questa legge delega sicuramente diamo una risposta, una prima risposta positiva a un'importante questione del nostro Paese. Concludo invitando il Governo, una volta approvata in questo ramo del Parlamento, ad un'azione di celerità anche al Senato e nell'emanazione dei decreti legislativi che possono dare veramente attuazione a questa delega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Almici. Ne ha facoltà.

CRISTINA ALMICI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi inizia la discussione sul disegno di legge delega in materia di florovivaismo. L'obiettivo della delega è quello di fornire un quadro normativo coerente e organico a tutto il settore florovivaistico ma anche di dare impulso alla promozione, commercializzazione, valorizzazione e incremento della qualità e dell'utilizzo dei prodotti del settore florovivaistico e della filiera. In particolare, il provvedimento in esame prevede la necessità di una disciplina dell'articolazione della filiera che comprenda le attività agricole e quelle di supporto alla produzione e una definizione puntuale dell'attività agricola florovivaistica. Per la programmazione si punta all'elaborazione di un piano di settore in collaborazione e con il supporto delle organizzazioni di rappresentanza del settore per generare valore e per avviare azioni innovative per la comunicazione e la promozione dei prodotti per la competitività e per lo sviluppo delle aziende florovivaistiche. La legge delega prevede, inoltre, l'istituzione di piattaforme logistiche per macroaree - Nord, Centro, Sud e Isole - per migliorare la logistica nazionale e verso l'Unione europea e i Paesi terzi nonché la formazione professionale. Si tratta di un provvedimento importante che restituisce finalmente valore a un settore strategico del made in Italy che è parte fondamentale del sistema agricolo italiano. Dopo anni di attesa si accelera sulla definizione di un quadro unico per un settore che in Italia fattura oltre due miliardi e mezzo di euro per la sola parte di produzione.

Nella storia italiana i fiori e le piante hanno sempre rivestito un ruolo che non trova eguali in altri Paesi. Il valore della produzione delle aziende florovivaistiche italiane rappresenta oltre il 5 per cento della produzione agricola totale e deriva, per il 50 per cento, dai comparti fiori e piante in vaso mentre, per il restante 50 per cento, da piante, alberi e arbusti destinati al vivaismo. È un comparto che conta complessivamente 27.000 aziende, con l'impiego di oltre 100.000 addetti, 30.000 ettari di terreno coltivato e un export di oltre 900 milioni di euro per i prodotti ortoflorovivaistici italiani. Il comparto del florovivaismo è estremamente articolato e, all'interno del sistema agricolo, si distingue per la complessità biologica, tecnica, commerciale e organizzativa. Al suo interno abbiamo macro-comparti che vanno dalla floricoltura cosiddetta intensiva o industriale, che comprende fiori freschi recisi, fiori secchi e piante in vaso da interno alla produzione degli organi di propagazione sessuale, semi o vegetativi, quali bulbi e tuberi, al vivaismo ornamentale, con le piante da interno e da esterno in vaso o in terra, al vivaismo non ornamentale con le piante da semi per la ricomposizione ambientale, le piante in terra da bosco e le piantine ortive e officinali, fino ad arrivare all'hobbistica e all'agroindustria. Ciascuno di questi comparti presenta un elevatissimo numero di specie, varietà e cultivar, nell'ordine di diverse migliaia, che si rinnovano con estrema rapidità e continuità. Questi elementi impongono all'imprenditore agricolo il possesso di un elevato livello di know-how e un idoneo supporto in fase di ricerca e di assistenza tecnica. In più, il settore comprende attività di tipo sia agricolo sia industriale che vanno dai moltiplicatori di materiali di produzione alle industrie che producono i fattori di produzione intermedi, quali vasi, terricci, fattori e prodotti chimici, e a quelle che producono serre, impiantistica e macchinari di vario genere, fino ai grossisti, alle industrie dei materiali di confezionamento e alla distribuzione al dettaglio, con gli ambulanti, i chioschi, i fioristi, i centri di giardinaggio e i garden center, i centri del fai da te ed i GDO e DO, cioè la grande distribuzione organizzata e la distribuzione organizzata. In numerosi comprensori regionali, il florovivaismo costituisce uno dei settori trainanti dell'agricoltura e un elemento identificativo di alcune realtà territoriali. Si pensi al distretto dei Laghi, alla Liguria, a Toscana, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia. Talvolta, grazie al valore percettivo delle piante o delle culture, rappresenta una reale possibilità di ampliamento dell'offerta turistica. Tuttavia, le ridotte dimensioni aziendali, la debole capacità di aggregazione dell'offerta, la mancanza di standard condivisi dei prodotti, le carenze logistiche, i costi di produzione troppo elevati, la forte competizione con i prodotti dei Paesi in via di sviluppo e la stessa commercializzazione e il consumo dei fiori recisi, uniti all'assenza di un idoneo supporto normativo, sono condizioni che ne hanno finora limitato il pieno sviluppo. La bravura dei vivaisti, che si possono considerare artisti del verde italiano, il gusto architettonico nel sistemare i giardini e l'elevata qualità delle produzioni e delle specie italiane sono fiori all'occhiello del made in Italy che abbiamo il dovere di preservare e promuovere con l'intento di sostenere un settore di produzione di eccellenza, sempre più apprezzato in Italia e all'estero. Il provvedimento in esame rappresenta, pertanto, un riconoscimento importante dopo anni difficili per tante imprese, per i lavoratori del settore e per tutta la filiera collegata, in sofferenza, come molti altri settori del comparto agricolo, per il rincaro dei costi dell'energia e delle materie prime e i danni derivanti dai cambiamenti climatici. Basti pensare al caso dell'Emilia-Romagna che, da ultimo, ci ha messo di fronte a fenomeni che sono conseguenza di un cambiamento climatico sempre più repentino e ci impongono, pertanto, di attenzionare un modello di agricoltura che sia compatibile anche con l'evoluzione che il clima ci presenta. L'obiettivo è quello di trovare strumenti dinamici che ci possano permettere, nel corso del tempo, di mettere in piedi delle strategie che tengano conto delle contingenze ma che abbiano anche gli elementi per espandere il comparto. Si tenga conto anche di fattori che spesso sono considerati disallineati rispetto all'evento produttivo ma che, invece, lo condizionano anche nella sua distribuzione, criticità affrontate nel disegno di legge sul florovivaismo circa la logica e la distribuzione.

Su questo settore, da parte del nostro Governo, c'è stato un investimento, un quadro strategico di prospettive, una legge quadro del settore che si attende da anni in un'ottica, come già detto, di strategia nazionale, con una prospettiva di ampio respiro.

La partita della sostenibilità in ambito florovivaistico si gioca su diversi campi attraverso un delicato equilibrio di azioni che riescano a preservare le risorse naturali, ma anche di mantenere solido il valore economico. L'esigenza di sostenere e rafforzare il settore florovivaistico italiano costituisce per il Governo Meloni una priorità assoluta nel breve, medio e lungo periodo. Pertanto, la finalità dell'intervento regolatorio qui esaminato è, nel breve periodo, quella di fornire una risposta adeguata e indifferibile alle necessità, più volte sollecitate dagli operatori del comparto, di poter disporre di uno strumento normativo adeguato ai mutamenti del contesto economico nazionale e internazionale, a cui ho brevemente accennato, e della normativa europea; nel medio periodo, di rafforzare il ruolo del florovivaismo mediante l'introduzione di criteri efficaci per un ottimale funzionamento delle organizzazioni interprofessionali dalle OP alle AOP del settore, anche attraverso l'adeguamento della normativa interna a quella europea, consentendo loro di negoziare direttamente le condizioni contrattuali ottimali; nel lungo periodo, di favorire impulso all'aggregazione, alla concentrazione e alla negoziazione tra le parti della filiera che finora sono mancati nel tessuto economico delle imprese florovivaistiche, anche mediante il riordino delle relazioni commerciali del settore, al fine di superare le debolezze strutturali della filiera.

Come ogni provvedimento, ovviamente, questo è solo il punto di partenza per poi intervenire su tante piccole e grandi criticità che interessano il comparto, per far sì che ritorni ad essere un settore di riferimento importante. L'Italia, infatti, non può competere sul fronte dei prezzi con i Paesi i cui costi sono nettamente inferiori a quelli europei, del minimo costo della manodopera, delle minori garanzie di qualità del prodotto e di salvaguardia dell'ambiente, ma deve necessariamente puntare sulla superiorità qualitativa complessiva del prodotto, che sia in grado di giustificarne, agli occhi del consumatore, un prezzo finale più elevato. Con questo disegno di legge delega il Governo riuscirà a mettere a sistema l'intero comparto, creando un coordinamento nazionale in grado di individuare le misure di indirizzo per la filiera florovivaistica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pierro. Ne ha facoltà.

ATTILIO PIERRO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole Sottosegretario, siamo oggi chiamati ad esaminare il provvedimento recante una delega al Governo in materia di florovivaismo, che si pone lo scopo di disciplinare, tramite i prossimi decreti legislativi, le attività del settore florovivaistico, caratterizzato da un alto grado di complessità sotto il profilo biologico, tecnico e commerciale, ma, allo stesso tempo, di individuare gli strumenti per favorire una sempre maggiore strutturazione e un rilancio del comparto.

Ricordo ai colleghi che la proposta di legge abbinata a questo disegno di legge, a prima firma del presidente Molinari, scaturiva dal testo di una proposta di legge, sempre di iniziativa della Lega che, dopo un lungo e laborioso lavoro, era arrivata alla seconda lettura al Senato e che aveva trovato la convergenza di quasi tutti i gruppi parlamentari, ma che non ha potuto terminare il suo iter a causa dello scioglimento anticipato delle Camere. Quindi avevamo riproposto, all'inizio di questa legislatura, quel testo e si era deciso, altresì, di avvalersi della procedura d'urgenza per portare a termine il lavoro iniziato, fortemente atteso da tutti gli operatori del comparto. Ma, durante l'iter in Commissione agricoltura della proposta di legge Molinari, giunto alla fase dell'esame delle proposte emendative, si è convenuto all'unanimità sull'opportunità di rinviare il seguito dell'esame della proposta di legge fino all'assegnazione del disegno di legge del Governo vertente su medesima materia, al fine di disporre di un quadro compiuto circa gli orientamenti del Governo per procedere in modo coordinato e produttivo nell'esame dell'intervento legislativo su tale tematica.

Il comparto del florovivaismo, con i suoi prodotti, rappresenta una delle tradizionali eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo, è ambito di forte presenza occupazionale e di competenza. Il settore, peraltro, è uno dei maggiori in ambito agricolo ad alta densità di tecnologia e di ricerca. L'aggressiva competizione internazionale e, persino, gli effetti dei cambiamenti climatici hanno portato negli ultimi anni una forte contrazione, che si è manifestata con la riduzione del numero di aziende e delle superfici utilizzate. La situazione si è ulteriormente accentuata a causa della crisi del COVID-19, che ha fortemente penalizzato l'intero settore, con la chiusura di diversi canali commerciali durante il lockdown, nel periodo, peraltro, di maggior picco produttivo.

La normativa attualmente vigente relativa al settore del florovivaismo è composta da diversi provvedimenti che hanno disciplinato alcune parti della materia, cui oggi si vuole dare una visione unitaria e una completezza normativa. Il settore floricolo non ha mai potuto godere, a livello di regolamentazione comunitaria, di una propria organizzazione comune del mercato che prevedesse opportunità e provvedimenti per il settore.

Il settore del florovivaismo è un importante settore, perché coinvolge molte industrie e molte aziende, quindi le industrie che provvedono alla produzione dei mezzi e dei fattori delle produzioni. Ma voglio pensare anche a tutti gli ambulanti, a tutti i chioschi che troviamo nelle vie delle nostre città, ai centri di giardinaggio, ai centri fai da te, alla grande distribuzione e alla distribuzione organizzata.

Altra figura fondamentale che è al centro delle nostre bellezze, del nostro verde, dei nostri fiori è quella dei paesaggisti, quindi l'attività di progettazione, di realizzazione e di manutenzione del verde ornamentale e forestale. I prodotti della floricoltura intensiva rappresentano una delle tradizionali eccellenze italiane, anche se il mancato supporto a tali produzioni e un'aggressiva e non sempre corretta competizione internazionale hanno portato, negli ultimi anni, a una forte crisi, che si è manifestata con la riduzione del numero di aziende e delle superfici.

Il verde urbano è rilevante sul fronte del benessere all'interno della sfida complessiva della sostenibilità per qualificare, valorizzare e innovare le nostre città in ambito sia pubblico che privato. L'attività agricola ha da sempre il carattere della multifunzionalità e il settore florovivaistico ne è piena espressione. I prodotti del florovivaismo e, in particolare, le piante utilizzate per la realizzazione del verde pubblico rappresentano un prodotto strategico in grado di qualificare, valorizzare e innovare il verde urbano, determinando un miglioramento dell'equilibrio ecologico dei territori urbani e del benessere degli abitanti e di diventare motore di sviluppo sostenibile. Questo nostro settore è riconosciuto e apprezzato all'estero per la sua qualità, trovandosi al primo posto nel mercato internazionale per superfici coltivate, fatturato e varietà prodotte. Non a caso, oltre il 50 per cento delle nostre produzioni viene esportato.

Il settore florovivaistico, seppur in sofferenza per il rincaro dei costi per l'energia e le materie prime e i danni derivanti dai cambiamenti climatici, si conferma in crescita: infatti rappresenta il 5 per cento della produzione agricola nazionale, in un Paese, come l'Italia, che in questo campo è secondo solo all'Olanda nel territorio europeo. Si stima che sono 300.000 gli ettari destinati alla floricoltura. Il valore della produzione del settore florovivaistico nazionale, nel 2021, ha sfiorato i 2,8 miliardi di euro, suddivisa fra fiori e piante in vaso, pari a quasi 1,3 miliardi di euro, proveniente, per il 39 per cento, dalle regioni del Nord-Ovest e, per il 35 per cento, dalle regioni del Sud e dalle Isole, mentre nel 2022, sempre secondo i dati Istat, si è rilevato un valore di produzione di 3,1 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi per fiori e piante in vaso e quasi 1,6 miliardi per i vivai. Sono oltre 27.000 imprese e 100.000 addetti. Toscana, Liguria, Sicilia, Lombardia, Lazio, Puglia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte guidano, nell'ordine, la classifica delle regioni italiane che registrano il più alto valore della produzione del settore florovivaistico nazionale. La produzione dei vivai, pari a 1,5 miliardi di euro, deriva, per il 60 per cento, dalle regioni centrali.

Le realtà produttive italiane sono concentrate soprattutto in quattro regioni: Liguria, che ha il primato delle aziende che coltivano fiori in piena aria; Toscana e Lombardia, dove sono presenti le principali attività vivaistiche ornamentali, arbustive e forestali; Campania, dove le aziende sono specializzate soprattutto nella coltivazione di fiori in coltura protetta.

Come sappiamo, questo comparto è stato uno tra i più colpiti dall'emergenza COVID-19 che, purtroppo, si è abbattuta proprio nel momento primaverile, di maggior produzione florovivaistica. Pensiamo solo che a marzo e a metà maggio si concentra il 70 per cento delle vendite annuali.

Insomma, danni disastrosi, fino al blocco totale della commercializzazione, fino all'azzeramento degli ordini che, in alcuni momenti, ha toccato il 100 per cento. Parliamo di milioni di piante pronte alla vendita che si sono deteriorate, parliamo di serre stracolme di piante e di mancanza di spazio per raccoglierne altre, di tutta una produzione già pronta, in vista dell'estate, che è andata in grandissima parte perduta. Con i decreti legislativi si avrà una normativa con la quale si intende offrire finalmente una regolamentazione unitaria del settore, ora disciplinato da una molteplicità di norme regionali, nazionali ed europee.

Questo comparto sentiva fortemente il bisogno non solo di un inquadramento unitario e coerente, ma anche di nuovi istituti in grado di fornire la necessaria riorganizzazione. A nostro avviso, tra i più importanti principi e criteri direttivi per l'esercizio della delega contenuta in questo disegno di legge che, lo vogliamo ricordare, sono stati inseriti grazie ai nostri emendamenti, ai quali i decreti legislativi si dovranno rifare, troviamo quello che dovrà disciplinare i centri per il giardinaggio, quali imprese agricole che possiedono i requisiti di cui all'articolo 2135 del codice civile, che operano nel settore specializzato del giardinaggio, del florovivaismo e che forniscono beni e servizi connessi all'attività agricola e definire la loro collocazione all'interno della filiera florovivaistica. Inoltre, vi è quello che prevede l'elaborazione, con periodicità quinquennale, di un Piano nazionale del settore florovivaistico quale strumento programmatico e strategico che tenga conto delle peculiarità delle produzioni floricole e di quelle vivaistiche, da adottare in coordinamento con la strategia nazionale del verde urbano; infine, si prevede che il Piano individui, tra l'altro, azioni volte all'aggiornamento normativo, alla formazione professionale, alla valorizzazione e alla qualificazione delle produzioni, alla ricerca e alla sperimentazione, all'innovazione tecnologica, alla gestione ottimizzata dei fattori produttivi, specialmente quelli legati alla tecnica agronomica, alla promozione di coltivazioni e di installazioni a basso impatto ambientale e ad elevata sostenibilità, alle certificazioni di processo e di prodotto, all'internalizzazione logistica e alla promozione di azioni di informazione a livello europeo.

Questo settore si integra pienamente nella green economy, quindi si sottolinea l'importanza del valore del verde, quello che riveste nei confronti della qualità della vita, nella lotta all'inquinamento, sia all'aperto che negli spazi chiusi, ma anche - va ricordato - nella riqualificazione delle città come anche nelle aree interne. Infatti, in questo provvedimento si prevede una ricognizione dei marchi nazionali esistenti al fine di certificare il rispetto dei livelli qualitativi di processo e di prodotto eventualmente promuovendo, a cura del MASAF, l'istituzione di un marchio unico distintivo che garantisca le produzioni nazionali in conformità alla regolamentazione europea e internazionale, previa adozione di disciplinari di qualità e confezionamento dei prodotti floricoli e vivaistici ornamentali, da interno ed esterno, ovvero destinati all'arredo urbano nonché forestali. Ebbene, quando parliamo di florovivaismo, parliamo di un'eccellenza del tutto italiana che molti non conoscono; un'eccellenza che vive anche di esportazioni e di qualità. Questi marchi andranno a certificare non solamente il prodotto in sé, ma anche la qualità e il processo di produzione. Ricordiamoci che i nostri agricoltori, molte volte bistrattati, sono eccellenze nel green, nel rispetto dell'ambiente e dei territori e questo va valorizzato rispetto, purtroppo, a importazioni molte volte di massa, aggressive, che non rispettano le regole. Il florovivaismo è un'eccellenza italiana e, come tale, va sostenuta e aiutata in un momento di difficoltà. È una difficoltà che arriva da lontano, arriva da una concorrenza molto aggressiva, spesso sleale da altri Paesi che evidentemente hanno un costo del lavoro inferiore nonché garanzie di sicurezza inferiori, ma è anche dovuta ai cambiamenti climatici. Questo è un settore che risente profondamente dei cambiamenti climatici e proprio per le caratteristiche di produzione (un mese che salta, un mese che in qualche modo non ha un andamento climatico normale) si può determinare una perdita di fatturato molto significativa per gli operatori. Concludo dicendo che è assolutamente necessario che il Governo prosegua sulla strada positivamente intrapresa, a supporto del comparto florovivaistico, e che si riesca ad approvare in tempi brevi questa legge per dare un solido ed adeguato riferimento normativo al settore.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1560-A​ e abbinata)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Maria Chiara Gadda. Non intende farlo. Chiedo al rappresentante del Governo se intenda intervenire. Prendo atto che non intende intervenire. Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione delle mozioni Piccolotti ed altri n. 1-00235 e Orrico ed altri n. 1-00244 concernenti iniziative in materia di tutela della professione giornalistica e della libertà di informazione (ore 10,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Piccolotti ed altri n. 1-00235 e Orrico ed altri n. 1-00244 concernenti iniziative in materia di tutela della professione giornalistica e della libertà di informazione (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritta a parlare la deputata Francesca Ghirra, che illustrerà anche la mozione Piccolotti ed altri n. 1-00235, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, la libertà di stampa in Italia continua a vivere giorni delicati tanto che la classifica stilata nel 2023 da Reporters sans frontières vede il nostro Paese soltanto al 41° posto nel mondo. Non c'è da stupirsi se si pensa ai tanti operatori dell'informazione minacciati, numerosi sotto scorta, alla rilevante quantità di azioni giudiziarie intimidatorie contro giornalisti, ma soprattutto alla ricorrente tentazione di questa maggioranza di imporre un vero e proprio bavaglio alla libera informazione. Non a caso la Federazione nazionale della stampa italiana e l'Ordine dei giornalisti contestano radicalmente la legge sulla diffamazione in discussione in Senato che non blocca le querele temerarie, comprime invece in maniera ingiustificata il diritto dei cittadini a un'informazione libera e approfondita. Eppure, l'80 per cento delle denunce per diffamazione non arriva a giudizio e di quelle a giudizio l'85 per cento si conclude con l'assoluzione.

La situazione non può che peggiorare visto che, proprio la scorsa settimana, il Senato ha approvato il disegno di legge Nordio sulle intercettazioni e l'articolo 4 del disegno di legge di delegazione europea 2022-2023 in cui, durante il passaggio alla Camera, il deputato di Azione, Enrico Costa, ha fatto inserire un emendamento che delega il Governo a riformare il codice di procedura penale, stabilendo il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell'ordinanza di custodia cautelare fino al termine dell'udienza preliminare o fino alla fine delle indagini, dove questa non è prevista. Davanti a questa scelta infausta, che lede il diritto dei cittadini di essere informati, FNSI, l'Ordine dei giornalisti, i comitati di redazione, associazioni e i movimenti sono insorti insieme a giuristi e costituzionalisti contestando il tentativo di imporre un bavaglio alla libertà di stampa, sottolineando che il provvedimento va al di là delle disposizioni europee, viola l'articolo 21 della Costituzione e compromette l'autonomia dei giornalisti.

Il disegno di legge Nordio sulla giustizia va a modificare il codice di procedura penale in materia di esecuzione delle intercettazioni prevedendo che, nei relativi verbali, non siano riportate espressioni che consentano di identificare i soggetti diversi dalle parti, salvo che risultino rilevanti ai fini delle indagini; un intervento settoriale che ha l'obiettivo di rendere più stringente il divieto di pubblicare il contenuto delle intercettazioni senza che ci sia alcun bilanciamento dei contrastanti interessi costituzionali in gioco. Con questa mozione noi di Alleanza Verdi e Sinistra sottolineiamo la necessità che il Parlamento individui soluzioni diverse, capaci di determinare un giusto equilibrio tra la tutela degli imputati o delle persone che compaiono negli atti delle indagini e il diritto all'informazione.

La mozione impegna il Governo ad adottare iniziative normative in linea con quanto previsto dal testo negoziale sulle norme a difesa dei giornalisti dalle querele temerarie, note con l'acronimo inglese SLAPP. Si chiede, inoltre, di riformare la disciplina della diffamazione in linea con i pronunciamenti della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo in base ai quali la previsione della pena detentiva non è compatibile con l'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, se non in casi di eccezionale gravità.

Altro punto fondamentale è la protezione delle fonti giornalistiche per far sì che il diritto dei giornalisti al silenzio sulle loro fonti non sia considerato un privilegio, concesso o revocato sulla base della liceità o illegittimità della provenienza delle informazioni, ma un autentico attributo del diritto all'informazione.

La mozione prevede quindi di estendere la possibilità di appellarsi al segreto professionale per tutelare le fonti, a tutti coloro che svolgono effettivamente lavoro giornalistico, dai freelance, i più esposti in caso di querela poiché chiamati a farsi carico delle spese legali, pur non avendo uno stipendio fisso, a tutti quegli operatori che, in ragione dei loro rapporti professionali o personali, possono essere al corrente di determinate informazioni di interesse per la pubblica opinione. E ancora, proponiamo di sostenere nelle sedi competenti le nuove norme previste dalla legge europea per la libertà dei media, con particolare riferimento a quelle dirette all'efficace protezione dei giornalisti e dei fornitori dei servizi di media e alla tutela dei rapporti tra i giornalisti e le fonti, anche da intercettazioni o captazioni di conservazione dei messaggi. Ultima questione, ma non per importanza, riguarda i temi della parità di genere e il divario retributivo di genere nel mondo del giornalismo. I dati dimostrano quanto le giornaliste siano meno considerate e, di conseguenza, meno retribuite dei propri colleghi maschi. È quindi del tutto evidente quanto sia urgente una forte e innovativa azione normativa volta a garantire pari opportunità e parità retributiva a tante professioniste, così come altrettanto urgente è la riforma della governance del servizio pubblico radiotelevisivo, al fine di garantire maggior pluralismo e libertà di informazione.

Concludo, Presidente, dicendo che noi ribadiamo con forza i princìpi contenuti nell'articolo 21 della nostra Costituzione e confidiamo che tutte le forze politiche presenti in Parlamento dimostrino di rispettarli votando favorevolmente alla mozione del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carotenuto, ma non è ancora qui, magari prenderà la parola più avanti.

È iscritto a parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'iniziativa del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra è pregevole, perché consente alla nostra Aula, alla Camera dei deputati, di esprimersi su un tema non nuovo, estremamente rilevante, in relazione alla qualità sostanziale della nostra democrazia. Infatti, pur entrando in campo interessi e beni costituzionali, tutti rilevanti, nell'assenza di equilibrio tra quei beni rischiamo che la nostra produzione normativa non tuteli efficacemente il diritto dei giornalisti e, dunque, dell'informazione, alla libertà e all'indipendenza del proprio esercizio. Non è un tema nuovo perché il Parlamento ha affrontato in più occasioni l'esigenza di adeguamento, aggiornamento e modificazione della normativa nazionale. Tuttavia, ad oggi, le iniziative legislative in materia non hanno prodotto risultato. È pur vero che al Senato della Repubblica sono oggetto di esame alcune proposte che si prefiggono l'obiettivo di innovare la normativa e arrivare a tutelare la libertà del giornalista, del giornalismo e, dunque, dell'informazione, dinanzi ad azioni intimidatorie di terzi, finalizzate a comprimere la libertà di esercizio professionale e, dunque, il diritto all'informazione. Da questo punto di vista, noi del Partito Democratico rivendichiamo l'azione che, in questo caso, i nostri colleghi al Senato hanno svolto e stanno svolgendo sin dall'inizio di questa legislatura, nella quale sono andati a recuperare il lavoro già svolto nella precedente.

In particolare, ci sono tre proposte di iniziativa legislativa del Partito Democratico, tra loro complementari, con basi e finalità comuni: la prima, a prima firma del senatore Verini; la seconda, a prima firma del senatore Martella; e la terza, a prima firma del senatore Mirabelli. Queste proposte, tra loro complementari, si prefiggono l'obiettivo di tutelare il lavoro del giornalista rispetto ad azioni di intimidazione provenienti da terzi e, dunque, sono finalizzate a dissuadere le querele temerarie, che, per l'appunto, hanno l'obiettivo di impedire quell'azione libera e professionale e, dunque, anche il diritto all'informazione dei consociati, ovviamente tenendo insieme il diritto del cittadino che si sente leso nella propria reputazione ad agire in giudizio perché siano tutelati i propri diritti.

Sono beni così importanti rispetto ai quali il legislatore non può scegliere di dimenticarne uno, perché se sceglie di dimenticarne uno la qualità della nostra democrazia viene meno, diminuisce sensibilmente. Quel lavoro dei nostri colleghi, come dicevo, ha delle basi comuni, in particolare - anche qui, tema annoso, non ancora risolto - il superamento della punizione del carcere per il giornalista; tema annoso, affrontato anche in sede giurisdizionale, ma non ancora risolto dal legislatore. In particolare, questa iniziativa legislativa del Partito Democratico al Senato prende le mosse dal lavoro svolto nella precedente legislatura, dove un disegno di legge a prima firma Mirabelli era quasi giunto alla conclusione dell'iter approvativo e aveva consentito di costruire un sistema i cui elementi più significativi, pur in un tema di rilevante complessità, si prefiggevano lo scopo di tenere insieme il diritto del cittadino alla tutela della propria reputazione, ma anche il diritto del giornalista all'esercizio libero e indipendente, senza costrizioni, della propria attività. La realizzazione di questo obiettivo - che anche in queste proposte viene evidenziato - non può non passare dall'eliminazione del carcere per i giornalisti, non limitandosi a questo pur decisivo e importante aspetto.

Vi sono altre proposte contenute in queste iniziative, come la sistemazione normativa degli obblighi delle testate online registrate, l'istituzione di un Giurì d'onore per i giornalisti, ma complessivamente queste iniziative hanno l'obiettivo - che è riproposto nella mozione del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra - di tutelare i giornalisti nell'esercizio della loro attività. Queste iniziative, qualora arrivassero a divenire legge nel nostro Paese, produrrebbero l'utile risultato di far risalire anche il nostro Paese nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione, dove non si posiziona bene e non è coerente con gli standard democratici che noi invece pretendiamo il nostro Paese abbia.

Più nello specifico, sul tema del carcere, è evidente che il tema della parola pubblica e dei limiti della libertà di espressione impone un'attenzione molto particolare, e ciò è reso ancor più necessario dalle conseguenze dello sviluppo tecnologico e dall'impatto che esso ha avuto sul mondo dell'informazione. Sono, però, evidenti gli strumenti giuridici, europei e internazionali, come la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che, all'articolo 11, prevede che ogni persona ha diritto alla libertà di espressione e tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o comunicare informazioni e idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche; o come la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che, all'articolo 10, sancisce, a sua volta, il diritto di espressione e ribadisce che l'esercizio di questa libertà comporta doveri e responsabilità. Gli Stati possono controllare tramite leggi il rispetto di questa libertà, ma anche l'adempimento degli oneri deve essere proporzionato. Su questo, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha detto con molta chiarezza che le pene detentive non sono compatibili con la libertà di espressione, perché il carcere ha effetti deterrenti sull'esercizio della libertà di informare da parte dei giornalisti. Sostanzialmente, dunque, già la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo indica la strada che il nostro legislatore deve rispettare per non entrare in conflitto con i diritti fondamentali previsti dalla Convenzione europea. Il che, ovviamente, non vuol dire che verranno meno sanzioni in caso di violazioni, ma vi sono sanzioni assolutamente più congrue e più adeguate, come ad esempio il rafforzamento del codice deontologico, la responsabilizzazione degli autori e dei direttori, che hanno il dovere di vigilare sui contenuti, tutti più congrui e più adeguati della sanzione al carcere che deve essere cancellata.

Questa iniziativa è contenuta nella proposta di legge Verini, ma è anche nella proposta di legge Martella, perché anche in quella proposta si ripercorre l'iniziativa della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, a partire dalla sentenza del 2009 (Kydonis contro Grecia), con la quale la Corte di Strasburgo ha condannato la Grecia al risarcimento di un giornalista, perché le pene detentive, sostiene la Corte, non sono compatibili con la libertà di espressione e ancora una volta, che il carcere ha un effetto deterrente sulla libertà dei giornalisti di informare. Non c'è solo la Corte europea dei diritti dell'uomo, c'è anche la Corte costituzionale, che ha ricordato come la professione giornalistica debba essere protetta dalla prospettiva del carcere, che deve restare esclusa per il giornalista o per chiunque altro abbia manifestato, attraverso la stampa o altri mezzi di pubblicità, la propria opinione.

Oltre al tema del carcere, la cui iniziativa del Parlamento non può non essere coerente con questi dettati così autorevoli, vi sono altri interventi assolutamente rilevanti, quali quello delle liti temerarie, come scoraggiarle. Anche questo tema è affrontato nelle proposte di iniziativa legislativa. Le querele temerarie possono diventare strumenti intimidatori in grado di condizionare le inchieste e la libera circolazione delle informazioni, impedendo di portare alla luce situazioni anche di grave illegalità.

Allora le proposte del Partito Democratico vanno nella direzione di prevedere forme di responsabilità civile aggravata a carico di coloro che promuovono azioni risarcitorie prive di consistenza per diffamazione a mezzo della stampa e prevedendo, oltre al rimborso delle spese a risarcimento a favore del convenuto, anche il pagamento di una somma determinata dal giudice in via equitativa. Anche questo principio è nella proposta del senatore Verini e trova definizione anche nella proposta del collega Mirabelli, con la quale si propone una modifica anche all'articolo 96 del codice di procedura civile, prevedendo un'ipotesi speciale di responsabilità aggravata civile di colui che, in malafede o con colpa grave, attivi un giudizio a fini risarcitori. Non mancano in queste proposte, ovviamente, le iniziative a tutela dell'altro bene, quella del soggetto che si pretende diffamato: ad esempio, proponiamo il diritto dell'interessato a domandare l'eliminazione, dai siti Internet e dai motori di ricerca, dei contenuti diffamatori o dei dati personali trattati in violazione della legge.

Insomma, ciò che vogliamo ribadire anche in questa sede è che su questo tema così importante e così decisivo per l'assetto democratico del nostro Paese, il Partito Democratico è mobilitato nell'istituzione parlamentare - in questo caso al Senato -, laddove in Commissione le iniziative sono analizzate. Ha messo in campo queste proposte, è disponibile a confrontarsi con gli altri gruppi parlamentari - auspichiamo tutti -, che condividono l'esigenza di innovare la nostra legislazione per andare a colmare le lacune oggi esistenti, denunciate anche da organismi giurisprudenziali così autorevoli, come la Corte costituzionale e la Corte europea dei diritti dell'uomo, trovando degli aspetti condivisi, quali, ad esempio, quello, da una parte, di scoraggiare le liti e le querele temerarie e dall'altro, di escludere definitivamente il carcere per i giornalisti. Siamo pronti a fare la nostra parte, confidando che attraverso il dibattito di oggi e le votazioni di domani, anche la Camera, insieme al Senato, vorrà far sentire la sua voce per giungere a una definizione normativa più puntuale e più coerente con il rispetto dei diritti fondamentali che l'Italia riconosce (Applausi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Di Maggio. Ne ha facoltà.

GRAZIA DI MAGGIO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi ci troviamo a discutere di un tema veramente molto delicato, che sta particolarmente a cuore sia a Fratelli d'Italia che alla sottoscritta, in quanto giornalista. La libertà di stampa, l'attività informativa del professionista, che si muove oggi su un difficile crinale, giuridicamente, per il rischio che la libertà di informazione travalichi nel reato di diffamazione, e politicamente, perché il giornalista può trasformarsi da cane da guardia della democrazia, come l'ha definito la Corte europea dei diritti dell'uomo. Lo facciamo tornando su un argomento del quale si è molto dibattuto, anche poc'anzi, la cosiddetta “legge bavaglio”, del quale poco in realtà è stato detto nel merito. Cerchiamo allora di fare chiarezza. L'emendamento, che è stato così tanto discusso, non è certo un emendamento di Fratelli d'Italia o delle altre forze di maggioranza, né del Governo. Si aggancia alla direttiva europea sulla presunzione di innocenza e introduce il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del dispositivo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell'udienza preliminare, riportando poi, in buona sostanza, anche l'articolo 114 del codice di procedura penale al suo perimetro originario, che è quello in forza del quale è vietata la pubblicazione, anche parziale, degli atti del dibattimento che viene celebrato a porte chiuse.

È vero, l'articolo 21 della Costituzione sancisce la libertà di stampa, ma è altrettanto vero che l'articolo 27 della Costituzione sancisce che l'imputato non è considerato colpevole fino a condanna definitiva. Quindi non siamo di fronte a una legge bavaglio ma al principio sacrosanto di tutela della presunzione di innocenza, perché, dai tempi della riforma Orlando sulle intercettazioni, un decreto legislativo del 2017, era possibile riportare integralmente sui giornali le ordinanze dei GIP, di fatto vanificando le norme previste per tutelare la privacy e la difesa degli indagati, quali quelle che, ad esempio, imporrebbero a un pubblico ministero di citare solo intercettazioni rilevanti ai fini di prova e al GIP di riferirsi ai soli passaggi essenziali nelle conversazioni captate. Ovviamente non sarà più così, non sarà possibile pubblicare i dettagli di un'indagine finché non si chiude la fase preliminare del procedimento. Ciò è, per noi, una buona notizia, una buona notizia per il diritto di difesa. Non c'è stato nessun intervento, quindi, sulla libertà di stampa, né tanto meno un bavaglio all'informazione: non si può essere sostenitori di una giustizia giusta o della tutela dei diritti soltanto secondo convenienza. La stessa sentenza della Corte costituzionale, la n. 150 del 2021, pur nel riaffermare giustamente che la libertà di espressione e in particolare “sub specie” il diritto di cronaca e di critica esercitato dai giornalisti costituisce la pietra angolare di ogni ordinamento democratico, ha anche ricordato che la reputazione individuale è del pari un diritto inviolabile, strettamente legato alla stessa dignità della persona e deve essere tutelato sempre, contro ogni aggressione illegittima, attraverso la stampa o attraverso altri mezzi di pubblicità.

Quindi il diritto all'informazione va di pari passo con il diritto all'onore di coloro che possono essere potenzialmente esposti e potenzialmente lesi dalle notizie che circolano sulla stampa. L'ordinamento italiano garantisce sia la tutela del diritto all'informazione, sia la tutela del diritto all'onore e alla reputazione, tanto in sede penale quanto in sede civile.

L'Italia può migliorarsi e migliorare alcuni aspetti dell'attuale legislazione? Certamente, in primis appare opportuna una riflessione sulla necessità di individuare degli indici di temerarietà delle querele, al fine di consentire al giudice di irrogare la sanzione adeguata. D'altro lato, poi occorre lavorare per valorizzare la professionalità e la serietà nell'esercizio del diritto di cronaca, garantendo a chi sia leso da condotte connotate da intenti diffamatori un pieno ristoro, così come bisogna anche riflettere sulla necessità di incrementare la tutela nel caso in cui venga accertato il carattere diffamatorio delle condotte. Al Senato, com'è stato anche anticipato, è in corso di svolgimento, in Commissione giustizia, il dibattito inerente le disposizioni in materia di diffamazione a mezzo stampa o con altro mezzo di diffusione, finalizzato, almeno nella parte che la maggioranza condivide, ad assicurare una celere tutela del soggetto offeso e della pubblicazione diffamatoria, avendo cura così di evitare uno sconfinamento nell'esercizio del diritto di cronaca spettante al giornalista. Qui torno al senso del discorso: la libertà di stampa è sacra, è sacra, e noi l'abbiamo sempre difesa, continueremo a farlo ma occorre anche porre una riflessione su ciò che vogliamo che sia libertà di stampa e cosa no. In primis, infatti, noi dobbiamo riflettere sulla necessità di contemplare la tutela della libertà di espressione secondo i diritti del singolo, garantendo anche la tempestiva tutela del soggetto offeso, in un contesto in cui i profondi mutamenti derivanti dall'utilizzo dei social media e di Internet hanno inciso, se non travolto, il pluralismo informativo.

È evidente poi come la crescita della cosiddetta disintermediazione possa portare a fenomeni di larga disinformazione, uniti anche sempre di più, a un frequente utilizzo di algoritmi che provocano una marcata polarizzazione e radicalizzazione dell'informazione. È importante anche investire sull'educazione degli utenti in termini di formazione, in termini di alfabetizzazione digitale, perché sono proprio i cittadini i protagonisti di quel sistema e vanno bilanciate le diverse esigenze ad essere impegnati in prima linea come fruitori di quelle notizie, che, soprattutto se false, esagerate o tendenziose, giocano un ruolo importante e decisivo.

Per garantire quindi più diritti occorre produrre maggiore sicurezza, passando attraverso una più efficace cultura declinata in termini di formazione, in termini di responsabilità per rendere, come dicevo, i cittadini protagonisti e consapevoli di quell'ordine legale su cui poggia la civile convivenza.

Fratelli d'Italia continua fermamente a sostenere la tesi per cui i diritti dei cittadini così come difesi dalla Costituzione vadano tutelati e che il diritto all'informazione della collettività o il diritto di cronaca incontrino un limite invalicabile quando si tratta del diritto supremo alla difesa, al giusto processo, all'onorabilità delle persone. Occorre garantire una giustizia che sia lontana dai processi mediatici a cui siamo abituati e che conservi, come Costituzione vuole, le garanzie per tutti i cittadini. Fratelli d'Italia è e sarà sempre al fianco ovviamente dei giornalisti che si battono per la verità contro ogni forma di censura e contro ogni forma di imposizione del pensiero unico. Tuttavia, libertà di stampa non è licenza di diffamare ed è dovere del giornalista in primis ed anche delle istituzioni tutelare il diritto della persona, soprattutto di chi non ha il diritto di tribuna e spesso incidentalmente si vede sbattuto in prima pagina come un mostro. A proposito di cura della giustizia sociale, di cura del vero, il pensiero va anche a tutti quei giornalisti che spesso sono l'unico nostro canale informativo e attendibile in diversi contesti: pensiamo anche ai contesti di guerra dove l'informazione assume e deve assumere un ruolo ancora più decisivo (sono 120 i giornalisti e gli operatori dei media che sono morti nel corso del 2023).

Dobbiamo poi tutelare e incentivare l'informazione professionale di qualità, lo dobbiamo soprattutto alle giovani generazioni, che sono quelle che più subiscono le notizie, sono più esposte alle notizie, in particolare a quelle diffuse dai social in cui ci sono anche tantissime fake news - ma qui entriamo in un altro campo - e stanno imparando a sviluppare un pensiero critico. È proprio sulle nuove generazioni che noi dobbiamo lavorare, fornendo, da un lato, un riavvicinamento dei giovani alla professione del giornalista e all'informazione dell'approfondimento e, dall'altro, il mantenimento e la crescita qualitativa delle scuole di formazione giornalistica, assicurando anche che il percorso all'interno di queste, così come dei corsi di formazione universitari in cui si insegna giornalismo, garantisca un maggior numero di contatti con il mondo del lavoro e si sviluppino così percorsi di formazione più orientati alla pratica e alla conoscenza delle reali dinamiche delle redazioni. Abbiamo bisogno di questo e ancora dobbiamo tutelare il diritto d'autore del giornalista e dei contenuti editoriali riguardo all'intelligenza artificiale, valorizzando l'apporto umano e la sua unicità, favorendo anche iniziative di trasparenza come la bollinatura, che possa certificare quei contenuti che sono generati e addestrati in maniera artificiale; c'è, infatti, anche la necessità di rafforzare le tutele per i giornalisti e per tutti i ruoli, come, ad esempio, i poligrafici che rischiano di vedersi superati, come purtroppo sta già avvenendo in altre nazioni.

Altra minaccia da scongiurare è il livellamento verso il basso dell'informazione con un progressivo immiserimento della qualità delle notizie, soprattutto con un utilizzo molto spinto dei modelli di intelligenza artificiale. Da ultimo, ma non per importanza, dobbiamo impegnarci per una uguaglianza anche salariale all'interno delle redazioni e non solo. A livello globale, le donne sono pagate il 20 per cento in meno rispetto ai colleghi uomini e, oltre a questo, persino la maternità diventa talvolta un fattore che porta a una penalizzazione in termini di salario per una donna e il mondo del giornalismo non fa certamente eccezione.

In conclusione, signor Presidente, noi reclamiamo una complessiva riforma che, da un lato, argini il rischio di ogni indebita intimidazione, come è sacrosanto che sia, all'attività giornalistica e, dall'altro, però che assicuri un'adeguata tutela della reputazione individuale contro ogni illecita aggressione.

Quello di cui abbiamo bisogno e che Fratelli d'Italia sostiene e continuerà a sostenere con fermezza e convinzione, è un ruolo centrale del giornalismo, un giornalismo affidabile, di approfondimento e di analisi contro ogni sciacallaggio. Grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Sono particolarmente contento di intervenire in Aula sul tema delle cosiddette liti temerarie, perché ne sono stato vittima da giornalista, da esponente politico e perché voglio fare un esempio concreto di che cosa significhi essere al centro di un'azione atta a intimidire l'informazione e, in alcuni casi, anche la libera espressione di idee sociali o politiche. Dovete sapere che nel 2017 morì una donna molto importante legata alla camorra, la vedova Moccia, Anna Mazza, detta la “vedova nera”, uno dei nomi più inquietanti della storia: per intenderci, i Moccia hanno e gestiscono ancora buona parte di Afragola e gestivano e vivevano nel Parco verde, dove hanno scontato sempre i loro arresti domiciliari, in una casa di proprietà dello Stato, data, come tante altre, serenamente, a famiglie di camorra.

Ma il tema che le voglio sottolineare è questo: contestai fortemente che, pur avendo vietato i funerali pubblici, all'epoca il prefetto e il questore permisero di fare una funzione religiosa. Lei dirà e qualcuno potrebbe domandarsi: qual è l'elemento che ne scaturì? Ne scaturì che il clan Moccia fece a me, in quanto all'epoca consigliere regionale, ma anche a tutti i giornalisti che avevano riportato le mie dichiarazioni, non soltanto a me che avevo la forza di difendermi, visto che chiedevano risarcimenti per centinaia di migliaia di euro, ma a tutti i giornalisti, a tutti i siti Internet, a tutte le pagine Facebook, una serie di denunce, visto che presero un esercito, uno stuolo di avvocati e di professionisti.

Adesso lei capirà che un consigliere regionale, un esponente politico, un uomo che fa politica può valutare di fare la scelta di affrontare anche la contrapposizione giudiziaria; altra cosa è se un giovane freelance del piccolo sito di Afragola riporta la notizia, che gli è stata mandata, della critica nei confronti di Moccia ed è immediatamente querelato, gli viene chiesto immediatamente di pagare qualche migliaia di euro, che lui non guadagnerà mai. Che succederà? In primo luogo che deve chiamare un avvocato, si deve difendere e, se venisse condannato, dove prenderebbe quei soldi? Le voglio raccontare l'esito perché il clan Moccia sosteneva che, poiché all'epoca nessuno di loro aveva avuto una sentenza passata in giudicato - in alcuni casi perché erano stati ammazzati prima, dopo il primo grado di giudizio - loro non erano camorristi, erano brave persone, mentre io e chiunque avesse ripreso le mie parole avevano diffamato una famiglia perbene. Sa come andò a finire? Andò a finire che la Procura decise il non luogo a procedere per un motivo molto semplice: perché i miei avvocati, in questo caso grazie alla Commissione antimafia, portarono tutte le relazioni, anche quelle pubbliche della Commissione antimafia, nelle quali il clan Moccia veniva regolarmente chiamato “clan”, “esponenti della camorra”, in tutte le procedure della Procura. Qual era l'intento? L'intento non era tanto di colpire me, ma di mettere a tacere tutti coloro che avevano riportato quella notizia, perché legata al clan Moccia, perché non bisognava legarlo al nome della camorra e, se lo fai, io non ti vengo ad ammazzare, ma ti faccio una causa, perché ho i soldi e posso pagare fior fiore di avvocati e di consulenti che ti fanno causa e che ti mettono in condizione di non continuare la tua professione.

Chiudo il mio intervento amaramente: abbiamo ottenuto una vittoria, ma dei giornalisti o dei freelance o dei responsabili di siti che diffusero quella notizia, mai smentita ovviamente, anche dopo che c'è stato il non luogo a procedere, oltre la metà ha scelto di non continuare quest'attività per paura, non del clan in quanto tale, ma di poter essere condannato per aver diffuso una notizia, tra l'altro vera (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi che hanno portato all'attenzione di quest'Aula la discussione che è oggetto anche di una nostra mozione, come gruppo di Azione, in corso di presentazione, per mettere al centro della discussione anche di quest'Aula un tema che in ambito europeo, sia nel Consiglio d'Europa sia nell'Unione, in questo periodo è molto attenzionato. Come sappiamo, com'è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, la libertà di manifestazione del pensiero, prevista dall'articolo 21 della Costituzione, si configura come diritto fondamentale della persona, quale libertà strumentale al pieno realizzarsi dell'ordinamento democratico. Non è un diritto come tutti gli altri: la Corte costituzionale l'ha più volte ribadito, l'ha chiamato la pietra miliare della libertà e della democrazia. La libertà e l'autonomia dell'informazione sono pilastri fondamentali per la promozione dello sviluppo democratico. Non dobbiamo dimenticarcelo e darlo per scontato, perché la storia del mondo, sicuramente, ma anche della nostra Nazione è piena di giornalisti che hanno preso sul serio l'impegno civile, fino alle estreme conseguenze: molti sono morti per ricordare la verità. Sappiamo che a tutt'oggi, specialmente in fasi complesse di lotta alla criminalità e di situazioni di conflitto, questa professione assume un ruolo sempre più importante e vitale per le democrazie del mondo.

Secondo i dati del Consiglio d'Europa, il livello di violenza e minacce subite dai giornalisti è in continua crescita, specie nei contesti di lotta alla criminalità - lo abbiamo detto - o di conflitto. Ma anche il nostro Paese non ne è esente: se guardiamo la piattaforma del CdE, sono oltre 250 i giornalisti a essere sotto vigilanza e, di questi, più di 20 sono sotto scorta. Lo ha ricordato il collega Borrelli, nel suo intervento, come questo sia vero, per esempio, in situazioni di lotta alla criminalità organizzata.

Al contempo, però, c'è tutta una serie di fattori interconnessi, legati, fra l'altro, alla crisi economica del settore informativo, all'assenza di un quadro normativo organico e moderno, che supporti nella sostanza il giornalismo libero, alla precarietà del lavoro nel settore, che rende i giornalisti meno liberi, all'interferenza della politica e alla presenza di portatori di interessi nella proprietà editoriale, che, a volte, vincola l'indirizzo o la forza di fare scelte di rottura. Per tutte queste ragioni il panorama mediatico internazionale e italiano presenta oggi uno scenario allarmante sotto il profilo della libertà di stampa e del libero esercizio del diritto di cronaca. Nel dibattito pubblico nazionale e internazionale è in atto da tempo un confronto sulle azioni da intraprendere in materia, per esempio, di procedimenti giudiziari manifestamente infondati o abusivi, tesi a bloccare la partecipazione pubblica, comunemente noti nel linguaggio internazionale come SLAPP, che è l'acronimo di Strategic lawsuit against public participation. Era ciò a cui si riferivano i colleghi che mi hanno preceduto quando hanno parlato di azioni intraprese non per tutelare il legittimo diritto della persona offesa, ma, viceversa, solo per intimidire qualcuno che si sia opposto al comune sentire.

Dobbiamo, però, sempre ricordarci - perché questo è dovuto, in uno Stato di diritto - che l'ordinamento costituzionale, nel confermare, come ho detto, che la libertà di pensiero è pietra angolare dell'ordinamento democratico - pensiamo alla storica sentenza della Corte costituzionale del 1969, che sancì questa definizione -, al contempo, però, riconosce rango costituzionale ad altri diritti che sono altrettanto importanti non solo per il cittadino, ma per l'essere umano. Tant'è che la Costituzione in via indiretta, in alcuni casi anche in via diretta, e via via la giurisprudenza costituzionale, hanno affermato la necessità di garantire anche tutti quei diritti inalienabili dell'individuo, che si esplicano nella tutela dell'onore, della reputazione, dell'integrità personale e della privacy.

In sintesi, una democrazia matura si misura anche sulla capacità di saper coniugare, da una parte, il diritto dell'individuo a essere informato e il diritto e dovere del giornalista a informare e, dall'altra, anche di tutti quegli inalienabili diritti di ogni persona, a non veder divulgate le proprie informazioni di natura privata o sensibile o di non vedere ingiustamente lese la propria reputazione e la propria integrità personale, nonché altri diritti costituzionalmente garantiti, come la presunzione di innocenza e il diritto all'oblio. Il bilanciamento fra questi diritti definisce una democrazia matura e la capacità di capire quale diritto debba prevalere, fattispecie per fattispecie, definisce lo stato di maturità di una democrazia.

Quanto alle SLAPP, gli indirizzi dell'Unione europea e del Consiglio d'Europa sono chiari e sono definiti: ci dicono di dover sostenere, sia dal punto di vista finanziario sia dal punto di vista della persecuzione, politiche contro chi abusa di uno strumento legittimo e sacrosanto, come quello del diritto ad agire in giudizio per la tutela del proprio onore. Per questa ragione sarà necessario che anche la nostra Nazione intervenga legiferando questa fattispecie. Al contempo, come è stato detto da chi mi ha preceduto, è da tempo attesa in Italia una riforma della disciplina della diffamazione. Concludo, Presidente. La disciplina della diffamazione a tutt'oggi è incostituzionale nel nostro Paese, perché ancora prevede l'incarcerazione del giornalista in caso di condanna. Ebbene, noi, con la nostra mozione, che presenteremo e che illustreremo poi meglio in occasione del voto, vogliamo chiedere un intervento che sia veramente a 360 gradi sulla riorganizzazione del sistema dell'informazione, affinché, da una parte, i giornalisti possano esercitare a pieno il proprio lavoro, ma, al contempo, in tutti gli organi di proprietà, di indirizzo, di finanziamento della stampa siano garantite quella libertà e quell'autonomia che, altrimenti, fanno diventare la libertà di informazione e di essere informati lettera vana (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carotenuto, che illustrerà la mozione Orrico ed altri n. 1-00244, di cui è cofirmatario.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. È necessaria, dal nostro punto di vista, una premessa. Nel nostro Paese siamo in un contesto editoriale dove chi fa informazione ha altri interessi politici o economici, o perfino entrambi. Non ci sono editori puri nel nostro Paese, salvo rare eccezioni. Abbiamo un vero e proprio polo editoriale di destra, che ha fondamentalmente due cognomi: quello legato alla famiglia Berlusconi e l'altro legato ad Angelucci. Non è questa la sede per fare una valutazione di merito, ma è necessario fare i conti con la realtà e, quindi, la raccontiamo e ci domandiamo: cosa può raccontare una testata il cui proprietario è un parlamentare o ha interessi diretti nella politica? E poi c'è un polo editoriale più legato agli ambienti della sinistra o di centrosinistra, che recentemente è stato anche attaccato da esponenti centristi per i suoi interessi, per così dire, diffusi: i legami di GEDI con Stellantis non sono certo un mistero. Infine, ci sono tante realtà che perseguono interessi economici in altri settori: il nome che spicca sugli altri è certamente quello di Caltagirone, che ha enormi interessi nel campo dell'edilizia. E poi ci sono pochissimi editori puri, cioè il cui business è tutto interno al mondo dell'editoria.

Non stupisce, quindi, che poco si parla di evasione fiscale, dei reati dei ricchi, e tanto, invece, di quelli dei poveri. Ho già denunciato, in quest'Aula, l'assurdità del fatto che l'1 per cento delle frodi sul reddito di cittadinanza sono state trattate per il 99 per cento del tempo dedicato al tema dalla nostra editoria, dalla nostra carta stampata e da tutti i mass media: un paradosso legato al fatto che quelli sono evidentemente reati di povera gente. Degli 80 miliardi di evasione fiscale, invece, praticamente non si parla sui nostri giornali.

Veniamo alla Rai. La Rai è la TV della politica, anzi ormai del Governo, grazie alla riforma Renzi.

Purtroppo, il Governo Meloni non ha fatto nulla per smentirsi, occupando tutto quello che riusciva a occupare. Recente il caso Sanremo che è emblematico perché ha visto, ad esempio, Gasparri lamentarsi, dopo il rimbrotto dell'ambasciatore israeliano in Italia su quanto avvenuto sul palco di Sanremo. È intervenuto Gasparri che, guarda caso, è il presidente di una società di cybersecurity di proprietà israeliana, e da lì il finimondo. Abbiamo visto che cosa è accaduto poi la domenica su RAI 1 e le polemiche che sono divampate poi anche nelle piazze, perché la RAI deve essere ed è sentita come un bene comune e quindi gli italiani protestano com'è giusto che sia. E da questo ne arriva un'indicazione molto chiara per noi rispetto a quello che dobbiamo fare, rispetto quindi alla riforma della governance della RAI. Noi abbiamo un'assoluta contrarietà rispetto all'attuale assetto della governance, è una legge che mette nelle mani del Governo tutto il potere e condiziona inevitabilmente il servizio pubblico proprio come abbiamo visto negli ultimi giorni.

Crediamo che il Governo debba stare totalmente fuori dalla tv pubblica, ma anche la politica, ed è per questo che abbiamo presentato una proposta di legge che va in questa direzione: con un CdA dove la politica non mette piede e di questo vorremmo parlare, magari dopo le europee, negli Stati generali dove tutti quanti potremmo mettere sul tavolo delle proposte di riforma della governance della RAI. Voglio qui però dire che questo è anche il motivo per cui non voteremo a favore della mozione di Alleanza, Verdi e sinistra nel punto dove chiede al Governo di intervenire per la riforma della RAI. Perché questa è una riforma che non spetta al Governo, ma spetta al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Nel nostro Paese ci sono 250 giornalisti sotto tutela, spesso minacciati dalle mafie. È un numero che non accenna a diminuire, perché sono tanti i cronisti coraggiosi che affrontano con serietà il tema della criminalità organizzata e che quindi sono in pericolo. È importante ringraziarli sempre, ma soprattutto sostenerli.

Passo ad alcuni temi della nostra mozione che vanno proprio in questa direzione, ad esempio serve togliere assolutamente lo strumento delle querele temerarie dalle mani dei potenti, che le usano per influenzare i cronisti. Con questo strumento hanno più forza e più potere contrattuale, mentre i giornalisti ne hanno sempre di meno e per questo non è rinviabile un intervento sul tema. C'è il tema anche dei freelance: sono giornalisti che non hanno un editore alle spalle, ma che fanno il loro lavoro in modo preciso, onesto e coraggioso, senza tutele, rischiano del proprio. Poi voglio parlare della norma bavaglio: grazie al supporto di un partito che dovrebbe essere di opposizione, ma che in realtà sostiene quasi sempre il Governo sui temi della giustizia, l'Italia si prepara a introdurre una norma anti-trasparenza. Con la norma di Enrico Costa verrà messo un bavaglio alla pubblicazione delle ordinanze, verrà danneggiata la trasparenza certamente, ma in realtà perderemo tutti: i cittadini non saranno informati e lo stesso imputato dovrà affidarsi a un riassunto del giornalista al posto di atti formali. Un paradosso, una sconfitta per tutti, ma che per questo Governo e questa maggioranza sembra essere un trofeo contro i giornalisti e contro i magistrati. Non che all'estero se la passino meglio, abbiamo nelle ultime ore commentato il caso Navalny e il caso Navalny è abbastanza emblematico per quanto avviene in Russia: colpisce la ferocia con cui Putin, dopo aver invaso l'Ucraina, continua a imporre il silenzio all'opposizione interna, anche eliminando gli avversari politici. Il dissidente russo è indiscutibilmente una vittima del regime di Putin essendo oppositore di Putin. Però nella semplificazione becera cui ci stiamo purtroppo abituando e che vede il mondo diviso banalmente nel bene opposto al male, nel nostro Paese si omette di raccontare degli ideali politici di Navalny, non esattamente democratici, almeno per come l'intendiamo noi. Ma qui il fine giustifica i mezzi e quindi le marce su Mosca a fianco di neonazisti, video in cui gli immigrati vengono considerati carie da estirpare, le teorie suprematiste vengono messi nella banalizzazione del racconto che vede opposti il bene e il male. Questo modo di raccontare la realtà, piuttosto superficiale, per non dire peggio, che contrappone il politicamente corretto ai cattivi maestri, però, poi crolla davanti al doppiopesismo ed ecco, ad esempio, quello tra Navalny e Assange.

Ecco mi preme oggi, proprio oggi che si attende una sentenza che deciderà il suo destino, dedicare al fondatore di Wikileaks delle parole. A lui viene contestato di aver violato l'Espionage Act, una legge del 1917, per aver pubblicato oltre 700.000 documenti segreti del Governo americano. Per questa ragione, pensate, rischia 175 anni in una di carcere in una prigione di massima sicurezza. Siamo profondamente preoccupati per Julian Assange che non è una spia, ma un attivista per i diritti umani che ha denunciato crimini e storture del sistema; un uomo che ha speso la propria vita nel denunciare le malefatte del potere con coraggio e ora rischia di perdere definitivamente la propria libertà. Il mondo occidentale, quello che protesta di fronte alla morte di Navalny, non può voltarsi dall'altra parte di fronte al caso Assange. Assange che tra l'altro è da poche ore cittadino onorario di Roma, ma lo è anche di Napoli e Bologna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma il doppiopesismo è ciò che contraddistingue la narrativa del nostro Paese, ormai ci stiamo abituando. Prevale una narrazione appiattita e superficiale che nutre gli interessi degli editori ai loro fini che non possono corrispondere a quelli di informare in modo corretto e leale i cittadini del nostro Paese. Altro esempio calzante è quello di Jamal Khashoggi, ecco, mentre qualcuno con i soldi arabi magnifica un nuovo Risorgimento da Firenze e Riad per intenderci, c'è il tema mai affrontato in modo chiaro dalla comunità internazionale dell'omicidio di Jamal Khashoggi, che è stato ucciso in modo atroce, ricordarlo oggi che si parla in questo Parlamento di libertà di stampa è più che doveroso.

Infine vorrei concludere, grazie al tanto tempo che ho a disposizione, parlando dei giornalisti che nel mondo ci raccontano le guerre, che le vivono sulla propria pelle: nel 2023 sono morti 45 giornalisti sul lavoro. Io oggi però intendo fare i nomi, sono tanti, di quelli caduti a partire dal 7 ottobre a Gaza: per rompere il muro di silenzio che ha caratterizzato la loro scomparsa; un silenzio che intendo interrompere elencando questi nomi:

Alaa Al-Hams, giornalista; Angam Ahmad Edwan, giornalista; Nafez Abdel Jawad, direttore della televisione palestinese; Mohammed Atallah, 24 anni, editore palestinese; Ayman Sharrouf, giornalista; Iyad El-Ruwagh, giornalista; Yazan al-Zuweidi, giornalista e operatore di camera; Mohamed Jamal Sobhi Al-Thalathini, giornalista; Ahmed Bdeir, giornalista; Hamza Al Dahdouh, giornalista e operatore di camera per Al­Jazeera, tra l'altro figlio del referente di Al-Jazeera a Gaza, che è stato ucciso con un drone, quindi un omicidio si potrebbe dire; Mustafa Thuraya, freelance e videoperatore; Akram Elshafie, giornalista; Jabr Abu Hadrous, giornalista e reporter; Ahmed Khaireddine, giornalista; Mohamad Al-Iff, giornalista e fotografo; Mohamed Azzaytouniyah, media worker; Ahmad Jamal Al Madhoun, giornalista; Mohamed Naser Abu Huwaidi, giornalista; Mohamed Khalifeh, media worker e direttore di giornale; Adel Zorob, giornalista; Abdallah Alwan, media worker e specialista del voice-over; Assem Kamal Moussa, giornalista; Samer Abu Daqqa, operatore di camera di Al-Jazeera; Duaa Jabbour, giornalista; Ola Atallah, giornalista; Hassan Farajallah, giornalista; Shaima El-Gazzar, giornalista; Abdullah Darwish, cameraman; Montaser Al-Sawaf, cameraman della televisione turca; Adham Hassouna, giornalista; Mostafa Bakeer, giornalista; Mohamed Mouin Ayyash, giornalista; Assem Al-Barsh, sound engineer; Mohamed Nabil Al-Zaq, giornalista e social media manager; Jamal Mohamed Haniyeh, reporter per il giornale sportivo Amwaj; Farah Omar, un reporter libanese; Rabih Al Maamari, un operatore di camera libanese; Ayat Khadoura, giornalista e podcaster; Bilal Jadallah, direttore della Press House-Palestine; Abdelhalim Awad, media worker e direttore di scena; Sari Mansour, direttore del Quds News Network; Hassouneh Salim, fotogiornalista; Mostafa El Sawaf, scrittore e analista; Amro Salah Abu Hayah, media worker; Ahmed Fatima, fotografa; Yaacoub Al-Barsh, direttore esecutivo della radio Namaa; Ahmed Al-Qara, fotogiornalista; Yahya Abu Manih, giornalista; Mohamed Abu Hassira, giornalista; Mohamed Al Jaja, media worker; Mohamad Al-Bayyari, giornalista; Mohammed Abu Hatab, giornalista; Majd Fadl Arandas, membro del sindacato palestinese dei giornalisti; Iyad Matar, giornalista; Imad Al-Wahidi, della TV Palestina; Majed Kashko, sempre della TV palestinese; Nazmi Al-Nadim, direttore della TV palestinese; Yasser Abu Namous, giornalista; Duaa Sharaf, giornalista; Jamal Al-Faqaawi, giornalista; Saed Al-Halabi, giornalista; Ahmed Abu Mhadi, giornalista; Salma Mkhaimer, giornalista; Ibrahim Marzouq, media worker della TV palestinese Today; Mohammed Imad Labad, giornalista; Roshdi Sarraj, giornalista; Roee Idan, giornalista israeliano; Khalil Abu Aathra, videografista; Sameeh Al-Nady, giornalista; Mohammad Balousha, giornalista; Issam Bhar, giornalista; Abdulhadi Habib, giornalista; Yousef Maher Dawas, cronista; Salam Mema, manteneva la posizione del sindacato giornalisti donne in Palestina; Husam Mubarak, giornalista; Ahmed Shehab, giornalista; Mohamed Fayez Abu Matar, fotogiornalista; Saeed al-Taweel, responsabile editoriale; Mohammed Sobh, fotografo; Hisham Alnwajha, giornalista; Assaad Shamlakh, giornalista freelance che è stato ucciso con 9 membri della sua famiglia; Yaniv Zohar, fotografo israeliano, Mohammad Al-Salhi, fotogiornalista; Mohammad Jarghoun, giornalista; Ibrahim Mohammad Lafi, fotografo.

È una lista lunga di 84 nomi, quasi tutti morti sotto le bombe ed è assurdo e indecente che possa avvenire questo nel 2024, nel silenzio dei nostri media (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Il seguito della discussione è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.

Discussione della proposta di legge: Panizzut ed altri: Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia (A.C. 113-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 113-A: Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 14 febbraio 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 14 febbraio 2024).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 113-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Massimiliano Panizzut.

MASSIMILIANO PANIZZUT , Relatore. Grazie, Presidente. Buongiorno, Sottosegretario e colleghi. L'Assemblea avvia oggi l'esame della proposta di legge recante disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia, esaminata in sede referente presso la XII Commissione (Affari sociali). Ritengo opportuno far presente, per prima cosa, che la mototerapia prevede lo svolgimento di esibizioni di motocross freestyle all'aperto e all'interno degli ospedali per i ragazzi con disabilità e i pazienti, in particolare pediatrici, con gravi patologie, nonché l'opportunità per gli stessi di salire in sella a una moto, a trazione elettrica in caso di ingresso negli ospedali, per vivere un'esperienza nuova sotto il controllo di un pilota esperto, in accordo con i genitori e i medici curanti. Il progetto nasce da un'idea del campione di motocross Vanni Oddera, che, nel marzo 2020, è stato oggetto di studio da parte di un'équipe medica presso il reparto di oncologia pediatrica dell'ospedale Regina Margherita di Torino. I risultati delle indagini hanno confermato gli importanti benefici assicurati dalla mototerapia in termini di riduzione della percezione del dolore per quanto riguarda i pazienti, nonché di riduzione del livello di stress per i genitori, con l'aumento, per gli uni e per gli altri, delle emozioni positive.

Lo scopo della proposta di legge in esame, di cui ho l'onore di essere il primo firmatario, è garantire un riconoscimento formale alla mototerapia, in modo da consentirne una maggiore diffusione nelle realtà ospedaliere italiane, nelle strutture sociosanitarie e socioassistenziali, ma anche nelle piazze delle città italiane.

Faccio presente che, nel corso dell'esame del provvedimento in sede referente, si sono svolte alcune audizioni, sia dell'ideatore del progetto sia di operatori sanitari che hanno avuto modo di sperimentarlo. Sono state, quindi, approvate alcune proposte emendative ritenute migliorative del testo. Nella fase finale si sono recepiti, poi, i pareri delle Commissioni competenti. A tale proposito, ringrazio tutti i colleghi che hanno collaborato.

Passando al contenuto della proposta di legge, nel testo modificato dalla Commissione, rilevo che l'articolo 1, in coerenza con le rispettive disposizioni contenute nella Costituzione, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, riconosce e promuove, in maniera uniforme sull'intero territorio nazionale, la mototerapia quale terapia complementare per rendere più positiva l'esperienza dell'ospedalizzazione, per contribuire al percorso riabilitativo di pazienti, per accrescere l'autonomia, il benessere psicofisico e l'inclusione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti con diversa abilità.

Ai sensi dell'articolo 2, si prevede che, entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge, con accordo in Conferenza Stato-regioni, su proposta dell'autorità politica delegata in materia di disabilità, con il coinvolgimento dei diversi Ministri competenti, siano adottate linee guida per garantire un'uniforme regolamentazione e implementazione della mototerapia su tutto il territorio nazionale. Nell'ambito delle linee guida sono disciplinati i diversi aspetti, quali gli ambiti di applicazione; gli obiettivi dei progetti di mototerapia; la modalità di partecipazione e di supervisione allo svolgimento dei predetti progetti da parte del personale medico, del personale sanitario e dei familiari; il coinvolgimento di enti privati e anche sportivi, dilettantistici e del Terzo settore che operano nell'ambito della mototerapia; i compiti e le responsabilità dell'operatore motociclistico; i requisiti e le licenze che lo stesso deve possedere; i protocolli di sicurezza e le misure igienico-sanitarie da garantire; la tipologia e i requisiti dei motoveicoli e delle attrezzature utilizzabili.

L'articolo 3 prevede che le pubbliche amministrazioni possano promuovere, nel rispetto delle suddette linee guida, l'organizzazione di eventi, di percorsi e di progetti di mototerapia, da attuare con il coinvolgimento di enti privati, anche sportivi e del Terzo settore, presso strutture ospedaliere, sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali, nonché presso altri luoghi pubblici o all'aperto o al chiuso idonei a garantire la piena accessibilità delle persone con disabilità.

L'articolo 4 reca, infine, la clausola di neutralità finanziaria, in quanto l'attività è svolta da volontari.

Spero e confido nella condivisione della proposta di legge da parte di tutti i gruppi parlamentari, con l'obiettivo di costruire insieme un'opportunità per chi ha diverse abilità, anche ai fini della tutela della salute.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Governo, che si riserva.

È iscritto a parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, si sta parlando di contesti dolorosi, si sta parlando di malattie croniche, si sta parlando, nello specifico, di malattie significative, che richiedono tempi lunghissimi, a volte solo per il mantenimento di uno stato di benessere, che rimane, comunque, precario.

Oppure si sta parlando di patologie neoplastiche, che richiedono lunghe, dolorose e faticose cure, con interventi chirurgici, farmaci chemioterapici, che spesso presentano anche problematiche significative in termini di effetti collaterali; quindi, oltre al dolore della malattia, c'è il dolore che viene determinato dalle cure.

Si sta parlando di piccoli pazienti o di pazienti adolescenti in questo caso che, nei giorni di ricovero ospedaliero, sono smarriti, hanno squilibri importanti anche in termini di orientamento; quando sono sottratti al contesto familiare, vengono meno anche gli elementari punti di riferimento della vita quotidiana. E sicuramente tutto questo genera anche un peso, un dolore psicologico, fisico per i genitori e l'intero nucleo affettivo di riferimento del piccolo paziente. Noi abbiamo sempre sottolineato il valore assoluto dei nostri pediatri, della nostra oncologia pediatrica, della loro capacità di accoglienza, di stare con i pazienti, di poter interagire anche con il nucleo familiare. Chiaramente, si sta parlando di esperti, di persone competenti, dal punto di vista scientifico, assolutamente adeguate, nelle nostre strutture sanitarie, ma, allo stesso tempo, sappiamo bene che la cura, il prendersi cura di qualcuno non lo si fa solo con la terapia farmacologica. Oggi va di moda il termine “olistico”: ecco, occorre prendersi cura di qualcuno in modo olistico, in modo globale, con un approccio che sia bio-psico-sociale integrato.

È la strategia che dovremmo sempre portare avanti, perché esiste un'unità, fondamentalmente, che non è organica e basta, ma è anche fatta di emozioni, di affettività, di tanti aspetti, di relazioni; rappresenta una cornice, un contesto a fronte del quale è corretto pensare che gli ospedali debbano essere capaci di superare i propri rischi di isolamento all'interno delle strutture. Quindi, da questo punto di vista, l'ospedale non deve pensare soltanto a guarire in termini clinici o semplicemente a generare la sopravvivenza biologica, ma anche intervenire, in maniera significativa, sulla qualità della vita e ciò diventa un obiettivo fondamentale.

Per questo, soprattutto nel contesto infantile e adolescenziale, sono sicuramente molto importanti anche quei tentativi di far aprire il mondo rispetto alla malattia e mi riferisco alla capacità di inserire elementi ludici nel percorso di cura; quindi sono molto importanti queste attività; attività che spesso si svolgono attraverso sistemi di volontariato, nonché attraverso la capacità di sviluppare reti complesse di supporto e, in questo senso, possono avere un aspetto assolutamente integrativo. In tal senso, noi sappiamo che esiste una vastissima gamma di supporti integrativi, complementari. A me la parola “alternativo” non piace. Alternativo a cosa? La medicina è una e una sola, non esiste una questione alternativa alla medicina o alla cura.

La cura è e deve essere integrata, quindi, forse sarebbe più corretto parlare di medicina integrata, forse sarebbe più corretto pensare ad alcuni elementi integrativi della medicina, ma mai, da questo punto di vista e dal mio punto di vista di medico, dovremmo parlare di percorsi alternativi, perché i percorsi alternativi sono troppo soggetti a soggettività, a cialtroneria e quindi su tale aspetto si deve veramente prestare la massima attenzione.

Abbiamo visto durante la pandemia quello che è accaduto: vi sono state persone che hanno usato antiparassitari per animali o farmaci che non avevano alcun tipo di valore terapeutico. Si sono create condizioni quasi da magia, da maghi che intervenivano e nella storia dell'uomo queste cose sono successe troppo spesso. Oggi abbiamo la fortuna di una medicina scientifica, che ha una metodologia rigorosa, su cui ovviamente vi sono verifiche continue, quindi è in continua evoluzione, ma esiste un rigore metodologico scientifico che possiamo adottare in qualunque elemento di studio, rispetto a valori terapeutici di qualunque intervento. Bisogna avere sempre quel faro di fronte a noi.

Al di là di questa parentesi, che secondo me era doverosa, vi è una vasta gamma di supporti complementari, che possono agire all'interno degli ospedali, per i pazienti, i piccoli pazienti con problemi importanti di disabilità e di malattie croniche invalidanti. Questi interventi possono integrare gli interventi chirurgici e quelli farmacologici; sono stati studiati, quindi sappiamo che possono essere in grado di dare, almeno in parte, una risposta ai bisogni di salute mentale, fisica, dei pazienti, dei genitori e dello stesso contesto affettivo di riferimento.

Faccio alcuni esempi che sono stati portati all'attenzione in sede di discussione in Commissione, ma anche qui in Aula: mi riferisco alla clownterapia, che è un percorso interessante in termini di capacità di alleggerimento attraverso la risoterapia ossia con l'induzione del sorriso; sappiamo che la capacità di ridere funziona in termini di alleggerimento delle tensioni. Abbiamo esperienze importanti, anche a livello nazionale, di musicoterapia, anche questa integrativa rispetto alle terapie tradizionali. Conosciamo l'importanza dell'affettività degli animali, la pet therapy, sappiamo quanto possano essere importanti anche e soprattutto per il piccolo paziente le tecniche di massaggio, quelle che magari sfruttano i punti della medicina tradizionale cinese, il Tuina. Abbiamo visto risultati significativi e importanti anche con l'arteterapia, quindi anche con terapie occupazionali di tipo artistico che possono integrare bene il lavoro che svolgono gli operatori sanitari all'interno dei reparti. Senza parlare poi di lavori, anche di tipo scientifico, assolutamente interessanti - ne troviamo molti - anche con riferimento alle metodiche di autoaiuto, di self-help, ai gruppi di sostegno psicologico educativo, sia nei confronti dei familiari sia in termini della capacità di far socializzare i piccoli pazienti.

Sono tutte tecniche che ci sono e con questa proposta di legge si aggiunge un riconoscimento formale alla mototerapia, in particolare al freestyle motocross.

Il tema di fondo su cui conviene anche riflettere rispetto a questa proposta di legge è che abbiamo ancora pochi elementi scientifici, con criteri metodologici rigorosi che ne dimostrino un'efficacia, con prove di evidenza confermate nella letteratura. Questo è un po' il limite della mototerapia. Abbiamo uno studio solo su 50 pazienti, che ha evidenziato sicuramente una riduzione della percezione del dolore nei pazienti e una riduzione dello stress nei genitori. È uno studio interessante, ma sicuramente richiede conferme anche metodologiche, perché comunque è pubblicato su una rivista di medicina alternativa e di solito non viene richiesto un livello rigoroso nell'ambito della metodologia di studio. Anche gli stessi test statistici utilizzati spesso lasciano un po' a desiderare su queste riviste e hanno impact factor medici di non grande valore. Quindi, da questo punto di vista, ha fatto sicuramente bene l'équipe medica dell'ospedale Regina Margherita di Torino a mettersi a disposizione per fare questo studio, c'è stato anche un grande entusiasmo. Ben venga, dal nostro punto di vista, non c'è alcun elemento ostativo a questa proposta di legge. Sottolineiamo l'importanza di darle anche una veste di maggior attenzione in termini di capacità di studiare, poi, sul serio quanto possa essere efficace la mototerapia. Dal momento che si prevede in questo testo che in sede di Conferenza Stato-regioni si definiscano bene anche le linee guida, gli ambiti di applicazione e le modalità di partecipazione e supervisione allo svolgimento dei progetti, il coinvolgimento degli enti privati anche sportivi, quindi il mettersi a disposizione anche per valutare in itinere l'importanza e il valore aggiunto che può avere questo procedimento, credo sia questa la parte che ci debba interessare di più. Da questo punto di vista non ci siamo assolutamente opposti all'introduzione di questa tecnica di integrazione degli interventi. Penso sia una tecnica interessante, che va assolutamente valutata e va compresa sicuramente meglio, in una sorta di percorso di incoraggiamento e di implementazione di questa tecnica, come delle altre che ho, in qualche modo, elencato. Non ci opporremo assolutamente a questo. Probabilmente, come MoVimento 5 Stelle, faremo un'operazione di astensione e di incoraggiamento al testo, con l'obiettivo anche poi di verificare in itinere quello che potrà produrre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Vietri. Ne ha facoltà.

IMMA VIETRI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, una breve considerazione prima di entrare nel merito del provvedimento oggi in discussione. Prendersi carico dei bisogni della persona equivale a considerare centrali sia gli aspetti medico-riabilitativi, sia quelli psicologici, pratici e relazionali. Questi aspetti sono ancora più veritieri quando la persona è ricoverata in ospedale, un luogo spesso associato a immagini di dolore e tristezza, nel quale il malato è spesso considerato un mero portatore di una patologia da curare e non una persona umana. E lo è ancora di più quando ad essere ricoverato è un bambino. Quando è ricoverato in ospedale, spesso si trova in un ambiente sconosciuto e a lui estraneo, privato dei principali riferimenti affettivi e delle figure adulte di riferimento. Di frequente, i bambini ospedalizzati vengono considerati dal personale medico sanitario al pari di semplici pazienti affetti da una patologia da curare, perdendo di vista, come ho accennato, i loro bisogni psicologici, pratici e relazionali, che emergono e si sviluppano durante la malattia, il ricovero in ospedale e il ritorno a casa. Questi bisogni sollecitano le strutture sanitarie ad offrire ai loro pazienti risposte che superano il confine delle terapie e spostano in avanti la frontiera dell'approccio al paziente. Ed è questo l'obiettivo della mototerapia, ossia rendere più positiva l'esperienza del ricovero dei piccoli pazienti in ospedale, contribuire al percorso riabilitativo, accrescere il benessere psicofisico e l'inclusione dei ragazzi e degli adulti con disabilità.

Dal 2009 è in atto, grazie alla collaborazione tra il campione di motocross freestyle Vanni Oddera e l'ospedale Gaslini di Genova, un progetto volto al coinvolgimento dei ragazzi disabili o affetti da patologie oncologiche in attività motociclistiche, progettate per l'accesso all'interno dei reparti e nelle aree aperte delle strutture ospedaliere, producendo riscontri interessanti su differenti aspetti legati alle condizioni dei soggetti coinvolti. Tale scenario ha portato alla sempre maggiore considerazione delle potenzialità delle attività motociclistiche nell'ambito di alcune patologie, stimolando così progetti diretti verso ambiti patologici specifici, sempre con riscontri positivi. Durante questa esperienza ormai decennale, si è potuto constatare che le attività di mototerapia migliorano la qualità della vita durante il ricovero, trasmettono emozioni positive a tutti gli attori in gioco - piccoli pazienti, familiari e operatori sanitari - e restituiscono dignità e centralità alle persone, offrendo opportunità di socializzazione, confronto e uscita dall'isolamento, con benefici che si prolungano nel tempo.

Lo scenario attuale vede la continua crescita di interesse per queste attività, che, se da una parte ha generato situazioni positive, dall'altra ha inevitabilmente posto la necessità di una regolamentazione precisa di queste attività. E questo è l'obiettivo della proposta di legge in esame, che noi sposiamo appieno: riconoscere la mototerapia quale terapia complementare per rendere più positiva l'esperienza dell'ospedalizzazione, contribuire al percorso riabilitativo dei pazienti e accrescere l'autonomia, il benessere psicofisico e l'inclusione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti con disabilità, in modo da contribuire a umanizzare i reparti pediatrici e consentirne, quindi, una maggiore diffusione nelle realtà ospedaliere, nelle strutture sociosanitarie e socioassistenziali.

L'articolo 2 rimette a un accordo adottato in sede di Conferenza Stato-regioni la definizione delle linee guida per la corretta applicazione degli interventi di mototerapia, prevedendo in particolare che siano disciplinate le necessarie misure di sicurezza e igienico-sanitarie, i requisiti dei motocicli e delle attrezzature utilizzate, il coinvolgimento di medici, infermieri e familiari, nonché le responsabilità, i requisiti e le licenze in capo all'operatore motociclistico. L'umanizzazione delle cure e l'attenzione alla persona nella sua totalità, fatta di bisogni organici, psicologici e relazionali, oggi è un tema di grande attualità. Serve un salto culturale da parte di tutti gli attori del Sistema sanitario. Le cure specialistiche e riabilitative devono essere sempre più accompagnate da una serie di interventi ambientali e strutturali, e di attività integrative, come la mototerapia e altre. L'esperimento fatto presso l'Istituto Giannina Gaslini dimostra che umanizzando le cure e i ricoveri lunghi, si ottengono grandi miglioramenti sullo stato psicologico del paziente. Si tratta, dunque, di applicare alla sanità una filosofia olistica di presa in carico globale della persona e della sua salute. Le attività di mototerapia possono offrire un contributo a tutto questo, assicurando sicurezza attraverso una supervisione clinica allo svolgimento dell'attività, per assicurare il contenimento del rischio infettivo.

Quest'attività tende a un miglioramento di importanti indicatori soggettivi dei pazienti disabili oncologici, pediatrici o adulti, intervenendo positivamente sullo stato di benessere dei pazienti e dei loro familiari e in definitiva a un generale miglioramento della qualità della vita. Tali attività consentono anche di sviluppare un forte senso di comunità e di partecipazione emotiva all'evento speciale, in particolare sui bambini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.

GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Desidero innanzitutto ringraziare il collega Panizzut per aver portato all'attenzione dell'Aula questa proposta di legge, che indubbiamente tende a riflettere in maniera molto seria sulla mototerapia ma più in generale su tutte quelle terapie che non voglio considerare alternative perché non lo sono, ma piuttosto sono integrative rispetto ai tradizionali percorsi di cura.

Stiamo parlando di un'attività che prevede una serie di azioni all'interno di presìdi ospedalieri, proponendo manifestazioni con campioni esperti del settore, ma anche promuovendo un coinvolgimento diretto di giovani o giovanissimi pazienti, che, attraverso la presenza di campioni del motocross, possono provare un'emozione ed essere coinvolti in questo tipo di attività.

Non possiamo dimenticare l'idea originaria, che è quella di un campione di motocross, Vanni Oddera. Forse è perché lui stesso è affetto da una patologia rarissima, che ha messo in quest'attività una particolare attenzione nell'essere vicino alle persone molto giovani che vivono momenti di grande difficoltà. Non dimentichiamo che la sperimentazione cui si fa riferimento nel progetto di legge riguarda soprattutto il reparto oncologico del presidio ospedaliero di Torino.

La finalità di queste azioni sono ben individuate: esse mirano ad accompagnare la cura della malattia con la cura della persona, che è qualcosa di più complesso della sola malattia, cercando di rendere la vita della persona malata nel percorso di cura il più possibile anche vicina a momenti di normalità o di leggerezza, di svago, di disattenzione rispetto alla malattia stessa.

È indubbio che questa è una strada da percorrere perché ha una grande incidenza dal punto di vista dell'efficacia della cura stessa. Non dimentichiamo quanto la volontà e lo stato d'animo incidano sui percorsi di guarigione. Riguarda molto anche l'aspetto della prevenzione psicologica del benessere generale della persona che, come è già stato detto precedentemente, sempre di più deve stare al centro dell'attenzione: dell'attività di salute più che di sanità, in una visione diversa del settore per il futuro. Così come non voglio non sottolineare l'aspetto positivo che nella legge è richiamato, di approntare dei modelli che garantiscano in maniera omogenea, su tutto il territorio nazionale, pari opportunità - non dimentichiamo mai le disparità presenti nei ventuno modelli frazionati del nostro sistema sanitario nazionale, che è diventato sistema ma dovrebbe essere un servizio -. Così come il pensare ai momenti di verifica e di controllo dell'efficacia e del rispetto di alcune regole di sicurezza all'interno di queste attività. Così come non va assolutamente non sottolineato il coinvolgimento del Terzo settore, dell'associazionismo e del volontariato, secondo una logica, a mio parere sempre molto importante, di costruzione del concetto di società solidale che sempre di più è vicino alla persona in difficoltà che vive un momento di malattia.

Come ho già avuto modo di dire nell'interlocuzione e nei lavori della Commissione - il collega Panizzut lo sa - l'orientamento del gruppo del Partito Democratico è quello di esprimere un voto di astensione sul provvedimento stesso. Può sembrare strano dirlo dopo quello che ho appena finito di illustrare, di specificare; ma ho volutamente sottolineato in maniera particolare che non è un giudizio negativo sul provvedimento, anzi di grandissima attenzione, però la perplessità nasce da due motivi.

Il primo è che ci troviamo di fronte a un tipo di terapia in fase ancora sperimentale: è vero che nasce nel 2009, su idea di chi l'ha pensata, e ha delle analisi scientifiche però piuttosto recenti. Forse gli studi più seri risalgono al 2020, come ci è stato ricordato: ci sembra che lo spazio temporale e i dati scientifici non abbiano ancora permesso alla comunità scientifica nel suo insieme di esprimersi in maniera convinta su questo tipo di terapia. Non voglio assolutamente metterla in dubbio, non ne avrei nemmeno la capacità né le conoscenze, però, proprio, solitamente, il riconoscimento di terapie di questo genere prevede percorsi un po' più lunghi, momenti di attenzione e di verifica più consolidati. Ciò non vuol dire che vi sia qualche controindicazione ma significa che prima di elevare tale attività a “terapia” definendola “mototerapia”, forse ci vorrebbero un'analisi e un approfondimento maggiori.

La seconda motivazione che vorrei suggerire - ma sono convintissimo che anche il collega Panizzut, come gli altri colleghi della XII Commissione, avranno modo di riflettere e comprendere come fare - è che forse sia il caso di introdurre un quadro normativo che metta in condizione poi la comunità scientifica e le strutture che si occupano di sanità nei ventuno modelli frazionati, di mettere in atto, sperimentare delle forme di terapie alternative, quali per esempio, la mototerapia. Ce ne sono tante altre, alcune sono state richiamate: l'utilizzo degli animali, anche quelli più strani, penso ad esempio all'uso degli asini nella cura dell'Alzheimer , ma anche la clownterapia, che sarà oggetto, spero a breve, di un'apposita iniziativa legislativa. Potremmo davvero citare parecchi esempi simili, da questo punto di vista.

Forse ciò che manca è un quadro normativo che metta automaticamente, chi deve farlo, nella condizione di fare un giusto percorso di sperimentazione, di validazione e di verifica, per poi poter riconoscere queste terapie come tali in senso stretto. Mi verrebbe da dire, senza avere bisogno di tante piccole leggi, che basterebbe una sola legge, che permetta poi in maniera molto più snella, molto più operativa di agire, consegnando il quadro anche a chi ne sa di queste cose e non lasciando il compito di definire i dettagli a noi decisori politici, che, al di là delle specifiche competenze - c'è chi è medico, chi instaura una lettura anche molto clinica e chi, come me, deve limitarsi a darne una lettura molto normativa - non sempre possiamo farlo.

Come ultima considerazione, metto in evidenza l'invarianza di bilancio che nella proposta legge è stata prevista, senza chiedere al collega Panizzut una conferma in tal senso, è stata una condizione imprescindibile per presentare in Aula la proposta con il voto positivo del Governo. Comprendo le difficoltà di bilancio e qualsiasi tipo di ragionamento, anche in una situazione dove le risorse a disposizione non sono sufficienti a garantire i servizi già esistenti; anzi, io credo che la sfida vera che ci troveremo ad affrontare sempre di più sarà come immettere più risorse nel Servizio sanitario nazionale per garantire uno standard di qualità e di universalità del diritto alla cura (lo abbiamo detto in altre occasioni e adesso non mi voglio ripetere), soprattutto per permettere di mettere in circolo e a disposizione di tutti le opportunità che la scienza e la ricerca offrono per curare le persone malate.

Pensare di introdurre novità per titoli, senza stanziare risorse, cosa significa? Significa che, nelle realtà in cui si avrà la capacità di raccogliere fondi privati, avere sponsor, avere comunque qualcuno che si farà carico di questo, potranno partire sperimentazioni di questo genere; laddove tutto questo non c'è - e tutti sappiamo bene come funziona, ci saranno disparità tra territori, tra città e provincia, eccetera eccetera - rischiamo di non far partire assolutamente nulla. Pertanto, l'altro aspetto, che credo dovrebbe far riflettere tutti e che comunque ci vede particolarmente impegnati, è la necessità di capire, una volta per tutte, che dobbiamo mettere più soldi sul settore, dobbiamo investire di più se vogliamo davvero pensare di fare azioni che, al di là dei buoni propositi, dei grandi momenti anche di comunicazioni di novità, si traducano in realtà quotidiane vissute nei presìdi ospedalieri, soprattutto in quei reparti, come in questi casi, che molte volte coinvolgono piccoli pazienti chiamati a fare i conti con patologie anche molto impattanti, come appunto quelle oncologiche, che hanno proprio tutto il diritto di avere la nostra attenzione, il nostro massimo impegno non solo nel pensare, nel legiferare, ma cominciando soprattutto dal mettere a disposizione le risorse, perché tutto questo possa diventare una realtà.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 113-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Panizzut.

MASSIMILIANO PANIZZUT, Relatore. Non mi permetto di replicare, ma vorrei fare solo un appunto. Concordo assolutamente - e l'abbiamo detto- che questa è una terapia complementare, cioè non è alternativa, assolutamente. L'unica cosa che mi permetto di dire è che i dati raccolti fino a oggi devono essere - e sono - il punto di partenza per una regolamentazione, altrimenti si rischia veramente che ognuno poi fa un po' come vuole e questo non è assolutamente il caso. Ha ragione il collega Girelli e auspico che l'invarianza finanziaria sia momentanea e poi ci sia un supporto: purtroppo, come sappiamo, è chiaro che tutte le cose costano. Mi riservo, magari in sede di dichiarazione di voto, di cercare di far cambiare idea o visione ai colleghi.

PRESIDENTE. Chiedo se il Governo intende replicare: rinuncia.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione della proposta di legge: S. 170-292-312-390-392 - D'iniziativa dei senatori: Gasparri; Parrini; Menia ed altri; Biancofiore e Petrenga; Pucciarelli: “Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate” (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 1306​) e delle abbinate proposte di legge: De Luca e Graziano; Deidda ed altri (A.C. 527​-644​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 1306: “Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate” e delle abbinate proposte di legge nn. 527-644.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 14 febbraio 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 14 febbraio 2024).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1306​ e abbinate)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e

MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Nazario Pagano.

NAZARIO PAGANO , Relatore. Grazie, Presidente, per avermi dato la parola. Onorevoli colleghi, la proposta di legge n. 1306, già approvata dal Senato all'unanimità e recante Istituzione della giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate, giunge oggi alla discussione in Assemblea dopo essere stata oggetto di esame da parte della Commissione affari costituzionali. La Commissione ne ha, infatti, avviato l'esame nella seduta del 18 ottobre 2023, ha proceduto successivamente all'abbinamento delle proposte di iniziativa parlamentare nn. 527 (De Luca) e 644 (Deidda) e l'ha adottata come testo base per il prosieguo dell'esame nella seduta del 24 gennaio scorso. Infine, il 14 febbraio scorso, la Commissione affari costituzionali ha concluso l'esame del provvedimento senza apportare modifiche al testo già licenziato dal Senato.

La proposta, all'articolo 1, comma 1, riconosce il 4 novembre di ogni anno quale Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate; rammento che attualmente è celebrata come Giorno dell'Unità nazionale ogni prima domenica di novembre e, a tal proposito, la relazione illustrativa del provvedimento specifica che il ricongiungimento della Festa dell'Unità nazionale e della Giornata delle Forze armate è volto a ribadire quel collegamento ideale tra la Nazione e le Forze armate sancito all'articolo 52 della Costituzione repubblicana, che proclama la difesa della Patria sacro dovere del cittadino. Il comma 2 dell'articolo 1 specifica che questa Giornata non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260, e non costituisce pertanto festività nazionale.

L'articolo 2 disciplina le iniziative connesse alla celebrazione della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze armate: il comma 1 prevede che le istituzioni nazionali, regionali e locali e gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nel rispetto dell'autonomia scolastica, possono promuovere e organizzare cerimonie, eventi, incontri, conferenze storiche, mostre fotografiche e testimonianze sui temi dell'Unità nazionale, della difesa della Patria, nonché sul ruolo delle Forze armate nell'ordinamento della Repubblica, anche con riferimento alle specificità storiche e territoriali. Al fine di sensibilizzare gli studenti sul ruolo quotidiano che le Forze armate svolgono per la collettività, il comma 2 stabilisce che le iniziative degli istituti scolastici devono essere volte a far conoscere le attività alle quali concorrono le Forze armate nell'ambito del Servizio nazionale della protezione civile per fronteggiare situazioni di pubbliche calamità e di straordinaria necessità e urgenza in ambito umanitario, in caso di conflitti armati e nel corso delle operazioni di mantenimento e di ristabilimento della pace e della sicurezza internazionale, nonché negli ambiti di prevenzione e di contrasto della criminalità e del terrorismo, oltre che di cura e soccorso ai rifugiati e ai profughi.

L'articolo 3 introduce la clausola di invarianza finanziaria, stabilendo che dall'attuazione della legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e che le amministrazioni interessate provvedono a darvi attuazione con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.

L'articolo 4, infine, dispone che l'entrata in vigore della legge abbia luogo il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Concludo evidenziando nuovamente come il testo approvato dal Senato non abbia subìto alcuna modifica in sede referente, in assenza di emendamenti - in realtà, poi, ne sono stati posti tre -, e come le Commissioni competenti in sede consultiva abbiano espresso parere favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo se il Governo abbia volontà di intervenire: si riserva di intervenire successivamente.

È iscritto a parlare il deputato Pasqualino Penza. Ne ha facoltà.

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Oggi abbiamo in discussione la Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate. Vorrei fare una riflessione: noi festeggiamo il 4 novembre dal 1918, dopo l'Armistizio di Villa Giusti, che vide la resa dell'Impero austro-ungarico. Noi vediamo anche in alcuni passi della nostra Costituzione sancire come sacro dovere del cittadino la difesa della Patria. La difesa della Patria è un sentimento che dovremmo coltivare tutti, indistintamente, oltre il colore politico. Ma la riflessione va anche oltre: il senso di unità che questa giornata deve trasmettere è un senso armonioso, che ci deve unire sotto un'unica bandiera, che è quella del Tricolore.

Le Forze armate rappresentano per tutti noi un grande vanto: abbiamo donne e uomini che ogni giorno lottano per la nostra sicurezza, ci garantiscono la sicurezza, anche dell'ordinamento interno, con il loro sentire; sono parte della Patria, sacri protettori degli ideali dell'Italia.

Vorrei portare un esempio di quanto le nostre Forze armate siano profondamente e storicamente legate alla Patria: se noi analizziamo un attimo alcuni usi e costumi delle nostre Forze armate, vediamo che fin dall'Accademia militare hanno un senso di appartenenza, infatti gli appartenenti alle Forze armate quando iniziano la loro carriera militare, anche nell'Accademia, prima di giurare per la Patria, fanno un monito, ogni volta, alle nuove reclute, ovvero sul classico passaggio di stecca, come si suole dire.

Prima di effettuare il giuramento, i loro predecessori, ovvero quelli dell'anno precedente, leggono alle nuove reclute alcuni passi che vorrei oggi citare qui per far capire il senso di appartenenza. Le parole sono queste: “Se fu tuo padre a dire “io voglio” o se fu tua madre a dire “io vorrei”, non giurare! Perché è alla Grande Madre che tu ubbidirai qui dentro. Se fu la tua ambizione a mormorare le parole dai nodi d'oro “Accademia Militare”, non giurare! Perché ti coprirai di sudore, il tuo plotone di fango, le batterie di grasso, il ponte di catrame e le tue stellette si bruniranno. E se gettando un dado esso rotolò sulle facoltà e tu prendesti questa via per il tuo pane, per il tuo letto, non giurare! Perché questa non è una via ma una scala ed ogni gradino vale più oro della tua persona. E se venisti qui dentro dietro una briglia di cavallo, una staffa cromata, una stella chiara, non giurare! I cavalli scompariranno, la Patria no! La tua passione ad essa, non a loro si leghi, altrimenti sulle gambe sottili del tuo purosangue sarai troppo alto sopra le anime dei tuoi uomini che soffriranno guardandoti. Se fu una selvatica ritrosia a farti lasciare il tetto paterno, se fu promessa d'amata che aspetta, non giurare! Odio ed amore non dureranno oltre la morte e noi tutti siamo e saremo oltre la morte! E se fu un capriccio, attimo di spavalda soluzione, notte d'alea tormentosa, blasone di famiglia, tradizione di avi, non giurare! Volto saresti senza voce, nube senza folgore, corpo senza vertebre. Ripiega allora il tuo corredo, restituisci il tuo fucile, regalami le stellette che a me servono; va, non so dove, ma via di qui, dove il dovere mi chiama con voce imperiosa di tromba, dove la carne si mortifica e lo spirito si modella nella sofferenza. Ma se fu amor di Patria, di nostra continua lotta, del nostro popolo a cui tu darai il segreto del vincere e la calma fierezza del morire, se fu passione di mostrine, di alamari, di fiamme rosse, cremisi, verdi o azzurre, se fu fremito naturale del sangue, antica promessa alla tua giovinezza nascente, allora giura! E poi lotteremo insieme e sarai mio fratello”.

Ecco, in queste poche parole noi vediamo un monito lanciato ogni volta dagli allievi alle nuove reclute dell'Accademia, perché deve essere una cosa sentita, deve essere effettivamente una devozione quella alla vita militare. Io credo che per questo noi dobbiamo e dovremo sempre ringraziare le nostre Forze armate che dedicano, di fatto, la loro vita e il loro sacrificio alla sicurezza della Nazione. I militari non fanno la pace però la garantiscono e questa è una cosa importantissima. Oggi, sentire che le parole “unità nazionale” e “Forze armate” sono associate mi riempie il cuore di gioia. Vorrei soltanto che anche questo Governo e questa maggioranza veramente sentissero proprie queste parole, le sentissero come senso di appartenenza e di gratitudine alle Forze armate, all'Esercito, all'Aeronautica militare, alla Marina militare e ai Carabinieri. Vorrei che veramente sentissero questo senso di gratitudine e che non fosse solo uno slogan per rendere risposta alle continue richieste, che ci sono state anche in passato, di questo riconoscimento. Presidente, io ho voluto riportare queste parole dell'Accademia militare perché ho fatto il militare per sette anni e, quindi, conosco benissimo le sofferenze di oggi dei nostri uomini. Noi ci troviamo in sofferenza con i concorsi pubblici per rigenerare le carriere militari ma non solo, perché purtroppo in tutti i settori ci troviamo in carenza di personale. Ci troviamo effettivamente, come logistica e anche in termini di benessere del personale, ai limiti estremi. Io vorrei che questo fosse anche uno spunto, per noi, per convincerci a dare di più e a fare di più per i nostri uomini e le nostre donne delle Forze armate, specialmente oggi che dedichiamo loro, com'è doveroso, una giornata come quella del 4 novembre. Spero vivamente che anche nel prosieguo di questa legislatura le varie forze politiche vogliano aprire un dibattito che non sia puramente speculativo o, comunque, retorico, vorrei che effettivamente ci fosse una sensibilità maggiore.

Oggi, sentir parlare anche la maggioranza di unità nazionale è fantastico, specialmente in un momento in cui andiamo in controtendenza con l'autonomia differenziata e con altre manovre che, ovviamente, negli anni e nei mesi abbiamo stigmatizzato quanto più potevamo. Però, noi dobbiamo fare sempre un richiamo all'unità nazionale affinché non sia soltanto uno slogan. Gli uomini e le donne delle Forze armate incarnano quel sentimento che noi tutti dovremmo avere in quest'Aula ma che spesso e volentieri forse non abbiamo.

Presidente, io concludo il mio intervento, riservandomi nella dichiarazione di voto di esprimere la posizione del MoVimento 5 Stelle in merito.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Loperfido. Ne ha facoltà.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è per me un particolare onore poter intervenire rispetto a questa proposta di legge, condivisa appieno da parte del sottoscritto il quale aveva presentato una simile proposta, proprio per il fatto che il 4 novembre deve essere un giorno in cui si devono continuare a educare le future generazioni al rispetto delle Forze armate nel nome dell'unità nazionale. Si parla tra amici e tra conoscenti della Prima guerra mondiale come della guerra del 1915-1918. Per me che abito nella regione Friuli-Venezia Giulia o per coloro i quali abitano in Trentino-Alto Adige la guerra iniziò prima, fu la guerra del 1914-1918. Ecco allora che, sì, la Prima guerra mondiale, che coinvolse i Paesi di tutto il mondo, fu soprattutto vista come la quarta guerra di indipendenza, una sorta di termine del Risorgimento italiano. Ecco allora che insieme ai patrioti si mischiano anche i patrioti redenti che lungo il confine orientale e lungo il confine del Trentino-Alto Adige si immolarono per una causa che da altre parti d'Italia era già nota, ovvero il Regno d'Italia, ma che per tanti era ancora un tentativo di riannettersi a quel destino identitario millenario.

Venendo a Roma ogni settimana e andando presso l'aeroporto di Ronchi dei Legionari - anche questo nome dovrebbe evocare qualcosa - casualmente mi è capitato di arrivare in anticipo e di andare in visita al sacrario di Redipuglia, un sacrario che sin da piccolo mi ha visto presente e partecipe perché ad esso sono particolarmente legato. Quando si arriva a quel sacrario, nel vedere le trincee, la via eroica, quei 22 scaloni dove c'è sempre scritto “presente”, nel salire in alto, sul Monte Sei Busi, vengono i brividi soltanto a pensare alle decine e decine di italiani provenienti dalla Sicilia, dalla Puglia, dalla Campania, dalla Basilicata e dalla Valle d'Aosta, che parlavano le lingue più diverse, a volte senza neanche capirsi e senza capire gli ordini che arrivavano dal superiore, tutti uniti nell'intento di affrontare il nemico per riportare l'Italia dove era da secoli immemori. Ecco allora che, andando in quei posti, viene alla mente l'Italia della disfatta di Caporetto ma poi l'Italia di Vittorio Veneto, l'Italia delle battaglie del Piave, del sangue versato sull'Isonzo.

È giusto ricordare e ringrazio anche il Comitato presente, con Pasquale Trabucco che tanti anni ha lottato per fare in modo che finalmente il Parlamento riconoscesse che il 4 novembre dovesse essere una festa nazionale celebrata per fare in modo che l'Italia sia ricordata come figlia di un percorso fatto da tanti patrioti che, sì, in tenera età, hanno lottato per riportare i confini e fare in modo che il ricordo di questi patrioti non sia un semplice riconoscimento, ma sia un qualcosa che si perpetua quotidianamente, ogni anno, per generare nuove generazioni che, nel rispetto di questi patrioti, fanno in modo che la fiamma del Milite Ignoto ogni anno, ogni giorno venga sempre ricordata con il massimo rispetto e per ricordare sempre l'importanza dell'essere italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Un altro ricordo che mi viene in mente è il cacciatorpediniere Audace che entra nel molo, all'epoca chiamato San Carlo, a Trieste, il 3 novembre 1918, giorno stesso dell'armistizio, giornata così storica al punto tale che quel molo, da San Carlo, diventa Molo Audace e la bellissima piazza di Trieste, situata di fronte, da quel giorno diventa piazza Unità d'Italia.

Ecco, allora, un altro elemento di storia patria che dobbiamo ricordare, insieme ai nostri irredenti. Cesare Battisti che si arruolò volontario nel Battaglione alpini “Edolo” e, combattendo sul monte Corno, fu catturato e riconosciuto insieme a Fabio Filzi; venne processato al Castello del Buonconsiglio per alto tradimento e giustiziato. Oppure, Filippo Corridoni che, nonostante affetto da tisi, si arruolò e venne colpito dalle mitragliatrici austroungariche nei pressi di San Martino del Carso e morì. San Martino del Carso che dovrebbe ricordare a tutti quella poesia che dice: “Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro. Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto. Ma nel cuore nessuna croce manca. È il mio cuore il Paese più straziato”. Giuseppe Ungaretti, poeta italiano anch'egli volontario, nato ad Alessandria d'Egitto, ma che il legame con la Patria lo riportò immediatamente ad avvicinarsi, ad accostarsi, a farsi volontario per combattere per l'Italia. Colui il quale scrisse, ricordando la tragedia che ogni giorno i militari in trincea vivevano: “Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie”. Questo era il sentimento di ogni singolo militare che viveva nelle trincee con temperature glaciali, ma loro continuavano a lottare e ad affrontare il nemico con la sola forza del combattere per l'Italia. Oppure, ancora, e questo è un caso storico, la prima medaglia al valor militare a una donna, a Maria Plozner, una portatrice carnica rimasta a casa da sola, con il marito in guerra, che, insieme ai suoi quattro figli, preparava le gerle con le vettovaglie e le munizioni militari, ed ogni giorno salivano lungo i versanti delle montagne più impervie: il Pal Piccolo, il Pal Grande, la cima Avostanis e il Passo Pramosio. Ed è proprio su questo Passo Pramosio che venne colpita come obiettivo militare dalle mitragliatrici austriache. Oltre a essere intitolata a lei una caserma, primo caso, unico in Italia, di una caserma intitolata a una donna, il Presidente Scalfaro le conferì la medaglia d'oro al valor militare, a dimostrazione di quanto fosse forte il sentimento di patriottismo nei confronti di italiani che, ancora non italiani ufficialmente, lottavano per la Patria. Oppure Enrico Toti che, nonostante fosse menomato, voleva combattere per l'Italia al punto tale che, nonostante non avesse una gamba, venne arruolato, grazie anche ad un riconoscimento da parte del Duca d'Aosta, e durante l'assalto ad una trincea austroungarica venne colpito tre volte e come estremo tentativo di lottare per la patria lanciò la stampella contro gli austriaci.

Oppure, ancora, ricordare l'epopea del Milite Ignoto. Qualche anno fa abbiamo visto il treno del Milite Ignoto partire da Aquileia, ripercorrere il tragitto storico che lo portò fino a Roma, fino all'Altare della Patria. Milite Ignoto che corrispondeva al nome di Antonio Bergamas che scrisse alla mamma: “Cara mamma, domani partirò chissà per dove… quasi certo per andare alla morte. Quando tu riceverai questa mia, io non sarò più... forse tu non comprenderai questo, non potrai capire come, non essendo io costretto, sia andato a morire sui campi di battaglia.” - ricordo, persona nata sotto la nazionalità austroungarica, ma che abbandonò il destino austroungarico per ricongiungersi a quello italiano - “Perdonami dell'immenso dolore ch'io ti reco e di quello che io reco al padre mio e a mia sorella, ma, credilo, mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio paese natale, al mare nostro, per la Patria mia naturale, che morire (…), per una patria che non era la mia (…). Addio mia mamma amata, addio mia sorella cara, addio padre mio. Se muoio, muoio con i vostri nomi amatissimi sulle labbra…davanti al nostro Carso selvaggio”. Proprio grazie anche a questi ricordi, la bara venne presa, collocata sull'affusto di un cannone, accompagnata da reduci decorati al valore e più volte feriti, deposta in un carro ferroviario appositamente disegnato, arrivò all'Altare della Patria a Roma, dove tutt'oggi vediamo scritto, Milite Ignoto: “Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria”.

Ma questa Pdl non è soltanto per fare in modo che nelle scuole, nelle istituzioni si continuino a ricordare e imparare a memoria le poesie, ricordare i nomi dei caduti, no, ma è ricordare che, sulla base del passato, dobbiamo rispettare ogni giorno le Forze armate, le quali sono una sorta di madre per gli italiani, sempre presente che vigila su di noi, sul nostro bene, sulle nostre sorti, sul nostro interesse.

La nostra forza politica - il nostro gruppo parlamentare, Fratelli d'Italia - da subito si è fatta promotrice di sostenere questa proposta di legge, perché per noi, dietro ogni divisa c'è la Patria, dietro ogni divisa c'è il bene della Patria, ogni divisa deve essere rispettata, in ogni momento, non come qualche presidente di regione che, di fronte alle divise, si permette di dileggiarle e insultarle. Per noi le divise vengono prima di tutto e devono essere rispettate anche quando dicono qualcosa che non rispecchia la nostra volontà. Ecco perché siamo i primi a sostenere questa proposta di legge, perché vogliamo continuare a costruire generazioni, nuove generazioni di italiani che, di fronte alla divisa, si fermano, rispettano, ascoltano, obbediscono, imparano, ringraziando, ricordando e venerando quanto appena ricordato durante questa relazione, questo intervento. Rispetto anche a quanto detto e ripercorrendo le parole del direttore di Limes, in Italia c'è bisogno di nuove generazioni che crescano con la cultura militare, la cultura della strategia militare nell'interesse della Patria. Se oggi i nostri confini sono ben difesi dalle nostre Forze armate, bene, ma l'interesse dell'Italia non è soltanto all'interno dei nostri confini.

Il diritto alla libera circolazione delle merci, il contrasto ai pirati, il contrasto ai trafficanti di esseri umani: queste sono cose che vengono difese ogni giorno dalle nostre Forze armate e ringrazio anche il Ministro della Difesa, Crosetto, per saper ben rappresentare queste Forze armate, per fare sì che le nostre Forze armate abbiano sempre il giusto supporto, il giusto finanziamento, sostenuto da questo Parlamento, per supportare le missioni - 39 missioni, in 25 Paesi - e dare il benvenuto al comando dell'Italia alla missione Aspides per tutelare i nostri interessi, perché gli interessi dell'Italia sono - come diceva Nazario Sauro - ovunque sia l'Italia.

E proprio ricordando Nazario Sauro mi avvio alla conclusione. Dicevo, non è per imparare a memoria le poesie nelle scuole che sosteniamo questo provvedimento, ma anche perché, magari, grazie anche alle parole di Nazario Sauro, si possa crescere sempre come italiani, vicini alle Forze armate. Nazario Sauro, nato a Capodistria - che non era Italia -, morto a Pola - che non è Italia -, con lo pseudonimo di Eugenio Sambo, si imbarca sul sottomarino Pullino, ma rimane incagliato all'interno di uno scoglio del golfo del Quarnaro. Viene catturato dagli austroungarici e, identificato, il tribunale, ovviamente, lo processa come traditore. Condannato a morte per alto tradimento, scrive al figlio: “Caro Nino, tu forse comprendi od altrimenti comprenderai fra qualche anno quale era il mio dovere di italiano. Diedi a te, a Libero, ad Anita, a Italo, ad Albania nomi di libertà, ma non solo sulla carta; questi nomi avevano bisogno del suggello ed il mio giuramento l'ho mantenuto. Io muoio col solo dispiacere di privare i miei carissimi e buonissimi figli del loro amato padre, ma mi viene in aiuto e vi viene in aiuto la Patria, che è il plurale di padre, e su questa Patria giura, o Nino, e farai giurare i tuoi fratelli quando avranno l'età per ben comprendere che sarete ovunque e prima di tutto italiani!”. Viva l'Italia, viva le Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il gruppo del Partito Democratico voterà convintamente a favore di questa proposta di legge, peraltro una delle proposte confluita in questa è stata sottoscritta da colleghi del nostro gruppo. È stato ricordato quali sono le caratteristiche di fondo della proposta di legge: prima di tutto, quella che era la Giornata all'Unità nazionale diventa ufficialmente la Giornata delle Forze armate e dell'Unità nazionale, collocata sempre il 4 novembre; poi, c'è un impegno, secondo me molto importante, che la legge indica alle istituzioni locali, a costruire momenti di ricordo in quell'occasione e, ancora di più, un impegno rivolto alle scuole per far conoscere ai nostri studenti e alle nostre studentesse quello che fanno i nostri uomini e le nostre donne in divisa, dalla Protezione Civile, alle missioni di pace all'estero, all'impegno per la difesa del Paese. Credo che questo coinvolgimento delle scuole sia un fatto molto importante, perché penso che anche per tanti giovani la scelta della carriera militare possa essere una scelta importante, che contribuisce alla difesa del Paese e della comunità nazionale e può diventare anche un percorso di vita. E, comunque, è importante che tutte le giovani generazioni sappiano cosa fa il nostro Esercito, quali sono i suoi compiti, come svolge la sua funzione.

Quel giorno sarà un'occasione particolare, ma io credo lo si debba fare tutti i giorni, per ringraziare gli uomini e le donne del nostro Esercito, per quello che fanno per il Paese. Intanto, i nostri militari - e questa è la prima cosa che voglio ricordare - sono impegnati in molte missioni di pace e lo fanno con una particolare capacità nel costruire il dialogo e la pace. I nostri contingenti impegnati nelle missioni di pace sono riconosciuti, nei Paesi dove vanno, dalle altre Forze armate molto anche per questo, perché hanno una particolare capacità di stare nei conflitti e di costruire occasioni di pace, di dialogo e di sicurezza per tutte le persone coinvolte.

Poi, molto importante è il ruolo - ricordato anche nella proposta di legge - che le nostre Forze armate svolgono tutte le volte che c'è bisogno di intervenire in situazioni di emergenza, e viene citato, giustamente, quello che è il lavoro delle Forze armate in situazioni di crisi, sul piano della Protezione civile, recentemente, se penso alla mia regione, al dramma dell'alluvione in Romagna. E, poi, l'impegno per la sicurezza, il progetto “Strade sicure”, ma, soprattutto, il fatto che le nostre Forze armate sono chiamate a garantire la difesa del Paese. Questo della difesa del nostro Paese, di come si costruiscono efficaci politiche di difesa è un argomento che, forse anche come istituzioni, come esponenti politici, dovremmo discutere di più, perché credo sia un grande tema di attualità politica, voglio tornarvi tra poco.

La data che è stata scelta, il 4 novembre, è il giorno in cui entrò in vigore l'armistizio di Villa Giusti, che era stato firmato il giorno prima, quindi, in cui cessarono le ostilità, sul fronte italiano, della Prima guerra mondiale. Il 4 novembre è il giorno dell'Unità nazionale perché, certamente, in quel conflitto gli italiani completarono quel progetto di Unità nazionale che aveva animato il Risorgimento e fu definitivamente unito il Paese, fu definitivamente unita la nostra Patria.

È importante, quindi, ricordare il sacrificio di sangue di chi allora è caduto per completare l'Unità nazionale, in un percorso che era nato nel Risorgimento, in cui il nesso fra indipendenza nazionale, unità dell'Italia, principi di libertà, di democrazia, contrasto all'autoritarismo, ai regimi tirannici e all'occupazione straniera erano legati indissolubilmente. Penso che, in realtà, quel percorso, dopo il Risorgimento e dopo la Prima guerra mondiale e la costruzione dell'Unità nazionale, si sia pienamente compiuto in quello che è stato definito, non a caso, il secondo Risorgimento, cioè nella Resistenza contro il nazifascismo e, poi, nella nascita della Repubblica, nella stesura della nostra Costituzione, che fa, appunto, dell'Unità nazionale un principio di fondo insieme ai valori di pace, di libertà e di democrazia, a cui tanti si erano ispirati durante il primo e, poi, il secondo Risorgimento.

D'altra parte, la Prima guerra mondiale è stata anche altro. In una lettera ai Capi di Stato dei Paesi belligeranti, il 1° agosto 1917, Benedetto XV - il Papa di allora - parlò di “inutile strage”. La Prima guerra mondiale fu anche una terribile guerra civile fra i popoli europei. Credo che noi dobbiamo ricordare come le due guerre mondiali e tante altre guerre siano nate in Europa e che, quando un popolo europeo ha provato a unire l'Europa con la forza delle armi, è andato incontro, quello stesso popolo, a un destino terribile: pensiamo alla Germania durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, ma anche a quello che, per esempio, in Francia fu la rivoluzione, nel periodo in cui era guidata da Napoleone Bonaparte. Anche in quel caso, anche se portatrice di principi progressivi, non è mai successo che un popolo abbia saputo unire l'Europa con la guerra. L'Europa si è unita quando ha scelto la strada comune della libertà, della democrazia, del riconoscimento reciproco delle identità e delle culture di tutti i popoli europei e di un percorso comune basato sulla pace e sulla democrazia.

Io penso che, se ragioniamo sulle sfide di oggi, dobbiamo avere in testa questi due elementi, cioè un grande Paese come l'Italia ha bisogno di una politica di difesa. Investire sulle Forze armate, anche dal punto di vista tecnologico, del loro personale, è un modo di rendere più efficace anche la nostra azione di pace - ho ricordato le missioni all'estero -, di rendere più efficace quel ripudio della guerra scritto nell'articolo 11 della Costituzione, è anche un modo di difendere il nostro Paese e garantire al nostro Paese la possibilità di difendersi da qualunque aggressione e la sua sicurezza e, nello stesso tempo, io penso che questo obiettivo sempre più si debba collocare in una dimensione europea. Le nostre Forze armate agiscono nell'ambito dell'Alleanza atlantica, un'Alleanza che dura da tempo, in cui l'Italia si riconosce, a cui dà un contributo fondamentale, un riferimento oggi fondamentale non solo della nostra politica di difesa, ma della nostra politica estera. Però, siamo in una fase storica molto complicata, vediamo anche il dibattito che è in atto negli stessi Stati Uniti sul futuro della NATO. Penso che noi, con lungimiranza, mentre sottolineiamo il ruolo delle nostre Forze armate e le mettiamo al centro anche di un ragionamento di riconoscenza dell'intera comunità nazionale, per esempio con la legge che votiamo oggi, dobbiamo sapere che sempre più non è rinviabile, a mio avviso, una riflessione su una politica estera e di difesa comune dell'Unione europea. Una politica di difesa comune dell'Unione europea può rendere più credibile una politica estera e di pace condivisa dell'Europa, anche per svolgere un ruolo che risponda a quello che la storia d'Europa dice al mondo e, cioè, il fatto che bisogna costruire un assetto internazionale basato sul rispetto reciproco, sul rifiuto della guerra, sul riconoscimento delle diverse culture e identità e sulla pace.

Però, questo obiettivo va collocato nel mondo di oggi e anche nei pericoli del mondo di oggi. Noi dobbiamo pensare per tempo che la strada di una politica di difesa comune europea sempre di più diventerà una necessità, non solo una scelta, e la dobbiamo imboccare con grande determinazione. Questo credo sia anche un punto di differenza nel dibattito fra le nostre forze politiche. Noi pensiamo si debba investire moltissimo sull'Europa, anche su forme di cooperazione rafforzata fra gli Stati dell'Unione europea, proprio con l'obiettivo di un'Europa che rilanci il suo progetto di unità politica a partire innanzitutto da una politica estera e di difesa comune che deve essere e sarà una condizione fondamentale, se si realizzerà, della sicurezza del nostro Paese. Quindi, concludendo, se ragioniamo della festa dell'Unità nazionale e delle Forze armate dobbiamo ragionare non di un momento burocratico ma di un momento in cui, prima di tutto, la comunità nazionale si stringe attorno agli uomini e alle donne in divisa e manifesta la gratitudine di tutto il Paese per il loro impegno e anche di un momento di riflessione su come si costruisce il ruolo dell'Italia nel mondo di oggi dal punto di vista anche delle politiche di difesa per realizzare, nel mondo di oggi, i valori della nostra Costituzione di pace, di libertà e di democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevole Sottosegretario e cari colleghi, “il fatto di ricomprendere in questa giornata la Festa delle Forze armate appartiene alla tradizione e a quel sentimento di omaggio alla memoria che trova grande riscontro nella coscienza delle nostre comunità. Credo che sia necessario (…) di assumere in legge la definizione completa e ufficiale del 4 novembre come Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate”. Con queste parole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 4 novembre 2022 ribadiva quanto aveva già scritto nel maggio precedente all'allora Presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Alla luce di queste autorevoli prese di posizione del nostro Presidente della Repubblica, si può affermare che, con l'approvazione senza modifiche da parte della Camera dei deputati di questa proposta di legge si ripara finalmente a un vuoto normativo che non prevedeva e ancora oggi non prevede una disposizione normativa dedicata alla celebrazione delle nostre Forze armate.

Il 4 novembre 1949 è ufficialmente celebrato come giornata dell'Unità nazionale senza più alcun riferimento alle Forze armate, come invece era stato previsto dal 1922. Ripristinare le celebrazioni dell'Unità nazionale e delle Forze armate non solo è un riconoscimento doveroso al ruolo svolto da queste nella nostra storia ma restituisce la ricongiunzione logica di due elementi che storicamente non possono essere disgiunti. La fine della Prima guerra mondiale, con la riacquisizione dei territori irredenti di Trento e Trieste, conclude definitivamente il processo di unificazione nazionale che fu iniziato con il Risorgimento. L'Unità d'Italia è il risultato delle guerre d'indipendenza e dunque è anche una storia militare in cui le Forze armate, ad iniziare da quelle del Regno del Piemonte, sono protagoniste.

Uno degli italiani più famosi nel mondo, Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi, era un militare, anche se non inquadrato in un esercito regolare, e proprio la Prima guerra mondiale, nell'ambito della tragedia complessiva che ha rappresentato, ha prodotto per l'Italia un effetto oggettivamente positivo, dando un forte impulso alla realizzazione sostanziale dell'unità tra italiani che, fino al 1915, era più che altro formale. È nelle trincee fangose che il giovane contadino calabrese, il commerciante romano e l'operaio piemontese, ritrovandosi fianco a fianco e cercando di capirsi oltre i dialetti che ciascuno ancora parla più dell'italiano, si riconoscono come appartenenti ad un'unica e sola Nazione. La mobilitazione di milioni di uomini imposta dalla guerra ha prodotto una trasformazione sociale e culturale che inevitabilmente avvierà un processo di trasformazione della società italiana. Il ventennio di dittatura fascista e le rovine prodotte dalla Seconda guerra mondiale nel nostro Paese hanno prodotto effetti di natura culturale e anche psicologica di lungo periodo che hanno reso l'Italia uno Stato originale rispetto agli altri. Dal 1946 la classe politica repubblicana ha sempre provato una sorta di malcelato imbarazzo nell'utilizzare il termine “Nazione”. Allo stesso tempo, una parte della società italiana ha guardato con ingiustificato sospetto alle nostre Forze armate e anche alle Forze dell'ordine. Per quanto riguarda il concetto di Nazione, che è cosa diversa dal becero sciovinismo o dal moderno sovranismo, questo è stato sdoganato pienamente grazie all'opera preziosa svolta dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi che, nel corso del suo mandato presidenziale, ha dedicato un grandissimo impegno alla riscoperta del tricolore e dell'inno nazionale.

Oggi che i nostri bambini imparano a memoria l'inno di Mameli fin dalle prime classi elementari può sembrare strano che, solo fino a vent'anni fa, fossero pochissimi gli italiani a conoscerne le parole. Se ci siamo riappropriati pienamente del concetto di Nazione per quanto riguarda le nostre Forze armate, era necessario compiere una sorta di ultimo miglio anche di natura formale e questo va fatto in uno Stato, come quello italiano, che ha abolito giustamente da anni la coscrizione obbligatoria.

In uno Stato, che giustamente e doverosamente ha incardinato tra i principi fondamentali della sua Costituzione il ripudio della guerra, lo strumento militare non può essere che uno strumento di sicurezza e di pace, uno strumento di sostegno al nostro popolo e agli altri popoli nei momenti di difficoltà. I nostri militari hanno dimostrato da anni e in molteplici campi non solo le loro qualità, che non sono in discussione, ma di essere pronti a dare la vita per difendere la pace, sovente di popolazioni lontane migliaia di chilometri dai nostri confini.

Con questa proposta di legge - che, voglio ricordare, porta la prima firma del senatore Maurizio Gasparri e che il Senato ha già approvato all'unanimità - compiamo finalmente un atto doveroso che è quello di celebrare, in forza di una norma di legge dello Stato, il ruolo prezioso svolto dalle nostre Forze armate.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1306​ e abbinate)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo non intendono intervenire.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Saluto alcuni studenti e docenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università del Salento, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti (Applausi)!

Discussione della proposta di legge: Rotelli ed altri: Legge quadro in materia di interporti (A.C. 703-A​) (ore 12,57).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 703-A: Legge quadro in materia di interporti.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 14 febbraio 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 14 febbraio 2024).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La IX Commissione (Trasporti) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Andrea Caroppo.

ANDREA CAROPPO , Relatore. Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, a nome della Commissione trasporti e telecomunicazioni riferisco sulla proposta di legge cosiddetta Interporti, il cui esame in sede referente è terminato la scorsa settimana, dopo un'approfondita istruttoria tanto lunga quanto attenta, pur nella dialettica tra i gruppi parlamentari la quale, peraltro, è fisiologica quando ci si confronta sul merito dei temi in discussione. Questo provvedimento introduce una nuova disciplina quadro in materia di interporti che sostituisce, abrogandola, quella attualmente contenuta nella legge n. 240 del 1990. La proposta in larga parte ripropone il contenuto di una proposta di legge già presentata nella scorsa legislatura, sulla quale la Commissione aveva svolto una cospicua attività conoscitiva. Gli interporti costituiscono, insieme ai porti e ai terminal intermodali, uno dei cosiddetti nodi intermodali ossia infrastrutture dedicate allo scambio modale e all'interconnessione fra le reti. Un interporto può essere definito come un complesso di infrastrutture e servizi finalizzati allo scambio di merci tra diverse modalità di trasporto. Si tratta di strutture complesse che si collocano al centro della supply chain e che sono in grado di accogliere non solo imprese di trasporto e logistica ma anche aziende specializzate in lavorazione differenti, imballaggi, assemblaggi o etichettatura. Nessuna sorpresa se, quindi, il comma 5 dell'articolo 1 della proposta definisce gli interporti come infrastrutture strategiche per lo sviluppo e per la modernizzazione del Paese e di preminente interesse nazionale e se il comma 6 specifica che la rete degli interporti costituisce, nel suo insieme, una delle infrastrutture fondamentali per il sistema nazionale dei trasporti ed è strettamente pertinente al perseguimento di interessi pubblici di rilievo generale.

Attualmente, in Italia risultano 24 interporti in tutte le parti del Paese: a nord, Novara, Verona, Trieste; al centro, Livorno, Orte; a sud, Bari, Nola; nelle isole, Catania. La loro dislocazione sul territorio mostra la varietà delle tipologie e delle esigenze logistiche del nostro sistema produttivo e trasportistico.

La legge alla nostra attenzione ha, dunque, diverse finalità. La prima è favorire l'intermodalità terrestre e l'efficienza dei flussi logistici per lo svolgimento di funzioni di connessione di valore strategico per l'intero territorio nazionale, valorizzando anche la rete esistente e gli interporti, di cui alla legge n. 240 del 1990, nonché i collegamenti con il sistema portuale. In questo contesto, la seconda finalità è quella di migliorare e incrementare l'efficienza e la sostenibilità dei flussi di trasporto, in una prospettiva di sviluppo e di connessione tra le reti infrastrutturali in ambito nazionale ed europeo. La terza consiste nel sostenere, in coerenza con il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, il completamento delle infrastrutture per l'intermodalità, previste per l'Italia nella Rete transeuropea dei trasporti, la cosiddetta Rete TEN-T.

Data la rilevanza di questi obiettivi, anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato significative risorse per lo sviluppo della logistica portuale. L'intermodalità e la logistica integrata rappresentano la componente 2 della Missione 3, Infrastrutture per una mobilità sostenibile, con risorse pari a 630 milioni di euro. La componente prevede specifici interventi a supporto dell'ammodernamento e della digitalizzazione del sistema della logistica, ripartiti in due ambiti d'intervento: sviluppo del sistema portuale, con 270 milioni di euro; intermodalità e logistica integrata, con 360 milioni di euro.

Sul piano delle fonti del diritto e delle competenze normative, a scanso di equivoci, dico subito che - e di questo si è anche discusso in sede di Commissione - sin dall'articolo 1 la legge fa salve le spettanze regolatorie delle province autonome di Trento e Bolzano (a Trento c'è la sede di un interporto) e delle regioni sia a statuto ordinario sia a statuto speciale.

Procedo ora con sintesi, rinviando per i dettagli al testo della proposta e alla documentazione predisposta dal Servizio studi e per gli aspetti più propriamente finanziari al Servizio bilancio dello Stato.

La proposta di legge afferma, all'articolo 2, il principio della programmazione e vede nel Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti il principale soggetto regolatore. Il Ministero si avvale, a tal fine, del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica. Alla riunione del Comitato partecipa, senza diritto di voto, tra gli altri, anche il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome.

Concorre all'adozione degli atti di programmazione e alla loro concreta attuazione la Conferenza unificata dello Stato, delle regioni e delle province autonome. Dico in breve che i primi passi che il MIT dovrà compiere sono la ricognizione degli interporti in funzione e di quelli già in via di realizzazione, e poi l'elaborazione e l'adozione del Piano generale per l'intermodalità. Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti tiene anche il registro dei soggetti gestori degli interporti. I soggetti gestori dell'interporto ottengono, dall'ente pubblico proprietario dell'area, una concessione d'uso e, al contempo, un diritto di superficie, la cui durata è stabilita tenendo conto dell'investimento effettuato. Essi agiscono in regime di diritto privato. La legge prevede anche iniziative di potenziamento della rete degli interporti e al tal fine stanzia apposite risorse. A quest'ultimo riguardo, la legge al nostro esame prevede che tale potenziamento debba essere coerente con la programmazione contenuta negli atti di cui ho detto e che non conduca ad avere un numero massimo di 30 interporti.

In conclusione, questa che stiamo per approvare è una legge quadro, che predispone l'ambiente normativo in cui possano proficuamente incontrarsi le politiche pubbliche di regolazione e di programmazione strategica e l'iniziativa economica privata, nell'ottica dell'articolo 41 della Costituzione. Tutti i soggetti coinvolti sono chiamati a questa sfida, affinché al Paese sia dato un volto più moderno ed efficiente. Signor Presidente, onorevole Sottosegretario, cari colleghi, ascolterò con interesse gli interventi degli altri gruppi parlamentari e mi riservo, quindi, di intervenire eventualmente anche in sede di replica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Chiedo se il Governo vuole intervenire: non intende farlo.

È iscritta a parlare la deputata Valentina Ghio. Ne ha facoltà.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ho ascoltato il relatore. La legge quadro in materia di interporti che affrontiamo oggi parte da un obiettivo condivisibile: introdurre una nuova disciplina quadro sugli interporti, ma, a nostro avviso, lo fa intervenendo in modo inadeguato, talvolta insufficiente, e su alcuni aspetti dannoso. Gli interporti, è stato detto, assumono, in questa fase economica e geopolitica, un grande rilievo, costituendo, insieme ai porti e ai terminal intermodali, uno dei cosiddetti nodi intermodali, ossia infrastrutture dedicate allo scambio nodale e all'interconnessione fra le reti, e quindi strategiche in questo momento storico. Dunque, l'obiettivo prevalente dovrebbe essere proprio la volontà di sostenere il sistema degli interporti per accrescerne l'intermodalità e accrescere l'efficienza dei flussi logistici. Ma alcune novità introdotte, sia rispetto alla legge attuale, sia rispetto anche al confronto sviluppato nella scorsa legislatura su questo tema, generano più di una preoccupazione. Ad oggi, risultano attivi 24 interporti, che evidenziano diverse scoperture sul territorio nazionale. Già dal primo articolo, che individua l'ambito di applicazione, le finalità e gli obiettivi della nuova legge, ci sono alcune novità, a partire dal comma quarto, che tratta la definizione di interporti, e mi riferisco a quando si inserisce per la prima volta la definizione della gestione degli interporti in forma imprenditoriale, che, se associata al regime applicabile ai soggetti gestori individuato nell'articolo 5 - e poi entrerò nel merito -, stride fortemente proprio con la definizione che è stata data, ossia con il concetto di infrastruttura fondamentale per il sistema nazionale dei trasporti strettamente pertinente al perseguimento di interessi pubblici di rilievo generale.

In particolare, mi riferisco all'articolo 5, che rappresenta il cuore del provvedimento e sul quale esprimiamo profonda contrarietà, perché configura una vera e propria privatizzazione, scritta nero su bianco, di infrastrutture strategiche per lo sviluppo del nostro Paese. Del resto, avendo inserito nella legge finanziaria 20 miliardi di introiti da privatizzazioni, da qualche parte questo disegno si deve concretizzare. E quindi, dopo le ferrovie, dopo Poste Italiane, dopo anche il dibattito sull'incertezza sulla natura giuridica nel percorso di riforma dei porti, che, in più di un intervento di questa maggioranza, ha fatto intravedere la volontà di ingresso massiccio dei privati nella gestione dei porti, adesso, con questo provvedimento, vediamo un'altra concreta e plastica realizzazione delle privatizzazioni annunciate. Infatti, in questo articolo, che dà corpo e sostanza all'intero provvedimento, appare chiara una volontà: privatizzare anche gli interporti. E mentre, da una parte, si ribadisce la funzione pubblica dei soggetti gestori, subito dopo si precisa che gli stessi soggetti agiscono in regime di diritto privato, con modalità che non ne garantiscono meccanismi di natura pubblicistica.

In queste ore, tra oggi e domani, quando si andranno ad affrontare gli emendamenti, avrete l'occasione di dimostrare che non è così, che non volete compiere un'ulteriore sottrazione di controllo pubblico su un asset fondamentale, se approverete gli emendamenti che, come Partito Democratico, abbiamo presentato e in cui chiediamo espressamente, ad esempio, che, almeno nelle procedure che riguardano l'utilizzo di finanziamenti pubblici, vengano garantiti parametri e meccanismi pubblicistici.

La nostra preoccupazione riguarda proprio l'ulteriore perdita di patrimonio strategico pubblico e diventa conclamata quando, nella legge, la costituzione del diritto di superficie per i soggetti gestori privati che fanno investimenti diventa diritto di proprietà, mettendo la bolla finale alla privatizzazione di infrastrutture strategiche di interesse nazionale, che dovrebbero rimanere pubbliche. Peraltro, ci sembrava anche - questa è una considerazione a latere, ma non tanto - che una nuova legge, quale quella oggi in esame, si ponga subito in conflitto con una normativa dell'Unione europea, in particolare con la direttiva Bolkestein, che mi sembra venga applicata da questo Governo un po' à la carte, a vostra scelta, da subito per le guide turistiche, ad esempio, e non per gli interporti, dove non si prevede la selezione dei gestori sulla base di una procedura di evidenza pubblica che il testo della legge non contempla.

Peggio ancora, per sancire l'opinabile e preoccupante trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà, che di fatto, appunto, privatizza queste infrastrutture, è il fatto di non prevedere almeno una procedura di evidenza pubblica, una gara pubblica, ma di prevedere una perizia giurata di un tecnico per la valutazione degli investimenti. Questo è nero su bianco nella legge. Ci sembra, davvero, l'ennesima svendita del nostro patrimonio, di strutture fondamentali del nostro Paese.

Un altro elemento negativo, a nostro avviso, è la scarsità di risorse a supporto dell'obiettivo - questo, sì, condivisibile - da raggiungere, ossia il supporto al pieno sviluppo dell'intermodalità. Noi riteniamo che le risorse siano del tutto insufficienti per questo obiettivo ambizioso: 6 milioni per il 2024, 5 milioni per il 2025 e 10 milioni per il 2026, peraltro, in assenza di esplicitati criteri di distribuzione, in assenza di una valutazione perequativa, e su questo in perfetta sintonia con l'andazzo introdotto dalla legge sull'autonomia differenziata, valutazione perequativa utile per sostenere i territori con maggiori bisogni e con minore avanzamento dei progetti di integrazione intermodale. Non c'è alcuna assicurazione della priorità dell'impegno di queste risorse agli interventi programmati da tempo, ma c'è un aumento del 25 per cento del numero di interporti, che passano da 24 a 30, scelta che potrebbe anche essere condivisibile, ma fatta senza aver avviato una discussione parlamentare su dove collocarli, senza avere esplicitato e condiviso, in un dibattito parlamentare, criteri lungimiranti a tutela dei traffici, delle connessioni con le altre infrastrutture strategiche. Noi crediamo che manchi davvero, anche su questo, una visione di futuro, vediamo contributi a pioggia, mancanza di discussione condivisa, mancanza di un potenziamento strutturato, forse perché è già chiaro dove direzionare le risorse? Nel caso, il Parlamento e le Commissioni competenti dovrebbero almeno conoscerne le ragioni e gli obiettivi.

In definitiva, noi crediamo che ci troviamo di fronte a un altro provvedimento senza lungimiranza, con interventi che hanno un respiro limitato, che non rispondono agli obiettivi esplicitati dal potenziamento dell'intermodalità, di tenere insieme sviluppo economico e tutela dell'ambiente. Soprattutto, ci troviamo di fronte a un provvedimento che fa entrare un'altra privatizzazione dalla finestra. L'onorevole Caroppo ha parlato del lungo periodo di tempo in cui abbiamo affrontato la discussione di questo provvedimento in Commissione; è vero, è stato un lungo periodo di tempo, ma è stato un lungo periodo di tempo anche perché è stato interrotto molte volte, addirittura c'è stato un momento in cui si è tentato di inserire la riforma dei porti come un “di cui” della legge sugli interporti, con un emendamento che di fatto, poi, alla fine non è stato mai presentato - io credo -, rendendosi conto che sarebbe stato troppo anche per questo Governo, date le mancate chiarezze sulla natura giuridica dei porti.

Sugli interporti, invece, a noi sembra che abbandoniate questa reticenza e andiate a toccare, con una conclamata privatizzazione, un settore, come quello dei trasporti e della logistica, dove la presenza dello Stato è fondamentale, perché ne va della coesione, ne va della tenuta, ne va del futuro del nostro Paese. Su trasporti, su infrastrutture e su energia state facendo fare un grande passo indietro allo Stato e noi pensiamo che sia un grande errore lasciare alle privatizzazioni i servizi essenziali che costituiscono l'ossatura di questo Paese, che contribuiscono alla coesione sociale dei suoi abitanti. Un gesto come questo, da parte di chi, come voi, si propone come primo difensore della Patria, è l'ennesima contraddizione in termini, che andrà in direzione contraria rispetto al rafforzamento dello sviluppo giusto del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Amich. Ne ha facoltà.

ENZO AMICH (FDI). Signor Presidente, Sottosegretario Ferrante, onorevoli colleghi, la proposta di legge quadro in materia di interporti all'esame dell'Assemblea ci offre l'opportunità di trattare una nuova disciplina degli interporti, il cui ruolo determinante nel recupero dei costi e nell'assicurare efficienza logistica al sistema Paese è innegabile. Come già richiamato da altri colleghi, la nuova disciplina quadro in materia di interporti sostituisce quanto previsto nella legge 4 agosto 1990, n. 240, recante interventi dello Stato per la realizzazione di interporti finalizzati al trasporto merci e in favore dell'intermodalità. Lo ripeto, si tratta della sostituzione della disciplina recata da una legge del 1990; abbiamo sentito appena adesso dalla collega che mi ha preceduto parole come “inefficienti”, “inadeguati” e “in ritardo”, ebbene, mi sento di dire tranquillamente che questo lavoro andava fatto ben prima di noi, quando le opposizioni erano al Governo, e lo abbiamo fatto con un lavoro corale, sentendo decine e decine di audizioni. Si tratta di un testo il cui impianto normativo è da considerarsi ormai superato, considerato che risale a oltre trent'anni fa, praticamente un'altra epoca, e pertanto non è più in linea con i tempi e con lo sviluppo delle attività di logistica intermodale, che negli ultimi decenni hanno conosciuto una rapida e significativa evoluzione. Era un atto essenzialmente di natura erogativa, collocato in uno scenario di riassetto delle competenze tra i livelli di Governo ancora in evoluzione: da un lato, infatti, lo Stato non aveva ancora delegato alle regioni le competenze necessarie per la programmazione in materia di trasporti e infrastrutture, delegate successivamente, poi, nel 1997; dall'altro, non esisteva ancora un'organica e definitiva politica europea in materia di trasporti. Da allora, i diversi provvedimenti presentati, per la maggior parte di iniziativa parlamentare, sono stati interrotti dallo scioglimento delle Camere. L'unico provvedimento legislativo il cui iter si è concluso positivamente è stato il decreto-legge n. 98 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 204 del 1995, che ha eliminato la classificazione degli interporti di primo e secondo livello, distinguendoli solo in funzione della loro rilevanza nazionale.

Una serie di novità ha inciso profondamente sul sistema dei trasporti negli ultimi decenni, in primo luogo, ricordo l'evoluzione tecnologica riguardo alla sempre maggiore attenzione ai temi della sostenibilità ambientale e, da ultimo, la definizione e implementazione delle reti TEN-T che descrivono un quadro completamente nuovo rispetto agli anni Novanta. Da qui l'urgenza di un testo al passo coi tempi, urgenza di cui si è fatto carico l'onorevole collega Mauro Rotelli, un testo che definisce in modo chiaro e inequivocabile il concetto di interporti, affinché si eviti che qualunque realtà con due binari possa diventare un interporto.

Il rigore con cui è stato concepito il testo di cui ci stiamo occupando, che ripropone inizialmente le identiche disposizioni già presentate nella scorsa legislatura, si evince fin dai suoi esordi quando, all'articolo 1, comma 4, lettera a), l'interporto è definito come il complesso organico di infrastrutture e di servizi integrati di rilevanza nazionale, gestito in forma imprenditoriale al fine di favorire la mobilità delle merci tra diverse modalità di trasporto con l'obiettivo di accrescere l'intermodalità e l'efficienza dei flussi logistici, in ogni caso comprendente uno scalo ferroviario idoneo a formare o ricevere treni completi o in collegamento con porti, aeroporti e viabilità di grande comunicazione. Questa definizione di interporto recepisce la disciplina europea del railroad terminal, espressione impiegata nel lessico della rete TEN-T e del regolamento (UE) n. 1315/2013. Ritroviamo anche il criterio dell'unicità gestionale tra i requisiti essenziali di un railroad terminal, ossia la gestione da parte di un soggetto privato o di un'impresa, eventualmente anche con partecipazione pubblica. Si tratta, a ben vedere, di una gestione unitaria, non nella dimensione soggettiva, ma in quella funzionale, condizione, questa, che rende naturale la soluzione consortile.

Inoltre, è attribuita rilevanza nazionale al complesso organico di infrastrutture e di servizi integrati, con l'obiettivo di accrescere l'intermodalità e l'efficienza dei flussi logistici.

Ci sono poi sezioni del testo legislativo su cui è bene soffermarsi: l'elaborazione da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti del Piano generale per l'intermodalità, l'istituzione del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, anche ai sensi dell'articolo 4, che rappresenta un nuovo organo di indirizzo, programmazione e coordinamento di tutte le iniziative relative allo sviluppo degli interporti. Questa struttura potrebbe ereditare le competenze della dissolta Consulta generale per l'autotrasporto e la logistica, di cui si domanda spesso e autorevolmente la ricostituzione. Per come è concepito nel testo, il Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica è un contesto più vasto e strutturato per favorire e organizzare le iniziative concernenti le tematiche della multimodalità, intesa come collaborazione fra i diversi vettori e integrazione tra porti, aeroporti e interporti.

Ricordo, poi, le decisioni inerenti la transizione energetica, i processi di digitalizzazione delle infrastrutture e delle attività amministrative, l'applicazione e la diffusione di sistemi intelligenti e le operazioni di logistica, con particolare riferimento all'interoperabilità delle piattaforme tecnologiche e alla condivisione dei dati.

E ancora, il potenziamento degli interporti, dell'intermodalità, della rete ferroviaria interportuale, che prevede l'individuazione di un ordine di priorità con cadenza annuale dei progetti relativi alla realizzazione e allo sviluppo degli interporti.

Le risorse stanziate per il primo triennio delineano la chiara volontà di ottimizzare la rete interportuale, proseguendo la diminuzione dell'impatto ambientale delle attività di trasporto e logistica. Gli interporti così concepiti potrebbero assurgere al punto di riferimento per la City Logistic, con mezzi ecologici e con processi di condivisione del carico tra corrieri, per ridurre il numero di veicoli impegnati nelle consegne, così come essere il punto di riferimento per le attività di distribuzione dei mercati generali ortofrutticoli.

Il mio auspicio è che all'approvazione di questo testo seguano le indicazioni agli istituti tecnici superiori o ad altre scuole di formare tecnici di interportualità in grado di gestire materie logistiche, amministrative, gestionali, perché, in ambito interportuale, servono competenze che attualmente non si trovano.

Il provvedimento, composto da otto articoli, ripropone il contenuto della proposta di legge del collega Rotelli presentata la scorsa legislatura e sulla quale la Commissione trasporti aveva svolto una cospicua attività conoscitiva. Il testo, come detto, aggiorna e ridefinisce le disposizioni vigenti anche alla luce degli indirizzi e delle iniziative dell'Unione europea nel settore dei trasporti e dell'intermodalità, ribadendo, al contempo, l'importanza che l'azione del Governo Meloni attribuisce alla politica dei trasporti, in particolare al settore dell'autotrasporto e della logistica, al fine di rendere più moderno ed efficiente il sistema Paese e recuperare quel deficit infrastrutturale del nostro Paese, che, come più volte è stato sottolineato nel passato, risulta di una trentennale e spesso non attenta politica infrastrutturale.

A seguito di un'intensa e proficua attività in Commissione trasporti, è stata introdotta una serie di modifiche; tali modifiche hanno certamente migliorato ulteriormente l'impianto normativo originario, in uno spirito di collaborazione tra maggioranza, opposizione e Governo.

Oltre alle misure che ho evidenziato in precedenza, vorrei sottolineare inoltre il tema importante dell'individuazione degli interporti, come previsto all'articolo 3, che elenca una serie di condizioni al ricorrere delle quali è consentito al MIT il riconoscimento di nuovi interporti secondo la procedura descritta all'articolo 2, comma 4, con la precisazione che esse devono ricorrere congiuntamente: disponibilità di un territorio non soggetto a vincoli paesaggistici, naturalistici, urbanistici che ne compromettano la fattibilità; la presenza di collegamenti stradali diretti con la viabilità di grande comunicazione; la presenza di collegamenti ferroviari diretti con la rete ferroviaria nazionale prioritaria; la presenza di adeguati collegamenti stradali e ferroviari con almeno un porto o un aeroporto; coerenza con i corridoi transeuropei e di trasporto (le reti che abbiamo detto prima, TNT).

Questi interventi trovano il netto convincimento da parte mia e del mio gruppo in quanto favorire l'interoperabilità e l'intermodalità tra i vari modi di trasporto, così come indicano le disposizioni previste all'interno del provvedimento, attraverso la realizzazione di ulteriori interporti nel nostro Paese, e il combinato di una logistica di sistema, rappresentano a mio giudizio una priorità necessaria per l'economia dei trasporti del nostro Paese, al fine di individuare e definire un quadro preciso che consenta di avere, a livello nazionale, una rete di terminali integrata e interconnessa, omogenea per caratteristiche operative e di servizi offerti, sia in termini funzionali che gestionali, tali da attrarre soprattutto sulle relazioni nazionali quote di traffico aggiuntivo.

Sono convinto pertanto che le disposizioni previste dal provvedimento in esame consentiranno al nostro sistema di trasporti di svilupparsi in una prospettiva multimodale e, quindi, in linea con il nuovo sistema dei trasporti del nostro secolo. La realizzazione di nuovi interporti e il potenziamento di quelli già esistenti assumeranno sempre più un ruolo di completamento del sistema distributivo, divenendo così elemento di cerniera nella realizzazione di un network logistico e integrato.

Per questo, auspico, anche a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, una rapida approvazione del provvedimento dal momento che il settore trasporti e, in particolare, quello combinato sia marittimo che terrestre, risulta ormai un volano fondamentale per la crescita economica, le cui competenze, affidate al nuovo organo di indirizzo, il Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, cui spetta il coordinamento di tutte le iniziative relative allo sviluppo degli interporti, rappresentano una novità importante e un segno di attenzione particolare per il settore.

Signor Presidente, avviandomi alla conclusione, vorrei evidenziare ancora come questo provvedimento delinea, in maniera chiara e definita negli ambiti, le finalità e il ruolo pubblico della rete interportuale italiana che, insieme ai porti, ha dato dimostrazione nel corso del recente passato legato all'emergenza pandemica nel tenere in piedi un intero sistema.

Occorre, inoltre, individuare in quest'ambito, anche ai fini della mobilità, tutte le norme in vigore e le procedure tecnico-amministrative da razionalizzare, armonizzare, semplificare e abrogare, al fine di eliminare i lacci e lacciuoli che ancora oggi riducono la flessibilità nel sistema dei trasporti.

Le scelte relative all'infrastrutturazione, proprio con riferimento alla realizzazione di nuovi interporti, devono tener conto della priorità definita a livello europeo e nazionale mediante i primari strumenti di programmazione, con l'obiettivo di aumentare in un mercato liberalizzato la capacità di trasporto del Paese, promuovendo in particolare il riequilibrio dell'accessibilità alle regioni dell'area del Mezzogiorno. Occorre, inoltre, proseguire ogni sforzo per favorire la programmazione del trasporto combinato, che deve conciliare l'offerta delle reti materiali e immateriali e permettere al sistema Paese di partecipare ai benefici derivanti dall'implementazione di progetti di respiro comunitario e programmare l'infrastrutturazione, non con finalità di inseguimento alla domanda di traffico, ma progettando interventi infrastrutturali di ampio respiro con prospettive di fattibilità di lungo termine.

Affermare il ruolo dell'Italia come piattaforma logistica nell'ambito del bacino mediterraneo, esattamente come sta facendo questo Governo, prevedendo la realizzazione di un masterplan euromediterraneo che completi funzionalmente quello europeo, può inoltre costituire un elemento di spinta che può contribuire a sviluppare la crescita e la competitività del nostro Paese in ambito continentale. Ecco perché una corretta politica dei trasporti e della logistica deve partire dalla lettura dell'attuale assetto economico e territoriale del Paese per superare i confini nazionali e agevolare il riposizionamento dell'Italia nel quadro delle relazioni internazionali. Un'ultima considerazione di carattere collegiale, nel rispetto delle competenze costituzionalmente definite. A tal proposito, ricordo che la materia che stiamo discutendo rientra in quella del cosiddetto governo del territorio. La capacità di incidere del piano generale dell'intermodalità, come previsto all'interno del provvedimento, sarà determinata dall'impegno corale centro-periferia degli operatori logistici, dalle istituzioni della logistica, da Stato, regioni e comuni, in un lavoro che renderà più competitivo e attrattivo il nostro Paese. Tutti gli interlocutori saranno decisivi e premiati dal gioco collegiale.

Per questi motivi, auspico che il piano generale per l'intermodalità possa rappresentare un volano per la crescita della nostra logistica. Per tutto quanto detto, non posso che essere convinto come questo provvedimento vada verso una direzione positiva e guarda al futuro dell'Italia e dell'Europa con un occhio rivolto a quell'area mediterranea, dalla quale sono emersi importanti novità politiche, con considerazioni importanti di investimento e sviluppo che possono derivare, come il cosiddetto Piano Mattei, che i viaggi all'estero del nostro Presidente del Consiglio Meloni hanno dimostrato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Signor Presidente, l'aggiornamento della legge sugli interporti è di estrema importanza per lo sviluppo della logistica del Paese e richiede un approfondimento attento e una riflessione ponderata. Durante il recente esame di questa proposta, all'interno della Commissione trasporti, abbiamo avuto modo di analizzare dettagliatamente vari aspetti critici e di proporre modifiche volte a migliorare il testo, anche sulla scorta delle audizioni di alcuni importanti stakeholder.

Alcuni nostri emendamenti hanno trovato accoglimento da parte del relatore, mentre altri hanno ricevuto un parere contrario, senza che sia stata fornita una motivazione chiara e adeguata durante la discussione in Commissione. Un aspetto su cui abbiamo posto particolare attenzione riguarda l'ambiente e la naturalità climatica. Abbiamo presentato emendamenti finalizzati a promuovere azioni concrete in questa direzione. Tuttavia, ci siamo scontrati con una mancanza di chiarezza e di coerenza da parte della maggioranza su alcuni di questi emendamenti, mentre su altri abbiamo riscontrato pareri contrastanti che non hanno contribuito a una discussione costruttiva e approfondita. Inoltre, abbiamo avanzato proposte volte a favorire la trasparenza nei processi decisionali riguardanti l'intermodalità, attraverso la previsione di consultazioni pubbliche sulla programmazione. Queste proposte sono nate con l'obiettivo di migliorare l'efficienza e la partecipazione nel settore dei trasporti, riconoscendo l'importanza di coinvolgere attivamente la società civile in questo processo decisionale fondamentale per il nostro Paese.

Durante la discussione, sono emerse anche riflessioni cruciali sull'impatto socio-economico delle decisioni legislative, con particolare riferimento alla gestione del porto di Gioia Tauro. È fondamentale considerare attentamente queste questioni, al fine di adottare misure adeguate per affrontare le sfide che il settore dei trasporti ci presenta, garantendo, nel contempo, la tutela dei lavoratori e il benessere delle comunità locali coinvolte. Desidero sottolineare l'importanza di un approccio chiaro, coerente e dialogante da parte della minoranza e anche nostro, per affrontare, in modo efficace, le sfide del settore dei trasporti. La discussione in Commissione trasporti ha messo in luce una serie di punti critici e proposte di emendamento da parte dei vari gruppi politici, ma è necessario un impegno concreto e una volontà sincera di trovare soluzioni condivise che rispondono alle esigenze che sono emerse.

Prima di entrare nel merito delle nostre considerazioni, desidero evidenziare il contributo sia della Conferenza Stato-regioni che dell'ANCI, che, secondo noi, è fondamentale nell'elaborazione di proposte finalizzate a garantire un sistema intermodale efficiente e moderno. Le premesse che ci troviamo ad affrontare sono molteplici.

In primo luogo, siamo di fronte alla necessità impellente di introdurre una nuova disciplina quadro in materia di interporti, accompagnata dall'abrogazione quasi totale della legge attuale del 1990. Tale azione è resa indispensabile dall'evoluzione tecnologica in atto, dalla crescente sensibilità verso la sostenibilità ambientale e dall'importanza delle reti TEN-T, le quali richiedono un adattamento normativo adeguato e tempestivo. Una delle principali osservazioni riguarda il coinvolgimento delle regioni e delle pubbliche amministrazioni nel processo decisionale, unitamente alla necessità di un aggiornamento periodico del piano generale dell'intermodalità. Questo aspetto è cruciale per garantire una visione strategica e condivisa dello sviluppo infrastrutturale sul territorio nazionale.

Passando alla visione generale e alla programmazione degli interporti, è emersa l'opportunità di considerare non solo gli interporti, ma anche i terminali intermodali, al fine di favorire un'efficace intermodalità del trasporto merci. Inoltre, è stata avanzata la proposta di rinominare il piano generale per l'intermodalità in programma degli interporti e terminali intermodali, al fine di evitare confusioni e garantire una chiara identificazione degli obiettivi.

L'individuazione dei nodi strategici per gli interporti è un altro punto cruciale. La Conferenza Stato-regioni ha suggerito di considerare criteri quali la posizione geografica, l'appartenenza a una zona economica speciale e la presenza di un sistema produttivo consolidato per identificare gli interporti di rilevanza nazionale. Inoltre, è stata proposta l'inclusione degli interporti nelle zone logistiche semplificate per semplificare la normativa e attrarre investimenti nel trasporto multimodale.

Per quanto riguarda la gestione degli interporti, si è reso necessario definire chiaramente le modalità di scelta dei soggetti gestori, bilanciando gli interessi pubblici ed economici. È stata sottolineata l'importanza di chiarire il ruolo degli enti pubblici concedenti e dei soggetti gestori già convenzionati con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

In conclusione, onorevoli colleghi, la posizione della Conferenza Stato-regioni riflette un approccio olistico orientato al futuro nella definizione della legislazione in materia di interporti. Anche ANCI ha espresso una serie di osservazioni che ritengo, anche queste, fondamentali e da portare all'attenzione del Governo. Le prime osservazioni dell'ANCI riguardano la necessità di semplificare le procedure per la realizzazione degli interporti, garantendo, al contempo, un efficace coinvolgimento dei comuni nella pianificazione del controllo e delle relative infrastrutture. Inoltre, è importante sottolineare il ruolo cruciale della portualità italiana nelle connessioni ferroviarie e nell'assicurare l'efficienza del sistema portuale nazionale. L'ANCI ritiene essenziale considerare diversi fattori nella scelta dei siti per gli interporti, tra cui la posizione geografica e l'appartenenza a zone economiche speciali, che è una cosa comune anche a quello che ha detto la Conferenza Stato-regioni, al fine di massimizzare i benefìci derivanti da tali infrastrutture. La proposta dell'ANCI include anche l'inserimento dell'associazione del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, al fine di garantire una rappresentanza equilibrata della promozione di politiche inclusive nel settore. Inoltre, si auspica un maggiore finanziamento per lo sviluppo degli interporti, riconoscendo il ruolo strategico nello sviluppo economico e logistico del Paese. Infatti, l'ANCI sottolinea l'importanza di integrare la pianificazione urbana con quella infrastrutturale degli interporti e di coinvolgere attivamente gli enti locali nello sviluppo di tali infrastrutture. Solo attraverso una visione integrata e una collaborazione sinergica tra enti pubblici e privati possiamo garantire lo sviluppo armonico e sostenibile delle nostre infrastrutture logistiche.

Abbiamo fatto queste premesse proprio per evidenziare che questa partita importante di coinvolgimento degli attori pubblici è, a nostro modo, un po' debole nella legge che viene proposta in votazione oggi. È chiaro che c'è stato un tentativo corretto di adeguare e di rifare completamente una legge ormai obsoleta, però è anche vero che alcuni aspetti del coinvolgimento degli enti pubblici sono stati accolti in parte e, secondo noi, si poteva fare di più. Infatti, per quanto riguarda le nostre proposte, concordiamo unanimemente sulla necessità di una legge quadro sugli interporti, ma riteniamo che essa debba essere arricchita da significativi miglioramenti che tengano conto delle considerazioni sollevate durante la discussione in Commissione. È fondamentale che questa legge rifletta pienamente le esigenze e le visioni di tutte le parti coinvolte. Una questione rilevante riguarda la mancanza di informazione diffusa tra gli addetti ai lavori, che ha generato disinteresse e assenza di sentiment - chiamiamolo così - nel settore. È evidente che la necessità di promuovere una maggiore trasparenza e il coinvolgimento degli attori interessati può garantire un dibattito informato e partecipativo. Inoltre, abbiamo notato il poco coinvolgimento significativo degli intermediari, come Confindustria, durante il processo di formulazione della legge. Riteniamo che un dialogo costruttivo e un confronto aperto con tutte le parti interessate siano essenziali per garantire una legislazione equilibrata ed efficace.

È importante anche considerare il ruolo sociale degli interporti, che possono trasformarsi in veri e propri presidi sociali delle comunità locali, offrendo servizi ai lavoratori e alle loro famiglie e questo aspetto va valorizzato e incentivato per promuovere lo sviluppo sociale ed economico delle aree interessate.

Un'ulteriore riflessione riguarda la possibilità di trasformare gli interporti in comunità energetiche - anche in questo caso, c'è stata una chiara apertura, per fortuna, nella legge - diventando produttori di energia, anziché solo consumatori. Questa rappresenta un'opportunità per promuovere la transizione verso un'economia più sostenibile e ridurre la nostra dipendenza dalle fonti energetiche tradizionali e, tra l'altro, va anche a identificare questi come punti importanti e necessari, se si crea una rete logistica trasporti in cui il trasporto elettrico, anche su gomma, può diventare un vettore fondamentale. Quindi, gli interporti, associando anche magari investimenti su ricariche ad alta potenza, possono diventare nodi che aiuterebbero questa rete su cui molte società del settore stanno investendo per il futuro del trasporto merci.

Nel contempo, è essenziale anche garantire adeguate garanzie contrattuali ai lavoratori e combattere pratiche eticamente discutibili, come i subappalti incontrollati e cooperative che minano i diritti dei lavoratori. Dobbiamo tutelare la dignità e il benessere delle persone coinvolte nel settore, assicurando loro condizioni di lavoro dignitose e sicure. Questo apre, chiaramente, tutto un altro filone che riguarda altre proposte del vostro Governo, che vanno, purtroppo, tutte in un'altra direzione.

Infine, sottolineiamo l'importanza del controllo statale per evitare la proliferazione di interporti motivata esclusivamente da interessi economici piuttosto che da reali esigenze del territorio. Quindi, è fondamentale assicurare una gestione responsabile e sostenibile delle risorse nel nostro Paese, evitando investimenti che possano compromettere il nostro ambiente e il benessere delle nostre comunità.

Gli emendamenti che abbiamo presentato, infatti, propongono una serie di modifiche significative volte a migliorare l'efficienza e la sostenibilità delle infrastrutture logistiche. Queste modifiche includono la promozione della transizione ecologica attraverso la riqualificazione e l'efficientamento energetico delle strutture interportuali, l'istituzione di comunità energetiche presso gli interporti e la stimolazione di politiche di reshoring e nearshoring per ottimizzare i flussi logistici, tema che è rimasto un po' appeso e che, secondo noi, non è stato evidenziato e attenzionato da parte della maggioranza, ma il tema del reshoring negli impianti di logistica e, quindi, anche negli interporti è un tema che può aiutare chiaramente a riportare nuove produzioni e nuovo lavoro in Italia. È un aspetto che è già presente in alcuni impianti privati e che sicuramente può aiutare a portare tutta una serie di produzioni o parti di produzioni che possono ampliare le attività presenti all'interno degli interporti stessi.

Inoltre, gli emendamenti mirano a ridefinire il ruolo del Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, sostituendolo con nuove entità e definendo chiaramente compiti e responsabilità di tali organi. Abbiamo proposto anche di introdurre obblighi per i soggetti che intendono realizzare o gestire nuovi interporti e piattaforme logistiche, garantendo l'adeguamento strutturale degli interporti esistenti entro un certo periodo di tempo. Complessivamente, questi emendamenti mirano a promuovere una gestione più efficiente e sostenibile delle infrastrutture logistiche, favorendo, al contempo, la transizione verso un'economia più verde e resiliente. Il tema che portiamo sempre avanti - voglio ribadirlo alla conclusione del mio intervento - è il tema della costruzione di un nuovo tipo di rete e anche un nuovo tipo di impostazione sulla possibile evoluzione del trasporto merci. Questi nodi, che adesso possiamo identificare negli interporti, sono nodi importantissimi in questa nuova gestione della rete dei trasporti. È chiaro che se questi nodi non sono adeguatamente collegati agli altri punti della rete, come i porti, gli aeroporti e le strutture intermodali ferroviarie, questo sistema chiaramente avrà una carenza di efficacia.

Un altro aspetto fondamentale è che pensiamo che all'interno degli interporti già esistenti, anche quelli in crisi, se si amplia la possibilità di creare nuove funzionalità, liberandole e anche magari aiutando dal punto di vista burocratico, questo tipo di errori sulla pianificazione degli interporti nel passato può sicuramente essere risolto e portare a una nuova concezione di questo nodo importante nella logistica, ma anche nella riqualificazione del nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dara. Ne ha facoltà.

ANDREA DARA (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge in esame introduce una nuova disciplina quadro in materia di interporti, che sostituisce quella attualmente contenuta nella legge 4 agosto 1990, n. 240, che necessitava di un aggiornamento anche in relazione allo sviluppo intervenuto in questi anni con la realizzazione dei corridoi europei e dei relativi nodi intermodali. Gli interporti, infatti, costituiscono, insieme ai porti e ai terminal intermodali, uno dei cosiddetti nodi intermodali, ossia le infrastrutture dedicate allo scambio modale e all'interconnessione fra le reti. Si tratta di strutture complesse che sono in grado di accogliere non solo imprese di trasporto e logistica, ma anche aziende specializzate in lavori differenti. La proposta di una nuova disciplina organica persegue, dunque, l'obiettivo di incrementare e potenziare in maniera ampia e proficua l'organizzazione e il coordinamento delle attività interportuali, andando a rafforzare un settore che riteniamo strategico e fondamentale per lo sviluppo del Paese. Tra le altre cose, si prevede che il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti provveda alla ricognizione degli interporti già esistenti e di quelli in corso di realizzazione ai fini dell'elaborazione del Piano generale per l'intermodalità, la cui predisposizione è prevista in coerenza con gli strumenti di programmazione generale e settoriale dei trasporti e della logistica.

Il Piano generale per l'intermodalità è approvato con decreto del MIT, da trasmettere alle Camere ai fini dell'acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia, previa intesa in sede di Conferenza di servizi, che deve essere espresso entro 30 giorni dall'assegnazione. Viene inoltre consentito al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di individuare nuovi interporti, in presenza di particolari condizioni infrastrutturali e ambientali, e viene creato un nuovo organo di indirizzo, programmazione e coordinamento di tutte le iniziative relative allo sviluppo degli interporti, nonché il Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, al quale possono partecipare anche i sindaci e le autorità di sistema portuale interessate.

Viene altresì disciplinata la gestione degli interporti, prevedendo che la gestione di un interporto costituisca attività di prestazione di servizi svolta in ambito concorrenziale rientrante tra le attività aventi natura economico-industriale e commerciale, e che i soggetti che gestiscono gli interporti operano in regime di diritto privato, e si dispone espressamente che i gestori provvederanno alla realizzazione delle strutture relative ai nuovi interporti, nonché, compatibilmente con l'equilibrio del proprio bilancio, all'adeguamento strutturale degli interporti già operativi e di quelli in corso di realizzazione alle disposizioni relative alla conformità a sistemi di sicurezza e di controllo, nonché di risparmio energetico.

Si prevede, infine, che il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, sentito il Comitato nazionale per l'intermodalità e la logistica, previa intesa in sede di Conferenza unificata, individui, in ordine di priorità, i progetti relativi alla realizzazione e allo sviluppo degli interporti, allo scopo di garantire l'ottimizzazione, l'efficacia e l'efficienza dell'azione amministrativa. Secondo i dati del Documento strategico della mobilità stradale 2022-2026, la rete di interporti è composta da 26 scali intermodali, di cui 23 inseriti nelle reti TEN-T, il cui operato coinvolge 1.200 aziende di trasporto, generando un transito giornaliero di mezzi pesanti in ingresso e in uscita di 25.000 unità. Le attività si svolgono su aree di 32 milioni di metri quadrati di servizi logistici, 3 milioni di metri quadrati di terminal e 5 milioni di metri quadrati di magazzini. Nel 2021, gli interporti italiani hanno movimentato oltre 50.000 treni intermodali e 1,2 milioni di unità di trasporto intermodale, di cui 476.000 container, 445.000 casse mobili, 472.000 semirimorchi e 7.500 tramite autostrade viaggianti. Il tutto corrisponde a circa 70 milioni di tonnellate di merci movimentate.

Da tutti questi dati si comprende l'importanza della questione. Gli interporti italiani hanno raggiunto posizioni di primo piano in Europa. Sono, infatti, 6 le realtà italiane presenti nella lista dei primi 14 interporti strategicamente più importanti del nostro continente. Per questo il Governo, grazie all'iniziativa del Ministro Salvini e del Vice Ministro Rixi, è intervenuto con risorse per continuare a valorizzarli, dando 11 milioni per il completamento della rete interportuale italiana, e ulteriori risorse sono previste nel PNRR a favore della digitalizzazione della catena logistica con riferimento agli interporti. Dunque, questa legge quadro è un'ulteriore manifestazione di attenzione da parte di questa maggioranza per un settore che crea sviluppo e crescita per il nostro Paese. Come Lega, siamo soddisfatti del lavoro svolto in Commissione. Per questo ringrazio il presidente, il relatore e il Governo, che hanno guidato un percorso in Commissione, fatto di audizioni, proposte di modifica e di dibattito, che alla fine ci ha fatto giungere a un testo molto equilibrato, in linea con le esigenze degli operatori del settore.

In conclusione, questa proposta è un'ulteriore conferma della volontà del Governo e di questa maggioranza di continuare a investire sul futuro dell'Italia, potenziando le competitività delle nostre imprese, creando occupazione e favorendo lo sviluppo delle infrastrutture, per una crescita economica diffusa e sostenibile, per l'efficienza logistica e l'integrazione territoriale. Per queste ragioni, la Lega si esprimerà a favore di questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, la proposta di legge all'esame dell'Aula, la legge quadro in materia di interporti, ripropone di fatto il contenuto della proposta di legge n. 1259, già presentata nella scorsa legislatura, ma in realtà all'attenzione della Camera da ben 4 legislature, visto che la prima proposta di modifica della datata legge del 1990 risale alla XVI legislatura, sulla quale la Commissione aveva svolto una cospicua attività conoscitiva.

Il provvedimento promuove l'introduzione di una nuova disciplina quadro in materia di interporti, che sostituisce, abrogandola, quella attualmente contenuta nella legge n. 240 del 1990. La proposta mira, infatti, ad aggiornare una normativa che risale a ben 34 anni fa e che ormai inevitabilmente non tiene conto di novità che hanno inciso fortemente sul sistema della logistica e dei trasporti negli ultimi decenni, anche in conseguenza della sempre maggiore attenzione alle questioni relative alla sostenibilità ambientale della nostra economia e degli ambiziosi obiettivi europei di riduzione delle emissioni climalteranti. Peraltro, è sempre più crescente la consapevolezza che il traffico merci non solo debba essere sempre più spostato dalla rete stradale a quella ferroviaria e via mare, fatto che consentirebbe di sottrarre milioni di camion dalle nostre strade e autostrade, a favore dell'intermodalità. Gli interporti costituiscono, infatti, insieme ai porti e ai terminal intermodali, uno dei cosiddetti nodi intermodali, ossia delle infrastrutture dedicate allo scambio modale e all'interconnessione tra le reti. Un interporto può essere definito come un complesso di infrastrutture e servizi finalizzati allo scambio di merci tra le diverse modalità di trasporto.

Come evidenziato nel Piano strategico della portualità e della logistica, si tratta di strutture complesse, che si collocano al centro della catena di fornitura, supply chain, e che sono in grado di accogliere non solo imprese di trasporto e logistica, ma anche aziende specializzate in lavorazioni differenti, imballaggi, assemblaggi, etichettature, eccetera. Un interporto, dunque, è il luogo dove avviene lo scambio di merci tra diverse modalità di trasporto, e tutto questo favorisce il trasferimento delle merci dalla strada ad altre modalità, contribuendo a ridurre l'impatto ambientale. A questo dovrebbe contribuire questa proposta di legge, e bisogna scongiurare che questo testo non si riduca a poco più di una norma manifesto.

Secondo i dati del Documento strategico della mobilità stradale 2022-2026 e come riportato dal relatore, la rete di interporti è composta da 26 scali intermodali, di cui 23 inseriti nelle reti TEN-T, il cui operato coinvolge 1.200 aziende di trasporto, generando un transito giornaliero di mezzi pesanti in ingresso e in uscita di 25.000 unità. Le attività si svolgono su aree di 32 milioni di metri quadrati di servizi logistici, 3 milioni di metri quadrati di terminal e 5 milioni di metri quadrati di magazzini. Nel 2021, gli interporti italiani hanno movimentato oltre 50.000 treni intermodali e 1,2 milioni di unità di trasporto intermodale, di cui 476.000 container, 445.000 casse mobili, 472.000 semirimorchi e 7.500 tramite autostrade viaggianti. Il tutto corrisponde a circa 70 milioni di tonnellate di merci movimentate. Gli interporti italiani hanno raggiunto posizioni di primo piano in Europa.

Sono, infatti, 6 le realtà italiane presenti nella lista dei primi 14 interporti strategicamente più importanti del continente. Nell'ordine, nel quadrante Europa Verona è al secondo posto, Parma al settimo, Bologna all'ottavo, Padova al decimo, Nola all'undicesimo e Torino al quattordicesimo. L'ampia presenza degli interporti italiani ai vertici della classifica europea dimostra che tali infrastrutture possono essere considerate un vantaggio competitivo che l'Italia può giocare nei confronti dei concorrenti europei più importanti.

Il testo che l'Aula si trova oggi a esaminare ha seguito un lungo iter istruttorio, iniziato il 9 marzo dello scorso anno, che è stato caratterizzato da numerose e qualificate audizioni e, per questo, ringrazio il presidente della Commissione per il lavoro svolto. Tra l'altro, il lavoro in Commissione ha consentito di migliorare il testo base, anche grazie all'approvazione di alcuni emendamenti del nostro gruppo, di Alleanza Verdi e Sinistra. È sicuramente importante che sia stato previsto, come avevamo proposto anche noi, un maggiore coinvolgimento delle regioni e delle province autonome, visto che si tratta di materia di competenza concorrente, come ci ricorda il primo comma dell'articolo 1 di questo testo. Così come, grazie all'approvazione di un nostro emendamento, viene anche previsto che il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, oltre all'individuazione di nuovi interporti, possa mettere in campo gli interventi necessari per il potenziamento degli interporti esistenti.

Ci lascia assai perplessi, però, quanto previsto dall'articolo 5 relativamente al regime applicabile ai soggetti gestori degli interporti. Si profila, infatti, una sorta di privatizzazione del settore e si prevede che gli enti pubblici concedenti le aree costituiscano un diritto di superficie sulle medesime aree in cui è ubicato l'interporto in favore dei gestori degli interporti interessati. Inoltre, si prevede che i gestori degli interporti interessati possano riscattare le aree dagli enti concedenti, trasformando il diritto di superficie in diritto di proprietà sui beni immobili. Questa è una questione per noi inaccettabile. Abbiamo presentato, infatti, un emendamento, che confidiamo l'Aula possa prendere in considerazione, per modificare il testo di legge.

È un vero peccato, peraltro, che non siano state accolte le proposte delle opposizioni volte a favorire la transizione ecologica attraverso la riqualificazione, l'efficientamento e l'adeguamento energetico delle strutture interportuali, in linea con i principi di decarbonizzazione, e ad evitare un ulteriore consumo di suolo attraverso il riutilizzo di aree produttive dismesse. Sarebbe stato un segnale davvero importante, in linea non solo con gli indirizzi dell'Europa ma, soprattutto, con le esigenze del nostro pianeta.

Confido che l'Aula riesca ad apportare quelle ulteriori modifiche necessarie a rendere il testo più incisivo e funzionale allo sviluppo degli interporti ma, soprattutto, per quanto riguarda le modalità di gestione previste. È necessario, infatti, che lo sviluppo della logistica integrata e dell'intermodalità passi anche attraverso lo sviluppo di infrastrutture sempre più integrate, dotate di idonee strutture per immagazzinare e ridistribuire le diverse merci e in grado di sviluppare traffici intermodali efficienti, moderni e sostenibili, possibilmente a gestione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Frijia. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA FRIJIA (FDI). Grazie, Presidente. Una premessa, Presidente, perché mi ha stupito l'intervento dell'onorevole Ghio, la quale ha denunciato una mancanza di discussione e di condivisione in Commissione e da parte del Governo. Ebbene, l'intervento della collega che mi ha appena preceduto, la collega Ghirra, dimostra esattamente il contrario, il gran lavoro che è stato fatto in Commissione e dal Governo proprio su un tema così strategico come quello degli interporti. Allora, prendiamo atto che i progressisti oggi sono diventati conservatori dello status quo. Anche di fronte alle esigenze che il settore evidentemente richiedeva e richiede davanti all'evoluzione delle normative che stiamo vivendo in fatto di modernità e digitalizzazione, per l'onorevole Ghio era meglio che ci fermassimo alla legge precedente.

Oggi parliamo, Presidente, di un tema strategico che influisce anche sulla nostra vita quotidiana, banalmente sul come e quando arrivano le merci nelle nostre case. Presidente, in base ad alcuni dati, nella graduatoria stilata dalla DGG, una delle massime e accreditate società europee di rating, 6 interporti italiani compaiono tra i primi 14 strategicamente più rilevanti in Europa. Tale dato mostra un potenziale della rete interportuale nazionale che deve essere sostenuto e valorizzato, a partire dalla legge quadro che stiamo esaminando.

Disporre di snodi logistici efficienti, sostenibili e integrati all'interno delle reti di trasporto nazionali ed europee è un fattore di importanza fondamentale anche per superare le congestioni e i ritardi che incidono negativamente sulla resa logistica e, conseguentemente, sulla capacità competitiva del Paese. È partendo da questo elemento che vorrei evidenziare il grande lavoro svolto con questa proposta di legge da questa maggioranza di Governo, guidata da Giorgia Meloni. Tale lavoro inerisce al settore della logistica, dell'intermodalità e del trasporto delle merci.

La legge che ci apprestiamo a discutere, infatti, rappresenta un tassello fondamentale per lo sviluppo del sistema di trasporto delle merci nel nostro Paese anche in chiave di sostenibilità e digitalizzazione. Con questa legge superiamo una disciplina - come hanno detto precedentemente i colleghi - che risale a più di 30 anni fa e dettiamo un quadro giuridico più moderno e aggiornato, in cui si incontrano la programmazione pubblica e l'iniziativa economica privata - si incontrano, non prevale l'una sull'altra - entrambe volte a creare infrastrutture e a prestare servizi per una logistica al servizio di tutto il Paese.

Questa riforma era, in realtà, in cantiere da circa 10 anni, se è vero, come è vero, che, per esempio, nella scorsa legislatura, il collega Rotelli di Fratelli d'Italia aveva già presentato una proposta di legge in questa materia, che, pure esaminata dalla Commissione trasporti, non aveva però visto la conclusione dell'iter legislativo. A differenza, Presidente, del Partito Democratico, Fratelli d'Italia, anche all'opposizione, si è adoperata, quindi, per cercare di dare risposte concrete a questo settore, come ha fatto in tante altre situazioni, e lo fa anche oggi, attivando con la Commissione trasporti un ciclo di audizioni approfondite fino ad arrivare al testo che approveremo, che offre una cornice giuridica entro cui gli interporti italiani riusciranno non solo a sfruttare meglio le risorse loro destinate dal PNRR ma anche a collegarsi meglio con le reti TEN-T, cioè i corridoi europei, e le zone economiche speciali. Esso, quindi, offre una risposta concreta, fondata su solide basi giuridiche, anche per attrarre investimenti e per adeguarsi ai cambiamenti repentini del commercio internazionale.

Come è già stato accennato dal relatore, il collega Caroppo, gli interporti sono un'infrastruttura complessa, che riesce a combinare diverse modalità di trasporto - autotrasporto, treno, nave e aereo - in modo che il transito e la spedizione delle merci siano più scorrevoli ed efficienti possibile. Ad oggi, gli interporti italiani ufficialmente censiti dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti sono 24. Tra questi si contano i principali retroporti della penisola, con una forte aggregazione infrastrutturale nel Nord, dove 3 dei 14 interporti movimentano più del 70 per cento dei container complessivi nazionali.

Gli interporti italiani sono una vera e propria forza motrice alle spalle delle principali arterie autostradali, ferroviarie e marittime. I dati dell'Unione interporti italiani parlano di 32 milioni di metri quadri di aree per la logistica, 5 milioni di metri quadri di magazzino, 50.000 treni arrivati e partiti e oltre 65 milioni di tonnellate di merce all'anno, equivalenti a più di 2 milioni di TEU. A quest'attività tipicamente intermodale può associarsi, poi, una più contenuta attività di lavorazione delle merci stesse, quali le attività di imballaggio ed etichettatura. Questi elementi danno, pertanto, la misura dell'importanza della materia che stiamo trattando, anche dal punto di vista occupazionale e del contenimento dei costi, anche in chiave anti-inflazionistica.

Alla luce di queste considerazioni, mi rammarico, quindi, del voto contrario di alcuni gruppi di opposizione in Commissione - il Partito Democratico in primis - i quali, a mio avviso, non hanno tenuto in debito conto le esigenze di ammodernamento della normativa di questo settore. Chi si è occupato seriamente - e che abbiamo ascoltato in Commissione - dei problemi della logistica e della catena delle forniture ha individuato da tempo una serie di aspetti critici su cui occorreva rimediare e, in particolare: la parziale disomogeneità nella gestione degli interporti nelle diverse aree del Paese; il ruolo non sempre chiaro del soggetto gestore delle aree interportuali; la modalità di tariffazione dei servizi; il disallineamento degli interporti con la normativa sopravvenuta in materia di sicurezza, riservatezza e sostenibilità ambientale, e sottolineo, sostenibilità ambientale; la sostanziale assenza di coordinamento con le infrastrutture portuali.

Venendo a un sommario esame dell'articolato, rifacendomi anche a quanto esposto dal relatore, vale la pena sottolineare che, tra le definizioni contenute nell'articolo 1, si dice che l'interporto è un'infrastruttura gestita in forma imprenditoriale.

Si tratta di una precisazione di rilievo che anticipa il concetto meglio declinato nell'articolo 5, laddove si afferma che il gestore di un interporto agisce in regime concorrenziale di diritto privato. La legge prevede anche che in suo favore l'ente proprietario del terreno dovrà costituire un diritto di superficie, la cui durata sarà commisurata all'entità degli investimenti effettuati. A sua volta, l'articolo 2 stabilisce il principio della programmazione pubblica, e anche in questo caso sottolineo programmazione pubblica, intestata al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, con il coinvolgimento delle autonomie territoriali e locali nell'ambito del sistema delle Conferenze. Nel provvedimento, pertanto, sono previste azioni per migliorare i flussi logistici da e per gli interporti, in modo da garantire loro l'interconnessione con le reti di trasporto transeuropee e la realizzazione di un vero e proprio sistema nevralgico che metta in relazione l'autorità di sistema portuale, aeroporti e infrastrutture stradali.

Tra gli altri punti qualificanti, la proposta di legge - e sto concludendo, Presidente - è volta a migliorare l'efficienza e la sostenibilità dei flussi di trasporto, a sostenere la realizzazione dei corridoi internazionali, a razionalizzare l'utilizzazione del territorio, a contribuire alla diminuzione delle esternalità negative ambientali, dovute alle attività di trasporto e a promuovere la loro sostenibilità economica e sociale.

In conclusione, si definisce cosa sia un interporto, si stabiliscono le regole per crearne altri e comunque non più di 30, perché un'eccessiva frammentazione non gioverebbe al sistema Paese nel suo complesso; al riguardo, non abbiamo deciso quali interporti, ma abbiamo previsto nella norma un limite all'aumento degli interporti. E stanziare risorse necessarie per farli decollare è l'obiettivo della proposta di legge in esame. È un giusto e fondamentale riconoscimento a queste strutture che si trovano al centro di una rete di sviluppo a livello europeo. Concludo, signor Presidente, ribadendo il convinto sostegno del gruppo di Fratelli d'Italia a questo provvedimento e ringraziando la Commissione e il presidente, in primo luogo, per il grande lavoro svolto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 703-A​)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo non intendono intervenire.

Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sul tragico incidente verificatosi in un cantiere nella città di Firenze.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi deputati, lo scorso 16 febbraio in un cantiere della città di Firenze si è verificata l'ennesima tragedia sul lavoro, che ha visto la morte di cinque operai, anche se la salma di uno di loro, Bouzekri Rachimi, di origine marocchina, non è stata ancora rinvenuta.

Le altre vittime sono: Luigi Coclite, operaio teramano di 60 anni; Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni; Mohamed El Farhane, marocchino di 24 anni; Taoufik Haidar, anch'egli di origine marocchina, di 43 anni. Altri tre lavoratori, di origine rumena, sono rimasti feriti e risultano ancora ricoverati presso l'ospedale Careggi del capoluogo toscano.

Spetterà naturalmente all'autorità giudiziaria accertare le responsabilità di quanto accaduto e sono certo che non sarà lasciato nulla di intentato affinché le vittime e le loro famiglie possano avere piena giustizia in tempi ragionevoli.

Questo non restituirà la vita agli operai deceduti né la serenità ai loro congiunti, ma è semplicemente ciò che lo Stato italiano può e deve fare per alleviare un così grande dolore.

Se è vero che le cause del crollo non sono al momento chiare, occorre riconoscere che il tragico evento ha avuto l'effetto di rimettere al centro del dibattito pubblico il tema della sicurezza dei lavoratori, questione che non può essere più differita, alla luce dei dati sconfortanti in base ai quali, dall'inizio dell'anno, l'Italia conta già 145 morti sul lavoro, superando in tal modo la media di tre decessi giornalieri registrata nel 2023. Ed è senz'altro compito della politica non limitarsi a una mera denuncia, ma fornire una risposta chiara e tempestiva non soltanto sul piano legislativo, ma anche individuando gli strumenti volti a mettere in campo misure efficaci a rendere davvero effettivo e capillare il controllo della sicurezza nei cantieri.

Dobbiamo nello stesso tempo riconoscere l'instancabile impegno e la grande professionalità di tutti coloro - mi riferisco in particolare ai Vigili del fuoco - che si sono prodigati per recuperare le salme delle vittime e mettere in sicurezza l'area interessata dal crollo. Sinceramente grazie per la vostra professionalità e per l'instancabile lavoro che scandisce ogni momento difficile della nostra comunità.

Non è accettabile che, mentre il progresso offre all'umanità un significativo incremento delle aspettative di vita, la società sembri, al contrario, distratta, a volte apparentemente insensibile alla difesa della vita stessa. Un bene assoluto, primario, incomprimibile che deve essere al centro della scena e orientare tutte le attività, a fare inizio da quelle che vedono l'essere umano impegnato sul posto di lavoro.

Nell'auspicio che vi sia - da parte di tutti - un rinnovato impegno al pieno rispetto di tutte le normative già vigenti in materia di sicurezza, affinché tragedie come quella accaduta a Firenze non abbiano a ripetersi, esprimo - a nome dell'intera Assemblea - le più sentite condoglianze ai familiari delle vittime e gli auguri di pronta guarigione ai feriti. La cultura della vita contagi, una volta per tutte, ogni ingranaggio di cui si compone il mondo del lavoro. Invito l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Alle 8,52 della mattina di venerdì 16 febbraio, un boato terribile ha colpito la città di Firenze nel cantiere di Esselunga, in via Mariti: una trave enorme è crollata, cadendo sul pilone e sui solai sottostanti, che, a loro volta, sono franati al suolo. Sotto tonnellate di macerie sono rimasti cinque operai: tre feriti in ospedale, quattro morti e un disperso, Luigi Coclite, Mohamed Toukabri, Taoufik Haidar, Bouzekri Rahimi e Mohamed El Ferhane. Una strage si è verificata a Firenze pochi giorni fa. Si erano alzati nel buio della mattina per andare a lavorare, un lavoro duro, faticoso, difficile, per assicurarsi uno stipendio e per assicurare un tenore di vita accettabile per sé e per le proprie famiglie.

Ho provato in questi giorni, in quelle ore, quando ero lì sul cantiere, a immaginare i loro sogni e le loro speranze di uomini normali, che credevano nel lavoro come strumento di emancipazione. Ho pensato alle carezze rivolte ai figli, alle mogli, ai parenti, gli ultimi sorrisi, gli ultimi abbracci, le ultime risate, senza sapere che sarebbero state le ultime, perché poi è finito tutto in un secondo. Sogni spezzati, famiglie distrutte, vite cancellate, una strage. Uccisi sul lavoro, in quel secondo, in quel maledetto secondo. Un cantiere che brulicava di vita è stato trasformato in uno scenario apocalittico: distruzione, macerie, morti, un silenzio irreale. Il silenzio che perforava i timpani, bucava lo stomaco, travolgeva il cuore. Il silenzio di centinaia di soccorritori, Vigili del fuoco, Protezione civile, personale del 118, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia municipale, Polizia giudiziaria, la procura, tutti lì.

Il silenzio dei tanti colleghi, gli altri operai, rimasti polverosi, immobili, attoniti, senza parole per ore, in attesa di ricevere qualche buona notizia, quando era evidente a tutti che le notizie sarebbero state terribili e peggiori.

Era uno scenario di guerra, quello che noi vediamo fuori dai nostri confini nazionali molto spesso in questi giorni, ma non una guerra di Stati contro Stati, di eserciti contro eserciti, di eserciti contro popolazioni civili. Era la guerra dell'indegnità contro la dignità, della morte contro la vita, della sopraffazione e dello sfruttamento contro il lavoro. Inaccettabile per il nostro Paese e per una democrazia evoluta.

Via Mariti è una lunga via, che si trova nel mezzo, tra il Parco delle Cascine e l'ospedale di Careggi, nel mezzo la piazza Dalmazia, centro di Rifredi, il liceo Leonardo da Vinci, il teatro di Puccini; parco, cultura, scuola, ospedale, piazza, una città, una vita.

Lì da anni, da decenni, c'è un buco nero, l'ex panificio militare; per alcuni anni, negli anni Venti del secolo scorso, è stato utilizzato come panificio, poi, per alcuni decenni, è stato utilizzato dal Ministero della Difesa, ma dagli anni Settanta abbandonato e, come tutte le strutture militari, impermeabile al resto della cittadinanza: mura alte che impedivano l'abbraccio della città e del quartiere.

Dopo decenni, anche di grande discussione, è iniziato un progetto che, sì, prevedeva il supermercato dell'Esselunga, ma anche opere pubbliche: il giardino, la piazza, la pista pedo-ciclabile, che rappresentavano una ricucitura con il resto della città.

Ecco, erano quegli operai lì, nella Firenze nota a tutti per la cultura, per i monumenti, per i musei e, spesso, però non conosciuta nel resto del mondo come la Firenze degli operai e dei lavoratori. Erano quegli operatori che, come i sarti migliori che ricuciono i vestiti, come i medici che ricuciono le ferite, lavoravano con fatica ogni giorno per ricucire quel pezzo di quartiere al resto della città. E sono morti lì, schiacciati sotto le macerie.

C'è un'indagine in corso, già il capo della procura ha evidenziato evidenti criticità. Vedremo quale sarà l'esito delle indagini, ma si è denunciato l'utilizzo del contratto metalmeccanico al posto di quello edile, si è denunciato che due lavoratori non fossero regolari, si è denunciato che solo 2 degli 8, tra morti e feriti, fossero iscritti alla cassa edile. Vedremo l'esito delle indagini, ma se questa commemorazione ha un senso - abbiamo vissuto alcuni mesi fa la commemorazione di Brandizzo - non può limitarsi a un sincero cordoglio per i morti e vicinanza alle famiglie. Se ha un senso per noi, che siamo in quest'Aula, l'unico senso possibile è realizzare una rivoluzione copernicana dei nostri modelli, come ha detto ieri il sindaco di Firenze nell'aula del consiglio comunale: o sarà cambiamento o sarà sommossa.

Non è tollerabile piangere migliaia di morti sul lavoro, che si alzano la mattina per andare a lavorare e restano sepolti sotto le macerie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Basta subappalti a cascata, basta prevedere regole diverse tra cantieri pubblici e privati, prevediamo la patente per le imprese. Ci sono regole che devono essere cambiate, tutta l'Italia può piangere e deve piangere, noi, oltre a piangere, dobbiamo cambiare questo Paese.

Combatteremo per questo in memoria dei morti e dei caduti sul lavoro, come vicinanza ai feriti e come segno vero di solidarietà verso le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente Rampelli. La prima cosa che voglio dire è sulla scorta anche di quanto abbiamo appena ascoltato: non la promessa, ma vi è la certezza della politica, la certezza che ci può offrire il Governo, la certezza che ci può offrire la maggioranza, le certezze che ci possono offrire le opposizioni. Tutti assieme, evidentemente, serve fare ancora qualcosa su questi temi e questa non è una promessa, ma è una certezza, sulla quale ogni giorno stiamo cercando di fare di più e stiamo cercando di lavorare.

Ricordo, Presidente Rampelli, Sottosegretario, le parole del Presidente della Repubblica in occasione della settantatreesima Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro lo scorso anno, quando il Presidente Mattarella ha dichiarato che morire in fabbrica, nei campi, in qualsiasi luogo è uno scandalo inaccettabile, un fardello insopportabile per una società e per un Paese che si vuole definire civile. Sottoscriviamo virgola su virgola, parola su parola, rispetto a quanto dichiarato dal Presidente della Repubblica.

Cinque persone morte, un disperso, feriti, il buio a un certo punto all'interno di una giornata che racchiudeva semplicemente e banalmente quello che tutti noi consideriamo un lavoro; 5 persone che non faranno ritorno dalle proprie famiglie, 5 persone che, in qualche secondo, si sono viste negare i propri sogni, le proprie speranze; 5 persone che oggi, come altre volte (prima ricordavamo Brandizzo, ma non solo Brandizzo, in provincia di Torino), sono diventate, loro malgrado, simboli rispetto al fatto che c'è ancora qualcosa da fare. Non abbiamo bisogno di bandiere, non abbiamo bisogno di simboli, abbiamo bisogno di regole certe. Su questo siamo evidentemente tutti d'accordo.

Ci sono persone che, dentro le macerie, dentro a cunicoli, rischiando, a loro volta, la propria vita - i Vigili del fuoco - ancora stanno lavorando e penso che quest'Aula debba attribuire, per l'ennesima volta ancora, un applauso alle Forze dell'ordine, ai Vigili del fuoco, alle persone che immediatamente sono intervenute e stanno continuando ad intervenire (Applausi).

Presidente, ci sono molte incertezze su questo ennesimo, tragico evento, c'è una sola certezza invece: che esistono ancora una volta gravi responsabilità. In questo momento, non spetta a noi puntare il dito, nel senso che lo faranno in modo importante le autorità: faranno quanto di loro competenza e accerteranno chi dovrà pagare per quanto è successo. Ma, Presidente, la nostra società e la politica non possono permettere, ancora e ancora una volta, che le persone non facciano ritorno alle proprie case, come non hanno fatto ritorno alle proprie case altri simboli, loro malgrado, come Lorenzo Parelli, Luana D'Orazio e Giuliano De Seta. Oggi, ancora 3 morti sul lavoro, al giorno…

PRESIDENTE. Concluda.

WALTER RIZZETTO (FDI). Questa resta la più grande ingiustizia che possa esistere. In questo senso, faremo e continueremo a fare qualcosa. Ricordo all'Aula che, entro la fine di questo mese, arriverà, qui, in Aula, la proposta che finalmente istituirà l'insegnamento della cultura della sicurezza in tutte le scuole di ogni ordine e grado (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché - e termino, Presidente, ringraziandola -, la politica, secondo me, per quanto può insegnare, ecco, dovrà insegnare ai lavoratori e anche ai giovani che ogni tanto, anche sui luoghi di lavoro, serve dire dei “no”, esattamente quei “no” che molto spesso sono stati sacrificati sull'altare di una malata produttività (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tiziana Nisini. Ne ha facoltà.

TIZIANA NISINI (LEGA). Grazie, Presidente. A nome di tutto il gruppo Lega-Salvini Premier, voglio esprimere cordoglio e solidarietà alle famiglie delle vittime di via Mariti, a Firenze. Anch'io mi unisco ai ringraziamenti al Corpo dei vigili del fuoco, a tutte le Forze dell'ordine e alla Protezione civile che immediatamente si sono adoperati per prestare soccorso, per mettere in salvo i feriti, per recuperare le salme di quei lavoratori che sono morti sotto le macerie e per mettere in sicurezza l'area. Queste persone sono ancora al lavoro per recuperare il lavoratore che manca, purtroppo, ancora, all'appello.

Il problema dei morti sui luoghi di lavoro è persistente e nel corso degli anni non è mai stato risolto o, meglio, la politica ha cercato di trovare soluzioni, ma evidentemente, ad oggi, queste non sono ancora abbastanza efficaci.

Nel 2023 c'era stata una leggera diminuzione, numeri importanti nel 2024, ma, ad oggi, più di 3 persone al giorno non rientrano dai propri cari dopo una giornata di lavoro. Le famiglie delle vittime non cercano polemiche, ma vogliono soluzioni, perché nessuno debba più affrontare l'immenso dolore che stanno vivendo, oggi, le famiglie delle vittime di Firenze.

Anche come Governo e come maggioranza tanto è stato fatto, tanti punti sono stati messi in termini di sicurezza e tutela dei lavoratori; ciò è stato fatto puntando sui controlli, con l'inserimento in organico di numerosi ispettori, che porteranno già da quest'anno un aumento sostanziale nei controlli. L'INAIL ha messo a disposizione il doppio delle risorse rispetto all'anno passato per dedicarsi alle politiche attive che riguardano la formazione, la prevenzione e il sostegno delle imprese virtuose che investono in prevenzione e in formazione.

Anche nel decreto 1° maggio erano state inserite nuove misure importanti in termini di salute, sicurezza e tutela dei lavoratori, ma questo non basta. Sarà in arrivo un nuovo pacchetto di misure volto a contrastare il caporalato e il lavoro sommerso, a tutelare le filiere degli appalti: tante misure importanti che andranno a sostenere e a valorizzare la sicurezza dei lavoratori.

Il controllo e la formazione sono importanti e sono essenziali, come la prevenzione, ma anche l'informazione, perché la non conoscenza rende le persone meno consapevoli, lasciando spazio a pericoli e insicurezza.

In questa sfida, tutti abbiamo il dovere di partecipare attivamente e faccio un esempio: bene sta facendo la CISL che si è attivata per svolgere assemblee nelle fabbriche, proprio perché l'informazione e la prevenzione riducono i rischi e questo è un messaggio determinante, perché per affrontare il problema bisogna innanzitutto partire dalla prevenzione. Di fronte a questo tema diventato ormai così cruento nel nostro Paese, nel nostro quotidiano e anche sul piano etico e morale, la politica non si deve dividere, ma al contrario si deve unire e fare sintesi e ciò lo deve fare insieme (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

TIZIANA NISINI (LEGA). Noi non siamo un Paese senza regole, le regole in materia di sicurezza ci sono, ma molto spesso si opera per prassi, per abitudine e per consuetudine e spesso la prassi non coincide con la normativa, una normativa che va migliorata, va incrementata proprio per andare a ridurre tutte queste morti nel mondo del lavoro, il cui numero nel nostro Paese è diventato troppo alto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Luigi Coclite, Mohamed El Ferhane, Taoufik Haidar, Bouzekri Rahimi e Mohamed Toukabri, provo dolore, sgomento e rabbia per la vostra morte, che è una strage, un pluriomicidio. Provo dolore, sgomento e rabbia per le vostre famiglie, per i vostri e i loro sogni e speranze infranti. Penso anche ai tre feriti che potrebbero avere danni permanenti. Non dimentico il lavoro dei soccorritori e dei Vigili del fuoco, in particolare, che voglio ringraziare, ma disperazione, pianto e imprecazioni non possono bastare, meritano giustizia. Il Presidente della Repubblica ha anche detto che la sicurezza non è un costo, né un lusso, ma un dovere, a cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona. Serve un impegno corale di istituzioni, aziende, sindacati, lavoratori, luoghi di formazione, affinché si diffonda ovunque una vera cultura della prevenzione. Basta piangere vittime il giorno dopo. Ci sono proposte sul tavolo che possiamo approvare in tempi rapidi: rafforzare l'Ispettorato nazionale del lavoro; vietare i subappalti a cascata senza limiti, i massimi ribassi penalizzano sicurezza e salari; istituire una procura nazionale del lavoro; garantire l'obbligo di badge nei cantieri edili, perché non semplifica e non incoraggia il lavoro nero; introdurre l'insegnamento della cultura della sicurezza nelle scuole; varare la patente a punti per le imprese; chiudere i cantieri non sicuri e premiare quelli che investono in sicurezza; niente condoni o multe risibili. Su queste proposte noi ci siamo, mettiamoci subito a un tavolo e parliamone. Non può essere un optional la sicurezza sul lavoro, questa va garantita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È uno scandalo inaccettabile per il Paese e cito nuovamente il Presidente Mattarella. Non possiamo, infine, trascurare l'importanza di contrastare il lavoro precario e il lavoro povero, perché sappiamo bene come si associno pericolosamente alla mancata sicurezza.

Presidente, chiedo a quest'Aula meno minuti di silenzio e più ore di lavoro per mettere fine alle stragi sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Erica Mazzetti. Ne ha facoltà.

ERICA MAZZETTI (FI-PPE). Presidente, colleghi qui riuniti, intanto, da parte del gruppo di Forza Italia, voglio esprimere cordoglio a tutti i familiari delle vittime della tragedia di Firenze: un crollo inaspettato, sicuramente, ma che ha causato molta incredulità da parte di tutti noi, toscani, italiani, imprese di costruzione, categorie economiche e professionali. Dobbiamo, però, fare anche chiarezza, perché in questi giorni, dal punto di vista televisivo, ma anche da parte di sindacati, in particolare della CGIL, di alcuni colleghi di centrosinistra, molto più di sinistra, anche quest'oggi, ho sentito parlare sempre molto, anche a sproposito, di tutto quello che è il codice appalti. Ecco dobbiamo fare chiarezza perché questo era un cantiere di edilizia privata che niente c'entra con opere pubbliche e col codice appalti e tanto meno c'entra con il nuovo codice appalti che, ricordo, è stato approvato ed è in vigore dal luglio 2023, quando questo è un contratto, ripeto, di edilizia privata del 2021. Per cui, meno retorica, meno ideologia e più confronto con le categorie economiche e professionali. So benissimo che tutti noi, a partire dai familiari, ma non solo anche dall'imprenditoria e dai professionisti, vogliamo che ci sia una giustizia veloce e chiara, ma non possiamo noi qui dal Parlamento, ma nemmeno dalle televisioni, dare delle sentenze che spettano ai tribunali. Nemmeno si può sentir dire, come ancora oggi qua abbiamo sentito dire, che la causa di queste morti sono i subappalti a cascata, la mancanza di regole del codice. Non è vero, perché il subappalto a cascata, che fa parte del codice appalti ultimo ed è relativo a lavori pubblici e non all'edilizia privata, non c'entra niente, come non c'entra niente tutto il tema del massimo ribasso, perché ugualmente il materiale va controllato. Io chiedo, veramente, di fare chiarezza da parte dei preposti, ma anche di non usare ideologia e soprattutto voglio rammentare che, per quanto riguarda i lavori nel settore dell'edilizia, siamo certi che il rischio zero non esiste e che ci sono già tante norme che riguardano la sicurezza. Esistono le norme e vanno fatte rispettare con più controlli, con più formazione, sicuramente, ma l'ideologia oggi non serve. Serve fare più controlli e lavorare in modo corretto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Signor Presidente, un altro bruttissimo colpo, al di là della retorica che è sempre nemica di queste circostanze. Tutte le morti ovviamente determinano sentimenti di dolore, ma le morti sul lavoro hanno l'automatico effetto di miscelare il dolore alla rabbia, all'amarezza, ai rimorsi, ai rimpianti, allo sgomento e c'è un senso di frustrazione, di lacuna, di tristezza per l'incapacità dello Stato, di un Paese che, per nulla, purtroppo, accompagna compiutamente i processi di garanzia e di tutela per i lavoratori. Oggi siamo al microfono a commemorare, cerchiamo le parole per esprimere i sentimenti e intanto c'è un fatto, che alcuni padri o figli purtroppo ci hanno lasciato, vittime di incidenti sul lavoro. Sia ben chiaro, ci sono a volte anche componenti imponderabili e fortuite, ma quando le statistiche sono impietose, i numeri in aumento, le comparazioni con gli altri Paesi europei a dir poco penalizzanti, allora non si possono offrire letture diversificate sul tema e bisogna ammettere che non si è fatto abbastanza e ancora oggi non facciamo abbastanza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). C'è necessità di un approccio determinato, direi duro, rispetto al tema della prevenzione degli infortuni sul lavoro. Questi momenti di commozione e di commemorazione vanno tradotti in azione e non solo sotto il profilo culturale, ma - ne abbiamo il dovere tutti - su di un piano normativo, organizzativo e disciplinare che incida realmente sul sistema di tutela e di garanzia e che sia netto anche sul fronte sanzionatorio. Presidente, anche da parte nostra un grazie ai vigili urbani, Forze dell'ordine e a chi è intervenuto prontamente in soccorso. Questi ultimi secondi me li lasci dedicare alle famiglie delle vittime, a chi non ha più un genitore, un coniuge, un figlio, perché nell'adempimento del proprio dovere, nell'esercizio della propria attività lavorativa ha perso la vita. Noi dobbiamo esprimere loro la vicinanza nel dolore, il sentito cordoglio, ma anche la mortificazione del mondo della politica, che tanto di più avrebbe dovuto fare, tanto di più dovrebbe fare e dovrà fare in questo senso, anche per non rendere vana la morte di queste persone, di questi lavoratori e dovremo farlo subito, tutti insieme, per una volta senza dividerci Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Signor Presidente, sta accadendo troppo spesso e troppo spesso siamo chiamati a questi momenti doverosi di cordoglio e di ricordo. Quando, come in questo caso, le vittime sono più di una ci restano impresse le circostanze, a volte i loro nomi, il Paese d'origine, cosa più difficile però se il loro nome si scrive o si legge in una lingua straniera, se la città o il Paese da cui vengono è lontano migliaia di chilometri e forse non sappiamo neanche indicarlo sulla carta geografica.

Però, ovviamente, il nostro cordoglio è rivolto a tutti, ai caduti, ai feriti, ai mutilati di ogni giorno, ai lavoratori italiani, a quelli stranieri, gli uni e gli altri usciti semplicemente di casa per lavorare insieme perché, proprio sul lavoro, Presidente, vengono meno tutti i pregiudizi. I luoghi di lavoro sono i luoghi dove più facilmente si scoprono la fratellanza e la sorellanza. Quindi, non pronuncerò i loro nomi perché hanno i nomi di tutte le lavoratrici e i lavoratori che non sono tornati a casa dopo una giornata di lavoro.

Guardate, utilizziamo spesso nella retorica anche del nostro discorso, questa o quella questione, questo o quell'indicatore come adatto a misurare il grado di civiltà di un Paese o meglio ancora di una democrazia. È un po' vero che il grado di civiltà si misura in tanti modi, ma ce n'è uno su tutti, credo su questo dovremmo concordare. La civiltà di un Paese si misura sulla dignità, il rispetto e la sicurezza del lavoro. Questo passa proprio per la necessità di non parlare solo genericamente di lavoro, ma di donne che lavorano cioè lavoratrici, di uomini che lavorano cioè lavoratori, che vanno tutelati in quanto tali e ad essi dobbiamo dedicare - come è stato detto, e sono d'accordo - tutte le nostre energie per mettere al centro i loro diritti e la dignità e la tutela delle loro vite.

Guardate, la Costituzione parla più volte di lavoro. Al di là dell'articolo 1, che mette il lavoro a fondamento della Repubblica e della democrazia, dell'articolo 4, che parla in generale del lavoro come un diritto e descrive il luogo dell'avvocato della società - tutti e due questi usano la parola lavoro -, invece, ci sono altri articoli - il 34, il 35 e il 36 - che utilizzano proprio le parole “lavoratrici” e “lavoratori”, quando si occupano di come rendere esigibili i diritti delle donne e degli uomini che lavorano, a proposito della loro retribuzione, della loro formazione e della parità di trattamento. Quindi, non è il momento di indicare misure, soluzioni, ricette. È il momento di dire che stiamo facendo e che faremo tutto il necessario - tutto il necessario! -, a breve, immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Il momento giusto non è oggi, era ieri! Facciamo tutto in nostro potere per cambiare questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, non è la prima occasione in cui ci troviamo a commemorare e ricordare chi ha perso la vita sul luogo del lavoro. Ogni volta si spera che sia l'ultima, lo si dice da anni, e anche in quest'Aula è stato spesso giustamente ripetuto l'altissimo valore che a livello sociale e ordinamentale riveste la sicurezza sul lavoro. Eppure, siamo nuovamente qui di fronte all'ennesima tragedia, che ha spezzato cinque vite nel drammatico incidente avvenuto a Firenze. Il gruppo Noi Moderati, Presidente, esprime cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime. In questi casi, le parole sull'accaduto diventano superflue. Occorre, invece, agire, ma non basta farlo sull'onda emozionale dell'ennesimo incidente, così facendo si rischia di dare una risposta immediata ad un problema che invece richiede riflessione e concretezza. Non è necessario inventarsi nulla. Basta tornare alla nostra Carta fondamentale dove il diritto al lavoro occupa un posto cruciale. Infatti, la Costituzione riconosce ai cittadini il diritto e il dovere, non solo civile e politico, ma anche attinenti alla sfera economica, alla capacità di contribuire per le proprie competenze e capacità al benessere e allo sviluppo economico, un diritto concreto alla partecipazione che oggi chiameremmo inclusione.

Sulla base di ciò possiamo dire che il diritto al lavoro si fonda sulla compartecipazione dei cittadini al bene comune, al benessere integrale del Paese. In termini economici diremmo che chi lavora contribuisce in maniera determinante al prodotto interno lordo nazionale. Se tale diritto viene ostacolato, minato o addirittura minacciato dalle condizioni lavorative a farne le spese non sono solo i singoli che perdono la vita, non sono solo le aziende o le realtà che non rispettano le normative già date, bensì è l'intero Paese. La Costituzione, dunque, assegna al legislatore l'impegno di verificare e assegnare costantemente la normativa alla luce di quanto emerso dai singoli contesti anche a seguito dei progressi tecnologici.

Allora, Presidente, le sfide economiche, i fenomeni sociali e le condizioni di contesto cambiano ma il diritto al lavoro resta e va garantito e tutelato con ogni mezzo. Questo non deve essere solo un buon proposito: fare in modo che il lavoro sia sempre dignitoso e porti indipendenza economica e realizzazione professionale deve essere sempre l'obiettivo del legislatore e deve essere sempre il nostro obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Presidente, noi, purtroppo, ci ritroviamo ciclicamente a esprimere il nostro cordoglio e lo facciamo anche oggi. Però, Presidente, mi lasci dire che siamo una classe politica di ipocriti a partire da me, perché, dopo aver compiuto il nostro gesto ciclico di espressione del cordoglio e di commemorazione di vittime, un minuto dopo dimentichiamo totalmente il tema della sicurezza del lavoro e delle vittime degli incidenti sul lavoro e torniamo alla nostra attività politica e parlamentare come se nulla fosse. Lo voglio dire perché molto spesso abbiamo considerato che quello che facciamo per la sicurezza del lavoro non va bene. Sono i numeri che ci dicono che quello che facciamo per la sicurezza del lavoro non va bene, eppure ci saziamo di giustizialismo perché magari qualcuno va in galera, perché si è compiuto un crimine nel non rispettare le norme sul lavoro, ma poi non cambia nulla e andiamo avanti come se nulla fosse.

Alla fine del mio intervento di tre minuti, Presidente, ci saranno tre infortunati in più nel lavoro. Alla fine di una giornata parlamentare, Presidente, ci saranno tre vittime del lavoro. Questi sono numeri da terrorismo, da omicidi di mafia, quando si uccidevano per strada e quando mandavamo l'esercito per strada su questi numeri qui, ma non cogliamo l'emergenza che tiriamo fuori da numeri così drammatici e non proponiamo iniziative straordinarie rispetto a un tema che ha numeri ormai inquietanti. Per cui, Presidente, noi dobbiamo smetterla con l'ipocrisia delle commemorazioni e del cordoglio e dobbiamo darci da fare rispetto a un tema su cui non siamo riusciti nemmeno a rendere esecutivi decreti attuativi del 2008, non siamo riusciti a costruire una sinergia fra lavoratori e imprese per controllare i cantieri ex ante e non in maniera postuma, dopo che andiamo a commemorare e magari partecipiamo a qualche funerale. È di questo che ci dobbiamo occupare, di fare provvedimenti che siano effettivamente utili.

Ho fatto il paragone con la mafia e con il terrorismo perché i numeri sono quelli, Presidente, cioè tre morti al giorno. È per questo che ci vorrebbe anche una legislazione che possa essere affidata magari a una Procura generale del lavoro rispetto al tema degli incidenti. Noi su questo crediamo che si debba fare un approfondimento e che tutte le forze politiche debbano, al di là del cordoglio, incontrarsi per trovare soluzioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Caparvi ed altri; Mollicone: Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (A.C. 799​-988-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 799-988-A: Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.

Ricordo che nella seduta del 29 gennaio 2024 si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre la rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Avverto che fuori dalla seduta l'emendamento 2.2 Manzi e l'articolo aggiuntivo 8.0100 Toccalini sono stati ritirati dai presentatori.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della Commissione V (Bilancio) reca 12 condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. Grazie, Presidente. Parere favorevole sull'emendamento 1.1000 Mollicone, parere contrario sull'emendamento 1.2 Caso e parere favorevole sull'emendamento 1.1001 Mollicone.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Sugli emendamenti 1.1000 Mollicone, 1.2 Caso e 1.1001 Mollicone parere conforme del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1000 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1001 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 2 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti 2.1004, 2.1005, 2.1000, 2.1006 e 2.1003 Mollicone, l'emendamento 2.2 Manzi è ritirato, e parere favorevole sull'emendamento 2.1007 Mollicone.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1004 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.1004 Mollicone, alcune proposte emendative risultano interamente o parzialmente precluse e che altre risultano interamente o parzialmente assorbite. Per l'economia dei nostri lavori, specificherò di quali si tratta, quando arriveranno a destinazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1005 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1000 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1006 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1003 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Ricordo che l'emendamento 2.2 Manzi è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1007 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 3 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.2 Manzi con proposta di riformulazione, e cioè: Al comma 1, lettera a), dopo le parole: “quali fattori di sviluppo”, aggiungere le seguenti: “elemento qualificante del Paese e del suo patrimonio storico, artistico e culturale”. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti 3.1003, 3.1004 e 3.1005 Mollicone, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 3.1000 Orfini con la seguente nuova riformulazione: Al comma 1, lettera e), aggiungere, in fine, le parole: “nel rispetto della tutela dei siti e della loro regolare fruizione”.

La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.1006 Mollicone, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 3.8 Caso con la seguente riformulazione: Al comma 1, lettera g), dopo le parole: “la tutela e la conservazione”, aggiungere le seguenti: “nonché la salvaguardia e la trasmissione”. Infine, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.1007 Mollicone.

PRESIDENTE. Abbiamo l'emendamento 3.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, su cui deve dare il parere. Diciamo che è fuori sacco, tecnicamente, però esiste.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Sottosegretario Mazzi?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Parere conforme a quello del relatore su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 3.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.2 Manzi. Chiedo alla deputata Manzi se accetta la riformulazione: l'accetta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Manzi, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1003 Mollicone, per la parte non assorbita a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.1004 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1004 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1005 Mollicone, per la parte non assorbita a seguito dell'approvazione dall'emendamento 2.1004 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'emendamento 3.1000 Orfini, c'è una proposta di riformulazione: viene accolta? Sì.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1000 Orfini, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1006 Mollicone, per la parte non assorbita a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.1004 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 3.8 Caso, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo: viene accolta? Sì. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.8 Caso, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1007 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

(Esame dell'articolo 4 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. Sugli emendamenti 4.1000 e 4.1002 Mollicone, parere favorevole, così come sull'emendamento 4.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Parere conforme sugli emendamenti 4.1000 e 4.1002 Mollicone, così come sull'emendamento 4.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.1000 Mollicone.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1000 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1002 Mollicone, per la parte non assorbita a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.1004 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 5 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. Sull'emendamento 5.1018 Mollicone, parere favorevole…

PRESIDENTE. L'emendamento 5.1018 Mollicone è assorbito dall'emendamento 2.1004 Mollicone. Quindi, passiamo all'emendamento 5.1005 Mollicone. Prego.

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Sull'emendamento 5.1005 Mollicone, parere favorevole.

Sull'emendamento 5.2 Manzi, parere contrario.

Sull'emendamento 5.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

Sull'emendamento 5.1006 Mollicone, parere favorevole.

PRESIDENTE. Gli emendamenti 5.1007 e 5.1013 Mollicone sono assorbiti dall'emendamento 2.1004 Mollicone.

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Sull'emendamento 5.1014 Mollicone, parere favorevole. Sull'emendamento 5.5 Caso, parere contrario...

PRESIDENTE. L'emendamento 5.5 Caso è precluso.

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Sull'emendamento 5.1008 Mollicone, parere favorevole, così come sugli identici emendamenti 5.1000 Orfini e 5.1017 Mollicone, parere favorevole.

Sull'emendamento 5.601, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

Sull'emendamento 5.6 Manzi, parere favorevole.

Sull'emendamento 5.1009 Mollicone, parere favorevole con la seguente riformulazione: al comma 4, primo periodo, sopprimere le parole: “dei comitati regionali istituiti con apposite leggi”.

L'emendamento 5.1015 Mollicone è assorbito.

Sui successivi emendamenti 5.1010, 5.1011, 5.1012 e 5.1016 Mollicone, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il parere del Governo è conforme su tutti gli emendamenti, Sottosegretario Mazzi?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. No, aspetti un attimo. Sull'emendamento 5.1005 Mollicone, parere conforme del Governo.

Sull'emendamento 5.2 Manzi, parere conforme del Governo.

Sull'emendamento 5.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere conforme del Governo.

PRESIDENTE. Emendamento 5.1006 Mollicone?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Io ho un altro ordine… Presidente, lei ha chiamato l'emendamento 5.1006 Mollicone? Mi dica quale chiama.

PRESIDENTE. Gli emendamenti 5.1007 e 5.1013 Mollicone sono assorbiti, quindi non li conti. Passiamo all'emendamento 5.1014 Mollicone.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Aspetti… il parere del Governo è conforme su tutti gli emendamenti (Applausi ironici dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista MoVimento 5 Stelle), tranne uno, che è l'emendamento 5.1009 Mollicone, che il Governo riformula in tal senso: al comma 4, primo periodo, sostituire le parole da: “delle associazioni di categoria più rappresentative” fino a “istituiti con apposita legge”, con le seguenti parole: “delle associazioni di categoria più rappresentative del settore del turismo del terziario e dell'artigianato nonché (…)”. Questa è la riformulazione. Questo è l'emendamento 5.1009. Lo devo ripetere?

PRESIDENTE. Questo era il 5.1009 Mollicone. La riformulazione l'aveva letta il relatore, comunque andiamo avanti. Emendamento 5.1010….

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. …non è uguale però la riformulazione (Applausi ironici dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Va bene, poi quando arriviamo al punto chiariamo.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Va bene. Sugli emendamenti 5.1010, 5.1011, 5.1012, 5.1016 Mollicone il parere del Governo è conforme.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il deputato Fornaro. Su cosa?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Presidente, chiederei la copia della riformulazione del Governo e credo sarebbe auspicabile avere, a questo punto, consonanza tra il relatore e il Governo. Quindi, penso che forse qualche minuto di sospensione possa essere utile (Commenti).

PRESIDENTE. Io andrei avanti, in modo tale che diamo tempo eventualmente al Governo e al relatore di coordinare le proposte di riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1005 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'emendamento 5.2 Manzi. Il parere del Governo e della Commissione è favorevole.

Indìco la votazione nominale… Revoco la votazione, perché c'è un'incongruenza che andiamo a verificare.

Relatore, deputato Amorese, sull'emendamento 5.2 Manzi il parere della Commissione è favorevole o contrario?

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Contrario.

PRESIDENTE. È contrario. Allora, il parere è favorevole sull'emendamento 5.6. Manzi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.600 da votare ai sensi dell'articolo 86. comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1006 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Gli emendamenti 5.1007 e 5.1013 Mollicone sono assorbiti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1014 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

L'emendamento 5.5 Caso è precluso.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1008 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.1000 Orfini e 5.1017 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.601, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.6 Manzi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'emendamento 5.1009 Mollicone.

Ha chiesto di parlare il relatore. C'è conformità?

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Sì io ho ascoltato e il parere è conforme in questo caso alla riformulazione del Governo.

PRESIDENTE. La ringrazio per l'intenzione, però è preferibile sospendere un attimo perché non abbiamo la trascrizione del testo. La seduta è sospesa per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 16,48, è ripresa alle 17.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 799-988-A. Penso che si sia trovata una quadra sulla proposta di riformulazione.

Invito il relatore, deputato Amorese, e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sull'emendamento 5.1009 Mollicone.

Prego, deputato Amorese.

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Presidente, la proposta di riformulazione, a questo punto definitiva, è la seguente: “Al comma 4, primo periodo, sostituire le parole da: del commercio, fino alla fine del periodo, con le seguenti: del terziario e dell'artigianato”.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Parere conforme.

PRESIDENTE. Il deputato Mollicone, che è il primo firmatario, accetta la riformulazione, quindi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1009 Mollicone, come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Saltiamo l'emendamento 5.1015 Mollicone, perché assorbito dall'emendamento 2.1004 Mollicone.

Passiamo, quindi, all'emendamento 5.1010 Mollicone. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1010 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1011 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1012 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1016 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

(Esame dell'articolo 6 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Sull'emendamento 6.1000 Mollicone il parere è favorevole, così come sull'emendamento 6.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1000 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

(Esame dell'articolo 7 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Sull'emendamento 7.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole.

Sull'emendamento 7.3 Caso, formulo un invito al ritiro, oppure il parere è contrario. Sull'emendamento 7.1000 Mollicone il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. I pareri sono tutti conformi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.3 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1000 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

(Esame dell'articolo 8 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Prima di passare all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A), avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.1004 Mollicone, che ha soppresso alcune parole contenute al comma 1 dell'articolo 8, non sarà posto in votazione il mantenimento dell'articolo, come indicato nel fascicolo. Gli identici emendamenti soppressivi 8.1 Caso e 8.1000 Orfini saranno posti in votazione per le parti non assorbite dall'emendamento 2.1004 Mollicone.

Avverto, altresì, che, ove tali proposte siano respinte, sarà successivamente posto in votazione l'articolo 8.

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Sugli identici emendamenti 8.1 Caso e 8.1000 Orfini, il parere è contrario. Sull'articolo aggiuntivo 8.01001 Cecchetti il parere è favorevole con la seguente riformulazione; la leggo tutta, anche se è lunghissima: “Dopo l'articolo 8, aggiungere il seguente: Art. 8-bis. (Manifestazioni di rievocazione storica e ricorrenze della tradizione popolare) 1. All'articolo 59 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza di cui al R.D. 18 giugno 1931, n. 773, dopo il secondo comma è aggiunto il seguente: «Le norme di cui al presente articolo e gli eventuali regolamenti locali in materia non si applicano in occasione di manifestazioni di rievocazione storica e ricorrenze della tradizione popolare». 2. L'accensione di falò in occasione di manifestazioni di rievocazione storica e ricorrenze della tradizione popolare non rientrano nel campo di applicazione della parte IV «Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati» del decreto legislativo n. 152 del 2006. 3. Le regioni hanno la facoltà di regolamentare, in conformità alle normative nazionali, la salvaguardia dei falò e dei fuochi rituali delle manifestazioni di rievocazione storica e ricorrenze della tradizione popolare.

Con riferimento ai divieti di cui all'articolo 10, della legge 21 novembre 2000, n. 353, le regioni possono prevedere, dettando le eventuali prescrizioni del caso, speciali e motivate deroghe, anche valutando l'andamento degli incidenti giornalieri suscettibili di provocare incendi boschivi, al fine di consentire l'accensione di falò e di fuochi rituali. I falò e i fuochi rituali sono comunque vietati nelle giornate di vento”.

PRESIDENTE. Bene, abbiamo ascoltato la riformulazione dell'articolo aggiuntivo 8.01001 Cecchetti. Chiedo al Governo di esprimere il suo parere.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Il Governo esprime parere conforme.

PRESIDENTE. Ovviamente, su tutti gli emendamenti che sono stati citati. Giusto?

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 8.1 Caso e 8.1000 Orfini.

Nessuno chiedendo di parlare passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 8.1 Caso e 8.1000 Orfini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.01001 Cecchetti, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Chiedo ai presentatori se accettano la proposta di riformulazione. Onorevole Candiani? Prego.

STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie Presidente, la riformulazione è corretta e apprezziamo che il Governo accetti anche questa proposta emendativa con riformulazione, perché è intesa a consentire lo svolgimento, nel rispetto delle regole, di tutte quelle tradizioni legate all'accensione di falò (penso a quello di Sant'Antonio, tradizionale, piuttosto che a quelli che vengono fatti nelle sagre popolari, nel passaggio tra l'inverno e la primavera), che appartengono alla nostra tradizione popolare più antica, ovviamente, inquadrati, come lo stesso articolo aggiuntivo prevede, anche in regolamenti regionali, laddove si dovesse rendere necessario.

PRESIDENTE. Il parere del Governo era già stato espresso ed era favorevole.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.01001 Cecchetti, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

(Esame dell'articolo 9 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento 9.1001 Mollicone il parere è favorevole, sull'emendamento 9.1 Manzi il parere è contrario, mentre sulla condizione della Commissione bilancio dell'emendamento 9.600, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.1001 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Ricordo che si vota per la parte non assorbita, come già abbiamo detto prima, dall'emendamento 2.1004 Mollicone.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 9.1001 Mollicone, è precluso l'emendamento 9.1 Manzi, così come l'emendamento 9.600 della Commissione bilancio.

Pertanto, avendo approvato l'emendamento soppressivo dell'articolo 9, non si vota neanche l'articolo 9.

(Esame dell'articolo 10 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento 10.1000 Mollicone il parere è favorevole, sull'emendamento 10.1 Manzi il parere è contrario e sulla condizione della Commissione bilancio 10.600 il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1000 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Ricordo sempre che si sta votando l'emendamento per le parti non assorbite dall'emendamento 2.1004 Mollicone.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 10.1000 Mollicone, è assorbito l'emendamento 10.1 Manzi, è precluso l'emendamento 10.600 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento e non si vota l'articolo 10.

(Esame dell'articolo 11 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.1004 Mollicone, che ha soppresso la lettera e) del comma 1 dell'articolo 11, e tenuto conto che la Commissione bilancio ha formulato una condizione riferita a tale articolo, non sarà posto in votazione il mantenimento dell'articolo, come indicato nel fascicolo.

L'emendamento soppressivo Mollicone 11.1000 sarà posto in votazione per le parti non assorbite dall'emendamento 2.1004.

Avverto, altresì, che ove l'emendamento Mollicone 11.1000 sia approvato, la condizione della Commissione bilancio risulterà preclusa e non si procederà alla votazione dell'articolo.

Sono precisazioni necessarie da un punto di vista tecnico.

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. Signor Presidente, sugli emendamenti 11.1000 Mollicone e 11.600 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore su entrambi gli emendamenti.

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.1000 Mollicone, per la parte non assorbita a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.1004 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

A seguito dell'approvazione 11.1000 Mollicone è precluso l'emendamento 11.600 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento e non si vota l'articolo 11, come appena precisato.

(Esame dell'articolo 12 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 5.1014 Mollicone, è preclusa la condizionalità della Commissione bilancio di cui all'emendamento 12.600 e non si voterà l'articolo 12.

(Esame dell'articolo 13 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

(Esame dell'articolo 14 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. Signor Presidente, sull'emendamento 14.1000 Orfini il parere è contrario, sull'emendamento 14.1003 Mollicone il parere è favorevole, sull'emendamento 14.1001 Orfini il parere è contrario, mentre sull'emendamento 14.500 (Nuova formulazione) della Commissione il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “al comma 2, dopo la lettera t), aggiungere la seguente: t-bis) prevedere la costituzione, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, di un forum delle associazioni di categoria, con il compito di salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale immateriale”.

PRESIDENTE. Però, quella che avete appena ascoltato non è una proposta di riformulazione: è già un'ulteriore formulazione che aveva fatto la Commissione. Siamo ancora all'emendamento 14.600 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

ALESSANDRO AMORESE , Relatore. Sull'emendamento 14.600 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Il parere del Governo è conforme rispetto a quello espresso dal relatore su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.1000 Orfini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.1003 Mollicone, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.1001 Orfini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 14.500 (Ulteriore nuova formulazione) della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Solo per un chiarimento. Qui si parla di un forum delle associazioni di categoria. Per associazioni di categoria si intende Confcommercio e Confesercenti? Sono associazioni di categoria nazionali o regionali? Cioè, a cosa ci riferiamo? È un chiarimento, non è polemico. È solo per capire cosa stiamo votando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, per “associazioni di categoria” si intende tutto l'associazionismo della rievocazione storica che ha delle sue rappresentanze nazionali. Addirittura, viene fatta una fiera nazionale a Piacenza ogni anno, essendo il tema riferito non solo alla rievocazione storica ma, ovviamente, anche ai beni immateriali UNESCO. Quindi, tutte le associazioni di categoria che si occupano di questi temi, ad esempio anche Federculture.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.500 (Ulteriore nuova formulazione) della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.600 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 60).

(Esame dell'articolo 15 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

A seguito dell'approvazione dell'emendamento 14.500 (Ulteriore nuova formulazione) della Commissione sono preclusi sia l'emendamento 15.600 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento sia l'emendamento 15.1000 Mollicone e non si passerà alla votazione dell'articolo.

(Esame dell'articolo 16 - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

(Esame dell'articolo 17 - Testo Unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

L'approvazione dell'emendamento 3.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento ha precluso la votazione dell'articolo 17.

(Esame degli ordini del giorno - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Chiedo una pausa, un'interruzione.

PRESIDENTE. Di quanto tempo?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Pochi minuti, il minimo.

PRESIDENTE. Vanno bene 10 minuti, Sottosegretario?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Sì, vanno bene.

PRESIDENTE. Con questa richiesta del Governo, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,35.

La seduta, sospesa alle 17,25, è ripresa alle 17,40.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Siamo agli ordini del giorno, abbiamo interrotto per consentire al Governo di visionarli. Do la parola al Sottosegretario Mazzi per l'espressione del parere.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/799-A/1 Manes, c'è una proposta di riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di sostenere e valorizzare i carnevali storici e tradizionali, anche al fine di riconoscere dignità a tali eventi sia sul piano culturale che dell'attrattività turistica di diverse aree territoriali regionali”. Sull'ordine del giorno n. 9/799-A/2 Steger, c'è una proposta di riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere o sostenere iniziative volte a pervenire alla ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, al fine di dare piena attuazione alla valorizzazione e alla salvaguardia dei dialetti e delle lingue minoritarie presenti nel nostro Paese”.

Sugli ordini del giorno n. 9/799-A/3 La Porta e n. 9/799-A/4 Michelotti parere favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/799-A/5 Simiani, parere favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”. Sull'ordine del giorno n. 9/799-A/6 Sarracino, c'è una proposta di riformulazione: “impegna il Governo, in relazione al provvedimento in esame, a valutare l'opportunità di inserire, nell'ambito delle iniziative a sostegno e promozione delle rievocazioni storiche, quella del maggio 1799 a Picerno tra quelle del previsto elenco annuale, nel rispetto dei requisiti introdotti dalla presente legge”.

Sull'ordine del giorno n. 9/799-A/7 Amato, c'è una proposta di riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare le necessarie iniziative, nell'ambito delle manifestazioni storiche, finalizzate a garantire il rispetto dei requisiti di sicurezza degli animali, a rafforzare la tutela della salute e benessere degli animali impiegati”. Sugli ordini del giorno n. 9/799-A/8 Fabrizio Rossi e n. 9/799-A/9 Cangiano il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/799-A/1 Manes. Deputato Manes, accetta la riformulazione del Governo?

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Accetto la riformulazione e chiedo di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Solo per sottoscrivere.

PRESIDENTE. Sottoscrivono anche i deputati Ubaldo Pagano e Casu.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/799-A/1 Manes, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 62).

Sull'ordine del giorno n. 9/799-A/2 Steger, c'è una proposta di riformulazione. Deputato Steger, a lei la parola, accetta la riformulazione?

DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Sì. La accetto e chiedo di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/799-A/2 Steger, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

Sull'ordine del giorno n. 9/799-A/3 La Porta, il parere del Governo è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/799-A/4 Michelotti, il parere del Governo è favorevole.

Ha chiesto di parlare il deputato Michelotti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MICHELOTTI (FDI). Grazie, Presidente. Soltanto qualche secondo per ribadire la ratio con cui ho voluto presentare quest'ordine del giorno e anche quello precedente.

La Toscana è terra di manifestazioni storiche radicate nel tessuto sociale, e, quindi, ci è sembrato giusto e doveroso presentare quest'ordine del giorno per chiedere al Governo di tutelare ancora di più quella manifestazione, che a Siena è il Palio, che rappresenta un unicum culturale non assimilabile a nessun'altra manifestazione nel nostro territorio.

Un unicum rispetto al quale non sono ammessi, a nostro avviso, tentennamenti, perché il Palio rappresenta un patrimonio storico e culturale non soltanto per Siena, ma per tutta l'Italia. Quindi, rispetto alla tradizione, cultura, bellezza, storia e identità che quella manifestazione esprime, chiediamo un impegno al Governo per la tutela, in ogni forma, in ogni declinazione, per tutelare e valorizzare quel congegno unico e perfetto fra la città e le contrade che si esplica non soltanto 2 volte all'anno, ma durante tutto l'anno.

È, quindi, una tutela che noi chiediamo al Governo e Fratelli d'Italia chiede che anche l'Aula voglia riconoscere ed esprimere tutela e valorizzazione del Palio di Siena. Per cui, Presidente, chiedo che quest'ordine del giorno venga messo ai voti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Vorrei sottoscriverlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Solo per dichiarare la nostra astensione su quest'ordine del giorno e sugli altri ordini del giorno che riguardano e riguarderanno singoli eventi e manifestazioni. Evidentemente, nulla abbiamo contro l'Assedio alla Villa di Poggio a Caiano, l'Antico Gioco della Palla Grossa a Prato, né il Balestro del Girifalco a Massa Marittima, anzi, sono eventi a cui ci sentiamo molto vicini.

Cionondimeno, nel momento in cui abbiamo perso talune ore per votare una legge, e lo spiegheremo poi in dichiarazione di voto, della quale non era neanche fondamentale l'istituzione, ma lo abbiamo fatto, decidendo che ci sarà un comitato che si darà criteri e valuterà le tabelle, gli strumenti e i parametri per i quali istituire un elenco di manifestazioni, buttare lì 7 manifestazioni a caso, che auspichiamo vengano inserite in quelle tabelle, ci sembra quanto meno irrituale e fuori luogo.

Quindi, per questa ragione, dichiaro il voto di astensione del gruppo Azione su quest'ordine del giorno, gruppo che non è certo contrario a quelle manifestazioni, ma è il metodo che è vieppiù singolare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Anch'io, come la collega Grippo, credo che non abbia alcun senso votare ordini del giorno legati a singoli eventi e singole rievocazioni storiche proprio dopo una lunga discussione che riguarda una legge che, in qualche modo, li ricomprende tutti. Lo dico perché sarebbe un elenco lunghissimo.

Nella mia città c'è la Quintana, a Gubbio c'è la Festa dei ceri, che tra l'altro è la più antica delle manifestazioni storiche del Paese, ma questo non mi ha indotto a presentare un ordine del giorno specifico.

Credo che, se finiamo ad occuparci di ogni singolo caso, rischiamo di rendere anche un po' ridicolo il lavoro di quest'Aula. Per cui, anche noi, come il gruppo che lo ha precedentemente annunciato, annunciamo un voto di astensione su tutti gli ordini del giorno che riguardano eventi singoli, perché pensiamo che il Paese debba sostenerli tutti allo stesso modo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/799-A/4 Michelotti, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

Ordine del giorno n. 9/799-A/5 Simiani, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo: viene accettata? Lo vuole votare?

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/799-A/5 Simiani, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

Ordine del giorno n. 9/799-A/6 Sarracino, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo: viene accolta? Sì. L'onorevole Laus sottoscrive l'ordine del giorno n. 9/799-A/6 Sarracino.

Ordine del giorno n. 9/799-A/7 Amato, il parere del Governo è favorevole, se riformulato: viene accolta la riformulazione? Vuole votarlo.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/799-A/7 Amato, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 66).

Ordine del giorno n. 9/799-A/8 Fabrizio Rossi: il parere del Governo è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/799-A/9 Cangiano: il parere del Governo è favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Comincio con il preannunciare il voto favorevole del gruppo di Italia Viva, però, in conclusione, affermerò anche alcune perplessità che riguardano questo provvedimento. Innanzitutto, le cose positive, perché, indubbiamente, oggi parliamo di un valore storico e anche turistico delle rievocazioni. Toccherò entrambi gli aspetti, perché ritengo che il secondo sia un po' sottovalutato.

Partirò naturalmente dall'aspetto storico, perché conosciamo tutti la storia che viene studiata nelle scuole, però è altrettanto vero che esistono aspetti storici locali e, per questo, noi dobbiamo davvero un ringraziamento agli storici locali, agli appassionati, a tutti coloro che approfondiscono questi aspetti e, poi, li traducono in quella che è la rievocazione storica stessa. Come dicevo, è molto importante che vi sia anche la storia locale, perché è come una serie di tasselli che si mettono assieme e che, poi, creano un valore molto importante anche per tutto il nostro Paese.

L'aspetto dimensionale ci dice quanto siano importanti le rievocazioni storiche, perché, su 8.000 comuni, si tengono ben 1.300 eventi. Essi hanno importanza per la storia, ma anche per la cittadinanza, perché la cittadinanza viene coinvolta, non solo le figure dei rievocatori, ma anche i cittadini, che ci tengono a conoscere le loro radici, quello che riguarda il loro territorio. Questo, deve andare oltre, cioè il valore di questo provvedimento deve essere quello di trasferire la conoscenza anche alle nuove generazioni. Dicevo di andare oltre, perché non possiamo accontentarci e questa dovrebbe essere la finalità del provvedimento, cioè trasmettere la conoscibilità ad un pubblico più ampio possibile. Per questa ragione, poi, parlerò anche dell'aspetto turistico.

Poi, ci sono i rievocatori, che non sono semplicemente coloro che fanno gli attori, ma sono persone che si dedicano - io ne ho conosciuti - , per quasi tutto il loro tempo libero, a studiare, rappresentare, si dedicano a questa loro passione, che diventa un valore che oggi vediamo riconosciuto.

Poi, dicevo, l'aspetto turistico, perché il patrimonio immobiliare è stato riconosciuto con la Convenzione UNESCO del 2003. Questo è senz'altro importante, però non dobbiamo dimenticare, al tempo stesso, che il patrimonio UNESCO non è semplicemente un traguardo, come a volte si pensa, ma è un punto di partenza, perché, una volta che viene ottenuto un riconoscimento di questo tipo, è necessario lavorare anche per la sua valorizzazione. Quindi, come dicevo, è un punto di arrivo, ma, soprattutto, è un punto di partenza. Questo rappresenta il punto di svolta e anche il passaggio tra l'aspetto storico e quello turistico, e qui verrò a parlare…

PRESIDENTE. La interrompo un attimo, deputata De Monte. Porti pazienza, vediamo un po' se l'Aula si ricompone. È inutile che stia qui a precisare che abbiamo delle dichiarazioni di voto in corso e chi ritiene di doversi allontanare per conversare può farlo senza stare qui a disturbare. Prego, prosegua.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Dicevo, il punto di congiunzione tra la storia e il turismo, perché oggi dobbiamo parlare, in realtà, più che di turismo, di turismi. Ormai da anni il settore si è segmentato: parliamo di un turismo culturale, naturalmente del turismo balneare, del turismo religioso, del turismo sportivo, enogastronomico, di una serie di aspetti che rappresentano quella domanda da parte del turista che deve essere soddisfatta. E di qui si arriva anche a una domanda specifica, perché è determinante anche l'autenticità di quello che cerca il turista, quindi anche il fatto di immedesimarsi nei luoghi, di immedesimarsi nella storia. Quindi, anche le rievocazioni storiche rappresentano una parte di questo turismo che deve essere soddisfatto.

C'è una cosa, però, che non viene qui trattata, perché parliamo di rappresentazioni, del modo in cui possiamo anche estenderne la fruibilità, la conoscibilità oltre i giorni stessi della rievocazione, quindi con il coinvolgimento anche delle scuole, con il coinvolgimento delle associazioni. Però, oggi, Presidente, è determinante quello che non viene toccato e, cioè, la tecnologia, il fatto di utilizzare la realtà immersiva, il fatto di conoscere qualche cosa in una forma anche diversa e la sua diffusione attraverso la rete Internet.

Ma c'è qualche cosa anche di più, perché, oltre alle reti che noi tutti conosciamo, cioè quelle dell'informatica, in realtà, esistono altre reti che noi dovremmo essere in grado di sfruttare: tra queste, ad esempio, c'è quella europea del patrimonio termale, di cui alcune località italiane fanno parte, ci sono anche i cammini religiosi, ci sono le reti dei castellieri, ci sono tante cose che si possono realizzare. Perché, finché rimaniamo in un ambito circoscritto, non avremo la possibilità di fare massa e di fare quell'offerta di segmento di cui parlavo prima. Pertanto è necessario che riuscire a passare da un livello di offerta locale e nazionale - in questo senso, indubbiamente, va anche il provvedimento - ad un livello superiore, europeo, che dovrebbe rappresentare, poi, a sua volta, un'offerta che viene fatta a livello mondiale. Dobbiamo renderci conto che questo rappresenta un vero valore aggiunto che possiamo offrire soprattutto noi che, come patrimonio culturale, siamo ben in grado di rappresentare.

Vorrei fare un piccolo passaggio anche a proposito del turismo europeo, perché, a livello europeo, noi abbiamo una competenza di appoggio, però molto si può fare. Sappiamo bene anche che con i fondi europei possiamo spingere in questa direzione, ma lo possiamo fare anche attraverso le strategie di cui sopra. Per cui, è importante senz'altro che a livello italiano ci possa essere - perché no? - questo calendario, che ci possa essere anche un livello organizzativo di tipo diverso che vada oltre quello locale, però non basta, e di qui le due perplessità che annunciavo all'inizio del mio intervento.

Una va un po' in contrasto con quello che vuole fare questa maggioranza, perché si è appena approvata una legge a livello di sussidiarietà o, meglio, di autonomia differenziata che, quindi, dovrebbe portare i servizi, le strategie più a un livello prossimo, a un livello regionale, a un livello locale, mentre, al tempo stesso, qui, abbiamo addirittura invece una legge nazionale che regolamenta le rievocazioni storiche. Questa mi sembra un po' una contraddizione, potrei dire una sussidiarietà al contrario.

Il secondo aspetto è il seguente. Non dimentichiamoci che tutto si gioca intorno alla strategia. Non possiamo pensare che la questione risolutiva sia la legge nazionale: come dire che abbiamo messo nero su bianco e, quindi, siamo a posto, lo abbiamo fatto con molti altri provvedimenti. Noi dobbiamo pensare che la strategia si realizza con la politica, questa è la cosa che noi dobbiamo saper fare a livello culturale, dobbiamo saper fare a livello turistico. Insisto molto su questo aspetto, perché la cultura è uno strumento potentissimo per realizzare il turismo. Allora, io devo dire una cosa.

Ho appreso con entusiasmo, quando vi è stato l'annuncio di un Ministro del Turismo in Italia, che non fosse scollegato, come era un po' nel passato, rispetto ad alcuni settori, perché il turismo deve abbracciare la cultura, l'enogastronomia; è naturalmente legato ai trasporti, alle infrastrutture, ai collegamenti e via seguitando. Quindi non possiamo pensare che le cose vadano avanti separate le une dalle altre. Dobbiamo pensare che davvero per noi il turismo è un'industria, è una strategia economica importante e quindi dobbiamo saperla declinare davvero in tutti i settori e non pensare che uno sia slegato rispetto all'altro.

Comunque, a parte queste perplessità, ritengo che un passaggio importante anche in questo ambito sia stato fatto, quello delle rievocazioni, perché è giusto anche riconoscere coloro che si impegnano in queste attività di tipo storico-culturale, quindi in questo senso il nostro voto sarà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Calogero Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. L'articolo 9 della nostra Carta costituzionale tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico nazionale. La parte più rilevante del nostro patrimonio nazionale riguarda quella culturale immateriale. Con il termine “patrimonio culturale immateriale” si intendono le pratiche, rappresentazioni, espressioni, sapere e capacità, come pure gli strumenti, artefatti, oggetti e spazi culturali associati, che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, anche i singoli individui riconoscono come parte integrante del loro patrimonio culturale.

Ci tengo a sottolineare questa definizione e cogliere così l'occasione di ricordare che nel 2018 la festa del mandorlo in fiore, che ogni anno ha luogo nella mia città, Agrigento, e registra numerosissime presenze da tutto il mondo, è stata inserita nel registro del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO. Così come da ultimo il 6 dicembre 2023 il canto lirico italiano è stato anch'esso inserito nel patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO.

Abbiamo il privilegio di vivere in un Paese il cui patrimonio culturale è riconoscibile e motivo di vanto a livello internazionale. Il nostro patrimonio culturale immateriale è la base della nostra società e sarà la base per la crescita delle future generazioni. Tramandare le nostre tradizioni alle future generazioni è un mantra che dovremmo ripeterci costantemente.

Il nostro Paese, con il suo variegato assetto regionale, è la culla di moltissime tradizioni storiche popolari che costituiscono il vero cuore delle nostre tradizioni e il nostro compito non solo come legislatori, ma soprattutto come italiani è sostenere le tradizioni storiche, affinché siano tramandate alle giovani generazioni, che possano non solo crescere grazie alle radici del territorio, ma che possano a loro volta custodirle e tramandarle.

Uno degli eventi chiave per tramandare le nostre tradizioni è rappresentato dalle rievocazioni storiche. Nel nostro Paese sono 1.294 le rievocazioni storiche presenti su tutto il territorio nazionale. Spero che almeno una volta ognuno di noi si sia imbattuto, come spettatore, in una rievocazione storica. Sono eventi di altissimo spessore che coinvolgono numerose maestranze dalle più variegate specializzazioni. Sono eventi preparati con minuziosa attenzione per un anno intero coinvolgendo tutta la cittadinanza. Sono eventi di portata non solo nazionale ma anche internazionale, considerato che attraggono turismo specifico che porta importanti indotti economici e territoriali. Sono eventi che hanno un'importante valenza sociale, capace di appassionare intere città e cittadini di ogni estrazione sociale ed età.

Come legislatori non possiamo esimerci dall'incentivare queste manifestazioni per la portata sociale ed economica che svolgono. Questo è stato sin da subito l'obiettivo di questo Governo che, per la prima volta, ha creato un vero e proprio censimento delle manifestazioni storiche grazie all'Istituto centrale per il patrimonio immateriale, fiore all'occhiello del Ministero della Cultura. Vogliamo però impegnarci di più con questo testo che oggi poniamo in votazione recando non solo interventi diretti alle manifestazioni di rievocazione storica, ma anche una delega al Governo per l'adozione di norme a salvaguarda del patrimonio culturale immateriale. Una delega importante al fine di incentivare gli eventi di rievocazione storica attraverso una sburocratizzazione ed una velocizzazione per le richieste. Riteniamo che impegnarsi su questo punto sia necessario e sia un importante segnale che questo Governo ancora una volta vuol dare ai gruppi di rievocazione che incessantemente portano avanti il fondamentale compito di tramandare le nostre tradizioni. Per questo motivo annuncio il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, molto spesso, specie nelle aree interne del nostro Paese, le rievocazioni storiche sono un modo di fare comunità, di conoscersi e riconoscersi nella storia del proprio territorio e anche nella cultura di appartenenza di quel territorio. Le finalità di queste manifestazioni hanno a che vedere con la conservazione della memoria del passato, ma possono avere l'intento di promuovere un luogo per finalità turistiche e non di rado, con l'occasione, per raccogliere fondi di solidarietà e di beneficenza.

Sono tantissime le realtà associative che nascono intorno alle manifestazioni, riuscendo ad accomunare persone che altrimenti, spesso, avrebbero poco in comune: il folklore e le tradizioni trascendono infatti le appartenenze politiche, ideologiche o religiose e vedono coinvolte fianco a fianco persone di qualsiasi ceto sociale; una specie di livellatori sociali, di mescolatori sociali che, tra giostre medievali o rievocazioni rinascimentali, riescono dove tante iniziative istituzionali, purtroppo, a volte falliscono in quell'obiettivo di far sentire comunità persone che vivono in uno stesso luogo. Si tratta di un vero e proprio sistema capillare che arriva in ogni città, in ogni borgo, in ogni Paese.

La ricchezza di questo spontaneismo, a volte anche la ricchezza della ricerca storica che lo accompagna, non può essere dispersa e va tutelata; è un'esperienza comune, infatti, quella di vedere i nostri quartieri, i nostri centri storici trasformati dai nostri vicini di casa che diventano attori, saltimbanchi, alabardieri, artigiani di mestieri, che magari non esistono più; un enorme calderone di creatività, un momento bellissimo, soprattutto per i bambini, che possono così in qualche modo viaggiare nel tempo e conoscere, attraverso un'esperienza diversa, anche alcuni elementi della storia della città.

Questa attività, che vede gran parte della comunità coinvolta, non di rado coinvolge anche persone che si trovano a visitare o a conoscere un luogo che magari non avrebbero né vissuto né visitato, creando così un indotto anche economico per la comunità e per le strutture ricettive del territorio.

Spesso queste rievocazioni vedono il coinvolgimento di diverse generazioni e una lunga staffetta di nonni che passano il testimone ai nipoti; d'altra parte, le rievocazioni storiche permettono anche a chi arriva da un altro luogo, da un altro Paese, da un'altra cultura di inserirsi dentro le comunità del luogo e conoscere la cultura che li ospita. Cos'è oggi la comunità locale se non l'incontro tra culture e tradizioni diverse e quella commistione che si arricchisce nel vivere e, nel caso dei bambini, anche nel crescere insieme.

Ci sarebbe piaciuto che questa proposta di legge avesse qualche attenzione in più a questo aspetto, quello dell'intercultura e della creazione di comunità nel territorio, ma confidiamo che questa mancanza possa essere colmata poi nelle articolazioni della proposta di legge che vede il coinvolgimento delle scuole, loro sì, per loro stessa natura, attrezzate per la partecipazione di tutte le bambine e di tutti i bambini, di tutte le ragazze e di tutti i ragazzi.

Devo dire, Presidente, nonostante questi aspetti positivi, troviamo inusuale che, per tutelare le manifestazioni e le rievocazioni storiche, si sia dovuti ricorrere a una proposta di legge un po' bizantina e, come abbiamo visto durante le votazioni, anche sostanzialmente riscritta dagli emendamenti depositati dai presentatori.

Lo troviamo un po' singolare perché - questo va detto - sarebbe bastato probabilmente un provvedimento del Ministro, un'indicazione del Ministero, qualcosa che avesse a che fare diciamo con un'attitudine più operativa e non necessariamente l'impegno di questo Parlamento per ore e ore. Lo diciamo perché capita sempre più spesso di trovarsi in questa situazione: al Governo fanno decreti sulle cose importanti del Paese, da quelle economiche a quelle sociali, quindi di fatto determinano tutta la discussione sulle cose fondamentali all'interno dei palazzi del Governo, per poi venire qui a mettere la fiducia.

Nel frattempo, si tiene impegnato il Parlamento a discutere di temi e questioni che pure ci stanno a cuore, ma sono laterali rispetto alla centralità di quelli che toccano la vita di tutte le cittadine e di tutti i cittadini. Sarebbe più facile, invece, fare il contrario: dare ai Ministeri il compito di seguire e tutelare, in questo caso, la realtà delle rievocazioni e delle manifestazioni storiche, anche finanziandole laddove lo si ritiene opportuno, e noi, in molti casi, lo riteniamo opportuno, e permettere, invece, al Parlamento di discutere di temi un po' più ampi e un po' più larghi, che riguardano la vita materiale di tanti e tante che oggi si trovano in difficoltà.

Per cui, Presidente, noi voteremo a favore di questa proposta di legge. Lo faremo, perché ci stanno a cuore queste iniziative territoriali, perché le troviamo belle e molto spesso sono elementi che arricchiscono la vita dei cittadini, troppo spesso minacciata dalla solitudine, che è una delle grandi caratteristiche del tempo in cui viviamo. Però, le dobbiamo dire la verità, forse sarebbe il caso, per il futuro, su questi temi, di avere un'iniziativa di natura diversa, perché altrimenti si rischia anche di svilire un poco il Parlamento. Oggi, di fatto, abbiamo stabilito che si farà un elenco delle associazioni delle rievocazioni storiche, non serviva forse un pomeriggio di lavoro di questo Parlamento, bastava un'ora di lavoro del Ministro Sangiuliano presso il Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rita Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie, colleghi. Il provvedimento che oggi arriva in quest'Aula deve innanzitutto ricordarci come il nostro Paese sia attraversato, da Nord a Sud, dalle storie dei piccoli borghi, dalle tradizioni locali, dalla memoria del nostro passato. Lo spirito della proposta di legge in esame è quello di valorizzare tutto questo come solide fondamenta per migliorare e proiettarci verso il futuro. Recentemente, la Presidente del Consiglio ha utilizzato un'immagine efficace per descrivere il rapporto tra l'Italia e la storia millenaria che ha attraversato la Penisola. Siamo seduti sulle spalle dei giganti. Tutelare la storia e l'identità dei territori italiani è una responsabilità collettiva, a cui noi non possiamo sottrarci e questo provvedimento intende fare esattamente questo. L'insieme di queste identità e tradizioni locali costituisce il patrimonio culturale immateriale, che è una grande forza della Nazione e che è strettamente interconnesso con il patrimonio culturale materiale, con la ricchezza artistica, storica e archeologica che caratterizza l'Italia e che la rende famosa e preziosa in tutto il mondo. Diamo così riconoscibilità allo spirito imprenditoriale delle persone, di tutti quei cittadini che vogliono dare importanza alle tradizioni italiane, all'artigianato e alle piccole imprese locali. Crediamo che, in questo modo, si possa mantenere e consolidare il senso di comunità e si possa, contemporaneamente, dare risposta a un problema con cui noi ci scontriamo spesso, cioè quello di un'adeguata conservazione del patrimonio culturale locale.

Altro obiettivo di questo provvedimento è mantenere la connessione fra i più giovani e le loro origini, perché loro devono conoscere, devono sapere. Crediamo che questo possa costituire un valore aggiunto e un arricchimento, ma questo vale per chiunque, però abbiamo una tecnologia che ha permesso ai più giovani di nascere in un contesto culturale globalizzato, che abbraccia tutto il mondo, in una continua e costante connessione con altre culture e altre tradizioni. Questo è un bene, è chiaro a tutti, ma conoscere da dove si viene e mantenere vivo il rapporto con il proprio passato e con il proprio territorio è una condizione necessaria per poterci incamminare verso il futuro.

Con questa proposta di legge, inoltre, si vogliono riconoscere il ruolo e l'importanza delle numerosissime associazioni che sono attive nell'organizzazione delle manifestazioni di rievocazione storica e che in questi anni si sono impegnate moltissimo nella valorizzazione e nella conservazione della memoria, quasi sempre in completa gratuità e, a volte, anche in sostituzione delle istituzioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 18,15)

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Questo è un merito civile che noi vogliamo riconoscere e che non può essere dimenticato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

È chiaro che le manifestazioni di rievocazione storica possono svolgere anche un ruolo di promozione dei territori da un punto di vista turistico e costituiscono un importante strumento di valorizzazione e promozione delle tradizioni enogastronomiche. Proprio nelle scorse settimane, abbiamo votato il provvedimento sul “Maestro dell'arte della cucina italiana” e abbiamo ricordato quanto in Italia sia importante la cultura enogastronomica, di quanto spesso l'identità italiana si traduca in una cultura legata al cibo e a tutti i prodotti agricoli. Sono tutte opportunità di sviluppo strategiche, che questo intervento legislativo vuole contribuire a sostenere.

Ricordiamo che questa proposta di legge trova slancio e fondamento anche nella Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio immateriale, approvata nel 2003. Quel documento ha ampliato il concetto di bene culturale, includendo i beni rappresentativi delle tradizioni orali, delle manifestazioni del folklore in generale, e ha incluso tutto ciò che è portatore di valore culturale.

Trovo anche utile citare un passaggio della Convenzione di Faro, che definisce il patrimonio culturale come un insieme di risorse ereditate dal passato, che alcune persone identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, costantemente in evoluzione. Voglio richiamare l'attenzione dell'Aula proprio su queste ultime parole: costantemente in evoluzione. Questo provvedimento, nella sua finalità di valorizzare la cultura immateriale, non vuole essere un invito a guardare al passato con nostalgia. È esattamente il contrario: noi vogliamo portare le tradizioni italiane con noi nel futuro, non vogliamo consegnarle all'oblio della memoria. Siamo il Paese dei piccoli centri di costa o di montagna, dei campanili, delle bande popolari, delle sagre e dell'arte custodita dove qualcuno meno se lo aspetterebbe.

Per questi motivi e per l'importanza che riconosciamo al patrimonio immateriale italiano, annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia. (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Lo avevamo detto in discussione generale e lo ripetiamo oggi, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo di Azione-PER, perché poi prevalgono le ragioni di merito e di sostanza rispetto alle ragioni di metodo; è, però, necessario fare, in quest'Aula, una riflessione anche del percorso attraverso cui si è arrivati a questo testo normativo e del lavoro che abbiamo fatto oggi.

Bene ha detto la collega che mi ha preceduto, bene è emerso nella discussione di oggi: è importante - lo dice l'UNESCO, lo dice l'Unione europea, lo dicono tutti gli indirizzi di investimento e valorizzazione del patrimonio culturale diffuso e parcellizzato, in Europa e in Italia - valorizzare il patrimonio immateriale. Bene sostenere, tutelare e promuovere le associazioni, le manifestazioni, la rievocazione storica, ma anche le sagre, le bande popolari, le iniziative degli enti locali, i santi patroni, le manifestazioni di enogastronomia, di cui il nostro territorio - la   Penisola - è riccamente cosparso in tutte le sue differenti sfaccettature, di cui molte, peraltro, hanno una storia e una tradizione millenaria, pensiamo alle festività che qui a Roma guardano indietro a duemila anni di storia.

Quindi, da parte nostra - lo abbiamo detto in Commissione e lo diciamo oggi - non può che esserci una valutazione positiva sul fatto che si dia conto e si ritenga di voler valorizzare queste iniziative.

Un po' più perplessi ci lascia, invece, il percorso di questa legge, per due ragioni. La prima è che siamo abituati, da legislatori, quando ci troviamo ad analizzare un atto normativo in quest'Aula, a chiederci se i destinatari dell'intervento normativo ne avranno beneficio, qual è la loro condizione prima della nostra norma e quale sarà la loro condizione dopo la nostra norma e se il delta fra queste due fasi ci dice che, forse, la vita dei destinatari dell'intervento sarà, domani, uguale o, peggio, peggiore - scusate il bisticcio di parole - dell'oggi, allora, ci chiediamo sull'utilità di quel percorso normativo.

Cosa succede oggi rispetto al patrimonio immateriale? Esiste, presso il Ministero della Cultura, una direzione che se ne occupa, esiste un elenco di manifestazioni che vengono valorizzate, esiste un lavoro importante di censimento e mappatura del patrimonio immateriale che, da molti anni, il MiBACT, sia nella sua articolazione di Ministero della Cultura, sia nella sua articolazione di Ministero del Turismo, ha avviato.

Che cosa ci chiedono i soggetti che organizzano manifestazioni culturali parcellizzate sul territorio? Intanto, questi soggetti sono i più variegati: enti locali, associazioni, gruppi spontanei di cittadini, enti ecclesiastici, soggetti molto diversi. Chiedono fondamentalmente due cose: essere messi in una tabella, essere riconosciuti ed essere omologati? No, non lo chiedono quasi mai. Chiedono risorse. L'abbiamo visto anche con questa legge di bilancio: con le altre opposizioni abbiamo fatto una battaglia importante, perché venissero stanziate risorse nella legge di bilancio per le manifestazioni culturali, anche quelle immateriali, così come definite dall'UNESCO, ma queste risorse non sono state stanziate, quindi, sono la prima cosa che viene chiesta. So che il Sottosegretario ne patisce insieme a noi, perché, nella coperta corta del bilancio del Governo, purtroppo, non c'è stata una grande attenzione su questo tema e, quindi, oggi, le risorse, laddove gli strumenti già c'erano per valorizzare questo tipo di iniziative, ahimè, non sono state stanziate e, a tutt'oggi, le uniche risorse a cui possono attingere tali soggetti sono quelle degli enti locali, si tratti di regioni, comuni o province.

L'altro elemento è che questa norma - ma questo è un tema che, nel Comitato per la legislazione, in quest'Aula è diventato quasi stucchevole, perché ce lo diciamo praticamente a ogni discussione normativa -, fondamentalmente, si divide in due parti: una prima, che prova a dare alcune definizioni. Erano vaghissime prima del percorso in Commissione ed in Aula di oggi, e ringrazio anche i colleghi che hanno fatto un lavoro emendativo, mentre, oggi, abbiamo una norma che qualcosa in più fa e che contiene qualche dettaglio in più. Sarà poi complesso capire quali sono i criteri in base ai quali decidiamo che una certa iniziativa ha, come viene detto, valore culturale riconosciuto e quale, invece, valore culturale non riconosciuto. Il paese deve avere come minimo 500 cittadini? E se è un'iniziativa riconosciuta da un paese di 30 anime? Se tutte le 30 anime lo riconoscono, è universalmente riconosciuto o no? Inseriamo parametri che, a mio avviso, non sarà banalissimo quantificare.

Tuttavia, dal punto di vista del metodo - e questo lo dico a futura memoria, perché ce lo diciamo ogni volta, sul voto dei fuori sede, sulla disabilità, su qualsiasi cosa -, dopo una grande discussione definitoria, abbiamo un articolo delega che poi dice: comunque fate un po' voi. Cosa fate un po' voi? Quello che avreste potuto comunque fare, a prescindere da questa norma, perché tutta questa grande descrizione finisce con una sostanziale delega al Governo a cui si dice: vedete un po' di trovare alcuni criteri, vedete un po' di fare tabelle, vedete un po' di trovare risorse.

Ecco, noi ci siamo, ve lo diciamo, vedete un po' di darvi criteri, vedete un po' di trovare le risorse e date una mano alle tante manifestazioni che popolano il nostro Paese. Vi serve una legge per farlo? Per noi non era indispensabile, voteremo a favore, perché, nel momento in cui c'è, voteremo a favore, ma, se non trovate le risorse e se non sostenete queste iniziative, questa lettera è del tutto inutile. Quindi, con questa spiegazione, che era importante fornire, il nostro gruppo voterà favorevolmente su questo testo, lo ritiene migliorato dopo il passaggio in Aula e il lavoro in Commissione, ma se non iniziate a finanziare e a sostenere la cultura in questo Paese, materiale o immateriale che sia, perdiamo tempo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

GAETANO AMATO (M5S). Presidente, l'Italia ha circa 7.900 comuni e ognuno di questi ha ricordi e tradizioni da tramandare ai posteri. Le rievocazioni storiche rappresentano l'anima dei territori, sono i racconti di millenni, sono i racconti di un passato che deve rimanere vivo, sono veri e propri momenti di aggregazione e di partecipazione identitaria, ma questo sin dai periodi precedenti alla preparazione stessa della manifestazione in quanto tale.

Ho avuto il piacere di prendere parte, come interprete, a una di queste rievocazioni e sono rimasto particolarmente colpito nel vedere come tutta la popolazione di Barletta e del circondario fosse parte attiva, anche se solo come presenza scenica, indossando costumi d'epoca.

Le diversità delle espressioni culturali sono tutelate da una convenzione dell'UNESCO e questo ci trova totalmente d'accordo. Non ci ha invece trovati d'accordo il contenuto dell'articolo 8 del provvedimento che, in deroga alla legislazione vigente, consente l'utilizzo delle armi, anche se con cartucce a salve. Questo, però, non sempre è sinonimo di garanzia e se pensiamo che un'arma che viene usata male, da persona incompetente, riesce a fare danni in una Pro Loco la notte di Capodanno, figuriamoci che cosa potrebbe accadere in un contesto di massa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Avevamo, per questo, presentato un emendamento soppressivo a questo articolo, ma è stato bocciato. Pur essendo preoccupati anche delle deroghe inserite in tema ambientale, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle, perché riteniamo che il patrimonio storico millenario della nostra Nazione vada tutelato, tramandato e mai dimenticato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparvi. Ne ha facoltà.

VIRGINIO CAPARVI (LEGA). Presidente, Sottosegretario, colleghi e colleghe, sebbene con un po' di ritardo rispetto ad alcune regioni che, già da qualche anno, si sono dotate di una propria legge per il riconoscimento delle rievocazioni storiche, stante il fatto che la promozione di eventi, feste e attività culturali e la valorizzazione dei beni culturali, anche attraverso le rievocazioni storiche, rientrano nelle materie di legislazione concorrente, oggi, finalmente, il Parlamento segna un punto importante nella definizione, promozione e valorizzazione delle rievocazioni storiche e dà delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale in conformità delle direttive della Convenzione UNESCO, siglata a Parigi nel 2003.

Alcuni rappresentanti delle associazioni regionali, come il presidente dell'Umbria e il presidente delle Marche, assistono ai nostri lavori quest'oggi e a loro e ai loro colleghi va, anzitutto, il mio ringraziamento, come ovviamente alle associazioni che rappresentano, perché si sono fatte carico e si fanno carico ogni giorno di una sensibilità culturale così importante per l'Italia, per le comunità locali, per i mille campanili che compongono la nostra Nazione. Farsi carico di questa sensibilità vuol dire aver colto l'importanza e la crucialità di custodire la storia, che non è banalmente un racconto del passato, ma è custodire tracce del nostro futuro.

Dunque, un ringraziamento va anche alle migliaia e migliaia di rievocatori storici che ogni giorno si spendono per salvaguardare e custodire un passato che viene celebrato attraverso le rievocazioni storiche, che hanno l'obiettivo anche di rafforzare un'identità locale, che è poi la portante di un'identità nazionale, che ci racconta chi eravamo, chi siamo e ci dice chi saremo.

Il Parlamento, finalmente, di questa sensibilità culturale si fa carico, con una proposta a mia prima firma e con una proposta a prima firma del collega Mollicone, che ringrazio, anche in qualità di presidente della Commissione cultura. Queste proposte hanno l'obiettivo di definire le competenze dello Stato, della Conferenza unificata, di istituire un comitato tecnico scientifico che dovrà chiarire anche un panorama italiano molto variegato, perché, alle volte, si può commettere l'errore di ascrivere a rievocazione storica anche quegli eventi che, sebbene importanti, non basano la propria natura direttamente su una ricerca storica puntuale, così come si può fare l'errore di ascrivere a rievocazione storica quegli eventi che si ripetono da secoli, quasi da millenni, che, di fatto, non sono rievocazioni storiche, ma sono continuazioni storiche.

Quindi, in questo panorama così variegato c'era bisogno di una legge, come è stata presentata anche in altre legislature, anche da altri gruppi politici, sempre con l'accoglimento di tutto il Parlamento e auspico che quest'oggi avverrà lo stesso e mi fa molto piacere sentire il voto favorevole dei gruppi sin qui intervenuti. La presente legge, oltre alle definizioni, si pone l'obiettivo di stabilire un elenco di associazioni di rievocazione, l'elenco delle rievocazioni storiche e il Comitato tecnico-scientifico che analizzerà i riconoscimenti, avrà funzioni di ricerca, promozione e patrocinio degli eventi e ogni tre anni dovrà verificare la sussistenza dei requisiti affinché un'associazione di rievocazione, una rievocazione, possa essere nell'elenco. Sarà redatto un calendario annuale che prevede la elencazione di tutte le rievocazioni a cui verrà dato particolare rilievo in tutti i portali principali di riferimento della cultura italiana. Poi c'è l'aspetto anche del Fondo nazionale per la rievocazione storica, che già esiste dalla legge di bilancio 2017, quando venne istituito. Chiaramente, con l'approvazione di questa legge, avendo definito dei criteri oggettivi, sarà anche più facile capire quali sono le associazioni di rievocazione che operano una ricerca storica, artistica e culturale di valore.

Quando parliamo, però, di rievocazioni - è stato già accennato prima, ma credo valga la pena sottolinearlo - non parliamo solo di rievocazioni e, quindi, di episodi che sono avvenuti nella storia, parliamo anche dei luoghi che diventano protagonisti di quelle storie. Quindi, rievocare un tempo vuol dire rievocare un luogo nel tempo. Non dobbiamo fare l'errore di pensare che il risvolto principale delle rievocazioni storiche sia, oltre quello culturale, chiaramente, quello turistico-economico, che è, sì, una componente importante e fondamentale delle rievocazioni storiche, ma se c'è un risvolto più importante questo è il risvolto sociale che è determinato dalle rievocazioni storiche. Lo dico perché molto spesso quei luoghi che ospitano le rievocazioni sono quei luoghi che noi chiamiamo borghi, quei luoghi di provincia, di un'Italia alle volte pensata come minore, poiché più difficile da abitare rispetto alle città. Io sono testimone diretto e chiunque abbia esperienza di rievocazione sa quanta forza di lavoro richiede rievocare, quante persone servono, quale pluralità di competenze sono necessarie. Poiché provengo da un borgo in cui ogni anno vengono rievocati due periodi storici a confronto, sono testimone di come essere rievocatori, soprattutto nei giorni che precedono gli eventi, sia di fatto un'esperienza di relazioni intergenerazionali trasversali, poiché permettono la collaborazione tra persone che hanno diversi percorsi di vita, lavorativi e di studi. Quindi, si stringono legami molto importanti che vanno oltre il tempo della rievocazione e si fa un'esperienza di comunità.

In quei borghi, in quei luoghi, in cui si dice spesso perché dobbiamo razionalizzare i servizi, dobbiamo razionalizzare i processi per la necessità anche del profitto, in quei borghi in cui vivere sembra essere un modo per dire di essere fuori dal tempo e dalla storia, rievocare vuol dire invece ridonare tempo e storia anche a quell'Italia che non è un'Italia minore, perché sono luoghi belli da vivere, belli da visitare, pensa qualcuno, ma meno da vivere. Invece, sono luoghi in cui la qualità della vita è importante, ma quella qualità della vita passa anche per la tenuta e per il senso di appartenenza di quelle popolazioni. Ed ecco che le rievocazioni storiche sono un'iniezione del senso di appartenenza perché l'Italia dei campanili non è solo l'Italia da visitare ma è soprattutto l'Italia da abitare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Un passaggio importante è quello dell'articolo 7 che promuove il coinvolgimento delle scuole per fare in modo che la salvaguardia non sia una prerogativa solo delle associazioni di rievocazione, ma anche delle future generazioni più prossime. Sarebbe sciocco custodire per chi verrà due secoli dopo di noi, se non siamo in grado oggi di tramandare una passione e un piacere di conoscere il proprio luogo e la propria storia soprattutto alle future generazioni. Chiaramente, senza cedere ad alcuna polemica, che è lontana dagli intendimenti di queste proposte parlamentari, possiamo anche dire come salvaguardare il passato voglia anche dire contrastare in un certo qual modo quel revisionismo storico alimentato dalla cosiddetta cancel culture, ovvero uno sguardo nuovo che vorrebbe ridefinire e rileggere con gli occhi di oggi il mondo di ieri, spesso un progressismo tremendamente slegato dalla realtà. Cancellare alcune figure storiche, considerate non portatrici di valori in linea con quelli attuali o non predominanti, non può essere definito, questo tipo di atteggiamento, un esercizio storico, bensì un esercizio ideologico. Invece, le rievocazioni non hanno la prerogativa di esaltare, demonizzare o cancellare storia, ma solo di rievocare, di seguire un processo analitico-critico e quindi di custodire quello che siamo stati.

Andando alle conclusioni, ritengo che oggi sia un primo passo essenziale che auspichiamo venga seguito a breve dai lavori dei nostri colleghi al Senato, affinché possa esserci una riorganizzazione della materia in ambito di rievocazioni storiche e patrimonio culturale immateriale, a cui dovrà seguire poi un coordinamento con le regioni e le associazioni regionali. Valorizzare passa anzitutto per riconoscere, poi segue un processo di promozione, di salvaguardia che fino ad oggi dobbiamo ai tanti che da anni portano avanti questo impegno con dedizione e amore per la nostra terra. Con orgoglio e senso di appartenenza, dichiaro il voto favorevole al provvedimento da parte del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Sottosegretario, il provvedimento in esame intende riconoscere le rievocazioni storiche quali componenti fondamentali del patrimonio culturale immateriale per la rivitalizzazione del patrimonio culturale della Nazione, nonché quale elemento qualificante per la formazione e per la crescita socio-culturale della comunità nazionale. Questa proposta di legge, nell'individuare in modo specifico quali criteri debbano avere le associazioni e le manifestazioni di rievocazione storica, ne istituisce uno specifico albo che sarà depositato presso il Ministero della Cultura e detta una precisa linea per l'attività di valorizzazione di questi eventi. La legge crea un Comitato tecnico-scientifico delle associazioni e delle manifestazioni di rievocazione storica che abbia, tra le altre cose, il compito di valutare l'attendibilità e la conformità storica delle iniziative. Lo Stato nell'ambito delle proprie competenze sarà chiamato a riconoscere, sostenere, valorizzare e salvaguardare la specificità delle rievocazioni storiche e delle realtà socioculturali regionali e locali a queste legate. Questo dovrebbe avvenire, naturalmente, tramite un sostegno finanziario alle associazioni di rievocazione storica per la realizzazione di questi eventi, nonché di attività culturali e divulgative e più in generale del turismo culturale connesso a queste iniziative, da realizzarsi anche in aree di interesse archeologico e storico. Proprio in ottica di promozione degli eventi sarà redatto un calendario annuale delle manifestazioni approvato dal Ministero della Cultura, sentito il Ministero del Turismo, di cui si dia ampia comunicazione istituzionale. Queste iniziative dovranno avere una stretta connessione anche con le attività didattiche nelle scuole. L'obiettivo del testo in esame è anche, per fortuna, quello di introdurre una disciplina organica della materia, è quello di conferire la delega al Governo per l'emanazione del codice per la salvaguardia dei patrimoni culturali immateriali, anche al fine di adeguare la disciplina alla Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. L'individuazione e la disciplina dei beni culturali immateriali, infatti, così come intesi, sono regolati oggi dal codice Urbani, codice dei beni culturali e del paesaggio, e dalla Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio immateriale. Il legislatore italiano ha preso atto delle innovazioni provenienti dalla Convenzione Unesco sui beni immateriali, provvedendo ad innovare la materia nel 2008 con l'inclusione nel codice Urbani dell'articolo 7-bis.

Il testo dell'articolo, però, adotta una visione più restrittiva di bene culturale immateriale rispetto alla definizione della Convenzione, ancorando ancora la sua rilevanza giuridica alla possibilità di associarlo alle testimonianze materiali.

Con l'espressione “eredità culturali immateriali” la Convenzione UNESCO intende individuare e riconoscere quei patrimoni culturali tradizionali, quindi le feste, i saperi, le tecniche, le pratiche e le espressioni orali, ancora oggi custoditi e riprodotti dai gruppi e dalle comunità quali aspetti irrinunciabili della loro identità e memoria culturale.

Nonostante i passi avanti dal punto di vista del loro riconoscimento e della modernizzazione del concetto stesso di bene culturale, in Italia siamo ancora in ritardo. Solo recentemente alcune istanze di riforma sono giunte sia da parte di realtà regionali, che hanno sottolineato l'importanza di prevedere forme di protezione del patrimonio intangibile, sia da parte dell'Unione europea con la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore dell'eredità culturale per la società, Convenzione siglata a Faro nel 2015 e sottoscritta dall'Italia. Alcune regioni hanno già provveduto da tempo a disciplinare il loro patrimonio culturale immateriale e mi riferisco alla Sicilia, nella cui normativa si dispone che chiunque possa proporre la registrazione di un bene nel relativo registro delle eredità immateriali della Sicilia, il REIS, istituito dalla regione siciliana nel 2005 e diretta implementazione della Convenzione UNESCO per la salvaguardia delle eredità culturali immateriali. Anche la Sardegna, nel regolamentare le eredità immateriali della propria regione, si è preoccupata dell'importante aspetto che riguarda il profilo partecipativo, che contempla la più ampia partecipazione, appunto, degli enti locali, delle forze sociali, della scuola, nonché degli organismi pubblici e privati alla programmazione culturale regionale.

Nel panorama italiano, quindi, emerge certamente la necessità di una normativa tesa a tutelare le diversità culturali esistenti rappresentative dell'immenso patrimonio culturale immateriale, nonché delle prospettive economiche e degli enormi vantaggi che ne deriverebbero. Se ci richiamiamo alla definizione di patrimonio culturale immateriale dobbiamo… Presidente, per favore…

PRESIDENTE. Onorevole Iacono, quest'Aula ci ha abituato a ben altri brusii. Prego.

GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Ciò che si rileva dalla stessa definizione di patrimonio culturale immateriale non è la specificità della singola manifestazione culturale in sé ma il sapere e la conoscenza che vengono trasmessi di generazione in generazione e che vengono ricreati dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, all'interazione con la natura e alla loro storia. Ecco, appunto, quanto abbiamo affermato, anche in altra sede, che bisognava intervenire sulla disciplina complessiva, andando, cioè, dal generale al particolare e non viceversa, perché altrimenti, oltre a questo provvedimento, avremmo dovuto immaginare o prevedere altri progetti di legge tesi alla valorizzazione delle singole porzioni della cultura immateriale, e potrei citare, per esempio, i mestieri, i saperi e le tecniche e potrei continuare ancora.

In Commissione di merito il gruppo del Partito Democratico ha espresso la propria astensione al provvedimento, in particolare al testo unificato che disciplina all'articolo 8, per il quale è stato depositato un emendamento soppressivo, il porto e l'uso di armi in occasione di manifestazioni di rievocazione storica, consentendo ai partecipanti alle manifestazioni stesse di esibire, portare o usare con cartucce a salve le armi fabbricate anteriormente al 1950 e le loro repliche ad avancarica, nonché archi, balestre, spade, sciabole, pugnali e così via. Su questo punto e sull'emendamento che aggiunge in corso d'opera un articolo 8-bis, che prevede ulteriori deroghe alle norme in materia ambientale per l'accensione di falò e di fuochi rituali in occasione delle stesse manifestazioni, continuiamo ad avere e a manifestare la nostra posizione contraria.

Sulle manifestazioni di rievocazione storica, anche decennali se non centenarie in tutta Italia, potremmo fare numerosi esempi ed esistono nelle forme e nelle modalità che immagino noi tutti conosciamo e prevedono già l'uso di armi o l'accensione dei fuochi. Potrei citare, per esempio, il Palio della Balestra a Gubbio, in Umbria, ma anche i fuochi per Sant'Antonio Abate a Cassaro, in Sicilia.

Le deroghe che la maggioranza ha previsto nel testo, ritenendole indispensabili, noi pensiamo siano ingiustificate e immotivate, e riteniamo una forzatura la modifica al Testo unico di pubblica sicurezza. È bene evidenziare un ulteriore motivo che ha portato all'astensione in Commissione, cioè l'assenza di una previsione di risorse adeguate.

Le norme, pur evidenziando la presenza di oneri, non provvedono alla quantificazione degli stessi né nel loro complesso, né in relazione ai singoli interventi, né tanto meno provvedono a indicare se essi siano costituiti da previsioni di spesa.

A garantire la copertura economica c'è infatti un fondo già esistente per un ammontare di 2 milioni di euro annui. Valutiamo, però, positivamente la volontà generale di dotare il nostro ordinamento di una disciplina organica in materia, seppur con una delega al Governo, e che nel corso dell'iter la proposta sia stata modificata in modo significativo e il testo snellito e migliorato da diversi emendamenti, anche da parte della maggioranza.

Il riconoscimento giuridico dei beni culturali immateriali rappresenta, oltre alla presa di coscienza della testimonianza storica e culturale di un determinato gruppo sociale, anche un importante volano economico e di commercializzazione. Noi questo lo pensiamo, e sosteniamo l'esigenza che l'Italia debba finalmente dotarsi di una normativa organica, ma sosteniamo anche che, nella prospettiva dell'elaborazione della stessa, bisogna tenere conto degli importanti spunti che potrebbero provenire non solo da un vero e reale dibattito parlamentare, ma soprattutto dal pieno coinvolgimento delle istituzioni universitarie e di ricerca, degli esperti nelle discipline demoetnoantropologiche e degli studiosi, delle comunità locali e delle forze sociali, e che nella stessa dovrebbe essere ricompresa la dimensione immateriale di patrimonio culturale come strumento per la crescita e lo sviluppo sostenibile della società, che garantisce un senso di identità e continuità, e incoraggia il rispetto per la diversità culturale.

È per tutti questi motivi - ho finito, signor Presidente - seppur con le perplessità già esposte, ma riconoscendo la complessiva buona volontà nel perseguire le finalità per noi essenziali, e consapevoli che oggi abbiamo fatto un passetto in avanti, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico a questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Non lo vedo in Aula, senza scomodare note trasmissioni televisive… eccolo, onorevole Mollicone, l'Aula aspetta il suo intervento (Commenti). Prego, ha la parola. Il tempo sta passando, onorevole Mollicone, prego.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Onorevoli colleghi, signor Presidente, signori del Governo, questa proposta di legge va nella direzione che il Parlamento ha sostenuto da anni, sin dalla XVII legislatura, quando, da forza di opposizione, proponemmo e fortemente volemmo l'istituzione del Fondo nazionale per la rievocazione storica, poi stabilizzato nel 2020 con un lavoro congiunto di maggioranza e opposizione.

Un successo, questo, che anno dopo anno coinvolge sempre più realtà in tutta Italia nella riscoperta della bellezza dei borghi e delle tradizioni. Questa proposta, su cui c'è stata risonanza con il collega Caparvi e un ampio dibattito in Commissione, rappresenta un salto nella definizione di ciò che è patrimonio culturale, che va oltre la definizione dell'articolo 7-bis del codice Urbani e cristallizza in un atto parlamentare, e poi in politica pubblica, un'importantissima innovazione legislativa. L'UNESCO ha già declinato che il patrimonio immateriale serve quanto il patrimonio materiale e che l'uno è strettamente connesso all'altro.

Anche per rispondere ad alcuni colleghi che sono intervenuti prima, che ringrazio per avere manifestato il parere favorevole, devo dire che, in realtà, sanno bene che nella definizione del codice dei beni culturali, il cosiddetto codice Urbani, poi rivisto successivamente, di fatto, è necessario andare a definire anche la parte dei beni immateriali dell'UNESCO, in modo da avere un quadro nazionale più chiaro e definito. D'altronde, nessun bene culturale materiale è tale senza la sua dimensione immateriale, senza sapere ciò che esso rappresenta, la sua funzione storica, culturale, sociale. Penso al lavoro del Governo Meloni, con il Ministro Sangiuliano e il Sottosegretario Mazzi, che ringrazio, per l'iscrizione della lirica nelle liste UNESCO e il grande attivismo per la cucina italiana, unitamente al Ministro Lollobrigida.

Per questo, la legge che oggi votiamo contribuisce in maniera sistematica alla salvaguardia delle manifestazioni e degli enti di rievocazione storica - un comitato scientifico, un elenco, iniziative didattiche e il sostegno dello Stato -, con una visione per garantire, dopo anni di lacuna giuridica, anzi di assenza di un quadro regolatorio, una prima normativa organica sul patrimonio immateriale, istituendo anche un forum. Una proposta, questa, articolata, che dovrà dialogare con le leggi regionali in fase istituenda o già istituite.

La trasmissione da una generazione all'altra di una tradizione porta con sé la possibilità che alcuni elementi del patrimonio culturale immateriale vadano estinti. La salvaguardia ha a che fare con il rafforzamento di ciò che è esistente, in considerazione del fatto che il patrimonio culturale immateriale possa evolvere; è vivo, non venerazione delle ceneri, ma custodia del fuoco della tradizione. Non a caso, uno degli elementi per riconoscere il patrimonio immateriale è proprio la comunità, e ringrazio la collega Piccolotti per averla citata come elemento fondante della rievocazione storica. L'identità non è inerte, solida come un macigno e inamovibile, l'identità entra nella storia, è comunque un essere nel divenire. Il fluire dell'identità si chiama tradizione, che è un trasmettere in cui persistenza e duttilità cercano un punto di equilibrio.

Colleghi, citando l'articolo 2 della Convenzione UNESCO del 2003 per patrimonio culturale immateriale si intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti, gli spazi culturali associati agli stessi, che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per noi patrimoni immateriali, come la rievocazione storica e molti altri, sono proprio questo: un fattore di sviluppo della cultura, un elemento di coesione e di identità nazionale, uno strumento di diffusione della conoscenza, della storia e dell'arte italiana in Europa e nel mondo.

Riprendendo le parole di Goethe: “Quando si considera un'esistenza come quella di Roma, vecchia di oltre duemila anni e più, e si pensa che è pur sempre lo stesso suolo, lo stesso colle, sovente persino le stesse colonne e mura, e si scorgono nel popolo tracce dell'antico carattere, ci si sente compenetrati dei grandi decreti del destino”.

Il crescente processo di globalizzazione impone nuove forme di salvaguardia delle identità delle comunità nazionali nel mondo. Questa proposta garantirà la prima legge in Italia organica sul patrimonio culturale immateriale. In un articolo del 1969, Pasolini raccontò di aver sognato che l'Italia fosse un bambino. Scriveva Pasolini: “Se un bambino sente che non è amato e desiderato - si sente in più -, incoscientemente decide di ammalarsi e morire. Tutto ciò che per secoli è sembrato perenne, e lo è stato in effetti fino a ieri, di colpo comincia a sgretolarsi, contemporaneamente. Così stanno facendo le cose del passato, pietre, legni, colori”.

Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore di questa legge, proprio per favorire questa tutela e questo rilancio. Ezra Pound una volta scrisse che “la tradizione è una bellezza da conservare e non un mazzo di catene per legarci”. La rievocazione storica e i patrimoni culturali immateriali sono il futuro antico della nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - Testo unificato - A.C. 799-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 799-988-A: "Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 67) (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Sì, grazie, Presidente. In merito al disegno di legge delega al Governo in materia di florovivaismo, si sta svolgendo un approfondimento tecnico. Quindi, chiedo la possibilità di rinviare la discussione e la votazione del provvedimento alla prossima settimana.

PRESIDENTE. Lo chiediamo allora all'Aula. Se non vi sono obiezioni, la proposta di rinvio del disegno di legge n. 1560-A alla prossima settimana si intende approvata.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna si intende rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo appreso che è appena finito a Torino il tavolo su Stellantis, dove erano presenti - finalmente; lo dico, finalmente - i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici, il comune di Torino e, appunto, l'azienda.

Sono qui a chiedere un'informativa urgente da parte del Ministro Urso su Stellantis, perché è inaccettabile che in questi mesi si sia detto di tutto su quel polo, così come su Pomigliano, si sia detto che quegli stabilimenti avrebbero rischiato la chiusura. Non vogliamo - e lo dico a lei, Presidente - accettare ricatti, non siamo disponibili a barattare incentivi con il futuro industriale di questo Paese.

Presidente mi faccia dire un'altra cosa perché…

PRESIDENTE. Sì, però lo deve fare nel silenzio dell'Aula. Mi scusi, onorevole Grimaldi. Colleghi, c'è un intervento sull'ordine dei lavori. Chi non è interessato esce dall'Aula o fa silenzio! Prego, onorevole Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Dicevo che non è accettabile sentire dalle parole di un amministratore delegato che uno di quei cuori pulsanti dell'industria italiana sia a rischio, non è accettabile pensare che la Panda elettrica voli in Serbia e che la 500 elettrica, l'unica auto elettrica prodotta in Italia voli da qualche parte, e lo dico: noi non siamo indisponibili, anzi siamo favorevoli a vedere nuovi produttori in Italia, anche se hanno il cuore con un'altra bandiera, anche cinesi, come abbiamo letto nelle scorse ore, siamo disponibilissimi. L'importante, però, è che non si facciano patti al ribasso. Non vorrei pensare che dietro a quella mossa ci sia anche solo la possibilità di “shiftare”, di perdere la 500 elettrica, per magari portare qui dei produttori cinesi, sempre trainati da Stellantis. Il punto è molto semplice, Presidente: secondo lei, può esistere l'industria del futuro senza nuovi occupati? Non si parla, in tutto questo, di una nuova assunzione: sa cosa vuol dire? Vuol dire fine ciclo; lo vuol dire per Pomigliano, fine ciclo, perché lì finirà la Panda endotermica e finirà così l'esperienza di una vita, ma c'è lo stesso rischio anche per Mirafiori. Per questo credo che se Urso vuole difendere il made in Italy, se questo Governo vuole vederci chiaro, allora deve convocare Stellantis e le parti sociali e dire con quali nuovi modelli, con quali occupati e, soprattutto, dove e come si continueranno a produrre auto in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, sullo stesso argomento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, anche il gruppo del Partito Democratico si associa alla richiesta, testé formulata dal collega Grimaldi, di un'informativa urgente del Ministro Urso. Su questi temi noi abbiamo fatto, col collega Peluffo, un question time la scorsa settimana, ne eravamo usciti insoddisfatti e le notizie che continuano a circolare attorno alla vicenda Stellantis, agli investimenti e anche al futuro degli stabilimenti e dell'attività produttiva in Italia, necessitano di un chiarimento delle linee strategiche del Governo, dell'esistenza o meno di una politica industriale attorno alla questione e al tema dell'automotive. Insomma, non possiamo più perdere tempo.

Abbiamo bisogno di capire, abbiamo bisogno di vedere se riusciamo a ridare a questo Paese, su questo settore, una politica industriale che garantisca una produzione innovativa, una produzione che tenga conto dei cambiamenti, ma, al tempo stesso, sia in grado anche di dare una risposta a una domanda produttiva e occupazionale degna di questo Paese. L'automotive è stato da sempre uno dei settori trainanti dell'economia italiana e anche nell'era della transizione ecologica può continuare a svolgere, nello stesso modo, un ruolo importante. Quindi, crediamo che sia necessario che, in quest'Aula, si possa fare un dibattito serio e sereno attorno al futuro dell'automotive e del gruppo Stellantis in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per associarci alla richiesta dell'onorevole Grimaldi. È un'informativa che riteniamo doverosa. Anche noi, come gruppo di Azione, abbiamo fatto vari question time, sia in Aula che in Commissione, sul tema. Dopo l'incontro di oggi, riteniamo che quest'Aula debba parlare di Stellantis e che il Ministro Urso debba venire qui a raccontarci quello che oggi è successo. Non c'è in campo solo la forza lavoro degli stabilimenti Stellantis in Italia, c'è tutto l'indotto che ruota intorno alla produzione di Stellantis nel nostro Paese, e su questo il Governo dovrebbe mettere una luce rispetto alle linee di politica industriale che vuole concordare anche con questa azienda. Quindi, speriamo che il Ministro possa venire a riferire il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Solo per associarci anche noi, come MoVimento 5 Stelle, a una richiesta urgente, che sta diventando sempre più tardiva, non solo per quello che è stato detto, per le preoccupazioni che vivono i lavoratori e le lavoratrici nel leggere le notizie, nell'incertezza totale di quello che sta accadendo, di un gruppo che sta disinvestendo, non solo per tutte quelle piccole e medie imprese che stanno vivendo sulla loro pelle quello che significa perdere le commesse, perché un grande gruppo ha abbandonato e sta abbandonando sempre di più l'Italia, nonostante tanti aiuti che ha avuto da questo Paese, e non solo per le tante crisi aziendali che stiamo vivendo, ad esempio, in Piemonte, ma in tutta Italia, perché non è una questione che riguarda solo Torino. E allora, Presidente, noi non è che chiediamo, ma ci aspettiamo che il Ministro venga qui a riferire, perché lo deve ai lavoratori e alle lavoratrici, lo deve agli imprenditori e alle imprenditrici, lo deve a tutti coloro che sono, in questo momento, con difficoltà aiutati, grazie, magari, a degli ammortizzatori sociali, perché il lavoro non c'è più. Presidente, abbiamo sentito questo Governo riempirsi la bocca del made in Italy, abbiamo sentito questo Governo riempirsi la bocca di imprese, ma nei fatti non c'è una politica industriale, non c'è la tutela del made in Italy e c'è la presa in giro di tanti lavoratori e lavoratrici. Infatti, se andiamo avanti così, sa cosa accadrà? E chiudo, Presidente. Accadrà che non solo ci rimetterà il nostro pianeta, non solo ci rimetteremo tutti noi in termini di salute, perché continuano a negare la transizione ecologica, non solo ci rimetteremo in termini di posti di lavoro, ma non ci rimarrà proprio nulla. E allora io mi aspetto che un Ministro degno di questo Paese venga qui, ci metta la faccia, gestisca le transizioni ecologiche, gestisca le crisi aziendali, gestisca le politiche industriali e non lasci che un'azienda così importante non risponda di quello che sta facendo nei confronti, ripeto, di lavoratori e lavoratrici che hanno diritto a una dignità e al rispetto di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ho preso atto della vostra richiesta che, ovviamente, girerò alla Presidenza della Camera, per informarne il Governo.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Maiorano. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MAIORANO (FDI). Grazie, Presidente. Solo alcuni minuti per soffermarmi su un episodio che è avvenuto la settimana scorsa. La settimana scorsa hanno fatto notizia quegli scontri avvenuti fuori dalla Rai, davanti ai manifestanti pro Palestina. Ebbene, io ho guardato quelle immagini, ho visto le immagini di tutta la giornata e di tutta la manifestazione e devo dire semplicemente quello che ho visto: ho visto una manifestazione che si è svolta regolarmente per ore, con un corteo, slogan e bandiere varie.

Tutto è filato liscio, fino a quando un gruppo di facinorosi ha tentato di sfondare un cordone della Polizia messo lì, per sicurezza, all'ingresso della Rai. Il cordone, in ordine pubblico, si usa spesso per impedire che i manifestanti possano occupare o invadere delle sedi di particolare rilevanza. Ho visto dei manifestanti che nel loro atteggiamento, sicuramente non autorizzato e non previsto, spingevano gli agenti fino a schiacciarli lungo la recinzione che era alle loro spalle. Se è vero, come è vero, che in Italia esiste la libertà di parola, la libertà di manifestare, è anche vero che in Italia esistono le regole, le norme e, soprattutto, la legittima difesa.

Mi chiedo: cosa si aspettava, qualcuno, che i poliziotti facessero? I poliziotti si sono difesi da quello che era un vero e proprio attacco. Non ci sono stati poliziotti che hanno inseguito i manifestanti per le vie di Napoli o hanno perseguitato i manifestanti. I poliziotti sono rimasti lì, fermi, dove erano stati posizionati, a coprire un punto nevralgico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Hanno reagito solo pochi secondi, giusto il tempo per far desistere i facinorosi che nel frattempo non hanno esitato a colpire i poliziotti con calci, pugni e con le aste delle bandiere.

Il giorno dopo, invece, che cosa è successo? Scandalizzati dall'accaduto, alcuni parlamentari del centrosinistra hanno invocato un'informativa urgente del Ministro Piantedosi e nel chiedere l'informativa sono state usate parole che vado a leggere letteralmente. La collega Sportiello, del MoVimento 5 Stelle, ha letteralmente detto: “(…) stamattina a Napoli (…) attivisti e attiviste, che stavano pacificamente manifestando fuori dalla sede Rai, sono stati manganellati, aggrediti e feriti (…). E questo solo per aver manifestato pacificamente (…), per aver chiesto che la nostra informazione pubblica sia imparziale (…). Ebbene, la risposta è stata questa: teste rotte e brutalmente picchiati alcuni ragazzini e ragazzine”.

Successivamente alle parole della collega, si è unito il collega De Luca del Partito Democratico il quale ha dichiarato che anche il Partito Democratico si univa alle parole della collega del MoVimento 5 Stelle. In ultimo, c'è da dire che si aggiungeva il collega Mari, che tra l'altro aggiungeva che i manifestanti avevano tentato di affiggere uno striscione davanti alla sede Rai e questo tentativo di affissione aveva provocato l'intervento delle Forze dell'ordine…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIOVANNI MAIORANO (FDI). Ho finito, Presidente, proprio 30 secondi. Ad onor del vero, il collega Mari, nel suo intervento - va detto per onestà intellettuale - aggiungeva che, a suo dire, queste dichiarazioni, queste notizie che giungevano all'Aula, comunque andavano verificate. Ebbene, Presidente, capisco che siamo in Parlamento e che qualcuno avverta il bisogno di parlare, però questo è un luogo che è pari al sacro, dove le parole dette hanno un peso specifico diverso da quelle che possono essere dette in altri posti. Mi chiedo, che messaggio può passare all'esterno, alle famiglie e ai ragazzi se in questo luogo qualcuno, con molta semplicità ed arroganza di sapere, fa apparire che le nostre Forze dell'ordine aggrediscono, manganellano, spaccano le teste e brutalmente picchiano ragazzini e ragazzine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Deve chiudere.

GIOVANNI MAIORANO (FDI). Bene farà il Ministro Piantedosi a riferire alle Camere; se c'è qualcosa da chiarire che si chiarisca pure. Nel frattempo, però, cerchiamo di non far passare messaggi sbagliati, soprattutto sulle spalle di persone, come le nostre Forze dell'ordine, che con sacrificio, ogni giorno, cercano di garantirci quei diritti che sempre più spesso invochiamo e pretendiamo…

PRESIDENTE. Grazie, è finito il suo tempo. Le devo togliere la parola, perché siamo veramente oltre. La ringrazio…

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intervengo quest'oggi per porre all'attenzione di quest'Aula un fatto piuttosto bizzarro che sta accadendo presso il comune della mia città, il comune di Avellino, un fatto che non ha colore politico e che posso condividere con i colleghi di quest'Aula per chiedere il loro supporto, affinché questa vicenda abbia la dovuta attenzione. Ebbene, ad Avellino noi abbiamo un Sindaco che da mesi non pubblica le delibere di giunta. Abbiamo dei consiglieri comunali che stanno facendo un'opposizione alla cieca, non riescono a capire cosa faccia il sindaco. Nonostante i consiglieri abbiano attivato il prefetto e il prefetto abbia scritto al sindaco, quest'ultimo ha risposto, semplicemente, che si sarebbe adoperato il prima possibile per pubblicare queste delibere. Così, in questo comune le delibere non vengono pubblicate, la stampa non riesce a fare il proprio lavoro e, come dicevo, i consiglieri, al massimo, possono capire dalle determine di pagamento, più o meno, come va la gestione comunale.

Per questo, colleghi, io ho fatto un'interrogazione al Ministro dell'Interno, Piantedosi, che ringrazio anticipatamente, affinché si muova con i suoi poteri da Ministro per capire come risolvere questa situazione incresciosa che si sta verificando presso il comune di Avellino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, il Parlamento italiano nel 2004 ha istituito il Giorno del Ricordo per commemorare le vittime delle foibe, l'esodo giuliano-dalmata e le vicende del confine orientale. Il percorso per giungere alla legge istitutiva è stato tortuoso ma questo Parlamento ha saputo portarlo a termine. Oggi il Giorno del Ricordo è in maniera inopinabile patrimonio di tutti gli italiani e di tutte le italiane ed è un nostro preciso dovere respingere qualsiasi tentativo di negare o ridimensionare quella tragedia, quel dramma che quegli italiani hanno vissuto durante la pulizia etnica e il successivo esodo. Sono passati 10 giorni dalle ultime celebrazioni. Finora abbiamo taciuto per rispetto delle vittime, dei superstiti e dei loro familiari ma ci sono alcuni eventi preoccupanti che hanno macchiato il Giorno del Ricordo in Toscana. Mi riferisco alle dichiarazioni offensive del presidente della provincia di Massa Carrara, esternate proprio durante le celebrazioni solenni, tese a minimizzare e quasi a giustificare i fatti accaduti. Mi riferisco anche agli innumerevoli danneggiamenti delle targhe in memoria delle vittime delle foibe in tutta la Toscana. Mi riferisco all'innalzamento da parte dei centri sociali fiorentini, quelli coccolati dal Partito Democratico, delle bandiere titine. Dovremmo prendere tutti nettamente e pubblicamente le distanze da quelle parole e da quei fatti che offendono l'onore delle vittime e che minano il lavoro delle nostre istituzioni. Viceversa, sono state pochissime le condanne e nessuno del Partito Democratico ha voluto prendere le distanze dalle dichiarazioni del presidente della provincia di Massa Carrara. Silenzio della sinistra, silenzio dei media, silenzio degli artisti impegnati, silenzio dal mondo accademico e anche da una parte di questo Parlamento perché, nonostante le belle parole, alla prova dei fatti nel nostro Paese continuano ad esistere tragedie e vittime di serie A e tragedie e vittime di serie B (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi abbiamo commemorato le vittime della strage sul lavoro avvenuta a Firenze, abbiamo commemorato e abbiamo usato parole equilibrate, pacate, di cordoglio. Però, allo stesso tempo, il dovere e la politica chiamano tutti a una responsabilità.

Venerdì scorso avevamo chiesto alla Ministra Calderone, poche ore dopo l'incidente, di venire a riferire in Aula e non si capiva ancora l'entità. Oggi possiamo dire, purtroppo, signor Presidente, che il bollettino è molto alto: sono 4 i morti, 3 i feriti e un corpo ancora adesso non è stato rinvenuto. Dalle prime indagini - la stessa Ministra Calderone giustamente si è recata al cantiere domenica - emerge un quadro desolante di subappalti, addirittura 34, di irregolarità diffuse, di ricorso al lavoro nero e di scarsa qualità dei materiali. Dunque, c'è materia per un'informativa urgente.

Domani CGIL e UIL a Firenze faranno una grande manifestazione per evocare la memoria delle vittime, per dire mai più stragi sul lavoro e per avanzare le proposte. Noi stessi ne abbiamo avanzate e in queste ore abbiamo detto che siamo disponibili a collaborare con il Governo e con la maggioranza per fare passi in avanti. Però, signor Presidente - lo dico con grande rispetto ma anche con grande franchezza - tutto questo si può fare se c'è il reciproco rispetto e per quello che ci riguarda il reciproco rispetto sta nella funzione dell'opposizione di avanzare proposte costruttive ma nel dovere politico del Governo di venire qui in Aula e spiegare come sono andate le cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Scotto, solo per informarla che nell'immediatezza è stato dato seguito alla sua richiesta di informativa urgente, peraltro condivisa da altri colleghi. È stata anche risollecitata l'informativa urgente e adesso siamo in attesa che il Governo deleghi o venga la Ministra Calderone a fornire l'informativa che lei ha richiesto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Voglio riportare a quest'Aula una denuncia realizzata da un animalista, che si chiama Enrico Rizzi, e da Ore 14, la trasmissione su Rai 2. Oggi hanno mandato in onda l'ennesima corsa clandestina di cavalli a Catania. Io domando a quest'Aula e mi domando: quale corsa clandestina? La corsa la fanno in mezzo alla strada principale di Catania, in pieno giorno. Com'è possibile che nessuna istituzione a Catania guardi quello che succede (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), con centinaia di moto che seguono questi cavalli? Sa qual è l'ultima novità, avvenuta nei giorni scorsi? Che a seguire i cavalli per farli andare ancora più veloci sparano con le pistole in aria.

Noi ci troviamo davanti a una situazione incredibile: in Sicilia, a Catania, continuano ad avvenire corse clandestine o, meglio, corse alla luce del sole e che noi definiamo oggi clandestine ma che, di certo, oramai non sono clandestine, al punto tale che fanno i video e le dirette e nessun esponente del territorio catanese o della regione Sicilia fa un intervento.

Allora, io chiedo, tramite la sua persona e la Presidenza, se, oltre alle interrogazioni e agli interventi, sia possibile avvisare il sindaco di Catania o il presidente della regione. Tra l'altro, la regione Sicilia è l'unica regione, in questo momento, che ci risulta non avere neanche il servizio di pronto soccorso veterinario ed è il luogo in cui quest'estate è stato bruciato vivo un animale davanti a tutti ed è stato lasciato agonizzare per 6 giorni per un rimpallo di responsabilità. Allora, mi domando: a che cosa dobbiamo arrivare per capire che anche gli animali meritano rispetto e che non si possono fare corse di cavalli in mezzo alla strada (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Presidente, anche alla luce di quanto abbiamo ascoltato, noi riteniamo ancora più importante audire in Aula il Ministro Piantedosi.

Infatti, la tesi della maggioranza che sostiene il Governo, il cui Ministro dell'Interno, insomma, è evidentemente deputato a rispondere di quello che è accaduto negli scontri davanti alle varie sedi Rai del Paese, ci sembra piuttosto, come dire, malsana. È come se si volesse intendere che questi manifestanti si fossero fiondati con le loro teste violentemente verso i manganelli. Questa cosa non crediamo sia verosimile, e allora vogliamo chiedere al Ministro Piantedosi, per favore, di venire in Aula a spiegarci, perché, di fronte alla richiesta di appendere, non lo so, una bandiera a un cancello, c'è stata, come abbiamo visto, una risposta violenta, abbiamo visto delle donne sanguinanti. Francamente mi sembra paradossale avere sentito queste parole in Aula e ci preoccupa ancora di più, se è possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Si riferiva agli scontri davanti alla sede Rai di Napoli, faremo presente la sua richiesta al Ministro.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 21 febbraio 2024 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e 16,15)

1. Seguito della discussione delle mozioni Piccolotti ed altri n. 1-00235, Orrico ed altri n. 1-00244, Grippo ed altri n. 1-00245, Faraone ed altri n. 1-00246, Amorese, Miele, Paolo Emilio Russo, Pisano ed altri n. 1-00247 e Gianassi ed altri n. 1-00248 concernenti iniziative in materia di tutela della professione giornalistica e della libertà di informazione .

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

PANIZZUT ed altri: Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia. (C. 113-A​)

Relatore: PANIZZUT.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 170-292-312-390-392 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: GASPARRI; PARRINI; MENIA ed altri; BIANCOFIORE e PETRENGA; PUCCIARELLI: Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate. (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 1306​)

e delle abbinate proposte di legge: DE LUCA e GRAZIANO; DEIDDA ed altri. (C. 527​-644​)

Relatore: NAZARIO PAGANO.

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

ROTELLI ed altri: Legge quadro in materia di interporti. (C. 703-A​)

Relatore: CAROPPO.

(ore 15)

5. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 8, 37 e 38 la deputata Matone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 la deputata Almici ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 31 il deputato De Maria ha segnalato che si è erroneamente astenuto, mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 32 il deputato La Salandra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 37 il deputato Bellomo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 61 e 62 la deputata Marino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 63 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale TU PDL 799 E ABB-A - EM 1.1000 243 243 0 122 243 0 83 Appr.
2 Nominale EM 1.2 244 230 14 116 100 130 83 Resp.
3 Nominale EM 1.1001 249 246 3 124 141 105 82 Appr.
4 Nominale ARTICOLO 1 248 245 3 123 244 1 82 Appr.
5 Nominale EM 2.1004 253 252 1 127 252 0 82 Appr.
6 Nominale EM 2.1005 255 255 0 128 255 0 82 Appr.
7 Nominale EM 2.1000 253 233 20 117 233 0 82 Appr.
8 Nominale EM 2.1006 251 249 2 125 248 1 82 Appr.
9 Nominale EM 2.1003 255 255 0 128 255 0 82 Appr.
10 Nominale EM 2.1007 255 246 9 124 246 0 81 Appr.
11 Nominale ARTICOLO 2 255 255 0 128 255 0 81 Appr.
12 Nominale EM 3.2 RIF 256 256 0 129 256 0 81 Appr.
13 Nominale EM 3.1003 PARTE I 254 254 0 128 247 7 81 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 3.1004 255 246 9 124 244 2 81 Appr.
15 Nominale EM 3.1005 PARTE I 256 256 0 129 256 0 81 Appr.
16 Nominale EM 3.1000 RIF 255 255 0 128 255 0 81 Appr.
17 Nominale EM 3.1006 PARTE I 254 254 0 128 254 0 80 Appr.
18 Nominale EM 3.8 RIF 252 252 0 127 252 0 80 Appr.
19 Nominale EM 3.1007 257 257 0 129 257 0 80 Appr.
20 Nominale EM 3.600 261 144 117 73 144 0 80 Appr.
21 Nominale ARTICOLO 3 258 258 0 130 258 0 80 Appr.
22 Nominale EM 4.1000 258 221 37 111 221 0 80 Appr.
23 Nominale EM 4.1002 PARTE I 260 218 42 110 218 0 80 Appr.
24 Nominale EM 4.600 260 153 107 77 153 0 80 Appr.
25 Nominale ARTICOLO 4 257 257 0 129 254 3 80 Appr.
26 Nominale EM 5.1005 256 254 2 128 222 32 80 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 5.2 260 256 4 129 113 143 80 Resp.
28 Nominale EM 5.600 261 256 5 129 256 0 80 Appr.
29 Nominale EM 5.1006 261 257 4 129 257 0 80 Appr.
30 Nominale EM 5.1014 263 157 106 79 157 0 80 Appr.
31 Nominale EM 5.1008 259 255 4 128 255 0 80 Appr.
32 Nominale EM 5.1000, 5.1017 259 257 2 129 257 0 80 Appr.
33 Nominale EM 5.601 262 260 2 131 260 0 80 Appr.
34 Nominale EM 5.6 260 256 4 129 256 0 80 Appr.
35 Nominale EM 5.1009 RIF 251 251 0 126 251 0 79 Appr.
36 Nominale EM 5.1010 255 252 3 127 252 0 79 Appr.
37 Nominale EM 5.1011 252 250 2 126 250 0 79 Appr.
38 Nominale EM 5.1012 254 251 3 126 251 0 79 Appr.
39 Nominale EM 5.1016 253 211 42 106 211 0 79 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ARTICOLO 5 261 258 3 130 258 0 79 Appr.
41 Nominale EM 6.1000 259 257 2 129 257 0 79 Appr.
42 Nominale EM 6.600 259 257 2 129 257 0 79 Appr.
43 Nominale ARTICOLO 6 255 254 1 128 254 0 79 Appr.
44 Nominale EM 7.600 262 182 80 92 182 0 79 Appr.
45 Nominale EM 7.3 262 259 3 130 120 139 79 Resp.
46 Nominale EM 7.1000 261 189 72 95 187 2 79 Appr.
47 Nominale ARTICOLO 7 265 261 4 131 260 1 79 Appr.
48 Nominale EM 8.1, 8.1000 258 256 2 129 111 145 79 Resp.
49 Nominale ARTICOLO 8 263 263 0 132 157 106 79 Appr.
50 Nominale ART AGG 8.01001 RIF 262 261 1 131 157 104 79 Appr.
51 Nominale EM 9.1001 PARTE 1 257 220 37 111 219 1 79 Appr.
52 Nominale EM 10.1000 PARTE 1 263 230 33 116 230 0 79 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale EM 11.1000 PARTE 1 266 230 36 116 230 0 79 Appr.
54 Nominale ARTICOLO 13 266 266 0 134 265 1 79 Appr.
55 Nominale EM 14.1000 263 260 3 131 109 151 79 Resp.
56 Nominale EM 14.1003 262 247 15 124 152 95 79 Appr.
57 Nominale EM 14.1001 265 263 2 132 115 148 79 Resp.
58 Nominale EM 14.500 UNF PARTE 1 262 258 4 130 156 102 79 Appr.
59 Nominale EM 14.600 262 258 4 130 258 0 79 Appr.
60 Nominale ARTICOLO 14 261 259 2 130 259 0 79 Appr.
61 Nominale ARTICOLO 16 260 260 0 131 260 0 79 Appr.
62 Nominale ODG 9/799 E ABB-A/1 RIF 250 249 1 125 249 0 79 Appr.
63 Nominale ODG 9/799 E ABB-A/2 RIF 251 249 2 125 249 0 79 Appr.
64 Nominale ODG 9/799 E ABB-A/4 254 199 55 100 199 0 79 Appr.
65 Nominale ODG 9/799 E ABB-A/5 RIF 249 230 19 116 197 33 79 Appr.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 67)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale ODG 9/799 E ABB-A/7 RIF 249 237 12 119 237 0 79 Appr.
67 Nominale TU PDL 799 E ABB-A - VOTO FINALE 234 234 0 118 234 0 79 Appr.