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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 240 di mercoledì 7 febbraio 2024

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 98, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Salvatore Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. In questo momento vorrei ricordare, purtroppo, la scomparsa di una giornalista, una giovane giornalista cagliaritana di 34 anni, Carlotta Dessì. Era un volto noto, ormai, della TV. Combatteva contro una grave malattia, ma sempre con entusiasmo, sempre con una grande dignità e una grande forza. Io non la conoscevo, ma a Cagliari, in Sardegna, era da tutti apprezzata ed era come se la conoscessimo tutti proprio per la sua spontaneità e per la sua capacità anche di comunicare, attraverso la TV, la sua bravura. Era stata da poco in TV per raccontare la sua malattia. Io intervengo, visto che in calendario, in quest'Aula, c'è un provvedimento che parla dell'agevolare la vita di chi lavora e che affronta questa sfida. Volevo ringraziare anche tutti i colleghi, trasversalmente, che affrontano questi temi e che danno un contributo. Non è mai abbastanza. Carlotta è stata un esempio di come bisogna affrontare questa malattia. Bisogna farlo sempre con grande forza e non abbandonare il proprio lavoro. Quindi, io volevo spendere questo minuto proprio per ricordarla, tutti insieme, perché non sarà dimenticata e, soprattutto, sarà un esempio per chi dovrà affrontare, ancora una volta, questa grande sfida (Applausi).

PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso per le votazioni con procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Rinvio in Commissione del testo unificato delle proposte di legge: Serracchiani; Comaroli ed altri; Gatta; Barzotti; Rizzetto e Lucaselli; Tenerini: Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche (A.C. 153​-202​-844​-1104​-1128​-1395-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 153-202-844-1104-1128-1395-A: Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Giaccone. Ne ha facoltà.

ANDREA GIACCONE, Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, intervengo per chiedere il rinvio in Commissione del provvedimento per ulteriori approfondimenti.

PRESIDENTE. Poiché su tale proposta sono pervenute alla Presidenza più richieste di intervento, la Presidenza darà la parola, ai sensi del combinato disposto degli articoli 41, comma 1, e 45 del Regolamento, ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta, per non più di 5 minuti. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Noi siamo favorevoli al rinvio in Commissione proprio perché è una proposta di legge molto importante e tutti i gruppi sono coinvolti in questa materia. Si chiede il rinvio in Commissione - e noi siamo favorevoli - perché deve esserne maggiormente definito l'ambito di applicazione per far sì che questa proposta di legge abbia un parere positivo da parte di tutta l'Aula. Sicuramente i tempi in Commissione saranno limitati alla definizione di questo range di applicazione e sono convinta che, nel più breve tempo possibile, verranno definite tutte queste questioni e possa ritornare al più presto in Aula per la sua approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Come i colleghi della maggioranza sanno, le opposizioni hanno avuto un atteggiamento responsabile e coerente dall'inizio alla fine, da quando abbiamo iniziato a discutere questo provvedimento, anche perché ciascuna forza politica ha una propria proposta di legge che è stata abbinata. Parliamo di un provvedimento calendarizzato in Aula per volontà del Partito Democratico e delle opposizioni e abbiamo tutti e tutte lo stesso obiettivo: portare a casa questo provvedimento.

Sono questioni serie, profonde, che riguardano migliaia di persone, migliaia di lavoratori e di famiglie, persone che hanno visto un proprio caro o una propria cara dover lottare contro un male terribile e doversi confrontare con la precarietà del lavoro.

Dunque, credo che dobbiamo intervenire in maniera molto determinata, però lo dico senza polemica: noi abbiamo votato il mandato al relatore, lo abbiamo votato per un atto di fiducia nei confronti dell'onorevole Giaccone, ma anche perché c'era un clima, che confermiamo, di grande collaborazione in Commissione, però non abbiamo capito fino in fondo, signora Presidente, quali sono le motivazioni reali del rinvio.

Abbiamo scelto persino di congelare gli emendamenti delle opposizioni per accelerare il processo legislativo. Al momento, ci troviamo di fronte alla necessità di determinare una platea, di determinare i costi. Si poteva fare in tempi molto più rapidi, ma, evidentemente, sono altre le priorità, perché, quando ci sono priorità che, magari, sono più a cuore degli interessi politici del Governo, i soldi e le platee vengono definiti in maniera molto più rapida.

Dopodiché, per quello che riguarda noi, di fronte a un rinvio breve, come ha detto la collega Comaroli e come auspico dica anche il Governo - perché, chiaramente, questo è un impegno che sta in testa anche al Governo, al MEF -, noi siamo disponibili e, quindi, voteremo in una maniera, ovviamente, diversa dalla maggioranza, astenendoci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Rispetto alla richiesta di rinvio che è stata fatta dal relatore, noi, come forza politica, siamo molto perplessi e anche dispiaciuti, perché tutto avremmo voluto tranne che il rinvio di una proposta così importante, che vede la convergenza da parte di tutte le forze politiche, che vede parlare finalmente di un congedo straordinario di 24 mesi per le persone più fragili che stanno affrontando un periodo di malattia molto complesso ed estremamente provante dal punto di vista psicofisico, perché è evidente che non si può attendere ancora.

Noi, come forza politica, siamo stati da subito proattivi, disponibili, seri, concreti; abbiamo evitato qualunque tipo di polemica, abbiamo cercato di andare sempre sul punto, di evitare che i tempi si allungassero e, anche banalmente, di parlare troppo di questa questione, perché si tratta di una questione che va affrontata e inviata con velocità al Senato, perché la pazienza sta terminando, queste persone non hanno tempo da perdere.

Un Governo che traccheggia su un tema del genere, quando, invece, senza colpo ferire, in tutte le altre materie legifera come se non ci fosse un domani, ci suscita veramente grande preoccupazione e, soprattutto, ci fa perdere la fiducia in un testo che è condiviso. Questo è importante da capire, perché tutte le forze politiche hanno deciso di appoggiare questo testo, di lavorare su questo testo, addirittura abbiamo scelto di ritirare i nostri emendamenti in Commissione per parlarne direttamente in Aula, proprio perché il tema lo merita, ma siamo arrivati a un punto morto.

Io rivolgo ancora una volta un appello: non possiamo votare contro questo rinvio, con riferimento al quale ci asterremo, ma vogliamo avere certezze rispetto alle tempistiche, su quando e come il Governo troverà le coperture. Ricordo, infatti, Presidente, che, in fase di approvazione della legge di bilancio, qui, in quest'Aula, è stato votato all'unanimità un ordine del giorno che prevedeva lo stanziamento di 52 milioni per questa proposta di legge. Quindi, cortesemente, è necessario fare chiarezza ed essere veloci. Se ci sono problemi nella definizione della platea, perché la legge ha bisogno di qualche aggiustamento nella sua formulazione, il Governo proponga una riformulazione, ma continuare con questo palleggio sta diventando, francamente, imbarazzante e la pazienza sta terminando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Nessuno deve e credo che nessuno voglia fare strumentalizzazioni politiche su questo tema che è estremamente serio e delicato. Abbiamo votato il mandato al relatore; il clima, sì, è di collaborazione, di condivisione, io dico di unanimità, però le risorse si trovano sempre anche su temi molto meno seri, molto meno delicati, molto meno importanti. Noi non siamo d'accordo sul rinvio del provvedimento, ma ne prendiamo atto. Naturalmente ci asterremo. È un'astensione con ammonizione, anzi, dato il tema così serio e delicato, è un'astensione con una preghiera al Governo: non perdiamo tempo, facciamo presto (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Come detto dagli altri colleghi di opposizione, noi dobbiamo esprimere preoccupazione e disagio per quello che sta accadendo, per la richiesta di rinvio avanzata dal relatore perché - come avete ascoltato e come sappiamo - il testo è ad oggi ampiamente condiviso. In Commissione le opposizioni hanno contribuito alla velocizzazione, alla condivisione, al lavoro appunto in tale sede, ritirando gli emendamenti, consapevoli che siamo di fronte a un'iniziativa parlamentare che va incontro a una condizione umana di estrema fragilità. Perché allora la nostra preoccupazione, il nostro disagio, ma anche la necessità di sollevare un tema, non so se per la prima volta?

Abbiamo un testo di legge che si occupa di persone fragili, di una questione rilevante per la nostra comunità nazionale, condiviso da tutto il Parlamento, che si blocca, nel momento in cui deve trovare le risorse, mentre di risorse - detto francamente - se ne trovano tante per tante questioni che hanno tutt'altro segno. Queste non sono mancette, sono segnali di civiltà per un Paese. Lo ripeto: queste non sono mancette, con un provvedimento come questo non si fa la campagna elettorale, questa è tutta un'altra cosa, è un'altra vicenda, è un passo in avanti verso la civiltà di un Paese dal punto di vista della cura della sua comunità. Allora, non possiamo fare altro che astenerci rispetto alla richiesta di rinvio, ma questo rinvio - da questo punto di vista voglio essere ottimista - non può portare ad altro che al reperimento delle risorse necessarie. Noi abbiamo ritirato gli emendamenti in Commissione, faremo la discussione in Aula quando il provvedimento arriverà con la massima serietà possibile, con l'obiettivo - condiviso - di fare di questo testo una legge del Parlamento, nel modo più pieno e più alto possibile. Però il Governo trovi il modo di farci arrivare a questo obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Proprio nell'ottica della collaborazione che c'è stata su questo provvedimento in Commissione di merito e poi anche in Commissione bilancio credo di dover sottolineare alcuni punti, perché su questi argomenti non c'è un Governo che traccheggia, non c'è la volontà di posticipare la soluzione del problema, non c'è la volontà di mettere la testa sotto la sabbia. Invece è proprio lo spirito contrario a tutto questo che ha portato oggi il relatore a richiedere il rinvio in Commissione. Lo dico perché la Commissione bilancio, molte volte, si trova a dover fare un po' da cerniera fra il provvedimento - e quindi la sensibilità parlamentare che tutti abbiamo rispetto ad alcuni temi assolutamente condivisi da Fratelli d'Italia - e le necessità ovviamente di copertura di un provvedimento, perché il tema è talmente tanto importante, è talmente tanto delicato ed è talmente tanto sentito che la serietà impone ovviamente che vi siano coperture certe. E per l'individuazione di coperture certe serve l'individuazione a monte di una platea certa, questo lo dico da componente della Commissione bilancio. Ed è proprio per questo motivo che, in Commissione bilancio, con i colleghi dell'opposizione, abbiamo cercato una soluzione che è proprio quella dell'individuazione più certa possibile delle risorse necessarie. Questo perché - i colleghi dell'opposizione lo sanno - si tratta, sì, di una proposta dei partiti di opposizione, ma è tanto più una proposta sentitissima dalla maggioranza che, su questo tema, ha depositato testi e provvedimenti e ha ampliato il dibattito anche nella scorsa legislatura.

Allora, è proprio nello spirito più collaborativo possibile e proprio perché il Governo ha un interesse specifico a tutelare questa parte fragile di lavoratori che risulta necessario un approfondimento sull'individuazione della platea e, quindi, conseguentemente sull'individuazione delle coperture necessarie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del testo unificato delle proposte di legge nn. 153-202-844-1104-1128-1395-A.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 143 voti di differenza.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 17 - D'iniziativa dei senatori: Bergesio ed altri: “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura” (Approvata dal Senato) (A.C. 1304​) e dell'abbinata proposta di legge: Caretta ed altri (A.C. 1123​) (ore 10,17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1304: “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura” e dell'abbinata proposta di legge n. 1123.

Ricordo che nella seduta del 5 febbraio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione. In particolare, il parere della Commissione bilancio reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che è in distribuzione e che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unico emendamento ad esso riferito (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MIRCO CARLONI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 1.1000 Zanella.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1000 Zanella. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come lei può immaginare, questo è uno degli emendamenti più importanti. Come lei senz'altro saprà, sono circa 7.000 le specie vegetali utilizzate dall'uomo per la sua alimentazione, ma quelle che vengono coltivate sono solo 150. Il 75 per cento degli alimenti consumati dall'uomo è fornito in realtà solo da 12 specie vegetali e da 5 specie animali e circa il 50 per cento di questi alimenti è fornito - come sapete - solo da quattro specie di piante: mi riferisco al riso, al mais, al grano e alla patata.

È ancora più facile parlare degli animali e dell'approvvigionamento: parliamo solo di tre specie, ossia dei bovini, dei suini e del pollame. Tutto questo ci fa dire che la scienza agricola e forestale moderna ha creato una vera semplificazione e un'omogeneizzazione della natura per minimizzare appunto i processi cosiddetti incerti. L'ha fatto per assicurare certo una produzione efficiente di prodotti commerciabili e, oggi, di fatto la verità è che la perdita della biodiversità è uno dei motivi per cui il nostro mondo sta non solo perdendo specie animali, ma sta ovviamente rendendo sempre più rara la ricerca di quella biodiversità, anche con riferimento alla storia della nostra agricoltura.

Pensate che solo in Italia, alla fine dell'Ottocento, c'erano quasi 400 varietà di frumento, mentre, alla fine del Novecento, e, soprattutto, in modo ancora più evidente, in questi ultimi vent'anni, fra le varietà di frumento che vediamo, ce ne sono solo 8, che garantiscono l'approvvigionamento dell'80 per cento dei prodotti italiani e dei semi. Questa riduzione delle varietà coltivate ha notevolmente contribuito alle esigenze di un mercato sempre più globalizzato e quello che vediamo ai confini della nostra Europa, che, tra l'altro, c'entra anche nella discussione dell'ingresso dell'Ucraina, dobbiamo dircelo con tutta onestà, ci fa capire quanto questo mercato globalizzato abbia monoculture al centro dello scontro, delle monocolture, tra l'altro, che sono dentro agli interessi di moltissime multinazionali.

Fatemi dire una cosa anche sullo scontro che oggi vediamo sulla PAC in differita, perché pochi gruppi possono dire di aver votato contro, come la nostra Eleonora Evi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), in Europa, ma siete tutti lì a cercare di prendere lo spazio con i trattori, peccato che non sarà una “giornata del contadino” a salvare la vostra immagine.

Ecco, dovreste dire a chi assedia quei palazzi che la gran parte dei contributi dell'Unione europea va esattamente a quelle grandi produzioni, va esattamente a quelle monoculture, va esattamente contro gli interessi di quei piccoli agricoltori, che, invece, hanno difeso la biodiversità e per questo vi sfidiamo: provate a fare qualcosa di meglio che un premio “Masterchef” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Provate a fare di meglio di quello che dite, oggi, davanti a quegli agricoltori arrabbiati! Provate a dire che avete fatto qualcosa per il nostro ambiente e per la nostra agricoltura. La verità è che dite solo bugie. Avete preso consenso dai grandi, lo ripeto, dai grandi interessi, soprattutto quelli che hanno manifestato con voi nella finta legge che avete fatto sulla carne coltivata e, oggi, state zitti, perché non avete alcun rimedio per porre un vero argine alla presenza di quegli interessi economici proprio contro i piccoli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto d'istruzione “Dante Alighieri” di Modena, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Se non ci sono altri interventi sull'emendamento 1.1000 Zanella, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1000 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

MIRCO CARLONI, Relatore. Sugli emendamenti 2.1000, 2.1003, 2.1004 e 2.1001 Zanella il parere è contrario.

PRESIDENTE. Quindi, contrario su tutti gli emendamenti.

Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1000 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1003 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1004 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1001 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A) e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

MIRCO CARLONI, Relatore. Sull'articolo aggiuntivo 3.01000 Zanella il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 3.

Se nessuno intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 3.01000 Zanella.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, il parere contrario su questo emendamento mostra tutta l'ipocrisia di questa maggioranza e - mi faccia dire - anche del Governo, perché chiediamo semplicemente di mettere un po' di politica in questo provvedimento, altrimenti non si capirebbero davvero le ragioni di spendere una giornata come questa, così importante, tra l'altro, per rispondere a una delle discussioni del conflitto che c'è dentro questa Camera e fuori da questo Parlamento.

Noi chiediamo semplicemente, con questo emendamento, di diffondere le buone pratiche colturali e l'innovazione tecnologica anche nel campo dell'irrigazione. Vorrei sapere perché il centrodestra è contrario. Chiediamo di rafforzare le politiche di filiera e l'integrazione con il comparto della trasformazione. Vorrei sapere perché il Governo è contrario. Chiediamo di incrementare e incentivare l'organizzazione dei produttori e vorrei sapere perché Lollobrigida non c'è ed è contrario. Vorrei sapere perché siete contrari a migliorare le procedure di tracciabilità dei prodotti e i relativi controlli. Vorrei sapere dov'è Giorgia Meloni, ricordando quando gridava contro l'Unione europea, dicendo che difenderemo i nostri interessi. Ecco, dov'è quando esprime un voto contrario su questo emendamento? E dove siete quando chiediamo di salvaguardare le aree localizzate in zone di particolare rischio idrogeologico?

Insomma, Presidente, mi faccia dire che si capisce che voi, a parte istituire premi con le leggi - tra l'altro, ve lo ricordo, il Governo lo potrebbe fare benissimo senza farci spendere un'ora del nostro tempo per istituire delle giornate in più - e a parte guardare Masterchef, non sapete fare nulla di quello che potrebbe essere utile a questo Paese e soprattutto ai piccoli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.01000 Zanella, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare il collega Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, voglio intervenire sull'articolo 5, preannunciando anche che noi abbiamo proposto una modifica, con l'articolo 5-bis, sulla questione dell'Irpef. Vorrei sottolineare una cosa. In questi giorni stiamo assistendo alle proteste degli agricoltori e, in modo abbastanza maldestro, si è tentato di far passare queste proteste come una battaglia a sostegno dell'attuale Governo. In realtà, chi ha rapporti con il mondo dell'agricoltura e conosce il mondo dell'agricoltura sa che c'è un notevole malcontento perché dopo 7 anni - ripeto, sono 7 anni - gli agricoltori per la prima volta hanno perso gli sgravi sull'Irpef che erano stati introdotti, se ricordo bene, dall'allora Governo Renzi. Di fronte a qualsiasi Governo che faccia gli interessi di categorie produttive, di lavoratori e dell'ambiente, noi ovviamente difendiamo quelle scelte. Non è che chiunque arrivi al Governo, per differenziarsi, debba devastare tutto. Quella scelta era stata portata avanti anche da altri Governi, di varia natura politica, perché era una scelta ragionevole. Ebbene, l'attuale Governo l'ha tagliata, l'ha eliminata ed è uno dei motivi principali, è quello che ha toccato immediatamente, subito, in modo plastico, le tasche degli agricoltori.

Allora, noi non possiamo dire, da una parte, che siamo dalla loro parte - scusate il bisticcio di parole - mentre, dall'altra, tagliamo gli sgravi, eliminiamo gli sgravi fiscali, perché o sosteniamo l'agricoltura o non la sosteniamo. Nel nostro caso specifico, noi sosteniamo innanzitutto le piccole e medie imprese agricole (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), quelle che veramente si fanno il cuore, non quelle che vengono e fanno accordi con le multinazionali e casomai utilizzano materiali negativi per la nostra salute, perché uno deve pure scegliere se stare con i grandi potentati o con i piccoli agricoltori.

Questo noi lo proponiamo anche per gli agricoltori eroici e vorremmo dire una cosa: talmente si è fatto poco a favore dei piccoli e medi agricoltori che noi ci troviamo in una situazione in cui i terrazzamenti, che spesso sono stati abbandonati, sono coltivati in modo eroico da pochi agricoltori che riescono anche a evitare problemi di dissesto idrogeologico. L'agricoltore, il vero agricoltore, difende e tutela il territorio, non vuole devastare i campi, non vuole avvelenare la terra. Questa è la figura di agricoltore che noi difendiamo.

Ancora un'ultima cosa: il taglio degli sgravi sull'Irpef è stato fatto in modo consapevole. Fare marcia indietro oggi da parte della maggioranza e del Governo è un atto di ammissione che hanno sbagliato, e hanno sbagliato nonostante glielo avessimo detto in tutti i modi possibili e immaginabili. Per questa ragione noi insistiamo nel dire che gli sgravi sull'Irpef vanno reintrodotti per tutti, in particolare, ovviamente, per i redditi dominicali e agrari dei coltivatori diretti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Chiedo al relatore di darmi il parere sui due articoli aggiuntivi 5.01001 e 5.01000 Zanella.

MIRCO CARLONI , Relatore. Parere contrario su entrambi.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo 5.01001 Zanella.

Ha chiesto di parlare il collega Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Riprendo l'intervento di prima solo per sottolineare che noi avevamo proposto precisamente gli sgravi Irpef e ci è stato detto di no.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.01001 Zanella, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.01000 Zanella, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

MIRCO CARLONI , Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 6.1000 Zanella.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 6.1000 Zanella.

Ha chiesto di parlare il collega Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente, solo per annunciare anche il voto contrario sull'intero articolo 6 e per dirvi una cosa che vi abbiamo già detto, con diversi colleghi, in Commissione bilancio. Noi siamo davvero esterrefatti del fatto che ogni settimana questa maggioranza voglia aggiungere una data e un festeggiamento al calendario in corso. Stiamo sfiorando il ridicolo, lo dico, stiamo sfiorando il ridicolo. Ci sono 365 giorni e noi siamo ben oltre il 366°, oltre l'anno bisestile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ma non vi rendete conto che spendiamo tempo per fare addirittura leggi per istituire premi, per istituire giornate. Credo davvero che dovreste, davanti alle proteste che avete qui a fianco, uscire dall'Aula. Andate a dire loro che date loro un premio per i trattori, come migliore trattore dell'anno! Non vi vergognate neanche di stare qui in silenzio, mentre (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, onorevole Grimaldi. Onorevole Grimaldi, si rivolga alla Presidenza. Colleghi, colleghi, colleghi! Collega Mollicone! Colleghi, riportiamo l'Aula all'ordine.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1000 Zanella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Passiamo alla votazione dell'articolo 6.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo solo perché non avevo finito il ragionamento. È vero che siamo a Carnevale, ma dovreste prendere un po' più in considerazione chi ci sta seguendo…

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, collega Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Per suo tramite dica al Governo che anche se Viareggio è alle porte e anche se siamo sotto Carnevale quei trattori non stanno scherzando e alcuni di essi hanno delle vere ragioni. Come sa, il nostro gruppo è fra quelli che non pensano che il problema sia certo rappresentato dalle deroghe su chi inquina l'ambiente: non sono le deroghe sul gasolio e non c'entra molto la discussione sulla carne coltivata. La verità è che, davvero, realmente, stanno soffrendo per un sistema economico che li schiaccia, per un sistema economico che è anche conforme a questa PAC che dà la gran parte dei finanziamenti a quell'85 per cento di imprese che non sono eroiche, e i contadini non sono custodi di un bel niente. Allora, costoro della giornata dell'agricoltura sostenibile se ne fanno davvero pochissimo: è una presa in giro.

Se volete andare voi con i carri allegorici andate a Viareggio, ma non prendete in giro il Parlamento e di sicuro gli agricoltori diretti che fanno per tutti noi un gran lavoro e che, tra l'altro, difendono l'ambiente decisamente più degli interessi di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MIRCO CARLONI , Relatore. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 10.600, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, che nella parte consequenziale ha sostituito l'articolo 11, non si procederà alla votazione di tale articolo. Votiamo, invece, l'articolo 10.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Colleghi, dovremmo ora passare all'esame degli ordini del giorno. Essendone testé arrivati alcuni, il rappresentante del Governo ha comunicato per le vie brevi di aver bisogno di 10 minuti di tempo. Sospendo, dunque, la seduta, che riprenderà alle ore 10,55.

La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 10,55.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha chiesto di intervenire. Ne ha facoltà.

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere un'ulteriore mezz'ora, perché sono pervenuti molti ordini del giorno e credo sia opportuno, per coerenza e correttezza, poterli approfondire.

PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario.

A questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11.30.

La seduta, sospesa alle 10,56, è ripresa alle 11,30.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Sull'ordine del giorno n. 9/1304/1 Soumahoro il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/2 Cherchi il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/3 Sergio Costa proponiamo la seguente riformulazione: “impegna il Governo a continuare il potenziamento degli strumenti già in essere al fine di rafforzare il lavoro sulla definizione dei costi di produzione e sui controlli sulle pratiche commerciali sleali, al fine di tutelare l'agricoltore, da sempre anello debole della catena agroalimentare. Intervenire al fine di potenziare in maniera ancora più concreta lo strumento dei contratti di filiera”. Inoltre, il sesto paragrafo delle premesse viene espunto.

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/4 Caramiello il parere è favorevole sui primi tre paragrafi delle premesse, contrario ai successivi, e si propone la seguente riformulazione: “impegna il Governo a continuare a valutare l'opportunità di rimodulare l'esenzione dei redditi dominicali e agrari dall'imposta sul reddito delle persone fisiche relativi ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/5 Carotenuto il parere è contrario

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/6 Fornaro vi è la seguente proposta di riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/7 Vaccari il parere è favorevole sul primo e secondo paragrafo, poi espungere da “la legge di bilancio” in poi mentre per l'impegno la riformulazione è esattamente come quella dell'ordine del giorno n. 9/1304/4 Caramiello, che rileggo “impegna il Governo a continuare a valutare l'opportunità di rimodulare l'esenzione dei redditi dominicali e agrari dall'imposta sul reddito delle persone fisiche relative ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/8 Evi il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/9 Zanella, nella premessa, sul primo e secondo paragrafo il parere è favorevole mentre il resto viene eliminato. Inoltre, si propone la seguente riformulazione: “impegna il Governo a continuare a valutare l'opportunità di rimodulare l'esenzione dei redditi dominicali e agrari dall'imposta sul reddito delle persone fisiche relative ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/10 Zaratti sul primo e secondo paragrafo delle premesse il parere è favorevole, gli altri vengono eliminati. Il dispositivo viene riformulato come segue: “impegna il Governo a contrastare le pratiche commerciali sleali contro gli agricoltori”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/11 Grimaldi sul primo e secondo paragrafo il parere è favorevole, gli altri sono eliminati. Per il dispositivo si propone la riformulazione: “impegna il Governo a continuare a valutare l'opportunità di rimodulare l'esenzione dei redditi dominicali e agrari dall'imposta sul reddito delle persone fisiche relative ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola e a contrastare le pratiche commerciali sleali contro gli agricoltori”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/12 La Salandra si propone una riformulazione, togliendo il paragrafo decimo delle premesse, quello riferito a “in Italia la governance è basata sui PES”. Per il resto il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti dell'Istituto comprensivo “Giovanni Paolo II” di Barletta, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1304/1 Soumahoro, su cui il Governo ha espresso parere contrario. Ha chiesto di intervenire il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno riguarda il tema dei prezzi irrisori dei prodotti agricoli e dei salari da fame dei braccianti. In questi giorni, in queste ore, in questi anni, tutti e tutte abbiamo avuto modo di sentire le sofferenze degli agricoltori in relazione ai prezzi iniqui dei prodotti agricoli che, quando partono dalle campagne, vengono acquistati con pochi centesimi mentre poi, nel lungo della filiera, quando finiscono sui banchi dei supermercati o dei mercati rionali assumono prezzi molto lontani e distanti dalla fatica e dal sudore dei contadini, degli agricoltori e dei braccianti. Quindi, introdurre questo strumento della patente del cibo, da una parte, significa dare la giusta ed equa remunerazione agli agricoltori e ai braccianti. Dall'altra parte, vi sono i temi del salario dignitoso, del caporalato, del lavoro povero, di una filiera agricola con le sue storture che, per certi versi, viene in particolar modo messa in ginocchio dai giganti del cibo. Dire che si sta dalla parte dei contadini e degli agricoltori e poi esprimere un parere contrario, come ha fatto oggi il Governo, finalmente, lo possiamo dire, sta facendo venir giù la maschera di una schizofrenia politica e anche di una certa ipocrisia politica. Bisogna spiegare a quei contadini e a quegli agricoltori che spesso vengono usati, dicendo che si sta dalla loro parte quando in realtà non è così. Quindi, Presidente, concludo chiedendo di mettere al voto quest'ordine del giorno per stabilire finalmente da che parte si sta. Noi stiamo dalla parte del prezzo equo, del salario giusto e di chi suda lavorando la terra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/1 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1304/2 Cherchi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Mentre siamo qui, in Aula, a discutere della Giornata nazionale dell'agricoltura e ad assegnare premi così, diciamo, a caso, per la solita propaganda, fuori da questo palazzo ci sono quelli che lavorano veramente e quotidianamente in questo settore e che protestano. Decine di migliaia di agricoltori in tutto il Paese protestano non solo contro l'Europa, come vorrebbe farci credere qualcuno del Governo e della maggioranza, ma soprattutto a causa di questo Governo. A protestare sono soprattutto i giovani agricoltori, i giovani imprenditori agricoli che, magari, volevano continuare ad usufruire di quegli aiuti che i precedenti Governi avevano previsto per loro, come le agevolazioni fiscali previste per aprire una nuova attività imprenditoriale nel settore agricolo. Questo Governo, invece, nella scorsa legge di bilancio, che cosa ha fatto? Ha tagliato questi fondi e queste possibilità per tutte quelle ragazze e quei ragazzi under 36 che decidevano di investire e di costruire un proprio futuro imprenditoriale in questo settore. Insomma, non capiamo veramente in che direzione vogliamo andare perché, da un lato, c'è la propaganda e, dall'altro lato, ci sono le cose che fate che sono solamente tagli e un massacro di tutti quelli che accusate di non aver voglia di lavorare ma, poi, quando invece vogliono lavorare e creare impresa, tagliate loro le ali.

Allora, Presidente, credo che la verità stia un po' in quello che fate in tutti i provvedimenti, perché, non conoscendo gli argomenti e non conoscendo le tematiche, lavorate sulla propaganda e fate un sacco di disastri.

Con riferimento a questo settore non avete la minima idea di come intervenire, perché probabilmente non sapete di che cosa si parla. Io ho la fortuna e il privilegio di avere dei suoceri che, per oltre quarant'anni, sono stati coltivatori diretti; per oltre quarant'anni hanno faticato, lavorando la terra, quindi so che cosa vuol dire svegliarsi presto per poi tornare a casa al tramonto, lavorare di giorno e di notte nei campi, andare nei mercati, lavorare e fare sacrifici con il sole, con il freddo, con la pioggia e con la neve, sempre, quotidianamente, senza fermarsi mai.

Anziché fare propaganda becera, dovreste andare a parlare con questi agricoltori, provare a capire quali sono i sacrifici che fanno quotidianamente e vi accorgereste dei danni che state facendo. Avete tagliato questi fondi per i giovani agricoltori, avete tagliato le agevolazioni Irpef, avete tagliato un'altra serie di agevolazioni, però per voi le proteste che stanno facendo tutti gli agricoltori in Italia sono solamente contro l'Europa e non contro il Governo.

Noi, invece, vi riportiamo alla realtà e vi ricordiamo tutti i provvedimenti che state mettendo in atto, perché a voi non interessa la gente che è in difficoltà, non interessano le persone che fanno i sacrifici, i giovani che hanno tante difficoltà anche nel percorso imprenditoriale. A voi interessa tutelare, come abbiamo già detto più volte, le lobby e i poteri forti.

Una dimostrazione plastica - e chiudo, Presidente - di questi giorni è quella tassazione sugli extraprofitti, che tanto hanno sbandierato, lo ricordiamo, ad agosto del 2023, la Premier Meloni e il Ministro Salvini, dicendo che andavano a colpire le banche per aiutare i cittadini in difficoltà che non riuscivano a pagare le rate dei mutui. Poi cosa è successo? Questa tassazione sugli extraprofitti sulle banche è diventata facoltativa e - è notizia di ieri e di oggi - i principali gruppi bancari di questo Paese hanno fatto, proprio nel 2023, decine e decine di miliardi di profitti extra rispetto al 2022 e agli anni precedenti.

Sapete quanti soldi sta incassando lo Stato e, quindi, quanti soldi potrà avere lo Stato da redistribuire a tutti i cittadini in difficoltà? Zero! Questo grazie a voi, perché avete reso questa tassazione facoltativa.

Quindi, per le banche le tasse sono facoltative, mentre per i cittadini e gli imprenditori italiani: tasse, un tartassamento di tasse, e mi riferisco alla scorsa legge di bilancio, e tagli, come in questo caso, sulle agevolazioni per i giovani imprenditori agricoli.

Ovviamente, noi voteremo a favore di quest'ordine del giorno e chiediamo che la maggioranza si metta una mano sulla coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà, per un minuto.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo intanto per sottoscrivere l'ordine del giorno e poi vorrei fare una piccola dichiarazione di voto. Mi permetto di insistere con il Governo per rivalutare questa richiesta, perché riguarda l'esonero contributivo per i giovani agricoltori. È una questione particolarmente odiosa quella di negare un'evenienza del genere per il sistema Italia intero, perché è bello dire che l'agricoltore è custode dell'ambiente e del territorio: è vero, lungi da mistificazioni pubblicitarie volte a scaricare, ancora una volta, colpe su altri. Si parla dell'Europa e si contrappongono gli agricoltori alla tutela dell'ambiente. Non è così, perché loro sono ben consapevoli del valore e del rispetto delle esigenze climatiche: hanno subito, nel 2023, l'alluvione in Emilia, la siccità è ancora in atto e, quindi, non possono essere - in qualità di custodi del territorio e dell'ambiente - contro l'ambiente.

Tuttavia, hanno esigenze e non si può far gravare su questo comparto la transizione ecologica. I Governi devono provvedere ed è stato scellerato tagliare in legge finanziaria l'esenzione Irpef per 250 milioni. Questo chiedono e questo chiediamo con quest'ordine del giorno, in particolare per quel che riguarda i giovani agricoltori, perché questo consente un ricambio generazionale ed evita il decremento demografico soprattutto al Sud.

È una forma di contrasto all'emigrazione, perché molti stavano andando via e ritornano ad occuparsi delle terre, anche giovani laureati, competenti, quindi vanno aiutati. Va assolutamente adottato lo strumento dell'esonero contributivo per consentire loro di rimanere nella propria terra, di farsi una famiglia e di essere veramente custodi della terra, soprattutto al Sud.

Se l'agricoltura è il 3 per cento del PIL nazionale, al Sud e in Sicilia, in particolare, è il 7 per cento, perché da noi non ci sono industrie; ci sono province intere che si basano sull'agricoltura e che sono già state afflitte dalla peronospora, poco attenzionata da questo Governo, con 2-3 milioni di euro a fronte di danni enormi. È il momento di cambiare passo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/2 Cherchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Ordine del giorno n. 9/1304/3 Sergio Costa, parere favorevole con riformulazione. Ha chiesto di parlare la collega L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei chiedere, cortesemente, se può essere riletta la riformulazione.

PRESIDENTE. Sottosegretario, può rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1304/3 Sergio Costa?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Espungere il 6° capoverso delle premesse, quello che dice: “in particolare andrebbe potenziato”, per capirsi. Quindi: “impegna il Governo a continuare il potenziamento degli strumenti già in essere, al fine di rafforzare il lavoro sulla definizione dei costi di produzione e sui controlli sulle pratiche commerciali sleali al fine di tutelare l'agricoltore, da sempre anello debole della catena agroalimentare, e intervenire al fine di potenziare, in maniera ancora più concreta, lo strumento dei contratti di filiera”.

PRESIDENTE. Onorevole L'Abbate?

PATTY L'ABBATE (M5S). Presidente, sottoscrivo l'ordine del giorno, che è a firma del collega Sergio Costa. Chiaramente non possiamo accettare questa riformulazione perché, in questo provvedimento, voi, all'articolo 3, avete detto che volevate promuovere le figure dell'agricoltore e dell'allevatore come custodi dell'ambiente. Ma in che modo? Stiamo parlando di una categoria che ha problematiche serie. Può anche fregiarsi solo di essere custode dell'ambiente - probabilmente, questo già lo fa - ma, per farlo, ha bisogno di un supporto da parte di questo Governo, che non c'è. Io non so, probabilmente, in campagna elettorale, avete detto che avreste dato il supporto - perché sicuramente questo è stato detto -, ma adesso siamo arrivati ai fatti e il Governo fa esattamente il contrario.

Stiamo parlando di un comparto che è l'anello debole, purtroppo, quando abbiamo una guerra in Ucraina dal 2022, quando arrivano prodotti, anche dall'Ucraina e da altri Paesi, che hanno una qualità inferiore, con un impatto ambientale elevato, perché stiamo parlando di prodotti che arrivano in Italia, con un trasporto che ha un impatto elevatissimo, con un costo basso, che, quindi, vanno a competere con il made in Italy. Allora, voi ditemi: avete detto di dare supporto al made in Italy italiano, ma dov'è questo supporto? È qui che dovete dimostrare di dare supporto al made in Italy italiano, perché l'agricoltura italiana è alla base, i nostri prodotti devono essere tutelati, ma dobbiamo fare una valutazione sul costo di queste materie prime. Questo è stato fatto? No. Un supporto a questa categoria è stato dato? Assolutamente no. Qui stiamo parlando solo di tagli, non vengono dati incentivi, non viene dato supporto alla qualità dei prodotti italiani e, quindi, al lavoro di tutto il comparto degli agricoltori italiani e, allo stesso tempo, viene meno la qualità.

State danneggiando tutti i cittadini, perché dall'estero non create un controllo su quello che sta arrivando, su prodotti sicuramente più scarsi, con un costo più basso e, quindi, provocate anche un danno al prodotto che arriva sulla tavola dei nostri cittadini.

Facciamo in modo di portare avanti le filiere corte, quelle che arrivano dagli agricoltori immediatamente sulla nostra tavola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Qualità, made in Italy, supporto della categoria, ma supporto anche della salute dei cittadini, permettetemi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/3 Sergio Costa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Ordine del giorno n. 9/1304/4 Caramiello, parere favorevole con riformulazione: onorevole Caramiello, mi dice se accoglie la riformulazione?

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione, non c'è nulla da riformulare e da valutare. Stiamo vedendo tutti quello che sta accadendo in Europa, ma, soprattutto, nel nostro Paese in merito alle proteste degli agricoltori, che non attaccano soltanto l'Europa, attaccano anche questo Governo, un Governo fatto di tasse. Infatti, avete cancellato le decontribuzioni ai giovani imprenditori agricoli, avete tagliato il credito di imposta, che noi avevamo inserito con Agricoltura 4.0; avete ostacolato, come non mai, l'accesso al credito e al finanziamento dei giovani imprenditori agricoli per l'acquisto di beni strumentali e avete annullato la proroga all'esenzione Irpef sui terreni agricoli, che farà spendere ai nostri agricoltori circa 250 milioni di euro in più.

Nel caso di specie, l'ordine del giorno in esame chiede questo, perché tale misura è stata applicata ininterrottamente per 7 anni, dal 2017 al 2023, consentendo ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola un minore esborso annuale, che si stima, come dicevo, in circa 250 milioni di euro all'anno, e non è stata prorogata per il 2024 con l'ultima legge di bilancio, penalizzando, di fatto, in tal modo, tutto il comparto. Adesso vedo che la Lega vorrebbe intestarsi questa battaglia, però mi chiedo: cosa facevano Giorgetti e Salvini nel Consiglio dei ministri quando si decideva di togliere l'Irpef (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Quindi, semplicemente, Presidente, quest'ordine del giorno tendeva a ripristinare, nel primo provvedimento utile, l'esenzione dei redditi dominicali e agrari dall'imposta sul reddito delle persone fisiche relativi ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola. Quindi, che cosa volete valutare? Che cosa volete riformulare? Questo doveva essere un parere favorevole netto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Grazie, Presidente. Ammetto che ci troviamo in serio imbarazzo oggi a discutere dell'istituzione di giornate dedicate all'agricoltura, mentre chi lavora realmente tutti i giorni a tutela dei nostri territori e nei campi è costretto, anziché a lavorare, a protestare in strada.

Voglio anche dire che dobbiamo smetterla di consentire a questo Esecutivo di scaricare totalmente le colpe sull'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, è vero, l'Europa ha le sue colpe e non si può fare una transizione green sulle spalle degli agricoltori, ma, in un momento in cui l'Europa ha le sue colpe, cosa ha fatto questo Governo?

È sotto gli occhi di tutti che questo Governo, così come ha fatto cassa sui pensionati, ha fatto cassa sulla sanità, ha fatto cassa anche sugli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È un dato di fatto, non lo stiamo dicendo noi questa mattina che le tasse sugli agricoltori ammontano a più di un miliardo di euro. Noi lo abbiamo visto, sapevamo che, prima o poi, sarebbero scoppiati, perché è chiaro che, se si va a fare cassa in un momento in cui l'Europa ha le sue colpe e questo Governo va a tassare per oltre un miliardo gli agricoltori, essi sono costretti, anziché ad avere i trattori nei campi, a portarli in strada.

Quindi, è chiaro che è difficile per questo Governo ammettere le proprie colpe, ma almeno per queste persone, che da giorni e notti stanno in strada, fate ammenda, approvate quest'ordine del giorno. Ripristiniamo la detassazione dell'Irpef e diamo un segnale a questi agricoltori su temi importanti per loro, ridiamogli fiducia. È vero che in Europa ognuno di noi deve fare la propria parte, ma iniziamo a far sì che questo Esecutivo la propria parte la possa iniziare a fare dall'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Giusto qualche considerazione rispetto agli interventi dei colleghi. Non ci meravigliamo dell'andamento dell'economia in Italia perché, alla fine, quale può essere l'esito di tutti i tagli che sono stati fatti su tutte le misure di incentivo e di sostegno a tutti i comparti? Zero crescita: l'Italia sta smettendo di crescere.

Questo è soltanto uno dei comparti interessati dai tagli di questo Governo. Il taglio più importante, non soltanto in termini quantitativi ma anche dal punto di vista simbolico, è quello di cui hanno parlato i colleghi prima di me, ossia la mancata proroga dell'esenzione Irpef sui redditi fondiari proprio degli imprenditori agricoli.

Ma la cosa curiosa, Presidente, è come questo Governo prova ad affrontare problemi di questo tipo. Adesso gli agricoltori hanno tanti motivi per protestare - questo è uno dei tanti -, ma come affronta questo Governo la protesta? Stabilendo per legge la Giornata nazionale dell'agricoltura, quindi io a questo punto mi sento, Presidente, di fare delle proposte al Governo. C'è un aumento della povertà? Stabiliamo per legge la Giornata nazionale della povertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); c'è un'imposizione fiscale insostenibile per le partite IVA? Stabiliamo la Giornata nazionale delle partite IVA: questi sono suggerimenti in linea con la vostra condotta finora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Io chiedo che ci sia un attimo di ragionevolezza e che si prenda in considerazione quest'ordine del giorno perché questo è il momento meno adatto per sospendere questa esenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Con riguardo a quest'ordine del giorno c'è da vedere quale sia veramente la posizione del Governo sull'agricoltura. Di fatto, l'approvazione oggi di questa proposta di legge è un insulto per chi sta fuori a protestare perché aver stanziato 20.000 euro su un premio, con tutte le problematiche dell'agricoltura, è veramente obbrobrioso. La questione vera è che, quando andate a dire che non aumentate la tassazione, di fatto la aumentate, perché non riconoscere il sostegno per i redditi dominicali e agrari degli agricoltori fra i 170 e i 200 milioni, com'è stato fatto negli ultimi 7 anni, significa aumentare la tassazione. Avete stanziato 14 miliardi sul cuneo fiscale per non far aumentare sostanzialmente la tassazione, perché altrimenti le persone avrebbero visto la loro busta paga ridursi, e non siete andati a mettere 200 milioni per gli agricoltori, quindi state aumentando la tassazione, questa è la realtà. Ma la cosa assurda è rappresentata dalle motivazioni con cui esprimete un parere favorevole con riformulazione, nel senso di “continuare a valutare l'opportunità di rimodulare l'esenzione”. Ma cosa volete continuare a valutare?

C'è un problema: state dicendo agli agricoltori che devono pagare di più - questa è la realtà - e andare a espungere la serie di premesse - che sono dati di fatto - dimostra solamente che non volete nemmeno una forma di dissenso da parte delle opposizioni che riguardi semplicemente l'esposizione delle cose così come sono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Più che la Giornata nazionale dell'Agricoltura, l'avrei chiamata la Giornata della tutela dell'agricoltore, perché bisogna tutelare gli agricoltori. Ci sono normative europee che non vengono osservate, tipo il divieto di vendita sottocosto, oppure quella volta ad assicurare un reddito equo agli agricoltori che coltivano direttamente la terra, che faceva parte dell'articolo 39 del Trattato di Roma e, successivamente, dell'articolo 33 del Trattato di Lisbona. Quello che noi cerchiamo - e abbiamo cercato di fare anche con i Governi precedenti - è l'istituzione di un registro dei grani italiani, con l'emendamento su Granaio Italia, che andava a salvaguardare proprio il made in Italy, che voi avete affossato. Noi non siamo contrari all'ingresso di prodotti esteri, ma dobbiamo salvaguardare i nostri prodotti, perché molte volte i prodotti entrano dall'estero e poi vengono etichettati con il marchio made in Italy. E noi andiamo contro i nostri agricoltori, quindi per tutelarli cosa dobbiamo fare? Dobbiamo dare loro strumenti, dobbiamo ascoltarli, ma non dobbiamo passare dalle associazioni di categoria, che fanno interessi di altri, dobbiamo ascoltare direttamente gli agricoltori che in questo momento stanno protestando per il diritto alla terra, per il made in Italy e per il diritto dei prodotti italiani. Pensateci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/4 Caramiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1304/5 Carotenuto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). In questi giorni, Presidente, sto ascoltando tantissimi interventi in televisione in cui la maggioranza si affretta a dire a chi guarda da casa che gli agricoltori ce l'hanno con l'Europa, ce l'hanno con la farina di grillo e con tutte una serie di misure che devono ancora trovare il loro spazio in Europa. Poi ho ascoltato tutti gli interventi degli agricoltori in piazza e quello che emerge è un quadro un po' diverso. Ho ascoltato, per esempio, l'intervento del presidente dell'associazione degli agricoltori dell'Emilia che dice fondamentalmente una cosa molto semplice: “signori, ho un'azienda che fattura 650.000 euro; 150.000 euro a me escono di carburante”. Poi dice giustamente: “Quello che mi strozza sono i mutui, i costi di carburante e i costi di produzione”. Allora, io penso: questo Governo come ha aiutato questa persona? Sui mutui cosa avete fatto? C'è qualcuno di voi che può alzarsi e dire di aver fatto qualcosa per questo agricoltore, di aver fatto qualcosa per aiutarlo con le rate dei mutui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? C'è qualcuno di voi che può dire di aver aiutato questa azienda agricola con il carburante e con i costi di produzione?

Allora, questa per voi non è l'occasione per aiutare un comparto, ma è l'occasione per trovare un nuovo demone, che adesso è il Green Deal, non considerando che la transizione ecologica non è il male, è la cura ed è quello che noi abbiamo cercato di portare in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Allora, cerchiamo di guardarci in faccia, di capire quali sono i problemi di un comparto e di non usare le persone per messaggi politici che sono fuorvianti. Cercate, almeno per una volta - almeno per una volta - di non individuare un fantomatico nemico europeo, cioè di prendervela con leggi che ancora devono dare i loro effetti, per giustificare problemi attuali e passati. Cerchiamo, in questo Parlamento, di fare una discussione seria che - come sto vedendo - non c'è. E il Governo si è preso addirittura, su 7 ordini del giorno, mezz'ora di tempo per una riformulazione che si poteva fare in un secondo, onestamente, in un secondo, perché non ci serve a nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Saluto studenti, studentesse e docenti del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, di Trento, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Io pensavo di aver visto il peggio, da questo Governo, in questi 16 mesi, in termini di tradimenti e di scaricabarile, d'altra parte, tradire e poi trovare un colpevole esterno è ormai il modo in cui questo Governo opera costantemente: aumentano la benzina e non è colpa del fatto che hanno tolto lo sconto, ma è colpa dei poveri benzinai; il blocco navale non si vede, arrivano i migranti ed è colpa dell'opinione pubblica o di Wagner; non riuscite a spendere i soldi del PNRR e, allora, è colpa del Presidente Conte o dei sindaci cattivi, incapaci di spendere, insomma, è sempre così.

Però, Presidente, quello che stiamo vedendo, in queste settimane, sugli agricoltori è oltre il limite della decenza, è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché, cosa è successo? Gli agricoltori stanno soffrendo, soffrono e alzano la voce perché vogliono lavorare, perché vogliono un reddito sufficiente, perché vogliono parità di trattamento, non vogliono la concorrenza sleale, vogliono sopravvivere; non vogliono essere il capro espiatorio di una transizione ecologica di cui devono essere protagonisti e non le vittime e, quindi, sì, alzano la voce e fanno bene a farlo. A fronte di questo, il Governo cosa fa? Il solito schema è che, come prima cosa, passa una settimana a dire: no, no, no, io non c'entro niente, io non ho responsabilità, io non ho colpe, anzi, sono stato perfetto, anzi, sono il loro rappresentante. Allora, cercano il capro espiatorio, appunto, l'Europa, quella che vara quelle politiche ingiuste. Però, poi, dopo qualche giorno, questa narrazione non funziona tantissimo e, quindi, si prende atto che il Governo è responsabile, d'altra parte come fa a funzionare, anche per voi che siete maestri delle menzogne, una narrazione così distante dalla realtà? Sapete chi ha votato la riforma della PAC in Europa, che tanto contestate? Guardatevi allo specchio, l'avete votata anche voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Sapete chi l'ha proposta?

PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza, collega Appendino, si rivolga alla Presidenza.

CHIARA APPENDINO (M5S). Mi rivolgo a lei, Presidente. Sapete chi l'ha proposta? L'attuale Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, che fa parte dell'ECR di cui la Presidente Meloni è Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sapete chi ha tolto la decontribuzione Irpef agli agricoltori? La manovra di bilancio che questa maggioranza ha varato e ha approvato. Sa, Presidente, chi ha tagliato Agricoltura 4.0, che peraltro aveva portato un mercato aggiuntivo di 1,6 miliardi? Sempre questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E sa chi ha tolto i crediti di imposta per l'acquisto dei carburanti? Sempre questa maggioranza. Si tratta di provvedimenti che per anni i Governi hanno sempre finanziato: 2 miliardi, lo ripeto 2 miliardi - 2 miliardi! - di tagli l'anno, sulla pelle degli agricoltori, che questa maggioranza ha fatto.

Allora, è inutile che veniate qui a festeggiare, Presidente, sul tema dei pesticidi. Festeggiate per una cosa che è già morta, il Parlamento l'aveva bocciata. Allora, se questa maggioranza vuole essere veramente patriota, come dice di essere, tuteli le filiere, investa, faccia una battaglia sulle filiere corte, si batta davvero contro quegli accordi commerciali che danneggiano gli agricoltori, perché favoriscono la concorrenza sleale, ottenga una maggiore distribuzione delle risorse, perché le risorse europee - lo sapete - vanno ai grandi, vanno tutte ai grandi e lasciano indietro i piccoli, ma sappiamo che questa maggioranza è allergica a combattere le lobby e i grandi potentati. Questo servirebbe, abbiate quel coraggio che manca.

E se l'Europa non fa abbastanza - Presidente, mi avvio a concludere -, e non fa abbastanza, questa maggioranza e questo Governo possono fare una cosa, immediatamente, senza dover cercare colpevoli, senza dover cercare capri espiatori, senza dover cercare nemici altrove, ma guardandosi allo specchio, perché dipende esclusivamente da questo Governo e da questa maggioranza: ripristinare i soldi, quei 2 miliardi l'anno, che sono stati tolti agli agricoltori, perché questi agricoltori non meritano di essere presi in giro, di essere traditi e di essere, davvero, coloro che pagano per una transizione che non può essere sulla loro pelle.

Ripristinate 2 miliardi, punto. Basta parole, andate ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/5 Carotenuto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1304/6 Fornaro: parere favorevole con riformulazione. Onorevole Fornaro?

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signora Presidente, accetto la riformulazione, ma chiedo di votare quest'ordine del giorno per provare a fare una riflessione in questa sede, dove risiede la sovranità popolare, che non risiede in altri luoghi.

La proposta di legge sull'agricoltura contadina, lo ricordo ai colleghi che non erano presenti la scorsa legislatura, a mia prima firma, era stata approvata da tutti i gruppi parlamentari ed era passata in questa Camera, con l'eccezione del gruppo di Fratelli d'Italia che si era astenuto, se non ricordo male; quindi, ovviamente, accettiamo l'impegno del Governo a “valutare l'opportunità di”, ma crediamo che mai come in questo momento ci sarebbe bisogno di ragionare e riflettere nel concreto sulle politiche e non sulla propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo settore ha bisogno di politiche serie, non di demagogia, non di essere al servizio della campagna elettorale di questo o quel partito.

Continuare a demonizzare, ad esempio, l'Europa come un'Europa matrigna è un errore. L'Europa nel corso della storia ha destinato per moltissimi anni oltre metà del suo bilancio all'agricoltura e ora è nei termini del 25 per cento.

Il problema di questo Paese, il problema dell'Europa, ovviamente, è che non esiste un'agricoltura, esistono molte agricolture. È evidente che un'agricoltura di pianura, che ha grandi estensioni, è profondamente diversa nei bisogni e necessita di politiche diverse rispetto a chi vive lottando contro lo spopolamento, nelle zone marginali di pianura, montane e collinari del nostro Paese.

Questa proposta di legge andava e va in questa direzione: rafforzare, aiutare e sostenere con politiche concrete, e non solo usando la leva fiscale, chi tutti i giorni lavora per essere al centro di filiere che hanno come loro obiettivo fondamentale quello di valorizzare i piccoli appezzamenti di terreno. Nella nostra proposta, per esempio, c'è un ragionamento sull'utilizzazione dei terreni agricoli abbandonati e anche su un tema di cui si parla troppo poco, quello della ricomposizione fondiaria. Vi sono aziende che hanno dimensioni troppo piccole in molte realtà e questo non aiuta; non aiuta a contenere i costi e, quindi, a valorizzare quel lavoro. Pensate che, nel settore vitivinicolo, che rappresenta una grande parte della nostra esportazione, sono ben 380.000 le imprese che operano, con una dimensione media di un ettaro e mezzo. Ma quando parlo di agricolture intendo anche che la vitivinicoltura è differente, per esempio, dal cerealicolo - è banale dirlo, ma è giusto ripeterlo in un momento in cui ho sentito anche in quest'Aula usare in maniera generica il termine “agricoltori - poiché hanno problematiche diverse e hanno bisogno di risposte diverse.

Il problema è che il nemico non è l'Europa, non è la transizione ecologica a cui l'agricoltura può e deve dare un contributo. Il nemico si chiama “sottocosto”, significa chi specula nelle filiere lunghe nei confronti del lavoratore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), il nemico è lo sfruttamento nei campi che altera la competizione. Riportiamo, quindi, la discussione in questi termini su un'agricoltura sostenibile, su filiere corte.

Quello che ci aspettiamo è che si superino quindi difficoltà, che si affronti il prima possibile, essendo calendarizzata il prossimo mese, questa proposta di legge sull'agricoltura contadina, che si torni a parlare seriamente di agricoltura e la si finisca di fare demagogia per un pugno di voti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/6 Fornaro, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/7 Vaccari c'è un parere favorevole con riformulazione. Collega Vaccari, mi dice se accoglie?

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. No, non accolgo la riformulazione, perché in quest'occasione il Governo aveva la possibilità, anche nel dialogo con le opposizioni, di costruire un tavolo di confronto su alcuni temi che gli sono stati posti attraverso gli ordini del giorno e, addirittura, all'espressione “valutare l'opportunità” si aggiunge: “continuare a valutare l'opportunità”. Quindi, una dilazione continua che, come diceva il collega Fornaro, non consente di rimettere al centro i temi che anche gli agricoltori, che oggi stanno protestando in Italia e in Europa, hanno messo al centro delle loro rivendicazioni.

Avevate la possibilità di agire, quindi, attraverso una discussione serena, non improntata alla propaganda e alla difesa aprioristica di alcune scelte che avete fatto e che gli agricoltori, che sono in piazza, vi stanno contestando, perché comunque gli avete messo le mani nelle tasche quando già tante erano le difficoltà per le calamità naturali che li hanno colpiti, per i parassiti e tutti gli altri patogeni che hanno messo in difficoltà diverse colture, per l'aumento dei costi dell'energia e dei carburanti che hanno messo in ginocchio alcuni settori (penso alla pesca).

Avevate la possibilità di farlo e vi siete nascosti un'altra volta. A noi dispiace perché noi voteremo a favore, come abbiamo già detto, di questa proposta di legge, ma non basta.

È un tassello, avete preso una nostra proposta che, in tante regioni, è stata avanzata, per prima nella regione Marche, governata dal centrosinistra, dal presidente Spacca. Va bene, ma il tema adesso è provare ad affrontare la protesta seria, sicuramente variegata, che in Italia e in Europa gli agricoltori stanno facendo, attraverso una strategia di lungo periodo.

Gli agricoltori per competenze e attività possono essere e sono già protagonisti e attori principali della fase di transizione ecologica e digitale, ma devono essere accompagnati, devono essere sostenuti per mettere a sistema un nuovo modello di sviluppo, improntato alla qualità, alla sostenibilità, ma anche alla giustizia sociale.

Non può essere che un agricoltore venga remunerato al di sotto dei costi di gestione che ha la sua azienda. Allora, vi lanciamo questa proposta, proviamo a ragionare sulle proposte che si possono avanzare per questo settore nei confronti degli agricoltori, ma non facciamolo mettendo davanti la propaganda, come state facendo anche in questi giorni.

La difesa del territorio, la tutela della biodiversità, la riduzione delle emissioni inquinanti e il cibo di qualità dipendono dall'agricoltura che oggi è colpita profondamente dalle crisi climatiche ed energetiche, e sostenere l'agricoltura nel processo di transizione, come accade per altri settori produttivi del Paese sui quali anche voi avete detto che volete impegnarvi, è una necessità, non è una scelta di propaganda elettorale.

Bisogna che usciate da questo mood dentro il quale vi siete infilati, perché è un interesse generale che riguarda un settore primario del nostro Paese.

C'è una strada per farlo - ho finito, Presidente -, ci sono i sussidi ambientalmente dannosi. Sono 32 miliardi che tutti gli anni il nostro Paese spende per continuare a inquinare il nostro ambiente. Togliamo un pezzo di quei sussidi ambientalmente dannosi e costituiamo un fondo a sostegno del settore dell'agricoltura e dell'agroalimentare italiano, per accompagnarli nella transizione ecologica e digitale. Questo sarebbe affrontare seriamente i problemi che gli agricoltori stanno ponendo alla politica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/7 Vaccari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1304/8 Evi. Ha chiesto di parlare la collega Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Ovviamente non ci sorprende questo parere contrario al nostro ordine del giorno che chiede di sostenere - convintamente, aggiungo io - la strategia Farm to Fork. Un passo indietro, perché questo dibattito obiettivamente è paradossale poiché la situazione attuale è ciò che avete costruito voi, è ciò che avete voluto voi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), è ciò che avete votato a livello europeo e avete implementato a livello nazionale.

In tutti i Governi che si sono susseguiti, fino all'ultimo, avete approvato e avete sostenuto una politica agricola comune che fino ad oggi ha beneficiato i grandi, i grandissimi, peraltro inquinatori e distruttori dell'ambiente, perché qualcuno, ieri, nel dibattito si sorprendeva di come si potesse accusare un certo tipo di agricoltura di essere inquinante. Ebbene lo è, dobbiamo toglierci i paraocchi e vedere la situazione per quella che è, peraltro ascoltando la scienza e cercando di dare seguito a raccomandazioni scientifiche a livello globale ed europeo, e capire che un certo tipo di agricoltura inquinante, industriale e intensiva è impattante, ed è un problema. Questo problema però, ripeto, lo avete creato e voluto voi portando avanti lo status quo, portando avanti gli interessi delle grandi corporazioni di categoria, che nulla hanno fatto per difendere un cambiamento e per difendere, soprattutto, le realtà più piccole, che infatti sono scomparse, stanno scomparendo, e lo dicono i numeri.

Se non volete ascoltare le ragioni del clima, le ragioni della biodiversità che sta letteralmente morendo nei campi, ascoltate allora, invece, le voci di quegli agricoltori e di quelle aziende agricole che stanno chiudendo i battenti e che stanno, quindi, perdendo posti di lavoro, perché di questo stiamo parlando. Il sistema attuale ha portato a una diminuzione di posti di lavoro e alla chiusura di milioni di aziende in tutta Europa e oltre un milione di aziende agricole in Italia.

Di questo dobbiamo occuparci ed è qui la soluzione: la soluzione non è prendersela con l'Europa, la soluzione è invece pensare a una trasformazione dei sistemi alimentari in chiave sostenibile, ed è esattamente ciò che cerca di fare la strategia Farm to Fork, che voi, semplicemente per opportunismo e per un vostro tornaconto elettorale, state cercando di affossare, dandole la colpa dei problemi dell'agricoltura. State prendendo una strada sbagliatissima e a pagarne saranno soprattutto gli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti dell'Istituto comprensivo Poggiali-Spizzichino di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/8 Evi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Sull'ordine del giorno n. 9/1304/9 Zanella il parere è favorevole, con riformulazione. Onorevole Bonelli, mi dice lei se accoglie o meno la riformulazione? Prima, però, devo darle i tempi, perché avete ormai un minuto a testa.

Avverto, infatti, che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà a ciascun deputato appartenente a tale gruppo, ove richiesto, lo svolgimento di un breve intervento di un minuto per dichiarare il proprio voto sull'ordine del giorno in discussione, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale. Resta fermo il limite regolamentare di massimo due interventi per ciascun deputato. Prego, onorevole Bonelli: mi dica se accoglie la riformulazione e poi ha un minuto.

ANGELO BONELLI (AVS). Prima di decidere se accolgo la riformulazione, chiedo che il Sottosegretario mi rilegga la riformulazione, per favore.

PRESIDENTE. Sottosegretario, parliamo dell'ordine del giorno n. 9/1304/9 Zanella.

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Si mantengono i primi due capoversi delle premesse e gli altri si eliminano. La riformulazione dell'impegno è come quella proposta per l'ordine del giorno n. 9/1304/4 Caramiello: “impegna il Governo a continuare a valutare l'opportunità di rimodulare l'esenzione dei redditi dominicali e agrari dall'imposta sul reddito delle persone fisiche relativa ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola”.

PRESIDENTE. Onorevole Bonelli, accoglie la riformulazione?

ANGELO BONELLI (AVS). Non accolgo la riformulazione e chiedo di intervenire. Quanti minuti ho?

PRESIDENTE. Un minuto.

ANGELO BONELLI (AVS). Un minuto, perfetto. Sarò velocissimo. Non so quanto tempo durerà, per il Governo, questa valutazione se ripristinare o meno, perché è un parto estremamente lungo. Vorrei far presente all'Aula e, in particolar modo, alla Premier Meloni, che sta attuando una manipolazione senza precedenti su questa crisi agricola, che, mentre stiamo parlando, in Sicilia gli animali non hanno l'erba dove poter pascolare, a causa della siccità. Nel 2022, ci sono stati 6 miliardi di euro di danni all'agricoltura e si ha il coraggio - meglio, la vergogna - di dire che la responsabilità è del Green Deal. Un atteggiamento inaccettabile, che per noi è un vero e proprio furto di futuro ed è anche un danno agli agricoltori. Nulla dite, però, sugli accordi di libero scambio, accordi di libero scambio che porteranno prodotti alimentari da Paesi lontani, a tal punto che ci troviamo i limoni del Sudafrica o prodotti che sono fortemente irrorati di pesticidi. A voi che gridate vittoria, con Salvini e i suoi surreali video su TikTok, perché il regolamento sui pesticidi è stato fermato, segnalo che era già stato fermato prima…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ANGELO BONELLI (AVS). …ma non è una vittoria, perché in Italia - e concludo - abbiamo 85.000 aziende di agricoltura biologica, che sono un'eccellenza nel nostro Paese, ma voi rispetto alla salute degli italiani voltate le spalle. Sarà ora di cominciare a valutare che in questo Paese si dia la parola agli italiani se vogliono la sicurezza alimentare nei propri piatti, come si fece tanto tempo fa, con un referendum sui pesticidi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Prendo atto che i deputati Caramiello e Carmina intendono sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/1304/9 Zanella.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/9 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Il parere sull'ordine del giorno n. 9/1304/10 Zaratti è favorevole, con riformulazione. Collega Zaratti, accoglie la riformulazione? Sì e chiede che il suo ordine del giorno sia posto in votazione.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/10 Zaratti, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Ordine del giorno n. 9/1304/11 Grimaldi, parere favorevole con riformulazione. Collega Grimaldi, accoglie la riformulazione? Non l'accoglie e chiede che l'ordine del giorno sia votato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1304/11 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Prendo atto che l'onorevole La Salandra accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1304/12.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà. Colleghi, come sempre consentite al collega Della Vedova di svolgere il suo intervento uscendo in silenzio. Prego.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Me lo lasci dire: credo che molti di noi o tutti noi abbiamo un atteggiamento positivo e buone ragioni per amare l'agricoltura e la campagna. Questo è fuori questione e chi ha qualche anno in più magari ha anche conosciuto l'agricoltura degli anni Settanta e Ottanta, che era una cosa molto diversa da quella di oggi. Quello in esame è un provvedimento che non contiene nulla. C'è una giornata nazionale - ci mancherebbe altro - e c'è una definizione senza alcuna precisazione di cosa poi questo porterà. Si demanda alle regioni di fare qualche piccola elemosina probabilmente ad alcune categorie di agricoltori e ad alcuni agricoltori inseriti in un elenco specifico naturalmente. È uno spot, a mio avviso, anche poco dignitoso, perché, se le premesse sono quelle, poi nella legge devi metterci qualcosa. Ma il caso fa bene le cose, e oggi noi parliamo di questo tema, l'agricoltura, in un momento in cui l'agricoltura è tornata di prepotenza al centro della discussione. E uso il termine “prepotenza” non a caso, perché non so cosa pensino i colleghi, in particolare i colleghi che hanno votato l'aggravamento delle pene per i reati commessi dai militanti dei movimenti ambientalisti che occupano o bloccano il traffico. Su questo avete già votato l'inasprimento delle pene e siete pronti a votare un reato specifico di resistenza passiva in carcere. Non ho capito - lo chiedo al Sottosegretario - se diamo tutto per scontato e aspettiamo l'invasione dei trattori che verranno a paralizzare la città di Roma. Invece, noi li scortiamo con la Polizia. Loro vengono con i trattori, e nella media sono fortemente sussidiati dall'Unione europea, ossia pagati per il 40 o il 60 per cento dai contribuenti europei, e vengono a protestare contro l'Unione europea e la PAC.

Io direi a questi agricoltori, che qualche buona ragione ce l'avranno pure, in particolare nei confronti del Governo (ma non hanno ragione in generale), di andare a chiedere ai loro colleghi britannici cosa sta accadendo dopo la Brexit e, nel regime, pur particolare, che il Regno Unito aveva, cosa sta accadendo quando il Governo britannico ha proposto i nuovi sussidi e le nuove misure di riduzione dell'impatto ambientale.

Andate a chiedere loro cosa vuol dire fare agricoltura in Europa fuori dall'Unione europea. L'agricoltura rappresenta il 2-3 per cento del PIL italiano, occupa il 3 per cento dei lavoratori italiani e subisce un'attenzione con una quantità di sussidi europei che hanno la loro storia - e non voglio stare qui a discuterne - ma si tratta di misure che non possono rappresentare il futuro.

Con tutta la retorica che possiamo metterci, io vorrei che la stessa attenzione la mettessimo nei confronti delle realtà giovanili, visto che si parla anche di agricoltura giovanile, che possono rappresentare il futuro occupazionale e tenere in Italia i talenti. Di questo dovremmo occuparci con la medesima intensità con la quale siamo pronti ad accogliere, a Sanremo o no, i trattori che protestano, perché vogliono continuare a fare quello che pare meglio loro e, soprattutto, vogliono continuare a operare in una realtà già iper-sussidiata. Lo ripeto, vengono a protestare contro l'Unione europea con i trattori comprati con i sussidi forniti dai contribuenti europei e chiudo signora Presidente.

Vi sono realtà con riferimento alle quali, effettivamente, la capacità di trattenere l'agricoltura ha una valenza ambientale diretta; penso a tutti i terrazzamenti dalla Liguria alla Valtellina risalendo la Penisola. Lì, certo, se non si interviene, sussidiando, non si avrà quel presidio ambientale, ma qui stiamo parlando di tutto il resto e chiudo.

C'è un dato che viene presentato nel dossier della Camera su questo provvedimento che dimostra come, finalmente, anche in Italia la dimensione agricola delle aziende agricole stia crescendo ed è l'unico modo per avere efficienza e tenere un presidio territoriale e diffuso, ma su questo noi stiamo facendo poco. Vi è la retorica del “piccolo è bello” delle associazioni (penso alla Coldiretti, ma non solo) che questa maggioranza ha blandito e ha riempito di attenzioni e di quattrini, poi però ve le ritrovate che non sono in grado di intercettare una protesta che sfugge alla loro attenzione, perché erano occupate a fare altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Signor Presidente, rappresentante del Governo, noi di Italia Viva abbiamo sempre riconosciuto agli agricoltori - aggiungo ai pescatori e a chi fa acquacoltura - un ruolo di custodia, di cura del territorio, di presidio contro l'abbandono e anche di valorizzazione economica. Se abbiamo tante aree che sono a rischio abbandono del Paese, questo non reca un danno soltanto all'ambiente, a quelle comunità, ma è un danno anche all'economia intera delle nostre comunità e del nostro Paese.

Noi non siamo mai stati dalla parte di coloro che, come ho sentito dire questa mattina in quest'Aula, contrappongono l'ambiente al lavoro. Gli agricoltori, da sempre, più di altri settori produttivi, hanno come caratteristica intrinseca la multifunzionalità, quindi, quella capacità di coniugare alla produzione e alla produttività anche la dimensione sociale.

Non a caso, durante il Governo Renzi, mi spiace dovrò citare tante norme, tante iniziative, tante risorse stanziate in quella stagione politica, si fece la legge sull'agricoltura sociale, quindi riconoscendo addirittura all'agricoltura quel ruolo di inclusione sociale, con un ruolo importante e fondamentale per ciascun lavoratore, anche quelli con fragilità, nel processo e nella pratica agricola.

L'agricoltura poi, rispetto ad altre fasi della filiera produttiva, ha un'altra caratteristica unica fino ad oggi, almeno per l'agricoltura che noi conosciamo e che vogliamo tutelare: è l'unico settore produttivo che non può essere delocalizzato. L'agricoltura si fa in un Paese, si fa con quelle caratteristiche, si fa con le caratteristiche distintive che ci hanno consentito di far conoscere anche il nostro made in Italy nel mondo e questo è l'altro elemento importante.

Noi parliamo spesso di made in Italy, ma non siamo solo un Paese trasformatore come altri. Siamo sicuramente un Paese trasformatore, ma abbiamo quel primo anello della filiera, il settore primario, che è fondamentale per trasformare quelle materie prime, lo dico con franchezza al Governo. In questi mesi, abbiamo sicuramente parlato tanto delle altre fasi della filiera produttiva agroalimentare, della trasformazione, giustamente delle politiche di filiera, altra iniziativa portata avanti per la prima volta e inserita proprio durante i Governi Renzi. Però, oggi, non soltanto perché ci sono le proteste, perché da tanti mesi che molte filiere agricole sono in crisi, sono in difficoltà e lo fanno in silenzio talvolta. Noi abbiamo bisogno di investire su quell'anello più fragile e più debole che non a caso è più fragile e più debole.

Anche qui noi, Italia Viva, non siamo mai stati per la contrapposizione tra grandi e piccoli, perché osserviamo i numeri che il nostro Paese ha avuto in questi anni e c'è un dato chiarissimo. Abbiamo diminuito la superficie agricola utilizzata nel nostro Paese e abbiamo un territorio, dalla Pianura padana, passando per le aree rurali montane periferiche, che hanno caratteristiche diverse. Noi dobbiamo chiedere, ma aiutandoli, ai nostri agricoltori di produrre di più e meglio, di avere più agricoltura e avere più modelli di agricoltura. Anche qui, non a caso, noi abbiamo sostenuto sia le imprese nel loro processo di aggregazione e di strutturazione, perché i grandi servono per fare i grandi numeri, i grandi servono per competere sul mercato, e poi servono anche i piccoli, quelli che fanno i custodi del territorio. Io devo dire che questa mattina sono rimasta abbastanza perplessa della discussione che ho ascoltato e da come molti possano cambiare idea soltanto perché un tema diventa popolare. Italia Viva è da settimane che pone il tema dell'Irpef agricola (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe), che è passato proprio in cavalleria, nell'indifferenza di tutti, finché quel tema non è giunto sui giornali. Noi, qui, siamo nel Parlamento della Repubblica italiana e non dobbiamo fare gli influencer per capire qual è la notizia che va di più. Dobbiamo mettere in fila tutte le cose che servono ai nostri agricoltori per produrre e per continuare a sopravvivere. Noi voteremo a favore di questo provvedimento, perché noi siamo, in questo preciso momento storico, per dare un messaggio al Paese e per riconoscere all'agricoltore un ruolo sociale, perché anche rispetto a tante osservazioni che ho sentito stamattina, alcune considerazioni potrebbero essere fuorvianti, poiché ci sono poi partiti che pensano ancora oggi che sia buono, che sia opportuno equiparare le emissioni dell'allevamento a quelle dell'industria. Noi non siamo di questa teoria, noi non siamo di questa di questa famiglia.

Detto questo, però, noi abbiamo bisogno di mettere in campo misure che sostengano la l'agricoltura a sopravvivere, altrimenti questi premi, questi riconoscimenti, questi albi, questi contenuti di questa proposta di legge che non ha copertura ed è semplicemente un riconoscimento, noi ci troveremo tra poco tempo a non darli a nessuno. Quindi, a me spiace riportare indietro la lancetta nel tempo. Però, tutti quelli che oggi hanno rivendicato l'Irpef agricola, gli sgravi contributivi per i giovani agricoltori - poi aggiungerò altre cose -, anni fa quando, durante il Governo Renzi - lo ribadisco e lo sottolineo -, quelle misure sono state inserite, non le hanno votate, perché quelle misure erano nelle leggi di bilancio e ci si erano messi soldi veri (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Lo dico anche a questo Governo, se state valutando ciò nel decreto Milleproroghe: è ridicolo com'è stato fatto, con gli ordini del giorno, presentare emendamenti sull'Irpef in un provvedimento che non ha copertura. Noi l'emendamento l'abbiamo nel decreto Milleproroghe e vogliamo capire se questa inversione a “U”, di cui si legge sui giornali verrà fatta e con quali coperture. Lo dico perché l'esonero Irpef costa intorno ai 248 milioni di euro e quindi questi vanno trovati. In legge di bilancio, ripeto, nel silenzio di tutti, quelle risorse non si sono trovate, così come non si sono trovate le risorse per gli sgravi contributivi ai giovani agricoltori. E qui vi è un altro dato; come abbiamo ridotto la superficie agricola utilizzata, noi non siamo primi in classifica rispetto alle nuove aziende che vengono aperte dai giovani agricoltori, perché abbiamo serissimi problemi nel ricambio generazionale, per gli agricoltori, ma anche e, soprattutto, per i pescatori. Quando, durante il Governo Renzi, si decise di invertire la rotta - perché noi vogliamo investire sull'agricoltura e vogliamo che ci sia ricambio generazionale e che i giovani portino le nuove competenze, la tecnologia e l'innovazione in agricoltura, anche in quella d'alpeggio, perché anche lì serve l'innovazione, la tecnologia, la cultura e le competenze - ebbene, nel 2017 noi mettemmo 108,6 milioni di euro sugli sgravi contributivi ai giovani agricoltori. L'anno scorso voi avete messo qualcosa, ma in questa legge di bilancio la cifra è zero.

Quindi, cerchiamo di capire, nei prossimi mesi, nelle prossime settimane, come si intendono coprire queste misure, perché di risorse ne sono state messe tante nella legge di bilancio, magari sulle attrezzature da dare i pasticcieri. Però, io credo che, senza voler sminuire quelle misure che però sono un po' legate a un altro Ministero, forse lo Sviluppo economico, noi ci dobbiamo concentrare su quei nodi e su quelle caratteristiche fondamentali che servono all'agricoltura per crescere.

Aggiungo un'altra cosa: oltre ai giovani ci sono anche le donne. Sempre durante il Governo Renzi, si misero risorse legate all'imprenditoria femminile, che, peraltro, in un'ottica anche di multifunzionalità e di nesso con il territorio e le aziende più piccole, è quella che ha dato più frutti, per esempio, nel campo dell'agricoltura sociale. E poi, dobbiamo pensare a filiere e anche alla contrapposizione che la stessa Presidente del Consiglio Meloni ha fatto in Aula, rispondendo all'onorevole Boschi rispetto all'Irpef agricola; ripeto, adesso state ragionando su un'inversione a “U”, ma, pochi giorni fa, la Presidente Meloni ha detto che quella misura, l'Irpef agricola, è andata a dare un vantaggio ai ricchi, quelli che, tutto sommato, non ne avevano bisogno. Poi, anche qui, questa mattina, da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle e dei Verdi ho sentito definizioni un po' curiose. L'Irpef agricola è complicata da calcolare, però qui siamo nell'Aula del Parlamento, non siamo influencer: non è detto che l'Irpef agricola la paghino, e anche tanto, secondo le vostre scelte, soltanto quelli ricchi, quelli che non ne hanno bisogno. Pensiamo al vino: ci sono aziende che stanno bene, ma ci sono anche quelli che producono vino e conferiscono soltanto, senza trasformarlo, che non sono necessariamente ricchi. Lei, Sottosegretario, conosce molto bene il mondo del florovivaismo: chi ha le serre, chi fa i fiori recisi, non è detto che sia un grandissimo milionario. E quindi cerchiamo di capire, tra pochi giorni, come si farà quella misura. E poi c'è un altro settore che è molto in difficoltà: quello del latte e dell'allevamento, che, peraltro, anche dal punto di vista culturale, è sempre messo sotto scacco. Durante il Governo Renzi, noi avevamo lavorato molto sulle compensazioni IVA sul latte, rendendole, dal 2016, strutturali al 10 per cento. È questo vostro Governo che ha ridotto le compensazioni IVA sugli animali vivi dal 9,5 al 7 per cento. Quindi, il punto è che noi ci siamo, quando c'è da riconoscere il ruolo all'agricoltore, però noi ci siamo stati e ci saremo sempre per fare le leggi che funzionano e per metterci i soldi veri (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. La proposta di legge che oggi votiamo e che dispone il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura, arriva in quest'Aula in un momento storico significativo. Introdurre nel nostro ordinamento questa figura conferma l'alto valore che lo Stato italiano riconosce al ruolo dell'imprenditore agricolo, andando a riaffermare e ampliare il ruolo multifunzionale che la legge già gli riconosce. Come ben sappiamo, non è la prima volta, infatti, che il legislatore ravvisa nella figura dell'agricoltore un ruolo importante all'interno della società. Già nella legge n. 141 del 2015 del nostro ordinamento, è infatti riconosciuta la preziosità dell'attività agricola, conferendole una funzionalità sociale volta all'esclusività e alla riabilitazione dei soggetti fragili, e numerose sono le legislazioni regionali che, nel corso di questi anni, hanno affermato che l'agricoltore svolge un ruolo che va oltre l'attività propriamente economica, arrivando a essere un potenziale promotore del benessere sociale.

La presente proposta di legge va a corroborare questa posizione, ampliando ulteriormente il ruolo dell'agricoltore all'interno della società. Oltre che promotore dei diritti sociali, con questa proposta si riconosce all'agricoltore il valore di custode dell'ambiente e del territorio: un valore che, a partire dall'8 febbraio 2022, ha una dimensione costituzionale. L'agricoltura rappresenta un patrimonio mondiale e una risorsa economica essenziale. L'articolo 6 della proposta di legge utilizza parole bellissime quando, proponendo di istituire la Giornata nazionale dell'agricoltura, dice: al fine di far conoscere il ruolo fondamentale dell'agricoltura, che, nelle sue fasi di semina, cura, attesa e raccolto, incarna l'essenza della vita e la pratica fondamentale del soddisfacimento dei bisogni primari dell'uomo e del raggiungimento del benessere economico, ambientale e sociale del Paese.

Onorevoli colleghi, come dicevo prima, questo progetto arriva in Aula in un momento storico significativo, perché, proprio nei giorni in cui questa proposta di legge segue il suo iter, nel nostro Paese, così come nel resto d'Europa, dilaga la protesta. Abbiamo visto tutti le immagini dei trattori lungo le strade. Penso alla mia terra, la Sicilia, dove file di trattori tra Sciacca e Palermo sono diventate le immagini di un settore che soffre. Penso alla Francia, alla Germania, alla Romania, al Belgio e alla Polonia, penso a tutti gli imprenditori agricoli del territorio italiano. Sono proteste che hanno alla base diverse preoccupazioni, alcune di carattere comunitario, altre a dimensione nazionale, ma sono proteste che devono trovare ascolto e che devono portare a continuare a dare risposte concrete e adeguate al settore agricolo in Italia.

In questo senso va riconosciuto come diversi siano stati gli interventi a favore del settore agricolo, come ad esempio il pacchetto di misure a sostegno dell'agroalimentare, introdotto dalla legge sul made in Italy. Ed è importante, in questo senso, l'annuncio del Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con riguardo al ritiro della proposta legislativa sui pesticidi. Questo risultato è anche italiano.

Oggi riconosciamo il valore dell'agricoltore quale custode della terra, con la consapevolezza che il settore agricolo costituisce una ricchezza e una risorsa per il nostro Paese. Questo significa anche continuare a prestare attenzione a questo settore. Il settore agricolo ha affrontato anni complessi e, negli ultimi anni, è stato colpito da crisi di diversa natura, le cui conseguenze economiche non possono essere ignorate. Alle complesse vicende politiche e alle conseguenze economiche che ne sono derivate si aggiungono le drammatiche vicende legate al clima. Secondo i dati Istat, il clima ha penalizzato i risultati economici dell'agricoltura italiana. Le condizioni climatiche avverse, sfociate purtroppo in gravi casi di stato d'emergenza, hanno condizionato negativamente l'andamento del settore agricolo. Penso alle tragiche alluvioni che hanno colpito l'Emilia-Romagna, le Marche e la Toscana. I danni sono stati enormi per queste regioni, traducendosi, per quanto riguarda il settore agricolo, in culture distrutte e in strutture, impianti, attrezzature e macchinari danneggiati. Penso anche al fenomeno della siccità che, nel 2023, in Sicilia ha raggiunto dati tali da diventare un fenomeno allarmante: in 12 mesi sono caduti 588.000 millimetri d'acqua che, comparati con gli anni precedenti, significano un 25 per cento in meno rispetto alla media del decennio precedente.

Sono situazioni concrete e gravi alle quali, come legislatori, non possiamo che continuare a prestare attenzione. Onorevoli colleghi, la terra è un bene finito, è un bene che dobbiamo tutelare. L'agricoltura è un bene prezioso che dobbiamo promuovere. Per questo noi votiamo a favore di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Evi. Ne ha facoltà. Non è in Aula in questo momento.

Ha chiesto di parlare il deputato Castiglione. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CASTIGLIONE (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, grazie per questa occasione. Nell'arco di 8 giorni ci richiamate due volte, richiamate quest'assemblea per due volte a parlare di agricoltura, a parlare di un settore da tutti definito prioritario, primario, nell'economia nazionale. In due giorni, in queste due occasioni, caro Sottosegretario, però, non ci siamo occupati di quello che oggi gli agricoltori italiani ci chiedono. In strada ci sono i trattori, lo abbiamo ribadito tutti. Tutti abbiamo detto qual è il clima che oggi respira l'agricoltura italiana, soprattutto gli imprenditori agricoli, e le difficoltà che stanno vivendo i nostri imprenditori. L'hanno detto a più riprese, magari qualche volta hanno imputato qualcuno. Penso, per un attimo, se non ci fosse la PAC, se non ci fossero le risorse della Politica agricola comune, se non ci fossero quei 370 miliardi in Europa, oppure le risorse, in Italia, della Politica agricola comune, a cosa ne sarebbe della nostra agricoltura. Quindi, molto spesso avviene un'imputazione errata da parte della vulgata generale. Però, c'è una difficoltà, avvertiamo questa difficoltà nei nostri imprenditori, avvertiamo la difficoltà nei nostri imprenditori agricoli e nei giovani che hanno creduto e continuano a credere che si possa scommettere il proprio futuro in agricoltura. A questi giovani va data una risposta, che non può essere, oggi, il provvedimento che portiamo in Aula, né può essere il provvedimento che abbiamo portato in Aula 8 giorni fa sul premio “Maestro dell'arte della cucina italiana”. Abbiamo impegnato il Parlamento, in ben due occasioni, su due provvedimenti - mi lasci dire, signor Sottosegretario - che non incideranno su nulla. I trattori non si fermeranno alla notizia dell'approvazione di questa legge - che lei conosce benissimo e che sta impegnando il Parlamento - di cui tutti hanno parlato. Oggi sappiamo che questa legge non influirà per nulla sull'attuale vicenda politica italiana, né sulla riflessione e sul dialogo che noi vorremmo avviare con il Governo. Ma, signor Sottosegretario, è chiedere troppo impegnare il Parlamento o la Commissione agricoltura su un dibattito sulle questioni strategiche che riguardano un comparto primario dell'economia nazionale? È chiedere troppo poter affrontare le questioni che oggi pone il mondo agricolo? È chiedere troppo poter dare sostegno in una crisi come quella attuale che, dopo il COVID, il periodo della pandemia, la crisi la crisi internazionale, la crisi energetica, l'aumento dei costi e dei mezzi tecnici per poter produrre, ora vede aggiungersi anche la crisi internazionale, la crisi nel Canale di Suez? È chieder troppo poter supportare l'agricoltura, questo bene primario, e l'agricoltore? Mentre noi pensiamo alle campagne di comunicazione, mentre noi pensiamo all'istituzione di questa Giornata, mentre noi pensiamo a tutto questo non c'è più l'agricoltore. Io immagino queste grandi campagne di comunicazione in cui saranno impegnati tutti i più grandi comunicatori, in cui gli influencer più straordinari verranno messi in campo da parte dei comuni, delle associazioni locali, delle comunità montane, tutti a dire che agricoltore è bello, piccolo è bello, fare l'agricoltore è bello. Poi, però, non troveremo più giovani disponibili ad investire in agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Allora, caro Sottosegretario, noi vorremmo riportare il dibattito alle questioni essenziali. Alcune sono state affrontate. Mi riferisco al tema della produzione agricola e a quello dell'eliminazione del 4 per cento sulle produzioni perché, molto spesso, la produzione agricola non è incompatibile con l'estensione delle nostre delle nostre aziende. Il tema di quel 4 per cento è stato affrontato e l'abbiamo risolto. Ma noi chiediamo e tutto il Parlamento ha chiesto qualcosa su cui oggi il dibattito è stato incentrato. C'è una domanda a cui il Governo deve rispondere: vogliamo mantenere o non vogliamo mantenere l'esenzione Irpef che fino all'anno 2023 è stata mantenuta per gli imprenditori agricoli, per i giovani imprenditori agricoli del nostro Paese? È sicuramente una risposta importante da dare a quel mondo agricolo, sono risorse che servono per quel comparto. Come diceva poco fa la collega, immagini gli effetti sul settore vitivinicolo, sul settore serricolo e, in generale, sulle nostre imprese agricole di questo ulteriore gravame di carattere finanziario.

Noi immaginiamo anche una semplificazione di carattere burocratico.

Quanto alla politica agricola comune, sì, è vero che c'è una parte che riguarda l'Europa ma, caro Sottosegretario, il piano straordinario lo abbiamo scritto noi, lo ha scritto il Paese. In merito alla politica agricola comune, in questi anni l'Europa ci ha detto: fissati gli obiettivi, il piano strategico lo scrive l'Italia. Allora, se quegli ecoschemi non hanno funzionato, se buona parte di quegli ecoschemi non ha funzionato, lo ribadiamo, attraverso un dialogo vediamo come possiamo modificarli ma a partire da subito, a partire dal mese di aprile, entro il mese di aprile, in modo che dal 2025 quelle risorse siano utilizzate in maniera più proficua. Quelle sono risorse per fare la produzione ma per fare una produzione sostenibile.

Allora, caro Sottosegretario, c'è un grande tema, l'Europa addirittura ne ha fatto una Missione, la Missione sulla gestione del suolo. Noi le misure possiamo modularle e utilizzarle con una gestione efficiente del suolo, mettendo in campo la produzione agricola, ma con una sostenibilità ambientale assolutamente necessaria. Altrimenti, caro Sottosegretario, non si può plaudire al ritiro della direttiva sui fitofarmaci. Noi abbiamo detto che andava corretta, andava aggiustata, ma non penso che qualcuno possa immaginare una produzione alimentare nel nostro Paese senza ridurre quel carico di fitofarmaci o di agrofarmaci, magari investendo di più nella ricerca. Non c'è dubbio che è un tema a cui noi tutti dobbiamo guardare.

Non ci sono soluzioni semplicistiche, caro Sottosegretario, c'è necessità che il Governo avvii un serio, forte confronto con le forze politiche all'interno della Commissione agricoltura, all'interno di questo Parlamento, perché le soluzioni non siano quelle estemporanee che oggi voi mettete in questa proposta di legge. Ma voi immaginate, caro Sottosegretario e caro Presidente, un'agricoltura di serie A e un'agricoltura di serie B? Immaginate un agricoltore custode e un agricoltore di serie B, con riferimento ai quali non si sa chi sia l'agricoltore custode, addirittura con l'istituzione di un registro in cui iscriversi per divenire agricoltore custode? Caro Sottosegretario, lei lo sa meglio di me, l'agricoltore è, per sua natura, custode della nostra terra, del nostro suolo, della nostra capacità di essere presenti in un ambiente, non certamente attraverso una Giornata mondiale.

Ieri mi sono un po' rilassato guardando tutto quello è stato fatto fino ad oggi, fino al vostro ultimo disegno di legge, quello sul made in Italy, con cui avete istituito un'altra Giornata, la Giornata del made in Italy. Io ritengo che, per quanto riguarda il settore agroalimentare, anche in quella Giornata avrà un ruolo fondamentale, essenziale, ma pensavo anche che il 22 marzo c'è la Giornata sullo spreco dell'acqua, il 28 marzo c'è l'Ora della Terra - il WWF ha una Giornata internazionale sull'Ora della Terra -, il 22 aprile c'è la Giornata della Terra (la Giornata che l'ONU da sempre ha portato avanti), il 24 aprile c'è la Giornata per il clima, il 20 maggio c'è il Word bee day, cioè che la Giornata sulle api, il 22 maggio c'è la Giornata mondiale sulla biodiversità, il 5 giugno c'è la Giornata mondiale dell'ambiente (sempre dell'ONU), l'8 giugno c'è la Giornata degli oceani, il 17 gennaio - potete partire anche dal mese di gennaio -, c'è Sant'Antonio Abate, che è il santo che protegge anche la Giornata dell'allevatore. Se, poi, volete andare più nello specifico, nel particolare, noi abbiamo la giornata del pollo arrosto (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra), abbiamo la giornata dell'hamburger, abbiamo la giornata della carne, cioè, un'altra giornata, come quella che avete istituito, penso che non serva oggi all'agricoltura italiana e, soprattutto, a chi oggi sta cercando disperatamente di avere qualche risposta da parte nostra, da parte di questo Parlamento. Volete farla nella seconda domenica di novembre, a partire da San Martino, che rappresenta proprio la cultura della mezzadria, questa connessione forte in San Martino tra coloro che lavorano il suolo, gli imprenditori, e la cultura della terra, del suolo.

Caro Sottosegretario, noi a questo provvedimento avremmo voluto dare la nostra adesione, ma è molto deludente, siamo molto delusi. Ci asterremo perché il popolo che si trova in piazza non merita una bocciatura così solenne, ci asterremo come gruppo e diremo, in maniera molto chiara, che questa, purtroppo, non è la risposta che il Governo nazionale dovrebbe dare agli agricoltori in piazza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà, in via del tutto eccezionale.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie molte, Presidente. Fuori gli agricoltori stanno protestando, dentro questo Palazzo si decide di istituire una nuova, ennesima Giornata nazionale e anche un nuovo premio per premiare quelli che, secondo criteri che guardano peraltro proprio alla sostenibilità, sarebbero gli agricoltori virtuosi. Sembra una barzelletta e, invece, è la sconvolgente realtà di questo Governo e di questa maggioranza, che, in questo momento, invece di cercare di ascoltare, di capire, di riflettere rispetto alla situazione attuale e rispetto alle rivendicazioni del settore e di alcuni soggetti del settore, pensano di cavalcare un'onda di propaganda, di alimentare una narrazione distorta e diffondere bugie su bugie.

In primo luogo, parto dalla PAC, la politica agricola comune. Come ho detto prima, essa rappresenta una delle politiche pilastro dell'Unione europea: incide per quasi un terzo del bilancio dell'Unione, vale quasi 400 miliardi di euro, fino al 2027. La riforma della PAC che c'è stata negli anni scorsi ha visto tutte le forze politiche che compongono la maggioranza - ma anche molte dell'opposizione - avallare e sostenere una riforma di questo sistema che ha, di fatto, mantenuto inalterato lo status quo, mantenuto inalterato un sistema che continua a erogare la stragrande maggioranza delle risorse, quasi l'80 per cento, che va al 20 per cento delle aziende agricole più grandi, quindi di fatto alimentando un meccanismo che ha premiato il gigantismo delle imprese, che ha premiato con soldi pubblici un modello di impresa industriale e intensiva nel settore dell'agricoltura e dell'allevamento. Questi modelli - va da sé - sono quelli che generano anche la maggior parte dell'inquinamento e, peraltro, dello sfruttamento, se pensiamo anche al tema degli allevamenti intensivi. Queste regole sono quelle che avete voluto voi, che avete difeso voi e che avete mantenuto in piedi fino a oggi. Quindi, soldi pubblici, tanti soldi pubblici che vanno ai grandi e strozzano invece i piccoli, mettendoli fuori mercato e ai margini. Questo - come dicevo - è un modello inquinante e intensivo, lo ripeto: inquinante e intensivo.

Anche nella discussione che c'è stata ieri su questo provvedimento alcuni colleghi si domandavano come fosse possibile additare gli agricoltori o gli allevatori come soggetti che inquinano. Beh, smettetela di nascondervi dietro un dito: un certo tipo di agricoltura e un certo tipo di allevamento sono inquinanti. Le emissioni di gas serra, i pesticidi, i fertilizzanti, gli antibiotici, i liquami, i rifiuti degli allevamenti intensivi sono problemi, non possono non essere considerati problemi. Infatti, peraltro le stesse regole che già oggi abbiamo, alcune di derivazione europea - penso alla direttiva sulle emissioni industriali - già oggi classificano come industrie alcuni allevamenti che contengono migliaia e migliaia di animali. Peraltro, le regole recenti per cercare di stringere le maglie sono state abilmente dismesse e smantellate, per sottrarre a determinate regole sempre di più un settore, che invece dovrebbe fare i conti con il proprio impatto sull'ambiente e sulla salute. E per cercare di risolvere e di affrontare questi problemi ecco che a livello europeo si è proposta una strada, il famoso Green Deal e, all'interno del Green Deal, la Farm to Fork e la strategia sulla biodiversità. Sono provvedimenti che cercano di trovare soluzioni ai problemi attuali. Il Green Deal e le follie ecologiste - come vengono spesso chiamate anche da esponenti della maggioranza o da commentatori in televisione, alimentando quindi una descrizione negativa di quelle che sono le proposte sul tavolo a livello europeo - non sono neanche entrati nel vivo, non sono neanche, ad oggi, diventati legge, non sono quindi stati ancora in grado di spiegare le loro potenzialità di risoluzione dei problemi di cui parlavo prima.

Ad oggi, quindi, qual è la situazione delle imprese agricole? È un disastro: non interessano le ragioni del clima, che mettono al centro la tutela del clima, la lotta alla crisi climatica e alla perdita di biodiversità, che, secondo tutti i rilevamenti, le ricerche e gli studi scientifici, sono in fortissima crisi. E, senza biodiversità, noi non garantiamo neanche un futuro al settore dell'agricoltura. Chiunque capisce che, senza impollinatori e senza i servizi ecosistemici di un suolo fertile e sano, il settore dell'agricoltura non può sopravvivere. Ma non sopravvive neanche l'uomo, neanche l'essere umano. Richiamando le parole che ho spesso sentito della Presidente Meloni di voler difendere l'ambiente con l'uomo dentro, ribadisco che qui, in realtà, non stiamo difendendo né l'uno, né l'altro.

Qui stiamo andando dritti verso la distruzione dell'ambiente, quindi purtroppo anche verso una sempre più incerta sopravvivenza della specie umana. E quando parliamo di future generazioni, dovremmo in qualche modo cercare di averlo molto bene in testa.

Quindi, come dicevo, se non vi interessano le ragioni del clima, se non vi interessano le ragioni della lotta alla perdita di biodiversità, se non vi interessa che la siccità e le alluvioni già oggi colpiscano fortemente gli agricoltori, che sono i primi ad essere messi in ginocchio, tenete però conto dei numeri di quanto è successo fino ad oggi: sono milioni le aziende perse in Europa. L'ultimo rapporto dell'Istat, il settimo censimento generale dell'agricoltura, ci dice che, ad ottobre del 2020, risultano attive in Italia 1.133.000 aziende agricole e, nell'arco dei 38 anni trascorsi, sono scomparse quasi due aziende agricole su tre, ripeto: due aziende agricole su tre. Nel dettaglio, il numero indice del numero delle aziende agricole indica che c'è stata una flessione del 63,8 per cento e che la riduzione è stata più accentuata negli ultimi anni, proprio negli ultimi 20 anni. Il numero di aziende agricole si è infatti più che dimezzato rispetto al 2000, quando era pari a quasi 2,4 milioni. Tutto questo quindi è successo prima delle politiche europee, prima delle proposte sul tavolo del Green Deal, prima di cercare di intervenire con una transizione nel settore dell'agricoltura che questo Governo e questa maggioranza continuano a voler rimandare.

È evidente che chi ha guadagnato in questo caso sono i grandi imprenditori, che hanno fatto di tutto per mantenere lo status quo, e le grandi associazioni di categoria, che hanno una grande presa sulla politica. Su questo però hanno ragione gli agricoltori che protestano: chi li ha rappresentati fino ad oggi? Nessuno, eppure questo Governo vaneggia di un'imprecisata sovranità alimentare.

C'è molta confusione su questo tema. Quale interesse nazionale difendete quindi? Quello degli agricoltori italiani? Quello degli allevatori italiani, che importano mais, soia OGM da fuori dell'Italia e dell'Unione, per darli agli animali negli allevamenti? Oppure i produttori di cibo italiani, ad esempio chi produce pasta di grano italiano, ma non solo, e utilizza come materia prima grano che viene appunto non dall'Italia? Eppure, le esportazioni vanno a gonfie vele. Quindi, mettiamoci d'accordo - e concludo - su quali siano e di chi siano gli interessi che volete difendere.

Concludo, semplicemente dicendo che per noi le contraddizioni di questo Governo sono moltissime, non da ultimo in questo provvedimento, e quindi non posso che confermare il non sostegno da parte di Alleanza Verdi e Sinistra a creare l'ennesima nuova Giornata nazionale e premi che non rispondono in alcun modo alle esigenze degli agricoltori ed alla trasformazione in chiave ecologica di questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gatta. Ne ha facoltà.

GIANDIEGO GATTA (FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi e signor Sottosegretario, dirò subito in premessa che non posso che contestare e contrastare quanto è stato detto dai banchi della minoranza e dell'opposizione in ordine alle iniziative estremamente significative che il Governo sta rivolgendo al mondo dell'agricoltura. Alludo proprio alla legge recentemente approvata sull'istituzione del premio di maestro dell'arte della cucina e anche a questo testo di legge.

Al di là della facile ironia e del gratuito sarcasmo, ritengo invece che abbiate dato, che stiate dando la prova di un'attenzione costante e vigile ai temi dell'agricoltura. Certo dispiace che su un tema che avrebbe meritato ben altra attenzione, che avrebbe meritato la condivisione e una sorta di spirito coagulante delle varie sensibilità che risiedono legittimamente in quest'Aula si faccia, invece, della facile ironia, anziché affrontarlo con serietà, con piglio certosino e con tecnicismo, se necessario. Si tratta di un tema assolutamente attuale e drammatico, che è quello della crisi in cui versa l'agricoltura. Non è stato detto, per esempio, in tutti i passaggi che sono stati consumati dagli illustri colleghi della minoranza, che questa proposta di legge prende le mosse da una legge precedente, la n. 194 del 2015, che ha istituito un sistema per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e ha conferito il riconoscimento di agricoltori o allevatori custodi a quegli imprenditori che si impegnano nella conservazione delle risorse genetiche locali di interesse agrario, soggette a rischio di estinzione.

Questo è un passaggio decisivo, che è stato omesso perché nessuno ha avuto l'onestà intellettuale di dire che c'era già una legge precedente, rispetto alla quale questo provvedimento legislativo si innesta ed introduce ulteriori novità e significative innovazioni in ordine all'attenzione che questo comparto merita.

Siamo, quindi, di fronte all'estensione dei principi della legge n. 194 del 2015, che era però concentrata solo sulla tutela della biodiversità, a quei soggetti agricoli che si impegnano nella manutenzione anche idrogeologica del territorio, nel contrasto all'abbandono delle attività agricole e nella tutela di formazioni vegetali e arboree monumentali.

La legge n. 194 del 2015, sempre questa legge precedente, ha istituito la rete nazionale delle biodiversità di interesse agricolo ed alimentare.

Ebbene, così come ha fatto la legge n. 194 del 2015, nel testo oggi al nostro esame viene costituito, all'articolo 5, l'elenco degli agricoltori custodi dell'ambiente e del territorio da istituire presso i dipartimenti competenti in materia di agricoltura delle regioni e al quale gli imprenditori agricoli potranno essere iscritti su richiesta. Tutto ciò, a tangibile dimostrazione anche dell'interesse che il singolo imprenditore agricolo può avere per la conservazione, non solo, della biodiversità, ma di quelle che sono le eccellenze tipiche locali.

Di fatto, con questo provvedimento nuovo viene finalmente conferito un riconoscimento all'agricoltura cosiddetta eroica, che è quella in zone spesso disagiate ed interne, su terreni con forti pendenze e quasi totale assenza di meccanizzazione. L'agricoltura eroica costituisce, quindi, un presidio ambientale e sociale di inestimabile valore, assicurando la sopravvivenza di produzioni agroalimentari e di specie animali a rischio di estinzione.

Il combinato disposto di quanto oggi andiamo ad approvare e della già citata legge n. 194 del 2015 avrà quindi un certo peso, anche in termini economici. Si prevede infatti, all'articolo 4, che le pubbliche amministrazioni possano valutare l'opportunità di accordare la preferenza agli agricoltori custodi per la conclusione dei contratti di collaborazione e per la stipula delle convenzioni aventi ad oggetto la promozione delle vocazioni produttive del territorio e la tutela delle produzioni di qualità e delle tradizioni alimentari locali, nonché le azioni per il mantenimento, anche idrogeologico, del territorio.

Certo, qualcuno ha ironizzato sul sostantivo “custode”. Certo, potrebbe essere tautologico definire un agricoltore, che è un bio-regolatore per eccellenza, esattamente come lo è il pescatore per quanto attiene al mare, con questa ulteriore classificazione di custode; eppure, abbiamo voluto farlo, proprio perché il Governo e questa maggioranza hanno ritenuto di conferire, anche per iscritto questa volta, questo significato all'espletamento delle pratiche agricole e cioè quello di essere bio-regolatori di tutte le attività naturali ed è per questo che oggi più che mai quell'aggiunta di “custode” al sostantivo di “agricoltore” ha un suo senso, ha un suo significato che questa proposta di legge, ancora una volta, vuole rimarcare.

E quali sono gli altri criteri preferenziali che questa legge prevede? All'articolo 3 si consente agli enti territoriali di introdurre, per tali figure, specifici criteri di premialità, ivi inclusa la riduzione dei tributi di rispettiva competenza, nel rispetto, chiaramente, della normativa europea in materia di aiuti di Stato.

Un aspetto importante del testo in esame riguarda il ruolo svolto dall'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio nel contrasto allo svuotamento dei piccoli insediamenti urbani e dei centri rurali.

A tal proposito, credo che sia il caso di ricordare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede il rilancio dei piccoli paesi in via di spopolamento e, quindi, siamo ancora una volta assolutamente in linea con le provvidenze, i sostegni, le iniziative previsti dal PNRR per rilanciare questo comparto che è fondamentale per l'economia nazionale. Negli investimenti “Attrattività dei borghi” e “Tutela e valorizzazione dell'architettura e del paesaggio rurale” sono allocati oltre 1,5 miliardi di euro. In tale ambito sono previsti sostegni finanziari per attività culturali, creative, turistiche, commerciali, agroalimentari e artigianali, volte a rilanciare le economie locali valorizzando i prodotti, i saperi, i sapori, le tecniche del territorio, nonché interventi di recupero del patrimonio edilizio urbano. Tali interventi non potranno che avere ricadute positive sulle economie locali, favorendo il turismo sostenibile nelle zone rurali e valorizzando la produzione legata al mondo agricolo e all'artigianato locale.

Il provvedimento in esame può, quindi, svolgere, e deve svolgere, un ruolo attivo nella ripresa di tali aree del Paese, recuperando il patrimonio edilizio rurale italiano. Pensate che vi sono 2 milioni, lo ripeto, 2 milioni di edifici rurali tra cascine, fattorie, masserie, stalle, a rischio degrado, soprattutto nelle aree marginali, e scusate se è poco. L'Italia è da sempre un Paese a vocazione agricola, non scopriamo l'acqua calda se diciamo che 17 milioni di ettari, su una superficie totale che ne conta oltre 30 milioni, sono davvero tantissimi. Tuttavia, la superficie agricola totale, la cosiddetta SAT, è in costante diminuzione: era, nel 1961, pari all'88 per cento della superficie totale, nel 1982 era scesa al 75 per cento e nel 2010, pensate, si era ridotta al 56 per cento. Allora, è necessario contrastare - e questo provvedimento è finalizzato proprio al conseguimento di questo obiettivo - questo depauperamento di capacità e di competenze ed è indispensabile contrastare l'abbandono dei terreni, soprattutto nelle aree interne.

Questo provvedimento favorisce il radicamento nel territorio di tutte quelle fasce di popolazione ancora legate a metodi di coltivazione di alta valenza ambientale e questo sta a significare che noi di Forza Italia riteniamo - e lo ribadiamo tutte le volte - che gli agricoltori, esattamente come i pescatori per il mare, siano i primi tutori dell'ambiente dal quale traggono le proprie risorse per il sostentamento proprio, della propria famiglia e di tutto l'indotto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Allora, al di là di quella che è la facile ironia e il provocatorio sarcasmo di taluni, io credo che basti citare, a comprova di quanto appena detto, che nel 2022 il turismo enogastronomico, che trae origine proprio da questi prodotti tipici locali, ha generato 30 miliardi di euro in Italia, spesi da turisti italiani e stranieri. Allora, se tanto mi dà tanto, il voto di Forza Italia non può che essere favorevole a questo provvedimento, favorevole perché per noi, Presidente, la terra è vita, la terra è tradizione, la terra è cultura, la terra è identità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti della scuola di primo grado Canale Monterano, di Canale Monterano, Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, il MoVimento 5 Stelle ritiene che, in un contesto scandito dal perdurare della crisi economica, da un'inflazione galoppante, dall'incremento dei costi delle materie prime, in un momento in cui i cambiamenti climatici stanno mettendo in ginocchio un comparto, che è uno dei pilastri del nostro Paese, l'Esecutivo guidato da Giorgia Meloni e da suo cognato, nonché Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Lollobrigida, stia distogliendo la nostra attenzione da provvedimenti ben più importanti, facendoci soltanto perdere tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sì, lo ripeto, onorevoli colleghi, ci state facendo perdere tempo. Ci fate perdere tempo quando impegnate quest'Aula a discutere della carne coltivata, un alimento che non esiste ancora in commercio, e nel caso di specie tutto sarà normato dall'Europa. L'EFSA, cioè l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma, ci comunicherà se questo alimento è sicuro e commercializzabile anche in Italia, e non potremo fare nulla per vietarlo. Presidente, questo non l'ho detto io, ma lo ha detto il Ministro Lollobrigida in un question time: se l'Europa autorizza un alimento, visto che l'Italia fa parte dell'Unione europea, ha il dovere di autorizzare. Presidente, tra l'altro, come ha sentenziato la Commissione europea, è stato messo il sigillo sull'ennesima brutta figura di Lollobrigida. Colleghi, la legge che avete votato è inapplicabile. Colleghi, come avevamo ribadito in quest'Aula, e noi vi avevamo messo in guardia, dovevate sottoporre il testo all'Unione europea per i pareri necessari prima della sua approvazione, e non dopo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi, volevate fare i furbi politicamente per portare avanti una battaglia ideologica, ma vi è andata male. Ci fate perdere tempo quando in Commissione agricoltura condividiamo una proposta di legge tutti insieme sull'imprenditoria giovanile, stanziando 100 milioni di euro, salvo poi ricevere un taglio di 85 milioni dal Governo, facendo fare una figura politica barbina alla maggioranza parlamentare, mostrando un infantilismo politico imbarazzante e consegnandoci una legge monca, che renderà impossibile per i giovani entrare nel mondo agricolo, che richiede da tempo un ricambio generazionale. E ancora una volta ci state facendo perdere tempo chiedendo di votare per il provvedimento che stiamo dibattendo, il tutto mentre gli agricoltori di tutta Italia sono in piazza da giorni e si stanno dirigendo verso Roma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anzi, invito i colleghi ad avvisare il Ministro Lollobrigida, che ha dichiarato di non conoscerli, che alcuni agricoltori hanno bruciato la bandiera di Coldiretti e che oggi non si sentono rappresentati da nessuno e chiedono risposte esaustive.

Vorrei ricordare al Ministro che il comparto incide per il 15 per cento sul fatturato economico nazionale e sta chiedendo il vostro aiuto, e voi avete il diritto e il dovere di ascoltarli, ma voi vi state trincerando dietro a provvedimenti vuoti e di facciata come questo. L'ennesima scatola vuota, fabbricata dal Governo Meloni, che nulla farà per aiutare gli agricoltori messi allo stremo. Ciò detto, Presidente, colleghi, vi chiedo di dire a Lollobrigida che, anziché parlare di space economy, forse convinto da Elon Musk ad Atreju, e di mandare i fusilli nello spazio, si dedicasse ai veri problemi del comparto agricolo, ma qui, sulla Terra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Dopo avere deciso di istituire il premio “Maestro dell'arte della cucina italiana”, da tutti rinominato ormai MasterChef, il Ministro Lollobrigida ora ha deciso di farci votare un provvedimento che sforna un ennesimo premio inutile. Per carità, Presidente, resto incantato nel leggere le finalità dell'articolo 1, che valorizza la figura dell'agricoltore custode quale protettore del territorio dagli effetti dell'abbandono delle attività agricole. Allo stesso tempo, però, mi sento anche preso in giro da questo provvedimento e soprattutto da alcuni articoli. Da inizio legislatura, infatti, questo Esecutivo sta remando in direzione diametralmente opposta rispetto alle finalità di questa misura vuota (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e, ancora una volta, meramente propagandistica. Ci chiedete di sostenere la figura di un agricoltore protettore del territorio dagli effetti dell'abbandono delle attività agricole, eppure le proteste di questi giorni rappresentano l'esito della vostra politica “ammazza agricoltura”. Vi chiedo, al di là della vostra sterile propaganda politica, cosa avete fatto per i nostri agricoltori.

Ve lo dico io: avete cancellato le decontribuzioni ai giovani imprenditori agricoli, avete tagliato il credito d'imposta che noi avevamo introdotto con Agricoltura 4.0, avete annullato la proroga dell'esenzione Irpef sui terreni agricoli, che farà spendere ai nostri agricoltori circa 250 milioni di euro in più, e avete ostacolato come non mai l'accesso al credito e al finanziamento dei giovani imprenditori agricoli. Gli agricoltori stanno manifestando contro alcune politiche europee ma anche contro, come detto, le politiche fallimentari di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, gli agricoltori chiedono risposte sui costi elevati delle materie prime e soprattutto sui costi di produzione. Non è possibile che, se un agricoltore, ad esempio, coltiva grano, arance e uva, la grande distribuzione paghi questi prodotti al di sotto del costo di produzione. Così si stanno distruggendo gli agricoltori. Quindi, come volete aiutarli? Che risposte volete dare a questi padri di famiglia? Come se non bastasse, dinanzi alle vibranti proteste di queste settimane avete avuto anche la faccia tosta di dichiararvi al fianco di quei manifestanti che protestavano contro alcune politiche dell'Unione europea. Con quale coraggio, vi chiedo, come vi permettete di insultare la loro intelligenza? Ricordo che avete votato la PAC, la politica agricola comune (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, spiegateci, scenderete in piazza contro quelle stesse misure che voi avete supportato? Chi volete prendere in giro? Colleghi, bisogna andare in Europa, negoziare nuove misure per l'agricoltura, e, anziché inviare ulteriori armamenti in Ucraina, molti di questi fondi potrebbero essere appostati per risolvere il problema del mondo agricolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, che dire poi dell'articolo 10 del provvedimento, che istituisce un premio al merito denominato “De agri cultura”. L'ennesima coccardina di cartone con uno stanziamento di 20.000 euro. Mentre i nostri agricoltori scendono in piazza per chiedere al Governo misure concrete per sostenere il comparto agroalimentare, qual è la risposta del Ministro competente? Nel giro di 2 settimane il premio MasterChef e il premio De agri cultura.

Colleghi, vi è chiaro che, se non intervenite celermente, non ci sarà più alcun premio da assegnare, non ci sarà più alcun agricoltore custode, perché non ci sarà nel prossimo futuro né l'agricoltore, né qualcosa da custodire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Non ci sarà nulla da festeggiare per il comparto agricolo. A volte, Presidente, l'atteggiamento del Ministro mi ricorda un po' quell'aneddoto legato alla figura di Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, ultima regina dell'Ancien Régime e moglie di Luigi XVI. Ebbene, quando il popolo francese, inferocito, scese in piazza protestando contro i reali, fuori dai cancelli di Versailles, le dissero: maestà, il popolo ha fame e non ha più il pane. E lei, di tutta risposta, riferì: se non hanno più pane, che mangino brioche. Presidente, immagino il presidente della Coldiretti raccontare a Lollobrigida delle vibranti proteste del settore agroalimentare e il Ministro, di tutta risposta, tranquillizzarlo sostenendo di lavorare all'istituzione di nuovi premi e cotillon (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi, ricordo in quest'Aula che già al Senato abbiamo provato a migliorare questo testo, approvato a luglio, apportando il nostro contributo nella Commissione competente. Ebbene, gran parte delle nostre proposte è stata rispedita al mittente, probabilmente perché entravano nel merito, cercando realmente di tutelare l'ambiente nei fatti, e non a chiacchiere, come intendete fare voi.

Presidente, rispetto i nostri colleghi del MoVimento 5 Stelle del Senato per il lavoro che hanno provato a fare, e per questo non voteremo contro questo provvedimento ma, ritenendolo vuoto, ci asterremo. Votare a favore in questo momento storico vorrebbe dire, infatti, remare in direzione opposta alle vere esigenze del settore agroalimentare, vorrebbe dire restare sordi rispetto all'urlo di dolore che si leva dagli agricoltori in piazza, vorrebbe dire restare ciechi rispetto alle richieste dei nostri agricoltori, vorrebbe dire legittimare questo Governo che poggia le proprie fondamenta su sabbie mobili, su una palude granulosa che rispecchia appieno tutti questi provvedimenti inutili che portano la firma di Giorgia Meloni e di suo cognato Lollobrigida (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Bergamini. Ne ha facoltà.

DAVIDE BERGAMINI (LEGA). Grazie, Presidente. Buongiorno, rappresentante del Governo presente in Aula, che ringrazio per questa proposta di legge che oggi andiamo ad approvare, che riguarda il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode.

Vorrei fare una premessa, perché dispiace vedere l'opposizione e, in particolar modo, i deputati del MoVimento 5 Stelle che in questo momento sono intervenuti che, come sempre, hanno la volontà, a nostro parere, di gettare fumo negli occhi sul provvedimento che questo Governo e tutta la maggioranza stanno cercando di fare proprio in favore dell'agricoltura. Voglio ricordare al collega Caramiello che tutte le cose che dice a favore dell'agricoltura non sono state fatte quando loro governavano. In più, vorrei ricordare, come ho già fatto in un'altra sede, le risorse sprecate su scelte a nostro parere inopportune per questo Paese, come il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) o il superbonus, che credo siano fattori che penalizzeranno il Paese per i prossimi anni. Invece, questo Governo ha cercato di intraprendere un percorso che possa dare una nuova via al Paese e rilanciare l'economia in un modo dinamico e non statico, come quella che vedevano i colleghi del MoVimento 5 Stelle. Come nota di colore, mi fa notare la collega Matone che il collega Caramiello ha suggerito che Maria Antonietta avrebbe pronunciato la frase “date loro le brioche!”. Vorrei fargli notare che la frase non è di Maria Antonietta ma, giustamente, mi dicono, che è di Madame de Mably (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, lo invito a leggere anche questo appunto, in modo da poter avere qualcosa di più corretto da dire la prossima volta.

PRESIDENTE. Si rivolga sempre alla Presidenza, collega.

DAVIDE BERGAMINI (LEGA). Qui siamo di fronte a una minoranza che parla di carne sintetica, di monopattini elettrici e di fattori che sembrano quasi andare ogni volta a voler penalizzare i nostri piccoli agricoltori e le nostre piccole e medie aziende, visto che parliamo di agricoltura, quando, invece, sono esattamente quelle aziende che in questi anni, ancora prima di creare la figura dell'agricoltore custode, hanno sempre contribuito non solo al mantenimento dell'ossatura economica del Paese ma anche al mantenimento dell'ambiente. Quindi, se dobbiamo ringraziare qualcuno per il mantenimento dell'ambiente, per la salvaguardia del territorio e per tutto quello che è stato fatto in questi anni è proprio l'agricoltore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che non può essere sicuramente identificato come colui che inquina e come colui che è responsabile di tutto il male legato all'inquinamento dell'ambiente, come vuole far passare una politica europea che in questi giorni si è rivelata, grazie, ovviamente, anche alle proteste degli agricoltori, come una politica totalmente fallimentare, una politica a cui noi, come Lega, ci siamo sempre opposti. Abbiamo sempre sostenuto, infatti, che la transizione ecologica ci deve essere e dobbiamo essere vicini all'ambiente ma con un giusto equilibrio e con un giusto percorso che permetta ai nostri imprenditori di riuscire a trovare strade alternative e non essere penalizzati oggi. Purtroppo, oggi abbiamo un'agricoltura che è stata penalizzata come sempre a favore dei grandi gruppi. Vengono imposti divieti e limitazioni da parte di una politica europea che probabilmente sta cercando di fare sparire gli agricoltori a favore di qualche grande gruppo industriale che vorrebbe impossessarsi anche delle nostre aziende.

Noi, invece, a fronte di tutto questo, grazie a questo provvedimento che andremo a votare oggi, abbiamo la possibilità di riconoscere la figura dell'agricoltore custode, cioè quello che l'agricoltore è sempre stato. L'agricoltore, com'è stato ricordato in discussione generale, è da 23.000 anni oramai che si occupa di territorio e del nostro ambiente. È un imprenditore che oltretutto non si deve confrontare solo con i mercati e con la legge dei prezzi ma si deve confrontare con qualcosa che è sempre più importante e diventa sempre più penalizzante per l'agricoltore, cioè il cambiamento climatico. Proprio a fronte di questo l'agricoltore c'è sempre stato, c'è sempre stato nel preservare il nostro territorio, perché ha dimostrato, fin dalle origini, di avere un amore per la terra e un amore per il nostro Paese. L'agricoltore ha dimostrato in questo Paese di esserci sempre stato nei momenti più difficili, nel dopoguerra, quando c'è stata la ripresa e durante il COVID. Voglio ricordare che la nostra agricoltura ci ha sempre sostenuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quella figura non si è mai tirata indietro di fronte alle difficoltà e ancora oggi lo sta facendo con manifestazioni che non sono violente ma che vogliono probabilmente portare una voce forte alla parte politica, probabilmente a quella politica europea che non ha saputo interpretare le esigenze di questi agricoltori.

Voglio ricordare, Presidente, che oggi ci sono 740.000 imprese che rappresentano il nostro Paese come eccellenza enogastronomica nel mondo e l'agricoltore è diventato uno dei punti di riferimento anche proprio per contrastare le calamità naturali, che purtroppo negli ultimi anni si sono verificate con sempre maggiore frequenza, ma se i danni a volte sono stati limitati è proprio grazie alla presenza di questi agricoltori, di colui che oggi noi chiamiamo agricoltore custode che si è sempre occupato dei nostri terreni e delle nostre terre. Con questo provvedimento non facciamo qualcosa di nuovo, però andiamo a riconoscere a quelle figure la loro importanza all'interno della nostra società, all'interno dell'ambiente e all'interno del nostro territorio, perché rappresentano una figura che è socialmente utile a tutti.

Vorrei anche dire che queste zone, che sono mantenute dagli agricoltori, rappresentano la bellezza del nostro Paese. Quando noi viaggiamo in treno o viaggiamo in auto lungo le autostrade vediamo questi prati, questi terreni coltivati, questi frutteti che vengono sempre tenuti al meglio, nonché i vigneti - vogliamo raccontare la ricchezza dei nostri vigneti e dei nostri ulivi in alcune zone d'Italia - e questo proprio grazie a loro, grazie alla cura e all'amore che mettono per la terra. Quindi, credo che questo sia un grande riconoscimento per coloro che hanno sempre lavorato silenziosamente senza chiedere nulla e hanno contribuito al mantenimento anche dei piccoli centri, soprattutto ad evitare lo spopolamento di alcune zone del Paese che senza l'agricoltura probabilmente oggi sarebbero deserte e incolte. Il riconoscimento, pertanto, riteniamo sia un passo avanti per valorizzarli e riconoscergli quella giusta importanza, quel ruolo cruciale che hanno avuto da sempre all'interno del nostro Paese. Gli agricoltori sono fondamentali per il nostro made in Italy. Senza di loro non esisterebbero i grandi cuochi, non esisterebbe la grande cucina, non esisterebbero miliardi di euro di esportazioni relative ai nostri prodotti, che tutto il mondo ci invidia.

Con questo provvedimento si potrà incentivare il recupero di aree, magari abbandonate e incolte, con la possibilità di dare una spinta a qualcuno ad entrare in agricoltura. È un'agricoltura che a livello di media europea vede ancora pochi giovani, perché probabilmente il nostro è uno dei Paesi che conta un'età media fra le più alte in Europa, però un dato importante è che, alla fine del 2022, 20.000 laureati, di età inferiore ai 40 anni, e 52.000 non laureati, di età inferiore ai 40 anni, si sono dedicati all'agricoltura e rappresentano dei veri e propri capi d'azienda. Questo ci lascia sperare, anche a fronte di questo provvedimento, che ciò rappresenti una spinta in più, insieme ad altri provvedimenti, che, secondo quanto sostiene l'opposizione, non sarebbero stati portati avanti, dandogli la giusta importanza, in Commissione agricoltura, di cui io faccio parte. Però, ricordo, che è stata fatta una proposta di legge, che abbiamo votato qui alla Camera, che riguarda proprio gli imprenditori giovani. Ricollegandomi a quanto detto prima, l'imprenditoria giovanile è una grande risorsa. A differenza di quanto sostiene il collega Caramiello, direi che è una risorsa alla quale si dovranno sicuramente riservare in futuro maggiori risorse finanziarie, ma questo è un primo passo, è un primo passo perché da qualche parte - lo dico sempre - bisogna partire. Se facciamo finta che il problema non esiste non lo risolveremo mai.

Mi avvio a concludere, Presidente. Con questo provvedimento si va anche a riconoscere all'agricoltore una giornata, una Giornata nazionale dell'agricoltura, e questo non tanto per premiare lui, com'è giusto che sia, ma per mettere in luce, a livello scolastico e di nuove generazioni, l'importanza dell'agricoltura all'interno della nostra società. Una giornata con questo premio, che è stato nominato “De agri cultura”, per il quale sono state previste risorse per 20.000 euro, con cui si potrà sicuramente dare maggiore risalto all'importanza dell'agricoltura. Un giusto provvedimento che non è solo simbolico ma va a definire il ruolo dell'agricoltore custode all'interno della società, al quale verrà riconosciuto questo ruolo fondamentale non solo per la sua azienda, ma per tutti i cittadini italiani e per il nostro intero territorio nazionale. Proprio per questo, a nome mio e di tutto il gruppo Lega, che è sempre stato molto vicino al mondo agricolo, preannunzio il voto sicuramente favorevole sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Signora Presidente, colleghe e colleghi, con questo provvedimento di carattere prettamente simbolico si chiede a quest'Assemblea di riconoscere la figura dell'agricoltore quale custode dell'ambiente. Questa legge ha un valore simbolico, atteso che non prevede aiuti specifici e rilevanti che possano consentire di qualificarla come strumento di sostegno e di programmazione in materia agricola. Vorrei ricordare a quest'Aula che già il Partito Democratico si era espresso in tal senso con diversi provvedimenti regionali, ne cito alcuni per economia di tempo: la legge regionale n. 34 del 30 ottobre 2015, della regione Abruzzo; la legge regionale n. 6 del 9 marzo 2015, della regione Marche, dov'è già presente l'elenco degli agricoltori custodi; la legge regionale n. 16 del 7 agosto 2014, della regione Sardegna; la legge regionale della Calabria n. 14 del 28 maggio 2018, tutela, conservazione e valorizzazione della diversità del patrimonio, di varietà, razze e ceppi microbici di interesse agrario e alimentare del territorio calabrese. Legge che, all'articolo 8, prevedeva: agricoltore custode e allevatore custode.

Tornando al provvedimento, questo crea le premesse per lo sviluppo di politiche pubbliche, anche da parte degli enti locali, a condizione che tale politiche debbano risultare adeguatamente finanziate e debbano valorizzare quell'insieme di competenze e di conoscenze troppo spesso non adeguatamente valorizzate, ma che invece risultano determinanti per una buona riuscita degli interventi, da adottare per il settore agricolo. Il provvedimento, infatti, prevede l'istituzione di uno specifico elenco degli agricoltori che operano e possono essere coinvolti in progetti che abbiano, come prioritaria finalità, la tutela dell'ambiente e del territorio. Oggi più di ieri, però, è necessario riconoscere le difficoltà in cui il settore si trova e il ruolo preminente esercitato dagli agricoltori con il loro lavoro, attraverso il quale essi concorrono sempre più alla protezione del territorio dagli effetti dell'abbandono e dallo svuotamento dei piccoli insediamenti rurali, nonché alla protezione del rischio idrogeologico.

Il mondo dell'agricoltura italiana, giustamente ancorata alle tradizioni delle quali dobbiamo andare orgogliosi, deve necessariamente essere accompagnato e sostenuto nel difficile processo di innovazione e adattamento rispetto al quale risulta oltremodo impossibile sottrarsi, anche per le conseguenze derivanti dalla crisi climatica, dalla internazionalizzazione per la quale propedeutica risulta l'attivazione anche di idonei percorsi di digitalizzazione che possano consentire il raggiungimento di uno status produttivo sempre più competitivo e capace di affrontare con serenità le sfide del futuro. Per questo motivo, auspichiamo che da parte del Governo arrivino presto azioni concrete di sostegno al settore agricolo che oggi mancano. A comprova, basta ricordare che all'inizio dell'anno 2023 e in piena stagione invernale abbiamo parlato della grave situazione indotta dalla siccità. Sul punto il Governo si è pronunciato con un provvedimento, il decreto Siccità, che come avevamo a suo tempo evidenziato si è rivelato uno strumento inadeguato alla problematica. Più che nota è la carenza di risorse per le infrastrutture, per la realizzazione di sistemi idonei a trattenere le acque quando piove e a rilasciarla nel momento del bisogno, di impianti per il riempimento degli invasi, attraverso processi di desalinizzazione e di manutenzione degli stessi. Non deve sfuggire la grande opportunità costituita da un efficiente programma di manutenzione dei nostri invasi, naturali e artificiali, come anche dei corsi d'acqua fluviale, stante che risulterebbe più veloce nella sua attuazione rispetto alla progettazione e realizzazione di nuove opere da prevedere comunque nel più lungo periodo e ove effettivamente necessarie. Il clima è profondamente cambiato, lo abbiamo detto, non lo possiamo negare, e da ciò discende la necessità di una forte politica di sostegno a quello che è il modello della nostra agricoltura, per renderla un'agricoltura sempre più di precisione, più sostenibile e più rispettosa della biodiversità. Questi sono elementi essenziali dai quali non possiamo prescindere. La siccità che si sta perpetuando dallo scorso anno ha messo in seria crisi il comparto dell'agricoltura, riducendo drasticamente la resa delle coltivazioni, ove non pregiudicata del tutto.

Cito solo pochissimi dati. La produzione dei cereali in alcune zone non solo ha fatto registrare una resa inferiore a più del 50 o 60 per cento; la stessa percentuale di riduzione si è registrata però per i prezzi di vendita. Il grano duro è stato venduto a 30 euro al quintale, ma la semina era costata ben 70 euro al quintale, il tutto aggravato dall'altissimo costo dei carburanti.

Per rendersi conto di tale situazione è sufficiente guardare alle manifestazioni che in questi giorni stanno interessando l'intero territorio nazionale e di altri Stati, che devono fungere da stimolo per l'adozione di strumenti normativi, che possano risultare un concreto e immediato aiuto all'intero settore, soprattutto per quanto concerne l'aspetto relativo ai tributi diretti e indiretti, i costi per la gestione dei mezzi e altre valide soluzioni che possano alleggerire il notevole impatto correlato alla moratoria dei mutui e al rimborso differito.

In questa sede voglio ribadire con fermezza la solidarietà da parte del nostro gruppo a tutti gli agricoltori che in questo momento vivono queste grossissime difficoltà.

È per questo motivo che occorre pensare sin d'ora a misure di sostegno per tutti i territori, nessuno escluso e senza discriminazioni di sorta, che hanno subito danni ingenti dalla siccità e dalle alluvioni. Voglio, infatti, ricordare che recentemente il territorio del collegio che rappresento, Enna, Messina, è stato incomprensibilmente escluso dallo stato di calamità. Così come gli aiuti previsti per le alluvioni dell'Emilia-Romagna e della Toscana ancora devono essere erogati in toto come promesso dal Governo.

In quale altro modo si può intervenire per aiutare questo comparto? Certamente agendo sui contratti di filiera per non consentire un pagamento alla produzione inferiore al suo effettivo costo, promuovendo concretamente lo sviluppo dei distretti del cibo, dei distretti e riducendo la filiera, azioni queste che, ove attuate, hanno dato effettivo aiuto al comparto agricolo, dando all'agricoltore non solo il riconoscimento come custode del territorio e l'ambiente, bensì la dovuta dignità e la giusta remunerazione per il suo duro lavoro.

È innegabile, infatti, che l'agricoltore rappresenti il principale custode del territorio sia per il controllo dell'assetto idrogeologico e dell'eventuale dissesto, sia per il mantenimento del valore del paesaggio culturale e turistico. Il dissesto, infatti, nel suo concretizzarsi, trova facilitazione nell'assenza di controllo permanente del territorio, nell'assenza di manutenzione e nell'incuria. Per una corretta gestione dell'intero sistema non basta individuare l'agricoltore quale custode. Particolare attenzione dovrà porsi alle aree interne, alle aree montane, ai parchi, alle valli che devono consentire un'effettiva possibilità di vita e di impresa.

Le aree interne, infatti, aree degli agricoltori, spesso mancano di infrastrutture, di adeguati collegamenti, risultano carenti dei servizi essenziali e della necessaria sicurezza.

Oggi noi andiamo a esprimere un voto favorevole e ne siamo convinti, ma il Governo non deve mettere in discussione i fondamentali elementi per l'individuazione di un custode certo, non stanziando adeguate risorse per il sistema sanitario nazionale, mettendo in discussione le case di comunità, gli ospedali di comunità, riducendo i servizi scolastici, riducendo gli incentivi ai trasporti e non sostenendo adeguatamente la realizzazione delle necessarie infrastrutture digitali, senza le quali le aziende agricole non possono risultare competitive in un mercato non più locale, ma globale. Quindi, deve provvedere alle necessità dell'agricoltore che abita questi territori.

Concludo signora Presidente. Questo provvedimento rimarrà carta straccia se ad esso non seguiranno con immediatezza adeguati piani e giuste risorse per le infrastrutture e per tutte le altre misure necessarie, da me sinteticamente prima riferite, per un rapido e concreto aiuto al comparto agricolo e a tutto l'indotto che rappresenta per il nostro Paese un comparto importante. Quindi, cerchiamo di trattare l'agricoltura con la serietà e l'impegno che merita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Signora Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretario La Pietra, questo provvedimento rappresenta il punto finale di un lavoro di sponda che, come Parlamento e come maggioranza, stiamo facendo a sostegno dell'intensa attività profusa dal Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per il rilancio del nostro settore primario.

A scanso di equivoci, permettetemi un inciso: Fratelli d'Italia e il Governo Meloni sono e saranno sempre dalla parte degli agricoltori, senza se e senza ma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Questo provvedimento, a prima firma Bergesio, arriva alla Camera dopo un intenso iter in Commissione agricoltura al Senato, trovando abbinamento con una paritetica proposta di Fratelli d'Italia, a prima firma della collega Caretta, dando luogo a un vero e proprio pacchetto normativo per la valorizzazione del ruolo dell'agricoltore come custode del territorio.

Il riconoscimento istituzionale del ruolo degli agricoltori come custodi della nostra terra e di una Giornata nazionale dell'agricoltura, per valorizzare il loro ruolo nel mantenere il nostro stile di vita e la nostra dieta mediterranea, sono già stati oggetto di proposte di legge nella scorsa legislatura, a cui l'allora maggioranza di centrosinistra decise, in quel momento, di non dare seguito. Evidentemente, non ha ritenuto fosse importante. Trovo doverosa questa precisazione, signor Presidente e onorevoli colleghi, perché, mai come in questi mesi, l'agricoltura e ciò che la circonda sono diventati temi di estrema attualità.

Il termine dell'iter e l'eventuale approvazione di una legge di valorizzazione del ruolo dell'agricoltore custode del territorio arrivano a sostegno dell'intenso lavoro che il Ministro Francesco Lollobrigida sta svolgendo in Italia e in tutta Europa per restituire dignità a un comparto per troppo tempo lasciato nelle retrovie da un certo mondo politico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Infatti, a novembre, il Ministro Lollobrigida, con la delegazione italiana, ha presentato, durante i lavori del Consiglio Agrifish a Bruxelles, un documento sul ruolo dell'agricoltore come bioregolatore: un posizionamento che, nonostante i latrati di chi ogni giorno prega per vedere un'Italia isolata a livello diplomatico, ha trovato la sottoscrizione di Francia, Austria, Polonia, Romania, Grecia, Finlandia e Lettonia, ed ha visto un supporto ulteriore da parte di molti altri Paesi membri dell'Unione durante il dibattito.

Le manifestazioni degli agricoltori in queste settimane sono sotto gli occhi di tutti, non sono sfuggite agli occhi di nessuno. Ciò che è sfuggito, per distrazione o per malafede, agli occhi di alcuni, sono le ragioni delle proteste, la loro natura e la loro origine. In Germania, le proteste hanno coinvolto la decisione del Governo Scholz - che, ricordo, vede una maggioranza incuneata su Socialisti e Verdi - di tagliare i sussidi al gasolio agricolo, il bollo sui trattori, e di incrementare tasse e balzelli a carico degli agricoltori per compensare un buco di bilancio di svariati miliardi di euro.

Ho sentito prima gli interventi: tutta la transizione è sulle spalle degli agricoltori. In Francia, le proteste hanno investito l'amministrazione del Presidente Macron ed anche qui la decisione è di rimuovere le misure di sostegno per l'acquisto di gasolio agricolo, ma non solo, anche per un sistema di erogazione delle risorse burocratico e lento, e condizionalità ambientali che impongono ogni anno di produrre sempre meno, subendo al contempo la concorrenza sleale di quei Paesi stranieri che non devono rispettare i nostri standard qualitativi, ambientali, di sicurezza e di tutela del lavoro. In questi due Paesi europei, le proteste sono contro Governi che queste scelte, questa deriva politica, votata all'ideologia ambientale, hanno sempre sostenuto in Patria e da Bruxelles. Fratelli d'Italia, invece, come ha giustamente ricordato il Presidente Meloni, in Europa ha sempre votato contro la gran parte delle questioni che, oggi, come una spada di Damocle, incombono sui nostri agricoltori.

Non esiste sostenibilità, se si parla solo di ambiente senza considerare la necessità di garantire una sostenibilità produttiva, economica e sociale dell'agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ci tengo, colleghi, a fare questo passaggio, perché a sentire i colleghi dell'opposizione, oggi, sembra che non abbiano mai governato e che non abbiano mai avuto voce in capitolo, quando oggi l'Italia e tutti gli agricoltori stanno raccogliendo la disastrosa semina di una transizione ideologica che proprio i Governi di centrosinistra hanno avallato negli ultimi 10 anni di Governo di ogni forma e colore.

E mi sia consentito, Presidente, per suo tramite, di rivolgermi alle sinistre che sono intervenute prima di me. Sembra quasi che si comportino come la bella addormentata nel bosco: si svegliano e, ahimè, ci sono le proteste degli agricoltori. Ma queste proteste sono frutto dei Socialisti, dei Democratici e dei Verdi, che in Europa hanno determinato la politica di questi ultimi decenni, la quale ha portato a questo risultato, senza che nessuno si preoccupasse delle ricadute di quelle scellerate politiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

La Politica agricola comune è nata per garantire redditività all'agricoltura europea, per tutelare la sovranità alimentare del continente; eppure, negli anni, in estremo silenzio, è stata trasformata in una clava ambientalista che, con il ricatto delle condizionalità verdi, ha addirittura incentivato gli agricoltori a non seminare, a non pescare, sostanzialmente a non lavorare.

L'agricoltore, che è il primo ambientalista, il primo guardiano e custode della terra che vogliamo promuovere con questa legge, è stato per anni visto come un intruso, come colui che quella terra danneggiava; come colui che quella terra inquinava. Per anni, c'è stato questo dibattito folle sulle emissioni.

Dal 1995 ad oggi, l'agricoltura ha costantemente ridotto le proprie emissioni sull'ambiente, con enormi sacrifici, miglioramento delle tecnologie e delle pratiche, e uno sforzo immane dei nostri agricoltori. Eppure, ancora oggi, c'è chi ha provato a criminalizzare questo comparto anche sotto il fronte ambientale.

Equiparare le emissioni di agricoltura e zootecnia a quelle industriali, come si è tentato di fare in Europa, non solo è folle, ma indica chiaramente che chi elabora queste politiche non solo non ha idea di cosa sia un campo o un agricoltore, ma anche che non gliene importa assolutamente nulla.

Ci tengo a ricordare che l'Unione europea, nel complesso, è responsabile di circa il 6 per cento delle emissioni globali, il 6 per cento! Di questo 6 per cento, l'agricoltura rappresenta una percentuale ancora più piccola e ci permette di mangiare, di portare cibo sano sulle nostre tavole e di garantire il nostro tenore e la nostra qualità di vita. Il 6 per cento! La Cina, da sola, rappresenta oltre il 30 per cento e il trend indica che, da anni, l'Europa è ormai in costante calo a livello di emissioni, anche a livello agricolo. In una congiuntura con costi di produzione sempre più alti, l'uso della sostenibilità ambientale come una ghigliottina ha mortificato ed esasperato i nostri agricoltori e ha portato a una perdita del 24 per cento delle aziende agricole nell'Unione in 10 anni, il 30 per cento in Italia. Questa transizione ideologica, questa visione che per anni ha rappresentato il mainstream non ci appartiene, colleghi, e forse anche la Commissione von der Leyen l'ha capito, dopo la retromarcia sugli agrofarmaci e sugli obiettivi di tutela ambientale europei, che hanno visto sostanzialmente la rimozione dell'agricoltura tra le fattispecie inquinanti. Questo è un piccolo risultato che non risponde del tutto a quanto sollevato dal Governo italiano e dalle proteste degli agricoltori stessi ma che ci insegna che la politica ambientalmente ideologica che l'Unione europea ha portato avanti sino ad ora non è un monolite, non è Vangelo, come molti colleghi dell'opposizione volevano e vogliono farci credere. È bastato l'avvicinarsi delle elezioni europee e la presenza di un Governo forte in una delle grandi Nazioni europee per porre una battuta d'arresto sostanziale alle follie verdi, alle “eco-follie”.

L'approvazione di questo provvedimento, insieme all'impegno portato avanti dal Ministro Lollobrigida e da tutto il Governo Meloni in Europa, vanno verso la valorizzazione degli agricoltori che, l'ho già detto, sono i primi custodi dell'ambiente. Il tempo delle mancette, del reddito di cittadinanza e delle politiche orientate a pagare per non lavorare è finito. Bisogna capire che, senza agricoltori, a perderci siamo tutti. Sono, infatti, gli agricoltori che, con il loro lavoro, i pascoli, gli alpeggi, gli allevamenti e le colture, tengono viva e ben tenuta la terra, soprattutto nelle aree interne e rurali, soprattutto in quelle aree fragili e a rischio di spopolamento e di dissesto idrologico. Sono loro i primi manutentori della nostra terra. Io vengo dalla provincia di Cuneo, faccio il sindaco in un piccolo comune e ho ancora davanti agli occhi quelle economie circolari della terra in cui chiunque, come i miei nonni, avesse un po' di bestie e un po' di colture faceva quella che oggi definiamo economia circolare. Non parliamo solo di produzione ma proprio di circolarità, di economia. Siamo cresciuti con questi nonni che possedevano allevamenti da cui si produceva di tutto, dalla carne, al latte, alla lana. Proprio la lana, un tempo preziosa fibra tessile, oggi è diventata un rifiuto speciale. Quindi, se prima generava un provente, adesso, invece, diventa un costo che appesantisce ogni giorno di più i nostri allevatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ogni prodotto, in quell'economia circolare, diventava parte di una filiera, corta o lunga, che andava ad alimentare l'economia. Questa visione di sostenibilità economica, sociale e anche ambientale si è poi persa con regolamentazioni, condizionalità, lacci e lacciuoli. Adesso, chi prima dava da mangiare e da vivere a una terra si sente criminalizzato da balzelli e regole per cui tutto rischia di essere una sanzione. Sono d'accordo, come tutta Fratelli d'Italia, con quello che dicono gli agricoltori nei presìdi e nelle piazze europee: senza agricoltori, non c'è cibo. Dico qualcosa di più: senza agricoltori, non c'è futuro, non c'è mantenimento della terra, non c'è cibo di qualità, non c'è sostenibilità, niente di niente di ciò che rende oggi l'Italia la superpotenza della qualità. Colleghi, un futuro dove la politica accetta supina l'imposizione di regole insensate, restrizioni alla produzione e la concorrenza sleale di chi non è tenuto a rispettare queste regole e queste restrizioni non è il nostro futuro, non è il futuro che Fratelli d'Italia e il Governo Meloni intendono vedere per la nostra Nazione e perseguire con un'azione politica coerente e conseguente.

PRESIDENTE. Concluda.

MONICA CIABURRO (FDI). Per una visione che metta al centro, con dignità, oltre 1 milione di persone in Italia e oltre 25 milioni di persone in Europa che, con sforzo e sacrificio, nutrono noi e la nostra terra, annuncio il voto favorevole, forte e convinto di Fratelli d'Italia a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1304​ e abbinata)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1304: S. 17 - "Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura" (Approvata dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Dichiaro così assorbita l'abbinata proposta di legge n. 1123.

Sospendiamo questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'Istruzione e del merito e la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Intendimenti in ordine al ripristino dell'esenzione Irpef per i redditi dominicali e agrari - n. 3-00964)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Gadda ed altri n. 3-00964 (Vedi l'allegato A). La deputata Gadda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il Governo Meloni ha fatto la sua prima patrimoniale in questa legge di bilancio: 250 milioni di euro a danno dell'anello più fragile della filiera, quello degli agricoltori.

Noi le chiediamo, visto che abbiamo letto notizie di stampa relativamente a un'inversione a U, a un ripensamento da parte di questo Governo, se avete intenzione di ripristinare l'esonero Irpef, voluto e fatto dal Governo Renzi, stanziando queste risorse ingenti, e, soprattutto, come intendete calcolare la platea dei beneficiari, perché la Presidente del Consiglio Meloni ha detto, in quest'Aula, pochi giorni fa, che ne hanno beneficiato agricoltori che, tutto sommato, non ne avevano bisogno. Quindi, chiediamo quale sarà la platea e, soprattutto, dove intendete recuperare queste risorse.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Colleghi, rispondo all'interrogazione dell'onorevole Gadda, in quanto il Ministro Lollobrigida, in queste ore è a Berlino, in missione presso “Fruit Logistica”, una delle principali fiere mondiali per i prodotti agricoli e dell'agricoltura di precisione.

In relazione all'interrogazione, l'esenzione fiscale citata dall'interrogante, come già ricordato dal Presidente Meloni in quest'Aula qualche giorno fa, ha inciso su tutte le imprese agricole, a prescindere dalla dimensione, con un beneficio maggiore a favore delle aziende più grandi e strutturate, che, probabilmente, ne avevano meno bisogno, poiché, per quelle più piccole, la sola detrazione dei contributi previdenziali era, nella stragrande maggioranza dei casi, sufficiente ad azzerare l'imposta dovuta.

Oggi, però, la situazione è profondamente cambiata e i vincoli di bilancio, acuiti dalle crisi internazionali e dalla generale incertezza geopolitica, impongono scelte chiare, mirate a ristorare chi ha realmente bisogno, come gli imprenditori agricoli, provati dalla siccità delle fitopatie e dalle tante emergenze che si sono manifestate nell'ultimo anno. Per questo, incrementando le risorse disponibili, il Governo è intervenuto con 300 milioni di euro, istituendo il nuovo Fondo emergenze, attivo per il comparto agricolo, per la pesca e per l'acquacoltura.

È stata stanziata una cifra rilevante per rifinanziare il Fondo indigenti, con una grande novità: l'obbligo di inserire nel paniere solo filiere italiane, a vantaggio dei nostri agricoltori e di tutto l'indotto agroalimentare.

È stata rivista la legge n. 102 del 2004, per estendere lo stato di calamità ad altri settori, compreso quello ittico, e arrivare anche alla sospensione delle rate sui mutui. Un'azione mirata e coordinata che ha richiesto nuove e significative risorse. Governare impone scelte, soprattutto durante la redazione della legge di bilancio. Per questa ragione, si è preferito sostenere interventi di natura puntuale, vicini alle reali esigenze degli imprenditori e delle aziende agricole in crisi. Ricordo, in particolare, gli eventi alluvionali che hanno colpito Emilia-Romagna, Toscana e Marche, la diffusione del granchio blu, la peronospora, la flavescenza dorata della vite, i vari episodi siccitosi che hanno interessato molteplici regioni d'Italia, nonché lo stato di difficoltà attraversato dai settori delle pere, dei kiwi e della frutta a guscio.

Il Governo è, però, sensibile alle istanze provenienti dal mondo agricolo e dalle associazioni, che, successivamente all'approvazione della legge di bilancio, hanno rappresentato l'opportunità di rivedere, in parte, la scelta compiuta. È evidente come la priorità principale per questo Governo nella gestione delle risorse pubbliche sia un loro impiego a sostegno dei più deboli. È, quindi, attualmente, allo studio, ai fini della presentazione nel primo veicolo normativo utile, che potrebbe già essere il decreto-legge Milleproroghe, una misura volta a prevedere un'esenzione dall'Irpef destinata a quegli imprenditori agricoli che necessitano di un effettivo sostegno, ferme, ovviamente, tutte le altre misure agevolative.

Si tratta di uno sforzo notevole per il Governo, ma anche di un'occasione per finalizzare al meglio gli interventi pubblici, con un deciso cambio di passo rispetto al passato, che è evidente, sia in Italia che in Europa, per portare a casa risultati concreti rispetto alla propaganda dei Governi passati che hanno ridotto in ginocchio l'agricoltura italiana e sperperato inutilmente una parte consistente delle finanze pubbliche.

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Ministro. La sua risposta denota il fatto che voi non conosciate minimamente come funziona l'agricoltura, perché scriveteci nero su bianco quali sono le filiere che, a vostro parere, sono in crisi, quelle che hanno più bisogno, perché, se lo sapeste, sapreste che anche i settori che, sulla carta, sono quelli più forti, in realtà, potrebbero non esserlo. Chi fa vino, chi conferisce soltanto le uve e non le trasforma, non è detto che sia un ricco imprenditore, non è detto che sia un milionario e lo stesso vale per chi ha le serre.

Voi siete molto bravi a dare colpe all'Europa, a dare colpe a qualcun altro, le faccio un piccolo elenco rispetto ai compiti a casa che voi dovete fare, a cominciare dal Milleproroghe, vedremo come perimetrerete questa marcia indietro, perché le misure che lei ha ricordato ancora gli agricoltori non le vedono. Il Governo Renzi, nel 2017, ha messo 108,6 milioni di euro sugli sgravi contributivi ai giovani agricoltori; voi, quest'anno, nella legge di bilancio avete messo zero, e questo significa, per il Paese che ha meno giovani agricoltori d'Europa, che non stiamo costruendo il nostro futuro. Il decreto legislativo n. 184 del 2023, poche settimane fa, insomma, ha messo una tassa sui trattori che rimangono fermi. Quindi, andate a raccontarlo agli agricoltori, che stanno là fuori e che protestano che verranno tassati anche i mezzi agricoli che stanno fermi a museo. Le compensazioni IVA sul latte: dal 2016, con il Governo Renzi, le abbiamo stabilizzate al 10 per cento, dal 2016, e voi, per quelle che riguardano la carne, quest'anno, le avete abbassate dal 9,5 al 7 per cento. Poi, mi faccia aggiungere un'altra cosa, un altro settore, non so se sia ricco o meno, ma, in Italia, abbiamo l'IVA sui cavalli al 22 per cento, in Francia al 5,5 per cento, quindi, non è solo colpa dell'Europa, qui, avete un problema serio con il fisco e sulla fiscalità agricola, perché non la sapete calcolare, non sapete chi ne ha bisogno e, soprattutto, non mantenete le promesse.

Voi avete fatto la patrimoniale, 250 milioni di euro, sull'Irpef agricola e siete il Governo che, per anni, ha raccontato a tutti che non dovevano essere messe tasse. Voi le avete messe, i Governi precedenti, a partire dal Governo Renzi, non soltanto non le avevano messe, ma hanno agevolato veramente gli agricoltori con risorse vere e non, come fate voi, soltanto a parole e slogan (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Iniziative per assicurare un'adeguata viabilità nei territori della Valle d'Aosta, del canavese e dell'area metropolitana di Torino, in relazione ai lavori di adeguamento strutturale del viadotto "Camolesa" - n. 3-00965)

PRESIDENTE. Il deputato Manes ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00965 (Vedi l'allegato A).

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Ministro, purtroppo, per la Valle d'Aosta e per l'estremo Nord-Ovest del nostro Paese continua il calvario delle reti infrastrutturali viarie. Da più di un anno, la mia regione si trova, quasi con cadenza regolare, in difficoltà, sia per la mobilità viaria nazionale, sia per quella internazionale, senza contare poi sul fermo, per un triennio, della rete ferroviaria. Quanto successo negli ultimi fine settimana in territorio valdostano e piemontese - sino a 17 chilometri di code, domenica passata - necessita di azioni immediate. Il disagio che i cittadini, i turisti, le attività produttive, i comuni, i sindaci valdostani e canavesani stanno affrontando merita attenzione totale. Siamo, quindi, qui, proprio per capire la strategia che il suo Dicastero vorrà mettere in atto.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. La ringrazio, onorevole, perché i chilometri di coda e i ritardi accumulati sono inaccettabili. Non vado a ricostruire quello che lei ha ben sottolineato, perché la necessità di intervenire per sostituire gli impalcati sul viadotto per motivi di sicurezza è evidente, però, c'è modo e modo di intervenire. Quindi, di fronte alla situazione di evidente emergenza, ho disposto un sopralluogo urgente dei tecnici del Ministero, avvenuto lo scorso lunedì 5 febbraio, quindi, l'altro ieri, per rilevare lo stato del traffico e delle code generate dall'attuale configurazione di transito.

A seguito del sopralluogo, ho richiesto alla prefettura di Torino la convocazione di una riunione urgente del comitato operativo di viabilità, che si è tenuta nella giornata di ieri, a cui hanno partecipato anche i rappresentanti della regione autonoma della Valle d'Aosta. Gli esiti della riunione hanno stabilito l'apertura dell'intera sezione delle due carreggiate del ponte sul Chiusella e di tutte le rampe d'interscambio di Pavone Canavese e lo spostamento del filtraggio per garantire il rispetto del divieto di transito ai mezzi pesanti dall'interscambio di Pavone allo svincolo di Albiano - quindi, in due giorni, dal sopralluogo alla decisione -, con l'obiettivo di ottenere un miglioramento della circolazione del traffico in entrambe le direzioni, per evitare il ripetersi dei disagi inaccettabili e insopportabili verificatisi negli ultimi weekend, nonché di evitare eventuali fattori di criticità che potrebbero manifestarsi nei prossimi mesi per le limitazioni dei valichi alpini, su cui ho fatto una riunione a Bruxelles anche con i colleghi francesi, e l'aumento dei flussi turistici per il Carnevale di Ivrea e le località sciistiche della Valle d'Aosta.

Garantisco, infine, che tutti gli sviluppi relativi, anche nelle prossime ore, alla gestione della tratta autostradale saranno tempestivamente condivisi con tutte le istituzioni interessate, inclusa la Valle d'Aosta.

PRESIDENTE. L'onorevole Manes ha facoltà di replicare.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Ministro, per la risposta. Conosciamo bene il suo attaccamento ai nostri territori e alle nostre montagne e siamo consapevoli che le problematiche in essere non possono essere imputabili a questo Governo, ma il suo Ministero ha il dovere, dopo quanto accaduto, di continuare a monitorare e di intervenire in maniera decisa col concessionario. I problemi societari, i problemi relativi alle gare pubbliche per il rinnovo delle concessioni autostradali non possono riversarsi sui valdostani e sui piemontesi, non possono mettere in ginocchio interi comparti economici e produttivi di un Nord-Ovest che rappresenta ancora una locomotiva di questo Paese.

Signor Ministro, con grande rispetto istituzionale ora ci vuole, però, una politica forte, che decida e superi anche i limiti degli interlocutori tecnici e che dia quella giusta dignità all'identità della mia regione. È vero, siamo la Cenerentola delle regioni, soprattutto in quest'assise, ma siamo fieri della nostra identità, unicità e pretendiamo rispetto e attenzione a tutti i livelli, anche e soprattutto da quei concessionari che in decenni hanno incassato molto e forse, in qualche caso, dimenticato un'adeguata programmazione manutentiva. Confidiamo, quindi, nella sua personale azione e chiediamo, però, fortemente, che ai tavoli prefettizi piemontesi possano continuare a sedere in maniera attiva - e ripeto: in maniera attiva - anche le rappresentanze tecnico-politiche valdostane che - ne sono sicuro - potrebbero fornire un utile supporto a trovare soluzioni strutturali rispettose dei valdostani e dei canavesani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

(Iniziative volte a ripristinare la dotazione originaria del Fondo perequativo infrastrutturale n. 3-00966)

PRESIDENTE. Il deputato De Luca ha facoltà di illustrare l'interrogazione Sarracino ed altri n. 3-00966 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Caro signor Ministro, oggi difendiamo le ragioni dell'efficienza amministrativa e dell'unità d'Italia, quello che state facendo voi da mesi è l'esatto opposto, paralizzando e dividendo il Paese. Nell'ultima legge di bilancio, lei ha tagliato al Sud 3,5 miliardi del Fondo perequativo infrastrutturale. La domanda è semplice, Ministro: con quale coraggio e perché ha privato i cittadini meridionali di fondi decisivi per scuole, ospedali, strade e infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

Questa è la domanda semplice che noi le poniamo, oggi, e alla quale vorremmo una risposta chiara, risposta, però, che sappiamo che non arriverà, perché la vostra è una strategia abbastanza precisa: state bloccando, da un anno e mezzo, 25 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione al Mezzogiorno, avete bloccato e cancellato le ZES, strumento decisivo per investimenti e lavoro, avete tagliato le risorse in sanità, colpendo soprattutto il Mezzogiorno, il cui sistema è al collasso e non riesce a garantire cure adeguate, con un terzo dei fondi in meno per medici, posti letto e servizi. Come se non bastasse, state portando avanti una proposta di autonomia differenziata secessionista, che spaccherà l'Italia e farà aumentare per legge le differenze e le distanze nei servizi essenziali tra Nord e Sud del Paese.

Allora, la domanda è semplice e ve l'abbiamo posta, vi invitiamo però a fermarvi, signor Ministro, e a tornare indietro. Noi faremo di tutto e ci batteremo con forza per impedirvi di spaccare l'Italia e difenderemo l'unità e la coesione nazionale e lo faremo noi, altro che voi patrioti che state dividendo e spaccando il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. La ringrazio anche per la verve, che si accompagna a una quantità di investimenti in infrastrutture in tutta Italia, in particolare al Centrosud, che non hanno precedenti nella storia repubblicana, questi sono i dati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Per quello che riguarda la riduzione in termini contabili, e non sostanziali, come avrò modo di spiegare, avendo sentito anche altri Ministeri, della dotazione del Fondo per la perequazione infrastrutturale, tale scelta è stata operata, in primo luogo, in considerazione del fatto che il relativo iter di assegnazione, diversamente da quanto affermato dagli interroganti, non era affatto definito.

Nel merito, è importante evidenziarlo, le risorse del Fondo sono salvaguardate dall'insieme dei provvedimenti normativi che il Governo sta portando avanti per superare proprio quel divario tra le diverse aree geografiche del territorio nazionale figlio del centralismo, e non sicuramente dell'autonomia, che ancora non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il disegno di legge sull'autonomia differenziata, approvato dal Senato, prevede, infatti, esplicitamente la salvaguardia del vincolo di destinazione per le risorse già stanziate in favore di specifici territori.

L'obiettivo di tali interventi è promuovere un riparto più efficiente delle risorse disponibili per il Sud ed evitare che ingenti risorse rimangano non allocate o, peggio ancora, non spese per le debolezze della programmazione. Più che cercare colpe altrove, per quello che riguarda i disservizi in Campania rivolgetevi a chi governa la Campania da tanti anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non ha saputo spendere i soldi che a questa erano destinati.

A questo, si aggiungono i dati sull'attuazione dei piani di sviluppo e coesione, finanziati a valere sui precedenti cicli FSC. I ritardi nell'avanzamento della spesa sono evidentemente preoccupanti.

Chiudo. La frammentarietà o l'assenza di programmazione nel riparto di tali fondi è, quindi, il primo limite strutturale che abbiamo cercato di abbattere, puntando a un nuovo metodo di assegnazione delle risorse a favore, in particolare, delle regioni del Sud. Lei diceva, e chiudo, che state difendendo l'unità nazionale. Ho come l'impressione che l'interesse sia quello di difendere le poltrone di qualcuno che malgoverna la sua terra da troppi anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Sarracino ha facoltà di replicare.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Ministro Salvini, il Partito Democratico le ha chiesto i motivi di questo accanimento incomprensibile del vostro Governo contro i cittadini del Sud e lei onestamente non ha risposto. Ma cosa vi hanno fatto di tanto male che continuate a prendervela in questo modo con loro? Voi, con l'ultima legge di bilancio, questo è un fatto, Ministro, avete realizzato l'ennesimo taglio al diritto alla salute, al diritto al trasporto, al diritto all'istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), legittimando, ancora una volta, la vostra insensata idea per cui, in questo Paese, debbano esistere cittadini di serie A e cittadini di serie B.

Prima del vostro arrivo, infatti, esisteva un Fondo, quello perequativo infrastrutturale, con una dotazione di oltre 4 miliardi, che serviva proprio a ridurre divari e disuguaglianze. Da questo Fondo, Ministro, voi avete cancellato oltre 3,5 miliardi, anche questo è un fatto. E lei, Ministro, si occupa sempre di tutto, di trattori, di agricoltura, di festival, di giustizia, ma mai che prenda in considerazione l'idea di occuparsi delle priorità del suo Ministero, perché le do una notizia: le risorse di quel Fondo servivano soprattutto per le nostre strade, per le nostre ferrovie, per le nostre infrastrutture, oltre che per i nostri ospedali e per le nostre scuole.

Voi, con un tratto di penna, lo avete cancellato. Il tutto, ovviamente, si consuma nel silenzio dei parlamentari della destra eletti al Mezzogiorno, che stanno tradendo il mandato con cui sono arrivati qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che sono in silenzio di fronte a quello che voi state combinando. E allora finitela di raccontare un Paese che non esiste. Smettetela con la presa in giro di come accorcerete i divari, perché questo è solo l'antipasto di quello che voi farete con l'autonomia differenziata.

Anche in quel caso, continuate a dire che tutti i territori potranno partire dallo stesso livello grazie alla determinazione dei LEP, c'è qui il Ministro Calderoli, salvo poi omettere come prenderete e soprattutto dove prenderete le risorse che serviranno proprio a garantire quei LEP, visto che quella legge è a invarianza di bilancio. E, allora, smettetela, lei e il Ministro Fitto, di commissariare il Mezzogiorno, di sottrarne le risorse, di far passare i nostri diritti come gentili concessioni ma, soprattutto, smettetela di tradire i sogni e le ambizioni di un Sud a cui state negando il futuro.

Ministro Salvini, lo so che per lei è difficile accettarlo, ma si ricordi che la nostra Repubblica è una e indivisibile, e il Partito Democratico e gli italiani vi impediranno di spaccarla a metà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza in ordine ai recenti aumenti del costo del pedaggio presso il casello autostradale di Vada (Livorno) - n. 3-00967)

PRESIDENTE. La deputata Tenerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00967 (Vedi l'allegato A).

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nel 2017 si è deciso di ridimensionare l'originario progetto dell'Autostrada tirrenica Livorno-Civitavecchia, optando ovviamente per l'adeguamento dell'Aurelia. Nel giugno 2020, il Governo ha inserito il corridoio tirrenico tra le priorità nazionali e gli interventi del piano “Italia veloce”, ed è stato quindi deciso l'acquisto da parte di ANAS dei progetti elaborati dall'Autostrada tirrenica Spa. Con il decreto Milleproroghe per l'anno 2020 si è decretato il passaggio delle competenze da SAT ad ANAS, procrastinandolo, tuttavia, al 2028.

Nelle more della definizione delle modalità e dei tempi di realizzazione del corridoio, continua a esistere, in una strada non completata, non definibile autostrada, e, quindi, non sottoponibile a pedaggio, ai sensi del codice della strada, articoli 1 e 2, il casello di Vada.

Nel 2014 e nel 2021 la regione Toscana ha approvato due mozioni per richiederne la soppressione. Bisogna evidenziare come tale balzello non contribuisca assolutamente allo sviluppo e alla crescita del territorio e crei solo un danno a chi è costretto a transitarvi e non può usufruire dell'esenzione.

Per questo, si chiede di sapere se il Ministro interrogato sia a conoscenza degli ulteriori e recenti aumenti del costo del pedaggio presso il casello di Vada e quali iniziative intenda adottare al fine di risolvere una questione fortemente penalizzante per gli abitanti e l'economia del territorio, dando anche le adeguate prospettive di sviluppo alla realizzazione delle opere infrastrutturali.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie a lei, perché mi permette di rispondere su questa, come su altre situazioni che risalgono a 5, 10, 15 o 20 anni fa e che ho trovato a centinaia irrisolte da un Ministero gestito da altri, soprattutto a sinistra, negli ultimi decenni.

Si tratta, nel caso che lei citava, di un dossier a cui abbiamo dedicato particolare attenzione, perché il blocco che lei ricordava risale ad anni e anni passati. Come ricorda anche lei, la società Autostrada tirrenica gestirà l'autostrada in forza di una convenzione stipulata nel lontano 2009 fino al 2028. Dopo questa data, avverrà il subentro da parte di ANAS, ovviamente non possiamo aspettare 4 anni senza fare nulla.

Per quanto attiene alla questione degli incrementi tariffari, sul punto si è espresso il Consiglio di Stato, riconoscendo a SAT, alla società concessionaria, un incremento tariffario del 12,44 per cento, in seguito a un contenzioso relativo a richieste di incremento tariffario degli anni 2017 e 2018, pensate voi.

A seguito delle interlocuzioni avute dal Ministero con la società, quest'ultima ha ritenuto e ha accettato di non applicare nell'immediato tutta la variazione tariffaria riconosciuta per decreto, ma soltanto la metà, prevedendo l'esenzione dal pedaggio del tratto tra Rosignano e San Pietro in Palazzi per i residenti dei comuni della Bassa Val di Cecina. Alla scadenza della concessione, saranno, ovviamente, riconsiderate le modalità di gestione delle tratte.

Aggiungo che, nel novembre 2023, il Consiglio superiore dei lavori pubblici si è espresso finalmente in ordine all'adeguamento del collegamento stradale che lei ricordava, fra Tarquinia e San Pietro in Palazzi. Il 12 dicembre 2023 ho, quindi, immediatamente convocato, presso il Ministero, una riunione di coordinamento con ANAS volta a definire le attività da porre in essere rispetto al parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, positivo, nonché per valutare le iniziative idonee per velocizzare l'acquisizione della documentazione progettuale da SAT ad ANAS.

Questo è un Paese dove passano anni per acquisire un progetto fra un ente e l'altro ente. Passaggi fondamentali per poter poi procedere, e questa è la mia volontà, alla messa in opera e al finanziamento dei cantieri che sono assolutamente necessari per lo sviluppo di quel territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Tenerini ha facoltà di replicare.

CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Ministro, per la sua risposta, che permette anche di fare chiarezza su alcuni passaggi di una vicenda che, come lei ha ricordato, affonda ormai le radici in tanti e tanti anni fa, e, purtroppo, rispetto anche a quanto ho sentito dai colleghi dell'opposizione intervenuti in precedenza, se qui c'è una colpa, la dobbiamo attribuire ai Governi degli ultimi decenni, e chiaramente noi siamo esenti da questa colpa.

La Tirrenica è un'arteria fondamentale, che il Paese aspetta da anni. Voglio ricordare che fu fortemente voluta dal compianto Ministro Altero Matteoli, mio concittadino ed ex compagno di partito, che, con lungimiranza, si è sempre speso per quest'opera.

Ho sollecitato il Ministero delle Infrastrutture sulla messa in opera dei cantieri, perché ritengo sia il momento di dare esecuzione al progetto. La determinazione nello sblocco dei lavori ribadita dal MIT in risposta all'interrogazione va incontro non solo alle mie richieste, ma a quelle di tutto un territorio. Allo stesso modo, la volontà di procedere con la revisione del pedaggio alla scadenza della concessione rappresenta un impegno importante dopo anni di inerzia sulla vicenda. Si tratta, infatti, di un'infrastruttura strategica a livello nazionale, ma anche a livello europeo. Per questo, sin dall'inizio della legislatura, stiamo lavorando con l'obiettivo di dare finalmente il via ai cantieri.

L'accelerazione che il suo Ministero e il centrodestra ha voluto imprimere alla realizzazione della Tirrenica risponde alla necessità di rafforzare la viabilità nelle aree interessate e garantire, in particolare, lo sviluppo economico della Toscana. Bene, quindi, la volontà di velocizzare l'acquisizione della documentazione di SAT da parte di ANAS, che, a sua volta, sta definendo il fabbisogno finanziario e il cronoprogramma dei lavori con l'obiettivo di partire nel 2025.

Anche sulla questione del pedaggio, la convenzione stipulata con SAT prevede la concessione, fino al 2028 - voglio ricordare anche questo, Ministro -, in virtù di un emendamento bipartisan, firmato da tutti i gruppi, al Milleproroghe 2020, che l'ha prorogata al 2028. Mi fa ridere chi si straccia le vesti oggi, non ricordando che a quell'emendamento ha partecipato anche chi oggi ci fa campagna elettorale.

Per questo, spero che, con questo Governo, si possa superare lo stallo che finora ha impedito il completamento di un'infrastruttura così importante, sottolineando anche la necessità di rivedere l'attuale sistema che penalizza l'economia del nostro territorio. È un passo decisamente in avanti, fondamentale dopo l'inerzia dei Governi precedenti.

Continueremo, Ministro, a lavorare perché la Tirrenica sia messa al più presto al servizio dei cittadini e delle imprese del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Misure a sostegno dei progetti dei comuni a favore delle "città 30" e iniziative per il rifinanziamento del fondo nazionale del trasporto pubblico locale - n. 3-00968)

PRESIDENTE. La deputata Ghirra ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00968 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. I dati Istat sull'incidentalità stradale in Italia ci dicono che oltre il 73 per cento degli incidenti stradali avviene su strade urbane, che l'80 per cento delle vittime sono pedoni, ciclisti e motociclisti e che l'eccesso di velocità è la prima causa in assoluto degli incidenti mortali. Gli studi dimostrano che in uno scontro frontale abbassare la velocità da 50 a 30 chilometri all'ora può ridurre la mortalità dal 90 allo 0,5 per cento.

Le chiediamo, quindi, signor Ministro se, al fine di ridurre l'incidentalità nelle aree urbane, non ritenga di sostenere le iniziative dei comuni a favore delle “città 30”, peraltro in coerenza con il Piano nazionale per la sicurezza stradale 2030 elaborato dal suo Ministero, e di rifinanziare il Fondo nazionale per rendere il trasporto pubblico locale più efficiente e disincentivare l'uso dell'auto privata (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.

MATTEO SALVINI, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. La ringrazio per l'opportunità di chiarire, perché la sicurezza stradale è stata una delle mie priorità dal giorno del giuramento, tanto che proprio quest'Aula, dal 1° marzo - quindi, fra pochi giorni -, prenderà in esame il disegno di legge sulla sicurezza stradale, che si occupa di educazione stradale vera nelle scuole, di maggiori controlli sulle strade e che prevede anche sanzioni per i comportamenti scorretti, con ritiro anche breve della patente, perché, per quello che mi riguarda, chi guida e commette un crimine da drogato o ubriaco deve essere messo in condizioni di non poterlo rifare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, sì, è un codice della strada che prevede sanzioni più dure, ad esempio, per chi occupa lo spazio riservato ai disabili o per chi abbandona gli animali lungo la sede stradale.

Per quello che riguarda i 30 all'ora, il codice della strada prevede - io ne sono un sostenitore – che, in alcune limitate e motivate zone delle città a rischio, possa essere ridotta la velocità o installati alcuni autovelox (penso alle scuole, agli asili, agli ospedali, alle case di riposo, a strade più strette). Pensare di estendere i 30 all'ora alle ZTL e a interi luoghi cittadini non aiuta né la sicurezza né la decarbonizzazione: è semplicemente un complicare la vita a gente che vuole lavorare. Quindi, ben vengano le riduzioni di velocità e gli autovelox laddove c'è un motivo; mal vengano gli autovelox che qualcuno mette per fare cassa sulla pelle degli automobilisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Per quello che mi riguarda - e vado a chiudere -, abbiamo un'interlocuzione assolutamente positiva con ANCI, in seguito alla nostra direttiva e, quindi, conto che questo dialogo, non ideologico, ma pragmatico e fondato sul buonsenso, vada avanti, perché per me la vita vale ben di più rispetto all'ideologia. Quello che stiamo facendo è offrire agli automobilisti la possibilità di scegliere il trasporto pubblico.

Abbiamo messo nell'ultima legge di bilancio 900 milioni di euro a favore del trasporto pubblico. Per quello che riguarda i ciclisti abbiamo messo nel nuovo codice della strada delle tutele con delle distanze minime per il sorpasso. Mi permetta di dire che non fa il bene dei ciclisti ipotizzare che siano piste ciclabili delle strisce di bianco messe sull'asfalto in mezzo a fermate dell'autobus e a negozi e a carico e scarico merci (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per quello - concludo - che riguarda i monopattini, con le nuove regole saranno tenuti a rispettare le norme del codice della strada che rispettano tutti gli altri, perché non puoi andare contromano sul marciapiede a 50 chilometri all'ora senza rispondere di quello che fai e dei danni che fai (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Ghirra ha facoltà di replicare.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Non siamo affatto soddisfatti di questa risposta. Del codice della strada avremo modo di parlare, ma è del tutto evidente dalle parole del Ministro che la vita per lei vale molto meno dalla propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Lei ha sostenuto che costringere un'intera città a bloccarsi a 30 all'ora rischia di essere un danno per tutti, senza benefici proporzionali in termini di sicurezza e riduzione delle emissioni. Ma per cortesia, Ministro, sa bene anche lei che i dati la smentiscono. Nelle prime due settimane di “città 30” sulle strade di Bologna c'è stata una riduzione del 21 per cento di incidenti totali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) rispetto allo stesso periodo del 2023, un meno 24,4 per cento di incidenti senza feriti, meno 18,2 per cento di incidenti con feriti e nessun incidente mortale. L'introduzione delle zone a 30, poi, sa bene che ha anche effetti sull'ambiente. A Berlino la riduzione della velocità da 50 a 30 chilometri orari ha determinato un abbattimento del 40 per cento delle emissioni di ossido di azoto e del 10 per cento delle polveri sottili. È del tutto incomprensibile, quindi, il suo attacco all'iniziativa promossa dal comune di Bologna, perché sa anche lei che le zone a 30 aumentano di 6 volte la chance di sopravvivenza di un pedone in caso di incidente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

La sua direttiva, Ministro, complica la vita a tutti. Infatti, è stata criticata anche da sindaci a voi molto vicini come Settimo Nizzi, a Olbia, o Mario Conte, a Treviso. Ministro, metta da parte le posizioni ideologiche, le sue certamente, e sostenga le “città 30” e il trasporto pubblico con i fatti, partendo dalla revoca della direttiva del 1° febbraio. Abbiamo capito che Fleximan, quello che va in giro a distruggere gli autovelox, è il suo nuovo idolo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), però almeno per una volta, Ministro, sia serio e lavori per sostenere le “città 30” e migliorare la sicurezza stradale nelle nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative di competenza volte a garantire la libertà di espressione degli studenti, alla luce di una vicenda relativa a sanzioni disciplinari verificatasi presso l'istituto «Jacopo Barozzi» di Modena - n. 3-00969)

PRESIDENTE. La deputata Pastorella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00969 (Vedi l'allegato A).

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Un ragazzo, rappresentante degli studenti, dell'istituto “Barozzi” ha in effetti dichiarato ai giornalisti pubblicamente che il comportamento della dirigenza nella sua opinione era inaccettabile in quanto impediva manifestazioni, effettuava perquisizioni e minacciava l'intervento della DIGOS. Questo stesso rappresentante è stato poi sospeso per voto del consiglio d'istituto per 12 giorni. Ora, qui vediamo due problemi. Il primo è di natura procedurale, ovvero il consiglio d'istituto può intervenire solo su reati molto gravi che ledono la dignità di persone e mettono in pericolo l'incolumità di altri e questo non ci pare sia il caso. Su questo tema l'ufficio scolastico regionale non ha avuto nulla da dire quando è stato interpellato da lei, Ministro. Il secondo problema, invece, è di merito ed è che il provvedimento disciplinare, anche a detta dell'assemblea dei docenti che si è espressa, invece, in favore dello studente, è esagerato e ingiustificato rispetto al diritto di opinione e critica, che dovrebbe essere caposaldo del nostro sistema di istruzione.

Riguardo a quest'ultimo tema domandiamo, in effetti, quali iniziative di sua competenza intenda prevedere affinché le sanzioni disciplinari all'interno di un percorso formativo degli studenti non siano mai tali da compromettere lo sviluppo di un pensiero critico basato sulla libertà di espressione, garantita, ovviamente, dalla nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentili onorevoli, l'interrogazione verte su una vicenda specifica che coinvolge una istituzione scolastica nella sua autonomia e, in particolare, le prerogative dei propri organi collegiali. In relazione ai fatti rappresentati, dunque, il Ministero non ha alcun potere di ingerenza, potendo solo fornire gli elementi informativi acquisiti per l'occasione, per il tramite dell'ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna. Con riferimento ai fatti descritti dall'onorevole interrogante va precisato che la scuola, nella composizione del Consiglio di istituto, si è attivata perché ha ritenuto che la condotta posta in essere dallo studente abbia comportato una grave violazione del proprio regolamento d'istituto. Nello specifico, il Consiglio ha considerato che le dichiarazioni rese dallo studente nel corso di una videointervista pubblicata dalla Gazzetta di Modena avessero significative ripercussioni sulla dignità e sulla reputazione del personale scolastico e dell'istituto. Sulla base di quanto riferito dalla dirigente scolastica, emergerebbe, peraltro, che lo studente non era presente all'interno della scuola durante i fatti da lui stesso contestati e alcuni docenti e genitori presenti in quel frangente, interpellati dalla medesima dirigente scolastica, avrebbero di converso negato gli accadimenti riportati dallo studente. In base a questa circostanza, la condotta dello studente è stata ritenuta inquadrabile tra quelle astrattamente sanzionabili con l'allontanamento dalla scuola per oltre 15 giorni. Tuttavia, vista la complessiva situazione scolastica dello studente, con un profitto buono, il Consiglio d'istituto ha ritenuto di applicare una sanzione inferiore, con 12 giorni di allontanamento dalla scuola, per non pregiudicare l'anno scolastico. Ovviamente, a tutela dello studente, qualora si sentisse leso nei suoi diritti, resta sempre ferma la facoltà di proporre ricorso all'organo di garanzia interno all'istituzione scolastica oltre a quella di presentare reclamo al direttore dell'Ufficio scolastico regionale in merito a violazioni dello Statuto.

PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di replicare.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, non ci riteniamo soddisfatti dalla sua risposta e forse aumenta la nostra preoccupazione, anzi. Lungi da noi, nell'interrogarla, pensare di voler mettere in qualche modo in discussione l'autonomia scolastica e l'autonomia decisionale che riversa, evidentemente, sull'istituto in questione, la preside e gli organi che ne fanno parte. Viceversa, la interrogavamo per segnalare una cosa, a nostro avviso, molto grave ovvero che la sola motivazione della decisione presa fosse legata alla manifestazione del pensiero da parte dello studente, ritenendo noi - speriamo come tutti - che non può essere questo argomento un motivo di sanzione dei ragazzi che invece noi vogliamo cercare di educare a uno spirito critico e consapevole all'interno delle istituzioni. Ancor più grave sarebbe se, come da lei, mi sembra di aver capito, viene riferito, fosse addirittura un regolamento scolastico e di istituto a prevedere che sia sanzionabile un'espressione, una manifestazione del pensiero non in linea con quella dell'istituto, visto che, stando a quello che anche lei ci riferisce, tutto il comportamento che viene ripreso nella fattispecie è legato solo ed esclusivamente alla manifestazione del pensiero.

Nel concludere, ci tengo a dire che l'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia in questi giorni è sotto attenzione anche perché ci dicono dalle scuole medie dell'Emilia-Romagna - in particolare, sempre della provincia di Modena - che ci sono grandi difficoltà ad avere un'interlocuzione e una risposta, che non sia come questa, a scaricabarile rispetto al fatto che mancano i posti per iscriversi nei licei della provincia. Quindi, le chiediamo per favore di guardare con più attenzione a quello che avviene in quella regione.

(Iniziative di competenza in relazione all'aumento degli episodi di violenza a danno degli insegnanti e del personale scolastico – n. 3-00970)

PRESIDENTE. La deputata Miele ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-00970, di cui è cofirmataria (Vedi l'allegato A).

GIOVANNA MIELE (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, gli episodi di violenza che hanno coinvolto e coinvolgono i nostri insegnanti e il personale scolastico sono raccapriccianti e ascrivibili quasi a fenomeno, ormai. Docenti aggrediti da alunni e genitori, dirigenti minacciati e intimiditi hanno reso urgente e necessaria una risposta da parte delle istituzioni perché tali accadimenti non determinano soltanto una lesione ai danni delle persone interessate ma colpiscono al cuore tutta la scuola e la nostra comunità.

Per risolvere quello che, a tutti gli effetti, è un decisivo problema di natura antropologica e culturale, occorrono, a parere della scrivente, ulteriori azioni quali, ad esempio, incentivare le scuole, affinché si costituiscano parte civile nei processi, perché gli venga riconosciuto il danno all'immagine. Sia chiaro che chi aggredisce un docente o un dirigente ha colpito lo Stato e i suoi cittadini. Questo non è ammissibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Occorre riaffermare la cultura del rispetto e restituire piena serenità alla comunità educante. Per tale ragione, è necessario agire in maniera multidisciplinare e trasversale. La Lega-Salvini Premier chiede al Ministro interrogato quali iniziative intenda intraprendere, affinché sia ristabilita la cultura dell'istituzione scolastica e, dunque, di tutto il personale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentili onorevoli, il quesito mi consente di porre l'attenzione di quest'Aula su un tema che ormai è diventato di stringente attualità, in relazione al quale stiamo intervenendo con una pluralità di azioni, che hanno, come filo conduttore, quello di restituire autorevolezza al ruolo dei docenti e di tutto il personale scolastico.

Da quando abbiamo iniziato a rilevare l'incidenza delle aggressioni commesse in danno del personale scolastico, dunque a partire dallo scorso anno (prima non c'era neanche questa sensibilità), abbiamo registrato un aumento, con riguardo alle aggressioni perpetrate dai genitori, pari al 111 per cento. Questo dato, ovviamente, non può considerarsi episodico. Esso piuttosto evidenzia una tendenza di natura e dimensioni sociali al decadimento della cultura del rispetto delle regole e delle persone, così come dell'autorità.

Per ripristinare questi valori occorre avviare una rivoluzione culturale che passa, da un lato, da una revisione delle regole di comportamento dei nostri studenti e, dall'altro, da azioni concrete a supporto del personale scolastico. E così, grazie a un nostro disegno di legge attualmente all'esame del Senato, intendiamo ridare un peso concreto al voto di condotta che le regole degli ultimi anni hanno, di fatto, sminuito, se non del tutto neutralizzato. Allo stesso tempo, va ripensato l'istituto della sospensione, che non può portare al paradosso di un ulteriore allontanamento dello studente dalla comunità scolastica, ma che deve, invece, costituire un'occasione di consapevolezza del valore della sanzione da vivere all'interno della scuola o attraverso attività di cittadinanza solidale.

Per ridare autorevolezza a chi lavora nella scuola, si devono anche introdurre misure che colpiscano concretamente chi aggredisce il personale scolastico. Da questo punto di vista, è innanzitutto necessario che divenga presto legge un'altra proposta, già approvata in prima lettura da questa Camera, che, come noto, innalza le pene per chi aggredisce gli insegnanti o il personale scolastico. Oltre l'inasprimento di queste pene, sono convinto che si debba introdurre un'ulteriore specifica sanzione risarcitoria, che stiamo elaborando insieme con il Ministro Nordio per il danno reputazionale che le scuole ricevono dall'aggressione dei propri dirigenti scolastici, dei propri docenti o del personale in generale, perché è evidente che chi aggredisce un dipendente della scuola, aggredisce lo Stato, minando nel profondo la credibilità e l'autorevolezza dell'istituzione.

Per gli stessi motivi, non è più tollerabile anche il fenomeno delle occupazioni, azioni di fatto messe in atto da una minoranza di studenti che comprimono il diritto costituzionale allo studio di una più ampia maggioranza che, in molti casi, impediscono servizi essenziali per l'amministrazione, non consentendo neppure l'ingresso al personale dirigenziale amministrativo.

In questo senso, va una circolare del Ministero adottata proprio ieri, che, tra le altre cose, ricorda ai dirigenti scolastici la necessità di addebitare agli studenti responsabili le spese per i danni e per le pulizie, più in generale, per il ripristino delle aree dedicate alla didattica. L'insieme di queste iniziative deve portarci, come dicevo, a una rivoluzione culturale che porti alla riaffermazione dei valori di buon senso, che si sono incredibilmente dispersi, il rispetto delle persone, il rispetto delle regole e delle istituzioni, il senso di responsabilità, un ritrovato rispetto per l'autorità, il pieno coinvolgimento delle famiglie nel patto educativo con la comunità scolastica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Miele ha facoltà di replicare.

GIOVANNA MIELE (LEGA). Ministro, la ringraziamo per la sua esauriente risposta, puntuale e concreta. Lei e la Lega al Governo avete già avviato, come lei stesso ci ha detto, moltissime azioni e mi piace ricordare proprio una che lei ha citato, quella dell'onorevole Sasso che, a sua prima firma, ha presentato una proposta di legge che inasprisce le pene per chi compie atti di violenza su insegnanti e, mi preme dirlo, istituisce anche un osservatorio su tale fenomeno.

Quello dell'insegnante deve tornare ad essere un lavoro prestigioso e riconosciuto, e per questo è indispensabile rinsaldare il rapporto, il patto tra scuola e famiglia. La scuola non può essere lasciata sola e non deve sostituirsi ai genitori, mi preme dirlo. I nostri giovani hanno bisogno di ritrovare, infatti, modelli genitoriali e istituzionali che sappiano infondere loro senso di sicurezza, ma soprattutto suscitino il desiderio di emularli. Il senso di appartenenza alla comunità dovrebbe stimolare pensieri ed azioni volti alla condivisione, alla solidarietà e, soprattutto, all'accettazione delle regole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), regole certe e comprese dai giovani.

Dobbiamo farcene carico noi istituzioni, noi come adulti. Abbiamo il dovere di educare i nostri giovani ai valori etici. Non dobbiamo dimenticare, proprio noi, che la scuola apre le porte del futuro. E se non siamo noi genitori a supportare i nostri figli nei processi di crescita, di sicuro rischiamo che, invece, si aprano le porte delle prigioni.

Ministro, colleghi, non basta inasprire le pene, purtroppo, dobbiamo educare al bene comune. La conoscenza, l'istruzione e la formazione sono indispensabili a creare coscienze, perché casi come quelli di Varese, Taranto, Bassano del Grappa, Bari, eccetera, non debbano più succedere. Dobbiamo sostenere la scuola. Dobbiamo continuare a farlo, come lei, Ministro sta facendo. Dobbiamo uscire dall'inutile fazionismo ideologico e pensare di tornare a fare cose concrete per il futuro dei nostri ragazzi, per il loro presente soprattutto.

Concludo, però, lanciando una riflessione - che è sociologica, ma doverosamente politica - sui danni psicologici che creiamo quando, da genitori, andiamo ad aggredire un'istituzione scolastica. Pensiamo a quello che creiamo in questi giovani, alla rottura che creiamo nella loro personalità, quando facciamo danni del genere. Questo è quello di cui noi politici dobbiamo farci carico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Efficacia delle politiche del Governo in materia di lavoro e occupazione - n. 3-00971)

PRESIDENTE. Il deputato Malagola ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00971 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LORENZO MALAGOLA (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, tutti i dati macroeconomici premiano l'Italia e il suo Governo, a partire dai dati che riguardano la crescita del prodotto interno lordo, fino a quelli inerenti al contenimento dell'inflazione. Ma a colpire in maniera veramente positiva sono i dati che riguardano il mercato del lavoro, nello specifico. Ne cito solo quattro, a mo' di esempio. Innanzitutto, il tasso di occupazione, che ha raggiunto le vette del 61,9 per cento, un risultato mai raggiunto nelle serie storiche dell'Istat, da quando esse esistono. Al tempo stesso, il tasso di disoccupazione è calato al 7,2 per cento, un dato mai così basso dal 2008. Ma anche i tassi che riguardano l'occupazione femminile: rispetto allo scorso anno, abbiamo più 258.000 posti di lavoro per le donne. E, infine, il lavoro stabile: abbiamo un incremento di mezzo milione di posti di lavoro a tempo indeterminato nell'ultimo anno. Tutto questo segna la fiducia verso il nostro Paese e verso l'operato del Governo Meloni. Allora, noi interroganti le chiediamo quali possano essere le misure e le politiche affinché questo trend positivo risulti sempre più strutturale e incontrovertibile.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.

MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, signor Presidente. Il quesito proposto dagli interroganti mi dà la possibilità di aggiornare quest'Aula sulla situazione attuale, relativamente alle misure introdotte dal Governo finalizzate alla crescita occupazionale e alla formazione, oltre che indicare le azioni future per l'occupazione.

I dati citati dagli onorevoli interroganti dimostrano e confermano il trend, anche per gli inizi del 2024, più che positivo del mercato del lavoro, che rafforza la convinzione che gli interventi effettuati dal Governo vadano nella direzione corretta del pieno sostegno occupazionale. Si è in presenza, infatti, non solo del tasso di disoccupazione più basso di sempre, ma anche di un'inversione di tendenza significativa rispetto al tasso di disoccupazione giovanile, che è in calo di 2,5 punti percentuali.

I dati confermano, altresì, che sono in aumento, come si diceva, i contratti di lavoro a tempo indeterminato, mentre è in forte riduzione il ricorso allo strumento del contratto di lavoro a termine. E questo, nonostante gli oppositori al decreto 1° maggio 2023 disegnassero scenari diversi, paventando una precarizzazione ulteriore del mondo del lavoro.

Gli interventi effettuati nell'ultima legge di bilancio hanno confermato, da un lato, l'impegno a sostenere il reddito delle famiglie con le misure di riduzione del cuneo fiscale e contributivo; dall'altro, hanno introdotto le misure a sostegno dell'inserimento lavorativo dei cittadini economicamente e socialmente più vulnerabili, quali i percettori dell'assegno di inclusione e del supporto per la formazione e il lavoro.

Il Governo e il Ministero che rappresento riservano particolare attenzione per le azioni di sostegno alla genitorialità e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nonché a favorire l'inserimento lavorativo dei giovani e delle donne, promuovendo anche fattivamente l'inserimento lavorativo delle vittime di violenza di genere. L'impegno del Ministero rispetto alle politiche di incentivo alla buona occupazione è rappresentato anche dalla conferma del sostegno alle politiche di welfare aziendale, con tassazione agevolata al 5 per cento dei premi di produttività, nell'ambito del welfare aziendale, che ha prodotto l'incremento del 36 per cento dei contratti depositati nell'ultimo anno. Sostenere il welfare aziendale equivale a sostenere il benessere lavorativo e la conciliazione vita-lavoro.

Vi è, inoltre, un'attenzione specifica a favorire l'ingresso nel mercato del lavoro attraverso una forte azione di formazione e riqualificazione dei lavoratori, che sia rispondente alle esigenze delle imprese, avendo riguardo anche alle nuove professionalità che stanno emergendo e utilizzando al meglio le risorse rinvenienti dalla programmazione comunitaria e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Stiamo prestando particolare attenzione alle tematiche dell'invecchiamento attivo della popolazione, che, unitamente alle politiche di inserimento dei giovani, contribuiscono a rinsaldare il patto generazionale.

In conclusione, ciò che mi preme sottolineare è che l'attività del Governo continuerà nel solco di quanto già fatto sin dall'insediamento, nella consapevolezza che le politiche attive, per essere reali strumenti di accompagnamento al lavoro, devono tradursi in azioni proattive, che rispondano all'esigenza di accompagnare e non subire le tante trasformazioni in corso, valorizzando e sostenendo il lavoro di qualità.

PRESIDENTE. L'onorevole Volpi ha facoltà di replicare.

ANDREA VOLPI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, colleghi, siamo molto soddisfatti di questa risposta. Fratelli d'Italia le chiede di andare avanti con lo stesso coraggio con cui è stato rivisto il reddito di cittadinanza. Coraggio che ha prodotto uno storico record per l'occupazione in Italia (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), un risultato certificato da INPS e da Istat, e ha ristabilito il principio per cui chi può deve lavorare.

I dati - questi dati - danno ragione al Governo, in quanto siamo tornati ad essere produttivi, sono migliorati i salari, c'è più fiducia nel sistema Paese, e lo dicono semplicemente gli investimenti, oltre a tutti i dati che sono stati citati fino ad ora. Sono in crescita i numeri del lavoro, soprattutto quelli che riguardano i giovani, le donne e i dati in crescita al Sud. E questo con buona pace di chi, da ottobre 2022, tifa contro l'Italia. Noi crediamo fortemente che l'unica strada per combattere la povertà sia il lavoro.

Pertanto, invitiamo il Governo a continuare sulla strada tracciata e, in particolare: a porre in essere azioni e interventi mirati soprattutto ai contratti scaduti, quelli, per intenderci, che la CGIL di Landini rinnova a 5 euro l'ora; a promuovere la contrattazione collettiva di secondo livello, per mettere qualche soldino in più nella busta paga dei lavoratori; alla partecipazione dei lavoratori agli utili aziendali e a continuare, come misura strutturale, al taglio del cuneo fiscale. La crescita in tutti i settori del lavoro determina l'efficacia delle politiche del Governo Meloni. Per questo e su questo, insieme al tasso di disoccupazione più alto di sempre, noi la invitiamo ad andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative per un efficace funzionamento delle attività in materia di vigilanza e finanziamento degli istituti di patronato e di assistenza sociale - n. 3-00972)

PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00972 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Ministro, parliamo, in questa interrogazione, dei patronati. Come lei sa, i patronati svolgono un servizio di utilità pubblica fondamentale per il nostro Paese: svolgono funzioni di informazione, di assistenza, di consulenza a tutela dei lavoratori, dei pensionati, dei cittadini italiani, dei cittadini stranieri e degli apolidi.

Come lei sa, il finanziamento dell'attività di questi istituti è corrisposto dallo Stato sulla base della valutazione del loro lavoro. Purtroppo, Ministro, molti patronati lamentano ritardi nei pagamenti del loro prezioso lavoro; alcuni addirittura non hanno percepito i saldi del 2016. Come gruppo Noi Moderati riteniamo fondamentale promuovere il sostegno ai patronati che svolgono correttamente le loro funzioni, a beneficio appunto di milioni di cittadini. Il mancato pagamento di questi saldi li mette indubbiamente in crisi. Quindi, le chiediamo se sia a conoscenza della situazione e quali siano le iniziative che intende intraprendere.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.

MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti che hanno posto l'attenzione sugli istituti di patronato e assistenza sociale, ai quali è attribuito un ruolo importante, perché, come si diceva, svolgono un servizio di pubblica utilità. Ad essi sono affidati compiti strumentali e funzionali alla tutela anche costituzionale in materia di lavoro e previdenza.

In considerazione della rilevanza del ruolo sociale assunto, i patronati sono sottoposti alla vigilanza del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, con particolare riferimento alla gestione finanziaria e contabile e sono destinatari di apposito finanziamento per lo svolgimento delle loro attività.

Con l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 149 del 2015, le funzioni di verifica in materia di patronati sono state attribuite all'Ispettorato nazionale del lavoro negli ambiti territoriali in cui sono presenti i suoi uffici, con la nota esclusione della regione siciliana e delle province autonome di Trento e Bolzano, che hanno regole statutarie autonome.

Il Ministero del Lavoro, in qualità di organo vigilante, può procedere alla ripartizione del saldo soltanto dopo aver acquisito le risultanze complete e definitive dell'attività svolta dagli istituti di patronato per ciascuna annualità di riferimento. È noto, purtroppo, che, nel corso degli anni, molti patronati abbiano lamentato ritardi con cui vengono erogati i saldi delle annualità.

Al riguardo, il Governo si è fatto carico di questa situazione che stava diventando preoccupante, con il rischio di impattare sull'attività svolta dai patronati stessi ed è per questo che è stata stipulata un'apposita convenzione, per il triennio 2023-2025, tra il Ministero del Lavoro e l'Ispettorato nazionale del lavoro, al fine di implementare la citata attività di verifica nei confronti degli istituti di patronato.

All'esito dei controlli effettuati, con riferimento alla mancata erogazione del saldo 2016, nel corso del primo anno di lavoro del Ministero di questo Governo, si è proceduto, con specifico decreto direttoriale, al pagamento delle somme spettanti, relative all'annualità 2016. Relativamente alle verifiche delle attività del 2022 e del 2023, anche grazie all'ampliamento della platea del personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro, adibito a tutte le tipologie di verifica, l'Ispettorato ha proceduto a trasmettere al Ministero del lavoro gli esiti delle verifiche nei termini previsti.

Da ultimo, al fine di garantire agli istituti di patronato di svolgere efficacemente il loro ruolo di assistenza, informazione e consulenza, faccio presente che, nel decreto Proroga termini, n. 215 del 2023, in corso di conversione in Parlamento, abbiamo destinato, a decorrere dal 1° gennaio 2024, risorse pari a 5 milioni di euro al finanziamento delle attività svolte dai patronati, relative alla presentazione della domanda di assegno di inclusione secondo le modalità e i criteri di ripartizione che saranno definiti con apposito decreto del Ministero.

Posso dunque rassicurare sull'attenzione che questo Governo sta destinando agli istituti di patronato, con adeguate risorse al fine di assicurare la loro funzionalità. Sono anche allo studio misure per ottimizzare e rendere più celeri le procedure di controllo, utilizzando le tecnologie informatiche e gli incroci tra le banche dati della pubblica amministrazione onde ridurre i tempi di pagamento delle singole annualità.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Bicchielli.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ci riteniamo soddisfatti della risposta, soprattutto perché, ancora una volta, viene riconosciuta l'importanza del servizio svolto dai patronati in Italia che sono, di fatto, un vero e proprio pilastro del welfare statale. Hanno una funzione importante nei territori più fragili e nelle periferie, quindi vanno sicuramente supportati. Noi ci siamo permessi di presentare questa interrogazione perché garantire il pagamento ai patronati consente loro anche di pianificare al meglio le loro attività e le attività fatte bene dai patronati sono a sostegno di tutti i cittadini. Purtroppo, negli anni passati questo non è avvenuto. Pensiamo all'ANMIL, un patronato che ha dovuto mettere in cassa integrazione 700 persone, quindi, oltre al danno anche la beffa perché è diventato un doppio costo per lo Stato.

Io credo che sicuramente, come diceva lei, il problema dei controlli sia importante, che può accelerare e crediamo che la digitalizzazione possa essere utile, perché passare dal cartaceo a un servizio informatico può accelerare sicuramente le attività di controllo e i pagamenti. Quindi, la ringraziamo ancora per l'attenzione e anche per la sua puntuale e precisa risposta con la quale ci ha dato dati e ci ha rassicurato sulle attenzioni nei confronti dei patronati.

(Iniziative per garantire l'effettiva e capillare distribuzione della carta di pagamento elettronica a favore dei beneficiari dell'assegno di inclusione, nonché per modificare i requisiti di accesso al fine di estendere la platea degli aventi diritto – n. 3-00973)

PRESIDENTE. Il deputato Carotenuto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Aiello ed altri n. 3-00973 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

DARIO CAROTENUTO (M5S). Grazie, Presidente. Cittadini, Ministra, le inefficienze riscontrate a Palermo, come altrove, nella distribuzione dell'assegno di inclusione, che ha sostituito il reddito di cittadinanza, non sono un problema burocratico, non sono casuali, sono un problema politico di cui voi siete responsabili. Dovere dello Stato è migliorare le condizioni dei cittadini in difficoltà e voi le state peggiorando. Sono tantissimi i cittadini esclusi da ogni sostegno e i più fortunati sono alle prese con queste gravi inefficienze. In pratica, togliete la stampella a chi zoppica e gli dite di correre se vuole mangiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ministro, lo Stato dovrebbe redistribuire la ricchezza per garantire benessere a tutti i cittadini. Questo ci prescrive la Costituzione. Voi la state calpestando. Diffondete informazioni parziali e deformanti grazie alla complicità di editori impuri. Alcuni siedono anche tra i banchi di questo Parlamento, sono editori di quei giornali che si scandalizzano per l'1 per cento - l'1 per cento - delle truffe per il reddito di cittadinanza ma che nulla dicono sull'evasione, che ci costa 80 miliardi l'anno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Concludo. Signora Ministro e, per suo tramite, Presidente Meloni, siamo qui a chiedervi conto delle inefficienze sull'assegno di inclusione ma, soprattutto, di rispondere all'accusa di condannare a vivere al di sotto della soglia di povertà milioni di cittadini italiani, di tradimento dei valori cristiani che voi predicate e di tradimento della Costituzione e del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.

MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. In ordine al quesito appena illustrato dagli onorevoli interroganti, ricordo che la carta di inclusione è lo strumento di pagamento elettronico attraverso cui viene erogato il beneficio economico riconosciuto ai beneficiari dell'assegno di inclusione. Ricordo preliminarmente che, grazie allo sforzo e all'impegno del Ministero che rappresento e dell'INPS, lunedì 18 dicembre 2023, con un anticipo di ben due settimane dalla data prevista per l'entrata in vigore dell'ADI, si è dato avvio alla presentazione delle domande al fine di consentire il pagamento già a partire dal mese di gennaio. Per i nuclei precedentemente percettori del reddito di cittadinanza e che avevano i requisiti per accedere al beneficio ADI abbiamo evitato l'interruzione nella percezione delle due misure, anche per chi aveva già usufruito per 18 mesi del reddito di cittadinanza.

Colgo questa occasione per ribadire che i soggetti beneficiari dell'ADI, che ricordo essere nuclei o persone in particolare situazione di disagio, come è noto a questo Governo, hanno potuto presentare la domanda e ottenere il pagamento del beneficio senza soluzione di continuità, previa verifica dei requisiti. Tranquillizzo, quindi, gli interroganti: ci siamo presi carico dei bisogni dei più deboli, lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo, con un sistema, certamente, radicalmente diverso rispetto al precedente reddito di cittadinanza. Per quest'ultima misura, infatti, ricordo che i tempi di attesa per il primo pagamento furono di ben 2 mesi, senza tener conto dei controlli effettuati solo successivamente all'erogazione del beneficio e che hanno portato anche ad individuare abusi nell'utilizzo. Al contrario, i nostri controlli preventivi generano certamente delle reiezioni per diversi motivi, tra cui anche, per esempio, la mancata comunicazione di attività lavorativa.

Relativamente alla questione sollevata con questa interrogazione, secondo quanto riportato da Poste Italiane Spa in qualità di gestore del servizio, devo fare presente che la consegna delle carte ADI non ha determinato particolari disagi negli uffici postali della regione siciliana né, tanto meno, aggressioni ai dipendenti. Secondo i dati forniti, dal primo giorno utile al ritiro della carta ADI, cioè il 26 gennaio scorso, sono state evase più di 70.000 richieste in Sicilia, di cui oltre 20.000 nella sola città di Palermo. Con riferimento a Palermo, abbiamo notizia che, a seguito della concentrazione delle richieste e dell'elevato afflusso di titolari nel primo giorno utile al ritiro, il 26 gennaio, solo 3 uffici postali - voglio sottolinearlo, solo 3 - rispetto a un'area metropolitana decisamente molto vasta hanno temporaneamente esaurito la disponibilità fisica delle carte. La situazione, però, non ha creato disagio stabile agli utenti, che sono stati informati del fatto che la consegna sarebbe potuta avvenire nella stessa giornata presso qualsiasi altro ufficio postale. Non sono emerse situazioni critiche nelle altre regioni italiane.

Alla luce di quanto ho esposto, ritengo di poter rasserenare tutti e colgo l'occasione per sottolineare che, al momento, possiamo fornire un riscontro più che positivo relativamente alla disponibilità delle carte di pagamento elettronico e ai tempi di erogazione del beneficio ADI. Voglio anche sottolineare che abbiamo visto per la prima volta una norma entrare in vigore e produrre effetti dalla sua entrata in vigore grazie a una preventiva e tempestiva apertura della presentazione delle domande.

PRESIDENTE. L'onorevole Aiello ha facoltà di replicare.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Signora Ministra, la sua risposta non ci tranquillizza per nulla. Una cosa possiamo dirla senza timore di essere smentiti: l'esordio dell'assegno di inclusione è stato un fallimento, l'ennesimo fallimento del Governo Meloni. Lunghe file di cittadini in attesa di ricevere le carte si sono verificate in tutta Italia. A Palermo, addirittura, come lei stessa ha ammesso, alcuni uffici postali hanno esaurito le card da destinare ai percettori e, in alcuni casi, sono dovute intervenire le Forze dell'ordine per sedare gli animi dei cittadini che aspettavano. Quindi, le situazioni di disagio ci sono state eccome.

I nuovi strumenti di contrasto alla povertà non garantiscono una reale copertura della platea interessata. Anche l'OCSE, nell'ultimo rapporto, ha invitato il Governo ad ampliare i requisiti per accedere all'assegno di inclusione. Ad oggi, possiamo dire che vengono tagliati fuori centinaia di migliaia di nuclei familiari che vivono in povertà assoluta e questa è una vostra responsabilità, perché voi siete intervenuti riducendo i criteri ed evitando questa platea che, invece, necessitava di un vostro intervento.

Avete tagliato le risorse economiche di oltre 2 miliardi di euro l'anno, avete escluso decine di migliaia di occupabili dal beneficio economico e, sul piano della formazione e delle politiche attive del lavoro, la situazione è ancora ferma al palo. Vi vantate di un record dell'occupazione, ma non dite che si tratta di lavoro povero e lavoro precario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se non cambiate subito rotta, il risultato sarà un disastro sociale.

In conclusione, Presidente, non mi resta che dire che siamo di fronte a un Governo impreparato, incompetente e irresponsabile. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo sempre stati la voce di chi vive ai margini della società, mentre voi, ancora una volta, con il vostro “assegno di esclusione” vi scagliate contro i poveri, e di questo vi dovreste vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,20.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 974 - Conversione in legge del decreto-legge 21 dicembre 2023, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (Approvato dal Senato) (A.C. 1666​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1666: Conversione in legge del decreto-legge 21 dicembre 2023, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1666​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni III (Affari esteri) e IV (Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione Affari esteri, onorevole Giangiacomo Calovini.

GIANGIACOMO CALOVINI , Relatore per la III Commissione. Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, nella mia esposizione mi limiterò ad illustrare il contesto multilaterale, a livello di Unione europea e di NATO, nel quale si inserisce il sostegno militare italiano in favore dell'Ucraina, lasciando poi al collega della IV Commissione il compito di illustrare le norme del provvedimento in esame. Quanto al contesto europeo, ricordo che nella riunione del 1° febbraio scorso il Consiglio ha ribadito il risoluto impegno dell'Unione europea di continuare a fornire all'Ucraina e alla sua popolazione un forte sostegno politico, un forte sostegno finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico per tutto il tempo necessario.

In particolare, ha confermato l'importanza di un sostegno militare tempestivo, prevedibile e sostenibile attraverso lo Strumento europeo per la pace e la missione di assistenza militare dell'Unione europea, ma anche attraverso l'assistenza bilaterale diretta degli Stati membri. Ha inoltre poi sottolineato l'urgente necessità di accelerare la fornitura di missili e munizioni, invitando gli Stati membri ad accelerare gli sforzi in tal senso.

A conferma del significativo impegno sotto il profilo del supporto militare, segnalo che tra il 2022 e il 2023 l'Unione ha mobilitato 5,6 miliardi di euro a titolo dello Strumento europeo per la pace con l'obiettivo di rafforzare le capacità e la resilienza delle Forze armate ucraine e proteggere la popolazione civile dall'aggressione militare in corso. Le misure di assistenza concordate finanziano l'invio di attrezzature e forniture come dispositivi di protezione individuale, kit di pronto soccorso e carburante, nonché attrezzature e piattaforme militari concepite per l'uso letale della forza a fini difensivi.

Tenuto conto del sostegno militare fornito dai singoli Stati membri dell'Unione europea, si stima che il sostegno militare globale dell'Unione all'Ucraina ammonti ad oltre 25 miliardi di euro. Ricordo poi che, in occasione del Consiglio Affari esteri dell'Unione europea del 22 gennaio scorso, l'Alto rappresentante per la politica estera Borrell ha espresso l'auspicio che l'Unione europea riesca a raggiungere un accordo su un'integrazione di 5 miliardi di euro al citato Strumento europeo per la pace e sull'istituzione di un Fondo di assistenza per l'Ucraina, in modo da poter far fronte alle esigenze più pressanti di Kiev.

In base alle conclusioni del citato Consiglio del 1° febbraio, l'accordo su tale Fondo dovrebbe essere raggiunto entro il prossimo mese di marzo. Sempre in ambito UE, da novembre 2022 è altresì operativa la missione di assistenza militare EUMAM-Ucraina, con l'obiettivo di promuovere la formazione di 40.000 soldati ucraini in diversi ambiti, tra cui assistenza medica, sminamento, logistica e comunicazione, manutenzione e riparazione degli equipaggiamenti militari, preparazione alla guerra chimica, batteriologica e anche nucleare.

La missione garantisce il coordinamento con le attività bilaterali degli Stati membri a sostegno dell'Ucraina, nonché con altri partner internazionali che condividono gli stessi principi, ed è aperta alla partecipazione di Paesi terzi. Per quanto concerne l'ambito NATO, nella dichiarazione adottata in esito all'ultimo summit dei Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza, svoltosi a Vilnius l'11 e il 12 luglio dell'anno scorso, è stato ribadito l'impegno assunto al Vertice di Bucarest del 2008 secondo cui l'Ucraina diventerà membro della NATO e si è riconosciuto che l'Ucraina è diventata sempre più interoperabile e politicamente integrata con l'Alleanza, realizzando progressi sostanziali nel suo percorso di riforme.

In esito al Vertice, è stato, altresì, concordato un pacchetto di sostegno politico e pratico ampliato, che prevede anche l'istituzione del Consiglio NATO-Ucraina, un nuovo organismo congiunto in cui gli Alleati e Kiev siedono come membri paritari per promuovere il dialogo politico, l'impegno, la cooperazione e le aspirazioni euro-atlantiche dell'Ucraina. A margine del summit, Paesi del G7, compreso anche il Giappone, hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta in cui, tra le altre cose, si annuncia un avvio di negoziati con l'Ucraina per formalizzare, attraverso impegni bilaterali, in conformità con i rispettivi princìpi costituzionali, il sostegno duraturo all'Ucraina sia nella fase bellica che in quella della ricostruzione, favorendo il suo processo di integrazione nella comunità euro-atlantica.

Si afferma poi l'impegno di ciascun Paese a definire con l'Ucraina accordi di sicurezza specifici, bilaterali e a lungo termine per garantire capacità di difesa dall'aggressione attuale e scoraggiare eventuali aggressioni future. Si sottolinea che il sostegno dei Paesi del G7 prevede la fornitura continua di assistenza alla sicurezza e attrezzature militari, dando priorità alla difesa aerea, all'artiglieria, ai veicoli corazzati e al combattimento aereo, e promuovendo una maggiore interoperabilità con i partner euro-atlantici.

Si afferma, infine, l'impegno a collaborare con l'Ucraina per lo sviluppo della sua base industriale della difesa, a svolgere attività di addestramento, a condividere l'intelligence e a cooperare nella cyber difesa. In termini quantitativi, secondo i dati diffusi dalla NATO, dall'inizio dell'aggressione russa nel febbraio 2022 gli Alleati hanno stanziato circa 100 miliardi di euro in aiuti militari all'Ucraina, di cui circa la metà provenienti dagli Stati Uniti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione difesa, onorevole Pino Bicchielli.

PINO BICCHIELLI, Relatore per la IV Commissione. Presidente, onorevoli deputati, il decreto-legge 21 dicembre 2023, n. 200, approvato in prima lettura, senza modificazioni, dall'Aula del Senato nella seduta dello scorso 24 gennaio, reca la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina.

Il provvedimento, composto da un solo articolo, più l'entrata in vigore, è connesso con la necessità di ottemperare agli impegni assunti dall'Italia nell'ambito delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e della NATO per affrontare, nella maniera più efficiente, la crisi in atto in Ucraina, dai cui sviluppi stanno derivando preoccupanti riflessi sulla sicurezza e sulla stabilità internazionale.

Dopo la seduta introduttiva, nella giornata di ieri, le Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa) hanno sviluppato un approfondito dibattito sugli emendamenti presentati e hanno confermato il testo originario già approvato dal Senato.

Entrando nel dettaglio delle disposizioni del decreto-legge, ricordo che la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative ucraine è stata autorizzata dall'articolo 2-bis del decreto-legge n. 14 del 2022, previo atto di indirizzo delle Camere in deroga alla legge 9 luglio 1990, n. 185, e agli articoli 310 e 311 del codice dell'ordinamento militare. Tale autorizzazione è stata poi prorogata fino al 31 dicembre 2023 con il decreto-legge n. 185 del 2022, convertito dalla legge n. 8 del 23 gennaio 2023.

Ricordo, inoltre, che il comma 2 del citato articolo 2-bis del decreto-legge n. 14 del 2022 ha poi previsto che l'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione, nonché le modalità di realizzazione della stessa, anche ai fini dello scarico contabile, sono definiti con uno o più decreti del Ministro della Difesa, adottati di concerto con i Ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'Economia e delle finanze.

L'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari di cui si autorizza la cessione è classificato e sui relativi decreti ministeriali il Ministro della difesa pro tempore è stato audito presso il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir).

Per quanto riguarda gli atti di indirizzo approvati dal Parlamento, ricordo che il 1° marzo 2022, a conclusione delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina rese dal Presidente del Consiglio, il Senato e la Camera hanno approvato rispettivamente le risoluzioni n. 6-00208 e n. 6-00207, che, tra l'altro, hanno impegnato il Governo ad attivare, con le modalità più rapide e tempestive, tutte le azioni necessarie per assicurare assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura, nonché, tenendo costantemente informato il Parlamento e in modo coordinato con gli altri Paesi europei alleati, la cessione di apparati e strumenti militari che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione. Tale orientamento poi è stato confermato e precisato nelle risoluzioni n. 6-00226, approvata dal Senato il 21 giugno 2022, e n. 6-00224, approvata dalla Camera il 22 giugno 2022, in occasione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2022.

Tali risoluzioni hanno impegnato il Governo a continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari.

Successivamente, il 13 dicembre 2022, sia il Senato che la Camera, in seguito alle comunicazioni del Ministro della Difesa, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 185 del 202, hanno approvato al Senato le risoluzioni n. 6-00009, n. 6-00008 e n. 6-00011 e alla Camera le risoluzioni n. 6-00012, n. 6-00014 e n. 6-00016, che impegnano il Governo a proseguire il sostegno militare all'Ucraina. Da ultimo, l'impegno al sostegno militare è stato rinnovato dal Parlamento con diverse sfumature con le risoluzioni approvate in occasione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio del 14 e 15 dicembre 2023, alla Camera con le risoluzioni del 12 dicembre n. 6-00073, n. 6-00072, n. 6-00074 e n. 6-00075, e al Senato con le risoluzioni del 13 dicembre n. 6-00057, n. 6-00058 e n. 6-00061.

Il decreto-legge oggi al nostro esame proroga, fino al 31 dicembre 2024, l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, prevista dall'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14. La relazione tecnica ad esso allegata sottolinea che dal provvedimento non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, tenuto conto che i materiali e i mezzi oggetto di cessione sono già nelle disponibilità del Ministero della Difesa, mentre eventuali oneri ad essi connessi saranno sostenuti nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente. Viene, inoltre, precisato che le cessioni di mezzi, materiali e armamenti avvengono a titolo non oneroso per la parte ricevente, cioè per il Governo ucraino, ma, al pari di quelle realizzate dagli altri Stati membri, sono parzialmente rimborsate dall'Unione europea attraverso i fondi dello Strumento europeo per la pace.

Per tali cessioni il Consiglio dell'Unione ha finora risposto lo stanziamento di 5,6 miliardi di euro.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Sottosegretario di Stato per la Difesa, Matteo Perego Di Cremnago.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Mentre intervengo - in particolare, questa mattina - c'è stata un'intensa attività di fuoco delle Forze armate russe verso l'Ucraina, verso la capitale, dove 4 persone hanno perso la vita e diverse infrastrutture energetiche sono state distrutte. Sono stati impiegati anche i bombardieri russi, con lancio anche di missili da alcuni assetti navali nel Mar Nero. Quindi, una situazione che vede l'offensiva russa tutt'altro che arrestarsi. Dall'altra parte le Forze armate ucraine, che hanno condotto un'operazione, una controffensiva che è terminata nel mese di dicembre e che non ha conseguito i risultati sperati, ha permesso, però, di contenere l'ulteriore avanzata russa, che ancora si assesta su una linea di attrito a Sud del fiume di Dnipro, avendo liberato la città di Cherson e intorno al Donbass. Questo è lo scenario militare con il quale ci misuriamo ormai da diverso tempo. A fianco di questo - quindi, a quello che è il piano militare - c'è il piano diplomatico. Diversi sono stati i tentativi e diversi sono ancora quelli in essere. In particolare, penso al summit sulla formula per la pace, proposto dal Presidente Zelensky attraverso 10 punti, che verrà probabilmente discusso in Svizzera il 23 e il 24 marzo, e ai precedenti incontri a Malta, con una partecipazione sempre più presente (a Davos erano presenti 80 Paesi). Allo stesso tempo, quindi, un'iniziativa diplomatica, in un certo senso, è stata avviata al fine di arrivare a un cessate il fuoco, così come c'è stato uno scambio di prigionieri fra i due Paesi, nonché l'iniziativa, soprattutto dell'Europa, di garantire l'adesione dell'Ucraina all'Unione europea, salvo il verificarsi di alcune riforme in essere, che è stata definita dal Consiglio d'Europa a novembre dello scorso anno, che è la migliore garanzia evidentemente di sicurezza per il Paese.

Ma queste due questioni, quella militare e quella diplomatica, si inseriscono anche nel quadro geopolitico. La Russia, ad esempio, impiega - e ha impiegato anche questa mattina, ma l'ha già fatto diverse volte in passato, in questi mesi - droni one-way attack e droni Shahed iraniani. Lo stesso Iran, attraverso i suoi proxy Ansar Allah, i partigiani di Dio o meglio chiamati Houthi, oggi sta attaccando i mercantili occidentali nel Mar Rosso, risparmiando per l'appunto quelli russi e quelli cinesi. Quindi, un contesto geopolitico estremamente complesso.

Per queste ragioni e coerentemente con la posizione che il nostro Governo ha assunto - così come il Governo precedente e, quindi, con un'ampissima maggioranza - dall'inizio del conflitto, noi chiediamo di poter continuare a sostenere militarmente, a fianco di un'iniziativa diplomatica, l'Ucraina. Lo crediamo perché personalmente riteniamo che non ci sia alcuna contraddizione a continuare a sostenere la difesa del popolo ucraino, un popolo che ha perso centinaia di migliaia di vite di cittadini innocenti per una guerra senza alcuna logica. Quindi, crediamo che sostenerlo significhi anche sostenere la possibilità di una soluzione diplomatica, nell'interesse prima di tutto del popolo ucraino, ma non soltanto del popolo ucraino. Qui mi preme sottolineare come sia difficilmente comprensibile il ragionamento per il quale siccome non si sono verificati gli esiti positivi di una controffensiva e siccome le Forze armate russe non sono state scacciate dal territorio ucraino sia venuto meno il senso di continuare a sostenere militarmente l'Ucraina, come alcune posizioni nell'opposizione vengono a rappresentare in questo Parlamento. Io credo che questo sia un grave errore per diverse ragioni. La prima è di natura prettamente militare, perché qualora oggi la comunità occidentale, la comunità dei donor, smettesse di sostenere l'Ucraina evidentemente quella che oggi è una posizione di difesa, che cerca di garantire quantomeno l'integrità della porzione non occupata il territorio, verrebbe decisamente delimitata e anzi ci sarebbe un'invasione russa - siccome sta premendo fortemente, ad esempio, nell'area del nord del Donbass - e quindi una probabile capitolazione dell'intero territorio. In secondo luogo, perché l'Ucraina si difende secondo un principio sancito dalle Nazioni Unite nel quale tutti, credo, ci riconosciamo, l'articolo 51, e non difende soltanto se stessa. Difende il diritto internazionale, difende i valori di democrazia e libertà, su cui è costruito questo stesso edificio, con il sacrificio di tanti italiani, con il sacrificio della Resistenza, che ci hanno portato a un Paese libero e democratico. Per cui, anche qui, non si capisce perché si dovrebbe non sostenere lo sforzo di un Paese fondato sui principi di uguaglianza, di libertà e di democrazia, così come il nostro, oggi difende non soltanto se stesso, ma anche quei principi e, ripeto, in un contesto in cui, da una parte, ci sono i regimi autoritari e, dall'altra, le democrazie e nelle democrazie come la nostra gli oppositori ai Presidenti della Repubblica non vengono spediti in Siberia o in carcere. Nei Paesi come il nostro le democrazie e i diritti sono tutelati e questo è l'esercizio e lo sforzo che sta facendo un Paese amico, l'Ucraina, un Paese che dal primo giorno ha visto una resistenza del proprio popolo, dapprima con i propri mezzi e poi con il nostro sostegno, che ha impedito, per chi è stato in Ucraina come il sottoscritto e come tanti dei parlamentari qui presenti oggi, basta vedere dove siano arrivati i carri armati russi, a pochi chilometri dal centro di Kiev, e quale mondo sarebbe stato e sarebbe se l'Ucraina capitolasse davanti all'affermazione del più forte, del potere delle armi, del potere della distruzione, del potere della guerra contro il diritto internazionale.

Ci si dice, a volte, che non ci sia abbastanza diplomazia, non si stia lavorando sui negoziati di pace per arrivare a una soluzione non soltanto militare del conflitto. Ebbene, questo ripeto è in contraddizione rispetto invece agli innumerevoli sforzi che sono stati fatti da questa parte che rappresentiamo noi, quella delle democrazie. Certo è che non c'è mai stato un minuto, un solo secondo, dall'inizio del conflitto, in cui le forze armate russe non abbiano continuamente bombardato il territorio ucraino, e non soltanto e soprattutto le strutture militari, ma le città. È accaduto a Leopoli, nell'estremo Occidente dell'Ucraina, ben lontano dal teatro di conflitto, accade quotidianamente su Kiev, accade su Kharkiv, accade su Kherson, accade su Dnipro. Quindi, non c'è mai stato un segnale reale da parte della Federazione Russa di un cessate il fuoco. L'unico segnale, oltre a quello delle armi, è stato quello di invocare dei referendum illegittimi per l'annessione dei territori occupati. Credo che questo sia il messaggio fondamentale. Noi continueremo a sforzarci, lo faremo come Presidenza del G7 ed è nelle priorità del nostro Governo, quello di favorire una soluzione diplomatica che sia la più giusta possibile. Però, ricordiamoci, da un lato, quale sia la posta in gioco e io faccio riferimento all'intervista di un autorevole esponente dell'opposizione che oggi diceva mi sembra un atteggiamento cinico di quelli che dicono non diamo più le armi all'Ucraina. Effettivamente, è un modo di abbandonarli, di abbandonare un Paese che ha visto più di 300.000 morti, che ha visto giovani perdere la vita, in nome di quei valori per cui i nostri predecessori, chi è venuto prima di noi, ha perso la vita allo stesso modo per difendere democrazia e libertà. Quindi, io credo che dovremmo essere tutti solidali, l'impatto per il nostro Paese è un impatto obiettivamente limitato nell'aver sostenuto militarmente l'Ucraina, stiamo parlando di qualche decina di euro a cittadino italiano, senza un impegno diretto delle nostre Forze armate. Quindi, quella che era all'inizio una sfida per la difesa della libertà, dell'integrità territoriale continua ad esserlo e continua a essere la missione di un Paese responsabile, autorevole, membro del G7, che fa la propria parte in nome di democrazia e libertà, che non sono solo bellissime parole, ma sono anche dei valori da coltivare, per arrivare alla pace, che è un traguardo e non basta dire pace per fermare il conflitto, non basta dire smettiamola di dare le armi e tutto cessa. Purtroppo, oggi serve continuare a sostenere l'Ucraina, serve a continuare a sostenerla con determinazione, serve portare i due attori protagonisti di questo conflitto al tavolo, ma serve ricordarsi anche nel mondo in cui viviamo, perché bisogna difendere la democrazia contro i regimi autoritari (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Onori.

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Signor Presidente, colleghi, membro del Governo, ubi solitudinem faciunt pacem appellant, ovvero dove fanno il deserto lo chiamano pace. Così Publio Cornelio Tacito ci descrive con chiara amarezza in cosa consista la dominazione di un impero sui territori conquistati. Qui lui, ovviamente, si riferisce all'impero romano. E proprio l'immagine del deserto spacciato per pace si addice, secondo me, alla città di Mariupol, una città portuale in cui vivevano pacificamente 400.000 abitanti che, dopo aver subito incessanti bombardamenti russi per più di 80 giorni, è letteralmente rasa al suolo.

Ecco io credo che il voto di oggi non sia un voto di routine. Il modo in cui sceglieremo di votare - voto a favore, voto contrario, luce verde, luce rossa - rimanderà a una visione ben precisa che ognuno di noi ha della storia e del presente, ma soprattutto del futuro. Questa volta la ferita inferta alla legalità internazionale è talmente grave che diviene emorragia profonda, che mette in crisi l'architettura stessa della sicurezza che ha complessivamente retto dal dopoguerra ad oggi. Il voto di oggi sancisce la possibilità o meno che qualcuno possa mettere indietro le lancette dell'orologio e far vigere la brutale legge del più forte come regola base dei rapporti tra gli Stati. E non ci possono essere ambiguità o tentennamenti in questa sfida decisiva per le sorti dell'intero continente europeo, perché il nostro voto di oggi riguarda l'Europa.

Perché riguarda l'Europa? Io difficilmente avrei potuto scegliere parole più chiare ed esatte di quelle espresse da Milan Kundera nel suo saggio Un Occidente prigioniero. Kundera, che la maggior parte di noi conosce per la sua opera più famosa, L'insostenibile leggerezza dell'essere, ci ha lasciato soltanto pochi mesi fa ed era uno scrittore, poeta e saggista francese di origine cecoslovacca che ha indagato lo spirito di quelle nazioni dell'Europa centrale, la Cecoslovacchia, appunto, ma anche l'Ungheria, la Polonia e potremmo far rientrare a ben vedere anche l'Ucraina, che hanno da sempre dovuto lottare per la propria indipendenza e per non essere assorbite dall'Impero russo, assorbite a livello politico, a livello culturale e a livello della loro lingua. Ne leggerò, quindi, poche righe che parlano della rivoluzione ungherese del 1956, nota anche come primavera ungherese. La primavera ungherese è stata una sollevazione armata contro la Russia in cui morirono 2.700 ungheresi e in cui migliaia - circa 250.000 - lasciarono il proprio Paese e si rifugiarono in Occidente. “Nel settembre del 1956 il direttore dell'agenzia di stampa ungherese, pochi minuti prima che il suo ufficio venisse distrutto dall'artiglieria, trasmise al mondo intero per telex un disperato messaggio sull'offensiva che quel mattino i russi avevano scatenato contro Budapest. Il dispaccio finisce con queste parole: moriremo per l'Ungheria e per l'Europa. Che cosa intendeva dire? Di certo che i carri russi mettevano in pericolo l'Ungheria e insieme l'Europa. Ma in che senso anche l'Europa era in pericolo? I carri russi erano forse pronti a varcare le frontiere ungheresi e a dirigersi a ovest? No. Il direttore dell'agenzia di stampa ungherese intendeva dire che in Ungheria era l'Europa a essere presa di mira. Perché l'Ungheria restasse Ungheria e restasse Europa era pronto a morire. La frase ha un senso evidente eppure continua a incuriosirci. Qui in Francia, in America - noi potremmo dire in Italia - siamo infatti abituati a pensare che fosse allora in gioco un regime politico, non l'Ungheria o l'Europa. Non ci sfiora neppure l'idea che a essere minacciata fosse l'Ungheria in quanto tale, né tantomeno comprendiamo come mai un ungherese, che rischia di morire, chiami in causa l'Europa”.

Ecco perché il voto di oggi secondo me riguarda l'Europa, perché l'Ucraina è Europa e non tanto o non solo perché il 15 dicembre scorso il Consiglio europeo ha deciso di avviare i negoziati di adesione con l'Ucraina, ma perché, ad esempio, 10 anni fa, tra il 2013 e il 2014, c'è stato Euromaidan, dove sangue ucraino fu versato nella violenta repressione del vasto movimento di protesta, delle proteste scaturite a seguito della decisione dell'allora Presidente in carica Yanukovych di non sottoscrivere il trattato di associazione politica ed economica con l'Unione europea, con l'evidente intento di orientare l'Ucraina in netta direzione filorussa. Allora, come oggi, gli ucraini lottavano per la libertà, per la democrazia, per una maggiore integrazione europea e, soprattutto, per affrancarsi dal giogo russo, dalla continua interferenza e ingerenza di un regime imperialista che mostrava e, mostra tuttora, rinnovate mire espansionistiche.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 16,45)

FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Ma il voto di oggi riguarda l'Europa anche perché si tratta di stabilire se vogliamo mettere a rischio o meno, provare ad intaccare o meno, l'unità dell'Europa sul tema, se vogliamo sostenere l'Europa in una risposta congiunta e, quindi, se vogliamo dare all'Europa la possibilità di svolgere un ruolo importante in quello che è uno scenario che si svolge sul territorio europeo oppure no. Un'Europa non unita era evidentemente la prima cosa che poteva auspicare di ottenere Putin quando diceva che nel giro di pochi giorni avrebbe potuto invadere, aggredire e quindi annettere parti dell'Ucraina.

Se l'Ucraina invece ha potuto difendersi, in alcuni casi addirittura riconquistare dei territori, è perché è stata sostenuta nella sua resistenza all'aggressore e chi oggi negherà il sostegno, anche militare, alla resistenza ucraina, dobbiamo dircelo molto chiaramente, starà dalla parte dell'Ungheria di Orbán, che negli ultimi mesi ha mostrato il suo volto forse peggiore in un ricatto continuo proprio sul tema degli aiuti all'Ucraina con le istituzioni europee, quell'Orbán che è finito sui giornali, sui telegiornali e nelle televisioni italiane, negli ultimi giorni, per il caso della nostra concittadina Ilaria Salis, quell'Orbán la cui Ungheria, al momento, mostra una distanza valoriale, tanto profonda quanto pericolosa, con i principi basilari dell'Unione di cui l'Ungheria, pure, fa parte.

Alla luce di tutto ciò, risulta inevitabile una menzione di discredito al Governo italiano per quello che non ha saputo fare, per il coraggio che non ha saputo avere rispetto a posizioni di Orbán assolutamente contrarie all'interesse nazionale e all'interesse europeo e mi riferisco sia alla condotta ricattatoria con le istituzioni europee circa gli aiuti all'Ucraina, sia al caso di Ilaria Salis.

Torniamo, però, ai termini del provvedimento che stiamo per votare. Vorrei, adesso, condividere una riflessione: è evidente che dichiararsi favorevoli al sostegno anche militare alla resistenza Ucraina sia una posizione per lo più impopolare. Cerco di spiegarmi, capovolgendo i termini del ragionamento: oggi, un politico che volesse essere popolare ad ogni costo non potrebbe permettersi di assumere questa posizione di sostenere la resistenza ucraina. Perché per farlo dovrebbe argomentare, menzionando, ad esempio, l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite che prevede la possibilità della difesa individuale e collettiva, dovrebbe cercare di contestualizzare, ricordando, ad esempio, eventi storici, come abbiamo fatto pochi minuti fa con Euromaidan, appunto, che la maggior parte delle persone però ignora - e anche questo ce lo dobbiamo dire -, oppure il “Memorandum di Budapest”. Insomma, la questione non è che sia proprio semplice da illustrare e, inoltre, le armi chiaramente non piacciono a nessuno.

Quindi, quella di chi vuole sostenere la resistenza ucraina, è una posizione molto più difficile da spiegare, da far passare, del semplice e magari comunque efficace slogan: “No alle armi. Sì alla pace”, che pure è incompleto come slogan, perché a ben vedere dovrebbe continuare così: “No, alle armi. Sì alla pace e che i russi prendano pure tutto quello che vogliono”.

Ora, io voglio credere, invece, che tutti qui sentiamo la responsabilità di prendere decisioni che siano, non solo, corrette sul piano del diritto internazionale, non solo, in linea con i nostri valori fondativi - e la Resistenza è necessariamente uno di questi, perché il popolo italiano ha imbracciato le armi per resistere all'invasore e perché ha ricevuto aiuto dagli Alleati e sostegno in questo e proprio dalla Resistenza, non a caso, nasce la Repubblica italiana -, valori quali quello della Resistenza, ma che siano anche, più cinicamente, forse, nell'interesse nazionale. Perché tutto questo, ce lo dobbiamo ricordare, avviene alle porte dell'Europa e non possiamo credo, sic et simpliciter, chiudere gli occhi e fare finta che il problema non esista. Ecco, perché, da qualsiasi punto la si guardi, sostenere la resistenza ucraina è l'unica scelta giusta (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) e, dirò di più, è anche una scelta da rivendicare a gran voce. E spiace che ci sia chi prova imbarazzo nel sostenere questa posizione. Non ci dovrebbe essere alcun imbarazzo a sostenere un popolo che resiste a un aggressore.

Presidente, vorrei terminare con un'immagine che, forse, meglio di tante parole, riesce a dare l'idea di quello che è in ballo oggi. L'immagine è la seguente: per me, il processo di pace è un viaggio in treno, la pace è la nostra destinazione, lì, dove vogliamo arrivare, mentre il supporto anche militare, da una parte, e il canale diplomatico, dall'altra, sono le due rotaie. Il treno può procedere fintanto che ci siano entrambe le rotaie e che entrambe le rotaie siano allineate. Se una delle due rotaie venisse meno, il treno sbanderebbe e non arriverebbe a destinazione. Supportare la resistenza ucraina vuol dire mantenere aperta la possibilità di una soluzione diplomatica, si intende, una soluzione diplomatica giusta e che possa rientrare nel principio della legalità internazionale. Interrompere questo supporto vuol dire far deragliare il processo di pace e a quel punto neanche la diplomazia servirebbe più. La Russia avrebbe una posizione di vantaggio tale che non avrebbe bisogno di scendere a compromessi, avrebbe ottenuto quello che vuole e sarebbe riuscita a farlo con la forza. A quel punto, però, perché fermarsi, perché non continuare, con la Transnistria, con le Repubbliche baltiche, con la Finlandia? Ci rendiamo conto di cosa c'è in gioco? Io mi rifiuto di accettare che per qualche like in più sulla propria pagina Facebook o per uno “zero virgola” in più nei sondaggi della prossima settimana qualcuno possa essere disposto a correre questo rischio e, come dicevo in apertura e termino, oggi, è un giorno importante, non è un pigro pomeriggio di febbraio, come forse ne abbiamo vissuti nelle nostre vite, quella che stiamo vivendo è la storia e la storia ci chiede di prendere una posizione chiara, netta e cristallina e la nostra non potrebbe esserlo di più. Forza Ucraina, syla Ukrayiny (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Padovani. Ne ha facoltà.

MARCO PADOVANI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il Sottosegretario per aver fotografato in maniera precisa la situazione attuale di quelle terre martoriate. È opportuno ricordare che tale provvedimento ha tra le sue origini anche gli atti di indirizzo approvati dal Parlamento già nel 2022. Il 1° marzo 2022, infatti, a conclusione delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, rese dall'allora Presidente del Consiglio, il Senato e la Camera approvarono rispettivamente due risoluzioni, la n. 6-00208 e la n. 6-00207. Tali risoluzioni impegnarono il Governo ad attivare, con modalità rapide e tempestive, tutte le azioni necessarie per assicurare assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura, nonché tenendo costantemente informato il Parlamento e in modo coordinato con gli altri Paesi europei alleati, la cessione di apparati e strumenti militari che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la propria popolazione. Tale orientamento è stato successivamente confermato dal Senato e dalla Camera il 21 e il 22 giugno 2022, garantendo così tutte le misure a sostegno, ivi comprese le cessioni di forniture militari, proseguendo così il completo sostegno militare all'Ucraina. Proseguire questo percorso significa, quindi, dimostrare in maniera tangibile la nostra vicinanza al popolo ucraino, contribuendo di fatto a non consentire, nei princìpi e nella sostanza, l'invasione dell'Ucraina. Non sarebbe possibile fermarci ora. La nostra coscienza - e non solo - non ce lo permette. Sostenere il popolo ucraino significa non far saltare le regole del diritto internazionale. Non mantenere questa posizione significherebbe che gli scenari di crisi potrebbero moltiplicarsi ovunque e in qualsiasi momento. Tutto ciò, però, non significa non proseguire con un percorso di trattativa e di azione diplomatica, a cui il Governo Meloni sta lavorando sin dal suo primo insediamento per fare in modo che si arrivi a un piano di pace solido e duraturo. Nel frattempo, lo ribadisco, è giusto garantire il pieno sostegno all'Ucraina in tutti gli ambiti - politico, militare e umanitario -, atteggiamento assunto fin dal primo momento dall'Italia. Lo stesso Consiglio europeo ha ribadito il risoluto sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale, nonché al suo diritto naturale di autotutela contro l'aggressione russa. In particolare, sempre il Consiglio europeo ha confermato l'importanza di un sostegno militare tempestivo, prevedibile e sostenibile, attraverso lo Strumento europeo per la pace e la missione di assistenza militare nell'Unione europea, ma anche attraverso l'assistenza bilaterale diretta degli Stati membri. Ha, inoltre, sottolineato l'urgente necessità di accelerare la fornitura di missili e munizioni, e dotare l'Ucraina di un maggior numero di sistemi di difesa aerea. A conferma del significativo impegno sotto il profilo del supporto militare, è doveroso ricordare che, tra il 2022 e il 2023, l'Unione europea ha mobilitato oltre 5 miliardi di euro a titolo dello Strumento europeo per la pace, con l'obiettivo di rafforzare le capacità e la resilienza delle Forze armate ucraine e proteggere la popolazione civile dall'aggressione militare in corso.

Le misure di assistenza concordate finanziano l'invio di attrezzature e forniture come dispositivi di protezione individuali, kit di pronto soccorso e carburante, nonché attrezzature e piattaforme militari a fini difensivi. In questo momento, dove c'è un'Ucraina ferita, dove vi è un popolo che sta combattendo una guerra di difesa, una guerra di sopravvivenza e sicuramente non una guerra di conquista, e dove c'è chi ha violato il principio della sovranità nazionale, voglio ricordare che Fratelli d'Italia non ha mai cambiato idea sui valori e sui princìpi fondamentali della democrazia e della libertà. Una libertà che, dopo questa invasione, certamente non è più scontata in Europa. La resa dell'Ucraina significherebbe la resa dell'Europa intera, e noi abbiamo il dovere e il diritto di contribuire alla salvaguardia di questi princìpi, che non sono negoziabili. È gusto ricordare, inoltre, che la legge di bilancio per il 2024, del 30 dicembre 2023, n. 213, proroga la scadenza dello stato di emergenza dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024, per continuare ad assicurare accoglienza e assistenza alla popolazione proveniente dall'Ucraina sul territorio nazionale. Un impegno, quindi, del Servizio nazionale, coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile, che vede, ancora una volta, Fratelli d'Italia e tutto il centrodestra uniti e in piena sintonia, senza esitazione alcuna, sulla linea di condotta da seguire per un aiuto concreto al popolo ucraino. Oggi, purtroppo, però, una parte dell'opposizione, anche in quest'Aula, manifesta vuoti di memoria, che hanno il sapore dell'incoerenza, a partire dall'onorevole Conte, che, a seconda della posizione e dello scranno - maggioranza o minoranza - dove siede, decide di sostenere o meno gli interventi a favore delle autorità governative dell'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per Fratelli d'Italia, sarebbe un errore fare un passo indietro. La condizione base per arrivare a qualsiasi forma di soluzione di questo conflitto è quella di consentire all'Ucraina di essere competitiva attraverso un equilibrio di forze in campo. Un equilibrio che non ci sarebbe stato, fino ad oggi, se non avessimo dato anche il nostro contributo.

Mettere, dunque, l'Ucraina nella posizione di competere e di avere quel bilanciamento nel conflitto, che è anche l'unica condizione per un'eventuale soluzione negoziabile. Sta a noi, a ciascuno di noi, decidere da che parte della storia stare, in coscienza. L'Italia lo ha fatto, ha scelto con chiarezza da che parte stare. Lo ha fatto per senso di giustizia e con la fierezza del lavoro svolto, ma, nello stesso tempo, con la consapevolezza che il 2024 sarà un anno cruciale per Kiev. L'obiettivo dell'Esecutivo è arrivare a una soluzione di pace duratura ed equilibrata, che ristabilisca la sicurezza e l'ordine, nel rispetto del diritto internazionale.

Recentemente, il Ministro Crosetto ha sintetizzato un pensiero che il gruppo di Fratelli d'Italia condivide pienamente: il presupposto della pace è un giorno in cui non cadono le bombe russe, non un giorno in cui gli ucraini smettono di difendersi. La morte dell'Ucraina si porterebbe dietro la morte di un pezzo di democrazia. La difesa è un prerequisito della sicurezza, che è un prerequisito della stabilità, che porta alla pace. Non esiste, nei tempi in cui viviamo, una Nazione che possa permettersi di mettere da parte la difesa, ce lo dimostra recentemente anche il Mar Rosso.

Ed è alla luce di queste considerazioni, che rivolgo il mio plauso e quello di Fratelli d'Italia alle nostre Forze Armate, all'Esercito, alla Marina militare e all'Aeronautica militare, per il lavoro quotidiano nell'interesse e nell'amore per la patria, sia sul suolo nazionale, che in tutte le missioni di pace internazionali. Missioni che hanno, come obiettivo, il mantenimento della stabilità locale e globale, la sicurezza, l'addestramento delle Forze armate di altri Paesi e, non per ultimo, il supporto umanitario alle popolazioni. Forze armate che sono orgoglio nazionale, una risorsa che, mai come oggi, va preservata e salvaguardata. In un momento in cui le condizioni di tensione sono spiccate, esse portano il loro contributo, facendosi apprezzare ovunque nel mondo. Sarebbe opportuno che, anche all'interno di quest'Aula, qualche deputata che si riempie la bocca di pace, ma evidentemente solo a parole, mostrasse il doveroso rispetto a chi indossa l'uniforme del nostro Esercito, a chi quotidianamente si mette a disposizione della Nazione, a chi, la pace vera, la vuole garantire senza convenienza, senza alcuna strumentalizzazione e nel solo interesse del tricolore nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi di Fratelli d'Italia siamo con questi soldati, i nostri soldati, con i loro valori veri e non discutibili.

Concludendo, Presidente, la posizione di Fratelli d'Italia su questo provvedimento è stata netta fin da subito, non l'abbiamo mai cambiata, una scelta inevitabile: da un lato l'aggressore, dall'altro l'aggredito. Ora non c'è spazio per i tentennamenti, per un distinguo sofisticato, per un pacifismo finto e peloso. Noi non faremo mai elogi alla guerra, ma non possiamo accettare nemmeno che qualcuno pretenda la resa dell'Ucraina come un dovere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io vorrei iniziare con il ricordare che il 24 febbraio 2022 è stato un giorno terribile per l'Europa, oltre che per l'Ucraina, perché l'invasione russa, l'aggressione russa del popolo ucraino, è stato un giorno davvero triste. Triste perché iniziamo col dire che l'Europa è stata, per settant'anni, un continente di pace. E dopo settant'anni, in realtà, si è ritrovata nel bel mezzo di una guerra, di un'aggressione che ha fatto del popolo ucraino un aggredito e un aggressore, che noi, fermamente, da subito, abbiamo condannato senza indugio. E soprattutto dal momento in cui c'era, al Governo, Draghi e, come Ministro della Difesa, l'onorevole Guerini, abbiamo lavorato affinché ci fosse un forte aiuto e una forte presenza di aiuti militari, di equipaggiamenti e di tutto ciò che poteva essere utile, dal punto di vista umanitario, per dare forza alla resistenza del popolo ucraino. Abbiamo scoperto una grande capacità di resilienza e una grande capacità di forza del popolo ucraino.

Questo decreto chiede una proroga, di fatto, fino al 31 dicembre 2024 e continua in quella logica della cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari per dare forza e resistenza. Ma vedete, tutto questo viene fatto in una certa logica, così come prevede il decreto, con norme stabilite con modalità e con indirizzi molto precisi. Sostanzialmente, a seguito della risoluzione che abbiamo presentato, a nome della deputata Braga e di tutti i parlamentari del Partito Democratico, che è stata approvata, sostanzialmente si sono approvate alcune cose, a nostro avviso, importanti. Vogliamo al riguardo ringraziare il Sottosegretario che era presente per aver dato un parere favorevole in quella direzione, anzi ci permette di dire alcune cose importanti: la prima, occorre lavorare a una conferenza di pace, perché non c'è nessuno di noi che sia lontano o che non voglia la pace. Abbiamo visto che, oggi, questa mattina e ancora mentre parliamo, su Kiev si sono abbattuti molti missili, la città è senza energia elettrica: immaginate quel popolo in questo istante se ha voglia di avere una guerra all'infinito. Ha voglia di pace ovviamente e quindi abbiamo chiesto che ci fosse una conferenza di pace.

C'è bisogno ancora di più di una forte azione diplomatica che ancora manca da questo punto di vista, perché, diciamoci la verità, quando nasce un'azione diplomatica, bisogna vedere gli equilibri sul campo. E gli equilibri sul campo, oggi, se non sosteniamo l'Ucraina, se non sosteniamo il popolo ucraino, ovviamente non è che cambieranno, saranno unilaterali, cioè saranno tutti a favore di una parte. Ecco il motivo per cui dobbiamo ancora di più insistere nel sostenere il popolo ucraino ed è questo quello che chiediamo. Chiediamo che vi sia un'azione diplomatica più forte e che vi sia sostegno alle forniture, agli equipaggiamenti, a tutte le esigenze umanitarie. Oggi oltre 17 milioni di ucraini hanno bisogno di assistenza umanitaria e sanitaria; pensate che, solo nel 2021, probabilmente gli ucraini erano poco meno di un milione e mezzo, 2 milioni. Oggi siamo a 17 milioni, circa la metà della popolazione ucraina ha bisogno di assistenza sanitaria.

C'è anche un altro tema: sostenere l'Ucraina significa rispettare la Carta delle Nazioni Unite che, all'articolo 51, riconosce espressamente il diritto all'autotutela individuale o collettiva, aiutando con i mezzi e con gli assetti che ogni Paese, che aderisce, può assicurare, con la risoluzione che di fatto c'è stata, a partire dalla logica multilaterale dell'Unione europea, da un lato, e della NATO, dall'altro. E qui che si inserisce, ancora una volta, quella che dovrebbe essere poi un'azione diplomatica.

Noi inoltre presentammo proprio qui in Parlamento (c'era il Governo Draghi) un emendamento, affinché, ogni tre mesi, si svolgesse un'informativa del Governo sullo stato del conflitto in Ucraina e ciò viene completamente confermato. È un altro tema importante.

Ovviamente questi equipaggiamenti vengono stabiliti in un allegato; c'è il Copasir che ne viene a conoscenza, quindi anche da questo punto di vista è previsto il passaggio parlamentare. Poi fatemi dire, questo avviene attraverso un decreto del Ministro della Difesa, di concerto con il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dell'Economia e delle finanze. Quindi, sono previsti tutti quei passaggi affinché vi siano garanzie rispetto alla cessione gratuita a favore del popolo ucraino per le ragioni che abbiamo detto e, soprattutto affinché una parte di quella cessioni di mezzi, equipaggiamenti e tutto ciò di cui hanno bisogno, dal punto di vista umanitario, venga anche rimborsato dall'Unione europea.

Vorrei fare però una riflessione un po' più allargata rispetto alla vicenda Russia e Ucraina. Noi siamo in un momento particolare della storia dell'Europa e dell'Occidente. Ci troviamo da un lato con il conflitto russo-ucraino, dall'altro con una grande tensione in Serbia e Kosovo, come il Sottosegretario potrà confermare. La tensione è grande in quella direzione. Ma vi sono anche altre questioni: quella israelo-palestinese, quella del Mar Rosso e poi, anche se non ne parliamo più, quella della Tunisia, quella del Sahel, e tutto quello che riguarda quel mondo. Se per un istante, mettete un compasso al centro dell'Europa e lo fate ruotare, in realtà, vi accorgete che tutto questo è esattamente intorno all'Europa. Siamo qui!

E poi fatemi dire una cosa rispetto al conflitto russo-ucraino: c'è una questione di fondo, a mio avviso. Gli ucraini stanno combattendo anche per noi, lo stanno facendo perché l'invasore russo vorrebbe sempre di più allargare i confini e man mano allargarli per arrivare chissà dove. Allora, il nostro sostegno a questo popolo è anche un sostegno a noi stessi. Dobbiamo avere la consapevolezza che il sostegno all'Ucraina è un sostegno all'Occidente, un sostegno all'Europa nel suo complesso; non è un sostegno in una direzione che immaginiamo possa essere al di là di ogni bene e male. Mentre noi qui oggi possiamo continuare a costruire i nostri sogni, ad avere la nostra famiglia, a costruire le nostre relazioni, a ridere con i nostri amici, loro sono lì, in questo momento a combattere, anche per noi. E penso che questo sia il dovere di un Paese come l'Italia: far sì che possa continuare a sostenere una tesi di questo tipo.

Vorrei chiudere questo intervento, dicendo che il tema di oggi è fondamentale. Occorre leggere quello che sta accadendo sul piano geopolitico e sul piano complessivo del mondo: c'è un attacco frontale all'Occidente nel suo complesso e contemporaneamente abbiamo le elezioni americane. Questo mix, purtroppo, crea molta instabilità ed è qui che si inserisce la nostra richiesta - è ancora di più la richiesta al Governo che viene dal Partito Democratico - di alzare il livello per costruire un'iniziativa diplomatica sempre più forte, perché purtroppo questo è quello che ancora manca. Manca perché non c'è un'attenzione ancora forte, sapendo che l'iniziativa diplomatica presenta difficoltà a fronte degli equilibri sul campo ed è il motivo per cui dobbiamo sostenere l'Ucraina senza indugio e senza avere dubbi.

Per noi, lo dico, chiudendo il mio intervento, l'Ucraina oggi è ciò che è stata la Catalogna per George Orwell. Il giorno in cui gli ucraini saranno liberi di sognare la loro vita e di ricostruire le loro città non esisterà più la differenza tra di noi. Solo allora potremo dire di aver reso quel popolo libero, libero di sognare, ma, fatemi dire, avremo ristabilito, anche in Europa, una condizione di libertà, che oggi ancora non c'è, e di preoccupazione, che oggi non c'è. Quindi, bisogna sostenerli senza se e senza ma e continuare in quella direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carra'. Ne ha facoltà.

ANASTASIO CARRA' (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, l'esigenza di varare un nuovo decreto-legge per consentire la prosecuzione degli aiuti civili e militari all'Ucraina manifestatasi nello scorso dicembre è stata oggetto di valutazioni ai più alti livelli istituzionali del nostro Paese e deriva da circostanze drammatiche. È passata, infatti, al vaglio del Consiglio supremo di difesa, organo costituzionale di alta consulenza presieduto dal Capo dello Stato, nel cui ambito, lo scorso 11 dicembre, è stata ribadita la volontà dell'Italia di continuare ad aiutare l'Ucraina fino a ristabilire la pace in tutti quei territori stigmatizzati da conflitti, perdite di vite umane, con l'obiettivo di ristabilire vecchi disegni imperiali, apertamente dichiarati da Putin, a discapito della libertà di un popolo e del diritto di autodeterminarsi.

Quanto alle circostanze drammatiche, il prossimo 24 febbraio sarà il secondo anniversario della brutale decisione russa di aggredire l'Ucraina. Una data che ricorda a tutti noi quanto, ancora oggi, anche in Occidente, sia precario e debole il concetto di democrazia, di sacralità e inviolabilità della vita e difesa della libertà. Per questi motivi, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, questa guerra è molto più di tutto questo: rappresenta l'idea stessa di libertà, in un modo che si applica molto più direttamente alle nostre nazioni e società di quanto la maggior parte di noi si renda conto. Sì, questa guerra riguarda la lotta per l'integrità territoriale dell'Ucraina. Si tratta anche di difendere lo Stato di diritto e il diritto all'autodeterminazione delle nazioni.

La scommessa di Putin era che l'Ucraina non avrebbe potuto resistere a un attacco russo e che la divisione interna e la dipendenza energetica avrebbero impedito all'Unione europea di venire in aiuto all'Ucraina. I russi parlavano di una guerra-lampo, di un conflitto che avrebbe presto visto capitolare l'Ucraina e il suo esercito alle visioni espansionistiche di Putin. Tuttavia, in questi due lunghi anni, abbiamo assistito all'esempio dato da un popolo, quello ucraino, che ha continuato a combattere e lottare per la propria libertà, resistendo alla forza militare e tattica dell'avversario e alla ferma volontà da parte di tutti i Paesi dell'Eurozona di fronteggiare le diverse criticità, come crisi energetica e carenza di grano, per confermare e mantenere il supporto a Kiev. Non possiamo voltarle le spalle senza che crolli. Se mollassimo Kiev, l'Italia e l'Europa tutta dovrebbero rinunciare alla lotta per la libertà contro l'oppressione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Di qui il decreto-legge di cui oggi votiamo la conversione in legge, un provvedimento che estende al 31 dicembre 2024 l'autorizzazione a disporre l'invio di aiuti civili e militari all'Ucraina sulla base delle stesse disposizioni adottate, all'indomani dell'invasione, il 25 febbraio 2022. Il fatto che si intenda continuare a rifornire di aiuti economici, umanitari ed anche materiali d'armamento non è peraltro incompatibile con la prosecuzione degli sforzi del nostro Governo, volti a promuovere in ambito internazionale l'avvio di un negoziato che porti quanto meno a una tregua. Questo è, quindi, il momento per reimmaginare e rifondare noi stessi. Abbiamo assistito all'unione delle democrazie occidentali e al riemergere del diritto all'autodeterminazione nazionale.

È per noi fondamentale garantire in Italia e in Europa un futuro di libertà. Difendere questo diritto è il minimo che il nostro Paese e l'Unione europea devono fare ed ottenere per le giovani generazioni, in Ucraina e altrove in Europa. Andarsene, di contro, certamente non incoraggerebbe i russi a sedersi al tavolo delle trattative, mettendo a serio rischio l'assetto democratico dei Paesi occidentali. Noi ne siamo convinti, per questo sosterremo la strategia prescelta dal Governo e voteremo a favore dell'approvazione della legge di conversione del decreto-legge n. 200 del 2023 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Solo pochi mesi fa - siamo agli inizi di ottobre dello scorso anno -, abbiamo assistito a un siparietto tragico di questo Governo sull'oggetto della discussione di oggi, che è l'invio di armi in Ucraina. Da una parte, abbiamo visto il Ministro degli Affari esteri Antonio Tajani bruciare tutti sul tempo e annunciare l'ottavo pacchetto di invio di aiuti militari all'Ucraina, disintegrando la strategia di questo Governo, che era quella di agire nel sottotraccia, tant'è che, poi, si è visto, dall'altra parte, un infastidito Ministro della Difesa Crosetto intervenire sulle facilonerie del primo, facendo dichiarazioni molto interessanti, innanzitutto, parlando proprio della situazione e di come si è comportata l'Italia. Ha fatto un po' la fotografia da quando è iniziato questo conflitto fino ad oggi e ha affermato, testualmente, che l'Italia ha fatto tutto ciò che poteva fare.

Una seconda riflessione importante è che il Ministro aggiungeva che lo spazio nel quale noi ci stiamo muovendo oggi non è illimitato, perché non sono illimitate le nostre scorte di armi. Infine, ha fatto un'altra importantissima riflessione - e, poi, spiego perché -, dicendo che, quando inviamo le armi, è arrivato il momento anche di decidere cosa si può inviare e cosa non si può inviare, perché siamo entrati in una fase in cui, in base alle scorte militari di armi che abbiamo, possiamo pregiudicare la nostra potenza difensiva del Paese. Questo è molto importante, Presidente, perché, finalmente, il Ministro Crosetto pone sul tavolo del ragionamento politico la questione della sicurezza nazionale, cosa che il MoVimento 5 Stelle aveva già fatto da tempo, non soltanto il MoVimento Stelle, ma i massimi esperti di strategia militare del nostro Paese, che non mancano. Era una situazione prevedibile, Presidente, perché non è soltanto il Governo, c'è stata anche la complicità di questo Parlamento, che ha agito con una - chiamiamola così - colpevole superficialità. Però, qui non siamo nel campo dell'imprevedibile o di un imprevisto, era tutto prevedibile, era matematico, era scontata come previsione.

Come risolvere questo problema? Come potrebbe risolvere il Ministro Crosetto questo problema? Ha tre soluzioni. La prima: smettendo di inviare armi, ma non credo che questo Governo sia propenso a questa prima soluzione. La seconda: continuare ad inviare armi, sguarnendo, però, le nostre difese militari. Immagino che nessun Governo sano di mente possa decidere di percorrere questa seconda ipotesi. Poi c'è una terza via, che è quella di continuare ad inviare armi a Kiev, ma comprando nuove armi per garantire la difesa nazionale. Vuoi vedere che proprio il Governo o, meglio, proprio quel buontempone del Ministro Crosetto ha scelto questa soluzione? Quel buontempone del Ministro Crosetto, negli anni, ha servito sempre gli interessi dell'industria bellica. Guardando un po' quello che arriva in Commissione difesa e, cioè, il costoso programma di riarmo, potremmo benissimo immaginare che sia andata proprio così e, cioè, che il Governo abbia scelto questa terza soluzione.

Ciò anche perché, poi, dobbiamo parlare di costi, perché anche questo interessa ai cittadini, cioè quanto ci costa questa azione governativa? Potremmo parlare, a titolo di esempio, di 800 milioni previsti per i nuovi sistemi di contraerea che devono sostituire i missili Stinger che abbiamo ceduto all'Ucraina.

Presidente, questo ha generato un dilemma non soltanto nel comparto o nell'aspetto politico, non soltanto dubbi oppure centro di discussione da parte parlamentare.

Oggi, anche le nostre Forze armate si pongono un dilemma, e cioè cedere le armi hi-tech all'Ucraina non è che poi ci espone a un pregiudizio difensivo, cioè del nostro potenziale di difesa? Non è che andiamo a diminuire la forza di difesa del nostro Paese? Presidente, noi ci troviamo molte volte, in maniera anche solenne, a ringraziare i nostri militari, ed è giusto. Noi siamo da quella parte, perché ci rappresentano in maniera degna nel mondo, ma, nel momento in cui noi, da una parte, li ringraziamo sempre, giustamente, ripeto, in maniera solenne, dall'altra parte, poi, devono seguire alle parole i fatti, e non mi sembra che lasciare le nostre Forze armate a secco sia un segnale di patriottismo. A me sembra un segnale di tradimento, con un pizzico anche di ipocrisia, Presidente. È questo proprio il punto.

Tornando poi a noi, cioè al tema di oggi, vorremmo sapere quali sono i costi reali, perché ad oggi abbiamo l'impressione che il Governo ce li nasconda, anche in maniera subdola. Perché subdola? Perché, se dobbiamo pensare, a maggio dell'anno scorso, quando questo Governo buttava in mezzo alla strada milioni di cittadini, ammazzando il reddito di cittadinanza, poi arrivava sempre quella manina notturna che inseriva 14,5 milioni di euro per la produzione di munizioni di medio e grande calibro, perché non potevamo lasciare sguarnite le nostre difese rispetto a quello che abbiamo inviato in Ucraina.

Allora, Presidente, il punto è proprio questo. Il MoVimento 5 Stelle non è che si sveglia oggi, è da tempo che denunciamo le bugie di questo Governo sul reale costo delle forniture di armi in Ucraina. È un'operazione che qualcuno ci ha detto che era a costo zero, quel qualcuno è il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Peccato, però, che poi le bugie hanno sempre le gambe corte e qualcuno inizia a sentire la puzza di bruciato. Quel qualcuno non sono questi malfidati del MoVimento 5 Stelle, bensì sono i tecnici dell'Ufficio parlamentare di bilancio.

Credo che un po' di credibilità queste persone debbano averla, una credibilità oggettiva, al di là delle preferenze o meno politiche. E, come già accaduto un anno fa, oggi come ieri, verrebbe da dire “stessa spiaggia, stesso mare, stesso Ufficio parlamentare”, quegli stessi tecnici dicono “guardate, c'è un problema, poniamo dubbi sulla trasparenza che sta utilizzando questo Governo rispetto ai costi reali di questa operazione”, e cioè sul finanziamento zero, così come paventato dalla Meloni, con riferimento a questa operazione, rispetto non soltanto alla logistica - la preparazione, la procedura di invio delle armi, perché anche lì ci sono voci molto importanti di costi -, ma anche e soprattutto al ripianamento proprio delle scorte dei materiali che abbiamo esaurito perché li abbiamo ceduti all'Ucraina.

Ora, Presidente, leggo testualmente il Kiel Institute, che fa un calcolo, e cioè è di circa 700 milioni di euro il valore degli invii bilaterali di armi a Kiev effettuati finora, ai quali, stando agli stanziamenti annuali previsti in manovra, vanno aggiunti almeno altri 500 milioni versati in 2 anni da Roma all'European Peace Facility, che finanzia le forniture europee. Siamo oltre il miliardo di euro, cifra di cui lo stesso Ministro Tajani già parlava un anno fa. Noi ci poniamo delle domande, a questo punto, Presidente, cioè perché questo Governo continua a mentire agli italiani sui costi reali dell'invio delle armi a Kiev?

Perché Meloni, Crosetto e Tajani non hanno il coraggio di dire quanto veramente stiamo spendendo per continuare ad alimentare questa guerra? È arrivato il momento di fare una scelta, e lo diciamo a tutte le forze parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione. Oggi bisogna decidere, oggi chi vuole veramente la pace e il bene degli ucraini non soltanto a parole, ma anche con i fatti, deve uscire fuori, deve scegliere. Oggi bisogna scegliere di non alimentare per il terzo anno consecutivo questa guerra inutile e sanguinosa. L'unica scelta che questo Parlamento può fare di buonsenso, usando il criterio della logica e della ragionevolezza, è quella di chiedere in maniera forte un cessate il fuoco, perché solo da lì si può partire verso il processo di pace, per raggiungere la pace attraverso i negoziati.

Presidente, concludo, il nostro appello è: uniamoci per gridare fortemente cessate il fuoco, iniziamo con i negoziati di pace in maniera seria, perché non è facile arrivarci, bisogna costruirli ed è un percorso difficile. Fermiamo l'invio delle armi, fermiamo le armi, fermiamo la guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. L'articolo 1 del decreto-legge in esame proroga fino al 31 dicembre 2024 l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, prevista dall'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28. Il 19 dicembre 2023 il Ministro della Difesa è stato audito dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sui contenuti del cosiddetto VIII pacchetto di invio di materiali ed equipaggiamenti militari all'Ucraina. Questo VIII pacchetto giunge 7 mesi dopo il VII, ovvero il decreto del Ministro della Difesa del 23 maggio 2023. I decreti ministeriali hanno tutti un medesimo contenuto: i mezzi, i materiali e gli equipaggiamenti militari, di cui si autorizza la cessione, sono elencati in un allegato elaborato dallo Stato maggiore della Difesa, che è però classificato, quindi non disponibile. Lo Stato maggiore della Difesa viene anche autorizzato ad adottare le procedure più rapide per assicurare la tempestiva consegna di mezzi, materiali ed equipaggiamenti. Per questa ragione, fatte salve le informazioni che escono sui media, non sappiamo quali armi e mezzi siano stati inviati fino ad ora in Ucraina, a differenza di quanto accade negli altri Paesi europei. La secretazione del documento allegato ai decreti interministeriali si basa su una delle classifiche di segretezza previste dall'articolo 42 della legge n. 124 del 2007, sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto, e non vi è mai stata apposizione del segreto di Stato. È per questo che noi abbiamo chiesto con un emendamento di non applicare le disposizioni della legge n. 124 del 2007 su questi documenti e renderli finalmente integralmente pubblici.

Dobbiamo parlare di armi oggi: parliamone e cerchiamo di farlo in modo non ideologico. Lunedì scorso l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri, nel corso di una visita ufficiale a Varsavia, ha dichiarato: “Non solo dobbiamo sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario, ma per qualsiasi cosa necessaria. Non è solo una questione di tempo: è una questione di quantità e qualità delle nostre forniture. Il modo più rapido, economico ed efficace per aumentare la nostra fornitura all'Ucraina è smettere di esportare verso Paesi terzi”.

L'Unione europea, a marzo 2023, ha approvato un piano da 2 miliardi di euro per incrementare le forniture di munizioni all'Ucraina, impegnandosi a inviare 1 milione di proiettili da 155 millimetri entro 12 mesi, ma alla fine del 2023, come sa bene il Ministro Crosetto, ne erano stati forniti solo 330.000 ed entro la fine di marzo si arriverà forse solo a 520.000. Borrell è convinto che la capacità produttiva dell'industria bellica degli Stati europei sia assolutamente in grado di fornire le munizioni necessarie all'Ucraina purché si interrompano, appunto, le esportazioni di armi verso Paesi terzi.

Parliamo di aziende che producono, tra l'altro, i famosi proiettili da 155 millimetri indispensabili, pare, per la controffensiva ucraina. Si tratta di 11 Stati europei: Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Grecia, Polonia, Slovacchia, Spagna, Svezia e Italia. Sottosegretario, ma secondo lei, che di questa materia dovrebbe essere esperto, così come lo è sicuramente il Ministro Crosetto, si potranno ricontrattare le condizioni, i tempi di consegna e quant'altro rispetto a forniture dirette a Paesi come quelli del Golfo? Abbiamo presente quanto incandescente sia lo scenario geopolitico in Medio Oriente e non solo? Borrell, dopo aver visto cadere il suo piano di 20 miliardi di euro, ha puntato all'aumento di 5 miliardi di euro del Fondo European Peace Facility, destinato alle missioni militari all'estero. A noi sembra di assistere a una rincorsa affannosa alle armi senza mai arrivare all'obiettivo. L'impotenza della politica, che si misura esclusivamente in termini di crescita di potenza militare, è sotto i nostri occhi, eppure si continua ciecamente in questa via, incuranti delle catastrofi incombenti. In un contesto di crescente stanchezza internazionale per il protrarsi del conflitto e di relativa paralisi dei nuovi finanziamenti per Kiev, le Forze armate ucraine, sempre più esauste, sembrano concentrarsi più sulla difesa delle proprie posizioni che sulla riconquista di territori in mano alla Russia. Al momento il Cremlino controlla circa un quinto del suolo dell'Ucraina, compresa la Crimea e ampie zone del Sud-est e la regione di Cherson. Secondo un recentissimo rapporto - del dicembre 2023 - dell'intelligence statunitense, riportato da Reuters, fino al 12 dicembre 2023 sarebbero 315.000 i soldati russi uccisi e feriti nei combattimenti. Il Governo ucraino non rilascia il bilancio delle vittime, ma Washington ha riferito, nell'agosto 2023, che il numero dei morti tra i combattenti ucraini si sarebbe aggirato probabilmente attorno alle 70.000 unità e secondo le stime delle Nazioni Unite i morti civili sarebbero 10.000. L'Ucraina ha subito un vero e proprio trauma nella sua struttura demografica e anche di questo dobbiamo tenere attento conto. Alla diminuzione di popolazione, dovuta all'emigrazione e al calo delle nascite, si è aggiunto l'esodo di circa 8 milioni di persone, soprattutto donne e bambini. Il tasso di fecondità per il 2023 è caduto allo 0,55, al di sotto dello 0,7 della Corea del Sud, che detiene il record mondiale.

Dei 51.500.000 abitanti del 1989, quando l'Ucraina ha acquisito la propria indipendenza, sarebbero solo 31.100.000 quelli attuali. Secondo fonti Eurostat, 4 milioni di ucraine e ucraini sotto protezione temporanea hanno acquistato la cittadinanza europea. Tra i rifugiati poi alta è la percentuale di coloro che hanno un titolo di studio universitario. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il sistema sanitario e sociosanitario in Ucraina è al collasso e la salute psicofisica della popolazione è a forte rischio: un terzo manifesta segni di stress acuto, depressione e uso di sostanze. Se la guerra dovesse finire tra un anno, oltre alle enormi risorse necessarie per la ricostruzione si presenterebbe un drammatico problema di manodopera, compresa quella qualificata e molto qualificata, a causa della diminuzione della popolazione in età lavorativa e rispetto alle altre coorti.

Nel luglio 2023 il Parlamento ha effettuato un focus sui danni ambientali della guerra, che ammonterebbero a ben 52,4 miliardi di euro. Ci sono 2.317 segnalazioni verificate di azioni militari con un effetto ambientale diretto: inquinamento di habitat, acqua, suolo e aria. I bombardamenti dei siti industriali hanno provocato contaminazioni paurose. Ogni esplosione produce gas, polvere, incendi e deforestazioni, per non parlare delle emissioni di CO2 dalle attrezzature militari, che sono altissime. Parte importante dei seminativi saranno inutilizzabili per anni. A causa della guerra in corso l'Ucraina è uno dei Paesi al mondo più contaminati dalle mine. La missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha confermato che le mine e altri ordigni esplosivi hanno causato ben 116 vittime tra i bambini tra il 24 febbraio 2022 e il 19 novembre 2023.

Ma andiamo a Putin. In vista delle elezioni presidenziali, che si terranno a marzo 2024, Putin insiste su una propaganda insistente, appunto, volta a minare l'idea che Mosca sia isolata a livello internazionale e le posizioni statunitensi - dove pure si avvicinano le elezioni - sulla guerra e sul supporto a Kiev non fanno che dare adito a questa linea. Gli americani sono sempre più divisi sulla guerra e molti parlamentari repubblicani si oppongono in modo attivo a maggiori aiuti. Anche se il Congresso approverà ulteriori aiuti militari per il 24, come pare in seguito ad un accordo bipartisan degli ultimi giorni, questo potrebbe essere l'ultimo stanziamento significativo che Kiev riceverà da Washington. Il mantra sul sostegno all'Ucraina per tutto il tempo necessario si sta trasformando in finché si potrà. Ora che persino Zelensky ammette che i risultati della controffensiva ucraina sono stati deludenti, è più lecito che mai chiedersi se i tempi siano finalmente maturi per negoziare una via d'uscita dal conflitto, che ormai dura da ben due anni. Purtroppo, l'azione di questo Governo si sta limitando solo alle forniture militari. Non c'è traccia di alcuna reale azione diplomatica, di un lavoro per il cessate il fuoco e di un impegno concreto nel trovare una soluzione diversa dalla logica vincitori e vinti.

A maggior ragione, dato il rischio di disinteresse che nei prossimi mesi potrebbe concretizzarsi negli USA nei confronti dell'Ucraina, è proprio ora che l'Unione europea e i suoi Governi nazionali dovrebbero mettere in piedi una nuova strategia. Senza un'immediata iniziativa di pace questa guerra proseguirà purtroppo a lungo e sempre più sanguinosa. È indispensabile farsi carico perciò di uno sforzo negoziale e diplomatico nella consapevolezza della difficoltà e della fatica del percorso, ma ancor più del fatto che questo rappresenti l'unica strada possibile per la fine della guerra, per interrompere ulteriori escalation e allargamenti del conflitto: Quindi, un'immediata iniziativa diplomatica si rende ancora più necessaria per allontanare scenari drammatici per la sicurezza globale in considerazione anche del riesplodere della crisi in Medio Oriente a seguito degli attacchi terroristici multipli e indiscriminati di Hamas in Israele del 7 ottobre e della reazione di Israele che ha travalicato i limiti del diritto internazionale umanitario. La fornitura di mezzi e materiali d'armamento all'Ucraina era stata considerata come uno strumento volto a consentire la determinazione - lo abbiamo sentito anche oggi - di migliori condizioni negoziali. Essa si è rivelata però del tutto insufficiente rispetto a questa ambizione ed è stata persino controproducente, contribuendo invece ad indebolire il ruolo dell'Unione Europea, nella ricerca di una soluzione al conflitto. L'Europa politica, priva di quella difesa comune che era stata sognata a Ventotene, dovrebbe e potrebbe fare la differenza nella costruzione della pace, anche attraverso l'istituzione di un corpo civile di pace europeo, che riunisca le competenze degli attori istituzionali e non istituzionali in materia di prevenzione dei conflitti, risoluzione e riconciliazione pacifica dei medesimi.

Presidente, il nostro gruppo Alleanza Verdi e Sinistra sarà l'unico, credo, a votare contro questo provvedimento, l'unica voce che si leva, con lucidità e coerenza, a difesa dell'articolo 11 della nostra sacra Costituzione e della ragione della vita contro quelle della morte. Come ebbe a dire Papa Francesco, ripeto le sue parole, la pace è sempre possibile, a patto di non rassegnarsi alla violenza della guerra e non dimentichiamo che la guerra è sempre, sempre, sempre una sconfitta. Soltanto guadagnano i fabbricatori di armi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Signor Presidente, io approfitto della sua presenza e, in un momento in cui mi esprimo, a nome di +Europa, a favore di questo provvedimento e quindi a favore del Governo, signor Presidente Fontana, però per dire, a lei e al Governo, che ci vuole più rispetto per il Parlamento. Lei non è responsabile, signor Sottosegretario, ma nel pomeriggio, neanche mezz'ora prima dell'inizio della riunione della Commissione esteri, dove erano previste interrogazioni, il Governo ci ha comunicato che non ci sarebbe stato nessun suo rappresentante. Ora a me è capitato per numerosi anni di fare il sottosegretario, proprio agli esteri, non mi ricordo che sia mai successo che abbiamo avvisato la Camera mezz'ora prima dicendo ci spiace abbiamo altro da fare. Lo dico a lei Presidente, non so se ne era al corrente, però io credo che serva anche su questo un richiamo forte. Era già successo che non ci fosse il Governo durante la discussione dei provvedimenti in Commissione esteri, ma che ti avvisino mezz'ora prima dicendo scusate non possiamo, adesso non so cosa abbiano detto.

Sta di fatto, che la riunione con le interrogazioni è stata sconvocata e io ritengo che sia un ulteriore grave episodio di mancanza di attenzione e di rispetto nei confronti del Parlamento. Venendo al provvedimento, sono state dette tante cose, non voglio ripetere cose già dette, però voglio partire da una bella intervista - non sono un fan della RAI in questo periodo - che il direttore Chiocci del TG1 ha fatto a Zelensky pochi giorni fa, un'intervista fatta bene, seria e molto intensa. Vorrei partire dalle parole del Presidente Zelensky perché noi abbiamo sentito parlare, anche casualmente - anche dalla Primo Ministro, Meloni - della fatica - della fatigue - della guerra in Europa e nel mondo occidentale. Zelensky in quell'intervista spiegava la situazione, credo con il rigore dello statista quale, suo malgrado, tutto sommato ha dovuto diventare, e con la passione per la sua terra, il suo popolo e le sue istituzioni democratiche e anche col dolore di chi si è trovato, inopinatamente, immotivatamente, a guidare un Paese sotto aggressione pesante e sotto i missili che continuano a bombardare obiettivi civili in Ucraina anche in questi giorni. Sullo stato dell'arte, diceva Zelensky, sul terreno c'è uno stallo, è un dato di fatto. Ci sono stati ritardi negli equipaggiamenti e i ritardi significano errori. Combattiamo contro terroristi che hanno uno dei più grandi eserciti del mondo. Non bastano le munizioni, ma servono mezzi tecnici moderni. Questa è la domanda. Io ho sentito anche i colleghi critici, cosa gli rispondiamo a Zelensky, Presidente regolarmente eletto in un'oasi di democrazia, difficoltosa e imperfetta, che si spinge verso l'autocrate regime russo? A distanza di due anni è importante, dice Zelensky, che siamo riusciti a difendere il nostro Stato: circa il 26 per cento del territorio è ancora sotto occupazione. L'Ucraina oggi è diversa, è più vicina all'Europa: 50 miliardi di euro sono un aiuto molto importante, vorrei ringraziare tutti. Senza, la difesa sarebbe impossibile, senza questi soldi possiamo perdere ciò che abbiamo. La Russia non si fermerà e dobbiamo renderci conto di tutto questo. Poi Zelensky dice, certo, concordiamo con il popolo italiano sulla necessità di arrivare a un processo di pace, però bisogna che tutti capiscano qual è la situazione.

È ovvio che Zelensky è la prima persona e che il Governo, le istituzioni ucraine siano i primi ad avere l'interesse alla pace. Ma Zelensky ci ricorda che l'obiettivo principale di Putin è privarci dell'indipendenza, rendere l'Ucraina parte del suo impero. Ed io su questo, Presidente, lei che ha esperienza e sensibilità sui temi internazionali, ricordo che noi - non voglio divagare - ci stiamo dimenticando, ad esempio, di quello che è accaduto in questi due anni in Bielorussia. Siamo passati da una speranza, da una prospettiva e anche dall'illusione di molti oppositori di Lukašenka, dall'illusione di una Bielorussia che potesse emanciparsi dall'autocrazia di Lukašenka, che potesse guardare a elezioni libere ed eque, e poi invece abbiamo assistito, inermi e inerti, al precipitare della Bielorussia nel buco nero del regime putiniano. Ormai la Bielorussia è un protettorato. Putin ha imposto una modifica della Costituzione successiva al 24 febbraio del 2022 che ha portato - altro che la NATO che si espande verso Est - alla cancellazione della previsione costituzionale, in Bielorussia, della denuclearizzazione del Paese. Oggi, la Bielorussia è un posto dove Putin può mettere e probabilmente avrà già messo gli ordigni nucleari, certamente con una direzione e un obiettivo, ma tornerò sulla Bielorussia.

Zelensky, poi, diceva in questa intervista - chi vuole andare su RaiPlay, la può ascoltare -: siamo già assuefatti, la gente si abitua alla guerra, ci si è abituati al fatto che migliaia di bambini ucraini siano stati deportati - ricordo che alla Corte penale internazionale de L'Aja Putin è imputato per questo specifico crimine, oltre che per altri: la deportazione dei bambini -, ma quando la guerra arriva a casa tua è impossibile abituarsi, e inammissibile, altrimenti hai perso, hai perso la guerra, hai perso te stesso, hai perso la casa, hai perso la famiglia e lo stesso discorso vale per l'Europa - dice Zelensky - la guerra può arrivare da voi, perché abbiamo a che fare con Putin e quando la guerra arriverà nessuno sarà pronto.

È uscito nelle settimane scorse, ha fatto notizia, poi è stato in parte ridimensionato, un rapporto delle autorità militari tedesche che prevedevano la possibilità che già nel 2024, attraverso un'iniziale guerra ibrida, Putin arrivasse alla guerra in Europa, perché i Paesi baltici sono un pezzo dell'Unione europea, oltre che della NATO, per cercare di alzare lo scontro con la NATO.

Io credo che queste parole vadano ascoltate. Qui, il punto non è di essere militaristi da una parte e non militaristi dall'altra. Io ho ascoltato le parole riprese da Papa Francesco; che la guerra sia una sconfitta è un'affermazione assolutamente condivisibile, ma non aiutare gli ucraini non sarebbe la fine della guerra, sarebbe probabilmente il presupposto per altre guerre d'invasione da parte di Putin. Lei mi chiede - dice Zelensky - cosa dire a chi la pensa diversamente, penso di dire soltanto questa cosa: a cosa serve rischiare e credere che Putin sia diverso da come lo descrivo io e che la strategia della Russia sia diversa da come sostiene l'Ucraina? A chi dice che non è detto che verrà, a cosa serve rischiare, dico che se non è detto che verrà, non è detto che non verrà. E credo che in queste parole ci sia il senso drammatico della decisione che noi dobbiamo prendere e come +Europa siamo al fianco del Governo sulla continuità nell'impostazione che il Governo Draghi diede di sostegno all'Ucraina.

A questo proposito, voglio riprendere un tema che - lo ricordo al Sottosegretario - abbiamo inserito in una risoluzione comune con Azione, Italia Viva e +Europa, in occasione delle comunicazioni del Ministro Crosetto, risoluzione che aveva il consenso del Governo e che è stata approvata a larghissima maggioranza; mi riferisco al tema del finanziamento, del sostegno all'Ucraina e al tema della confisca delle riserve, in particolare delle riserve monetarie russe, nei Paesi del G7. Questo è un tema, signor Sottosegretario, che io mi auguro che l'Italia possa portare al G7, quello cioè di utilizzare le riserve monetarie, sono, grosso modo, 300 miliardi, nemmeno sufficienti per le previsioni di ricostruzione. Io so che questo è un tema non scontato, registro che Biden, negli Stati Uniti, ha rotto il tabù, perché una delle preoccupazioni europee è sempre stata fin dall'inizio, anche per ragioni legate alle valute, alle monete, ai possibili movimenti delle riserve in generale, che bisogna farlo in modo bilanciato, perché altrimenti sarebbe un rischio per l'euro, che è una moneta forte, e siamo contenti che lo sia, ma non è la moneta di riserva, non è il dollaro.

Ora Biden, anche per sfidare o superare il veto miope al rifinanziamento, e tutto rivolto alla campagna elettorale che i Repubblicani al Congresso stanno facendo, cercando di scambiarlo in particolare con le normative sull'immigrazione - e sarebbe drammatico se da parte americana mancasse il finanziamento: i 50 miliardi europei sono stati una scelta importante, che si è riusciti a fare, superando il veto cinico, minacciato dall'autocrate non liberale Orban, che pure sta nell'Unione europea e non so in quale partito europeo finirà -, però, ha rotto gli indugi; quantomeno, ha squadernato il tema sui tavoli delle Cancellerie e questo tema deve essere messo sul G7, a mio avviso, e anche sui tavoli europei. Mi auguro che l'Italia sia protagonista anche di questo, anche se le riserve presenti in Italia dovrebbero aggirarsi sui 2,5 miliardi.

Le remore che c'erano da parte della Banca centrale europea vanno affrontate e prese sul serio, ma possono essere superate. La decisione di confiscare i beni dello Stato russo congelati all'estero, per destinarli alla ricostruzione dell'Ucraina, non è più rinviabile.

Ci sono profili giuridici, ma c'è un profilo giuridico che riguarda anche la confisca di diritto e di fatto, di impianti e di sussidiarie di grandi aziende occidentali, come Danone, Carlsberg, Exxon, ExxonMobil, Lamedia, JSI, Fortum; sono 103 miliardi di dollari secondo The New York Times gli asset sequestrati e confiscati, gli asset occidentali, scusatemi la semplificazione, confiscati da Putin. L'idea si basa su una dottrina ricompresa nel diritto internazionale, quella delle contromisure: se attuata come risposta a un comportamento illecito altrui, uno Stato leso può avviare una controazione a condizione che sia di carattere pacifico, che osservi il criterio di proporzionalità e rispetti lo ius cogens a tutela dei valori fondamentali. Le contromisure spettano allo Stato che ha subìto le lesioni, ma nel tempo si è affermata una prassi, anche se non condivisa ancora al 100 per cento dai giuristi internazionalisti, sull'esercizio di contromisure da parte dei soggetti terzi, quando gli obblighi violati sono di natura erga omnes, come hanno spiegato benissimo - hanno visitato anche questa Camera, ho avuto modo di incontrarle, anche insieme al presidente Tremonti della Commissione - Olena Halushka e Hanna Hopko, che sono promotrici dell'International Center for Ukrainian victory che si occupa di sensibilizzare a questa mossa.

Certo, c'è da fare la mappatura di questi beni, c'è la proposta della Commissione di investirli e in qualche modo di utilizzare da parte della Commissione europea o i profitti degli investimenti o i proventi di chi detiene queste attività, ma è una soluzione minimalista, quella di usare i proventi di questi fondi. E prima acceleriamo sul fronte delle risorse meglio è, make Russia pay, facciamo che siano i russi a pagare per quello che serve nel sostegno all'Ucraina. Io non ho molto da aggiungere.

In questo capitolo farei ricomprendere anche il sostegno alla resistenza bielorussa all'estero, perché anche i fondi bielorussi sequestrati, non credo che possiamo restituirli a Lukashenko. Io credo che, oggi, andrebbero utilizzati per sostenere chi si oppone a che la Bielorussia diventi un protettorato, com'è, definitivamente, putiniano nel cuore geografico dell'Europa. Su questo, si dice troppo poco; è un dato di fatto, lo ripeto, è un dato di fatto, non ci siamo riusciti, perché era un'altra condizione, ma credo che dobbiamo continuare a difendere l'Europa, difendendo l'Ucraina.

Non è retorica, nessuno auspica che la guerra duri e sia sanguinosa, ma abbiamo il dovere etico e politico, da italiani e da europei, di rispondere alle parole del Presidente Zelensky, pronunciate con passione, ma con simpatia, senza alcuna iattanza; rispondere alla necessità di continuare ad aiutare l'Ucraina a difendersi, perché questo significa difendere l'Europa e creare così l'unica condizione per una pace sostenibile. Non c'è nessuna pace sostenibile nella vittoria del colonialismo imperiale di Putin. Non c'è nessuna pace sostenibile per l'Europa senza un ridimensionamento di Putin in Europa e, magari, anche in Africa, ma ne parliamo un'altra volta. Quindi, daremo, come +Europa, il sostegno a questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi e colleghe, credo che il diritto di libertà debba appartenere a tutti i popoli. Credo che tutti i popoli abbiano il diritto, ma anche il dovere e la responsabilità di cercare la propria libertà, qualora questa venga perduta. Signor Presidente, lo diceva poco fa anche il collega Della Vedova, è vero, rischiamo concretamente di assuefarci a queste notizie, purtroppo, di uccisione, non solo dei militari, ma anche dei civili ucraini. E, in realtà, tutto questo - lo sappiamo bene - non deve accadere, non dobbiamo assolutamente assuefarci. Dobbiamo combattere, in realtà, affinché tutto questo possa terminare, perché ogni vita persa è una responsabilità di tutti noi e di tutti coloro che devono difendere la libertà, perché difendere la libertà significa difendere la vita.

E poi, la solidarietà. Questo è un principio europeo, la solidarietà tra i popoli. Però non può essere un concetto astratto, doveva essere un concetto assolutamente concreto. E questa concretezza dev'essere espressa attraverso gli strumenti. Oggi, questi strumenti - lo dobbiamo dire - sono le armi che devono essere utilizzate, strumenti che consentano al popolo ucraino di difendere la propria terra e la propria vita, ma anche di pensare un domani, speriamo prossimo, di avviare di nuovo una vita normale. Mi rendo conto che questo argomento è davvero futuristico in questo momento, ma sappiamo bene che una delle offese peggiori che sono state fatte da parte della Russia è anche la distruzione di buona parte del patrimonio culturale, perché questa volontà è ben precisa, cioè distruggere l'identità di un Paese. E quindi, noi, come Italia, avendo, peraltro, un grande patrimonio culturale, siamo già in campo e lo saremo anche per questa prospettiva, che speriamo non sia troppo lontana nel tempo.

Ma dobbiamo anche dirci altrettanto schiettamente che, invece, non supportare l'Ucraina non solo significa non rispettare la libertà di un altro popolo, ma significa, concretamente, purtroppo, consegnare l'Ucraina alla Russia. E a chi dice che l'invasione russa non ci deve riguardare, dobbiamo dire che è importante, invece, ricordare che l'Ucraina sta difendendo anche i confini dell'Unione europea. Altri colleghi l'hanno detto, ma credo sia importante ricordare il rischio concreto - certamente ancora attuale, se ne parlò all'inizio, purtroppo, dell'invasione russa nei confronti dell'Ucraina - che riguarda anche i Paesi baltici. Quindi, anche in questo senso, dobbiamo essere attenti e non possiamo considerare esaurito il rischio solamente nel fatto che ci sia questa guerra in corso.

E poi, se questo non è avvenuto, dobbiamo riconoscerlo, è perché vi è stata una forte azione comune da parte dell'Unione europea: c'è stata, ad esempio, per il regime delle sanzioni; c'è stata anche per il regolamento sulle munizioni. E la questione della compattezza è importante anche nel sostenere la prospettiva dell'ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea. Con riferimento a questo, però, non c'è stato un senso di unità, che oggi, sì, abbiamo recuperato, ma che ha avuto un passaggio problematico. Infatti, sappiamo bene che, nel Consiglio europeo di dicembre, in realtà, questa unanimità non è stata espressa, perché vi è stato un veto, sia pure improprio, ma comunque in quel consesso l'Ungheria non si è espressa immediatamente a favore. Fortunatamente, questo passaggio, comunque, è stato risolto la settimana scorsa, nel Consiglio straordinario, con l'avvio e il riconoscimento di questi fondi straordinari proprio per sostenere l'Ucraina nella sua guerra. E, ovviamente, questo è un segnale non soltanto finanziario, ma anche - lo dobbiamo riconoscere - politico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 18,10)

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Però, comunque, c'è ancora qualcuno, anche in quest'Aula, che professa un teorico pacifismo. Ma, Presidente, siamo tutti pacifisti, ci mancherebbe altro, guai se non fosse così. Però, un conto è essere pacifisti e un conto è pretendere, invece, l'assenza delle armi, perché questo significa solamente riconoscere la legge del più forte, significa sostanzialmente dire che chi usurpa ha ragione, significa dire che i crimini di guerra non significano niente. Per me questo non è essere pacifisti, significa un po' abdicare a quel senso di responsabilità, che, invece, noi tutti dobbiamo avere soprattutto quando parliamo di un contesto europeo. E anche in modo molto realistico dobbiamo dirci, però, che questo pacifismo, cioè l'assenza della guerra, invece, è una prospettiva che, magari, non abbiamo nel breve termine. Questo dobbiamo dirlo. E purtroppo i rischi geopolitici si sono anche moltiplicati, se pensiamo alla situazione in Medio Oriente, ma anche alla situazione che si è creata nel Mar Rosso, dove oltretutto vi è un danno anche di carattere commerciale ed economico, perché le navi, per evitare questi rischi, devono circumnavigare l'Africa, se non ritengano di affrontare, appunto, il rischio, con un aumento dei costi e, addirittura, in alcuni casi, trovandosi del tutto fuori luogo e fuori dal tempo consentito per il trasporto di alcune merci che sono naturalmente deperibili. Per cui, dobbiamo tener presente che è giusto e doveroso - quando riteniamo che ci siano questi soprusi e questi attacchi - esserci e dare una risposta come Paese. E lo dobbiamo anche come Paese che ha conosciuto sulla propria pelle la sofferenza delle guerre e che, quindi, non può assolutamente permettersi di girarsi dall'altra parte.

Aggiungo anche un altro aspetto, visto che parliamo di Medio Oriente, e cioè che i droni che Putin utilizza per attaccare l'Ucraina sono forniti dall'Iran, lo Stato etico! Lo Stato etico che, oltre a violare costantemente i diritti fondamentali del popolo, interviene anche nei confronti della guerra che esiste oggi per l'attacco di Hamas nei confronti di Israele, intervenendo di conseguenza anche nel supporto agli Houthi, che stanno minacciando i trasporti nel Mar Rosso. E ne stiamo, purtroppo, vedendo gli effetti, come dicevo, perché il trasporto è diventato, per l'appunto, impraticabile. Quindi abbiamo una situazione, obiettivamente, dal punto di vista geopolitico, molto complicata. Per quello io credo che oggi dobbiamo assolutamente rappresentare un senso di unità, anche parlamentare, cioè dobbiamo dare un segnale al Governo nella sua azione. Noi, come forza politica, abbiamo dimostrato in più occasioni che, quando ci sono dei provvedimenti che devono essere supportati e che noi vogliamo supportare, abbiamo espresso anche un voto favorevole. Non l'abbiamo fatto, magari, in contesti economici, perché riteniamo che il Governo non abbia agito nel modo in cui doveva agire, anche con una prospettiva, magari, più lunga nel tempo, per dare le risposte economico-finanziarie che il Paese si attende. Però, in questo caso, soprattutto quando noi parliamo di politica estera, io credo che noi dobbiamo esprimerci in modo coerente con quanto prevede la nostra Costituzione. E la nostra Costituzione prevede esattamente questo, cioè diritti e libertà fondamentali, quei diritti e quelle libertà che oggi sono negati al popolo ucraino. E poi credo che dobbiamo dare un segnale di forza. E in questo senso noi dobbiamo essere di supporto al Paese, proprio alla Presidenza del Consiglio, al Ministro degli Affari esteri, al Ministro della Difesa, affinché, anche nei contesti internazionali, ci possa essere quella forza e quella determinazione che ci deve essere come Paese che ha alle spalle il proprio Parlamento. Chi pensa di fare qualche cosa di diverso, nel senso di far male al Governo, io credo che faccia male al Paese, perché, in realtà, noi abbiamo bisogno di essere rappresentati nei contesti internazionali nel modo più appropriato.

Concludo con una osservazione che riguarda il tema della difesa, perché il Governo, in alcune occasioni, si è espresso a favore di avere un coordinamento a livello di Esercito, ma non nel senso di pensare ad una prospettiva più forte.

Ecco, io invito, Presidente, tramite lei, il Governo a riflettere, in realtà, su questo aspetto, perché non abbiamo certamente, come detto, una situazione geopolitica tranquilla, ma dobbiamo anche pensare che un'organizzazione a livello europeo ci debba essere anche in questo senso. Più volte credo che siano stati anche manifestati degli studi a proposito della convenienza di avere non solo un coordinamento, ma anche degli eserciti comuni. Mi rendo conto che questo è un momento particolare per parlarne, anche perché stiamo andando verso le elezioni europee, ma, al tempo stesso, dobbiamo tener presente che, a livello di Parlamento europeo, è stata espressa una risoluzione molto determinata e molto forte anche a proposito delle riforme istituzionali che si dovranno attuare nei prossimi anni. Di questo dobbiamo tener conto, anche in maniera parallela, rispetto all'ipotesi di allargamento ulteriore dell'Unione europea. Allora, dobbiamo fare le riforme istituzionali ma pensare anche a quali politiche debbano essere integrate e rafforzate al livello europeo. Ebbene, penso che queste politiche debbano riguardare innanzitutto la politica estera che oggi è chiaramente e largamente in capo agli Stati membri e occorre pensare anche seriamente ad una politica della difesa. Credo che, se procediamo fiduciosi verso questa direzione, allora, come Paese, saremo ancora più compatti. Concludo ribadendo il voto favorevole al provvedimento in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maiorano. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MAIORANO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame, avente ad oggetto la proroga, fino al 31 dicembre 2024, dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell'Ucraina, rappresenta la volontà del nostro Paese di continuare a sostenere in ogni ambito le autorità, ma, soprattutto, la popolazione ucraina nella sua difesa contro l'invasione russa.

Questo decreto, già approvato al Senato, è composto di due soli articoli. Nell'articolo 1 si prevede appunto la proroga fino al 31 dicembre 2024 dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali e equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, ai sensi dall'articolo 2-bis del decreto-legge del 25 febbraio 2022, n. 14. L'autorizzazione è concessa nei termini e con le modalità stabiliti nella normativa richiamata e previo il necessario atto di indirizzo delle Camere. A tal proposito, si ricorda che l'articolo 2-bis del decreto-legge n. 14 del 2022 autorizza, previo atto di indirizzo delle Camere, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative ucraine in deroga alla legge n. 185 del 9 luglio 1990, agli articoli 310 e 311 del Codice dell'ordinamento militare e alle connesse disposizioni attuative.

L'autorizzazione alla cessione, come tutti sappiamo, era stata già prorogata fino al dicembre 2023 dal decreto-legge n. 185 del 2022, convertito dalla legge n. 8 del 23 gennaio 2023. L'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari, oggetto della cessione, nonché le modalità di realizzazione della stessa, anche ai fini dello scarico contabile, sono definiti con uno o più decreti del Ministro della Difesa, adottati di concerto con i Ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'Economia e delle finanze, i quali, con cadenza trimestrale, riferiscono alle Camere sull'evoluzione della situazione in atto. Facendo riferimento alle cessioni in oggetto sono stati, finora, emanati otto decreti ministeriali: l'ultimo del 19 dicembre 2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre successivo. I mezzi, i materiali e gli equipaggiamenti militari, di cui si autorizza la cessione, sono elencati in un allegato cosiddetto classificato, elaborato dallo Stato maggiore della Difesa, che adotta le procedure più rapide per assicurarne la tempestiva consegna.

Per ogni decreto-legge in questione e per ogni pacchetto, così come previsto, il Ministro della Difesa è stato ovviamente audito presso il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, il Copasir. Così come si legge nella relazione tecnica dalla cessione di armi non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, tenuto conto che i materiali e i mezzi oggetto di cessione sono già nelle disponibilità del Ministro della Difesa, mentre eventuali oneri ad essi connessi saranno sostenuti nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente.

La proroga, che oggi andiamo a esaminare e successivamente a votare, rappresenta un passo fondamentale per il Parlamento che dovrebbe sostenere con compattezza, consapevolezza e, soprattutto, con convinzione.

Questa proroga, signor Presidente, va autorizzata non per gloria, non con piacere, ma per dovere e consapevolezza di fare la scelta giusta. Abbiamo il dovere di rimanere responsabili davanti agli impegni assunti nell'ambito delle Nazioni Unite, dell'Unione europea e dell'Alleanza atlantica. Questa proroga va deliberata per raggiungere l'obiettivo di affrontare e risolvere la crisi internazionale attualmente ancora in atto in Ucraina, crisi che, come tutti purtroppo sappiamo, influenza, in maniera concreta, i vari equilibri geopolitici, minando, allo stesso tempo, la nostra stabilità internazionale.

Il conflitto impone all'Italia una scelta di coerenza, una scelta di serietà, una scelta responsabile, una scelta che si traduce necessariamente con il nostro sostegno a Kiev, in linea con gli impegni assunti in sede internazionale. Il nostro sostegno non può cessare, il nostro aiuto deve proseguire con l'invio di armi per aiutare il popolo ucraino a difendersi e a combattere per la propria libertà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), a difendersi, mai per attaccare.

Il nostro aiuto è giusto e doveroso, così come la nostra solidarietà e vicinanza verso un popolo che sogna e merita una vita dignitosa, senza più guerra, senza più la Russia e i suoi soldati nelle loro abitazioni e nella loro vita.

Come in più occasioni hanno già ribadito sia il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sia il nostro Ministro della Difesa, Guido Crosetto, il nostro sostegno all'Ucraina deve rimanere forte e totalmente inalterato. Anche questo pacchetto di equipaggiamenti e sistemi d'arma sono volti solo e soltanto a rafforzare le capacità difensive dell'Ucraina, mi ripeto: mai per attaccare.

Il nostro concetto cardine deve essere quello che, in questa guerra, c'è un aggressore e un aggredito, un Paese che bombarda, ogni giorno, obiettivi civili e militari, provocando morti e feriti; un Paese che ripetutamente viola le norme del diritto internazionale e della Carta ONU; un Paese che non riconosce la sovranità di un popolo, Stato vicino, e che non rispetta il suo popolo così come non rispetta ogni regola di convivenza civile; un Paese che invade ed un Paese che è costretto a difendersi e che non può e non deve rimanere solo.

La situazione è molto complessa, ma fare ora un passo indietro o fermarsi sarebbe un grande errore strategico e politico. Siamo e saremo al fianco dell'Ucraina e delle sue Forze armate, finché non cesseranno gli attacchi russi.

Sosterremo il popolo e le istituzioni ucraine, allo stesso tempo, rafforzando l'impegno diplomatico e le politiche dell'Unione europea per arrivare ad una giusta e sicura pace. Concludo, Presidente. E' vero, ci piacerebbe essere qui sicuramente per parlare di altro, ci piacerebbe parlare e presentare soluzioni in favore degli italiani, delle fasce più deboli, dei pensionati. Ci piacerebbe parlare di Italia e di italiani, ci piacerebbe, certo, ma, prima del nostro piacere, esistono le responsabilità, esiste la coerenza e, soprattutto, esistono la serietà e la responsabilità di mantenere gli impegni presi in sede internazionale. Ma quello di oggi, Presidente, è, comunque, un modo, forse indiretto, di tutelare i cittadini, perché mantenere coerentemente fede agli impegni presi in ambiti internazionali significa sempre e comunque parlare degli interessi della nostra Nazione e degli italiani e, per tutti questi motivi, si propone all'Assemblea l'approvazione del disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, vorrei iniziare questo dibattito, questo confronto fra noi, citando una poesia di Eugenio Montale, che chiudeva Ossi di seppia, nel 1925, “Non chiederci la parola”, con la seguente quartina: “Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Erano tempi cupi, incastrati fra guerre e dittature, una generazione disorientata, non si riconosceva più negli ideali del passato questa generazione. Anche oggi viviamo tempi cupi, fra guerre più vicine, sempre più vicine, ritorno di fantasmi dal passato che si pensavano evaporati, in ambiente sempre più fragile, paura del disastro nucleare, che cancellerebbe tutte le nostre sicurezze e il nostro futuro. Anche noi ci sentiamo spesso disorientati, delusi, ma anche noi possiamo dire, con tutto il fiato che abbiamo nel petto, ciò che non siamo e ciò che non vogliamo: non siamo portatori di morte, non vogliamo la guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Oggi il Governo chiede di prorogare l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti, anche militari, a favore dell'Ucraina. Sono convinto che nessuno di coloro che appoggerà questa autorizzazione accetterà di essere definito un portatore di morte e quasi tutti si diranno contrari alle guerre in genere, per poi, con non così sottili distinguo, affermare che questa sia una guerra necessaria per proteggere la sovranità ucraina, per evitare che un dittatore, Putin, si impossessi di terre non sue e imponga la sua legge ad altri Paesi impauriti. Si disquisirà in maniera, più o meno, tecnicamente ineccepibile su quanto e come la nostra Costituzione permetta l'invio di armi, che, a maggioranza, tutti in questo Parlamento, o quasi tutti, sembrano disposti a finanziarie. Ci si appellerà al fatto che le nostre obiezioni sono obiezioni di una risicata minoranza. Si alluderà di sicuro a come, magari, noi potremmo essere definiti filo-putiniani mascherati.

La giusta guerra, la guerra giusta, che nei fatti viene nutrita da anni, riempiendo gli arsenali con sempre maggiori spese in armamenti, in realtà, è arrivata a un punto critico: senza vincitori sul campo, ma tanti vincitori nelle stanze della politica e degli affari e, fra questi, l'esecrabile dittatore. Forse i filo-putiniani sono coloro che inviano armi. La guerra è da sempre un'opportunità per alcuni, quelli che le sanno scegliere, se non, addirittura, preparare in anticipo. Chi perde sono sempre le persone comuni, quelle che davvero spariscono con i loro ricordi, con i loro affetti, con i loro desideri e sogni sotto le bombe, che continuano a cadere su di loro inarrestabili. Noi siamo dalla loro parte, noi siamo accanto alle vere vittime di ogni guerra, quelli che il poeta romanesco Gioacchino Belli definiva li morti de Roma, pesciolini da frittura, umanità inutile, senza importanza. Noi non siamo con chi considera i morti in guerra come una drammatica necessità, un fenomeno collaterale inevitabile in un contesto più ampio. Noi non vogliamo la guerra, nessuna guerra e non vogliamo essere complici di decisioni che alimentino un pensiero e una prassi bellicisti. Mai e in nessun caso. E votare a favore dell'invio di armi è un gesto di guerra. Non lo pensiamo solo noi. I sentimenti prevalenti della popolazione del mondo occidentale sono di condanna della guerra e di solidarietà verso il popolo ucraino, a cui non vanno fatti mancare gli aiuti umanitari.

In contrasto a questo diffuso sentimento popolare contrario alla guerra, i vari Governi, compreso il nostro, si sono affrettati ad alimentare il conflitto, sostenendo lo sforzo bellico dell'Ucraina con finanziamenti, fornitura di armi e materiali bellici e sanzioni economiche alla Federazione Russa, ma i risultati ottenuti sul campo, Presidente, dopo due anni, sono decisamente fallimentari. Le sanzioni economiche sull'economia russa hanno, addirittura, causato un effetto boomerang sulle economie occidentali, a partire dalla crisi energetica, tuttavia sappiamo bene che esistono soggetti che traggono vantaggi enormi, profitti ed extraprofitti: mi riferisco ai fabbricanti e ai trafficanti di armi, con la loro attività lobbistica in seno a istituzioni, a enti pubblici e privati, non privi di conflitti di interesse. Purtroppo queste speculazioni non riguardano solo la guerra in Ucraina, ma anche la guerra di Israele contro Hamas, che, di fatto, è diventata una guerra, un massacro contro il popolo palestinese, con violazione palese dei diritti umanitari.

Il Doomsday clock, l'orologio dell'apocalisse, che, come sappiamo, anticipa la metafora del rischio di catastrofe nucleare, che al momento della sua ideazione, durante la Guerra Fredda, fu fissato convenzionalmente a 7 minuti dalla mezzanotte, cioè dall'olocausto nucleare, tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024 è stato spostato a 90 secondi dalla mezzanotte. Anche non paventando il rischio di un disastro nucleare, bisogna considerare che, a fronte dei danni collegati alle guerre, un viraggio concreto e genuino in senso pacifista delle politiche globali porterebbe enormi vantaggi all'umanità, alle Nazioni, agli operatori economici, basti considerare quali effetti potrebbero esserci se i 2.500 miliardi di dollari che vengono spesi in armamenti fossero dirottati e convogliati, piuttosto, sullo sviluppo tecnologico e a un uso pacifico, su investimenti in ambito di protezione civile, su investimenti volti all'istruzione delle masse, volti al miglioramento delle tecniche agricole e all'infrastrutturazione dei Paesi svantaggiati. Simili politiche, in definitiva, avrebbero l'effetto di distribuire la ricchezza su larga fascia della popolazione, riducendo povertà e disuguaglianze. Al contrario, le politiche del riarmo sono appannaggio di pochi appartenenti alle classi dirigenti e alimentano gli squilibri nella distribuzione della ricchezza.

Presidente, conflitti e ricerca di accordi rappresentano un'esigenza costante nella politica internazionale. Pensi che, nel XIII secolo avanti Cristo, nel 1259 avanti Cristo, venne concluso il primo accordo diplomatico fra Stati in contesa. Quali erano gli Stati in contesa? Erano rappresentati dal faraone Ramses II e dal re ittita Hattušili III. Ebbene, la storia ci insegna che, dopo ogni grande conflitto bellico, abbiamo assistito a grandi congressi succedanei, coltivando ogni volta la speranza non solo di tacitare e, ove possibile, soddisfare le varie e spesso contrapposte pretese statuali, ma di dettare una sorta di Costituzione materiale internazionale, la più duratura possibile, in grado di assicurare pace e stabilità. Ciò è avvenuto nei seguenti più importanti torni storici, che certamente tutti conosciamo: alla Guerra dei trent'anni seguirono i Trattati di Vestfalia, alla Guerra di successione spagnola seguirono i Trattati sottoscritti a Utrecht e Rastatt, alla Guerra dei sette anni seguirono i congressi e i Trattati di San Pietroburgo e Parigi. Il Congresso di Vienna si svolse a seguito dell'uragano napoleonico. Alla Grande Guerra seguì la Conferenza di Parigi, alla Seconda guerra mondiale seguì la conferenza di Yalta e tutto quello che sappiamo. Perché questo brevissimo excursus? Quello che mi preme dimostrare è che, come disse Mark Twain, la storia non si ripete, ma fa rima. Poiché è certissimo che prima o poi la guerra in Ucraina finirà con un trattato finale, allora mi chiedo e chiedo a voi perché continuare a inviare armi e soldi, causando ancora ulteriore morte e distruzione. Perché, invece, non adoperarsi fin da subito, ponendo in essere tutte le azioni e iniziative per anticipare tale momento? Questa è la domanda. La guerra in Ucraina finirà con un trattato, perché non negoziarlo subito? Perché non farlo subito, evitando ulteriori morti ed evitando ulteriori distruzioni? Un primo vero passo verso le politiche di pacificazione dovrebbe andare nella direzione di intraprendere serie iniziative diplomatiche volte a intavolare trattati di pace. In tal senso l'Italia potrebbe diventare capofila di un movimento a livello europeo, e soprattutto l'Italia potrebbe diventare promotrice di una maggiore integrazione fra i Paesi dell'Unione europea, che potrebbero porsi quali protagonisti e equilibratori degli scenari politici e geopolitici globali, piuttosto che, come accade oggi, quali soggetti subalterni agli USA nella continua contrapposizione e antagonismo tra questi e la Cina, tra questi e la Russia.

L'Europa deve contribuire alla fine della guerra. Più in generale oggi, piuttosto che nelle circostanze storiche citate, il mondo è in piena anarchia. E, pur auspicando di non potersi configurare un'ennesima guerra costituenda a causa della presenza di circa 30.000 testate nucleari sparse per il mondo, tuttavia ciò non impedisce che si senta come indispensabile, quasi vitale, come in passato, progettare e convocare velocemente un congresso mondiale, evidentemente emancipato dai veti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, per il quale forse è maturo il tempo della sua democratizzazione, ovvero di coinvolgere l'umanità intera e rappresentarla. A tale congresso sarebbe utile che partecipassero, oltre ai grandi attori internazionali già noti, Europa, USA, Russia, Cina e India, anche rappresentanti sia del mondo arabo sia dell'Africa sia dell'America iberica. Obiettivo di tale congresso, come in passato, dovrebbe essere occuparsi di appianare le controversie in atto e quelle pronte a deflagrare - per esempio, mi riferisco a Formosa -, ma soprattutto dovrebbe essere capace di formulare i princìpi per il futuro. Insomma, quello che voglio sottolineare è che la decisione di proseguire ad inviare risorse in Ucraina e ultimamente infilarsi militarmente nel Golfo Persico serve solo a distogliere risorse da altri fini, come la sanità, la scuola, gli aiuti umanitari, ritardare, come già detto, l'imprescindibile soluzione diplomatica e, non da ultimo, acuire le tensioni.

Noi tutti in quest'Aula siamo consapevoli di rappresentare uno Stato, l'Italia, che, nonostante l'illusoria prosopopea nazionalista di qualcuno, ha scarsissima influenza nell'area e nell'arena mondiale, sia in termini economici sia politici che militari. Cosicché, se proseguiamo contribuendo ad armare il mondo, invece che a pacificarlo, e nel tempo residuo ad occuparci di treni fermati inopportunamente e di quadri che appaiono e scompaiono, fra un secolo nessun libro di storia dedicherà un solo rigo a noialtri. Viceversa, per storia e tradizione l'Italia può mettere sul piatto una indiscutibile vis storica, culturale e diplomatica, come ho già avuto modo di ricordare in un precedente intervento in quest'Aula. Pensate all'influenza che ebbe Roma non solo nel Mediterraneo - persino la Casa Bianca, o il Campidoglio, degli Stati Uniti sono un retaggio romano - con il diritto, il Rinascimento, il Machiavelli.

In conclusione, mi chiedo, Presidente, perché non osare e avere l'ardire di affermare, come Fantozzi, che “la corazzata Potemkin è una c… pazzesca”, ovvero che l'uso delle armi è pura follia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non credete che avrebbe una tale eco nel mondo che, come nel film, susciterebbe miliardi di applausi liberatori?

Mi piacerebbe che tutti in quest'Aula, a prescindere dall'orientamento politico nazionale, cominciassimo ad avvertire dolori intestinali al solo pensiero che i principi relativi alle relazioni internazionali descritti nella Guerra del Peloponneso di 2.500 anni fa siano i medesimi ancora in vigore oggi, nonostante gli innegabili sviluppi della storia, della cultura e della civiltà in genere, con l'affermazione di diritti umani, tutela dei più deboli, dei fragili. Per paura o per interesse di pochi si spendono oltre 2.500 miliardi di dollari all'anno in armi. L'Europa finora ha dato oltre 41 miliardi di euro in armi all'Ucraina e solo 8,3 miliardi in aiuti umanitari. In tutto, l'Occidente ha inviato in 2 anni a Kiev circa 95 miliardi in armi. È osceno, potrei perfino dire, come in un film di Coppola, è stupido, stupido, stupido, pensando a cosa l'umanità potrebbe realizzare in alternativa con importi simili. Ci sono momenti nella storia che richiedono un'accelerazione, Presidente e perché non cominciare proprio noi, oggi, in quest'Aula, affermando tutti insieme con forza: basta armi, tutte le armi compresi - azzardo dire, visti i tempi che corrono - i coltelli da cucina. Questo è il più bel regalo che possiamo fare ai nostri successori.

Consentitemi una battuta nel finale. Potremmo così smentire quella diceria che circola fra gli astronauti, ovvero che la dimostrazione che vi sono forme di vita intelligenti nell'universo deriva dal fatto che non sono mai venute qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come ha ricordato il Sottosegretario in apertura del suo intervento, nella notte Kiev ha subito un durissimo bombardamento che ha prodotto altre distruzioni. Metà città è senza collegamenti energetici ed elettrici, altre vittime hanno pagato l'aggressione russa. È la dimostrazione del fatto che la Russia non sta demordendo e che continua a perseguire l'obiettivo di vincere questa guerra, come fin dall'inizio la Russia ha annunciato e ha praticato.

È una guerra che si trascina da 2 anni, certo, 2 anni di distruzioni, di vittime, di barbarie. Non dimentichiamo il massacro di Bucha e di altre città. È una guerra che ha dissestato gli equilibri internazionali, facendo saltare gli Accordi di Helsinki, facendo maturare una divaricazione, che via via si è allargata, tra l'Occidente e quello che viene chiamato il Global South, determinando l'accelerazione di una condizione di anarchia internazionale che già c'era. Credo che noi non possiamo prescindere da questo contesto nel valutare il conflitto e anche quello che stiamo decidendo.

Certamente, c'è una condizione di stallo militare. Nonostante i molti tentativi, l'esercito ucraino non riesce a recuperare più di tanto del terreno occupato dai russi e i russi, pur avendo una potenza di fuoco molto più grande, stentano ad andare oltre quello che hanno occupato fin qui. Il rischio è una condizione di guerra di trincea che possa continuare ancora per un lungo periodo. Di fronte a questo scenario giustamente ci si pone una domanda.

Se gli amici del MoVimento 5 Stelle permettono, potremmo anche intervenire…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, vi prego.

PIERO FASSINO (PD-IDP). …anche perché vorrei interloquire con l'intervento che il collega Quartini ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e del deputato Deidda).

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Fassino, per l'interruzione. Prego.

PIERO FASSINO (PD-IDP). Quindi, è giusto chiedersi, come ci chiediamo tutti, quale sia la via d'uscita dopo due anni di una guerra che rischia di protrarsi senza vincitori né vinti. Qual è la via d'uscita e che cosa si fa per costruire le prospettive di un superamento della guerra e di una soluzione politica? È assolutamente giusto e non è in dubbio il fatto che bisogna non rassegnarsi alla guerra e tentare in ogni modo di trovare una via d'uscita politica. Ieri, il Sottosegretario ha evocato una serie di tentativi che sono in corso, compresa l'evocazione, che è stata fatta da più parti, della convocazione di una conferenza di pace. Però, il problema è: perché la costruzione di una via d'uscita è così difficile? Io penso che si sia sottovalutato un passaggio di questa guerra e di questa crisi che è decisivo ed è la decisione di Putin di annettere i territori occupati.

Fin quando con l'esercito occupi un territorio non tuo e poi si arriva a un negoziato, nel negoziato puoi anche decidere di ritirarti. Invece, quando annetti tu dici: quella cosa lì adesso è mia, è irreversibile il processo di integrazione di questi territori e discutiamo a partire da questo. Tanto è vero che sia Putin, sia il Ministro Lavrov, sia il portavoce Peskov dichiarano che sono pronti a discutere a partire dallo stato di fatto e lo stato di fatto è l'annessione della Crimea, già fatta e addirittura sancita con un referendum organizzato da Mosca, e l'annessione delle due repubbliche del Donbass, Lugansk e Donetsk, in cui i testi scolastici sono i testi russi, il prefisso telefonico è il prefisso russo, i cittadini di quei territori sono a tutti gli effetti considerati cittadini russi e parteciperanno, in quanto tali, alle elezioni presidenziali che ci saranno tra qualche mese. Per Putin quei territori sono a tutti gli effetti parte della Federazione Russa e non ha alcuna intenzione di dismetterli.

Allora, la domanda che pongo - e la pongo, per esempio, all'amico Quartini - è la seguente: questo accordo di pace che si deve perseguire, lo si persegue per arrivare a quali conclusioni? Quali sono le frontiere che noi consideriamo fondamentali? Valgono ancora le frontiere dell'Ucraina del 24 febbraio 2022 o partiamo dall'idea che non valgono più? Perché questa è la questione, questo rende difficile l'attivazione di un negoziato. Putin sostiene infatti che quelle frontiere non valgono più e dice: io ho annesso i territori occupati, quelli sono miei e se volete discutere bisogna ridiscutere di frontiere nuove. Gli ucraini dicono legittimamente: scusate, quello era territorio del nostro Paese. Io vorrei sapere - lo chiedo qui e lo chiedo a voi - qual è il dirigente ucraino che può accettare di andare a sedersi a un tavolo di negoziato sapendo che va lì per firmare un accordo in cui rinuncia a un pezzo del suo Paese. È questa la difficoltà e non dobbiamo far finta che non ci sia. Dopodiché, dicendo tutto questo io non mi rassegno. Penso che dobbiamo lavorare per costruire le condizioni per arrivare a un negoziato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) sapendo che questo è il contesto ed è un contesto particolarmente complesso e difficile, perché quello che vuole l'uno è esattamente l'opposto di quello che vuole l'altro e la mediazione non è così agevole e facile come pare a noi in quest'Aula.

Non solo. Infatti, dimentichiamo il motivo per cui Putin ha invaso l'Ucraina. Putin l'ha fatto per molte ragioni ma, essenzialmente, per tre. In primo luogo, per riaffermare un ruolo di potenza della Russia nel momento in cui un crescente bipolarismo Washington-Pechino metteva la Russia nell'angolo.

Quindi, per riaffermare la potenza russa e la potenza si riafferma naturalmente, come ci insegnano i secoli, attraverso le guerre; in secondo luogo, per una cosa che io credo non vada mai sottovalutata, perché nelle classi dirigenti russe - e non solo in Putin - c'è un'idea, cioè hanno la sindrome dell'accerchiamento, c'è la paura di essere accerchiati e di essere accerchiati dall'Occidente, il che la storia conferma perché gli unici rischi che ha corso la Russia alla sua sovranità sono sempre arrivati dall'Occidente, dai Templari a Hitler. Però, il punto è che questa sindrome oggi è infondata, perché da quando è caduto il muro di Berlino non c'è stato alcun atto di ostilità dell'Occidente nei confronti della Russia.

Ricordo che in questo Paese, in un celebrato - forse anche con enfasi eccessiva - vertice a Pratica di Mare si istituì il Consiglio di consultazione NATO-Russia. Non c'è stato un solo atto di ostilità né della NATO né dell'Unione europea nei confronti della Russia dalla caduta del muro di Berlino ad oggi. Allora, questa idea di doversi difendere da un accerchiamento può avere qualche ragione guardando alla storia e ai secoli passati, ma oggi non ne ha nessuna e quella motivazione è del tutto infondata.

Infine, Putin ha scatenato questa guerra per un problema di consenso interno. Va alle elezioni, si presenta come Presidente, si presenta dopo molti mandati, ha un problema di rilegittimazione; è chiaro che invocare la guerra patriottica, come ha invocato, e parlare dell'Ucraina come di un Paese para-nazista, eccetera, eccetera, aiuta a condurre una campagna elettorale che, però, è finalizzata essenzialmente ad accrescere il consenso interno e in nome di questo ha scatenato una guerra, ha disdetto accordi sugli armamenti nucleari, ha messo sotto sopra un equilibrio internazionale, in particolare il rapporto tra Russia e Occidente con quello che questo rappresenta negli equilibri mondiali. Io penso che tutto questo lo dobbiamo vedere e non possiamo, in nome della necessità di una pace che tutti condividiamo, negare e ignorare le dinamiche di questa crisi, le responsabilità di questa crisi ed evitare di arrivare alla fine a pensare che l'aggredito e l'aggressore pari sono, perché questa è una guerra in cui c'è un Paese che è stato aggredito e c'è un Paese che lo ha aggredito.

Quindi, io penso che tutto questo vada tenuto in conto e, dunque, per questo anche sostenere l'Ucraina: intanto perché, come è stato ricordato da altri, l'Ucraina non combatte soltanto per la propria libertà e la propria sovranità ma combatte per una questione di diritto fondamentale che riguarda ciascuno di noi, perché se passa l'idea che sulla base di un atto di forza si manomette l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale di un Paese da domani chiunque è legittimato a mettere in campo qualsiasi politica di aggressione e noi non possiamo accettarlo, se davvero crediamo che vadano tutelate e difese la convivenza e la coesistenza nel mondo. Ma poi, proprio se si vuole aprire la strada a una soluzione politica, è fondamentale che l'Ucraina resista, perché se l'Ucraina non resiste e viene travolta non c'è negoziato, non c'è accordo e c'è soltanto la resa e la sconfitta e nel momento in cui c'è il rischio che il Congresso americano non rifinanzi gli aiuti all'Ucraina - e speriamo che non avvenga - c'è una responsabilità ancora maggiore nostra, perché se vogliamo aprire la strada a una soluzione politica è fondamentale ed è prerequisito che non cambino i rapporti di forza sul terreno e che, quindi, l'Ucraina sia messa nella condizione non di invadere la Russia, perché non la può invadere ovviamente, ma di difendere i propri territori, di reggere di fronte all'urto della Russia che, invece, vorrebbe invadere l'Ucraina.

Quindi, chi vuole la pace, chi vuole aprire la strada a un possibile negoziato non può non vedere che oggi è fondamentale garantire che l'Ucraina sia messa nelle condizioni di resistere e difendersi, perché se l'Ucraina resiste, forse si può aprire una prospettiva per una soluzione politica, se l'Ucraina non resiste, non c'è soluzione negoziale, c'è solo la resa e la sconfitta.

E allora il cardinale Zuppi, a cui come sappiamo il Papa ha assegnato un compito di mediazione umanitaria, nel commentare la sua attività ha più volte pronunciato una formula, che io credo debba essere per noi un punto di riferimento. Una pace giusta e sicura, non qualsiasi pace è giusta e sicura.

Nel 1938, quando Chamberlain tornò a Londra dopo aver sottoscritto con Hitler, Mussolini e Daladier il Patto di Monaco, fu accolto all'aeroporto di Londra dai cittadini con i cartelli che lo salutavano come il salvatore della pace. Dieci mesi dopo, Hitler invadeva la Polonia e avviava quella tragedia che noi conosciamo, la seconda guerra mondiale, l'Olocausto, e tutto quello che ha rappresentato. Non qualsiasi pace è giusta in sé. Si è fatto riferimento alla Conferenza di Versailles. La Conferenza di Versailles non fu una pace giusta, tanto è vero che creò le condizioni perché, negli anni successivi, si producesse una crisi drammatica degli equilibri in Europa. Non qualsiasi pace è giusta e sicura. E' giusta e sicura una pace che riconosce il diritto, lo assicura, è una pace condivisa, è una pace in cui ciascuno ha la possibilità di riconoscersi. E allora, certo, dobbiamo lavorare per la pace, ma una pace giusta e sicura. E oggi, spero, per una pace giusta e sicura è fondamentale sostenere l'Ucraina, e fare in modo che l'Ucraina non venga travolta dall'offensiva russa.

Per queste ragioni, noi condividiamo il provvedimento che è stato presentato qui e lo sosterremo con un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Signor Presidente, colleghi e colleghe, rappresentante del Governo, oggi la Camera è chiamata a confermare la scelta di sostenere la difesa del popolo ucraino contro l'invasione russa, anche attraverso la fornitura di armamenti. Certo, non è un voto che si può dare a cuor leggero. Intanto, perché il dover rinnovare questo impegno significa che la guerra è ancora in corso, con le sue vittime civili, i suoi profughi, i soldati che muoiono, le sofferenze della popolazione dell'Ucraina. E poi per chi come me, nel suo percorso politico, si è battuto tante volte per la pace, per il dialogo, per la soluzione non violenta dei conflitti, questo voto non era e non è facile. Ma non credo ci siano alternative a continuare il sostegno all'Ucraina. Quel Paese si sta difendendo da un'aggressione che ne ha violato la sovranità, esercitando il suo diritto all'autodifesa, secondo quanto previsto dall'articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite.

Come sappiamo tutti, nell'articolo 11, la nostra Costituzione afferma che l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Ebbene, la guerra scatenata da Putin contro l'Ucraina risponde esattamente a quanto scritto in quell'articolo della nostra Costituzione. Viene combattuta per togliere la libertà al popolo ucraino e può risolvere con le armi una controversia internazionale. Con altri colleghi eravamo qui nella scorsa legislatura i giorni dell'invasione russa, quando sembrava imminente la caduta del legittimo Governo ucraino sotto i colpi dell'esercito invasore. In quei giorni, fu un intero popolo che si oppose all'aggressione per difendere la propria indipendenza nazionale. Poi vi erano gli aiuti militari degli Stati Uniti e dell'Unione europea. Allora, l'obiettivo di Putin era imporre un cambio di regime nel Paese. Oggi, fallito quell'obiettivo, il regime russo vuole realizzare l'annessione dei territori ucraini. Peraltro, l'annessione formale del Donbass alla Russia rappresenta un ostacolo molto serio rispetto alle prospettive della riapertura di una trattativa di pace e lo ha ricordato poco fa l'onorevole Fassino.

Se oggi venisse meno il nostro sostegno all'Ucraina, l'aggressione russa avrebbe successo legittimando l'uso della forza al di fuori del diritto internazionale. Una legittimazione che aprirebbe la prospettiva di nuove aggressioni e nuovi conflitti, di cui comprendiamo tutti la pericolosità, se ad esempio venissero coinvolti direttamente i Paesi della NATO. E' stata ricordata, sempre dall'onorevole Fassino, la Conferenza di Monaco.

È stata ricordata, sempre dall'onorevole Fassino, la Conferenza di Monaco. Ricordo che, commentandola, Winston Churchill disse - cito a memoria - “potevate scegliere fra il disonore e la guerra; avete scelto il disonore e avrete la guerra”. Dire questo non vuol dire non essere consapevoli che il conflitto in Donbass era in corso prima dell'invasione, ma sapere che la guerra di Putin al popolo ucraino è stato tutto il contrario della messa in campo di un percorso di dialogo per risolvere quel conflitto e non ha fatto altro che alzare il muro di odio, di fronte alle tantissime vittime civili e militari. In questa guerra sono solo i civili ucraini ad essere colpiti e poi tanti giovani dei due Paesi sono trascinati in guerra e muoiono ogni giorno, giovani che combattono al fronte in condizioni terribili. Peraltro, voglio ribadire qui il nostro sostegno a chi in Russia, subendo la repressione del regime, ancora ha il coraggio di alzare la voce contro la politica di guerra di Putin. È fondamentale, di fronte a tutto questo, che non si rinunci ad ogni sforzo per riaprire una prospettiva di pace. Abbiamo chiesto e chiediamo al Governo italiano un maggiore impegno in questa direzione e crediamo serva un maggiore protagonismo dell'Unione Europea. È vero fino ad ora alcuni tentativi di dialogo venuti dall'Europa - penso anche alle iniziative del Presidente francese Macron - hanno proprio trovato in Putin un'assoluta chiusura. Lo sforzo per la pace e il dialogo, però, non deve venire meno. Dobbiamo avere chiaro, però, che proprio il sostegno alla difesa dell'Ucraina è la condizione perché una trattativa di pace possa aprirsi. Senza aiuti l'Ucraina cadrebbe e da allora non si potrebbe parlare di pace ma della vittoria dell'aggressore.

Nel nostro dibattito parlamentare sento evocare una possibile vittoria di Trump nelle prossime elezioni presidenziali americane che porterebbe alla fine del sostegno all'Ucraina. Si dice, quindi, che il sostegno militare oggi va messo in discussione, perché tanto verrebbe meno domani. Certo l'esito di quelle elezioni sarà fondamentale per il mondo e credo che i rischi di una vittoria di Trump non riguarderebbero solo il contesto della guerra in Ucraina. Ma anche e proprio per questo dall'Unione europea deve venire un segnale chiaro di sostegno a chi contrasta l'aggressione e di difesa dei valori democratici. Senza polemiche retrospettive dobbiamo sapere che i legami tra forze populiste europee, Putin e lo stesso Trump, hanno rappresentato una pagina oscura degli anni che abbiamo alle spalle ed hanno contribuito a rafforzare la politica aggressiva di Putin, come con molta probabilità il ritiro dell'Occidente dall'Afghanistan, che è sembrato quasi una fuga, ha rappresentato un via libera a chi voleva mettere in atto azioni di aggressione in altre aree del mondo. Le due guerre che abbiamo ai nostri confini ed i tanti conflitti locali in corso ci richiamano ad aprire una riflessione sulla fase storica che stiamo vivendo. È evidente che siamo di fronte a un contesto che vede la mancanza di un ordine mondiale in qualche modo stabile, è finito il cosiddetto equilibrio del terrore e della Guerra Fredda e anche la stagione dell'egemonia degli Stati Uniti. A inizio anni Ottanta, quando era in campo un grande movimento per il disarmo - quando ho iniziato a fare politica, ne ho parlato all'inizio di questo intervento - contro l'installazione di nuove armi nucleari all'Est e all'Ovest dell'Europa, Enrico Berlinguer disse: se vuoi la pace prepara la guerra, dicevano certi antenati e, invece, la penso come tutti i pacifisti del mondo, se vuoi la pace, prepara la pace.

Ebbene, dobbiamo interrogarci su come costruire la pace quarant'anni dopo, in un contesto di relazioni internazionali così diverso e che ha subito trasformazioni così rilevanti. Un mondo di pace si costruirà se si troveranno le ragioni di un assetto multilaterale delle relazioni internazionali e si rilancerà il ruolo delle organizzazioni sovranazionali. Non è un obiettivo facile, ma è l'unica strada percorribile, perché una dinamica di guerre e conflitti non porti via via a drammi maggiori e a pericoli sempre crescenti. Se pensiamo anche al conflitto in Ucraina è evidente che nelle opinioni pubbliche del mondo, in tante realtà, le democrazie occidentali sono il nemico e comunque non rappresentano un riferimento positivo.

C'è certo il tema della presenza di regimi autoritari, che esplicitamente negano la credibilità delle istituzioni democratiche, un tratto inquietante della stagione che stiamo vivendo, che non possiamo sottovalutare. Comunque, spetta anche a noi dimostrare che il nostro obiettivo non è esercitare una qualche forma di egemonia, ma promuovere un assetto delle relazioni internazionali basato sulla pace e sul rispetto reciproco. Se pensiamo alla storia dell'Europa questo può essere il messaggio che il nostro continente può mandare al mondo. I popoli europei si sono massacrati per secoli in guerre terribili e come sappiamo bene le due guerre mondiali del secolo scorso sono nate in Europa. Il nostro continente ha trovato la strada della pace e della libertà quando si è unito, non perché un popolo si è imposto sugli altri con la forza delle armi, ma perché i popoli europei si sono riconosciuti tra loro e hanno condiviso la strada della democrazia e del riconoscimento delle diverse culture e identità. Un'Unione europea che rilanci il suo progetto di unità e che metta finalmente in campo una politica di difesa comune è fondamentale se si vuole costruire un nuovo equilibrio globale e fermare la spirale dei conflitti che è in atto. Di fronte alla sfida del COVID, l'Europa ha risposto nel modo giusto, con l'acquisto comune dei vaccini, col sostegno della BCE ai debiti sovrani, con il Next Generation EU. Oggi, di fronte al dramma della guerra nel cuore dell'Europa e alle porte del Mediterraneo, è evidente una difficoltà ad essere in campo con la stessa determinazione ed efficacia. Credo che non sia davvero più rinviabile il salto di qualità di una messa in campo di una politica estera e di difesa comune, che è la condizione anche per promuovere la pace e il dialogo nei luoghi di conflitto, con la giusta autorevolezza e la necessaria forza politica e per garantire la nostra sicurezza rispetto a qualsiasi evoluzione dello scenario internazionale.

Un'Europa capace di mettere in campo un'iniziativa di politica estera più forte ed unitaria e una difesa comune sarebbe anche nelle condizioni di chiedere che si riapra la prospettiva del disarmo e del contrasto alla proliferazione delle armi nucleari che, purtroppo, non è più nell'agenda delle relazioni internazionali. Un'Unione europea che speriamo abbia al più presto l'Ucraina tra i suoi Stati membri. Si sta discutendo ancora dell'opportunità della scelta, presa dopo il crollo del Muro di Berlino e la fine dei regimi del socialismo reale, dell'allargamento ad est dell'Unione europea, ebbene, pensiamo a quanto il quadro europeo sarebbe stato più frammentato, più insicuro e più fragile senza quella scelta lungimirante ed oggi quel processo di allargamento può e deve proseguire. Certo, per farlo, rafforzando nello stesso tempo l'Unione europea, serve una nuova governance delle istituzioni europee, che superi il diritto di veto dei singoli Stati. Insomma, l'Europa è chiamata a un salto di qualità, se vuole essere all'altezza della fase storica che stiamo vivendo ed evitare il rischio di drammatici arretramenti anche rispetto ai risultati raggiunti fino a qui. Le politiche europee per tanti anni hanno diviso il dibattito italiano, penso che oggi dobbiamo avere tutti chiaro che, se si vogliono ricostruire le ragioni di un mondo dove prevalgano le ragioni della pace, se si vuole garantire la difesa dei principi democratici, se si vogliono contrastare la guerra e l'uso della forza al di fuori del diritto internazionale, se si vuole garantire la nostra stessa sicurezza, la priorità che dobbiamo condividere è il rafforzamento delle istituzioni europee e la messa in campo di una politica estera e di difesa comune dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fabio Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA (PD-IDP). Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, preparando questo intervento ricordavo che quasi due anni fa, era il 30 marzo del 2022, intervenivo a Palazzo Madama, al Senato, proprio sul primo decreto del Governo Draghi sull'Ucraina e, oggi, purtroppo, a due anni di distanza, il rumore dei missili - è di stanotte, come è stato ricordato da alcuni colleghi, l'ultimo bollettino di guerra: almeno 4 morti, a seguito di un'ondata di ordigni abbattutasi sulla capitale ucraina; sembra siano stati almeno 64, tra missili e droni, gli ordigni che hanno colpito Kiev -, ancora oggi, quel rumore occupa il pensiero di chi spera nell'avvio di un processo di pace in Ucraina, per far vincere le ragioni della vita e del buonsenso rispetto a quelle delle armi. Nel frattempo, il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, mette al centro dell'agenda del suo viaggio a Washington di questi giorni la questione Ucraina, in un momento di grande incertezza per gli Stati Uniti sul futuro del sostegno di questo Paese a Kiev.

Avremmo voluto vedere un'Unione europea che, all'unisono, così come fece all'inizio di questa guerra, nel periodo che evocavo iniziando questo intervento, assumesse un'iniziativa più forte, più unitaria, per portare la pace in quell'area a noi vicina e cara, ma un'azione così sinergica, purtroppo, non la vediamo da mesi, un'iniziativa diplomatica forte che vada nella direzione di una soluzione giusta e pacifica.

Invece, in questi giorni, in queste ore, piovono ancora bombe sulla capitale dell'Ucraina, con morti e feriti.

Ecco, signor Presidente, oggi, purtroppo, sono ancora validi gli argomenti di due anni fa a sostegno dell'Ucraina contro l'aggressore russo e lo ribadiamo con convinzione, senza rinunciare, però, a spingere il Governo a cercare con tutte le forze strategie adeguate per arrivare a quella pace giusta che restituisca all'aggredito i territori occupati dall'aggressore. Lo abbiamo già affermato poco più di un mese fa, nella risoluzione connessa alla proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative ucraine e oggi, cari colleghi, ribadiamo - credo che dovremmo farlo tutti insieme, tutto il Parlamento - la necessità di un ruolo più incisivo dell'Italia e dell'Unione europea sul piano diplomatico, in un contesto atlantico e multilaterale, per arrivare a porre le basi di una pace giusta, duratura, capace di generare sicurezza in tutta l'area.

Signor Presidente, oggi la democrazia globale è in crisi a causa di vari conflitti sullo scenario internazionale e quello dell'Ucraina è fondamentale per il futuro delle nostre democrazie, perché è in gioco il diritto di un Paese ad esistere. Allora, la nostra risposta obbedisce ad un altro diritto che si affaccia sulla scena globale, cioè il diritto emergenziale per il quale siamo chiamati a continuare a non rimanere impassibili di fronte all'aggressione russa verso l'Ucraina, aiutando quest'ultima a difendersi, come abbiamo fatto sin dall'inizio e come dobbiamo continuare a fare, in maniera unitaria e a livello europeo, sul piano politico, militare ed economico, per fare in modo che l'Ucraina possa trovarsi prossimamente - lo speriamo - a un tavolo di trattative ma in condizioni paritarie per negoziare una pace giusta. Il Partito Democratico, in questi due anni, ha mantenuto una linea coerente sul sostegno al popolo ucraino, fin dal primo giorno, quando, lo ricordiamo, nell'incertezza, nello stupore, rispetto a quell'attacco che speravamo o pensavamo non sarebbe mai avvenuto, ci siamo trovati invece ad affrontare un'aggressione brutale di una potenza nucleare come la Russia, nel cuore dell'Europa. Molti di noi immaginavano che Putin sarebbe entrato a Kiev con estrema facilità, viste anche le premesse non migliori del contesto internazionale: il ritiro affrettato dall'Afghanistan, il ritiro dalla Siria, l'isolamento dei curdi, un disimpegno americano che era iniziato con Trump. Invece, come europei abbiamo dato, almeno in quel primo momento, una prova di unità. Lo abbiamo fatto con il Governo Draghi, dando un'immagine di serietà e di credibilità che, come sapete, in politica estera, vale più di mille promesse e di mille parole.

È vero che oggi la situazione sul terreno, a due anni di distanza, è più complicata, c'è una fase di stallo, la controffensiva non ha funzionato come volevano i generali e lo stato maggiore ucraino e anche le sanzioni probabilmente non hanno funzionato fino in fondo, con l'eccezione di sanzioni individuali nei confronti di Mosca e della Russia. Tutto questo, tuttavia, non può essere una scusante, non può essere un elemento che fa venir meno il nostro chiaro sostegno, senza “se” e senza “ma”, lo ripetiamo, a fianco del popolo ucraino che è stato brutalmente aggredito. Di fronte all'aggressione, come sancito dalle convenzioni internazionali e, in particolare, dall'articolo 51, più volte richiamato, della Carta delle Nazioni Unite, l'aggredito ha il diritto-dovere di difendersi, esigendo in tutte le sedi e lottando in tutti i modi per il rispetto della sovranità nazionale che mai, dico mai, può essere oggetto di invasioni o aggressioni arbitrarie. Ecco, in questo senso, secondo questi princìpi, il decreto oggetto della discussione di oggi proroga l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti a favore dell'Ucraina. Un'autorizzazione - lo ripetiamo, non casualmente, in quest'Aula - concessa nei termini e nelle modalità stabilite dalla normativa richiamata e previo atto di indirizzo delle Camere. Una richiesta che è stata più volte sottolineata dal nostro gruppo parlamentare. Nell'atto votato da questo Parlamento il 10 gennaio 2024, la Camera, in seguito alle comunicazioni del Ministro della Difesa, ha approvato chiare risoluzioni in merito, compresa quella presentata dal nostro gruppo parlamentare, a firma della nostra capogruppo Chiara Braga, nella quale il Partito Democratico ha chiesto, in particolare, al Governo di impegnarsi a sostenere il ruolo dell'Italia in un rinnovato e più incisivo impegno diplomatico e politico dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati NATO in un quadro multilaterale, anche con l'auspicio di poter ospitare una futura conferenza di pace proprio qui a Roma, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura. Abbiamo anche chiesto di continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessaria, al fine di assicurare quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.

Solidarietà e assistenza attiva, quindi, e sostegno all'autodifesa: ecco quello che noi chiediamo. Voglio dire anche ai colleghi che si sono espressi in maniera differente in quest'Aula che non si tratta affatto di bellicismo, un termine, credo, usato a sproposito, mancando anche di rispetto a coloro che, come me e come la comunità del partito e del gruppo parlamentare che rappresento, si riconoscono pienamente nell'articolo 11 della Costituzione che ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali. Credo che nessuno di noi pensi che la guerra sia il mezzo per risolvere questa controversia ma, con altrettanta coerenza e convinzione, nessuno di noi crede che l'Ucraina non debba esercitare il suo diritto a difendersi e che la comunità internazionale, Europa in primis, non possa aiutare con tutti i mezzi possibili l'eroica resistenza del popolo ucraino. Il sostegno militare e umanitario - non dimentichiamoci l'accoglienza ai tantissimi profughi ucraini nel nostro Paese - deve quindi camminare di pari passo con la ricerca della pace. Le due cose non sono affatto in contraddizione tra di loro, anzi. Serve un'iniziativa diplomatica degna di questo nome, serve che il Governo italiano faccia quello che, come ha candidamente ammesso il nostro Ministro della Difesa, finora non ha mai fatto, cioè determinare l'Europa a farsi carico di un'iniziativa politica, anche per rendere chiaro che quanto sta accadendo oggi, nello stesso Medioriente e nel Mar Rosso, non ci può e non ci deve distogliere dal nostro sostegno all'Ucraina.

Cosa aspettiamo, allora? Aspettiamo le elezioni europee? Aspettiamo le elezioni americane? Sarebbe sbagliato perché, a prescindere dagli equilibri a Strasburgo e dalla posizione degli Stati Uniti, questa guerra è alle porte di casa nostra ed è una guerra contro un Paese candidato all'ingresso nell'Unione europea. Una forte iniziativa politica è necessaria prima che le varie tensioni che hanno trovato la stura dopo l'aggressione all'Ucraina si saldino reciprocamente, dando vita a quella che, amaramente, Papa Francesco ha chiamato la Terza guerra mondiale a pezzi. Già oggi, dal Mar Rosso, passando per l'Africa e arrivando fino all'Indopacifico, si vedono sullo sfondo gli stessi attori, le stesse alleanze, le stesse strategie e finalità, che diventano sempre più convergenti e a tutti noi segnalano un ritardo, un limite, una mancanza dell'Europa.

Vi è, infine, un altro tema. L'Italia quest'anno ha la Presidenza del G7 e in questo consesso credo che abbiamo il dovere di prendere un'iniziativa concreta in direzione di una pace giusta. Dobbiamo costruire le condizioni per discutere di architettura della sicurezza europea. Sarebbe anche interessante sapere cosa pensa in proposito il nostro Governo, visto che la Russia ha fatto saltare tutti i trattati precedenti di non proliferazione delle armi.

Dovremmo capire se c'è un piano italiano dentro il G7 per capire come riaprire un confronto sull'architettura di sicurezza europea e come costruirlo. Il Partito Democratico, nel suo DNA, ha il tema della costruzione europea. Più volte, abbiamo chiesto a un Governo che si è autoproclamato sovranista cosa pensa in proposito. Noi pensiamo che tutte le partite, anche questa, si vincano e che anche gli interessi nazionali si vincano passando dall'Europa. E guardate, noi non ce lo auguriamo, ma se il prossimo anno Donald Trump dovesse vincere le elezioni negli Stati Uniti, si aprirebbe una partita nuova, perché con il noto disimpegno di Trump, dai forum multilaterali e dalla diplomazia multilaterale, sarebbe ancora più difficile cucire in un momento di fragili divisioni come questo. E allora ci vorrà qualcuno che tiene insieme le fila della diplomazia internazionale. E vorremmo sapere, anche in prospettiva del G7, cosa pensa di fare e quali iniziative pensa di mettere in campo il nostro Governo, perché, se Trump ci dovesse lasciare da soli con questa responsabilità, cosa potrebbe fare un'Europa rispetto a una sfida sempre più aggressiva da parte di Putin, che potrebbe anche riguardare gli equilibri nella politica estera europea?

E mi rivolgo, infine, anche a tutta l'Assemblea, rispetto al tema della guerra. Sappiamo tutti, l'ho detto, che l'Italia ripudia la guerra e vogliamo tutti ribadire la nostra coerenza con questo principio. Nessuno di noi pensa neanche lontanamente che l'uso delle armi possa servire come risoluzione dei contenziosi che esistono in questo pianeta. A questo principio, però, ci atteniamo anche votando questo disegno di legge, perché non stiamo alimentando un conflitto con il nostro imperialismo. Al contrario, stiamo aiutando un popolo a difendere il suo territorio, perché questo popolo è stato invaso dai russi. E ho la sensazione, cari colleghi, che nel furore della polemica politica non ci si ricordi sempre una realtà semplice, e cioè che non c'è una guerra tra Ucraina e Russia, ma un'invasione della Russia del territorio dell'Ucraina.

Noi potremmo anche aderire a un pacifismo unilaterale, ma allora dobbiamo essere chiari e sapere che questo eventuale rifiuto a dare le armi agli ucraini per difendersi, significherebbe lasciare via libera a Putin con tutto quello che è stato, a dispregio del diritto internazionale e dei princìpi elementari.

Concludo, ricordando che, un mese fa, la segretaria del nostro partito, Elly Schlein, intervenendo proprio sul voto alla risoluzione sull'Ucraina, confermava con queste parole la determinazione e la coerenza della posizione del nostro partito, del nostro gruppo parlamentare, ribadendo che il Partito Democratico ha votato compattamente la sua risoluzione, in cui c'era tutto quello che ci doveva essere. Abbiamo sostenuto il prosieguo di ogni forma di assistenza al popolo ucraino, necessario alla sua difesa da un'invasione criminale che subisce da due anni a questa parte, ma abbiamo aggiunto, nella stessa risoluzione, una cosa per noi estremamente importante, cioè la richiesta, la necessità di uno sforzo diplomatico dell'Unione europea per riuscire a creare le basi che portino alla cessazione di questo conflitto e a una pace giusta e sicura innanzitutto per l'Ucraina.

Signor Presidente e cari colleghi, aiutiamo allora l'Ucraina, guardando al mondo e a noi stessi per riaffermare il valore della democrazia, che non è un'illustre sconosciuta, ma è quella grande forma di convivenza che è nata proprio dal pensiero politico europeo.

Allora, questo provvedimento - e concludo davvero - è un atto che si inserisce in questo solco, si inserisce nella nostra sincera ricerca di pace e sicurezza, è un contributo alla storia, avendo davanti, con il cuore e la mente, la prospettiva della pace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1666​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione affari esteri, l'onorevole Giangiacomo Calovini.

GIANGIACOMO CALOVINI , Relatore per la III Commissione. Grazie, Presidente. Non ho nulla da aggiungere alla discussione, che è già stata particolarmente articolata, e, pertanto, siamo pronti a passare all'esame delle proposte emendative.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione difesa, Paolo Bicchielli.

PINO BICCHIELLI, Relatore per la IV Commissione. Grazie, Presidente. Siamo pronti per passare all'esame delle proposte emendative.

PRESIDENTE. Sottosegretario Perego di Cremnago, in rappresentanza del Governo? Vuole replicare? Prendo atto che vi rinuncia.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei capigruppo, è stato convenuto che a partire dalle ore 19,30 della seduta odierna avrà luogo l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge n. 1666 - Conversione in legge del decreto-legge 21 dicembre 2023, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (approvato dal Senato – scadenza: 19 febbraio 2024). Nella seduta di domani, giovedì 8 febbraio, a partire dalle ore 9, avranno luogo le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Alle ore 10,30 della medesima giornata di domani, avrà luogo l'informativa urgente del Governo sulla vicenda di Ilaria Salis, detenuta in Ungheria.

Al termine avranno luogo il seguito dell'esame della proposta di legge n. 1457 e abbinate - Modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni (approvata, in un testo unificato, dal Senato) e la dichiarazione di urgenza, ai sensi dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento, sulla proposta di legge n. 552 - Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1666.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1666​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A) e all'articolo unico del disegno di legge di conversione.

Le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A) che sono in distribuzione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ed il Sottosegretario di Stato per la difesa, Matteo Perego di Cremnago, ad esprimere il parere.

GIANGIACOMO CALOVINI , Relatore per la III Commissione. Il parere è contrario sugli identici emendamenti Dis 1.1 Riccardo Ricciardi e Dis 1.5 Fratoianni, sull'emendamento 1.2 Pellegrini, nonché su tutte le altre proposte emendative.

PRESIDENTE. Il Governo?

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Parere conforme a quello espresso del relatore su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti Dis 1.1 Riccardo Ricciardi e Dis 1.5 Fratoianni. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Questo è un emendamento soppressivo, dunque, non richiede una spiegazione di carattere tecnico, nel merito dell'emendamento, chiede però - questo sì - una spiegazione di carattere politico, è la ragione di questo emendamento.

Perché, signor Presidente, colleghe e colleghi, con questo emendamento il nostro gruppo intende porre per l'ennesima volta - oggi la nostra capogruppo Luana Zanella lo ha detto in modo molto efficace, durante la discussione generale - a quest'Aula, al Parlamento della Repubblica, un'enorme questione che ha a che fare non solo con la pace, con la guerra, tema troppo spesso ridotto, perfino nel nostro dibattito, a una macchietta.

Quante volte abbiamo dovuto collettivamente…

Presidente, se fosse possibile avere, non pretendo il silenzio, solo meno rumore.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi, ascoltiamo il collega Fratoianni.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Quante volte abbiamo dovuto ascoltare quella frase, perfino un po' offensiva, che richiama chi pone la questione della pace come unica via d'uscita possibile dalla guerra, come una questione puramente di carattere etico, morale, come una pulsione verso la quale tutte e tutti si muovono ma che - peccato - è troppo complicata per poter essere risolta attraverso un atto di volontà.

Presidente, sappiamo bene tutti e tutte che la volontà non basta ed è questo il motivo per cui continuiamo a porre una questione che è innanzitutto di carattere politico. Perché proponiamo la soppressione di questo decreto?

PRESIDENTE. Colleghi per favore, colleghi.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Perché pensiamo sia arrivato il momento in cui il Parlamento della Repubblica deve fare i conti con il bilancio di una scelta politica. Quando ormai due anni orsono - siamo lì - la Russia di Vladimir Putin decise di invadere militarmente, in spregio di ogni regola del diritto internazionale, l'Ucraina, di lanciare missili, di bombardare, di invadere con i carri armati, partì una grande discussione sulla reazione necessaria. La maggioranza, larga di questo Parlamento - allora fui l'unico, nella prima fase, poi altri si sono aggiunti ed è un bene per me che sia andata così e vorrei che molti e molte altre si aggiungessero, anzi, prendessero loro in mano questa bandiera - disse: servono le armi per consentire la difesa. A noi, che dicevamo che serve la diplomazia per costruire la pace, dissero: se non ci sono le armi, dunque, la difesa, la diplomazia non avrà modo di prodursi, Putin arriverà a Kiev, poi andrà oltre, magari fino alla Polonia, chi lo sa, non ci sarà possibilità di fare diplomazia, e dunque le armi servono per garantire agli ucraini la forza necessaria perché sul campo si stabilisca un equilibrio da cui poter far partire efficacemente la trattativa.

Lo dico con puntiglio, perché considero serio questo argomento. Io non ho mai considerato i colleghi e le colleghe che stanno qui a fianco e che hanno votato diversamente da me, ma anche quelli dall'altro lato dell'emiciclo, amanti della guerra, guerrafondai. Non è così che pongo la questione. Pongo però un tema: questa linea cosa ha prodotto dopo due anni di guerra? Me lo dovete dire perché, per ammissione ormai della comunità internazionale, nelle cancellerie del mondo si discute di una guerra che ormai si è impantanata nella dimensione del logoramento e della posizione. Nelle cancellerie, sotto il velo della discussione pubblica, si discute apertamente del fallimento della controffensiva. Ovunque, anche in quest'Aula, si discute della necessità, prima o poi, di una trattativa che faccia i conti con la realtà, ma di questa consapevolezza non c'è traccia nelle scelte che la politica estera dell'Italia e quella dell'Unione mettono in campo.

Allora serve - ne siamo convinti - un atto di discontinuità, capace di far prendere coscienza del fatto che la scelta dell'escalation militare come unica strada non funziona, aumenta i lutti, le tragedie, la distruzione, la devastazione di ogni ordine e grado, come Luana Zanella ha precisamente oggi ricostruito nel suo intervento. Non solo allontana la pace, lì, in terra Ucraina per chi è stato aggredito e mandato lì a morire, ma continua a spingere il mondo sull'orlo di un baratro, perfino nucleare. Per questo chiediamo politicamente una svolta, una svolta possibile ma, soprattutto, necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà. Colleghi, un po' di silenzio per favore.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Come prima cosa, risparmiateci, per favore, la bella storia di noi che combattiamo per la democrazia e la libertà contro i dittatori, perché chi combatte per la democrazia e per la libertà ed è contro i dittatori lo è sempre e lo è anche quando va da Erdogan, perché anche Erdogan è un dittatore, anche Erdogan opprime un popolo, come il popolo curdo. Quindi, se si è per la libertà e per la democrazia, lo si è sempre e si è sempre contro i dittatori, non quando vi torna meglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se si è per la libertà e la democrazia e si dice che questa guerra è il fronte tra la l'oscurità e le luci della democrazia, allora qui dentro stiamo tutti perdendo tempo, perché prendiamo, ci armiamo e andiamo a combattere. Se questa è la battaglia vitale per l'Occidente, per la nostra libertà, per le nostre vite e per il nostro modo di intendere la democrazia, allora andiamo e combattiamo, non facciamo morire ancora gli ucraini con una guerra per procura che dura da due anni a questa parte. Questo, infatti, stiamo facendo, una guerra per procura sul terreno e sulla pelle della popolazione ucraina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Diteci, questo invio di armi a cosa serve? Serve a riconquistare il Donbass? No, perché, se ci si dicesse “inviamo le armi e con questo restituiamo all'Ucraina il suo territorio”, potremmo anche essere d'accordo. No, questo invio di armi, come ci ha detto ieri il Sottosegretario in Commissione, serve per continuare ad arginare quella che oramai è l'avanzata russa, che continua. Quindi, quando andiamo alle trattative? Domani, quando la Russia avrà conquistato un pezzo di terra in più? Io ricordo tutte le fasi di questa guerra e ricordo un momento che è stato dirimente, ricordo la marcia di Prigozhin, quando tutti i commentatori e tutta la politica, addirittura, facevano il tifo per Prigozhin. Dicevate: avete visto? Ve lo dicevamo che Putin era debole, era morto, ora arriva Prigozhin, arrivano quei lor signori della brigata Wagner, loro sì che sono democratici. Questo dicevate e dicevate anche: ora è il momento di continuare ad armare, perché così Putin è debole. Noi vi abbiamo detto: no, forse ora è proprio il momento di aprire questo benedetto tavolo di trattative perché, effettivamente, appariva come un fatto un processo che in Russia, probabilmente, in quel momento si pensava stesse accadendo. E voi: no, ora dobbiamo attaccare, dobbiamo continuare a rifornire gli ucraini, perché ora è il momento in cui Putin è alle strette. Risultato? Prigozhin è morto, almeno ci dicono, Putin è più forte di prima e l'Ucraina è in macerie.

Allora, noi pretendiamo che chi ha come unica strategia quella di inviare armi ci dica quale è la fine. Pretendiamo che la Meloni venga in quest'Aula e ci dica quale è la brillantissima idea, rivelata ai comici russi al telefono, che aveva per la risoluzione della guerra russo-ucraina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché a quei comici lei aveva detto che aveva una brillantissima idea. Noi non la vediamo, vediamo solo un appiattimento completo alla politica di Biden e degli Stati Uniti e siamo sicuri, siamo certi che, se domani mattina, Biden per ragioni elettorali dovesse cambiare strategia, qui dentro cambierete tutti strategia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché farete esattamente quello che vi dettano e avrete la faccia di argomentare questo cambio di strategia come una maturazione, come un cambio di scenario. Invece, dimostrerete essenzialmente quello che siete: una maggioranza che sta guidando un Paese che non ha alcuna idea di come uscire, semplicemente a rimorchio di qualcuno.

Nel frattempo, c'è un Paese devastato, una popolazione che muore, certo, per un'invasione criminale. Tutte le volte lo diciamo e lo dobbiamo sottolineare, altrimenti siamo convinti che qualcuno si alzi e ci dica: però non avete detto che tutto è partito da Putin, siete filo-putiniani. No, evitiamo queste premesse. State continuando una guerra che non ha più senso, che è fuori dalla realtà. Quindi noi vi diciamo, sicuramente inascoltati: fermatevi, fermatevi, fermatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici Dis. 1.1 Riccardo Ricciardi e Dis. 1.5 Fratoianni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'emendamento 1.2 Pellegrini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Siamo arrivati al secondo anno di guerra. Era il febbraio 2022 e questo Parlamento, a marzo del 2022, decise di inviare in Ucraina sia mezzi militari sia mezzi di sostentamento proprio perché era giusto consentire all'Ucraina di esercitare il proprio diritto di difesa, che più volte è stato citato anche in quest'Aula oggi, ai sensi dell'articolo 51 della Carta dell'ONU, che prevede il diritto di ciascuno Stato di autodifendersi. In quel momento era giusto comportarsi così, ma questo Parlamento fu così saggio da vincolare quell'invio di armi e di aiuti anche ad una penetrante e forte azione diplomatica. Fu scritto proprio nero su bianco ed era un impegno che il Governo e il Paese tutto avrebbero dovuto prendere sulle proprie spalle.

Purtroppo non c'è stato nulla di tutto ciò: l'Italia ha rinunciato ad esercitare il proprio ruolo in questo campo diplomatico, tradendo anche un po' quello che è il principio sancito dall'articolo 11 della nostra Costituzione, ci ha rinunciato l'Europa e, sostanzialmente, negli ultimi due anni, l'unico tentativo diplomatico fu fatto, proprio nel marzo del 2022, da Turchia e Israele, che favorirono quel tentativo di negoziato tra Ucraina e Russia, che sembrava potesse arrivare a una soluzione negoziale accettabile da entrambe le parti, ma sul quale, poi, probabilmente, Stati Uniti e Regno Unito posero una sorta di veto e, quindi, tutto finì nel nulla e continuò una guerra sanguinosa, è continuata per due anni. Nel frattempo, abbiamo inviato otto volte le armi, ci sono centinaia di migliaia di morti da una parte e dall'altra, la linea del fronte è sostanzialmente immutata dal novembre del 2022, non si è fatto un solo passo in avanti.

Noi invitiamo tutte le forze politiche a prendere atto di quello che è un vero e proprio disastro militare, diplomatico e umanitario e a riappropriarsi della propria potestà politica, a far sì che la politica torni ad essere protagonista. Quindi noi proponiamo, con questo emendamento, che se ci fossero - Dio non voglia - ulteriori invii di armi, questi invii dovrebbero essere preceduti da pronunciamenti ad hoc del Parlamento. È importante, secondo noi confrontarsi, ogni volta, perché solo dal confronto delle idee, magari, potrà venir fuori la soluzione per questa, che è una vera e propria tragedia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Pellegrini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'emendamento 1.6 Fratoianni. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Presidente, l'emendamento che abbiamo appena votato chiedeva una cosa che mi stupisco questo Parlamento abbia respinto, lo dico con grande rispetto, ancora una volta, del voto dei colleghi e delle colleghe, perché, mentre il primo voto, quello sugli emendamenti identici, chiedeva di sopprimere il provvedimento, e quindi interrompere la fornitura, qui il tema della nostra discussione è squadernato, questo emendamento, quello appena respinto, chiedeva che, ogni volta che si rinnova la cessione di armamenti all'Ucraina, ci sia un voto del Parlamento. Parlamento nel quale, come si vede, c'è una maggioranza assai ampia, trasversale. Tutti i gruppi, tutti, tranne MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, votano a favore. È del tutto evidente che non ci sarebbe alcun pericolo. Continuo a stupirmi perché, colleghe e colleghi, siamo oltre il realismo della politica, siamo oltre. Non capisco che cosa stia succedendo ai parlamentari e alle parlamentari che votano contro il loro diritto-dovere di dire cosa pensano ogni volta che si inviano armi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle). Ma che cosa sta succedendo al Parlamento? Lo chiedo davvero, ma perché? Perché?

Veniamo al mio emendamento, sarò molto breve. Qui chiediamo, ancora una volta, scusateci, di fare quello che fanno quasi tutti gli altri, quasi tutti. Il Governo del Regno Unito, della Francia e della Spagna trasmette al proprio Parlamento l'elenco puntuale delle armi che vengono cedute all'Ucraina, puntuale. Al Parlamento, non al Copasir, come avviene nel nostro Paese. Copasir di cui dovremmo discutere, visto che è una Comitato di enorme importanza dal quale in questa legislatura sono esclusi più di un gruppo parlamentare.

È questione democratica, noi l'abbiamo posta all'inizio della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Già che me ne avete dato modo, prendo l'occasione, per suo tramite, per riproporla al Presidente della Camera e anche del Senato, visto che mi è stato fatto notare. Ma in quei Paesi lo trasferiscono ai Parlamenti. Altri grandi Paesi, gli Stati Uniti e la Germania, pubblicano l'elenco su un sito istituzionale aperto. Questo è il sito tedesco (Il deputato Fratoianni mostra un'immagine sullo schermo dello smartphone), poco fa ho aperto quello del Pentagono, dove c'è l'elenco preciso, quanti missili Stinger e via e via e via. Qualcuno vuole spiegarci perché in Italia non si può fare? Non adducete ragioni improbabili di sicurezza, che non capisco perché non valgano per gli Stati Uniti d'America, per la Germania, per il Regno Unito. Allora anche qui si apra una discussione di buonsenso, siamo oltre ogni elemento di ragionevolezza. Mai qualcuno è in grado di offrire un argomento per spiegare, non a noi, ma al Paese, all'opinione pubblica, perché diavolo in Italia non sia possibile avere un po' di trasparenza. Concludo, signor Presidente, perché il dibattito su questa guerra, e più in generale sulla necessità di una svolta che ricostruisca prospettive di pace, purtroppo ci viene sbattuto in faccia dalla realtà minuto dopo minuto. Poco fa Benjamin Netanyahu ha annunciato di avere ordinato all'esercito israeliano di avanzare verso Rafah. So che non è tema della discussione di questa sera, ma, signor Presidente, colleghe e colleghi, anche su questo fronte si levi una voce. Qualcosa e qualcuno si muova per impedire che quella carneficina continui con conseguenze, di fronte al possibile attacco a Rafah, che non sono più tollerabili, né immaginabili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Quello che diceva il collega Fratoianni è davvero surreale. Pensare che il Parlamento, nel quale ci si lamenta spesso, giustamente, che siamo pieni di decreti, di fiducie, che non si discute, che siamo a traino dell'Esecutivo, tutti, maggioranza e opposizione, non voglia esprimersi, e anche qui, maggioranza e opposizione, su quello che è uno degli elementi decisivi di questo momento della politica locale, italiana e internazionale. Perché cosa c'è di più importante di una guerra che abbiamo in Europa, del ruolo che l'Italia ha, del ruolo che svolgiamo? Di fare una discussione concreta, su elementi concreti, pubblici, chiari e trasparenti? E, allora, noi possiamo passare il tempo a parlare dei maestri di cucina, possiamo passare il tempo a parlare della Giornata sull'agricoltura, possiamo passare il tempo a sentirvi sproloquiare sulle cose che non interessano o interessano a pochissimi, però siamo in una situazione nella quale abbiamo una guerra in Europa e dove c'è una democrazia, sempre a proposito della sacralità della democrazia, che in questo momento, ad oggi, probabilmente ha fatto 27.000 morti, perché nella striscia di Gaza, ad oggi, siamo a 27.000 morti. E in questo Parlamento non si riesce ad aprire un dibattito e a parlare da mesi su un tema di questo tipo. Probabilmente, mi auguro, la prossima settimana si discuterà finalmente la mozione, perché noi non abbiamo mai parlato, e su un tema così, sul quale noi già dalla scorsa legislatura chiediamo trasparenza e dibattito, inascoltati fin dalla scorsa legislatura, siamo qui, dicendo agli italiani che continuiamo a inviare armi, senza sapere quali sono e senza sapere, soprattutto, a cosa servano, se non a proseguire un massacro, ripeto, per procura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Sono preoccupato della bocciatura di questo emendamento, evidentemente la trasparenza è un optional per questa maggioranza e per questo Governo. A maggior ragione ci vorrebbe trasparenza nella valutazione delle spese militari, dal momento che questa maggioranza ha cantato vittoria per lo scorporo delle spese militari dal Patto di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dal Patto di stabilità dovevano essere scorporate le spese per il welfare, le spese green, le spese per quanto riguarda la sanità. Invece, avete cercato lo scorporo delle armi dal Patto di stabilità. Ma cosa nascondete, considerando anche che vi opponete a una legge sul conflitto d'interessi? Qual è il problema che soggiace a questo meccanismo? Credo che non si possa che essere indignati di questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei entrare non tanto nell'aspetto politico della questione, lo hanno fatto i miei colleghi precedentemente e non ho bisogno di andare oltre su questo punto, ma ho necessità di far mettere agli atti quello che, purtroppo, in Commissione bilancio oggi non abbiamo potuto mettere agli atti, perché le opposizioni hanno abbandonato l'Aula in quanto la responsabilità se l'è presa il presidente, ma non è responsabilità del presidente. È di questa maggioranza, che non riesce ad arrivare nei tempi, e quindi non è possibile ritardare così tanto, mezz'ora prima di poter intervenire. Il problema qual è? Il problema è che questo disegno di legge mostra, ancora una volta, la spregiudicatezza di questo Governo, che piega la legge di contabilità a proprio uso e consumo. Ancora una volta, qui si dice, all'articolo 2 di questa legge, che all'attuazione del presente articolo si provvede nell'ambito delle risorse previste a legislazione vigente. E chi pensa a rimpinguare le scorte, che qualcuno deve pagare? Quindi, ci sono oneri per lo Stato. Se non si approva un emendamento come quello del collega Fratoianni o come quello del collega Pellegrini noi non sapremo quello che succede; siccome è previsto che per parte di questi beni che vengono dati all'Ucraina, che non sono beni a valore zero, dato che è previsto addirittura un rimborso parziale e, quindi, c'è un valore, lo Stato perderà dei soldi. Noi non sappiamo e non sapremo mai che cosa viene mandato, il come, il perché e il quantum e questo significa che il Governo anche nel fare una cosa del genere, visto che siamo al quarto invio, deve pensare eventualmente a mettere i soldi se vuole proseguire in questa maniera, però questo Governo continua a piegare, come ha già fatto con il salario minimo e come ha fatto anche con le ZES…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). …ai propri usi e consumi la legge di contabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Fratoianni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1666​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Presidente, se me lo concede, voglio dare anche una sintesi dell'insieme dei pareri e se si potesse aggiungere anche una valutazione sui medesimi…

PRESIDENTE. Vuole fare una premessa?

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Sì, esatto.

PRESIDENTE. Prego.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Premetto che credo che valutazioni e polemiche politiche, quando si tratta di temi come quelli dell'interesse nazionale, della politica estera e della difesa non siano nell'interesse del nostro Paese, però mi permetterà, Presidente, di rispondere nel merito ad alcune questioni sollevate, che poi, tra l'altro, hanno aderenza anche nell'ambito degli ordini del giorno, in particolare di quelli del MoVimento 5 Stelle. Per il suo tramite, Presidente, mi rivolgo all'onorevole Riccardo Ricciardi, che, quando fa riferimento…

PRESIDENTE. Mi perdoni, Sottosegretario. Non c'è replica. Per cui, lei cortesemente mi dia intanto i pareri. Iniziamo con gli ordini del giorno e lei ha facoltà di intervenire su ogni ordine del giorno, ovviamente.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Va bene.

Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/1666/1 Baldino.

Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/1666/2 Lomuti. Il parere è contrario…

PRESIDENTE. Ha detto contrario…

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Posso motivare il parere contrario?

PRESIDENTE. Sì, può dare la motivazione.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Ho ascoltato attentamente l'intervento dell'onorevole Lomuti, che poi ha prodotto questo ordine del giorno. All'inizio del suo intervento faceva riferimento all'interesse e all'importanza che il MoVimento 5 Stelle conferisce alla sicurezza nazionale, dicendo che cedere assetti e armi all'Ucraina avrebbe impoverito le nostre capacità, a deperimento, quindi, della nostra sicurezza nazionale. Allo stesso tempo, però, mi chiedo quale sia il razionale di un ordine del giorno che non solo chiede la soppressione, quindi il non proseguimento della concessione delle armi, ma anche che si dica che ci sia la volontà, da parte del Movimento 5 Stelle, con gli ordini del giorno presentati, di diminuire gli investimenti nelle armi. Trovo che questa sia una palese contraddizione rispetto agli intenti.

PRESIDENTE. Quindi, Sottosegretario, il parere è contrario?

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Mi perdoni: finiamo di chiamare gli ordini del giorno, altrimenti per economia di Aula non ci capiamo.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Il parere è contrario sugli ordini del giorno n. 9/1666/3 Pellegrini e n. 9/1666/4 Riccardo Ricciardi.

PRESIDENTE. Abbiamo quattro pareri contrari sui 4 ordini del giorno.

Adesso, Sottosegretario, io chiamo intanto l'ordine del giorno n. 9/1666/1 Baldino, così lei può intervenire sulla motivazione, se ritiene, come Governo.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1666/1 Baldino, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. In realtà, visto che il Sottosegretario è così loquace, vorrei capire come mai non ha spiegato la motivazione della contrarietà del Governo rispetto all'ordine del giorno n. 9/1666/1, a mia prima firma. Non mi riferisco tanto e proprio al primo impegno, perché abbiamo capito. Noi col primo impegno chiedevamo che l'Unione europea investisse, sì, per sostenere l'Ucraina ma non per vendere ancora armi. Lo abbiamo capito, voi siete per armare, sempre e comunque, indipendentemente da tutto, senza curarvi di avviare un negoziato e di arrivare, finalmente, alla fine di questa carneficina. Lo abbiamo capito, questo ci è chiaro ormai, dopo due anni ci è chiaro. Però, qualcos'altro non è chiaro. Sinceramente, Sottosegretario, io non vi avrei fatto così remissivi. Voi eravate il Governo dei patrioti, quelli che dovevate andare a fare l'interesse dell'Italia, l'interesse della Nazione e lei stesso poco fa ha parlato dell'interesse preminente del nostro Paese e ha detto che noi, facendo polemiche politiche, non staremmo facendo gli interessi del nostro Paese. Allora, perché avete dato parere contrario, senza spiegazione, ad un ordine del giorno con cui vi si chiedeva, nell'ambito della negoziazione della governance economica europea, di farvi portavoce in sede europea per fare in modo che gli investimenti in settori strategici del nostro Paese, come scuola, sanità, green e welfare, potessero essere considerati rilevanti ai fini di uno scostamento di bilancio. Mi spiego: maggiore spazio per poter intervenire e investire, perché il nostro Paese investa nelle scuole, nella formazione, nella sanità, nel welfare e delle politiche green (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per aiutare i nostri studenti, per aiutare le persone che non riescono a curarsi, per aiutare banalmente anche i nostri agricoltori, che oggi stanno protestando proprio perché non state fornendo loro gli strumenti per far fronte a quelle politiche green che giustamente l'Europa ci impone.

Allora, di fronte a questa nostra proposta, vi abbiamo offerto un'opportunità. Lei ha risposto, Sottosegretario, con un parere contrario. Visto che è così loquace, ci spieghi perché il Governo rinuncia a fare questa battaglia patriottica per il proprio Paese. Noi siamo tutte orecchie, lo vorremmo sapere, Presidente Costa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale. Il recente Consiglio europeo ha deciso, sostanzialmente, di destinare 50 miliardi all'Ucraina, di cui 17 a fondo perduto e 33 a titolo di prestito. Noi riteniamo che sia opportuno vincolare questi fondi, che sono ingentissimi. Tanto per capirci, rappresentano circa un quarto del PIL che aveva l'Ucraina nel 2021, l'anno precedente l'invasione russa, che ammontava a 200 miliardi di dollari. Questi ingenti fondi, questi 50 miliardi, devono essere utilizzati per ricostruire l'Ucraina che è in ginocchio dopo due anni di guerra, non per comprare altre armi, come noi temiamo. Prendiamo, per favore, atto di quello che sta succedendo e del fatto che, ripeto, la linea del fronte è immobile da quindici, sedici mesi. Guardiamo al futuro, diamo la possibilità all'Ucraina di rinascere, dopo questa guerra terrificante. Opponiamoci allo sperpero di denaro per comprare altre inutile armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1666/1 Baldino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1666/2 Lomuti, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Sarà sicuramente colpa mia ma non ho capito le motivazioni del Sottosegretario, visto che si è concentrato sul mio ordine del giorno. Chiedo cortesemente se le può ripetere perché sinceramente non le ho intese ma, ripeto, sarà colpa mia.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario. Siamo all'ordine del giorno n. 9/1666/2 Lomuti.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Credo che un dibattito di circa tre ore in discussione generale chiarisca la mia posizione e quella della maggioranza e chiarisca come ci sia un parere contrario, dato che l'ordine del giorno in oggetto propone l'interruzione di forniture militari all'Ucraina.

PRESIDENTE. Onorevole Lomuti?

ARNALDO LOMUTI (M5S). Continuiamo a non intendere ma è colpa nostra, non mia, è colpa di tutto il MoVimento 5 Stelle. Non capisco la contraddizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A parte che starei attento, al Governo, a usare certi termini: contraddizione, Trump era buono, adesso è cattivo, Putin era buono, adesso è cattivo. Calma, calmiamoci. Non capisco la contraddizione. Lo ripeto, è colpa mia, e chiedo di metterlo ai voti, altrimenti, penso che potremmo andare avanti per altre 3 ore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente, un brevissimo intervento. Questo ordine del giorno impegna il Governo, tra le altre cose, a interrompere le forniture militari - non mi ripeto, abbiamo già illustrato la nostra posizione - e, di nuovo, impegna il Governo non solo a fornire tutte le informazioni ma, sostanzialmente, a favorire un dibattito parlamentare. Era l'oggetto dell'emendamento a mia prima firma, che è stato bocciato.

Ne approfitto, per dire che è davvero incomprensibile che un Parlamento rinunci a parlare su argomenti così importanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una cosa assurda e inaccettabile. Davvero, questa mania bellicista sta ottundendo le menti di tanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1666/2 Lomuti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1666/3 Pellegrini.

Onorevole Pellegrini, lei non può parlare, perché ha già parlato due volte. Quindi, se qualcun altro intende parlare, altrimenti lo mettiamo in votazione senza dichiarazione di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente, intervengo sull'ordine del giorno. Il Sottosegretario ci ha detto che su queste materie sarebbe bene non fare polemica politica. Ci scusi, ma noi siamo in Parlamento e siamo eletti anche per parlare e per dibattere, non solo per venire qui a prendere uno stipendio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, sì, è il caso di parlare e di dibattere. Poi, soprattutto, questo è detto da un Sottosegretario che fa parte di un Governo presieduto da una persona che, quando l'Italia era nel pieno della pandemia, faceva polemica un giorno sì e un giorno no, gridando alla dittatura sanitaria e facendo polemica su ogni cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ora, accusare questo Parlamento che discute un attimo della guerra in Ucraina, mi sembra, francamente, quantomeno contraddittorio.

Lei, prima, si è soffermato sul tema degli armamenti, cioè sulla contraddizione di dire: se inviamo armi, poi rimaniamo sguarniti e c'è una contraddizione. No, la contraddizione sa qual è? È ovvio che, dal vostro punto di vista, se noi inviamo armi, dobbiamo continuare a produrne e, più se ne producono, più se ne possono inviare e, più se ne inviano, più se ne producono. Sa, però, cosa le dico? Che nella storia non è mai esistito un momento, un'epoca, in cui le armi prodotte siano rimaste inutilizzate. Le armi nella storia, quando sono state prodotte, sono state utilizzate. È la storia che lo dice. Quindi, se noi continuiamo a produrre, produrre e produrre, state tranquilli che queste armi verranno, prima o poi, utilizzate, ma non senza una polemica politica. No, la polemica politica ce la deve permettere, perché quando si parla di armi la polemica politica la facciamo, eccome, eccome se la facciamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Solo per aiutare un po' a fare chiarezza. Penso che il Sottosegretario abbia confuso quello mio con l'ordine del giorno di Pellegrini. Quindi, è risolto il mistero della contraddizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1666/3 Pellegrini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1666/4 Riccardo Ricciardi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo su questo ordine del giorno - che chiedo anche di sottoscrivere - per esprimere veramente lo sconcerto rispetto a un parere contrario a un impegno al Governo a imprimere una concreta svolta per approfondire il massimo ed efficace sforzo sul piano diplomatico. Capisco che c'è anche la seconda parte, che è quella di portare il nostro Paese a essere capofila di un percorso negoziale che possa risolversi con la cessazione della fornitura di armamenti. Ma mi chiedo e chiedo al Sottosegretario, suo tramite, Presidente: la posizione del Governo è a favore o è contraria a dare una svolta e a esprimere uno sforzo sul piano diplomatico? Perché questo c'è scritto. Infatti, signor Sottosegretario, un ordine del giorno che impegna il Governo a convocare una conferenza internazionale di pace è già stato approvato dalla Camera dei deputati ed è stato approvato all'unanimità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E voi del Governo, che avevate dato il vostro favore a quell'ordine del giorno, che aveva la mia prima firma, dovreste averne la consapevolezza. È passato un anno da quell'ordine del giorno, che prevedeva un impegno secco, cioè non prevedeva di valutare l'opportunità di attivare una conferenza internazionale di pace, ma prevedeva un impegno secco del Governo - sancito, peraltro, da una votazione all'unanimità di quest'Aula - di convocare una conferenza internazionale di pace.

Ora, io l'ho ascoltata, Sottosegretario, durante la sua relazione, lei ha detto che ogni minuto il Governo si è adoperato per la pace. Ma, in concreto, cosa avete fatto per costruire la pace rispetto al conflitto russo-ucraino? Di concreto, non ha detto nulla. Di concreto, per costruire la pace. Io sono in difficoltà. Sono in difficoltà a dirne una, di azione, che sia stata fatta da questo Governo per andare incontro a questa esigenza. Cioè, le chiedo, signor Sottosegretario, tramite il Presidente: il Governo italiano, a seguito di quell'ordine del giorno che aveva il vostro parere favorevole, ha assunto l'iniziativa di chiamare, uno a uno, gli altri Capi di Stato e di Governo almeno europei, per coinvolgerli in una conferenza di pace a distanza di un anno? Oppure non hanno risposto al telefono, come ci dice la Presidente Meloni, durante la telefonata con i due comici. Oppure, in realtà, non avete chiamato nessuno, non è stato fatto neppure il tentativo. Perché l'impressione è che, dopo un anno dall'assunzione di questo impegno, sul fronte della costruzione della pace non sia stato fatto nulla. Forse una conferenza è stata fatta sull'Ucraina, il Governo l'ha convocata, ma era sulla ricostruzione, non certo per avanzare proposte di pace. Iniziativa forse anche poco etica, se si considera che in Ucraina si continua a morire sotto le bombe.

Signor Sottosegretario, la pace va costruita. L'Italia e l'Europa devono poter discutere e avanzare una proposta, una via d'uscita. Perché non si può neppure parlare, in Europa, di un'ipotesi di pace a questo conflitto? A volte, si dice che a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca. E allora, commettiamolo questo peccato e chiediamoci perché il Governo abbia disatteso l'impegno, assunto formalmente davanti al Parlamento, di convocare una conferenza internazionale di pace. Forse, perché, signor Sottosegretario, è stato così richiesto da qualche altro Paese, dalle cui scelte in materia di politica estera non riusciamo a emanciparci; o, forse, perché siamo l'unico Paese al mondo ad avere un Ministro della Difesa che è stato un lobbista e forse è il più importante lobbista in Italia proprio nella vendita di armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Qualunque sia questo motivo, non possiamo tacere, come Assemblea parlamentare, rispetto ad un Governo che ignora i propri impegni, assunti formalmente davanti a quest'Aula, che, ripeto, ha votato all'unanimità. Il Presidente Fontana, che rappresenta la Camera dei deputati più di ogni altro, dovrebbe ricordare all'Esecutivo le prerogative del Parlamento; dovrebbe ricordare che è stato disatteso l'impegno, tutt'altro che marginale; dovrebbe far presente che il Parlamento italiano si è pronunciato all'unanimità, perché venga perseguita la pace, facendosi parte attiva - parte attiva! - per convocare una conferenza internazionale di pace che non è mai avvenuta. Qui l'unica strategia che viene perseguita è quella della vendita delle armi e questo è un tradimento degli impegni assunti, un tradimento verso questa Camera dei deputati, un tradimento verso i cittadini che rappresentiamo, è un tradimento rispetto al quale dovete rispondere davanti alla nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, trovo davvero imbarazzante, per molti versi, il fatto che, su un ordine del giorno come questo, non si pensi nemmeno ad avere quel minimo sforzo per riformularlo. Almeno qualche volta era accaduto sui nostri ordini del giorno che il Governo dicesse: “ Va bene, riformuliamolo”. Ora, mi viene da dire, credo sia pacifico, quando si parla di lavorare per l'immediata cessazione delle operazioni belliche, che si possa essere tutti d'accordo. Che si fa? Vogliamo che continuino le operazioni belliche o si vuole lavorare per la pace? E' questa la domanda che io mi pongo.

Mi sembra una cosa incredibile, mi sembra molto grave, perché nasconde, in maniera più o meno implicita o più o meno inconscia - forse, è un lapsus freudiano, mettiamola così - un atteggiamento aggressivo fondamentalmente, un atteggiamento prepotente rispetto alla sola idea di immaginarsi capaci di produrre un negoziato di pace. È una cosa che non è assolutamente accettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); è una cosa che non è assolutamente accettabile. In discussione generale mi sono permesso di citare Fantozzi…

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, ha un minuto!

ANDREA QUARTINI (M5S). … quando, nel rivedere per l'ennesima volta La corazzata Potëmkin, ha detto che era una c… pazzesca. Io oggi vi dico e ho l'impressione che questo Parlamento sia costretto a vedere ogni giorno La corazzata Potëmkin e lo accuso di essere fantozziano (Proteste dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. No, no, per cortesia! Grazie.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1666/4 Riccardo Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Si è così concluso l'esame degli ordini del giorno.

Come convenuto nell'odierna Conferenza dei Presidenti dei gruppi interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che proseguirà nella seduta di domani, giovedì 8 febbraio, a partire dalle ore 9, con lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 13-21 febbraio 2024.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata convenuta la seguente articolazione dei lavori per il periodo 13-21 febbraio 2024:

Martedì 13 febbraio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 13 febbraio (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame delle mozioni Schlein ed altri n. 1-233, Francesco Silvestri ed altri n. 1-222, Rosato ed altri n. 1-234 e Faraone ed altri n. 1-236 concernenti iniziative in merito alla crisi in Medio Oriente.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 799-988 - Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 384-446-459-B - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.

Mercoledì 14 febbraio (ore 9,30)

Votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti.

Mercoledì 14 febbraio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Mercoledì 14 febbraio (ore 16,15)

Seguito dell'esame della mozione Caso, Manzi, Piccolotti ed altri n. 1-208 concernente iniziative in ordine alla revoca della nomina a Sottosegretario di Stato di Vittorio Sgarbi

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella giornata precedente e non conclusi.

Giovedì 15 febbraio (ore 9, con votazioni non prima delle ore 12,30)

Esame del disegno di legge n. 1633 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi (da inviare al Senato – scadenza: 28 febbraio 2024) (per l'eventuale posizione della questione di fiducia).

Venerdì 16 febbraio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 19 febbraio

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1633 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi (da inviare al Senato – scadenza: 28 febbraio 2024).

(ore 13)

Dichiarazioni di voto sull'eventuale questione di fiducia.

(ore 14,40)

Votazione per appello nominale sull'eventuale questione di fiducia.

(ore 15,40, con prosecuzione notturna fino alle 24)

Esame degli ordini del giorno, dichiarazioni di voto finale e votazione finale.

Martedì 20 febbraio (ore 9,30)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1560 e abbinata - Delega al Governo in materia di florovivaismo.

Discussione sulle linee generali della mozione Piccolotti ed altri n. 1-235 concernente iniziative in materia di tutela della professione giornalistica e della libertà di informazione.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 113 - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1306 e abbinate - Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate (approvata dal Senato).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 703 - Legge quadro in materia di interporti.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.

Martedì 20 (ore 15,30-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 21 febbraio (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 )

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1560 e abbinata - Delega al Governo in materia di florovivaismo.

Seguito dell'esame della mozione Piccolotti ed altri n. 1-235 concernente iniziative in materia di tutela della professione giornalistica e della libertà di informazione.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 113 - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1306 e abbinate - Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate (approvata dal Senato).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 703 - Legge quadro in materia di interporti.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.

A seguito delle richieste di differimento dell'esame della proposta di legge di ratifica n. 676 e del disegno di legge n. 1633 in materia di termini normativi, nella giornata di lunedì 12 febbraio l'Assemblea non terrà seduta.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge n. 1633 è fissato alle ore 11 di venerdì 16 febbraio.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Presidente, intervengo perché vorrei che quest'Aula fosse a conoscenza di quanto sta accadendo a Leini, un comune appena fuori Torino, e a Cormano, in provincia di Milano, dove operai e operaie stanno protestando perché l'azienda per cui hanno lavorato per anni, Idrosapiens, ha comunicato, di punto in bianco, la notizia della chiusura, e quindi del loro licenziamento. È bene sapere che Idrosapiens è un'azienda storica, che fa parte peraltro di un'importante multinazionale tedesca, la Witzenmann, e fornisce grandi serie destinate all'industria automobilistica, che sappiamo vivere grandi difficoltà, ma anche a un altro settore importante, che è quello aerospaziale, su cui la regione Piemonte e la città di Torino hanno grandi investimenti in corso.

È un'azienda che gode di ottima salute e non ha voluto fare gli investimenti negli stabilimenti italiani. I lavoratori, Presidente, lo deve sapere, pur di salvaguardare la sicurezza del proprio impiego, negli ultimi 6 anni, hanno lavorato all'interno di questa azienda spesso in condizioni precarie. E se ogni tanto possiamo dire che alcune aziende sono in crisi, e quindi è difficile immaginare o comunque comprendere o accompagnare nel riassorbimento, e non licenziamento, qui non è così. L'azienda casa-madre sta benissimo, l'azienda casa-madre ha capacità di fare investimenti, l'azienda casa-madre potrebbe tranquillamente portare nuove commesse sul nostro territorio.

Qui si tratta non solo di ennesimo made in Italy che scappa, qui non si tratta solo di dignità del lavoro. Qui si tratta di disperdere competenze, professionalità, capacità, dignità di persone che stanno lottando, anche perché, purtroppo, Presidente, vado a chiudere, il gruppo ha presentato la chiusura come irreversibile, e il Ministero delle Imprese e del made in Italy non ha assolutamente aperto nulla, non dice una parola, non ha aperto un tavolo di crisi.

Allora, oltre ad aver depositato un'interrogazione, noi siamo qui, anche quest'anno, nuovamente, a dire al Governo che, se si vuole tutelare il made in Italy, forse, invece di etichette e di parole, sarebbe bene aprire i tavoli, sarebbe bene essere vicino ai lavoratori, sarebbe bene interloquire con le aziende che, invece, del made in Italy, evidentemente, usano, come dice la Presidente Meloni, l'etichetta, ma poi sulla produzione non ci mettono la faccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.

MARIANNA RICCIARDI (M5S). Presidente, colleghi, è fisiologico che maggioranza e opposizione la pensino diversamente su tante cose, perché la divergenza di idee è legittima e salutare per la nostra democrazia, però il diritto a pensare e dire qualsiasi cosa non è assoluto, ma ha un limite, e questo limite consiste nel non dire cose palesemente false. Ebbene, in un recente scontro televisivo mi sono imbattuta in un collega di Fratelli d'Italia che ha sostenuto con convinzione l'inesistenza in Italia del problema del lavoro povero.

Cito testualmente: “Il problema non si può risolvere sempre dicendo che hanno offerto un lavoro di 10 ore al giorno per 500 euro al mese. Non ci crede più nessuno. Sono le favole queste qua”. Forse quel collega avrà avuto la fortuna nella vita di non incorrere mai in proposte di lavoro del genere, ma questa fortuna, purtroppo, non è di tutti e per sua e per vostra conoscenza vi leggo alcune proposte indecenti che circolano sui social: stiamo cercando scaffalisti per il supermercato di Desenzano, orario 40 ore a settimana circa su 6 giorni lavorativi, 600 euro al mese (3,75 euro l'ora); agenzia immobiliare ricerca segretaria, anche prima esperienza: richieste conoscenza di base del computer, predisposizione al lavoro di gruppo, cortesia. Sede Formia. Orari di lavoro: da lunedì al venerdì dalle 9 alle 19,30 con pausa pranzo e sabato 9-13. Seicento euro al mese per 44 ore settimanali (3,40 euro all'ora); barberia sita nel centro di Palermo cerca personale: si richiede interesse e passione per il mestiere e tanta voglia di fare. Orario tempo pieno e retribuzione 5.000 euro annui (quindi, 2,50 euro l'ora).

Presidente, per suo tramite mi rivolgo ai parlamentari di Fratelli d'Italia: il lavoro povero esiste eccome ed è certificato da dati ufficiali. Esiste e chi l'accetta non è di certo una persona peggiore di voi che dall'alto dei vostri lauti stipendi non crede al popolo che arranca. Chi l'accetta è costretto dalle necessità della vita e da uno Stato che non gli garantisce la giusta dignità né con un salario minimo né con un reddito universale.

Presidente, siamo nel periodo di Sanremo e voglio chiudere citando un grande della musica italiana, Pino Daniele. La sua canzone Basta ‘na jurnata ‘e sole si apre con una frase che, secondo me, dovrebbe essere ripetuta a memoria ogni giorno da ogni politico guardandosi allo specchio: “Je te vulesse da' tutt'e penziere e chi ‘a matina va a fatica' pe' te fa capi' pecchè se dice sì”, cioè vorrei darti tutti i pensieri di chi si alza al mattino per andare a spaccarsi la schiena per farti capire perché si dice sì, per farti capire perché si accettano condizioni di lavoro che ledono la propria dignità, e sono sicura che con questi pensieri impressi nella mente fareste e faremmo meglio tutti il nostro lavoro. Forse così si riuscirebbe a garantirne uno dignitoso anche a tutti gli altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rachele Scarpa. Ne ha facoltà.

RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, ormai da mesi interveniamo in ogni fine seduta per chiedere un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e io oggi voglio fare la mia parte raccontandovi ciò che è stato riportato all'interno di un incontro che si è tenuto pochi giorni fa qui alla Camera dei deputati con Medici Senza Frontiere, che è un'autorevolissima organizzazione di professionisti che organizzano l'aiuto umanitario e medico laddove ce n'è bisogno. Ebbene, Medici Senza Frontiere ci dice che la situazione a Gaza è straordinaria per un semplice fatto: ciò che riescono a fare in quel territorio negli ultimi tre mesi ormai non può neanche propriamente essere definito un'operazione umanitaria, perché non viene loro concesso di operare in questo senso. La guerra a Gaza ha un elemento particolare rispetto agli altri conflitti in giro per il mondo, ovvero quello che è impossibile uscire dalla Striscia di Gaza, è impossibile evacuare e, quindi, morti, feriti e macerie si accumulano in continuazione in quello che ormai è probabilmente anche peggio dell'inferno. Gli ospedali smettono di funzionare o vengono distrutti o vengono interdetti. Ormai ne sono rimasti 13 su 56 e solo parzialmente funzionanti. La prima cosa che manca, quindi, è proprio lo spazio vitale e medico per curare chi in questo momento è inerme e ferito. In una normale operazione umanitaria in questi casi si costruirebbero degli ospedali da campo, ma questo non è possibile perché i camion e i convogli con i necessari materiali, medicinali e cibo vengono puntualmente interdetti al confine dall'esercito israeliano. Chi non è ferito non sta meglio, purtroppo. Infatti, chi non è ferito dorme sulla sabbia, beve l'acqua piovana, si ammala di epatite A, che sta dilagando, si ammala di dissenteria e di tutte le malattie da contatto, come la scabbia e altre, e più semplicemente muore. Sarà ancora peggio nei prossimi anni - ci hanno riportato - perché stanno saltando interi cicli di vaccinazione in questo momento per tutta la popolazione di Gaza. Quindi, a breve tornerà la meningite e altre malattie che speravamo, grazie al progresso, di esserci dimenticati. Non può essere chiamata operazione umanitaria un'operazione umanitaria che non avviene in condizioni di sicurezza, un'operazione umanitaria che avviene sotto la paura delle bombe e sotto il fuoco dei cecchini, un'operazione umanitaria, che avviene senza la strumentazione necessaria per garantire il minimo di dignità che si deve a ogni essere umano che è ferito e che sta soffrendo. Quindi, il cessate il fuoco immediato in questo momento è una condizione imprescindibile per dire che stiamo facendo anche qualcosa che possa rassomigliare vagamente a un'operazione umanitaria a Gaza. Purtroppo, questo impegno in questo momento manca e tutte le nostre richieste stanno cadendo nel silenzio.

Voglio chiudere ricordando i numeri perché, purtroppo, sono in costante aumento ed è anche giusto lasciarlo agli atti. In questo momento, i morti a Gaza sono oltre i 27.000 di cui 12.000 bambini. Io ho visto questa mattina un video che mostrava la ripresa dall'alto di un memoriale fatto per questi bambini in cui oltre 12.000 completi d'abbigliamento di bambini e bambine sono stati stesi lungo una spiaggia, ed era un'immagine devastante che credo dovrebbe angosciare chiunque, anche nel suo futuro più immediato, si troverà a passare per una spiaggia a guardare il mare o a pensare a cosa si sta facendo e cosa non si sta facendo rispetto a questo conflitto. Serve fare molto di più ed è anche con orgoglio che posso dire che, grazie al Partito Democratico, la prossima settimana questo Parlamento sarà tenuto a discutere delle mozioni dove si chiederà al Governo che vengano presi seri impegni per un immediato cessate il fuoco e tutto quanto è necessario per arrivare a una de-escalation di questo conflitto. Non serve essere nel Festival della canzone italiana per affermarlo, lo facciamo anche in Parlamento, con convinzione, ormai il silenzio e l'inerzia sono complici e non possiamo più andare avanti così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Sono terminati gli interventi di fine seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 8 febbraio 2024 - Ore 9:

1. Seguito della discussione del disegno di legge (per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e per la votazione finale):

S. 974 - Conversione in legge del decreto-legge 21 dicembre 2023, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (Approvato dal Senato). (C. 1666​)

Relatori: CALOVINI, per la III Commissione; BICCHIELLI, per la IV Commissione.

(ore 10,30)

2. Informativa urgente del Governo sulla vicenda di Ilaria Salis, detenuta in Ungheria.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 317-533-548 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ROMEO ed altri; MENIA ed altri; GASPARRI: Modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 1457​)

e delle abbinate proposte di legge: CIABURRO ed altri; DE PALMA ed altri. (C. 708​-1496​)

Relatrice: MATTEONI.

4. Dichiarazione di urgenza della proposta di legge n. 552 .

La seduta termina alle 20,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 il deputato Schiano Di Visconti ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 21 la deputata Matone ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 27 la deputata Pastorella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 31 i deputati La Salandra e Benvenuti Gostoli hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 32 il deputato Giovine ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 37 la deputata Montaruli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 38 la deputata L'Abbate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale PDL 1304 E ABB - EM 1.1000 256 253 3 127 104 149 78 Resp.
2 Nominale ARTICOLO 1 261 241 20 121 209 32 77 Appr.
3 Nominale EM 2.1000 263 256 7 129 106 150 77 Resp.
4 Nominale EM 2.1003 260 248 12 125 96 152 77 Resp.
5 Nominale EM 2.1004 261 242 19 122 98 144 77 Resp.
6 Nominale EM 2.1001 262 242 20 122 97 145 77 Resp.
7 Nominale ARTICOLO 2 263 243 20 122 208 35 77 Appr.
8 Nominale ARTICOLO 3 265 245 20 123 213 32 77 Appr.
9 Nominale ART AGG 3.01000 265 255 10 128 106 149 77 Resp.
10 Nominale ARTICOLO 4 269 259 10 130 216 43 76 Appr.
11 Nominale ARTICOLO 5 271 217 54 109 217 0 76 Appr.
12 Nominale ART AGG 5.01001 270 266 4 134 121 145 76 Resp.
13 Nominale ART AGG 5.01000 270 256 14 129 109 147 76 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 6.1000 273 269 4 135 108 161 76 Resp.
15 Nominale ARTICOLO 6 269 223 46 112 212 11 76 Appr.
16 Nominale ARTICOLO 7 272 215 57 108 215 0 75 Appr.
17 Nominale ARTICOLO 8 273 215 58 108 215 0 75 Appr.
18 Nominale ARTICOLO 9 271 224 47 113 215 9 75 Appr.
19 Nominale EM 10.600 275 196 79 99 196 0 75 Appr.
20 Nominale ARTICOLO 10 275 171 104 86 162 9 75 Appr.
21 Nominale ODG 9/1304 E ABB/1 258 244 14 123 98 146 73 Resp.
22 Nominale ODG 9/1304 E ABB/2 267 264 3 133 121 143 73 Resp.
23 Nominale ODG 9/1304 E ABB/3 266 264 2 133 123 141 73 Resp.
24 Nominale ODG 9/1304 E ABB/4 268 265 3 133 123 142 73 Resp.
25 Nominale ODG 9/1304 E ABB/5 260 259 1 130 121 138 73 Resp.
26 Nominale ODG 9/1304 E ABB/6 RIF 263 258 5 130 257 1 73 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/1304 E ABB/7 261 261 0 131 123 138 73 Resp.
28 Nominale ODG 9/1304 E ABB/8 266 250 16 126 109 141 73 Resp.
29 Nominale ODG 9/1304 E ABB/9 261 259 2 130 120 139 73 Resp.
30 Nominale ODG 9/1304 E ABB/10 RIF 262 261 1 131 259 2 73 Appr.
31 Nominale ODG 9/1304 E ABB/11 262 260 2 131 122 138 73 Resp.
32 Nominale PDL 1304 E ABB - VOTO FINALE 254 198 56 100 198 0 72 Appr.
33 Nominale DDL 1666 - Dis.1.1, Dis.1.5 251 250 1 126 44 206 75 Resp.
34 Nominale EM 1.2 255 255 0 128 46 209 75 Resp.
35 Nominale EM 1.6 255 255 0 128 45 210 74 Resp.
36 Nominale ODG 9/1666/1 252 252 0 127 45 207 74 Resp.
37 Nominale ODG 9/1666/2 249 248 1 125 44 204 74 Resp.
38 Nominale ODG 9/1666/3 254 254 0 128 44 210 74 Resp.
39 Nominale ODG 9/1666/4 252 252 0 127 46 206 74 Resp.