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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 237 di mercoledì 31 gennaio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO ZUCCONI , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2023, n. 212, recante misure urgenti relative alle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119, 119-ter e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (A.C. 1630​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1630: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2023, n. 212, recante misure urgenti relative alle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119, 119-ter e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1630​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. I deputati dalla Südtiroler Volkspartei esprimeranno un voto di astensione sul provvedimento. Il nostro è un giudizio positivo per quel che riguarda le norme che introducono correttivi e misure più rigorose al fine di porre termine a un uso distorto e insostenibile del superbonus sotto il profilo finanziario.

Allo stesso tempo - ed è condivisibile - si salvaguardano i cittadini con redditi ISEE non superiore a 15.000 euro e che abbiano raggiunto uno stato elevato di avanzamento dei lavori al 31 dicembre 2023.

Quel che è assente e che, al contrario, sarebbe stato necessario, al fine di tutelare i cittadini onesti e per evitare contenziosi, è la previsione di un regime transitorio. È certamente vero che, in questi anni, il ricorso a proroghe abbia reso più grave il quadro su cui intervenire e che ciò abbia reso sempre più complesso e critico l'insieme delle norme fiscali in materia, sempre a danno dei cittadini onesti. Un sistema di transizione più ordinato sarebbe, però, stato più efficiente, e di qui la ragione della nostra astensione, se pur sia importante, anzi fondamentale, essere intervenuti per chiudere la pluriennale e irresponsabile fase del superbonus.

Concludo. Non vi sono politiche basate sui crediti fiscali che non abbiano costi per la finanza pubblica, e, se tali costi prevalgono sugli effetti positivi, inferiori all'1 per cento in rapporto al PIL nel periodo 2021-2022, concorrono a una condizione non più procrastinabile e non accettabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, siamo probabilmente all'ultimo atto della commedia del superbonus, che, purtroppo, è diventata una commedia, mentre era un'opera molto seria, dal momento in cui le parti politiche che ne sono responsabili hanno pensato di trascinarla dentro la propria propaganda e dentro la campagna elettorale.

Oggi siamo all'ultimo atto perché questa maggioranza - da quando si è insediata, dalle prime parole pronunciate dal Ministro Giorgetti, alle quali pochi avevano prestato attenzione, ma non certo noi, perché la prima frase detta in quest'Aula fu riferita proprio alla cessione del credito: guardate, cari cittadini, care imprese, si tratta di una facoltà e non di un obbligo, quello di ricevere il credito da parte delle banche; era sottinteso - si è dimostrata risoluta nel perseguire quella linea, sebbene ci abbia messo un anno e mezzo a chiudere la partita. Risoluta, ma non risolutiva.

Significa che questa sua fermezza non l'ha portata a riconoscere i problemi sul campo, a dare a cittadini e imprese la giusta contropartita di fronte a una scelta politica del tutto legittima e anche comprensibile.

Siete stati draconiani, ma non siete stati draghiani. Cosa c'entra Draghi in questo caso? Ebbene, c'entra molto, perché questa partita si trascina fino ad oggi, proprio dal momento in cui cade il Governo Draghi.

In pochi lo ricordano, ma l'allora Presidente del Consiglio, di fatto, con la sua replica in Senato, incentrò la permanenza di quel Governo, anche a discapito della presenza di una parte rilevante di quella maggioranza, proprio sul tema del superbonus; infatti, fu chiaro - andatelo a rileggere - che anche Draghi voleva essere draconiano, o meglio, draghiano, ma noi siamo sicuri che, se quella parte di maggioranza, che allora lo sosteneva e che fece orecchie da mercante proprio di fronte al tema del superbonus, avesse continuato a farlo oggi, non saremmo qui a parlare di mancanza di soluzioni, ma di una chiusura che restituisce ai cittadini, che si sono affidati allo Stato in buona fede, siano essi imprese o famiglie, quello che giustamente andrebbe dato loro. Sto chiaramente parlando del tema degli incagliati, tema che, di fronte a una partita di questo genere, non può essere eluso da parte di questa maggioranza. Ciò, soprattutto dopo che, in campagna elettorale - lo dicevo prima -, parti significative dell'opposizione (mi riferisco ai colleghi del Movimento 5 Stelle), ma anche parti significative della maggioranza (più della metà della maggioranza) hanno usato lo strumento del superbonus per blandire gli elettori e per fare promesse che oggi vengono vanificate. Tant'è che anche in questo provvedimento abbiamo assistito a un tira e molla da parte della maggioranza, terminato in un nulla di fatto, che viene venduto come un compromesso. In realtà, è proprio quel nulla di fatto che sancisce la risolutezza, ma non la capacità di risolvere.

Ebbene, sugli incagliati, proprio in questo provvedimento, abbiamo chiesto alla maggioranza almeno un provvedimento non oneroso che non costa un euro, anzi fa guadagnare lo Stato, che è quello di intervenire almeno sulle famiglie, visto che della parola “famiglia” vi riempite la bocca, ma, purtroppo, svuotate loro i portafogli con tutte le tasse e gli aumenti che gli avete propinato. Almeno per le famiglie - che si sono fidate dello Stato, che hanno fatto l'investimento sulla propria abitazione, che non hanno nemmeno usato lo sconto in fattura, che poi sono rimaste incagliate dentro questa prolungata risolutezza della maggioranza - che ci fosse la possibilità di diluire il credito laddove non fossero capienti.

Anche su questo avete detto “no” e guardate che è un “no” che suona molto sospetto, soprattutto dopo la vicenda payable, not-payable, che i cittadini devono capire e devono sapere perché fa parte di tutta questa commedia all'italiana, che la dice lunga su come la politica italiana ragiona e su com'è pronta a prendere per il naso anche il proprio elettorato, nel momento in cui ritiene di avere qualcuno su cui scaricare le responsabilità. È uno sport, questo tennis delle responsabilità (visto che il tennis va di moda, giustamente, in questo momento), a cui ci stanno abituando proprio le due fazioni in questo caso, da una parte e dall'altra della rete.

Vi è chi ritiene che il superbonus sia uno strumento perfetto che andava prorogato - e sappiamo di chi parliamo -, tutto gratis, quello che ha trascinato i cittadini in questa situazione disdicevole, e vi è chi improvvisamente vede le voragini nei bilanci dello Stato dopo aver usato gli stessi argomenti in campagna elettorale e sul proprio elettorato.

Ecco, questo atteggiamento però copre una questione che è stata dirimente a un certo punto, laddove ci siamo occupati proprio della sospensione, della fine della possibilità di cedere il credito: la riclassificazione di questi crediti da not-payable a payable.

Ebbene, nella complicità tra la politica e i tecnici di Eurostat, si è stabilito che questi crediti siano sostanzialmente, certamente esigibili. Ma perché certamente esigibili? In virtù del fatto che, con la cessione del credito, chi li vanta nei confronti dello Stato aveva la pressoché certezza di esigerli. Essendo certamente esigibili succede che vengono dichiarati pagabili.

Cosa significa? Questo significa che questa maggioranza si trova un'autostrada spalancata in termini di conti pubblici, perché, a differenza di come erano contabilizzati questi crediti, cioè per le prossime annualità, si contabilizzano tutti sul passato e questo è già un enorme primo vantaggio in questa manfrina che è stata portata avanti abilmente dalla maggioranza.

Ma non siete contenti, non vi basta aver scaricato il debito sul passato e quindi aver liberato spazi di finanza pubblica? No, a questo punto volete anche fare cassa, volete fare in modo che, per questi crediti, che sarebbero comunque stati escussi da parte dei cittadini e delle imprese, i cittadini non si presentino alla cassa, perché, non avendo capienza fiscale, non potendoli più cedere, non potendoli diluire, a quel punto, in base alle norme vigenti, li perdono.

Quindi, voi state costituendo un tesoretto per le vostre politiche a danno delle famiglie - a danno delle famiglie! - e a danno delle imprese - lo vediamo tutti i giorni perché vengono rivolgersi a noi - e state scaricando questa situazione - di qui i risoluti ma non risolutivi - sul dibattito, che fa comodo ai 5 Stelle quanto fa comodo a voi, tra chi dice che il superbonus è eccellente e chi afferma che il superbonus è la peggior misura dello Stato.

In questo modo, siete entrambi assolti e confondete i cittadini che rimangono confusi, ma rimangono gabbati e siete voi a gabbarli, sono i colleghi dei 5 Stelle, sono i colleghi della maggioranza.

Allora, Presidente, andando verso la conclusione, visto che manca un minuto e mezzo, il superbonus è stato il male assoluto di questo Stato? No, certo che no. Tutti abbiamo pensato, in momenti politici differenti, che fosse giusto sostenere l'edilizia, che sia giusto e sarà giusto sostenere l'edilizia che va nella direzione del risparmio energetico e della sicurezza sismica.

In quel momento particolare, era addirittura giusto elevare le detrazioni, perché stavamo facendo misure che andavano incontro allo stimolo dell'economia, anche stimoli straordinari.

Qual è stato il problema evidente? Non capire che le norme avevano punti deboli che venivano dal passato; mettere insieme 110 e cessione del credito è stato come aprire contemporaneamente le due porte di un sottomarino che servono per la camera stagna. Le due cose vanno bene, perché una garantisce l'altra, ma le due cose insieme hanno aperto un'autostrada, hanno fatto tirare la misura molto più di quello che tirasse in passato e hanno sostanzialmente costituito un helicopter money a favore dei proprietari di casa.

Ecco, questi errori macroscopici sono stati compiuti non tanto per imperizia e inesperienza, sono stati compiuti per i rispettivi due populismi che ancora oggi in Aula si trovano. Oggi chiudiamo la parentesi superbonus che dovremo riaprire in modo più responsabile per tutto il tema delle case green, ma, purtroppo, non chiudiamo la stagione del populismo che ancora riguarda sia la nostra destra che la nostra sinistra.

Per questi motivi, il nostro voto sarà di astensione, un'astensione rispetto a quello che facciamo oggi, un'astensione rispetto a una politica populista che non fa bene al Paese, non fa bene alle famiglie, non fa bene alle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, colleghe e colleghi, nel 1850 Martin Nadaud affermava che, se l'edilizia va bene, tutta l'economia va bene, ed è difficile non dare ragione a un'affermazione di questo tipo, perché sappiamo quanto l'edilizia sia un traino, quanti settori coinvolga e quanti lavoratori siano impegnati direttamente o indirettamente in questo ambito. Quindi, non siamo in via pregiudiziale contrari al tema dei bonus edilizi, ma crediamo che il superbonus sia stato costruito male, sia stato uno strumento insostenibile e assolutamente iniquo. Basti pensare al termine 110 per cento.

Ma che segnale è passato nel nostro Paese, in testa ai cittadini? Che intanto si poteva ristrutturare gratuitamente, che non era necessario impegnarsi e dedicarsi troppo ai preventivi che venivano fatti perché inevitabilmente se qualcuno si faceva carico in modo completo delle spese, poi con difficoltà si entrava nello specifico di ogni voce per essere certi che il preventivo fosse adeguato. Non c'era quindi un coinvolgimento così diretto da indurre tutti a essere precisi e attenti nella proposta che veniva sottoposta ma, ancora di più, c'era addirittura la possibilità di avere un guadagno, perché quel 10 per cento all'interno del 110 dava esattamente questa sensazione. Allora, c'è stato un effetto di distorsivo certamente legato al meccanismo di cessione del credito, che è diventato ingestibile e ha portato una spesa fuori controllo, al punto tale che questo superbonus 110 per cento arriverà a costarci 140 miliardi di euro. Pensate che cifra incredibile. Quante cose avremmo potuto fare utilizzando in modo diverso queste risorse? Intanto il bonus edilizia avrebbe dovuto riguardare una platea ben definita di destinatari: non certamente le seconde case, ma certamente chi ha un reddito basso che, con difficoltà, avrebbe ristrutturato la propria casa. Abbiamo avuto, durante un corso di formazione, un giovane che ci ha chiesto: ma qual è la ragione per cui lo Stato fa ristrutturare la casa a mio papà, che è un medico, una persona economicamente molto solida, che non aveva bisogno di aiuti per ristrutturare casa sua e io, neolaureato, appena sposato con mia moglie, mi ritrovo a dover pagare un mutuo che è stato un miracolo ottenere? Non avremmo potuto aiutare i tanti giovani, che possono essere incoraggiati a costruirsi un futuro (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), a costruirsi una prospettiva, a investire in modo serio e coerente, invece che dare tanto sulle spalle della povera gente? E poi sulla percentuale del bonus, una percentuale più bassa - come abbiamo previsto in questo decreto - vuol dire responsabilizzare chi utilizza uno strumento importante; arrivare al 75 per cento vuol dire creare un'attenzione tale per cui anche lo Stato è garantito dalla persona che utilizza il bonus. Allora, ci sono state distorsioni che ovviamente hanno lasciato sul campo vittime - ce ne sono tante, è quasi una strage -: ne pagano le conseguenze i proprietari di casa, alcuni dei quali hanno iniziato un percorso, sono rimasti nell'incertezza, hanno puntato per anni su una strada che forse alcuni possono completare. Teniamo conto che, con questo decreto, abbiamo voluto mettere in sicurezza chi ha iniziato un percorso con una legge sbagliata - perché il superbonus 110 per cento è stata una legge sbagliata -: noi da sempre l'abbiamo contrastata, ma se l'italiano ha creduto in una legge dello Stato è perché è una legge dello Stato e non è giusto far ricadere sulle sue spalle le conseguenze di una legge sbagliata. Allora, è giusto avere stanziato anche nell'ultima legge di bilancio 20 miliardi per consentire il completamento a chi è arrivato a un certo punto di maturità nell'utilizzo del superbonus, ma lo abbiamo fermato quando le cose non sono ancora cominciate, perché la strada è sbagliata e abbiamo modificato i criteri. Quindi, è chiaro che bisogna mettere in sicurezza chi ha iniziato un determinato percorso, ma, contestualmente, crediamo che bisogna utilizzare altri strumenti per aiutare l'economia nel nostro Paese: pensiamo ai 140 miliardi del superbonus, solo una parte di questi, 12 miliardi, che sono un'enormità, li abbiamo utilizzati per tagliare il cuneo fiscale, per quel famoso provvedimento sul taglio del costo del lavoro su cui tutti tante volte ci siamo spesi, indicandolo come la strada per rilanciare l'economia e sostenere il lavoro e le imprese. Lo abbiamo concretizzato con una legge finanziaria che è stata appesantita dall'eredità del bonus, con quei 20 miliardi di coda finale che siamo stati costretti a inserire per mettere in sicurezza gli italiani con riguardo a una legge sbagliata, ma che comunque sono stati utili per non aggiungere ulteriori vittime a quelle che fino ad oggi ci sono state con il superbonus. Ma quella è la strada e la risposta: migliorare le condizioni del costo del lavoro affinché ci possa essere l'incentivo al lavoro e il sostegno alle imprese, che è quello che afferma anche Bonomi, il presidente di Confindustria, che ha detto: “immaginate quanto si sarebbe potuto fare utilizzando quelle risorse in modo diverso”, ma che affermano anche figure importanti verso le quali tutti noi, da un punto di vista istituzionale, abbiamo sempre dato un giudizio importante, di grande contenuto sia tecnico che istituzionale, come il Presidente Draghi, che affermò che questo è stato un provvedimento senza o con pochi controlli, e che quindi, conseguentemente, ci sono state anche gravi e pesanti frodi e truffe, arrivando, su 140 miliardi, a 12 miliardi di frodi certificate.

Queste difficoltà, questi limiti e questi rilievi sul bonus non potevano non portarci a un chiaro cambio di rotta, perché avevo iniziato a parlare, fra le vittime, dei proprietari di casa, ma ci sono ovviamente anche le imprese, i professionisti, il sistema bancario, che si è ritrovato ad avere in pancia crediti fasulli.

Allora, è stato necessario modificare il bonus per stare veramente vicino alle imprese, contro la politica sconsiderata e lo spreco di denaro pubblico. Allora, oggi noi restituiamo uno strumento che è certamente sostenibile e giusto e non lascia da solo chi ha creduto in una legge dello Stato profondamente sbagliata, ma che esisteva. Con un provvedimento anche precedente, abbiamo messo in sicurezza il Terzo settore perché abbiamo previsto il 110 per cento per quel mondo, coperto almeno fino al 2025.

Per queste ragioni, Presidente e colleghi, siamo favorevoli al provvedimento e crediamo di aver dato un segnale molto chiaro sulle strade che il Governo e la maggioranza devono seguire per il sostegno all'economia: l'economia certamente ha una parte fondamentale nell'edilizia, è un settore che vogliamo sempre incoraggiare e proteggere e la modifica del superbonus, la modifica del bonus edilizio - così come l'abbiamo prevista noi - è certamente un modo per mettere in sicurezza un settore importante e per evitare che ci siano problemi, che rischiano di stratificarsi nel tempo e di diventare ancora più gravi nel futuro. Quindi, da un certo punto di vista, abbiamo messo in sicurezza, non solo un ambito e un settore, ma anche l'economia italiana. Certamente questi brutti e cattivi esempi che nascono da una politica degli slogan, che vuole solo illudere le persone di avere grandi vantaggi e ritorni, è una dimostrazione di come la cattiva politica crei problemi e venga fatta solo ed esclusivamente per ottenere un vantaggio elettorale nel breve, ma che poi, nel tempo, sono sicuro svanirà, perché gli italiani sono persone serie e perbene, che sanno valutare quando una forza politica o una coalizione lavora nel loro interesse e credo che abbiano ben capito che le politiche assistenzialiste e le politiche di spreco di danaro pubblico del MoVimento 5 Stelle e dei Governi Conte sono politiche sbagliate. Questa è la ragione per cui hanno dato il voto e il sostegno al centrodestra e al Governo a guida Meloni, di cui Noi Moderati è completamente protagonista. Faremo la nostra parte per indirizzare le politiche economiche del Paese verso il sostegno alle imprese, ai lavoratori e all'economia reale, perché. ogniqualvolta lo Stato investe un euro, è giusto che quell'euro sia moltiplicativo rispetto alla virtuosità con cui è stato studiato, impostato ed investito (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Non è tanto il decreto Superbonus o gli interventi della maggioranza che ci lasciano molto perplessi, ma è l'idea che, in questo Paese, la continuità amministrativa non venga tenuta in alcuna considerazione.

Noi non entriamo nel merito delle cose positive o negative - per noi più positive che negative - che sono arrivate con il superbonus, ma ci soffermiamo su un fatto. Se si tratta di intervenire per sanare situazioni di abusi edilizi o furbetti che non pagano le tasse, c'è un'azione certa; se, invece, si tratta di completare un'attività che hanno svolto cittadini e imprese, che oggi rischiano di rimanere stritolati da queste norme stringenti, non si fa nulla. È questa la cosa che ci fa più rabbia, perché tutti in quest'Aula abbiamo riconosciuto che ci sono state storture, hanno arrestato e stanno colpendo soggetti che hanno fatto truffe e imbrogli.

Ma la domanda che ci dobbiamo porre è: perché non sono stati fermati in tempo? Perché si è intervenuti dopo che hanno rubato decine di milioni di euro? E perché la reazione della politica non è quella di colpire frontalmente gli imbroglioni, i truffatori, gli approfittatori, che casomai avranno leggi molto più sensibili nei loro confronti, visto che tendiamo a depenalizzare, purtroppo, alcuni reati che per noi invece sono gravissimi, come quello di truffa nei confronti dello Stato? Chi ruba 50 milioni di euro in alcuni casi è considerato un eroe: ha fregato lo Stato. Complimenti! Invece non riusciamo a fare quello che era giusto fare: completare il percorso per coloro che lo avevano avviato, verificare con maggiore attenzione e con maggiore determinazione le storture.

Da questo punto di vista, noi di Alleanza Verdi e Sinistra riteniamo si sia trattato in parte di qualcosa di annunciato; mi riferisco anche ad alcune associazioni di categoria, abbiamo sentito anche in Commissione tante persone che si sono rinzelate per quest'azione, però non possiamo non dire che l'attuale maggioranza ne aveva fatto un cavallo di battaglia.

Ma un cavallo di battaglia non deve essere portato avanti in modo vendicativo nei confronti di un'altra parte politica e, soprattutto, danneggiando imprese e cittadini. Si parla di una Commissione, sappiamo che in Commissione bilancio, in realtà, hanno già verificato i dati del superbonus. Secondo noi sarà molto complicato, perché, da una parte, c'è chi dirà sempre, a giusta ragione, che ci sono state svolte assolutamente positive rispetto al superbonus, al di là e fatti salvi imbrogli e truffatori, o altre cose del genere; dall'altra, ci sono sempre quelli che dicono: “abbiamo immesso nel mercato e nel nostro territorio 25 miliardi di euro”. È evidente, sì, ma in quella fase storica era necessario ancora più che in questa.

Capiamo perfettamente che l'attuale maggioranza e il Governo non vogliano portare avanti questa misura, però bisognava permettere a chi ha iniziato e sta a buon punto di completare la propria attività. E, se prima pensavamo che, in fin dei conti, c'era una visione sostanzialmente equilibrata, dal punto di vista politico, e onesta intellettualmente, quello che è successo sui Campi Flegrei, onestamente, ci ha fatto cambiare idea, perché noi avevamo proposto, ed era stato approvato, con l'ok del Governo e della maggioranza, sostanzialmente all'unanimità da questo Parlamento, l'ipotesi, ad esempio, di realizzare un sisma bonus ad hoc per i territori soggetti al fenomeno del bradisismo, che sarebbero quelli dei Campi Flegrei.

Abbiamo iniziato a fare un percorso, abbiamo fatto le audizioni, abbiamo lavorato in questa direzione, era una cosa che partiva dal basso, e poi, a un certo punto, si è arenata, senza neanche darci una risposta chiara, economica, di valutazione politica. Si è arenata e basta. Questo non è un buon modo di lavorare. E perché parlo di continuità amministrativa? Chi, come me, ha avuto la fortuna di poter svolgere incarichi nella pubblica amministrazione sa bene una cosa: è vero che, quando cambia una maggioranza, quando si insedia un nuovo sindaco, un presidente della regione, ovviamente un Premier e una maggioranza che governa il Paese, cambiano le cose, è giusto che sia così.

Anzi, dovremmo essere un po' più un soggetto all'americana sulla questione dello spoils system di alcuni quadri intermedi, che invece riescono a sopravvivere in tutti i sistemi politici e in qualsiasi maggioranza. Però nessuno immagina di cancellare tutti i sensi di marcia di un comune, una volta diventato sindaco, per far vedere che c'è una differenza tra lui e quello che c'era prima, e voi state facendo sostanzialmente questo. Avete un'impostazione politica chiara, che è stata detta in campagna elettorale, ma adesso appare a noi una posizione politica vendicativa.

E soprattutto avete dimostrato una volontà di dialogo in una prima fase di lavoro comune e adesso ci appare che vi siate arroccati su posizioni assolutamente incomprensibili e in contrasto anche con gli stessi territori e con i ceti produttivi.

Noi riteniamo che questo percorso sia profondamente sbagliato, riteniamo che non si sia fatto un buon lavoro, tra l'altro, come al solito, senza aderire alla gran parte, alla totalità degli emendamenti e alle proposte della minoranza. Questo non porterà benefici, vantaggi e entusiasmo nel nostro Paese, non porterà miglioramenti del sistema economico; non ha migliorato il sistema di controllo e di verifica nei confronti di furbetti, imbroglioni o truffatori. Soprattutto non riusciamo a comprendere perché le norme sono sempre in qualche modo condoniste nei confronti di chi non rispetta le regole, anzi, oggi non si chiamano più condoni, si chiama pace. Noi la pace la facciamo soltanto quando saniamo gli abusi edilizi o saniamo le persone che non hanno pagato le tasse, anche i grandi evasori fiscali.

Invece, per quanto riguarda questa norma, si è deciso di colpire profondamente una parte di questo Paese che aveva regolarmente iniziato a fare quest'attività. Per di più noi avevamo proposto al Governo una cosa che era in linea con gli annunci.

Abbiamo la necessità di mettere in sicurezza il nostro Paese - continuiamo a dirlo inascoltati - perché non basta proclamare le cose, bisogna anche dare le risorse. Mi riferisco al dissesto idrogeologico e ad un patrimonio edilizio del nostro Paese, sottoposto a stress non solo a causa della storica presenza di eventi sismici e di diversi vulcani, ma dei cambiamenti climatici in atto.

Ebbene, quale occasione migliore per modificare in meglio, perché che ci fosse la necessità, e concludo, Presidente, di modificare e migliorare, come d'altronde si poteva fare con il reddito di cittadinanza, siamo assolutamente d'accordo, ma non capiamo perché alla proposta di messa in sicurezza degli edifici - quindi non il rifacimento del balcone, non la pitturazione di una facciata o altre cose del genere - ci è stato detto di “no”. E perché insistiamo su questo aspetto? Perché una parte consistente, la maggioranza, che non sia ovviamente patrimonio pubblico, dei privati che sono proprietari degli edifici sul nostro territorio non è in grado da sola di spendere e impegnare tali risorse per la messa in sicurezza.

Se non interveniamo noi, mettendo l'economia in moto, perché si tratta di mettere in sicurezza e quindi non avere poi il problema che ci costerà di più, ci saranno problemi. Se, infatti e concludo, crolla un palazzo, se viene evacuato, comunque diventa un problema dell'intera collettività. Noi avevamo trovato un percorso, che poteva essere un modello pilota, dei Campi Flegrei, e purtroppo non ci avete ascoltato. Per tutte queste ragioni, il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra voterà “no” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sottanelli. Ne ha facoltà.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, torniamo purtroppo a parlare di cessione dei crediti e agevolazioni fiscali in materia edilizia e, quindi, del superbonus 110. Voglio iniziare, innanzitutto, citando un dato, ossia che negli ultimi anni il Parlamento è intervenuto, ha discusso e ha votato su tale provvedimento più di 40 volte e possiamo affermare che tali votazioni si sono rese necessarie in quanto il provvedimento iniziale è stato messo a terra in maniera sbagliata, populista e con criteri che hanno, da un lato, illuso i cittadini e, dall'altro, lasciato mani libere a chi ha avuto la possibilità di organizzare truffe ai danni dello Stato; altro che certezza del diritto. I successivi interventi hanno cercato di mettere ordine e riparo, ma sono convinto che neanche quello di oggi sarà l'ultimo provvedimento in materia di bonus 110. Certamente l'istituzione di tale strumento ha permesso al nostro Paese di ripartire nel periodo post-pandemico, ma lascerà cicatrici nella nostra comunità e nel nostro tessuto economico, sulle tante imprese che avranno ripercussioni negative, e sul bilancio dello Stato, che lasceremo alle prossime generazioni.

Dal primo giorno di questa legislatura il nostro gruppo ha chiesto un'unica cosa: un'uscita ordinata, che permettesse a cittadini, imprenditori e lavoratori onesti di lavorare in maniera tranquilla, senza pericolo per l'incolumità di chi lavora nei cantieri e senza incertezze economiche per chi si trova a maturare i crediti. Ancora una volta, tutto ciò non è stato possibile e, nonostante i contributi dati dal nostro gruppo nelle Commissioni, il Governo ha scelto, nella maniera peggiore, i modi in cui intervenire. Diciamolo chiaramente: l'obiettivo della politica dev'essere quello di eliminare le incertezze normative e smaltire i crediti in maniera agile. Tutto ciò non è stato mai fatto e, anzi, al contrario, si è resa la situazione ancora più difficile man mano che si è legiferato. L'intero centrodestra nel programma elettorale aveva promesso ai cittadini proroghe e certezze nei processi sul tema superbonus. Dopo 14 mesi di questo Governo possiamo affermare con certezza, come già ci avete abituato su tanti altri temi, che le azioni di Governo vanno in direzione opposta a quanto promesso, in maniera populista, in campagna elettorale. Pronti, sì, ma a fare le solite retromarce. Governare con serietà significa affrontare i problemi con oggettività, con serietà, con lealtà verso i cittadini, trovando soluzioni corrette e senza bruciare il futuro delle prossime generazioni. Su questo, purtroppo, non siete pronti.

Passiamo, ora, alla seconda parte di quello che è l'oggetto del provvedimento, quindi gli incentivi fiscali per l'eliminazione delle barriere architettoniche. In tale ambito Azione-PER ha presentato tre emendamenti: il primo riguarda la limitazione ai soli condomìni soggetti di Irpef di poter usufruire della detrazione fiscale, che, a nostro avviso, limita fortemente il diritto dei condomini contribuenti Ires di poter usufruire della detrazione, pur essendo, in solido con gli altri condomini, obbligati a partecipare alla spesa per l'abbattimento delle barriere architettoniche una volta deliberata dall'assemblea condominiale, anche se l'unità immobiliare di loro proprietà non è accatastata per uso abitativo. Il secondo emendamento si prefigge l'obiettivo di aiutare a garantire a persone anziane un accesso facile alle loro abitazioni. Infatti, l'incentivo deve, secondo noi, andare oltre il concetto della disabilità e guardare, nel pieno rispetto delle convenzioni ONU, alla promozione e alla tutela dei diritti di tutte le persone, di ogni età. Sul rispetto di questo il nostro Paese è stato già negli anni richiamato più volte, non essendo in regola con la promozione dell'eliminazione delle barriere architettoniche. Infine, nell'ultimo emendamento presentato chiediamo di allargare la fruizione di tali incentivi a parrocchie, a istituti autonomi case popolari, a cooperative di abitazione a proprietà indivisa, a organizzazioni non lucrative di utilità sociale, a organizzazioni di volontariato, ad associazioni di promozione sociale ma anche ad associazioni e società sportive dilettantistiche. Questo lo riteniamo indispensabile al fine di agevolare il più ampio numero di soggetti a usufruire di questa detrazione fiscale al fine di migliorare la qualità della vita percepita dalle persone in ogni ambito.

Com'è dimostrato da questo lavoro, il nostro gruppo, fin dal primo giorno di questa legislatura, ha sempre cercato di dare una propria opinione e un proprio contributo, come opposizione costruttiva, con proposte o controproposte, emendamenti chiari che hanno come oggetto i reali bisogni del Paese. Lo abbiamo fatto con il salario minimo, lo abbiamo fatto con la nostra controproposta alla legge di bilancio, che si prefiggeva l'obiettivo di garantire i fondi necessari alla sopravvivenza del sistema sanitario nazionale, lo abbiamo fatto chiedendo a gran voce la reintroduzione di Industria 4.0, per dare maggiore competitività alle nostre aziende produttive, e lo faremo proponendo una riforma seria del servizio pubblico, che ha bisogno di una gestione non politicizzata e senza conflitti di interessi. Su questo argomento la posizione è stata chiara fin dal primo giorno e sappiamo tutti qual è.

Per questo motivo oggi, su questo provvedimento specifico, il gruppo di Azione-PER si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Maria Rubano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARIA RUBANO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, con il decreto in esame oggi si compie l'ultimo atto di quella che potremmo definire la saga del superbonus, una misura eccezionale, nata all'interno di una legislatura di emergenza, come quella della pandemia, che, nel corso di questi quasi 4 anni, ha profondamente mutato il suo impatto sull'economia, oltre ad aver mutato la sua stessa forma a seguito dei numerosi interventi legislativi che si sono susseguiti. La maggior parte di chi è seduto in quest'Aula sa benissimo in cosa consiste la questione superbonus, però, prima di entrare nel merito del provvedimento in esame e spiegare le ragioni per le quali Forza Italia voterà a favore, è indispensabile un breve riassunto delle numerose puntate precedenti.

A maggio 2020, appena uscimmo dai primi due terribili mesi del lockdown, l'economia, in tutti i settori, era in ginocchio. Tra le misure del decreto-legge n. 34, cosiddetto Rilancio, con gli articoli 119 e 121, fu inserito il superbonus, cioè un super contributo per i lavori edili, che avessero migliorato le classificazioni energetiche degli immobili, pari al 110 per cento dei costi sostenuti, un contributo del quale si poteva beneficiare in 3 modalità: come credito d'imposta nei 5 anni successivi, sotto forma di sconto immediato effettuato dalla ditta che avrebbe svolto i lavori, oppure vendendo al mercato il proprio credito fiscale. Eravamo, come detto, in una condizione assolutamente eccezionale, mai verificatasi prima, e una misura altrettanto eccezionale funzionò. L'edilizia fu trascinata in maniera prorompente e contribuì in modo determinante a risollevare l'intera economia italiana. Questo, per onestà, dev'essere riconosciuto, come il fatto che, alla luce del perdurare dell'epidemia, fu inevitabile prorogare la misura per almeno un altro anno. Con altrettanta onestà, va riconosciuto, però, che gli errori si possono commettere nella più totale buona fede ed errori furono commessi da parte di tutti, nessuno escluso, nel momento in cui iniziarono a stratificarsi, una sull'altra, le disposizioni e ad affastellarsi le proroghe, sempre con maggiore frequenza. Il superbonus, da idea oggettivamente efficace nel contesto pandemico, si è trasformato in ideologia e, in alcuni casi, in una fede laica. In quel momento sono sorti i problemi via via sempre maggiori che ci hanno portato ad oggi. Dieci, tra provvedimenti e circolari interpretative più una guida online, sono stati gli interventi che l'Agenzia delle entrate, in questo quadriennio, ha dovuto mettere in campo per consentire all'utente di districarsi in quella che diventava una giungla sempre più fitta e, purtroppo, sempre più tossica per la salute finanziaria dello Stato. Al 31 dicembre scorso, 461.433 risultavano essere gli interventi edilizi incentivati in corso di attuazione e circa 102 miliardi gli investimenti che erano stati ammessi a usufruire della detrazione statale.

Una montagna di soldi ai quali lo Stato dovrà far fronte con proprie risorse. In tutto questo, bisogna riconoscere che non è mancato un ulteriore aspetto contingente e determinante, che ha trasformato in tragedia quello che già era un dramma a tinte molto forti. Mi riferisco alla modifica della contabilizzazione dei crediti fiscali operata nel corso del 2023 da Eurostat, che ha considerato come debito per lo Stato il credito fiscale cedibile a terzi, il cui importo va integralmente conteggiato nell'anno in cui il diritto al credito viene maturato. Questa modifica, che ha fatto sballare i dati del debito per gli anni pregressi e avrebbe messo a rischio quelli futuri, ha contribuito ancora di più a rendere insostenibile la situazione.

Il superbonus, come può accadere quando si abusa di un farmaco, dopo un primo effetto positivo, ha creato dipendenza e, poi, un'infezione che rischiava essere letale. In questi casi servono misure drastiche, ancorché dolorose, e la misura drastica e dolorosissima è stato il decreto n. 11 del 16 febbraio 2023, con il quale si è suturata la copiosa emorragia prodotta dal superbonus.

Nel corso del 2023, la normativa non è più stata modificata e, nei mesi che ci hanno portato prima alla legge di bilancio e, poi, al nuovo anno, la Presidente Meloni e il Ministro Giorgetti hanno più volte spiegato, anche con parole estremamente franche, i motivi per i quali il dossier superbonus doveva considerarsi chiuso definitivamente. Forza Italia, nei mesi tra febbraio e dicembre 2023, ha certamente condiviso l'impostazione del Governo e della maggioranza sul fatto che si dovesse tirare una linea, fermare un veicolo che, altrimenti, avrebbe avuto come fine corsa il salto nel vuoto da un precipizio. In questo senso, non si possono non condividere le parole del Ministro Giorgetti quando ha dichiarato che un bonus edilizio del 70 per cento, che è quello che si applicherà comunque nel corso di quest'anno, non esiste in alcuna altra parte del mondo, tranne che in Macedonia e che un bonus simile, in un Paese che ha il rapporto debito-PIL al 140 per cento, è già esso qualcosa di enorme.

Allo stesso tempo, però, Forza Italia, ai massimi livelli, con il suo segretario nazionale, Antonio Tajani, non ha mai smesso di lavorare e di battersi per riuscire a salvare il salvabile, in una situazione in cui gli spazi di manovra erano minimi. Forza Italia è stata sempre consapevole che chi si era avvalso del superbonus lo ha fatto in forza di una legge dello Stato, seppure con tutte le sue storture. Bisognava fare scelte dolorose, ma inevitabili, e la scelta è caduta sulla tutela dei soggetti più deboli, quelli con i redditi più bassi. Un intervento che, non avendo trovato spazio nel decreto Anticipi né nella legge di bilancio, è finalmente arrivato, come nel basket, sul suono della sirena, nel Consiglio dei ministri del 28 dicembre scorso. Un intervento che, all'articolo 1 di questo decreto, prevede due misure: da un lato, si sanano i lavori compiuti fino al 31 dicembre 2023, evitando che chi non ha fatto in tempo a ultimarli debba restituire soldi allo Stato; dall'altro, si prevede che chi ha realizzato il 60 per cento dei lavori e ha un reddito non superiore ai 15.000 euro potrà usufruire di un contributo sulle spese che sosterrà nel corso del 2024, aggiuntivo al superbonus del 70 per cento previsto per legge. È poco? È tanto? Dipende dai punti di vista, che sono tutti legittimi. Il nostro punto di vista è che questa fosse l'unica soluzione possibile. Se avessimo avuto una bacchetta magica, l'avremmo certamente usata per consentire a chiunque lo volesse di utilizzare il superbonus senza ricadute sui conti pubblici. Purtroppo, le bacchette magiche non esistono e la politica ha il dovere di fare delle scelte. Forza Italia, la maggioranza e il Governo hanno avuto il coraggio di fare delle scelte, assumendosene tutte le responsabilità, lo abbiamo fatto a febbraio e l'abbiamo fatto, da ultimo, il 28 dicembre scorso. Approvare senza modifiche questo decreto-legge significa confermare davanti al Paese quest'ultima scelta.

È per questo che dichiaro il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti del Liceo scientifico Politi, di Agrigento, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Li ringraziamo per questo e gli auguriamo buona fortuna. Sono presenti qui, in Aula, i gruppi, in particolare, in questo momento, interessati alle dichiarazioni di voto. Tra breve, si voterà il disegno di legge in questione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ieri, in quest'Aula, abbiamo ascoltato, a più riprese, i colleghi della maggioranza - a partire dal relatore Testa, di Fratelli d'Italia - dire che questo sarebbe un decreto-legge responsabile. Sul vostro concetto di responsabilità è ormai inutile discutere, visto che sul tema superbonus, in 15 mesi di legislatura, avete varato due decreti, semmai, dell'irresponsabilità, che promettevano mari e monti, ma, che, in realtà, hanno solo peggiorato la situazione.

Presidente, quest'ultimo decreto-legge Superbonus, è inutile che ci giriamo intorno, non serve praticamente a nulla, e vi spiego il perché. In primo luogo, non serve a far finire i lavori alla stragrande maggioranza delle famiglie italiane che li avevano iniziati; in secondo luogo, non si degna di affrontare la questione dei crediti incagliati e della conseguente crisi di liquidità di decine di migliaia di imprese; in terzo luogo, non si degna non dico di delineare, ma nemmeno di abbozzare lontanamente un piano di efficientamento energetico degli edifici. Insomma, siamo alla fuffa più totale.

Così come era fuffa - purtroppo, una fuffa dannosa - quella contenuta nel primo intervento tematico del Governo, fatto nel 2023, ovvero il cosiddetto decreto Cessione crediti fiscali, che, incredibilmente, ha fatto strame del suo stesso titolo, abolendo del tutto la cessione dei crediti, anche qui, voltando le spalle al problema dei crediti incagliati e polverizzando tutte le ipocrite promesse, elettorali e non, di un celere sblocco dei crediti stessi. Ma vogliamo ricordare che, durante l'iter parlamentare di quel provvedimento, autorevoli esponenti del Governo e della maggioranza avevano promesso una piattaforma digitale per riattivare la cessione dei crediti? Vogliamo, altresì, ricordare la promessa di un non meglio precisato operatore bancario privato, aperto alla partecipazione pubblica, che avrebbe dovuto contribuire a riattivare gli acquisti di crediti di imposta legati al superbonus e agli altri bonus edilizi. A questo punto, ci chiediamo: dove sono finite queste soluzioni? Qualcuno le ha viste (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Anche qui, purtroppo, fuffa e nient'altro che fuffa.

Poi, Presidente, abbiamo dovuto ascoltare il solito, puerile e irresponsabile scaricabarile, la solita, logora panna montata su presunte truffe da superbonus, che, in realtà, sono limitatissime, su presunti buchi di bilancio, che, in realtà, non esistono. Qui, però, la litania governativa ha, francamente, stancato ed è ora che si facciano i conti con la realtà. Qui l'unico buco di bilancio - e, se vogliamo dirla tutta, un falso in bilancio - è stato fatto dal Governo, quando ha imposto a Eurostat una classificazione farlocca dei crediti d'imposta da superbonus, ovvero una classificazione come crediti pagabili che, alla fine, verranno utilizzati tutti, o quasi tutti, in compensazione fiscale. E cosa significa questo? Semplicemente che, nell'ingegneria contabile del Ministro Giorgetti, avallata dalla Premier Meloni e da tutta la maggioranza, questa classificazione come crediti pagabili andava assolutamente spinta in sede europea per far sì che i crediti d'imposta stessi avessero un effetto solo nell'anno di generazione del credito, liberando così spazi fiscali in futuro. Peccato che il plateale tradimento in una delle tante promesse elettorali del centrodestra, ovvero il già citato sblocco dei crediti fiscali incagliati, abbia plasticamente dimostrato che questi crediti sono tutt'altro che pagabili, perché sono lontanissimi dall'essere usati tutti, o quasi tutti, in compensazione fiscale. Questa è una gravissima forzatura contabile del Ministro dell'Economia, di cui Eurostat sta per chiedere conto. Avete truccato i conti, alla faccia della vostra televendita su misure serie, prudenti e responsabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E veniamo al discorso generale sull'efficientamento energetico degli edifici, su cui incombono anche obblighi europei, oltre alla semplice constatazione della condizione di arretratezza in cui versano ancora troppi immobili, in questo Paese. Non piace il superbonus?

Perfetto, lo avete affossato, ma qual è la vostra alternativa? Ci fate capire qual è il vostro piano di efficientamento energetico? Ve lo dico io: non c'è, anzi, quel poco che filtra dai Ministeri parla di un piano per far indebitare con le banche famiglie e pensionati per farsi finanziare la ristrutturazione. Ma sì, un altro buffetto alle banche, dobbiamo dire, dopo la pavida marcia indietro sulla tassazione degli extraprofitti bancari, trasformata in contributo facoltativo con gettito zero per lo Stato, il tutto con annessa menzogna della Presidente del Consiglio, secondo la quale il contributo facoltativo sugli extraprofitti bancari avrebbe convinto le banche ad aumentare il credito e i tassi sui depositi, una bufala colossale, visto che da dati ABI, e non da noi, emerge chiaramente che il credito ai privati si sta contraendo e il tasso praticato dalle banche sui prestiti cresce ancora, oggi molto di più del tasso sui depositi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma lasciamo perdere.

Sono giorni che siamo costretti ad assistere a un'altra stucchevole televendita, quella del Piano Mattei. Qualsiasi cosa vogliamo dire su questo Piano, una cosa è certa: è un progetto che guarda al fossile, si basa sul fossile e intende investire nel fossile. Allora, tirate fuori un barlume di coraggio e spiegate agli italiani che la vostra opzione è questa: far restare l'Italia ostaggio del fossile e delle sue lobby. E se c'è una misura che, oggi, fa risparmiare in bolletta e fa tagliare le emissioni di CO2, come appunto il superbonus, va cancellata, con corredo di accuse false e squallide manipolazioni, semplicemente perché avete un altro progetto, ma siete così pusillanimi da non dirlo chiaramente agli italiani.

A proposito, colleghi del centrodestra, e per suo tramite, Presidente, mi rivolgo soprattutto ai colleghi di Fratelli d'Italia, ieri in discussione e durante la votazione degli emendamenti, il collega Congedo ha ribadito che bisogna fare chiarezza. Ecco, la mia domanda è: che fine ha fatto la vostra proposta di Commissione d'inchiesta sul superbonus (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Non vorrete mica fargli fare la stessa fine della tassa sugli extraprofitti bancari, prima presentata con faccia feroce e poi rimangiata con pavidità assoluta? Perché noi, del MoVimento 5 Stelle, la Commissione di inchiesta sul superbonus, la vogliamo e la vogliamo per approfondire la farlocca classificazione dei crediti d'imposta voluta da Giorgetti, per analizzare tutti gli atti parlamentari del centrodestra che chiedevano il superbonus 110 per cento fino al 2025 e anche oltre, per capire se e chi, nel Governo e nella maggioranza, abbia fatto un intervento sulle banche e sugli operatori finanziari per disincentivare la circolazione dei crediti fiscali. Vogliamo sapere tante cose, sempre che voi ne abbiate il coraggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, colleghi, ormai i nodi vengono al pettine. Prima il superbonus vi piaceva, adesso non vi piace più per bieche ragioni politiche. Bene, ma almeno fate qualcosa di alternativo, varate una misura, chiamatela come volete, “super Giorgia”, “super Giorgetti”, fate voi, a noi non interessa, ma datevi una mossa su crescita e investimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Avete visto, oggi, sulla prima pagina, Il Sole 24 Ore dice che tra il 2019 e il 2023 la crescita economica dell'Italia è andata molto meglio di Spagna, Francia e Germania, grazie al boom fatto segnare nel biennio 2021-2022, quello più inciso dalle misure economiche del Governo “Conte 2”, tra cui c'era anche il superbonus, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E voi cosa state facendo? Vi rendete conto che la striminzita crescita del più 0,7 per cento fatta segnare nel 2023 è dovuta, al 60 per cento, all'effetto trascinamento che avete ereditato dalla crescita del 2022? Vi rendete conto che, senza investimenti, la vostra previsione di crescita del PIL per il 2024, ovvero l'1,2 per cento, è farlocca? E, infatti, è stata dimezzata dal Fondo monetario internazionale e da Bankitalia. Vi rendete conto che, senza investimenti e crescita, state facendo salire il debito pubblico? Ieri, anche ANCE ha detto che, nel 2024, con la fine del superbonus e della cessione dei crediti di imposta, gli investimenti in costruzione crolleranno di oltre il 7 per cento. State dilapidando un'eredità. Avete qualcosa di alternativo? Bene, tiratelo fuori e fateci capire che cosa volete fare!

Quindi, Presidente, alla luce di quanto detto, sul piatto resta un inutile, impalpabile e ipocrita decretino e, per tutte queste ragioni, dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giulio Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, oggi vorrei parlare di un chiasmo composto da economia, diritto, tecnologia e matematica finanziaria, che riprende un po' l'inizio dell'Orlando furioso, ma parla di un'altra storia.

Com'è stato ricordato da chi mi ha preceduto, il testo che è stato licenziato dalla Commissione finanze non ha modificato il contenuto del decreto presentato dal Governo il 29 dicembre scorso e nemmeno è intervenuto sulla disciplina per quanto concerne specificamente i crediti d'imposta derivanti dai bonus edilizi.

Questo decreto-legge è stato, infatti, pensato per rispondere alle difficoltà di una ristretta platea di cittadini in grandi difficoltà e con reddito basso, che non riesce a ultimare i lavori già iniziati. Dopodiché, in Commissione, sono stati evidenziati anche alcuni casi specifici molto gravi, per esempio sul comune di Roma, a cui la Commissione dedicherà attenzione nel prossimo futuro.

Il provvedimento, quindi, va inquadrato in un contesto generale delicato e frammentato, come ho esemplificato poco fa, basti pensare a ciò che è successo negli ultimi mesi e agli effetti diretti e indiretti che la misura del superbonus ha prodotto negli ultimi tre anni, per esempio, sui prezzi del materiale edilizio.

Come abbiamo detto sin dal principio, il superbonus era una misura che, per certi versi, poteva essere d'aiuto, tuttavia avrebbe dovuto essere strutturata in maniera diversa. Così come è stata pensata, era evidente che avrebbe prodotto distorsioni, sia di mercato, sia nella libera concorrenza dei prezzi e nella richiesta e nella disponibilità di manodopera.

Si è partiti da un principio errato, ci si è dimenticati la regola aurea dell'economia dei servizi e dei consumi, che è che non esistono pasti gratis e, quindi, questo è il primo nodo del mio chiasmo, l'economia: non esistono pasti gratis, perché, quando qualcosa sembra gratuito, alla fine qualcun altro lo deve pagare. E andiamo avanti.

La conversione in legge di questo decreto si pone in linea con quanto è stato deciso esattamente un anno fa, con l'emanazione, da parte del Governo, del decreto-legge n. 11 del 16 febbraio 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 aprile 2023, n. 38. A febbraio 2023, il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giorgetti, con grande senso di responsabilità, veniva in quest'Aula a informarci degli effetti che la misura del superbonus aveva prodotto fino a quel momento e, con la chiarezza che lo contraddistingue da sempre, ci presentava una situazione difficile, anomala e, soprattutto, pericolosa, ben dimostrata dalle truffe che quotidianamente ormai siamo abituati a leggere sui giornali e che discendono sempre dalla violazione della regola aurea che ho testé menzionato.

Quindi, il danno maggiore, a mio avviso, è stato posto sullo spazio fiscale, cioè lo spazio fiscale del bilancio dello Stato che ci consente di implementare le misure impostate da una visione, dalla visione che hanno approvato i cittadini, votando questo Governo, e quello spazio fiscale che ci può consentire di fare le riforme. È evidente, quindi, che bisognava intervenire. Ieri, come oggi, siamo convinti di aver intrapreso la strada giusta, in primis, per mettere in sicurezza il bilancio dello Stato e per essere credibili e coerenti, non solo dal punto di vista contabile, ma anche politico, nei confronti dei nostri elettori, e anche perché è doveroso proteggere quelle imprese e quelle famiglie che si sono avvalse di una legge dello Stato e che non devono assolutamente essere penalizzate.

Qui, entriamo nel secondo nodo nel mio chiasmo, il diritto: la certezza del diritto, la rule of law, come la chiamano gli anglofoni. Ovviamente, avevamo la necessità di tutelare i conti pubblici, di fare in modo che, anche in conseguenza di nuove regole contabili, tutta l'attività del Governo non fosse condizionata dall'impegno sui bonus edilizi, e questo è stato il senso del decreto n. 11 del 2023 ed è quello che confermiamo oggi con questa conversione.

La riflessione, quindi, deve partire dalla genesi di queste norme, che risale a 3 anni fa con il decreto Rilancio 2020, allorché il Governo “Conte 2” decise di rendere liberamente trasferibili tutti i crediti d'imposta relativi alle agevolazioni edilizie, e quindi non solo il 110 per cento, ma anche i bonus facciate, quelli al 50 per cento e quelli al 65 per cento.

In tutto questo ginepraio, ci avrebbe potuto assistere l'altro nodo del mio chiasmo, il terzo nodo, la tecnologia, per esempio con mercati basati sulla blockchain, ma questo non è avvenuto e non ne capisco il perché. Ricordo a me stesso, poi, che, durante tutte le audizioni che si sono susseguite in Commissione su tale materia, sono intervenuti soggetti molto diversi e tutti hanno detto che il bonus 110 andava corretto. Quindi, domandiamoci perché tutti gli attori coinvolti abbiano proprio detto questo, ossia che serviva una correzione. Perché? Perché la misura era pensata male e scritta anche peggio.

La Lega può rivendicare una linea di coerenza e di pragmatismo attraverso i vari Governi che si sono succeduti. Infatti, fin dal decreto-legge n. 34 del 2020, la nostra posizione sul superbonus è sempre stata la medesima e lo testimoniano gli atti parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

L'adozione, anche e soprattutto, di questo provvedimento, come detto poc'anzi, si è resa necessaria per mettere ordine in una materia che, negli ultimi anni, ha subito numerose modifiche che hanno avuto l'esclusivo effetto di generare ulteriore incertezza negli operatori, nonché il blocco di diversi miliardi di crediti. A questo punto, abbiamo la responsabilità di trovare una soluzione per chi ha fatto legittimo affidamento - e parliamo di imprese e famiglie - su una norma di legge che, comunque, ha avuto i suoi effetti.

Ciò che, però, tenevo a dire è che dobbiamo pensare a una norma che possa andare oltre questa esperienza fallimentare, che dia una prospettiva di lungo termine sul tema degli incentivi in edilizia e che, soprattutto, dia certezze ai cittadini e alle imprese che devono costruire, ristrutturare, efficientare o rendere a norma antisismica gli immobili. E penso, soprattutto, anche alle aree remote, alle aree interne, alla montagna e alle isole.

Questo è molto importante perché, ad oggi, le tante ristrutturazioni sono state fatte con la deduzione in dichiarazione dei redditi solo grazie alla capienza fiscale. Noi dobbiamo pensare che, in primo luogo, bisogna aiutare le prime case e le fasce deboli che non hanno i risparmi per efficientare o mettere a norma antisismica. Dobbiamo pensare di aiutare chi ha immobili di classe G, guardando al futuro. Non a caso il gruppo al quale mi onoro di appartenere, la Lega, già nel marzo del 2023 ha presentato una proposta di legge in tal senso, l'Atto Camera 969 - a prima firma del collega e amico Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione attività produttive -, che rappresenta il giusto equilibrio. In particolare, prevede un contributo che favorisca l'efficientamento energetico antisismico del patrimonio edilizio e un contributo ai soggetti economicamente più in difficoltà, ma soprattutto prevede una misura non più straordinaria che, quindi, in maniera equilibrata, consenta una prosecuzione delle misure di sostegno nel mercato delle ristrutturazioni edilizie e, contemporaneamente, rappresenti una nuova forma di agevolazione fiscale, correlata alle ristrutturazioni edilizie sostenibili per la finanza pubblica.

E qui passiamo all'ultimo nodo del mio chiasmo: la matematica finanziaria. Perché parlo di questo? Perché, come diceva il professor Bagnai nella discussione generale, è evidente che c'è stata una stima errata dell'impatto economico sul bilancio dello Stato di questa norma. C'è stata una stima errata - si presume - perché si è non tenuta in considerazione la regola aurea dell'economia, che ho citato come primo chiasmo: non ci sono pasti gratis. Nell'economia non ci sono pasti gratis, perché alla fine qualcuno li deve pagare. E allora sembra che questa stima da parte della Ragioneria generale dello Stato si sia basata partendo dal presupposto sbagliato che questo bonus fosse un bonus al 60 per cento o al 70 per cento, e poi applicando a questo un mark up. La mia professoressa di matematica finanziaria, all'esame all'università, mi avrebbe bocciato su questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Concluda.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Mi avvio a concludere. La realtà, a volte, non è come la vediamo e non possiamo convincerci, com'era convinto Donnie Darko, che quel coniglio dentro lo specchio, che vedeva solo lui, fosse la realtà.

La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio il Ministro Giorgetti, ringrazio la rappresentante del Governo, e dichiaro il voto convintamente favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Approfitto per salutare studenti e insegnanti della scuola italiana “Vittorio Montiglio”, di Santiago del Cile, che sono presenti qui in tribuna per assistere ai nostri lavori (Applausi).

Ricordo anche a loro che sono in Aula, in particolare, i gruppi interessati alla dichiarazione di voto e che, a breve, svolgeremo, invece, la votazione su questo disegno di legge.

Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. È un peccato che oggi in Aula non ci siano né la Presidente Meloni, né il Ministro Salvini. È un peccato, però è anche una prassi che abbiamo imparato in quest'anno e mezzo. Oggi la loro assenza è particolarmente grave, Presidente, perché né il Presidente del Consiglio, né il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti metteranno la faccia su una delle decisioni più difficili e, direi, ipocrite, che questo Governo e questa maggioranza hanno preso finora. Ed è, forse, chiaramente il motivo per cui si fa tanta fatica a vedere esponenti del Governo in quest'Aula: perché di decisioni difficili, ipocrite e sbagliate ne sono state adottate parecchie in questi mesi.

È un peccato, perché avremmo avuto l'occasione di ricordare loro, come stiamo facendo nel nostro confronto civile con i colleghi della maggioranza, tutte le volte in cui, sul tema del superbonus o dei bonus edilizi, hanno fatto promesse e dato rassicurazioni di segno esattamente opposto alle decisioni che poi sono state adottate. E non mi riferisco, evidentemente, solo alle grandi bugie dette in campagna elettorale, ma anche a quelle più recenti, per esempio alle rassicurazioni degli ultimi giorni del 2022, che poi hanno portato a un decreto-legge, il già citato n. 11 del 2023, che ha improvvisamente bloccato sconti in fattura e cessione del credito. A questo proposito, colgo l'occasione della citazione del collega Centemero, per ricordare una dichiarazione del settembre 2022 del professor Bagnai, in cui diceva testuale: “solo le forze politiche di centrodestra, le uniche in grado di fare un discorso razionale e non feticista sulla moneta, possono dare agli elettori una ragionevole certezza di sbloccare la circolazione dei crediti sottostante al superbonus”.

Oppure parliamo delle ultime bugie, quelle dette nella legge di bilancio. Lì, però, il Governo, onestamente, non si è limitato a prendere in giro gli italiani, ha voluto esagerare e ha ridicolizzato una parte della sua maggioranza. A questo proposito, mi viene da chiedere che cosa ne sarebbe stato di questa surreale discussione parlamentare con la presenza del Presidente Berlusconi; quale sarebbe stata la posizione di Forza Italia con la presenza in Aula del Presidente Berlusconi.

Avete fermato ogni tentativo di mettere mano alle scadenze, assicurando che sareste intervenuti con un provvedimento di riordino complessivo. Avete fatto bocciare tutti gli emendamenti - i vostri, soprattutto - che cercavano di salvare una situazione sull'orlo del baratro, promettendo un decreto ad hoc sul tema dei crediti fiscali. Ed eccolo qui, il provvedimento: la famosa toppa peggiore del buco. Un testo presentato come risolutivo, soprattutto per i cittadini più fragili, che, invece, onestamente, meriterebbe il titolo di più vergognosa presa in giro di questa legislatura, almeno fino a questo momento, ma sono certo che farete molto meglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Proprio qualche giorno fa, l'ANCE, Confedilizia e tanti altri soggetti auditi in Commissione finanze vi hanno sbattuto in faccia le dimensioni reali del problema: solo rispetto ai condomini, sono 40.000 i cantieri incompiuti, il 15 per cento del totale ammesso al 110 per cento, che vuol dire almeno 350.000 famiglie coinvolte, per un valore di lavori pari a 10 miliardi; a questi si aggiungono più di 2 miliardi fra unifamiliari e villette.

A fronte di questo buco, la risposta del Governo è stata istituire un fondo di 16 milioni di euro. In pratica, meno dello 0,2 per cento di quanto sarebbe necessario, lo 0,16 per la precisione. Insomma, questo va detto da quest'Aula ai nostri concittadini: ottenere il sostegno del Governo Meloni per salvare una situazione disperata avrà la stessa probabilità di riuscita di una vincita al Superenalotto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma c'è di più. Non soddisfatti di questo schiaffo alle famiglie più bisognose, avete pure pensato di stringere ancora di più le maglie sulla cessione del credito e addirittura sul bonus per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Si tratta di due interventi che la dicono lunga sulla considerazione che il Governo Meloni ha dei cittadini fragili e svantaggiati perché, da una parte, si completa l'opera di distruzione della cessione dello sconto in fattura, ossia gli unici due strumenti che hanno reso i bonus edilizi possibili, anche e soprattutto per le persone meno abbienti, e, dall'altra, si dimostra un cinismo senza precedenti e francamente incomprensibile nei confronti delle persone con disabilità. La morale della favola, c'è da dire, purtroppo, è che se tu sia povero o disabile a questo Governo semplicemente non importa. Lo dico perché dietro la scusa dei conti in ordine, curiosamente, peraltro mai invocata quando c'è da aiutare qualche evasore, il Governo non si fa scrupolo di risparmiare denaro, direi letteralmente, sulla pelle dei più deboli. Ma è proprio la storia dei conti in ordine, signor Presidente, che non convince. Il collega Centemero ha fatto una pregevole discussione su alcuni principi di economia che, però, non mi trovano perfettamente convinto. Infatti, dietro l'avversione preconcetta nei confronti del superbonus da parte del rigorosissimo Ministro Giorgetti c'è un enorme convitato di pietra. Sono mesi che ripetete come un mantra quanto è costato il superbonus e sono mesi che vi chiediamo, banalmente, che ci diciate, di grazia, quanto ha guadagnato lo Stato con il superbonus. Ci dite quanto gettito si deve ai bonus edilizi? Quanto valore è stato prodotto? Con esattezza quanti nuovi posti di lavoro sono stati creati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Quanta economia, direttamente o indirettamente, si è attivata grazie al 110 per cento? A queste domande non avete voluto dare risposta e il sospetto è che vi siate negati per una ragione precisa, perché altrimenti, numeri alla mano, la narrazione dei costi esorbitanti sarebbe caduta in un attimo e avremmo scoperto che l'impatto vero che hanno avuto queste misure, nate in un momento storico complesso che necessitava di una misura shock per far ripartire l'economia, è molto maggiore di quello che avete stimato. Scopriremmo, peraltro, tutto ciò che di buono è stato generato dal superbonus in termini economici, occupazionali, ambientali ed energetici. Alla fine, sarebbe persino facile scoprire quanti soldi, di quelle decine di miliardi di gettito aggiuntivo, avete sperperato per finanziare misure inique e avvantaggiare ulteriormente posizioni di rendita e di potere. Per fortuna, ci hanno pensato altri a fare questo tipo di valutazione. Per prima, la Banca d'Italia che ha stimato in almeno 1 il moltiplicatore della spesa: ogni euro speso per il superbonus ha generato un euro di PIL. E poi, più di 30 miliardi di entrate dirette e altrettante entrate indirette e fra i 200.000 e i 300.000 posti di lavoro creati direttamente dal settore edile. A tali effetti vanno aggiunti i risparmi in bolletta per quasi 3 miliardi, certificati da ENEA, per chi abita in abitazioni riqualificate e i benefici ambientali che si traducono in una fortissima riduzione di CO2, risparmiata dal comparto residenziale. Tutti numeri che non avete voluto vedere perché - diciamoci la verità - il superbonus è la vostra gigantesca foglia di fico. Il collega Centemero parlava di spazi finanziari necessari per fare le riforme. Io direi che il superbonus vi è servito perché avete piagnucolato per mesi per conti zavorrati dall'odiosa misura e per la conseguente impossibilità di fare fronte alle gigantesche promesse elettorali. Oggi cosa resta del superbonus? Centinaia di famiglie rovinate, migliaia di imprese pronte a chiudere i battenti e una nuova ondata di povertà e disoccupazione.

Più volte, insieme ai colleghi della Commissione finanze, ho invitato la maggioranza a un confronto franco sul tema. Io sono convinto che il superbonus dovesse essere rivisto nella sua struttura e avesse necessità di un tagliando. Sono convinto che sarebbe stato opportuno avviare una discussione parlamentare franca, aperta e onesta a fronte del principio, che credo nessuno di noi possa negare, che questo Paese, avendo un patrimonio immobiliare sconfinato ed essendo questo patrimonio immobiliare la ricchezza delle famiglie di questo Paese, necessita di misure ad hoc per questo patrimonio che, peraltro, sappiamo essere uno dei più vetusti d'Europa, uno dei meno adatti a sostenere la rivoluzione tecnologica e ambientale. Noi abbiamo onestamente trovato grande disponibilità nella maggioranza, non nel Governo, e abbiamo compreso quanto questa maggioranza parlamentare sia schiacciata sulle posizioni del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ci sono stati coraggiosi deputati che hanno effettivamente presentato degli emendamenti migliorativi del testo, ma quel coraggio non è stato premiato, visto che tutte le loro proposte hanno fatto la stessa fine delle nostre e di quelle di tutte le opposizioni.

Presidente, concludo. Per quanto ancora questa maggioranza parlamentare dovrà tollerare di essere trattata in questo modo dal Governo, che ha sostenuto con 53 fiducie? Per quanto ancora vorrete fare semplicemente i pigiabottoni? Per quanto ancora si dovrà rassegnare a fare da passacarte delle decisioni prese a Palazzo Chigi? Con questo provvedimento avete sbugiardato definitivamente voi stessi e distrutto ogni residua speranza di centinaia di migliaia di famiglie italiane. Avete spalancato la porta a decine di migliaia di contenziosi …

PRESIDENTE. La ringrazio, ma deve chiudere.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). …che domani costeranno allo Stato molto più di quanto avreste dovuto spendere per contenere il problema oggi. Siete l'esempio lampante di ciò che un Governo non dovrebbe essere: bugiardo, ottuso e inconcludente. Di questo gli italiani ne terranno conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, prima di entrare nel merito del provvedimento, ci tenevo a ringraziare il relatore, l'onorevole Guerino Testa, e il centrodestra - i gruppi Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e tutto il centrodestra - per la serietà che hanno dimostrato nell'affrontare un provvedimento così delicato che ha comunque l'intenzione di andare a mettere ordine su un tema di cui stiamo discutendo dalla scorsa legislatura e dall'inizio di questa legislatura. Credo che sia anche un tema di cui purtroppo torneremo a discutere. Ma vorrei ringraziare anche l'opposizione per gli emendamenti che ha presentato, per lo spirito che ci è stato, obiettivamente, in Commissione finanze. Ovviamente, ci sono stati emendamenti molto strumentali - ognuno, non ce lo nascondiamo, tira acqua al proprio mulino - ma ci sono stati anche emendamenti che comunque, come quello presentato dall'onorevole Casu sulla questione dell'incendio del palazzo di Colli Aniene, effettivamente hanno portato all'attenzione problemi che speriamo di risolvere. Di questo vorrei ringraziare soprattutto il Governo e la Sottosegretaria Albano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per aver consentito e dato l'assenso per fare un tavolo affinché si possa trovare - lo speriamo tutti - una soluzione per questi cittadini e speriamo anche che a questo tavolo partecipi anche il comune di Roma.

Nel merito di questo provvedimento possiamo dire che il Governo sta cercando di mettere riparo ai danni che sono stati causati dal complesso dei bonus edilizi. La cosa più importante è che questo Governo ha cominciato a introdurre il criterio che forse è mancato di più a questa misura, il cosiddetto criterio della progressività. Nel momento in cui si pensa a proteggere, a mettere in sicurezza, nei limiti del possibile, quelle famiglie a basso reddito, ecco che il Governo ancora una volta conferma qual è la sua linea politica ed economica, dall'inizio della legislatura in poi, cioè esattamente quella di andare soprattutto a proteggere i più deboli e le persone con redditi più bassi. Questo provvedimento potrà consentire una chiusura dei cantieri progressiva e ordinata.

Se c'è una cosa che questo Governo ha introdotto con questo provvedimento - e meno male, perché questa sì che era una correzione a una stortura - è il fatto che ha evitato che venissero restituite le somme di chi non riusciva a completare i lavori per tempo, perché ricordiamoci che questo provvedimento aveva una scadenza, che è stata più volte prorogata. Si va adesso verso un incentivo assolutamente sostenibile e progressivamente si scenderà sempre di più, per consentire comunque i crediti fiscali nell'edilizia che - ricordiamolo - non sono un'invenzione dello scorso Governo, ma esistono in Italia almeno dal 1997 - è una prassi -, hanno sempre funzionato ma, nella parentesi di questi 4 anni, sono stati distorti.

E ora entriamo anche nel merito perché - dobbiamo dircelo in maniera molto netta e molto chiara - questo provvedimento non ha fatto bene al Paese, a conti fatti; c'è chi sostiene il contrario - poi vedremo se effettivamente è così - però, per ora, se consideriamo il complesso dei bonus edilizi, siamo arrivati a un impegno dello Stato pari a circa 150 miliardi e il conto, purtroppo, ancora non è finito - lo sappiamo bene - perché è destinato purtroppo a lievitare: c'è il serio rischio che si arrivi complessivamente, con tutti i bonus edilizi che sono stati programmati, fino a 200 miliardi, una cifra spaventosa. Ecco, a fronte di un investimento così importante da parte dello Stato italiano, abbiamo efficientato appena il 3 per cento del patrimonio edilizio italiano, quindi nulla e se questo doveva essere un provvedimento che serviva ad abbattere i consumi energetici, con la spesa che è stata sostenuta, i risultati mi sembrano quantomeno miseri. Per non parlare delle truffe: c'è chi dice che sono esigue, ma finora ne sono state accertate per un importo di più di 12 miliardi, è una cifra enorme e io non ricordo un provvedimento che abbia generato truffe così importanti. Complimenti! Purtroppo anche queste chissà quanto sono destinate a crescere, perché - come leggiamo dai giornali - le truffe sono all'ordine del giorno.

È stato un provvedimento che ha fatto felice qualcuno, assolutamente sì: sono state assolutamente felici le banche, che hanno potuto scontare fatture a un tasso del 20, ma anche del 30 per cento e quindi è stato un affare d'oro, sicuramente a loro è giovato, questo è sicuro. Proprio quelli che continuano a rinfacciare l'amicizia con le banche di questo Governo non si accorgono di tutti i favori alle banche che hanno fatto loro, quando erano al Governo, compreso il superbonus (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di cui hanno beneficiato ovviamente tutti quei ricchi milionari che si sono visti ristrutturare le proprie case e, in alcuni casi, anche qualche castello con il contributo di tutti i cittadini italiani, anche di quelli che non hanno una casa. È una cosa che non si era mai vista, un provvedimento più iniquo e più ingiusto veramente si fa fatica a ricordarlo. E poi c'è il problema che molte ditte e molti cittadini, purtroppo, sono rimasti con il cerino in mano. Più volte, ho sentito dire che non c'entrano nulla i cittadini - questo è vero -, che si sono fidati dello Stato. Io su questo vorrei fare una precisazione, perché lo Stato, se andiamo a vedere la legge, sin dalla sua primissima stesura, non ha mai garantito al cittadino o alle ditte la cessione del credito: lo Stato ha detto al cittadino che gli avrebbe dato la possibilità di scontare i crediti fino addirittura al 110 per cento, che avrebbe potuto portare in detrazione negli anni successivi e gli avrebbe dato la possibilità di cedere i crediti, se avesse trovato qualcuno disponibile a comprarli, che avrebbe generato con i suoi lavori. Quindi, lo Stato non ha garantito al cittadino o alle ditte che la cessione del credito potesse attuarsi: questa era semplicemente una facoltà - perché questo diceva la legge - il cui onere era a carico di chi faceva gli interventi. Qual è stato, allora, il corto circuito? Il corto circuito è stato quando qualcuno è andato a raccontare qualcos'altro ai cittadini e non ha spiegato esattamente qual era la ratio della misura, perché è andato, in maniera assolutamente cinica, a raccontare che potevano ristrutturarsi casa gratuitamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È questo il vero problema che è stato causato da tutta questa cosa, da una campagna assolutamente fallace (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ieri abbiamo presentato un ordine del giorno che impegnava il Governo a scoraggiare, nella comunicazione istituzionale, l'utilizzo della parola “gratuitamente”, per sostituirla con una comunicazione corretta che dica ai cittadini che ogni intervento che fa lo Stato è comunque frutto dei soldi dei cittadini stessi. Ecco, coerentemente con la loro linea politica, la sinistra, il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle hanno votato addirittura contro un ordine del giorno che dice una cosa banale. Ma vergognatevi, signori, vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi credo sia naturale che l'opposizione provi a difendere questo provvedimento, ma allora siamo di fronte a una nuova teoria economica, che diventa interessante, secondo cui lo Stato può fare spesa pubblica infinita, ristrutturando anche case e castelli dei ricchi e per di più ci guadagna pure, ci guadagna attraverso il gettito. Tutto bello, tutto bellissimo, è una nuova teoria economica. Credo che, per questa genialata, dovremmo proporre Giuseppe Conte e Gualtieri al Nobel per l'economia, perché veramente abbiamo trovato una nuova formula economica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io temo che né Conte, né Gualtieri riceveranno il Nobel per l'economia perché questa soluzione, più che una nuova teoria economica, ricorda molto le politiche che ahimè hanno portato l'Argentina a un tasso d'inflazione pari al 150 per cento. Invece del Nobel, possiamo dire che il PD, il MoVimento 5 Stelle e la sinistra in generale hanno ricevuto…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO FILINI (FDI). …un bel foglio di via - concludo, Presidente - da parte dei cittadini italiani nelle scorse elezioni, perché hanno deciso di mandare a casa un Governo che ha fatto solo danni e hanno scelto una coalizione a guida di Fratelli d'Italia che può garantire serietà, competenza e tutto ciò che è mancato in questi anni di disastroso Governo di sinistra. Quindi preannuncio, Presidente, il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1630​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1630​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1630: “Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2023, n. 212, recante misure urgenti relative alle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119, 119-ter e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Seguito della discussione del disegno di legge: Istituzione del premio di “Maestro dell'arte della cucina italiana” (A.C. 1419-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1419-A: Istituzione del premio di “Maestro dell'arte della cucina italiana”.

Ricordo che nella seduta del 15 gennaio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti (Vedi l'allegato A). Poiché all'articolo 1 è riferito soltanto l'emendamento 1.1 Vaccari, integralmente soppressivo dell'articolo medesimo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo.

Se nessuno chiede d'intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sull'emendamento 1.1 Vaccari.

CHIARA LA PORTA , Relatrice. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Ricordo che i pareri della relatrice e del Governo sono contrari alla soppressione dell'articolo 1 e che chi intende sopprimerlo deve votare contro il mantenimento, chi, invece, intende mantenerlo deve votare a favore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unico emendamento ad esso riferito (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede d'intervenire invito la relatrice e il rappresentante del Governo a esprimere il parere su tale emendamento.

CHIARA LA PORTA , Relatrice. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Vaccari, con il parere contrario della Commissione e del Governo…

Revoco l'indizione della votazione. Cerchiamo di capire meglio quest'agitazione. Prego, relatrice, non l'abbiamo ascoltata, riprenda la parola.

CHIARA LA PORTA , Relatrice. Il parere è contrario all'emendamento soppressivo, come il precedente.

PRESIDENTE. Il parere sull'emendamento è contrario. Non è necessario descrivere il contenuto dell'emendamento. Abbiamo un emendamento, il 2.1 Vaccari, e i pareri della relatrice e del Governo sono contrari. Dunque, procediamo alla votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Vaccari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede d'intervenire invito la relatrice e il rappresentante del Governo a esprimere il parere su tali emendamenti.

CHIARA LA PORTA , Relatrice. Sull'emendamento 3.1 Vaccari il parere è contrario mentre sull'emendamento 3.100 Cerreto il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1 Vaccari.

Ha chiesto di parlare la deputata Forattini. Ne ha facoltà.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sull'emendamento all'articolo 3 in quanto, come gruppo, chiediamo che tale articolo sia soppresso. Lo chiediamo perché conferire questo premio pensiamo sia sminuire, di fatto, le categorie che vengono riconosciute. Dare, infatti, una medaglia di bronzo del valore di 2.000 euro non significa promuovere queste categorie. Parliamo di eccellenze italiane, riconosciute anche a livello mondiale, che ogni anno lavorano seriamente e duramente per occupare i primi posti nelle classifiche di autorevoli guide e lo fanno proponendo al loro pubblico menu e prodotti che diventano il biglietto da visita del made in Italy, frutto di una ricerca continua per esaltare la qualità dei prodotti e delle materie prime utilizzate e dell'estro di questi maestri e delle competenze di chi lavora il prodotto. A fronte di tutto questo, pensavamo che non si sentisse proprio il bisogno di assecondare la vanità di un Ministro che non ha sicuramente brillato in fatto di aiuti al settore che dovrebbe rappresentare. Parlo di aiuti agli agricoltori in gravi difficoltà per la crisi pandemica e la crisi energetica climatica e di aiuti per il ricambio generazionale e di genere. Nulla di tutto questo e nulla per la crisi idrogeologica e per il Fondo di sovranità alimentare per i comparti in crisi per favorire l'ingresso di giovani e di donne, con una facilitazione nell'accesso al credito.

Per tutte queste ragioni, noi chiediamo di sopprimere questo articolo, dato che, anziché occuparci del comparto con aiuti concreti, ci occupiamo di medaglie di cartone, del valore di 2.000 euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo solo per dire due cose. Noi riteniamo che l'Aula sia stata impegnata per una norma, oggettivamente parlando, non di primaria importanza. Sono molte le leggi che giacciono nei cassetti delle Commissioni, e che avrebbero meritato una priorità maggiore. Però, la domanda che ci facciamo è perché, a questo punto, non si debba dare un super premio anche ad altre categorie, quali i pizzaioli o altri soggetti, visto che stiamo facendo una norma che crea un precedente, dal nostro punto di vista, abbastanza preoccupante, e cioè l'idea che si istituisca per legge un premio. Noi abbiamo enormi perplessità sull'andazzo verso cui si sta andando, sull'idea che noi cominciamo a scrivere, come abbiamo fatto, in fretta e furia una norma per istituire un premio. Sia chiaro, a tutti piace e siamo contenti del fatto che possano essere premiate le eccellenze. Però, era necessario farlo con legge del Parlamento? Fino a oggi, quando ho fatto l'assessore provinciale all'agricoltura, ho sempre partecipato ai premi che venivano organizzati dalle categorie o venivano promossi da enti camerali. Adesso stiamo, invece, normando un premio.

Noi riteniamo che, al di là del fatto che, se non sbaglio, è di circa 2.000 euro la cifra che viene messa su questa legge, al di là, quindi, dell'esiguità della somma e al di là del fatto che si è scelto questo percorso - non so per quale ragione sia questo l'elemento di valorizzazione delle nostre eccellenze - si sia creato un precedente alquanto bizzarro.

Mi riferisco all'idea che noi facciamo le leggi per fare i premi. Arriverà un altro Ministro, arriveranno altre maggioranze e ognuno farà la norma su una categoria o su un'altra ancora, portandola all'interno dell'Aula. Non è, questo, un percorso, dal nostro punto di vista, che migliora la qualità della nostra azione politica e parlamentare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 11,20)

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Infine, un'ultima constatazione che, lo ribadisco, facciamo amaramente. Non era, questa, una norma che doveva arrivare in fretta e furia nelle nostre Aule. Onestamente, riteniamo che davvero fossero altre le priorità che aspettava il Paese, in particolare in questo settore; voglio ricordare che, in queste ore, ci sono agricoltori che stanno protestando, agricoltori a cui sono state tagliate le riduzioni dell'Irpef. Dopo 7 anni, per la prima volta, viene tagliata a questi agricoltori una possibilità. L'hanno detto in televisione, in tutte le salse: chiedono di avere maggiore attenzione.

Infine, voglio dirvi una cosa e concludo. Giace, Presidente, una norma che abbiamo presentato noi sull'agricoltura eroica, cioè per quegli agricoltori - e ricordiamo che l'agricoltura sta diventando sempre più anziana e non si sta investendo sulle nuove generazioni - che fanno interventi che riducono il rischio del dissesto idrogeologico. Faccio un esempio, perché è del mio territorio: nella penisola sorrentina, sui terrazzamenti che si stanno gradualmente abbandonando, intervengono loro; per questo vengono chiamati agricoltori eroici. A questa norma, che avrebbe permesso a persone che fanno una doppia attività, ossia attività di piccoli agricoltori e messa in sicurezza del territorio, non si è data la stessa priorità. È una riflessione amara, che consegniamo all'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del polo liceale statale Saffo, di Roseto degli Abruzzi, in provincia di Teramo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Vaccari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Cerreto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Vaccari. Ne ha facoltà.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, in coda anche rispetto a ciò che la collega Forattini ha già molto bene descritto, per ricordare all'Aula, visto che in questo articolo si parla delle decorazioni che questa legge prevede di assegnare a una serie di categorie, che, come ha ricordato anche il collega prima… Ah, non è l'emendamento 4.1?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,25)

PRESIDENTE. Siamo alla votazione dell'articolo 3.

Quindi, rinuncia a intervenire.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CHIARA LA PORTA , Relatrice. Parere contrario sull'emendamento 4.1 Vaccari.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.1 Vaccari.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vaccari. Ne ha facoltà.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi scuso con i colleghi per aver anticipato quanto sto per dire, nel senso che qui parliamo, appunto, di decorazioni di una serie di categorie, a cui questa legge prevede di assegnare una medaglia di cartone, dimenticando, molto probabilmente, che alcune di queste categorie, da tantissimi anni, si vanno a guadagnare i premi nazionali e internazionali sulla base di una valutazione di merito, cioè una valutazione sulla qualità dell'offerta che fanno ai consumatori, che ha una storia alla quale questo provvedimento pensa di aggiungersi attraverso una commissione che, con tutto il rispetto per gli zelanti funzionari dei Ministeri che saranno coinvolti, ha tutto, fuorché una competenza di merito.

Voglio ricordare come su queste categorie ci sono classifiche, da tantissimi anni, che assegnano premi alla ristorazione. Ad esempio, penso alla Guida Michelin, che è giunta alla sessantanovesima edizione, con 395 ristoranti censiti, e tutti gli anni vengono integrati, questi riconoscimenti, con nuovi ristoranti; penso alle pasticcerie e alla guida del Gambero Rosso, giunta alla tredicesima edizione, con 650 locali recensiti e segnalati; penso alla guida dello Slow Food 2024, giunta alla trentaquattresima edizione, con 1.752 locali recensiti nel nostro Paese, alcuni dei quali premiati con i premi legati al bere bene. Poi, penso alla selezione dei vini che fanno, ai premi speciali che vengono assegnati al miglior oste, alla migliore carta dei vini, al miglior giovane ristoratore, alla migliore interpretazione della cucina regionale. Penso alla guida Vini d'Italia, giunta alla trentasettesima edizione, con oltre 25.000 vini recensiti, prodotti da 2.647 cantine, oppure penso al settore olivicolo, che può contare su tre premi, anche questi di pluridecennale esperienza, come il premio Ercole Olivario, il premio LODO l'Orciolo d'Oro, che è il concorso sull'olio d'oliva più antico al mondo, nato nel 1985, oppure il premio Slow Food, giunto alla ventiquattresima edizione, con 1.227 oli assaggiati e valutati.

Presidente, ho citato questi numeri per dimostrare come questo premio davvero diventa non solo di cartone, ma anche inutile rispetto a quanto già il nostro settore enogastronomico ha saputo fare e conquistarsi sul merito in Italia e nel mondo, con premi di qualità, con cui, ovviamente, questo premio, che il Governo vuole assegnare, non ha nulla a che fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'istituto comprensivo Francesco Gentile, presso Bambini del Mondo, di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Forattini. Ne ha facoltà.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per precisare che non siamo contrari al fatto di prevedere l'emblema della nostra Repubblica su questa medaglia. Il fatto è che richiamare la Patria con immagini non equivale a prendersene cura. Se così fosse, il Governo si sarebbe occupato di colmare il divario che si è venuto a creare tra ricchi e poveri. Non è sufficiente affrontare le nostre povertà con quello che avete chiamato carrello tricolore e non è evocando la Patria che risolviamo i problemi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Vaccari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CHIARA LA PORTA , Relatrice. Sull'emendamento 5.1 Vaccari, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Vaccari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

A scanso di equivoci, ricordo che stiamo votando l'articolo 5.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Poiché all'articolo 6 è riferito soltanto l'emendamento 6.1 Vaccari, integralmente soppressivo dell'articolo medesimo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo.

Invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CHIARA LA PORTA, Relatrice. Sull'emendamento 6.1 Vaccari, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Conforme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Buongiorno, colleghe e colleghi. Da un anno e più assistiamo a uno spettacolo che, in momenti come questo, mortifica il lavoro di tutto il Parlamento, a causa del Governo Meloni. Il Parlamento è costretto a occuparsi di norme-bandiera, utili solo a distrarre i cittadini dalle vere priorità - vedi, in questi giorni, la rivolta degli agricoltori -, mentre il Consiglio dei ministri, lavorando nell'oscurità, decide le sorti del Paese in modo del tutto irrazionale, limitandosi a utilizzare il Parlamento e la propria maggioranza come semplici organi di ratifica delle scellerate decisioni dallo stesso Consiglio assunte a porte chiuse.

Questo vostro obbligarci a occuparci di norme, come quella oggetto di discussione oggi, non fa, però, che aumentare burocrazie, creare cavilli e dissimulare aiuti e incentivi a categorie che, concretamente, necessitano di ben altro. Il tutto in un contesto, come quello alimentare e agricolo, che oggi soffre di una enorme quantità di problemi, che vanno dal cambiamento climatico, alla siccità che ne consegue, allo sfruttamento dei lavoratori, fino all'assenza del progresso tecnologico e alle enormi difficoltà delle aziende, legate agli spropositati aumenti del costo dei carburanti, dell'energia e della vita, in generale.

Inoltre, non comprendo come oggi si possa uscire soddisfatti da quest'Aula, coscienti di aver discusso dell'attribuzione di una medaglia, peraltro attraverso metodi discutibili - sui quali tra poco mi soffermerò -, quando le priorità di questo Paese sono evidentemente ben altre e ben più importanti. Si parla di aumentare il prestigio internazionale. Siete certi che, con questo provvedimento, ciò possa avvenire? Mi sembra così assurdo che ordini del giorno, come quelli presentati dal Partito Democratico - mi riferisco, ad esempio, a quello sul credito d'imposta in favore delle aziende del settore -, finiscano sempre all'ultimo posto tra le priorità di un intervento del Governo e della maggioranza, nonostante l'evidente impatto positivo che potrebbero avere sul settore, mentre, dall'altra parte, si ritiene utile occupare il tempo del Parlamento con queste discussioni, che definirei quasi distopiche.

Il collega Vaccari, in discussione generale, ha fatto la battuta per cui sembra di aver pigiato erroneamente il tasto della replica e di essere su Scherzi a parte. Penso che la battuta ci stia tutta, tant'è che, con i colleghi, abbiamo chiesto la soppressione di tutti gli articoli di questa norma, per un fatto di onestà intellettuale nei confronti di chi ci ascolta attraverso i canali satellitari e, soprattutto, perché il cibo è una cosa seria, segnatamente per le imprese e gli interessi che ruotano attorno a questo settore.

Per meglio comprendere, entrerò nel merito delle questioni. Abbiamo deciso di proporre la soppressione dell'articolo 6, perché la prescrizione normativa affida al Ministro Lollobrigida il compito di proporre la candidatura al premio istituito dalla legge. Mi chiedo come il Ministro pensi di procedere all'individuazione dei candidati, considerato che né nel suddetto articolo 6, né in quelli successivi sono specificati i criteri che si dovranno utilizzare per valutare la qualità dei prodotti. D'altra parte, non mi sembra che il Ministro sia un critico culinario e neanche ritengo che abbia le conoscenze necessarie, considerate le sue assurde dichiarazioni, dalle quali traspare tutta la sua inescusabile ignoranza in materia, una su tutte, quella secondo la quale i poveri mangerebbero meglio dei ricchi. Pertanto, riteniamo opportuno sopprimere detto articolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Ricordo che il parere della relatrice e del Governo è contrario alla soppressione dell'articolo 6 e che chi intende sopprimerlo deve votare contro il mantenimento, chi, invece, intende mantenerlo, deve votare a favore.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CHIARA LA PORTA , Relatrice. Sull'emendamento 7.1 Vaccari, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 7.1 Vaccari.

Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Rossi. Ne ha facoltà.

ANDREA ROSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Provo ad andare in una direzione ostinata e contraria a quanto fatto fino a questo momento dai miei colleghi e cerco di raccogliere l'intento nobile di questo provvedimento, anche perché noi siamo davanti a un provvedimento che sta dentro un percorso, che è quello di dare valore alla cucina italiana, che è stata anche candidata come patrimonio immateriale UNESCO. Quindi, io provo a raccogliere l'intento nobile e, per farlo, parto da questo articolo.

C'è un comitato di selezione che valuta le candidature, composto da rappresentanti dei Ministeri coinvolti, più i rappresentanti delle categorie di merito, in un concorso o, meglio, in una candidatura che avrà criteri di selezione contenuti all'interno di questo comitato. Il Ministro, nella presentazione che ha fatto al Sigep, circa una settimana fa, ha detto chiaramente che questo è un provvedimento che riprende anche alcune caratteristiche di quello che avviene in Francia con il MOF, con il miglior artigiano di Francia.

Ebbene, se proprio volessimo provare a declinare, a portare sul territorio italiano una bella esperienza, come quella presente, dall'inizio degli anni Venti, presso i cugini d'Oltralpe, sicuramente dovremmo cambiare completamente la struttura di questo comitato di selezione. Inoltre, dovremmo far diventare questo premio, come avviene per il miglior artigiano d'Italia, un evento che sta dentro un concorso di alcuni anni con riferimento al quale si sviluppano e si vanno a premiare le artigianalità di diversi settori - in Francia sono ben oltre 200 le categorie, anche fino alla pelletteria e alla ceramica, che vengono premiate -, con l'idea che vi debba essere un percorso reale di sviluppo e di ricerca della manualità dell'artigiano.

Noi, invece, con questo premio andiamo a costruire un comitato di selezione tutto interno, nominato dal Governo, che cercherà di dare, come diceva giustamente prima il collega Vaccari, con il quale sono d'accordo, piuttosto che una medaglia di bronzo, una medaglia di cartone per mettersi sul petto determinati distintivi e premi a singole candidature, invece, di un premio più collettivo all'eccellenza vera del nostro Paese che è la cucina italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1 Vaccari, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A).

Poiché all'articolo 8 è riferito soltanto l'emendamento 8.1 Vaccari, integralmente soppressivo dell'articolo medesimo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo, come già è accaduto.

Invito la relatrice, deputata La Porta, a esprimere il parere sull'emendamento 8.1 Vaccari.

CHIARA LA PORTA, Relatrice. Sull'emendamento 8.1 Vaccari il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Presidente, anche l'articolo 8 non è per nulla chiaro su quali siano i requisiti validi, affinché sia possibile la candidatura al premio istituito dal disegno di legge oggetto di discussione. Attraverso un richiamo generico all'articolo 5, infatti, non fa che rimarcare la necessaria presenza di alcuni requisiti molto generici e a tratti anche discriminatori, come quello sui 15 anni di attività, che esclude immotivatamente una fetta di giovani professionisti del settore. In più, nulla viene detto in merito alle modalità con le quali la fase istruttoria dovrà condursi ed eventualmente concludersi, il provvedimento stabilendo soltanto che l'istruttoria è condotta con modalità che assicurino una valutazione approfondita. Insomma, è una norma priva di significato che lascia assoluta libertà al comitato, consentendogli essenzialmente di decidere in modo completamente arbitrario.

Concludo, Presidente, questa mia serie di interventi, ribadendo che questo disegno di legge non solo si presenta come inutile e quasi assurdo, considerata la situazione in cui attualmente versa il settore di riferimento, ma introduce una disciplina mal costruita, troppo generica che non garantisce una competizione trasparente, né tantomeno equa ai partecipanti, ma ha anche l'amaro retrogusto di una squallida marchetta.

Non credo di aver mai visto, da che ho memoria, un disegno di legge più assurdo di questo, peraltro in un contesto sociale così discordante con il tenore stesso della disciplina. Non dimentichiamoci che accanto a noi ci sono due guerre, dove in questo momento milioni di persone muoiono. Anche nella nostra Nazione, a causa delle guerre, vari settori, tra cui quello alimentare, vivono grosse difficoltà per l'aumento dei costi di produzione dovuto all'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime. Spero che vi rendiate conto di avere impegnato il Parlamento, oggi, ad esprimersi su un provvedimento legislativo veramente inutile ed è grave e fuori luogo in questo momento storico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, intervengo per ribadire un concetto e anche il motivo per cui ci stiamo astenendo oppure votando contro. Abbiamo impegnato l'Assemblea, oggi - e prima ovviamente anche le Commissioni, il Senato e tutte le attività parlamentari - per votare un disegno di legge, di cui non ho memoria onestamente (non credo ce ne siano stati altri e se ci sono stati comunque non sono riuscito a trovarli), per istituire un premio; un disegno di legge, per il quale voteremo alla fine 11 articoli e i relativi emendamenti, per un valore di spesa di 2.000 euro, che prevede in particolare l'assegnazione di un premio di “Maestro dell'arte della gelateria italiana”, “Maestro dell'arte della pasticceria italiana”, “Maestro dell'arte della cucina italiana”, “Maestro dell'arte vitivinicola italiana”, “Maestro dell'arte olivicola italiana”.

Premesso che ci potevano essere anche altre categorie, che sono rimaste escluse, però, la mia domanda è: perché non è stato istituito questo premio direttamente dal Ministero competente? Perché si è voluta realizzare una norma che ha impegnato il Parlamento, creando un precedente che io trovo veramente sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Noi non possiamo immaginare che si possa impegnare il Parlamento per fare una norma di 11 articoli per assegnare 1, 2, 3, 4 o 5 premi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, pongo in votazione il mantenimento dell'articolo 8.

In proposito, ricordo che il parere della relatrice e del Governo è contrario alla soppressione dell'articolo 8 e che chi intende sopprimerlo deve votare contro il mantenimento, mentre chi intende mantenerlo deve votare a favore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e del relativo emendamento (Vedi l'allegato A).

Poiché all'articolo 9 è riferito soltanto l'emendamento 9.1 Vaccari, integralmente soppressivo dell'articolo medesimo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo.

Invito la relatrice e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sull'emendamento 9.1 Vaccari.

CHIARA LA PORTA, Relatrice. Il parere è contrario sull'emendamento 9.1 Vaccari.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, pongo in votazione il mantenimento dell'articolo 9. In proposito, ricordo che il parere della relatrice e del Governo è contrario alla soppressione dell'articolo 9 e che chi intende sopprimerlo deve votare contro il mantenimento, chi invece intende mantenerlo deve votare a favore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e del relativo emendamento (Vedi l'allegato A).

Poiché all'articolo 10 è riferito soltanto l'emendamento 10.1 Vaccari, integralmente soppressivo dell'articolo medesimo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo.

Invito la relatrice, deputata Chiara La Porta, e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sull'emendamento 10.1 Vaccari.

CHIARA LA PORTA, Relatrice. Sull'emendamento 10.1 Vaccari, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, pongo in votazione il mantenimento dell'articolo 10. In proposito, ricordo che il parere della relatrice e del Governo è contrario alla soppressione dell'articolo 10 e che chi intende sopprimerlo deve votare contro il mantenimento, chi invece intende mantenerlo deve votare a favore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Poiché all'articolo 11 è riferito soltanto l'emendamento 11.1 Vaccari, interamente soppressivo dell'articolo medesimo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo.

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CHIARA LA PORTA , Relatrice. Sull'emendamento 11.1 Vaccari il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo alla votazione del mantenimento dell'articolo 11.

Ricordo che il parere della relatrice e del Governo è contrario alla soppressione dell'articolo 11 e che chi intende sopprimerlo deve votare contro il mantenimento, chi invece intende mantenerlo deve votare a favore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/1419-A/1 La Salandra.

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Sull'ordine del giorno n. 9/1419-A/1 La Salandra il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno, nel senso di aggiungere, dopo le parole “dieta mediterranea” le parole “e della cucina italiana”.

PRESIDENTE. Deputato La Salandra, accoglie la riformulazione proposta dal Governo?

GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Sì, Presidente, accolgo la riformulazione e colgo l'occasione per ringraziare il Governo per una doverosa precisazione rispetto anche al valore culturale che ha la cucina povera nel panorama culinario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Noi non ci metteremo contro un provvedimento che riconosce il valore di tanti imprenditori e di tanti artigiani, che, nel nostro Paese, hanno rappresentato l'Italia nel mondo. Però, mi permetta di dirle, Sottosegretario, che questo provvedimento ha poco a che fare con la serietà delle misure e delle scelte che sono state fatte in altri Paesi.

Voi avete citato spesso, in queste settimane, la Francia e il Belgio. Noi siamo nel Parlamento della Repubblica italiana e questo Parlamento e le Commissioni sono state impegnate per settimane su un provvedimento che - diciamocelo guardandoci negli occhi - è un po' povero sul fronte dei requisiti che queste persone e questi maestri della cucina italiana dovranno avere, e soprattutto che ci pone, quantomeno, degli interrogativi su come sarà costituita questa commissione di valutazione. Chiederei un po' di attenzione al Governo. Questo perché? Non perché noi siamo contro, e infatti non voteremo contro questo provvedimento, ma proprio perché riconosciamo che i premi e i riconoscimenti fatti dalle istituzioni abbiano un valore, anche per fare un racconto al Paese e per dire ai nostri ragazzi che fare lo chef o il pasticciere è una cosa importante e che dà soddisfazione.

Noi non possiamo continuare a portare, però, in questo Parlamento delle scatole che sono un po' vuote, e lo dico ricordandomi le 59 scatole vuote del decreto Made in Italy, dove si è parlato un po' poco di come rafforzare e strutturare queste nostre filiere e queste nostre professionalità. Rispetto a un articolo di questo provvedimento, bene che si consenta a questi maestri della cucina, a queste professionalità, di insegnare nei nostri istituti professionali, però dobbiamo evitare di avere lo stesso problema e di fare lo stesso errore che abbiamo fatto con il liceo del made in Italy, dove non ci sono delle risorse. Infatti, lo sa meglio di me, Sottosegretario, quando si entra in una cucina di questo tempo, noi dobbiamo avere il massimo della tecnologia e il massimo delle competenze, e per fare questo ci vogliono delle risorse.

Quindi, ripeto, il nostro gruppo sarà contento quando questi maestri della cucina riceveranno questo premio e questo riconoscimento, che noi non deridiamo e non sottovalutiamo. Però, colgo anche questa occasione per chiederle e per capire - perché siamo in un'Aula del Parlamento, anche in ore molto delicate per il nostro Paese e anche per il dibattito che c'è in Europa - quando si inizierà a parlare veramente di agricoltura. Infatti, in questi mesi abbiamo parlato molto della trasformazione, abbiamo parlato molto delle fasi finali della filiera. Stiamo, invece, parlando un po' troppo poco delle problematiche che riguardano il settore primario, perché i nostri chef, i nostri pasticcieri, i nostri enologi e le tante eccellenze che verranno premiate e riconosciute con questo provvedimento, devono, però, mettere nel piatto qualcosa. E il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste è legato al fatto che questo Paese e questo continente devono mantenere le proprie produzioni.

Lo sappiamo, ci sono tante filiere che in questi anni sono entrate in difficoltà per una serie di situazioni contingenti, ma anche storiche, legate alle debolezze e alle fragilità del settore primario. E noi non ci possiamo permettere di lasciare da solo il settore primario perché “Houston, abbiamo un problema”. Non possiamo pensare che dell'agricoltura si parli solo pensando di portare gli spaghetti sulla Luna, anche perché, tra parentesi, la ricerca agricola nello spazio c'è già da tanto tempo, non è una prima volta di questo Governo.

Quindi, noi dobbiamo mettere davvero i piedi a terra e capire, intanto, quali sono le filiere agricole d'eccellenza, quelle che trainano il made in Italy, su cui questo Governo vuole investire. Io, francamente, ancora non l'ho capito. E soprattutto, non ho capito perché questo Governo ce l'abbia con gli agricoltori e con i pescatori, perché, se noi andiamo a guardare l'ultima legge di bilancio, le risorse per il Piano triennale della pesca non ci sono. Le risorse per rifinanziare l'esonero Irpef non ci sono. E a me non sta bene che, anche in quest'Aula, come ha fatto la Presidente del Consiglio qualche giorno fa, si irridano quegli agricoltori, dicendo che quella fatta dal Governo Renzi - l'esonero Irpef - è stata una misura orizzontale che ha premiato solo i grandi, solo i pochi, solo quelli che non ne avevano bisogno. Andiamo a farci i calcoli con la calcolatrice. Ci saranno delle aziende dell'olivicoltura, dei seminativi, della viticoltura, che pagheranno anche 10.000 euro all'anno di tasse in più. E qui non parliamo soltanto di quelle aziende ricchissime. Parliamo anche - e lo dico tecnicamente, guardandoci negli occhi, perché poi le cose, in quest'Aula, vanno anche fatte con una certa serietà - di aziende che, magari, hanno tanta terra, ma hanno una bassa redditività.

E sempre parlando di redditività e di sostegno alle filiere, io non voglio guardare al passato, però, insomma, il Ministro ha detto che chi fa un po' di critica a questo Governo non ha mai sentito l'odore di letame. Noi non soltanto l'abbiamo sentito, perché nelle stalle ci andiamo anche noi, almeno noi di Italia Viva. Soprattutto durante il Governo Renzi, sono state date delle misure agevolative sull'IVA, per esempio sul settore dell'allevamento, per chi produce carne e latte, che oggi è tra i settori più fragili, non soltanto in Italia: pensiamo anche alle proteste che ci sono in Francia e che sono legate alla fragilità di quel settore. E quindi, forse, sarebbe giunto il tempo di mettersi tutti insieme a fare una discussione aperta e sincera sulle misure fiscali da mettere in campo.

E soprattutto, dobbiamo evitare di mettere la palla in altro campo, perché non è sempre colpa dell'Europa se le cose non funzionano. Noi siamo i primi a dire che la politica agricola comune, così com'è fatta, non ha accompagnato e non accompagnerà la transizione sostenibile, perché dobbiamo avere a cuore la sostenibilità ambientale, ma anche la redditività dei nostri agricoltori e dei nostri pescatori. Però, non è solo colpa dell'Europa talvolta, perché anche noi dobbiamo fare i compiti a casa. Se Agea, se gli enti pagatori trasferiscono in ritardo le risorse comunitarie, è colpa dell'Europa o è colpa dell'Italia che non gestisce bene le risorse? Se i 20 milioni di euro dell'OCM Vino, quei fondi che servono alle aziende importanti del made in Italy che trainano all'estero buona parte del made in Italy, non vengono assegnati, se vengono escluse 100 cantine tra quelle più importanti al mondo, il problema non è dell'Europa che non ha messo le risorse sulla promozione del vino all'estero. Il problema è di come noi al Ministero, magari, selezioniamo i criteri di valutazione, che aprono ricorsi al TAR.

Un'attenzione, forse, dovremmo porla, nei prossimi mesi, anche sui fondi che sono stati dati alle politiche di filiera.

Non avere messo risorse in legge di bilancio, quindi nelle risorse ordinarie, e demandare tutto al Piano nazionale di ripresa e resilienza ha alcune implicazioni. I tempi: entro il 2026, dobbiamo utilizzare quelle risorse ed evitare che si aprano contenziosi, perché altrimenti quelle risorse non le utilizzerà nessuno.

Lo dico davvero con il massimo della collaborazione possibile, il Governo lo sa, Italia Viva non è un partito che vuole fare un'opposizione distruttiva, ma vogliamo essere costruttivi. Oggi, il settore primario ha gravissime sofferenze date dagli effetti dei cambiamenti climatici - pensiamo a quanto sta succedendo nel settore dell'ortofrutta e dell'olivicoltura. Poi ci sono anche condizioni esterne su cui il nostro Governo deve porre attenzione. Non basta, per esempio, sulla crisi del Mar Rosso, supportare la missione internazionale. Dobbiamo anche convocare - e glielo faccio come proposta oggi -, immediatamente, un tavolo o una cabina di regia che possa coinvolgere i Ministeri, ma anche tutte le organizzazioni di categoria, perché gli effetti della chiusura del Canale di Suez si stanno vedendo ora. Non è una cosa a venire. Ci sono 95 milioni di euro che bruciamo al giorno, non soltanto nell'export, ma anche nelle importazioni. Se dobbiamo pensare al nostro settore primario, qualche problema c'è anche sulle importazioni, perché i fertilizzanti, i mezzi tecnici di produzione, da dove arrivano? Non certo dall'Europa. Arrivano dall'Asia. Questo sta già comportando un ritorno ai periodi pandemici, quando i mezzi tecnici di produzione e l'energia costavano tanto. Pensiamo alla nostra ortofrutta, circumnavigare l'Africa non soltanto costa di più in termini di container, ma significa più tempo e che tanti nostri prodotti il mondo non lo potranno raggiungere.

Chiudo con una proposta: convochiamo questo tavolo e pensiamo un po' di più all'anello più fragile, al primo della filiera, perché poi tutto il resto, inclusa la magnifica trasformazione che fanno i nostri chef e i nostri pasticcieri, non ci sarà (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, dopo le nostre bellezze architettoniche e storiche, la caratteristica per cui il nostro Paese è rinomato in tutto il mondo è sicuramente la nostra cucina. La cucina italiana è fatta di materie prime pregiate, il nostro territorio ne è ricco, ogni località ne vanta uno specifico, peculiare per la genuinità degli ingredienti o per la lavorazione. L'Italia è costituita da una fitta geografia di queste produzioni che caratterizzano le coste, le aree montane, le isole, così come le zone dell'entroterra. Sono le particolari coltivazioni che disegnano le campagne o le lavorazioni e produzioni di formaggi, di carni, di pasta, fino alle ricette con cui tutti gli ingredienti vengono rielaborati nei piatti che fanno parte della nostra tradizione, della nostra cultura, della nostra storia, e che oggi divengono spesso principale attrazione turistica di un luogo. Ecco, l'enogastronomia rappresenta un traino sempre più importante per il turismo. Anche come parlamentari, abbiamo costituito l'Intergruppo parlamentare per la dieta mediterranea, presieduto dall'onorevole Schifone, di cui mi onoro di far parte.

Secondo l'analisi di Coldiretti, presentata alla BIT 2023 di Milano, la voce principale del budget della vacanza italiana è il cibo: oltre un terzo della spesa viene destinato alla tavola. Ma la cucina italiana non è solo prodotto, è fatta anche di grande professionalità, di competenze, di fatica, di impegno e di merito. Capacità che vanno tramandate e insegnate, che possono essere acquisite attraverso percorsi formativi specifici e raffinate con l'esperienza.

Custodire vuol dire anche promuovere, sviluppare, fare in modo che ciò che ha fatto parte del passato faccia parte anche del futuro, sfruttare nuove tecnologie e la ricerca per coniugarle alla tradizione, per farla rivivere e rinnovarla sempre.

Quindi, valorizzare i prodotti tipici vuol dire anche preservare le varietà e le biodiversità e contrastare la standardizzazione. Pensiamo alle culture, ma anche alle diverse lavorazioni delle carni o dei formaggi che rendono un prodotto unico. L'arte culinaria è, dunque, un complesso insieme di elementi che contribuisce a costruire la narrazione del nostro Paese, anche all'estero. Noi non siamo il paese della pizza o del parmigiano, ma siamo anche il paese della pizza e del parmigiano. Siamo un grande Paese capace di esportare i propri prodotti e alla propria tradizione culinaria nel mondo. Non vi è nulla di riduttivo in questo. Anzi, dobbiamo rivendicare la qualità che ha portato questi prodotti e tanti altri ad entrare nelle abitudini alimentari a latitudini così distanti.

Dobbiamo essere in grado di valorizzare il contributo dell'arte culinaria alla definizione di quel sistema Paese sui mercati internazionali come attrazione dei flussi turistici. Quindi, valorizzare la qualità e promuovere la tradizione.

Possiamo dire che si fonda su questi due concetti il presente disegno di legge. L'istituzione del premio “Maestro nell'arte della cucina italiana” è, infatti, finalizzata alla promozione dell'eccellenza dell'arte culinaria italiana attraverso la valorizzazione della qualità, la conservazione delle tradizioni, ma anche il supporto delle professionalità. L'obiettivo di questo provvedimento è, dunque, sostenere e promuovere l'eccellenza dell'arte culinaria italiana, riconoscendo il lavoro e il merito di chi si fa ambasciatore della qualità della cucina nostrana.

La gelateria, la pasticceria, la cucina, la vitivinicoltura e l'olivicoltura sono le categorie oggetto del conferimento del premio. Con questo premio, si riconoscerà il merito e le professionalità degli artigiani impegnati nei settori di interesse che si siano resi singolarmente benemeriti nel raggiungimento di livelli di eccellenza nell'esercizio delle proprie attività.

Il premio, quindi, signor Presidente, si inserisce nella più ampia strategia del Governo di promozione delle eccellenze della ristorazione e della pasticceria italiana, di valorizzazione del patrimonio agroalimentare ed enogastronomico italiano, anche attraverso interventi per la valorizzazione dei prodotti a denominazione d'origine o indicazione geografica e le eccellenze agroalimentari italiane, investimenti in macchinari professionali e altri beni strumentali e durevoli, nonché a favore dei giovani diplomati nei servizi dell'enogastronomia e della ospitalità alberghiera.

Come è stato già con il disegno di legge sul made in Italy, che reca disposizioni organiche per valorizzare e promuovere le produzioni di eccellenza italiane, tra le quali anche quelle agroalimentari, o con il contrasto agli illeciti ambientali e agroalimentari, il Governo è costantemente impegnato all'aggiornamento e al potenziamento della normativa in materia di reati agroalimentari, a tutela della salute umana, del lavoro e dell'ambiente, nonché del contrasto del traffico illecito dei prodotti con marchio made in Italy contraffatti o alterati.

È una linea, signor Presidente, signor sottosegretario, che, come Noi moderati, condividiamo fortemente anche perché tutela i consumatori e sostiene la fitta rete di piccole e medie produzioni agroalimentari, che sono un settore nevralgico per l'economia italiana.

Ecco, signor Presidente, promuovere la nostra cucina significa, quindi, promuovere il nostro Paese, promuovere la nostra cultura, promuovere la nostra identità. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole di Noi moderati (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Mari. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARI (AVS). Signor Presidente, lo ha detto benissimo il collega Borrelli. Innanzitutto, appare bizzarro, insolito, quasi inedito, probabilmente, inconsueto sicuramente, approvare per legge un premio a una categoria. Tra l'altro, a un saper fare, ma che è uno dei tanti saper fare di questo Paese. Quindi, se la tendenza è quella a fare un premio per ogni saper fare, più o meno artigianale, di questo Paese, davvero non ci fermiamo più. Sicuramente, non può essere il modo, questo, di valorizzare l'arte, il saper fare, le competenze degli italiani, mentre il Parlamento dovrebbe essere chiamato a dare un contributo serio dal punto di vista normativo e delle risorse a queste competenze, a questi saperi, a questo saper fare che va in giro per il mondo.

Allora, perché si fa? Ci proviamo a dare qualche risposta, non è facilissimo. Una, sicuramente, in linea con i tempi, è la necessità di scattarsi una foto, di mettersi assieme a una figura emblematica di un determinato settore. Ma dico di peggio.

C'è una tendenza brutta, che è probabilmente la scelta che farà oggi il Parlamento, quella di chi è portato a sostenere, ad avvantaggiare e ad alimentare con una funzione quasi pedagogica in negativo, che è diffusa e si sta diffondendo anche nelle amministrazioni locali. I comuni, i sindaci, le giunte e gli amministratori locali di questo Paese sono in grandissima difficoltà dal punto di vista amministrativo, sempre più depauperati di risorse per poter intervenire realmente e veramente rispetto ai bisogni dei loro territori, però c'è un proliferare di azioni, di feste, di mostre, di premi che sta spostando letteralmente l'azione amministrativa dei nostri comuni verso quello che non è sostanziale, dal punto di vista del governo del territorio. L'impressione è che questo Governo segua esattamente questa rotta e si prepari a mettere, prima o poi, in un report del Governo o del Ministero il fatto di essersi occupato di una questione - mentre non è affatto così -, oltretutto accompagnata da qualche foto di rito.

La questione da cui muove questa proposta di legge non è di poco conto o secondaria, niente affatto: sostenere l'arte culinaria e il recupero delle nostre tradizioni, valorizzare le professionalità e, soprattutto, tutelare e sostenere il patrimonio agroalimentare italiano sono questioni di non poco conto, sono necessità per il Parlamento della Repubblica, ma - ci permettiamo di dire - molto probabilmente non andavano portate avanti così. Non bisognava assolutamente partire dall'alto per questa opera di valorizzazione; l'alto, il livello alto di impegno, di lavoro, di espressione di creatività nella nostra gastronomia e nella nostra arte culinaria è ampiamente valorizzato: conquista il podio in tutto il mondo, a partire dalle competenze e dalla peculiarità della nostra gastronomia e della nostra arte culinaria, quindi quel riconoscimento c'è già, è un riconoscimento noto e affermato assolutamente in tutto il mondo. Andava, invece, fatta una operazione - se volevamo davvero sostenere il patrimonio agroalimentare italiano e rendere più diffusa la possibilità per tutti i nostri cittadini di beneficiare di questo straordinario patrimonio e di poterne disporre in pieno - verso il basso, con una serie di misure e interventi seri appunto verso il basso. Provo a indicarne qualcuno: una delle questioni è la distanza straordinaria che c'è tra l'altissima qualità della nostra gastronomia e della nostra produzione alimentare e la povertà alimentare. Questa distanza, questo gap, tra povertà alimentare di larghe fasce della popolazione e l'elevata capacità di costruire eccellenze sul terreno alimentare è il problema che abbiamo di fronte, questo è il punto. Il punto è la distanza, è tutto quello che c'è in mezzo tra la povertà alimentare e queste elevatissime capacità e competenze (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Allora, bisognava andare nelle scuole, bisognava intervenire sulle mense scolastiche, bisognava intervenire sulla visita medica nelle scuole, per prevenire l'obesità, per prevenire i comportamenti sbagliati dal punto di vista alimentare, bisognava produrre un finanziamento serio per inserire le mense scolastiche in sede, scuola per scuola, questa era una cosa seria da fare. A quel punto, bisognava trovare un collegamento tra la scuola, i bambini e le produzioni locali di altissima qualità. Bisognava andare incontro ai tanti operatori che lavorano in questo settore: penso alle tante cooperative sociali di produzione e lavoro che operano nel settore delle produzioni alimentari di altissima qualità e di nicchia, che sono in grande difficoltà, in questo momento, anche perché si riducono le risorse delle amministrazioni locali che le hanno aiutate fino ad oggi e si riducono le possibilità di mettere sul mercato i loro prodotti.

Quindi, siamo in una situazione di grandissima difficoltà, una difficoltà che aumenterà con l'aumentare della difficoltà complessiva del settore agricolo di questo Paese, che - mi permetto di dire, anche per quello che sta avvenendo in questi giorni - leggerà sostanzialmente come una beffa l'istituzione di questo premio.

Tra l'altro, questo premio è una scelta davvero incauta perché si inserisce, oltretutto, in un settore delicatissimo, che è già sovrabbondante probabilmente di riconoscimenti, ma questo è un elemento che testimonia la ricchezza del settore gastronomico di questo Paese, che è fatto, come sappiamo, anche di grande competizione al suo interno. Dentro questa competizione, che avviene sulla base di criteri per quanto possibile oggettivi, operano professionisti che sono i nostri critici gastronomici, che sono, oltretutto, un'eccellenza a livello mondiale. Quindi, questo premio è davvero un'operazione in apparenza strana, ma è molto probabilmente il tentativo di andare facilmente a prendere un ruolo immeritato in un settore che, invece, è uno degli elementi di solidità del nostro sistema produttivo e della nostra presenza sui mercati mondiali, che, invece, avrebbero bisogno di ben altro aiuto e di ben altro sostegno.

Quindi - ripeto - per questi motivi, per la distanza che fa registrare questa scelta tra il livello alto della nostra gastronomia e la diffusa povertà alimentare che, invece, si registra in tante parti di questo Paese e nelle nostre periferie, in particolare nel Mezzogiorno, e l'incapacità, quindi, di questa legge strana, bizzarra, di intervenire in questo settore senza guardare affatto alla sua complessità e senza intervenire veramente, come sarebbe necessario, annunciamo il nostro voto contrario anche perché davvero non si può ridurre la funzione legislativa del Parlamento a una mystery box (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ettore Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Stiamo parlando di un tema di grande rilievo nel suo complesso, poi arriveremo al micro-provvedimento di cui oggi discutiamo. La gelateria artigianale vale 3,8 miliardi di fatturato, con 100.000 addetti; la pasticceria 9,5 miliardi di fatturato, con 17.000 aziende e 65.000 addetti; il valore del vino in Italia è di oltre 10 miliardi, (è il 17 per cento della produzione mondiale, siamo i primi produttori al mondo); l'olivicoltura coinvolge 619.000 aziende; nella cucina ci sono 165.000 aziende e 987.000 lavoratori. Stiamo parlando di una parte dell'economia di questo Paese, poi - come hanno ben ricordato altri colleghi prima di me -, accanto a questo, c'è il valore della produzione agricola, la connessione con il turismo e tutto quello che sta intorno a questo mondo, importante, della cucina, del buon cibo, della produzione in Italia, del made in Italy anche in questo settore. È un settore che dà da lavorare a milioni di persone - come ricordavo prima - e, oltre a dare grande possibilità di impiego, è anche un'occasione importante per i nostri giovani, per chi, dopo i percorsi formativi anche di grande qualità che ci sono in questo Paese, può andare a lavorare in giro per il mondo, con una grande capacità di essere attrattivo. Ma tutto questo poi si concretizza in un provvedimento - me lo lasci dire - che è un ordine del giorno, non un provvedimento di legge.

Allora, se in un settore di questo tipo, che ha un grande impatto economico e occupazionale, si arriva con un provvedimento modesto di questo tipo, allora c'è qualcosa che non funziona. C'è un'opportunità di crescita, di incrementare e di lavorare per fare meglio? Sì, c'è, ma ci aspettavamo un provvedimento che magari intervenisse sui percorsi formativi, sul finanziamento dei percorsi formativi, sui percorsi formativi di eccellenza, sulle scuole alberghiere di questo Paese, magari sui corsi professionali che ci sono in questo settore, sulla necessità di maggiore formazione. Questo provvedimento non è la risposta. Non è un ordine del giorno che, anche al Governo, gli si dice di sì - noi ci asterremo -, ma la rilevanza è questa. Però, su questo settore, se ci vuole essere uno sforzo, si deve andare in una direzione che tenda a fare uno sforzo significativo di investimento, perché poi se uno di noi cerca un ristorante continuerà a non fare riferimento all'albo del Consiglio dei ministri ma continuerà a scegliere magari sul Gambero Rosso, sulla Guida Michelin o su una delle tante App che in questo settore ci indirizzano.

Quello dello Stato è un riconoscimento sempre gradito per le persone che lavorano in questo settore, ma accanto al riconoscimento ci vuole che il Governo faccia la sua parte nei percorsi di formazione e se il Governo vuole investire su questo avrà sempre il nostro plauso, ma bisognerà investire. È un provvedimento che mette qualche migliaia di euro a disposizione e che veramente poteva essere risolto con un decreto del Ministro. Che gli si dia questa risonanza può andar bene per un comunicato stampa, ma non serve molto per cambiare all'interno di questo settore le cose che sono attese (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Signor Sottosegretario, noi abbiamo anche l'economia del nostro tempo, l'economia delle cose che facciamo e l'economia delle persone che ci guardano e attendono delle risposte. Abbiamo i trattori in giro per le nostre città. È evidente che non possiamo rispondere ai trattori con questo, ma non possiamo neanche far finta che non esistano questi problemi nel nostro mondo di produzione e nel nostro mondo agricolo, a cui non bastano le parole e non basta la vicinanza, espressa in termini anche molto forti, se poi alla vicinanza non corrispondono fatti concreti. Voi al mondo agricolo avete aumentato le tasse con l'ultima legge di bilancio e poi rispondete con questo provvedimento. Nulla di ostile su questo provvedimento, però cerchiamo di essere più concreti sulle cose che servono (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giandiego Gatta. Ne ha facoltà.

GIANDIEGO GATTA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, la tutela delle eccellenze italiane merita un'attenta riflessione da parte di tutti. Il patrimonio del made in Italy dev'essere preservato e consegnato alle future generazioni in una chiara visione della tutela della nostra cultura. È un patrimonio costituito da migliaia e migliaia di imprese e di aziende che non sono soltanto un motore di crescita e di occupazione, ma anche alfieri nel mondo dei nostri valori, delle nostre tradizioni, della nostra italianità. Il disegno di legge che ci troviamo a discutere e ad approvare oggi rappresenta un importante passo in avanti nella giusta direzione. Rappresenta, infatti, in maniera tangibile il sostegno delle istituzioni al nostro patrimonio culturale, con la consapevolezza che la promozione delle nostre eccellenze si traduce anche nella diffusione di un modello di vita incentrato sulla qualità dei prodotti, sull'artigianalità dei processi, sulla socialità e sulla cultura, in una parola sui nostri sapori e sui nostri saperi. Questo perché l'arte culinaria italiana è riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Il patrimonio enogastronomico italiano è parte integrante del più ampio patrimonio culturale, storico e artistico del nostro Paese. Il cibo, i prodotti della terra e del nostro mare sono la porta di accesso più immediata a un territorio, sono la prima esperienza attraverso la quale il viaggiatore contemporaneo cerca un contatto con la cultura e le tradizioni di un luogo. Non è un caso se a muovere i viaggiatori verso il nostro Paese non ci sia soltanto il desiderio di conoscere l'immenso patrimonio artistico, i nostri musei e, parafrasando Battisti, monumenti e chiese, scavi archeologici, borghi e paesi, le eccellenze paesaggistiche e naturalistiche, i nostri valori scenici e panoramici, ma anche la tradizione dei cibi, l'autenticità dei vini e del nostro olio, il benessere che deriva dal loro consumo, perché l'Italia è la capitale, a livello mondiale, della dieta mediterranea e i benefici della dieta mediterranea sono arcinoti e studiati in campo scientifico e accademico.

Il riconoscimento che si vuole istituire con questo disegno di legge si inserisce nell'ottica della più complessiva azione del Governo di dare lustro alle nostre eccellenze. La tutela del nostro immenso patrimonio immateriale passa anche attraverso queste piccole ma significative iniziative. La nostra identità - è incontestabile - si basa anche sulla nostra cultura gastronomica. Siamo i numeri uno al mondo per biodiversità in ambito agroalimentare. Siamo il Paese europeo con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea. Possiamo vantare 326 prodotti tra DOP, IGP e STG, 527 vini certificati con i bollini DOCG, DOC e IGT, secondo i dati forniti dal Ministero dell'Agricoltura. Secondo l'Agenzia nazionale del turismo, un turista su 4 in Italia è mosso da interessi enogastronomici e di fronte a questi numeri noi dobbiamo, con tutti i mezzi a nostra disposizione, difendere il buon nome dell'Italia e promuovere le nostre eccellenze.

Il merito di questi successi è anche dovuto ai professionisti del settore, agli artigiani del cibo, del vino e dell'olio, che ogni giorno, nelle loro attività, trasformano ed esaltano questi straordinari prodotti e rendono onore al nostro Paese e alla sua fama internazionale. Proprio in questo senso l'istituzione del premio di “Maestro dell'arte della cucina italiana”, suddiviso nelle categorie gelateria, pasticceria, cucina, vitivinicoltura, olivicoltura e, per ultimo ma non ultimo, casearia (ci tengo a dire che la casearia è stata aggiunta a seguito di un emendamento proposto e approvato in Commissione agricoltura dalla maggioranza), rappresenta un'importante iniziativa per far sviluppare e dare ulteriore risalto a un comparto strategico per la nostra economia. In un momento in cui si sente sempre più frequentemente parlare di cibo sintetico e di farina di insetti, usati come alimenti, la nostra risposta non può che andare in senso ostinatamente opposto. Il presente disegno di legge rappresenta la risposta più efficace a chi accusa l'attuale maggioranza di agire esclusivamente in un'ottica repressiva, dimostrando, invece, come l'attenzione all'ascolto delle esigenze dei settori produttivi sia centrale.

Andando al merito del provvedimento, ritengo in particolar modo importante sottolineare come le personalità insignite del premio avranno anche la possibilità di ottenere incarichi presso gli istituti alberghieri, in deroga ai limiti imposti dalla legge n. 165 del 2001. In questo modo vogliamo costruire delle sinergie virtuose e positive tra mondo dell'istruzione e mondo del lavoro, mettendo nelle condizioni i professionisti del settore di trasmettere il proprio sapere ai più giovani. È anche grazie a queste iniziative che si riescono a produrre le condizioni effettive per la creazione di nuovi posti di lavoro e per l'incremento dei redditi dei lavoratori. Non abbiamo la bacchetta magica come i colleghi dell'opposizione, che demagogicamente e spesso anche irresponsabilmente propongono mirabolanti iniziative legislative e non senza indicare le coperture. Noi di Forza Italia offriamo alla nostra comunità nazionale la nostra serietà e il nostro realismo. I metodi di selezione del personale nell'ambito del pubblico impiego mostrano i propri limiti quando si tratta di selezionare in tempi rapidi, così come quelli che la contemporaneità ci impone, persone altamente qualificate in uno specifico settore.

Nella visione di Forza Italia, occorre sviluppare una sana competizione tra pubblico e privato, e per fare ciò, snellire alcuni processi troppo rigidi e macchinosi risulta fondamentale. Mi auguro che il tassello che stiamo ponendo oggi sul punto possa rappresentare l'occasione propizia per una riflessione seria, meditata sul tema della selezione negli apparati pubblici, e, in particolar modo, nel mondo dell'insegnamento, che, a causa anche di farraginose procedure, troppo complesse, stenta a esprimere il suo effettivo potenziale e a dotarsi delle energie e delle competenze utili per il miglioramento del target dell'offerta professionale.

In conclusione, come Forza Italia, confermiamo il nostro sostegno al Governo in questa importante iniziativa, che esprime la piena consapevolezza che abbiamo di dover promuovere le nostre eccellenze, di dover promuovere tutto il nostro patrimonio immateriale, con la consapevolezza ribadita di dover lavorare ancora tanto, ma sempre nell'interesse della nostra comunità nazionale, in modo efficiente ed efficace, così come questo Governo sta già facendo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Saluto studenti e insegnanti dell'Istituto tecnico economico Blaise Pascal, di Foggia, che sono in tribuna per assistere ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Caramiello. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Mi dispiace che non ci sia in Aula il Ministro Lollobrigida, parlerò con il Sottosegretario. Presidente, quando questa maggioranza ha deciso di portare in Aula, qui, alla Camera, a Montecitorio, questo disegno di legge, che istituisce un premio al merito denominato “Maestro dell'arte della cucina italiana”, per un attimo mi sono sentito smarrito, ho pensato che si trattasse di uno scherzo impegnare 2.000 euro l'anno per comprare medagliette di cartone.

Quando poi ho capito, Presidente, che non era uno scherzo, ho pensato a un nuovo colpo a effetto del Ministro Lollobrigida, perché, essendo a corto di idee e di visione politica in merito alla difesa e alla valorizzazione del comparto agricolo ed enogastronomico del nostro Paese, si è inventato questo premio e ha deciso di impegnare i lavori d'Aula, questo Parlamento, la Commissione agricoltura, per un provvedimento che nasce forse da una sua visione avuta allo stadio di Lione, guardando la gigantografia di uno chef francese nato proprio a Lione, cioè Paul Bocuse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, credo che sia gravissimo distogliere l'attenzione dei rappresentanti del popolo italiano da provvedimenti ben più seri, che dovrebbero essere approvati in tempi rapidi, così da fornire risposte concrete a milioni di cittadini, visto che, a seguito della crisi economica, di un'inflazione galoppante, dell'incremento dei costi delle materie prime e di scelte scellerate di questo Governo, stanno vivendo momenti di estrema difficoltà. Presidente, consiglio al Ministro Lollobrigida di visionare gli ultimi dati Istat, Svimez e Banca d'Italia, che accendono un faro sulla profonda crisi economica che sta vivendo il nostro Paese.

Sottosegretario, lo sa quanto sono aumentati lo zucchero, il riso, l'olio d'oliva, il burro e il latte, in Italia? Glielo dico io: lo zucchero è aumentato del 64 per cento, il riso più del 50 per cento, l'olio d'oliva più del 42 per cento, il burro più del 36 per cento e il latte quasi del 22 per cento. Per calmierare questi prezzi quale azione politica avete messo in campo e quale azione politica pensate di mettere in campo per risolvere questi problemi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Inoltre, colleghi, invece di pensare a istituire un premio al maestro dell'arte vitivinicola italiana o al maestro dell'arte olivicola italiana, mi attiverei per risolvere i veri problemi che hanno colpito il comparto vitivinicolo, vedi la peronospora, che ha distrutto gran parte del raccolto del 2023, o mi preoccuperei del grande calo di produzione dell'olio italiano. In soli 20 anni, Presidente, la produzione è calata a meno di 300.000 tonnellate, mentre nei primi anni Duemila in Italia si producevano circa 700.000 tonnellate di olio d'oliva. Di queste problematiche dovrebbero occuparsi la Commissione agricoltura e il Parlamento. Presidente, in questo momento penso alla necessità di promuovere pratiche agricole sostenibili, che riducano l'impatto ambientale, come sostenere la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie per migliorare la produttività nel settore agroalimentare, difendere e promuovere i prodotti agroalimentari italiani di alta qualità, fornire sostegno finanziario e consulenza ai piccoli agricoltori, fornire agevolazioni fiscali e finanziamenti per incoraggiare gli investimenti nel settore agroalimentare e come promuovere accordi commerciali che tutelino i produttori italiani da pratiche sleali.

Presidente, queste sono solo alcune delle azioni che il Governo avrebbe dovuto intraprendere da subito per affrontare la crisi nel settore agroalimentare in Italia e sostenere il nostro patrimonio culinario. Invece, il Ministro dell'Agricoltura, Lollobrigida cosa fa? Manda 3 chili di fusilli nello spazio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), li vuole mandare sulla Luna e su Marte, mentre i cittadini italiani muoiono di fame. Dica al Ministro di ritornare sulla Terra. Colleghi, da quando governate avete approvato soltanto una legge inutile, che vieta un alimento che ancora non esiste in commercio, e cioè la carne coltivata. Nel caso di specie, Presidente, tutto sarà normato dall'Europa, e l'EFSA ci comunicherà se questo alimento è sicuro e commercializzabile in Europa, e quindi anche in Italia, e non potremo fare nulla per vietarlo. Ma questo non lo dico io, lo ha detto il Ministro Lollobrigida nel question time: se l'Europa autorizza un alimento, l'Italia, visto che fa parte dell'Unione europea, ha il dovere di autorizzare. Quindi, noi del MoVimento 5 Stelle non abbiamo ancora capito, Presidente, se Lollobrigida e la Meloni sono a favore o meno delle politiche europee. Che posizione avete in merito al fatto che anche gli agricoltori italiani devono diminuire la produzione e le terre coltivate in cambio di sussidi sempre più bassi?

Vogliamo o no sostenere gli agricoltori e l'esportazione del nostro made in Italy nel mondo o vogliamo continuare a importare olio d'oliva dalla Tunisia e dalla Spagna e le arance dal Marocco? E le nostre arance siciliane? Su questo voi dovete dare risposte concrete. Poi, tra l'altro, Salvini, come Ministro delle Infrastrutture, non si sa a che titolo e invadendo il campo del Ministro dell'Agricoltura, va in un noto pastificio sannita attaccando la farina di insetti, mentre Lollobrigida, sempre nello stesso question time, dichiara che gli insetti sono elementi naturali, presenti nell'alimentazione di altri Paesi e ritiene che non mettano in pericolo il nostro modello alimentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi vorrei sapere se vi parlate, se vi mettete d'accordo, se ci fate, cosa pensate. Ma non eravate pronti? Sono mesi che il Ministro parla soltanto della carne coltivata, e mi soffermerei un attimo sul tema. Mi chiedo e vi chiedo come mai Lollobrigida in Italia fa la voce grossa politicamente, fa la parte del leone, mentre in Europa diventa un agnellino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Questa carne è già venduta negli Stati Uniti e a Singapore. Lollobrigida doveva convincere la Francia, l'Austria e gli altri Paesi sulla legge approvata in Italia, voleva convincerli a evitare questo nuovo alimento, a prescindere, e, invece, ha firmato un documento, insieme a diversi Paesi europei, nel quale pone domande, chiede evidenze scientifiche, chiede, insomma, una discussione per proporre un percorso che garantisca la salute e le produzioni. Praticamente, sta chiedendo ciò che noi stiamo dicendo da mesi. E lo chiede, il Ministro, mentre nel nostro Paese gli agricoltori sono scesi in piazza, da Milano a Bologna, a Catanzaro, passando per la Sicilia, stanno protestando da giorni, anche contro la vostra politica fallimentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Gli agricoltori, a causa vostra, saranno costretti a pagare circa 250 milioni in più di Irpef sui redditi da terreni, mentre avete cancellato le decontribuzioni ai giovani imprenditori agricoli e tagliato il credito d'imposta che avevamo introdotto con Agricoltura 4.0. Presidente, gli agricoltori chiedono risposte sui costi elevati delle materie prime e, soprattutto, sui costi di produzione.

Non è possibile che, se un agricoltore, ad esempio, coltiva grano, arance e uva, la grande distribuzione paghi questi prodotti al di sotto del costo di produzione. Così si stanno distruggendo gli agricoltori. Quindi, come volete aiutarli? Quali risposte volete dare a questi padri di famiglia?

Questi sono solo alcuni problemi del comparto agricolo che vanno affrontati celermente, mentre voi vi state concentrando su cose inutili, come questo provvedimento. Presidente, questo provvedimento è la copia sbiadita, anzi, l'imitazione malriuscita di riconoscimenti già affermati a livello planetario - penso alla guida del Gambero Rosso o alle stelle Michelin, che già premiano l'eccellenza e la creatività culinaria in Italia -, mentre voi, colleghi, vi state accingendo ad approvare un provvedimento fumoso, composto da 11 articoli, che contempla soltanto 5 categorie.

Presidente, dopo aver letto l'articolo 7 di questo provvedimento, non vorrei che il Ministro Lollobrigida avesse l'intenzione di far diventare la Presidenza del Consiglio la nuova sede di Masterchef Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Visto che ama le gigantografie, vuole installare anche le gigantografie di Cannavacciuolo, Barbieri, Cracco e, naturalmente, la sua. Presidente, siamo seri, l'istituzione di ulteriori premi al merito già sta sollevando nel settore legittime preoccupazioni e perplessità, ma questo Governo ha deciso di andare avanti lo stesso, di accelerare con questo disegno di legge, mentre i disegni di legge in materia di lavoro o sul Terzo settore - per stare soltanto sui disegni di legge governativi - ancora non sono arrivati in Aula.

Presidente, vado a concludere. Dichiaro fermamente il voto contrario del MoVimento 5 Stelle, perché questo provvedimento è uno schiaffo alla maggioranza dei nostri cittadini, ai molti comparti che necessitano di risposte urgenti, che necessitano di un vero supporto e buona parte del mondo agroalimentare ha già rispedito al mittente questa legge, considerandola come l'ennesima trovata inutile del Governo Meloni, che non affronta i reali problemi dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Bergamini. Ne ha facoltà.

DAVIDE BERGAMINI (LEGA). Grazie, Presidente. Auguro un buongiorno al Governo qui presente in Aula. Oggi siamo qui per l'istituzione del premio di “Maestro dell'arte della cucina italiana”. Devo dire che sono stupito dalle parole appena pronunciate dal collega Caramiello, che vuole far sembrare questo disegno di legge qualcosa di non importante, che, soprattutto, va a togliere spazio agli altri argomenti legati all'agricoltura. Mi stupisce detto da lui perché fa parte della Commissione agricoltura. Io credo che oggi, indubbiamente, la Commissione agricoltura della Camera stia lavorando in modo molto attivo e stia portando avanti provvedimenti importanti insieme al Governo - nelle prossime settimane, arriveranno provvedimenti che affronteranno argomentazioni più inerenti alle problematiche dell'agricoltura che stiamo vedendo in questi giorni -, tuttavia, questo non toglie il fatto che questo Parlamento possa portare avanti più provvedimenti.

Questo provvedimento per qualcuno può sembrare anche simbolico, ma io credo che sia anche fondamentale, all'interno di un Paese, che le istituzioni dimostrino la loro vicinanza a chi si fa ambasciatore del made in Italy, a chi porta avanti le nostre tradizioni, la nostra cultura.

Vorrei ricordare che l'indotto dell'enogastronomia in Italia, nel 2022 - secondo dati ufficiali -, ha portato un valore di circa 30 miliardi di euro, solo l'enoturismo vale circa 2,5 miliardi di euro. Ebbene, questo premio è legato al mondo dell'enogastronomia, alla valorizzazione dei nostri prodotti e, conseguentemente, alla valorizzazione delle nostre imprese agricole. Infatti, non dimentichiamo che oggi non esistono grandi chef senza i prodotti dell'agricoltura italiana, che ha dimostrato in tanti anni, da sempre, e continua a dimostrare di produrre eccellenze che tutto il mondo ci invidia. Quindi, non ritengo che sia un premio fine a se stesso, ma credo che sia un premio che nasce dalla nostra agricoltura, che produce da sempre ottime materie prime e che porta avanti tradizioni che è giusto restino intrinseche, all'interno della nostra società.

Nel 2022, uno studio ha contato che ci sono circa 24.000 prodotti che portano la referenza di made in Italy e producono circa 9,7 miliardi di ricavi. Questi prodotti sono tali grazie alle persone che riescono a lavorarli, che, quindi, mettono la loro arte e la loro passione quotidiana all'interno delle loro aziende. Ricordiamoci che, solitamente, parliamo di piccole e medie aziende artigiane, nella maggior parte dei casi. Oggi l'istituzione di questo premio non è altro che una vicinanza delle istituzioni, del Governo e di questa maggioranza, che vanno a stabilire un criterio, ma, ancor di più, a valorizzare quella che è non solo una professione, ma una vera arte. Permettetemi di utilizzare la parola “arte”, perché abbiamo persone che mettono passione e riescono a portare il made in Italy in tutti i Paesi del mondo.

È un premio che va assegnato con dei criteri e, per avere dei criteri, era giusto, a nostro parere, dettare regole volte a identificare chi è più o meno meritevole, coinvolgendo le associazioni di categoria e tutto il mondo della produzione artigiana, dalla cucina, al comparto delle gelaterie e delle pasticcerie, all'industria dell'olivocoltura e della vitivinicoltura.

Non posso mancare di puntualizzare che abbiamo una minoranza che cerca di attaccare puntualmente il Governo e questa maggioranza su ogni provvedimento. Quindi, non è un caso che oggi, anche su questo provvedimento, ci sia un attacco, con cui si voglia far passare il messaggio - gettando fumo negli occhi anche a chi, magari, ci ascolta da casa - che ci siano una maggioranza e un Governo che non stanno lavorando sui temi oggi molto sentiti all'interno del comparto agricolo.

C'è una minoranza che, come ha detto il collega Caramiello prima, probabilmente, preferisce la carne sintetica, parlare di carne sintetica o di carne coltivata, come la chiama lui, che preferisce parlare di farina di grilli. Noi preferiamo - e lo ribadiamo a voce alta - i nostri prodotti, quelli della nostra tradizione e vogliamo premiare chi lavora questi prodotti. Quindi, è un premio simbolico: qualcuno l'ha chiamato “medaglia di cartone”, io lo chiamo “riconoscimento”; un riconoscimento giusto a chi porta avanti una tradizione, a chi tutte le mattine si alza aprendo un ristorante, aprendo un laboratorio di pasticceria, aprendo una gelateria, perché rappresentano l'ossatura economica, sociale, culturale del nostro Paese, un'ossatura che ci ha permesso di diventare leader a livello mondiale in eccellenze in tutto il comparto dell'enogastronomia. Quindi, volendo sminuire questo premio, secondo me, si prende una posizione non corretta nei confronti di chi, tutte le mattine, si alza onestamente e, con il proprio lavoro, mette amore e porta avanti tradizione, cercando, magari, come ho detto prima, di gettare fumo negli occhi a chi ci ascolta da casa, facendo passare il messaggio che abbiamo un Governo che si occupa solo di premi che non hanno nulla a che fare con i problemi seri.

I problemi seri vengono affrontati quotidianamente, ne sono la prova le proposte di legge che sono state portate avanti nei mesi all'interno di quest'Aula. Voglio ricordare la proposta di legge sull'impresa agricola giovane, la proposta di legge che ha fermato la distribuzione e il commercio della carne sintetica, che avrebbe penalizzato molti nostri allevatori e un comparto economico molto importante.

Proprio a fronte di questo, vogliamo ribadire, come gruppo Lega, che esprimeremo un voto favorevole, perché noi siamo convintamente dalla parte degli agricoltori, siamo assolutamente a fianco dei prodotti del made in Italy, vogliamo che le nostre aziende vengano premiate. E con questo porteremo avanti, in tutte le sedi, nelle Commissioni e all'interno di quest'Aula, provvedimenti che non siano solo un premio che a mio parere, però, è giusto riconoscere - lo ribadisco - a chi sta portando avanti con professione, con passione, con cuore questo tipo di attività lavorativa.

Porteremo avanti, insieme a questo, anche tutte quelle istanze che gli agricoltori ci stanno presentando in questi giorni, come è risaputo da tutti, in tutte le sedi opportune, con massima serietà e massimo ascolto, cercando di individuare più risorse possibili per far fronte alle richieste che si stanno facendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Rossi. Ne ha facoltà.

ANDREA ROSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario, ho cercato in questo dibattito, prima, in Commissione e, poi, in Aula, di comprendere, sinceramente, di capire, di cercare di trovare risposte ad alcune domande che mi sono posto davanti a un provvedimento di questo tipo, perché, se è vero - ritengo che tutti noi ne siamo consapevoli, lo abbiamo ribadito, in quest'Aula c'è una condivisione bipartisan - che la cucina italiana è, nel mondo, un elemento universalmente apprezzato e che rappresenta - sono d'accordo con il collega Rosato - un settore importante, dal grande impatto economico, è altrettanto vero, però, che ci sono tante questioni, Sottosegretario, che ci lasciano perplessi e non trovano risposta, così come sono ben altre, penso, le priorità oggi che dovremmo affrontare riguardo al comparto agricolo, come vediamo, soprattutto, dalla mobilitazione che c'è in diverse città italiane in questi giorni.

Il sito specializzato internazionale TasteAtlas, un portale Internet che raccoglie un database di giudizi, recensioni e opinioni, proposti da guide, esperti del settore e anche semplici clienti, dopo avere eletto, già nel 2012, la cucina italiana come la migliore, ora entra nel dettaglio e certifica che sono ben 7 le cucine regionali tra le prime 10 al mondo e le prime 2 sono quelle della Campania e dell'Emilia-Romagna, che tra le prime città al mondo ci sono Roma, Bologna e Napoli e che il Parmigiano Reggiano - questo, ovviamente, è un onore per la mia terra - è il miglior formaggio al mondo. Questo riconoscimento, come tanti altri che non porto qui a testimonianza, dimostra come oggi la cucina italiana sia un'arte ampiamente riconosciuta e, di conseguenza, mi chiedo se avesse il bisogno, la necessità, di essere pubblicizzata tramite queste medaglie di bronzo, e se questo patrimonio, unico e fortemente riconoscibile, attraverso questo provvedimento, trovi la sua necessaria e adeguata realizzazione.

Per sostenere le eccellenze della gastronomia e dell'agroalimentare italiano è necessario, invece, io penso, implementare politiche strutturali in grado di incidere direttamente non solo sulle eccellenze, ma sul settore intero. Mi riferisco a scelte, come quella di continuare a finanziare il Fondo per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell'agroalimentare italiano, istituito nel 2022 dal Governo Draghi, allo scopo di promuovere nella sua interezza i settori della ristorazione e della pasticceria italiana, fornendo sostegno finanziario, sia per quanto riguarda la parte corrente sia per quanto riguarda la parte in conto capitale, oppure, alla difesa dell'italian sounding, come è stato fatto nella legge di bilancio 2020, per superare le contraffazioni del marchio che ben conosciamo, oppure, sostenendo il lavoro di promozione dei territori, grazie al turismo enogastronomico, come stanno facendo diverse regioni, che risulta essere in crescita, nel nostro Paese, proprio per la presenza, come ricordato qui, in quest'Aula, di tanti prodotti DOP e IGP di qualità e anche grazie all'arte dei tanti maestri artigiani nell'elaborarli. Non un premio, quindi, ma una visione di sistema per un settore che rappresenta una nostra eccellenza.

Pertanto, pur condividendo, come è ovvio che sia, l'eccellenza della cucina italiana nel mondo e il valore della stessa sotto il profilo politico e culturale, essendo un esempio fulgido del genio italiano, che in ogni dove ci viene riconosciuto, rimaniamo appunto perplessi o, meglio, contrariati circa la modalità scelta per tutelare e valorizzare questo nostro eccellente biglietto da visita. Rimaniamo perplessi, perché non ci pare che la cucina italiana venga tutelata come filiera, nella sua interezza. Quando penso all'arte e alla cucina italiana non mi limito a immaginare solo i ristoranti stellati nei centri storici delle nostre città, che non hanno bisogno di altri riconoscimenti, bensì a un più ampio ecosistema, che comprende, oltre ai classici ristoranti, anche osterie, taverne, trattorie, agriturismi, aziende agricole, pescherie, allevamenti e ogni altra possibile forma che le attività della filiera del food possono assumere. Si tratta di realtà che spesso non entrano nelle guide, non salgono alla ribalta nazionale, ma che, ciò nonostante, rappresentano esperienze di elevatissima qualità.

Dico questo, cari colleghi, perché l'istituzione di questo premio sembra appunto ignorare la struttura stessa della cucina italiana quale patrimonio diffuso. Questo premio è volto a dar lustro e risalto a un solo soggetto per ognuna delle categorie definite dal disegno di legge, selezionato attraverso una commissione di esperti nominati dal Ministro, disinteressandosi di tutta la trasformazione dei prodotti italiani e, come ho ricordato prima, ben lontano dal concorso del MOF, del miglior artigiano francese, al quale dice di ispirarsi il Ministro stesso, nelle sue dichiarazioni.

La cucina italiana è un patrimonio diffuso, fatto di bravissimi chef e bravissimi produttori, intrinsecamente legati gli uni agli altri, in una relazione di interdipendenza. Appare, quindi, riduttivo premiare solo il culmine della catena, il piatto che viene servito al tavolo, ben sapendo che una quota parte di quel merito è anche di chi quelle materie prime le ha prodotte. In questo provvedimento, quindi, ritrovo una strumentalizzazione della cucina italiana, quale segnale distintivo di questo Governo: il food come identificante nazionalpopolare, perché per noi italiani parlare di cibo non è una cosa qualsiasi, è un fattore culturale, è un patrimonio nazionale. Siamo purtroppo abituati, in modo costante e continuo, alla valorizzazione, da parte di questa maggioranza, del made in Italy, all'elogio del made in Italy, e come non condividerlo, del resto, ma una cosa è valorizzare la cucina italiana, altra cosa è mettere l'ennesima bandierina ideologica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Manca un'ampia visione del Governo rispetto a questi temi, come già ampiamente argomentato dal collega Vaccari, proprio durante la discussione generale, e sulle cui ragioni non torno. Condanniamo, quindi, fermamente questa tendenza della maggioranza ad appropriarsi della cultura, dei simboli e dei meriti italiani. È il metodo che rappresenta la cifra ideologica di questo Governo, che necessita continuamente di ergersi a baluardo della difesa dell'italianità, qualunque cosa essa sia, nascondendo, in questo modo, tutte le sue assenze. Un'italianità, Sottosegretario - e lo dico a lei, per interposta persona, attraverso il Presidente -, che avrei voluto trovare anche da parte del Ministro nel dimostrare solidarietà a Ilaria Salis, rispetto a un imbarazzante sfregio allo Stato di diritto europeo, italianità che in quelle dichiarazioni, ieri, non ho assolutamente ritrovato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Infine, vi sembra, come è stato ricordato da altri colleghi, che ciò di cui noi oggi stiamo trattando sia una delle priorità sulle quali avremmo dovuto impegnare quest'Assemblea? Per risolvere quali problemi e per dare quali prospettive si è deciso di far approvare questo disegno di legge? Avrei suggerito, se me ne fosse stata fatta richiesta, di occupare questo tempo a mettere in campo proposte, per esempio, su un tema che ritengo oggi di forte rilevanza, come quello dell'alimentazione, un tema che ci parla di disuguaglianze nell'accesso alle risorse, alla tutela della salute, alla qualità degli alimenti, della necessità di rendere consapevoli sull'importanza delle scelte le giovani generazioni e su questo potrei anche consigliare una proposta di legge presentata dal nostro gruppo, a mia prima firma. Sono 6 milioni le persone, oggi, residenti nel nostro Paese, con almeno 16 anni di età, in condizione di povertà alimentare e sono ben 200.000 quelle sotto i 16 anni. Si tratta di ragazzi e di bambini che non sono stati in grado di consumare un'adeguata quantità di frutta e verdura e di fare un pasto completo, contenente carne, pesce o un equivalente vegetariano, almeno una volta al giorno. Secondo i dati dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, solo il 18,8 per cento degli italiani ha un'alimentazione adeguata e la povertà è una delle cause di questa situazione. Lo scorso anno, più di 1.700.000 persone si sono rivolte alla Fondazione Banco Alimentare per ricevere questo aiuto, 200.000 in più rispetto all'anno precedente. Questo, Sottosegretario, vuole dire che, contrariamente a quanto ha avuto modo di affermare - in un'uscita che a dire poco ritengo infelice - il Ministro, i poveri non solo mangiano peggio dei ricchi, ma alle volte rischiano proprio di non mangiare affatto, con tutto ciò che ovviamente comporta non solo sull'aspetto della salute, ma anche sull'aspetto e la dignità della persona stessa.

Allora, in conclusione, nel riconoscere come fatto in precedenza, in modo sentito e sincero, il merito e la professionalità dei tanti maestri artigiani del cibo, fatemi anche, però, ricordare alcune splendide testimonianze di cucina sociale e solidale che, alla pari, dovrebbero ricevere, non una medaglia di bronzo, bensì una medaglia d'oro. Penso alle Cucine Popolari di Bologna e al loro fondatore, Roberto Morgantini, grazie alle quali in ogni quartiere è reso disponibile un luogo in cui chi ne avesse bisogno sa di poter ricevere un pasto caldo e vivere interazioni sociali, oppure, a realtà come quelle di PizzAut a Cassina de' Pecchi e a Monza, o di Planet-Aut, nel mio comune, a Casalgrande, grazie alle quali ragazzi autistici possono mettersi in gioco, aiutando noi tutti ad abbattere un muro di pregiudizi ed essere sinonimo di garanzia lavorativa per il futuro. Ancora, per rimanere in tema, come posso non citare il Tortellante che lo chef Bottura ha ispirato e che consente ai tanti ragazzi con spettro autistico di realizzare i prodotti della tradizione emiliana. La cucina è anche questo, è dimensione sociale, dimensione culturale oltre che alimentare.

Queste esperienze sono quelle che devono trovare una loro giusta valorizzazione. Sono queste le attenzioni che noi dobbiamo premiare, aiutando a crescere realtà che sviluppano azioni su più fronti, non i singoli successi. Va premiata la solidarietà, l'inclusione, l'innovazione, non solo la qualità. Il “più buono” è giusto che lo decida l'utenza. Lo Stato, invece, dovrebbe premiare l'attenzione alla dimensione sociale, e i nostri territori, come ho dimostrato, sono pieni di questa esperienza. Per queste ragioni, il nostro è un voto contrario a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata La Porta. Ne ha facoltà.

CHIARA LA PORTA (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo ad approvare, l'istituzione del premio al merito di “Maestro dell'arte della cucina italiana”, non fa altro che andare ad aggiungersi e a rafforzare il percorso che, da quando il Governo Meloni si è insediato, abbiamo avviato. Basti pensare già al cambio di denominazione del Ministero, che rimette al centro la sovranità alimentare, su cui non sono mancate critiche sterili, com'è avvenuto per questo provvedimento, questa mattina e anche in discussione generale. Non un emendamento propositivo, anzi, tutti soppressivi. Non un contributo costruttivo, solo discutibili critiche e allusioni ad altre modalità su come valorizzare e promuovere il nostro patrimonio enogastronomico, a cui, però, la sinistra - che critica - quando era al Governo non ha dato seguito e che non ha mai fondato nei fatti, mancati evidentemente nel passato. Viene quasi da pensare che ci sia, in fondo, del dispiacere nel vedere portato avanti, con orgoglio e convinzione, un lavoro a 360 gradi, con un'azione vera e concreta di promozione rispetto al comparto dell'enogastronomia. Altrimenti, non ci spieghiamo questa continua volontà di deridere un premio ai nostri artisti, riducendolo continuamente in maniera denigratoria a una medaglia di cartone.

Perché al posto di intervenire su quali categorie mancano, oggi non avete presentato emendamenti in merito? Perché al posto di mettere in dubbio i criteri di indicazione, che - come è scritto, e forse dovreste leggere meglio - passeranno anche le associazioni di categoria, non avete fatto proposte in tal senso? Solo chiacchiere. Alle chiacchiere noi vogliamo contrapporre i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ne elenco solo alcuni: dalla richiesta di riconoscere la cucina italiana come patrimonio immateriale dell'UNESCO al Fondo per il sostegno delle eccellenze e dell'agroalimentare italiano, per promuovere e sostenere le eccellenze della ristorazione e della pasticceria italiana e per valorizzare il patrimonio agroalimentare ed enogastronomico italiano, anche attraverso investimenti in macchinari professionali, nonché interventi a favore dei giovani diplomati nei servizi dell'enogastronomia e dell'ospitalità alberghiera; al Fondo per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali e certificati; al Fondo per la sovranità alimentare, per la tutela e valorizzazione del cibo italiano di qualità; agli interi capitoli dedicati - all'interno del decreto Made in Italy, definito scatola vuota, ma un grande provvedimento che l'Italia aspettava - a promuovere non solo le eccellenze, ma soprattutto a combattere duramente la piaga dell'Italian sounding, che danneggia fortemente le nostre aziende.

Sentivo, poi, citare i ritardi nei pagamenti da parte degli enti pagatori, ambito in cui - forse vi è sfuggito - si è cercato di cambiare approccio, e già abbiamo velocizzato il sistema.

Non dimentichiamoci, infine, il divieto di produzione e immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici. Anche su questo provvedimento, la solita opposizione - che, nella migliore delle ipotesi, si augurava che l'Europa ci sanzionasse; alla faccia della difesa dell'Italia - non si è risparmiata critiche isteriche, puntualmente smentite dall'eccellente lavoro del Ministro Lollobrigida che non solo ha, con coraggio, portato avanti il provvedimento, ma ha convinto la maggior parte dei Paesi europei a seguirci in questa grande battaglia di civiltà contro la carne sintetica creata in laboratorio, facendo prevalere la ragione e la difesa dei nostri allevatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ed eccoci spiegato perché mentre in Germania e in Francia gli agricoltori protestano, sì, contro l'Europa, ma soprattutto contro i loro Governi, in fatto di politiche agricole, qui in Italia, sapendo di averci al loro fianco, le proteste sono indirizzate solo a politiche agricole europee che stiamo cercando di invertire insieme a loro.

Ho sentito, poi, parlare di problemi nelle filiere del grano, con riferimento alla peronospora, alle pere e agli agrumi, tutte filiere su cui - forse eravate distratti - stiamo intervenendo e continueremo ad intervenire con azioni concrete. Azioni concrete che, nel complesso, anche a livello economico, stanziano maggiori risorse per il comparto agricolo, un pacchetto di circa 50 miliardi, oltre a rafforzare la tutela degli interessi delle imprese agricole italiane sui tavoli europei e internazionali, con nuove azioni di promozione e valorizzazione delle eccellenze italiane sul mercato interno e nel mondo, confermando la direzione del Governo che è quella di massimo impegno e di investimento nel settore primario.

Nel merito, con l'istituzione di questo provvedimento, vogliamo celebrare il genio italiano nell'arte culinaria. Vogliamo anche valorizzare la cucina italiana, fatta di saperi e di sapori che vanno a contrasto con il cibo spazzatura.

Vogliamo premiare e ringraziare i grandi maestri che, in questi anni, con dedizione, hanno promosso la nostra Nazione nel mondo, facendola conoscere tramite le loro creazioni.

Vogliamo dare la giusta visibilità e il giusto riconoscimento a coloro i quali, tramite le loro maestrie, hanno dato lustro ai nostri prodotti e alle maestrie artigiane italiane che rappresentano. Vogliamo anche che possano andare a insegnare ai nostri ragazzi negli istituti alberghieri, in qualità evidentemente di esperti e, oltre a insegnare loro delle competenze, essere per loro esempio, certo, di dedizione e sacrifici fatti nei loro percorsi, ma soprattutto di capacità, di valore, di merito e di successo.

Infatti, mentre premiamo i maestri dell'arte della cucina italiana che si sono distinti per le loro creazioni, per aver avuto nel settore esperienze più che decennali e anche per le loro condotte civili impeccabili, vogliamo lanciare ai nostri giovani e ai loro genitori un messaggio di speranza, certi che diventeranno ambasciatori delle bellezze ed eccellenze del nostro patrimonio nazionale, nel seguire i propri sogni, perché, se dovesse crescere in loro la passione per la cucina, devono sapere che questo Governo li sosterrà anche in questo percorso formativo e di vita. Per questo, esprimo il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1419-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1419-A: «Istituzione del premio di “Maestro dell'arte della cucina italiana”».

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Interno e il Ministro dell'Economia e delle finanze.

Invito gli oratori, cortesemente, ad un rigoroso rispetto dei tempi, in considerazione della diretta televisiva che è in corso.

(Iniziative volte ad accelerare le procedure di rilascio e rinnovo dei passaporti - n. 3-00944)

PRESIDENTE. La deputata Pastorella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Benzoni ed altri n. 3-00944, di cui è cofirmataria (Vedi l'allegato A).

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, forse le può sembrare che siamo un disco rotto, ma quella che al momento è rotta è la capacità di questo Governo - e del suo Ministero - di risolvere i problemi dei cittadini. Quindi, torniamo a portare alla sua attenzione il problema dei passaporti, per cui notiamo l'impossibilità di ottenere in tempi ragionevoli un appuntamento per il rinnovo. Si parla di oltre 6 mesi, una situazione che, addirittura, secondo Altroconsumo, è peggiorata rispetto a quando abbiamo fatto la prima interrogazione. Non solo, ma c'è una sorta di click day continuo, per cui le persone si connettono ripetutamente nella speranza forse di ottenere un appuntamento, oltre a - lasciamo stare - la procedura completamente anacronistica tra bolli, conti correnti, bollettini di conto corrente e quant'altro.

Quindi, la domanda, molto semplice, che le poniamo, ancora una volta, è che cosa intende fare questo Governo e il suo Ministero per assicurare che la libertà di movimento dei cittadini sia preservata, cosa che, al momento, non è.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Ho già avuto modo di riferire in Parlamento sulla problematica delle tempistiche di rilascio dei passaporti, chiarendo come i ritardi registrati siano riconducibili a un aumento esponenziale e ravvicinato del numero di istanze di rilascio, dovuto a diversi fattori. La fine delle restrizioni post COVID, la Brexit e, ancora, la difficoltà, verificatasi soprattutto nelle città più popolose, di ottenere in tempi rapidi la carta di identità, con la conseguenza che il passaporto è richiesto, non solo ai fini dell'espatrio, ma anche per disporre di un documento di identità. Basti pensare che nei 2 anni interessati dalla ridotta mobilità per le restrizioni pandemiche è stato stimato il rilascio di circa 2 milioni di passaporti in meno rispetto alla media degli anni precedenti, anni nei quali si era comunque registrato un andamento crescente. E dopo l'emergenza pandemica si è determinato un eccezionale incremento delle richieste di rilascio, che non ha subito finora battute d'arresto, a fronte del quale lo straordinario impegno che noi - questo Governo - abbiamo messo in campo con le questure è comprovato dal rilascio, nel 2023, di 2.750.000 passaporti, ossia un milione in più rispetto a tutti gli anni del periodo pre-pandemico (ogni anno).

Al fine di mitigare i disagi dell'utenza sono stati progressivamente implementati interventi di carattere organizzativo, dall'aumento, presso le questure, del numero di sportelli per la ricezione dell'istanza, all'ampliamento dei tempi di apertura, fino all'organizzazione di aperture straordinarie in giorni festivi o prefestivi e al potenziamento del personale addetto al servizio. Alcune questure hanno previsto sportelli itineranti presso i comuni o punti di ricezione delle istanze presso grandi ospedali e università. La situazione si sta, via via, normalizzando nella quasi totalità delle questure. Basti pensare che, a fronte degli oltre 190.000 passaporti rilasciati nel gennaio 2023, quest'anno, nel mese in corso, sono stati già rilasciati circa 250.000 documenti. Nel ricordare che il sistema di prenotazione sull'agenda online è soltanto uno degli strumenti di accesso agli uffici dedicati al rilascio dei passaporti, rivolto peraltro ai casi privi del carattere d'urgenza, le questure, sempre nell'ottica di andare incontro alle esigenze del cittadino, accordano appuntamenti anche oltre i posti effettivamente disponibili. Sono, infatti, sempre previste modalità alternative all'agenda, indicate dai rispettivi siti, attraverso i quali i cittadini possono rappresentare le loro necessità urgenti, legate a motivi di salute, studio, lavoro e turismo.

Un fattore di notevole alleggerimento dei carichi di lavoro e, quindi, di efficienza del servizio, è atteso dall'attuazione del progetto “Polis”, vero progetto su cui stiamo investendo per un definitivo ammodernamento del sistema, che consentirà, a breve, che in tutta Italia agli abitanti dei comuni con meno di 15.000 abitanti - quindi oltre 7.000 comuni, su 8.000 complessivi - di presentare l'istanza di rilascio del passaporto presso gli uffici postali abilitati ed è in fase di avvio una sperimentazione in 2 comuni della provincia di Bologna, a seguito della quale il servizio sarà progressivamente esteso a tutto il territorio nazionale.

In merito, infine, al versamento delle somme previste per il rilascio del passaporto, il sistema di riscossione basato sui conti correnti postali è in via di superamento e saranno pertanto fornite indicazioni volte a consentire dapprima i versamenti in questione mediante codici IBAN e, successivamente, anche tramite piattaforme telematiche di pagamento.

PRESIDENTE. Il deputato Benzoni ha facoltà di replicare.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Ministro. Non possiamo per nulla trovarci soddisfatti della sua risposta, perché è vero che lei ha già riferito in questo Parlamento e ha riferito perché siamo già alla terza interrogazione del nostro gruppo su questo tema, molto importante. Le ragioni che lei ha portato oggi sono esattamente le medesime che lei ha portato il 23 gennaio dell'anno scorso. Quindi, in un anno lei ci sta sostanzialmente dicendo che, pur avendo aumentato i numeri, la situazione è esattamente la stessa. Abbiamo aperto una call to action attraverso i canali del nostro partito e abbiamo ricevuto centinaia di risposte da parte degli utenti, che evidentemente ci raccontano una situazione completamente diversa da quella che lei, oggi, ci ha narrato: viaggi di nozze rimandati per l'impossibilità di avere il passaporto; aziende che saltano fiere internazionali per la mancanza del passaporto dei dipendenti; persone anziane che si trovano in difficoltà nel prenotare l'appuntamento, la mattina, con lo SPID e che non ottengono risposte dalle questure con i metodi alternativi; le agenzie di viaggio che non riescono a prenotare viaggi per la mancanza del passaporto dei loro clienti. Inoltre, lei nella risposta all'ultima interrogazione, ci ha risposto di aver attuato il superamento del vincolo di territorialità tra le questure e i commissariati, ma le confermo che stamattina io ancora non posso prenotare il passaporto in un commissariato diverso dal mio e, quindi, rispetto alla sua informativa, siamo in un'altra epoca.

Il Ministro Santanche', il 7 febbraio, ha detto che in una settimana avrebbe risolto la situazione (era il 7 febbraio dell'anno scorso, non di quest'anno). Avete annunciato Poste Italiane, tant'è che molte persone dicono di rivolgersi alla posta proprio perché la comunicazione che avete dato era che, dal giorno dopo, si poteva andare alla posta a fare il passaporto, ma ancora siamo lontani, perché negli uffici postali non sanno nulla di tutto ciò.

Questa è la terza interrogazione. Ce ne sarà una quarta? Noi davvero speriamo, nella quarta, di poterle dire semplicemente: “grazie, la situazione è risolta”. Oggi non è così e io mi permetto di consegnarle più di qualche centinaio di lettere dei cittadini, in modo che, città per città, lei sappia le difficoltà che, ogni giorno, provano solo per prenotare il passaporto.

PRESIDENTE. Le lasci pure al banco della Presidenza e le faremo avere al Ministro.

(Iniziative normative urgenti volte a garantire il diritto di voto ai lavoratori e agli studenti "fuori sede", in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo - n. 3-00945)

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00945 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. In Italia, come è noto, ci sono almeno 5 milioni di cittadini che studiano o lavorano in una regione diversa da quella del comune di residenza. Più o meno, il 40 per cento di questi impiega più di 4 ore per raggiungere il proprio luogo di residenza. L'Italia è l'unico Paese, l'unico grande Paese europeo, perché gli altri sono Cipro e Malta, a non riconoscere la possibilità ai propri cittadini di votare nella città in cui vivono in occasione delle elezioni politiche; +Europa aveva presentato una proposta di legge, già nella scorsa legislatura e poi in questa, per consentire il cosiddetto voto fuori sede. Nel luglio 2023, la maggioranza, d'accordo con il Governo, nel corso dell'esame di quella proposta e di altre proposte - un esame abbinato - ha deciso di trasformare quelle PDL in una delega al Governo. Sono trascorsi 11 mesi e ancora non è avvenuto l'esame, in seconda lettura, al Senato. A questo punto mancano 5 mesi alle elezioni europee.

Chiediamo se il Governo non intenda, come fa su molte altre questioni, adottare un provvedimento d'urgenza per consentire ai cittadini fuori sede - ripeto, oltre 5 milioni - di esercitare il diritto di voto nel luogo dove lavorano o studiano.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Come ricordato dall'onorevole interrogante, lo scorso 4 luglio, la Camera dei deputati ha approvato un disegno di legge contenente una delega al Governo per l'adozione di uno o più decreti legislativi volti a disciplinare le modalità dell'esercizio del voto fuori dal comune di residenza, nonché una rimodulazione della tariffa agevolata per coloro che intendono recarsi a votare nel comune di iscrizione elettorale. L'obiettivo è agevolare sicuramente l'esercizio dell'elettorato attivo da parte di coloro che per motivi di studio, lavoro, cure mediche o prestazioni di assistenza familiare si trovano in un comune diverso da quello di iscrizione elettorale per un periodo di almeno 3 mesi e il provvedimento è attualmente, come ha detto l'onorevole interrogante, all'esame della 1ª Commissione del Senato, ove potrà proseguire il suo iter.

Ciò posto e tenuto conto che le elezioni europee si svolgeranno l'8 e il 9 giugno prossimo e che il 20 aprile è il termine ultimo per l'emanazione del decreto di convocazione dei comizi elettorali, effettivamente i tempi per l'esercizio della delega legislativa e per i conseguenti adempimenti tecnici e organizzativi appaiono oggettivamente ristretti, anche in ragione del fatto che, in materia elettorale, è indispensabile intervenire con estrema precisione sotto il profilo tecnico al fine di garantire la trasparenza e la sicurezza del voto, che sono principi importanti, come quello di favorire la maggiore partecipazione alle consultazioni elettorali.

Lo scorso dicembre, inoltre, è stata realizzata una prima simulazione del voto elettronico che ha coinvolto cittadini italiani temporaneamente presenti in alcune circoscrizioni estere per motivi di lavoro, studio o cure mediche. Gli esiti di tale importante test, al momento in fase di analisi da parte delle strutture ministeriali, potranno rappresentare sicuramente la base per lo sviluppo di ulteriori approfondimenti tecnici, nonché per l'adozione di eventuali interventi normativi volti ad agevolare l'esercizio del voto anche per gli elettori fuori sede.

È ferma intenzione del Governo definire, dopo tanti anni e il susseguirsi di diversi Esecutivi, la disciplina che renda il prima possibile concretamente più agevole l'esercizio di un diritto fondamentale per la democrazia e in grado di incidere sul fenomeno del cosiddetto astensionismo involontario, che coinvolge soprattutto le giovani generazioni.

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Purtroppo, non è come dice il Ministro, perché i tempi non sono ristretti, ma avete lasciato, Governo e maggioranza, che i tempi diventassero ristretti, perché, dal momento dell'approvazione alla Camera dei deputati di quella delega al Governo, sono trascorsi 11 mesi e ancora non è iniziato l'iter in Commissione.

Da quello che mi risulta, ieri è stato nominato un relatore nella Commissione affari costituzionali del Senato. Eppure la maggioranza e il Governo avevano deciso di trasformare quelle proposte, che erano proposte parlamentari articolate, in una delega al Governo e avevano detto al Parlamento che la materia è talmente delicata e tecnicamente talmente sensibile che ce ne occuperemo noi. Abbiamo visto, però, come non ve ne state occupando.

Qual è la considerazione, amara e triste, che viene fuori? È che, purtroppo, questo Governo ha una visione della democrazia un po' riduttiva, un po' semplificata. Si ritiene che sia democratico promuovere una riforma costituzionale sul premierato con l'elezione diretta e, però, si lasciano fuori 5 milioni di possibili elettori. Noi avevamo annunciato - e concludo, Presidente - che avremmo marcato stretto il Governo. Lo avevamo annunciato in occasione della votazione di quella delega, perché, in realtà, il Governo ci aveva detto che ci sono impedimenti tecnici. Quegli impedimenti tecnici si rimuovono e si superano solo con una volontà politica, ma quella volontà politica ancora non l'abbiamo vista.

Continueremo, mese dopo mese, a fare interrogazioni su questo punto. La delega dà un tempo di 18 mesi al Governo. Sapete cosa significa? Che, se aspettiamo ancora un po', la delega sforerà nella prossima legislatura e il rischio è che non vedremo la possibilità per i fuori sede di votare neanche per le elezioni del 2029.

(Iniziative per il contrasto sul territorio del fenomeno delle cosiddette baby-gang - n. 3-00946)

PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00946 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lei è certamente a conoscenza di questo fenomeno che, da alcuni anni, affligge le nostre città, soprattutto le città più grandi, le città metropolitane, dove gruppi di ragazzi di età compresa tra i 15 e i 17 anni si contraddistinguono per azioni criminose stabili nel tempo, con commissione di reati gravi e con una proficua attività sui social network, strumento, quest'ultimo, che, seppure utile alla diffusione delle loro malefatte, sarebbe molto meglio da utilizzare per la loro tracciabilità.

Noi siamo certi che il Ministero sia anche a conoscenza dell'aumento in Italia dei reati di questo fenomeno del 14 per cento, così come siamo certi che è sotto gli occhi di tutti quest'attività di repressione che sta conducendo il Ministero nei confronti dei centri della movida. Vorremmo conoscere dal Ministro quali azioni intenda intraprendere per il prossimo futuro.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Le cosiddette baby-gang sono espressione di forme di devianza e di criminalità giovanile riconducibili a una pluralità di fattori, spesso interconnessi, tra i quali il contesto familiare, sociale, economico, la dispersione scolastica, la qualità dell'ambiente urbano e, non ultimo, l'utilizzo improprio delle tecnologie informatiche. È fondamentale, dunque, avere consapevolezza che l'azione delle istituzioni non può limitarsi agli interventi repressivi, pur assolutamente indispensabili, ma deve indirizzarsi alla prevenzione con politiche mirate alla promozione della cultura della legalità e dei valori del rispetto altrui.

Abbiamo pertanto, da tempo, elaborato una strategia integrata, combinando l'intensificazione delle misure di controllo del territorio con iniziative svolte su tutto il territorio nazionale dalle Forze di Polizia e dalla rete delle prefetture, in collaborazione con le scuole, al fine di sensibilizzare i giovani sui temi del bullismo, dei pericoli derivanti dall'uso di sostanze stupefacenti ed alcol, nonché sull'utilizzo sicuro della rete Internet. Risponde a questa logica multilivello proprio il cosiddetto decreto Caivano, che ha introdotto specifiche norme di contrasto alla violenza giovanile, come l'inasprimento delle sanzioni per i reati in materia di armi, di spaccio di sostanze stupefacenti e il rafforzamento dell'operatività dei divieti di accesso in determinati luoghi e aree urbane per i minori di almeno 14 anni.

Accanto ad esse, sono state previste misure volte a rafforzare l'offerta scolastica e combattere l'abbandono precoce della scuola, quale parte integrante di un'azione sistematica di prevenzione del disagio giovanile. Grazie alla costante azione di coordinamento delle Forze di Polizia svolta dalle prefetture, è stata intensificata l'attività di prevenzione e contrasto del crimine nelle nostre città attraverso le operazioni cosiddette ad alto impatto, attivate su tutto il tessuto urbano, al centro, come nelle periferie.

È un modello che anche a Milano e Palermo viene seguito ed implementato, in linea con le indicazioni delineate nell'ambito del forum delle città metropolitane, che ho condiviso con i sindaci per lo sviluppo delle migliori prassi e modalità operative. Dal 10 gennaio 2023 a ieri, sono state 161 le operazioni ad alto impatto a Milano e 55 a Palermo, e, sulla scia delle iniziative messe in campo a Caivano, il Governo è fortemente impegnato ad operare in sinergia con gli enti locali per favorire investimenti di riqualificazione urbana delle aree periferiche, volti a superare le condizioni di degrado e di marginalità sociale in cui la commissione di crimini trova terreno fertile, soprattutto tra i giovani.

A tal fine, oltre agli importanti investimenti derivanti dal PNRR, i comuni potranno utilizzare, grazie a un mio decreto del 22 dicembre scorso, ulteriori risorse del Fondo sicurezza urbana per realizzare iniziative anche rivolte al contrasto del fenomeno delle baby gang. Di queste, nel triennio 2024-2026, a Milano, saranno complessivamente destinati oltre 6.600.000 euro e a Palermo circa 6.300.000 euro. Il Governo sta orientando queste politiche di sicurezza anche attraverso un incremento degli organici delle Forze di Polizia, attuando un'inversione di tendenza storica rispetto ai tagli operati nel passato, e il potenziamento del contingente delle unità di militari di supporto ai servizi di controllo del territorio.

PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di replicare.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Ministro, sono parzialmente soddisfatto, le dico subito il perché. Perché a questi buoni propositi, che condivido per intero, si accompagna poi un'azione, e lei ha fatto puntuale riferimento a quella cosiddetta ad alto impatto, che, ad esempio, a Palermo, ha finito soltanto per fare un'azione repressiva nei confronti degli esercenti della movida palermitana, senza tenere conto che chiudere i locali non significa eliminare il problema.

Quindi, bisogna realmente fare prevenzione per evitare che cresca questa subcultura mafiosa, ma, allo stesso tempo, fare, in queste zone periferiche, un'azione di repressione, perché è là che questi signori hanno le armi, è là che questi signori detengono la droga, è là che fanno spaccio di stupefacenti. E, allora, l'invito che le faccio, signor Ministro, è venire a Palermo, andare nella città e confrontarsi non soltanto con il questore, con il prefetto e con il sindaco, ma anche con le scuole, anche con la società civile, anche con gli esercenti, anche con i presidenti dei consigli di circoscrizione, perché potranno realmente restituire una realtà. Come diceva la collega Elly Schlein, parlando del suo congresso, “non li abbiamo visti arrivare”, c'è un nuovo fenomeno mafioso, che non è soltanto delinquenziale, molto serio e grave, che rischiamo di non vedere arrivare. C'è questo fenomeno delle baby-gang, che ormai è un'organizzazione stabile criminosa che va combattuta con le armi della lotta alla mafia (Applausi della deputata Dalla Chiesa).

(Iniziative volte alla tutela della legalità e dell'ordine pubblico in relazione all'attività dei centri sociali, alla luce del progetto del comune di Torino di riconoscere come "bene comune" il centro Askatasuna - n. 3-00947)

PRESIDENTE. La deputata Montaruli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00947 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, l'interrogazione di Fratelli d'Italia verte oggi sul tentativo del comune di Torino di legalizzare, e dare una legittimità quindi istituzionale, al centro sociale Askatasuna. Non mi sfugge che lo stabile sia di proprietà del comune, che in varie epoche, dal 1996, ha di fatto accettato tale situazione, tanto che, nonostante si siano succedute giunte di centrosinistra e pentastellate, mai è stato richiesto lo sgombero, così mi risulta dalle parole del sindaco Lo Russo.

Non mi sfugge, quindi, che la competenza sia strettamente del comune di Torino, però questa interrogazione è rivolta a lei, per due ordini di motivi.

In primo luogo, lo stesso sindaco richiama il Ministero dell'Interno all'interno della delibera e nelle sue dichiarazioni pubbliche, affermando di avere avuto nel merito contatti con la prefettura di Torino. In secondo luogo, perché non sfugge neanche come il centro sociale Askatasuna sia perennemente al centro di scontri che avvengono in piazza a Torino o in Val di Susa; che, ogni volta che manifestazioni, legittime dal punto di vista del pluralismo, vedono l'intromissione di Askatasuna, queste si esauriscono in uno scontro in cui si consuma un'inaccettabile violenza politica.

E non mi sfugge, quindi, come il tentativo di legalizzazione possa creare, e a mio giudizio creerà, un problema forte di ordine pubblico e di sicurezza per la nostra città (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. Il centro sociale Askatasuna, riconducibile all'area dell'antagonismo torinese, occupa abusivamente dal 1996 un immobile, come è stato detto, di proprietà del comune, in precedenza destinato a un uso scolastico. Alla luce di quanto emerso in diverse indagini di Polizia, il centro sociale Askatasuna risulta avere assunto una posizione di indirizzo e di coordinamento in diverse iniziative, anche violente, registrate con particolare riguardo alle proteste no-TAV e alle più recenti manifestazioni studentesche sfociate in scontri con le Forze di Polizia, come in occasione della visita a Torino della Presidente del Consiglio dei ministri, lo scorso mese di ottobre.

Attualmente i referenti storici del centro sociale, 26 persone, sono coinvolti in un processo nel quale sono accusati di associazione per delinquere e, in una recente pronunzia, la Corte di cassazione ha evidenziato che Askatasuna avrebbe creato, soprattutto in Val di Susa, un vero e proprio laboratorio di sperimentazione per quanto riguarda le violenze, confermando così la sussistenza di un'organizzazione stabile, che ha dimostrato di essere operativa in più ambiti.

Come ricordato dall'onorevole interrogante, lo scorso 11 dicembre la questura, insieme ai Vigili del fuoco e all'ASL di Torino, ha eseguito un decreto di ispezione della locale procura della Repubblica nell'ambito delle indagini sulle attività illecite di autofinanziamento svolte da Askatasuna mediante l'organizzazione di eventi di pubblico spettacolo senza le necessarie autorizzazioni, con illecita somministrazione di alimenti e bevande in assenza dei requisiti di sicurezza e salubrità degli ambienti e in violazione della normativa tributaria. Nel corso dell'attività ispettiva sono state riscontrate numerose violazioni delle normative in materia di sicurezza, di rischio di incendio e di idoneità igienico-sanitaria, e l'autorità giudiziaria ha conseguentemente disposto, fra l'altro, l'inoltro da parte dell'azienda sanitaria locale di un dettagliato rapporto al sindaco di Torino, in cui è stato rilevato l'abbattimento di strutture portanti in assenza di adeguata verifica progettuale, che “potrebbe portare alla compromissione della sicurezza statica dell'intero edificio”, ed evidenziava altresì la totale assenza di regolari concessioni edilizie e di certificazione di agibilità, di abitabilità, di prevenzione incendi e di sicurezza degli impianti. L'azienda sanitaria locale ha pertanto richiesto all'amministrazione comunale che, come è stato ribadito anche da me, è proprietaria dell'immobile, l'adozione di un'ordinanza contingibile e urgente al fine di ripristinare in via definitiva le condizioni di sicurezza richieste, provvedendo, nel frattempo, allo sgombero degli occupanti dall'edificio, per la loro tutela.

Nella giornata di ieri, come ricordato dagli onorevoli interroganti, la giunta comunale, a seguito della proposta di collaborazione presentata da un gruppo spontaneo di cittadini per la rigenerazione dell'immobile in questione, ha approvato una delibera per il riconoscimento dello stesso come bene comune della città e l'avvio di una fase di coprogettazione, a partire dal completo rilascio dell'immobile e dalla valutazione e programmazione delle attività necessarie per la sua messa in sicurezza. Si tratta di un'iniziativa sulla quale ho chiesto elementi di approfondimento alla prefettura di Torino, ma che, tuttavia, induce a sottolineare sin d'ora come la stessa non possa e non debba costituire, in alcun modo, una sorta di legittimazione o, addirittura, di premio per l'operato di un centro sociale che si è distinto negli anni per l'esercizio della violenza, piuttosto che per il dialogo e il confronto democratico orientato al bene comune.

PRESIDENTE. La deputata Montaruli ha facoltà di replicare.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Ministro. Io la ringrazio per questa notizia di approfondimento, presso la prefettura di Torino, circa il tentativo del comune di Torino di legalizzare il centro sociale.

Il problema non è né l'occupazione in sé, né la matrice ideologica che ha determinato quell'occupazione, il problema è l'assenza totale di rifiuto della violenza politica che Askatasuna, in più occasioni, ha adottato a Torino e fuori da Torino. È questo che è inaccettabile: avallare, da parte delle istituzioni, tale violenza politica, senza una parola di pentimento, senza una parola di scuse, senza una parola in cui si prenda coscienza, da parte degli occupanti, del rifiuto della violenza e dell'inclusione di tutte le persone che hanno anche idee distanti dalla loro rispetto alla loro possibilità di avere un'agibilità e di esprimere le proprie opinioni. Non un atto di pentimento è mai avvenuto da alcuna persona appartenente a quel centro sociale, né la delibera ha dato atto di tale pentimento, tant'è vero che la stessa delibera dice: se succederà che non ci sarà un futuro rifiuto della violenza, allora, probabilmente, il percorso andrà interrotto. Quindi, non vi è garanzia, da parte del comune di Torino, che tale atto avvenga.

L'unico aspetto positivo, che effettivamente c'è, di questa delibera comunale è che adesso è chiaro assolutamente a tutti che l'occupazione è stata possibile, in tanti anni, grazie a un avallo di fatto politico che c'è stato e di cui le forze politiche dovranno dare, con senso di responsabilità, conto ai cittadini. Motivo per cui Fratelli d'Italia continuerà a opporsi a tale delibera, chiedendo un referendum cittadino, nella città di Torino, per annullare questa delibera.

PRESIDENTE. Deve concludere.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). E un altro aspetto è altrettanto chiaro: che dietro alle parole “Autonomia contropotere” non c'è stata l'autonomia (Commenti) e c'è stato, con il potere…

PRESIDENTE. Per favore…!

AUGUSTA MONTARULI (FDI). …con l'avallo delle istituzioni cittadine. Quell'autonomia tanto sbandierata, evidentemente, è stata andare a braccetto con chi oggi consente tale scempio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Chiarimenti in merito al piano di privatizzazione di Poste italiane, nonché in merito alle altre privatizzazioni previste, nell'ottica della salvaguardia della partecipazione maggioritaria dello Stato, dei livelli occupazionali e della qualità dei servizi – n. 3-00948)

PRESIDENTE. Il deputato Mari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00948 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Illustrare è facilissimo: noi chiediamo quello che si chiedono i 120.000 dipendenti di Poste italiane, che sono molto preoccupati non perché non abbiano altro da fare, ma perché, ascoltando le dichiarazioni del Governo di queste settimane, il 25 gennaio, una nota parlava genericamente dell'alienazione di quote di Poste; il 23 gennaio di quest'anno, in IX Commissione, il Governo, rispondendo a un'interrogazione, affermava, confermava di voler mantenere il controllo pubblico, con una quota del 51 per cento; tre giorni fa, il Ministro interrogato ha prefigurato uno scenario diverso, secondo il quale la partecipazione si sarebbe ridotta al 35 per cento.

Pertanto, gli italiani, le organizzazioni sindacali che rappresentano questi lavoratori e che hanno annunciato una mobilitazione e iniziative di lotta, chiedono di sapere - e noi con loro chiediamo di sapere - qual è lo scenario reale verso il quale ci stiamo avviando. (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento al quesito posto, tengo a precisare che, lo scorso 25 gennaio, il Consiglio dei ministri, in conformità a quanto previsto dalla normativa in materia di privatizzazioni di cui al decreto-legge n. 332 del 1994, ha approvato un DPCM volto a regolamentare l'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'Economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane Spa in misura tale da conservare in capo allo Stato una partecipazione, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico.

Trattandosi di una società che svolge un servizio di pubblico interesse, il suddetto decreto sarà trasmesso, sulla base della normativa vigente - ricordo, l'articolo 1, comma 2, della legge n. 481 del 1995 -, alle competenti Commissioni parlamentari, per acquisirne il parere, prima di avviare l'operazione medesima.

Mi preme richiamare l'attenzione sulla circostanza che il programma di dismissione, di cui si è fatta menzione nella scorsa Nota di aggiornamento al DEF, non prevede la cessione del controllo da parte dello Stato sulle società interessate, ma riguarda la cessione di quote di minoranza, con l'obiettivo di destinare le risorse rivenienti dalle vendite alla riduzione del debito pubblico. L'alienazione di una quota della partecipazione pubblica potrà aprire il capitale ad azionisti e ampliare, quindi, il cosiddetto flottante, con effetti anche in termini di rafforzamento e valorizzazione delle società interessate. In particolare, relativamente a Poste italiane, la quota di partecipazione del MEF e della Cassa depositi e prestiti è pari, complessivamente, al 64,26 per cento (il 35 per cento detenuto da CDP e il 29,26 per cento dal Ministero), mentre la restante quota è detenuta dal mercato (35,74 per cento). Lo statuto di Poste italiane, inoltre, contiene una clausola di limite al possesso azionario, in base alla quale nessun soggetto diverso dal MEF, da enti pubblici o da soggetti da questi controllati può detenere azioni per una quota superiore al 5 per cento del capitale della società.

Tenuto conto del quadro normativo e statutario in precedenza descritto e delle linee che seguirà il programma di privatizzazioni, la cessione di una quota del capitale di Poste italiane sarà, comunque, volta ad accrescere il valore del gruppo Poste, garantendo, nel contempo, la qualità dei servizi e il mantenimento dei livelli occupazionali.

PRESIDENTE. Il deputato Mari ha facoltà di replicare, per due minuti.

FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Ministro, non ci avete convinto, non ci avete rassicurato, né, tantomeno, blandito. Pensate di ricavare dalla vendita 3,8 miliardi o no? Avete deciso di portare le quote, la partecipazione azionaria sotto il 50 per cento o no? La garanzia di un controllo pubblico, separatamente da questa condizione, non significa niente. Poste Italiane non è un'azienda qualsiasi: è, insieme al sistema sanitario, al sistema scolastico, al trasporto pubblico, una vera e propria fondamentale infrastruttura sociale di questo Paese. Ministro, l'ufficio postale è una presenza dello Stato anche in piccole frazioni dove non c'è la caserma dei Carabinieri o dove non c'è un ufficio del comune. La raccolta dei piccoli risparmi degli italiani viene fatta fisicamente negli uffici postali. C'è bisogno di fiducia per portare i soldi a qualcuno e, se qualcuno non è più lo Stato, è facile che si riduca anche quella fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Invece, qui, l'unica certezza è che venderete parte significativa di Poste Italiane. Complimenti, però non è una novità.

Per affrontare le spese dello Stato, che, come tutti sappiamo, è gravato da un pesante debito pubblico, ormai è chiaro, si usano tre strumenti: la fiscalità generale, che trascinate verso l'iniquità, il debito pubblico, tanto sapete che pagano sempre gli stessi, cioè i lavoratori dipendenti e, poi, la vendita del patrimonio. Non è che siete come quelli di prima, siete proprio quelli di prima (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra): vi rifiutate di guardare all'unica possibilità, che è la tassazione della ricchezza, che è il ritorno degli extraprofitti nelle casse dello Stato. E, soprattutto, da perfetti sovranisti, pensate di fare sviluppo a colpi di medaglie di cartone agli chef, di piani sull'Africa senza africani e di condoni per gli evasori, ma, senza politiche industriali e con un ulteriore svuotamento delle politiche pubbliche, con un ulteriore indebolimento del peso e del ruolo dello Stato, in questa economia non possiamo andare avanti. È una scelta miope, perché la dismissione del 20 per cento potrebbe anche generare un incasso di circa 2,7 miliardi, ma significherebbe perdere 260 milioni di euro l'anno e, poi, cedere quote di proprietà di queste società comporta, per gli acquirenti privati, un beneficio straordinario. Lo Stato non ostacolerà la dismissione.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO MARI (AVS). È una scelta debole, perché subalterna all'Europa, dove avete detto che sareste andati a battere il pugno sul tavolo. Invece, queste scelte sono proprio il prodotto del ripristino del Patto di stabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative volte a evitare l'alienazione di ulteriori quote azionarie di Poste italiane e a garantire il pieno coinvolgimento dei sindacati e dei lavoratori - n. 3-00949)

PRESIDENTE. Il deputato Casu ha facoltà di illustrare l'interrogazione Roggiani ed altri n. 3-00949 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANDREA CASU (PD-IDP). Signor Ministro, Poste Italiane non rappresenta solo 162 anni di storia italiana, ma è anche il nostro futuro: 120.000 dipendenti, 12.800 sportelli aperti sul territorio, 580 miliardi di risparmi degli italiani, 35 milioni di clienti. È un gioiello, che non potete e non dovete svendere. A chiedere di non farlo non sono solo il Partito Democratico, i sindacati, le lavoratrici, i lavoratori, tutti gli italiani preoccupati per quello che state facendo, ma è anche Giorgia Meloni, questa Giorgia Meloni, se la ricorda (Il deputato Casu mostra un manifesto di Fratelli d'Italia recante la foto di Giorgia Meloni e il titolo: “NO alla privatizzazione di Poste italiane”)? Quella che scendeva in piazza contro la privatizzazione, quella che adesso è la Presidente del Consiglio e sta facendo esattamente quello contro cui strillava dall'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e chissà cosa vede quando passa davanti agli specchi di Palazzo Chigi, chissà se si riconosce ancora.

Ora, abbiamo letto tante dichiarazioni, ma l'unico documento ufficiale che avete trasmesso è la risposta a questa nostra interrogazione in Commissione trasporti (Il deputato Casu mostra un foglio recante la risposta del Governo ad un atto di sindacato ispettivo), la scorsa settimana. Qui, il MIMIT garantisce: manterremo la maggioranza assoluta del 51 per cento. Tre giorni dopo, lei ha fatto un'intervista e ci ha detto che non andremo sotto al 35 per cento. Ora, ci faccia capire, signor Ministro, ma quanto volete arrivare in basso, quanto volete arrivare a svendere?

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA CASU (PD-IDP). E visto che fino adesso ci avete detto cose diverse, ciò significa che non parlate, oltre, che con i sindacati, con i lavoratori, con il Parlamento, con il Paese, ma non parlate nemmeno tra voi Ministri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, più volte nell'intervento si è ricorso al verbo svendere. Credo che qualcun altro abbia svenduto, in passato, importanti asset del Paese, ma certamente non lo farà questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

Seconda cosa: nella Nota di aggiornamento del DEF, e come è noto, il controllo di società quotate in Borsa si può svolgere in diverse forme, detenendo la maggioranza del pacchetto azionario oppure detenendo un numero di azioni sufficiente per avere il controllo dell'assemblea. Questo si verifica in aziende importanti e strategiche per il Paese e si verifica da tanti anni, in forma, diciamo così, diversa, diretta, indiretta, anche attraverso Cassa depositi e prestiti, basta citare ENI, basta citare ENEL, basta citare Leonardo; lo stesso modello verrà replicato, con lo stesso grado di successo, probabilmente, anche su Poste Italiane.

Terza dimensione: Poste è un valore, lo ripeto, è un valore, è un asset e anche questo Governo l'ha ben presente. Le sue potenzialità di sviluppo vanno però oltre, come è stato di fatto riconosciuto, rispetto alla presenza dell'ufficio postale, perché il nome è rimasto Poste, ma di posta ce n'è molto poca e, quindi, le dinamiche di sviluppo di questa società dipendono dal perimetro di attività e dell'approccio, dalla visuale moderna che il management deve portare. Quindi, per questo motivo, quella che sta facendo questo Governo è un'operazione di valorizzazione di questo asset, preservandone - lo ripeto, preservandone - il controllo pubblico. Quindi, nessuna svendita, controllo pubblico, visione moderna e aperta al mercato: è il modello che potrà garantire il successo di Poste Italiane Spa nell'interesse degli azionisti e nell'interesse anche dei dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Roggiani ha facoltà di replicare.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, la sua risposta non ci soddisfa. Non ci soddisfa perché io penso che sarebbe una follia, poiché Poste Italiane, con la sua presenza capillare sul territorio, è un presidio dello Stato, uno dei pochissimi ancora aperti in un sacco di luoghi. Ci sono comuni montani, ci sono periferie degradate, ci sono luoghi difficili dove se Poste dovesse - diciamo così - rispondere al mercato gli sportelli chiuderebbero e non ci sarebbe più un luogo di riferimento che comunque è dei cittadini e dello Stato, di servizi che oggi ci sono, perché Poste chiaramente ha un ruolo che non è solamente economico, ma è anche, insomma, di scelta dello Stato, di presenza dello Stato. Gliel'ho detto, Ministro, con parole che non sono mie: sono parole della Presidente Giorgia Meloni, pronunciate in un'intervista a Il Sole 24 Ore prima che diventasse Premier (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Insomma, il Governo dei sovranisti, il Governo dei nazionalisti, il Governo dei patrioti d'Italia, il Governo che dice di avere a cuore l'Italia e l'italianità più di tutto, svende, sì, svende - glielo ha detto anche la Premier Meloni - per fare cassa, dopo aver fallito la trattativa sul Patto di stabilità, e qui forse dovremmo dircelo, parliamo di una realtà unica in Italia per dimensioni, riconoscibilità, capillarità e fiducia da parte di tutte le cittadine e di tutti i cittadini. Svendete una realtà che dà un servizio universale e ne dovrete rendere conto, non solo, a noi, qui, in Aula, non solo, ai sindacati, non solo, alle lavoratrici e ai lavoratori che non avete ancora voluto incontrare, di cui peraltro mettete a rischio l'impiego, ma alle tante persone che alle Poste vanno a ritirare la pensione, che utilizzano i servizi, che lì, grazie al “Progetto Polis” - e la modernità in Poste c'è già, Ministro -, hanno potuto rinnovare la loro carta d'identità, oppure fare il passaporto, come ci ha ricordato prima, proprio qui, in quest'Aula, il Ministro Piantedosi.

Svendete un asset strategico per lo sviluppo nazionale, che sta giocando un ruolo nella transizione digitale; svendete quella che da tanti è stata definita la più grande banca d'Italia; svendete una miniera di dati sensibili, del resto lo avete già fatto con TIM; svendete un asset di grande valore, non solo, economico, ma, anche, sociale. Dov'è, Ministro, l'interesse dell'Italia in questa decisione? A chi e dove l'avete lasciato? Noi ci saremo, al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori e dei sindacati, ci saremo nelle Aule, ci saremo nel Paese, per contrastare una privatizzazione non controllata e al fianco di una vera e propria istituzione, quella che sceglie di presentarsi con questo slogan: “Dai piccoli centri si fa grande l'Italia”. E voi, dove sarete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?

(Chiarimenti in merito al piano di privatizzazione di Poste italiane e di altre rilevanti società a partecipazione pubblica, con particolare riferimento alle ricadute sul piano finanziario e strategico e sui livelli occupazionali - n. 3-00950)

PRESIDENTE. La deputata Torto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fenu ed altri n. 3-00950 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, per dirla con parole sue, forse nel 2018 era un po' allucinato, forse un po' troppo distratto, però, la sua Premier, l'onorevole Giorgia Meloni, scriveva così: “No alla privatizzazione di Poste Italiane” (La deputata Torto mostra un manifesto di Fratelli d'Italia del 2018 recante la foto di Giorgia Meloni e il titolo: “NO alla privatizzazione di Poste italiane”), un gioiello che deve rimanere in mano pubblica, un presidio di legalità. E, oggi, di legalità, chiaramente, non ci sorprende che non ne parliate più. Io mi chiedo come si fa a tradire così gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un giorno dite una cosa e il giorno dopo la cosa opposta, ma vi parlate tra voi alleati? Ministro, come garantirà quei piccoli comuni per cui il suo partito, la Lega di Matteo Salvini, si straccia le vesti, le piccole periferie del nostro Paese? Cosa guadagneranno i lavoratori di Poste italiane, quale vantaggio avranno dopo questa sua decisione? La verità è una, Presidente: voi siete patrioti, ma patrioti di un'operetta, state svendendo l'Italia e gli interessi degli italiani. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vedo che faccio fatica, evidentemente, a esprimermi, probabilmente è anche colpa mia, ma qui nessuno svende niente a nessuno. Qualcuno ha testé ricordato il caso di TIM, ecco, non faremo come è stato fatto con TIM, possiamo garantirvelo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E ribadisco che il controllo dello Stato viene garantito e continuerà a essere garantito e posso anche aggiungere una cosa, perché è stato richiamato anche il “Progetto Polis”: il “Progetto Polis” l'ho portato avanti io come Ministro e ne sono fiero. Se, oggi, i piccoli uffici postali possono continuare a esistere nei piccoli comuni, non è perché c'è un controllo pubblico, è perché evidentemente il perimetro di attività di Poste può garantire una redditività oltre a quella che è la caratteristica attività di Poste, che evidentemente è stata sostituita, nel 95 per cento dei casi, dalle e-mail che, com'è noto, non richiedono neanche un francobollo. Per questo motivo, io credo che la valutazione oggettiva e onesta di questa operazione, che tra l'altro mira ad agevolare il collocamento presso dipendenti e piccoli risparmiatori, possa portare anche maggiore democrazia economica, non semplicemente maggiore efficienza e redditività in capo alla società. Per questo motivo, sono legittime le critiche, ma non credo che si possa accusare nessuno di svendere una partecipazione pubblica, perché questo controllo pubblico rimarrà. E, per quanto riguarda il concetto di prezzo, è un concetto che ci sta molto a cuore. L'operazione sarà fatta - l'abbiamo detto e l'ho dichiarato più volte - non semplicemente per portare cassa alla finanza pubblica, anche se, per inciso, il debito pubblico, non è che non serve a niente, serve per pagare stipendi e pensioni, e quindi è necessario in qualche modo recuperare risorse per queste finalità e non per altre. Ma l'operazione sarà fatta quando le condizioni di mercato ci convinceranno che è un affare e un interesse per il pubblico, un interesse generale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Fenu ha facoltà di replicare.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Non è lei che ci vuol far credere, in realtà è la norma che ci dice che il ricavato delle vendite delle quote delle partecipate dovrebbe andare a coprire, in qualche modo, il debito pubblico. Però, da quello che ha detto lei qualche giorno fa, si potrebbe arrivare a vendere il 30 per cento di Poste Italiane per 3,8 miliardi e nella stampa è apparsa anche la vendita del 4 per cento di ENI per un incasso di 2 miliardi. Io, signor Ministro, le ricordo che il nostro debito pubblico è di 2.855 miliardi. Questi importi significano cercare di svuotare il mare con un bicchiere d'acqua! Quindi, non servono assolutamente per ridurre il debito pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! A cosa servono? Lei ci dice - e ce lo ripete adesso - che lo Stato conserverà il controllo di Poste, però, allo stesso tempo, giustamente, dice che bisogna garantire, comunque, gli interessi degli azionisti. Ma secondo lei, l'interesse principale degli azionisti qual è? È massimizzare i dividendi tagliando anche i costi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Quindi, noi qua vediamo il rischio che chiudano, ad esempio, gli uffici periferici, che non sono economicamente sostenibili, e che vengano licenziati i dipendenti. Questo è il rischio! L'altro effetto? Ce lo dicono i principali commentatori economici: lo Stato, da un'operazione di questo tipo, avrà una perdita economica netta con riferimento a queste società, non solo Poste, ma anche ENI, la quale garantisce un rendimento del 6 per cento circa, un rendimento molto più alto di quel ridicolo risparmio di interessi passivi che ci sarebbe sul debito pubblico. E termino, Presidente. Questi sono gli effetti economici di questa operazione: non hanno funzionato neanche trent'anni fa, quando il suo amico Mario Draghi ha accolto sul panfilo Britannia i principali esponenti delle principali istituzioni finanziarie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e il nostro debito pubblico è esploso e non è servito a niente. Quindi, questi sono gli effetti, alla faccia di quelle che sono le dichiarazioni becere della Presidente del Consiglio di qualche anno fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che ha garantito e ha detto che mai si sarebbe dovuta privatizzare Poste Italiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Chiarimenti in merito all'applicazione delle agevolazioni fiscali a favore delle persone disabili per l'acquisto di autoveicoli, nell'ipotesi di sostituzione del veicolo per l'accesso a zone a traffico limitato - n. 3-00951)

PRESIDENTE. Il deputato De Palma ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00951 (Vedi l'allegato A).

VITO DE PALMA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'interrogazione di quest'oggi verte sull'applicazione dell'aliquota agevolata del 4 per cento per l'acquisto di mezzi di locomozione a favore di persone con disabilità. In particolar modo, la cosa che le chiediamo riguarda l'applicazione dei commi 36 e 37 della legge n. 296 del 2006, i quali stabiliscono alcune condizioni per l'acquisto di tali autoveicoli: il comma 36, in particolar modo, per quanto concerne l'utilizzo esclusivo e prevalente; il comma 37, invece, per una sorta di divieto di cessione, salva l'applicazione dell'imposta per intero, nel limite dei 2 anni. Vi è, in tutto ciò, un'applicazione differente in occasione di mutate condizioni per il soggetto portatore di handicap.

PRESIDENTE. Concluda.

VITO DE PALMA (FI-PPE). Quindi le chiediamo se, nella continuità agevolativa, vi possa essere la possibilità di applicazione dell'aliquota agevolata anche nel momento in cui il soggetto dovesse acquistare l'autoveicolo per mutate esigenze, quali la necessità di acquistare veicoli ibridi o elettrici per gravi condizioni del traffico.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente. Onorevole De Palma, con riferimento al quesito posto, ricordo che l'ordinamento prevede diverse agevolazioni fiscali in favore delle persone diversamente abili, quali, tra l'altro, la detrazione Irpef del 19 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto di autoveicoli e altri mezzi d'ausilio e l'applicazione dell'aliquota IVA ridotta al 4 per cento per l'acquisto di questi beni.

Con riferimento al quesito posto, in merito al comma 37 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, che disciplina i casi di restituzione dei benefici fiscali ricevuti, prevedendo che l'agevolazione permanga nel caso in cui il disabile ceda il proprio veicolo per acquistarne un altro su cui realizzare nuovi e diversi trattamenti a seguito di mutate necessità dovute alle minorazioni di cui è affetto e all'evoluzione della patologia, in riferimento alle, tra virgolette, mutate necessità dovute al proprio handicap, sembrerebbe, sulla base dell'analisi del tenore letterale della norma, che il riferimento sia a un mutamento della patologia e non anche alla semplice sostituzione di un veicolo a combustione con uno a mobilità elettrica o ibrida per adeguarsi alle restrizioni al traffico disposte dai comuni.

Per ovviare a questa interpretazione in senso stretto, ci sono due strade. La prima, evidentemente, è quella di una modifica normativa, che, tenendo conto delle sempre più diffuse limitazioni al traffico, specialmente nelle città, con riferimento alla mobilità a combustione, riconosca anche questa come una necessità, in qualche modo, che garantisca il diritto alla mobilità nei casi concreti particolari. L'altra possibilità di soluzione - e che in ogni caso è consigliabile, tenendo conto di queste peculiarità - è quella dell'utilizzo dello strumento dell'interpello, ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 212 del 2000.

In ogni caso, il problema credo che esista, perché le limitazioni introdotte da numerosi comuni, in qualche modo, rendono necessario un adeguamento della normativa, che è nata in epoca antecedente a queste fattispecie, per garantire questo diritto alle persone diversamente abili.

PRESIDENTE. Il deputato De Palma ha facoltà di replicare.

VITO DE PALMA (FI-PPE). Grazie, signor Ministro. Sono assolutamente soddisfatto della risposta, anche perché, oltre alla risposta, lei prospetta anche possibili soluzioni, delle quali immagino e sono certo che - oltre che personalmente - il gruppo di Forza Italia vorrà farsi carico, nella formulazione di una proposta qui in Parlamento. Ciò soprattutto in relazione a un'attenzione diversa, non solo per quanto riguarda le agevolazioni, ma proprio nell'ottica di un incentivo all'utilizzo di mezzi ibridi e a trazione elettrica, che va nella direzione dell'attuale necessità dal punto di vista del nostro sistema Paese.

Inoltre, aggiungo: so che il Governo ha già attenzionato numerosi interventi, vuoi per la necessità di quanto previsto dal PNRR, ma anche per quanto riguarda quello che è stato fatto il 3 novembre in Consiglio dei ministri, attraverso due decreti legislativi specifici sul tema. Quindi conosco già la sensibilità, sua e del Governo, al tema, e, pertanto, sono certo che, nel momento in cui noi presenteremo una proposta di modifica legislativa, la stessa verrà accolta da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative relative agli effetti della perdita per il lavoratore dell'esonero contributivo nel caso di superamento della soglia di reddito di 35.000 euro annui, anche al fine di incentivare la crescita economica e di salvaguardare la sostenibilità delle finanze pubbliche - n. 3-00952)

PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00952 (Vedi l'allegato A). Prego, deputato Marattin, ci spieghi tutto.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Adesso tutto proprio non so, però buongiorno, signor Ministro. Mario Rossi (o Maria Rossi) è un operaio, in realtà, un operaio specializzato, magari, che guadagna 1.800-1.900 euro al mese, o magari un quadro, insomma una persona che, di questi tempi, fa fatica a farcela. Se decide di lavorare un po' di più, di fare un po' di straordinario, di prendere una consulenza in più e di guadagnare 1 euro in più, perde 70 euro al mese, in conseguenza della vostra manovra. Infatti, se supera di 1 euro la soglia dei 35.000 euro lordi, gli sparisce lo sconto di 6 punti di cuneo contributivo e aumenta l'imponibile. Un po' lo recupera con quei 14 euro al mese di IRPEF, ma, alla fine, perde 70 euro.

Vorrei chiederle: con la necessità che ha l'Italia di incrementare l'offerta di lavoro e di incentivare la gente a fare, a lavorare, com'è possibile che abbiate ideato un sistema, per quest'anno, tale per cui, se il signor Mario Rossi in quelle condizioni lavora e si sforza di più, gli togliete 70 euro in busta paga? È compatibile con la necessità che questo Paese ha di lavorare di più e di crescere di più (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Marattin, per avere riportato di attualità una misura che credo, oggi - siamo al 31 gennaio -, tanti milioni di italiani finalmente hanno potuto concretamente vedere in busta paga nel suo significato, con una riduzione di 6 punti percentuali fino a 25.000 euro di reddito e di 7 punti fino a 35.000 euro. La scelta che ha fatto il Governo, come già più volte ho avuto modo di ribadire in sede parlamentare, è volta a compensare per i redditi medio-bassi la perdita di potere d'acquisto dovuta all'inflazione. C'era la possibilità di rivedere completamente l'assetto e l'impianto che era stato deciso per l'anno precedente, intervenendo anche con il beneficio già percepito dai lavoratori. Per questo motivo, abbiamo deciso di confermare l'impianto esattamente dell'anno precedente, per quanto riguarda la sua struttura. Naturalmente, questo sconta un difetto che hanno tutti gli strumenti che, all'approssimarsi alla soglia del beneficio, prevedono una maggiore aliquota marginale. Questo è un effetto che abbiamo già visto in occasione di altri bonus, che non voglio qui richiamare, perché non voglio creare inutili situazioni di imbarazzo. Però, penso che la misura che sconta questo tipo di problema potrà essere corretta in futuro. L'ambizione e la volontà del Governo sono quelle di continuare a insistere nell'abbattimento del cuneo fiscale contributivo, esattamente nella direzione delle motivazioni che ho ricordato in precedenza. Ricordo che lo sforzo maggiore fatto, in occasione della legge di bilancio, dal Governo, e dal Parlamento che l'ha approvata, è stato esattamente destinare questi 15 miliardi di euro a beneficio di questi lavoratori. Certamente, il tema che lei ha portato è un tema che tecnicamente e concretamente dovrà essere valutato nel momento in cui la ridefinizione delle aliquote fiscali e delle relative detrazioni continuerà, nel solco della legge delega che è stata approvata dal Parlamento.

PRESIDENTE. Il deputato Marattin ha facoltà di replicare.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, grazie della risposta. Intanto, mi dispiace correggerla, ma i lavoratori, a gennaio, non si sono resi conto proprio di nulla, perché, come poi ha onestamente confermato nel seguito del suo intervento, quegli 11 miliardi di cuneo contributivo mantengono le cose esattamente come lo scorso anno. Quindi, la busta paga di Mario Rossi di dicembre scorso è stata esattamente identica a quella di gennaio, cambiano quei 14,60 euro medi dell'IRPEF, che è un'altra cosa.

In secondo luogo, non so se lei si stesse riferendo, quando ha detto “non lo cito per evitare imbarazzi”, al bonus cosiddetto di 80 euro di Renzi. Mi dispiace, se è così, che non l'abbia citato, perché il bonus di 80 euro di Renzi era congegnato esattamente per evitare questo problema. Non aveva, infatti, la soglia, il burrone oltre il quale si andava nel vecchio regime, aveva il cosiddetto décalage e, cioè, dopo i 26.000 euro, pian piano, si riduceva, fino ad azzerarsi a 28.000, proprio per evitare quel problema.

Come terza considerazione. Apprezzo però mi pare che lei abbia fondamentalmente confermato questo problema e che abbia detto: beh, sì, ci guarderemo. Un Paese che ieri ha saputo di avere, come effetto trascinamento, solo lo 0,1 di crescita per il 2024, mentre voi avete messo 1,2 per cento di crescita del PIL, non può permettersi di dire “ci guarderemo”, non può tenersi neanche per un anno un sistema fiscale che disincentiva a lavorare.

Fra l'altro, a voi questa cosa del disincentivo viene particolarmente bene. Il regime forfetario, che prima era a 65.000 e ora a 85.000 funziona alla stessa maniera. Il risultato è che, se un lavoratore autonomo che abbia fatturato 84.000 euro volesse crescere e volesse espandersi, piuttosto che fatturare farebbe, diciamo, altre scelte. Se, infatti, fattura un euro in più rispetto agli 85.000 euro, su quell'euro paga 5.500 euro di tasse. Questo perché disegnate i sistemi in modo troppo brusco. In entrambi i casi, il punto è che l'autonomo, come in questo caso, o l'impiegato o l'operaio Mario Rossi, come nell'altro caso, hanno un sistema fiscale quest'anno tale per cui più si impegnano, più lavorano, più producono e più li tassate. Come sta insieme questo con tanti anni di propaganda elettorale con cui ci avete fatto una testa così (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)?

(Iniziative di competenza in materia di oneri a carico degli operatori del sistema finanziario - n. 3-00953)

PRESIDENTE. Il deputato Centemero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00953 (Vedi l'allegato A).

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, come sa, se le tariffe dell'Authority sono alte pesano sugli utenti finali, rendendo anche meno competitivi i nostri operatori rispetto ai competitor esteri. Per esempio, facendo un piccolo focus su Consob, ma qui si parla in generale di tutte le authority, si è visto un aumento che dal 2015 ha raggiunto una soglia pari a quasi al 42 per cento e questo pesa anche sullo sviluppo del nostro mercato dei capitali che è una leva strategica per il Paese. Con questa interrogazione domandiamo, quindi, se vi siano iniziative volte a contenere gli aumenti delle tariffe di questa Authority in particolare, di Consob, ma, per andare più in generale, chiediamo di fare un focus su tutte le authority.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente. Ringrazio l'onorevole Centemero, per avere acceso un po' i riflettori rispetto alla disciplina del sistema di finanziamento delle autorità amministrative indipendenti, ivi inclusa la Consob, che è un sistema volto a garantire la piena indipendenza e autonomia di giudizio e valutazione di cui godono, sotto il profilo normativo. In particolare, la Consob, come la gran parte delle altre autorità indipendenti, determina l'entità della contribuzione con propria deliberazione, nel rispetto dei limiti massimi previsti per legge, contribuzione che è versata direttamente alla medesima autorità. Per diventare esecutive le deliberazioni, con le quali sono fissati anche i termini e le modalità di versamento dei contributi, sono sottoposte al Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Ministro dell'Economia e delle finanze, per l'approvazione.

Nella fase istruttoria di queste deliberazioni il Governo verifica il rispetto del limite massimo dell'aliquota contributiva fissato dalla legge nonché la corrispondenza tra la contribuzione stimata e il fabbisogno finanziario dell'autorità. Quindi, sono due le dimensioni, il fabbisogno finanziario dell'autorità, che dipende anche dall'organizzazione e dalla gestione dei costi, e naturalmente la necessità che ne deriva.

Negli anni 2021 e 2022, per tenere conto delle eccezionali situazioni che avevano investito gli operatori finanziari durante la pandemia, la Consob ha provveduto prima a ridurre e poi a stabilizzare sul livello del 2020 il gettito del sistema contributivo.

Limitandosi ad analizzare la determinazione dei contributi per il 2024, si può evidenziare che la Consob ha applicato il tasso di inflazione programmato, prevedendo anche una riduzione degli importi a carico dei soggetti che offrono strumenti obbligazionari. In sede di formazione del parere per gli aspetti di competenza del MEF, questo Dicastero ha espressamente raccomandato a Consob - ma lo stesso tipo di atteggiamento l'abbiamo nei confronti di ogni autorità e ferme restando le prerogative di autonomia e indipendenza dell'autorità - la necessità di provvedere al costante monitoraggio della spesa programmata, nell'obiettivo di ridurre la pressione contributiva a carico dei soggetti vigilati e assicurare, nel contempo, l'equilibrio finanziario della gestione.

PRESIDENTE. Il deputato Centemero ha facoltà di replicare.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Ringrazio il Ministro e mi dico soddisfatto soprattutto per questi ultimi riferimenti al monitoraggio della spesa programmata, consapevole dell'importanza di queste authority e dell'importanza di Consob, che svolge anche un ruolo sociale, per esempio, relativamente al monitoraggio di eventuali siti che svolgono attività di sollecitazione all'investimento senza le relative autorizzazioni.

Quindi, sono decisamente soddisfatto da questa risposta e spero che sì apra anche a una sorta di riforma delle fonti di finanziamento e della spesa di tutte le authority in generale, perché, in un mercato che diventa sempre più integrato e sempre più competitivo, abbiamo bisogno di poter competere con gli altri Paesi esteri che sono alleati sì, ma anche competitor, dal punto di vista economico e finanziario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Giunta per il Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera, a norma dell'articolo 16, comma 1 del Regolamento, udito il parere della Giunta per il Regolamento nella seduta del 24 gennaio scorso, ha integrato la composizione della Giunta medesima chiamando a farne parte i deputati Antonio D'Alessio e Augusta Montaruli.

Sui lavori dell'Assemblea, calendario dei lavori per il mese di febbraio 2024 e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei capigruppo, è stato stabilito che nella parte pomeridiana della seduta odierna avranno luogo il seguito dell'esame della relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023-31 dicembre 2024) e l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite alla proposta di legge n. 384-446-459-B - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, rinviando al prossimo calendario gli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno.

È stato altresì convenuto che la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1515 - Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato) sia differita alla seduta di lunedì 5 febbraio.

Conseguentemente, nelle giornate di giovedì 1 e venerdì 2 febbraio, l'Assemblea non terrà seduta.

È stato infine stabilito il seguente calendario dei lavori per il mese di febbraio 2024:

Lunedì 5 febbraio (ore 14,30 , con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1515 - Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1304 e abbinata - Riconoscimento della figura dell'agricoltore custode (approvata dal Senato).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1457 e abbinate - Modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni (approvata, in un testo unificato, dal Senato).

Martedì 6 febbraio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 6 (ore 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 7 febbraio (ore 9,30-13,30)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1515 - Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 153-202-844-1104-1128-1395 – Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1304 e abbinata - Riconoscimento della figura dell'agricoltore custode (approvata dal Senato).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1457 e abbinate - Modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni (approvata, in un testo unificato, dal Senato).

Mercoledì 7 febbraio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Mercoledì 7 (ore 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 8 febbraio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 9 febbraio)

Esame del disegno di legge n. 1666 - Conversione in legge del decreto-legge 21 dicembre 2023, n. 200, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (approvato dal Senato – scadenza: 19 febbraio 2024) (con votazioni non prima delle ore 18,30).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella giornata di martedì 6 febbraio e nella parte antimeridiana della seduta di mercoledì 7 febbraio e non conclusi.

Venerdì 9 febbraio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 12 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione generale del disegno di legge n. 1633 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi (da inviare al Senato – scadenza: 28 febbraio 2024).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 676 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall'altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016; b) Accordo economico e commerciale globale tra il Canada, da una parte, e l'Unione europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016, e relativo strumento interpretativo comune.

Martedì 13 febbraio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 13 (ore 12-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 14 febbraio (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1633 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi (da inviare al Senato – scadenza: 28 febbraio 2024).

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame delle mozioni Schlein ed altri n. 1-233, Francesco Silvestri ed altri n. 1-222, Rosato ed altri n. 1-234 e Faraone ed altri n. 1-236 concernenti iniziative in merito alla crisi in Medio Oriente.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 799-988 - Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 676 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall'altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016; b) Accordo economico e commerciale globale tra il Canada, da una parte, e l'Unione europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016, e relativo strumento interpretativo comune.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 384-446-459-B - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.

Mercoledì 14 febbraio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Giovedì 15 febbraio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 16 febbraio)

Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 1633 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi (da inviare al Senato – scadenza: 28 febbraio 2024).

Seguito dell'esame della mozione Caso, Manzi, Piccolotti ed altri n. 1-208 concernente iniziative in ordine alla revoca della nomina a Sottosegretario di Stato di Vittorio Sgarbi.

Eventuale seguito degli argomenti previsti nelle giornate di martedì 13 e mercoledì 14 febbraio e non conclusi.

Venerdì 16 febbraio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 19 febbraio (antimeridiana e pomeridiana , con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1560 e abbinata - Delega al Governo in materia di florovivaismo.

Discussione sulle linee generali della mozione Piccolotti ed altri n. 1-235 concernente iniziative in materia di tutela della professione giornalistica e della libertà di informazione.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 113 - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1306 e abbinate - Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate (approvata dal Senato).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 703 - Legge quadro in materia di interporti.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.

Martedì 20 febbraio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 20 (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 21 febbraio (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 )

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1560 e abbinata - Delega al Governo in materia di florovivaismo.

Seguito dell'esame della mozione Piccolotti ed altri n. 1-235 concernente iniziative in materia di tutela della professione giornalistica e della libertà di informazione.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 113 - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della mototerapia.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1306 e abbinate - Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate (approvata dal Senato).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 703 - Legge quadro in materia di interporti.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.

Mercoledì 21 febbraio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Lunedì 26 febbraio (antimeridiana e pomeridiana , con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1532-ter - Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore.

Discussione sulle linee generali della mozione in materia di sindrome fibromialgica (in corso di presentazione).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 630 e abbinata – Introduzione dell'insegnamento, nelle scuole secondarie di secondo grado, del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge 304 - Disposizioni in materia di conflitti di interessi e delega al Governo per l'adeguamento della disciplina relativa ai titolari delle cariche di governo locali e ai componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione, nonché disposizioni concernenti il divieto di percezione di erogazioni provenienti da Stati esteri da parte dei titolari di cariche pubbliche.

Martedì 27 febbraio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 27 (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 28 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ) e giovedì 29 febbraio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1532-ter - Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore.

Seguito dell'esame della mozione in materia di sindrome fibromialgica (in corso di presentazione).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 630 e abbinata – Introduzione dell'insegnamento, nelle scuole secondarie di secondo grado, del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 304 - Disposizioni in materia di conflitti di interessi e delega al Governo per l'adeguamento della disciplina relativa ai titolari delle cariche di governo locali e ai componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione, nonché disposizioni concernenti il divieto di percezione di erogazioni provenienti da Stati esteri da parte dei titolari di cariche pubbliche.

Mercoledì 28 febbraio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 1° marzo (ore 9,30)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1658 – Conversione in legge del decreto-legge 19 gennaio 2024, n. 5, recante disposizioni urgenti per la realizzazione degli interventi infrastrutturali connessi con la presidenza italiana del G7 (da inviare al Senato – scadenza: 19 marzo 2024).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1435 e abbinate – Interventi in materia di sicurezza stradale e delega per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Nella giornata di martedì 13 o mercoledì 14 febbraio avrà luogo la votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 676, n. 1560 e abbinata, n. 113, n. 1306 e abbinate, n. 433 e abbinata, n. 703, n. 30 e abbinate, n. 1532-ter, n. 304 e per la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1435 e abbinate sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione in materia di sindrome fibromialgica sarà definita dopo la sua presentazione.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (Doc. LXXXVI, n. 1-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (Doc. LXXXVI, n. 1-A).

Ricordo che nella seduta del 29 novembre si è conclusa la discussione generale e sono state presentate le risoluzioni De Luca ed altri n. 6-00069, Bruno ed altri n. 6-00070 e Giordano Candiani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00071 e il rappresentante del Governo si è riservato di intervenire per esprimere il parere su tali risoluzioni.

Invito, pertanto, la rappresentante del Governo a esprimere il parere su tali risoluzioni, specificando, per cortesia, quale intenda accettare, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 7, del Regolamento.

(Parere del Governo - Doc. LXXXVI, n. 1-A)

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo, altresì, il parere sulle mozioni presentate.

MATILDE SIRACUSANO, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La ringrazio, Presidente Mule'. Il parere è contrario sulla risoluzione De Luca ed altri n. 6-00069 e sulla risoluzione Bruno ed altri n. 6-00070. Il parere, invece, è favorevole e, quindi, il Governo accoglie la risoluzione Giordano, Candiani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00071. Su questa risoluzione il parere è favorevole.

(Dichiarazioni di voto - Doc. LXXXVI, n. 1-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Sottosegretaria, in realtà la discussione che affrontiamo oggi ha ad oggetto un corposo pacchetto, che è quello, come ha detto, del programma della Commissione europea del 2023, i 18 mesi del Consiglio e la relazione del Governo. Però, in realtà dobbiamo anche prendere atto che buona parte di questo pacchetto è oramai superata e a dimostrazione di questo sono proprio i testi delle risoluzioni, perché fanno riferimento ad argomenti e auspici che venivano rappresentati e che sono in larga parte superati - mi riferisco, ad esempio, al tema del Patto di stabilità - e anche quanto è stato evidenziato in sede di discussione generale possiamo dire che è ampiamente superato. Se pensiamo, ad esempio, al tema della politica estera, questi argomenti dovrebbero essere quanto meno integrati. Sappiamo che materialmente non è possibile, però è questo il dato di fatto. Se facciamo anche un esplicito riferimento, ad esempio, al tema dei Balcani occidentali, un'evoluzione significativa c'è stata in sede di Consiglio europeo di dicembre, come sappiamo, perché questi passi significativi sono stati quelli di un avanzamento dei negoziati, ma oltre i Balcani occidentali in realtà il passo più importante è stato quello del riconoscimento dello status di candidato della Repubblica di Moldavia, della Georgia e anche l'avvio dei negoziati con l'Ucraina. Poi, se vogliamo fare un ulteriore passo in senso geopolitico, dovremmo anche tener conto di quanto, purtroppo, è accaduto anche nel Mar Rosso, quindi, la posizione europea anche su questo specifico argomento.

Noi, come gruppo, non abbiamo presentato un'apposita risoluzione. Personalmente, mi sono astenuta sulla risoluzione della maggioranza, anche se, obiettivamente, va riconosciuto il fatto che esiste ancora un gap democratico dovuto al modo di interloquire dei Parlamenti nazionali con le istituzioni europee. Però, dobbiamo anche dire che alcune cose devono essere senz'altro rappresentate in modo diverso. Mi riferisco al fatto che vi sono stati alcuni passaggi in Consiglio europeo che ci devono quantomeno preoccupare, e faccio riferimento soprattutto alla questione dell'Ucraina, perché, anche se vi è stata un'opposizione manifestata in modo soft, però, a questo proposito, l'Ungheria sappiamo bene che, uscendo dal consesso, ha manifestato il suo dissenso, e di questo dobbiamo assolutamente tenere conto.

Questo, dicevo, ci deve preoccupare, perché siamo nel bel mezzo del cosiddetto trio, cioè abbiamo avuto la presidenza spagnola, in questo momento abbiamo la presidenza belga, avremo poi, nella seconda parte del 2024, la presidenza ungherese. Se il buongiorno si vede dal mattino, siamo già in una situazione piuttosto difficoltosa. Questo lo evidenzio, ancora una volta, facendo riferimento al fatto che il Presidente attuale del Consiglio europeo, Charles Michel, ha annunciato che si candiderà alle prossime elezioni europee, quindi non porterà a termine il proprio mandato, ma ci sarà una decadenza anticipata, in un certo senso.

Quindi, bisognerà puntare, in maniera molto rapida, ad avere l'elezione di un nuovo Presidente del Consiglio europeo, anche perché i passaggi successivi sono piuttosto impellenti, cioè bisognerà indicare il Presidente o la Presidente della Commissione europea, andare alle audizioni dei commissari, naturalmente previa individuazione anche con riferimento allo specifico portafoglio, e poi all'elezione dello stesso collegio della Commissione europea. Perché ho raccontato tutto questo?

Intanto per contestualizzarlo rispetto all'attualità, perché, come detto, sia il dibattito che abbiamo fatto in discussione generale, sia anche le risoluzioni sono quasi veramente appartenenti in quasi tutto il contenuto ormai a un passato. Dicevo, mi riferisco a questo, perché, in realtà, potrebbe verificarsi un cortocircuito, come detto, cioè la Presidenza del Consiglio dell'Unione europea e, contemporaneamente, una Presidenza, sia pure provvisoria, del Consiglio europeo, in una situazione di contesto generale che è anche piuttosto complicato, se pensiamo anche al problema che si verificherà, com'è stato annunciato, sul cosiddetto QFP, il Quadro finanziario pluriennale.

Arrivo anche qui ad alcune considerazioni, perché il prossimo mandato, se facciamo riferimento al Consiglio, è di 18 mesi, ma, sul prossimo mandato, anche qui, dobbiamo porci qualche interrogativo, dobbiamo porci qualche problema, perché la posizione ungherese è venuta alla luce anche in questi giorni per i fatti di cronaca di cui in quest'Aula si è anche ampiamente dibattuto, è stato evidenziato. Non possiamo avere un'Unione europea dove uno va al di fuori delle regole, e, quando parlo delle regole, è stato fatto esplicito riferimento ai diritti della persona, ma abbiamo una normativa specifica che riguarda questo, e cioè abbiamo una direttiva, la n. 343 del 2016, che riguarda, oltre la presunzione di innocenza, anche il trattamento dell'imputato.

A questo proposito, richiamo l'articolo 5, perché, in merito alla presentazione degli indagati e degli imputati, questi non possono essere trattati pubblicamente con ricorso a mezzi di coercizione fisica.

Signor Presidente, signor Sottosegretario, c'ero allora, approvai questa norma, ma ricordo anche molto bene che tutta la delegazione approvò questa direttiva. Quindi, sia chiaro che nessuno può girarsi dall'altra parte a dire che non ha visto, che non ha sentito e che non ritiene di esprimersi su questa vicenda. E questo perché accade? Perché accade tutto questo?

Perché il sistema è ancora molto basato su un governo degli Stati membri, su un governo dell'Unione europea in cui la parte preponderante, checché se ne dica, è ancora in mano agli Stati. Questo riferimento lo faccio, perché, proprio nelle risoluzioni, si parla della legislazione, dell'iter, come dire, è un po' colpa dell'Europa, la solita questione, quando la realtà, riportandoci alla verità che è quella delle istituzioni, appare del tutto diversa.

Per cui, il riferimento lo faccio, come avevo fatto a suo tempo in Commissione, proprio al fatto che abbiamo una sproporzione nella valutazione del peso della Commissione europea, perché tutto sommato è un organo esecutivo, un organo di Governo, e quindi non dobbiamo pensare al fatto che vi sia una totale autonomia, anche perché in realtà tutto parte dagli Stati, come detto.

Questo lo abbiamo visto, ho visto che c'è l'accenno anche a questo aspetto, proprio sulle case green. Ricordo che il Governo votò, in sede di Consiglio, a favore del provvedimento, poi l'eco pubblica è stata tale per cui si è ritornati un po' sui propri passi e il tutto si è ricomposto in sede di negoziato, cioè in sede di trilogo. Però, anche come Paese fondatore, dobbiamo superare questo modo di fare, perché non possiamo arrivare al punto di interloquire solamente nella fase finale, che è appunto quella del trilogo.

A me capita spesso di partecipare a incontri pubblici, uno anche ieri, in cui si è detto che la Commissione si muove autonomamente. Questi sono film che ci raccontiamo e che ci vediamo da soli, ma non corrispondono assolutamente alla realtà delle cose. Noi dobbiamo agire nel momento opportuno, perché che si tratti di un'iniziativa nuova, di nuova normativa, o che si tratti di una cosiddetta rifusione, cioè della revisione di un provvedimento già esistente, in realtà l'iter è sempre quello. C'è uno studio di impatto, c'è una consultazione pubblica, e questo vale per tutti, per i soggetti pubblici e per i soggetti privati. Anche un semplice cittadino vorrei vedere in Italia come potrebbe “incastrarsi” in un procedimento normativo. Non succede, quindi, in realtà, il procedimento legislativo europeo rappresenta ancora un esempio rispetto a quello che dovremmo fare ancora noi. Quindi, in quei contesti noi dovremmo esserci come devono esserci, e ci sono, i portatori di interesse, ma anche noi, come Parlamento italiano, rispetto alle istituzioni europee dobbiamo fare i passaggi in questo senso.

A proposito di riforme istituzionali, visto che andiamo, come detto, nella direzione di un nuovo mandato, considero anche coraggiosa la posizione del Parlamento europeo come è stata fatta, attraverso una risoluzione, vale a dire di proporre riforme in cui, certo, vi è una cosa che si ripete ormai da tempo, avere l'iniziativa legislativa parlamentare, anziché l'iniziativa in capo alla Commissione europea, però questa deve essere la direzione. Come dire che i compagni di viaggio bisogna sceglierseli bene, non quelli che arrivano a distinguersi rispetto a un obiettivo che dovrebbe essere comune, che deve guardare a uno Stato federale. Ecco quindi che, tutto sommato, quando abbiamo assistito a vere e proprie riforme? Quando ci sono stati grandi leader, quando ci sono state grandi difficoltà, com'è stato, purtroppo, per la pandemia, le crisi economiche e finanziarie, com'è stato per la crisi energetica, come adesso c'è la questione nel Medio Oriente, in generale una situazione internazionale molto difficile.

Allora, per concludere, la nostra posizione rispetto ai voti delle risoluzioni sarà esattamente di andare in questa direzione, cioè la direzione in cui si rafforza l'iter legislativo, in cui bisogna andare attraverso riforme vere. Certo, viene riportata tutta una serie di provvedimenti che sono di attualità, però non possiamo prescindere dall'obiettivo fondamentale. E lo ripeto per concludere, dobbiamo sceglierci i compagni di viaggio giusti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. La relazione che votiamo oggi è stata il frutto di un importante lavoro e riflessione della Commissione delle politiche dell'Unione europea. La partecipazione dell'Italia all'Unione europea in uno scenario geopolitico ed economico in continuo sviluppo deve essere per tutti noi oggetto di costante attenzione e riflessione. Come di consueto, il Consiglio dell'Unione europea vara un programma di 18 mesi, che scandisce minuziosamente i temi e il lavoro della triade di presidenza. Nello specifico, il periodo che si concluderà il 31 dicembre 2024 ha visto l'alternarsi alla presidenza della Spagna e, da pochissimi mesi, del Belgio. L'obiettivo dell'alternarsi delle presidenze è creare una rete utile alla collaborazione che individui soluzioni comuni e incisive per far fronte alle sfide future, al fine di rafforzare la resilienza dell'Unione e l'autonomia strategica. Nell'alveo di questa collaborazione, una nostra riflessione non può non tenere conto dello scenario economico e geopolitico in cui viviamo. Se da una parte, infatti, si lavora per i nuovi obiettivi che getteranno le basi dell'aggiornamento della finanza europea, dall'altra, i conflitti in Yemen, Israele e Ucraina, scenari aperti e mutevoli, richiedono attenzione e interventi mirati. Faccio riferimento, in particolare, all'Ucraina: l'Unione europea dovrà fare fronte alle sue necessità, affinché i cittadini ucraini vengano tutelati e non abbandonati, e gli sia garantito il diritto di godere del loro Paese, in un contesto di pace e sicurezza.

Una profonda riflessione va fatta anche sull'emergenza climatica, punto importante dell'agenda strategica. Dobbiamo lavorare per una transizione verde e digitale che sia equa, giusta e sostenibile, nonché incisiva sulle sfide della demografia.

Bisogna anche lavorare con particolare attenzione sull'imprenditoria e sul ruolo che le piccole e medie imprese ricoprono nel mercato unico dell'Unione europea. Il nostro compito deve essere incentivare le imprese, aiutandole negli investimenti e riducendo gli oneri amministrativi, salvaguardando la capacità degli Stati membri di finanziare investimenti sostenibili e protettivi e di attuare riforme strutturali.

L'Unione europea e l'Italia, come suo attivo e illustre Stato membro, non possono non fare una riflessione verso il futuro, che non si riduce banalmente alle prossime elezioni europee, ma guarda oltre, fino al 2027, in linea con gli obiettivi stabiliti nei Trattati, quale motore di convergenza, di investimento e trasformazione, al fine di ridurre la disparità. Per ridurre la disparità dobbiamo lavorare su due fronti: lo sviluppo dei piccoli comuni, che costituiscono non solo il nostro Paese, ma tutti i Paesi dell'Unione, quelle realtà rurali e periferiche con gravi criticità demografiche, che hanno subito forti criticità climatiche, e che vanno promosse e incentivate al fine di garantirne l'esistenza stessa e le loro peculiarità.

Il secondo fronte deve essere quello dell'istruzione, che deve essere inclusiva e accessibile a tutti, con particolare attenzione all'aggiornamento delle competenze per i cittadini europei, al fine di prepararli a far fronte alle future trasformazioni della società, dell'economia e del mercato del lavoro.

Tanti temi, tutti importantissimi, che sono oggetto di attenzione da tutti i Governi europei e, in particolare, da questo Governo.

Noi siamo convintamente europei e, con tanta serietà e altrettanta convinzione, l'Italia, con il Governo guidato dal Presidente Meloni e il contributo dei suoi Ministri - in particolare, del Ministro Fitto -, garantisce l'azione incisiva e sempre presente del nostro Paese, che assicurerà un futuro prosperoso per il nostro Paese e per tutta l'Unione.

Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del nostro gruppo alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. La Relazione della XIV Commissione si esprime su tre documenti: le linee programmatiche del nostro Governo sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, il Programma della Commissione europea per l'anno 2023 e il Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea dal 1° luglio 2023 al 31 dicembre 2024.

La Relazione programmatica presentata dal Governo, in base all'articolo 13, comma 1, della legge n. 234 del 2012, indica gli orientamenti e le priorità che il Governo intende perseguire nell'anno successivo con riferimento agli sviluppi del processo di integrazione europea. Deve essere presentata entro il 31 dicembre di ogni anno: la Relazione programmatica per il Governo è stata presentata, trasmessa al Parlamento il 21 giugno 2023, dunque con un ritardo di quasi 6 mesi rispetto al termine di presentazione previsto. Questo ritardo, come è stato notato, inficia la qualità dei contenuti, l'aggiornamento dei dati disponibili, la possibilità di un contributo significativo dei gruppi in Parlamento e delle parti sociali, in un confronto esterno.

La Relazione programmatica si articola in 4 parti, relative, rispettivamente, allo sviluppo del processo di integrazione europea, alle specifiche politiche strategiche, alla dimensione esterna dell'Unione europea, al coordinamento nazionale delle politiche europee.

La prima parte della Relazione - riassumo - è dedicata alle politiche e alle iniziative volte al rafforzamento del processo di integrazione europea sotto il profilo sia economico che istituzionale.

La seconda parte si sviluppa intorno a 4 obiettivi strategici del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2023, e, in particolare - un particolare importante -, il Green Deal europeo, un'Europa pronta per l'era digitale, la promozione dello stile di vita europeo, la democrazia europea.

Nella sezione relativa alla promozione dello stile di vita europeo, il Governo riserva attenzione, soprattutto e innanzitutto, alle politiche migratorie, con particolare riferimento al pacchetto di iniziative ricomprese nel Patto europeo su migrazione e asilo, nella direzione della riduzione degli effetti del principio di responsabilità dello Stato di primo ingresso sulle domande di asilo. Questioni, quindi, direi anche molto vecchie, ancorché non risolte.

La terza parte della Relazione illustra gli orientamenti del Governo in materia di dimensione esterna dell'Unione europea, con particolare riferimento all'autonomia strategica, al rafforzamento della politica commerciale, alla dimensione esterna delle politiche migratorie, alla politica di allargamento e a quella del vicinato meridionale e alle attività di assistenza militare e finanziaria all'Ucraina.

L'ultima parte del documento, infine, è dedicata alle principali iniziative del Governo ai fini di coordinamento nazionale delle politiche europee e delle strategie di comunicazione e formazione sulle attività dell'Unione europea.

La Relazione del Governo evidenzia un chiaro ritorno a politiche di austerità sia a livello europeo che nazionale. Vengono riproposte vecchie ricette per affrontare le passate crisi economiche, che hanno condotto alla sospensione del Patto di stabilità e crescita, figlio delle politiche fallimentari che lo hanno ispirato.

In questa Relazione - vogliamo sottolinearlo - c'è la totale assenza dell'impegno dell'Italia nel processo di rilancio del dialogo sociale europeo, enunciato tra le priorità dello stesso programma di azione per l'implementazione del pilastro europeo dei diritti sociali, a cui l'Italia, nel summit di Porto del 2021, si è impegnata a contribuire.

La riforma della governance politica ed economica è il punto debole, ad oggi, dell'Unione. Occorre perciò ridefinire rapidamente il bilanciamento dei poteri istituzionali, rafforzando il ruolo del Parlamento europeo quale espressione democratica dei cittadini e delle cittadine europei.

Va affrontata, con profonda convinzione politica, la revisione dei trattati, dove necessaria e, in ogni caso, realizzata la loro piena applicazione.

In materia di competenza, soprattutto, serve un definitivo chiarimento tra materie di competenza esclusiva dell'Unione, di competenza concorrente e materie di competenza esclusiva degli Stati, secondo i principi di sussidiarietà, semplificazione e trasparenza.

La piena realizzazione degli Stati Uniti d'Europa passa attraverso un'accelerazione e la condivisione di riforme coraggiose e capaci di dare slancio al rafforzamento del ruolo e del protagonismo dell'Unione europea nello scenario internazionale presente e futuro.

L'attuale sistema di governance economica europea è assolutamente inadeguato ad affrontare efficacemente e rapidamente le fasi di crisi. In particolare, è necessario prevedere lo scorporo dal calcolo degli investimenti strategici per la transizione ecologica e le politiche sociali, favorire scelte espansive e anticicliche e investimenti strategici.

Il Green Deal, pur con qualche contraddizione, ha impresso la direzione di marcia di tutta la strategia politica europea della legislatura che sta volgendo al termine. Ha fatto della lotta al cambiamento climatico una priorità politica cruciale, fondamentale per l'Unione. È, pertanto, urgente lavorare al completamento e ad una sua corretta e piena implementazione, evitando rallentamenti o torsioni.

La legge per il clima è uno dei punti chiave di questa strategia rafforzata dalle misure del Fit for 55 e del REPowerEU, com'è noto, e dalle recenti disposizioni del Green Deal Industrial Plan. L'azione del Governo è caratterizzata dalla completa assenza, viceversa, di politiche per la giusta transizione e con il cosiddetto Piano Mattei va in direzione antitetica, promuovendo l'Italia come hub del gas d'Europa.

Nonostante le previsioni dei regolamenti europei in materia e gli impegni assunti a livello internazionale, il Governo non ha mai attivato il dialogo sociale e la contrattazione con le parti sociali per definire i piani e le misure necessari per realizzare una giusta transizione.

Presidente, va attuata e avviata una riflessione profonda sul modello di competitività europea sui mercati globali. La costruzione della catena della produzione e del commercio globale incrocia clamorose e inaccettabili violazioni dei diritti umani ed espliciti comportamenti di dumping che oltrepassano i diritti sociali sindacali e del lavoro, eclatanti conseguenze sull'ambiente, sul cambiamento climatico, sulle popolazioni indigene e sulla continua depredazione di risorse naturali e, persino, fenomeni di corruzione. Il modello di competitività europeo deve respingere tali pratiche per favorire politiche globali di giustizia sociale e ambientale.

Il tema del ruolo dell'Europa nel mondo - concludo, Presidente - e della sua dimensione esterna è di grande attualità. È evidente la drammatica assenza dell'Unione europea come soggetto politico decisivo nelle aree di crisi, come l'Ucraina o il Medio Oriente.

È fondamentale un nuovo protagonismo dell'Unione europea per la pace, nel quadro di una sua effettiva autonomia strategica che anche nei contesti di guerra in Ucraina e Gaza si avvii a una forte iniziativa diplomatica dell'Unione per la richiesta di un cessate il fuoco e l'avvio di un processo di pace in un contesto multilaterale…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

LUANA ZANELLA (AVS). Concludo, dicendo che il nostro gruppo voterà a favore delle due risoluzioni dell'opposizione, presentate dal PD e dal MoVimento 5 Stelle, e contro la risoluzione presentata dalla maggioranza, esattamente il contrario di quello che ha dichiarato il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Presidente, se provassimo a spiegare a qualcuno dei nostri colleghi europei che stiamo votando una relazione su quello che sarebbe dovuto accadere l'anno scorso e che, in realtà, è già successo, penso che non ci crederebbero. Come è già stato detto da altri colleghi, è un paradosso, ma questo paradosso mi permette, tuttavia, di prendere spunto e di vedere, rispetto agli impegni e a quello che la Commissione si era prefissa di fare, se il Governo sia riuscito alla fine ad ottemperare a quegli impegni che si era dato, che ci stiamo dando tardivamente e, quindi, di fare un po' un check su quelli che erano gli obiettivi del Governo e su cosa ha ottenuto sui vari temi che tocca questo importante atto.

Allora, sul tema dell'immigrazione, nell'atto si dice che bisogna negoziare con i partner europei e i risultati, purtroppo, non li vediamo, non li vediamo sui flussi in ingresso, non li vediamo sulla ripartizione, non li vediamo sul primo Paese di approdo, per non parlare degli accordi con Paesi terzi, Piano Mattei e summit a parte; pensiamo all'accordo con l'Albania che è stato un momento veramente vergognoso per il nostro Paese.

Sulla revisione della governance economica, quindi, sul Patto di stabilità, anche qui, l'atto prevede di negoziare un risultato che sia favorevole all'Italia. Purtroppo, c'è stata una chiara vittoria del modello tedesco, se così vogliamo chiamarlo, e l'Italia ha ottenuto semplicemente una grazia di tre anni. Forse valeva la pena di negoziare verso la proposta della Commissione che era più nel nostro interesse. Alla fine, per ottenere di più, non abbiamo ottenuto nulla.

Ricordo anche il parziale successo nel rimandare le questioni legate al Green Deal, agli aspetti più prescrittivi, più ideologici, su cui pure la forza di Azione si è più volte dichiarata contro. Tuttavia, anche lì, l'intervento del Governo ha solo arginato, più che veramente cambiato, pensiamo alla questione dei rifiuti e alle case green e, anche lì, in certi casi, ha ottenuto l'esatto opposto di quello che questo atto ha dato mandato di negoziare, penso alla questione dei biofuel che non sono stati ottenuti, mentre al contrario sono stati ottenuti gli e-fuel, cosa molto diversa, come voleva ancora una volta la Germania. Penso ancora alle nuove strategie industriali di cui si parla e di cui, qui, in questo documento, non abbiamo visto traccia, se non nella relazione fatta dal nostro segretario Carlo Calenda, a cui però non è seguito molto. Di politica industriale purtroppo non vediamo traccia neanche in questo Paese e ciò si nota sugli indicatori della crescita.

Fatemi fare, poi, una parentesi sul digitale, perché, benché sia uno dei 6 punti tematici che in teoria questa Relazione dovrebbe toccare, in pratica, non viene neanche menzionato, l'unico aspetto che viene menzionato è un contrasto ai network che diffondono messaggi per indurre le persone a partire verso viaggi della speranza, in pratica, si tratta di combattere i social network che possono dare false speranze ai migranti. Ora, è paradossale che si dia questo indirizzo, non solo per il contenuto, ma anche per la forma, perché forse è sfuggito che l'anno scorso è stato approvato il Digital Services Act che fa esattamente questo. Pertanto, le questioni legate a disinformazione e fake news e, quindi, anche a disinformazione sulla possibilità di fare viaggi comodi, che comodi, come sappiamo, non sono, verso l'Europa, già sono oggetto di normativa europea e già i social media se ne devono occupare. Quindi, anche lì, non solo è assurdo il contenuto, ma anche in ritardo rispetto a quella che è già la normativa vigente.

Anche sui semiconduttori, giustamente, si pone l'accento sul fatto che siano una tecnologia strategica, eppure Intel è andata a investire in un altro Paese, non è venuta da noi, nonostante fossimo in trattative avanzate, quindi, anche lì, è bene che l'Europa agisca, ma, forse, guardiamoci in casa per capire che non stiamo facendo abbastanza.

Sui diritti, proprio questa settimana, per fortuna, persino The Economist ammette che il Governo Meloni si pensava che avrebbe fatto dei disastri sui diritti, in particolare, LGBTIQ+, e invece non ha fatto granché. Non ha fatto granché, però, per me ciò è contrario a quello che dice questa Relazione, dove si dice che bisogna implementare la strategia europea per l'eguaglianza delle persone. Ecco, su questo, se non si è arretrati, e anche qui potremmo discuterne, sicuramente non si è andati avanti. In che maniera si sia davvero implementata questa strategia europea rimane da vedere. Infine, mi fa sorridere la parte che riguarda lo stile di vita europeo, perché qui mi sembra che si parli molto di stile di vita italiano. Proprio oggi abbiamo votato un provvedimento che parla di stile di vita italiano nella cucina, aspetto importantissimo, ma forse lo stile di vita europeo a cui si riferisce la Commissione è tutt'altro e non stupiamoci che poi persone da tutto il mondo cerchino di raggiungere le nostre coste, perché lo stile di vita europeo è quello che attira, alla fine, le persone che voi cercate di respingere.

Infine, un aspetto di governance, perché siamo in procinto delle elezioni europee. Sulla governance voi accusate la Commissione, nell'ultima parte del provvedimento, dove dite che c'è una scarsa attenzione della Commissione a quello che i Parlamenti e le Nazioni dicono, salvo poi, nello stesso paragrafo, fare due esempi, quello delle case green e degli imballaggi, su cui la Commissione ha fatto dietrofront. Quindi, ammettete voi stessi che la Commissione, quando presentate richieste concrete e ragionevoli, sa anche tornare sui propri passi e trovare una posizione negoziale. Vi ricordo anche che lo stesso la Commissione ha fatto sul PNRR. Anche lì si era deciso qualcosa, voi avete rinegoziato in peggio, secondo noi, il Piano di ripresa e resilienza e la Commissione si è adattata e ha accordato delle modifiche in senso purtroppo negativo.

Concludo, con un appello sulle elezioni europee. Questo documento in teoria ci racconta che cosa veramente l'Unione europea fa e non fa, che cosa potrebbe fare, quali sono le questioni di governance e solleva anche dei problemi concreti. Allora la domanda è se durante queste elezioni europee tutte le forze avranno il coraggio di fare la campagna proprio su questo, su che cosa l'Europa fa e non fa, su che cosa può fare o non può fare e non, come nel caso dei trattori che adesso stanno bloccando le nostre strade, dicendo che è colpa dell'Europa per provvedimenti nazionali sull'agricoltura che hanno portato a questi disagi e a questi scioperi. È troppo facile dare la colpa a qualcun altro e, quindi, facciamo delle elezioni europee veramente le elezioni europee, perché l'Unione europea non è qualcosa di altro; alla fine, la facciamo noi, ne siamo tutti responsabili e siamo tutti responsabili di dove questa Unione europea va (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Siamo oggi chiamati ad esprimerci sulla Relazione della XIV Commissione in merito alla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023, nonché sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea.

Forza Italia esprimerà voto favorevole alla risoluzione di maggioranza sulla Relazione della Commissione politiche dell'Unione europea. Condividiamo i contenuti di questa Relazione, che è stata presentata dall'Esecutivo, e, in questo contesto, permettetemi di ringraziare tutti i colleghi della XIV Commissione e delle singole Commissioni di merito per gli importanti contributi forniti. Dobbiamo, purtroppo, constatare come, ancora una volta, questa nostra discussione giunga fuori tempo massimo. Da un lato, la Relazione programmatica è stata trasmessa con ritardo, ma, a onor del vero, va anche detto che, essendosi l'Esecutivo insediato solo a fine ottobre 2022, tale ritardo risulta comprensibile e giustificabile. Dall'altro lato, anche a causa del nostro Regolamento, che non consente una più efficace e tempestiva partecipazione della Camera al processo decisionale europeo. Ci troviamo ad esaminare in Assemblea documenti che risultano oggettivamente datati, se non superati dagli eventi, come appunto il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2023, alla nostra attenzione. Si tratta di un problema generale, che si trascina da diverse legislature e che si inquadra nella necessità, ormai ampiamente condivisa, di rivedere il quadro regolamentare della Camera, per consentire un lavoro più proficuo e più efficace, sia nell'ambito del dialogo politico in fase ascendente, sia nella fase di recepimento della normativa europea, sia nel realizzare le procedure informative in ambito europeo, stimolando un dialogo più diretto tra Camera e istituzioni comunitarie. In questo senso, non posso che salutare positivamente l'iniziativa - presa dal presidente Giglio Vigna e appoggiata dai gruppi - di riprendere e portare a termine quel percorso di revisione del nostro Regolamento, iniziato nella scorsa legislatura, attraverso una sinergia ed una collaborazione da parte di tutti i gruppi politici.

Il dibattito di oggi si colloca a pochi mesi dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e dalla nomina del prossimo Presidente della Commissione. Nel periodo che ci separa da questi due importantissimi appuntamenti, le due istituzioni europee dovranno mettere in campo gli sforzi necessari per giungere a un accordo sulle proposte in sospeso, garantendo in tal modo che i cittadini e le imprese europee possano trarre pieno vantaggio dalle azioni politiche dell'Unione europea. In particolare, prioritario sarà trovare l'intesa per giungere all'approvazione della revisione di medio termine del quadro finanziario pluriennale. Sappiamo che il Governo sta portando avanti questa trattativa con la logica di pacchetto, in modo da garantire il raggiungimento di un'intesa complessiva sulle proposte presentate. Domani, come sappiamo, si terrà un importante Consiglio europeo, incentrato sulla revisione di medio termine del quadro finanziario pluriennale, che ci auguriamo possa approvare il documento in tutte le sue priorità: sostegno all'Ucraina, migrazione e dimensione esterna, piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa, pagamenti degli interessi del Next Generation EU, strumenti speciali, nuove risorse proprie. Speriamo, quindi, che la soluzione operativa su cui sta lavorando la Commissione e che sarebbe un vero e proprio “piano B” alternativo, non debba essere attivata e che prevalga la ragionevolezza.

Questa Commissione europea si è occupata e dovrà occuparsi - così come dovrà farlo la prossima - di definire una nuova strategia di politica industriale dell'Unione europea, che rafforzi l'autonomia strategica dell'Unione e accompagni a una transizione graduale e tecnologicamente neutra dei sistemi produttivi europei.

Il Consiglio europeo di dicembre, approvando il Piano allargamento 2023, ha ribadito che l'allargamento dell'Unione europea ad altri Stati rappresenta un investimento geostrategico nella pace, nella sicurezza, nella stabilità e nella prosperità. È un elemento di traino per il miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei cittadini europei e per la riduzione delle disparità tra i Paesi. Se, da un lato, gli aspiranti membri devono intensificare i loro sforzi di riforma, in particolare nel settore dello Stato di diritto, dall'altro lato, l'Unione deve intraprendere i passi necessari per una riforma dell'architettura istituzionale e del sistema decisionale dell'Unione europea.

Il Governo italiano ha sempre sostenuto in maniera convinta il processo di allargamento dell'Unione, con l'obiettivo di stabilizzare la regione balcanica e promuovere la sua piena integrazione nell'Unione europea, nonché di favorire il percorso di adesione di Ucraina, Moldova e Georgia. In attesa che i diversi Stati maturino e raggiungano i requisiti per la completa adesione, la Commissione ha presentato un piano di crescita per i Balcani occidentali, basato su 4 pilastri. Tale piano, assieme all'istituzione di uno strumento per le riforme e la crescita per i Balcani occidentali, mira ad accelerare la convergenza socioeconomica tra i Paesi della regione e l'Unione europea. È indubbio che lo scenario geopolitico mondiale, con le perduranti crisi in Ucraina e Medioriente, richiederà un forte sforzo anche a livello comunitario. Forza Italia esprime un forte apprezzamento per l'impegno profuso in questi mesi dal Governo e dal Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, in particolare sul fronte della guerra Russia-Ucraina e sul fronte mediorientale.

Avviandomi alla conclusione, non posso che esprimere apprezzamento per l'impegno, più volte ribadito dall'Esecutivo, di voler rafforzare un'azione sinergica tra Governo e Parlamento, nella fase di formazione del diritto e delle politiche dell'Unione, sia per quanto attiene alla posizione negoziale dell'Italia nelle sedi europee, sia con riferimento al cosiddetto dialogo politico con la Commissione e al controllo sull'applicazione del principio di sussidiarietà previsto dai trattati. In questa prospettiva, una trasmissione più regolare e tempestiva alle Camere dei documenti programmatici del Governo italiano e degli strumenti di programmazione legislativa e politica dell'Unione europea, così come una contestuale riforma del Regolamento, che ho citato in apertura, saranno fondamentali per approfondire le principali questioni all'ordine del giorno dell'Unione e delle sue istituzioni, nonché per supportare, in maniera sempre più propositiva, l'azione del Governo, attraverso puntuali atti di indirizzo.

Per tutto questo, annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scerra. Ne ha facoltà.

FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente. La Relazione programmatica annuale rappresenta, insieme alla Relazione consuntiva, il principale strumento di partecipazione del Parlamento alla funzione di Governo nelle sedi decisionali europee. Tengo a sottolineare come la Relazione sia stata trasmessa dal Governo con un clamoroso ritardo, Presidente, di quasi 6 mesi, con la conseguenza che il Parlamento si trova ora a esaminare e a esprimersi su priorità politiche che sono relative all'anno scorso. Ma questo è un po' l'emblema della goffaggine e della superficialità - mi permetta, Presidente - con le quali il Governo sta svolgendo il suo mandato.

In una risoluzione che guarda alle prospettive dell'Unione europea, non si può oggi non fare riferimento ai valori su cui si fonda l'Unione, che sono il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza e dello Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e dei diritti fondamentali.

Il trattamento disumano, degradante e vergognoso cui è stata sottoposta ed è sottoposta la nostra concittadina europea Ilaria Salis è in aperta violazione del diritto dell'Unione europea e della Convenzione sui diritti dell'uomo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Diciamolo e ribadiamolo in questa sede. Di fronte a quelle immagini che hanno toccato nel profondo tutti noi, possiamo innanzitutto dire, Presidente, che quello ungherese non è il modello da seguire, come invece sostiene Giorgia Meloni, diciamolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Meloni ieri dice di aver sentito il suo amico Orbán e lo vedrà in occasione del Consiglio europeo straordinario.

Chiediamo al Presidente del Consiglio, per tramite del Sottosegretario, di pretendere - direi di utilizzare questo verbo - che si ponga fine a questa vergogna, perché è una vergogna che non possiamo accettare in Europa. Al Consiglio europeo si discuterà di bilancio pluriennale, trattativa bloccata proprio dal veto di Orbán al quale si deve ricordare - secondo me il Presidente del Consiglio lo deve fare - che sta continuando a violare sistematicamente lo Stato di diritto e che una Nazione che viola sistematicamente lo Stato di diritto è vicina a subire l'attivazione della clausola di sospensione dei diritti di adesione all'Unione europea, prevista dall'articolo 7 del Trattato dell'Unione europea, con conseguente blocco di tutti i fondi europei e del diritto di voto. È una conseguenza che l'Unione europea deve valutare, che il nostro Governo deve proporre. Lo farà Giorgia Meloni o andrà a manifestare a difesa di Orbán davanti all'ambasciata ungherese, come ha fatto nel 2019 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Auspichiamo che il Governo, dopo 11 mesi di colpevole inerzia, faccia il suo dovere per porre fine a una detenzione che è inumana ed è inaccettabile.

In materia di giustizia, Presidente, la relazione programmatica richiama espressamente il pacchetto di riforme antiriciclaggio presentato dalla Commissione europea nel luglio 2021. Importante in questa direzione è la proposta di direttiva di maggio 2023 per contrastare la corruzione sia pubblica sia privata. Ovviamente, la domanda è: come ha risposto il Governo alle sollecitazioni europee? Ovviamente, mi tocca dire, ha rispedito al mittente la proposta di direttiva sull'anticorruzione.

Dopo le maglie larghe del codice degli appalti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dopo aver restituito i benefici penitenziari a corrotti e corruttori, dopo aver limitato fortemente le intercettazioni, dopo le varie misure a favore dell'evasione fiscale, dopo l'attacco ad Anac e alla Corte dei conti, sono arrivati anche la reintroduzione della prescrizione, l'abolizione totale dell'abuso di ufficio e la sostanziale abolizione del reato di traffico di influenze.

L'abolizione dell'abuso di ufficio, Presidente, si pone in aperto contrasto con il diritto dell'Unione europea e con gli obblighi internazionali assunti dal nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e rappresenta la legalizzazione dell'abuso di potere dei potenti sui deboli e del conflitto d'interessi come mezzo di esercizio del potere.

Il Governo Meloni conferma il suo guanto di velluto verso i reati dei colletti bianchi. State pian piano, anzi, purtroppo anche velocemente smantellando i principali presidi di legalità sulla corruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), lasciando che si compia un assalto alla diligenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nordio fugge dall'Aula, quando parliamo noi del MoVimento 5 Stelle, perché sa che la sua non è una riforma della giustizia, la sua è una riforma contro la giustizia, una riforma della casta che protegge in vari modi il malaffare, i faccendieri, le cricche e i comitati d'affari e che punisce in maniera implacabile i più deboli! È una vergogna, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questo Governo protegge le grandi lobby, ma protegge anche le piccole lobby, come quella dei balneari.

Dopo le parole del Presidente della Repubblica, dopo le varie sentenze della magistratura, dopo le indicazioni della Commissione europea, questo Governo non ha ancora programmato di indire le gare. Per noi è scandaloso! Questo significa negare servizi migliori e più economici ai cittadini italiani, significa un incasso ridicolo dai canoni di concessione, significa una sempre più vicina procedura di infrazione che pagheranno proprio gli italiani, Presidente.

Il Governo deve capire che le coste italiane non appartengono ad alcuna lobby, non appartengono a questo Governo ma appartengono agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che meritano di avere servizi più efficienti e prezzi più bassi!

L'ultima notizia, per la verità, è che il Ministro Salvini, forse in preda ai suoi mojito, ha abbassato i prezzi.

Tuttavia, sono stati abbassati i prezzi delle concessioni e non sono stati abbassati i prezzi per i cittadini italiani e questa è una vergogna, Presidente (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia )! Senza alcun ritegno! Permettetemi di concludere.

ENZO AMICH (FDI). Un po' di attenzione!

PRESIDENTE. Scusi, l'attenzione io ce l'ho, totale.

FILIPPO SCERRA (M5S). Altra cosa…

PRESIDENTE. Abbia pazienza!

FILIPPO SCERRA (M5S). Sì.

PRESIDENTE. Evitiamo di fare inutili, come dire, richiami a cosa uno beve o non beve…

FILIPPO SCERRA (M5S). Presidente!

PRESIDENTE. La prego. Può essere offensivo, abbia pazienza.

FILIPPO SCERRA (M5S). Non è offensivo, assolutamente.

PRESIDENTE. Se non è offensivo lo decido io. Per me è offensivo.

FILIPPO SCERRA (M5S). Io non l'ho ritenuto offensivo.

PRESIDENTE. Scusi, siccome decido io cosa è offensivo, per me è offensivo. Prego, andiamo avanti.

FILIPPO SCERRA (M5S). Altra nota dolente sono i dossier economici sui quali Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno ha raccontato un mucchio di bugie ai cittadini. Diciamolo a chiare lettere: asserire che l'Italia crescerà nel 2024 più della media dei Paesi europei è una bugia, è una balla colossale che un Presidente del Consiglio non dovrebbe permettersi di raccontare ai cittadini. Le stime della Commissione europea prevedono per il nostro Paese, Presidente, una crescita dello 0,9 per cento che sarà molto probabilmente corretta al ribasso, allo 0,6 per cento, contro una media europea dell'1,3 per cento. Mi pare evidente che sia stata detta una falsità. Allo stesso tempo siamo al decimo mese consecutivo di calo della produzione industriale. Questi sono i numeri impietosi che inchiodano il Governo alle sue responsabilità. Altra balla colossale raccontata nell'ultimo question time alla Camera: col nuovo Patto di stabilità, secondo il Presidente Meloni, si libereranno miliardi e miliardi di euro per gli italiani. Come si fa a sostenere una bugia del genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Intanto, bisogna dire che un Governo autorevole in Europa avrebbe dovuto provare a confermare quanto di rivoluzionario era stato ottenuto nel 2020 da Giuseppe Conte con il Next Generation EU (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Avrebbe dovuto cioè spingere nei negoziati europei per modificare i parametri irrealistici del 60 per cento, avrebbe dovuto eliminare le grandezze poco comprensibili come le grandezze strutturali, avrebbe dovuto promuovere una capacità fiscale a livello europeo, avrebbe dovuto rendere strutturale Next Generation EU e permettere a un Paese, anche indebitato, come l'Italia di poter continuare ad investire nella transizione digitale ed ecologica, nell'istruzione, nella sanità. Nulla di tutto questo è stato fatto nella trattativa, ma Meloni sarebbe dovuta essere, una volta tanto, un po' più trasparente e avrebbe dovuto dire qual è stato il contributo che il Governo ha dato alla trattativa sul Patto di stabilità e crescita. C'era una proposta iniziale della Commissione europea prima della quale il Governo non era entrato in azione. La proposta non era perfetta, aveva punti positivi e punti negativi. Poi è subentrato il tavolo dei Governi, con l'accoppiata Giorgia Meloni-Giorgetti, che ha perso su tutta la linea, accettando l'inserimento di clausole capestro che hanno peggiorato in maniera netta la proposta della Commissione europea. Questo è stato il lavoro disastroso che ha fatto il Governo italiano: ha peggiorato una proposta della Commissione europea, altro che liberare miliardi. Per capirci, Presidente, quest'anno chiuderemo con un deficit del 4,3 per cento, presumibilmente. Per assicurare una traiettoria discendente, che è quella impostaci dai tedeschi, dovremmo arrivare ad un avanzo primario di circa il 3-3, 5 per cento a regime. Ciò significa che, per i prossimi 7 anni, dovremmo tagliare o aumentare le tasse di 10-12 miliardi minimo. Questi sono i bilanci! Ciò significa decine e decine di miliardi di tagli, questa è la verità. Giorgia Meloni ha mentito ancora e passerà alla storia come la Presidente delle tasse e del ritorno all'austerità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il MoVimento 5 Stelle è l'unico partito italiano che ha votato nel Parlamento europeo contro l'avvio delle negoziazioni sul Patto di stabilità e crescita. Continueremo a lavorare per un'Europa della sostenibilità, della solidarietà, dei bond comuni, della pace e, ci tengo a sottolinearlo, dei diritti umani e dei diritti fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Devo dire che sono veramente molto colpito dall'intervento che mi ha preceduto e debbo dire che c'è sempre una bella differenza tra gli interventi letti in Aula, con fogli sempre molto precisi anche nella punteggiatura, e gli interventi che non vengono fatti in Commissione semplicemente perché non ci si viene. C'è una certa differenza, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Almeno su questo la differenza la facciamo senza alcun dubbio tra chi c'è e chi, invece, fa finta di esserci. Tornando, però, al tema, che è molto importante, la partecipazione dell'Italia all'Unione europea necessita, come sappiamo, di un atto di indirizzo che viene affidato al Parlamento ed è quello che stiamo facendo oggi, oggettivamente con un po' di ritardo, perché stiamo parlando dell'annualità precedente, il 2023.

Anticipo già che il voto del gruppo Lega sarà favorevole, non fosse altro perché questo è sostanzialmente un atto dovuto, essendo conseguente a tutte le azioni che abbiamo già autorizzato con le varie risoluzioni durante il percorso dell'anno precedente. Però, è un momento importante per porre dei quesiti, delle riflessioni, anche per avanzare delle considerazioni, che a mio avviso, spesso e volentieri, troppo velocemente, sfuggono dal dibattito, fino a fare diventare sostanzialmente rituale l'approvazione che andiamo a fare oggi, senza però una vera riflessione sul merito e sul contenuto.

Vede, Presidente, l'Unione europea, così come è fatta oggi, penso che stia affrontando - anzi è oggettivamente così - le sfide più importanti e impegnative degli ultimi ottant'anni e stiamo parlando di sfide che integrano il tema della guerra, sfide che, come quella del COVID, hanno messo a dura prova la tenuta stessa del nostro sistema socio-economico. Stiamo parlando di sfide che riguardano cambiamenti anche epocali. Ed è chiaro che, a fronte di tutto questo, bisogna che siano adeguati sia gli strumenti, sia la coscienza politica, di cosa significa affrontare queste sfide. A cosa mi riferisco è presto detto. Noi ci siamo abituati un po' in questi anni (anzi, altri si sono abituati: noi non ci siamo mai abituati a questo) a un refrain che è quello del “ce lo dice Bruxelles”, quindi, va bene a prescindere, fino ad arrivare a dovere subire perfino critiche per il solo fatto di osare mettere in discussione l'efficacia delle azioni messe in campo da Bruxelles. Ebbene, Presidente come la buona pratica insegna, quando si trova qualcuno che magari non sta in salute, anziché fargli dei complimenti, fargli notare che il suo stato di salute necessita di cure, non è mancargli di rispetto, ma al contrario averne considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi su questo non abbiamo perso il senso dell'Unione europea che, ricordo a me stesso, innanzitutto, nasce come Comunità economica del carbone e dell'acciaio, la CECA, nasce come una necessità di mettere in comune i fattori fondamentali per l'economia, evitando che Paesi che si erano fatti la guerra fino a qualche decennio prima potessero ritrovarsi di nuovo a combattersi per interessi economici. Questo è già andato molto oltre e oggi l'Unione europea - e lo vediamo con la questione dell'Ucraina - diventa, addirittura, una sorta di strumento per tenere assieme Paesi che sono molto lontani rispetto al centro ideale di quella Mitteleuropa che sta tra Italia, Francia e Germania, ma anche su questo ovviamente si va avanti.

Però è evidente che occorre, come dicevo prima, che gli strumenti siano adeguati e per strumenti intendo non le risoluzioni piuttosto che i regolamenti o le direttive che vengono date dall'Unione europea, ma gli strumenti innanzitutto di omologazione in termini di disponibilità di risorse economiche, altrimenti ci troviamo, come è accaduto in questo percorso degli ultimi anni, a dovere subire, a livello mediatico, pressioni per la cosiddetta transizione ecologica, senza che poi ci sia una reale consapevolezza, nel momento in cui vengono fatti regolamenti o direttive, che questo tipo di cambiamenti necessita di tantissime risorse e, nel momento in cui viene fatto senza queste risorse, i sistemi economici, che ci hanno dato benessere, prosperità e crescita, vengono messi non solo a dura prova ma, come stiamo vedendo anche in queste ore con gli agricoltori, vengono completamente messi a terra. Su queste cose la nostra azione politica non cessa di essere di stimolo e soprattutto di critica, laddove le scelte fatte a livello unionale sembrano totalmente discoste rispetto alla realtà. Allora, che si parli di cambiamenti climatici e di transizione ecologica, ma che non se ne parli in termini di ricadute e di reale capacità di sostenerle, economicamente ci appare quantomeno surreale.

Occorre che l'Unione europea sia certamente forte, indipendente e autonoma e attorno a questi tre aggettivi, Presidente, si può costruire un intero ragionamento. È chiaro che se si è forti ci si può anche permettere di confrontarsi con le nuove e più forti economie che oggi decidono i valori economici del mondo e non penso solo alla Cina o agli Stati Uniti, che sono economie ormai consolidate, ma penso all'India, penso ai nuovi Paesi in via di sviluppo e di crescita, penso a tutto il mondo dei BRICS, che definiscono nuovi livelli economici che l'Europa troppo spesso pare invece subire. Perché subisce questi livelli economici e di scelta? Per l'incapacità di decidere, ma, ancora una volta, torniamo alla questione originaria.

Quale dovrebbe essere il confine e il contorno ideale dell'Unione europea? Non ne faccio mistero, perché l'ho sempre detto anche in interventi precedenti a questo: occorre avere consapevolezza che se l'Unione europea è troppo allargata, fino ad arrivare ad estremi che sono ben al di là rispetto all'Europa storica, geopolitica degli ultimi 400 o 500 anni, i suoi confini rischiano di diventare tanto difficili rispetto all'integrazione con il centro dell'Unione, fino a far diventare sostanzialmente paralitica la stessa azione politica dell'Unione europea.

Allora, non è un caso che l'azione politica - penso alla politica estera - sia stentata e poco definita, perché ovviamente il denominatore comune lo si trova sui minimi, e allora non è un caso che, nel definire anche scelte che sono per noi fondamentali - penso a tutto quello che sta avvenendo intorno al canale di Suez e al Medioriente - ci siano singoli paesi, come l'Italia, la Francia, la Germania, la Gran Bretagna - quella stessa Gran Bretagna che sostanzialmente fu espulsa dopo essersi chiamata fuori dall'Unione europea con il referendum -, abbiano dislocato i loro mezzi navali per fare difesa dei commerci del Mediterraneo e del centro Europa.

Ecco, a fronte di questo, è evidente, Presidente, che le politiche dell'Unione europea sono fragili e deboli. Non voglio fare provocazioni, ricordando che l'Unione europea, oggi, ha in Di Maio il suo riferimento per le politiche in Medioriente, sarebbe fin troppo folkloristico ricordarlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma anche questo, purtroppo, è accaduto. Non voglio dire che chi fa politica estera europea si limita a fare comunicati stampa, che sono spesso e volentieri meno considerati di quelli che facciamo noi singoli parlamentari nazionali, però anche questa è una realtà, Presidente. Non sto a ricordare che le difficoltà non si sono verificate solo in questa fase, ma si sono verificate anche nel momento in cui ci trovavamo a dover definire e penso a tutte le strategie relative alla crisi legata al COVID e dell'economia. Allora, si parlava della difficoltà della fornitura dei materiali delle terre rare e dei materiali di prima necessità, penso tutto quanto legato ai chip e alla produzione dei vaccini.

Ebbene, su quei fatti non è stata costruita un'azione di sviluppo, ma sono stati messi i fondi del PNRR; badate bene, tanti, di cui siamo responsabili e diamo considerazione, ma che sono sembrati più un volere mettere un cappio al collo, in termine debitorio, rispetto al creare invece opportunità di sviluppo sincronizzate e coordinate a livello unionale. Lo dico perché, magari ce lo siamo dimenticati, quando fu il momento, i tedeschi scelsero una strada per conto loro, andando a contrattare direttamente in Cina per potersi avvantaggiare, in termini temporali, rispetto alla cura del COVID e rispetto agli altri Paesi europei.

Occorre, Presidente, una consapevolezza sul fatto che se non c'è una riforma a livello centrale europeo, ci sarà sempre più distacco tra i cittadini e l'Unione europea, un distacco che è dato anche dal fatto che nei prossimi mesi ad eleggere andremo un Parlamento europeo che sostanzialmente non fa leggi, ma fa regolamenti, anzi, emana linee guida. Ma c'è una Commissione europea, c'è un Consiglio europeo, ci sono organismi che sfuggono totalmente rispetto alle scelte democratiche dei cittadini europei e ci si trova a stupirsi perché ci troviamo in piazza gli agricoltori francesi, tedeschi e, cosa che stia avvenendo anche in queste ore, italiani, perché le politiche dell'Unione europea sono andate in maniera troppo forte verso scelte ideologiche, ripeto, svincolate dalla realtà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Presidente, mi avvio a concludere, anche se, su questo, sarebbe una buona cosa poter fare un dibattito molto più ampio rispetto a quello che oggi abbiamo a disposizione. Occorre consapevolezza che l'Unione europea non può essere solamente un “ce lo dice Bruxelles”; o è partecipazione, con un ritorno reale sui singoli cittadini dei Paesi, o diventano frustranti scelte, spesso e volentieri, guidate dall'ideologia, ma disancorate rispetto alla realtà, che ci mettono per di più in difficoltà in termini di competizione con gli altri grandi partner o con gli altri grandi competitor a livello economico, che sia la Cina o gli Stati Uniti o che siano i nascenti Paesi piuttosto che l'India. Noi su queste cose dobbiamo pretendere dall'Unione europea che ci sia un riconoscimento del ruolo degli Stati e faremo bene anche la nostra parte all'interno della stessa, ma basta subire direttive e subire regolamenti che altro non fanno che mettere in ginocchio le economie, come quella dell'agricoltura, in Italia o di altri Paesi all'interno dell'Unione europea, senza alcun vantaggio per i cittadini stessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi, stiamo discutendo sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023. Vorrei far notare al Governo e ai colleghi che siamo a fine gennaio 2024. Basterebbe semplicemente questo per capire il fallimento di un anno di Governo rispetto alle politiche e agli impegni assunti da questo Esecutivo in Europa. Un Governo che non ritiene decisivo confrontarsi col Parlamento su quello che è lo strumento più importante di interlocuzione, per confrontarsi con la Camera e con il Senato sugli orientamenti e le priorità strategiche da assumere a livello europeo. Questo Governo dovrebbe innanzitutto chiedere scusa al Parlamento, perché quello che è accaduto con questa Relazione programmatica è offensivo del ruolo e del lavoro che facciamo tutti quanti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e del contributo che dovremmo dare all'Esecutivo per l'impegno a livello europeo!

È sintomatico, peraltro, dell'apporto, dell'impegno e dell'atteggiamento che il Governo ha rispetto all'Europa, che è considerata un peso e non un'opportunità. Questa è la realtà dei fatti e, d'altro canto, l'assenza oggi del Ministro Fitto è per noi ingiustificabile. Avrebbe dovuto essere qui e assumersi la responsabilità di quest'atto nel confronto con la Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e, invece, ancora una volta, è assente, scompare, mentre, invece, doveva essere qui a confrontarsi con noi e credo che sarebbe stato un gesto doveroso e dovuto per il Ministro per gli Affari europei.

Per cui, ci rivolgiamo al Governo e alla Sottosegretaria Siracusano, che ringraziamo per la disponibilità, però rappresentando un po' la nostra posizione. La verità è che voi siete divisi e avete all'interno del vostro stesso Governo tensioni enormi e questo emerge, perché il ritardo col quale vi presentate alle Camere per discutere degli orientamenti che avreste dovuto seguire lo scorso anno testimonia la forte contraddizione che vivete anche al vostro interno tra le varie forze che formano e compongono la maggioranza. Rischiamo, però, con questo vostro atteggiamento, di essere sempre più irrilevanti e diventare quasi una barzelletta in Europa. Mi spiegate con quale serietà possono seguire e ascoltare il nostro Governo, se, mentre la Presidente del Consiglio è con la von der Leyen a Lampedusa per discutere di come mettere in campo politiche di solidarietà nelle politiche migratorie, il Vice Premier Salvini è, invece, con la Le Pen, che vuole distruggere e tornare indietro rispetto agli impegni europei sulle politiche migratorie? Con quale credibilità vi presentate in Europa, se siete così divisi e in contraddizione perenne al vostro interno? E i risultati si vedono, perché siete sempre più isolati e siete diventati sempre più irrilevanti e tutte la demagogia e le promesse che avevate fatto quando eravate all'opposizione si stanno sgretolando contro il muro della realtà e della vostra incapacità di operare sui tavoli europei.

Noi abbiamo ottenuto nella scorsa legislatura risultati straordinari, partendo anche da condizioni difficilissime. Ricordo a tutti la pandemia, alla quale abbiamo contribuito per reagire con misure straordinarie e inedite. L'Europa poteva disintegrarsi, scomparire e, invece, l'abbiamo rilanciata e rafforzata. Pensiamo alla sospensione del Patto di stabilità e crescita, pensiamo al programma SURE di sostegno alla cassa integrazione e agli ammortizzatori sociali per difendere il lavoro in Europa durante la pandemia e pensiamo soprattutto a quel Piano che dovrebbe essere per voi un punto di riferimento e di esempio, il Next Generation EU, che abbiamo costruito anche con il contributo di uno straordinario democratico come l'ex Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, che ricordiamo in quest'Aula, il cui contributo è stato decisivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Dobbiamo seguire le indicazioni, gli insegnamenti e gli indirizzi messi in campo nella scorsa legislatura, che ci hanno portato a mettere in campo azioni volte a costruire un'Europa diversa, un'Europa più forte, un'Europa più solidale, un'Europa più competitiva, un'Europa che risolve anche le criticità che esistono riguardo alla propria struttura istituzionale.

Ma, allora, su questo tema, ricordando e rilanciando l'appello del collega Candiani, se volete davvero aiutare il nostro Paese e se volete davvero aiutare l'Europa ad andare avanti - ed è questo quello che avreste dovuto scrivere e fare da qui ai prossimi mesi e ai prossimi anni -, impegnatevi a superare il diritto di veto nelle decisioni europee, perché è quel diritto di veto che sta portando Orbán, il vostro alleato, a bloccare aiuti ulteriori all'Ucraina, cosa che noi riteniamo assolutamente inaccettabile! Questo è l'impegno che dovreste mettere in campo a livello europeo e istituzionale per le modifiche volte a rendere più forte il nostro continente e ad aiutare a sostenere di più i nostri cittadini.

I fallimenti di questi primi mesi del vostro Governo sono evidenti, sono sotto gli occhi di tutti. Il primo è legato proprio al PNRR e mi dispiace che non sia qui presente il Ministro Fitto.

È notizia di oggi di tensioni enormi col Ministro Giorgetti sul reperimento di risorse che sono state tagliate nell'ultima revisione del Piano. È venuto allo scoperto il fatto che quando noi denunciavamo il definanziamento - e il Ministro Fitto diceva che non era vero - quel definanziamento era realtà, purtroppo, e il Ministro Fitto e il Governo si devono assumere la responsabilità di tagli enormi fatti ai comuni, con 10 miliardi di euro di risorse tolte oggi ai comuni. Non finanziate 100.000 posti in asili nido che erano finanziati e che sono stati cancellati da voi, nonché 500 progetti di case e ospedali di comunità, che voi avete cancellato. Questo è il vostro Governo e questi sono i risultati di un anno di Governo disastroso sul PNRR, di cui dovreste rendere conto ai cittadini italiani. Su questo vi chiediamo risposte: dove troverete - se troverete mai - queste risorse e perché, vi chiediamo, le tensioni tra il Ministro Fitto e il Ministro Giorgetti? Non è tollerabile immaginare di cancellare progetti decisivi che noi avevamo già finanziato e che colpiscono le nostre comunità, in particolar modo il Mezzogiorno. Queste sono le risposte e gli impegni che vi chiediamo di assumere nei prossimi mesi e nel 2024, con una Relazione, la vostra, che in realtà guarda, purtroppo, al passato.

Lo stesso dicasi sulla governance economica. Il Ministro Fitto non ha detto una parola. Voi avete accettato un accordo al ribasso del Patto di stabilità e crescita. La proposta che aveva fatto la Commissione e, in particolare, il Commissario europeo Gentiloni, che voi dovreste ringraziare invece di attaccare come avete fatto nei mesi passati, era una proposta che consentiva di avanzare per ottenere maggiore flessibilità anche su spese e investimenti in settori strategici, come quello della transizione green e degli investimenti digitali, nonché scorporando il debito per le spese sanitarie. Invece nulla di tutto questo è stato inserito nell'accordo finale che il Ministro Giorgetti ha accettato, con un accordo al ribasso che penalizzerà profondamente il nostro Paese. Ma Fitto non si è interessato di tutto questo e Giorgetti è stato lasciato solo, è stato lasciato solo, peraltro, perché vi siete immortalati con una decisione strategica che francamente rischia di segnare davvero un punto di non ritorno, quella sulla ratifica della riforma del MES. Avete messo in campo la più grande opera di mistificazione mai accaduta nella storia del nostro Paese sul MES e ci siamo ritrovati ancora una volta soli e isolati e quel ricatto politico che pensavate di mettere in campo per la riforma del Patto di stabilità purtroppo non si è concretizzato e avete portato l'Italia ad accettare un accordo al ribasso, che rischia di penalizzarci nei prossimi anni. Questo è quanto sul tema della governance economica.

Sul tema delle migrazioni, vi ricordate i proclami della lotta agli scafisti in tutto il globo terracqueo, le battaglie navali, i muri, i confini e i ponti? Alla fine, che cosa avete realizzato? Che gli sbarchi sono aumentati del 50 per cento rispetto all'anno precedente, quando voi non eravate al Governo, e pensate, come arma di distrazione di massa, di portarci un accordo con l'Albania, che costerà molto di più di quanto non costa investire nell'integrazione e nella gestione dell'immigrazione nel nostro Paese e di provare a lavorare con i vostri partner europei per soluzioni europee. Dovreste lavorare per cambiare il regolamento di Dublino, lì con Orban e con i vostri amici sovranisti, invece di bloccare queste riforme a Bruxelles. È lì che bisognerebbe lavorare, altro che con accordi bluff che non risolvono nulla.

L'ultimo punto sul quale credo sia decisivo puntare l'attenzione è quello relativo al tema delle infrazioni, che è stato ricordato dai nostri amici. Vi abbiamo invitato a ridurre le infrazioni e, invece, anche lì la propaganda vi sta scoppiando in mano. Sulla Bolkestein avete lasciato, abbandonati a se stessi, gli amministratori del nostro Paese e gli operatori del comparto demaniale e del comparto balneare. Non avete dato nessuna risposta e oggi tutti vivono in un'incertezza drammatica che penalizza un comparto decisivo e strategico per il nostro Paese.

L'ultima vicenda, quella di queste ore, segna il passo drammatico della vostra incapacità di agire a livello europeo. Le immagini di Ilaria Salis sono immagini indegne. Quello che abbiamo visto nelle televisioni dell'Ungheria è indegno. Quello che è accaduto in quell'aula di tribunale, con una nostra connazionale tradotta in catene, con lucchetti dinanzi a un'aula di tribunale e dinanzi a un giudice, è inaccettabile e i vostri silenzi e i vostri no comment sono per noi inqualificabili. Non vorremmo che questa timidezza sia derivata dalla volontà di difendere politicamente un vostro amico più di quanto non abbiate a cuore la difesa dei diritti di una nostra concittadina. Non è tollerabile questo vostro atteggiamento. Allora, lavorate perché vengano rispettate e fatte applicare le norme europee, che richiedono dignità e civiltà per le persone in stato di detenzione. Ci sono norme europee che prevedono standard minimi che vanno rispettate in tutta Europa e fin quando l'Ungheria rimarrà in Europa voi avete il dovere, come Stato italiano, di pretendere il rispetto di questi diritti e avete il dovere di attivare tutte le procedure perché possa rientrare in Italia questa nostra connazionale ed eseguire le misure cautelari, semmai con una detenzione domiciliare, qui, in Italia. Dovete agire subito perché l'Italia e l'Europa sono terra e Patria di diritto, questo è il senso dell'Europa. L'Europa è integrazione economica, è integrazione sociale, è integrazione culturale, ma è anche e soprattutto patria e terra di difesa di diritti, valori e libertà fondamentali, e questo non dovete mai perderlo di vista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

ANTONIO GIORDANO (FDI). Signor Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, la Relazione programmatica per il 2023 sulla partecipazione italiana all'Unione europea dà una chiara idea di come l'Italia della XIX legislatura voglia definire la propria postura europea. A proposito, per chi avesse avuto la giornata impegnata, il Ministro Fitto un po' si vergogna, ma è a Bruxelles con il Presidente del Consiglio a partecipare al Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ogni progetto di atto e documento dell'Unione europea in discussione viene oggi valutato singolarmente e attentamente, senza complessi di inferiorità. E grazie a questa discontinuità abbiamo finalmente iniziato ad esercitare un'influenza effettiva su numerosi dossier nelle sedi decisionali europee a favore degli interessi degli italiani. Mentre prima, nei corridoi del Parlamento, si diceva “bisogna fare i compiti a casa, ce lo chiede l'Europa”, adesso nei corridoi di Bruxelles dicono “ce lo chiede l'Italia”, e i riconoscimenti sono molti. Il Green Deal ideologico comincia ad adattarsi ad un modello di transizione verde più progressiva e pragmatica, l'euforia per le carni coltivate lascia il posto a ragionamenti prudenti, il lavoro del Governo italiano sui temi del PNRR, tempestivo, ma rigoroso, ha rimodellato l'atteggiamento della burocrazia europea nei confronti del nostro Paese. Contrariamente alle previsioni dei cattivi profeti, l'Italia è assolutamente in linea sulla tabella di marcia, lo dice il Presidente Von der Leyen. E il successo del summit di Roma, con la fotografia del Presidente del Consiglio italiano tra i Presidenti Von der Leyen, Metsola, Michel e Faki, con la presentazione a tutta l'Europa del piano per la costruzione di un vero partenariato per lo sviluppo dell'Africa intitolato a un grande italiano, Enrico Mattei, cambierà il corso della storia. Lo stesso vale per l'innovativo Accordo con l'Albania. Crediamo fermamente che questo nuovo approccio incrementi l'efficacia del processo di partecipazione democratica all'Unione europea, consolidando le procedure di collegamento e cooperazione tra il Parlamento nazionale, il Governo e le istituzioni europee.

L'apporto dell'Italia è stato sempre determinante nel posizionamento dell'Unione rispetto alla guerra in Ucraina, così come nel processo di espansione dell'Unione europea che punta alla stabilizzazione dei Balcani e alla promozione della loro integrazione. L'escalation della crisi in Medio Oriente e nel Mar Rosso ci vede promuovere un atteggiamento della UE più assertivo nelle questioni geopolitiche, incluso lo sviluppo e il potenziamento degli strumenti dell'Unione europea per la gestione della politica estera e di sicurezza, e tra questi le operazioni e le missioni, sia civili che militari, e il presidio della cybersicurezza.

Sottolineiamo l'importanza di rafforzare l'aspetto esterno delle politiche migratorie, incentivando collaborazioni con i Paesi di origine e di transito, con particolare attenzione ai Paesi del Mediterraneo meridionale e dell'Africa. Impegno, questo, che ha già trovato concretezza sia nell'accordo italo-albanese che nel piano Mattei. Ora è fondamentale ampliare le iniziative attuali per rafforzare la capacità di Tunisia, Egitto, Libia e altre Nazioni di origine nel prevenire partenze irregolari, migliorare il controllo delle frontiere e accrescere le operazioni di ricerca e salvataggio in quelle aree, garantendo il pieno rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi internazionali. Stiamo assistendo a una incessante attività grazie alla quale l'Europa sta aiutando a coltivare campi fertili che sono molto al nostro Sud, e questo rende l'Italia più centrale e strategica, e lo facciamo in maniera ecologica, usando un trattore a basse emissioni ed elevato rendimento, il nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il nuovo approccio italiano alle questioni europee potrà incidere nell'attuazione della riforma della governance economica europea, promuovendo la definizione di un percorso di riduzione del debito graduale, realistico e sostenibile nel medio periodo. Durante questa legislatura è emersa chiaramente la necessità, ampiamente condivisa dal Governo e dalla maggioranza che lo appoggia, di perseguire a Bruxelles l'obiettivo di evitare oneri eccessivi e ingiustificati per il settore produttivo e per i cittadini italiani nell'ambito della transizione energetica, verde, digitale e dell'attuazione del Green Deal europeo. Ciò implica soluzioni in linea con il principio di neutralità tecnologica, sia per i motori che per il carburante, e l'adeguata estensione dei periodi transitori per applicare la nuova normativa. In particolare, va citato l'ulteriore, recente successo del Governo Meloni a Bruxelles, ovvero l'approvazione dell'Accordo UE del 7 dicembre sulla direttiva per l'efficienza energetica degli edifici. Un'intesa che, come richiesto anche da Fratelli d'Italia, promuove un metodo più flessibile, prevenendo tasse patrimoniali mascherate per gli italiani.

Le proposte iniziali della UE sono state mitigate, il termine per edifici a zero emissioni è posticipato al 2050 e il divieto su caldaie a fossile al 2040. L'Europa ascolta e recepisce le richieste italiane. Il tema dell'autonomia strategica europea acquisirà, anche grazie a noi, sempre crescente rilevanza. L'Esecutivo e il Parlamento europeo della nuova legislatura dovranno stabilire con urgenza un piano di politica industriale innovativa per l'Unione europea attraverso una transizione graduale e tecnologicamente imparziale dei sistemi produttivi, supportata adeguatamente dal bilancio europeo, seguendo l'esempio dell'iniziativa Next Generation.

Anche per questo occorre monitorare con attenzione le nuove piattaforme…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Giordano. Colleghi, per favore. Colleghi, per favore. Prego.

ANTONIO GIORDANO (FDI). Anche per questo, Presidente, occorre monitorare con attenzione la nuova piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa, la STEP, fortemente voluta dall'Italia, finalizzata a promuovere la competitività a lungo termine dell'Unione europea in materia di tecnologie critiche. Questo è il primo passo verso l'istituzione di un vero e proprio fondo sovrano europeo per la politica industriale, dotato di risorse comuni adeguate. Non può mancare qui una pacata risposta, e prenderò lo stile morbido ed equilibrato del Ministro Fitto, alle scomposte esternazioni di qualche politico, a cui piace porsi sempre sopra le righe.

Sul versante del PNRR, gli esiti dell'attività di profonda revisione del Piano che era stato consegnato a questo Governo per l'avvio della fase più intensa dell'attuazione e che prefigurava un alto rischio di mancare gli obiettivi concordati con la Commissione europea hanno permesso di conseguire risultati insperati: il pagamento della terza e della quarta rata, il raggiungimento degli obiettivi della quinta rata e la presentazione della relativa richiesta di pagamento, il completamento della revisione del PNRR, con l'implementazione del capitolo REPower e l'approvazione, l'8 dicembre, del nuovo Piano da parte del Consiglio UE, e la luce verde da Bruxelles ai 550 milioni di prefinanziamento all'Italia. Tutt'altro che isolata, direi.

Oltre a questo, va sottolineato il primato dell'Italia tra i Paesi europei nel ricevere dalla Commissione europea la quarta rata e nel presentare la richiesta per la quinta rata. Parallelamente, le procedure di infrazione sono state ridotte a 69, a fronte delle 82 pendenti alla data di insediamento del Governo Meloni. Il nuovo approccio alla programmazione e all'attuazione permette di definire regole chiare per la messa a terra degli investimenti e per il definanziamento per inerzia delle amministrazioni titolari delle risorse, concentrandole su pochi progetti di effettiva rilevanza strategica e di consistente potenziale impatto sullo sviluppo regionale, mettendo a sistema, in modo integrato e coordinato, i quadri finanziari che riguardano le risorse della coesione europee e nazionali e quelle del PNRR, perché questa stagione rappresenti effettivamente, come nelle intenzioni del legislatore europeo, una fase di ripresa per il sistema nazionale. Quindi, concentriamoci nel fare il nostro lavoro nei luoghi della politica e delle istituzioni ed evitiamo di sbandierare ingiustificati e pretestuosi ricorsi alle procure, utili per qualche articolo in più, ma non agli italiani.

Per concludere, stiamo promuovendo un'azione più decisa sul fronte dell'immigrazione. È essenziale un rafforzamento della protezione delle frontiere esterne, una lotta più efficace contro il traffico di esseri umani, un miglioramento nella cooperazione con i Paesi terzi e l'accelerazione delle politiche comuni per i rimpatri, rapidamente. È necessario allontanarsi dall'ideologia estrema in materia ambientale e ristabilire al centro dell'attenzione la competitività e le politiche industriali. La conclusione dei negoziati su regolamentazioni cruciali, come gli imballaggi, le emissioni dei trasporti pesanti e la qualità dell'aria, richiede un approccio guidato dal buonsenso, piuttosto che dall'ideologia.

Votando favorevolmente a questa risoluzione, grazie all'approccio intrapreso dal Governo e dal Parlamento in questa XIX legislatura, continuiamo con determinazione, pazienza, costanza, buonsenso e amore per la nostra Nazione, nell'impresa di ridefinire l'Europa del futuro, che avrà al suo centro l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni - Doc. LXXXVI, n. 1-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 7, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo alla votazione della risoluzione Giordano, Candiani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00071, accettata dal Governo.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate. In particolare, il gruppo Italia Viva-Il Centro-Renew Europe ha chiesto di votare il dispositivo separatamente dalle premesse, mentre il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha chiesto di votare distintamente gli impegni nn. 14, 20 e 27. La Presidenza porrà pertanto in votazione: dapprima il dispositivo, ad eccezione degli impegni nn. 14, 20 e 27; successivamente, con un'unica votazione, gli impegni nn. 14, 20 e 27; a seguire - ove tutto o parte del dispositivo sia approvato - le premesse.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Giordano, Candiani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00071, limitatamente al dispositivo, ad eccezione degli impegni nn. 14, 20 e 27, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Giordano, Candiani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00071, limitatamente agli impegni nn. 14, 20 e 27, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Giordano, Candiani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00071, ne verranno ora poste in votazione le premesse.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Giordano, Candiani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00071, accettata dal Governo, limitatamente alle premesse, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione della risoluzione De Luca ed altri n. 6-00069, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.

Avverto che da parte del gruppo Italia Viva-Il Centro-Renew Europe ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima l'intero testo della risoluzione, ad eccezione dell'impegno n. 2; a seguire, l'impegno n. 2.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione De Luca ed altri n. 6-00069, ad eccezione dell'impegno n. 2, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione De Luca ed altri n. 6-00069, limitatamente all'impegno n. 2, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla risoluzione Bruno ed altri n. 6-00070, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.

Avverto che, da parte del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima l'intero testo della risoluzione, ad eccezione dell'impegno n. 20; a seguire, l'impegno n. 20.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bruno ed altri n. 6-00070, ad eccezione dell'impegno n. 20, con il parere contrario del Governo e per le parti non assorbite dalle precedenti votazioni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bruno ed altri n. 6-00070, limitatamente all'impegno n. 20, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Per un momento, ci eravamo illusi che questa maggioranza avesse il coraggio di venire qui, in Aula, a discutere del problema Sgarbi, ma, ovviamente, non è così. Avete deciso, codardamente, di rinviare ancora una volta la discussione della nostra mozione, in attesa dell'Antitrust, pare, come se il problema del Sottosegretario Sgarbi fosse solo quello del conflitto di interessi. Giusto per fare un attimo mente locale, a tutti voglio ricordare, invece, di cosa stiamo parlando: di frode sulle imposte con debiti con l'Agenzia delle entrate per oltre 700.000 euro, con condanne varie per diffamazione, come se piovessero; attività parallele mai dichiarate e dai ricchi cachet, effettuate in conflitto di interesse con il ruolo di Sottosegretario; un uso disinvolto degli uffici di Sottosegretario, con dubbi rimborsi e trasferte; per ultimo, ma non per importanza, riciclaggio ed esportazione di beni culturali. Sono tutte queste le ombre su Vittorio Sgarbi, che, ricordiamolo, è Sottosegretario per la Cultura dello Stato italiano. Nel resto del mondo, basterebbe anche solo una – anche solo una - di queste accuse per un passo indietro, per le dimissioni. In qualsiasi Paese democratico, ma, a quanto pare, non nell'Italia di Giorgia Meloni, dove, invece, le uniche risposte sono state le diffide alle trasmissioni televisive, le citazioni in giudizio dei giornalisti, gli insulti continui a questi, li abbiamo ascoltati tutti, colleghi: “Spero tu muoia in un incidente stradale”, “Ora mi tiro fuori l'uccello e mandate questo in onda”, poi anche “I carabinieri lavorano con me, lavorano per me”.

Sono affermazioni gravi - affermazioni gravi - di un Sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che, poi, si è anche lanciato, ricordiamolo, in intollerabili attacchi a tutte le deputate e a tutti i deputati che hanno osato sottoscrivere questa mozione. È di qualche minuto fa l'ultima comunicazione, che ha deciso di denunciarci: bene, lo faccia, lo faccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sa cosa sono questi, Presidente (Il deputato Caso mostra articoli di giornali)? Non sono cartelli di protesta…

PRESIDENTE. Anche se fosse, fino a lì non vedo, quindi li può togliere, per favore.

ANTONIO CASO (M5S). …sono articoli di giornali di tutto il mondo che parlano di Sgarbi…

PRESIDENTE. Li deve togliere, però.

ANTONIO CASO (M5S). Abbiamo The Guardian

PRESIDENTE. Ho detto che li deve togliere, altrimenti le tolgo la parola, è semplice! Prego.

ANTONIO CASO (M5S). Perché tutti si chiedono, in tutto il mondo, una cosa semplice. come sia possibile per l'Italia avere un Sottosegretario per la Cultura indagato per esportazione e riciclaggio di beni culturali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e, soprattutto, come sia possibile che, dal Governo italiano, Giorgia Meloni resti in silenzio assoluto. A quanto pare, l'abbiamo visto, se ne può parlare in tutto il mondo, tranne alla Camera dei deputati. Assurdo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché, Presidente, nei Paesi normali, quelli che citavo, quelli dove i Ministri si sono dimessi anche perché semplicemente erano stati accusati di aver copiato un pezzetto della propria tesi di laurea, lì, in quei Paesi, è chiara e netta la differenza tra quello che è l'iter giudiziario e la questione di opportunità politica, etica e morale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lì, non si confonde assolutamente il garantismo con il rispetto delle istituzioni e non si accusa di giustizialismo chi, invece, pretende, giustamente, che le cariche pubbliche portino avanti la loro azione con disciplina e onore, quelli che chiede la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È di questo che stiamo parlando, di un problema tutto politico, perché non parliamo, poi, solo di Sgarbi, ma anche di Santanche', di Delmastro Delle Vedove, di Lollobrigida, di Gasparri, e così via. Siamo ormai davanti a un inquinamento costante delle istituzioni, questo è.

Presidente, concludo, per suo tramite, vorrei fare un appello ai colleghi, vorrei ricordare una cosa ai colleghi di maggioranza, proprio voi che vi siete riempiti e continuate a riempirvi la bocca, dicendo che siete l'unico Governo, a quanto pare, in Italia che finalmente è stato veramente scelto dagli italiani, voi che vi definite patrioti, allora, andate a dirlo agli italiani che avete paura di venire a metterci la faccia qui, su Sgarbi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), andate a dire anche questo!

PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.

ANTONIO CASO (M5S). Concludo, Presidente. Visto che ci siete, colleghi, raccontate poi anche agli italiani, soprattutto a quelli che si spaccano la schiena sette giorni su sette, che intanto, qui, la Camera dei deputati fa la settimana corta, perché, nonostante tutto quello che abbiamo da discutere, tutto il lavoro che c'è, qui stasera ce ne andiamo a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Onorevole, Caso, come sa anche il presidente del suo gruppo, che ha partecipato alla riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, in ordine alla proposta di modifica del calendario, come da Regolamento, è stato previsto lo spostamento dell'esame della mozione a cui lei fa riferimento, garantendo comunque nel mese di febbraio, come abbiamo letto - mi rendo conto un po' velocemente - prima, il voto della mozione, il giorno 15 febbraio e, comunque, come primo argomento dopo la conclusione dell'esame del decreto-legge in materia di proroga di termini, quindi, con una data certa, che adesso è fissata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, intervengo per una precisazione da fare per il resoconto stenografico. Il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, sulla votazione relativa al punto n. 20 della risoluzione Bruno ed altri n. 6-00070, si esprime positivamente, invece che, erroneamente come riportato, negativamente. Quindi, per un cambio di voto fra “rosso” e “verde”.

PRESIDENTE. Il voto non si cambia, però, insomma, la sua comunicazione è agli atti. Se cambiassimo i voti, sarebbe tutto un po' complicato.

Esame e votazione di questioni pregiudiziali riferite alla proposta di legge: Molinari ed altri; Bignami ed altri; Faraone ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 384​-446​-459-B​).

PRESIDENTE. Secondo quanto stabilito nell'odierna riunione dei presidenti di gruppo, passiamo ora all'esame e alla votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità Quartini ed altri n. 1 e Zanella ed altri n. 2 e della questione pregiudiziale di merito Furfaro ed altri n. 1, riferite alla proposta di legge, già approvata in un testo unificato dalla Camera e modificata dal Senato, n. 384-446-459-B: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS­CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS­CoV-2.

Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.

Ricordo che, a norma dell'articolo 40, comma 4, primo periodo, del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, terzo periodo, ad una votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità e, poi, con un'altra votazione, sulla questione pregiudiziale sollevata per motivi di merito.

Illustra la questione pregiudiziale di costituzionalità Quartini ed altri n. 1 lo stesso presentatore, il deputato Andrea Quartini.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, colleghe, colleghi, Sottosegretario, siamo in terza lettura dopo il passaggio di questa proposta di legge al Senato sull'istituzione di una Commissione d'inchiesta e, lo dico subito, i cui contenuti sono faziosi, tendenziosi e pretestuosi, voluta dalla maggioranza contro le opposizioni, perché di questo si tratta. Come ho già affermato durante il dibattito in prima lettura, ritengo questa proposta di legge un tentativo di annientamento degli avversari politici, così pervicace da ignorare gli stessi principi costituzionali e per questo, Presidente, presentiamo anche in questo passaggio una pregiudiziale in tal senso.

Vi è in questa proposta di legge un'evidente ostentazione da parte di una maggioranza che si limita a fare opposizione alle opposizioni, mettendo a serio rischio la dialettica e la collaborazione democratica. Ma quello che appare più grave per il Paese è la deresponsabilizzazione strumentale e irresponsabile di Governo e maggioranza rispetto alla necessaria riqualificazione di un Servizio sanitario nazionale impoverito da anni di tagli finanziari e di tagli di personale. Eppure, nonostante i tagli finanziari, nonostante i tagli di personale, proprio grazie all'azione politica del Governo “Conte 2”, integrata dai preziosi contributi di tecnici, scienziati, ricercatori, operatori sanitari, dallo stesso mondo del volontariato, siamo riusciti a contenere i danni umani e il Paese intero ha dimostrato una resilienza collaborativa mai vista, che ci ha permesso di contrastare questa emergenza. Di questo l'intero Paese dovrebbe essere orgoglioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, noi siamo stati i primi a volerci interrogare, a voler indagare sul perché ci siamo ritrovati con un sistema Paese e un sistema sanitario pubblico in grave difficoltà di fronte alla pandemia. Lo ripeto, siamo i primi a voler comprendere, siamo i primi a voler indagare, a voler lavorare seriamente, perché non avvenga di nuovo, proprio per questo noi non la temiamo questa Commissione d'inchiesta. Tuttavia, è stata concepita con un perimetro di indagine costruito, delimitato, che tiene fuori tutto il cuore pulsante della gestione sanitaria, le regioni, che tiene fuori da questo perimetro di indagine tutte le filiere di comando delle autorità politiche sanitarie e regionali, sino ai singoli responsabili delle singole strutture, degli ospedali e, non voglio calcare la mano, delle RSA.

Per come è stata confezionata è un insulto agli italiani, alle sofferenze che hanno avuto le famiglie e a tutto il lavoro fatto dal personale sanitario, dalle Forze di polizia, da tutti coloro che sono stati in trincea. Così concepita, ogni eventuale quadro fattuale ricostruito dalla Commissione è assolutamente insufficiente e lacunoso, posto che i più importanti attori coinvolti nel periodo pandemico non sono stati neanche menzionati dalla proposta di legge in esame e non saranno oggetto di attività di questa Commissione.

Tagliare fuori gli enti territoriali, in particolare le regioni, appare sicuramente limitativo rispetto all'indagine, ma, soprattutto, non è pertinente rispetto alle competenze ad esse assegnate dall'ordinamento costituzionale. Pensi, Presidente, che abbiamo assistito a una media di 40 ordinanze e provvedimenti regionali solo fino a maggio 2020. Era un ruolo essenziale quello delle regioni, dovevamo impostare questa Commissione proprio indagando su quel ruolo e questa proposta di legge le tiene fuori da questa indagine. Come ebbi a dire in prima lettura, ritengo che uno degli obiettivi occulti della maggioranza sia non prestare il fianco alla scellerata autarchia eversiva, dal mio punto di vista, dell'autonomia differenziata, che spaccherà il Paese. Non solo, le Commissioni d'inchiesta non dovrebbero costituirsi per indagare strumentalmente, sfruttando la maggioranza numerica nell'organo, non dovrebbero indagare strumentalmente sui Governi precedenti attraverso teoremi politici precostituiti. In questo modo si svilisce e si travisa, infatti, un prezioso istituto riconosciuto dalla nostra Carta costituzionale. Appaiono, dunque, evidenti gli intenti reali di questa maggioranza parlamentare e degli altri proponenti, i quali, lungi dall'utilizzare questo prezioso strumento per rispondere ad esigenze di interesse pubblico, sembrano piuttosto volerlo strumentalizzare ed utilizzare sfacciatamente, come palese mezzo di lotta politica, per condannare senza riserve l'operato del Governo “Conte 2”, come un vero e proprio atto d'accusa, una spada di Damocle, una mannaia, un tribunale contro l'opposizione. È inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

È vero che alcuni emendamenti, che avevamo proposto ed erano stati bocciati in prima lettura, hanno trovato riscontro nelle riflessioni e nei concetti espressi dal Presidente della Repubblica, con la sua delicata prudenza e il suo consueto garbo istituzionale, e sono stati poi accolti nell'altro ramo del Parlamento, nello specifico in riferimento ai giudizi espressi dalla stessa Corte costituzionale sulla legittimità dell'operato del Governo, ma in misura assolutamente modesta e insufficiente, lasciando inalterato l'impianto complessivo del provvedimento, che, per tale ragione, secondo noi, continua a collocarsi al di fuori del recinto della Costituzione. Pensi, Presidente, che le misure della bozza del nuovo piano pandemico, inviato dal Ministro Schillaci alle regioni, ci trovano d'accordo, confermano che le misure prese dal Governo Conte erano assolutamente valide, le confermano tutte, sulla base dei tecnici che si sono organizzati scrivendo questo piano sulla base delle evidenze scientifiche internazionali e nazionali. E li voglio anche ringraziare, questi tecnici, perché restituiscono, se ce ne fosse stato bisogno, dignità al lavoro incommensurabile di ricercatori e operatori sanitari, che si sono prodigati durante le fasi difficili di contrasto alla pandemia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il piano restituisce completa legittimità alle decisioni del Governo “Conte 2” durante la pandemia, aggiungendo valore alla legittimazione che era già arrivata dalla Corte costituzionale, di fatto svuotando gran parte del significato stesso di questa Commissione. Per tutti questi motivi, Presidente, noi ravvisiamo nel testo latenti e palesi violazioni del dettato costituzionale e, segnatamente, degli articoli 82, 117 e 134 della Costituzione. Per tutte queste ragioni, chiediamo di non procedere all'esame di questo atto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e del deputato Ubaldo Pagano).

PRESIDENTE. L'onorevole Dori ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Zanella ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. È veramente curioso che la maggioranza, mentre porta avanti la riforma della Costituzione nella direzione dell'autonomia differenziata per attribuire maggiori compiti alle regioni, nello stesso tempo porta qui in Aula un provvedimento nel quale, in una materia prevalentemente ad impulso regionale, cioè la sanità, le regioni incredibilmente spariscono. Il messaggio che la maggioranza lancia è: per le regioni poteri sì, responsabilità no. Forse, allora, il Governo non sta compiendo la riforma dell'autonomia differenziata, ma vuole adottare un nuovo sistema di raccolta differenziata: da un lato, il bidoncino dei poteri delle regioni, che si vuole riempire fino all'orlo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) senza nemmeno dare troppo peso, se tutti i bidoncini sono pieni allo stesso modo, e, dall'altro, il bidoncino delle responsabilità delle regioni, che si vuol tenere vuoto, anzi, nemmeno ci si vuol guardare dentro, come in questo caso. Purtroppo, però, le responsabilità non sono mai biodegradabili.

Avremmo voluto votare tutti insieme a favore dell'istituzione di questa Commissione d'inchiesta, ma la maggioranza ha trovato il modo di macchiare questo provvedimento, che doveva essere di unità nazionale, ma, nei fatti, è diventato oggetto di conflitto politico. A pagarne il prezzo saranno, purtroppo, i cittadini, che avrebbero voluto sapere e capire qualcosa in più, invece i quesiti ancora aperti resteranno senza risposta. Anzi, delle risposte, qualora arrivassero, saranno parziali, e una verità parziale è una verità falsata.

Nel momento in cui la maggioranza decide di non vagliare l'operato delle regioni e, quindi, sceglie di andare solo in una direzione spacca il Paese anziché pacificarlo con l'arma della trasparenza. Noi avremmo voluto approfondire a 360 gradi cosa non ha funzionato nella gestione della pandemia, per imparare dagli errori, attrezzandoci in prospettiva futura. Stiamo perdendo una grande occasione per i nostri cittadini, per i medici, per gli infermieri, per tutti coloro che sono stati in prima linea contro il COVID. La maggioranza esclude dall'indagine l'operato degli enti territoriali, in particolare delle regioni. Qual è lo scopo? Quello di far passare una specifica preconcetta versione dei fatti? Se si vuole un focus solo su qualcosa e non su tutto, c'è già un giudizio, anzi, un pregiudizio: il tentativo di confermare una tesi già scritta.

La Commissione d'inchiesta poteva essere un prezioso strumento per rispondere a esigenze di interesse pubblico, mentre qui viene usata come una clava contro qualcuno, un regolamento di conti che, magari, strizza anche l'occhio ai no-vax (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ma possiamo essere certi di una cosa: ai cittadini non interessa lo scontro politico su questo tema, non vogliono ricostruzioni faziose che non portano da nessuna parte, ma avrebbero voluto un faro acceso, puntato su aspetti ancora oggi oscuri. Avremmo dovuto tutti insieme scrivere una bella pagina di politica, mentre oggi questa è la risposta della politica, il paraocchi, anzi, il paraocchio perché un occhio è scoperto mentre l'altro è tenuto coperto. Ma solo con due occhi aperti si ha la tridimensionalità e si può percepire effettivamente la profondità.

Allora, lasciamo davvero stare i bei discorsi retorici e strappalacrime, dato che di lacrime chi ne aveva da versare le ha già versate nel 2020 e continua a farlo oggi, ricordando i propri cari. Cosa teme la maggioranza? Teme che possa essere messo in discussione, ad esempio, il modello sanitario lombardo? Guardate che per mettere in discussione il modello sanitario lombardo è sufficiente tentare di prenotare una visita specialistica e mettersi in liste di attesa infinite (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! La maggioranza, nel tener fuori dall'inchiesta le regioni, si mostra debole, mostra un nervo scoperto. Prendiamo atto che, con questa Commissione d'inchiesta, la maggioranza non ha uno scopo di verità ma solo uno scopo politico e in evidente difformità con le finalità proprio riservate dalla Costituzione alle Commissioni d'inchiesta. Il provvedimento in esame mira a istituire una Commissione davvero con il preciso e specifico compito di individuare le responsabilità dei Governi precedenti, snaturando così l'istituto e trasformandolo in uno strumento a disposizione della maggioranza di turno. L'intento, quindi, della proposta di Commissione d'inchiesta è reso palese dalla scelta di limitare l'indagine ai soli attori istituzionali nazionali, escludendo in particolare la gestione delle regioni. Scelta precisa, non è una mera dimenticanza, considerato che sia in prima lettura, qui alla Camera, sia al Senato sono stati bocciati tutti gli emendamenti che puntavano proprio ad estendere le attività d'indagine alla gestione regionale della pandemia. La Costituzione, lo sappiamo, assegna proprio alle regioni questa competenza della regolamentazione e organizzazione dei servizi e di quelle attività destinate alla tutela della salute. Com'è noto, nel corso dell'emergenza pandemica gli enti territoriali hanno mantenuto quei poteri e quelle prerogative che avevano in periodo pre-pandemico, adottando spesso anche posizioni non allineate rispetto a quelle assunte a livello centrale, con la conseguenza che questa Commissione d'inchiesta non dovrebbe prescindere dal coinvolgimento di quest'ultime, se davvero volesse ricostruire ciò che è successo.

A nostro giudizio, quindi, appare evidente come il testo in discussione, in realtà, sia in palese violazione degli articoli 82 e 117 della Costituzione. Per questo motivo noi voteremo a favore delle pregiudiziali perché davvero non possiamo renderci complici di un'azione di nascondimento. Sarebbe come voler entrare in una stanza buia con una torcia, illuminare solo una parete e trarre le conclusioni sulle condizioni di quella intera stanza senza nemmeno aver guardato la parete che sta di fronte (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il deputato Stumpo ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di merito Furfaro ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

NICOLA STUMPO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, noi abbiamo presentato una pregiudiziale di merito sull'istituzione di questa Commissione d'inchiesta che, più che una Commissione, come dirò dopo, sembra un plotone d'esecuzione, per com'è stata pensata. Le pregiudiziali di merito vertono soprattutto su questo. Prima di trattarla più sul versante politico e storico, richiamando le Commissioni d'inchiesta che ci sono già state nel nostro Paese, vorrei dare ragione del perché di questa pregiudiziale di merito. All'articolo 3 sono scritte tutte le ragioni per le quali voi avete deciso, da soli, di istituire questa Commissione. Le ragioni sono parte della vostra campagna elettorale e anche della campagna che avete fatto durante la fase del COVID. Avete sempre detto dell'importanza dell'unità del Paese, di tenerlo unito. Vorrei ricordare qui l'unità che l'opposizione ha rappresentato con il primo Governo che ha dovuto provare a dare risposte durante la fase del COVID, il Governo “Conte 2”, e, successivamente, con il Governo Draghi. Quelle opposizioni erano composte da tutta l'attuale maggioranza o anche soltanto da un pezzo, da Fratelli d'Italia. Mai nessuna delle posizioni che noi abbiamo assunto nell'interesse del Paese è stata da voi sostenuta in una logica di unità nazionale. Anzi, avete provato a mettere alcune di quelle questioni anche dentro la Commissione d'inchiesta e vi è stato sussurrato all'orecchio, nel passaggio tra un'aula e l'altra, di togliere alcune vicende. Altre le avete inserite, invece, nella Commissione e anche nel piano pandemico. Vi siete risposti da soli. Su altro vi ha risposto la Corte costituzionale, smentendovi su alcuni dei temi su cui voi volete indagare, a partire dalle libertà e dal contrasto tra la libertà e il diritto alla salute.

Il tema, più in generale, rispetto alle Commissioni d'inchiesta è che le Commissioni sono d'inchiesta se le decide il Parlamento nella sua interezza, come è sempre successo nei momenti difficili, per questioni difficili del nostro Paese. Ci sono state Commissioni d'inchiesta sulla vicenda Moro, sulla P2, sulle stragi e questo Parlamento le ha votate all'unanimità, magari anche nell'indifferenza, come capita.

Non si preoccupi, Presidente, sono abituato a parlare anche in condizioni peggiori.

PRESIDENTE. Siccome lei, peraltro, non ha esattamente un timbro da tenore, è bene che i colleghi a maggior ragione facciano silenzio, per favore.

NICOLA STUMPO (PD-IDP). Presidente, se serve, urlo. Sono abituato a parlare anche mentre altri parlano.

PRESIDENTE. Toni melliflui, per cortesia.

NICOLA STUMPO (PD-IDP). Non è quello il tema. Grazie.

Ce ne sono state altre, quella su Telecom Serbia e Mitrokhin, che la maggioranza, la stessa di oggi, ha votato da sola e ha fatto disastri. Nel dibattito che c'è stato lunedì è stato detto da alcuni componenti dell'attuale maggioranza: non è vero che non si è indagato, anche in alcune regioni ci sono state già delle Commissioni.

Sì, infatti, quei consigli regionali hanno votato all'unanimità quelle commissioni. Non voglio entrare nel merito di quei consigli regionali, né della sanità di quelle regioni, né di quello che hanno prodotto, né di come si è arrivati alle scelte che quella maggioranza ha fatto anche in quel consiglio regionale sulle presidenze e quant'altro. Vedete, la differenza, anche in quel consiglio regionale - questo vi dovrebbe entrare in testa -, è che quelle scelte sono state fatte all'unanimità e non da parte di una maggioranza che in alcun modo ha voluto tener conto delle cose che le sono state dette, come è avvenuto qui alla Camera o al Senato. Avete apportato modifiche che definire ridicole è poco. Avete aggiunto la parola resilienza, perché non avevate capito durante la pandemia cosa significasse. Non l'avevate inserita e qualcuno ha fatto una piccola modifica. Vi pare che si possano fare queste modifiche? Noi vi avevamo chiesto dall'inizio di cambiare la natura di questa Commissione, altrimenti, farete esattamente la stessa cosa che avete già fatto, troverete gli Scaramella, troverete qualcuno a libro paga dei servizi, non in modo scoperto, ma in modo coperto, come avete già fatto nelle altre Commissioni, che venga a dire bugie. Per ottenere cosa? Per farvi qualche campagna elettorale, magari, per le europee? Per tenere acceso il fuoco, per fare che cosa? Qual è l'utilità che volete dare al Paese con questa Commissione? Volete guardare le cose che sta facendo o ha fatto già la magistratura e pensate di avere qualche capacità in più? Volete giudicare, come avete detto, se ci sia stata efficacia o meno dei vaccini perché dovete rispondere a quel gruppo di no-vax presenti anche in questo Parlamento? Guardate, per senso di responsabilità, non porto qui quello che alcuni colleghi hanno pubblicato sui loro social, perché, in queste ore, questi colleghi sono affaccendati con altri problemi, dalla mezzanotte del 31 dicembre, per fare un esempio di qualche collega no-vax (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che qui è stato portato e che ha una cultura della quale bisognerebbe provare ad avere un po' di vergogna. È questo quello che volete consegnare al Paese? Siete la maggioranza di questo Parlamento, non del Paese, ricordatevelo, siete la maggioranza di questo Parlamento. Utilizzate questa maggioranza per governare il Paese, utilizzate questa maggioranza anche per discutere con le opposizioni. Non dovete aver paura di confrontarvi, non dovete aver paura, anche in queste modalità. Di tutto ciò che avete detto in campagna elettorale rispetto all'economia avete tutto il diritto - avete chiesto agli italiani un mandato -, ma non delle cose che invece servirebbero a unire il Paese, sui problemi seri.

Ho sentito dire da alcuni di voi, ancora in questi giorni: dobbiamo verificare se i vaccini hanno prodotto dei danni ai cittadini. Veramente pensate che la Commissione gestita dalla politica sia in grado di fare valutazioni scientifiche? Servirebbe altro. Dovremmo avere il compito di verificare se siano stati investiti soldi nella sanità per trovarci pronti la prossima volta, per avere un numero di terapie intensive adeguato oppure per riuscire a trasformare in terapia intensiva i posti letto. Dove facciamo questo, con questa Commissione? Mi dite dove è scritto? È possibile che non vi interessi sapere se il nostro Paese sia in grado di affrontare un problema? Voi volete vedere se quel problema è stato risolto oppure no, se ci sono stati, magari, soldi spesi male dal vostro punto di vista oppure no. È questo il tema sul quale il nostro Parlamento dovrà perdere mesi e ore di tempo?

Mi avvio a concludere Presidente, concludo in meno di un minuto. Noi siamo convinti - per questo abbiamo presentato una pregiudiziale di merito - che è completamente sbagliata, non per noi ma nell'interesse del Paese. E ancora oggi, prima di iniziare, quando sarà, la discussione e quindi il voto finale, vi chiediamo di ripensarci, perché siamo qui a disposizione a trattare questi temi nell'interesse della sanità del nostro Paese e nell'interesse del Paese, per guardare dal buco della serratura potete provvedere voi (Vivi e prolungati applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loizzo. Ne ha facoltà.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente… se smettono…

PRESIDENTE. Attendiamo, non si preoccupi. Prego, onorevole Loizzo.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci ritroviamo nuovamente in quest'Aula per discutere le pregiudiziali di costituzionalità sull'istituzione della Commissione d'inchiesta sul COVID, dopo che, esattamente otto mesi fa, la Camera ne aveva respinte altre analoghe, relative alla proposta di legge originaria. Cosa è cambiato, onorevole Stumpo? Nulla. Certo, non sono emersi elementi nuovi tali da dissipare le nostre ombre sulla gestione del COVID. Abbiamo soltanto ripreso l'invito di Mattarella, del nostro Presidente, e abbiamo apportato modifiche al testo che rendono la proposta di legge ancor più inattaccabile, modifiche presentate soprattutto dalle opposizioni, le stesse opposizioni che oggi riprovano a fermare l'istituzione della Commissione d'inchiesta, accampando elementi di incostituzionalità inesistenti e facendo leva su motivazioni pretestuose e, se vogliamo anche dirla tutta, sbagliando i riferimenti di costituzionalità.

Al di là dei formalismi, veniamo al merito, partendo da quello che stabilisce l'articolo 82 della Costituzione, ossia che ciascuna Camera può disporre inchieste su materiale di pubblico interesse. Ebbene, vogliamo dire che la pandemia non è di interesse pubblico? La ratio è chiaramente ricollegabile alla funzione di controllo che il Parlamento può esercitare sull'attività del Governo. Ebbene, vogliamo dire che quest'Aula non può esercitare l'azione di controllo? Mascherine introvabili, ventilatori, banchi a rotelle, primule dappertutto. Nessun intento punitivo, onorevole Stumpo, nessuna volontà di sostituirsi all'autorità giudiziaria. La verità, noi vogliamo la verità. Permettetemi un ulteriore passaggio legato alle previsioni costituzionali. Le Commissioni d'inchiesta hanno una duplice natura, di tipo politico e di tipo legislativo. La parte politica mira a evidenziare responsabilità del Governo in merito a determinate questioni. Le seconde, al fine di raccogliere elementi e informazioni utili a migliorare la legislazione.

Questa Commissione d'inchiesta non punta certo a sostituirsi all'autorità giudiziaria, ma - riprendo le parole contenute in una delle questioni pregiudiziali - a indagare oggettivamente su quello che è accaduto durante la pandemia. Si, noi questo lo vogliamo. Non c'è l'intenzione di mettere qualcuno alla sbarra, ma approfondire per ravvisare gli errori al fine di non ripeterli. Si, questo noi vogliamo.

Ebbene, come è accaduto in passato le opposizioni ci attaccano pretestuosamente e si attaccano al campo di azione della Commissione limitato al Governo, nonostante la Costituzione assegni alle regioni le competenze in materia di sanità, dimenticando che la situazione emergenziale ha stravolto anche il rapporto tra il Governo centrale e le regioni, come dimostrato in numerosi provvedimenti assunti dalle regioni e impugnati dalla Presidenza del Consiglio. Ne sono testimone, perché fu Jole Santelli, come presidente della regione Calabria, a vedersi impugnato uno di questi provvedimenti. Questo è un tempo che avremmo potuto dedicare ad altro, anziché spenderlo in una discussione che niente aggiunge e niente toglie a quella svolta nove mesi fa, ma tant'è. Ma, allora, concedetemi di dire che la questione non riguarda il presunto mancato rispetto della Costituzione, ma è ben più semplice di quanto si possa apparire.

C'è chi pensa che la gestione dell'emergenza sanitaria sia andata in tutto e per tutto per il verso giusto, e c'è chi, al netto della drammaticità della situazione, ritiene che qualche ombra ci sia, noi siamo tra quelli, e che meriti di essere dissipata, quest'ombra. Dividersi in tifoserie non rende onore alle tante, tantissime vittime della pandemia; non rende merito allo straordinario servizio svolto da professionisti della sanità, medici, infermieri e operatori sanitari; non rende merito a chi dalla pandemia ha subito danni ingenti a livello economico. Rende merito, invece, ed è questo l'obiettivo della Commissione, cercare la verità, ricostruire le scelte politiche, individuare eventuali errori, per non ripeterli. E voglio ricordare ai banchi dell'opposizione un giorno, il 27 febbraio 2020, quando un presidente di una regione importantissima, Attilio Fontana, comunicò che, avendo avuto un contatto con una persona positiva, si sarebbe messo in isolamento e indossò, in diretta social, la mascherina. Un gesto di responsabilità e dal valore simbolico, ma forse non tutti ricordate le reazioni. Permettetemi di citarne alcune…

PRESIDENTE. No, dovrebbe concludere.

SIMONA LOIZZO (LEGA). La maschera in diretta Facebook non serve, lo disse Matteo Orfini del PD. Completamente irresponsabile, disse l'onorevole Calenda (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), invitandolo ad avere consapevolezza degli effetti delle sue azioni. E l'ex Ministro Toninelli affermò che il panico deve essere arginato e non alimentato. E vogliamo parlare di Michele Mirabella, che, seduto in un ristorante cinese, diceva che non era affatto facile il contagio?

Noi vogliamo soltanto la verità. Colleghi del PD, della sinistra e del MoVimento 5 Stelle, e concludo, perché avete paura di questa Commissione? Avete timore che emerga l'inappropriatezza di certe decisioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Volete che la Commissione non vi metta di fronte alle vostre responsabilità politiche? Se il Parlamento non approfondisce questa parentesi della storia, cos'altro può approfondire? Le questioni pregiudiziali di costituzionalità sono ormai un rito che si perpetua e che voi utilizzate per fermare Commissioni importanti come questa. Ed è per questo che la Lega-Salvini Premier vota contro le vostre pregiudiziali, perché la Lega vuole la verità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Per citare il mio collega Giachetti, a cui di solito pertiene questo compito, dobbiamo davvero regolare sul Regolamento. Probabilmente un Regolamento che funzioni imporrebbe a tutti noi una maggiore attenzione nell'utilizzare gli strumenti idonei a ciascuna attività; invece devo dire che ci siamo tutti abituati a utilizzare, senza più farci troppo caso, in modo improprio i vari strumenti. È un discorso che faccio in maniera generale, al di là del caso specifico. Un continuo abuso della decretazione d'urgenza, un abuso dello strumento della fiducia, un abuso delle pregiudiziali, quante ne facciamo alla settimana, e oggi, a nostro avviso, c'è anche un abuso dello strumento della Commissione. Una Commissione non può essere uno strumento che valuta l'operato di un Governo precedente, per non parlare poi del fatto che questa Commissione, in particolare, dovrebbe persino valutare gli organi e le decisioni prese in organismi europei. Questa, secondo noi, è una forzatura, che giustifica il nostro voto favorevole alle pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio molto, signor Presidente. Nei pochi minuti che ho a disposizione vorrei dividere il mio intervento, prima affrontando la questione formale. Riprendendo le considerazioni dell'onorevole Pastorella, noi possiamo giustamente aprire un dibattito sull'utilizzo delle Commissioni d'inchiesta; figuriamoci, magari si potrebbe decidere di circoscriverlo molto di più, però è difficile porre il problema soltanto perché adesso ce n'è una che - ovviamente non mi riferisco all'onorevole Pastorella - ci piace o non ci piace. Se sono troppo larghe le maglie dell'utilizzo delle Commissioni d'inchiesta, valutiamolo nella riforma del Regolamento e ci preoccuperemo del fatto.

Dal punto di vista formale, e poi vengo al merito, è veramente singolare, signor Presidente, che noi ci troviamo pregiudiziali di costituzionalità su Commissioni d'inchiesta, intanto perché il reticolo delle Commissioni d'inchiesta notoriamente è abbastanza chiaro e stabilito. Penso che ci sia, di fatto, una supervisione anche da parte della Presidenza. Ovviamente non è una valutazione di costituzionalità, ma è un reticolo che viene spesso utilizzato. Io stesso ne avevo fatta una sullo sport a suo tempo e ho utilizzato uno schema che, ovviamente, può essere arricchito o meno. Presentare una pregiudiziale di costituzionalità è abbastanza singolare. Come ricordava l'onorevole Pastorella, ne abbiamo fatte un'infinità, l'abbiamo fatta quest'anno sulla Orlandi, ne abbiamo fatte di tutti i colori, ora, improvvisamente, questa ha caratteri di incostituzionalità. Io ho ascoltato con grande interesse e attenzione gli interventi dei presentatori. Do atto all'onorevole Quartini almeno di aver citato alcuni articoli della Costituzione per fare riferimento a una sorta di incostituzionalità, ma nessuno di coloro che sono intervenuti ha dimostrato o illustrato quali sono i tratti di incostituzionalità di queste pregiudiziali, sono intervenuti nel merito - e ci mancherebbe altro -, ma questa è una fase successiva. Perché è anche vero quello che dice l'onorevole Stumpo, è vero in parte, cioè è vero che, tendenzialmente, quando bisogna istituire Commissioni di inchiesta, si cerca di trovare un accordo - questo, in tanti casi è accaduto, in tanti casi non è accaduto -, ma non è vero neanche che in tutte le Commissioni con riferimento alle quali non c'è stato un accordo, poi il risultato sia stato drammatico. Dall'altra parte, però, vorrei dire all'onorevole Stumpo che non possiamo assumere che da qualche parte ci sia un diritto di veto rispetto alla scelta del Parlamento, che, anche se a maggioranza e non all'unanimità, sceglie di promuovere e di votare Commissioni di inchiesta, altrimenti rischieremmo, onorevole Stumpo, di creare quella situazione spiacevole che di recente, qualche giorno fa, si è creata a Roma con un teatro, per cui succede che, se si fanno nomine in quel teatro senza di noi, è un vulnus alla democrazia, mentre se quelle nomine sono partecipate, creando, addirittura, due figure per fare in modo che siano sistemati tutti i fondoschiena sulla sedia, allora, improvvisamente, scompare il vulnus alla democrazia e si costruisce un equilibrio democratico e istituzionale. Non può essere così, ovviamente (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Fratelli d'Italia).

Per quanto ci riguarda, io mi domando e lo domando a tutti, perché io mi sono anche letto le pregiudiziali - ho anche un certo problema masochistico -, ho letto tutte le premesse: il tema - lo dico anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - è che, quando parliamo di processo per strada, del processo di popolo, e via dicendo, cosa alla quale io sono molto meno abituato di voi, ma questo rispetto a quello che è successo in passato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe), siete voi che nelle premesse avete precostituito un'arringa difensiva per un processo. Se voi andate a leggere le vostre premesse, come ha spiegato anche l'onorevole Quartini, una per una, ponete contrapposizioni a un'accusa che ancora, però, si deve manifestare. Vorrei, quindi, suggerire… Abbiamo già finito il tempo? Va bene.

PRESIDENTE. Un minuto.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Un minuto e ho chiuso. A noi interessa capire. Peraltro, vorrei dire che il processo di piazza non c'è, perché, ringraziando Iddio, la magistratura ha già fatto il suo corso, l'ha fatto per il Presidente del Consiglio, l'ha fatto per il Ministro della Salute, l'ha fatto per il presidente della regione Lombardia. Quindi, tendenzialmente, i problemi sollevati dal punto di vista giudiziario non sono più in campo, ci sono i problemi e le scelte politiche. Posso ritenere che questo Parlamento, non in un processo di piazza, ma facendo una valutazione su come si sia proceduto, con le mascherine, con i banchi a rotelle che stanno nelle cantine delle scuole, con i respiratori, con i russi che giravano tranquillamente in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), con una Commissione, abbia diritto di indagare su quello che, non dal punto di vista giudiziario, ma delle scelte politiche, è stato fatto in quei giorni? Io penso che la Commissione abbia tutto il diritto di farlo e penso che non si debba avere paura di farlo. Anzi, penso, che, come dice qualcuno, se non hai problemi, non vedo quale sia il problema, andiamo a vedere, indaghiamo. Era normale che venissero i russi, scendessero dall'aereo e circolassero tranquillamente in Italia a fare non si sa cosa? Capiamolo, magari scopriamo anche cosa sono venuti a fare e chi glielo ha detto. Può essere utile dal punto di vista politico, non dal punto di vista giudiziario.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Si può sapere le Primule che fine hanno fatto? Sarà utile, dal punto di vista politico, sapere che fine hanno fatto le Primule (Commenti del deputato Conte)? Finalmente io ho realizzato, signor Presidente - e concludo - una delle ambizioni della mia vita: avere la possibilità che il presidente Conte mi interrompesse e, avendo io raggiunto questo obiettivo, concludo il mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Grazie, Presidente, credo che il dibattito si sia definito molto sul merito e non sulle pregiudiziali costituzionali. L'articolo 82 della Costituzione è molto chiaro, molto preciso, stringato, direi. Abbiamo esperienza di moltitudini di Commissioni d'inchiesta che non sono terminate con proposte di legge, che non sono terminate con iniziative legislative particolari, Commissioni d'inchiesta che non hanno avuto l'unanimità da parte del Parlamento, nella storia della democrazia parlamentare di questo Paese, e credo, quindi, che davvero non ci sia alcun motivo di violazione costituzionale, né regolamentare, degli articoli 140, 141 e 142 del Regolamento della Camera dei deputati.

Questa proposta di legge di istituzione della Commissione d'inchiesta ha avuto già due passaggi parlamentari, uno in quest'Aula, un altro al Senato, questa sarebbe - e sarà - la terza lettura di questo provvedimento. Quindi, a proposito di: “avete strozzato il dibattito, avete impedito di discutere…”, ricordo che avremo fatto non so quante sedute di Commissione alla Camera e al Senato, non so quante sedute e quanti interventi di dibattito qui, all'interno dell'Aula della Camera e dell'Aula del Senato, altro che strozzare il dibattito. Abbiamo cercato di comprendere, di discutere, di confrontarci nel merito delle questioni e voglio solo fare due brevissimi passaggi.

Si parla delle regioni. Allora, intanto, questa è materia concorrente, a norma dell'articolo 117, comma 1, della Costituzione, per cui lo Stato ha competenze di regolazione, di controllo e di indirizzo e le regioni hanno competenza di gestione. E voglio ricordare che il Parlamento europeo ha istituito una Commissione speciale sulla pandemia da COVID-19, proposta dal gruppo dei socialisti e presieduta dall'onorevole Moretti, del gruppo dei socialisti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che in Lombardia si è fatta una commissione d'inchiesta a maggioranza di centrodestra che ha approvato la proposta fatta dal Partito Democratico di costituire la commissione d'inchiesta stessa, che in Umbria si è fatta una commissione d'inchiesta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che in Veneto si è fatta una commissione d'inchiesta. Caso strano, solo in Emilia-Romagna è stato chiesto, da parte dei gruppi consiliari del centrodestra, di fare una commissione d'inchiesta e la maggioranza di centrosinistra ha bocciato questa richiesta. In Piemonte è stata fatta un'indagine conoscitiva. Quindi, davvero, questo discorso indica la paura di affrontare nel merito quello che è accaduto e di concludere, come dice l'articolo 1 di questa proposta di legge, con un quadro abbastanza chiaro e preciso, anche al fine di fronteggiare una possibile futura nuova pandemia di questa portata e gravità.

Quindi, non è solo un plotone di esecuzione, non è un plotone di esecuzione (Commenti del deputato Amendola), ma è una verifica e anche una possibilità di dare una risposta migliore per eventuali - speriamo di no - pandemie che possono colpire il mondo, il Pianeta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patriarca. Ne ha facoltà.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, la pregiudiziale di merito di cui si discute si sviluppa intorno a un preconcetto che ne vizia il contenuto e ne svia la direzione: attribuisce, cioè, alla maggioranza l'intenzione, mai manifestata, di imbastire un processo ai protagonisti politici di una stagione che, fortunatamente, ci siamo lasciati alle spalle e per dimostrarlo la pregiudiziale si aggrappa all'etimologia della parola “valutare”, sì da farne un maglio con cui provare ad aprire una crepa nella legittima decisione della maggioranza di costituire una Commissione parlamentare d'inchiesta sul COVID, Commissione che, come è stato più volte ribadito, non solo in Aula, ma anche in numerose circostanze pubbliche, non ha alcuna finalità investigativa e, ancor meno, punitiva, né coltiva, come adombrano i firmatari, la velleità di sostituirsi all'autorità giudiziaria che, è vero, ha già adottato alcune determinazioni sul periodo della pandemia, ma che, come si apprende dai media, ha tuttora aperti diversi e specifici filoni di indagine paralleli, dei quali nessuno può immaginare l'esito; procedimenti su cui il Parlamento non vuole, né ha interesse a interferire, perché voler ledere la separazione dei poteri è davvero l'ultima delle accuse che possono essere rivolte a questa maggioranza. Ma non per questo possiamo permettere che una coltre di indifferenza e di arbitrarietà possa coprire le decisioni dell'autorità politica adottate in quegli anni: decisioni che, è bene ricordare, hanno impattato sulla vita dell'intera popolazione italiana e sul funzionamento della nostra società, con i suoi diritti e dei suoi doveri.

Per questo, chiedo ai firmatari: è forse censurabile cercare di capire cosa non abbia funzionato nella gestione dell'emergenza COVID? È forse sconveniente fare tesoro dell'esperienza passata, per evitare che simili errori si ripetano in futuro? Quanto poi alla contestazione di voler sottoporre a valutazione - che è un termine che mi sembra abbia particolarmente coinvolto le sensibilità dei colleghi - le indicazioni provenienti dalla task force, quelle del comitato tecnico-scientifico e degli altri organi a vario titolo interessati all'elaborazione del programma di gestione dell'emergenza, noi possiamo rassicurarli: sappiamo bene che i tempi di Galileo Galilei sono ormai passati e mai penseremo di fare un processo alla scienza. Ma, al contempo, non possiamo non ricordare come le indicazioni di questi organi siano stati declinate in chiave politica e trasfuse in atti aventi forza di legge, su cui è giusto porsi domande e su cui è necessario avviare una riflessione. Per guadare il fiume, dobbiamo prima capire da dove parte.

Tranquillizzando i colleghi firmatari della pregiudiziale, ribadisco l'assoluta insussistenza dei loro timori circa la paventata messa in discussione della validità scientifica dei vaccini. Siamo ben consapevoli del valore che hanno avuto contro la pandemia, e su questo la maggioranza è serena. Così come siamo ben consapevoli che verticalizzare il lavoro della Commissione sull'analisi delle singole determinazioni adottate dalle regioni avrebbe significato giungere a un risultato inverso rispetto a quello inseguito, ossia perdere l'occasione per comprendere il meccanismo delle dinamiche scaturite dalle decisioni assunte dai decisori politici e istituzionali dell'epoca, in una chiave unitaria e non già in un'ottica frammentata e spezzettata in tante piccole parti disomogenee rispetto al tutto. Non è questo l'esito che, legittimamente, la Commissione d'inchiesta perseguirà e non è questo l'approdo a cui cercheremo di giungere.

Stesso ragionamento per la pregiudiziale di costituzionalità, che riprende, sotto diversi aspetti, lo stesso percorso logico-argomentativo di quella di merito. È chiaro che noi possiamo essere responsabili di quel che scriviamo e di quel che diciamo, ma non possiamo essere responsabili di quello che i firmatari vogliono o non vogliono capire. Non si tratta di un processo politico, ribadisco, ma di un'analisi serena, legittima, democratica e doverosa, non solo sotto il profilo politico riguardo alle decisioni adottate in quel periodo e al percorso che ne ha determinato l'assunzione, ma anche sotto il profilo del dovere civico. Capire perché l'Italia sia stato il Paese con la più alta percentuale di mortalità in Occidente, malgrado le ristrette misure di contenimento, è un impegno che le istituzioni, la politica e il Paese dovrebbero assumersi nei confronti delle famiglie con decine di migliaia di vittime, che hanno funestato quella triste stagione.

Quanto, poi, al perimetro di indagine, gli atti dei decisori politici nazionali, è chiaro che si tratta di una scelta che risponde a due esigenze. La prima è di economicità: sarebbe stato, infatti, materialmente impossibile analizzare e studiare tutti gli atti che le amministrazioni territoriali, dai comuni alle regioni, hanno prodotto in quegli anni. La Commissione sarebbe stata travolta da un oceano di carte in cui sarebbe annegata, di fatto avviandosi a fallire il proprio compito.

Mi avvio alla conclusione. La seconda è di logica: lo stato di emergenza deciso a livello centrale del marzo 2020 è stato, per usare un termine filosofico, il primo motore di tutto quello che poi è accaduto. Le regioni, è vero, hanno svolto un ruolo consultivo in quel periodo, ma non avevano la potestà decisionale, che era prerogativa dell'Esecutivo.

Per questo, concludo dicendo: che nessuno debba preoccuparsi di indagare la verità, perché la verità, come diceva Aldo Moro, è sempre illuminante e ci aiuta ad essere coraggiosi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)!

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Quartini ed altri n. 1 e Zanella ed altri n. 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di merito Furfaro ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Do alla Camera una notizia molto negativa, un nuovo caso di un lavoratore picchiato sotto la sua abitazione. Ali' è stato aspettato sotto casa e aggredito da due persone incappucciate. Un lavoratore della Acca Srl di Seano, Prato. Ali' fa parte di un magazzino, fa il sindacalista, è stato in prima linea negli scioperi contro il lavoro nero, lo sfruttamento e il caporalato… Presidente, se può ascoltarmi.

PRESIDENTE. Io l'ascolto, sono gli altri che, ahimè…

MARCO GRIMALDI (AVS). Non è il primo caso, è la quarta o la quinta aggressione nello stesso distretto. Allora, più che fare un appello al Governo sono costretto, tramite la Camera dei deputati, a fare un appello alla magistratura, ai prefetti, a tutte le forze sociali di quel metadistretto del tessile in cui continuano a esistere il caporalato, il lavoro nero e lo sfruttamento. È inaccettabile che qualcuno non possa fare il sindacalista e si trovi uomini incappucciati che lo bastonano per aver semplicemente svolto la propria funzione, per aver chiesto i diritti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Vogliamo certezze, vogliamo che le indagini trovino i responsabili ma, soprattutto, vogliamo che sia garantita un'attività, quella di contrastare queste discriminazioni, l'attività del sindacato che in Italia è scritta nella Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maiorano. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MAIORANO (FDI). Grazie, Presidente. Il prossimo 2 febbraio ricorre l'anniversario della morte di Filippo Raciti, quarant'anni, un uomo, un padre, ma anche un ispettore capo della Polizia di Stato rimasto ucciso in servizio durante gli scontri scatenati da alcuni ultras dopo una partita di calcio.

Dal 2007, anno in cui accadde questo tragico episodio, sono stati avviati, anche se lunghi e lenti, diversi percorsi che hanno consentito di apportare, negli anni, un reale cambiamento al tifo negli stadi. Ricordiamo, ad esempio, il Daspo, l'istituzione degli stewards o la possibilità dell'arresto in flagranza differita.

Tali iniziative, Presidente, hanno permesso alle famiglie di ritornare negli stadi e di vivere con serenità le partite di calcio. Negli ultimi tempi, però, sembra che ci sia un ritorno a un triste passato. Si segnalano ancora episodi di violenza che in un Paese civile dovrebbero risultare preistoria. Si registra in diverse parti d'Italia un aumento degli atti di violenza tra ultras di tifoserie opposte, al di dentro e al di fuori degli stadi. Sono campanelli di allarme che non ci permettono di abbassare la guardia, onde evitare un ritorno a quello che per lo sport ha sicuramente rappresentato una brutta pagina di storia. Oggi, il sindacato autonomo di Polizia - credo abbia scritto a tutti gli appartenenti a quest'Aula - ci ha letteralmente scritto: lo sport è e deve rimanere un momento di condivisione, di fratellanza, di solidarietà e di rispetto per il prossimo, valori che vanno manifestati sia in campo, che sugli spalti, indipendentemente, dai colori della propria squadra, dalla razza o dalla religione. E con queste premesse, Presidente, che ovviamente condivido, chiede a noi tutti di collaborare assieme, affinché sia istituita, per il giorno 2 febbraio di ogni anno, una giornata contro la violenza negli stadi dedicata appunto all'ispettore Filippo Raciti. Una giornata per la quale, nei prossimi giorni, io stesso depositerò una proposta di legge, affinché essa rappresenti un momento importante per tutti noi, di riflessione su questo triste fenomeno e per esaltare il valore dello sport, ma anche - concludo Presidente - per tutelare, sostenere e stare al fianco di tutti gli appartenenti alle Forze dell'ordine, che mai sono nei nostri pensieri, tranne quando abbiamo bisogno di loro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Signor Presidente, non era in programma, però, ho ascoltato con piacere e interesse questa proposta, che, naturalmente, condivido. Aggiungo, però, che, oltre alla giornata di memoria, come sappiamo, ce ne sono tante e non sempre, diciamo così, utili, c'è una proposta di legge depositata, a mia prima firma, su una Commissione d'inchiesta sul tema degli ultras e della violenza negli stadi. Quindi, rilancio, non solo sostenendo quello che è stato detto, ma chiedendo sostegno, invece, perché si possa agire con uno strumento legislativo che riguarda esattamente questo tema, una Commissione che possa capire cosa succede in quei meccanismi che molto spesso sono legati non al tifo sportivo, naturalmente, ma alla delinquenza, in una sorta di porto franco che qualche volta risulta essere lo stadio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie a lei, la prendiamo come una sollecitazione per la calendarizzazione.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 5 febbraio 2024 - Ore 14,30:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 674 - Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti (Approvato dal Senato). (C. 1515​)

Relatore: FILINI.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 17 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BERGESIO ed altri: Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura (Approvata dal Senato). (C. 1304​)

e dell'abbinata proposta di legge: CARETTA ed altri. (C. 1123​)

Relatore: CARLONI.

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 317-533-548 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ROMEO ed altri; MENIA ed altri; GASPARRI: Modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 1457​)

e delle abbinate proposte di legge: CIABURRO ed altri; DE PALMA ed altri. (C. 708​-1496​)

Relatrice: MATTEONI.

La seduta termina alle 19.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 14, il deputato Messina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 25, il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 26, i deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario, mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 28, la deputata Frassini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1630 - VOTO FINALE 247 232 15 117 140 92 76 Appr.
2 Nominale DDL 1419-A - MANTENIMENTO ART 1 252 239 13 120 143 96 76 Appr.
3 Nominale EM. 2.1 254 239 15 120 96 143 76 Resp.
4 Nominale ARTICOLO 2 253 240 13 121 144 96 76 Appr.
5 Nominale EM 3.1 260 244 16 123 100 144 76 Resp.
6 Nominale EM 3.100 262 246 16 124 145 101 76 Appr.
7 Nominale ARTICOLO 3 263 246 17 124 147 99 76 Appr.
8 Nominale EM 4.1 259 243 16 122 98 145 76 Resp.
9 Nominale ARTICOLO 4 261 245 16 123 146 99 76 Appr.
10 Nominale EM 5.1 260 244 16 123 98 146 76 Resp.
11 Nominale ARTICOLO 5 259 243 16 122 143 100 76 Appr.
12 Nominale MANTENIMENTO ARTICOLO 6 259 243 16 122 146 97 76 Appr.
13 Nominale EM 7.1 256 241 15 121 94 147 76 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ARTICOLO 7 251 234 17 118 139 95 76 Appr.
15 Nominale MANTENIMENTO ARTICOLO 8 261 245 16 123 148 97 75 Appr.
16 Nominale MANTENIMENTO ARTICOLO 9 259 241 18 121 141 100 75 Appr.
17 Nominale MANTENIMENTO ARTICOLO 10 264 249 15 125 149 100 75 Appr.
18 Nominale MANTENIMENTO ARTICOLO 11 265 250 15 126 151 99 75 Appr.
19 Nominale DDL 1419-A - VOTO FINALE 253 238 15 120 147 91 74 Appr.
20 Nominale DOC LXXXVI 1-A-RIS 6-71 NO 14,20,27 267 259 8 130 158 101 79 Appr.
21 Nominale DOC LXXXVI 1-A-RIS 6-71-IMP 14,20,27 268 259 9 130 156 103 79 Appr.
22 Nominale DOC LXXXVI 1-A-RIS 6-71 - PREMESSE 268 250 18 126 149 101 79 Appr.
23 Nominale DOC LXXXVI 1-A-RIS 6-69 - NO IMP 2 270 265 5 133 115 150 79 Resp.
24 Nominale DOC LXXXVI 1-A-RIS 6-69 - IMP 2 268 220 48 111 66 154 79 Resp.
25 Nominale DOC LXXXVI 1-A-RIS 6-70 - NO IMP 20 267 264 3 133 102 162 79 Resp.
26 Nominale DOC LXXXVI 1-A-RIS 6-70 - IMP 20 268 268 0 135 36 232 79 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale PDL 384 E AB-B- QUEST PREG COST 1,2 247 244 3 123 97 147 78 Resp.
28 Nominale PDL 384 E AB-B- QUEST PREG MERITO 1 243 239 4 120 97 142 78 Resp.