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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 232 di mercoledì 24 gennaio 2024

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FABRIZIO CECCHETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,37).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola sull'ordine dei lavori, saluto studenti, studentesse e docenti dell'Istituto comprensivo Ciscato, della città di Malo (Vicenza), che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per chiederle di intervenire presso il Presidente della Camera e di informarlo della grave scorrettezza compiuta dai presidenti delle Commissioni VIII e X, ieri sera, nella fase di discussione del decreto-legge Energia. Presidente, tenga conto che è stata una fase di discussione condotta in maniera ordinata grazie all'atteggiamento delle opposizioni che hanno aderito alla scelta di indicare, segnalare un numero molto limitato di proposte emendative, facendo interventi di merito sulle stesse, senza alcun atteggiamento ostruzionistico.

Nella giornata di ieri, la mattina, è stato presentato un emendamento dei relatori, all'articolo 14, che, segnatamente, riguarda il mercato di maggior tutela, che prevede poteri commissariali sulla gestione del ciclo dei rifiuti al presidente della regione Sicilia. Non c'entra nulla con quell'articolo, non c'entra nulla con il decreto, già fin troppo decreto omnibus. Ciò che abbiamo posto in maniera chiara - ed è a verbale fin da ieri mattina - è che fosse consentita una discussione ordinata su una materia così delicata, consentendo all'opposizione di presentare subemendamenti e di discuterli.

La riunione della Commissione, poi, è stata posticipata in serata e, all'inizio della seduta, è stata presentata una riformulazione di quell'emendamento. Abbiamo chiesto del tempo per presentare i subemendamenti e di rinviare a questa mattina, in maniera tale da poterla gestire in maniera ordinata.

Da questo punto di vista, c'è stato un atteggiamento da parte dei presidenti spinti, sospinti e asserragliati dalla maggioranza perché si procedesse senza consentire l'adeguata discussione in Commissione. Segnalo, Presidente, che il presidente di turno in quel momento, il presidente Rotelli, a un certo punto ha deciso di tagliare la discussione e di procedere al voto degli emendamenti dopo che se ne erano discussi soltanto due, quindi impedendo la discussione. Abbiamo chiesto che si convocasse l'Ufficio di presidenza perché era quello il luogo in cui decidere come procedere, ma non ci è stata data neppure una risposta: si è proceduto senza convocare l'Ufficio di presidenza facendo una forzatura. Ora io le chiedo di segnalare l'accaduto al Presidente della Camera affinché intervenga perché non è possibile gestire in questa maniera i lavori di Commissione. La cosa che colpisce di più, Presidente - ed è l'ultima considerazione che voglio fare -, è come i presidenti e la maggioranza si siano acconciati a una forzatura di questa natura, perché evidentemente era troppa la fretta e la furia di approvare una cosa che non c'entra nulla con questo provvedimento. Evidentemente, il blitz sulla gestione dei rifiuti in Sicilia dovevano farlo nottetempo perché hanno vergogna di farlo durante il giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie Presidente. Mi associo, perché ieri sera abbiamo assistito a una forzatura della maggioranza nel momento in cui le opposizioni stavano discutendo i subemendamenti al nuovo testo presentato dal relatore per un commissariamento straordinario per una fantomatica emergenza rifiuti in Sicilia, tenuto conto che, ad oggi, non c'è nemmeno un piano rifiuti in quella regione e pertanto rimane anche difficile capire tutta questa fretta; quindi, le opposizioni hanno cercato di discutere in maniera pacata, nel merito, gli emendamenti prima e poi i subemendamenti a questa nuova proposta emendativa. La sottoscritta, in qualità di capogruppo in Commissione attività produttive, ha chiesto la convocazione dell'Ufficio di presidenza. Tale convocazione non ci è stata negata, ma non c'è stata una minima risposta da parte del presidente Gusmeroli. Non solo: subito dopo la mia richiesta sono iniziate le votazioni dei subemendamenti senza nemmeno annunciarle, in una maniera talmente veloce che la maggioranza nemmeno alzava la mano per votare e il presidente della Commissione attività produttive dichiarava la bocciatura di tutti i subemendamenti.

In una Commissione parlamentare si presume che si debba lavorare in maniera paritaria e democratica e che tutti i parlamentari abbiano diritto di prendere la parola e fare richieste; è vero che queste richieste possono essere negate alle opposizioni, ma in questo caso non sono state nemmeno negate, sono state ignorate ed i lavori sono proseguiti nonostante la mia continua richiesta di convocazione dell'Ufficio di presidenza.

Questo ha costretto le opposizioni a uscire dall'aula della Commissione e ad abbandonare i lavori. Questa forzatura è assolutamente inadeguata per i lavori della Commissione parlamentare - anzi, in questo caso, erano due le Commissioni parlamentari -, conseguentemente chiedo che sia informato il Presidente Fontana e che si faccia chiarezza su quello che è successo, acquisendo non solo il resoconto della Commissione, ma anche le immagini e l'audio della seduta stessa, perché non si può continuare a lavorare in questa maniera e questa non può diventare una prassi di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie Presidente. Ciò che è stato appena raccontato dai colleghi e riferito dai nostri deputati in Commissione - dall'onorevole Bonelli - è qualcosa che davvero, non solo è deprecabile, ma rischia di minare anche i lavori di queste settimane e quelli che abbiamo davanti. Lo dico perché siamo nella difficile e complicata discussione sul Milleproroghe e le opposizioni - come sapete - ieri hanno respinto l'ipotesi degli emendamenti segnalati, perché gli emendamenti segnalati erano pochissimi e si volevano comprimere i tempi. Qui siamo davanti a una situazione diversa, nell'ambito della quale le opposizioni hanno accettato il numero, pure esiguo, di emendamenti segnalati. Siamo alle ore 00,17 e mancano pochissimi emendamenti per chiudere l'iter. Ecco, in un mondo normale, chi ha accumulato quel ritardo - non stavamo davanti a un'operazione ostruzionistica da parte delle opposizioni -, chi al mattino ha rimesso le carte in tavola con un emendamento che, con i suoi 800 milioni per due inceneritori in Sicilia, senza un piano rifiuti, cambiava anche i connotati di questo provvedimento, chi ha impedito una discussione fino alla fine su questi punti, non solo ha sbagliato, ma non si è assunto la responsabilità di una cosa semplice, Presidente. Se alle ore 00,17 si cambiano anche solo i patti e le regole sancite dagli Uffici di presidenza, senza convocare nemmeno d'urgenza l'Ufficio di presidenza per dire che, entro un certo orario, ci sarebbe stato comunque il mandato al relatore, si fa una violazione del Regolamento, ma soprattutto non si rispettano le opposizioni. Allora - lo dico a lei e, per suo tramite, anche al Presidente della Camera, ma soprattutto ai capigruppo di maggioranza - credo che dobbiamo decidere cosa vogliamo fare, non tanto per il metodo e non solo per i prossimi provvedimenti, ma proprio per i rapporti fra opposizione e maggioranza in quest'Aula. È possibile, Presidente - glielo chiedo - che, mentre i capigruppo in Commissione chiedono la convocazione di un Ufficio di presidenza, il presidente fa votare in meno di un minuto - mi ascolti: in meno di un minuto - più di 20 emendamenti, senza nemmeno alzare lo sguardo? Come è possibile - lo chiedo perché abbiamo tutte le testimonianze dei nostri deputati -, davanti alla richiesta di convocazione di un Ufficio di presidenza in cui si dovrebbe decidere il prosieguo dei lavori di Commissione, che un presidente, senza alzare la testa, metta in votazione 20 emendamenti in meno di un minuto? Senza nemmeno guardare se c'è la maggioranza e tra le urla delle opposizioni - lo diciamo senza problemi -, che chiedevano semplicemente una sospensione per cambiare le regole che ci eravamo dati.

Presidente, visto che il precedente è grave e visto che vorremmo fidarci di quello che decidiamo negli Uffici di presidenza e dei patti che facciamo - perché se ci sono emendamenti segnalati, vuol dire che quelli vanno illustrati e votati -, se questa è la situazione, allora non ci possiamo fidare nemmeno degli Uffici di presidenza che faremo nelle altre Commissioni. Quindi, chiedo almeno, anche tramite il suo lavoro, un'interlocuzione con la maggioranza per avere, non dico le scuse, ma la sicurezza che un fatto del genere non succederà più e che ci saranno dei provvedimenti in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la deputata Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per unirmi alle osservazioni che hanno fatto le altre opposizioni. Il nostro gruppo non ha rappresentanti nelle Commissioni ambiente e attività produttive, ma anche noi abbiamo presentato alcuni emendamenti e ci siamo attenuti, come hanno fatto le altre opposizioni, a un lavoro costruttivo.

Desidero aggiungere un elemento, rispetto a quello che hanno già detto i colleghi, perché, nella positività e nella costruttività dei rapporti tra maggioranza e opposizione, credo che debba essere posto un tema: se il Governo, attraverso il relatore, presenta un emendamento nottetempo, con i tempi che i colleghi hanno descritto, credo che, però, non si debbano usare due pesi e due misure, perché se osserviamo, anche sul decreto Milleproroghe, le inammissibilità rispetto agli emendamenti delle opposizioni, ecco, queste inammissibilità hanno una valenza non soltanto tecnica, ma, spesso, oserei dire, anche politica.

Sottolineo e chiedo alla Presidenza di porre attenzione anche a questo, perché sappiamo bene come le inammissibilità rispetto agli emendamenti siano spesso propedeutiche a evitare il dibattito su certi temi in Commissione e in Aula. Quindi, chiedo ulteriore attenzione rispetto a quanto hanno già sottolineato i colleghi rispetto ai tempi che, appunto, sono stati utilizzati ieri sera nelle Commissioni ambiente e attività produttive (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Riguardo a quanto sollevato dai gruppi, il Presidente è informato e ne ha parlato per le vie brevi con alcuni presidenti di gruppo. Io, naturalmente, riferirò quanto emerso dalla discussione in Aula al Presidente per eventuali valutazioni.

Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta fino alle ore 9,57.

La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno (A.C. 1620-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1620-A: Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno.

Ricordo che, nella seduta di ieri, è stato, da ultimo, approvato l'articolo 3.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 4, segnalati per la votazione.

SARA KELANY, Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Sull'emendamento 4.2 Bonafe' il parere è contrario e anche sull'emendamento 4.4 Bonafe'…

PRESIDENTE. Può segnalarmi quelli favorevoli e dare per contrari gli altri, se vuole, se ritiene, altrimenti me li dice tutti in fila…

SARA KELANY , Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Preferisco andare avanti così, grazie.

Sull'emendamento 4.6 Rosato, il parere è contrario. Sugli identici emendamenti 4.8 Lomuti, 4.9 Bonafe' e 4.10 Schullian il parere è contrario. Sugli emendamenti 4.14 Lomuti, 4.15 Fratoianni, 4.16 Alfonso Colucci, 4.18 Bonafe', 4.19 Boschi, 4.24 Bonafe', 4.25 Schullian, 4.27 Bonafe', 4.26 Alfonso Colucci, 4.28 Bonafe', 4.29 Lomuti, 4.30, 4.31, 4.32 e 4.33 Bonafe' il parere è contrario.

Sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole.

Sugli emendamenti 4.34 Bonafe', 4.35 Boschi, 4.36, 4.38 e 4.39 Bonafe' il parere è contrario.

Sugli identici emendamenti 4.40 Alfonso Colucci e 4.41 Bonafe' il parere è contrario.

Sugli emendamenti 4.42, 4.43, 4.44, 4.45, 4.47, 4.55, 4.56 e 4.57 Bonafe', 4.61 Alfonso Colucci e 4.60 Boschi il parere è contrario.

PRESIDENTE. Relatore di minoranza?

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA), Relatore di minoranza per la I Commissione. Presidente, il parere è favorevole su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza per la I Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Filini, sul complesso degli emendamenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FILINI (FDI). Grazie, Presidente. Ho ascoltato con attenzione la relatrice Kelany sul complesso degli emendamenti e devo dire che, come Fratelli d'Italia, siamo assolutamente convinti del parere dato su questi emendamenti.

Capisco benissimo quali siano le intenzioni delle opposizioni che, giustamente, fanno il loro mestiere. Ci troviamo qui, oggi, a discutere di un provvedimento fatto dal Governo che, effettivamente, pone un nuovo approccio al problema della questione migratoria e quindi è giusto che le opposizioni presentino emendamenti e questi emendamenti è logico che vengano respinti, dal nostro punto di vista, perché poco hanno a che fare con la questione e, soprattutto, non vanno a risolvere la problematica della stessa. Quindi, siamo assolutamente favorevoli a ciò che ha detto la relatrice.

Respingiamo, quindi, tutti gli emendamenti e siamo pronti ad affrontare, anche questa mattinata, questa sessione, a confrontarci con le opposizioni, per respingere i loro emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo dunque all'emendamento 4.2 Bonafe'.

Se nessuno chiede di intervenire passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Rosato, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo agli identici emendamenti 4.8 Lomuti, 4.9 Bonafe' e 4.10 Schullian. Ha chiesto di parlare il deputato Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Signor Presidente, qui ci si sta riferendo a un comma particolarmente rilevante nell'economia del disegno di legge e, in particolare, a questo passaggio in cui si dice che ai migranti, di cui all'articolo 1 del Protocollo, si applicano, in quanto compatibili, alcuni testi di legge, tra cui il testo unico sull'immigrazione, il testo di attuazione di una direttiva UE del 2004, quello di attuazione di una direttiva UE del 2008 e di un'ulteriore direttiva del 2013. Sono tutte direttive che fanno riferimento a meccanismi di accoglienza o di protezione internazionale. Oltre a quello dice che ai migranti si applicano, in quanto compatibili, “la disciplina italiana ed europea concernente i requisiti e le procedure relativi all'ammissione e alla permanenza degli stranieri nel territorio nazionale”. Sostanzialmente, si dice che tutto quello che viene fatto deve essere “compatibile con”. Questa interpretazione, che io però vorrei sottoporre anche, oltre la gentilezza di chi si sta facendo i fatti suoi, chiedo per piacere alla Presidenza …

PRESIDENTE. Certo, collega Mauri, colleghi c'è veramente troppo caos e non si riesce a sentire quello che dice il collega Mauri. Il Governo è presente.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Capisco la complicatezza della materia ma chiedo un po' di attenzione non a me ma alla rilevanza delle cose di cui stiamo parlando. Anche perché in questo passaggio, vorrei far riferimento a una valutazione che ha fatto ieri il collega Iezzi e che sinceramente io condivido. Ieri il collega Iezzi, riferendosi a questo argomento, ha detto che l'espressione “in quanto compatibili”, presente nel testo, si debba intendere, sostanzialmente - mi dica se sbaglio - nella logica che tutte le norme in materia …

PRESIDENTE. Sempre alla Presidenza. Si rivolga sempre alla Presidenza e non al collega Iezzi.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Guardi, non mi sono…

PRESIDENTE. Collega Mauri, tramite la Presidenza, non al collega Iezzi.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Se il collega Iezzi è d'accordo, non gli ho detto “collega Iezzi, sei d'accordo”…

PRESIDENTE. No, no, ha detto “mi dica”.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Ho detto se il collega Iezzi è d'accordo sulla sua interpretazione, io deduco questo, cioè che il collega Iezzi intenda che tutte le norme che si applicano in questi casi sono legittime solo se sono compatibili con la normativa italiana attuale e con quella europea da cui deriva quella italiana. Se ho capito bene - e questa è l'interpretazione che dà la maggioranza e se fosse così io sarei d'accordo - il suggerimento che noi diamo, diciamo così, con questo emendamento è che quel “in quanto compatibili” sarebbe da cassare, perché nella logica della semplicità della norma, che ieri c'è stata così dottamente illustrata, questo è un di più, perché è del tutto evidente che le norme debbano essere compatibili con quelle superiori e di conseguenza noi diciamo, per togliere ogni ambiguità, espungiamo dal testo questo inciso “in quanto compatibili” perché diamo per scontato che siano compatibili. Parlo di ambiguità perché un'altra possibile interpretazione, che è quella che ieri l'onorevole Iezzi ha - mi sembra - efficacemente provato a sgomberare dal campo (che era presente in un emendamento in Commissione ma che non è presente in questi emendamenti) era quella dello “ammesso che siano compatibili”, come dire: per quelle compatibili si applicano quelle internazionali; se invece non sono compatibili si applicano queste. Sperando di essere stato chiaro, io vorrei capire dal Governo e dalla maggioranza però, dalla relatrice o anche, se lo ritiene, dall'onorevole Iezzi, se l'interpretazione che io ho percepito è l'interpretazione giusta. Perché se l'interpretazione che io ho percepito - e cioè è chiaro che tutte debbano essere compatibili, altrimenti sono illegittime - penso che vi sia una sola strada, quella di fare chiarezza, espungere dal testo questo inciso “in quanto compatibili”, perché potrebbe creare una difficoltà di interpretazione. E sappiamo tutti perfettamente che, quando fai una legge, l'ultima cosa è che ci debbano essere nel testo dubbi interpretativi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente, a titolo personale. Sono un pochino più preoccupato del collega Mauri, forse più malevolo, e a me questo “in quanto compatibili” suona veramente male, perché temo che invece sia uno dei punti attraverso i quali si vogliano aggirare le norme citate, il Testo unico sull'immigrazione, la direttiva Qualifiche, la direttiva Procedure, la normativa di attuazione della direttiva Accoglienza, la disciplina italiana ed europea sui requisiti e le procedure dell'ammissione e la permanenza degli stranieri nel territorio nazionale. E poiché ieri il Vice Ministro Cirielli ci richiamava alla dottrina della dieta, forse sulla dottrina dell'asciugare il testo, se eliminassimo questo “in quanto compatibili”, sarebbe meglio per il testo e per la sua applicabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore di minoranza, onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI, Relatore di minoranza per la I Commissione. Grazie, Presidente. Credo che questo emendamento meriti un ulteriore richiamo all'attenzione del Governo, che faccio come relatore di minoranza, perché è un altro punto nevralgico. L'impianto che il Governo vuole edificare con questo Protocollo non è solamente volto a costruire queste strutture fisiche, realizzate nel territorio di uno Stato straniero. Necessita anche di norme di coordinamento con le norme attualmente vigenti nel nostro Paese per l'esame delle procedure d'asilo.

Credo che il Vice Ministro Cirielli stia conversando con la Farnesina per avere delle delucidazioni immediate. Capisco, anche che in due giorni, in due giorni e mezzo l'esame parlamentare è avvenuto, e quindi voi andate dritti, sparati come treni, però sono questioni sulle quali il Parlamento chiede una risposta. Allora, nella realtà albanese, nei luoghi che voi intendete costruire per detenere delle persone ed esaminare le domande di protezione internazionale, noi vogliamo sapere se si applicherà o no il diritto italiano e il diritto europeo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Per dircelo in modo chiaro e per garantire noi e il Paese si deve approvare questo emendamento, perché noi non vogliamo avere dubbi, perché “in quanto compatibili” mi fa piacere che l'onorevole Iezzi ci spieghi che significa perché sono compatibili, perché sono compatibilissime. Allora lo possiamo togliere. Se invece significa che solo una parte di quel diritto è compatibile con la realtà che si determinerà, con il modo con cui voi sarete in grado o non in grado di effettuare quelle procedure in Albania, allora non ci siamo. Voi ci state dicendo che prendete il diritto europeo alla carta e il diritto italiano alla carta, e che lì non vigerà il diritto italiano e il diritto europeo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.8 Lomuti, 4.9 Bonafe' e 4.10 Schullian, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Avverto che la componente del gruppo Misto +Europa ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale componente un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato alla componente medesima dal contingentamento.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.14 Lomuti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.15 Fratoianni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 4.16 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Ieri, mentre noi discutevamo di questo disegno di legge, nell'altra Camera di questo Parlamento veniva sventolata, in maniera indecorosa, la bandiera del Veneto, mentre qui l'opposizione unita difendeva i valori dell'Italia. E tra i valori dell'Italia c'è appunto il rispetto di tutta la tradizione delle convenzioni internazionali a tutela dei diritti umanitari.

Su questo emendamento, che noi riteniamo faccia parte del patrimonio del nostro Paese, insistiamo, perché è impossibile pensare che questa maggioranza porti indietro il nostro Paese veramente di decenni, senza rispettare il diritto umanitario basilare contenuto nelle convenzioni internazionali che l'Italia ha sottoscritto.

Quindi, chiediamo un ripensamento e chiediamo che questa maggioranza rispetti la cultura di accoglienza, la cultura di tutela dei diritti fondamentali che il nostro Paese ha costruito, in decenni importanti, con passi importanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.16 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.18 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.19 Boschi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.24 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'emendamento 4.25 Schullian.

Ha chiesto di parlare il relatore di minoranza, l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI, Relatore di minoranza per la I Commissione. Presidente, tutti stiamo vedendo come i tempi siano davvero eccessivamente compressi per l'esame di un provvedimento di questa complessità. Questo emendamento chiede semplicemente che, nel caso in cui non sia possibile, non siano, ad esempio, funzionanti strumenti di comunicazione elettronica per la trasmissione della procura delle persone detenute ai propri difensori, questo possa avvenire con ogni altra modalità idonea.

Siamo nell'ambito degli emendamenti migliorativi, ossia emendamenti che vogliono aiutare il Governo a essere pronto in ogni evenienza. Allora, ci spieghi il Governo e la relatrice qual è il motivo della contrarietà su questo emendamento. Non ho tempo per dire altro.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.25 Schullian, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.27 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'emendamento 4.26 Alfonso Colucci.

Ha chiesto di parlare il collega Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. È un emendamento, questo, che si propone di garantire agli stranieri che saranno portati in Albania il rispetto degli articoli 3, 10 e 117 della Costituzione italiana, quindi il principio di eguaglianza rispetto ai migranti che, invece, verranno portati in Italia e naturalmente l'applicazione diretta dell'articolo 3 della CEDU, che vieta i trattamenti disumani o discriminatori, evidentemente. Quindi, sono principi basilari del nostro ordinamento, anche - oserei dire - ancor prima che giuridici, principi che attengono alla coscienza, alla coscienza della persona. Poi, i principi del giusto processo, perché è evidente che, all'articolo 4, questa precisazione dell'applicazione del principio del giusto processo deve essere espressamente ribadita e rafforzata, insieme all'applicazione degli articoli 24, 111 e 117 della nostra Costituzione - il diritto inviolabile alla difesa, appunto, cioè l'articolo 24, che ho citato appena ora - e poiché in questi centri si costruiranno enclave nelle quali saranno detenuti i soggetti che commetteranno reati all'interno dei centri stessi, ci sarà, quindi, anche una sezione che sarà strettamente detentiva penale, con la necessità che in quelle sezioni sia assicurata la funzione rieducativa della pena. È un principio basilare del nostro ordinamento, una conquista di civiltà, che non si capisce perché in questi centri non debba essere precisata.

È un emendamento, dunque, che io invito, naturalmente, ad approvare. Voglio fare una breve ricapitolazione dello stato dell'arte, a questo punto, perché questo Governo ha sciorinato ben 4 decreti-legge fino ad oggi, che si sono susseguiti tra di loro affastellandosi, anzi rincorrendosi l'uno con l'altro. È il caso in cui la legge insegue la realtà, la fattualità; non la disciplina, ma affannosamente la insegue e, nell'incapacità di acchiapparla e di disciplinarla, il legislatore - in questo caso, il Governo - si trova costretto ogni volta a produrre una legge nuova, la quale, però, si affastella e si somma, non disciplina e non risolve il problema migratorio in Italia. Abbiamo visto 4 decreti-legge che si sono susseguiti tra di loro, uno rispetto all'altro. Abbiamo visto un decreto ministeriale - quello famoso, lo ricordate, perché ormai si ha quasi l'idea di cancellare la memoria - che ha stabilito la fideiussione o la garanzia pari a 5.000 euro in contanti per migrante. È triste questo, è davvero triste ed è tristemente ridicolo. Ora ci troviamo con questo ulteriore provvedimento, un provvedimento che viola, così come questo emendamento evidenzia e denuncia, principi fondamentali del nostro diritto, della nostra Costituzione, della nostra coscienza, coscienza non solo individuale, ma coscienza collettiva, coscienza di una comunità, qual è la comunità statuale, che dovrebbe essere accomunata e unita da principi fondamentali, quali questi espressi nell'emendamento. È un Protocollo, questo, che non avrà alcun effetto. Questo è un Accordo - e qui vi sfido e qui faccio una scommessa in merito - che non andrete a realizzare, perché queste strutture non verranno realizzate e tutto questo al solo fine, come abbiamo già detto, di una basilare e semplificata campagna elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere questo emendamento del collega Alfonso Colucci che non credo si sia svegliato questa mattina per fare confusione. Giustamente dice che in questa ratifica vogliamo citare gli articoli della Costituzione, della CEDU, dell'Unione europea e quant'altro. Ci è stato detto in Commissione: “Ma questo è tautologico, lo sappiamo che ci sono la legge italiana e la Costituzione”. Attenzione, però, al rapporto tra le fonti, perché questo è un DDL di ratifica: significa che due Paesi, Italia e Albania, fanno un accordo e dentro questo accordo dobbiamo citare i nostri articoli della Costituzione, così come farà l'Albania nel DDL di ratifica. Quindi, non è un perdere tempo, non è un cercare di essere pomposi o di essere giureconsulti; si tratta solo di scrivere le leggi italiane come si sono sempre scritte, cioè come Dio comanda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Chiedo all'onorevole se posso avere l'onore di sottoscrivere il suo emendamento. In realtà, non è così strano che si faccia riferimento con tale puntualità alla Costituzione, perché basterebbe ricordare che nella scorsa legislatura - non ho verificato in questa se è stata ripresentata - è stata presentata una proposta di legge, a prima firma Giorgia Meloni, che chiedeva, con una riforma costituzionale, di modificare l'articolo 27 della Costituzione, eliminando il fine rieducativo della pena. Quindi, se già volevamo farlo in Italia, figurarsi se non siamo contenti che lo facciano in Albania. Per cui, il richiamo alla Costituzione è quanto mai opportuno, anche perché credo che, con questo Protocollo all'italiana o alla italo-albanese, si stiano veramente violando i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale, oltre che le norme internazionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). A titolo personale, Presidente. Ringrazio il collega Alfonso Colucci, perché questo tema l'avevamo posto anche in Commissione al Vice Ministro, il quale ci aveva rassicurato che non era necessario specificarlo. Dopodiché ci troviamo la locuzione “in quanto compatibili”, quindi, ci viene ancora di più il dubbio che avremmo dovuto specificarlo. Peraltro, essendo un accordo con un Paese terzo, quindi non un accordo interno italiano, non un accordo con uno Stato europeo, a maggior ragione riteniamo utile e necessario specificare le norme di tutela dei diritti umani, previste dalla nostra Costituzione e dagli accordi europei, che vanno a tutela di tutti noi, che vanno a tutela dello Stato italiano e della sua onorabilità internazionale, oltre che a tutela delle persone di cui questo accordo dovrebbe occuparsi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente, grazie. A corredo di quanto già detto dal collega Alfonso Colucci direi che è doveroso riportare la Costituzione in questa sede e in questa discussione. Aggiungerei anche l'articolo 10 della Costituzione, collega, che stabilisce il diritto d'asilo nella Repubblica, che è un diritto d'asilo veramente ampio in quanto supera anche la definizione della Convenzione di Ginevra e, dunque, stabilisce che chiunque nel proprio Paese non può godere delle libertà previste nella Repubblica italiana possa chiedere e ottenere asilo. Capisce, Presidente, che la Costituzione non può in alcun modo essere rimessa in discussione come, purtroppo, invece sta avvenendo con questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io sono il fondatore del comitato per la liberazione del Governo, perché bisogna togliere il bavaglio agli esponenti del Governo, qui presenti in Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), che non danno risposte su niente e che sono stati conculcati nel venire qui stando zitti. Immagino che quando andranno a casa parleranno a manetta per i prossimi due giorni. È inaccettabile! Qui vi abbiamo chiesto di dirci chiaramente se le norme che scrivete in questa legge sono compatibili con la normativa italiana ed europea: non ci avete risposto! Questa cosa non esiste! Non esiste per il rispetto di questo Parlamento. È inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il collega Fratoianni. Ne ha facoltà per un minuto.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere, se l'onorevole Colucci lo consente, questo emendamento, ma anche, rapidamente, per squarciare un velo di ipocrisia e anche il bon ton della nostra discussione. Il motivo per cui non lo vogliono inserire è che già oggi, in Italia, nei CPR, tutte queste norme sono sistematicamente violate. Ma quale rieducazione, ma quale diritto alla difesa? Chiunque sia stato dentro un CPR sa che, nei CPR, a differenza delle carceri italiane, non vale il diritto carcerario, non c'è spesso l'accesso alla difesa. La verità è che vogliono fare in Albania peggio ancora di quanto non avvenga già in Italia e questo è un gigantesco problema di democrazia, oltre che di qualità legislativa nella ratifica di un trattato internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Insistiamo sulla rivalutazione del parere del Governo su questo emendamento. Pensare che le norme del Protocollo siano sufficienti è un grandissimo errore. Se fosse così, il disegno di legge avrebbe previsto un solo articolo, cioè quello di applicazione, ma è evidente che non è così. Il disegno di legge diventa legge e fonte primaria. È necessario specificare queste cose nel provvedimento che stiamo approvando e per questo chiediamo l'accantonamento di questo emendamento e un ripensamento da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Relatrice, sulla richiesta di accantonamento?

SARA KELANY, Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Parere contrario all'accantonamento.

PRESIDENTE. Si insiste per la votazione sull'accantonamento? Sì. Do, quindi, la parola ad un deputato a favore e ad uno contro la proposta di accantonamento.

Ha chiesto di parlare a favore dell'accantonamento il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi siamo a favore dell'accantonamento per una semplice ragione. L'ho detto ieri e lo ripeto oggi: quando la politica abitava questo luogo, esistevano esponenti del Governo che si assumevano la responsabilità dinanzi al Paese e dinanzi alle forze politiche di spiegare il proprio agire. La politica, Presidente, non è fatta di prevaricazione o del silenzio tuonante e inutile, ma è fatta dalla capacità persuasiva delle proprie ragioni. Il problema, Presidente, è uno e semplice: chiediamo l'accantonamento nella speranza che si sgonfi questo muro di gomma che ha pervaso i lavori in Commissione, che ha pervaso i lavori in Aula e che, finalmente, venga restituita dignità, almeno una volta in questa legislatura, a questa sede e che la politica ritorni a riabitare questo luogo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Nessuno chiede di parlare contro. Passiamo, dunque, ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 4.26 Alfonso Colucci.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 38 voti di differenza.

Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.26 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo, pari a un terzo, rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.

Passiamo all'emendamento 4.28 Bonafe'. Non essendoci richieste di intervento, passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.28 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.29 Lomuti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.30 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.31 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.32 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.33 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.34 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo ora all'esame di tre proposte emendative che costituiscono una serie a scalare: dall'emendamento 4.35 Boschi all'emendamento 4.38 Bonafe'.

Ai sensi dell'articolo 85, comma 8, primo periodo, del Regolamento, e secondo la prassi consolidata, la Presidenza porrà in votazione il primo emendamento e l'ultimo emendamento della serie, dichiarando assorbiti gli altri.

Passiamo, quindi, all'emendamento 4.35 Boschi.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.35 Boschi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.38 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.39 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.40 Alfonso Colucci e 4.41 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.42 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.43 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.44 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.45 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.47 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.55 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.56 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.57 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo all'emendamento 4.61 Alfonso Colucci, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Qui parliamo del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Questo emendamento si prefigge di dare maggiori dotazioni a questa Autorità, perché naturalmente le funzioni dovranno essere esercitate in un territorio straniero, si accrescono i compiti dell'Autorità e, quindi, è necessario che il relativo fabbisogno venga ad essere incrementato, tant'è che, proprio alla modifica di questo comma 19, andiamo a cancellare, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, intervenendo sull'articolo 6, comma 2, aggiungendo le nuove dotazioni da 3.240.000 a 4.240.000, da 6.480.000 a 7.480.000, e ancora 89 milioni rispetto a 90 milioni, 119 milioni rispetto a 118 milioni. Ora, è un po' paradossale, gentili colleghe e colleghi, perché, da un lato, questo Governo obbliga i cittadini italiani a spendere ben 650 milioni di euro per queste strutture, e, quindi, sono soldi che non sono spesi, sono sperperati, sono buttati letteralmente dalla finestra, lanciati nel vento, ma, dall'altro lato, quando si tratta di tutelare i diritti della persona e, in particolare, quando si tratta di tutelare i diritti delle persone private della libertà personale, lì i soldi non li possiamo spendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), lì disponiamo senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

È evidente che l'allocazione della spesa è la trasposizione dei valori che sottendono la vostra maggioranza di destra: spendete e sperperate per realizzare questi centri in Albania, ma per la tutela delle persone private della libertà personale non siete disposti a spendere un centesimo. Questa è una correzione che l'emendamento si prefigge di assicurare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti dell'Istituto tecnico trasporti e logistica, già Istituto tecnico aeronautico statale, Francesco De Pinedo Colonna di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la collega Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Ribadisco l'importanza dell'emendamento del collega Colucci, perché, se immaginiamo che il Garante a tutela della libertà personale lavori di più, ha necessariamente bisogno di più risorse. Invece, voi escludete completamente un supporto economico per queste nuove funzioni e nello stesso tempo, però, gestite 650 milioni di euro senza capire quali controlli vi siano su questa spesa. Anche perché gli emendamenti che prevedevano l'introduzione del controllo della Corte dei conti e dell'Anac sono stati bocciati da questa maggioranza. Quindi, siamo estremamente preoccupati, non soltanto per la cifra importante che viene spesa, ma per le modalità con cui verrà spesa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.61 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.60 Boschi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori ad esprimere il parere.

SARA KELANY , Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Sugli emendamenti 5.10 Bonafe' e 5.15 Boschi, così come sull'articolo aggiuntivo 5.02 Rosato, il parere è contrario, mentre sull'emendamento 5.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Quindi, se ho interpretato correttamente, tutti i pareri sono contrari, tranne che sull'emendamento 5.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).

Il relatore di minoranza?

RICCARDO MAGI , Relatore di minoranza per la I Commissione. I pareri sono tutti favorevoli, ad esclusione dell'emendamento 5.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), su cui c'è un parere di astensione.

PRESIDENTE. Quindi si rimette all'Aula. Il Governo?

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme alla relatrice per la maggioranza per la I Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 5.10 Bonafe'. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.10 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.15 Boschi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.02 Rosato, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori ad esprimere il parere.

SARA KELANY , Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 6, fatta eccezione per gli emendamenti 6.300, 6.301 e 6.302 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e dell'emendamento 6.400 delle Commissioni.

PRESIDENTE. Relatore Magi?

RICCARDO MAGI , Relatore di minoranza per la I Commissione. Esprimo parere favorevole su tutti gli emendamenti, ad esclusione degli emendamenti 6.300, 6.301 e 6.302 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) e dell'emendamento 6.400 delle Commissioni.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme al relatore di maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.3 Bonafe'.

Ha chiesto di parlare la collega Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ecco qui, nero su bianco, quanto costerà ai cittadini italiani questo Accordo: 673 milioni di euro, un dato che non avete avuto il coraggio di mettere nel suo complesso, ma che avete spacchettato in più voci. Abbiamo pensato noi a fare il calcolo: 670 milioni, che chiederete ai cittadini italiani, per pagare la campagna elettorale della Presidente Meloni. Ecco, noi lo vogliamo dire: spenderete 670 milioni levandoli dai capitoli di spesa del bilancio dello Stato che riguardano cultura, istruzione e sanità. Ce ne ricorderemo quando ci direte che non ci sono risorse. Spendete 670 milioni e non avete messo un euro - ripeto, un euro - sul Piano Mattei, che avrebbe dovuto e potuto migliorare le condizioni di vita nei Paesi da cui queste persone partono. Ecco, ve lo diciamo: potevate dare queste risorse ai comuni, ai sindaci che fanno grandi politiche di accoglienza e di integrazione e invece no, li avete messi su un Accordo che non produrrà un solo risultato con riguardo agli sbarchi e che non fermerà uno dei trafficanti che dovevate combattere su tutto il globo terracqueo.

Ecco che allora noi pensiamo - e l'abbiamo detto più volte - che sia sbagliato stanziare quasi 700 milioni per realizzare strutture in Albania, per pagare gli straordinari delle persone che dislocherete e per riportare, di fatto, poi in Italia i tanti migranti che avranno diritto di rimanere nel nostro Paese. Abbiamo voluto metterlo nero su bianco, per farvene assumere la responsabilità. Capiamo che avete espresso parere contrario, ma almeno assumetevi la responsabilità di dire che fate campagna elettorale con i soldi dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Al di là dei soldi sull'annualità 2023, sui residui, il capolavoro lo fate sul biennio 2024-2025: MEF meno 30 milioni; Ministero del Lavoro e delle politiche sociali meno 15 milioni e non si trovano i soldi per il salario minimo; Ministero degli Affari esteri tagliato e dilapidato con le prime due manovre di bilancio: tagliate 32 milioni di euro e poi predicate la vostra attenzione per l'italicità presunta nel mondo; meno 20 milioni al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti; meno 20 milioni all'Università e alla ricerca; meno 20 milioni all'Agricoltura. E fate tutto questo per inventarvi un piano che vi costerà 700 milioni per costruire il più grande “pagherò” della storia repubblicana. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.3 Bonafe', con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo ed il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.15 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) ed il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.301, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo ed il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.302, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.400 delle Commissioni, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 6.400 delle Commissioni, la parte principale dell'emendamento Alfonso Colucci 6.27 risulta assorbita. Poiché la parte consequenziale di tale emendamento è riferita all'articolo 7, sarà posta in votazione quando si passerà all'esame di tale articolo.

Passiamo alla votazione dell'articolo 6.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata, ovvero la parte consequenziale dell'emendamento Alfonso Colucci 6.27 (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

SARA KELANY , Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Parere contrario.

PRESIDENTE. Relatore di minoranza?

RICCARDO MAGI , Relatore di minoranza per la I Commissione. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme al relatore di maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.27 Alfonso Colucci, limitatamente alla parte consequenziale, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/1 Furgiuele il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/1620-A/2 Soumahoro e n. 9/1620-A/3 Mauri, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/4 Serracchiani, espungendo tutte le premesse, si propone di riformulare l'impegno come segue: “consentire l'accesso alle strutture di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c) ai parlamentari italiani ed europei secondo quanto previsto dalla normativa vigente in materia”. Sugli ordini del giorno n. 9/1620-A/5 Bonafe', n. 9/1620-A/6 Amendola, n. 9/1620-A/7 Toni Ricciardi, n. 9/1620-A/8 Zaratti e n. 9/1620-A/9 Zanella il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/10 Dori, sempre espungendo tutte le premesse, si propone di riformulare l'impegno come segue: “a garantire al richiedente e al suo legale rappresentante la possibilità di esercitare il diritto all'assistenza e alla difesa legale”. Sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/11 Evi il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/12 Bonelli, espungendo sempre tutte le premesse, si propone di mantenere solamente il primo impegno, riformulato nel seguente modo: dopo le parole: “italiani ed europei”, aggiungere le seguenti: “secondo quanto previsto dalla normativa vigente in materia”. Ovviamente, gli altri punti sono espunti.

L'ordine del giorno n. 9/1620-A/13 Fratoianni, espungendo tutte le premesse, è accolto come raccomandazione, riformulando l'impegno come segue: sostituire “prevedere” con “assicurare” e “condotte” con “trattenute”.

Sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/14 Ghirra il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/15 Boschi, sempre espungendo tutte le premesse, il parere è favorevole all'impegno così riformulato: “a garantire ai parlamentari nazionali ed europei il libero accesso alle strutture di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c) del Protocollo oggetto del disegno di legge di ratifica in esame, secondo quanto previsto dalla normativa vigente in materia” e ovviamente espunti gli altri punti.

Sugli ordini del giorno n. 9/1620-A/16 Del Barba e n. 9/1620-A/17 Faraone il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/18 Borrelli, che è l'ultimo arrivato, espungendo tutte le premesse e dal secondo paragrafo dell'impegno, quindi, da: “consentire”, tutto espunto, si propone di riformulare il primo paragrafo dell'impegno con: “a implementare e sviluppare corridoi umanitari per donne e bambini nei campi profughi di grande precarietà, togliendo così ai trafficanti di esseri umani il monopolio del trasferimento di persone”. Ovviamente, tutto il resto dell'impegno è espunto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

L'ordine del giorno n. 9/1620-A/1 Furgiuele ha parere favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/2 Soumahoro, che ha un parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/2 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/3 Mauri. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/3 Mauri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione…

Scusate revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Presidente, intervengo solo per sottolineare che questo è un atto di sfiducia della maggioranza verso il Governo. Ciò è evidente, perché, se la maggioranza fosse sicura che il Protocollo andrà a buon fine e che questi centri si faranno sicuramente, non avrebbe nessun problema a votare un ordine del giorno che dice che, nel caso in cui non si dovessero fare, quei soldi verranno usati per incrementare il sistema d'accoglienza in Italia. Si vede che la maggioranza non è così convinta che questi centri si faranno e, di conseguenza, si fa scudo di questo voto contrario. Invece, io sfido la maggioranza: abbiate fiducia nel vostro Governo e, di conseguenza, votate l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/3 Mauri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/4 Serracchiani. Collega Serracchiani, accetta la riformulazione?

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, chiederei, per cortesia, se potesse ripetere la riformulazione, perché c'era un po' di confusione.

PRESIDENTE. Sottosegretario?

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/1620-A/4 Serracchiani, espungendo tutte le premesse, l'impegno viene riformulato come segue: “a consentire l'accesso alle strutture di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), ai parlamentari italiani ed europei secondo quanto previsto dalla normativa vigente in materia”.

PRESIDENTE. Accetta, collega Serracchiani?

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente, non accetto, anche perché eliminare tutte le premesse e fare quest'ultima riformulazione va, nella sostanza, ad incidere ulteriormente su norme di carattere internazionale e nazionale, alcune di rango costituzionale, già vigenti. Mi pare, francamente, che stiamo andando anche oltre. Senza contare il fatto che, a proposito del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, a onor del vero, avete occupato quel posto, quindi, non dovreste avere dubbi, perché il prossimo Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale è vostro - tutto - e francamente non vedo quale sia il problema nel mandarlo almeno a controllare che le cose vengono fatte secondo criterio, secondo norma e senza una violazione di legge. Mi sembrerebbe il minimo indispensabile e mi stupisce che non abbiate questa sensibilità. Non so se stupirmi, ma, insomma, che non abbiate questa sensibilità e che lo mettiate nero su bianco mi sembra un po' troppo.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/4 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/5 Bonafe'. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/5 Bonafe', con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/6 Amendola, su cui vi è un parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Presidente, a me dispiace molto il parere contrario, ma non per un rapporto tra Governo e opposizione, lo dico per i deputati della maggioranza. Quest'ordine del giorno chiede che in Parlamento, cioè tutti noi, maggioranza e opposizione, ogni 6 mesi (si poteva modificare a 8, a 10, quanto volete voi), si possano fare delle sedute con relazioni concrete sullo stato di avanzamento, perché sono 650 milioni del bilancio dello Stato, non stiamo parlando di qualcosa di niente. Si fa sul PNRR - cioè, si faceva con questo Governo non si fa più -, si fa con gli atti di bilancio, sono soldi e prerogative dei parlamentari. Noi abbiamo anche fatto un emendamento, pensate, bocciato dalla relatrice, in cui si diceva che i deputati hanno accesso ai centri di detenzione, che è norma della Costituzione, norma che sappiamo essere fondamentale per i rapporti tra Parlamento e Governo. Allora, io vi chiedo di votarlo, ma non per fare un piacere all'opposizione, ma per la disciplina e l'onore dei parlamentari che sugli atti di Governo hanno il diritto e il dovere di controllare quello che fa il Governo coi soldi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Signor Presidente, su questo punto era stato preso un impegno in Commissione bilancio dalla relatrice Comaroli, che si era detta d'accordo sul punto che ci fosse una relazione al Parlamento. Non c'era modo per presentare un emendamento e abbiamo fatto un ordine del giorno. Monitorare l'andamento di queste spese, molto incerte, sarebbe un vantaggio per tutti, soprattutto per la maggioranza. Noi lo abbiamo già detto in precedenza, tra cinque anni, alla fine di questo programma, ci sarà un'altra Assemblea parlamentare e un altro Governo a verificare i rendiconti di questa azione di spesa. Sarebbe un bene da subito preoccuparsi che ci sia trasparenza e regolarità nella gestione di queste risorse. Non vorremmo dover scoprire, tra cinque anni, che l'opacità delle procedure e l'incertezza delle destinazioni di questi fondi poi sia servita a coprire altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Signor Presidente, intervengo per chiedere al primo firmatario di questo ordine del giorno di poterlo sottoscrivere e nel farlo vorrei sottolineare la gravissima responsabilità che il Governo si sta assumendo, approvando un provvedimento, così innovativo, senza alcun dialogo con le opposizioni. È molto grave questa responsabilità. Quando si fa qualcosa di così innovativo in materia di rapporti internazionali, creando addirittura un' extra territorialità, e non si cerca almeno il dialogo con le opposizioni, vuol dire veramente andare sparati e assumersi una grave responsabilità. Avete almeno la possibilità, con questo ordine del giorno, di impegnarvi a relazionare al Parlamento. È davvero il minimo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/6 Amendola, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Avverto che il gruppo Partito Democratico ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza consentirà a ciascun deputato appartenente a tale gruppo, ove richiesto, lo svolgimento di un breve intervento di un minuto per dichiarare il proprio voto sull'ordine del giorno in discussione, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale. Resta fermo il limite regolamentare di massimo due interventi per ciascun deputato. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/7 Toni Ricciardi. Ha chiesto di intervenire il deputato Toni Ricciardi, per un minuto. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Signor Presidente, suo tramite, chiedo al Governo e alla maggioranza di ripensarci quantomeno accantonandolo. L'ordine del giorno vi chiede una cosa molto semplice. Voi prevedete lo spostamento di 500 unità di forze militari in Albania e l'ordine del giorno vi chiede un piano al fine di assumere 500 unità delle Forze dell'ordine, fare concorsi di assunzione.

Per questa ragione invece di destinare i soldi agli appalti, vi chiediamo di fare concorsi e, per questa ragione, se avete un briciolo di dignità, accantonate quest'ordine del giorno e riformulatelo come volete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non vuole accantonare. Il Sottosegretario mi fa cenno di no e pertanto passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/7 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/8 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/9 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/10 Dori, su cui vi è il parere favorevole del Governo con proposta di riformulazione. Non viene accolta la proposta di riformulazione e si insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/10 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/11 Evi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/12 Bonelli, su cui vi è il parere favorevole del Governo con proposta di riformulazione. Viene accolta?

Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli per un minuto. Prima mi dica, collega, se accoglie o meno la proposta.

ANGELO BONELLI (AVS). Non accolgo.

PRESIDENTE. Prego onorevole.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, non accolgo la riformulazione con il quale il Governo ha proposto, mi scusi il gioco di parole, di riformulare l'ordine del giorno che evidenzia, signor Sottosegretario, come questo Governo si ponga fuori dal diritto internazionale e dalla Costituzione italiana. È inutile che lei faccia la smorfia, abbia pazienza, e glielo spiego anche, così rifletterà sulla sua smorfia. Voi impedite ai mediatori interculturali di entrare dentro questi luoghi - per noi di detenzione -, perché voi non ritenete di dover assicurare il diritto internazionale previsto dalla direttiva europea sui termini dell'accoglienza, perché prevedete, e concludo, che per ogni persona, ogni migrante sia verificato lo status di protezione internazionale. Sono tutte cose fuori dal diritto internazionale e dalla nostra Costituzione, quindi non la accettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mancini. Ne ha facoltà, per un minuto.

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento, articolo 8 e seguenti.

PRESIDENTE. Per un richiamo al Regolamento?

CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Si, perché quando viene chiamato in causa il Governo, il Governo può anche non rispondere, però lei deve assicurarsi che non faccia commenti agli interventi dei parlamentari: oltre alla postura, anche le espressioni. Quindi, Presidente, la inviterei a richiamare il Governo ad un certo atteggiamento quando intervengono i parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, collega Mancini, sicuramente richiameremo il Governo quando è opportuno farlo. In questo caso, non ho visto commenti da parte del Sottosegretario Prisco. Se succederà, sicuramente lo richiameremo; sapete che non ho fatto diversamente in passato e quindi non lo farò in futuro.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/12 Bonelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/13 Fratoianni, su cui vi è il parere favorevole del Governo con proposta di riformulazione. Accoglie collega? Prego.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Presidente, in realtà, avevo capito che era una raccomandazione, se non ho capito male.

PRESIDENTE. Possiamo chiedere di ripetere il parere? Sottosegretario, era una raccomandazione. Forse ho un appunto sbagliato, me lo ripete Sottosegretario, così a beneficio mio e dell'Aula?

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signor Presidente, ha ragione il collega, il parere sull'ordine del giorno è accolto come raccomandazione espungendo tutte le promesse e riformulando l'impegno come segue: sostituire “prevedere” con “assicurare” e “condotte” con “trattenute”.

PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario. Allora è accolto come raccomandazione, ove riformulato. L'onorevole Fratoianni non accetta e chiede di intervenire. Ha un minuto, collega.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Rapidissimo. Al di là del malcostume, tutto politico, ovviamente, di ormai trattare gli ordini del giorno espungendo tutte le premesse, insomma … lasciamo stare; però qui nella riformulazione c'è una parolina magica, è bene che la ascoltiamo tutti e tutte, perché mi propongono di riformulare così: togliere la parola “condotte” e sostituirla con “trattenute”. Che significa?

Ci stanno dicendo che condurranno persone vulnerabili, donne incinte, minori non accompagnati in Albania, perché è ovvio che lo screening non si può fare sulle navi, perché è ovvio che noi abbiamo detto la verità e loro hanno mentito, e lo hanno dichiarato con questa riformulazione. No, non ce li dovete nemmeno condurre i vulnerabili (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), i minori non accompagnati, le donne. Ed è caduta la maschera su una parolina che riformula un ordine del giorno.

Per questo non accettiamo. Però, occhio al voto, perché voi state votando contro un ordine del giorno che dice una cosa che - in tutto il dibattito di questi due giorni, troppo poco, ma abbastanza lungo per rendere chiaro questo - avete negato. Ci avete detto “non ce li porteremo, faremo lo screening”, e con questa riformulazione state confessando cosa succederà davvero. A volte le parole, anche una parola, sono più importanti di tante chiacchiere (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/13 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/14 Ghirra.

Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo perché credo che il parere contrario a questo ordine del giorno manifesti ancora una volta l'ipocrisia e la disumanità di questo Governo e di questa maggioranza. Noi chiediamo che venga garantita assistenza psicologica e sanitaria ai migranti, che mi sembra una cosa naturale. Se qualcuno di voi avesse mai assistito alle operazioni di sbarco, ai soccorsi, riterrebbe assolutamente necessario intervenire con assistenza di questo tipo.

Invece è davvero sconvolgente l'atteggiamento che avete e la discordanza tra le cose che dite e le cose che fate e che approvate con i provvedimenti. Visto che è stato nominato per gli Oscar, vi suggerisco di vedere Io capitano di Garrone, perché davvero vi renderete conto delle persone contro cui continuate a fare provvedimenti, che non hanno alcuna volontà di intervenire sui flussi migratori, ma semplicemente continuare a maltrattare le persone che scappano dalla fame e dalla guerra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/14 Ghirra, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/15 Boschi vi è un parere favorevole con riformulazione. Collega, mi dice se accoglie?

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Accolgo, però chiedo di metterlo in votazione per poter fare la dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Prego.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). La accolgo perché non vorrei che un'indicazione contraria rispetto all'ordine del giorno, che chiede di garantire pieno accesso, ovviamente senza autorizzazione preventiva, ai parlamentari italiani e europei alle strutture che verranno realizzate in Albania, venisse interpretata come un diniego, perché do per scontato, anche in assenza dell'ordine del giorno, che questo debba avvenire.

Tuttavia, trovo sinceramente incomprensibile la riformulazione che ha proposto il Governo che ha escluso, invece, il richiamo a tutto il riferimento dell'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario ai vari soggetti che sono autorizzati a entrare all'interno delle strutture di detenzione, perché sappiamo che, secondo quanto ha stabilito il Governo e quanto è previsto nel disegno di legge di ratifica, questi centri in Albania svolgeranno anche ruoli di strutture di detenzione, non soltanto CPR.

Per cui mi pare sinceramente incomprensibile perché non si debba applicare l'ordinamento italiano anche nelle strutture in Albania e non possano accedere altri soggetti, come i consiglieri regionali, i questori, i procuratori. Quindi, francamente, trovo nel merito del tutto inaccettabile questa riformulazione e l'unico motivo per cui accolgo la richiesta del Governo è proprio per non avere un parere contrario sull'accesso dei parlamentari.

Dopodiché, Sottosegretario, mi consenta una riflessione di carattere generale sui pareri che avete espresso su questi ordini del giorno. Voi avete respinto ordini del giorno dell'opposizione che vi chiedevano sostanzialmente di confermare impegni che voi avete assunto a parole in Commissione durante il dibattito. Ci avete detto di no agli emendamenti affermando che non era necessario metterli nel disegno di legge di ratifica, a nostro avviso sbagliando, ma comunque quella è stata la vostra interpretazione.

Dire di no anche a degli ordini del giorno interpretativi, che rafforzano gli impegni da voi assunti, ci fa dubitare della buona fede, a questo punto, delle parole del Governo in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/15 Boschi, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1620-A/16 Del Barba.

Ha chiesto di parlare il collega Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Signor Sottosegretario, a me può fare pure 15 smorfie se cambia il parere, forse potremmo fare questa trattativa. Ero terrorizzato, letteralmente terrorizzato, che lei riformulasse questo ordine del giorno con le consuete parole “a valutare l'opportunità di”, perché questo ordine del giorno chiede di garantire che, nelle strutture realizzate, le autorità competenti italiane agiranno nel pieno rispetto di quanto previsto dalle norme nazionali, comunitarie e internazionali vigenti in materia, e via dicendo. Se lei avesse riformulato l'ordine del giorno con “valutare l'opportunità di”, avrebbe lasciato la possibilità che questo non accadesse.

Il dramma, però, è che dare un parere contrario a una formulazione del genere non mette neanche nella disponibilità di “valutare l'opportunità di”. Se lei dà indicazione di bocciare un ordine del giorno che dice una cosa del genere, lei già ci garantisce che ci sarà una violazione e che non ci sarà quel rispetto. Perchè, diversamente, siccome si chiede semplicemente il rispetto delle normative, se lei dà un parere contrario e invita la maggioranza a votare contro, voi ci state già dicendo che avete immaginato di non rispettare le normative.

Il secondo comma è, se possibile, ancora peggio, perché fa riferimento all'idoneità delle strutture richiamate in premessa tanto dal punto di vista igienico che sanitario, garantendo che vengano dotate di locali e servizi. Si parla di dignità e di umanità delle persone che stanno là dentro. La collega Boschi - ci arriverò sul prossimo ordine del giorno - ha fatto riferimento al fatto che questi sono anche luoghi di detenzione, ma questi sono innanzitutto dei CPR. Non è che non abbiamo visto cosa succede nei CPPR italiani; ovviamente, non è responsabilità di questo Governo, però lo abbiamo visto anche solo di recente cosa succede a Milano, per esempio.

Come fa, Sottosegretario, a dire di no a un ordine del giorno che chiede semplicemente il rispetto delle normative e di garantire la dignità dell'esistenza dentro questi centri di coloro che ci finiscono? Questa è una domanda (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Se i colleghi Giachetti, Boschi e Del Barba me lo consentono, vorrei sottoscrivere questo ordine del giorno per una semplice ragione. Caro Sottosegretario, la Sottosegretaria Ferro è intervenuta durante il dibattito in Commissione dicendo: “tutti gli emendamenti che state facendo richiamano la legislazione costituzionale italiana, le leggi europee, il diritto internazionale: vi prego, non li presentate, fate ordini del giorno”. O Gesù, noi abbiamo presentato un ordine del giorno e voi ce lo bocciate.

Allora, non è che dobbiamo fare noi pace con la nostra coscienza. Fate una riunione prima di dare i pareri, perché questa era una richiesta della Sottosegretaria Ferro. Avete detto di no agli emendamenti, dite di no agli ordini del giorno. Potete capire voi stessi che cosa vuole Palazzo Chigi da quest'atto? Perché, finché non farete questo, nessuno capirà in quest'Aula dove volete andare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/16 Del Barba, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

Ordine del giorno n. 9/1620-A/17 Faraone.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, questo è un ordine del giorno simile all'altro, nel senso che, come ricordava la collega Boschi, questi sono anche luoghi di detenzione nei quali vengono, comunque, portate, condotte e trattenute persone che hanno anche qualche disagio, qualche fragilità e che si trovano anche, rispetto alla lingua, in una condizione di oggettiva difficoltà.

Signor Sottosegretario, cosa osta a prevedere che ci siano delle possibilità per queste persone, visto che sono in stato di detenzione, di trovare facilmente dei difensori che possano fare quello che nello Stato italiano è garantito a tutti i cittadini? Perché addirittura impedire la possibilità di consultare un elenco di difensori, facilitando così l'esercizio della difesa da parte di persone rispetto alle quali, comunque, anche lì, anche in Albania (perché è una sorta di atollo italiano in Albania), c'è sempre la presunzione di innocenza, che ormai si smarrisce ripetutamente? Perché neanche la possibilità di facilitare un contatto con i difensori (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarazione di voto a favore di questo ordine del giorno. Vede, noi stiamo dando dei consigli al Governo, perché questa vicenda avrà tutti gli occhi addosso 10 volte di più dei centri in Italia, perché è un esperimento un po' crudele che vi apprestate a fare.

Il Consiglio d'Europa, già nel suo rapporto di novembre, ha segnalato le criticità. Tutti questi punti che vengono sollevati saranno sotto la lente di ingrandimento.

La proposta di garantire e facilitare almeno il diritto alla difesa, come tutte le altre proposte, è volta a rendere questa vicenda, che tanto vi appassionerà da qui a giugno, difendibile, perché noi vogliamo difendere l'Italia e non perché vogliamo difendere la vostra scelta scellerata (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Avverto che sono esauriti i tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale. Essendo stata avanzata richiesta, la Presidenza concederà per gli interventi a tale titolo un tempo aggiuntivo, pari a un terzo di quello originariamente previsto.

Ha chiesto di parlare il collega Ciani. Ne ha facoltà, per un minuto.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere e spiegare l'importanza di poter ottenere questo, perché nella riformulazione proposta all'ordine del giorno del collega Fratoianni quel “trattenute” ci spiega che probabilmente finiranno in questo centro anche persone vulnerabili. Allora, il fatto che possano essere tutelate in pieno nel loro diritto di potersi difendere, di potersi spiegare e di poter far valere le proprie ragioni è ancora più importante.

Peraltro, poiché è l'ultimo ordine del giorno ed è l'ultima occasione di parlare, io vi pregherei di tornare su quel capo 3 dell'articolo 9 dell'Accordo.

Ieri spiegavamo l'assurdità del termine “nascita”. Vi pregherei di fare attenzione anche all'altra parte, perché in quel paragrafo si parla dei nati e dei morti, che noi ci auguriamo non ci siano; ma in quell'Accordo voi prevedete che entro 15 giorni l'Italia trasferisca la salma dal territorio albanese, ma non specificate dove. Allora, visto che non fate arrivare i migranti in Italia da vivi, non vorrei che ce li portiate da morti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Zaratti. Ne ha facoltà per un minuto.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Faraone, perché sottolinea uno degli aspetti sui quali maggiormente abbiamo dibattuto in questi giorni in Commissione e anche in Aula, che è quello del diritto alla difesa di queste persone ingiustamente e illegalmente detenute. L'assistenza legale è uno dei cardini del sistema democratico, cioè il fatto che le persone possano difendersi è un elemento che non si può sottacere e che non si può negare.

Per questa ragione la proposta fatta dal collega Faraone potrebbe essere la soluzione giusta, se ci fosse la buona volontà da parte del Governo, per garantire, almeno a queste persone, la possibilità di avere un'adeguata assistenza legale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Presidente, siamo all'epilogo di questa trattazione. Voglio citare queste parole dell'ordine del giorno n. 9/1620-A/16, che fa riferimento alle norme nazionali, comunitarie e internazionali vigenti in materia di rispetto e tutela della dignità e dei diritti fondamentali della persona. Sono principi che hanno improntato tutti i nostri emendamenti e tutti i nostri ordini del giorno fino ad ora presentati, tutti quanti rigorosamente e immotivatamente respinti dalla maggioranza.

Il punto è questo. Naturalmente, questa maggioranza vive questa come una situazione esclusivamente interna e nazionale - si direbbe quasi intrapsichica - e non considera che questo Accordo assumerà una rilevanza, una dimensione e un'attenzione internazionale tali che le lacune e il fallimento, cui questo Protocollo è destinato, saranno in grado di gettare discredito sull'Italia, ed è quanto il Governo Meloni e questa maggioranza stanno facendo con provvedimenti di siffatta natura! Quindi, tiriamo il totale dei totali all'esito di questa discussione e il risultato è decisamente negativo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/17 Faraone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Prendo atto che il collega Borrelli non accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1620-A/18 e insiste per la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1620-A/18 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Esattamente due mesi fa, quando abbiamo appreso la notizia di questo Accordo bilaterale tra Italia e Albania, abbiamo ascoltato da subito la retorica del Governo…

PRESIDENTE. Colleghi, come sempre, se dovete lasciare l'Aula, fatelo in silenzio, per consentire al collega Magi di svolgere il suo intervento. Lei, collega, aspetti un attimo che sia ripristinato un minimo di ordine. Proviamo, collega Magi.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente, ringrazio i colleghi. Come stavo dicendo, abbiamo ascoltato, da subito, la retorica del Governo, cioè presentare questo Accordo e le norme collegate come una grande innovazione, come un approccio, appunto, innovativo grazie al quale l'Italia sarebbe stata vista come un esempio dagli altri…

PRESIDENTE. Le chiedo di liberare i banchi del Governo.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Qui già parliamo nella distrazione totale, se almeno il rappresentante del Governo ce lo lasciate libero…

PRESIDENTE. Collega Candiani, grazie.

Colleghi, di nuovo: consentiamo al collega Magi di svolgere l'intervento in dichiarazione di voto. Se dovete parlare, fatelo fuori da quest'Aula, se dovete lasciare l'Aula, fatelo in silenzio. Prego.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Riproviamo. Dicevo che la retorica del Governo ha subito indicato in questo Accordo un provvedimento innovativo che ci avrebbe consentito di essere guardati nel mondo e in Europa, in particolare, come un esempio da seguire.

Ricordo molto bene le parole della Presidente Meloni, che disse che non comprendeva tanto nervosismo nelle reazioni e che ci sarebbe stato un confronto con il Parlamento, una disponibilità al confronto con il Parlamento, perché è ovvio, così disse la Presidente Meloni, che l'Accordo con l'Albania doveva essere messo a terra.

Ecco, oggi, è atterrato e possiamo vederlo in tutte le sue caratteristiche, in tutti i suoi limiti mi viene da dire. Il Governo non ha minimamente il controllo di quello che accadrà in Albania, il Governo non ha saputo rispondere a nessuna delle domande che le opposizioni hanno posto, prima, nell'esame nelle Commissioni riunite affari costituzionali ed esteri, poi, in Aula negli ultimi 3 giorni. Voi non sapete esattamente o non avete voluto scrivere - il che è ancora più grave - quali categorie di persone andranno in questi centri, non sapete quale diritto vigerà in questi centri: il diritto italiano sull'asilo e sulla protezione internazionale? Forse sì, in parte. In quale parte? Nella parte che è compatibile con l'Accordo. Il diritto europeo? Vedremo. La Commissaria europea per gli Affari interni ha già detto che questo trattato è fuori dal diritto europeo.

Non sapete come fare a garantire il diritto di difesa, lo abbiamo visto pochi minuti fa nell'esame degli ordini del giorno, come farà una persona detenuta a procurarsi un avvocato, a scegliersi un avvocato, come la nostra Costituzione prevede - concludo, Presidente -, a garantire il giusto processo. Tutto avverrà online, non avete neanche previsto cosa potrebbe avvenire, se, a un certo punto, la connessione non dovesse funzionare. Garantirete cosa? Un trattamento discriminatorio a persone che sono nella stessa condizione giuridica: i richiedenti asilo in Italia potranno avere accesso ai servizi, i richiedenti asilo in Albania saranno detenuti al di fuori del diritto italiano e del diritto europeo.

Noi crediamo, come +Europa, che vi stiate assumendo una gravissima responsabilità, perché un passo di questo tipo, un passo che pone tali domande, così pesanti, dubbi sul rispetto della nostra Costituzione non avreste dovuto portarlo avanti con queste modalità, che sono l'opposto di quello che la Presidente Meloni aveva promesso di garantire, cioè il confronto con il Parlamento. Voi del Governo e voi della maggioranza, colleghi, vi state assumendo questa responsabilità e quando, nei prossimi mesi, oltre alla photo opportunity, che farete prima delle elezioni europee per rivendicare qualcosa che ancora non esisterà, cominceranno a nascere questi problemi; quando comincerà a nascere - semmai ci porterete qualcuno lì - il problema dovuto al fatto che vi renderete conto che ci sono dei vulnerabili…

PRESIDENTE. Concluda, collega.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). … che dovrete riportare in Italia - concludo davvero -; quando avverrà che non potrete rimpatriare qualcuno, che ha terminato i 18 mesi di detenzione, e dovrete di nuovo riportarlo in Italia, a quel punto, il discredito, la responsabilità e anche le responsabilità penali per le ingiuste detenzioni ricadranno tutte su di voi (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Egregio Sottosegretario, oggi il mio intervento potrebbe ridursi a qualche minuto, perché la sintesi migliore dell'Accordo Italia-Albania l'ha fatta uno dei due firmatari. In un'intervista, il Presidente Edi Rama ha detto che questo Accordo è a costo zero per l'Albania, ma serve alla Meloni per la campagna elettorale. Punto. Game-set-match. Finito. Questa è la sintesi dell'Accordo Italia-Albania che stiamo discutendo.

Però, per rispetto a quest'Aula e al lavoro che abbiamo fatto in questi giorni, svolgerò qualche considerazione, ovviamente non di critica al Presidente Edi Rama né, tantomeno, al popolo albanese, a cui ci legano amicizia e stima e che, anzi, ringraziamo per la collaborazione che ha manifestato nei confronti del nostro Paese. No, le nostre critiche vanno tutte al Governo italiano, alla Presidente Meloni, che è la grande ideologa, pensatrice di questo accordo Italia-Albania, che ha maturato sotto l'ombrellone, durante le sue vacanze in Albania, perché, evidentemente, non c'erano luoghi per lei graditi nel nostro Paese. Allora, vediamo cosa prevede questo accordo Italia-Albania.

Il primo dato e, forse, l'unico positivo, è che ne stiamo parlando in quest'Aula parlamentare, perché, per molti giorni il Governo, per bocca anche del Ministro Ciriani, ha negato la necessità di un disegno di legge di ratifica, quindi, di un passaggio parlamentare sull'Accordo Italia-Albania e solo l'insistenza delle opposizioni ha costretto il Governo a capitolare di fronte all'evidenza del dettato costituzionale e a portare in queste aule un disegno di legge di ratifica.

E dovremmo avere anche un ringraziamento per questo da parte dei Ministri del Governo Meloni, perché, grazie all'insistenza delle opposizioni, hanno potuto capire cosa prevede questo Accordo, perché la Meloni aveva fatto un Accordo senza avvisare nemmeno il Ministro Tajani, il Ministro Piantedosi, il Ministro Nordio: se lo sono trovato sui giornali, con la foto della firma insieme al Presidente Edi Rama.

Oggi, finalmente, sanno che cosa prevede questo Accordo o, almeno, si presume, perché molto è rimasto nella penna di chi ha scritto, visto che le norme sono incomplete e non avete voluto accogliere neanche le nostre proposte di modifica.

Però tutto questo dibattito è avvenuto, come sempre, in tempi strettissimi, perché, non potendo fare il vostro classico decreto-legge, non potendo mettere la fiducia, avete dovuto contingentare i tempi in Commissione, avete dovuto contingentare i tempi in Aula, dare la procedura d'urgenza, ridurre gli emendamenti, ridurre questo dibattito a pochi minuti per gruppo, perché? Perché c'è la campagna elettorale per le europee che incombe. E non importa che l'Alta Corte albanese abbia sospeso l'Accordo Italia-Albania e che, forse, si dovrà ricominciare da capo con tutto l'iter e, quindi, il lavoro che stiamo facendo in quest'Aula sarà del tutto inutile. No, non importa, perché voi dovete annunciare che l'Accordo Italia-Albania è stato fatto in tempo utile per le europee e, quindi, tutto di corsa, comprimendo i tempi del dibattito, comprimendo i diritti dell'opposizione.

E questo perché? Perché il Governo Meloni ha fallito sulle politiche migratorie: non soltanto ha aumentato le tasse in legge di bilancio, ha aumentato anche il numero degli sbarchi irregolari nel nostro Paese. Nell'ultimo anno, con il Governo Meloni, gli sbarchi irregolari nel nostro Paese sono stati 157.652, il 50 per cento in più rispetto all'anno prima, un numero più alto degli sbarchi del 2015, quando al Governo c'era Renzi, la Meloni era all'opposizione e, in televisione, consigliava di lasciar morire in mare i migranti, di fare il blocco navale e chiedeva le dimissioni del Governo Renzi perché eravamo invasi dagli stranieri. Oggi il Governo Meloni ha più sbarchi irregolari, però tutto va bene. E, allora, si deve affrettare a fare una conferenza stampa, una photo opportunity, per dire che tutto è sotto controllo per paura che Salvini, dall'interno del Governo, possa rosicchiare qualche punto nei consensi, nei sondaggi proprio sul tema dell'immigrazione.

Allora, ecco l'Accordo Italia-Albania: un Accordo che sarà inattuabile e che, se dovesse essere attuato davvero, porterà alla violazione del diritto all'uguaglianza, del diritto d'asilo, del diritto di difesa. Ma al Governo Meloni questo non importa. Perché? Perché la Meloni ha un'unica speranza: la speranza è che l'Accordo non entri in vigore perché la parte albanese lo sospenderà. E così la Meloni potrà fare quello che le riesce meglio: convocare una conferenza stampa, perché in quello è bravissima, va dato atto, forse potrebbe essere candidata anche all'Oscar come migliore attrice protagonista per il ruolo di vittima dell'anno, il ruolo che interpreta meglio la Meloni. Lei è quella brava, quella forte, quella decisa con tutti contro che la ostacolano e le mettono i bastoni tra le ruote. Certo, guardando la classe dirigente che ha scelto del suo partito, si capisce che questi dubbi, in effetti, li possa avere.

E, allora, quando mai dovesse avere attuazione concreta questo Accordo, nasceranno ricorsi su ricorsi. E ve lo diciamo già da adesso: la colpa non è del Parlamento che non sa scrivere le leggi e nemmeno dei magistrati che ce l'hanno con il Governo quando dovranno attuarli. La colpa è vostra che non avete voluto accogliere nemmeno i suggerimenti degli esperti in audizioni o delle opposizioni, che hanno lavorato per giorni in Commissione per cercare di migliorare un testo, che pure non condividevano, ma che almeno potesse salvaguardare i diritti essenziali non soltanto dei migranti, ma anche degli operatori italiani che dovranno lavorare in quei centri in Albania.

E, guardate, la grande campagna elettorale della Presidente Meloni costerà 675 milioni di euro ai cittadini italiani, a tutti noi: 675 milioni di euro per portare in Albania, nei centri in Albania, 3.000 migranti, sugli oltre 157.000 arrivati soltanto l'anno scorso e continuano ad arrivarne altri, si sommano a quelli già presenti nel nostro Paese. Quindi, non risolverà nulla questo Accordo, però i contribuenti italiani, tutti, noi lo pagheremo 675 milioni di euro, che potevano essere impiegati meglio: per migliorare le condizioni dei centri esistenti in Italia, per costruirne di nuovi, visto il sovraffollamento, per assumere, come vi abbiamo chiesto, Forze dell'ordine in Italia o anche per una piccola cosa, piccola, ma molto importante. Il Governo Meloni in legge di bilancio ha tagliato il Fondo per i disturbi alimentari. Dopo l'insistenza dell'opposizione, la nostra raccolta firme, la battaglia degli studenti, il Ministro Schillaci ha annunciato un Fondo da 10 milioni che non si sa se, come e quando arriverà. Bene, meglio di nulla, per carità, ma è un Fondo del tutto insufficiente, di 10 milioni, quando qui se ne sprecano 675 sulla pelle degli italiani.

E allora di corsa affrettiamoci, perché c'è la campagna elettorale e la Meloni deve fare la foto con la posizione della prima pietra in Albania. E sarà una foto affollatissima, ci sarà la gara tra i Ministri del Governo per chi sarà più vicino alla Meloni, per far circolare quella foto sui social in vista delle europee.

Salvini si chiederà se vale più la pena esserci o non esserci, se si nota di più se va in Albania o se non va in Albania. L'unica cosa che ci consola è che in Albania il Ministro Lollobrigida non ci potrà andare in treno e non potrà chiedere fermate a richiesta, si accontenterà del volo di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Sottosegretario, in queste ore siamo molto orgogliosi, penso tutti noi come italiani, perché un film italiano, Io capitano, sarà in nomination come miglior film internazionale alla notte degli Oscar, ed è sicuramente un orgoglio per un grande regista, come Matteo Garrone, che è espressione dell'arte e della cultura italiana. Si tratta di una storia, una storia di ricerca della felicità, di coraggio, una storia molto bella di crescita, che però racconta, purtroppo, anche la disperazione e le difficoltà dei viaggi di chi lascia l'Africa e attraversa il deserto e il mare per cercare una nuova vita in Italia e in Europa. E lo fa, per fortuna - e di questo ringraziamo Matteo Garrone -, dal loro punto di vista, da un'angolazione diversa, e soprattutto ricordandoci che non c'è soltanto un bollettino giornaliero nei TG di chi si salva in mare e di chi, purtroppo, muore in mare, che non sono soltanto numeri, ma sono persone, volti, storie che in quel film ci vengono raccontati e ricordati.

Noi siamo orgogliosi che ci sia quel film in concorso per il nostro Paese. Non siamo orgogliosi, invece, di avere un Governo, il Governo Meloni, che spende 675 milioni di euro dei cittadini italiani, di tutti noi, per una gigantesca operazione di campagna elettorale sulle spalle dei migranti, dei disperati, giocando - all'interno del Governo, tra le varie forze di maggioranza - una gara a chi è più cinico, a chi è più cattivo, a chi spunta un like in più sui social network. Per questo annuncio, a nome del gruppo di Italia Viva, il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, sin dall'annuncio dell'Accordo fra Italia e Albania per la gestione della prima accoglienza dei migranti, quando non si conoscevano nemmeno contenuti e termini del documento, alcune forze politiche hanno avviato un'opposizione aprioristica. È un atteggiamento, questo, del tutto incomprensibile, perché l'unico risultato che può raggiungere è il permanere dello status quo, e cioè la permanenza di flussi incontrollati e gestiti dai trafficanti di esseri umani che, troppo spesso, finiscono in tragedia. Basta una sola vita umana persa in mare perché sia troppo. Presidente, salvare vite in mare è onorevole e giusto. Diventa meno onorevole, anzi, del tutto ipocrita farlo se si è nelle condizioni di evitare o almeno di provare ad evitare che quegli esseri umani mettano la loro vita in pericolo. Dovremmo, prima di tutto, accordarci sul significato della parola solidarietà, cercare di interpretarla in maniera più profonda e proattiva, non limitarci ad attendere e offrire un riparo a chi arriva, facendo finta di non conoscere le condizioni che caratterizzano questi viaggi per terra e per mare.

Il lavoro avviato dal Governo Meloni sin dal suo insediamento è finalizzato a prendere di petto la questione senza tentennamenti di sorta, provando ad andare alla radice del problema. È un lavoro avviato in più direzioni: in Africa, per offrire maggiori opportunità di sviluppo e benessere laddove i flussi hanno inizio proprio per la mancanza di condizioni di sopravvivenza dignitosa, e in Europa, portando il tema di nuovo al centro del dibattito, ma proponendo anche una nuova linea di intervento.

È questo, Presidente, il punto nodale del cambio di rotta: non si va più a Bruxelles a chiedere aiuto e ridistribuzione dei migranti ormai arrivati in Europa; si va a proporre un piano di azione e a coinvolgere tutti nella sua applicazione, perché l'immigrazione clandestina non può e non deve essere un problema nazionale, come abbiamo detto tante volte in quest'Aula.

La nostra collocazione geografica ci pone al centro di rotte rispetto alle quali, nella maggior parte dei casi, non siamo la destinazione. L'Italia rappresenta spesso solo una tappa intermedia di viaggi pericolosi, di viaggi costosi, quasi interminabili, ma quasi mai la vera meta. Siamo il Paese di primo approdo in Europa, ma siamo fondamentalmente un Paese di transito. Questo vuol dire che non possiamo farci carico di tutte le procedure, come stabilito dal Trattato di Dublino, che anche il Presidente Mattarella ha definito superato. Il tema è oggettivamente un tema europeo, un tema occidentale, perché il fenomeno della pressione migratoria parte dal Sud del mondo verso i Paesi più sviluppati e in alcun caso si può pensare di gestire questo fenomeno aprendo i confini a tutti.

Anche volendo, non siamo in grado di garantire a tutti quel futuro migliore che stanno cercando. Ritenere che, comunque sia, chiunque arrivi in Italia abbia migliorato le proprie condizioni di partenza, è frutto di superficialità e, forse, anche di un certo provincialismo. Dovremmo domandarci con grandissima serietà, se le condizioni in cui vivono, spesso, molti clandestini nel nostro territorio, si possano definire condizioni civili. Le maglie delle reti criminali in cui finiscono molti di loro, compresi donne e bambini, non lasciano molte speranze. Accoglienza non è riservare un posto ai margini della società, mentre limitare le partenze vuol dire contrastare i trafficanti, accogliere coloro a cui possiamo offrire un reale inserimento nel mondo del lavoro e nella società. È questo concetto che l'opposizione, purtroppo, sembra non voler comprendere, facendo muro ad ogni iniziativa del Governo in tema di politiche di immigrazione.

In quest'ottica, rientra anche l'Accordo che stiamo discutendo oggi, quello con l'Albania, sia per gli effetti pratici di condivisione degli sforzi della prima accoglienza, sia per il messaggio che trasmette, frutto di un approccio al tema immigrazione completamente diverso. La condivisione di questo nuovo approccio in Europa rafforza la possibilità di riuscire a ridurre, se non a eliminare del tutto, le morti in mare.

Su questo Accordo si è detto di tutto, anche che era stato siglato ignorando il Parlamento. E invece, cari colleghi, siamo qui a discuterne la ratifica. Chiaramente, siamo ben consapevoli che questa non è la soluzione definitiva al tema dei migranti. Nessuno ha mai preteso che lo fosse. Ma si tratta di un tassello importante di una strategia complessiva e completamente rinnovata. Ed è simbolico che sia proprio l'Albania, Paese di provenienza di una delle più folte e integrate comunità di immigrati in Italia, a svolgere un ruolo essenziale. Limitare lo sguardo al Mediterraneo è estremamente miope. Il fenomeno migratorio è molto più ampio ed epocale.

Se non lavoriamo a tutti i livelli, in tutti i nodi di quello che, da flusso, è stato trasformato in traffico, dalle partenze ai passaggi di frontiera europei, non possiamo immaginare di ridurre le tragedie e nemmeno dirci solidali. Non siamo, però, solo nel campo dei valori e dei princìpi che appartengono alla nostra cultura, siamo anche nell'ambito degli obiettivi di politica estera, che dovrebbero vederci impegnati nel contesto europeo e in quello mediterraneo.

Presidente, il Primo Ministro albanese, Edi Rama, ha definito quella dell'immigrazione clandestina “una sfida che richiede una risposta paneuropea”. E cito testualmente: “qualsiasi sforzo isolato è destinato a portare conseguenze che potrebbero diventare irreparabili per il futuro, quindi l'intera famiglia europea deve restare unita e concordare su un'unica risposta (…)”.

La cosa interessante è che questo Accordo ha nemici trasversali dal punto di vista politico e altrettanto trasversali sono, invece, i suoi sostenitori. D'altronde, è stato firmato da due Presidenti del Consiglio di un'area politica totalmente diversa. E, allora, viene da pensare che ciò che accomuna chi sostiene questo Accordo, giudicandolo non in contrasto con i princìpi europei, anzi un modello di gestione dei flussi da seguire e replicare, sia il fatto di avere davvero a cuore il problema ed essere intenzionato concretamente a trovare una soluzione. Diversamente, chi si oppone, nella più innocua delle ipotesi lo fa solo strumentalmente.

Per non parlare, poi, di chi acclama una decisione contraria della Corte costituzionale di Tirana, che è stata chiamata a pronunciarsi sulla costituzionalità del Protocollo bilaterale Italia-Albania. La decisione finale in udienza plenaria deve intervenire entro 3 mesi dalla presentazione del ricorso, ossia entro il 6 marzo di quest'anno. La prima seduta plenaria della Corte si è svolta il 18 gennaio e si è ritenuta necessaria una prosecuzione dell'esame delle questioni poste, programmando una nuova sessione proprio per oggi, 24 gennaio. È possibile, dunque, che si abbia una sentenza prima - che auspichiamo sia positiva -, non tanto per l'operatività dei centri previsti sul territorio albanese, quanto per l'affermazione di un nuovo paradigma di intervento e, soprattutto, della necessità di condivisione della risposta. Che piaccia o no all'opposizione, qualcosa sta cambiando, e sta cambiando grazie all'iniziativa italiana.

La rotta del Mediterraneo centrale è la più rischiosa ed è finalmente al centro del dibattito europeo. Ma non solo: per la prima volta si parla di una gestione complessiva dei diversi aspetti e delle diverse fasi del fenomeno a partire dalle cause. Il gruppo di Noi Moderati sostiene da sempre una risposta decisa e necessariamente composita al fenomeno della pressione migratoria. Una risposta che comprende anche il Piano Mattei, che agisce alla fonte del fenomeno e l'apertura di canali per l'immigrazione regolare, da inserire nel sistema produttivo: prevenzione, gestione e accoglienza, ma quella vera; questo vuol dire essere solidali o forse semplicemente umani.

L'auspicio è vedere un fronte comune anche da parte dell'opposizione, perché si parla del ruolo dell'Italia nel consesso internazionale, ma anche e soprattutto di vite umane. E questo - spero che sia chiaro una volta per tutte -, questa maggioranza e questo Governo l'hanno chiaro sin dall'inizio: non possiamo più consentire che il Mediterraneo sia al centro di questi traffici.

Oggi, ratifichiamo un accordo che riporta la collaborazione al centro del Mediterraneo e, quindi, Presidente, a nome del gruppo di Noi Moderati, annuncio il voto a favore della ratifica dell'Accordo fra Italia e Albania per la gestione della prima accoglienza dei migranti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signora Presidente, colleghi e colleghe. Questo provvedimento che discutiamo oggi è motivo di grande preoccupazione per noi, perché, dal nostro punto di vista, segna un po' un salto di qualità nelle politiche parlamentari della destra e, in modo particolare, del partito di maggioranza relativa di Fratelli d'Italia.

Sempre di più questo partito diventa una fortezza, chiuso in se stesso, con un'assoluta incapacità di avere un dialogo con il Parlamento e di discutere nel merito i provvedimenti, senza saper ascoltare, decidere o modificare.

Guardate che le fortezze hanno un grande pregio, che è quello di difendersi dall'esterno, ma hanno anche un grande difetto, quello di non comunicare, non si può uscire dalle fortezze. Sempre di più, Fratelli d'Italia sta diventando quel partito fortezza che non serve a governare un Paese complesso, in un momento difficile e drammatico, come quello che stiamo vivendo. Questo provvedimento ne è un po' l'emblema: nessuna discussione con l'opposizione. Il collega Bicchielli diceva, rivolgendosi alle opposizioni, che dobbiamo fare un provvedimento che riguarda un po' tutti, perché si tratta di parlare e difendere le vite delle persone. Ma come si fa a collaborare con una fortezza? Come si fa a collaborare con una maggioranza che ha rifiutato financo gli ordini del giorno e che non ha potuto neanche prevedere la possibilità che l'opposizione si inserisse in questa discussione, parlando dei diritti fondamentali delle persone, come quello alla salute, alla difesa o diritti di democrazia che, in tutte le parti del mondo, vengono consentiti?

Ecco, è un provvedimento senza capo né coda, contrario al diritto internazionale, al diritto europeo e al diritto nazionale, peraltro totalmente inutile a gestire il grande problema dell'immigrazione e costosissimo per gli italiani e le italiane, per i contribuenti italiani. Che una legge sia inutile può anche capitare, ma questa è anche dannosa, peraltro è una legge farsa - colleghe e colleghi della maggioranza -, che sta mettendo e metterà e in forte imbarazzo il nostro Paese e la nostra Nazione - voi la chiamate così -, perché un provvedimento come questo nessun Paese civile e democratico nel mondo potrebbe metterlo in atto. Questo, peraltro, è finalizzato semplicemente a rubare una manciata di voti al vostro alleato più vicino, all'altro partito sovranista italiano, alla Lega: è la concorrenza tra di voi che c'è dietro a questo Protocollo con l'Albania. Siete riusciti a far diventare popolare in Italia anche Edi Rama: non lo conosceva nessuno, ma, grazie a voi, è diventato uno dei politici più famosi nel nostro Paese. Complimenti!

Avete invitato anche alla vostra festa, ad Atreju, due esponenti importanti, il Premier inglese, Sunak, che ha 35 punti di svantaggio rispetto al suo competitor, ed Edi Rama. Queste sono le relazioni internazionali di cui vi vantate tanto, davvero poca cosa. E alla Lega avete lasciato il contentino dell'autonomia differenziata, ma avete detto chiaramente che non deve mettere becco su nient'altro, né sulle politiche migratorie, né sulla finanziaria, su null'altro che non sia l'autonomia differenziata. Complimenti, siete una maggioranza che ha davvero una grande capacità di interlocuzione! Avete fatto un provvedimento contrario ad ogni normativa internazionale.

Vi voglio spiegare una cosa: quando la Premier Meloni vi ha detto che bisognava inseguire i trafficanti in tutto il globo terracqueo si riferiva ai trafficanti non ai migranti; non dovete inseguire i migranti in tutto il globo terracqueo, perché quelli si trovano in acque internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Voi li arrestate e li detenete - diciamo così -, peraltro neanche nel nostro Paese, ma in un altro Paese, senza che queste persone siano accusate di alcun reato. A quale titolo? Chi vi dà l'autorità e il diritto di andare in acque internazionali, di prendere queste persone, di caricarle sulle navi italiane e di portarle in Albania nei centri di detenzione? Questo si pone al di là di ogni normativa di carattere internazionale, ed è contro il codice della navigazione. Poi state violando gli articoli fondamentali della nostra Costituzione, che, all'articolo 13, stabilisce che la libertà personale è inviolabile, non dice che è inviolabile solo per gli italiani e per le italiane - ve lo voglio spiegare bene - ma per tutti e tutte. L'articolo 13 prevede che “Non è ammessa alcuna forma di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”. So che questa Costituzione a voi non è mai piaciuta, però c'è, è vigente e la dovete rispettare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), quando riguarda i diritti delle persone, degli uomini e delle donne.

Veniva citato il film di Garrone, che racconta la storia dal punto di vista del migrante, ma ci vuole anche un po' di immaginazione da parte vostra: immaginate voi questi ragazzi e queste ragazze che partono dalle loro case nell'Africa Centrale, che attraversano il deserto, che finiscono nei lager libici, che sono costretti a utilizzare le risorse delle loro famiglie per pagarsi un biglietto su un barchino che in moltissimi casi naufragherà, per arrivare poi in acque internazionali, dove finalmente c'è la Marina militare italiana che, invece di portarli in un porto sicuro nel nostro Paese - cosa fa? -, li carica e li porta in Albania, in centri di detenzione: non c'è niente di più inumano e di più ingiusto di questo. Come fate voi, come fa questa maggioranza a spacciare questo Protocollo come un accordo positivo nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? E, per fare questo, dobbiamo anche pagare 675 milioni di euro? La campagna elettorale pagatevela da soli! Non ve la dobbiamo pagare noi, non ve la devono pagare i cittadini e le cittadine italiane (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questa è una questione importante, che riguarda il futuro del nostro Paese e voi lo state disprezzando perché disprezzate i diritti e, quando si disprezzano i diritti, si disprezzano i diritti di tutti, degli stranieri, ma anche degli italiani e delle italiane. Questo è evidente perché il Protocollo testimonia plasticamente questo disprezzo e la deportazione dei migranti in Albania sta diventando - so che voi cercate di imitare sempre gli aspetti “migliori” degli altri Stati - una Guantánamo. Finalmente anche l'Italia avrà la sua Guantánamo, perché ci mancava. Siete riusciti a centrare questo obiettivo, che finalmente vi fa diventare una grande potenza, dal vostro punto di vista. Inizialmente si è affermato che per fare tutto questo bel provvedimento non serviva neanche passare per il Parlamento, cioè non era necessaria neanche la ratifica, lo ripeto, neanche la ratifica. Dopodiché, costretti dalle opposizioni, dall'opinione pubblica e dai costituzionalisti a venire qui in Aula, cosa avete fatto? Avete fatto un provvedimento “fortezza”, che si è chiuso in se stesso, che non ha permesso neanche di migliorare questa schifezza che state portando in campo e che state mettendo sul piatto, anche, dell'immagine internazionale del nostro Paese. È una vergogna per il nostro Paese, di cui voi siete assolutamente responsabili e che sottolinea, ancora una volta, un'incapacità da parte vostra di gestire problemi complessi, che indica ancora di più la vostra incapacità ad affrontare i problemi in modo tale che ci siano delle soluzioni per il futuro. D'altro canto, i dati confermano questo nostro punto di vista; fate finta di niente, ma il numero degli sbarchi nel nostro Paese è aumentato a dismisura, nonostante le vostre dichiarazioni belligeranti da questo punto di vista. È l'ennesimo fallimento della destra, è un fallimento culturale, è un fallimento umanitario, oltre che un fallimento politico…

Presidente, concludo con una citazione di Lorenzo Milani, che disse una volta: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora (…) reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto superiore “Osvaldo Conti”, di Aversa, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Presidente, intanto, mi lasci iniziare questa dichiarazione di voto, con un grazie all'Albania, perché qui non è in discussione il nostro rapporto con l'Albania, l'Albania ha risposto a una richiesta che il nostro Governo ha rappresentato, e ha risposto, peraltro anche con problemi politici all'interno dell'Albania stessa. Certo, è un accordo che per loro non ha costi, però, dobbiamo riconoscere la sensibilità che hanno manifestato nei confronti del nostro Paese. Detto questo, diciamo che si tratta di un accordo inutile, inefficace e, secondo noi, anche inapplicabile, oltre che molto costoso. È in discussione presso la Corte costituzionale albanese e sicuramente andrà in discussione anche nella Corte costituzionale italiana, perché di elementi per presentare qualche ricorso ce ne sono parecchi e sono stati illustrati dai colleghi anche in questa sede, durante la discussione degli emendamenti, come sono stati illustrati ampiamente in Commissione.

Io partirei, dicendo che un accordo con l'Albania sui temi dell'immigrazione si poteva fare, sarebbe stato utile, ma non per quello per cui è stato pensato, cioè non per spostare in Albania chi arriva sulle nostre coste, per un arco di tempo quale quello previsto dal trattato. Sarebbe stato utile, invece, gestire un accordo sull'immigrazione, pensare a un accordo sull'immigrazione per intervenire, bloccare, limitare e gestire in maniera più decorosa la rotta balcanica. Là, sì, che la collaborazione con l'Albania, e non solo con l'Albania, poteva essere utile: invece di accogliere i migranti sui nostri confini, potevamo gestirli all'interno dell'area balcanica. Su questo il Governo avrebbe fatto una cosa buona, perché, poi, noi siamo sempre impressionati dai flussi migratori che attraversano il Mediterraneo, funestati sempre da eventi drammatici, come quelli che abbiamo vissuto tante volte nel nostro mare, e poca attenzione diamo invece ai flussi migratori che attraversano i Balcani e che arrivano sui confini del Friuli-Venezia Giulia, a Trieste o a Gorizia.

Sarebbe interessante un approfondimento su questi temi; ci si accorgerebbe che l'Accordo con l'Albania poteva essere gestito in maniera molto, molto più utile per l'Italia.

E poi, che senso ha? Noi prendiamo coloro che arrivano sulle nostre coste e li trasportiamo in Albania. Perché? Perché non riusciamo a costruire e a realizzare un centro che, in questo Paese, ospiti 3.000 persone? Qual è la logica, qual è la paura, qual è la preoccupazione, qual è l'impossibilità o l'incapacità che questo Governo sta dichiarando nel realizzare un centro per ospitare 3.000 persone? Qual è il luogo dove non si poteva realizzare un posto così?

Io sto sulla vostra linea. Penso che l'accoglienza debba essere quella diffusa e, quindi, che l'approccio debba essere completamente diverso, ma resto sul vostro approccio: non eravate capaci di trovare un luogo in questo Paese, spendendo un quarto di quello che avete ipotizzato o anche meno, per gestire e garantire questa accoglienza?

Io non ci credo, è evidente che è una bandierina che purtroppo serve per la campagna elettorale, come ha detto qualche collega; serve, in una maniera secondo me ancora più sbagliata, sgradevole e inutile, a far sembrare sempre di più che i flussi migratori siano una minaccia per il Paese, al di là dei problemi oggettivi che ci sono e, quindi, a caricare di tensione il tema dell'immigrazione, che diventa divisivo all'interno della nostra società. Sempre di più. E questo è profondamente sbagliato, anche perché, dopo, queste cose vi tornano indietro.

Avevate promesso i blocchi navali e i blocchi navali non esistono, non si potevano fare quando li promettevate, lo sapevate, non si possono fare oggi e, in effetti, non li fate. Invece del blocco navale c'è stato l'aumento dei flussi migratori.

Poi, dovrei utilizzare i toni che avete utilizzato quando eravate all'opposizione, lo dico in particolare a Fratelli d'Italia, che è stato all'opposizione anche del Governo Draghi, ma non lo faccio, perché è irragionevole: alla fine l'immigrazione è aumentata del 50 per cento rispetto al 2022, del 130 per cento rispetto al 2021 e le cause sono molteplici; le cause non risiedono in chi sta al Governo in Italia, le cause non risiedono qui, le cause dipendono dai flussi, dagli eventi che avvengono in Africa, dagli eventi che avvengono in Asia e, quindi, il governo dell'immigrazione deve essere una cosa che si fa in maniera congiunta, con l'Europa, non cercando scorciatoie come quella che voi ci avete presentato.

Questo Accordo, che, come dicevo prima, ha il difetto gigantesco di essere inapplicabile e inefficace, contiene anche una dose di scarsa trasparenza nei confronti di questo Parlamento in relazione al tema delle persone vulnerabili, posto in più occasioni, che poteva essere risolto facilmente con un'assunzione di responsabilità da parte di maggioranza e Governo, approvando un emendamento (ne sono stati presentati numerosi su questi temi) o almeno accogliendo un ordine del giorno, come quelli che sono stati presentati, per dare chiarezza rispetto a questioni che, dal punto di vista dialettico, anche il Governo si era intestato dicendo: “Non ci saranno persone vulnerabili, non ci saranno donne incinte, non ci saranno minori”. Perché non l'abbiamo trasformato in una decisione, in una determinazione del Parlamento?

Tutto questo fa pensare che questa gestione sarà molto faticosa, soprattutto per voi, oltre che molto costosa, come dicevo prima. Se fate un po' di divisioni, vi conveniva mandarli in un villaggio turistico: risparmiavate di più e noi spendevamo di meno e, probabilmente, creavamo anche meno tensione. E, in più, ci tenevamo anche 500 militari di “Strade sicure” che invece di mandare in Albania tenevamo nelle nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Credo che anche questo sia un elemento incoerente rispetto alle cose che voi avete sempre detto.

Quindi, Presidente, il nostro voto sarà contrario. Non è una contrarietà di chi la fa a prescindere, è una contrarietà di chi legge le carte, guarda gli effetti di queste norme e capisce che queste norme sono assolutamente inefficaci. E capisce che poi c'è una sensibilità da costruire in questo Paese, da alimentare, che non è quella dell'accoglienza di chiunque arriva. I nostri confini vanno controllati, lo abbiamo sempre detto, con tutte le operazioni che servono per controllare i confini. Nei nostri Governi il Ministro Minniti ha saputo assumere decisioni anche difficili per controllare i nostri confini e per limitare i flussi migratori, quindi salvare vite umane, ma le cose devono avere un senso. Quando le cose non hanno un senso, quando le cose sono solo bandierine politiche, alla fine si ritorcono contro, perché gli effetti saranno nulli e il danno sarà quello di aver diviso, anche su un tema di politica estera (perché qui c'è anche un tema di politica estera), questo Parlamento in maniera veramente forzata.

Quindi, vediamo cosa succederà alla Corte costituzionale albanese, vediamo se abbiamo fatto una discussione completamente inutile o se sarà stata solo inefficace, e non inutile, ma il consiglio è di lavorare su questi temi con maggior concretezza e maggior attenzione all'utilizzo dei denari pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, con il voto che la Camera si accinge ad esprimere oggi si compie il primo passo verso la ratifica da parte italiana del Protocollo che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha siglato lo scorso 6 novembre con il Presidente albanese Edi Rama per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria fra i nostri due Paesi.

Il Protocollo fa seguito al precedente Accordo tra Italia e Albania per il rafforzamento della collaborazione bilaterale nel contrasto al terrorismo e alla tratta di esseri umani, siglato il 3 novembre del 2017 e costituendo l'attuazione dell'impegno alla collaborazione bilaterale in materia di gestione dei flussi migratori, stabilito dal Trattato di amicizia e di collaborazione del 1955. Quindi, si inserisce nel più ampio quadro di amicizia storica e profonda, una cooperazione tra Roma e Tirana.

Ricordo che abbiamo una solida e integrata comunità albanese all'interno del territorio nazionale, la seconda comunità straniera nel Paese, con oltre 400.000 persone. Molti imprenditori italiani hanno investito in Albania scommettendo sullo sviluppo del Paese.

Con l'Albania, quindi, ci legano sia rapporti commerciali di assoluta eccellenza - l'Italia è il primo partner commerciale dell'Albania - e sia rapporti culturali e sociali. L'Albania è un Paese amico che condivide i nostri valori di libertà e democrazia. Negli anni Novanta, dopo la caduta della dittatura comunista, hanno abbracciato un lungo, ma inesorabile cammino verso la democrazia e la modernità, che ha portato il Paese a diventare nostro alleato nell'Alleanza atlantica e candidato per l'ingresso nell'Unione europea.

Ricordo che l'Albania fu al nostro fianco nel marzo 2020 quando, travolti dall'emergenza pandemica, inviò 30 medici ed infermieri nei nostri ospedali. Toccante e commovente fu il discorso interamente pronunciato in italiano dal Premier Rama. “Le sorelle e i fratelli italiani ci hanno salvati, ospitati e adottati in casa loro, quando l'Albania bruciava di dolori immensi (…). Non siamo ricchi, né privi di memoria, non ci possiamo permettere di non dimostrare all'Italia che gli albanesi e l'Albania non abbandonano l'amico in difficoltà. Questa è una guerra in cui nessuno può vincere da solo e oggi noi siamo tutti italiani”.

L'Accordo di cui ci troviamo a discutere oggi rappresenta, quindi, l'ultimo tassello di una collaborazione e di una vicinanza che vanno avanti da decenni e che continueremo sempre di più a rafforzare.

Bisogna, purtroppo, evidenziare come l'annuncio di questo Accordo sia stato accompagnato però da attacchi e da polemiche da parte delle opposizioni e di certa stampa. Si è parlato di spot propagandistico, di buco nell'acqua, di stravolgimento del diritto internazionale e rischi per la tutela dei diritti umani, addirittura di lager in Paesi extra Unione europea.

Durante l'esame presso le Commissioni riunite il Vice Ministro Cirelli e gli altri rappresentanti del Governo, che si sono avvicendati nel corso della discussione, hanno dato puntuale risposta alle richieste di chiarimento avanzate dall'opposizione.

In particolare, hanno ribadito che sono considerati soggetti vulnerabili quelli già individuati tali secondo la vigente normativa, ossia minori, minori non accompagnati, disabili, anziani, donne, donne in stato di gravidanza, genitori singoli con i figli minori, vittime della tratta di esseri umani, persone affette da gravi malattie o da disturbi mentali, persone per le quali è stato accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale, vittime di mutilazioni genitali.

Proprio per evitare che coloro che presentino vulnerabilità siano condotti in Albania è allo studio la fattibilità di avviare questa attività di verifica, connessa all'attuazione del Protocollo già nelle fasi immediatamente successive alle operazioni di soccorso o recupero, per mezzo di assetti navali a disposizione delle autorità statali. Questo screening preventivo, da eseguirsi a bordo di strutture idonee in mare, consentirebbe di attenuare l'impatto di tali procedure sui soggetti fragili, riducendo così il numero di stranieri da trasportare in Italia in un momento successivo e consentendo di trasbordare sugli assetti incaricati solo quelli stranieri che a questo primo screening abbiano i requisiti per essere trasferiti presso le strutture in Albania, fermo restando eventuali successivi ulteriori controlli e verifiche. Strutture in territorio albanese che, lo ribadisco, sono equiparate alle corrispondenti strutture previste dalla normativa nazionale, hotspot e CPR, e presso le quali i migranti potranno essere ospitati per un periodo di tempo massimo corrispondente a quello consentito dalla normativa vigente. Sarà proprio la gestione italiana dei centri a permettere al Governo di monitorare il rispetto dei diritti umani e ai migranti ospitati in Albania saranno quindi applicate le stesse garanzie e le stesse limitazioni previste dalla legge italiana.

Onorevoli colleghi, il Protocollo che ci apprestiamo a ratificare si pone l'obiettivo di contrastare il traffico di esseri umani, di prevenire i flussi migratori illegali e di accogliere chi ha diritto alla protezione internazionale nel pieno rispetto dei diritti umani e delle norme nazionali europee e internazionali in materia di protezione internazionale. All'opposizione, mi permetta, Presidente, che non ha argomenti, possiamo rispondere con le parole dell'autorevole costituzionalista Sabino Cassese che ha sottolineato come l'Accordo tra Italia e Albania sia utile e legittimo, nonché pienamente rispettoso del diritto internazionale e della normativa dell'Unione europea. Siamo di fronte alla soluzione del problema? No, no di certo. Si tratta di un nuovo approccio per mettere in campo un ulteriore strumento per gestire un fenomeno difficilmente governabile.

Noi riteniamo che da questo Protocollo possano conseguire effetti positivi, degni di nota, rappresentando un disincentivo per le partenze illegali e proponendo un modello di collaborazione con Paesi terzi ben definito, un precedente replicabile in Paesi terzi extra Unione europea.

Siamo di fronte a un accordo innovativo che mette in campo ulteriori strumenti per contrastare l'immigrazione illegale di massa, un fenomeno che i singoli Stati dell'Unione non possono affrontare da soli. La cooperazione anche con Paesi per ora non dell'Unione europea, come l'Albania, può essere importante. Ovviamente, tutto ciò va accompagnato da una più decisa azione italiana ed europea in materia di sviluppo, cooperazione e contrasto al traffico di esseri umani nei Paesi di origine. L'approvazione, qualche settimana fa, del disegno di legge di conversione del decreto Mattei è stato senza dubbio un altro passo importante per mettere in campo un approccio del tutto nuovo verso il continente africano, nell'ottica di una politica di attenzione e partnership strategica, lontana dalle vecchie logiche della cooperazione e dall'assistenzialismo dimostratesi troppo spesso inefficienti.

A livello europeo, grazie anche all'azione del nostro Governo, si sta radicando la consapevolezza che quello dell'immigrazione illegale è un problema da affrontare collettivamente, da affrontare insieme. È un problema che, come dicevo, si deve affrontare insieme a tutta la comunità europea. Anche la Germania, guidata dal socialdemocratico Scholz, lo ha compreso e non esclude la possibilità di svolgere le procedure di asilo, anche al di fuori dell'Europa, in Paesi di transito e in Paesi terzi, nel rispetto sempre delle norme internazionali ed europee sui diritti dell'uomo.

Per la cronaca, ricordo che la scorsa settimana il Parlamento tedesco ha approvato un pacchetto di misure, presentato dalla socialdemocratica Ministra dell'Interno, che permetteranno espulsioni più facili di migranti che non abbiano ottenuto il diritto di restare in Germania. Tale legge amplia le possibilità di ricerca da parte delle Forze dell'ordine e prolunga la detenzione prima dell'espulsione da 10 a 28 giorni.

In conclusione, al chiacchiericcio delle opposizioni che straparlano di accoglienza indiscriminata e mancata tutela dei diritti umani voglio contrapporre la nostra visione fatta di serietà e concretezza, una visione lungimirante dei rapporti con gli altri Paesi, una visione di cui il nostro Presidente Silvio Berlusconi è stato autorevole precursore. Una visione che sapeva coniugare in maniera sapiente il controllo dei confini e la tutela dei diritti umani. Questo è lo spirito del Governo, questo è lo spirito che anima l'architettura di questo Accordo, questa è la ragione per cui Forza Italia voterà “sì” al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, siamo passati dal facile e vuoto slogan “aiutiamoli a casa loro” a un nuovo slogan “aiutiamoli a casa di altri, a spese nostre, purché non li vediamo” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi, per l'ennesima volta, ormai abbiamo perso il conto, stiamo qui a parlare di un processo complesso, di un fenomeno complesso che è l'immigrazione. E oggi, per l'ennesima volta, è plastico il fallimento di questo Governo su questo tema, su cui ha avuto sempre un approccio propagandistico e fatto di slogan.

Questo Accordo, però, è stato nascosto per tante settimane anche a noi membri delle Commissioni, e poi, quando è stato reso pubblico, abbiamo capito il perché. Perché si tratta di una vera e propria truffa economica. Stiamo parlando di 673 milioni di euro per gestire soltanto 2 centri in Albania, senza alcun criterio logico. Se si rapporta alla spesa relativa ai 10 centri in Italia, questi 2 centri ci costano ben 7 volte quello che ci costano 10 centri in Italia.

Quindi, non ha apparentemente un senso logico. E, mentre eravamo in attesa di capire gli effetti del memorandum con la Tunisia, che fine avesse fatto questo memorandum sulla Tunisia, ecco che il Governo Meloni ci rifila un nuovo gioco di prestigio, perché questo Protocollo non vuole fare altro che allontanare qualche migliaia di immigrati dalla nostra vista. È un atto pasticciato dal punto di vista giuridico, che porrà una serie di questioni importanti sia per quanto riguarda l'applicazione e la compatibilità con il nostro diritto costituzionale, ma anche con il diritto dell'Unione europea e internazionale, e ci costerà, abbiamo detto, un salasso, quasi 700 milioni spalmati in 5 anni.

E poi l'assurdità è che sul “Piano Descalzi”, pardon, Piano Mattei, non è stato messo un solo euro. Vorremmo capire come possa cambiare, come ha detto la Premier Meloni, il volto del continente se poi non si spende neanche un euro per questo piano.

In realtà, dobbiamo precisare una cosa: l'immigrazione costante e sistematica potrebbe essere, soprattutto per l'Italia, che riscontra una bassissima natalità, una leva economica del nostro Paese, ma questo Governo non solo è riuscito a non far sì che l'immigrazione sia una leva importante, ma, addirittura, è diventata un vero e proprio salasso, una vera e propria spesa costosissima per il nostro Paese.

In realtà, la cosa ancora più assurda è che, mentre si prevedono, tagliando su cultura, tagliando vari fondi, quasi 700 milioni da spendere nei prossimi 5 anni, tutto ciò avviene a distanza di poche settimane dall'approvazione di una manovra di bilancio che, invece, ha spazzato via qualsiasi tutela per le fasce deboli italiane, per le persone fragili.

Quindi, veramente questo Governo e questa maggioranza hanno tradito proprio la loro identità e i propri elettori, perché, mentre non si prevede nulla per gli italiani, si spendono quasi 700 milioni di euro in Albania, perché questo Accordo, che è stato nascosto, per lo più, all'opposizione, prevede la costruzione in Albania di reti fognarie, di reti elettriche, interventi strutturali importanti, quando in paesi del nostro Sud, ma anche del nostro Nord, mancano ancora le reti fognarie. Quindi veramente un tradimento. E dove li prenderà questi soldi questo Governo tanto illuminato? Taglierà 18 milioni al MEF, ma anche 4 milioni al Ministero dell'Università e della ricerca - in un Paese che è notoriamente al di sotto della media europea per investimenti in università e ricerca -, 4 milioni al Ministero della Cultura, 15 milioni al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali - non ci venite più a dire che non ci sono i soldi per fare il salario minimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e della deputata Boldrini), perché evidentemente siete bugiardi -, 32 milioni al Ministero degli Affari esteri, 20 milioni al Ministero delle Infrastrutture, 20 milioni al Ministero dell'Agricoltura.

Voi imponete nuove tasse agli agricoltori e poi tagliate 20 milioni al Ministero dell'Agricoltura. È una vergogna, una vergogna senza fine. E tutto questo per fare cosa? Per gestire, se tutto va bene, se questo Governo diventasse quello che non è, cioè un Governo di persone che sanno fare le cose, 3.000 migranti al mese, a fronte di un totale di 157.000 migranti. No, no, vedo una certa agitazione, ma è così. Il Governo sulle tematiche dell'immigrazione ha fallito completamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ha aumentato gli sbarchi del 50 per cento. Siete vittime dei vostri slogan.

Se volessimo ragionare per assurdo e immaginare un Governo di destra che gestisca realmente con competenza questo fenomeno, avremo 36.000 migranti l'anno a fronte di 157.000 migranti che sbarcano sulle nostre coste (è l'ultimo dato del 2023). Quindi, è veramente indecente come si possa far passare questo Protocollo come la soluzione, come qualcosa che è rivoluzionario. Non ci vedo nulla se non, a Napoli diremmo, una ammuina, cioè spostare uffici e competenze dall'Italia in Albania, non si sa come, non si sa dove, non si sa il perché.

Ma, soprattutto, quello che emerge plasticamente è che la destra vede nel fenomeno dell'immigrazione un business importante, un business che, alla luce della bocciatura dei nostri emendamenti sul controllo della Corte dei conti, sul controllo dell'Anac, evidentemente, vuole senza controlli, perché non abbiamo capito neanche questi 673 milioni come verranno spesi, ma noi immaginiamo con appalti, subappalti, massimo ribasso. Tutto questo sulle spalle degli italiani, che sono stati completamente abbandonati.

Ma, badate bene, non mettiamo in discussione, ovviamente, il nostro rapporto di amicizia con l'Albania, qualcuno mi ha preceduto e ha detto che non è assolutamente questo. Il rapporto di amicizia con l'Albania esiste, tuttavia non può far leva su un Protocollo che va a ledere i diritti fondamentali e basilari di tutela delle persone fragili, perché il rapporto con l'Albania deve essere basato soprattutto sui nostri valori, sui valori che sono europei, su valori che sono condivisi dal nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sono di tutela dei fragili, di tutela delle persone, di tutela dei diritti inviolabili della persona.

Questo Accordo, Presidente, è una sconfitta clamorosa del centrodestra e sarà una Caporetto, se fra qualche settimana la Corte costituzionale albanese dovesse dire che questo Accordo non può essere ratificato. È evidente che la figuraccia internazionale sarà amplificata, ma purtroppo questo Governo ci ha abituato a questo, cioè ci ha abituato a figuracce sul piano internazionale. È la sconfitta del centrodestra, che si è sempre approcciato al complesso dei temi dei flussi migratori e della gestione degli immigrati con slogan e con approssimazione, ma l'impalcatura ideologica è caduta davanti alla realtà, il vostro più grande nemico è la realtà.

Le immagini di Lampedusa di questa estate sono indelebili nella memoria di noi italiani, gli italiani se ne stanno accorgendo. Il problema resta la postura dell'Italia e la figuraccia che l'Italia fa continuamente sulla scena internazionale e sulla scena europea.

Abbiamo abbandonato completamente l'idea di un'Italia rappresentata da chi, come il nostro presidente Conte, va in Europa e cambia le regole per portare risorse in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi l'avete abbandonata, perché noi, del MoVimento, quest'idea di un'Italia che vale, che si fa valere, non l'abbiamo mai abbandonata e mai l'abbandoneremo. Per questo, dichiariamo il voto contrario su questo DDL (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Il Protocollo, la cui ratifica è oggi al nostro esame, è atto internazionale di grande valore politico e di rilevanza strategica, dal momento che si propone di attivare, a livello di relazioni bilaterali tra Stato e Stato, la gestione del fenomeno migratorio.

L'Italia è stata lasciata, spesso, da sola negli ultimi anni. Il nostro Paese ha invocato più volte la solidarietà dei partner, che gli è stata negata. Con questo Accordo bilaterale, per la prima volta, il Governo italiano ha cercato di costruire autonomamente una forma di solidarietà orizzontale, esplorando un'alternativa. È stato possibile, perché, come interlocutore, l'Italia ha trovato uno Stato con il quale la collaborazione negli ultimi anni - gli anni del dopo Guerra fredda - è stata molto proficua e intensissima. Investiamo in Albania e commerciamo con gli albanesi. L'ambasciatore d'Italia a Tirana, Fabrizio Bucci, ha citato in Commissione alcuni dati emblematici: l'interscambio italo-albanese vale attualmente il 20 per cento del PIL dell'Albania e il 30 per cento del suo commercio con l'estero. Abbiamo sostenuto Tirana in ogni fase del processo di integrazione nelle istituzioni politiche, economiche e militari dell'Occidente. Su queste basi il Protocollo è stato negoziato e poi firmato.

Nel corso di questi due giorni di dibattito, abbiamo sentito di tutto. Non sempre le obiezioni mosse nei confronti del Governo ci sono parse, però, centrate. L'Italia non deporterà in Albania gli immigrati raccolti dalle navi del nostro Stato, come sostengono le opposizioni. L'Italia ha chiesto e ottenuto, invece, di verificare in Albania la sussistenza dei presupposti per la concessione della protezione internazionale per non più di 3.000 migranti al mese e per un totale di 36.000 in un anno.

Ferma restando la sovranità albanese sullo spazio in cui sorgeranno le strutture, che costruiremo oltre Adriatico, secondo le norme della legislazione edilizia italiana, semplicemente alleggeriremo la pressione che grava sui nostri territori. Forse, saranno lesi alcuni interessi e questo è possibile, ma certo non quelli che diversi colleghi hanno richiamato in quest'Aula.

La gestione dell'accoglienza è un business, purtroppo, e non possiamo nascondercelo. C'è un vero e proprio indotto che speriamo diminuirà. Non metteremo i migranti in strutture opache, come sempre hanno evocato le opposizioni, di cui nessuno mai saprà nulla, ma in ambienti progettati e costruiti da noi italiani, che un giorno doneremo alle nostre controparti albanesi. Inoltre, sarà il personale italiano distaccato in loco a garantire sorveglianza e a giudicare le posizioni dei singoli, secondo la nostra legislazione e nel pieno rispetto dei diritti degli individui.

Con la ratifica di questo Protocollo, la cooperazione bilaterale tra Italia e Albania si espanderà in una dimensione nuova, rafforzando le relazioni reciproche. Al contempo, si sperimenterà un nuovo tipo di condivisione degli oneri connessi alla gestione dei flussi migratori diretti verso l'Europa e l'Italia.

Abbiamo fiducia nella strada che è stata intrapresa e per questi motivi la Lega-Salvini Premier voterà convintamente a favore del provvedimento al nostro esame, sempre ricordando che, a differenza di quanto afferma il Global Compact on Migration, la migrazione non è sempre un fenomeno positivo e che prima del diritto a emigrare va sempre riaffermato il diritto a non emigrare e a vivere nella propria terra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Colleghi e colleghe, inizio subito con il dire, signor Presidente, che è grazie alle proteste delle opposizioni unite se oggi la Camera si riunisce per discutere e votare questo provvedimento, che, lo dico subito, costerà molti soldi a cittadine e cittadini, senza, per giunta, risolvere in alcun modo la gestione dell'immigrazione irregolare in Italia.

È una gestione che attualmente è il più grande insuccesso della Presidente del Consiglio Meloni, che, in campagna elettorale, aveva fatto promesse roboanti su blocchi navali e porti chiusi e si è trovata invece, nonostante i tanti e inutili provvedimenti che si sono susseguiti, a fare i conti con il calice amaro delle 154.000 persone arrivate nell'ultimo anno.

Ricorderete, infatti, che in merito al Protocollo Italia-Albania, il Governo all'inizio aveva fatto sapere, attraverso il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani, che non c'era bisogno di passare dalle Aule parlamentari. Una dichiarazione improvvida e completamente sbagliata, perché la nostra Costituzione, agli articoli 80 e 87, parla in modo molto chiaro e inequivocabile.

Una volta recuperato in extremis l'errore, cosa ha fatto ancora il Governo? Il Governo ha messo addirittura l'urgenza. Ma urgenza di cosa, visto che, a metà dicembre 2023, la Corte costituzionale albanese ha sospeso la procedura parlamentare per l'approvazione dell'intesa con l'Italia, riservandosi di pronunciarsi entro tre mesi - quindi, un lauto tempo -, e quando forse si aprirà anche un ricorso presso la CEDU, la Corte europea dei diritti dell'uomo, come è stato fatto intendere? Dunque, quale fretta? No, signori: per i nostri governanti bisogna correre e sbrigarsi e così hanno imposto al Parlamento la compressione dei tempi di discussione in Commissione, una discussione, peraltro, surreale, dove noi, dell'opposizione, abbiamo posto solo questioni specifiche e di merito su un testo che definire lacunoso è poco - è un complimento - e alle quali questioni la maggioranza ha reagito, da un lato, con una totale chiusura - diciamo che stavano tutti al telefonino, così ci capiamo meglio -, e, dall'altro, con risposte vaghissime del Vice Ministro Cirielli, che ha dato riscontro alle nostre obiezioni, dopo tanto insistere, con una nota scritta, caratterizzata, però, da espressioni del tipo: “si avanza l'ipotesi di”, “potrebbe essere che”, “è presumibile pensare a”. Dunque, solo ipotesi interpretative su un provvedimento già all'ordine del giorno dell'Aula. Non sanno neanche loro cosa andranno a fare nei centri in Albania, non lo sanno, perché è Palazzo Chigi che decide tutto a loro insaputa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Allora, voglio qui riportare alcuni esempi delle domande più che legittime che abbiamo posto al Governo: in primo luogo, dove si farà lo screening dei migranti? Credo che sia la domanda più opportuna. Il Vice Ministro Cirielli ci ha detto che si farà a bordo della nave che ha effettuato il soccorso. Dunque, il collega della Lega, che mi ha preceduto, dovrebbe chiedere spiegazioni al Vice Ministro Cirielli, se così non è. Invece, in base ad altre interpretazioni, sembrerebbe che si farà in Albania. Allora, come verranno identificati a bordo questi migranti, che, lo ricordo, non hanno i documenti di identità? Me lo dice, Sottosegretario, lei che è qui? Magari ne sa qualcosa più di noi. Per fare questo lavoro servono i mediatori culturali di diverse lingue, per parlare con le persone. Poi, servono anche le autorità consolari - lo sa bene -, che riconoscano e confermino la nazionalità dei migranti e dubito che queste autorità siano disposte a essere presenti sulle navi italiane per confermare, se il sedicente nigeriano è nigeriano, se il sedicente tunisino è tunisino, se il sedicente sudanese è sudanese (e potrei continuare).

Il Vice Ministro Cirielli ci ha riferito in Commissione, con una nota scritta, chi sono i soggetti vulnerabili che non andranno in Albania, poiché nel testo del disegno di legge di ratifica non ce n'è menzione. A suo dire, si tratta di minori non accompagnati. Ma, Sottosegretario, come stabilite l'età a bordo? È per sapere.

Poi, i disabili e gli anziani. Anziani? Ma a che età si è anziani? Perché, magari, molti di noi sono in quella categoria, vediamo un po'. Le donne, tutte le donne. Bene, però, nel Protocollo Italia-Albania si parla anche di nuovi nati: dunque, se le donne non ci vanno, non si capisce come fanno a nascere i bambini. Persone affette da gravi malattie, ma anche, poi, vittime di tratta, persone che hanno subito torture, stupri e altre forme gravi di violenza psicologica, fisica e mutilazioni genitali. Ma, allora, mi dice lei come verranno identificate queste persone, visto che non ce l'hanno scritto in faccia? E, secondo voi, una donna che è stata violentata andrà da uno sconosciuto militare della Marina a raccontargli la sua storia? Ma in che mondo vivete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Ma cosa state dicendo? Oltre al fatto, poi, che i comandanti e il personale delle navi non hanno le competenze giuridiche, né sono preposti a fare questo lavoro, né a identificare le persone, né, tantomeno, a riconoscerne le vulnerabilità. Voi state delineando un quadro assolutamente impercorribile.

E, poi, se lo screening si fa a bordo della nave, in acque internazionali, per individuare subito le persone non vulnerabili da mandare in Albania, come dice sempre Cirielli, nostro unico interlocutore, bisogna trasferirli subito su una seconda nave? È questa è la domanda. Quindi, che fate? Li trasferite subito in una seconda nave? E, se questa è la malaugurata ipotesi, ve lo immaginate cosa significherebbe far accostare due imbarcazioni per effettuare il trasbordo delle persone, magari con il mare in tempesta? Vuol dire sottoporre i migranti, già sfiniti dalla traversata, e il personale delle navi a un rischio altissimo di incidenti, per non parlare delle tensioni che si potrebbero creare durante le operazioni, perché, ovviamente, ci saranno resistenze, gente che cadrà in acqua, situazioni davvero ingestibili. Io mi auguro che non intraprenderete davvero questa strada.

Oltre a questi aspetti, signora Presidente, ci sono anche considerazioni di natura giuridica non meno importanti, a cominciare dall'articolo 4, su cui tutti gli auditi in Commissione si sono soffermati. Si dice che ai migranti si applicano, ma solo in quanto compatibili, le norme italiane ed europee sull'ammissione e la permanenza degli stranieri nel territorio nazionale. Eh no, così non si può fare, signor Sottosegretario: le norme applicate fuori del territorio nazionale devono essere identiche a quelle applicate nel territorio italiano, cioè non possono essere compatibili, come dite voi, altrimenti sono illegittime.

Nel testo si introducono, poi, discriminazioni di trattamento sia tra chi è salvato in acque nazionali e chi è salvato in acque internazionali, sia tra i richiedenti asilo che giungono in Italia e quelli che, invece, vengono trasportati nei centri in Albania, questo perché, tra queste discriminazioni, c'è anche il diritto alla difesa, perché sarà espletabile in Albania solo da remoto. Io avevo capito che voi della destra eravate molto garantisti, ma, evidentemente, solo con alcuni e non con altri.

Presidente, lei mi sollecita a concludere, io, però, devo dire che questo provvedimento costerà una fortuna ai cittadini e alle cittadine italiani, in un momento in cui, qui da noi, tanti non possono curarsi, tanti non hanno i mezzi per andare avanti. Si poteva evitare questa spesa? Sì, si potevano fare centri in Italia che sarebbero costati molto di meno, altro che 670 milioni di euro, per ospitare quanti migranti? Tremila. Voi vi rendete conto che, lo scorso anno, sulle coste italiane sono arrivati oltre 150.000 migranti? Tremila migranti al mese, cioè nulla.

In conclusione, quello che posso dire, signora Presidente, è che c'è solo una domanda: perché lo volete fare in Albania? Solo per la campagna elettorale delle europee.

Noi non possiamo accettare che i migranti vengano sottoposti a pesanti ed inutili trattamenti discriminatori, né che venga sperperato così tanto denaro pubblico e, per questo motivo, noi del gruppo del Partito Democratico voteremo convintamente contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie a tutti i colleghi che hanno animato questo importante dibattito, grazie ai membri del Governo qui presenti. Io ho sentito, tra il dibattito di ieri e il dibattito di oggi, più volte richiamare il film di Garrone, l'ho sentito anche nei vari interventi che si sono succeduti proprio prima del mio. Questo, francamente, non mi stupisce, perché trasuda un tentativo, sempre tipico della sinistra, di voler mettere il cappello su un artista libero, come se la cultura avesse sempre quel marchio di verità già scritta, che è quella che vuole sempre il solito circolo della sinistra. Questo non mi stupisce.

Volevo, però, comunicare a tutti quelli che hanno cercato di tirare per la giacchetta il film di Garrone Io capitano che, a differenza dell'attuale opposizione, da questa parte, nel centrodestra, in Fratelli d'Italia, non si tifa l'Italia a intermittenza, non si è orgogliosi di essere italiani un giorno sì e un giorno no, a seconda di quello che dice l'italiano che in quel caso deve essere premiato o che è alla prova di una sfida internazionale. A differenza vostra, noi siamo orgogliosi di essere italiani sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Però anche nel merito - ed è per questo che ho scelto di iniziare così il mio discorso su questo Protocollo -, mi viene il dubbio che chi ha cercato di richiamare per la giacchetta questo film, forse, non l'abbia visto o, se l'ha visto, voglia strumentalizzarlo volutamente, il che sarebbe ancora più grave. Perché il film inizia con dei ragazzi che cercano di mettere da parte i soldi del proprio lavoro, in una situazione oggettiva di povertà, ma non di incombenza di pericolo per la propria vita, e una madre che dice loro che non devono partire, che annuncia tutti i mali di quel viaggio, che annuncia le morti che incontreranno, le torture che subiranno, il male che soffriranno. Ecco, forse, questa parte è stata completamente dimenticata da chi oggi richiama quel film. E lo dico perché esiste il diritto di migrare, ma in sicurezza, attraverso i canali legali dell'immigrazione, esiste il diritto di non partire, esiste il diritto di avere un futuro nella propria patria, esiste il diritto di crescere, di sognare e, ovviamente, di potersi spostare nella cornice delle regole. Esiste, invece, da un'altra parte un tentativo di continuare a disegnare l'arrivo in Europa come qualcosa di assolutamente scontato, al di fuori anche delle cornici di regole che si pongono, tanto che, in passato, abbiamo addirittura sentito trattare chi quei traffici li fa come se fossero, anziché dei criminali da punire e da perseguire, delle anime salvifiche di quei ragazzi. Nulla di più distante dalla realtà. Ecco perché l'impegno del Governo Meloni, al netto del metodo e del merito di richiamare quel film, che lascerei agli Oscar, il merito del Governo Meloni è di aver voluto, anche attraverso il Protocollo con l'Albania, ridisegnare, al di fuori della retorica e della narrativa, una nuova politica per l'immigrazione. Guardate lo ha fatto a step, sì, l'ha fatto a step, giustamente lo sta facendo a step: ha iniziato con aumentare i flussi, la possibilità di ingresso nei nostri Paesi attraverso i flussi legali. E questa è stata la premessa delle politiche migratorie di questo Governo. Ha continuato con un Memorandum con la Tunisia, volto al blocco delle partenze e che, ormai, a distanza di mesi, vediamo che sta dando i suoi frutti. Infatti, mi dispiace ricordare all'opposizione che gli sbarchi sono calati e questo per merito di quel Memorandum che voi avete contestato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ha continuato ancora nel mettere a terra - e sta facendo, anche su questo aspetto, la più grande opera di solidarietà nei confronti dell'Africa - il Piano Mattei (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E continua su questa soglia, proprio con il Protocollo con l'Albania, che smentisce tutte le teorie che abbiamo sentito a sinistra. Eravate per la ricollocazione in Europa degli immigrati. Poi la solidarietà dai Paesi europei non è mai arrivata o è arrivata con il contagocce, e adesso il problema sarebbe la solidarietà che ci dà l'Albania nell'affrontare quella tematica che i Paesi europei che dovevano stare al nostro fianco non ci hanno dato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma è incredibile! L'Albania sta semplicemente facendo con noi quello che gli altri Paesi europei, da molto tempo, avrebbero dovuto fare non per le teorie della destra italiana, addirittura per i teoremi spacciati dalla sinistra europea.

Ci è stato chiesto se questo Accordo fosse in linea con il diritto nazionale ed europeo. Si applica il diritto nazionale nelle aree che sono oggetto del Protocollo, e già questa dovrebbe essere una risposta alla vostra domanda. Ma, se ancora non bastasse, le dichiarazioni dell'emerito Mirabelli sull'Accordo, in linea con la Costituzione e il diritto internazionale, dovevano darvi una risposta. E ancora, sul piano europeo, perché mi sembra che, come se voi siate orgogliosi di essere italiani a intermittenza, siate europeisti, anche in questo caso, a giorni alterni, a seconda che l'Europa dica o non dica se è a favore dell'Italia: quando è contraria all'Italia, voi siete europeisti; quando l'Europa, invece, dice che l'Accordo tra Italia e Albania è in linea con il diritto comunitario, voi ve lo dimenticate, questo europeismo! Ve lo dimenticate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E ridondate con una domanda retorica, che ha già una risposta: sì, collega Boldrini, è in linea col diritto comunitario!

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Insomma, il grande merito che ha avuto questo Patto dell'Italia con l'Albania è farci capire che i socialisti in Albania sono più amici dell'Italia rispetto ai socialisti italiani che abbiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché questa è l'unica conclusione politica del dibattito che abbiamo sentito in quest'Aula da parte dell'opposizione. Ma anche in questo caso, ho sentito parlare di Guantánamo italiana e mi sono sentita suggerire che le strutture costruite in Albania si potevano costruire anche in Italia. Peccato che questa osservazione venisse dal pulpito di una persona, di una collega - che rispetto e che ha le sue motivazioni, ma evidentemente sono cambiate - e di una forza politica, di forze politiche, che hanno sempre contrastato i CPR anche in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Con che faccia venite in quest'Aula a dirci questo? Lo apprendiamo con favore! Apprendiamo con favore che avete cambiato posizione. Bene. Vorrà dire che, quando continuerà l'opera del Governo Meloni per la costruzione dei nuovi CPR nelle varie aree italiane, non vedremo le vostre contestazioni, perché stiamo facendo quello che voi, in questo momento, ci avete suggerito pur di non approvare questo Accordo.

PRESIDENTE. Concluda, collega.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Concludo, ringraziando l'opposizione per i suoi soliti stimoli, che raccogliamo con interesse, ma ringraziando soprattutto il Presidente Rama e il popolo albanese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché davvero, con questo Accordo, siglato con l'Italia grazie alla capacità immensa soprattutto nelle relazioni internazionali del Presidente Meloni, stanno dando, come l'Italia sta facendo, il più grande atto di solidarietà in questa materia nei confronti dell'Africa, il più grande atto di solidarietà nei confronti dell'Italia su questa materia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà, per due minuti.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. “I rifugiati, scacciati di terra in terra, rappresentano l'avanguardia dei loro popoli, purché mantengano la propria identità. Per la prima volta la storia ebraica non è separata da quella di tutte le altre Nazioni; al contrario, è strettamente connessa. Il consesso dei popoli europei è andato in frantumi quando si è consentito che i membri più deboli venissero esclusi e perseguitati”. Questo scrive Hannah Arendt in Noi rifugiati.

Presidente, noi siamo alla vigilia del Summit Italia-Africa. Questo Governo, dall'inizio della legislatura, ha continuato a dire che si vuole costruire un nuovo Piano per l'Africa. Viene da chiedersi: qual è la logica, dal momento che, da una parte, si vuole delineare un nuovo tipo di rapporto con i Paesi africani e, dall'altra parte, si deportano le figlie e i figli dell'Africa verso l'Albania?

Allora viene da chiedersi: qual è la logica, se non che qui la logica è quella dell'accanimento, dell'imbarbarimento, di una deriva culturale e politica, della costruzione del nemico pubblico di turno, il diverso, il migrante, il profugo. Chi scappa? Noi rifugiati, vado a concludere, come dice Hannah Arendt.

Presidente, si mette in campo una politica di discriminazione, una politica di criminalizzazione di chi salva vite umane, da una parte, e, dall'altra parte, si lasciano morire le stesse persone, quando in realtà dovrebbe essere lo Stato a farsene carico. Chiudo, citando semplicemente un dato: il tema del blocco navale che i francesi hanno interpretato attraverso quel linguaggio, le bloc naval, non ha funzionato. Oltre 160.000 persone che il nostro Paese, fortunatamente, ha accolto l'anno scorso per dire che quella politica non funziona.

PRESIDENTE. Concluda, collega.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Concludo. Trent'anni di propaganda politica - sì - faranno avere qualche consenso, da una parte, ma, dall'altra parte, è la nostra civiltà che va in frantumi. Per questo voto “no” (Applausi di deputati del gruppo Misto e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1620-A: "Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, al termine di questa votazione, vi prego di mantenere un contegno, perché passeremo immediatamente alla commemorazione di Giulio Santagata.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 68) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Commemorazione dell'onorevole Giulio Santagata.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, lo scorso 5 gennaio, all'età di 74 anni, è venuto a mancare Giulio Santagata.

Deputato dalla XIV alla XVI legislatura, ha fatto parte dei gruppi parlamentari della Margherita, dell'Ulivo e poi del Partito Democratico.

Nato a Zocca, in provincia di Modena, il 1° ottobre 1949, dopo la laurea in Economia e commercio, svolge - in qualità di economista - diversi incarichi presso la regione Emilia-Romagna, per poi dedicarsi all'attività di consulenza nel campo della programmazione e pianificazione. Nel 1995 è tra i fondatori, accanto a Romano Prodi, dell'Ulivo.

Giulio Santagata recita un ruolo da protagonista nella campagna elettorale per le elezioni del 1996, che poi si sarebbe rivelata vittoriosa, organizzando i “Comitati per Prodi”, contribuendo alla redazione del programma e ideando il tour dell'Italia in pullman, con il quale il Premier designato del centrosinistra, partendo proprio da Modena, attraversò il Paese per un anno intero.

Si era ancora nell'era pre-social e quella modalità di comunicazione politica, di cui Giulio Santagata era stato la mente creativa, si rivelò davvero innovativa e vincente.

All'indomani del successo elettorale, il neo Presidente del Consiglio lo chiama a Palazzo Chigi in veste di consigliere economico. La collaborazione continua anche a Bruxelles, quando - nel 1998 - Romano Prodi assume l'incarico di Presidente della Commissione europea.

Nel 2006 viene affidata di nuovo all'intelligenza creativa e alla capacità organizzativa di Giulio Santagata la campagna elettorale del candidato Premier. Questa volta il viaggio per l'Italia avviene con un TIR che all'occorrenza si trasformava in palco per dibattiti.

Sempre attento al coinvolgimento dei cittadini, e quindi promotore della loro partecipazione attiva, Giulio Santagata aveva ideato nel 2005 la “Fabbrica del programma”, che diventa il luogo centrale dell'elaborazione della piattaforma dell'Unione, l'alleanza delle forze politiche di centrosinistra. Nelle urne si ripete il successo di 10 anni prima.

Giulio Santagata entra a far parte del Governo con l'incarico di Ministro per l'Attuazione del programma, quel programma che - come detto - aveva lui stesso contribuito a redigere.

Il suo cammino politico lo conduce ad essere protagonista anche della nascita del Partito Democratico, nelle cui liste viene eletto per l'ultima volta alla Camera nella XVI legislatura.

A partire dal 2013, una volta conclusa la sua esperienza parlamentare, Giulio Santagata è nominato componente di diversi consigli di amministrazione, ma non abbandona mai il suo interesse per l'impegno pubblico e per la politica, riaffermato, da ultimo, anche nelle pagine del suo libro L'ira del riformista, pubblicato nel 2022, in cui denuncia le crescenti disuguaglianze sociali e la sottovalutazione delle tematiche legate ai cambiamenti climatici.

Con la morte di Giulio Santagata, il nostro Paese perde un brillante economista e un uomo delle istituzioni, che ha unito al coerente impegno politico uno spirito innovativo fuori dal comune che gli è stato da tutti riconosciuto.

Uomo di pensiero, così come instancabile organizzatore, ha rappresentato una costante risorsa per la sua comunità politica, a cui non ha fatto mai mancare il suo contributo, proposto sempre con caratteristica ironia, contributo che è stato parte rilevante del riformismo moderno, ispirato ai valori della società aperta e dell'europeismo solidale propri di quella stagione del centrosinistra.

La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea, invitandola ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Vaccari. Ne ha facoltà.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, signora Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi. Giulio Santagata è stato tra i protagonisti assoluti di un'importante fase politica e istituzionale, che ha visto cambiare profondamente la politica e le istituzioni, in Italia e in Europa.

Il suo sguardo da economista, prima nella sua regione, l'Emilia-Romagna, e poi da consigliere del Presidente Prodi a Palazzo Chigi e a Bruxelles alla presidenza della Commissione, gli ha consentito di riconoscere la politica quale strumento fondamentale per cambiare e migliorare la vita delle persone. Membro della Camera dei deputati dal 2001, prima con la Margherita e con l'Ulivo e poi nel Partito Democratico, con ruoli di primo piano nel Governo, aveva coordinato la stesura del programma elettorale e delle campagne elettorali con le quali l'Ulivo prima e l'Unione poi vinsero sfide elettorali che sembravano impossibili anche solo da giocare.

C'è un filo conduttore che ha segnato l'impegno parlamentare di Santagata: la grande determinazione e la costante ricerca di favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte della politica intuendo, con anni di anticipo, l'arrivo di quell'ondata di populismo che ha ancora di più divaricato il rapporto tra cittadini e istituzioni. Santagata lavora molto su questo aspetto e la sua attività politica e istituzionale, spesso lontana dai riflettori della propaganda e della comunicazione, si evidenziò in due occasioni simboliche: la Fabbrica per il programma ed i Comitati per l'Italia che vogliamo”. Con grande generosità, pensò a questi due strumenti partecipativi, rivolgendosi soprattutto ai giovani e uscendo dagli schemi chiusi e poco attrattivi propri dei partiti in crisi. Con questa generosità e lungimiranza, alla quale si univa un forte convincimento, fu tra i fondatori dell'Ulivo. Per lui, per rendere protagonista l'Italia in Europa, per una democrazia moderna e decidente era fondamentale riunire dal basso le esperienze riformiste dei soggetti politici del centrosinistra, incurante del fatto che la discussione potesse incentrarsi su un trattino da togliere o mettere nella parola centrosinistra.

Pur impegnato nel Paese ed in Europa, non ha mai reciso le proprie radici, da nativo di Zocca, con la provincia di Modena e con la sua regione, l'Emilia-Romagna. Anzi, proprio nella sua terra e nella sua comunità, che ha amato e dove ha vissuto con la sua famiglia, coglieva quella forza e quegli spunti utili per l'attività nelle istituzioni e nella politica, ai livelli nazionali ed europei.

Con la passione che lo ha sempre attraversato, non si è mai tirato indietro, mosso anche dal desiderio di affrontare di petto il tema delle disuguaglianze sociali, che stavano crescendo e dei diritti, sostenendo la nascita, assieme ad altri a Modena, della Fondazione per gli studi sociali in memoria di Ermanno Gorrieri, maestro ed antesignano dei cattolici democratici italiani.

Santagata è stato un autentico riformista, che ha saputo combinare la radicalità delle scelte con la necessità di trovare soluzioni concrete e attuabili. Rifuggiva dall'avventurismo ed è stato un inguaribile sognatore allorché pensò che, dalla semplificazione del sistema politico tra progressisti e conservatori, nella logica dell'alternanza, potessero avvantaggiarsi la democrazia e i cittadini.

Da persona appassionata, ha sempre detto con schiettezza ciò che pensava, come quando analizzò le cause della crisi del Governo Prodi. Disse: “Vengono da un eccesso di frammentazione, dalla scarsa cultura di Governo espressa dalle forze della maggioranza e, certo, anche da un'insufficienza nell'azione di Governo rispetto alle tante aspettative del nostro popolo”, parole che suonano come un monito di assoluta attualità anche oggi. Fatemi anche dire, per averlo vissuto da vicino nei ruoli che ho avuto nel PD e nelle istituzioni, che è stato sempre un uomo franco e leale, capace di intrattenere rapporti umani sinceri e amichevoli, con grande empatia.

Ci mancherai, Giulio, mancherai al Paese e alle istituzioni, mancherai a noi riformisti emiliani e italiani, mancherai alla tua gente di Zocca.

Alla famiglia rivolgiamo i sentimenti di vicinanza e il nostro cordoglio e a Giulio promettiamo di continuare a lavorare nel segno dell'unità tra le forze democratiche e progressiste, che è stato il tratto fondamentale del riformismo italiano, incarnato dall'Ulivo, di cui lui è stato un fondatore e un protagonista indiscusso (Applausi - I deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra si levano in piedi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rotondi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO ROTONDI (FDI). Signor Presidente, a nome del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia, vorrei esprimere nuovamente la solidarietà alla famiglia e a tutta la comunità politica del centrosinistra italiano, che perde uno dei suoi fondatori.

Ho avuto l'onore di essere successore di Giulio Santagata al Governo nel 2008, lui era il Ministro per l'Attuazione del programma di Governo della Repubblica italiana uscente e voglio ricordare un particolare che dà la misura della persona: nello scambio di consegne, che in genere è un vuoto convenevole tra chi entra e chi esce, Giulio Santagata mi precisò alcuni aspetti della natura economica di quel Ministero, mi diede alcune missioni da completare e mi raccomandò il personale che aveva collaborato con lui. Di questa cosa - lo voglio sottolineare - io tenni conto e la utilizzai anche nella mia missione, ovviamente, obbediente ai colori di un diverso Governo, ma la preoccupazione di quest'uomo per le persone che avevano lavorato con lui deve suonare come uno stridente paragone con il cinismo che talvolta abita nei palazzi della politica, dove anche i titolari di funzioni istituzionali passano e si passano le responsabilità senza considerare chi ci accompagna, un coro di voci alte e minime, senza le quali noi non saremmo qui e non faremmo bene il nostro lavoro.

Era un uomo di squadra, diede un grande contributo alla nostra sconfitta, del centrodestra, per due volte, perché io non sottovaluto il suo pullman e la Fabbrica del programma, e fu accanto ad un uomo come Romano Prodi che, assieme a Silvio Berlusconi, è il fondatore del bipolarismo italiano. Voglio anche ricordare che vi sono stati, in questi lunghi anni, momenti in cui i due leader hanno comunicato e, senza rivelare cose riservate, posso dire che i due Ministri per l'Attuazione del programma di Governo della Repubblica italiana, Giulio Santagata e io, abbiamo avuto ancora qualche funzione, anche nei momenti più difficili, come quando il professor Prodi fu candidato al Quirinale e, in qualche modo, il Presidente Berlusconi comunicava con l'altra parte.

Con Santagata, vorrei ricordare un altro grande dimenticato, Angelo Rovati, che con lui ebbe un ruolo importantissimo nel lancio di un carisma che appartiene ormai alla storia del nostro Paese e segna anche l'inizio di una fase diversa, che comunemente viene detta Seconda Repubblica, e di cui Giulio Santagata, a tutti gli effetti, può essere considerato uno dei fondatori (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Il 5 gennaio scorso ci ha lasciati Giulio Santagata, membro di questa Camera per 12 anni, come è stato detto, prima, con la Margherita e, poi, con il Partito Democratico.

Economista, storico collaboratore di Romano Prodi, fu, appunto, Ministro nel secondo Governo Prodi. Soprattutto, veniva dalla mia terra, l'Emilia. Nato a Zocca, in provincia di Modena, ha una storia familiare di una politica abbastanza convinta, il padre era un esponente della Democrazia Cristiana e il fratello, recentemente scomparso, è stato scrittore e critico letterario. Dopo la laurea in Economia ha lavorato per la regione e, poi, da libero professionista e dirigente si è avvicinato sempre di più all'impegno politico, tanto da essere chiamato nel 1996 come consigliere economico del Presidente del Consiglio, Romano Prodi.

Nella XIV legislatura fu anche membro della Commissione finanze e nel marzo 2002 partecipò al congresso costituente de La Margherita, a Parma ed entrò a farne parte. Nonostante gli alti incarichi istituzionali, è sempre rimasto molto legato alla terra emiliana, alla sua Zocca, alla provincia di Modena, dove fu anche amministratore. Grazie alla sua attività politica, ha contribuito a dare lustro e onore al suo territorio di origine.

Viene ricordato anche in quest'Aula, oggi, come un lavoratore infaticabile e, soprattutto, come un ideatore e organizzatore di molte importanti campagne elettorali, ma, segnatamente, non perse mai la capacità critica, l'arguzia e la passione per la politica.

Proprio un anno fa, presentò il suo ultimo libro, che fu pubblicato alla fine del 2022, dal titolo L'ira del Riformista, un testo di grande attualità, perché proponeva di incamerare in questa ira, in questa rabbia positiva, che si pone contro l'indifferenza e l'assuefazione e che purtroppo spesso si trasforma in odio, tutte le sue proposte, per renderle moderne e dare una proposta alternativa alle destre.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 13,30)

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Devo dire che ci sono tratti di questo testo che si sentono come se fosse un testamento, un testamento politico. Ha sottolineato l'urgenza di avviare le riforme fiscali, l'esigenza di un welfare che generi lavoro, e non alternativo all'occupazione, ha incentivato e ha sottolineato l'importanza di portare avanti un'ecologia che non facesse pagare i costi della transizione ai più fragili, ha sottolineato il fatto che l'ambientalismo non fosse uno strumento di marketing. È stato, quindi, assolutamente precursore di un dibattito politico che portiamo avanti in queste Aule e che credo possa dare ancora molto al nostro Paese.

A nome del gruppo Lega, rivolgo alla famiglia e alla moglie le nostre più sentite condoglianze (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Giulio Santagata è stato un illustre rappresentante delle nostre istituzioni, impresso nella memoria collettiva per essere stato il fondatore de L'Ulivo, artefice di importanti battaglie per il nostro Paese a favore dell'uguaglianza sociale, un economista brillante, ma anche una mente creativa. È impossibile non ricordare il vincente tour organizzato in pullman in giro per l'Italia nel 1996 e quello su un TIR giallo nel 2006, da Sud a Nord, mobilitando folle di cittadini e cittadine.

Santagata è morto lo scorso 5 gennaio a Modena, la città in cui ha vissuto, che ha amato e da cui è stato amato e, da modenese, non posso che ringraziarlo per aver onorato la nostra città e il Paese con il suo impegno politico, fino alla fine della sua vita.

Quindi, da parte di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle, rivolgo le più sincere condoglianze alla sua famiglia e alla moglie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Vorrei innanzitutto unirmi al cordoglio, già espresso nei giorni scorsi, per la scomparsa dell'ex Ministro, onorevole Giulio Santagata. Il mio pensiero va innanzitutto alla moglie Lalla, ai due figli e ai familiari tutti. Con la sua scomparsa se ne va un'altra delle figure che hanno animato la politica degli anni Novanta e degli anni Duemila, il trentennio della cosiddetta Seconda Repubblica e di quel bipolarismo che ha visto assoluti protagonisti Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Proprio del Presidente e professore bolognese, Giulio Santagata è sempre stato tra i più stretti collaboratori. Fu Ministro per l'Attuazione del programma di Governo della Repubblica Italiana nel secondo governo Prodi, quel programma che aveva contribuito a scrivere grazie alla fondazione della Fabbrica del programma nel 2005, a Bologna. Ex parlamentare dell'Ulivo, che contribuì a fondare, è stato uno dei più fedeli collaboratori di Romano Prodi, prima, a Palazzo Chigi, poi, a Bruxelles, poi, di nuovo a Palazzo Chigi e alle elezioni politiche del 2018, sicuramente in accordo con il professore, tentò di far proseguire l'esperienza dei prodiani in politica senza Prodi, con l'esperimento della lista Insieme che, però, non superò lo sbarramento della nuova legge elettorale.

Dotato di un'intelligenza vivace e di una raffinata capacità politica, Giulio Santagata è stato ispiratore e motore delle due campagne elettorali vincenti della sinistra con Romano Prodi, avanguardia nella comunicazione politica, in un'era pre-social. Sua fu l'intuizione del tour in pullman per le politiche del 1996, così come quella di una campagna elettorale sull'iconico TIR giallo, 10 anni più tardi.

Intellettuale raffinato, artigiano della politica, Giulio Santagata credeva che la comunicazione venisse dopo la politica e che la politica è, soprattutto, ascolto. Modenese, originario di Zocca, è stato legatissimo alla sua terra. Da vero emiliano, ha fatto della praticità la sua cifra distintiva. Amico da sempre del suo illustre compaesano Vasco Rossi, con lui ha condiviso l'amore per la vita, nonché uno spiccato senso dell'ironia.

Il suo ultimo libro, uscito poco più di un anno fa, si intitola L'ira del riformista, un libello ironico, per non perdere la fiducia e proporre un riformismo radicale, per provare a ridurre le disuguaglianze nella società, dal lavoro al welfare, dalla formazione al reddito.

Da parte di tutto il gruppo di Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Popolare Europeo, ci uniamo al cordoglio per la scomparsa dell'ex Ministro, onorevole Giulio Santagata (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matteo Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Signor Presidente, i colleghi e la Presidenza hanno tracciato un profilo di Giulio Santagata che ha ricordato le principali tappe del suo percorso politico. Mi faccia aggiungere solo qualche aspetto in più sull'uomo, in questo momento di commemorazione, perché per chi come noi - guardo il collega Stefano Vaccari - ha mosso i primi passi della politica nella sua Modena, nel tempo de L'Ulivo, per chi, come me, ha ricevuto da Giulio il testimone della guida di quel soggetto politico che creammo insieme, che è stata La Margherita, è difficile in questo momento non ricordare quando, alla fine del primo congresso che segnò questo passaggio, scendendo dal palco e stringendolo affettuosamente, Giulio, sempre molto severo, anche con le parole, poche ma puntuali, mi guardò e disse: ricordati, Matteo, che il cambiamento non va evocato, ma va praticato. Questo è un riformista, un ermetico manifesto di riformismo, quasi un invito anche a precedere una stagione di populismo in cui tutto cambia e sempre cambia, ma Giulio era molto rigoroso sul fatto che gli accadimenti devono avvenire.

La frequentazione, questo cammino straordinario che è la politica che abbiamo fatto insieme, insieme a tanti nella nostra Modena e nella nostra Emilia, ci ha dato il privilegio, al suo fianco, di accedere ad un cenacolo bello di pensatori del nostro mondo. Penso a Edmondo Berselli, penso a chi, a un certo punto, dava certe definizioni di sé, come faceva Giulio: “tu che sei un economista” gli si diceva e lui rispondeva: no, io sono un “pianificatore territoriale”, come ricordava la Presidente Ascani. In quel dire “pianificatore territoriale” c'era tutt'altro che la freddezza del territorio, perché nel cenacolo con Edmondo, con suo fratello Marco, il territorio acquisiva un'anima, diventava quasi spiritualità, e allora parlare dell'Emilia era parlare della nostra idea di Emilia, quasi fosse un'evocazione di una visione, della cultura, della musica, dell'arte e delle persone dell'Emilia-Romagna.

Mi piace ricordare Giulio come una persona che, certo, ha fatto tante cose sul piano anche dell'organizzazione della nostra proposta politica, ma che è stato uno dei più fini intellettuali del nostro mondo, perché all'idea che l'azione provocasse il cambiamento, anticipava il fatto che l'azione va preceduta da un pensiero, altrimenti ciò a cui si dà forma è frutto dell'improvvisazione, e non dall'attuazione di un'idea profonda. Ed è così, con questo impegno, anche ad assumere questo modo, questo stile, questo codice, questo linguaggio della politica che, non solo alla moglie Lalla, ai figli, Pippi ed Eugenio, alla sua famiglia, alla sua Zocca, ai suoi amici di Modena, ci stringiamo con condoglianze sentite, non di forma, e a lui diciamo davvero un grande grazie per quello che, in questi anni, ha fatto insieme a noi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Ho condiviso con Giulio Santagata due legislature, la XIV e la XV, quando egli divenne Ministro con il secondo Governo Prodi, dal 2006 al 2008. Giulio Santagata, come è stato detto, era stato consigliere economico di Romano Prodi e, soprattutto, gli fu accanto, amico personale e politico, fino alla fine della sua vita. Organizzò la campagna elettorale de L'Ulivo, prima, e poi de L'Unione, fu protagonista di primo piano delle migliori esperienze e stagioni del centrosinistra. Lo ricordo attivo, rigoroso, appassionatamente impegnato nel tenere assieme gli elementi da lui ritenuti essenziali per una vera politica riformistica, e capace di concentrarsi e di misurarsi con la complessità e le contraddizioni del suo tempo.

Una proposta programmatica radicata in una cultura politica collaudata, frutto di un percorso condiviso, di un confronto serrato sui contenuti, non ideologica, concreta e convincente. Poi, forza, determinazione, capacità di tenere insieme, superando la frammentazione, e di mettersi in comunicazione con il Paese reale, di comprenderne a fondo i problemi sociali ed esistenziali più pressanti. Poi, aggiungerei l'amicizia politica, le relazioni, la condivisione, anche gioiosa, dei passi in avanti, ma pure la consapevolezza degli inciampi e delle difficoltà. Giulio Santagata sapeva di essere di fronte a una situazione sociale e politica frutto di una profonda crisi della democrazia e della politica, di essere di fronte allo stravolgimento operato dalle nuove forme del potere economico e finanziario che producevano ingiustizia sociale crescente e crisi ambientale. Come si poteva affrontare e superare tutto ciò? Non smettendo di sperare e di reinventarsi, non nell'isolamento delle stanze del palazzo, nelle casematte dei partiti, ma in campo aperto, senza mistificazioni e infingimenti, rompendo gli schemi angusti del fare politica dei nostri giorni e i suoi linguaggi spesso privi di verità e autenticità. Accogliamo e raccogliamo quindi l'eredità che ci lasci, Giulio, nel tuo libro L'ira del riformista, con la promessa che già altri hanno espresso e a cui mi unisco, di lavorare perché l'ira e la rabbia, forse, fin troppo sopita si trasformino in forza e progetto politico innovativo e capace di dare risposte e orientamento alle necessità e alle aspirazioni del Paese. Ancora condoglianze e vicinanza da parte del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra alla famiglia di Giulio Santagata e a tutte e a tutti coloro che gli hanno voluto bene e, assieme a noi, ne rimpiangono la prematura perdita (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Quando viene a mancare un uomo come Giulio Santagata il vuoto si sente. La politica è fatta principalmente di idee e Giulio Santagata di idee ne aveva tante e non solo quelle per cui militava. La politica è anche comunicazione e Giulio Santagata, come è stato già detto, è stato uno dei protagonisti di un nuovo modo di comunicare nella Seconda Repubblica. Egli è stato la mente creativa dietro le campagne elettorali in pullman di Romano Prodi e la fabbrica del programma del 2005, campagne vincenti, puntate sul coinvolgimento e la partecipazione ma anche sulla concretezza dei contenuti e delle proposte. D'altronde, Santagata era un fine economista che ha messo la sua competenza e la sua preparazione al servizio del Paese, sia nel Parlamento europeo sia qui, alla Camera dei deputati. È stato parlamentare, Ministro, ma anche fondatore dell'Ulivo assieme a Romano Prodi, con cui ha condiviso tutto il suo percorso politico, e insieme anche ad Arturo Parisi. Un innovatore brillante e ironico, così come lo amano ricordare gli amici e coloro che hanno potuto conoscerlo più da vicino. Era emiliano, di Zocca, dove una strada ricorda suo padre, era un uomo pratico, un uomo concreto, fortemente legato alla sua terra. Si definiva il braccio destro di Romano Prodi, accanto al quale, come ho detto, ha vissuto 15 anni di intenso impegno politico, ma era decisamente molto più di un braccio. Si è speso per le sue idee, per la sua visione del Paese, per coinvolgere le persone e cambiare il corso delle cose. È forse proprio dalla passione che lo ha sempre animato e dalla rabbia che invocava ne L'ira del riformista che nasce il suo ultimo e più caustico giudizio sul partito che ha rappresentato in Parlamento. Santagata è stato un appassionato e convinto sostenitore di un riformismo radicale volto a ridurre le diseguaglianze nella società, dal lavoro al welfare, dalla formazione al reddito. Nel suo ultimo libro, uscito poco più di un anno fa, ha proposto e prospettato riforme fiscali redistributive ma non punitive, per un welfare che sia generatore di lavoro e non alternativo all'occupazione, per promuovere un'imprenditorialità che investa e innovi, anziché competere al ribasso, e un'ecologia che non faccia pagare i costi della transizione ai più fragili.

Oggi, in quest'Aula, ricordiamo Giulio Santagata per quello che ha rappresentato più che per il vuoto che ha lasciato. È questo il giusto omaggio che dobbiamo ad una figura che, pur da qualche passo indietro, come amava dire con grande eleganza, è stato uno dei protagonisti della grande fase innovativa della politica, quale è stata la Seconda Repubblica. A nome mio personale e di tutto il gruppo Noi Moderati le più sentite condoglianze alla moglie, ai familiari e ai suoi compagni di partito (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Solo un minuto, per unire alle parole espresse dai colleghi la solidarietà e le condoglianze del gruppo Italia Viva alla famiglia, in primo luogo, ai suoi amici e alla sua comunità politica. Sono, queste, occasioni in cui è difficile non scadere nella retorica e tante cose sono già state dette. Preferisco dire solo una cosa: Giulio Santagata non era un politico di professione, Giulio Santagata era un economista, non accademico, ma un economista che ha costruito una carriera all'interno delle istituzioni pubbliche, in questo caso la regione Emilia-Romagna, e poi ha deciso di entrare in politica.

Vale per gli economisti, ma vale per ogni altra professione: sicuramente l'ingresso in politica è qualcosa che piace, che dà una grande ricompensa innanzitutto morale, ma è anche vero che, quando qualcuno, dalla propria professione, decide di uscire dalla zona di conforto e impegnarsi pubblicamente c'è sempre un costo particolare. Questa è una frase che spesso può essere fraintesa, perché tutti immaginano che i politici facciano una vita meravigliosa, ma quando fai l'economista, se c'è qualcosa che non ti piace, basta che cambi un'ipotesi nel tuo modello o nei tuoi dati, mentre quando devi avere a che fare con la policy vera e la politica, soprattutto in questo Paese, è molto più complicato. È vero, è una ricompensa quando riesci ad andare a meta, ma è qualcosa che non è mai facile e semplice da portare avanti. Giulio Santagata e tantissimi altri prima di lui fecero questo salto, lo fecero con Romano Prodi, è stato ricordato. Penso non se ne sia mai pentito. Però, a me piace, per vari tipi di ragioni, ogni volta che ci capita di commemorare - è già accaduto in passato - persone che hanno lasciato la propria zona di conforto per mettersi a disposizione della cosa pubblica, prendendone i benefici ma pagandone anche i costi intellettuali, esprimere un particolare ringraziamento, a maggior ragione quando noi tutti gli diciamo addio (Applausi).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 (A.C. 1606-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1606-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023.

Ricordo che nella seduta del 19 dicembre 2023 sono state respinte le questioni pregiudiziali Ilaria Fontana ed altri n. 1, Simiani ed altri n. 2 e Bonelli ed altri n. 3.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1606-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione attività produttive, onorevole Andrea Barabotti.

ANDREA BARABOTTI, Relatore per la X Commissione. Grazie, Presidente. In qualità di relatore per la X Commissione, riferisco sui contenuti del decreto di prevalente interesse della medesima Commissione, ossia gli articoli da 1 a 4, 4-quinquies, 4-septies, da 5 a 6, da 8 a 10, 12, 14, 14-bis, 18 e l'articolo 19, commi 2, 4-bis e 4-ter. Tali disposizioni sono volte a migliorare la sicurezza energetica, promuovere il ricorso alle fonti rinnovabili, sostenere le imprese a forte consumo di energia e a favorire la ricostruzione delle attività produttive nei territori colpiti dagli eventi alluvionali.

L'articolo 1 reca misure finalizzate ad accelerare gli investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile nei settori a forte consumo di energia. In particolare, il comma 1 attribuisce fino al 2030, ai fini della concessione di superfici pubbliche, una priorità ai progetti di impianti fotovoltaici o eolici per l'approvvigionamento delle imprese elettrivore. Il comma 2 prevede la definizione di un meccanismo per lo sviluppo di nuova capacità di generazione elettrica da rinnovabili da parte di tali imprese. Il comma 3 dispone che i relativi oneri trovino copertura a valere sugli oneri generali del sistema elettrico. Il comma 4, per le finalità di cui ai commi 1 e 2, consente al GSE l'accesso ai dati presenti nel sistema informativo integrato. Il comma 4-bis, aggiunto in sede referente, riconosce la facoltà di recesso ai titolari dei contratti stipulati con il GSE ai sensi della disciplina del cosiddetto Electricity Release, senza l'applicazione di penali. L'articolo 2 detta una nuova disciplina volta all'incremento della produzione nazionale di gas naturale, da destinare, a prezzi calmierati, prioritariamente a imprese gasivore. Qualifica, inoltre, come interventi strategici di pubblica utilità, indifferibili e urgenti le opere finalizzate alla costruzione e all'esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto onshore autorizzati al 10 dicembre 2023. Il comma 2-bis, inserito nel corso dell'esame in sede referente, apporta modifiche alla disciplina istitutiva del fondo a copertura dei ricavi per il servizio di rigassificazione e di acquisto o realizzazione di nuovi impianti di rigassificazione offshore. Il comma 2-ter, anch'esso inserito nel corso dell'esame in sede referente, prevede che le imprese di distribuzione del gas siano tenute a versare agli enti locali il contributo tariffario riconosciuto per la remunerazione degli interventi di efficientamento energetico, applicando una maggiorazione a titolo di penale qualora non conseguano la quota addizionale di risparmio energetico che si sono impegnati a realizzare in sede di gara. Non si prevede più, invece, che l'offerta di gara possa prevedere il versamento in ogni caso agli enti locali dell'ammontare pari al valore dei certificati bianchi corrispondenti agli interventi di efficienza energetica previsti nel bando di gara.

L'articolo 3 modifica la disciplina delle concessioni geotermoelettriche. In particolare, al comma 1, lettera a), inserita in sede referente, rimuove una serie di condizioni attualmente previste affinché i titolari di permesso di ricerca possano avanzare, contestualmente alla richiesta di concessione di coltivazione, istanza di potenziamento dell'impianto. La stessa lettera consente, altresì, la coltivazione delle risorse geotermiche per uso geotermoelettrico nelle aree termali. Le lettere b) e c) integrano i criteri per la selezione, rispettivamente, del titolare di permesso di ricerca e del titolare della concessione di coltivazione. A tal proposito, mi preme evidenziare e sottolineare come la possibilità di indagare la presenza di risorse geotermiche e anche la possibilità di sfruttare queste risorse sia collegata in maniera importante al fatto che questo sfruttamento e questa indagine non abbiano nessun, e ribadisco nessun, tipo di interferenza con la composizione geochimica delle acque o sulla possibilità di gestirla, anche a livello quantitativo. Il comma 1, lettera a), proroga il termine di durata delle concessioni geotermoelettriche in essere al 31 dicembre 2026. Il medesimo comma 1, alla lettera b), prevede la possibilità per il concessionario uscente di presentare un piano di investimenti che, se approvato dall'autorità competente, consente di rimodulare l'esercizio della concessione anche sotto il profilo della durata. In sede referente è stato inserito un ulteriore comma (1-bis) che proroga al 31 dicembre 2027 la data di entrata in esercizio degli impianti geotermoelettrici ammessi a beneficiare degli incentivi previsti dal DM 29 giugno 2016.

L'articolo 4 istituisce un Fondo da ripartire tra le regioni per l'adozione di misure per la decarbonizzazione, lo sviluppo sostenibile, nonché per l'accelerazione e la digitalizzazione degli iter autorizzativi, alimentato da una quota dei proventi delle aste di CO2. In sede referente sono state soppresse, invece, le disposizioni che prevedevano l'alimentazione del Fondo anche attraverso l'imposizione di un contributo a carico dei titolari di nuovi impianti da fonti rinnovabili.

Voglio sottolineare, prima di passare al prossimo articolo, come la Commissione abbia lavorato in maniera importante e tanti, come sentite, sono gli emendamenti, i commi e addirittura gli articoli aggiuntivi che vanno a qualificare la conversione di questo decreto e anche il lavoro della Commissione. Uno fra tutti, come ricordavo poco fa, è dato dai 10 euro per kilowatt che abbiamo eliminato dalla previsione iniziale (questo grazie, devo dire, anche al sostegno e al lavoro del Governo).

L'articolo 4-quinquies prevede semplificazioni dell'accesso agli incentivi per la promozione di interventi di piccole dimensioni per l'incremento dell'efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili nell'area dell'Italia centrale colpita dagli eventi sismici del 2016.

L'articolo 4-septies, inserito in sede referente, prevede l'introduzione di un meccanismo di sostegno per la promozione di investimenti in capacità di produzione di energia elettrica rinnovabile alternativo al sistema incentivante per la produzione di energia elettrica da FER, disciplinato dal decreto legislativo n. 199 del 2021, mediante contratti per differenza a due vie di durata pluriennale.

L'articolo 5 istituisce, al comma 1, un meccanismo per la contrattualizzazione di capacità produttiva alimentata da bioliquidi sostenibili. Il comma 2 prevede, in via transitoria, che agli impianti da bioliquidi sostenibili si applicano prezzi minimi garantiti definiti dall'ARERA. Il comma 3, infine, aggiorna la disciplina istitutiva della cosiddetta commissione combustibili. In sede referente sono state aggiunte, poi, disposizioni volte a incentivare la produzione di energia elettrica da biomasse in impianti ibridi termoelettrici e la produzione di biogas attraverso il trattamento anaerobico dei rifiuti organici, nonché a riconoscere agevolazioni fiscali al biodiesel e ad attribuire ad Acquirente Unico Spa compiti in vista della realizzazione di un sistema avanzato per la valutazione della sicurezza delle bombole a idrogeno a uso autotrazione.

L'articolo 5-bis, inserito nel corso dell'esame in sede referente, introduce modifiche alla disciplina in materia di produzione di biometano e di predisposizione degli impianti per la produzione dello stesso.

L'articolo 6 prevede semplificazioni amministrative per la realizzazione, nelle centrali termoelettriche con potenza termica superiore a 300 megawatt, di sistemi di condensazione ad aria o, come prevede un'integrazione al testo approvata in sede referente, di raffreddamento del fluido del circuito di condensazione.

L'articolo 8 prevede l'individuazione, in almeno due porti del Mezzogiorno, delle aree demaniali marittime da destinare alla realizzazione di un polo strategico nazionale nel settore dell'energia eolica in mare. Il comma 2-bis, aggiunto nel corso dell'esame in sede referente, prevede che il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica si avvalga del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera nelle attività di regolazione e vigilanza nelle aree demaniali marittime in cui sono presenti i parchi eolici galleggianti. Il comma 2-ter, infine, prevede l'adozione e la pubblicazione di un vademecum per i soggetti proponenti la realizzazione di impianti offshore, relativo agli adempimenti e alle informazioni minime necessari per l'avvio delle relative procedure autorizzative.

L'articolo 9 prevede, ai commi da 1 a 4, la realizzazione, da parte di Terna, di un portale digitale che consenta al Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, al Ministero della Cultura, all'ARERA, alle regioni e, in base alla modifica approvata in sede referente, anche agli operatori, l'accesso alle informazioni sugli interventi di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale e sulle richieste di connessione.

I commi da 5 a 9 prevedono semplificazioni amministrative per la realizzazione di progetti di smart grid finanziati dal PNRR. I commi da 9-bis a 9-quater, introdotti nel corso dell'esame in sede referente, prevedono la possibilità di autorizzare, con il medesimo procedimento previsto per la costruzione e l'esercizio delle cabine primarie della rete di distribuzione, anche le relative opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale. Il comma 9-quinquies, coerentemente con quanto prevede il regolamento dell'Unione europea 2022/2577, consente la proroga del periodo di efficacia delle semplificazioni in materia di VIA per l'autorizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili e per lo stoccaggio previsti dall'articolo 47, comma 1-bis, del decreto-legge n. 13 del 2023. I commi 9-sexies e 9-septies elevano le soglie di potenza sotto le quali i progetti di impianti fotovoltaici non sono soggetti a VIA e a verifica di assoggettabilità a VIA e possono essere realizzati mediante una procedura abilitativa semplificata. Ulteriori semplificazioni per le realizzazioni di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili sono state introdotte con i commi 9-octies e 9-undecies.

L'articolo 10, comma 1, stanzia 96,7 milioni di euro per il finanziamento di progetti di realizzazione o ammodernamento dei sistemi di teleriscaldamento o teleraffrescamento. Il comma 2, invece, dispone che il 50 per cento dei proventi delle aste CO2 maturati nel 2022 sia assegnato ai Ministeri dell'Ambiente e della sicurezza energetica e delle Imprese e del made in Italy, nella misura dell'80 per cento al Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica e nella misura del 20 per cento al Ministero delle Imprese e del made in Italy.

L'articolo 12 attribuisce all'ENEA il compito di istituire un registro delle tipologie di moduli fotovoltaici per una mappatura dei prodotti disponibili sul mercato.

L'articolo 14, comma 1, stanzia un milione di euro per svolgere campagne informative sulla cessazione del servizio di maggior tutela nel settore elettrico; il comma 2 trasferisce al Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica la competenza ad approvare le iniziative finanziate dal Fondo per il finanziamento di progetti a vantaggio dei consumatori di energia elettrica e gas e del servizio idrico integrato; il comma 3 disciplina il servizio di vulnerabilità, prevedendone l'erogazione ai clienti vulnerabili da parte di operatori individuati tramite procedure competitive e affidando l'approvvigionamento dell'energia elettrica all'ingrosso ad Acquirente Unico; il comma 4 prevede, anziché l'inserimento di una clausola sociale nell'affidamento del servizio a tutele graduali a favore del personale impiegato nei contact center del servizio di maggior tutela, che le imprese esercenti il servizio di maggior tutela continuino ad avvalersi dei servizi di contact center sino all'aggiudicazione del servizio di vulnerabilità. Il comma 4-bis, aggiunto nel corso dell'esame in sede referente, prevede che gli esercenti il servizio di tutela presentino all'ARERA una relazione sui costi direttamente imputabili al servizio medesimo e non recuperabili ai fini del loro riconoscimento a valere sulle tariffe elettriche. I commi 5 e 5-bis prevedono che l'addebito diretto per la fatturazione nell'ambito della maggior tutela valga anche per il subentro del fornitore del servizio a tutele graduali o di vulnerabilità e disciplinano gli obblighi informativi affinché ciò avvenga in modo trasparente ed efficace. Il comma 6 dispone che nell'ambito delle procedure di aggiudicazione del servizio a tutele graduali il termine per la presentazione delle offerte da parte degli operatori sia stabilito tra il 9 e il 10 gennaio 2024. Il comma 7 prevede che Acquirente Unico monitori le condizioni praticate ai clienti domestici nonché la corretta erogazione del servizio a tutele graduali e che l'ARERA trasmetta annualmente alle Commissioni parlamentari competenti una relazione sugli esiti di tale attività. Il comma 7-bis, aggiunto nel corso dell'esame in sede referente, rafforza il ruolo del comitato tecnico consultivo costituito presso l'ARERA.

L'articolo 14-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, prevede il rifinanziamento di 5 milioni di euro per il 2024 del Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano.

L'articolo 18 dispone l'applicazione, nei territori della Toscana interessati dagli eventi alluvionali del regime di aiuto per le aree di crisi industriale e stanzia a tal fine sino a 50 milioni di euro. Un intervento non esaustivo, potrà dire qualcuno, ma un intervento importante, come ci ha ricordato anche il Governo in sede referente, in attesa che siano approvate quelle norme che servono per dare garanzie di ricostruzione alla Toscana e alle comunità colpite.

L'articolo 19, comma 2, dispone l'abrogazione della norma che prevede la rideterminazione delle modalità di riscossione degli oneri generali di sistema elettrico. Nel corso dell'esame in sede referente sono stati introdotti due commi aggiuntivi all'articolo 19: il comma 4-bis, che abroga la norma che prevede l'adozione di un decreto del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica che disciplini i rapporti tra Acquirente Unico Spa e GSE nell'ambito della regolamentazione del sistema di misura dell'energia elettrica da fonte rinnovabile per l'attribuzione degli incentivi; il comma 4-ter fissa al 1° gennaio 2025 il termine a partire dal quale ai clienti finali si applicano i prezzi zonali e prevede l'istituzione di un meccanismo transitorio di perequazione tra i clienti finali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per l'VIII Commissione, onorevole Francesco Battistoni.

FRANCESCO BATTISTONI, Relatore per l'VIII Commissione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il decreto-legge reca disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023. Un decreto che si inserisce nel contesto di una serie di iniziative legislative intraprese dal Governo relative al tema della decarbonizzazione, le cui esigenze operano in modo sinergico con quelle di sicurezza ed economicità di forniture energetiche, nonché alla ricostruzione nei territori colpiti dagli eventi, cui è destinato il Capo II del provvedimento in esame.

L'esame in sede referente ha consentito di svolgere un approfondimento degli aspetti pratici del provvedimento attraverso un ampio ciclo di audizioni informali, che ha coinvolto soggetti istituzionali pubblici e privati ed esperti del settore. Sono state apportate modifiche significative al provvedimento ma desidero sin d'ora sottolineare il clima costruttivo che ha improntato i lavori nelle Commissioni e che ha consentito di svolgere un esame approfondito delle proposte emendative presentate.

Passando al contenuto del decreto in oggetto, i primi 2 articoli prevedono meccanismi di approvvigionamento per gli energivori. L'articolo 1, in tema di electricity release, garantisce un sostegno per gli energivori elettrici, promuovendo, al contempo, lo sviluppo di nuovi impianti da fonti rinnovabili.

Con l'articolo 2 viene introdotta una misura a sostegno delle imprese a forte consumo di gas, che potranno acquisire il gas ad un prezzo vantaggioso rispetto alle quotazioni di mercato da imprese che estrarranno sul territorio nazionale quantitativi di gas aggiuntivi grazie alle concessioni esistenti o alle coltivazioni di nuove concessioni. Al fine di garantire la flessibilità delle fonti di approvvigionamento del gas, sono di dichiarate interventi di pubblica utilità indifferibili ed urgenti tutte le opere finalizzate alla costruzione di rigassificatori on shore, incluse le infrastrutture connesse per le quali sia stato già rilasciato il provvedimento di autorizzazione al 10 dicembre 2023.

Inoltre, con una modifica apportata in sede referente, è stato raddoppiato il finanziamento per il Fondo per la transizione energetica nel settore industriale, al fine di sostenere la competitività delle nostre imprese nei settori maggiormente esposti al rischio della rilocalizzazione.

Le concessioni geotermiche in essere, in generale, sono prorogate al 31 dicembre 2026 ed il termine per l'indizione della gara per la loro riassegnazione è fissato a 2 anni prima della loro scadenza. Il concessionario uscente potrà presentare un piano pluriennale per la promozione degli investimenti che, se approvato dall'Autorità competente, consente di rimodulare l'esercizio della concessione per un periodo non superiore a 20 anni.

In sede referente è stata introdotta una disposizione che consente l'attività di ricerca geotermica in aree termali, garantendo la massima sicurezza di queste ultime. Si semplifica, poi, l'attività degli impianti sperimentali geotermici e si estende al 2027 il termine ultimo per l'entrata in esercizio degli impianti geotermici.

Il decreto reca diverse disposizioni volte a incentivare le regioni ad adottare misure per la decarbonizzazione e la promozione dello sviluppo sostenibile del territorio. In particolare, per le finalità di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale e al fine di accelerare il processo autorizzativo regionale, viene istituito un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, alimentato nel limite di 200 milioni di euro annui per gli anni dal 2024 al 2032. Da una quota dei proventi delle aste delle quote di emissioni di anidride carbonica, di cui all'articolo 23 del decreto legislativo n. 47 del 2020, di competenza del MASE, si prevedono diverse misure funzionali alle suddette finalità. L'urgenza della misura deriva dall'esigenza di raggiungere gli impegnativi obiettivi di decarbonizzazione per il 2030, offrendo alle regioni un quadro completo per incentivarle a ospitare impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Durante l'esame in Commissione, come ricordava il collega Barabotti, è stato eliminato il contributo a carico degli operatori, precedentemente previsto al fine di evitare ostacoli alla realizzazione di tali impianti.

Accanto a ciò, in sede referente sono state introdotte nuove semplificazioni per accelerare i provvedimenti autorizzativi degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili per quanto concerne gli interventi di modifica, anche sostanziale, per rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione di impianti di produzione di energia da fonti eoliche o solari, nonché misure per favorire la produzione da fonti rinnovabili e la gestione delle attività collegate. Tra queste, viene semplificata la modalità di smaltimento dei pannelli solari esauriti, si favorisce la partecipazione agli incentivi a chi esegue interventi di rifacimento su impianti fotovoltaici esistenti realizzati in aree agricole che comportano nuove sezioni di impianto, insieme a norme per il passaggio dallo scambio sul posto al ritiro dedicato.

Il provvedimento interviene anche sulla produzione di energia elettrica e calore da biomasse solide e gassose, nonché in materia di installazione di impianti a fonte rinnovabile nei siti oggetto di bonifica.

Sempre in sede referente, sono state previste nuove misure di semplificazione per l'accesso agli incentivi in merito agli interventi di piccole dimensioni, per l'incremento dell'efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili nell'area dell'Italia centrale colpita dagli eventi sismici del 2016, consentendo agli uffici per la ricostruzione di affiancare le pubbliche amministrazioni nelle procedure per l'accesso alle misure agevolative.

Si segnala, tra gli altri, l'istituzione nel meccanismo per la contrattualizzazione di capacità produttiva alimentata da bioliquidi sostenibili, volta a tener conto della peculiarità della filiera e, in particolare, delle sue specificità di approvvigionamento logistiche e di stoccaggio del combustibile. Fino alla data di entrata in operatività del suddetto meccanismo e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2025, agli impianti da bioliquidi sostenibili si applicano prezzi minimi garantiti, definiti dall'ARERA. Sono previste misure volte a garantire la piena operatività degli impianti per la produzione di biometano in esercizio e in corso di realizzazione, con disposizioni che riguardano sia gli impianti per i liquidi - il biometano prodotto non può essere immesso nella rete con obbligo di connessione di terzi ed è oggetto di contratti di fornitura nel settore dei trasporti - sia il calcolo dei ritardi nella conclusione dei lavori relativi all'impianto qualificato non imputabili alla responsabilità del produttore per l'accesso agli incentivi.

Con un'altra disposizione approvata in sede referente nell'ottica di favorire la promozione dei biocarburanti, si prevede che le agevolazioni in materia di accise previste per il gasolio si applicano nell'ambito di un programma pluriennale, ai sensi dell'articolo 16 della direttiva 2003/96/CE del Consiglio del 27 ottobre 2003, anche al biodiesel.

Sempre in sede referente, sono state approvate misure di semplificazione delle procedure autorizzative per le opere di connessione alla rete elettrica e per gli impianti da fonti rinnovabili, con l'innalzamento delle aree idonee alle soglie per la sottoposizione dei progetti alle valutazioni ambientali.

Per quanto riguarda il tema dell'eolico offshore, l'articolo 8 prevede l'individuazione, in due porti del Mezzogiorno, delle aree demaniali marittime da destinare alla realizzazione di un Polo strategico nazionale nel settore della progettazione, della produzione e dell'assemblaggio di tali piattaforme eoliche galleggianti offshore e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare. In sede referente, è stata allargata a tutto il territorio nazionale la possibilità di individuare porti in cui realizzare tali infrastrutture, ribadendo che almeno due siti siano individuati nel Mezzogiorno. In aggiunta, saranno ammesse alla misura anche le aree portuali limitrofe ad aree nelle quali sia in corso l'eliminazione graduale dell'uso del carbone. Ci riferiamo, ad esempio, al caso del porto di Civitavecchia, andando così a tutelare il polo industriale e la relativa ricaduta in termini occupazionali che deriva da questa misura, salvaguardando imprese e lavoratori, in una prospettiva di riqualificazione dei siti. Le autorità portuali potranno manifestare congiuntamente l'interesse alla misura anche modificando gli strumenti di pianificazione in ambito portuale.

In materia di stoccaggio geologico di CO2, sono apportate modifiche al decreto legislativo n. 162 del 2011, al fine di colmare alcune lacune della disciplina in materia. L'urgenza delle misure proposte deriva dall'esigenza di perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Le norme che vengono introdotte disciplinano le autorizzazioni allo svolgimento di programmi sperimentali di stoccaggio di CO2 e le norme procedurali per il rilascio dell'autorizzazione allo svolgimento di tali programmi.

Voglio soffermarmi sul contenuto dell'articolo 11, che reca modifiche alla disciplina per l'individuazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, da realizzare nell'ambito del parco tecnologico destinato ad accogliere i rifiuti radioattivi, al fine di favorire il raggiungimento di una soluzione per la localizzazione del deposito nazionale. Viene previsto, quindi, un procedimento che prevede la presentazione di autocandidature e, sulla base di questo, la predisposizione di una Carta nazionale delle aree autocandidate, al fine di sbloccare, anche attraverso misure premiali, l'individuazione di un deposito nazionale e del relativo parco tecnologico.

In tema di cessazione del mercato tutelato, con l'articolo 14, garantiamo un processo informato della transizione alle tutele graduali. Con alcune modifiche approvate in sede referente, garantiamo che, nel servizio di vulnerabilità, si possano prevedere tutele sociali in favore dei lavoratori del settore. Anche il Fondo italiano per il clima viene rifinanziato per l'anno 2024 per gli interventi a favore di soggetti privati e pubblici volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell'ambito degli accordi internazionali sul clima e sulla tutela ambientale, dei quali l'Italia è parte. Il Fondo può intervenire in conformità alla normativa dell'Unione europea attraverso l'assunzione di capitale di rischio, la concessione di finanziamenti, in modalità diretta o indiretta, e il rilascio di garanzie. La dotazione per l'anno 2024 è rifinanziata di 200 milioni di euro e, quindi, portata complessivamente a 1 miliardo e 40 milioni di euro.

Per la regione siciliana, nel corso dell'esame in sede referente, sono state introdotte, all'articolo 14-bis, disposizioni urgenti per la valorizzazione energetica, la pianificazione e la gestione del ciclo dei rifiuti, proprio al fine di assicurare, in via d'urgenza, il completamento di una rete impiantistica integrata, che consenta, nell'ambito di una pianificazione regionale del sistema di gestione dei rifiuti, il recupero energetico, la riduzione dei movimenti di rifiuti e l'adozione di tecnologie più idonee a garantire un alto grado di protezione dell'ambiente e della salute pubblica. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il presidente regione della siciliana viene nominato commissario straordinario con il compito di adottare il piano regionale di gestione dei rifiuti.

Passando ai territori delle regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche, interessati dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023, l'articolo 15 interviene modificando la normativa vigente inerente alle tipologie di danno per le quali sono erogabili contributi economici finalizzati all'attività di ricostruzione, con particolare riferimento ai danni subiti dai prodotti agricoli e alimentari di particolare qualità, nonché con riferimento ai prodotti già raccolti o in corso di stagionatura, affinamento e maturazione, nel caso del vino.

Per le imprese agricole ubicate nella regione Toscana che hanno subìto danni in conseguenza degli eventi atmosferici verificatisi nei mesi di ottobre e novembre 2023, queste possono accedere alle misure di indennizzo di cui all'articolo 5 del decreto legislativo n. 102 del 2004, anche se non hanno sottoscritto polizze assicurative. Inoltre, si prevede che la regione Toscana possa deliberare la proposta di declaratoria di eccezionalità degli eventi atmosferici entro il termine di 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge in esame e gli oneri economici connessi alla disposizione graveranno sulle risorse già stanziate a favore del Fondo di solidarietà nazionale. Sempre per i territori della Toscana interessati dagli eventi alluvionali viene disposto il regime di aiuto per le aree di crisi industriale e stanziati a tal fine sino a 50 milioni di euro, mentre l'articolo 18-bis contiene disposizioni in favore dei territori della regione Umbria colpiti dagli eventi sismici del 9 marzo 2023.

Segnalo, infine, che, con l'articolo 19, si provvede alla sospensione di alcuni decreti superati dall'evoluzione normativa intercorsa.

Con questo provvedimento, insieme alla pubblicazione odierna del decreto che stimola la nascita e lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili, facciamo un passo importante nella direzione dell'azione intrapresa da questo Governo, che guarda a quei territori produttivi impegnati in un percorso di decarbonizzazione, fornendo importanti risposte per migliaia di imprese a forte consumo di energia elettrica e gas, senza tralasciare gli interessi dei territori e dei cittadini.

Sottolineo il coinvolgimento attivo del Parlamento nell'arricchire il testo di un decreto, già denso di contenuti, in un'interlocuzione costante con il Governo, che si è sempre dimostrato aperto al confronto con i parlamentari e alle loro proposte di modifiche. Proprio per questo, concludendo, permettetemi di ringraziare i presidenti delle Commissioni, il mio presidente, Mauro Rotelli, e il collega relatore, Andrea Barabotti, i colleghi delle Commissioni, i funzionari che ci hanno assistito, il Vice Ministro Gava, che è stata con noi nel corso dei lavori, il Ministro Pichetto Fratin e il suo staff. Permettetemi una citazione particolare per la dottoressa Spada e il dottor Camarca (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la Vice Ministra dell'Ambiente e della sicurezza energetica, onorevole Vannia Gava, che si riserva.

È iscritto a parlare l'onorevole Massimo Milani. Ne ha facoltà.

MASSIMO MILANI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo atto siamo chiamati a convertire in legge il decreto-legge n. 181 del 9 dicembre 2023, recante “Disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione dei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023”.

La necessità e l'urgenza di questo provvedimento sono legate alla congenita e pluriennale fragilità del sistema di approvvigionamento energetico dell'Italia, aggravato dalle crisi geopolitiche in atto, le quali hanno generato un quadro di grande instabilità, forti rischi di approvvigionamento, balzo dell'inflazione, che, con grande sacrificio, le economie europee stanno contrastando con una restrittiva politica dei tassi di interesse. In questo contesto, il provvedimento pone alcune riforme volte ad assicurare, da un lato, la sicurezza delle nostre forniture, garantendo quindi la capacità di far fronte con continuità alla domanda di energia e all'economicità della stessa, e, dall'altro lato, rispondere all'urgenza di perseguire il raggiungimento degli impegnativi obiettivi di decarbonizzazione che il nostro Paese, insieme con tutta l'Europa, si è dato ormai da diversi anni e che sono molto sfidanti.

Vorrei tratteggiare alcuni aspetti del lavoro che è stato svolto in Commissione. È stato un lavoro molto intenso. Mi focalizzo solo su alcune parti del decreto che andiamo a convertire in legge. Intanto, sulla riforma delle agevolazioni per le imprese energivore, che è una parte importante, la parte iniziale da cui prende spunto l'emanazione di questo decreto. Il testo definitivo del decreto Energie rinnovabili mette in campo una riforma delle agevolazioni destinate alle imprese con un elevato consumo di energia elettrica, note come energivore. L'obiettivo è allineare la normativa nazionale dei bonus energia a quella europea sugli aiuti di Stato per il clima, l'ambiente e l'energia. Le imprese a elevato consumo di energia, come il settore chimico, il settore del vetro, il tessile, quello dei cementi e della metallurgia, sono circa 3.800 in Italia e saranno incentivate a installare impianti basati su fonti rinnovabili, con un importante coinvolgimento del Gestore dei servizi energetici. Altro aspetto molto importante, che ha fatto anche molto discutere in Commissione è la fine del mercato tutelato dal 2024 per quanto riguarda il mercato degli utenti domestici: si avvia così, anche per il mercato degli utenti domestici, la liberalizzazione delle tariffe per le forniture di energia elettrica e gas naturale destinato ai clienti finali di piccole dimensioni, come famiglie e micro imprese artigiane, che non hanno, a oggi, scelto un venditore nel mercato libero (e ricordo che era possibile già farlo negli anni precedenti). Questo segna la fine dei servizi di tutela, con un passaggio graduale al mercato libero: si tratta di un impegno preso dai precedenti Governi nell'ambito delle riforme previste nel PNRR. L'attesa è che, nel medio periodo, i clienti domestici potranno, scegliendo le offerte più consone rispetto alle loro esigenze di consumo, ottenere risparmi sulle loro bollette energetiche, ma, per gestire la delicata fase di passaggio verso un mercato totalmente libero, il Governo si è posto il tema della tutela dei clienti definiti vulnerabili. Così, circa 4,5 milioni di famiglie continueranno a beneficiare delle tariffe calmierate attraverso un sistema di tutela garantito dalla tariffazione di ARERA. Ma anche per i clienti non vulnerabili, che saranno investiti dalla riforma dell'apertura al mercato libero - si tratta di circa 9 milioni di utenze domestiche a oggi ancora sul mercato tutelato - sono stati introdotti strumenti per prevenire aumenti ingiustificati dei prezzi e garantire condizioni di fornitura elettrica stabili e a costi contenuti. Si sono già svolte le aste per l'individuazione delle aziende che si occuperanno di fornire questi utenti e le offerte giunte ci risulta siano particolarmente vantaggiose per gli utenti che rientrano in questa fattispecie. Gli utenti coinvolti riceveranno una campagna informativa specifica e saranno soggetti a un monitoraggio costante da parte dell'Autorità di regolazione per l'energia, le reti e l'ambiente (ARERA, appunto), in collaborazione con il Ministero dell'Ambiente. Introducendo semplificazioni, si faciliterà anche il trasferimento della domiciliazione bancaria per il pagamento delle bollette, mantenendo la libertà di scelta del fornitore.

Mi preme sottolineare anche lo sviluppo dell'eolico galleggiante in mare: si tratta di un lavoro che va avanti da diverso tempo e finalmente si arriva, con questo decreto, a individuare delle aree su cui poter installare impianti offshore per raggiungere, anche attraverso questa offerta e questa metodologia, l'obiettivo importante della decarbonizzazione. Nel dibattito in Commissione si è ampliata oltretutto questa possibilità, nel senso che erano state individuate inizialmente dal Governo due aree, mentre nel dibattito in Commissione c'è stata una modifica e una integrazione che ha aperto alla possibilità che vengano individuate anche altre aree idonee chiaramente per l'installazione di impianti offshore. Sono state poi introdotte disposizioni per la realizzazione di nuovi sistemi efficienti di teleriscaldamento e teleraffrescamento o per l'ammodernamento di quelli esistenti, con il riconoscimento di agevolazioni per alcuni progetti che erano sfuggiti al finanziamento del PNRR, quindi allargando la platea di coloro che potranno usufruire di agevolazioni da parte dello Stato italiano per realizzare appunto impianti ad alta efficienza di teleriscaldamento e teleraffrescamento.

Sono state introdotte - in materia di incentivi per l'autoproduzione di energia rinnovabile - misure per accelerare gli investimenti in autoproduzione di energia da fonte rinnovabile nei siti produttivi, quindi parliamo di complessi industriali, complessi artigianali, con particolare riferimento ovviamente alle aziende energivore. Quindi, qui si dà la possibilità di realizzare impianti con una facilitazione di tipo autorizzativo ed è molto importante perché è chiaro che l'autoproduzione da fonti rinnovabili è uno degli obiettivi che questo Governo si è dato già in fase programmatica e questo è il secondo provvedimento nel quale appunto si dà slancio a questa attività. Si danno poi in questo decreto nuove autorizzazioni, nuovi titoli abilitativi per la coltivazione di idrocarburi, in particolare per l'estrazione di gas, chiaramente parliamo del territorio nazionale.

Sono stati previsti nuovi titoli abilitativi per la coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale a un prezzo calmierato che rifletta il costo di produzione, con l'impegno da parte dei produttori di cedere il gas estratto al GSE, il quale si occuperà di cederlo sul mercato prioritariamente a imprese gasivore.

L'obiettivo di questa misura è evidentemente quello di garantire l'approvvigionamento e il controllo del costo per le imprese energivore. È importante - e va sottolineato - il grande sforzo, fatto anche in ambito di finanza pubblica, per il rifinanziamento del Fondo italiano per il clima, che viene rifinanziato con 200 milioni di euro per l'anno 2024.

In Commissione poi è stato emendato il testo affinché Sogesid, società pubblica, che già oggi ha come missione quella di lavorare a supporto del Ministero dell'Ambiente e del Ministero per le Infrastrutture e dei trasporti - ho concluso, solo un minuto - possa essere investita anche di altre funzioni e lavorare in qualità di stazione appaltante e di soggetto attuatore in interventi connessi in campo ambientale e infrastrutturale anche per altre amministrazioni, oltre alle due citate in precedenza.

Brevissimamente, perché siamo in conclusione, mi preme sottolineare che è stato introdotto, per la prima volta, il sistema della cattura e dello stoccaggio di anidride carbonica e viene autorizzata una tecnologia - che in questo momento non era presente in Italia - che può essere utile alla decarbonizzazione. Non è certo la soluzione di tutti i mali, ma sicuramente è una tecnologia interessante che l'Italia fino a questo momento non aveva ed è molto utile da utilizzare.

Concludo anch'io con alcuni dati - ho sentito le parole del relatore - rispetto al lavoro fatto in Commissione. Abbiamo iniziato a metà dicembre e finito stanotte; abbiamo fatto 60 audizioni in Commissione e ottenuto 90 contributi scritti. Sono stati presentati oltre 800 emendamenti, dei quali ne sono stati esaminati 200 e - mi preme anche qui sottolinearlo - approvati 100, a testimonianza del lavoro che è stato fatto in questa Commissione per migliorare un testo che di per sé era già molto importante (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), ma che con il lavoro parlamentare è stato sicuramente migliorato, accogliendo tutto quanto era possibile. Quindi, c'è stato un importante lavoro di confronto e proficuo e non posso quindi non ringraziare gli uffici che hanno supportato questo lavoro, gli uffici dell'VIII Commissione e della X Commissione, che ci hanno accompagnato in questo percorso e il Governo, ovviamente sempre presente in un confronto costante. Quindi, ringrazio tutti per l'ottimo lavoro che si è svolto in questi giorni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Daniela Morfino. Ne ha facoltà.

DANIELA MORFINO (M5S). Grazie, Presidente. Partiamo col dire che, con questo decreto omnibus, dove c'è di tutto e di più, il Governo ostacola le rinnovabili e ci vincola ai fossili: tutto l'opposto di quel che dovrebbe fare in realtà.

Ancora una volta, ci troviamo di fronte a un decreto che presenta un'impostazione sbagliata a monte. È un decreto che raccoglie l'eredità di politiche energetiche che ignorano le rinnovabili e l'efficienza energetica, mentre considera urgenti per la sicurezza energetica del Paese misure che non solo non garantiscono la stabilità degli approvvigionamenti, ma che sono in evidente contraddizione con gli impegni sulla sostenibilità e la decarbonizzazione.

Siccome la torta non era venuta sufficientemente male, serviva una ciliegina per renderla ancora più indigesta e lo dico da parlamentare e da siciliana, perché avete riscritto una pagina de Il Gattopardo: fate finta di cambiare per non cambiare niente, con l'aggravante di svendere la Sicilia mediante una nomina commissariale in materia di rifiuti.

State sferrando l'ennesimo schiaffo ai cittadini siciliani e lo avete fatto ieri sera con un blitz notturno, approvando un vergognoso emendamento che prevede la realizzazione di nuovi inceneritori in Sicilia e la nomina a Commissario straordinario del presidente della regione, Schifani.

Dovrebbero vergognarsi non solo i parlamentari eletti nel territorio, che tanto dicevano di voler proteggere, ma, anche, gli altri esponenti della maggioranza, che non hanno la minima idea di quali siano i bisogni reali dei cittadini. Di fatto, state condannando la Sicilia a diventare un hub dell'inquinamento, un luogo insalubre, a discapito dell'ambiente, della salute e anche del turismo, uno degli indotti primari dell'isola.

Con queste strutture altamente impattanti, date il via libera a emissioni nocive che ancora una volta calpestano la salute pubblica e l'ambiente.

E cosa dire? Dal centrodestra parlate tanto di gestione adeguata, ma proponete ecomostri che stanno in fondo alla classifica delle soluzioni, in una regione che, tra l'altro, non ha neanche un piano rifiuti. Non può e non deve essere questo il futuro della Sicilia che ha la sola colpa di avere un Governo incapace di tutelarla e che governate proprio voi del centrodestra.

Presidente, la soluzione esiste, eccome, e si chiama economia circolare, un modello virtuoso e corretto di gestione dei rifiuti, ma, forse, parole come “riuso”, “prevenzione” e “riciclo” non appartengono al ridotto vocabolario del centrodestra o, forse, non volete nemmeno che siano prese in considerazione per chissà quali motivi o interessi. Altro che decreto Energia! Questo Governo l'energia la sta togliendo ai siciliani che vengono, di fatto, lasciati soli. E avete l'errata convinzione che un inceneritore sia la cloaca maxima che risolve tutti i problemi; riproponete una ricetta del secolo scorso, facendo finta di non sapere che un'emergenza rifiuti, in realtà, non esiste in Sicilia. È questa la verità.

Poi faccio riferimento al metodo rispetto a ciò che è successo ieri sera in Commissioni riunite: praticamente avete paralizzato le Commissioni tutto il giorno e la mattina ci presentate un subemendamento a un vostro articolo e ci costringete, a nostra volta, a subemendarlo. Alle 21 ci presentate una nuova riformulazione dell'emendamento che avevate presentato la mattina; quindi, lo ripeto, alle 21 presentate una nuova riformulazione, facendo decadere il lavoro fatto e presentato dalle opposizioni, costringendoci, in fretta e furia, a subemendare nuovamente la vostra nuova riformulazione, con tempi contingentati. È una cosa veramente mai vista, una forzatura vergognosa. E avete dimostrato proprio ieri più che mai un'incompetenza politica evidente. Altro che pronti: avete attuato una forzatura di metodo inaudita.

Ma la verità di tutto questo teatrino, a discapito della Sicilia e dei siciliani, è questa: la verità è che voi non siete d'accordo su questo testo, tanto che ponete l'ennesima fiducia.

Ora, che un inceneritore non sia la soluzione lo sanno anche i tonni, visto che difficilmente sarebbe pronto prima di 7 o 8 anni, ma, non solo, l'emendamento presentato dai relatori con riferimento ad un articolo prevede la spesa di quasi 800 milioni di euro dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, previsto proprio per lo sviluppo della Sicilia. Quindi, dal Fondo per lo sviluppo e la coesione prendete i soldi, sia per il ponte, sia per gli inceneritori. Questa è la vostra idea di sviluppo del Sud e della Sicilia?

Noi contestiamo proprio il contenuto di questo provvedimento, assolutamente estraneo e non coerente con i temi oggetto del provvedimento in discussione. Noi siamo contrari alla costruzione degli inceneritori, è evidente, perché rappresentano una soluzione obsoleta al problema dello smaltimento dei rifiuti e in aperto contrasto con la recente normativa europea. Riteniamo che il Governo, al posto di prevedere la loro costruzione - perché non risolvono il problema dello smaltimento dei rifiuti e perché sappiamo tutti che tale attività produce fumi inquinanti e ceneri che in ogni caso dovrebbero essere smaltite con precise procedure -, dovrebbe intervenire per rafforzare l'economia circolare, anche con investimenti nelle strutture dedicate. Ma avete la minima idea dell'effetto negativo sulla salute delle persone dei fumi inquinanti prodotti dagli inceneritori? Come al solito, proponete una non soluzione, l'ennesima di questa, sin qui, infausta, legislatura.

Allora, colleghi, mentre questa maggioranza torna al Novecento, l'Europa va in direzione diametralmente opposta e definisce come anacronistici e antieconomici gli inceneritori che voi, con la miopia ormai che vi attanaglia, ritenete risolutivi. Ma noi del MoVimento 5 Stelle non vi permetteremo di attuare il definitivo sfacelo e ce la metteremo tutta per fermarvi qui.

Poi, vorrei chiedere ai colleghi siciliani della maggioranza: ma come potete tornare nella vostra isola e guardare negli occhi i siciliani? Riflettete, prima di votare questo infausto provvedimento.

Ora, Presidente, andando oltre, come dicevo prima, in questo decreto c'è un po' di tutto e di più, è un pastrocchio. Mentre gli obiettivi internazionali vanno dritti sulla produzione di energie da fonti rinnovabili, con questo decreto imboccate l'autostrada al contrario, propinandoci il solito menu a base di gas a man bassa, trivelle in mare e fonti fossili sempre e comunque, in barba alla nostra Costituzione che prevede a chiare lettere la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni, secondo un principio di solidarietà e responsabilità intergenerazionale, che deve essere la bussola per tutti noi decisori politici.

Siccome anche un orologio guasto, due volte al giorno, indica l'ora esatta, siete rinsaviti rispetto alla folle tassa Meloni sulle rinnovabili, ma, anche lì, ci avete fatto sfiatare in Commissione per convincervi che stavate mettendo a punto un altro macroscopico controsenso logico: tassare le rinnovabili per finanziare la decarbonizzazione, una barzelletta solo a raccontarla. Peccato, però, che su certi temi ci sia ben poco da ridere, perché non vi entra in testa che le rinnovabili sono l'unica maniglia da afferrare, se vogliamo renderci più autonomi sul fronte energetico; ma, nulla, fate finta di non capire. Il caso delle comunità energetiche è quello più lampante e a questo punto mi chiedo e ci chiediamo come questo Governo pensi di risolvere i problemi energetici di questo Paese, se di fatto ci vincola alle fonti fossili per gli anni a venire, mettendo al palo le rinnovabili e propagando soluzioni ingannevoli che, ad oggi, non risolvono nulla.

A questo gioco, noi non ci stiamo più, soprattutto quando l'alternativa c'è ed è disponibile da subito, ossia investire nelle rinnovabili e nelle comunità energetiche rinnovabili.

Apro una parentesi, Presidente. Ricordo a me stessa e agli italiani che ci ascoltano - perché a memoria siete messi malissimo in merito e lo dimostrate giornalmente - che all'interno del PNRR è previsto un fondo di più di 2 miliardi di euro per sostenere le comunità energetiche rinnovabili, per i soli comuni con meno di 5.000 abitanti (così, per ricordarvelo), e sarebbe opportuno provvedere a un analogo strumento anche per i comuni più grandi. Presidente, sottolineo, appunto, l'opportunità dell'istituzione di un Fondo di garanzia per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili, perché per sconfiggere la povertà energetica bisogna, da un lato, intervenire sulle imprese energivore e, dall'altro, sostenere economicamente le altre imprese che non consumano grandi quantità di energia.

Il Movimento 5 Stelle è stato tra i primi, anche in Europa, a promuovere lo sviluppo di comunità energetiche rinnovabili e la loro realizzazione non deve avere colore politico: dovrebbe essere portata avanti da questo Governo, invece di sponsorizzare e puntare sul gas, sul nucleare e tassare le rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Investire sulle rinnovabili significa garantire l'autonomia energetica e risolvere, strutturalmente, il problema del caro bollette, perché quello è il punto: risolvere il problema ai cittadini facendo loro pagare bollette leggere, senza dover scendere a compromessi sulla sostenibilità ambientale. Invece, voi parlate solo il linguaggio del fossile e del nucleare, una lingua per noi morta, in parole povere. Di fronte all'aumento delle bollette, è scartata a priori ogni proposta in grado di garantire un risparmio per i cittadini e un grande aiuto all'ambiente.

A tal proposito, in Commissioni riunite avete bocciato un nostro emendamento a firma del mio collega Cappelletti, che aveva lo scopo di contrastare l'ipotesi sulla quale si fonda la pianificazione di nuovi rigassificatori e che garantiva la sicurezza energetica nazionale. Vede, Presidente, noi riteniamo che la presenza di un rigassificatore non garantisca affatto l'approvvigionamento energetico, perché le navi gasiere possono scegliere nel libero mercato di vendere il gas ad altri Paesi; e, in secondo luogo, riteniamo che l'investimento sulle fonti fossili, oltre a togliere risorse per le rinnovabili, legherà il nostro Paese per decenni a questa risorsa.

Vi do notizia - checché ne dica il Ministro Pichetto Fratin, che oggi è qui presente tra noi - che la consistente riduzione della bolletta energetica del 2022 è dovuta al superbonus che avete demolito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e agli altri interventi di efficienza energetica delle unità immobiliari, come risulta dai dati ENEA. Da questo rapporto il nostro Paese ha raggiunto un risparmio di 3 miliardi di euro nella fattura energetica nazionale. Tutto il resto è noia, come dice una famosa canzone.

Presidente, io non sono stupita dal modus operandi contraddittorio di questo Governo e della maggioranza. Ricordo che come primo provvedimento avete adottato il decreto-legge cosiddetto Aiuti-quater che consentiva di incrementare la produzione nazionale di gas naturale. Ricordo, inoltre, in quest'Aula il referendum sulle trivelle del 2016. In quell'occasione, l'attuale Premier Meloni, allora all'opposizione, nel corso della campagna in Sicilia, invocava il principio che il mare non si buca e non si sporca. Ma dove è finito oggi quel principio, Presidente Meloni? L'ha gettato in fondo al mare? E urlava, a destra e a manca, che le disposizioni sulle concessioni non erano altro che un aiuto ai poteri forti che lucravano sulle concessioni, mentre ora sembra aver cambiato completamente idea, determinando il Governo a fare esattamente il contrario.

Ma ci siamo abituati a questi teatrini. Ricordo ancora una volta il Ministro Salvini che, con una delle sue tante felpe, invocava un netto stop alle trivelle. Ecco, Presidente, oggi questo decreto mostra l'evidente incoerenza politica del Governo, mentre il Movimento 5 Stelle sulla questione è stato sempre coerente e deciso.

Questo Governo, al contrario, non offre al Paese una politica energetica chiara. E, poi, Presidente, vogliamo informare gli italiani che al decreto Energia sono stati presentati 800 emendamenti? Fin qui nulla di strano, ma il dato significativo è che questi 800 emendamenti sono stati equamente ripartiti tra maggioranza e opposizione. Quindi, 400 li ha presentati la maggioranza e 400 l'opposizione, a riprova che pure per voi è irricevibile quanto scrivete nei decreti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma chi ve li scrive questi decreti, colleghi?

Quindi, deduciamo che i partiti di maggioranza ritengono il provvedimento prodotto dal Ministro Fratin completamente inadeguato politicamente, al pari di tutti i soggetti venuti in audizione.

Tutto questo dimostra che il Governo non solo ha sbagliato tutta l'impostazione del decreto, ma è talmente arrogante che ha anche silenziato la sua maggioranza, la quale ha presentato 400 emendamenti - lo stesso numero dell'opposizione, appunto -, la maggior parte dei quali sono stati bocciati o ritirati. Quindi, un chiaro segnale di una divisione interna, un disastro dopo l'altro.

Noi, oggi, siamo preoccupati, non solo per la mancanza di visione di una classe politica di centrodestra, che pensa più ai propri interessi che al bene dei cittadini, ma anche per la chiara volontà di portare il nostro Paese indietro nel tempo, dimostrandosi impreparata di fronte alle nuove sfide nel campo della transizione ecologica ed energetica. La sequela di decreti energia prodotti dal Governo da inizio legislatura è risultata talmente inconsistente che nessuno di essi ha risolto un singolo problema. Anzi, il risultato è il seguente. Con la fine dello sconto sull'IVA, le bollette del gas da gennaio sono aumentate, nonostante, a livello internazionale, il prezzo del gas stia sensibilmente calando. Questo decreto, nel suo complesso, è indigeribile e andava riscritto da cima a fondo. Ci siamo offerti di darvi una mano anche nelle Commissioni, ma per voi il Parlamento ormai si deve silenziare. Questo decreto ci porta indietro anni luce e riteniamo che sia un passo verso un medioevo ambientale. Da parte nostra, continueremo a dare battaglia e non possiamo accettare che il nostro Paese debba subire misure controproducenti per tutti. Noi non intendiamo fermarci e non abbasseremo la guardia di fronte a tutta questa deriva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Essendo giunti in prossimità delle ore 15, sospendiamo la discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame, che riprenderà alle ore 16.15.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, con la partecipazione del Presidente del Consiglio dei ministri. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Presidente del Consiglio dei ministri.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative, anche in sede europea, per un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per una soluzione del conflitto in linea con il principio "due popoli, due Stati" – n. 3-00930)

PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00930 (Vedi l'allegato A).

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, Presidente. Signora Presidente, a Gaza la situazione è infernale, le vittime crescono ogni ora, siamo ad oltre 25.000 morti e molte migliaia di questi sono bambini, donne, vulnerabili. Nel frattempo, ci sono ministri israeliani che propongono di costruire isole artificiali dove portare i palestinesi e altri, ancora oggi, che propongono ancora una volta di sganciare la bomba atomica sulla Striscia di Gaza. Nel frattempo, lei e il suo Governo avete ripetuto più volte che l'unica soluzione possibile è quella di due popoli e due Stati - io condivido questa posizione - e avete più volte detto ad Israele che deve difendersi, ma nel rispetto del diritto internazionale umanitario.

Il diritto internazionale umanitario è stato travolto, non violato, in questi oltre 3 mesi di guerra e Benjamin Netanyahu ha recentemente dichiarato che, finché ci sarà lui, non ci sarà mai uno Stato palestinese. Sono qui a chiederle cosa pensi di queste dichiarazioni e quali concrete e urgenti iniziative intenda proporre, anche in sede europea, per arrivare al cessate il fuoco e per costruire credibilmente una prospettiva di pace in quell'area (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, colleghi. Dunque, collega Fratoianni, francamente, devo dire la verità, sono un po' colpita dal fatto che sia nel testo dell'interrogazione sia in questa, pur breve, domanda si sia omesso di citare gli eventi che hanno scatenato la crisi mediorientale, ovvero il feroce attacco di Hamas, il massacro di innocenti, donne e bambini compresi, il rapimento di civili come ostaggi, gli stupri usati come strumento di guerra, il martirio dei cadaveri da mostrare al mondo.

Davvero non lo dico per una questione polemica, lo dico per rispondere perché penso che sia quest'ambiguità - che è un'ambiguità sempre più diffusa in Occidente e che nel Medio Oriente diventa addirittura rifiuto al riconoscimento del diritto all'esistenza di Israele - ad essere oggi il principale ostacolo alla soluzione dei due popoli e dei due Stati. Come lei sa, l'Italia ha sempre ribadito che il popolo palestinese ha diritto a uno Stato indipendente, sicuro, economicamente prospero. È una posizione che questo Governo ha ribadito, banalmente, perché è una soluzione giusta, perché è una soluzione necessaria ed è una soluzione, sì, nell'interesse dei palestinesi ma, a nostro avviso, anche nell'interesse di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ed è la ragione per la quale posso dire che non condivido la posizione recentemente espressa dal Primo Ministro israeliano sulla materia. Dall'altra parte, però, spero che si convenga sul fatto che il riconoscimento non può essere richiesto unilateralmente, vale a dire che spero si convenga sul fatto che la precondizione per qualsiasi ipotesi di trattativa in questa direzione è il riconoscimento da parte degli interlocutori di Israele del diritto all'esistenza dello Stato ebraico e del diritto per i suoi cittadini a vivere in pace e in sicurezza.

Che cosa può fare concretamente l'Italia? Continuo a credere che noi dobbiamo soprattutto rafforzare la nostra storica capacità di dialogare contestualmente con Israele e con il mondo arabo, come abbiamo fatto anche dall'inizio di questo conflitto. Dobbiamo lavorare per promuovere un'ulteriore tregua, lavorare al rilascio degli ostaggi, rafforzare l'autorevolezza dell'Autorità nazionale palestinese, che è l'unico interlocutore possibile, coinvolgere gli organismi multilaterali, a partire dall'Unione europea, sulle ipotesi di gestione transitoria della Striscia di Gaza, una volta terminato il conflitto, e poi su una seria road map per arrivare alla realizzazione della soluzione che condividiamo.

Dopodiché, le immagini di guerra che arrivano - concludo, Presidente - dalla Striscia colpiscono ovviamente tutti noi. Per questo il Governo italiano, in linea con le altre nazioni europee e occidentali, ha più volte richiamato la necessità di tutelare la popolazione civile. Voglio ricordare che siamo tra i pochissimi ad avere agito immediatamente e concretamente, mandando aiuti a Gaza, inviando una nave ospedale, fornendo medici pediatri per aiutare gli ospedali emiratini a curare i minori palestinesi feriti, e approfitto anche per annunciarvi che stiamo lavorando anche per portare minori palestinesi in Italia per essere curati nei nostri ospedali (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signora Presidente, forse lei non voleva essere polemica, ma ha fatto male a concentrarsi sul fatto che io non abbia fatto un riferimento al massacro di Hamas, agli atti terroristici terribili che noi, Alleanza Verdi e Sinistra, insieme a tutto il Parlamento italiano, abbiamo condannato (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), senza far seguire a quella condanna mai un ma o un però. Dopo tre mesi e mezzo di risposta israeliana a quell'attacco brutale però - qui il però è necessario - occorre fare i conti con quello che sta accadendo.

Ripeto, 25.000 morti, migliaia di bambini. Ogni giorno, i crimini di guerra che il Governo israeliano e Benjamin Netanyahu stanno mettendo in campo nella Striscia di Gaza allontanano la prospettiva di una sicurezza per Israele, per i suoi cittadini, per le sue cittadine, per i palestinesi, per le palestinesi, per il Medio Oriente e per il mondo intero. Di fronte a questa realtà non sono più sufficienti gli appelli, gli appelli al rispetto dei civili e gli appelli alla moderazione che noi abbiamo, anche con il nostro Governo, più volte reiterato. Non sono più sufficienti. Occorre un cambio di passo e, se non si condividono le dichiarazioni di Netanyahu - che non sono dichiarazioni di uno che passa per caso, è il Primo Ministro israeliano che ha detto in modo molto netto “fino a quando ci sarò io, non ci sarà mai uno Stato palestinese” - e se il Primo Ministro si pone come una gigantesca pietra sulla strada per costruire un processo di pace, il richiamo alle road map non funziona più.

Se vogliamo aiutare la costituzione di un processo di pace, occorre fare alcune cose molto semplici. In primo luogo, occorre riconoscere lo Stato palestinese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), come peraltro questo Parlamento ha impegnato i Governi della Repubblica - non certamente il suo, allora lei non era ancora al Governo - a fare, già da molti anni. È arrivato il momento di farlo, occorre mettere in discussione le attuali relazioni. Non vuol dire cancellarle, non vuol dire non essere più amici di Israele, vuol dire, però, anche in sede europea, ridiscutere, per esempio, le modalità del Trattato di associazione tra Israele e Unione europea, porre sul terreno diplomatico strumenti in grado di orientare anche il comportamento del Premier israeliano. Altrimenti - concludo, signor Presidente - in assenza di un cambio di passo, anche il nostro Governo, a prescindere dalle volontà più volte dichiarate, rischia di rendersi complice di quello che ogni giorno si configura come un inaccettabile massacro di civili indifesi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza volte a garantire la continuità produttiva e occupazionale presso gli stabilimenti italiani di Stellantis e di Magneti Marelli, nell'ambito di un piano di rilancio del comparto automobilistico – n. 3-00931)

PRESIDENTE. Il deputato Richetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00931 (Vedi l'allegato A).

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, stiamo parlando di una delle aziende simbolo del nostro Paese, già FIAT, poi FCA, oggi Stellantis, azienda che ha ricevuto dallo Stato italiano nel 2021 una garanzia per oltre 6 miliardi, garanzia vincolata al fatto che non ci fossero nell'anno successivo al prestito dividendi. Dopo un anno e un giorno i dividendi ci sono stati eccome, per quasi 3 miliardi. Lo Stato ha ricevuto rassicurazioni circa gli investimenti sull'automotive.

Oggi, il piano degli investimenti che quest'azienda, Stellantis, presenta prevede più 11 modelli di veicoli elettrici in Francia rispetto all'Italia, lettera ai fornitori sulle grandi opportunità di delocalizzazione verso il Marocco e l'amministratore delegato dell'azienda che ieri ci invita a un maggiore rispetto per i dipendenti. Le chiediamo se non sia il caso di convocare presidente e amministratore delegato per capire un'azienda così sostenuta dallo Stato che intenzioni abbia nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, collega. Il gruppo automobilistico FIAT e i marchi italiani collegati rappresentano chiaramente una parte molto importante della storia industriale nazionale, sia in termini occupazionali sia in termini di ricchezza prodotta.

È un patrimonio economico che merita chiaramente la massima attenzione e io penso che questo significhi anche avere il coraggio di criticare alcune scelte che sono state fatte dalla proprietà e dal management del gruppo quando sono stati distanti dagli interessi italiani, come a volte mi è capitato di fare - devo dire la verità - spesso nell'indifferenza generale. Penso allo spostamento della sede fiscale e della sede legale fuori dai confini nazionali, penso all'operazione di presunta fusione tra FCA e il gruppo francese PSA, che celava, in realtà, un'acquisizione francese dello storico gruppo italiano, tanto che oggi nel CdA di Stellantis siede un rappresentante del Governo francese e non è un caso se le scelte industriali del gruppo tengano in considerazione molto più le istanze francesi rispetto a quelle italiane. Il risultato - lei lo citava - è che in Francia si produce più che in Italia, dove siamo passati da oltre un milione di auto prodotte nel 2017 a meno di 700.000 prodotte nel 2022, così come, secondo i sindacati, dal 2021, qui sono andati persi oltre 7.000 posti di lavoro (in tema di rispetto).

Che cosa sta facendo e che cosa intende fare il Governo? Noi vogliamo, come sempre, difendere l'interesse nazionale e instaurare chiaramente un rapporto che sia equilibrato con Stellantis. Il Ministro Urso, che è qui con me, ha incontrato più volte le persone in questione, per difendere la produzione in Italia, i livelli occupazionali e tutto l'indotto dell'automotive. Con questo scopo è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il Ministero delle Imprese e del made in Italy e l'associazione della filiera dell'automotive, è stato istituito un tavolo permanente di sviluppo del settore, al quale partecipano tutti i soggetti istituzionali e produttivi che si relazionano anche con Stellantis, e per questo ancora abbiamo previsto incentivi come l'ecobonus, per sostenere la domanda, e misure di sostegno, per attrarre nuovi investitori e nuovi costruttori.

In ultimo, abbiamo modificato le norme, da una parte, incentivando chi torna a produrre in Italia e, dall'altra, scoraggiando chi delocalizza, che dovrà, in questo caso, restituire ogni beneficio o agevolazione pubblica ricevuti negli ultimi 10 anni. Vogliamo, cioè, tornare a produrre in Italia almeno un milione di veicoli l'anno con chi vuole investire davvero sulla storica eccellenza italiana e questo significa anche che se si vuole vendere un'auto sul mercato mondiale, pubblicizzandola come gioiello italiano, allora quell'auto deve essere prodotta in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), perché questa è un'altra questione che noi intendiamo porre. Queste sono le regole con l'attuale Governo e valgono per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Il deputato Richetti ha facoltà di replicare.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Io mi rivolgo a lei, Presidente, all'intero Governo e anche all'Aula, perché non vorrei che questa questione diventasse un elemento di puntiglio verso un'azienda, una proprietà, tanto meno un organo di informazione. Qui c'è il fatto - e se ci occupiamo seriamente dei lavoratori e delle imprese italiane è una cosa che ci riguarda tutti - che siamo di fronte di garanzie date - e io ricordo quelle su Magneti Marelli, che erano state date e sono state disattese e Magneti Marelli è stata venduta fuori dai confini europei - che oggi riguardano la produzione dell'auto in Italia. Noi nel 2017, al netto di chi era il proprietario dell'azienda FCA, producevamo oltre un milione di veicoli; nel 2022, siamo arrivati a 685.000, con un calo dell'occupazione del 30 per cento. Questo è un problema della politica, non di una parte della politica.

Allora, siccome negli ultimi mesi il leader del nostro partito, Carlo Calenda, è stato abbastanza isolato nel tentare di porre una questione, che non era una questione contro qualcuno, ma su un tema che riguarda la manifattura, l'industria e l'automotive italiana, io spero, Presidente, che questa questione diventi priorità di tutte le forze politiche del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Fratelli d'Italia).

(Politiche del Governo in favore degli anziani, con particolare riferimento all'attuazione della legge delega n. 33 del 2023 - n. 3-00932)

PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00932 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie. Signor Presidente del Consiglio, i dati sull'invecchiamento della popolazione italiana sono inequivocabili. Il combinato disposto dell'aumentata longevità e durata della vita, insieme all'inverno demografico che stiamo vivendo, ci dà un quadro dove è inevitabile che l'invecchiamento della popolazione sarà sempre maggiore, tanto che addirittura, secondo l'Istat, nel 2050 dovremo arrivare a una popolazione pari tra lavoratori attivi e pensionati. Questo pone il Governo e i Governi che verranno di fronte a una serie di sfide importanti, sfide che non riguardano solo i temi legati alla terza età, di cui spesso dibattiamo in quest'Aula - e, quindi, penso alle pensioni, agli investimenti sanitari, alle cure socioassistenziali -, ma ci pongono davanti all'esigenza di rimodellare il sistema di welfare del nostro Paese sulla base della cambiata conformazione sociale che verrà da oggi al futuro. Per questo siamo qui a chiederle aggiornamenti rispetto al provvedimento approvato dal Parlamento l'anno scorso, la legge delega n. 33 del 2023, soprannominata Patto per la terza età, che dovrebbe occuparsi proprio di questi aspetti.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Collega Molinari, ringrazio lei e i colleghi della Lega per questa interrogazione, che mi consente di accendere i riflettori su una materia che al Governo sta particolarmente a cuore, cioè garantire alle persone anziane di questa Nazione una vecchiaia serena, dignitosa, che ne scongiuri la solitudine, l'isolamento, in una società nella quale la cultura dello scarto rischia sempre di avere il sopravvento, mettendo ai margini quella che, invece, è un'indiscutibile ricchezza, da valorizzare. In Italia ci sono 14 milioni di anziani: sono la storia di questa Nazione, sono il collante delle famiglie, sono uno straordinario ammortizzatore sociale in tempo di crisi e noi abbiamo il dovere di dire loro grazie e di farlo, chiaramente, non a parole ma con fatti concreti. È per questa ragione che, come lei sa, sia con la manovra del 2023 che con quella del 2024 abbiamo incrementato tutte le pensioni attraverso la rivalutazione, con particolare attenzione a quelle che erano più basse. Le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo sono state rivalutate al 100 per cento del tasso d'inflazione e le minime hanno avuto un doppio aumento, che oggi le porta a 614 euro.

È questa la ragione anche per la quale dall'inizio del mandato abbiamo lavorato per portare a termine una riforma strutturale delle politiche per la terza età che, dobbiamo ricordare, è anche un obiettivo del PNRR. Il 19 gennaio 2023 abbiamo approvato in Consiglio dei ministri il patto per la terza età, un disegno di legge delega che poi è stato licenziato dal Parlamento a larghissima maggioranza (anche questo vale la pena di essere ricordato). Il PNRR prevede che il decreto attuativo, cioè le norme che servono a rendere concreti i principi della legge, venga esaminato entro il primo trimestre di quest'anno. Allora, voglio dirle che centreremo anche questo obiettivo e che annuncio che il decreto legislativo arriverà domani in Consiglio dei ministri per l'approvazione. Il decreto stanzia, complessivamente, oltre un miliardo di euro per i primi due anni, risorse che servono a garantire all'anziano una vita serena, attiva e dignitosa, nello specifico garantendo, dove è possibile, il diritto di continuare a vivere e a curarsi nella propria casa, semplificando e rafforzando l'accesso ai servizi, ma anche le procedure di valutazione della persona non autosufficiente, introducendo, in via sperimentale e a scelta del cittadino, una prestazione universale graduata in base al bisogno per gli anziani non autosufficienti più gravi, più anziani e in maggiori difficoltà economiche, che consiste nell'aumento di circa il 200 per cento dell'importo dell'assegno di accompagnamento e progetti di coabitazione per gli anziani soli, perché possano avere una casa propria senza per questo dover rinunciare a socializzare o ad avere i servizi necessari.

Insomma, l'obiettivo è costruire un nuovo sistema di protezione sociale che metta la persona al centro, che renda la vita dei non autosufficienti e delle loro famiglie più semplice e protetta, partendo da chi, fragile tra i fragili, ha meno risorse a disposizione. È una riforma attesa da oltre 20 anni ed è una riforma per la quale io devo ringraziare il lavoro di tutti i Ministeri competenti, ma è anche una riforma per la quale devo ringraziare questo Parlamento, che, come ricordavo, non ci ha fatto mancare il suo sostegno su questo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di replicare.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie. Signora Presidente del Consiglio, siamo molto soddisfatti, come gruppo della Lega, della risposta che ci ha dato, anche perché ci ha dato due notizie molto importanti: da una parte, il fatto che nel prossimo Consiglio dei ministri arriveranno i decreti attuativi di questa legge delega e, quindi, si darà forma a questa riforma del sistema del welfare; dall'altra, che c'è una scelta del Governo di investire risorse importanti, perché più di un miliardo di euro per il welfare per gli anziani - qualcuno potrà dire che non è abbastanza - è certamente un segnale che denota la strategia di questo Governo, ossia di affrontare in maniera sistemica le problematiche sociali del nostro Paese. Questo è un Governo che, nella scorsa legge di bilancio, ha deciso di investire tutto quello che poteva proprio sul sociale ed è un Governo che ha deciso di usare le risorse disponibili per cercare di far fronte a questo invecchiamento della popolazione e cambiare il trend demografico. Voglio ricordare che le misure sul taglio del cuneo fiscale riguardano tutti i lavoratori attivi e, sebbene qualcuno possa dire che non sono abbastanza, è più di quanto mai sia stato fatto. Qualcuno potrà dire che questo miliardo sul welfare per gli anziani non è abbastanza, ma è un segnale che altri non hanno dato.

Qualcuno potrà anche dire che le misure per incentivare le assunzioni delle lavoratrici donne o per sgravare, dal punto di vista fiscale, le buste paga delle lavoratrici madri non siano sufficienti, ma è comunque un aiuto per cercare di incentivare la natalità. È un approccio sistemico che cerca di fare delle politiche sociali il faro dell'azione di Governo. Voglio ricordare che anche sulla sanità i 136 miliardi investiti sono la cifra record che non si era mai vista, in quest'anno, in questo Parlamento, nonostante qualcuno parli di tagli alla sanità.

Siamo molto soddisfatti. Tuttavia, signora Presidente. riteniamo che ci sia da fare ancora una cosa. Lei sa che il tema di una riforma organica delle pensioni è oggetto centrale del programma di Governo e del programma della Lega. Siamo convinti che sia giusto lavorare, perché si viva in modo dignitoso la terza età e il pensionamento, ma riteniamo che debba essere dignitosa anche l'età in cui si va in pensione. Per questo, siamo qui a rinnovare la richiesta al Governo di lavorare a una riforma organica del sistema pensionistico, perché, dal nostro punto di vista, 41 anni sul posto di lavoro sono più che sufficienti per ottenere la meritata pensione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Elementi in ordine ai risultati conseguiti a seguito dell'introduzione dell'assegno di inclusione e del supporto per la formazione e il lavoro – n. 3-00933)

PRESIDENTE. L'onorevole Bicchielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00933 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, secondo i monitoraggi dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL), il reddito di cittadinanza ha dimostrato, sin dalla sua approvazione, una scarsa capacità di reinserire i cittadini disoccupati nel mercato del lavoro. I dati comunicati sempre da ANPAL nel mese di ottobre 2022 segnalavano che, tra i circa 900.000 beneficiari del reddito, solo 173.000 erano, in quel momento, occupati.

Il nostro gruppo parlamentare, quello di Noi Moderati, ha più volte segnalato, in quest'Aula, sia con interventi che con iniziative legislative, la necessità di introdurre nuove misure per promuovere il reinserimento lavorativo e la formazione dei lavoratori.

La legge di bilancio 2023 ha previsto alcune prime modifiche al reddito di cittadinanza, limitando a 7 mesi la proroga della misura per l'anno 2023, proprio nelle more di una riforma dello strumento di sostegno. Le chiediamo, pertanto, quali risultano essere i primi risultati successivi all'introduzione dell'assegno di inclusione e del sostegno alla formazione del lavoro.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Come lei ricordava, collega, con la legge di bilancio 2023, il Governo ha deciso di superare una misura che ritenevamo sbagliata, quella sul reddito di cittadinanza, e ha introdotto due misure sostitutive per i percettori di quel reddito, una destinata a chi era in condizione di lavorare e una destinata, invece, a chi non era in condizione di farlo, perché abbiamo sempre considerato un errore mettere queste due realtà sullo stesso piano.

La prima di queste misure era l'assegno di inclusione, nato con l'obiettivo di garantire tutela a quei nuclei familiari che hanno effettiva necessità di essere sostenuti, ovvero famiglie in difficoltà economiche con componenti minori disabili, over 60 o inseriti in programmi di cura.

L'assegno di inclusione è attivo dal 1° gennaio 2024. Al 20 gennaio, il Ministero del Lavoro ci dice che, su una platea di 737.000 nuclei familiari potenziali, sono già 600.000 quelli che hanno presentato domanda. I primi pagamenti per coloro che hanno superato i controlli, perché in questo caso, a differenza del reddito di cittadinanza, i controlli li facciamo prima e non li facciamo dopo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), partiranno venerdì 26 gennaio. L'importo medio stimato per l'ADI è di 635 euro al mese, cioè una cifra superiore all'importo medio che veniva erogato con il reddito di cittadinanza e anche qui dimostriamo una cosa che abbiamo sempre sostenuto e cioè che, dividendo le platee, ne avrebbero beneficiato soprattutto coloro che versavano in condizioni peggiori (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

La seconda misura era il supporto per la formazione e il lavoro, che è destinato, in questo caso, a persone occupabili, di età compresa tra i 18 e 59 anni, in condizioni di disagio economico, finalizzato all'inserimento lavorativo. con la partecipazione a progetti di formazione, accompagnamento al lavoro, progetti utili alla collettività, servizio civile universale.

Il supporto per la formazione e il lavoro è attivo dal 1° settembre 2023. Al 20 gennaio di quest'anno. sono state presentate 165.000 domande, delle quali processate e accolte quasi 70.000. Le persone già assunte con questa misura si aggirano intorno alle 11.000, mentre sono oltre 27.000 coloro che hanno ricevuto i 350 euro mensili previsti come rimborso spese per la partecipazione a una delle iniziative di politica attiva.

Voglio ricordare che, attualmente, sulla piattaforma sono presenti quasi 178.000 offerte di lavoro, oltre ai progetti ulteriori, e proposte per oltre 513.000 corsi di formazione. Ma voglio segnalare anche a questo Parlamento che, su 249.000 potenziali occupabili, che negli ultimi mesi percepivano il reddito di cittadinanza, solo 55.000 hanno presentato domanda, poco più del 22 per cento della platea. È possibile che alcune di queste persone abbiano trovato lavoro privatamente, ma è possibile anche che alcune di loro non cercassero un'occupazione o preferissero lavorare in nero (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la ragione per la quale sono molto fiera del lavoro che abbiamo fatto, perché se non sei disponibile a lavorare, non puoi pretendere di essere mantenuto con i soldi di chi lavora ogni giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Presidente Meloni, guardi, la bellezza e la grandezza del nostro lavoro, della responsabilità che ci è stata affidata, è che discutiamo, facciamo proposte, ci confrontiamo, diamo soluzioni, ma poi, alla fine, al di là delle diverse posizioni, parlano i numeri, e i numeri non sono numeri astratti, ci sono persone.

Noi siamo sempre stati contro il reddito di cittadinanza, al di là di tutto, ma la ragione per cui si è dovuto porre fine a quel provvedimento e che, a fronte di 34 miliardi di euro spesi in 4 anni, non si è sconfitta la povertà, per chi l'aveva annunciato da quel balcone, e non si è neanche trovato lavoro. I dati sono impressionanti. Il direttore generale dell'INPS, a dicembre, ha detto che, dal 2019, le agevolazioni per l'assunzione di percettori, per lavoro, non hanno superato i 1.500 contratti. Quindi, indipendentemente da come la pensavamo, tutti vogliamo dare lavoro, aiutare chi è indietro, però lo vogliamo fare concretamente, utilizzando al meglio le risorse che sono non solo nostre, ma di tutti i cittadini. Ricordo, 34 miliardi di euro. Ecco, dall'altra parte, iniziano a esserci risultati. Sono sufficienti? Iniziano a essere una strada. Ricordo anche che qui, sui giornali, quando abbiamo voluto eliminare il reddito di cittadinanza e introdurre il reddito di inclusione, si gridava alla povertà assoluta, al fatto che lasciavamo indietro i più deboli, che il centrodestra non aveva alcuna attenzione nei confronti degli ultimi. Io credo, invece, che la vera attenzione agli ultimi, a chi sta indietro, si quella di aiutarli veramente (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e, dall'altra, ricordarci a tutti che la vera dignità per una persona è il lavoro, non l'elemosina di un'assistenza (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). E mi permetta di concludere con un altro dato che è oggettivo. Piaccia o non piaccia, può essere sufficiente non essere sufficiente, se, dal novembre 2022 al novembre 2023, i posti di lavoro in Italia sono aumentati a 520.000 unità, mi sembra che questo sia un altro contributo -ancora non sufficiente, ma importante - che diamo all'affermazione che la dignità per una persona è il lavoro, e il lavoro lo danno le imprese e non l'elemosina di Stato nell'assistenza (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative di competenza in materia di risarcimento dei danni a favore dei familiari delle vittime delle stragi naziste – n. 3-00934)

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00934 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Presidente Meloni, ci rivolgiamo a lei per una questione di giustizia, di verità, di dignità e di memoria: parliamo delle centinaia di vittime delle stragi nazifasciste che ci sono state nel nostro Paese, donne e uomini, bambine e bambini, anziani, trucidati tra il 1939 e il 1945. A seguito di un travagliatissimo iter giuridico, giudiziario e anche diplomatico, si è arrivati, nel 2022, all'istituzione del Fondo apposito per i risarcimenti. Accade che, nel corso dei procedimenti giudiziari, che sono in corso, appunto, l'Avvocatura dello Stato, spesso, incredibilmente, si opponga, con argomenti che non esito a definire vergognosi, al risarcimento, con esiti dilatori od ostruzionistici.

Noi le chiediamo un impegno: le chiediamo di impegnarsi affinché il suo Governo dia un'indicazione chiara all'Avvocatura dello Stato perché si proceda con i risarcimenti e non vi siano più queste eccezioni capziose e ostruzionistiche.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, collega Magi, per questa interrogazione che, anche in questo caso, mi consente di chiarire, ancora una volta, la posizione del Governo, anche a fronte di alcune imprecise o strumentali, in alcuni casi, ricostruzioni giornalistiche in tema di indennizzi in favore delle vittime delle stragi naziste.

Io sarò chiara. Come già abbiamo dimostrato concretamente, noi consideriamo doverosi quegli indennizzi e penso che lo abbia dimostrato l'avvenuto aumento - che lei cita, tra l'altro, nell'interrogazione, e la ringrazio per questo - nel 2023 del Fondo istituito a questo scopo nel 2022. E quindi non può esserci, da parte del Governo, un intento dilatorio od ostruzionistico, perché non avrebbe senso decidere di stanziare delle risorse e poi impedire che quelle risorse vengano spese. Noi abbiamo già dato un'indicazione chiara, che io ribadisco anche oggi in quest'Aula.

Tuttavia, questo non toglie, collega Magi, che l'Avvocatura generale dello Stato debba fare il suo lavoro. In questo caso, il suo lavoro consiste nel verificare che sussistano i presupposti per ottenere questo risarcimento, che significa la ricostruzione del fatto storico all'origine del danno, fino al rapporto di parentela che lega il richiedente alla vittima, atteso che, visto il tempo trascorso, noi parliamo soprattutto, ovviamente, di discendenti.

La completezza del contraddittorio non è disattenzione verso le vittime, è rispetto della legge, ovviamente sempre tenendo in considerazione e rispettando la piena autonomia del giudice. Quindi, questo lavoro, che alcuni leggono come un tentativo dilatorio, è, invece, dal mio punto di vista, un lavoro in ogni caso necessario, perché non dobbiamo dimenticare che le risorse che stiamo utilizzando sono, comunque, risorse dei cittadini e, quindi, è nostra responsabilità gestirle nel modo più corretto possibile. Credo sia soprattutto questo il lavoro che sta facendo l'Avvocatura generale dello Stato, ma la nostra intenzione su questa materia, come lei sa, è molto chiara (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di replicare.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Ringrazio la Presidente Meloni per la risposta, che però non è soddisfacente, perché, al di là delle esagerazioni giornalistiche che magari possono esserci state, tutti noi abbiamo letto quelle che io continuo a definire, e lo ribadisco, come giudizio, anche dopo la sua risposta, delle argomentazioni vergognose. Quando si sostiene che, per la troppo tenera età dei parenti della vittima, forse non c'è stato un danno concreto che merita un risarcimento, credo che non siamo nell'ambito delle verifiche opportune che vanno fatte e che è giusto che si facciano ogni volta che si parla di risorse pubbliche.

Credo, piuttosto, che la dinamica sia un'altra - e credo anche che, in particolare, il Sottosegretario Mantovano, che conosce bene questo dossier, ce l'abbia presente -, ossia che l'Avvocatura si muova su una ratio meramente economica. Ma allora, se il problema è che la Corte costituzionale ha riconosciuto che si deve trattare non di semplici indennizzi, ma di veri e propri risarcimenti, e noi abbiamo proprio poche risorse in quel Fondo, io oggi mi sarei aspettato da lei la proposta di aumentare quel Fondo, e di farlo tutti insieme con una proposta trasversale, o magari farlo con un decreto, uno dei tanti decreti che ci propinate. In questo caso, avrebbe avuto ragione di esserci, un decreto. Bene, aspetto che arrivi ancora dal Governo questa proposta, altrimenti la faremo noi. E questo sarebbe un modo di celebrare, sabato prossimo, la Giornata della memoria, in maniera non retorica, ma pienamente sentita e vissuta, in maniera da riconciliare tutto quanto il Paese con la propria storia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Politiche del Governo in materia di privatizzazioni di società a partecipazione pubblica - n. 3-00935)

PRESIDENTE. Il deputato Casasco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Barelli ed altri n. 3-00935 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, nell'ultima Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, il Governo ha inserito, tra gli obiettivi della manovra di finanza pubblica, la vendita di partecipazioni pubbliche per un importo pari all'1 per cento del PIL.

In questi giorni sono state diffuse molte notizie di stampa che parlano di cessione di quote detenute dallo Stato in grandi aziende pubbliche, quali ENI, Poste e Ferrovie dello Stato. Lei stessa, signora Presidente, ha preso posizione su queste indiscrezioni con un'efficace intervista televisiva sull'ottima azione svolta dal Governo fino ad oggi. Le privatizzazioni e, soprattutto, le liberalizzazioni sono da sempre un tema politico molto caro alle politiche economico-liberali di Forza Italia e a tutto il centrodestra.

Le chiediamo, Presidente, pertanto, di illustrare al Parlamento e al Paese quale politica economica intende attuare il Governo in materia di privatizzazioni, al fine di rendere più efficienti alcuni settori della nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Collega Casasco, confermo. Il Governo, come peraltro è scritto nella NADEF - lo ricordo perché ho letto che qualcuno ha tirato fuori la notizia come se fosse uno scoop -, lavora, dalla NADEF in poi, a un piano di razionalizzazione delle partecipazioni dello Stato, dal quale sono attesi proventi pari ad almeno l'1 per cento del PIL, quindi circa 20 miliardi di euro in 3 anni. È un obiettivo ambizioso, certamente, ma è un obiettivo alla nostra portata.

E voglio dire che io concordo pienamente con il fatto che le privatizzazioni non debbano avere come unico scopo quello, diciamo così, di fare cassa per ridurre il debito pubblico, ma che debbano, invece, essere considerate anche uno strumento di politica industriale, un fattore di sviluppo dell'economia italiana. E posso confermare che è esattamente questa la strategia che ci muove.

Quello che noi vogliamo fare è un approfondimento strategico, che porti a una razionalizzazione delle partecipazioni dello Stato, secondo un approccio che è abbastanza semplice, e cioè ridurre la presenza dello Stato, laddove non è necessaria, e affermare la presenza dello Stato, dove, invece, è necessaria, come ad esempio negli asset strategici.

Ciò significa la possibilità di ridurre quote di partecipazione statale, che però non compromettono il controllo pubblico. Significa la possibilità di far entrare i privati in quote minoritarie di società che oggi sono interamente sotto il controllo pubblico. E significa anche, dal mio punto di vista, la possibilità di garantire una presenza dello Stato dove oggi non c'è, anche in forma azionaria, per affiancare i poteri regolatori e di golden power, che sono già previsti.

Abbiamo avviato, come sapete, questo percorso con la vendita delle quote del Monte dei Paschi di Siena, dopo l'annuncio della procedura di vendita accelerata del 20 per cento delle azioni rivolte ai grandi investitori e, nel giro di poche ore, abbiamo ricevuto una domanda di oltre 5 volte superiore all'ammontare iniziale e rivisto l'offerta dal 20 al 25 per cento. Ciò cosa dimostra? Dimostra, ovviamente, un interesse per il sistema Italia e, dal mio punto di vista, è stato anche un bel segnale per gli italiani, che, dopo avere visto uscire per anni miliardi di euro che andavano al Monte dei Paschi di Siena, hanno visto anche rientrare una parte di quelle risorse (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

In sostanza, collega Casasco, non si tratta di privatizzare per privatizzare, non si tratta di dismettere o, peggio ancora, di svendere, perché, come ho detto e ribadisco, l'impostazione di questo Governo è lontana anni luce da quanto abbiamo, purtroppo, spesso, visto accadere in passato, quando si chiamavano “privatizzazioni” i regali miliardari fatti a qualche fortunato e ben inserito imprenditore (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Quelle non sono privatizzazioni e non hanno niente a che fare con il libero mercato, ma ricordano piuttosto quanto è accaduto con gli oligarchi russi, quando si è dissolta l'Unione Sovietica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non sarà mai il nostro modello. Con questo Governo non sarà possibile che queste vengano chiamate “privatizzazioni” (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Il deputato Casasco ha facoltà di replicare,

MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, la ringraziamo per la risposta, della quale Forza Italia si dichiara soddisfatta.

Forza Italia, con il suo segretario nazionale, Antonio Tajani, è stata la prima forza politica a porre, in estate, il tema delle privatizzazioni. Un tema che non era nel programma di Governo, ma che ha sempre fatto parte della politica del centrodestra. Questa iniziativa, che voleva essere un contributo offerto da un movimento politico che ha un forte DNA liberale, a distanza di un mese e mezzo si è trasformata in una proposta politica del Governo, inserita nell'ultima Nota di aggiornamento al DEF, in cui si mette nero su bianco la proposta di dismissioni di partecipazioni pubbliche per circa 20 miliardi. In questi giorni si è compiuto un ulteriore e significativo passo avanti con le dichiarazioni del Ministro Giorgetti e con la sua intervista televisiva. Forza Italia è convinta che avviarsi con decisione sulla strada delle privatizzazioni abbia un doppio vantaggio.

Il primo, estremamente concreto e tangibile, è quello di garantire nuovi rilevanti introiti da destinare alla riduzione del debito pubblico che, purtroppo, è ancora troppo elevato, il secondo riguarda gli effetti positivi che può produrre l'ingresso dei privati nella gestione di imprese che oggi sono totalmente a maggioranza pubblica, marcando così un cambio di passo nella politica economica garantito dalla fiducia e dalla stabilità che questo Governo consente. Le privatizzazioni sono anche liberalizzazioni, rafforzano il sistema economico e rendono più efficiente la gestione dei servizi pubblici. Qui non si tratta di lanciare politiche turbo-liberiste, ma semplicemente di definire meglio la funzione dello Stato e quella delle imprese. Allo Stato spetta il compito di dettare regole uguali per tutti e l'attività di controllo sul rispetto di queste regole, ai privati spetta fare impresa e l'Italia, che è la seconda manifattura d'Europa, è capace di fare impresa e, mi si consenta, ciò vale in particolare per le PMI.

Forza Italia ha condiviso e sostenuto pubblicamente la privatizzazione di Monte dei Paschi di Siena, di cui è partita la prima fase, e condivide la cessione delle partecipazioni statali delle grandi aziende di cui si parla, come ENI, Poste e Ferrovie, ma siamo anche fortemente convinti che vi siano ulteriori settori dove si debba procedere con decisione su questa strada, come il trasporto pubblico e la gestione dei rifiuti, settori nei quali è fondamentale garantire efficienza ai cittadini per costi e qualità di servizi.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Presidente Meloni, apprezzo il lavoro svolto dal suo Governo e Forza Italia sosterrà con convinzione la politica di privatizzazioni che il Governo intende intraprendere. Grazie e complimenti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza volte ad apportare, nell'ambito del negoziato tra le istituzioni europee, modifiche all'accordo sulla riforma del Patto di stabilità e crescita raggiunto in sede Ecofin a dicembre 2023 – n. 3-00936)

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Silvestri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00936 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, lei ha davanti una forza politica che non si rassegna al fatto che, in un Paese come l'Italia, un Primo Ministro possa spendere più tempo, in un momento come questo, a parlare dei pandori della Ferragni piuttosto che di uno degli accordi principali che regoleranno le scelte che si faranno in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, mi chiedo, Presidente, come sia passata da “L'Europa è preoccupata a causa mia? È finita la pacchia” a il Patto di Stabilità “non è il mio compromesso ideale, ma era il miglior compromesso possibile”. È un cambiamento importante. Questa trasformazione mi ricorda un meme, come quando ordini alcune cose su Internet e poi ti arrivano diversamente a casa. Allora, mi chiedo: se questo Patto proprio non le piaceva, perché l'ha firmato, visto che condannerà questo Paese a miliardi di tasse? Perché ha abbassato la testa davanti a Francia e Germania? Soprattutto, come rimedierà nei prossimi mesi ai danni che questo Patto ha fatto e che lei ha firmato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, collega, è una buona occasione per fare un po' di chiarezza. Intanto, il nuovo Patto di stabilità e crescita, dobbiamo ricordarlo, supera le regole irrealistiche previste dal precedente, e credo che questo sia anche merito dell'Italia che è riuscita a impedire il ritorno alle regole precedenti che, come sapete, erano ispirate a un'austerità cieca, che alcuni auspicavano in questa trattativa. La nuova governance economica - così spieghiamo alcune cose che mi pare non siano chiare - prevede una fase transitoria e una fase a regime. A regime, in materia di debito, il vecchio Patto prevedeva, per i Paesi con un debito superiore al 60 per cento del PIL, il rientro di un ventunesimo l'anno, per l'Italia, cioè, una riduzione di almeno il 4 per cento annuo, mentre le nuove regole prevedono, per chi ha un debito superiore al 90 per cento, una riduzione media dell'1 per cento annuo. In materia di deficit, gli interroganti sostengono che con il nuovo Patto, cito: non è più sufficiente garantire che il rapporto deficit-PIL sia inferiore al 3 per cento, ma il disavanzo per un Paese come il nostro deve scendere sotto l'1,5.

Qui, improvvisamente, mi spiego da cosa derivi il disastro che abbiamo ereditato dai Governi Conte in materia di bilancio, perché chi è stato a capo del Governo, colleghi, dovrebbe sapere che per uno Stato membro con un debito come il nostro, secondo i meccanismi del vecchio Patto, l'obiettivo non era un deficit del 3 per cento ma un avanzo dello 0,25 per cento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Quindi, con le nuove regole si passa da un avanzo richiesto dello 0,25 a un deficit possibile dell'1,5, con una differenza tra vecchio e nuovo Patto che libera circa 35 miliardi di euro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), che potranno essere utilizzati per sanità, redditi, pensioni o, magari, con qualcun altro al Governo, per un altro anno di superbonus, così magari stavolta ristrutturiamo le magioni con la piscina.

Sempre in tema di regole a regime, ricordiamo la previsione di un possibile allentamento delle regole a fronte di circostanze eccezionali e una nuova clausola di salvaguardia nazionale per tenere conto di situazioni particolari che dovessero interessare uno Stato membro. A queste regole si aggiunge una fase transitoria. Che cosa prevede? Per i Paesi con deficit eccessivo, cioè oltre il 3 per cento, un rientro, come prima, di almeno lo 0,5 strutturale annuo dal quale però - novità introdotta fino al 2027 - si scomputano gli incrementi di spesa per gli interessi. Per l'Italia significa un guadagno - diciamo così - di circa lo 0,2 per cento primario ogni anno. Dopodiché, finché si rientra dal deficit eccessivo, non c'è rientro dal debito; una volta rientrati dal deficit eccessivo inizia un percorso graduale per raggiungere l'obiettivo dell'1,5 che, per l'Italia, comporterà una riduzione dello 0,25 annuo per qualche anno. Sono numeri sostenibili? Io penso di sì, per un Governo serio. Più difficile sarebbe sostenerlo per chi, in meno di tre anni di Governo, ha aumentato il debito pubblico di 250 miliardi. Quelle approvate sono le regole che avremmo scritto? No. È l'intesa migliore possibile a condizioni date? Sì, e sapete perché? Anche perché, quando tu ti presenti al tavolo delle trattative con un deficit al 5,3 per cento, causato soprattutto dalla ristrutturazione gratuita delle seconde e delle terze case, e tenti di spiegare che ti servirebbe maggiore flessibilità (Commenti - Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), è possibile che qualcuno ti guardi con diffidenza e se noi, nonostante questa eredità pessima, siamo riusciti a portare a casa comunque un buon compromesso è perché, in questo anno di Governo, abbiamo dimostrato che la stagione dei soldi gettati al vento per pagarsi le campagne elettorali era finita (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Il deputato Conte ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Presidente Meloni, non siamo affatto soddisfatti della sua risposta, perché lei ha illuso gli italiani, dicendo che sarebbe andata a Bruxelles a far tremare l'Europa. Qui, a tremare, invece, è l'Italia. Lei è tornata, nonostante voglia girare le carte sulla tavola, con un “pacco” di stabilità, che prevede il taglio di 12 miliardi l'anno, che si scaricherà sulla testa degli italiani, e non sono stime del MoVimento 5 Stelle ma di istituti autorevoli internazionali.

Mi chiedo che cosa abbia fatto a Bruxelles. In sedici mesi, è venuta qui, ha parlato tanto ma non ci ha mai detto qual era la sua proposta. Le battaglie si possono anche perdere, poi lei, con la vis comunicativa, le vuole ribaltare. Si possono anche perdere, però, perderle, colleghi, senza combatterle, significa perderle con disonore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Qui siete riusciti solo a proteggere le spese per le armi, ma gli italiani hanno bisogno di leader che portino la pace. In Ucraina tiri fuori questa benedetta proposta e a Gaza e dappertutto porti la pace, non le armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Lei ci critica, lei sta cercando di spendere maldestramente i soldi del PNRR e quei soldi li abbiamo portati noi dall'Europa. Lei invece ha portato meno 12 miliardi, e questa è la differenza tra lei e noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Guardi, quei 12 miliardi - non prendiamo in giro gli italiani, perché i nodi vengono al pettine - significheranno nuove tasse, tagli sulle buste paga degli italiani, tagli alla sanità, tagli alle pensioni. L'altro giorno, un TG ha dato notizia di una mammografia prenotata a ottobre 2025. Qui, Ministro, lei lo sa bene, con questi tagli che arriveranno e una sanità al disastro, non immaginiamo che scenario avranno gli italiani.

SALVATORE CAIATA (FDI). Gufi!

GIUSEPPE CONTE (M5S). Lei, poi, è ossessionata dal superbonus, perché vuole gettare fumo sugli italiani con questo mezzo di distrazione di massa.

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE CONTE (M5S). La più grande truffa del secolo è quel programma farlocco che lei ha presentato agli elettori. Pensi un po', lei si è presentata, va in Europa e torna con l'Italia in ginocchio. Voleva aiutare i pensionati e stiamo peggio, Meloni, voleva i blocchi navali e siamo al record di sbarchi. Patriota com'è, ha svenduto ITA ai tedeschi e adesso cede quote di Poste e Ferrovie.

Concludo, ma lei cos'è? Un re Mida al contrario? Lui tutto quello che toccava trasformava in oro, lei tutto quello che tocca distrugge. Ci fa una cortesia?

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE CONTE (M5S). Faccia anche meno (Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Può essere che farà meno danni e gli italiani le saranno grati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste e applausi ironici di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte a ripristinare l'esenzione Irpef per i redditi dominicali e agrari ai fini del sostegno al comparto agricolo e alle relative esportazioni – n. 3-00937)

PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00937 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Signor Presidente, Presidente Meloni, nella conferenza stampa di inizio anno lei ha mentito. Ha detto che non avevate aumentato le tasse e non è vero. Avete aumentato le tasse a coltivatori diretti e imprenditori agricoli, aumentando l'Irpef per 248 milioni di euro l'anno. La domanda è facile. Perché ha mentito e come intende rimediare per evitare che gli agricoltori italiani subiscano un salasso a causa delle vostre tasse?

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Presidente, dunque, anche qui grazie collega per darmi la possibilità di parlare di agricoltura, di agroalimentare, cioè di un settore che come si sa è strategico per la nostra economia, che è un'eccellenza del made in Italy che quindi è chiaramente al centro del lavoro di questo Governo. L'esenzione Irpef per i redditi agrari e dominicali, che è stata istituita in via temporanea nel 2016, poi rinnovata negli anni successivi, non è stata prorogata da questo Governo per il 2024. È corretto. Perché non l'abbiamo prorogata? Perché, com'è accaduto con molte altre misure dell'allora Governo Renzi, abbiamo constatato che questa misura andava soprattutto a beneficio di chi ne aveva meno bisogno. I principali beneficiari in questi anni sono state le imprese con grande estensione di terreno e redditi elevati, mentre le piccole imprese con terreni di estensione ridotta e reddito basso non ne hanno quasi mai beneficiato in forza, per effetto, diciamo così, delle deduzioni e delle detrazioni di imposta. La misura, in pratica, rischiava di diventare un privilegio, piuttosto che un aiuto diffuso, ragione per la quale abbiamo preferito destinare quelle risorse a interventi di sostegno dei produttori che, a nostro avviso, erano più utili. Perché, vede, io non sto mentendo, nel senso che le risorse per il comparto sono con questo Governo aumentate sensibilmente e sono in grado di dimostrarlo. Posso citare i 300 milioni di euro del Fondo per le emergenze climatiche in agricoltura e pesca, per dare ristoro alle filiere più in difficoltà di fronte alle emergenze climatiche. Posso citare gli 800 milioni di euro che abbiamo messo a disposizione degli imprenditori agricoli per rinnovare macchine e attrezzature e aumentare la produttività e a migliorare la sicurezza e il lavoro. Posso citare la modifica del PNRR, che ci ha consentito di portare le risorse per questo settore da 5 a 8 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), concentrandoci sulle filiere e concentrandoci sull'autonomia energetica dei produttori agricoli. Posso citare i 650 milioni di euro investiti sulla carta “Dedicata a te” per le famiglie più fragili, perché, anche questo provvedimento, con la scelta molto puntuale che noi abbiamo fatto dei meccanismi e dei prodotti, ha fatto ricadere le risorse spese sulla misura, quasi interamente, sulle nostre produzioni nazionali. E a tutto questo si aggiunge, vale la pena di ricordarlo, il lavoro che abbiamo portato avanti in Europa per costruire un nuovo modello di tutela della sovranità alimentare, europeo e italiano. Varrebbe forse la pena citare qui anche il fatto che siamo stati la prima Nazione a vietare la produzione di cibo sintetico e ora la maggioranza dei Paesi europei appoggia la nostra posizione e dice, come noi, che la carne coltivata può essere una minaccia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Il punto è questo: noi vogliamo che le risorse vadano a chi ne ha effettivamente bisogno e non vogliamo agricoltori che vivono di sussidi. Quello che noi vogliamo è avere imprenditori agricoli che siano messi in condizione di continuare a produrre cibo di qualità e ricchezza per le loro famiglie e, conseguentemente, per l'Italia intera (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di replicare.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Signor Presidente, e grazie, Presidente Meloni, perché lei ha confermato di aver mentito alla conferenza stampa di inizio anno quando ha detto di aver diminuito le tasse perché ci ha confermato che le tasse le ha aumentate. Lei è la Presidente delle tasse, onorevole Meloni, e non ha aumentato soltanto le tasse in agricoltura con l'Irpef, ha aumentato le tasse sui prodotti igienici per le donne, ha raddoppiato l'IVA sul latte in polvere per i bambini e i seggiolini, è andata a colpire le giovani coppie aumentando le tasse anche per l'acquisto della prima casa o per chi vende la casa dopo averla ristrutturata. Ha aumentato le tasse per i cervelli che rientrano nel nostro Paese, addirittura, per i lavori transfrontalieri. Non vi siete dimenticati proprio di nessuno, avete aumentato le tasse a tutti, dopo aver aumentato le accise sulla benzina. Allora, questo è un Governo delle tasse, se almeno le usaste per migliorare i servizi ai cittadini lo potremmo anche capire. Invece no, usate le tasse per aumentare i vostri staff a Palazzo Chigi. Gli staff della Presidenza del Consiglio costavano 12 milioni di euro quando c'era Renzi e 21 milioni di euro con lei, Presidente Meloni. Da quando lei è a Palazzo Chigi, noi ci ricordiamo solo due effetti: avete aumentato le tasse e avete aumentato gli sbarchi irregolari. Nell'ultimo anno 157.652 sbarchi irregolari, il 50 per cento in più rispetto all'anno prima, il doppio rispetto ai due anni precedenti. Allora questo Paese ha un'unica speranza Presidente Meloni, che lei resti a Palazzo Chigi il meno possibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative per la crescita economica e sociale del Mezzogiorno, con particolare riferimento all'attuazione delle politiche di sviluppo e coesione – n. 3-00938)

PRESIDENTE. Il deputato Messina ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00938, di cui è cofirmatario (Vedi l'allegato A).

MANLIO MESSINA (FDI). Signor Presidente, Presidente Meloni, i dati e tutti gli indicatori, compreso il rapporto SVIMEZ 2023, pubblicato a dicembre sull'economia e la società del Mezzogiorno, indicano in maniera netta e chiara la crescita occupazionale nella nostra Nazione. In modo particolare, nei primi due trimestri del 2023, rispetto al 2022, indicano una crescita percentuale del 2 per cento. Un numero, netto e chiaro, che se si va a splittare rispetto al Centro-Nord e al Centro-Sud - e mi consenta, Presidente, da uomo del Sud, lo dico con un po' di orgoglio -, nel Centro-Sud questa crescita presenta un incremento percentuale pari al 2,4, rispetto all'1,8. Dati che indicano come l'azione del Governo, anche se qualcuno continua a negare i numeri - ha preferito probabilmente, anche chi mi ha preceduto, abbonarsi a Topolino, pur di non leggere le riviste economiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) -, stia andando nella direzione della crescita, e il Fondo di sviluppo e coesione tende proprio in questa direzione, vale a dire diminuire le diseguaglianze sociali ed economiche. Quello che chiediamo in questa interrogazione è cosa ha fatto il Governo e quali azioni ha assunto per far sì che questo dislivello economico e sociale sia ridotto nell'applicazione delle risorse disponibili.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie collega per questa interrogazione che mi consente, raccontando un paio di cose, di smontare una delle tante e bizzarre ricostruzioni, strumentali, secondo me, che vengono fatte verso questo Governo, una di queste è proprio che avrebbe tradito il Sud. Fortunatamente, diciamo così, i fatti e i numeri sono sempre più forti delle polemiche. Allora, prendo questi minuti per ricordare il difficile lavoro che questo Governo ha portato avanti, in particolare sulla politica di coesione, che bisogna ricordare è lo strumento principe che esiste per ridurre le disparità tra i territori, con risorse che vanno per l'80 per cento al Sud e per il rimanente 20 per cento al Centro-Nord. Le relazioni della Commissione europea dicono che negli anni le disparità sono aumentate, nonostante le risorse ingenti previste per combatterle. Questo perché quelle risorse venivano stanziate, ma molto spesso non venivano spese, oppure venivano spese male, magari dagli stessi che poi andavano in piazza a stracciarsi le vesti sugli aiuti necessari al Mezzogiorno.

Guardate, non lo dico io, lo dice la Ragioneria generale dello Stato che, sulla programmazione dei fondi di coesione del ciclo 2014-2020, a fine 2022, fotografa una situazione intollerabile in forza della quale, su 126,6 miliardi disponibili, ne risultavano spesi 43. Vuol dire che decine di miliardi che si potevano mettere particolarmente sul Mezzogiorno per combattere le disparità non si erano spesi. E, allora, noi abbiamo messo mano a questo problema, abbiamo verificato, opera per opera, lo stato di attuazione della programmazione 2014-2020, abbiamo definito le priorità da sostenere con la nuova programmazione, abbiamo approvato il decreto Sud, che istituisce gli accordi di coesione per concentrare le risorse su progetti strategici, che vengono condivisi con le regioni.

Assicuriamo così una gestione seria delle risorse, anche prevedendo un meccanismo di definanziamento per quelle che non vengono utilizzate e l'utilizzo dei poteri sostitutivi in caso di inadempienze. Cioè, da oggi, le risorse arriveranno tutte a terra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Con lo stesso decreto, Presidente, e concludo, abbiamo attivato anche la zona economica speciale unica per il Mezzogiorno: anche qui, voglio ricordare, misura che nessun Governo era riuscito ad ottenere.

Non parliamo più di piccole zone economiche speciali in particolari territori, ma parliamo dell'intero Mezzogiorno che diventa una zona economica speciale, che vuol dire che chi domani investe sul Mezzogiorno potrà vantare incentivi e semplificazioni amministrative (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE), e quindi verrà incentivato a investire in questi territori.

Credo che questo sia l'approccio giusto, perché è un approccio che punta sulla responsabilità, sul merito e sulla possibilità per il Mezzogiorno di vedersi riconosciuti non dei sussidi, ma strumenti per poter competere ad armi pari nel contesto globale e poter dimostrare finalmente il grande valore che ha. Questo è il nostro approccio ed è quello che stiamo realizzando (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. La deputata Varchi ha facoltà di replicare.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, noi siamo soddisfatti della sua risposta, che ha raccontato, sia pure per flash, l'importante lavoro svolto in questo primo anno e mezzo di Governo. Siamo soddisfatti perché finalmente vediamo per il Mezzogiorno d'Italia, per il Sud, il cambiamento di prospettiva, il cambiamento di visione. Non più delle mancette di Stato per i giovani del Sud, costretti poi comunque a lasciare la loro terra, ma finalmente la speranza di poter restare, costruendo un futuro.

Due grandi strumenti quelli che lei ha descritto. La zona economica speciale unica: basta con le perimetrazioni non sempre efficaci, non sempre risolutive, ma adesso chiunque saprà che investire al Sud conviene sempre, perché ci saranno le semplificazioni, ci saranno le agevolazioni per tutti.

E poi la grande rivoluzione. Sulla coesione si è sempre scelto di piangere sul latte versato: quando miliardi di danaro pubblico rimanevano nei cassetti, si piangeva sul latte versato. Con questo Governo cambia il paradigma, perché i centri di spesa, a partire dalle regioni, vengono responsabilizzati con gli accordi di coesione. Quindi, non solo una programmazione, e quindi una visione complessiva, una regia condivisa, ma soprattutto la responsabilità. Quella è la chiave di lettura per chi gestisce soldi pubblici e lo deve fare nell'esclusivo interesse dei territori che amministra.

Quindi, Presidente Meloni, noi siamo convinti che, grazie al lavoro del Governo da lei guidato, grazie ai rapporti con l'Europa, finalmente il Sud Italia comincerà a correre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte ad abolire il tetto di spesa per l'assunzione del personale sanitario, nell'ottica della salvaguardia dei principi di universalità, eguaglianza ed equità del Servizio sanitario nazionale – n. 3-00939)

PRESIDENTE. La deputata Schlein ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00939 (Vedi l'allegato A).

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Signora Presidente, tempo fa mi ha colpito un messaggio che ho ricevuto da una donna, alla cui madre, malata oncologica e cardiologica, è stato fissato un appuntamento nel 2026. Non sa nemmeno se ci arriverà. Ormai ci sono persone costrette a sperare che la propria malattia corra meno in fretta della lista d'attesa che si allunga, questa è la situazione. Ci vogliono 45 giorni per una TAC urgente che dovrebbero farti in 6 e per gli esami non urgenti puoi aspettare anche degli anni.

Mancano almeno 30.000 medici, almeno 70.000 infermieri, mentre 21.000 medici sono già fuggiti all'estero e tanti verso il privato. I reparti si stanno svuotando, nei pronto soccorso la situazione è insostenibile.

Il personale attuale è stremato, gli eroi della pandemia, già dimenticati da questo Governo, hanno dei turni massacranti. Come pensate, Presidente, di abbattere le liste d'attesa chiedendo loro di lavorare ancora di più, o di tappare i buchi assumendo precari o gettonisti che lavorano pagati a ore?

L'unico modo per abbattere le liste d'attesa è sbloccare il tetto alle assunzioni, una norma obsoleta ferma ai livelli del 2004. Le chiedo, quindi, Presidente, se il suo Governo intenda finalmente togliere il blocco alle assunzioni per la sanità pubblica e mettere le risorse per un piano straordinario.

Chiedo una cortesia, però: non mi risponda, come fa sempre, l'ho sentita anche prima, “però potevate farlo voi”. Non solo e non tanto perché io al Governo ancora non ci sono stata, ma perché lei è al Governo da 16 mesi e l'Italia aspetta delle risposte ora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha facoltà di rispondere.

GIORGIA MELONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Dunque, come giustamente ricordano la collega Schlein e i colleghi che hanno presentato questa interrogazione, il tetto alla spesa per il personale sanitario è stato introdotto nel 2009, e questo ha comportato, chiaramente, negli anni, anche il crescente ricorso ai contratti a termine e il devastante fenomeno dei cosiddetti medici gettonisti, che lei citava. Noi, quindi, ci troviamo a fare i conti con una situazione che si è stratificata negli ultimi 14 anni.

E non le dirò “perché non lo avete fatto voi?”. Le dirò, collega Schlein, che considero un'implicita attestazione di stima il fatto che oggi chiediate a noi di risolvere tutti i problemi che voi non avete risolto nei 10 anni in cui siete stati al Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Grazie per fidarvi di noi, grazie per fidarvi di questo Governo. Le posso chiaramente dire che ci stiamo lavorando. Quello dei medici gettonisti, per esempio, è un problema di cui questo Governo si è occupato dall'inizio del suo insediamento.

Ricordo che è stato il Ministro della salute Schillaci a mandare i NAS nelle strutture sanitarie, riscontrando delle irregolarità che erano incredibili, come il fatto che nello stesso ospedale ci fossero medici gettonisti che percepivano anche 3 volte più degli altri. È ovviamente un fenomeno odioso, sul quale siamo intervenuti con il decreto-legge n. 34 del 2023, poi convertito, con il quale puntiamo progressivamente ad azzerare questo problema, riconoscendo maggiori indennità, prestazioni aggiuntive, benefici pensionistici ai lavoratori del comparto e a chi lavora nel pronto soccorso.

E non ci siamo tirati indietro neanche sul problema della carenza di personale e della necessità di aumentare gli organici nelle strutture sanitarie, problemi anche questi che non nascono esattamente oggi. Ci stiamo occupando e ci occuperemo anche di questa eredità pesante, compreso il superamento del tetto di spesa, che è un obiettivo che abbiamo e che contiamo di raggiungere quanto prima, compatibilmente, chiaramente, con gli impegni di finanza pubblica, perché per noi assicurare il diritto alla salute dei cittadini è una priorità assoluta.

Anche qui, lo abbiamo dimostrato portando il Fondo sanitario ai massimi storici, anni del COVID compresi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), concentrando le risorse destinate al rinnovo dei contratti pubblici proprio sul contratto dei sanitari, impegno per il quale abbiamo investito 2,4 miliardi di euro, con l'obiettivo prioritario, perché lei giustamente lo citava, di abbattere le liste di attesa, ma anche di consentire a chi lavora nella sanità di lavorare in condizioni dignitose e di vedere riconosciuto il valore del suo impegno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. La deputata Schlein ha facoltà di replicare.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Presidente, la sua risposta non ci soddisfa, e le farei anche un'altra domanda: ma lei è andata al Governo per risolvere i problemi o per continuare a fare opposizione, scaricandoli sugli altri (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)? No, mi faccia capire, perché ero stata più delicata di lei, non ho citato l'anno in cui è stato adottato quel tetto alla spesa, che si rifà ai livelli del 2004. Ha ragione lei, era il 2009, e sa chi era Ministro di quel Governo? Lei era Ministra di quel Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)!

Quindi, questo specifico problema lo ha creato lei, e non certo noi. Voi avete toccato solo un tetto di spesa, Presidente: avete toccato quello per aumentare la sanità privata e avete lasciato intatto, ad ora, quello del personale. Voglio dire questo, e mi sembra che dichiari molto quello che pensate voi. Secondo voi, ci vuole più sanità privata e meno sanità pubblica. Lo sblocco delle assunzioni, però, lo stanno chiedendo 4 regioni di diverso colore politico. Servono più risorse e fin qui voi avete tagliato.

Non racconti la solita balla del più grande investimento della storia, Presidente: sono i vostri numeri, nero su bianco, a smentirla. I tanto sbandierati 3 miliardi in più non bastano nemmeno per fare i rinnovi dei contratti, né per stare al passo con i costi rialzati dall'inflazione.

E voglio dire che la verità è che la spesa sanitaria, che si calcola in tutto il mondo sul PIL, sta scendendo, secondo i vostri numeri, ai livelli precedenti alla pandemia. Si vede che non credete nella sanità territoriale, che avete tagliato, anche nel PNRR, sulle case della comunità, togliendole ai quartieri, alle periferie e alle aree interne. Si vede che non credete, insomma, che ci sia un problema, con medici stremati, attese infinite, reparti che si svuotano, ospedali obsoleti, 100.000 posti letto che mancano e mi faccia dire che ieri avete dato il colpo di grazia con l'approvazione di una riforma sull'autonomia differenziata che spacca il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), creando pazienti di serie A e pazienti di serie B e noi non ci stiamo. Avete fatto cassa tagliando sui disabili. Il suo capogruppo si permette di fare battute sulla salute mentale, che è un dramma che riguarda tantissimi italiani, tantissimi giovani che chiedono supporto e a cui voi date la sberla della vostra indifferenza. La sua idea di sanità…

PRESIDENTE. Concluda.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). …è quella in cui chi è ricco - lo ammetta, Presidente - può saltare le liste d'attesa andando dal privato e chi è povero, invece, sta rinunciando a curarsi, come hanno fatto 4 milioni di italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non esiste nessuna destra sociale: questa è una destra letale sul diritto alla salute.

Siccome prima l'ho sentita anche sul Patto di stabilità, ebbene l'ha confermato anche lei: lei ha accettato un compromesso al ribasso, prendendo atto di quello che hanno deciso Francia e Germania, ma, devo dire, che nelle scelte di tagli sulla sanità lei si sta confermando la regina dell'austerità. Noi ci batteremo per la sanità pubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - Deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista si levano in piedi).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1606-A.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 1606-A​)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Salvatore Marcello Di Mattina. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARCELLO DI MATTINA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati a discutere e ad approvare una norma di prioritaria importanza per il Paese, perché, come riporta il titolo stesso, è intesa a garantire al Paese sicurezza energetica, a promuovere l'uso di fonti rinnovabili e a fornire sostegno alle imprese energivore e ai territori colpiti dagli eventi alluvionali eccezionali avvenuti a partire dal maggio scorso.

La questione energetica è tra le sfide prioritarie del nostro tempo e questo Governo è impegnato in prima linea a mettere in campo soluzioni e misure ragionevoli e sostenibili per assicurare al Paese un sistema affidabile di approvvigionamenti energetici, anche attraverso la diffusione delle energie rinnovabili, e per garantire a famiglie e imprese l'accesso all'energia a prezzi ragionevoli, nonché preservare e rinforzare la competitività della nostra industria sia sui mercati europei che internazionali. La norma di cui discutiamo oggi risponde, in modo bilanciato e realistico, al trilemma energetico di una transizione energetica sostenibile e giusta, ossia la necessità di coniugare la sicurezza energetica, la sostenibilità ambientale e l'equità. Nel corso di questa legislatura, in poco più di un anno, abbiamo stanziato oltre 35 miliardi di euro per sostenere famiglie e imprese dinanzi agli incrementi dei prezzi dell'energia. Abbiamo prorogato strumenti di equità, come i bonus sociali ma anche come la tassa sugli extraprofitti, e questo provvedimento prosegue in questa direzione attraverso misure concrete, realistiche e coraggiose.

Per le imprese dei settori energivori sono introdotti incentivi per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaici ed eolici, fino al 2030, un arco temporale sufficientemente lungo per consentire alle imprese di programmare gli investimenti, nella certezza giuridica.

Abbiamo introdotto anche un meccanismo innovativo di sostegno alle imprese che prevede di poter richiedere al GSE un'anticipazione di parte dell'energia elettrica prodotta dagli impianti di nuova realizzazione o potenziati, nelle more dell'entrata in esercizio degli impianti stessi. Questo rappresenta un serio contributo alla maggiore diffusione di energie rinnovabili, al perseguimento dell'autonomia energetica e, quindi, al raggiungimento degli obiettivi individuati nell'ambito del Piano nazionale integrato energia e clima, che il Governo sta finalizzando in vista della sua prossima trasmissione a Bruxelles.

Per le imprese a forte consumo di gas, questo provvedimento novella il meccanismo del cosiddetto gas release, una misura volta all'incremento della produzione nazionale di gas naturale da destinare, a prezzi calmierati, ai clienti finali industriali a forte consumo energetico. Anche in questo caso, si è lavorato nell'ottica di bilanciare gli interessi strategici del Paese di tutela della competitività delle nostre industrie e di incremento dell'indipendenza energetica.

Nel corso della conversione del decreto-legge, con gli onorevoli colleghi delle Commissioni VIII e X abbiamo impresso un forte contributo migliorativo al provvedimento. Richiamo, in particolare, l'emendamento promosso dalla Lega per raddoppiare il finanziamento del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale con i proventi delle aste del sistema ETS sullo scambio di emissioni, alimentandolo in modo strutturale con 300 milioni di euro l'anno. Il Fondo è finalizzato a finanziare misure compensative a favore di settori considerati esposti al rischio elevato di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio a causa dei costi indiretti connessi alle emissioni di gas a effetto serra trasferiti sui prezzi dell'energia elettrica.

Dal punto di vista della sicurezza energetica, abbiamo introdotto norme importanti per la costruzione e l'esercizio dei terminali di rigassificazione, con particolare riferimento agli impianti di Porto Empedocle e di Gioia Tauro.

Al di là delle posizioni ideologiche, che continuano a rappresentare un freno alla transizione energetica, il gas naturale è, tra le fonti fossili, la più sostenibile ed è anche l'unico vettore energetico sempre disponibile, programmabile e non intermittente, in grado di garantire il carico di base del nostro sistema energetico. La stessa Commissione europea, all'interno dell'atto delegato al regolamento sulla tassonomia e sul REPowerEU, riconosce il gas quale vettore fondamentale per la transizione.

Con questo provvedimento, facciamo un importante passo in avanti anche per il ritorno del paese all'energia nucleare, consentendo ai comuni di autocandidarsi per ospitare il Deposito unico nazionale per le scorie nucleari, un'opportunità accolta immediatamente da Trino Vercellese, a cui deve andare il nostro riconoscimento perché lancia al Paese un segnale importante nella direzione della fiducia nella scienza e nel progresso tecnologico.

La Lega sostiene, ancora una volta, che solo attraverso l'energia nucleare è possibile coniugare sicurezza energetica e decarbonizzazione. Un Paese industriale moderno non può permettersi di accendere le fabbriche solo quando c'è il sole o soffia il vento. Solo investendo oggi sullo sviluppo delle nuove frontiere nell'ambito della fissione nucleare e sulla ricerca della fusione nucleare sostenibile possiamo pensare di poter garantire, in un domani neanche troppo lontano, autonomia e indipendenza energetica al nostro Paese. Basta puntare gli occhi oltre confine per capire che il futuro energetico non è quello della Germania, che chiude le centrali nucleari per riaprire le miniere di carbone, ma è quello prospettato dalla Francia e dall'Unione europea che mira, nei prossimi mesi, a creare un'alleanza industriale per i piccoli reattori, sviluppando una filiera energetica europea.

Accanto alle nuove tecnologie, il provvedimento sostiene anche le fonti pulite, che contribuiscono alla sicurezza del sistema energetico, come gli impianti alimentati da bioliquidi o da biomasse, a cui sono stati estesi i regimi incentivanti grazie all'intervento dei colleghi della Commissione. Sappiamo che gli obiettivi europei di decarbonizzazione sono stati resi ancor più ambiziosi con il REPowerEU, che impone la coniugazione tra sicurezza energetica e transizione energetica. In quest'ottica, in Italia stiamo sperimentando diverse soluzioni, con la consapevolezza che è necessario adottare un percorso ordinato e pragmatico, con la tempistica necessaria perché le nuove soluzioni giungano a piena maturità tecnologica e consentano al sistema Paese di mantenere inalterata la propria competitività sui mercati europei e internazionali. Il provvedimento in esame oggi risponde a queste esigenze e va nella giusta direzione, coniugando anche politica energetica e sostenibilità ambientale, con numerose disposizioni per incrementare la diffusione delle energie rinnovabili e accelerare il processo di decarbonizzazione, senza aggredire il nostro settore industriale ma accompagnandolo nella transizione, nel breve, medio e lungo termine.

In tale quadro, non possiamo sottovalutare l'importanza che riveste il settore della geotermia, al quale il provvedimento di oggi dà nuova linfa, attraverso misure che consentono alle regioni di chiedere ai concessionari la presentazione di un Piano d'investimenti pluriennale che contempli, tra gli altri, interventi di manutenzione e miglioramento tecnologico, misure di tutela e ripristino ambientale dei territori e misure per l'innalzamento dei livelli occupazionali.

Rilevante anche l'istituzione del Fondo per favorire la realizzazione di impianti rinnovabili nelle aree idonee, supportando le regioni verso il rapido raggiungimento degli obiettivi territoriali di diffusione delle energie rinnovabili e verso il raggiungimento dei target ambiziosi, fissati dalla normativa.

Il gruppo Lega-Salvini Premier ha contribuito a migliorare il testo del Governo, che ringrazio per la riformulazione, sopprimendo la tassa sulle rinnovabili ovvero il contributo annuo di 10 euro a carico dei produttori di energia verde, dimostrando così realismo e pragmatismo in uno dei settori maggiormente strategici per il Paese. Decisivo è il contributo della Lega, nel corso dell'esame parlamentare, all'introduzione di ulteriori semplificazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) per la diffusione e il ricorso a energie rinnovabili anche nel settore delle centrali termoelettriche e per la costruzione e l'esercizio di impianti fotovoltaici nelle aree idonee.

Stiamo, quindi, per adottare un provvedimento che guarda in avanti verso un Paese che farà sempre maggiore ricorso all'energia elettrica rinnovabile, con misure di digitalizzazione e di semplificazione autorizzativa, anche per accelerare gli investimenti del PNRR sulle smart grid e per la resilienza delle reti elettriche. È una normativa che contribuisce significativamente a gettare le basi per una filiera nazionale nell'eolico offshore grazie alla creazione di un Polo strategico nazionale nei porti del Mezzogiorno, destinati a infrastrutture per lo sviluppo di investimenti nella cantieristica navale, per la produzione, l'assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti. Il decreto individua anche importanti misure per sviluppare e sperimentare le tecnologie nell'ambito della cattura e stoccaggio della CO2, una tecnologia innovativa che consentirà, anche in Italia, di abbattere le emissioni industriali dei distretti industriali e delle industrie dei settori dell'hard to abate, conciliando, anche in questo caso, produzione industriale, crescita economica e transizione energetica.

Infine, grazie all'intervento parlamentare, la normativa rafforza le strutture del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica deputate alle valutazioni ed autorizzazioni ambientali, strumenti fondamentali per garantire il giusto equilibrio tra sviluppo, innovazione e protezione ambientale.

Concludo, richiamando l'importanza che riveste per la Lega il sostegno ai territori colpiti dagli eventi alluvionali eccezionali della scorsa primavera intesi a favorire i necessari interventi di ricostruzione per garantire la ripartenza e il rilancio del tessuto industriale dei territori, incluse le imprese agricole.

Stiamo, quindi, discutendo di un provvedimento che rappresenta un altro importante tassello di questa legislatura verso un Paese moderno e all'avanguardia nel settore delle energie rinnovabili, in grado di fornire alle imprese strumenti efficaci ed efficienti per la decarbonizzazione dei processi produttivi, mettendoli al riparo dal rischio di un aumento dei costi di produzione, preservandone la competitività e garantendo la necessaria sicurezza e indipendenza energetica del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signori del Governo, questo era un decreto atteso da parecchi mesi, in continuità con quanto fatto dai Governi precedenti, con l'emergenza che riguarda il tema dell'energia e con la necessità di mettere in sicurezza, da questo punto di vista, il nostro Paese. Il Governo ci ha messo un po' più del previsto rispetto agli annunci e alle aspettative. E, quindi, ci saremmo aspettati un provvedimento compiuto e perfetto in ogni suo dettaglio. Diciamo che, quantomeno, c'è stato un lungo lavoro in Commissione.

Va dato atto - lo riconosco - alla Vice Ministra Gava che, una volta tanto, ha anche apprezzato gli emendamenti dell'opposizione, i quali - tornerò su questo punto - hanno contribuito a migliorarlo. Tuttavia, il tempo che il Governo si è preso non è stato sufficiente per confezionare un provvedimento a prova di minoranze.

In particolare, ascoltando le audizioni, quello che sorprende è che anche dei soggetti che a voi dovrebbero stare molto a cuore, come le regioni, abbiano fatto parecchie sottolineature. Io stesso ho presentato emendamenti a tale riguardo su più aspetti concernenti la necessità di un'intesa con le regioni. Sono introdotti aspetti di peculiare novità, sia per quanto riguarda le procedure autorizzative delle rinnovabili, sia per quanto riguarda la vicenda assai delicata del deposito dei rifiuti radioattivi nucleari. Direi che è assolutamente necessario il coinvolgimento delle regioni, ma questo tipo di emendamenti non ha trovato l'attenzione che meritava.

Sempre per rimanere su quanto le regioni osservavano, con l'articolo 4, il Governo riconosce loro, giustamente, una somma che sarà utilizzata per snellire le procedure per le rinnovabili, perché sappiamo che le richieste - che sono state, da una parte, accentrate e, dall'altra, hanno due canali per essere evase - dovranno vedere uno sforzo importante delle regioni stesse e quindi è giusto che ci sia un riconoscimento. È pur vero che, però, la formula dell'articolo 4 lascia un po' nella vaghezza e nell'incertezza la modalità di utilizzo delle risorse stesse. Questo mi fa dire che, rispetto al tempo impiegato per perfezionare il provvedimento, forse questo tempo poteva essere speso meglio.

Per quanto riguarda, poi, sempre l'articolo 4 per gli investimenti in rinnovabili, finalmente - lo dicevo prima - avete deciso di ascoltare le opposizioni. Mi riferisco al comma 2 e all'improvvida misura che tutti gli auditi vi avevano sottolineato, e che non so da quale mente sia stata partorita, ossia l'idea di tassare chi investe nelle rinnovabili, pensando in tal modo di agevolare il processo di transizione. A questo riguardo, nessuno della maggioranza ha presentato degli emendamenti per togliere questa idea sbagliata. Questo vi ha portati, positivamente, a dover riconoscere l'impegno delle minoranze.

Da questo punto di vista, allora, ne approfitto per aprire un inciso: questa legislatura si sta caratterizzando - un po' troppo, per la verità - per una certa arrendevolezza, da parte dei colleghi di maggioranza, nell'intervenire e nel migliorare i provvedimenti del proprio Governo. Io vi assicuro che, avendo partecipato a legislature in cui noi eravamo al Governo e avendo aperto al dibattito con le minoranze, ho avuto modo di imparare dalle minoranze e di imparare molte volte anche le ragioni che portavano a dire dei “no”. Credo che questo silenzio operato dai colleghi della maggioranza - silenzio che si protrae in Aula, salvo nei minuti in cui si fanno gli show televisivi - non serva a tutelare la qualità del Parlamento, né la qualità degli atti legislativi.

Tornando al provvedimento per questa prima rassegna generale, esso comprendeva anche una seconda parte riguardante le alluvioni. Con una certa delusione abbiamo riscontrato come i territori di Toscana ed Emilia-Romagna non abbiano avuto l'attenzione che, secondo i nostri emendamenti, avrebbero meritato.

Ma è soprattutto l'assenza di un argomento ad aver messo in evidenza che questo tempo impiegato nel partorire il decreto non è stato speso bene e, anzi, probabilmente, mette in evidenza alcune contraddizioni e problemi all'interno della maggioranza stessa. Mi riferisco agli emendamenti che riguardano le concessioni idroelettriche, che sono stati presentati praticamente da tutte le forze politiche e sicuramente da tutte le forze politiche di maggioranza, e che facevano parte del testo inizialmente depositato al Consiglio dei ministri. Ebbene, intanto saluto il Ministro Pichetto Fratin, sono contento che sia entrato in Aula e sia presente proprio su questo punto, perché a lui mi rivolgerò, come ho già fatto attraverso un'interrogazione proprio sul tema delle concessioni idroelettriche. Questo emendamento, che poi è stato rigettato in Commissione, come dicevo, trovava l'appoggio di tutte le forze di maggioranza. E su questo tema, quello che vorrò dimostrarle, signor Ministro, è che la maggioranza sta facendo una confusione che non serve al Paese e che non servirà a se stessa per salvarsi dall'impiccio politico in cui si sta cacciando.

Innanzitutto, questa confusione la ritroviamo sui media, perché tutti quanti hanno parlato di un emendamento che avrebbe chiesto una proroga delle concessioni esistenti. Invece, lei sa benissimo, avendolo presentato nel testo iniziale, che non si trattava affatto di chiedere una proroga, che noi riteniamo sia il male, la patologia della situazione in cui ci troviamo da troppo tempo. E questo lo voglio dire sia a beneficio della stampa, che a beneficio di quel comitato che ha scritto molto opportunamente, protestando rispetto a una proroga, ma sbagliando bersaglio rispetto all'emendamento e indicando le motivazioni, che condivido, che dovrebbero richiedere, invece, un'attenzione e una chiarezza da parte di questa maggioranza, circa la necessità di andare verso i rinnovi, attraverso le forme che ora andrò a illustrare; aspetto che consentirebbe di introitare maggiori risorse, di fare investimenti e pianificazioni, nonché di soddisfare i bisogni dei territori, sia ambientali, che di sicurezza.

Ma veniamo al punto. Se di proroga non si trattava - e di proroga non si tratta - voglio, però, già mettere in evidenza come, essendo questo l'aspetto deteriore, proprio il non aver approvato questo emendamento sta portando, nelle stesse ore, la maggioranza a presentare degli emendamenti di proroga nel decreto Milleproroghe. Allora, cosa c'è dietro questo corto circuito? Cosa c'è dietro questa incoerenza indecifrabile? Ci sono forse delle ragioni di mercato? Da questo punto di vista, lasciatevelo dire da chi è un convinto assertore della bontà e della positività del mercato, voi, come maggioranza, non avete delle ragioni di mercato, non avete titolo per parlarne. Perché dico questo? Perché, per quanto riguarda la necessità di liberalizzare i servizi, le recenti cronache hanno messo in evidenza proprio la vostra non volontà di andare verso soluzioni di mercato.

Chiaramente, mi riferisco alla questione dei balneari e degli ambulanti, che ha visto addirittura, recentemente, il Presidente Mattarella prendere carta e penna per scrivervi una nota che mi permetto di ricordarvi.

“Ritengo, tuttavia, doveroso richiamare l'attenzione del Governo e del Parlamento sull'articolo 11 della legge in materia di assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche che, oltre a disciplinare le modalità di rilascio delle nuove concessioni, introduce l'ennesima proroga” - lì, sì, avete introdotto una proroga - “automatica delle concessioni in essere, per un periodo estremamente lungo, in un modo che appare incompatibile con i principi più volte ribaditi dalla Corte di giustizia, dalla Corte costituzionale, dalla giurisprudenza amministrativa e dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di apertura al mercato dei servizi”.

Parlando, quindi, di mercato, parlando di infrazioni europee, non avete le carte in regola, noi ve lo ribadiamo oggi: andate a liberalizzare e a mettere a gara le concessioni balneari e spieghiamo anche perché questo vi metterebbe in una condizione di poter agevolmente fare quello che avete dichiarato di voler fare almeno nei mesi scorsi per quanto riguarda l'idroelettrico. Perché, sull'idroelettrico - sento ancora qualcuno dire che sarebbe in corso da parte dell'Europa una procedura di infrazione -, la procedura di infrazione è stata chiusa nel 2021, ed è stata chiusa dalla Commissione con delle argomentazioni tombali, andando a sostenere che non ci sono ragioni di mercato per quanto riguarda le grandi concessioni, motivo per cui anche tutti gli altri Stati europei hanno deciso di procedere diversamente. Ma io non sto facendo una difesa dei rinnovi o, piuttosto, una dichiarazione contraria alle gare, io sto cercando di chiedere al Governo - e chiedo al Ministro di seguire l'argomentazione - di dire parole di chiarezza, perché non fanno bene al settore le parole ambigue e contraddittorie che i vari Ministri hanno fatto seguire nel corso delle ultime settimane.

Veniamo al punto, allora. Se non è una proroga, se non è una questione di mercato, lo ripeto, perché se dovessimo parlare di mercato voi non avreste titolo a definirvi un Governo che appoggia le ragioni di mercato, e se non c'è una procedura di infrazione, allora, qual è il motivo che ha spinto la maggioranza, prima, a depositare gli emendamenti per questo ampliamento delle modalità di gara e, poi, a ritirarli? Sentendo le dichiarazioni del Ministro Fitto sulla stampa, questo motivo sarebbe legato al PNRR. Allora, io, Ministro Pichetto Fratin, le ho presentato un'interrogazione, se i suoi uffici non l'hanno ancora informata, glielo dico io, se vuole rispondermi anche oggi in Aula può anticipare i tempi e fare chiarezza, servirà a tutti, perché sull'aspetto del PNRR il Governo chiarisca qual è la sua posizione.

Sono andato io per voi a controllare nel PNRR e negli arrangements ci sono delle note a margine in un foglio excel che parlano di come dovranno essere strutturate le gare per le grandi concessioni idroelettriche e che dicono, tra l'altro, che il Governo deve garantire un framework legale che dia omogeneità, in questa situazione, in tutte le regioni. Io mi domando e vi domando se ritenete che l'attuale situazione dell'articolo 12 del decreto-legge Bersani, come da voi rivisto, garantisca questi aspetti degli arrangements del PNRR. Ma, soprattutto, la questione è chiaramente politica, perché voi ci dovete spiegare e dovete spiegarcelo qui, in quest'Aula, oppure rispondendo all'interrogazione, qual è la posizione del Governo che pubblicamente, da mesi, dichiara di voler considerare tra le opzioni il rinnovo dei concessionari uscenti, chiaramente con tutti gli interessi di ricadute per il territorio che le regioni vorranno siglare, e, dall'altra parte, oggi, ci dice che ha le mani legate per il PNRR. Allora, noi vi chiediamo - visto che avete peraltro detto che queste mani non le avete legate, perché siete quelli che vanno a battere i pugni sul tavolo - cosa avete fatto a quel tavolo rispetto a questo tema.

Vi chiediamo di farci vedere quei pugni, come li avete battuti, semplicemente perché chi opera nel settore, i territori che aspettano di capire se anche questa volta sono delle prese in giro, i concessionari uscenti e chi potrà prepararsi per la gara hanno bisogno di sapere se stanno assistendo all'ennesima commedia tesa a procrastinare un tema, semplicemente perché in questo momento siete deboli al tavolo dell'Europa, non siete stati in grado di negoziare, oppure, nella negoziazione avete scelto altri temi, oppure, siccome avete perso malamente le partite sul MES e sul Patto di stabilità avete dovuto mettere le mani dietro la schiena, più che avere le mani legate. Noi vogliamo sapere, insomma, con molta chiarezza qual è stata la posizione del Governo rispetto a questi arrangements del PNRR, che è tutto da vedere quanto siano vincolanti; chiaritecelo, mostrateci una lettera della Commissione, mostrateci le interlocuzioni che avete avuto con loro, ma soprattutto mostrateci con chiarezza qual è stata la vostra volontà politica, perché noi dobbiamo sapere come usciremo da questa situazione e come preparare i territori e le regioni ad affrontarla nel migliore dei modi e nel loro interesse.

Oltretutto, c'è una certa superficialità con cui state affrontando l'argomento e io credo che varrebbe la pena di guardare dentro questa situazione per distinguere anche solo caso e caso, perché laddove vi sono, ad esempio, cooperative storiche, che hanno realizzato le opere e le gestiscono, coinvolgendo, appunto, attraverso le proprie cooperative comunità locali, forse il ragionamento di mercato va visto in una maniera completamente differente; laddove sono state realizzate delle opere che servono all'autoconsumo per attività locali, forse anche in quel caso andrebbe visto in maniera differente; ma, poi, lo ripeto, siete voi che avete dato aria alle comunicazioni parlando di interesse nazionale e di tutela dell'interesse nazionale attraverso il riconoscimento del valore strategico di questi impianti, che effettivamente c'è, esiste, lo riconosciamo e siamo d'accordo con la Commissione nel momento in cui ha stralciato le motivazioni che portavano ad avere in essere una procedura di infrazione.

Allora, signori del Governo, su questo tema vi chiediamo finalmente chiarezza, vi chiediamo di non continuare a danzare in questo modo ambiguo nel parallelo provvedimento del decreto Milleproroghe, ma, soprattutto, vi chiediamo di dirci qual è la vostra posizione politica. L'interrogazione che ho depositato è molto chiara al riguardo, mi aspetto, quindi, che troverà una risposta, sia l'interrogazione stessa, sia, nei fatti, questo tipo di domanda, che tutto il Parlamento ha rivolto al Governo, perché tutti, praticamente tutti, hanno depositato questo tipo di emendamento. È ora che i territori montani in cui prevalentemente questi impianti sono collocati possano iniziare a fare delle serie programmazioni e non a essere presi in giro, perché sono troppi anni che le forze politiche che questa maggioranza rappresenta dicono delle cose a casa propria, salvo, poi, cercare delle scuse a Roma, scuse che, peraltro, non si capisce come possano essere messe sul tavolo quando parliamo dello stesso colore politico, eppure è così. Ebbene, questi signori meritano delle risposte chiare, c'è di mezzo un interesse nazionale, ci sono possibilità attraverso strumenti di mercato, tra i quali va contemplata anche la misura del rinnovo. Io, se fossi un governatore, un governatore della Lega, un governatore del centrodestra, indipendentemente dal colore, vorrei avere questa opzione in più. Mi dovete spiegare perché, nel momento in cui mi accingo a predisporre le gare e cerco di mettere nel bando di gara tutti i risultati che voglio portare a casa per il mio territorio, non dovrei potermi avvalere, qualora io decidessi che quella situazione in essere è positiva, della facoltà di chiedere il massimo che posso pensare negli interessi del mio territorio al concessionario uscente e portarmelo a casa. È un'opzione politica che, poi, sarà di competenza di quella regione poter valutare.

Credo che la situazione in cui state mettendo il Paese e in cui state mettendo il settore sia una situazione ambigua e pericolosa. Vogliamo sapere da lei e dal Ministro Fitto come stanno le cose. Non vogliamo che si utilizzi un settore così importante come merce di scambio all'insaputa degli operatori, ma anche all'insaputa di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, oggi il calendario d'Aula prevede la discussione generale sul testo del decreto-legge Energia, l'ennesimo in materia in questa legislatura. È un continuo susseguirsi, ogni tre, quattro mesi, di un provvedimento d'urgenza che riguarda il settore dell'energia. Ma, anziché discutere delle linee generali del provvedimento, siamo costretti ad intervenire in discussione generale per denunciare pubblicamente quanto accaduto questa notte nella seduta delle Commissioni riunite ambiente e attività produttive, quanto messo in opera dalla maggioranza con la compiacenza del Governo. Lo abbiamo definito da subito un blitz di una violenza che, in 25 anni di impegno politico, non avevo mai visto, progettato da tempo, evidentemente, ma messo in atto una volta che il calendario d'Aula è stato fissato, anche con la probabile posizione della fiducia nella giornata odierna.

Ieri mattina, alle 9, i relatori presentano l'emendamento 14-bis, che viene sostanzialmente riscritto alle 21. Dei 50 emendamenti proposti dalle opposizioni ne vengono discussi a notte fonda soltanto due e, poi, viene imposta questa tagliola insopportabile all'una di notte. Quindi, di 50 emendamenti, ne vengono discussi due, finisce la discussione e si passa direttamente in Aula. Oggi, tra qualche intervento, sarà posta la fiducia e un provvedimento di questo valore, di questa rilevanza, in particolare - su questo concentrerò il mio intervento - per quanto riguarda l'organizzazione e la gestione del sistema dei rifiuti in Sicilia, viene demandato a poche battute. È un'insopportabile violazione delle prerogative parlamentari, delle prerogative del Parlamento, un mancato esercizio di democrazia che francamente - questo non capiamo - non vi costava nulla.

Se il Governo e il centrodestra volevano intervenire in materia di rifiuti, e in quel settore che riguarda i rifiuti in Sicilia, l'avrebbero potuto benissimo fare con calma, in uno dei prossimi provvedimenti, facendo un apposito testo, anche intervenendo, signor Ministro, con un emendamento nel prossimo decreto-legge. Ma si sarebbe dovuto garantire un minimo di confronto democratico, un confronto basato anche sulle analisi, perché anche nella parte di intervento che spiegheremo meglio dopo vi diremo che state sbagliando i conti anche su questa programmazione che riguarda i due termovalorizzatori. Insomma, serviva fare tutto quello che bisogna fare in una democrazia parlamentare, perché abbiamo l'impressione che, a volte, questo Governo dimentichi che siamo in una democrazia parlamentare e che ci sono delle prerogative specifiche del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

La situazione disastrosa - è giusto ricordarlo all'Aula - dei rifiuti in Sicilia viene conclamata - signor Presidente, lei lo ricorda bene, anche per la sua attività di Governo in quel tempo - il 20 dicembre 2017. La Corte dei conti pubblica delle osservazioni alla legge regionale vigente in quel tempo, la legge n. 9, osservazioni specifiche sul sistema dei rifiuti in Sicilia. Cosa non va? In primo luogo, l'individuazione degli ambiti. Allora come adesso - dal 20 dicembre 2017 sono passati poco più di 6 anni, tutti con il centrodestra al Governo - ci sono poco più di 20 ambiti territoriali. La Corte dei conti dice che non possono essere più di 5 e il Governo nazionale del tempo diffida la regione siciliana ad individuarne non più di 5. Da allora, prima, con Musumeci e, poi, con Schifani, solo annunci e promesse di intervenire. In questi poco più di 6 anni, non è stato modificato un rigo, un solo rigo, della norma contestata dalla Corte dei conti, che sta creando oggi tante difficoltà in quel settore.

Non si tratta solo del numero degli ambiti ma anche della natura delle società di gestione, che è anche un grandissimo vulnus. È parso subito evidente che le società di regolamentazione dei rifiuti, uniche in Italia, sono tutte private e non pubbliche e, quindi, la Corte dei conti allora chiese un importante cambio di passo. Lo chiese anche il Governo, ma da parte del centrodestra nessuna risposta. Quindi, è singolare che interveniate con il commissariamento, commissariando, di fatto, non solo il governo della regione ma anche il Parlamento regionale, perché in quelle due pagine di emendamento, che non c'è stata la possibilità di emendare e di discutere, vengono anche sostituite e commissariate competenze specifiche del legislatore regionale. Quindi, nessun intervento.

A intervenire, invece, nell'assenza della politica del centrodestra in questi sei anni, non è stata soltanto la Corte dei conti, ma è stata anche l'Anac, che ha sancito espressamente, con un'apposita delibera, quello che è evidente a tutti nella mia terra, Presidente, anche ai bambini, che c'è un sistema - signor Ministro, io spero che qualcuno le racconti queste cose - che fa cartello, per cui non esiste il divieto di subappalto, come, invece, dovrebbe esistere, e ci sono ditte che esercitano il servizio di raccolta rifiuti nello stesso territorio da più di 10 anni, con l'aggiudicatario che cambia tre volte e lo stesso subappaltatore che gestisce sempre lo stesso territorio, con l'occhio vigile della criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Io credo che a questa tragedia, a questa insopportabile umiliazione dei siciliani qualcuno dovrebbe dare una risposta. In questi 6 anni, prima, Musumeci e, poi, Schifani non sono stati in grado di muovere un rigo. Bisognava intervenire in questo settore. Sono di fronte anche alla Commissione, ci sono i relatori che mi stanno ascoltando, anche il presidente Rotelli: io credo che il minimo, in un confronto democratico, sarebbe dovuto essere un intervento normativo per eliminare questo scandalo e questa vergogna, ahimè, tutta in salsa siciliana.

Quello che non è stato fatto in 6 anni il centrodestra prova a farlo, ahimè, in meno di 6 ore e l'intervento, come non poteva non essere, risulta pasticciato non solo perché non si interviene sulle tre vere difficoltà - numero degli ambiti, natura pubblica delle SRR ed espresso divieto di subappalto - ma perché, ancora una volta, noi siciliani veniamo scippati dei fondi, del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Ricordo a tutti che il FSC è un fondo di competenza regionale, è un fondo di competenza delle regioni. Negli anni, i sindaci siciliani e il gruppo dirigente siciliano hanno sempre pensato che quel FSC dovesse essere destinato allo sviluppo della Sicilia e, soprattutto, alle aree interne e alla rivitalizzazione dell'entroterra siciliano. In soli 2 mesi, il centrodestra, prima preleva 1,6 miliardi per il ponte e, adesso, per realizzare questi - poi lo vedremo meglio nel dettaglio - due termovalorizzatori e qualche altro impianto, preleva ulteriori 800 milioni. Quindi, in totale, sono 2,4 miliardi, che corrispondono a quasi il 40 per cento del FSC. Sono soldi che dovrebbero essere gestiti dai siciliani e il cui impiego dovrebbe essere deciso in Sicilia e dal Parlamento regionale. Invece, assistiamo a un vero e proprio scippo.

Peraltro, in questa materia restano anche i dubbi sulle coperture, perché il FSC, ad oggi, deve essere ancora sottoscritto tra il governatore Schifani e il Ministro Fitto. Quindi, in presenza ancora di una mancata assegnazione certa delle risorse, questa la definiamo una prenotazione di somme? Non lo so. Siamo alla finanza creativa e alle fantasie giuridiche e contabili, perché veramente non ci sono neanche precedenti normativi a cui fare riferimento.

Ancora, il Piano rifiuti - che, ricordo a tutti, è stato più volte bocciato - è efficace soltanto in parte e questa scorciatoia, che è stata presentata nel famoso emendamento 14-bis, vi farà sbattere contro il muro. Uno dei motivi per cui in questi anni non sono partiti in Sicilia né i termovalorizzatori né gli altri impianti è costituito dalla difficoltà della localizzazione e alle forzature che il Governo di centrodestra voleva fare per localizzare l'opera. Come in tutti i posti del mondo, i termovalorizzatori e gli altri impianti vanno individuati in aree industriali, in aree commerciali con la classificazione D.

Qualcuno in Sicilia pensa di realizzarli in zona agricola e a una distanza, addirittura, inferiore ai 5 chilometri dal centro abitato, perché tutte le normative che sono finite in Commissione, all'ARS, prevedevano sempre un emendamento puntuale del centrodestra, da questo punto di vista. Quindi, siamo terrorizzati di fronte a questa possibilità che prevede il testo, questa procedura semplificata, che rischia veramente di dar luogo a localizzazioni inidonee.

Proprio perché manca il Piano rifiuti, che dovrebbe essere a monte della riorganizzazione degli impianti in Sicilia, si pone anche il tema delle localizzazioni del piano d'ambito, perché gli ambiti che funzionano prevedono, all'interno dello stesso ambito, un sistema di raccolta e di stoccaggio dei rifiuti, con degli impianti adeguati, come gli impianti di recupero, gli impianti di trattamento microbiologico, quelli di compostaggio, le discariche. Manca una organizzazione complessiva del sistema, con questi camion che girano da tutte le parti, senza una visione organica, che solo il piano dei rifiuti studiato, che passa dalle competenti commissioni per tempo e con i pareri e le valutazioni di compatibilità ambientale, può dare. Quella è la procedura corretta e questa scorciatoia finirà per creare soltanto ulteriore confusione.

Altre due note, quello a cui accennavo prima. In Sicilia ogni anno i rifiuti prodotti ammontano a circa 1.600.000 tonnellate. I due termovalorizzatori, in tutti gli studi fatti, al massimo, possono servire per conferire 400.000 tonnellate. Quindi, anche a garantire 800.000 tonnellate con i due termovalorizzatori, ma dell'altra metà che ne facciamo? Soprattutto in considerazione del fatto che per realizzare gli eventuali nuovi termovalorizzatori non basteranno meno di 7 o 8 anni. Che ce ne facciamo? Continuiamo a conferire all'estero? Serviva una politica, anche perché le risorse ci sono, che garantisse la realizzazione di tanti piccoli impianti a cui facevamo cenno prima; e se, in questi sei anni, servivano 100 impianti, il centrodestra al Governo e alla regione ne ha finanziati meno di 10. Io credo che questo è un altro vulnus su cui dovremmo concentrare il nostro dibattito nei minuti residui che ci restano, Presidente, perché dopo questa tagliola insopportabile, utilizziamo pure i centesimi di secondo.

E, ancora, è inusuale che, tra una riscrittura e un'altra, dapprima la durata del commissariamento era prevista per l'intera legislatura, poi il centrodestra, dopo un ripensamento, l'ha fissata a due anni. Anche questo è un dato che ci fa pensare e non capiamo, francamente, fra procedure d'insediamento, “assumificio” perché è previsto un po' di sottogoverno per accontentare qualche amico degli amici, come possa funzionare mai questo commissariamento in circa due anni. Non lo riteniamo un termine congruo e ci sembra anche un altro elemento di confusione.

In definitiva, Presidente, per le ragioni che abbiamo esposto, per uscire da questa situazione così grave, serviva e serve ancora una visione, uno scatto di reni, una capacità vera di alimentare, pur nella diversità delle posizioni, un confronto che garantisca certezze a una terra che ha pagato e continua a pagare gli errori del passato. Ecco, serve una prospettiva e certamente non serve la tracotanza e la prepotenza che questa maggioranza e questo Governo hanno dimostrato in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Signor Presidente, credo che se un marziano dovesse arrivare sul nostro pianeta e assistesse ai nostri lavori di questi giorni su questo decreto, secondo me, non capirebbe cosa stiamo facendo e si porrebbe molte domande. In primis, probabilmente, si interrogherebbe sui parametri vitali del nostro pianeta che, lo sappiamo bene, sono molto compromessi in questo momento, con una crisi climatica che sta facendo danni e ha conseguenze devastanti su molti territori e su alcuni più di altri.

Tra l'altro, il nostro Paese, l'Italia, è proprio all'interno di uno di questi luoghi maggiormente colpiti, perché siamo all'interno di un hotspot climatico e dunque nell'area del Mediterraneo, con il surriscaldamento del clima, che ha un effetto devastante sul surriscaldamento dello stesso mar Mediterraneo, noi vediamo degli sconvolgimenti e subiamo in prospettiva delle conseguenze davvero preoccupanti.

Penso non soltanto all'innalzamento del livello dei mari, ma anche a quello che potrà essere l'effetto devastante della crisi climatica sulla fauna marina, sulle nuove specie aliene invasive e, quindi, agli sconvolgimenti che ci saranno, proprio nel nostro Paese, così fragile, così pesantemente colpito.

Quindi, la prima cosa da fare qui è agire per contrastare tutto ciò. Invece ci troviamo a discutere di questo ennesimo decreto, urgente, e l'urgenza però non è in nessun modo rappresentata dalle misure che andiamo a mettere in campo, perché questo è un decreto che, dal mio punto di vista, io definirei assurdo, contraddittorio e anche, in definitiva, una presa in giro per molti cittadini italiani. Già il titolo è fuorviante e assurdo, perché si parla di sicurezza energetica. Ma quale sicurezza energetica, se continuiamo a investire e a costruire nuove infrastrutture fossili, per continuare a tenerci legati ad un modello che è quello fossile, che è quello che sappiamo ha causato fino ad oggi gli enormi problemi che stiamo vivendo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

Con questo decreto noi stiamo, ancora una volta, mettendo il piede sull'acceleratore per nuove trivellazioni, per i rigassificatori che vengono definiti come azioni di interesse strategico nazionale.

Di contro, nel titolo - e poi tornerò su questo tema perché è molto importante - si legge ancora “promozione delle energie rinnovabili”, e questo Governo ha pensato di farlo creando una nuova tassa sui nuovi impianti di energia rinnovabile. Questa è una contraddizione in termini incredibile, e chiunque si rende conto di quanto sia pericolosa.

Inoltre, sempre nel titolo e nel testo di questo decreto ci sono anche misure che vanno ad affrontare il grande tema della ricostruzione e della riparazione dei danni creati dalle alluvioni e dagli eventi climatici estremi che hanno colpito il nostro Paese l'anno scorso, con le diverse regioni che sono state colpite.

Anche qui, da un lato, alimentiamo il problema con nuove trivellazioni, nuovi rigassificatori, nuovi investimenti in gas fossile; dall'altro lato, cerchiamo di porre un rimedio con delle soluzioni, peraltro, per nulla accettabili, efficaci e soddisfacenti rispetto ai ristori e a tutto ciò che andrebbe fatto per riparare i danni causati dalla crisi climatica e dalle alluvioni.

Torno sul tema, che è un po' l'elefante nella stanza io credo, di cui si parla sempre troppo poco e su cui c'è un atteggiamento lassista e di grande superficialità: mi riferisco al tema del gas fossile. Tale gas - va detto, lo ricordiamo, lo sappiamo - è climalterante e, peraltro, ha un effetto di calore 86 volte maggiore, quindi un effetto climalterante maggiore rispetto anche alla CO2 e, dunque, è un potentissimo gas serra che contribuisce molto al peggioramento del riscaldamento globale. Eppure, se andiamo a vedere i consumi del nostro Paese, noi sappiamo che oggi i consumi di gas, di metano e di gas fossile sono in calo.

Dunque, se tanto non vi convincono le motivazioni rispetto al lottare contro la crisi climatica, forse dovrebbero convincervi di più motivazioni che guardano all'economicità di certi investimenti, al loro ritorno economico e alla loro capacità di essere profittevoli anche nel corso del tempo. Oggi investire in infrastrutture fossili assolutamente questo non lo garantisce, anzi diventano e diventeranno con tutta probabilità degli investimenti a perdere o comunque degli stranded asset, e quindi degli investimenti che non avranno alcun tipo di ritorno in futuro. Questo perché? Torno sul tema dei consumi in calo: in Italia i consumi di gas stanno quindi calando, è un calo che ormai si conferma essere a doppia cifra anche per il 2023. A settembre si è calcolato un meno 14 per cento di consumi di gas rispetto allo stesso periodo del 2022, questo significa circa 7,1 miliardi di metri cubi in meno. Quindi la domanda di gas ha continuato a registrare questa tendenza al ribasso, e non lo dico io, ma lo dice anche l'elaborazione dei dati Snam Rete Gas, che infatti certifica il calo dei consumi di gas rispetto all'anno precedente, dal 2022 al 2023. Tutto ciò è una tendenza che continua ad avere luogo e diviene anche certificata e confermata dalla stessa valutazione presentata da ARERA lo scorso 22 novembre 2023. Sul medio-lungo termine le stime di evoluzione della domanda vedono un continuo e progressivo calo dei consumi di gas naturale per effetto delle politiche di decarbonizzazione che sono già vincolanti. Questo credo sia un dato essenziale da cui partire per ragionare di quale tipo di investimenti fare oggi e nel futuro. Anche perché noi abbiamo tutta una serie di obiettivi climatici, ovviamente, europei e nazionali, penso anche al PNIEC. Nella proposta di aggiornamento del PNIEC, elaborata congiuntamente anche con gli operatori di rete per la trasmissione dell'energia elettrica e il trasporto del gas naturale, hanno valutato che il fabbisogno nazionale complessivo di gas naturale al 2030 potrebbe variare tra i 42 e i 57 miliardi di metri cubi. Questi volumi di domanda, anche quelli più conservativi, non giustificano l'utilità di nuovi investimenti in capacità infrastrutturale. Dall'analisi sul bilancio tra domanda e offerta di gas, simulato all'interno del mercato gas europeo, la sicurezza energetica italiana è soddisfatta con la capacità infrastrutturale già in essere. I flussi che sono in entrata dai gasdotti, le importazioni di GNL e la produzione nazionale sarebbero quindi già in grado di coprire la domanda interna e renderebbero disponibili anche volumi per l'esportazione verso l'estero, verso l'Europa, pari a massimo 9 miliardi di metri cubi l'anno.

Altra questione molto importante è il tasso di utilizzo di alcune infrastrutture, in particolar modo dei rigassificatori, che è uno dei grandi errori di questo decreto, che va a definire queste infrastrutture di interesse nazionale e strategico; il tasso di utilizzazione dei terminali di rigassificazione è stimato pari al 32 per cento e sale al 77 per cento solo nel caso di domanda di gas che rimane elevata a 57 miliardi di metri cubi annui, ossia un valore lievemente inferiore a quello atteso per la fine di questo anno. Questo significa, ancora una volta, che risulta superflua l'identificazione di nuovi investimenti in terminali di rigassificazione come interventi strategici di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti. Questa cosa non sta in piedi e lo dicono i numeri, soprattutto nel momento in cui, peraltro, stiamo pensando di investire nuovamente e spingere ancora una volta l'acceleratore su questo tipo di infrastrutture. Penso al rigassificatore on-shore di Porto Empedocle, quindi un'infrastruttura che ha proprio tutto tranne che la flessibilità.

Semmai avreste dovuto mettere dei paletti rispetto a infrastrutture che siano off-shore, e quindi più flessibili, ma nemmeno questo, perché qui c'è la volontà, dal mio punto di vista ormai cieca, di perseguire in tutti i modi quell'ancora di salvezza ad un modello fossile che invece dobbiamo abbandonare. Aggiungo che, parlando sempre di pregiudizio, di preconcetto, di una vera e propria avversione ideologica da parte del Governo, c'è il tema del sostegno alle rinnovabili. Qui è stato piuttosto surreale quanto è successo in Commissione in questi giorni, dove il decreto arrivato, pubblicato, prevedeva una tassa odiosa proprio su quegli impianti di energia rinnovabile che invece ci servono per la decarbonizzazione, per raggiungere gli obiettivi climatici e per rendere il nostro sistema energetico finalmente libero dalle fonti fossili. E che cosa ha pensato di fare questo Governo? Ha pensato di creare una nuova tassa proprio su questi impianti, un qualcosa che ha veramente del surreale. Infatti, approdato in Commissione questo decreto, grazie al lavoro delle opposizioni, ai nostri emendamenti e agli emendamenti di altre forze politiche, il Governo e questa maggioranza si sono resi conto dello scivolone e dell'enorme errore che avrebbero fatto portando avanti una proposta di questo tipo, e quindi è stata fatta retromarcia. Questo, dal mio punto di vista, significa una cosa sola, ovvero il fatto che, come dicevo prima, si disvela un atteggiamento davvero di pregiudizio ideologico nei confronti delle rinnovabili, una ritrosia ad abbracciarle e a sostenerle davvero, senza infingimenti e senza continui ostacoli, che è invece ciò che questo Governo sta facendo. Infatti, il testo del decreto è pieno di ulteriori errori drammatici, sempre legati alle fonti fossili. Torno sul tema delle trivelle: l'articolo 2, di cui prima parlavo rispetto ai rigassificatori, fa un'altra cosa gravissima, il rilancio, ancora una volta, delle trivelle nel nostro Paese, in barba, ad esempio, ai problemi di subsidenza, in particolar modo in alcuni territori come la costa adriatica, l'Alto Adriatico. Autorizzazioni di nuove concessioni o concessioni esistenti sempre più vicine alle coste, sempre più vicine anche ad aree protette, mettendole quindi a rischio. Questo è un qualche cosa di gravissimo. Tutto per che cosa? Per estrarre poche risorse, pochissimi metri cubi di gas: si stimano 50 milioni di metri cubi l'anno per i prossimi 20 anni. Nulla, praticamente, di fatto stiamo parlando del nulla, a fronte di possibili impatti ambientali devastanti. Tutto ciò si vuole continuare a farlo utilizzando anche una tecnica molto pericolosa e molto dannosa. Noi abbiamo cercato di fare emendamenti per quanto meno fermare tutto questo, ovvero la tecnica dell'airgun, che prevede l'utilizzo di una vera e propria sorta di bombardamento nei fondali marini per l'esplorazione e la ricerca delle risorse petrolifere, degli idrocarburi, tutto questo con forti e devastanti effetti dannosi soprattutto nei confronti della fauna marina. Su questo noi abbiamo presentato degli emendamenti, ma ci tengo a sottolineare il fatto che non siamo solo noi, non sono solo gli ecologisti ad essere preoccupati dell'utilizzo di questa tecnica, ma è lo stesso rapporto tecnico dell'Ispra del 2012 che riconosce la tecnica dell'airgun come potenzialmente nociva, ad esempio, per i grandi cetacei.

Dunque, nel rispetto del principio di precauzione, noi ci saremmo aspettati quantomeno, nel perseguire questo folle atteggiamento di continua ricerca di gas fossile nei fondali marini, di evitare di utilizzare questa tecnica così dannosa. Ovviamente i nostri emendamenti sono stati bocciati. Altro grande errore che questo decreto, che questa maggioranza vuole fare, è investire in ricerca e in possibile utilizzo di una tecnica che è la cattura e lo stoccaggio di carbonio.

Anche in questo caso il CCS lascia grandissimi dubbi sul piano dell'efficacia, dell'utilizzo, appunto, di questa tecnica nel catturare la CO2 e nel metterla nel sottosuolo. Se ne parlava ormai decenni fa e siamo ancora lì, siamo ancora a una fase di sperimentazione dove, appunto, di certezze non ve ne sono e semmai permangono dubbi e molte domande. Ma oltre alle molte domande, ci sono anche i costi elevatissimi di questo tipo di tecnica e, non da ultimo, anche possibili problemi di sicurezza rispetto a questi interventi e in un Paese come il nostro, ad alto rischio sismico, mi sembra un ulteriore errore e qualcosa assolutamente da scongiurare.

Con i nostri emendamenti abbiamo cercato, anche qui, quantomeno di tracciare una riga e di evitare il peggio, ovvero di cercare di orientare questo tipo di investimenti solo a quei settori cosiddetti hard to abate, quindi settori come la produzione di cemento e la chimica che hanno più difficoltà a ridurre le loro emissioni e non certo il termoelettrico, perché il settore termoelettrico ha già oggi tutta una serie di tecnologie efficaci che danno prova di essere utili ed efficaci nella decarbonizzazione e nel rendere finalmente fossil free il loro funzionamento. Quindi, abbiamo cercato quanto meno di dare questa indicazione, ma anche in questo caso purtroppo siamo rimasti inascoltati. Quindi, un ulteriore errore molto grave, che anche qui però, come dicevo prima, denota questo atteggiamento da parte del Governo di essere, in maniera pregiudiziale, contrario alle energie rinnovabili, che, attraverso l'efficienza energetica, gli impianti fotovoltaici e quelli di accumulo, ad esempio, possono dare un grandissimo contributo a tutto questo settore, che, invece, verrà ostacolato ancora una volta.

Arriviamo, poi, all'articolo 11. L'articolo 11 è un'altra di quelle disposizioni inspiegabili di questo decreto, davvero inspiegabili. L'articolo 11 introduce una serie di modifiche tese a consentire le autocandidature al di fuori delle aree idonee per la localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Si è fatto un lavoro fino ad oggi complesso, difficile e faticoso, che, però, è stato il frutto di attente valutazioni tecniche e scientifiche, frutto anche di studi approfonditi, di un processo partecipativo e di ampia consultazione pubblica, ma questo lavoro, che è stato compiuto sino ad oggi, di fatto viene messo da parte e si dice che i comuni e le città che vogliono autocandidarsi per ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi lo potranno fare. Peccato, però, che se ad oggi non sono stati individuati, secondo tutta una serie di criteri tecnico-scientifici volti alla garanzia della sicurezza nello stoccaggio a lungo termine dei rifiuti radioattivi, evidentemente una domanda va fatta e un problema ci sarà.

Peraltro, ad oggi pare che l'unica candidatura a ospitare questo deposito - quindi l'unica autocandidatura - sia quella del comune di Trino, chiaramente guidato da una giunta di destra. Trino, peraltro, è vicino a un corso d'acqua, che è uno dei criteri che, anche in maniera molto semplice, possiamo immaginare essere completamente assurdo e un elemento di pericolosità nel decidere quale luogo andare a definire per individuare il luogo del deposito dei rifiuti radioattivi. Quindi, un ennesimo articolo in questo provvedimento del tutto assurdo e controproducente.

Vado, da ultimo, a trattare un altro punto, che è stato oggetto anche degli interventi dei colleghi che mi hanno preceduta, i colleghi Morfino e Barbagallo. In un vero e proprio blitz notturno, si è deciso di nominare come commissario straordinario il presidente della regione Sicilia per procedere alla costruzione di due nuovi inceneritori, stanziando la bellezza di 800 milioni di euro, togliendoli, come diceva il collega prima, al Fondo sociale di coesione. Quindi, soldi pubblici, che dovrebbero essere utilizzati per altre – altre - forme di sviluppo dei territori, saranno utilizzati, invece, per due nuovi inceneritori. Dunque, derogando alle leggi di protezione dell'ambiente e dotando di un'immunità civile il commissario preposto, si andranno a costruire due ennesimi inceneritori. Ebbene, se il marziano di cui parlavo all'inizio fosse arrivato nel 1990 o forse anche negli anni Duemila probabilmente avrebbe anche compreso questo tipo di azione, forse più o meno adeguata ai tempi che correvano - non certo dal nostro punto di vista – ma, ad ogni modo, più comprensibile. Però, siamo nel 2024 e la direttiva quadro sui rifiuti, che è del 2008, stabiliva una gerarchia chiara rispetto a come gestire i rifiuti e l'incenerimento rimaneva una delle ultime opzioni, tant'è vero che gli errori, come onestamente mi sento di dire, sono stati fatti anche da altri territori - e penso alla mia regione, la Lombardia, che ha un surplus di impianti di incenerimento, con grandi danni e con grandi problemi rispetto all'inquinamento atmosferico, che ben conosciamo - e anche da altri Paesi, come la Danimarca. La Danimarca, che tutti noi conosciamo come il Paese dove è situato quel meraviglioso inceneritore dove si può anche sciare, perché praticamente non emette niente - e non è vero - ed è super funzionale e super efficiente, la Danimarca, dicevo, ha deciso di tornare indietro. La Danimarca ha deciso di chiudere un terzo dei suoi impianti, perché si è resa conto di averne fatti troppi, si è resa conto che averne troppi significa anche generare molti più rifiuti, perché il binomio è questo: più inceneritori uguale più rifiuti ed è molto semplice da capire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), tant'è vero che proprio la Danimarca in questo ci viene in aiuto ed è quel Paese in Europa che ha la maggior quantità pro capite di rifiuti prodotti.

Insomma, alcune domande forse, nel 2024, ce le dovremmo porre rispetto ad altre soluzioni che potrebbero essere messe in campo, tra cui, ovviamente, in primis la prevenzione, la riduzione dei rifiuti, il recupero e il riciclo, anche perché - e qui, poi, vado a chiudere - penso che sia, ormai dopo tutto questo tempo, chiaro a tutti che quando bruciamo qualche cosa parte di questo qualche cosa finisce in atmosfera, ma molto, fino a un terzo, diventa cenere e queste ceneri sono rifiuti speciali e, quindi, si alimenta ancora di più un problema che non si va mai a risolvere, peraltro perdendo - e qui davvero chiudo su questo tema - anche grandi opportunità di sviluppo e occupazionali che, nell'ambito dell'economia circolare, sono moltissime. Dovremmo pensare, quindi, proprio a una regione come la Sicilia, che potrebbe diventare anche in prima linea rispetto a ipotesi, proposte e iniziative che mettono al centro l'economia circolare, ma noi la condanniamo, invece, a un futuro di rifiuti e di ceneri.

Chiudo perché ho letto, proprio pochi giorni fa, questo articolo e mi sembrava adeguato al dibattito che stiamo sviluppando. Qualche giorno fa ho letto, appunto, questo articolo in cui questo docente di mitigazione dei cambiamenti climatici del Politecnico di Milano, il professor Caserini, si interrogava sul fatto che su moltissimi giornali continuano ad esserci tutta una serie di articoli che occhieggiano e che strizzano l'occhio al negazionismo climatico e fanno di tutto, appunto, per alimentare la narrazione del negazionismo climatico. Allora, si è domandato: ma se chiedessimo all'intelligenza artificiale se questi articoli e se queste dichiarazioni hanno un senso, che risposta ne avremmo?

Lui chiede a ChatGPT di dire che l'aumento delle temperature globali del Pianeta registrato negli ultimi 150 anni non è dovuto alle attività umane. Ovviamente, il software gli risponde che l'affermazione non corrisponde alla realtà scientifica attuale, perché numerose ricerche e studi scientifici hanno dimostrato, in modo chiaro, che l'aumento delle temperature globali è principalmente causato dalle emissioni di gas a effetto serra, prodotte dalle attività umane, in particolare la combustione di combustibili fossili, come carbone, petrolio, gas e altre attività come l'agricoltura intensiva e la deforestazione. Non male, dice questo professore. E se ci chiedessimo anche: la società umana non dovrebbe preoccuparsi del problema dell'aumento delle temperature? Cosa risponderebbe ChatGPT ? Risponderebbe: mi dispiace, ma non è possibile, conviene alle attività umane preoccuparsene, perché è fondamentale cercare di agire. Peraltro, il software fa una serie di provvedimenti per mitigare il cambiamento climatico e adattarsi ai suoi effetti e propone una serie di iniziative, tra cui maggiore efficienza energetica, riduzione delle bollette energetiche, grazie alle rinnovabili, creazione di posti di lavoro verdi.

In sintesi - e qui veramente chiudo -, forse, per scrivere certi decreti, probabilmente, potremmo chiedere all'intelligenza artificiale di fare il lavoro, forse sarebbe fatto in maniera più accurata, perché, evidentemente, una certa stupidità umana, in questo caso, viene battuta clamorosamente dai nuovi software digitali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a pararle l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, gentili colleghi, vorrei preliminarmente ringraziare gli uffici e i funzionari della Commissione, perché hanno fatto un lavoro veramente prezioso, anche in considerazione degli orari e delle circostanze oggettive (penso, ad esempio, a ieri sera), non facili, in cui si sono trovati a operare.

Presidente, ho pensato a quale potrebbe essere un termine per sintetizzare questo provvedimento. Credo che il termine più adatto sia ipocrisia, perché è l'atto di mentire consapevolmente per attirare favori, che siano sociali o politici. Quale altra definizione potrebbe essere più calzante di questa per un decreto che ha per titolo: “Disposizioni urgenti per la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia”? Cioè si parla di disposizioni per la promozione delle fonti rinnovabili. Ebbene cosa propone il Governo per la promozione delle fonti rinnovabili di energia? Da una parte, mette nel decreto una bella imposta sugli impianti rinnovabili, addirittura da 10.000 euro l'anno per ogni megawatt di potenza; dall'altra, dispone la costruzione, impiegando quasi un miliardo, di due nuovi inceneritori di rifiuti. Dunque, per promuovere il ricorso alle fonti rinnovabili, il Governo cosa fa? Da una parte, tassa le rinnovabili e, dall'altra, incenerisce più rifiuti. Non fa una piega; ipocrisia è il termine più adatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

È vero, è stato ricordato da più colleghi, in Commissione, grazie ai nostri emendamenti e al dietrofront della maggioranza e del Governo, al dietrofront, perché era scritto nel decreto che avevate fatto, almeno questa previsione strampalata di tassare le rinnovabili per promuovere le rinnovabili è venuta meno. Per carità, ma cosa sarebbe successo, se non avessimo sollevato le questioni in Commissione? Cosa sarebbe successo, se le associazioni di categoria, gli stakeholder chiamati, numerosi, in audizione non avessero sonoramente bocciato il Governo su questa previsione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Mi chiedo: è possibile che un Governo, in piena transizione ecologica, partorisca una proposta di tassare le rinnovabili, in un provvedimento che si chiama “Disposizioni per la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili”? Purtroppo, sì, è accaduto, perché è coerente con una visione di Paese di destra, un Paese che deve restare legato mani e piedi alle fonti fossili, ma non solo a quelle, soprattutto alle lobby dalle fonti fossili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Lo scopo del Governo non è quello di traghettare il Paese verso una transizione ecologica. È il suo contrario: fare il possibile per rallentare quella transizione. La previsione di una nuova imposta sugli impianti di energia rinnovabile, benché ritirata, non è altro che la riprova di questa strategia. Non ce l'abbiamo mica messa noi, nel decreto, ce l'avete messa voi, nel decreto. Ci avete provato, vi è andata male, sappiamo che ci riproverete, ma staremo attenti, anche in quell'occasione staremo attenti e ve la faremo ritirare di nuovo, ve la faremo ritirare 100 volte (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Tra eolico e fotovoltaico, l'Italia ha prodotto, nel 2023, circa 54 gigawattora di potenza, la Francia 68, la Gran Bretagna 109, la Spagna oltre 100 gigawattora, la Germania oltre 200, cioè quattro volte tanto il nostro Paese. E questo, nonostante che, in termini di sole e vento, non siamo secondi a nessuno. Signora Vice Ministra, stanno sbagliando tutti gli altri Paesi europei o siamo noi che stiamo, ostinatamente, imboccando la strada in una direzione ostinata e contraria?

Ovviamente, c'è ben poco da sorprendersi di questi risultati, considerato che, per promuovere le fonti rinnovabili, il Governo Meloni non trova di meglio che tassarle e considerato che utilizza un decreto sulla sicurezza energetica e sulle rinnovabili per infilarci nottetempo la costruzione di due nuovi inceneritori, che con questo decreto non c'entrano assolutamente nulla.

Facciamo presente al Governo e ai colleghi di maggioranza che eventuali nuove imposte dovrebbero piuttosto riguardare gli impianti del settore oil & gas per attenuare l'impatto ambientale e sanitario di questi impianti, non certo per le rinnovabili, che contribuiscono primariamente al processo di decarbonizzazione.

Ma questo provvedimento è da rispedire al mittente anche per tanti altri motivi, e non sono meno gravi. E non è solo il punto di vista di un rappresentante di un gruppo di opposizione, perché sono stati depositati in Commissione oltre 400 emendamenti di maggioranza su questo decreto e siccome difficilmente potremo considerarli emendamenti ostruzionistici, è evidente che anche per la maggioranza questo decreto faceva acqua da tutte le parti.

Il punto più critico è che, invece di sostenere e promuovere la transizione energetica, come previsto nel titolo della norma, si presentano disposizioni che vanno in direzione contraria. Eppure, secondo un recente studio pubblicato su The British Medical Journal, i combustibili fossili uccidono ancora 5 milioni di persone all'anno, di cui 50.000 in Italia. Sono dati allarmanti, che dovrebbero lasciare pochi dubbi alla politica sulla direzione da intraprendere, invece, ci troviamo di fronte a un Governo, che continua a ignorare rischi e conseguenze delle proprie azioni. E questo avviene in un momento in cui la COP28 punta a superare l'utilizzo dei combustibili fossili per ridurre i costi energetici e contrastare i rischi dei cambiamenti climatici.

In questo frangente, con questo decreto, cosa fa il Governo? Vi elenco 6 punti, alcuni dei più importanti, sicuramente non tutti: primo, incentiva nuove trivelle per estrarre idrocarburi a costo di rischi enormi per l'ambiente e io, che arrivo dal Veneto, dove il problema della subsidenza è costato, in termini sociali ed economici, miliardi e miliardi di euro, sfollamento addirittura delle popolazioni, un calo del territorio addirittura superiore ai 2 metri, lo capisco bene. Dovreste comprenderlo anche voi. Non possiamo andare avanti a ripetere di continuo sempre gli stessi errori. Dovremmo imparare dagli errori del passato per non commettere errori nel futuro.

E quel che è peggio è che le nuove trivelle servono ad estrarre una quantità di gas talmente bassa che si potrebbe ottenere banalmente con una corretta manutenzione della rete di distribuzione del gas, cioè riparando le perdite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tutto questo è assurdo!

Secondo punto: questo decreto prevede investimenti miliardari per due nuovi rigassificatori, in un momento storico in cui i consumi del gas sono in caduta libera. Questo avviene nel nostro Paese ma non solo nel nostro Paese. Rischiamo di legare mani e piedi al Paese per decenni, legandolo ad una risorsa dalla quale, al contrario, certo gradatamente, dovremmo uscire.

Terzo punto: questo decreto introduce misure per lo stoccaggio della CO2 ma questa è una tecnologia costosissima che tutti gli osservatori internazionali definiscono essere di dubbia efficacia e sconsigliano l'investimento pubblico.

Quarto punto: il decreto sancisce la fine definitiva del mercato tutelato. Questo, al contrario, doveva essere salvaguardato, perché salvaguardare il mercato tutelato significava salvaguardare i cittadini. Voi, con questo decreto, non avete fatto né l'uno né l'altro.

Quinto punto: questo decreto introduce criteri balzani e pericolosi per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari, prevedendo che il deposito nazionale venga realizzato in aree non idonee.

Sesto punto, come se non bastassero i precedenti: con un emendamento notturno del valore di quasi 1 miliardo, e vietando ogni discussione su gran parte dei subemendamenti, si prevede la realizzazione di due nuovi inceneritori in Sicilia, che, oltre a non avere alcuna relazione con il provvedimento in esame, rappresentano il simbolo dell'attaccamento al passato di questo Governo e di questa maggioranza, incapaci di alzare lo sguardo e proporre soluzioni che siano più in linea con la modernità e le sfide che questa comporta, a partire dalla sfida della tutela della salute dei cittadini, che con queste scelte mettete in ulteriore grave pericolo.

Quindi, venendo a illustrare ciascuno di questi punti, con riferimento alle nuove trivelle e ai nuovi rigassificatori in particolare, noi del MoVimento 5 Stelle consideriamo che queste scelte siano tutte sbagliate. Siamo in una fase, come abbiamo visto, in cui i consumi di gas crollano. Pensate che, nel 2023, se ne è consumato circa il 10 per cento in meno rispetto all'anno precedente. Inoltre, abbiamo già sostituito l'offerta di gas della Russia e stiamo già realizzando due rigassificatori a Ravenna e a Piombino, nonché potenziando quelli già esistenti. Queste nuove infrastrutture saranno inevitabilmente sottoutilizzate, con conseguenti inutili aumenti in bolletta dei cittadini, esponendo peraltro il nostro Paese a maggiore rischio sicurezza negli approvvigionamenti, non a minore, a maggiore rischio! ENEA ha stimato che gli interventi di efficientamento energetico, per contraltare, lo richiamo, nel 2022 hanno generato un risparmio record di 3 miliardi di euro della fattura energetica nazionale, pari a un taglio di 2,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e di ben 6,5 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 in meno. Tutto con gli investimenti, che sono stati fatti, di efficientamento energetico. Ebbene, se vogliamo intervenire concretamente sulla sicurezza e sulla riduzione del costo dell'energia, nonché rilanciare la crescita e la competitività del nostro Paese, dobbiamo investire sugli interventi per efficientare e ridurre i consumi di energia, ma anche incrementare la produzione di energia rinnovabile, non tassarla. Tali investimenti stimolerebbero la domanda interna, alimentando anche nuova domanda per posti di lavoro. Enrico Mattei lo aveva capito, per lui era importante il raggiungimento dell'autonomia energetica, consapevole che, senza un'indipendenza energetica, il nostro Paese non sarebbe mai stato indipendente, soprattutto per quanto riguarda le scelte economiche. Mattei avrebbe sicuramente saputo cogliere questa opportunità della transizione energetica guidando la più importante società dallo Stato, l'ENI, società che qualcuno al Governo adesso vorrebbe svendere, e l'avrebbe portata gradualmente fuori dalle fonti fossili. L'avrebbe sicuramente trasformata in un campione mondiale delle rinnovabili, perché il mondo va in quella direzione. Al contrario, l'ossessione della Presidente Meloni per il gas fossile non coincide in alcun modo con gli obiettivi della decarbonizzazione e della sicurezza energetica. Il contenzioso attivato dal Pakistan, per fare un esempio, nei confronti di ENI - sapete che c'è un contenzioso per le mancate forniture di gas liquefatto - sta lì a confermarlo, così come il recente blocco delle navi gasiere in Qatar, conseguito alle tensioni e al venir meno della sicurezza della navigazione. Poi, non dobbiamo dimenticare che il gas voluto dalla Meloni è un gas climalterante che, se combusto, emette CO2 e, se immesso direttamente in atmosfera, risulta essere addirittura di 86 volte più climalterante della stessa anidride carbonica. Insomma, mentre questo decreto investe irresponsabilmente miliardi dei cittadini sul gas, un grande numero di progetti relativi ad impianti per fonti rinnovabili, addirittura 1.300, resta a prendere la polvere, in attesa di valutazione, in qualche cassetto del Ministero. Il nostro è un Paese non solo in grado di sostituire il gas russo con le rinnovabili, accompagnando la produzione con importanti politiche di riqualificazione energetica degli edifici, ma anche in grado di portare occasioni di sviluppo nei territori, posti di lavoro e innovazione, grazie alla sostenibilità. A tal proposito, basta ricordare le dichiarazioni di Elettricità Futura, quando ha dichiarato di essere in grado di investire 320 miliardi di euro per realizzare 85 gigawatt di nuovi impianti da fonti rinnovabili, creando al contempo 80.000 nuovi posti di lavoro. Parliamo, in termini equivalenti, di oltre 14 miliardi di metri cubi di gas, cioè di oltre 4 volte la intera quantità di gas estratto, a livello nazionale, nel 2022. Invece che dar seguito a questi impianti si preferisce trivellare per estrarre 50 milioni di metri cubi di gas, che sono risorse irrisorie rispetto al fabbisogno del Paese e alle potenzialità delle fonti rinnovabili.

Un altro punto riguarda la tecnologia CCS. Con le misure di stoccaggio della CO2, il Governo decide di investire in una tecnologia che è vecchia di cinquant'anni, una tecnologia che, a parere della grande maggioranza degli auditi in Commissione, è scarsamente promettente e sulla quale dovrebbero essere centellinati gli investimenti di denaro pubblico. Faccio presente il parere del direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale dell'energia. Quando andiamo a vedere i progressi fatti negli ultimi vent'anni dal CCS, scopriamo che è una sequenza di delusioni. L'ex amministratore delegato di ENEL, Starace, è stato ancora più tranchant: quante volte dobbiamo riprovare una cosa che non ha funzionato, si chiede. Me lo chiedo anch'io e ve lo chiedo. Non aveva tutti i torti. Chevron in Australia ci ha buttato 3 miliardi ed è sotto il 50 per cento del target. L'Institute for Energy Economics and Financial Analysis, analizzando i 13 progetti di punta globali nella CCS, ha notato che 7 non hanno raggiunto i target, 2 sono falliti e uno è fermo. Lo stesso IPCC, cioè il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, facendo un'analisi delle tecnologie ad oggi disponibili per costi ed efficacia nel raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030, ha posizionato cattura e stoccaggio tra le opere non solo meno efficaci ma anche più costose in assoluto. Questo decreto, dunque, attribuisce una via preferenziale ad una tecnologia poco efficiente, poco efficace ed in via di sperimentazione.

Una via preferenziale che, invece, dovrebbe essere data a tecnologie, come quella dell'eolico e del solare, di cui, invece, in questo decreto, non c'è traccia, e che lo stesso IPCC nella sua graduatoria, quella che abbiamo citato poc'anzi, inserisce come le più efficaci e meno costose fra tutte le tecnologie e i settori conosciuti. Insomma, con questo decreto il Governo butta risorse enormi in tecnologie dichiarate inaffidabili e tassa, invece, quelle dichiarate più efficaci e meno costose. È esattamente il contrario di quello che andava fatto.

E, ancora, a proposito di mercato tutelato, il provvedimento in esame interviene anche sulla riforma del mercato tutelato di cui maggioranza e Governo hanno decretato la fine, lasciando in pasto circa 10 milioni di clienti agli operatori del settore. In un contesto in cui il costo del gas e dell'energia elettrica è ancora elevato, la decisione di procedere alla fine del mercato tutelato non può che definirsi incomprensibile. Della massiccia campagna informativa, peraltro, non c'è alcuna traccia.

Dal 10 gennaio, poi, come se non bastasse, sono terminate pure le tutele previste per contrastare il caro energia. Gli italiani, insomma, nel 2024, dovranno far fronte, a causa vostra, a bollette salatissime, perché avete alzato l'IVA sulle bollette del gas, portandola dal 5 al 22 per cento; avete reintrodotto gli oneri generali di sistema, parliamo di 780 milioni di euro che si troveranno gli italiani sulla bolletta; avete ridotto la soglia di accesso ai buoni sociali, che era di 20.000 euro e l'avete portata a 9.520, avete introdotto in bolletta un nuovo corrispettivo, la cosiddetta neutrality charge, necessaria a coprire il disavanzo di 4 miliardi di euro generato dagli acquisti operati da Snam Rete Gas per il riempimento degli stoccaggi. Insomma, nel 2024, gli italiani si troveranno un super salasso nelle bollette, un super salasso targato Meloni e queste difficoltà e questi aumenti si aggiungono a quelli conseguenti alla fine che avete imposto del mercato tutelato, complimenti, non ci sono altri commenti da fare su questo.

Con riferimento, Presidente, al Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, se da una parte condividiamo la necessità che sia importante e urgente intervenire e che occorra intervenire per risolvere una questione che ormai ci trasciniamo da anni, dall'altra, non possiamo accettare che si apra una stagione delle autocandidature che prescindono dal profilo di sicurezza del sito. Cioè, state aprendo, con questo provvedimento, un cosiddetto percorso parallelo, che è incomprensibile. Pare evidente che l'avete pensato per dar modo ai comuni che sono stati scartati di tornare in pista. È noto, ad esempio, il caso del comune di Trino, in Piemonte; è noto che abbia avanzato l'autocandidatura per il Deposito nazionale. Però, diciamo anche agli italiani che sono ben 6 i criteri che prevedono la sua esclusione dalle aree ritenute idonee. Ci chiediamo quali siano i motivi, le ragioni, i parametri, per cui Trino e non altri siti non idonei potrebbero essere presi in considerazione. Anche qui, è esattamente il contrario il procedimento che va applicato. Il sito che dovrebbe essere scelto deve necessariamente comportare i minori rischi oggettivi possibili e, quindi, essere il più idoneo, non il meno idoneo. Rimettere in discussione il processo già avviato per l'individuazione delle aree idonee dove ospitare il Deposito nazionale, modificando peraltro una vostra legge, una legge che era stata fatta e voluta dal centrodestra nel 2010, è una scelta sconsiderata, irresponsabile, opaca e contraria all'interesse nazionale, potenzialmente pericolosa per i cittadini.

Modifiche alla legge sono state introdotte senza le necessarie garanzie di trasparenza, di partecipazione e di coinvolgimento delle popolazioni interessate e queste sono garanzie fondamentali per portare a termine l'individuazione del Deposito.

Insomma, questa vostra decisione appare irrazionale e potenzialmente idonea, nella migliore delle ipotesi, a rimandare ulteriormente la soluzione del problema agli anni a venire.

In conclusione, le energie rinnovabili e gli interventi di riduzione dei consumi fanno bene alle tasche della collettività e fanno bene ai conti pubblici e forse è proprio questo il motivo per cui vengono boicottati dal Governo e dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). ENEA ha stimato che gli interventi di efficientamento energetico nel 2022 hanno generato un risparmio record di 3 miliardi di euro nella fattura energetica nazionale 2022. Se fossero contabilizzati anche gli impianti fotovoltaici e gli accumuli installati con il superbonus arriveremmo ad un risparmio della bolletta energetica di 4 miliardi di euro all'anno, che si perpetrerà per molti decenni a venire, ossia, per la vita utile delle tecnologie che sono state installate e questo, evidentemente, a qualcuno non va a genio.

Questi risparmi, in fondo, risparmi per le famiglie e risparmi per gli italiani, drenano profitti e ricavi alle compagnie che operano nel settore dell'Oil & Gas e forse per questo non vi piacciono; ma spesso ci dimentichiamo i costi causati dal riscaldamento globale, eppure gli eventi estremi come le alluvioni, le tempeste, le ondate di calore, la siccità e gli incendi hanno causato, solamente negli ultimi 10 anni, nel nostro Paese, danni che secondo stime attendibili, elaborate da organismi internazionali, superano i 35 miliardi di euro.

Per metterci in linea con il target 2030, dovremmo installare 10 o 12 gigawatt di fonti rinnovabili. Bene, peccato che stiamo andando nella direzione sbagliata. Non è un caso che sulla proposta di aggiornamento del PNIEC, la Commissione europea ci abbia inviato ben 25 raccomandazioni. Sappiamo che in questa situazione maggioranza e Governo continuano a fare propaganda sul nucleare, cioè sulla tecnologia che produce energia a prezzi fuori mercato e produce rifiuti pericolosi, come quelli ad alta radioattività, rifiuti che ancora oggi, a distanza di quarant'anni, non sappiamo dove mettere in sicurezza e questo con conseguenti elevati rischi per i territori che da anni convivono con i lasciti nucleari.

Mancano in questo provvedimento misure significative e strutturali volte all'indipendenza energetica del nostro Paese, nonché alla decarbonizzazione del sistema energetico, fatta non solo di nuovi impianti da fonti rinnovabili, da sistemi di accumulo, da sviluppo della rete, ma anche da una politica concreta ed urgente di efficientamento energetico. Si tratta di una opportunità che è anche una straordinaria opportunità di sviluppo e di innovazione per il nostro Paese, in grado non solo di portare ad una riduzione generalizzata delle bollette degli italiani, ma anche di creare moltissimi nuovi posti di lavoro.

Resta, dunque, per questi motivi, un provvedimento deludente, che sembra fatta apposta per favorire le lobby del gas, una vera e propria resa di un Governo, che rinuncia al raggiungimento degli obiettivi climatici, ignorando le gravi conseguenze di questa scelta. Di certo, Presidente, i cittadini se ne renderanno presto conto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Gnassi. Ne ha facoltà.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Presidente, come abbiamo detto, parliamo del cosiddetto decreto-legge Energia e della sua conversione in legge. È un provvedimento importante, un provvedimento sul quale è necessario - ovviamente, potrei dire: sarebbe stato necessario - che si misurasse un intero Paese e su che cosa? Sulla dimensione della produzione e del consumo di energia.

Sarebbe stato bello avere quello spazio, non sono ingenuo, non è una sorta di rincorsa a un demagogico populismo che chiede di partecipare; però, su un tema così rilevante, la produzione e il consumo dell'energia, sarebbe stato fondamentale e decisivo coinvolgere le imprese, le famiglie, i contesti territoriali, le regioni, le comunità locali. Faccio solo un esempio. Il PNIEC individua degli obiettivi, il raggiungimento degli obiettivi indicati dall'Europa circa la transizione energetica, il 2030, il 2050. Sarebbe stato bello, magari, coinvolgere gli attori di questo nostro Paese, che va dalle Alpi alla Sicilia, per individuare, rispetto al PNIEC, obiettivi di area vasta, cioè obiettivi di raggiungimento territoriale degli obiettivi del PNIEC.

Nei processi di governo in relazione alla sanità, alla possibilità, ad esempio, di gestire i rifiuti oppure le stesse acque, ci sono dei processi di area vasta, che chiedono ai territori di concorrere al raggiungimento generale degli obiettivi, quelli del PNIEC. Sarebbe bello individuare il fabbisogno energetico nazionale, come il PNIEC individua, e individuare - avete appena approvato l'autonomia differenziata - degli obiettivi per regione, per area vasta, degli obiettivi sovra provinciali.

Quello di cui discutiamo è un tema che ha implicazioni di come tutto il Paese concorre verso la transizione energetica, ed è anche un tema che ha implicazioni di come l'Italia è e sta nel mondo, perché nel mondo ci si sta con le politiche industriali, ma anche con le politiche energetiche. Vedete quanto, ad esempio, i conflitti tremendi che stiamo vivendo incrociano, attraversano e influiscono sulle politiche energetiche. L'energia ha a che fare con la produzione, con i prodotti, con le merci. Con riferimento alle produzioni, pensiamo - lo diremo dopo - all'automotive, all'elettrico nella dimensione dell'automotive, come, ad esempio, le merci si spostano, come le crisi internazionali hanno a che fare con lo spostamento dei prodotti e come i prodotti hanno a che fare con l'energia, chi produce quei prodotti che energia consuma, se quei prodotti vanno verso l'elettrico o sono a combustibili fossili, pensiamo, ad esempio, alle auto. Le politiche energetiche fanno le politiche di un Paese.

Credo che anche dal dibattito o, meglio, dal confronto che c'è stato nelle audizioni, se è emerso qualcosa di così condiviso, è il fatto che l'energia, la rivoluzione digitale, l'intelligenza artificiale, la transizione energetica davvero definiscono anche il ruolo o meno che un Paese può avere nei processi futuri. Allora, dall'interpretazione delle azioni, delle politiche che l'Italia farà su questi fronti, ad esempio sulle politiche energetiche, dipenderanno la tenuta economica e sociale del Paese, dipenderà, ad esempio, anche la tanto e cara a tutti noi sovranità del Paese. Saremo autonomi? Saremo produttori di energia pulita, non inquinante o dipenderemo? Dalle politiche energetiche dipende un pezzo della sovranità di questo Paese. Allora perché diciamo questo in premessa, in questa discussione? Perché si richiama l'interesse nazionale? Perché si evoca una politica che esce dall'ineluttabilità dello scontro a prescindere e di pregiudizio? Perché la maggioranza che governa, che urlava all'opposizione del ruolo del Parlamento e della necessità del confronto, questo confronto è stato limitato? Perché la Presidente Meloni e il suo Governo fanno l'ennesimo decreto-legge sulle politiche energetiche, che toccano temi essenziali per il Paese, a cui concorrere, rispetto agli obiettivi da raggiungere, tutti? Perché è fate ancora un decreto-legge? Siamo al cinquantatreesimo. Perché non abbiamo coinvolto davvero quest'Aula, le opposizioni, i punti di vista? Avete fatto un decreto-legge e adesso, mentre stiamo parlando, ci si sta accingendo all'ennesima fiducia, che vuol dire che non si parla di politiche energetiche. La maggioranza decide una traiettoria, propone questo decreto-legge e si tira dritto così, non ci si confronta. Guardate che sulla sovranità del Paese, che dipende dalle politiche energetiche, una mano la si può dare tutti. Non l'avete voluta, non la volete. Perché avete questo profilo di Governo? Lo dico perché, all'inizio, può dare dei risultati - tirate dritto, i numeri, la politica -, ma, alla lunga, il metodo che tira dritto, che non consente al Parlamento di discutere, di confrontarsi, di dare una mano al Paese non tiene, non produce risultati, perché, se le politiche energetiche non sono condivise, non sono robuste, non sono rigorose, il Paese è più debole. E, se il Paese è più debole, i numeri della maggioranza che oggi vi fanno tirare dritto non consentiranno a questo Paese di stare in piedi, di essere autonomo, ad esempio, energeticamente.

Noi crediamo che una forza politica, come la nostra - tentiamo di fare il meglio possibile aspirando al meglio in assoluto -, faccia bene il proprio mestiere se guarda all'interesse nazionale, se tiene la barra sull'interesse nazionale e non se si dedica, invece, alla ricerca della visibilità, data spesso dallo scontro, e sostenendo a prescindere che il Governo sbaglia. Così, nonostante vi accingiate a mettere la fiducia, nonostante non abbiate ancora una volta coinvolto il Parlamento con il decreto-legge in una sorta ormai di monocameralismo di fatto, arriva la Presidente del Consiglio Meloni, dice la sua question time, TV, ma ancora una volta, lo ripeto, non avete coinvolto il Parlamento. Nonostante ciò, noi, credendo nell'interesse del Paese, consapevoli che la sfida sulle politiche energetiche comporti un pezzo del destino del Paese, abbiamo avuto verso questo provvedimento un atteggiamento costruttivo, abbiamo tenuto con la maggioranza un atteggiamento che voleva e vuole stare sul merito, sul merito dei contenuti e delle azioni, dei processi e dei progetti. Noi siamo stati, in questo piccolo spazio che ci è stato concesso, per una discussione ordinata, per un contributo di merito, non ci siamo limitati a dire che togliete lo spazio, che fate i decreti-legge, che mettete la fiducia, che tirate dritto. Abbiamo provato ed insistito per stare nel merito.

Nell'esame del provvedimento abbiamo, prima, espresso la volontà di tenere un profilo di merito, poi abbiamo tenuto una posizione responsabile. Non ci interessa costruirci, come dicevo prima, un protagonismo sulle urla, sullo scontro o su un giudizio che viene da un pregiudizio. Abbiamo promosso e voluto avere un confronto leale, dialettico, su alcuni punti di critica, verso altri dialettico e verso altri ancora di condivisione. Noi non ce la sentiamo di dire che qui è tutto sbagliato, abbiamo provato ad entrare nel merito e abbiamo fino all'ultimo lavorato affinché, in Commissione, questo percorso dialettico, di contributo, responsabile, di confronto ci fosse.

Poi, negli ultimi giorni, si vede che qualcosa dalle parti della maggioranza si è incrinato, è andato male. Abbiamo creduto, in modo leale e onorevole, anche a quello che ci era stato proposto: lavoriamo sugli emendamenti, andiamo in Aula, tentiamo di definirne un numero congruo, facciamo come abbiamo fatto con il provvedimento sul made in Italy, che, appunto, giunto in Aula, ha permesso in qualche modo di esprimere le posizioni critiche, di confronto o di condivisione. Ma, negli ultimi giorni, questa promessa, che, tra l'altro, devo dire i presidenti delle Commissioni attività produttive e ambiente avevano lanciato e alla quale noi abbiamo aderito, questo impegno per un confronto leale, ad un certo punto, si è incrinato, la maggioranza si è chiusa e, per un provvedimento così importante, ha cominciato a tirare dritto, a chiudere gli spazi del confronto, in Commissione a tirare via. Sul decreto verrà posta la fiducia e siamo arrivati al risultato di oggi. Tra qualche minuto, fiducia, pochi emendamenti e proposte di merito, tra l'altro utili, accolti, per materie e temi così importanti e diversi: l'energia, le politiche energetiche, ma anche l'alluvione, quella tragedia che ha colpito l'Emilia-Romagna, la Toscana e le Marche. Poco ascolto anche rispetto a quello che ci era stato prospettato, ma noi siamo persone responsabili e, nello spazio che abbiamo, lavoriamo sul merito, per incidere, per far uscire di qui un provvedimento - lo dirò dopo - di cui vediamo tutte le debolezze, ma che, magari, con il nostro contributo riesce a dare qualche risposta.

Avete chiuso, non avete accettato di fatto granché e le proposte anche senza costi, mi riferisco all'alluvione dell'Emilia-Romagna, le avete bocciate. Bocciature per le famiglie, per le imprese alluvionate, fino - e qui noi lo vogliamo dire con grande chiarezza e lo diremo per come ci è consentito - allo strappo che la maggioranza ha voluto fare ieri notte prima di venire in Aula oggi. Un blitz, un vero e proprio blitz della maggioranza. Un blitz nel decreto-legge energia che verrà convertito in legge, pensate un po', le politiche energetiche con questo Paese a mollo nel Mediterraneo che è attaccato all'Europa, ma che guarda all'Africa. Le merci che arrivano dal Canale di Suez, un hub naturale di questo Paese che dovrebbe confrontarsi con tutti, politiche energetiche, un blitz nella notte in Commissione sui rifiuti in Sicilia. Un emendamento che il Governo infila in un decreto su energia e alluvione di notte, all'improvviso, senza averlo mai visto, né potuto discutere. A proposito dalla presidente Meloni e della sua favoletta dell'underdog, quanto sa di vecchio questa roba? Il blitz notturno, aprivamo i telegiornali, la manina che in un provvedimento mette cosa? Un blitz con un emendamento che toglie 800 milioni alla Sicilia e ai siciliani dell'FSC, 800 milioni per strade e asili, e li consegna, insieme ai poteri commissariali sui rifiuti, direttamente al Presidente della regione, Schifani. Stiamo parlando di politiche energetiche e la manina notturna ha messo dentro il blitz Sicilia. Su un emendamento, quello del blitz notturno sui rifiuti della Sicilia, apriamo una discussione sui rifiuti, vediamo la filiera, la raccolta differenziata, la termovalorizzazione, l'uscita dalla termovalorizzazione, ma non si fa così. Non si fa uno scippo ai siciliani di notte sulle politiche energetiche, per dare 800 milioni al presidente Schifani. Non entro nel merito della discussione del termovalorizzatore, sì o no, la faremo è un altro tema. Però, rispetto a quel confronto leale, su cui la maggioranza si era impegnata, i due presidenti di Commissione, Ambiente e Attività produttive, avevano proposto un percorso di collaborazione; non solo non c'è stato, ma la mattina è stato presentato un emendamento del relatore che la notte, all'improvviso, è sbucato diverso da quello della mattina contenente lo scippo ai siciliani di 200 milioni e la consegna dei poteri commissariali al Presidente Schifani sui rifiuti. Stiamo parlando di politiche energetiche e dovevamo fare un percorso leale di collaborazione. Via al dibattito, via al confronto, avanti con il blitz. Questo è quello che è successo, in queste ore.

Vede, Presidente, noi insistiamo su questo aspetto - tra poco entrerò nel merito del provvedimento -, perché a tutta evidenza si tratta di uno strappo di prassi e regole e alla richiesta di almeno poter dare una valutazione di quell'emendamento che, presentato la mattina, è riemerso di notte con il blitz del furto alla Sicilia, almeno per poterlo studiare ieri notte, in Commissione, tentare di capirlo, anche perché sull'emendamento della mattina del relatore l'opposizione - cioè noi - avevamo fatto subemendamenti, ma se poi la sera viene stravolto l'emendamento e si parla d'altro, non è stato possibile neanche studiarlo e valutarlo, quell'emendamento. Guardate che questi strappi - lo dico ai colleghi, ma in modo pacato - segnano la natura dei rapporti anche in Commissione, perché non ci si può più fidare. Quando avremo provvedimenti su cui occorre avere anche un profilo e un atteggiamento per portare un provvedimento su cui abbiamo opinioni diverse in Aula e in Commissione e ci si chiederà collaborazione con quale sguardo, con quale valore della parola che danno i due presidenti, potranno ottenere da noi una leale collaborazione? Ponetevelo questo problema, questo tema, rifletteteci, tra un caffè e un applauso alla Presidente del Consiglio.

Dopo il blitz sui rifiuti che segna uno strappo nei rapporti tra di noi, arrivo al merito. Dicevo prima le politiche energetiche segnano la postura e lo standing internazionale di un Paese. Cosa si propone sull'energia? Cosa si propone sulle fonti rinnovabili, sugli obiettivi del COP28, sugli obiettivi del PNIEC? Cosa c'è su energia e alluvione? Doveva essere un decreto, l'obiettivo era questo, lo avete scritto, lo avete dichiarato, lo avete detto anche nei titoli, con i quali parlavate di questo decreto. Doveva essere un decreto che sarebbe dovuto intervenire e doveva avere come obiettivo strategico quello di sostenere, semplificando, gli investimenti e le azioni per sviluppare le fonti rinnovabili. Questo era l'intento, l'obiettivo, del decreto sostenere e sviluppare investimenti per le fonti rinnovabili, con profondità, con rigore, con analisi, con convinzione. Questo decreto sostiene gli investimenti per le fonti rinnovabili, ha come tema politico l'obiettivo di alimentare, di rendere sovrano il nostro Paese da un punto di vista energetico, costruendo la transizione e investendo sulle fonti di energia pulite? Lo fa, questo decreto? Io non posso negare che ci sono cose che sono condivisibili, ma al fondo questo decreto lo fa? Purtroppo, no, non lo fa, non ha come obiettivo strategico semplificare gli investimenti e le azioni per sviluppare le fonti rinnovabili. Non lo fa con una strategia e con una convinzione, perché lo diciamo guardando il merito del provvedimento. È prassi che si venga in Aula e il relatore legga gli articoli e i commi, ma, al fondo, questo decreto si pone l'obiettivo per questo Paese meraviglioso che è l'Italia, di portarlo nella transizione energetica, togliendolo dall'inquinamento, facendo sì che l'Italia contribuisca alla diminuzione del riscaldamento globale?

Guardiamo al merito e allora le mie sono considerazioni politiche. Il merito del provvedimento che avete fatto è frutto e figlio di una visione, di un'analisi che la destra fa, di un'analisi e anche di una cultura politica, di una visione che la destra ha sui temi del Pianeta. È evidente che, per come si è comportata la maggioranza, l'analisi, lo scenario, la consapevolezza la visione della destra verso i temi della transizione energetica del vostro Governo è quantomeno non omogenea. Abbiamo sentito posizioni che andavano dal nucleare alla necessità del fossile, dalle trivelle a persino alla derisione - chi l'ha detto, in Aula? – delle forze progressiste europee che sarebbero in una sorta di salotto, occupandosi, loro, i progressisti europei, che stanno bene, di transizione energetica. Devo dare atto al Ministro Pichetto Fratin che lo ha detto, vi ricordo che l'Italia è semplicemente in un hotspot del Mediterraneo dove la temperatura è già aumentata di due gradi: siamo già in una serra nel Mediterraneo. A parte sterili polemiche da TG della sera, che poi, nel tempo, si infrangono con gli elementi di verità, chi nega che anche gli eventi calamitosi, come le alluvioni non siano frutto, purtroppo, anche dell'hotspot del Mediterraneo - più due gradi - nella quale è l'Italia anche quelle polemiche li vanno a sbattere contro l'evidenza dei fatti.

Tuttavia, dicevo prima, il merito del provvedimento è frutto di una cultura, di una visione. C'è chi nega il global warming (e abbiamo più due gradi), c'è chi parla dell'alluvione come di una piccola conduttura o di un piccolo argine che, dalle parti della Romagna, non è stato fatto, ma andate a vedere la Romagna per vedere (ovviamente nessuno se lo augura) quella quantità mai vista in serie storiche di millenni e ci sono gli istituti di ricerca scientifica che oggi lo affermano. Quella quantità di acqua, io non so se fosse scesa da un'altra parte d'Europa o d'Italia cosa avrebbe combinato. Siccome ci siamo messi gli stivali nel fango per dare una mano alla gente, non per fare uno spot al TG1 della sera, sappiamo di cosa parliamo. Allora, il merito di questo provvedimento è frutto di una visione che c'è nel mondo, che, tra l'altro, rassicura e protegge anche i più deboli. Lo capiamo questo argomento perché quando uno ti dice transizione energetica, passiamo all'elettrico e magari il tuo vicino di casa non riesce a cambiare la macchina usata, questo messaggio semplificato può passare, ma è una cultura che, da Trump alla Meloni, è arrivata a incidere e a formare il senso di questo di questo provvedimento.

A parte che è evidente che, se sale la temperatura, coloro che soffrono sono coloro che hanno meno. Non è che chi è povero può permettersi il condizionatore in casa oppure le cure in un ospedale che, essendo tagliate le risorse, non solo non rinfresca gli ambienti, ma non apre neanche le sale. È evidente che il global warming colpisce i più poveri, però questo era un provvedimento che doveva guardare a come sta l'Italia nel mondo.

Si nega il cambiamento climatico, si cercano degli equilibri, in questo provvedimento. Tu, Lega, cosa vuoi? Fratelli d'Italia? Chiedetevi da dove viene il blitz notturno della Sicilia. Invece di considerare che l'Italia, rispetto anche ai conflitti che dipendono persino dall'energia e dalle politiche energetiche, deve avere una statura, un profilo, magari essere all'avanguardia, perché abbiamo piccole e medie imprese su tutto il fronte dell'idrogeno, della tecnologia, che possono dare innovazione, questo provvedimento, tutto sommato, gestisce alcune cose, tutto sommato tenta di trovare alcuni equilibri, un po' alla Lega, un po' a Fratelli d'Italia. Lo dico non per critica politica, ma le politiche energetiche sono strategiche per un Paese solo se, ad esempio, sono connesse alle politiche industriali. Come si sostengono le imprese sul fronte approvvigionamento e sulla loro riorganizzazione verso la transizione energetica? Le politiche energetiche sono solide se si legano alle politiche industriali, se connesse, ad esempio, al made in Italy, ma credo che dopo la fiducia faremo l'ennesima etichetta, l'ennesimo distintivo.

Il Ministro Lollobrigida consegnerà il premio di Mastro pasticciere, con tutto il rispetto per Massari, a cui viene dedicato il premio, ma, se le politiche industriali sono il made in Italy di Urso, i francesi e i tedeschi, con il made in France e il made in Germany, dato che quel made in Italy non è finanziato e Lollobrigida dà le etichette al pasticciere, festeggiano. Le politiche energetiche hanno un senso se sono collegate alle politiche industriali, se sono connesse al made in Italy, se sono connesse alle politiche sociali. Quando si passa al mercato libero, come si sostengono le fasce più deboli? Vi è il tema della maggiore tutela, della cessazione del servizio di maggiore tutela per chi ha meno. Le politiche energetiche hanno un senso, questo decreto doveva avere un senso, se tengono e sono legate alle politiche industriali, alle politiche sociali, se sono connesse alla consapevolezza che esse concorrono a definire un posizionamento geopolitico del Paese, dell'Italia nel mondo, dentro i processi del mondo.

Faccio solo un esempio dell'inconsistenza, purtroppo, al netto di qualcosa che giustamente c'è. E devo dare atto ancora allo sforzo, a volte invano, del Ministro Pichetto Fratin, che si trova poi intorno o nelle fauci di chi crede al carbone, a chi basta l'etichetta del made in Italy. Faccio solo un esempio della sostanza delle politiche energetiche, che hanno questa sostanza se sono legate alle politiche industriali. Sono politiche energetiche fragili, purtroppo, perché quali sono le politiche industriali del nostro Paese? Sull'acciaio qualcuno riesce a capire se ci sono politiche industriali? E l'acciaio primario tiene in piedi le infrastrutture: se non lo produrremo più, probabilmente dipenderemo dalla Cina, che farà passare le merci da Suez, che non ha tanti problemi di transizione energetica, però controlla il processo, il prodotto e la logistica. Noi ci accodiamo, noi che siamo i sovrani in Europa, in questa locomotiva che stenta, che si chiama Europa, noi siamo nell'ultimo vagone con le nostre bandierine a non avere una politica, a sventolare bandierine bianche, verdi e rosse senza avere una politica industriale.

Faccio un esempio di politiche industriali: automotive. Scontiamo, in Europa, il fatto che la tecnologia dell'Asia, penso alla Corea, penso al Giappone e penso alla Cina, starà immettendo e immetterà sul mercato una dimensione di prodotti, ad esempio di auto elettriche alimentate a idrogeno, che potrà sbaragliare, a proposito del nostro dibattito con Stellantis, la produzione europea. Arriveranno prodotti, auto elettriche e a idrogeno. Noi abbiamo idea di come affrontiamo questa dimensione? Di come sosteniamo chi non deve scappare dall'auto per portarlo sull'elettrico e accompagnarlo alla transizione energetica? Dentro questo decreto c'è qualcosa? A noi non è parso di vederlo. Al massimo, facciamo una proroga del gas. Mentre i cinesi, i coreani, i giapponesi e gli americani stanno andando sulle auto all'idrogeno, noi facciamo una proroga sul gas, magari facciamo una proroga sulla benzina, faremo una proroga sul diesel, quando non ci saranno più macchine che consumeranno benzina e diesel.

Le politiche energetiche e le politiche industriali si tengono, però siamo sovrani e abbiamo messo i cartelli davanti ai distributori. Infatti, ognuno di noi ha risparmiato sulla benzina e sul diesel, o sull'alimentazione che usa perché ha visto i cartelli sui prezzi davanti ai distributori. Ma andate nei bar a vedere se la gente normale ha risparmiato perché Urso ha messo i cartelli. Poi, però, facciamo il Piano Mattei. Cosa finanzia il Piano Mattei? Una cabina di regia che alimenta un coordinamento. Mattei aveva, in qualche modo, un senso di come le politiche energetiche definiscono una dimensione geopolitica del Paese. Invece che mettere i cartelli ai benzinai, aveva fatto la lotta ai cartelli delle Sette sorelle. Sono sempre cartelli, però quel lembo nel Mediterraneo che si chiama Italia aveva una strategia in relazione all'Africa, ai Paesi che producono energia, dando all'Italia un ruolo centrale per avere uno standing. Quindi, non combattiamo i cartelli di chi produce energia, però mettiamo i cartelli davanti ai distributori. Allora, non sono disquisizioni, perché poi entriamo nel merito.

Non avete voluto il confronto, tant'è che il Governo ignora, ad esempio, continua ad ignorare, continuando a voler puntare sull'attività estrattiva del gas, che sia stato raggiunto uno storico Accordo per abbandonare, entro il 2050, l'uso dei combustibili fossili. Guardate che voi potete scrivere anche qui del gas, il mondo va da un'altra parte e produce le auto che vanno con un altro combustibile. Attenzione, perché si passa la nottata, si va sul TG1, “facimm a faccia feroce”, e poi con questo gergo, “state carmi”, però qui siamo calmi, ma usciremo dal mercato. Andiamo sul gas e il gas non avrà neanche più chi lo usa. Vi faccio notare che il blend gas-idrogeno nel Regno Unito, e non solo, vede già un investimento di sistema Paese sulle reti per far sì che il 20 per cento di idrogeno si misceli con il gas e possa andare nelle utenze domestiche. C'è qualcosa sulle reti? Mi sembra che non abbiamo visto tantissime cose, da questo punto di vista. Nell'ambito del meccanismo del gas release, è stato bocciato il nostro emendamento che estendeva tale meccanismo anche alle imprese del riciclo e dell'end of waste, cioè nel riciclo no, il meccanismo del gas release non ci interessa. È stato bocciato un subemendamento a un emendamento dei relatori che riscriveva la disciplina del Fondo per il sostegno delle imprese per il servizio di rigassificazione, destinando una quota pari al 50 per cento del Fondo stesso alle regioni; è stato bocciato. Questo è merito?

Per quanto riguarda il tema della maggiore tutela, il testo prevede poche risorse per lo svolgimento di campagne informative. Abroga, inoltre, la norma che prevedeva l'inserimento di una clausola sociale. Usciamo e, nel frattempo, a proposto di chi ha meno, dei poveri via, niente, arrangiatevi.

Il decreto è un decreto fatto così, fatto un po' perché si doveva fare. Ripeto, abbiamo visto alcune sensibilità, in particolare, a suo modo, anche del Ministro, che però sono state travolte, perché, se dobbiamo trovare un senso, cogliamo una sensibilità. L'Italia deve cogliere il passaggio a una transizione energetica senza incorrere, ad esempio, nelle derive che ci furono nel boom economico. Dobbiamo andare da quella parte, attenzione, c'è il tema delle aree idonee, c'è il tema di aree vaste, che individuano delle aree idonee per mettere i pannelli. Lo dico, Ministro, perché in Italia, la ringrazio, ci sono miliardi - miliardi - di metri quadri di aree abbandonate, aree produttive dove possiamo mettere il fotovoltaico. È reversibile il fotovoltaico, è evolutivo, sta cambiando, lo puoi togliere.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Arrivo. Mettere pale da 300 metri sulle Crete senesi o nei parchi naturali non è una bella via alla transizione energetica. Finisco, Presidente, davvero sull'alluvione. Qui dovete spiegare perché andate in giro a fare delle passerelle in Emilia-Romagna. Guardate che i romagnoli non sono fessi, vi abbiamo detto, amaracmand, siate seri!

Hanno capito che il vostro passaggio con la von der Leyen con 1,2 miliardi del PNRR non tiene, perché date dei soldi che di fatto non sono utilizzabili. I fondi del PNRR vengono da residui che non sono stati spesi al Ministero dell'Ambiente. Tendenzialmente, per spendere i soldi del PNRR ci vogliono 6 anni. Dunque, chiedete alla Romagna di spendere 1,2 miliardi in un anno e mezzo e togliete il personale per utilizzare quelle risorse. State attenti! Se non credete a chi vi parla guardate il servizio de Le Iene di ieri sera, che quando andavano a chiedere alla gente: ma lei ha avuto qualcosa, imprese e famiglie, zero,…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda, la prego.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). …dicevano che non avevano avuto niente. Allora, la favola del gatto con gli stivali, che va nel fango e dice 100 per cento di rimborsi, non tiene da quelle parti. Guardate il merito. Avete bocciato il credito d'imposta, avete bocciato la proroga dei mutui per i comuni fatti con Cassa depositi e prestiti per infrastrutture. Date una mano a Figliuolo, se non la volete dare agli emiliani e ai romagnoli, perché non ce la fa più neanche lui. Riesce a spendere, sì e no, i soldi della somma urgenza…

PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Come dicevo, abbiamo provato a guardare il merito, abbiamo dato anche una mano e abbiamo fatto delle proposte. Ci auguriamo che con la débâcle e con lo strappo che avete fatto su questo decreto si apra una stagione quantomeno diversa nei rapporti, perché rapporti migliori possono contribuire a far uscire decreti migliori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ida Carmina. Ne ha facoltà.

IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame, onorevoli colleghi, reca disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia e il sostegno alle imprese a forte consumo di energia, ma, a differenza di quanto proclamato nel titolo, il Governo si muove nella direzione opposta e contraria, perché, anziché promuovere la decarbonizzazione e la riduzione dei consumi energetici, anche al fine di contrastare i cambiamenti climatici e in ossequio agli impegni assunti dall'Italia in campo internazionale, punta sui fossili con nuove trivellazioni di idrocarburi, autorizzando in via d'urgenza due nuovi rigassificatori on shore (la scelta più pericolosa), sdoganando gli impianti di stoccaggio di CO2 e via enumerando, tanto che l'Unione europea ha rimandato indietro con raccomandazioni il Piano integrato per l'energia e il clima predisposto dal Governo proprio perché eccessivamente fondato su energie fossili e non rinnovabili.

Nell'articolo 2, poi, si prevedono misure per il rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale sia attraverso misure per l'incremento della produzione nazionale, per agevolare le imprese operanti con un elevato consumo di gas, cioè imprese industriali a forte consumo energetico, sia attraverso la dichiarazione di strategicità delle opere e delle infrastrutture volte a realizzare nuovi impianti di rigassificazione in terraferma, che, nel comma 2, si indicano come ex lege direttamente strategiche, di pubblica utilità, indifferibili e urgenti e questo al fine di garantire adeguati livelli di sicurezza nelle forniture di gas e contenere la crescita dei costi energetici quale riflesso - come si dice nella relazione - del conflitto russo ucraino. Io dico che forse sarebbe meglio perseguire la pace, piuttosto che puntare su energie fossili o su nuovi rigassificatori. Praticamente, i due rigassificatori on shore che hanno completato il provvedimento autorizzatorio - quindi, definiti ex lege con queste caratteristiche - sono quelli di Porto Empedocle e di Gioia Tauro (proprio nella relazione si cita il caso di Porto Empedocle).

In realtà, per la sicurezza energetica e per garantire adeguati livelli di fornitura energetica al nostro Paese dobbiamo puntare sull'indipendenza energetica incentivando le energie rinnovabili, perché quanto sta accadendo in questi giorni ne è la dimostrazione tangibile. Infatti, le navi gasiere ferme, perché non riescono a superare il blocco dei terroristi Houthi, dimostrano che attrezzarsi di nuovi rigassificatori non assolve all'intenzione di garantire la fornitura e la sicurezza energetica. Quindi, i due rigassificatori non sono necessari, non sono strategici, non sono urgenti - 20 anni fa fu presentato il progetto di rigassificazione on shore di Porto Empedocle - e neppure indifferibili. In realtà, noi abbiamo già sostituito il gas russo e abbiamo soddisfatto, quindi, il fabbisogno nazionale. Si stanno utilizzando a pieno regime i rigassificatori già esistenti, perché noi sappiamo benissimo che prima non erano utilizzati a pieno regime. È già in uso il rigassificatore di Piombino e a breve partirà Ravenna, entrambi con una tecnologia più avanzata rispetto ai rigassificatori on shore, perché si tratta di nave gasiere in cui avviene già la trasformazione del gas.

Poi i consumi del gas sono crollati. C'è stata una diminuzione del 10 per cento nel 2022, la tendenza è quella e il prezzo del gas sta scendendo, con una riduzione del prezzo unico nazionale della borsa elettrica di meno 9,3 per cento e ciò proprio grazie all'incremento delle rinnovabili. In questo anno si è avuto un aumento del 12 per cento e questo aumento ha sottratto ampie fette di mercato al gas, oltreché a determinare un beneficio per l'ambiente, cosa non di secondo piano. Inoltre, sono stati sostanziali, in questa diminuzione, gli interventi di efficientamento energetico, che hanno generato, nell'anno passato, un risparmio record di 3 miliardi di euro nella fattura energetica nazionale, un risparmio di cui hanno anche goduto le famiglie e gli operatori economici tutti e - diciamolo francamente - dovuto al superbonus, al tanto vituperato superbonus (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma la situazione on shore perché viene scelta? Perché è la più economica. È la più economica ma anche la più impattante, la più pericolosa, perché varie zone del territorio, anche portuali, vengono a essere assoggettate a questo impianto. Infatti, le ipotesi in cui viene realizzato l'impianto on shore sono quelle in cui ci sono porti di grandi dimensioni e, quindi, non avrebbe comunque senso in un piccolissimo porto un rigassificatore enorme attaccato alle case della gente.

Ma la verità è un'altra: la verità è che l'Italia non ha bisogno di questi rigassificatori per soddisfare il fabbisogno nazionale e chiare sono state proprio al riguardo le dichiarazioni del qui presente Ministro Pichetto Fratin, che aveva detto che non erano necessari per il fabbisogno nazionale due rigassificatori on shore e che, per aver fatto questa dichiarazione, ha subito un violentissimo attacco da parte della stampa, che lo accusava di non volere lo sviluppo del Meridione o addirittura di volerlo bloccare. Evidentemente una stampa poco attenta o che soggiaceva agli interessi delle lobby energetiche piuttosto che avere riguardo all'interesse dell'Italia e a quello di un vero sviluppo del Meridione rispettoso della vocazione del territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non saranno certo i rigassificatori, che si caratterizzano per un ingente impiego di capitali ma che danno in proporzione posti di lavoro limitatissimi, a risollevare le sorti del Meridione. Semmai, al contrario, quanto incide negativamente la presenza di questi ecomostri a danno delle comunità locali, del territorio e delle sue prospettive di sviluppo? La verità è un'altra, perché il vero obiettivo dichiarato di Giorgia Meloni è quello di fare della Sicilia l'hub europeo del gas. La Sicilia può sfruttare la propria posizione centrale nel Mediterraneo e in Europa, nonché le notevoli connessioni via gasdotto verso il Nord Europa per proporsi come hub energetico.

Importerebbe gas liquefatto via nave, lo rigassificherebbe ed esporterebbe, quindi, il surplus verso l'Europa. In realtà, la Sicilia non ha assolutamente bisogno di gas. L'idea della Meloni è, quindi, di creare un mercato del gas, prelevando il gas dal Sud, assoggettando il Sud ad un futuro terribile, facendo diventare la Sicilia e il Meridione una grande Gela, una grande Priolo, e trasportandolo al Nord. In questa visione, però, il Governo Meloni è fuori tempo massimo, perché a questa ipotesi hanno già pensato la Francia, con il deposito a Dunquerke, e altre Nazioni europee, tanto che Paolo Scaroni, amministratore delegato di ENI, nel 2019, dichiarava proprio in Commissione industria al Senato, che metterci a fare rigassificatori sembra essere un treno già perso. Comunque, si insiste.

Tuttavia, su questa vicenda ne interviene un'altra perché, francamente, l'ipotesi di introdurre, in un territorio, in Sicilia, impianti che abbiano un carattere devastante per il territorio, che cancellino e compromettano le sue prospettive di sviluppo in corrispondenza alla vocazione del territorio, assume un altro aspetto, dopo l'approvazione, ieri, in Senato, della riforma dell'autonomia differenziata. Una senatrice leghista ha anche avuto l'ardire di sventolare il vessillo della Serenissima Repubblica di Venezia, mentre qui siamo in Italia, nell'Italia unita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ed esprimo la mia solidarietà ai colleghi senatori di opposizione che hanno intonato l'inno nazionale, Fratelli d'Italia, in memoria di Mameli e di tutti quei giovani che, per quell'ideale, per quel sogno di Italia unita hanno dato il sangue nel Risorgimento italiano! Certo è strano che il leader o la leader - lei ama essere chiamata al maschile - di un partito che si intitola Fratelli d'Italia abbia acconsentito questo scellerato disegno.

Allora, come spiegare ai cittadini del Sud, ai cittadini me meridionali che devono sacrificarsi o essere sacrificati per l'interesse dell'Italia o meglio del Nord ricco e industrializzato? Come spiegare che solo il 10 per cento del gas proveniente dalla Libia o dall'Algeria viene consumato in Sicilia, esposta a rischi, perché i gasdotti sono rischiosi, mentre il resto viene consumato al Nord? Come spiegare che, sebbene abbiamo devastato le nostre più belle coste, Milazzo, di fronte alle Eolie, Gela, Augusta, Priolo, e ancora si preparano devastazioni, per fornire alla Nazione, all'Italia, più del 50 per cento del fabbisogno nazionale del petrolio raffinato, i siciliani non hanno mai avuto alcuno sconto sul carburante e si sono visti costretti a pagare il 25 e il 30 per cento in più il prezzo dell'energia elettrica? Senza considerare il famoso fattore Omega, che vede per la Lombardia un costo di 15 euro a megawattora, mentre in Sicilia l'Enel vende a 214 euro a megawattora! Non è forse questo uno degli indici che ha determinato il mancato sviluppo della terra di Sicilia e del Meridione, queste diseguaglianze che ora voi, con il Governo Meloni consacrate?

Come spiegare tutto ciò ai meridionali, ai siciliani, che vedranno allocati nella vicinanze dei centri abitati pericolosissimi rigassificatori off shore e che vedranno il de profundis delle prospettive di sviluppo legate al turismo e alla pesca per via del gas delle trivellazioni, per adesso in atto col progetto Argo Cassiopea dell'ENI nella zona vicina a Licata? Per non parlare dell'effetto domino che si potrebbe creare perché, per esempio, Porto Empedocle ha, alla sua destra, l'impianto Enel, alimentato, a sua volta, a gas, con effetti devastanti.

Tutto questo è destinato non al popolo italiano ma alle grandi imprese industriali del Nord, quello stesso Nord, quel Nord-Est, quella Lombardia che hanno preteso una riforma, quella dell'autonomia differenziata che approfondirà le diseguaglianze tra i cittadini, disuguaglianze già esistenti che, invece di essere recuperate, verranno approfondite. Si pensi solo alla sanità, agli oltre 4 miliardi che i cittadini meridionali hanno speso lo scorso anno per garantire, un minimo, il loro diritto alla salute. Come spiegare che un rigassificatore, che potrebbe essere fatto off shore o direttamente sulle navi gasiere in base alle nuove tecnologie, senza mettere in pericolo e devastare le nostre coste, che non porta sviluppo e lavoro ma sfruttamento del territorio, è solo un affare vantaggioso, fatto perché è più economico? Avvantaggerà solo altri, le società che lo realizzeranno e lucreranno sulle vendite del gas. Invece, da noi provocherà la devastazione irreversibile del territorio. Per chi? Per uno Stato che non si preoccupa neppure di garantire i minimi livelli essenziali di prestazioni, che non si preoccupa di garantire uguale dignità e diritti ai cittadini italiani, che già ora scontano le differenze.

Le scelte del Governo Meloni nulla hanno a che fare con l'interesse strategico italiano, con le necessità del nostro Paese. Sono solo scelte economiche, di affari, una questione di risorse e di ricchezza, ma destinata al Nord a discapito del Sud. Il rigassificatore on shore è solo un business che non ha collegamento con le necessità energetiche nazionali. Badate bene, fare affari non è reato, ma diventa immorale e politicamente disonesto quando contrasta con il bene collettivo, con il bene della gente. Non si fa l'interesse nazionale dell'Italia intera ma solo di imprese e lobby industriali solo di una parte dell'Italia, asservendo l'altra, un territorio già martoriato, a un benessere lontano. Nulla ha a che fare con l'interesse strategico nazionale far rivivere il progetto di un rigassificatore off shore a Porto Empedocle, datato agosto 2004, con una tecnologia obsoleta - penso non sia stata neanche aggiornata - e la cui procedura lascia gravi dubbi - ne è stato bloccato l'iter nel 2013 dalla Direzione distrettuale antimafia - anche per i pareri contrastanti dei vari sovrintendenti e per lo strano rinnovo della concessione operato dalla regione Sicilia quando il progetto aveva scadenza ultima nel 2020. Questo rigassificatore sarà realizzato nella zona del Caos, quella immortalata dai fratelli Taviani, sotto la casa natale di Luigi Pirandello, occultando le argille azzurre del mare africano, sotto il ceppo funerario del premio Nobel, a due passi dalla Valle dei Templi, dove sorgono il Tempio della Concordia e quello di Giunone, la zona più vincolata d'Italia, in cui sussistono vincoli paesaggistici e archeologici derivanti dal parco culturale di Luigi Pirandello e i vincoli della Valle dei Templi e ci sono anche riserve naturali. Cosa si propone di fare questo Governo? Un rigassificatore da 8 miliardi di metri cubi l'anno, due serbatoi da 160.000 metri cubi ciascuno, solo in parte interrati, alti 47 metri per 72 metri di diametro, con una torre torcia che brucerà in eterno e degraderà la qualità dell'aria dei cittadini empedoclini, che diventerà irrespirabile, una torcia di 40 metri. Inoltre, ci sarà un metanodotto di 7 chilometri che sventrerà e deturperà la Valle dei Templi, che è stata dichiarata, nel 1997, patrimonio UNESCO, quindi patrimonio dell'umanità, e che, per giunta, nel 2015 ha ricevuto la Dichiarazione di eccezionale valore universale (DEVU) da parte dell'ONU.

Una provincia che è fanalino di coda d'Italia e che avrebbe bisogno di infrastrutture. Manca l'aeroporto, mancano strade adeguate, non c'è collegamento autostradale, la strada dal porto è bloccata, sono due anni che l'ANAS tiene i lavori fermi all'imbocco della galleria per uscire dal porto di Porto Empedocle. Una provincia che è capitale italiana della cultura del 2025 e su questo punta le speranze del suo riscatto. Questo è invece un progetto che darà il colpo di grazia alla provincia di Agrigento e a Porto Empedocle, che puntava e aveva degli accordi precisi con le più grandi compagnie crocieristiche del mondo - MSC, Carnival, Costa Crociere -, proiettate verso uno sviluppo turistico e una valorizzazione delle ricchezze enogastronomiche e letterarie, senza considerare gli effetti devastanti sull'ambiente, sulla salute dei cittadini, sugli ecosistemi e sulla sicurezza. Va, infatti, considerata la pericolosità di un impianto di questo tipo, a poche centinaia di metri dall'abitato, un impianto a rischio di incidenti rilevanti e catastrofici - proprio giorni fa è successo un disastro in Russia -, in una zona portuale, con un rischio evidente, che pare quasi un attentato o un tentativo di strage. C'è poi la vulnerabilità di tali impianti in relazione agli attacchi terroristici: sono, infatti, definiti dagli esperti di sicurezza fra gli obiettivi più attraenti, per esempio, per Al Qaeda.

È stato rigettato in Commissione il mio emendamento sulla tutela dei siti Unesco, un emendamento di carattere generale. Solo pochi giorni fa, però, la Camera all'unanimità ha votato un mio ordine del giorno, che impegnava il Governo alla tutela della Valle dei Templi. Faccio appello ai parlamentari di tutte le forze politiche e confido nella coerenza di questo Governo, che ha approvato il mio ordine del giorno, affinché receda da questo insano proposito e non si copra di ignominia, perché, secondo la massima di Marcel Proust, i veri barbari non sono coloro che non hanno mai conosciuto la bellezza o la grandezza, ma sono coloro che, pur avendola conosciuta, non sono più in grado di riconoscerla e, soprattutto, di preservarla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Christian Di Sanzo. Ne ha facoltà.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi ci ritroviamo in Aula a discutere un provvedimento corposo, che reca disposizioni diverse e complesse. Prima di scendere nel merito, che è importante e doveroso, credo sia veramente importante ricordare quello che è successo ieri notte in Commissione, perché alcuni di noi erano lì. Il modo autoritario con cui sono stati gestiti i lavori di Commissione è una cosa su cui non possiamo tacere. Come opposizione avevamo, infatti, aderito alla scelta di segnalare un numero molto limitato di proposte emendative, facendo interventi di merito sulle stesse, senza un atteggiamento ostruzionistico. Purtroppo, poi, ieri, nell'ultimo giorno di esame, durante la mattinata, è stato presentato un emendamento dei relatori all'articolo 14, un articolo che riguarda il mercato di maggior tutela, al quale voi avete presentato un emendamento che prevede poteri commissariali sulla gestione del ciclo dei rifiuti che vanno al presidente della regione Sicilia, con una dotazione di 800 milioni. Un emendamento che non c'entra nulla con quell'articolo, anzi, non c'entra nulla proprio con il provvedimento, un decreto che già contiene troppi argomenti, anche diversi tra loro, dallo stoccaggio della CO2, al mercato elettrico, ai danni dovuti agli eventi alluvionali di Emilia-Romagna e Toscana, al nucleare e al deposito unico nazionale. Siete andati ad aggiungere il tema dei rifiuti in Sicilia, di cui non si era mai parlato prima. Ciò che abbiamo chiesto è che ci fosse consentita, in maniera chiara, anche una discussione ordinata su una materia così delicata per la regione siciliana, consentendo all'opposizione di presentare i subemendamenti e di discuterli. Ma il colpo di scena si è avuto, poi, con la riformulazione dell'emendamento dei relatori, cosa che ha complicato ulteriormente i lavori di Commissione. Infatti, non solo avete presentato un emendamento all'ultimo, nell'ultimo giorno utile dei lavori, che non aveva niente a che fare con la materia, ma lo avete anche presentato scritto male e dopo poche ore avete dovuto riformularlo, perché vi siete dimenticati le coperture finanziarie e ci avete costretto a presentare, poi, subemendamenti durante la notte, con gli uffici legislativi chiusi, subemendamenti scritti a mano, subemendamenti olografi. Diciamoci che, se questo è un modo di far lavorare una Commissione nel 2024, mi ricorda un po' la citazione del fax che ci regalò il Presidente Mulè qualche mese fa. Poi, dopo gli emendamenti olografi, presentati in calligrafica, abbiamo chiesto di discutere i subemendamenti nel merito, ma, a causa dei tempi ormai lunghi, c'è stato un atteggiamento di chiusura da parte dei presidenti, che ho visto spinti e asserragliati dalla stessa maggioranza, affinché non si consentisse alla Commissione di andare avanti tutta la notte. Abbiamo chiesto un Ufficio di presidenza, richiesto dai gruppi delle opposizioni, per discutere i tempi della discussione, però voi avete deciso di andare avanti perentoriamente e avete imposto un limite di chiusura alla mezzanotte e mezza. Però, non si può pensare di tagliare la discussione solo perché si è troppo stanchi. E quindi poi avete rifiutato di darci la parola sulla discussione dei subemendamenti, andando avanti a votare a raffica, uno dopo l'altro, i subemendamenti, senza darci la possibilità di discuterne nel merito.

Ci avete, quindi, costretto ad abbandonare l'aula della Commissione, perché la nostra presenza era diventata ormai inutile, la nostra voce inascoltata, e avete negato nella notte la democrazia, calpestando le opposizioni. Noi eravamo disposti ad andare avanti a discutere con serenità anche tutta la notte, ma la democrazia non può andare in pausa solo perché si è stanchi. Noi eravamo tutti stanchi, ma non vi era urgenza di concludere i lavori della Commissione ieri notte. Si poteva andare al giorno dopo. Avevate anche la possibilità di rimandare alla mattina e di ritirare l'emendamento sul ciclo dei rifiuti della Sicilia, cosa che avete voluto far passare in tutti i modi con un blitz dell'ultimo minuto. Vedete, anche noi siamo stanchi, ma non stanchi per la nottata, stanchi di questo modo cialtrone, autoritario e approssimativo con cui state gestendo la democrazia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Presidente, dopo questa gestione autoritaria dei lavori di Commissione, ora andiamo a vedere il merito del provvedimento. I contenuti del tema energetico, diversi e variegati. Mi soffermo solo su alcuni, perché tanti sono già stati toccati dai miei colleghi. Alcuni importanti, in tema energetico. Per esempio, andate a toccare il tema della Carbon capture and sequestration (CCS). Vi avevamo chiesto, nei lavori in Commissione, che questo non diventasse un tema che, di fatto, poi, ostacolasse una vera discussione sulla transizione energetica. Infatti, non si può scientificamente pensare che la CCS diventi un sostituto della transizione energetica, perché ce lo dicono i dati economici e scientifici. E allora cerchiamo di dare un contesto per lo sviluppo e la ricerca della Carbon capture and sequestration, per lo stoccaggio della CO2, dove abbiamo le emissioni che non possono essere evitate, come nei processi industriali hard to abate, pensiamo ad esempio alla lavorazione del cemento. Quindi, avevamo proposto un emendamento ragionato, che guardasse allo stoccaggio della CO2 come una possibilità futura di un uso responsabile nei processi hard to abate, perché non si pensasse allo stoccaggio della CO2 e alla Carbon capture and sequestration come alla panacea di tutti i mali, perché già lo sappiamo che non sarà così. Invece, con questa bocciatura avete dimostrato, ancora una volta, di avere una visione della transizione energetica praticamente assente. Ormai vi attaccate, ogni volta, a tecniche di distrazione di massa, per cercare di evitare di parlare, poi, effettivamente, del tema. Un'altra grande forzatura contenuta in questo decreto riguarda le modifiche all'iter per l'individuazione del deposito nazionale di rifiuti radioattivi, tema a me caro, da ingegnere nucleare, perché questo decreto va ad introdurre la possibilità di autocandidature: un procedimento alternativo che, di fatto, va a cancellare tutto il procedimento fatto fino ad oggi per l'individuazione del sito del deposito unico; un procedimento che ormai viene portato avanti da molti anni, perché, dopo l'errore che fu fatto dal Governo Berlusconi, con l'individuazione approssimativa del sito di Scanzano Jonico, si decide di far partire un percorso partecipato, che coinvolgesse i territori - questo è stato fatto - e che coinvolgesse la comunità scientifica, un percorso rigoroso.

Però, ecco, questo percorso stava arrivando a conclusione, si era arrivati alla carta delle aree idonee, all'individuazione di 51 siti idonei, in 6 regioni e voi, con questo decreto, andate a cancellare questo percorso, permettendo la possibilità di autocandidature di comuni e di aree al di fuori di quelle individuate come idonee, cioè al di fuori di quelle aree che erano state individuate come stabilite da criteri scientifici e concordati. Allora, se qualsiasi area adesso diventa candidabile, capite che non vi è più quel rigore scientifico che era stato posto alla base del processo. Io ho cercato, sia nelle audizioni, sia nel lavoro in Commissione, la possibilità di capire quali fossero queste aree di autocandidatura e l'unica autocandidatura sembra, poi, alla fine - almeno, che fino ad oggi è stata presentata - quella di Trino Vercellese, tra l'altro presentata con una delibera della giunta comunale, una decisione così importante è stata presa senza neanche passare dal consiglio comunale. Ma la preoccupazione, ovviamente, deriva dal fatto che aree come Trino non sono risultate idonee e quando abbiamo parlato di questo problema in audizione, anche dalla Sogin ci è stato detto che forse si cercava un'area in cui ci fossero soluzioni superabili, lo ripeto, soluzioni superabili da un punto di vista tecnico. Ciò vuol dire, ad esempio, nel caso di Trino, fare un deposito in sopraelevazione, perché l'area di Trino ha falde acquifere che richiedono un'attenzione molto importante sul tema del deposito nucleare. Dobbiamo ricordarci che questo deposito, che dovrebbe essere, poi, di fatto un deposito di superficie per le scorie a media e bassa radioattività, dovrebbe anche temporaneamente, e non si sa quanto sia questo “temporaneamente”, stoccare i rifiuti delle centrali nucleari, forse per anni, forse per decenni, non sappiamo quanto durerà questo “temporaneamente”. Proprio per questo, il deposito deve essere sicuro, deve essere fatto con grandi criteri di sicurezza. Approfitto del fatto che qui ci sia il Ministro, perché so che anche il Ministro ha dichiarato che è importante riportare le scorie che ora si trovano in altri Paesi, che sono state processate in altri Paesi, nel nostro territorio nazionale, però, è questo il tema da affrontare: cosa vogliamo fare delle scorie ad alta radioattività, perché questo tema non è mai stato affrontato, in questo Paese. Credo che da qui dobbiamo ripartire se vogliamo parlare di nucleare. Se vogliamo riparlare di nucleare, ripartiamo da qui. Altrimenti, la discussione non è credibile.

Allora, tra gli altri, non possiamo non parlare del tema del mercato tutelato. Il provvedimento prevede poche risorse per lo svolgimento di campagne informative sulla cessazione del servizio di maggior tutela e, soprattutto, disciplina male il servizio di vulnerabilità, con procedure che onestamente non abbiamo capito, neanche nei lavori di Commissione, lavori in cui vi abbiamo chiesto di allargare la platea dei vulnerabili e anche questo ci è stato negato, perché ormai è da mesi che vi diciamo che sarebbe necessaria una proroga del passaggio al sistema del mercato libero, perché le condizioni di sistema sono cambiate, con la guerra di Putin in Ucraina, con la crisi energetica, il caro benzina e il rialzo dell'inflazione. Allora, si tratta di tutelare i consumatori e le famiglie. Questo ve l'abbiamo chiesto, in diversi modi, si potevano trovare dei provvedimenti legislativi, questa era un'occasione, questo provvedimento era un'occasione e anche questa volta questa opportunità ci è stata negata.

Infine, voglio spendere almeno alcune parole sul tema dell'alluvione che ha colpito l'Emilia-Romagna e la Toscana, perché fino ad oggi le promesse fatte dalla maggioranza e dal Governo a quei territori non sono state adempiute e la superficialità con cui sono state esaminate le proposte emendative ci preoccupa, perché è indice della scarsa attenzione del Governo nei confronti di quei territori. È mancato un confronto, sia di merito sia di interesse, considerando inoltre l'atteggiamento del Governo che, di fatto, ha soffocato le iniziative dell'opposizione su questo tema. Pochi mesi fa, ad esempio, avevamo discusso il disegno di legge sul made in Italy, che di fatto, poi, si è tramutato in una scatola vuota, in una scatola di pura propaganda, che non ha portato a niente. In quell'occasione avevamo già chiesto, tramite un emendamento, e tramite, poi, un ordine del giorno, un aiuto concreto per la Toscana, per le aree alluvionate e per il distretto tessile pratese, che è stato fortemente colpito da quell'alluvione. In quella occasione avete negato questo aiuto; ieri, in Commissione, vi abbiano nuovamente chiesto un aiuto concreto per il territorio pratese e, ancora una volta, avete deciso di non darlo, neanche un aiuto di 10 milioni a un'eccellenza del made in Italy, un'eccellenza non della Toscana, ma di tutta Italia. È un atteggiamento che non si spiega, un atteggiamento contro le popolazioni colpite dalle alluvioni, contro il nostro tessuto industriale, contro il made in Italy, che dite di voler difendere, solo a parole, però, nei fatti, non difendete mai.

Insomma, in tutto questo provvedimento, avete ancora una volta confermato il vostro atteggiamento che è contro il territorio, contro la scienza, ma, soprattutto, contro l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Patty L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi tutti. Io vorrei iniziare, ringraziando tutti i colleghi che hanno fatto questo enorme lavoro con una serie di emendamenti, ringrazio i funzionari e gli addetti delle Commissioni, per il lavoro che hanno fatto, anche questa notte, un lavoro inutile. È stato un lavoro inutile, per questo li ringrazio. Noi continuiamo a essere persone che stanno qui, votate dai cittadini, che vengono qui a fare un lavoro inutile, inutile perché su questo provvedimento, che avete chiamato per la sicurezza energetica e per la promozione delle fonti rinnovabili, io vi chiedo: ma avete sbagliato titolo? Avete sbagliato titolo, questa sarebbe la promozione delle fonti fossili e sicurezza non so di che cosa, della filiera di chi produce gas, petrolio, eccetera, a me sembra questo, e non solo a me. Questa è l'impressione che hanno tutti, tutti al di fuori di questo Parlamento, ma voi andate a dialogare un attimo con gli stakeholder, avete parlato con le piccole e medie imprese italiane, con tutto il sistema che crea l'economia reale? Sono abbattuti, sono sconcertati, perché continuano a dire: ma lì, cosa state facendo, cosa sta facendo questo Governo? Non sta andando mica nella nostra direzione, non ci sta mica dando una mano.

Quindi, questo titolo assolutamente non c'entrava nulla. Greenpeace, sapete cosa dice? Il decreto in oggetto rimane complessivamente nel solco di una linea anti-rinnovabili e pro-fossili. Il WWF dice: da contestare con assoluta fermezza la ripresa dello sfruttamento delle vecchie concessioni e l'apertura alle nuove per la coltivazione di idrocarburi nell'Adriatico. Che, poi, praticamente, per i cittadini a casa, chiamiamole in modo più chiaro: stiamo parlando di trivelle, signori, stiamo parlando di trivelle, quelle cose che quando Giorgia Meloni era all'opposizione diceva: no, mai dobbiamo trivellare il nostro mare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Stiamo parlando di questo. Qui, abbiamo, quindi, catapultato il tutto e cosa facciamo? Sapete quanto estraiamo dal nostro mare, con le problematiche che ci saranno di danni ambientali e costi addebitati ai cittadini? Cinquanta milioni di metri cubi di gas l'anno per i prossimi vent'anni. Per ottenere quello che, di energia e di potenza, serve per le famiglie e le imprese, basta andare sulle rinnovabili e facciamo prima, facciamo prima, ma questa cosa non capisco perché non la consideriate.

Quindi, capiamoci. Stiamo costruendo opere per estrarre le fonti fossili in Italia, di cui ci troveremo, quindi, per altri vent'anni, i costi a carico nelle bollette dei cittadini, per altri vent'anni, ma la decarbonizzazione è una cosa che ripetete solo a slogan. Dov'è, mi fate capire dov'è? Dov'è finita la Giorgia Meloni che nella COP27 diceva: siamo tutti chiamati a compiere sforzi più profondi e più rapidi per proteggere il nostro Pianeta, la nostra casa comune. Aveva nominato anche il Papa, pericolosissimo, e, poi, ancora, nella COP28: siamo tutti chiamati a dare una direzione chiara e ad attuare azioni concrete - ripeto queste parole, che ha detto lei: azioni concrete, anch'io ero lì, l'ho ascoltata - per triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030. Ma se tu la vuoi triplicare e mi vai a mettere una tassa sulle rinnovabili, lo ripetiamo, l'hanno detto tutti i colleghi, ma lo ripeto anch'io, è un'assurdità. Questa cosa non dovevate nemmeno pensarla. Allora, io mi chiedo: ma che tipo di strategia state facendo?

Perdonate la battuta, ma questa strategia l'avete trovata nella busta delle patatine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Tipo il giochino che si trova. Dove l'avete presa? Ma volete ascoltare un po' chi vi dà dei consigli: ascoltate la scienza, ascoltate le università, fanno tanti di quei lavori, sono così innovativi, ascoltateli un attimo per evitare di far precipitare l'Italia. Fortunatamente, dopo questo terrore che c'è stato nella filiera italiana, perché sono stati con il fiato sospeso, finalmente, con l'emendamento del MoVimento 5 Stelle e gli emendamenti di tutti gli altri, avete capito che stavate facendo una cosa assurda e questa cosa è scomparsa. Ma, purtroppo, è rimasto dell'altro.

Il punto è questo: vi servono soldi per finanziare l'hub del gas e, giustamente, li volevate prendere dalle rinnovabili. È un ossimoro: facciamo esattamente il contrario. Ma non solo per quello, a voi servono i soldi anche per finanziare le CCS. Cos'è questa news? Non è una news, è una tecnologia che ha 40 anni, ricordo che all'università si facevano le tesine per vedere se questa cosa andava bene. Noi catturiamo la CO2 dall'atmosfera oppure dagli impianti che la producono - i nostri impianti, i cementifici, eccetera -, la trasportiamo e, poi, la dobbiamo inserire nel sottosuolo: così togliamo la CO2 dall'atmosfera, si riducono il gas a effetto serra e il cambiamento climatico e siamo tutti contenti. Ma vediamo se questa cosa è reale o è solo utopia. Già ci fa pensare il fatto che queste tecnologie ci sono da 40 anni: possono leggermente migliorare, ma voi le avete sentite? Perché significa che, anche dal punto di vista economico, non conviene farle, quindi nessuno si è messo, poi, a produrle veramente in scala. Questo già ci fa capire come non andranno assolutamente bene.

E sapete perché vi dico che servono soldi per fare queste cose? Perché avete scritto in questo decreto che saranno finanziate dal Ministero; cioè io cittadino, con le mie tasse, devo finanziare questa CO2 che deve andare nel sottosuolo. Una cosa assurda, perché la devo finanziare io cittadino? Praticamente, questo va ad aumentare quel bel fondo che si chiama SAD, sussidi ambientalmente dannosi. Quindi, noi continuiamo ad aumentarli. Voi vi direte, anche da casa: cosa c'è di strano? Ora ve lo spiego. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza abbiamo scritto che, entro il 2026, dobbiamo fare una riforma per diminuirli, perché l'Europa ci chiede di diminuirli. Tutta l'Europa sta diminuendo questi sussidi ambientalmente dannosi - che noi paghiamo per estrarre fonti fossili, diciamolo in modo molto semplice - e dobbiamo andare verso i sussidi ambientalmente favorevoli, ossia verso le rinnovabili. Una cosa a caso: mettiamo le rinnovabili. Invece, no. Noi, rispetto al mainstream internazionale, abbiamo deciso di fare esattamente l'opposto.

Un'altra cosa che avete fatto: nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, per dare i soldi all'hub del gas, ovviamente, li avete tolti da un'altra parte, li avete tolti alla filiera green, li avete tolti alla filiera dell'idrogeno verde. Questo ci fa un po' riflettere e ci fa un po' preoccupare: forse è perché non volete che vada avanti l'idrogeno verde? Ma il punto è che, anche qui, le imprese italiane che stavano già lavorando in questa filiera, le startup che ci sono non saranno più competitive rispetto a quello che sta avvenendo in Europa. Da noi non si svilupperà, perché i soldi li avete messi sul gas e li avete tolti a queste filiere. E sapete i posti di lavoro che si potrebbero creare portando avanti l'energia green? Stiamo parlando di un lavoratore che si perde nel settore dei combustibili fossili contro 5 lavoratori che andremo a prendere nel settore green. Quindi, considerate anche questo punto di vista. Se la notte scorsa o gli altri giorni aveste fatto passare qualche emendamento dell'opposizione, magari qualcosa di buono lo avreste fatto anche voi per i cittadini. Ma perché non lo fate? A volte vi diciamo anche di metterli a vostro nome, ve lo diciamo, ma evitiamo di danneggiare questa che è la casa di tutti. Stiamo danneggiando l'Italia, che è la casa dei nostri figli.

Andiamo avanti. Sto quasi per finire, Presidente, così sarà contento, perché siete un pochino stanchi. Praticamente, questo decreto è un inno alle fonti fossili, è come una specie di maionese impazzita di misure per far precipitare l'Italia per quelle che sono le vostre crociate.

Io, ormai, i decreti che fate li chiamo “le crociate”, perché sembrano quelle cose così, che non hanno nulla a che fare con le altre, quando, invece, per l'Italia sono necessari dei piani, delle cose che si vanno a intersecare fra loro. Ora dirò altre cose per farvi capire come ne pensate una, ma, poi, dall'altra parte, ne fate un'altra che ha peggiorato quello che avete deciso, magari, un mese prima. Vi faccio un esempio.

Voi, oltre all'hub del gas, parlate anche dell'hub dell'incenerimento, che volete fare non in Italia, ma utilizzando le isole, partendo dalla Sicilia. Io dico “partiamo dalla Sicilia”, perché, se avete fatto questa cosa per la Sicilia, domani sarà esportata in tutto il continente. Quindi, abbiamo 800 milioni di euro dei Fondi per lo sviluppo e la coesione della Sicilia per gli inceneritori e, come diceva prima la collega Morfino, dallo stesso Fondo dovete prendere i soldi anche per il ponte. Ma fatemi capire: per i siciliani cosa resta? Io lo chiederei a loro. Ma voi avete chiesto quali sono le loro esigenze primarie prima di andare a mettere soldi in grandi opere? È inutile che ve lo dica io; è inutile che ve lo dica, ve lo hanno detto anche altri colleghi prima: lo fate perché le grandi opere vengono gestite in un modo particolare e, quindi, non si va a dare a pioggia a piccole e medie imprese, a lavoratori e associazioni che potrebbero lavorare su altri fronti.

Quindi, partiamo con questo inceneritore. Con riferimento a questo inceneritore, voi avete iniziato fantasticamente con l'articolo 179 del decreto legislativo n. 152, quindi parliamo della gerarchia dei rifiuti. Ma perché l'avete nominato, quando nella gerarchia si parla di prevenzione, raccolta, riciclo e, dopo, arriviamo, forse, al discorso del recupero di materia e, poi, di energia? Perché l'avete nominato, quando in Sicilia la raccolta differenziata ha un tasso medio del 29,5 per cento? Lo ripetiamo: 29,5 per cento di differenziata significa che noi non facciamo per nulla economia circolare, noi non facciamo per nulla una raccolta differenziata.

Io mi sarei aspettata che quei soldi fossero utilizzati per fare un piano per inserire una serie di persone che lavorerebbero in questo contesto, per una giusta raccolta, per la raccolta di materie prime. Invece no, li mettiamo per un inceneritore. In Italia sapete quanti ne abbiamo? Ne abbiamo già 40: 37 sono quelli che funzionano. Da alcuni dati, pare che noi bruciamo il 20 per cento dei rifiuti urbani e questi 37 sono più che sufficienti. Allora, mi spiegate perché dobbiamo farne altri? Ve lo dico io? Ve lo dico: perché non siete capaci di fare una raccolta differenziata oculata, non siete capaci di far partire un'economia circolare e, allora, facciamo in fretta, mettiamo l'inceneritore e bruciamo tutto; tanto quello, appena lo accendete, deve bruciare di continuo, quindi ci infiliamo dentro qualsiasi cosa, no? Ormai lo portiamo avanti in questo modo.

Invece, quello che servirebbe in Italia, ma anche in Sicilia, è un altro tipo di impianti: per il trattamento della parte organica dei rifiuti, per il riciclo degli imballaggi, della plastica, del vetro, della carta, per le apparecchiature elettriche ed elettroniche, cosiddetti rifiuti RAEE. Queste sono le prime cose che avrei voluto vedere inserite in questo decreto, ma non le avete messe e avete inserito all'articolo 14-bis immediatamente gli inceneritori; anzi, li inseriamo, giustamente, alle 11,30 di sera o alle 12, perché, poi, così non vi facciamo nemmeno parlare, non ve lo facciamo discutere. È inutile dire quello che è successo ieri sera, che è una cosa assurda: quindi, niente, non abbiamo potuto nemmeno discuterli. Non so in quale Governo siamo, non posso alzare il braccio, perché siamo qua, ma quello è il Governo in cui siamo: quindi zitti e mosca perché si fa quello che diciamo noi.

Detto questo, volevo parlarvi di qualcosa. Perché questi inceneritori per noi sono pericolosissimi? Voi avete detto che dobbiamo chiudere il ciclo dei rifiuti, ma, se la termodinamica è una scienza esatta, nulla si crea e nulla si distrugge. E, allora, cosa facciamo? Noi riduciamo solo il volume dei rifiuti, poi abbiamo i fumi e abbiamo le scorie e le ceneri. Ma quante ne abbiamo? Sono 90.000 tonnellate all'anno le scorie che vengono fuori da un inceneritore; il 22 per cento, quindi, di quello che noi bruciamo deve essere, poi, smaltito in discariche speciali. Lo avete detto al popolo siciliano che, oltre all'inceneritore, dovete fare le discariche speciali di questi rifiuti pericolosi?

Voi dite “li facciamo in un'altra regione”. E no, perché voi avete detto di no anche all'articolo 182-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, che dice che i rifiuti non possono viaggiare; figuriamoci se fate viaggiare anche quelli pericolosi. Lì devono stare, in Sicilia, vicino ai cittadini, vicino alle loro case. Quindi, dicono, vi mettiamo la discarica perché quella è pericolosa, ma vi mettiamo l'inceneritore, perché dai fumi vengono fuori le diossine, i policiclici aromatici, che sono cancerogeni, come i fumi, perché poi ci sono le scorie e vi dobbiamo fare anche un'altra bella discarica e questa volta sono rifiuti speciali pericolosi. Questo dovete dirglielo, perché è importante che i cittadini sappiano. Ecco, non so quanto gli avete coinvolti, ma secondo me non sanno assolutamente nulla di quello che sta arrivando. Un'altra cosa, parliamo di CO2 che qui vorrei fare il parallelismo con quello che ho detto prima. Quando parliamo di un inceneritore, l'impronta di carbonio, ossia la CO2 che viene fuori in atmosfera per questo bell'impianto, è dai 650 agli 800 grammi di CO2 per ogni kilowattora prodotto di energia. Voi che fate, intelligentemente, in questo decreto? Facciamo l'inceneritore in Sicilia e quindi significa tutta questa CO2 che verrà in atmosfera, tanto poi facciamo il CCS, la riprendiamo dall'atmosfera e la mettiamo sotto. Fatemi capire, con tutti i soldi che servono per fare questo, non facciamo prima a non fare l'inceneritore, che non serve a nulla e a fare economia circolare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Non ci vuole pure, non so, l'ingegnere ambientale per arrivare a questa conclusione? Direbbe mia nonna, l'arte dei matti state facendo. Detto questo, finiamo con un'ultima chicca e chiudiamo. Sembra una barzelletta, ma purtroppo è una barzelletta molto, molto triste.

Un'altra cosa che viene fuori dai fumi sono il PM10, le polveri sottili e gli NOx. Quindi, questo inceneritore tirerà fuori gli NOx, Ministro, ma noi che abbiamo fatto un mese fa? Abbiamo fatto un decreto per abbattere gli NOx, perché altrimenti andiamo in infrazione con l'Europa perché li paghiamo. Cosa facciamo? Li togliamo da una parte e adesso li facciamo uscire dagli inceneritori? Anche qui, avete un'altra contraddizione, di quelle assurde. Per quello dico, fate una cosa un mese fa che non è collegata, nemmeno con quello che dovete fare il mese dopo. Parlatevi, la mano destra deve sapere quello che fa la mano sinistra. Parlatevi in questo Governo, telefonatevi, dice la collega, anche questo sarebbe interessante.

Concludo perché, chiaramente, non lo diciamo solo noi del MoVimento 5 Stelle, ma purtroppo vi dico, tutto il settore imprenditoriale e i cittadini sono preoccupati per come si sta andando avanti, perché non è un andare avanti, ma è un camminare come il gambero, andiamo indietro. Noi non facciamo decarbonizzazione, noi facciamo finta di fare decarbonizzazione, perché abbiamo preso i voti di un settore che voi al Governo non volete perdere. È un danno, però, un domani penso che i cittadini, prima o poi, questa cosa la vedranno e se ne accorgeranno. Quello che, invece, faceva il MoVimento 5 Stelle era un'altra cosa. Noi dobbiamo dirvelo e ridirvelo. Noi abbiamo sempre parlato di comunità energetiche, abbiamo fatto il superbonus, perché queste cose, che per voi non vanno bene? Sapete perché non vi vanno bene? Perché questa era una sicurezza energetica solidale, questa era energia etica, perché veniva messa e viene messa nelle mani dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma questo a voi non va bene perché il cittadino non deve avere le mani libere, non deve abbattere la bolletta, diciamolo. Noi dobbiamo dare i soldi ad altre persone, perché questi sono quelli che contano, quelli che poi ci devono votare la prossima volta. Quindi, diciamolo completamente, forse il vero titolo che doveva avere questo decreto di oggi era un altro, perché questa è una pura e vera campagna elettorale e non ha nulla a che vedere con quella che può essere la sicurezza della salute e della povertà energetica dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Forattini.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sappiamo tutti che siamo in un periodo di grande incertezza economica, con le tensioni internazionali, il conflitto russo-ucraino, l'economia europea che rallenta, che nei mesi scorsi ci hanno messo di fronte al fatto di quanto sia fondamentale essere indipendenti dal punto di vista energetico. Un'indipendenza ancora lontana nel nostro Paese, considerato che solo il 44,7 per cento di energie rinnovabili, ha coperto la domanda di energia elettrica a uso domestico. A fronte di un risultato ancora così lontano e grazie alla nostra pressione, il Governo ha deciso di retrocedere sulla tassa di compensazione per i produttori di energia da fonte rinnovabile, che avrebbe penalizzato fortemente gli agricoltori. Ridicolo parlare di compensazione, dal momento che parliamo di impianti da fonti rinnovabili necessari anche per contrastare i cambiamenti climatici, che hanno per questo già un valore compensativo. L'assurdo è che volevate tassare le rinnovabili in una legge che dovrebbe, invece, promuoverle. Forse vi siete resi conto che gli italiani avrebbero compreso l'inganno a cui li stavate sottoponendo. D'altra parte, parliamo dello stesso Governo che si professa amico degli agricoltori, ma è il primo che gli ha messo le mani in tasca, tassandoli. Nella legge di bilancio, infatti, avete abolito l'esenzione Irpef per il settore agricolo e così le rendite catastali tornano a essere imponibili e rivalutate del 70 per cento, per quanto riguarda il reddito agrario, e dell'80 per cento per quanto riguarda il reddito dominicale. E, anche peggio, escludete dalle agevolazioni del reddito agricolo quello proveniente dai canoni delle rinnovabili, che così non saranno più agevolati. Non solo, avete cancellato l'esenzione contributiva di due anni per gli imprenditori di età inferiore ai quarant'anni, alla faccia del sostegno ai giovani. Ancora una volta, siete il Governo degli annunci, delle mancette, un Governo impegnatissimo a raccontare falsità, ad autocelebrarsi sulla stampa amica, a sottrarsi al confronto democratico in Aula e a censurare il giornalismo indipendente e di inchiesta. Questo è il vostro ennesimo provvedimento di facciata che, nella sostanza, nuoce.

Noi che abbiamo a cuore le sorti del Paese e del settore agricolo, abbiamo cercato di modificare questo decreto e lo abbiamo fatto ascoltando gli agricoltori, le organizzazioni di categoria, chi vive ogni giorno la difficoltà di affrontare la transizione ecologica, con mezzi propri, con risorse che anche la PAC riduce. Noi volevamo valorizzare le imprese agricole che producono da fonti di energie rinnovabili, che concorrono al progetto di transizione ecologica ed energetica e al contrasto al cambiamento climatico, ma voi avete bocciato anche questo emendamento.

Noi volevamo inserire nel decreto la produzione di energia elettrica e calorica da fonti agroforestali e fotovoltaiche di carburanti e prodotti chimici di origine agroforestali. Ma nulla, niente, anche questo bocciato.

Il contributo del settore agricolo alla transizione energetica verde deve trovare un solido sostegno di tipo normativo nel quadro della definizione della figura di imprenditore agricolo. Le fonti fotovoltaiche in ambito agricolo come l'agrivoltaico e i parchi agrisolari dovrebbero essere incentivati anche a livello nazionale, come, d'altra parte, viene fatto anche a livello comunitario, con apposite misure di intervento nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Potevano, dunque, essere maturi i tempi per attribuire all'imprenditore agricolo anche la veste di imprenditore energetico, nell'ambito della disciplina civilistica di riferimento, attraverso l'uso delle strutture aziendali come le coperture, ad esempio, dei fabbricati, che sono diversi in ambito agricolo e degli stessi terreni, ma anche questa richiesta è stata bocciata.

Dobbiamo includere anche le imprese agricole a forte consumo di energia elettrica nelle misure di incentivazione introdotte per promuovere l'autoproduzione di energia rinnovabile nei settori energivori, ma non ne volete sapere. Anche questo emendamento è stato bocciato.

Bisogna dare la definizione corretta di aree idonee all'insediamento di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Servono dati per questo a supporto, indispensabili sia per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili sia per garantire un equilibrato inserimento nel territorio e, soprattutto, nelle aree agricole. È indispensabile procedere rapidamente nell'identificazione delle superfici e aree compromesse delle aree abbandonate, delle aree marginali, dei terreni improduttivi, in modo da assicurare priorità nel loro utilizzo.

Dobbiamo conoscere l'ammontare delle superfici non agricole a livello regionale, nonché delle superfici delle altre aree utilizzabili, come, ad esempio, le superfici e le aree industriali dismesse, le aree abbandonate marginali, quali le aree non classificate sottoposte ad attività abusive, terreni improduttivi, discariche, aree contaminate ed ex aree militari. Ciò permetterebbe di guidare in modo più coerente lo sviluppo dei grandi impianti, utilizzando prioritariamente le aree non agricole, ma evidentemente si preferisce, anche qui, consumare terreno agricolo. D'altra parte, siete il Governo che taglia le tasse a chi ha accumulato miliardi di extraprofitti durante la crisi energetica. Uno schiaffo a chi, nel Paese e nelle aziende agricole, non riusciva a pagare le bollette dell'energia elettrica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.

MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, credo che corra l'obbligo ricordare a quest'Aula che oggi approda in Aula il cinquantatreesimo decreto da convertire in legge, in un anno e più di Governo. Oggi, come tante altre volte, la conversione del decreto sta avvenendo a seguito di un unico passaggio in una delle due Camere, con la conseguente mortificazione, oserei definirla grave, dell'assetto conferito dalla nostra Costituzione ai due rami del Parlamento. Potrei approfondire ancora la questione discutendo, ad esempio, del costante ricorso alla questione di fiducia, mai così abusata da quando ho memoria politica, o dell'ingiustificato esame del decreto in sede referente da parte delle Commissioni, il tutto con l'evidente obiettivo di precludere al Parlamento la condizione di un esame approfondito, come, invece, si richiederebbe in relazione a questioni delicate come quelle affrontate dal decreto che ci viene presentato, questioni riferite ai temi dell'energia e delle alluvioni che hanno messo in ginocchio intere regioni d'Italia. Per questa ragione il Partito Democratico ha voluto porre anzitutto una questione pregiudiziale di costituzionalità.

Siamo stanchi, infatti, di questo totale appiattimento del dibattito parlamentare, che dovrebbe essere il contenuto minimo ed essenziale di una democrazia forte come è stata quella italiana fino a poco tempo fa, e che non solo viene appiattito in sede di votazione del testo in sé, ma viene quasi annullato in sede di esame degli emendamenti, che sovente risultano ingiustificatamente snobbati.

Al di là dell'opposizione sui singoli contenuti del decreto, tema sul quale mi soffermerò più avanti nell'intervento, la questione che più sta a cuore a tutti noi – spero - è quella del rispetto del dibattito democratico. Mi auguro che gli onorevoli colleghi appartenenti ai gruppi di maggioranza prima o poi riescano a risollevare il capo contro questo metodo inaccettabile, che cela non solo l'assenza di rispetto nei confronti degli organi legislativi, ma anche una carenza di fiducia da parte della squadra di Governo nei loro confronti. Ma spero anche di scuotere le loro coscienze dicendogli che il Governo continua a usare decreti per legiferare perché evidentemente non si fida della loro capacità di discernimento e della sua stessa maggioranza, e credo che tutto ciò risulti mortificante per un parlamentare eletto nel territorio.

Venendo ai contenuti del decreto, il primo tema sul quale ritengo di dovermi soffermare, essendo tra le più legittimate a farlo in quest'Aula, attiene al trattamento, anzi, al maltrattamento riservato dal Governo alla mia regione, la Sicilia, attraverso questo decreto. La questione delicatissima e correttamente sottolineata dalla Corte dei conti attiene ai rifiuti siciliani. La Corte ha sottolineato più volte la carenza del sistema di gestione dei rifiuti. Il Governo ha risposto presentando un emendamento nel pieno della notte, approvandolo all'alba, che cambia tutto per non cambiare nulla. In particolare, i giudici avevano fatto notare la necessità di modificare gli ambiti territoriali di intervento e creare società pubbliche di regolamentazione che potessero tenere meglio sotto controllo la gestione. Ovviamente, con questo decreto non si interviene su nessuno di questi temi. Ancora una volta, a parte l'inadeguatezza della norma, infatti, sono diversi i punti critici da sottolineare. Il primo è che, per l'ennesima volta, il Governo ha pensato solo ed esclusivamente a nominare uno dei suoi esponenti, che peraltro ricopre già una carica di rilievo, il presidente della regione siciliana, a capo di un sistema di dubbia utilità. Il secondo aspetto critico è che tutto ciò viene fatto ancora una volta con il tipico metodo del Governo Meloni, e cioè attraverso una decisione assunta senza alcuna consultazione dell'Assemblea siciliana. La norma, infatti, non è mai passata al vaglio dell'Assemblea regionale siciliana, a riconferma della totale assenza di dialogo democratico, oltre che con il Parlamento, anche con i territori sui quali le politiche scellerate di questo Governo vanno pesantemente a incidere.

Il terzo elemento è quello che al presidente Renato Schifani, il nuovo commissario straordinario, verranno assegnati ben 800 milioni per gestire la situazione rifiuti attraverso la costruzione di impianti, rispetto ai quali, tra le altre cose, non si sa nulla, né in merito alle procedure ambientali di realizzazione e di funzionamento che verranno adottate, né in merito al loro funzionamento concreto. Questo a discapito, ancora una volta, del Fondo per la coesione concesso alla Sicilia, al quale già erano stati sottratti coattamente dal Governo un miliardo e 600 milioni di euro per la costruzione del ponte sullo Stretto, infrastruttura, anche questa, di cui non si vuole vedere la dubbia fattibilità e per la cui realizzazione non sono stati, ancora una volta, interpellati i territori di riferimento.

Vorrei far notare, peraltro, il rischio di infiltrazioni mafiose, considerata la grande quantità di subappalti che si renderà necessaria per far fronte alla situazione rifiuti, rischio per nulla arginato e forse nient'affatto valutato dalle pessime norme previste dal nuovo codice degli appalti, tanto voluto dal Governo.

Sulla parte del decreto relativa all'energia ho registrato per l'ennesima volta uno scellerato, massivo ricorso ai combustibili fossili, non si capisce in funzione di quale ragionamento logico, con una chiusura, da parte del Governo, alle nostre proposte emendative e sicuramente migliorative, con catastrofiche conseguenze in termini ambientali, rispetto alle quali il Governo, consapevole di questo suo massiccio ricorso a fonti non rinnovabili, ha deciso di fare orecchie da mercante, bocciando tutti gli emendamenti che puntavano a un avvicinamento, in termini di raggiungimento degli obiettivi, a quanto concluso in sede della COP28 e rendendo impossibile, di fatto, il raggiungimento dell'obiettivo previsto sull'accordo di abbandono del ricorso ai combustibili fossili entro il 2050. Ed è così che il Governo riscrive, per la terza volta, la norma riguardante il rafforzamento della sicurezza energetica, degli approvvigionamenti di gas naturale e la relativa flessibilità, facendo ricorso massiccio alle trivellazioni, che, invece, dovevano essere gradualmente abbandonate. Il tutto condito dall'originaria previsione di una pesantissima tassa sulla produzione di energia rinnovabile, che, invece di essere incentivata, veniva martoriata in modo del tutto ingiustificato. Per fortuna, a seguito di pressioni insistenti da parte del Partito Democratico, la tassa è stata espunta dal decreto, anche se in realtà alcuni esponenti di maggioranza hanno deciso di intestarsi questa battaglia in modo completamente e intellettualmente non coerente.

Un'altra parte importante del decreto riguarda le alluvioni che hanno colpito l'Italia durante l'anno precedente. Sul tema vorrei fare prima un piccolo inciso: avete notato che fin qui ho parlato, in riferimento ad un solo decreto, di tre argomenti profondamente diversi tra loro, rifiuti in Sicilia, trivellazioni e alluvioni? Volevo dire a chi ci segue da casa, attraverso il canale satellitare, che non sono io ad essere confusa. In barba alla prescrizione della Corte costituzionale che chiarisce che i decreti-legge dovrebbero rispondere a stringenti criteri di omogeneità, questo infatti è l'ennesimo decreto - passatemi il termine - pot-pourri con il quale vengono affrontate questioni estremamente eterogenee tra loro, alcune persino di dubbia urgenza, allo scopo unico di annullare, come dicevo precedentemente, il dibattito parlamentare.

Tornando alla questione alluvioni, il Governo ha bocciato, probabilmente senza neanche esaminarli, tutti i nostri emendamenti che miravano ad aumentare gli aiuti per gli alluvionati di Emilia-Romagna, Toscana e Marche, il collega Gnassi ne ha parlato abbondantemente. Eppure si trattava di emendamenti essenziali per il raggiungimento degli obiettivi che lo stesso Governo aveva annunciato in riferimento alle alluvioni. Avevamo chiesto, infatti, la previsione di un credito d'imposta per le imprese, la proroga del pagamento dei mutui e dei prestiti per gli investimenti pubblici degli enti territoriali colpiti, così come le agevolazioni per chi contraesse mutui al fine di favorire la ricostruzione delle aree colpite.

Per farla breve e concludere, Presidente, siamo alle solite. I pochi temi sui quali il Governo interviene vengono trattati in maniera semplicistica, utilizzando un approccio benaltrista, antidemocratico e mancando puntualmente tutti gli obiettivi principali. Il rispetto degli organi costituzionali è manifestamente assente. Ieri sera ho assistito all'ennesimo scippo da parte del Governo del tentativo di coinvolgere le opposizioni, che chiedevano, per l'ennesima volta, il ritiro del provvedimento, al fine di consentire una più attenta valutazione e migliorie dello stesso. Invece, ci è stato consentito soltanto il rinvio della Commissione alle ore 23.

Presidente, non è corretto per il Paese che il Governo ci tratti così, perché, anche se in misura minore, rappresentiamo una parte degli italiani. Il Governo è solo preoccupato a distribuire poltrone e incarichi, i temi vengono affrontati con estrema superficialità e con approccio autoritario.

L'opposizione prova a fare il proprio mestiere nello sgomento della maggioranza, che vorrebbe quasi che noi stessimo zitti, in barba a qualunque maturità democratica.

Siamo qui costretti a parlare per ore del nulla cosmico, mentre il Governo decide a porte chiuse e in modo scellerato, ponendoci davanti a fatti compiuti che noi possiamo soltanto commentare. Queste argomentazioni vengono ripetute dalle opposizioni tutte le volte che siamo in quest'Aula e che puntualmente non fanno che ripresentarsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1606-A​)

PRESIDENTE. I relatori e il rappresentante del Governo hanno comunicato per le vie brevi che intendono rinunciare ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1606-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intervengo per un richiamo al Regolamento, ai sensi degli articoli 8 e successivi e, soprattutto, della Costituzione.

Vede, io spero, prima o poi, di essere smentito e di porre fine a questi interventi, ma tutte le volte che nei banchi del Governo vedo solo il Ministro Ciriani temo che sia qui per chiedere l'ennesima fiducia. L'anno era cominciato bene, perché devo dire che, in effetti, siamo al 24 gennaio e siamo solo alla prima fiducia. Temo, però, che questo sia l'inizio di un altro anno da record, come è stato il 2023. Noi abbiamo scelto, come opposizioni, con un atto di responsabilità e di grande generosità, di consentire che la legge di bilancio, per la prima volta portata in quest'Aula in prima lettura tra Natale e Capodanno, venisse approvata nei tempi stabiliti, ma credo che abbiamo riposto male questa fiducia, perché oggi torniamo, come nulla fosse, a mettere voti di fiducia totalmente inutili che mortificano il Parlamento e, in particolare, mortificano la Camera.

Chiudo, signor Presidente, con qualche citazione. “Democrazia parlamentare significa che il Parlamento decide. Democrazia parlamentare significa che il Parlamento è centrale. Di grazia, posso chiedervi dov'è la democrazia parlamentare nel momento in cui il Parlamento non può discutere (…)” e non può votare? Anzi, aggiungo un'altra frase, Ministro Ciriani, e stavolta non ho preso delle sue frasi - che torneranno a suonare in quest'Aula - che lei usava al Senato contro la fiducia. Diceva l'attuale Primo Ministro Meloni, che è la stessa persona che ha detto la frase precedente: “E vorrei chiedere ai colleghi del PD, che lo scorso anno andarono a fare ricorso alla Consulta contro la contrazione dei tempi parlamentari: adesso non conta più il Parlamento?” - diceva Meloni - “Adesso non conta più la Costituzione? Che quando si arriva al Governo, finalmente, Costituzione e Parlamento non ci servono e possiamo piegare le istituzioni al nostro piacimento, alle nostre necessità? Noi non la vediamo così”. È vero: voi la vedete peggio di così, voi tradite le vostre stesse parole, quelle che avete usato nei confronti degli elettori contro le maggioranze che non erano - in quel caso 2019-2020 - maggioranze politiche come la vostra. Vede, Ministro Ciriani, voi state facendo di gran lunga peggio di quello che il Primo Ministro Meloni trovava inaccettabile, qualche anno fa, nei confronti di maggioranze che non avevano la vostra autorevolezza politica e che non erano frutto, come la vostra, di un voto inequivoco, dal punto di vista politico e parlamentare.

È per questo, signor Presidente, che io chiedo alla Presidenza di questa Camera che provi a essere efficace nella richiesta di ritornare alla fisiologia legislativa di queste Camere e, soprattutto, a difendere le prerogative della Camera dei deputati. È una legge che non aveva alcun requisito di urgenza politica, ma, soprattutto, voi state qui forse per paura della vostra stessa maggioranza, perché quando si arriva ai voti su temi che possono essere scottanti scappate, ma voi state facendo peggio di quello che il Primo Ministro Meloni denunciava due o tre anni fa nei confronti di maggioranze che non erano maggioranze politiche.

Io continuerò - e chiudo, signor Presidente - come una voce che declama nel deserto, che oggi, anzi, è fin troppo affollato, perché ritengo che questa sia la vera riforma de facto costituzionale che stravolge le prerogative parlamentari. Se accettiamo, colleghi, che una maggioranza con un'investitura politica non tenga alcun conto del Parlamento e prosegua con i decreti e le fiducie questa sarà la nuova norma, il nuovo normale di questa Camera, e noi non lo vogliamo accettare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Sì, un richiamo al Regolamento e perché rimanga agli atti che noi consideriamo grave da un punto di vista regolamentare - e quindi chiediamo che il Presidente della Camera operi le necessarie verifiche - quello che è capitato ieri sera in Commissione. Riteniamo che questo iter legislativo sia stato inficiato da una violazione della prassi regolamentare e che ha anche - lo dico molto chiaramente - inficiato i rapporti tra maggioranza e opposizione. Avremmo potuto dare un'altra risposta e sarebbe stata una risposta di ostruzionismo, assolutamente legittima, anche sul piano regolamentare. Abbiamo deciso di non farlo, ma questo non vorrei che venga scambiato come un atteggiamento arrendevole e soprattutto arrendevole rispetto alla necessità che il Regolamento, che è a tutela di tutti, sia rispettato, in quest'Aula e nelle Commissioni.

Crediamo, da questo punto di vista, e anche in questa sede, prima che venga posta con ogni probabilità la fiducia, che ciò vada rimarcato con forza: noi non ci stiamo. Non ci stanno, le opposizioni, a percorsi all'interno delle Commissioni che alla fine finiscono per impedirci di svolgere il nostro ruolo e, soprattutto, non consentono quella corretta dialettica parlamentare che è alle fondamenta della nostra democrazia e anche della nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Si, è soltanto perché questo richiamo del collega Fornaro è un richiamo che non può rimanere senza risposta, altrimenti si rischia veramente di cancellare anche quel poco o tanto di buono che è stato fatto in Commissione. La Commissione, su questo decreto, si è riunita da metà dicembre e ha svolto circa 13 ore e 20 minuti di sedute e 2 ore di uffici di presidenza; ha valutato circa 180 emendamenti e ne ha approvati 105 e di questi 105 emendamenti, 68 sono della maggioranza e 29 dell'opposizione. Inoltre, ci sono state all'incirca 64 audizioni e 80 testi scritti depositati. Dire, in questo caso, che non c'è stato confronto è, almeno, non proprio puntuale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dopodiché, su altri aspetti concordo con il collega, ma il lavoro che è stato fatto da tutti i commissari non credo che possa essere liquidato così (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Si riprende la discussione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1606-A​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà (Commenti). Per cortesia, per cortesia.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. No, non mi disturbano.

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego!

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. A nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1606-A, nel testo delle Commissioni (Applausi ironici di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Misto-+Europa).

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 20,05 presso la Biblioteca del Presidente al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.

Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 19,50, è ripresa alle 20,30.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto stabilito nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1606-A - Conversione in legge del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 (da inviare al Senato - scadenza: 7 febbraio 2024), nel testo approvato dalle Commissioni, la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, giovedì 25 gennaio, alle ore 19,50, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 18,10.

Al termine della votazione per appello nominale e fino alle ore 24 avrà luogo l'esame degli ordini del giorno, che proseguirà venerdì 26 gennaio a partire dalle ore 9. Seguiranno, nella medesima giornata di venerdì 26, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Conseguentemente, lo svolgimento delle interpellanze urgenti, già previsto per venerdì 26 gennaio, non avrà luogo.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani, giovedì 25 gennaio.

È stato, altresì, convenuto che lunedì 29 gennaio, al termine della discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1630, sarà iscritta all'ordine del giorno la discussione sulle linee generali delle proposte di legge in materia di lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche (n. 153-202-844-1104-1128-1395) e in materia di manifestazioni di rievocazione storica (n. 799-988), già prevista per la seduta del 22 gennaio scorso. I relativi seguiti saranno iscritti a partire dalla seduta di martedì 30 gennaio, dopo il seguito dell'esame degli argomenti non conclusi nella settimana in corso.

Procedo ora all'estrazione a sorte del nominativo dal quale avrà inizio la chiama dell'appello nominale nella seduta di domani.

(Segue sorteggio).

La chiama avrà inizio dal dall'onorevole Schullian.

Organizzazione dei tempi di esame di progetti di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale della proposta di legge recante l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, per l'esame del testo unificato delle proposte di legge recante disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'adozione di norme per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, per l'esame del testo unificato delle proposte di legge recante disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche invalidanti e croniche (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 25 gennaio 2024 - Ore 18,10:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023. (C. 1606-A​)

Relatori: BATTISTONI, per la VIII Commissione; BARABOTTI, per la X Commissione.

La seduta termina alle 20,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 15 il deputato Vaccari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 20 il deputato Zoffili ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 31 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 33 il deputato Andrea Rossi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 41 il deputato Cirielli ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 46 il deputato Centemero ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 47 la deputata Madia ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 55 e 56 il deputato Maullu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 65 alla n. 67 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1620-A - EM 4.2 234 232 2 117 103 129 84 Resp.
2 Nominale EM 4.4 240 238 2 120 105 133 83 Resp.
3 Nominale EM 4.6 240 237 3 119 106 131 82 Resp.
4 Nominale EM 4.8, 4.9, 4.10 252 250 2 126 113 137 80 Resp.
5 Nominale EM 4.14 256 253 3 127 113 140 79 Resp.
6 Nominale EM 4.15 256 254 2 128 113 141 79 Resp.
7 Nominale EM 4.16 258 257 1 129 114 143 79 Resp.
8 Nominale EM 4.18 261 261 0 131 115 146 78 Resp.
9 Nominale EM 4.19 263 259 4 130 113 146 78 Resp.
10 Nominale EM 4.24 263 260 3 131 113 147 77 Resp.
11 Nominale EM 4.25 261 260 1 131 115 145 77 Resp.
12 Nominale EM 4.27 260 257 3 129 111 146 77 Resp.
13 Nominale EM 4.26 268 266 2 134 114 152 74 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale EM 4.28 268 264 4 133 111 153 74 Resp.
15 Nominale EM 4.29 269 268 1 135 114 154 74 Resp.
16 Nominale EM 4.30 268 265 3 133 112 153 74 Resp.
17 Nominale EM 4.31 271 269 2 135 114 155 74 Resp.
18 Nominale EM 4.32 270 268 2 135 113 155 74 Resp.
19 Nominale EM 4.33 269 266 3 134 114 152 74 Resp.
20 Nominale EM 4.300 274 273 1 137 272 1 73 Appr.
21 Nominale EM 4.34 272 269 3 135 116 153 73 Resp.
22 Nominale EM 4.35 274 271 3 136 117 154 73 Resp.
23 Nominale EM 4.38 273 269 4 135 116 153 73 Resp.
24 Nominale EM 4.39 270 269 1 135 115 154 73 Resp.
25 Nominale EM 4.40, 4.41 273 271 2 136 118 153 73 Resp.
26 Nominale EM 4.42 274 271 3 136 116 155 73 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale EM 4.43 271 268 3 135 115 153 73 Resp.
28 Nominale EM 4.44 279 277 2 139 120 157 73 Resp.
29 Nominale EM 4.45 276 273 3 137 117 156 73 Resp.
30 Nominale EM 4.47 278 275 3 138 119 156 73 Resp.
31 Nominale EM 4.55 274 271 3 136 115 156 73 Resp.
32 Nominale EM 4.56 276 274 2 138 118 156 73 Resp.
33 Nominale EM 4.57 274 271 3 136 114 157 73 Resp.
34 Nominale EM 4.61 276 274 2 138 117 157 73 Resp.
35 Nominale EM 4.60 274 272 2 137 115 157 73 Resp.
36 Nominale ARTICOLO 4 278 277 1 139 158 119 73 Appr.
37 Nominale EM 5.10 278 274 4 138 119 155 73 Resp.
38 Nominale EM 5.15 281 278 3 140 120 158 72 Resp.
39 Nominale EM 5.300 282 161 121 81 159 2 72 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale ARTICOLO 5 283 280 3 141 159 121 72 Appr.
41 Nominale ART AGG 5.02 281 278 3 140 123 155 72 Resp.
42 Nominale EM 6.3 279 276 3 139 122 154 72 Resp.
43 Nominale EM 6.300 278 277 1 139 152 125 72 Appr.
44 Nominale EM 6.15 280 278 2 140 117 161 72 Resp.
45 Nominale EM 6.301 280 277 3 139 157 120 72 Appr.
46 Nominale EM 6.302 280 277 3 139 157 120 72 Appr.
47 Nominale EM 6.400 279 277 2 139 159 118 72 Appr.
48 Nominale ARTICOLO 6 279 277 2 139 158 119 72 Appr.
49 Nominale EM 6.27 PARTE CONSEQUENZIALE 278 275 3 138 120 155 72 Resp.
50 Nominale ARTICOLO 7 279 277 2 139 159 118 72 Appr.
51 Nominale ODG 9/1620-A/2 251 250 1 126 109 141 72 Resp.
52 Nominale ODG 9/1620-A/3 251 250 1 126 106 144 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale ODG 9/1620-A/4 258 256 2 129 107 149 72 Resp.
54 Nominale ODG 9/1620-A/5 259 259 0 130 108 151 72 Resp.
55 Nominale ODG 9/1620-A/6 274 272 2 137 120 152 72 Resp.
56 Nominale ODG 9/1620-A/7 273 271 2 136 119 152 72 Resp.
57 Nominale ODG 9/1620-A/8 274 273 1 137 119 154 72 Resp.
58 Nominale ODG 9/1620-A/9 277 275 2 138 119 156 72 Resp.
59 Nominale ODG 9/1620-A/10 275 273 2 137 118 155 72 Resp.
60 Nominale ODG 9/1620-A/11 278 275 3 138 121 154 72 Resp.
61 Nominale ODG 9/1620-A/12 273 273 0 137 120 153 72 Resp.
62 Nominale ODG 9/1620-A/13 278 277 1 139 123 154 72 Resp.
63 Nominale ODG 9/1620-A/14 277 277 0 139 124 153 72 Resp.
64 Nominale ODG 9/1620-A/15 RIF 278 277 1 139 273 4 72 Appr.
65 Nominale ODG 9/1620-A/16 277 274 3 138 118 156 70 Resp.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 68)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale ODG 9/1620-A/17 270 266 4 134 116 150 70 Resp.
67 Nominale ODG 9/1620-A/18 270 268 2 135 116 152 70 Resp.
68 Nominale DDL 1620-A - VOTO FINALE 272 270 2 136 155 115 66 Appr.