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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 230 di lunedì 22 gennaio 2024

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 12.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 18 gennaio 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 gennaio 2024, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente): «Conversione in legge del decreto-legge 19 gennaio 2024, n. 5, recante disposizioni urgenti per la realizzazione degli interventi infrastrutturali connessi con la Presidenza italiana del G7» (1658) - Parere delle Commissioni I, II, III, V e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato, altresì, assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 18 gennaio 2024, ho chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, il deputato Vito De Palma, in sostituzione della deputata Annarita Patriarca, dimissionaria.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, tenuto conto della lettera inviata in data 18 gennaio dal presidente della Commissione cultura, che ne ha chiesto il rinvio dell'inizio dell'esame, e delle intese successivamente intercorse in tal senso tra i gruppi, non è stata iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna la discussione generale del testo unificato delle proposte di legge recante disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'emanazione del Codice per la salvaguardia dei patrimoni culturali immateriali.

L'esame del provvedimento non avrà pertanto luogo nel corso di questa settimana; la discussione generale si svolgerà lunedì 29 gennaio e il relativo seguito a partire dalle giornate successive.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Intervengo in merito a quanto è stato denunciato da parte di Mike Maignan, il portiere del Milan, a seguito degli insulti razzisti che ha dovuto subire e sopportare nel corso della partita Udinese-Milan.

Presidente, Maignan ha dichiarato e ha denunciato che è stato associato alle scimmie. Non è la prima volta che ciò accade. Non è la prima volta che ciò accade, a partire dal momento che il contesto politico e il clima politico all'interno del quale tutto questo si verifica, ci deve portare a un'ulteriore riflessione e a chiederci, soprattutto: quale messaggio lancia e dà la politica, a partire dal momento che si parla di sostituzione etnica? Quale messaggio dà la politica, a partire dal momento che approva provvedimenti che, di fatto, sono una sorta di accompagnamento ad atteggiamenti di deriva razzista, per non dire intollerante, verso i diversi? Quale messaggio diamo, quando si adottano provvedimenti, come quello che possiamo definire il decreto Cutro, o la deportazione dei migranti in Albania o la legge Bossi-Fini? O, ancora di più, quale messaggio diamo, quando la politica rimane in silenzio di fronte a un atteggiamento chiaramente e dichiaratamente fascista, come quello che si è visto a seguito dei fatti accaduti durante la manifestazione di Acca Larentia?

Presidente, concludo invitando tutti noi a dare un messaggio, dal punto di vista dell'educazione dei nostri figli, alla società dei giovani, ma soprattutto individuando i responsabili di questi atti, ignobili e razzisti, quando ciò accade non soltanto sotto i riflettori di uno stadio, ma quando avviene e si verifica nella società, lontano dai riflettori, ai danni di cittadini che non hanno la possibilità di denunciare, a microfono aperto, ciò che vivono ogni giorno. Ma individuiamoli, anche quando quegli stessi fatti, Presidente, vengono denunciati all'interno di quest'Aula e i responsabili non sono mai stati individuati, i responsabili non sono mai stati chiamati a rispondere dei loro fatti. Che sia all'interno del Parlamento o nella società, abbiamo l'autorevolezza e la responsabilità di dare un messaggio: siamo tutti uguali, ma dentro questa uguaglianza non è che qualcuno è superiore rispetto agli altri per il colore della pelle, perché è bianco o perché ha una determinata provenienza geografica.

Torniamo a valorizzare la Costituzione, l'articolo 3 della nostra Carta costituzionale. È compito della Repubblica rimuovere quegli ostacoli che impediscono lo sviluppo della persona umana e prevenire con provvedimenti chiari e limpidi questi atteggiamenti ignobili e razzisti. Nel 2024, ahimè, dovevamo stare qui a parlare di altro, eppure stiamo ancora parlando di questo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Ci associamo alla condanna, senza “se” e senza “ma”, di quello che è avvenuto in uno stadio italiano a Udine, ma temo sarebbe potuto accadere in qualsiasi altro stadio, perché la questione del razzismo, la questione di come, soprattutto in manifestazioni sportive, questo si esplichi, è una questione che arriva da lontano e che deve assolutamente allarmare. Non è accettabile derubricare questo a iniziative spregevoli di qualche tifoso. Sappiamo che, soprattutto in alcune curve, c'è un clima che porta, poi, a provocare quello che abbiamo visto e abbiamo ascoltato attraverso le parole del portiere del Milan, Mike Maignan, nella giornata di ieri.

Credo che, quindi, ci debba essere, da un lato, un momento di riflessione e, dall'altro, una condivisione piena del fatto che viviamo in una fase in cui le istituzioni, innanzitutto - credo tutti - debbano prendere le distanze da questi comportamenti e da queste forme di razzismo intollerante. Per dirla con una battuta finale, non per sdrammatizzare, ma per essere molto duro nei confronti di questi comportamenti, ci deve essere tolleranza zero. Occorre individuare i responsabili, ma soprattutto provare ad asciugare, a bonificare quell'enorme brodo di cultura all'interno del quale queste persone si sentono autorizzate ad esternare comportamenti razzisti. Quindi, anche noi esprimiamo piena solidarietà al portiere del Milan e, più in generale, sottolineiamo la necessità che lo sport dia un segnale, che le istituzioni diano un segnale molto forte, ripeto, senza derubricare e senza cercare di sminuire la gravità di quanto è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Kelany, sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.

SARA KELANY (FDI). Signor Presidente, mentre concordo pienamente con quanto appena espresso dall'onorevole Fornaro, mi associo alla condanna di questi atti esecrabili di razzismo, inaccettabili, soprattutto ancora di più, nel mondo dello sport, che dovrebbe dare esempio ai nostri giovani. Contestualmente, Presidente, mi sento di condannare anche chi porta in quest'Aula questi argomenti per continuare a fare dell'ideologia e a dare a questo Governo - lo abbiamo sentito dalle parole dell'onorevole Soumahoro - del fascista, del razzista e dello xenofobo. Questo atteggiamento non fa bene alla causa che l'onorevole Soumahoro voleva portare in quest'Aula. Quindi, mi sento di condannare altrettanto le dichiarazioni dell'onorevole Soumahoro, che trovo essere assolutamente inaccettabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la deputata Manzi. Ne ha facoltà

IRENE MANZI (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per richiedere che il Ministro della Cultura Sangiuliano venga in Aula a riferire su quanto avvenuto nelle scorse ore alla Fondazione Teatro di Roma. Pensiamo che il blitz che si è compiuto, sguaiato e violento, ai danni di quella istituzione con la nomina, senza la presenza, tra l'altro, del presidente e della componente del consiglio di amministrazione indicata dal comune di Roma che è socio maggioritario di quell'organismo, sia un atto su cui vorremmo conoscere l'opinione e il parere del Ministro, proprio perché, stando a quanto riferito dalle cronache, sarebbe in realtà un atto compiuto con rapidità e senza tatto istituzionale da parte di un componente della Commissione cultura di questa Camera, da parte del presidente Mollicone, mentre da parte del Ministro si stava tentando un confronto anche con i componenti del comune.

Di fronte al silenzio di questi momenti, nei quali stanno uscendo, dopo molte ore per la verità, le dichiarazioni del presidente della regione, Rocca, stiamo ancora attendendo una dichiarazione ufficiale da parte del Ministro Sangiuliano su questo tema, se condivide o meno quanto è avvenuto, vorremmo chiederne l'intervento in Aula, proprio perché, in realtà, non si tratta di un rapporto tra maggioranza e minoranza parlamentare o di Governo, ma si tratta di un rapporto che dovrebbe guidare le relazioni tra i componenti e tra gli enti che fanno parte di uno stesso consiglio di amministrazione, che sono chiamati a gestire una fase non semplice di riorganizzazione della Fondazione che esce anche da un periodo di commissariamento e che richiederebbe la massima lealtà e il massimo rapporto di collaborazione istituzionale.

Questo, purtroppo, nelle scorse ore, non è avvenuto. Ieri abbiamo assistito a una presa di posizione molto chiara da parte di tanti artisti del teatro italiano e non liquidateli come appartenenti a questo o a quel gruppo politico. Si tratta dei protagonisti che andiamo a vedere noi stessi da spettatori in televisione e al cinema che allietano e rendono migliori le nostre giornate con il loro contributo.

Vedete, colleghi, la cultura vive nei luoghi del lavoro intellettuale, vive nei libri, vive nei teatri, dove si fa musica, dove si legge, dove si scrive e non vive nei rapporti di forza tra chi è al Governo e chi è all'opposizione.

La cultura appartiene alla gente che la fa, al pubblico che assiste agli spettacoli e ai cittadini. Quindi, anche rispetto a quanto detto dal Sottosegretario Mazzi, pochi giorni fa, in risposta a una interrogazione in Commissione cultura, sul fatto che dobbiamo farcene una ragione, perché si intende fare così, ci teniamo a ribadire che no, noi una ragione di fronte a questi comportamenti non siamo proprio intenzionati a farcela e continueremo a richiedere una presa di posizione chiara da parte del Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista):

PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'informativa, ovviamente, parleremo con il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e avviseremo della richiesta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno (A.C. 1620-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1620-A: Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 18 gennaio 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 18 gennaio 2024).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e III (Affari esteri), si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la Commissione affari esteri, deputato Formentini.

PAOLO FORMENTINI , Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Signor Presidente, il disegno di legge in esame reca l'autorizzazione alla ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania, per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno.

Occorre, innanzitutto, sottolineare che, come evidenziato nella relazione illustrativa allegata al disegno di legge, il protocollo si fonda sul trattato bilaterale di amicizia e collaborazione tra Italia e Albania, firmato a Roma il 13 ottobre 1995.

In particolare, l'articolo 19 del Trattato del 1995 impegna i due Paesi e instaurare una stretta e incisiva collaborazione per regolare, nel rispetto della legislazione vigente, i flussi migratori, nonché a sviluppare in tale ambito la cooperazione fra i competenti organi della Repubblica d'Albania e della Repubblica italiana. Albania e Italia sono, inoltre, legate dalla comune appartenenza alla NATO e al Consiglio d'Europa, nonché dall'impegno condiviso nella promozione della sicurezza internazionale e dei diritti dell'uomo.

L'intesa, all'articolo 1, contiene le definizioni, mentre, l'articolo 2, dichiara la finalità, ossia il rafforzamento della cooperazione bilaterale tra le parti in materia di gestione dei flussi migratori provenienti da Paesi terzi, in conformità al diritto internazionale e a quello europeo.

Secondo l'articolo 3, la parte albanese riconosce alla parte italiana ha diritto all'utilizzo delle aree concesse a titolo gratuito per la durata del protocollo, ovvero l'area destinata alla realizzazione delle strutture per le procedure di ingresso e l'area destinata alla realizzazione delle strutture per l'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi diritto all'ingresso e alla permanenza nel territorio italiano.

L'allegato 1 le identifica, rispettivamente, in un'area ubicata presso il porto di Shengjin e in un'area ubicata nell'entroterra presso la località di Gjader. In tali aree, la parte italiana può realizzare, ai sensi dell'articolo 4, le strutture indicate nell'allegato 1. Tali strutture sono gestite dalle competenti autorità della parte italiana, secondo la pertinente normativa italiana ed europea. Le controversie che possono nascere tra le suddette autorità e i migranti accolti nelle suddette strutture sono sottoposte, esclusivamente, alla giurisdizione italiana.

Il medesimo articolo 4 stabilisce, inoltre, che il numero totale di migranti presenti contemporaneamente nel territorio albanese, in applicazione del protocollo, non potrà essere superiore a 3.000. Le competenti autorità albanesi consentono l'ingresso e la permanenza nel territorio albanese dei migranti accolti in tali strutture al solo fine di effettuare le procedure di frontiera o di rimpatrio previste dalla normativa italiana ed europea e per il tempo strettamente necessario alle stesse. Nel caso in cui venga meno, per qualsiasi causa, il titolo della permanenza nelle strutture, la parte italiana trasferisce immediatamente i migranti fuori dal territorio albanese.

I trasferimenti da e per le strutture medesime sono a cura delle competenti autorità italiane. L'ingresso dei migranti in acque territoriali e nel territorio della Repubblica di Albania avviene esclusivamente con i mezzi delle competenti autorità italiane. Le spese per l'allestimento di una o più strutture di ingresso dei migranti nel territorio della Repubblica d'Albania, come pure i costi delle strutture necessarie a garantire i servizi sanitari necessari sono a carico della parte italiana.

L'articolo 5 dispone che la realizzazione e la gestione delle strutture avvengano nel rispetto della pertinente normativa italiana, senza necessità di permessi di costruire o altre formalità analoghe previste dalla normativa albanese, con il solo obbligo di trasmettere alle autorità albanesi il progetto e la documentazione inerente alla sostenibilità e alla funzionalità delle strutture. La parte italiana realizza, inoltre, le strutture dedicate al personale albanese addetto alla sicurezza del perimetro esterno delle aree. Tali spese, sostenute dalla parte italiana, sono esenti da imposte indirette e dazi doganali.

L'articolo 6 riguarda le questioni connesse con il mantenimento della sicurezza delle aree, prevedendo la collaborazione tra le competenti autorità delle parti e, in particolare: le competenti autorità della parte albanese assicurano il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica nel perimetro esterno alle aree, durante i trasferimenti via terra da e per le aree, che si svolgono nel territorio albanese; le competenti autorità della parte italiana assicurano il mantenimento dell'ordine e della sicurezza all'interno delle aree. Le competenti autorità della parte albanese possono, tuttavia, accedere nelle aree, previo espresso consenso del responsabile della struttura stessa, in caso di incendio o di altro grave e imminente pericolo che richieda un immediato intervento. Le competenti autorità italiane adottano le misure necessarie al fine di assicurare la permanenza dei migranti all'interno delle aree, impedendo la loro uscita non autorizzata nel territorio della Repubblica d'Albania sia durante il perfezionamento delle procedure amministrative che al termine delle stesse, indipendentemente dall'esito finale. Le competenti autorità italiane sostengono altresì ogni costo necessario all'alloggio e al trattamento delle persone accolte nelle strutture, compreso il vitto e le cure mediche, impegnandosi affinché tale trattamento rispetti i diritti e le libertà fondamentali dell'uomo, conformemente al diritto internazionale.

L'articolo 7 contiene disposizioni relative al personale italiano. Tra le altre cose, segnalo quanto segue: l'ingresso e il soggiorno in Albania, per le finalità previste dal presente Protocollo, sono esenti da visto, da permesso di soggiorno e da altre formalità previste dalla normativa albanese in materia di immigrazione; le retribuzioni sono esenti da imposte sui redditi e da contributi per l'erogazione dell'assistenza sociale previsti dalla pertinente legislazione albanese; il personale italiano non è soggetto alla giurisdizione albanese per gli atti compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni, mentre risponde dei reati commessi al di fuori del servizio in violazione dei diritti dei cittadini albanesi o dello Stato albanese.

Secondo l'articolo 8 l'accesso in territorio albanese di mezzi della parte italiana è regolato da successive intese tra le competenti autorità italiane e albanesi, che entrano in vigore alla data della firma. Conformemente alle medesime intese, è eseguita la procedura di trasferimento dei migranti in territorio albanese da e verso le aree. I costi relativi all'impiego dei mezzi e delle unità della parte albanese, derivanti dalle disposizioni del presente Protocollo, sono sostenuti dalla parte italiana.

L'articolo 9 dispone che il periodo di permanenza dei migranti nel territorio della Repubblica d'Albania non può essere superiore al periodo massimo di trattenimento consentito dalla vigente normativa italiana, ovvero 18 mesi. Le autorità italiane, al termine delle procedure eseguite in conformità alla normativa italiana, provvedono all'allontanamento dei migranti dal territorio albanese, con costi a carico della parte italiana. Per assicurare il diritto di difesa, le parti consentono l'accesso alle strutture agli avvocati, ai loro ausiliari, nonché alle organizzazioni internazionali e alle agenzie dell'Unione europea che prestano consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale, nei limiti previsti dalla legislazione italiana, europea e albanese applicabile.

L'articolo 10 riguarda le spese derivanti dal Protocollo, che sono rimborsate dalla parte italiana alla parte albanese in forma forfettaria nella misura e con le modalità determinate dall'allegato 2. Più in dettaglio, è previsto che la parte italiana, entro 90 giorni dall'entrata in vigore del Protocollo, accrediti la somma di 16,5 milioni di euro, quale anticipo forfettario dei rimborsi relativi al primo anno di applicazione del Protocollo. Successivamente, la parte albanese comunica alla parte italiana l'importo delle spese sostenute nel semestre precedente, corredato dai giustificativi di spesa. È prevista altresì la costituzione di un Fondo di garanzia a favore della parte albanese al fine di assicurare il rimborso delle spese eccedenti i versamenti effettuati dalla parte italiana.

L'articolo 11 elenca gli adempimenti della parte italiana al termine del Protocollo, ossia: restituzione delle aree alla parte albanese, che non è tenuta a corrispondere alcun indennizzo per le migliorie apportate; allontanamento di tutti i migranti dal territorio albanese entro il termine del Protocollo.

Ai sensi dell'articolo 12 ciascuna parte indennizza i danni causati all'altra parte da dolo o colpa grave del proprio personale e le perdite derivanti dall'eventuale obbligo di risarcire terzi dei danni ad essi causati da dolo o colpa grave del personale dell'altra parte.

In base all'articolo 13 il Protocollo entra in vigore alla data concordata tra le parti con successivo scambio di note, resta in vigore per 5 anni ed è rinnovato tacitamente per un ulteriore periodo di 5 anni, salvo che una delle due parti comunichi, con preavviso di almeno 6 mesi rispetto alla scadenza, la propria intenzione di non rinnovarlo. Ciascuna delle parti, peraltro, può in qualsiasi momento denunciare il presente Protocollo, con preavviso scritto di 6 mesi.

Infine, secondo l'articolo 14, qualsiasi controversia tra le parti sull'interpretazione e sull'applicazione del Protocollo e delle intese derivanti dallo stesso è risolta in via amichevole mediante consultazione tra le parti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza per la I Commissione, deputata Kelany.

SARA KELANY , Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. Grazie, Presidente. Io mi limito a chiedere l'autorizzazione al deposito della relazione, che naturalmente è descrittiva dei 7 articoli del disegno di legge di ratifica. Voglio solo cogliere l'occasione, anche a nome del collega relatore Formentini, di ringraziare gli uffici della I e della III Commissione, che hanno svolto un lavoro encomiabile, i presidenti Tremonti e Nazario Pagano, i Sottosegretari che sono intervenuti durante l'esame in Commissione, il presente Sottosegretario Silli, ma anche la Sottosegretaria Tripodi, il Sottosegretario Prisco e la Sottosegretaria Ferro, nonché i componenti di maggioranza della Commissione. Quindi, mi riporto integralmente al testo, lasciando spazio alla discussione generale.

PRESIDENTE. È autorizzata a consegnare l'intervento.

Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza per la I Commissione, deputato Riccardo Magi.

RICCARDO MAGI , Relatore di minoranza per la I Commissione. La ringrazio, Presidente. Ancora una volta, nell'arco di soli 14 mesi, il Governo (si tratta della quinta volta), presieduto dall'onorevole Meloni, investe il Parlamento di un provvedimento che ha il dichiarato scopo di affrontare l'emergenza immigrazione. Purtroppo, però, il disegno di legge al nostro esame non ha niente a che fare con i termini effettivi ed empirici della questione migratoria, ma è solo l'ennesima circostanza in cui la destra di Governo prova a passare all'incasso - dobbiamo dire, in questo caso, con ingenti spese per l'erario - nella sua strategia imprenditoriale basata sulla coltivazione ossessiva della paura per i migranti.

I danni che questa linea politica ed economica, al contempo, hanno fatto da 20 anni a questa parte sono immensi e ormai sotto gli occhi di tutti. L'Italia ha rinunciato, tra l'altro, a forza lavoro in settori gravemente deficitari, come la manodopera in alcune aree dell'industria, dell'artigianato e dei servizi alla persona; ha rinunciato al gettito fiscale, a risorse previdenziali e a ripopolazione scolastica. Tutto ciò per respingere la cosiddetta sostituzione etnica: vera e propria menzogna storica.

Il provvedimento, licenziato per l'Assemblea dalle Commissioni riunite I e III, ha, poi, molte aggravanti legate a specifici motivi giuridici e tecnici. Esso configura un meccanismo di deportazione verso un Paese terzo di quanti vengono raccolti in stato di pericolo in mezzo al mare. Potremmo dire che, grazie a questo trattato e alle norme di coordinamento, che sono contenute nel disegno di legge di ratifica, si compie immediatamente un salto tra la condizione di naufrago e quella di detenuto.

In un tripudio propagandistico, non privo di elementi di cattivo gusto, la Presidente del Consiglio si è recata in Albania nell'agosto 2023 per stipulare nel silenzio - perché questo accordo è rimasto nel silenzio per diversi mesi - con il Premier Edi Rama un patto per cui in una porzione di territorio albanese verrà riadattata una struttura di accoglienza per migranti richiedenti asilo presso la quale questi ultimi saranno collocati, mentre la loro richiesta viene esaminata dalle autorità italiane.

Come è stato efficacemente detto dal dottor Schiavone nel corso delle audizioni, si prefigura la costituzione di colonie detentive per stranieri, in cui avremo addirittura una sezione penitenziaria, con il distaccamento di un contingente della Polizia penitenziaria italiana. Come ha chiarito un altro degli auditi, il costituzionalista Bonetti, il protocollo italo-albanese, alla luce di disposizioni legislative nazionali di esecuzione e delle altre norme legislative nazionali vigenti in esse richiamate, configura una cessione temporanea (per 5 anni) dell'uso di una porzione del territorio albanese, da adibirsi all'allestimento e alla gestione di due centri - un punto di crisi hotspot, un CPR e, poi, appunto una sezione penitenziaria -, i quali saranno adibiti allo svolgimento di operazioni da parte di autorità italiane nei confronti di non oltre 3.000 stranieri l'anno, soccorsi in acque internazionali, che vi saranno portati da navi militari italiane, nei quali saranno soggetti alla legislazione italiana.

Considerato che l'afflusso dei migranti in mare dall'Africa ammonta, annualmente, a molte decine di migliaia di persone, già il tetto dei 3.000 reclusi in Albania appare in tutta la sua pochezza.

In ogni caso, secondo il protocollo, nei centri allestiti verrebbero svolte, come puntualmente riepilogato nel ciclo di audizioni: funzioni amministrative, svolte dalle autorità di pubblica sicurezza, quali il trasporto ai centri albanesi degli stranieri soccorsi nelle acque internazionali; il trasporto in Italia o in altri Stati extra UE degli stranieri; l'identificazione e i rilievi fotodattiloscopici; l'informazione e l'accoglienza delle persone soccorse e dei richiedenti asilo; la presentazione e l'esame delle domande di protezione internazionale; l'inserimento dei dati dei richiedenti protezione internazionale nella banca dati EURODAC, entro le 72 ore dalla presentazione della domanda; la determinazione dello Stato competente ad esaminare la domanda di protezione internazionale; le decisioni sulle domande di protezione internazionale e la loro comunicazione agli stranieri; l'adozione di provvedimenti di trattenimento e proposta delle proroghe al trattenimento; la gestione dell'accoglienza e delle cure nell'ambito dei punti di crisi; la gestione dell'accoglienza e delle cure nell'ambito del centro di permanenza per il rimpatrio; l'adozione ed esecuzione di eventuali provvedimenti di respingimento; l'adozione ed esecuzione di eventuali provvedimenti amministrativi di espulsione; l'adozione ed esecuzione di eventuali provvedimenti di accompagnamento alla frontiera degli stranieri destinatari di provvedimenti di espulsione e di respingimento.

Poi, funzioni giurisdizionali: giudizi di convalida dei provvedimenti di trattenimento sulle richieste di proroga dei provvedimenti; giudizi di convalida dei provvedimenti di accompagnamento alla frontiera degli stranieri espulsi o respinti; procedimenti penali per i reati commessi nel centro di permanenza per il rimpatrio; giudizi sui ricorsi contro provvedimenti di inammissibilità e di rigetto delle domande di protezione internazionale.

Infine, funzioni penitenziarie, cosa che è sfuggita, purtroppo, alle cronache: esecuzioni di misure cautelari in loco detentive o di pene detentive irrogate agli stranieri già trattenuti nel centro di permanenza per il rimpatrio allestito in Albania per i reati da loro commessi in tale centro.

Questo elenco che ho voluto citare completamente non è casuale, ma ci dà la misura di quanto sia evidente che la quantità e l'importanza delle procedure amministrative e giudiziarie, che sono esternalizzate in territorio albanese, sono tali che ben difficilmente potranno assumere la stessa qualità ed effettività che potrebbe garantire, invece, il loro svolgimento in Italia. E già in Italia le articolazioni delle amministrazioni dello Stato, del Viminale e del Ministero della Giustizia difficilmente compiono, in tempi compatibili con le attese e con l'efficienza amministrativa, tutte queste funzioni.

Da questo punto di vista, lo stesso onere finanziario previsto dalla relazione tecnica di accompagnamento al disegno di legge di ratifica appare molto sottostimato. Il costo per il contribuente italiano dei viaggi di andata e ritorno di funzionari e giudici italiani costituirà una fonte di sperpero immenso di denaro pubblico, come pure è stato sottolineato dai membri dell'opposizione, in particolare, nella seduta del 16 gennaio 2024 in sede referente.

Inoltre, garantire il diritto di difesa ai migranti in Albania sarà molto difficoltoso. Solo per evidenziare un aspetto tra i tanti, è ovvio che gli avvocati che si dovessero recare in Albania non atterrebbero su suolo italiano e potrebbero essere trattenuti dai contatti con gli assistiti secondo la legge albanese. In definitiva, si prefigura una palese violazione dell'articolo 24 della Costituzione.

Ancora, come è stato sottolineato nel corso delle interessantissime audizioni, alle quali, purtroppo, il Governo e la maggioranza sono rimasti completamente sordi, la legge di esecuzione del protocollo prevede che saranno portati dalle navi militari italiane nei centri albanesi soltanto stranieri che saranno soccorsi nel mare internazionale, sennonché, una volta raccolti in mare, i migranti saliranno su navi italiane, cioè su territorio italiano. Il loro trasporto dall'Italia all'Albania, senza il loro consenso, si configura, pertanto, come una deportazione collettiva in palese violazione dell'articolo 4 del Protocollo CEDU.

L'Italia, del resto, è già stata condannata dalla Corte di Strasburgo, precisamente per violazione di questo parametro (vedi le sentenze del 2012 e del 2023).

Se il contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo è lampante, come stabilito da queste sentenze, non meno evidente è quello con l'ordinamento dell'Unione europea.

Anzitutto, si pone il problema della spettanza dei poteri normativi: l'articolo 3, comma 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea stabilisce la competenza esclusiva dell'Unione in tema di trattati internazionali tra l'UE medesima e i Paesi terzi, laddove vi siano atti legislativi europei che lo prevedono oppure si tratti di materie che inciderebbero sulla portata di tali atti. Tali concetti sono ripresi dall'articolo 216 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

In altre parole, Sottosegretario e relatori, il Governo italiano avrebbe dovuto, quantomeno, rivolgersi per un parere preventivo alla Corte di giustizia dell'Unione europea, che rende esattamente questi pareri agli Stati membri prima che essi compiano l'errore di stipulare trattati con Paesi terzi su materie che sono oggetto di normativa europea. Il Protocollo Italia-Albania incrocia, infatti, pesantemente la materia delle direttive 2013/32/UE e la 2013/33/UE e, quindi, viola indirettamente gli articoli 3 e 216 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, come è stato sottolineato ancora nelle audizioni.

Vado a concludere, depositando - anzi, è già depositata e stampata - il resto della relazione, semplicemente sottolineando la fitta serie di funzioni pubbliche. Perché questo è il punto. Ha ringraziato la relatrice per la maggioranza per la I Commissione i numerosi membri del Governo che hanno accompagnato i lavori in Commissione in sede referente, che si sono avvicendati, però dobbiamo dire che sono stati in tanti, ma da nessuno abbiamo sentito risposte convincenti - anzi, da alcuni non abbiamo proprio sentito alcuna risposta - sui molti interrogativi, che ho tentato di riassumere nel tempo a disposizione, su come faranno effettivamente le autorità italiane, in quel contesto, a svolgere tutte queste funzioni e a farlo nel rispetto della legge. Addirittura, il testo del Trattato dice “nel rispetto del diritto europeo”, però afferma, poi, un'altra cosa, ossia che si applicano, ove compatibili, il diritto italiano e il diritto europeo.

Allora, la verità è questa: il Governo sta tentando con questo Trattato di creare una zona grigia del diritto e lo fa spostando fisicamente i luoghi in cui non riuscirà a svolgere tutte le funzioni che ho elencato nel rispetto del diritto italiano e del diritto europeo.

Questo sarà - e concludo davvero, Presidente - un atto che darà luogo non solo ad attività che si configureranno a danno del nostro Paese, dell'immagine del nostro Paese, ma anche ad attività disumane, illegittime e, per molti aspetti, impraticabili ed estremamente costose (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Saluto gli alunni e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo Calderini-Tuccimei, di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che rinunzia.

È iscritto a parlare il deputato Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, Sottosegretario Silli, relatrice, relatori, leggendo il testo, Presidente, e riflettendo anche rispetto ai lavori svolti in Commissione, mi sono posto la seguente domanda, che credo molte e molti si siano posti: siamo dinanzi a una metamorfosi o, piuttosto, stiamo assistendo a un capolavoro giuridico? Perché credo che il tema sia questo.

Immagino che alcuni di voi stiano immaginando la metamorfosi e altri, Presidente, probabilmente più nostalgici, staranno immaginando di vivere i fasti di una nuova campagna d'Albania nel quattordicesimo mese dell'era di Giorgia. Perché metamorfosi? Voi siete quelli del blocco navale e del bombardamento dei barchini e passate - vivaddio, ne siamo contenti - al salvataggio in acque internazionali dei disperati. Insomma, finalmente vi state rendendo conto che altro è l'opposizione e altro è la responsabilità del governo dei processi migratori.

Secondo punto, sulla metamorfosi: ci avete sbeffeggiato, letteralmente, semplicemente perché ci eravamo permessi di sottolineare il fatto che, trattandosi di un Protocollo, trattandosi di accordi internazionali, questa materia doveva essere sottoposta al vaglio delle procedure ordinarie, ovvero Commissione, Aula e quant'altro. Vi siete dovuti piegare, ma non piegare ai voleri dell'opposizione, attenzione, vi siete dovuti piegare allo Stato di diritto e alla Costituzione di questa Repubblica.

Ancora, colleghe e colleghi, un'ulteriore domanda. Noi ci appresteremo, tra oggi e domani, voi vi appresterete a votare questo Protocollo nonostante non siamo certi che il Protocollo arrivi a compimento. Lo dico alle italiane e agli italiani, la Corte costituzionale albanese probabilmente non si esprimerà prima del 6 marzo in merito e noi stiamo qui a discutere esattamente di questa vicenda. Ancora, voi fate un gesto intelligente e umanitario, che è quello di prendere soldi dei contribuenti italiani - noi siamo d'accordo perché abbiamo sempre promosso la cooperazione internazionale - e utilizzarli per salvare disperati nelle acque internazionali. È bene ribadire, infatti, che il Protocollo con l'Albania non vi consentirà di spostare alcun disperato recuperato in acque territoriali italiane, o i cosiddetti disperati che arrivano con i barchini a Lampedusa, perché la legge europea non ve lo consente.

Dopodiché, abbiamo chiesto, sia nelle audizioni in Commissione, sia nelle audizioni in Commissione Schengen, sia ai Ministri Piantedosi e Tajani, come diavolo immaginiate di fare l'identificazione di queste persone che voi salvate. Al di là delle risposte kafkiane, in sostanza ci è stato descritto l'allestimento, sulle navi con le quali si salvano i disperati, del cosiddetto ufficio di riconoscimento, dove il brigadiere e il maresciallo di turno cercheranno di capire, nell'arco del viaggio, se queste persone debbano essere portate in Albania o se abbiano il diritto di stare e arrivare in Italia.

Ancora, vi avevamo chiesto con innumerevoli emendamenti la tutela per le persone vulnerabili, non perché lo abbiamo immaginato noi ma perché lo ha detto la vostra Presidente del Consiglio che non verranno portati minori, non verranno portate donne, non verranno portate donne in stato di gravidanza, non saranno smembrate le famiglie. Vi avevamo implorato, ribadendovi la gerarchia delle fonti, che se una cosa è scritta in una legge ha un valore e se è scritta in un protocollo ha un valore minore - lo dico per i non addetti ai lavori - ma ci avete rispedito al mittente.

Tuttavia, come vi abbiamo chiesto in Commissione e ora vi chiediamo anche in Aula, se non ci saranno donne e se non ci saranno donne in stato di gravidanza perché si prevede, all'articolo 9 del Protocollo, testualmente, che in caso di morte o di nascita i migranti sono sottoposti alle disposizioni della legislazione italiana? Nascita di chi? Da parte di chi? Se è così, allora avete intenzione di fare centri promiscui, uomini e donne? Allora ditecelo, ditelo all'opinione pubblica.

Il capolavoro, secondo me, lo avete compiuto con l'articolo 7, nel quale ribadite, in ogni passaggio, che tutto è a carico dell'Italia, le strutture, l'allacciamento del gas e della rete idrica e quant'altro. Peccato che, all'articolo 7, prevedete l'assunzione di personale albanese. Ricordate questa cosa delle assunzioni, perché ci arriviamo. Quindi, in sostanza, voi state chiudendo un Protocollo all inclusive tutto a spese dell'Italia e, quindi, tutto a spese dei contribuenti.

Entriamo a capire il capolavoro analizzando il quadro economico, per capire sostanzialmente su cosa si stia basando questa nuova campagna di Albania. In 5 anni toccherete una spesa che sfiorerà i 700 milioni di euro - avete sentito bene, 700 milioni di euro - e nel frattempo, per fare questo, lo abbiamo visto con la manovra di bilancio, avete smontato a pezzo a pezzo quel residuo che c'era a tutela delle fasce più deboli e a tutela dei vulnerabili in questo Paese. Che cosa fate? Vi fate carico delle infrastrutture, delle reti elettriche e delle fogne, addirittura. Segnalo all'esponente del Governo che ancora in questo Paese ci sono comuni, da Nord a Sud, nell'entroterra che sono sprovvisti di fogne, però noi troviamo i soldi per fare le fogne in Albania. Come fate tutte queste cose? È scritto nero su bianco: ovviamente, in barba a qualsiasi forma di controllo, con affidamenti diretti, appalti diretti, subappalti, massimo ribasso. Non so come le farete, come le affiderete e a chi le affiderete, lo vedremo.

Ma il culmine massimo di questo Protocollo è dato dal quadro delle assunzioni. Generalmente, quando si gestisce un fenomeno migratorio, questo porta alla possibilità di impiegare e assumere persone affinché venga gestito in una maniera professionalizzata e professionalizzante. Facendo un calcolo a spanne, tra i vari Ministeri, udite, udite, noi a stento arriviamo a 180 assunzioni e, nel comparto medico-sanitario, a stento si raggiungono le 11 unità di personale assunto. Complimenti. Poi che cosa fate? No, non state assumendo nuovo personale per la sicurezza. Prendete un contingente di 500 esponenti delle Forze dell'ordine, tra Carabinieri, Polizia e Guardia di finanza, li togliete dalla salvaguardia e dal presidio del territorio nazionale, alla faccia di quanto siete patriottici, e li inquadrate all'interno della disciplina giuridica delle missioni internazionali. Quindi, voi state prendendo 500 unità delle Forse dell'ordine e le spostate in Albania, aumentandone addirittura il costo, nonostante noi avremmo potuto utilizzare quelle risorse sul territorio nazionale per fare dei bandi di concorso e assumere personale in tal senso.

Come quarto punto, la cosa più straordinaria, mi sia consentito, Presidente, è che spenderete 625.000 euro l'anno, 25 euro a metro quadro - lo avete scritto voi - per prendere in locazione, udite, udite, 25.000 metri quadri a Roma di uno stabile, di un edificio che non si capisce di chi sia. Questo, visto che noi non abbiamo palazzine pubbliche vuote e sfitte e non abbiamo caserme vuote, per fare, udite, udite, le udienze a distanza. Cioè, noi abbiamo bisogno di 25.000 metri quadri nella città di Roma per fare le udienze a distanza e non prevedete l'assunzione di personale per fare queste udienze.

Allora, vorrei capire questi soldi a chi vanno e come. Dall'altro lato, per le udienze a distanza, affittate 1.500 metri quadri in Albania, ovvero il 6 per cento dello spazio disponibile, dove invece sono ubicati i migranti, dove invece ci sono le persone che si devono dichiarare, ma noi, non li spendiamo lì, li utilizziamo a Roma.

La cosa ancora più spettacolare è la questione relativa a dove andrete a prendere queste risorse, perché la migrazione, storicamente, ha sempre portato ricchezza e la domanda non è quanta sia la migrazione, ma è come tu hai intenzione di gestire la ricchezza che ti produce la migrazione. E voi cosa fate? In questa grande operazione per la nuova campagna d'Albania, andate a utilizzare gli accantonamenti parziali dei Ministeri e, nel 2023, togliete più di 18 milioni al MEF, udite, udite, quasi 4 milioni di euro al Ministero dell'università e della ricerca, in un Paese che notoriamente è al di sotto della media europea per investimenti in università e ricerca, e quasi 4 milioni al Ministero della Cultura. Però, vi superate abbondantemente - e questa cosa è bene che le italiane e gli italiani la sappiano - nel biennio 2024-2025, perché togliete 30 milioni al MEF, quasi 15 milioni al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e 32 milioni al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Allora, oltre ai tagli che già avete fatto nella prima manovra di bilancio, tagliate altri 32 milioni e poi ci venite a raccontare che avete a cuore il senso patriottico dell'italicità nel mondo.

Continuiamo: 20 milioni al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, 20 milioni al Ministero dell'Università e della ricerca, 24 milioni al Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e 12 milioni al Ministero del turismo, e fate tutto questo per cosa? Nell'Accordo prevedete che non possano permanere oltre 3.000 persone in Albania e, quindi, dal quadro che voi fate, se foste perfetti come un orologio svizzero e aveste la capacità di rispedire a casa 3.000 persone al mese, proprio se funzionaste come una macchina perfetta, parliamo di 36.000 migranti l'anno, complessivamente 180.000 migranti. E voi mettete in moto tutta questa baracca del nuovo piano di conquista dell'Albania per fare esattamente questa gestione.

Mi avvio a concludere, Presidente. La media degli arrivi in questo Paese, se fate un'analisi degli ultimi 10 anni e tracciamo una mediana, è costante. Ci sono tra le 100 e le 120.000 unità migranti che arrivano ogni anno, quindi, non è che ci sia qualcuno più bravo o meno bravo. Avete completamente fallito, ma vi sto dicendo che non avete fallito, state attenti, perché l'arrivo delle persone in più è nella media delle dimensioni del processo e del fenomeno sociale che viviamo e che abbiamo vissuto nell'ultimo decennio. Quindi, vi sto dicendo di non buttarvi addosso la croce, però, dall'altro lato vi debbo dire: guardate, siete quelli che si dichiaravano pronti, che volevano il blocco navale, che hanno ululato all'invasione - e non c'è stata l'invasione -, che hanno dichiarato il rischio di essere travolti da questa invasione. Ve lo dico in sintesi e chiudo: non verrete travolti e non siete stati travolti dai migranti, rischiate di essere travolti dalla vostra incapacità nel gestire un fenomeno, nella vostra manifesta incapacità. Avete atteso anni, dichiarandovi pronti, dichiarando tutto e il contrario di tutto…

PRESIDENTE. Concluda.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Concludo, Presidente. E purtroppo, nel momento in cui siete stati chiamati ad essere pronti, avete allestito il più grande piano di affari che la storia repubblicana si ricorderà, perché andrà a finire così. Per questa ragione, vi chiediamo di ripensare e di prendervi del tempo, prima che il tempo sia trascorso e veniate veramente travolti da questo scempio che state realizzando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Corato. Ne ha facoltà.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, è trascorso un po' di tempo dalla stipula, a Roma, il 6 novembre scorso, del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania, per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, sottoscritto dal nostro Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e dal Ministro d'Albania, Edi Rama; un tempo che non è trascorso invano e che ha permesso, dopo le prime sterili, inutili, strumentali - le abbiamo risentite poco fa -, ed eccessive polemiche della sinistra, di valutare in ogni sede, anche europea, l'accordo, per la sua portata positiva e innovativa.

Non è un caso che anche altri Paesi europei abbiano mostrato un grande interesse, penso, ad esempio, alla Germania, guidata dal socialista Scholz, che appartiene alla famiglia socialdemocratica, tanto per capirci, così come, è bene ricordarlo, alla stessa famiglia politica della sinistra appartiene il Premier albanese Edi Rama.

Rispetto alla lotta contro l'immigrazione clandestina e alla gestione del fenomeno migratorio, è bene ribadirlo, ancora una volta, nessun Paese europeo può pensare di vincere questa sfida da solo.

L'Italia, grazie a Giorgia Meloni, sta portando l'Europa intera a condividere un approccio olistico sull'immigrazione. Sta passando, finalmente, la condivisione dell'idea che si debba migliorare il rapporto economico e sociale con i Paesi africani di origine e di transito dei migranti, per contenere i fenomeni immigratori irregolari.

Si tratta di una doppia strategia: da un lato, un patto con l'Africa, che include anche il Piano Mattei, che divenga un modello ed un piano europeo, e, dall'altro, la lotta ai trafficanti di esseri umani e l'ottimizzazione di percorsi per l'immigrazione legale. L'Europa deve occuparsi dell'Africa, questa è la nostra sfida, e più tardi lo capirà, più tardi si risolveranno positivamente queste sfide cruciali.

Intanto, l'Italia, con il Governo, sta tracciando una rotta che va nella giusta direzione, con azioni innovative come questo Protocollo con l'Albania e con azioni diverse che fanno parte di una politica di sistema più ampia, a largo raggio, di cui sono parte integrante, come già detto, il Piano Mattei, gli accordi con Tunisi e, anche, il vertice bilaterale con Erdogan della scorsa settimana, dove, a fianco a nuove opportunità economiche per le aziende italiane, si è fatto anche il punto sulla sicurezza nel Mediterraneo e sulla condivisione di rafforzare la cooperazione migratoria dopo che la collaborazione dello scorso anno ha portato a una riduzione del 56 per cento dei flussi irregolari lungo il corridoio Italia-Turchia.

Ho citato solo alcuni esempi dell'intensa attività dell'Italia, in questo primo anno di Governo Meloni, un insieme di politiche e azioni che, sono certo, porterà i risultati auspicati.

In Aula, andremo a ratificare, dunque, uno dei tasselli dei nuovi strumenti, quindi non l'unico strumento, di un insieme di politiche e di azioni per meglio gestire e contrastare il fenomeno dell'immigrazione irregolare. Per la prima volta, un Paese, per ora, terzo, rispetto all'Unione europea, aiuterà uno Stato europeo nella gestione dell'immigrazione illegale, accogliendo migranti che arrivano via mare. Non è, dunque, un'esagerazione definire questo Protocollo come un vero e proprio successo.

Con la ratifica del Protocollo andiamo ad arricchire un'amicizia storica con l'Albania che per noi rappresenta un partner strategico anche per una serie di rapporti commerciali di eccellenza. Non è un caso se l'Italia per il Paese di Edi Rama rappresenta il primo partner commerciale e l'interscambio fra le nostre due Nazioni vale qualcosa come il 20 per cento del PIL albanese. Fra Italia e Albania esiste da anni una strettissima collaborazione per il contrasto alla criminalità nelle sue diverse forme ed articolazioni, che prevede anche una presenza di Forze dell'ordine e di magistrati italiani. La collaborazione fra gli Stati dell'Unione europea e gli Stati extra Unione europea può essere decisiva. La cooperazione con l'Albania ha di fatto tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori illegali e accogliere solamente chi ha davvero diritto alla protezione internazionale.

L'Albania con il Protocollo si impegna a dare la possibilità all'Italia di utilizzare alcune aree in territorio albanese nelle quali l'Italia potrà realizzare, a proprie spese, sotto la propria giurisdizione, due strutture dove allestire i centri per la gestione dei migranti illegali. Queste strutture potranno accogliere inizialmente fino a 3.000 persone che rimarranno in questi centri il tempo necessario a poter velocemente espletare le procedure per la trattazione delle domande di asilo ed eventualmente ai fini del rimpatrio.

Quanto, poi, alla questione della costituzionalità o meno di questo Protocollo, a smontare gli attacchi pretestuosi che arrivano - li abbiamo sentiti anche poco fa dall'onorevole Magi - ci sono i rilievi di due giuristi per i quali l'Accordo non è solo legittimo ma anche utile. Mi riferisco al professor Sabino Cassese, ex Ministro e giudice della Corte costituzionale, che, in un'intervista su Il Foglio del 9 novembre scorso, osserva che l'Accordo prevede chiaramente il rispetto del diritto europeo e, quindi, di quello italiano, rigettando categoricamente l'idea che l'Italia possa essere processata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, come ha paventato qualcuno sempre da sinistra, dimenticando tutto quello che abbiamo detto riguardo alla provenienza di questa proposta che viene da un partito di sinistra albanese che governa l'Albania. Un altro illustre esponente costituzionalista, il professor Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta, ci ricorda che l'Accordo è in linea con la Costituzione e con il diritto internazionale nella misura in cui opera una sorta di delocalizzazione dei centri di gestione dei migranti con il medesimo trattamento che ci sarebbe in Italia e con delle esplicite affermazioni di garanzia dei diritti che derivano dalle convenzioni internazionali. Ecco, Cassese e Mirabelli credo che facciano più testo in questa materia di quello che può fare, con tutto il rispetto, l'onorevole Magi. Per carità, non possiamo sollevare dubbi, ma due professori costituzionalisti hanno certamente più voce in capitolo in questa materia.

L'obiettivo, quindi, signor Presidente e signor Sottosegretario, è fare stare in questi centri le persone per il minor tempo necessario. Teoricamente, se tutte le richieste venissero processate nel termine minore possibile - 28 giorni -, la potenzialità dell'Accordo permetterebbe la gestione di un flusso complessivo annuale fino a 36.000 persone che si alterneranno. In Commissione molto si è discusso anche di notte, abbiamo fatto le ore piccole: si è discusso su come evitare che categorie vulnerabili, a partire dai minori, possano erroneamente essere trasferiti in Albania. In questo senso ovviamente i Sottosegretari - è qui presente il sottosegretario Silli, ma anche il Vice Ministro Cirielli e il Sottosegretario Ferro - e ringrazio i relatori Kelany e Formentini. Ecco su questo punto, che è stato il più dibattuto in Commissione, i Sottosegretari hanno spiegato in ogni modo ed hanno illustrato come la tutela delle categorie vulnerabili costituisce un obiettivo prioritario del Governo, come dimostrano gli interventi normativi ad hoc introdotti negli ultimi mesi. La normativa italiana in vigore, infatti, prevede ampie tutele per le categorie vulnerabili, a partire dai minori, che saranno regolarmente applicate anche ai migranti soccorsi in mare in attuazione del Protocollo, i quali migranti dunque non potranno essere trasferiti in Albania. Al tempo stesso, il Governo in Commissione ha dato una disponibilità più ampia per approfondire la fattibilità tecnica dell'anticipazione, a bordo delle navi a disposizione delle autorità statali, delle attività di screening connesse all'attuazione del Protocollo, soprattutto per quanto riguarda eventuali trasbordi da effettuare in piena sicurezza. La possibilità di ulteriori valutazioni di condizioni di vulnerabilità successivamente allo sbarco in Albania presso le strutture adibite alla identificazione e alla primissima accoglienza non è affatto preclusa. Non capita, infatti, raramente che la condizione di vulnerabilità può non essere immediatamente rilevabile mediante lo screening preventivo a bordo; ad esempio, coloro che si dichiarano vittime di tratta di esseri umani richiedono certamente approfondimenti in una fase successiva.

Si possono poi applicare le procedure accelerate anche nelle strutture in Albania, equiparate ad un hotspot. Qui potranno essere svolte le procedure di screening necessarie per quelle procedure accelerate e, in caso di assenza dei presupposti della permanenza sul territorio nazionale, i migranti potranno essere trattenuti nella struttura equiparata a un CPR ai fini del rimpatrio. Concludendo il mio intervento, vorrei ribadire l'importanza di questo Protocollo, soprattutto per ciò che ne è alla base: la riuscita di una politica di cooperazione fra Stati dell'Unione europea e Stati che non sono nell'Unione Europea. Alla base c'è la consapevolezza che il fenomeno migratorio può essere gestito solo con un sistema di politiche e azioni che muove dalla consapevolezza che nessuno può essere autosufficiente per fronteggiare un fenomeno epocale. L'Italia con questo Protocollo, ancora una volta, si pone alla guida dell'Unione europea, sperimentando progetti innovativi a garanzia della stessa Unione perché - è bene ricordarlo - i confini dell'Italia sono i confini dell'Europa, la loro difesa è la difesa dell'Europa. Gestire in maniera intelligente il flusso migratorio è certamente nell'interesse dell'Italia, ma ancor di più dell'Europa stessa.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore “Il Pontormo” di Empoli, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie e benvenuti (Applausi).

È iscritto a parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Presidente, siamo di fronte all'ennesima operazione di distrazione di massa che questo Governo ha deciso di mettere in campo per nascondere i suoi fallimenti e le sue bugie dette in campagna elettorale. La verità è che il Governo non ne ha azzeccata una. Abbiamo passato l'estate a parlare di Giambruno, di Vannacci, di Amato: tutte armi di distrazione di massa e cavolate rispetto alla vera situazione.

Non si parla del calo del PIL, di quello della produzione industriale, del fallimento completo rispetto all'abolizione del reddito di cittadinanza. Non si parla dei condoni fiscali, del MES, del Patto di stabilità. Non si parla delle centinaia di migliaia di esodati del superbonus, che non si sa che fine faranno.

Questo Governo, invece, è bravissimo solo a demolire le cose buone fatte dagli altri, Presidente. Era evidente già in campagna elettorale che, una volta nominata Presidente del Consiglio, Meloni si sarebbe trovata di fronte a un dilemma, e cioè: provare a realizzare tutte le scemenze urlate in piazza e nei talk show, scemenze urlate in tutti questi anni, anche quando era all'opposizione, quando ha costruito la sua opposizione, e quindi far fallire il Paese, oppure metterle da parte, governare da persona seria e gestire l'inesorabile fallimento del fresco matrimonio con gli elettori. Potremmo chiamarlo, quindi, come qualcuno l'ha chiamato molto simpaticamente, il dilemma del sovranista prigioniero del Governo.

Meloni sta ancora provando, invece, una strada alternativa, fatta, da una parte, di slogan, come ‘la pacchia è finita', di minuzie, di “no” ai rave, all'uso del POS, di limite ai contanti, e di messaggi in codice per il proprio elettorato, come i richiami nostalgici al Movimento Sociale Italiano.

Oggi discutiamo del fallimento del Governo sul tema dell'immigrazione: un fallimento generato da un mix di impreparazione, cinismo e incapacità di ammettere i propri errori. In un caos di dichiarazioni, di decreti e di goffe visite istituzionali, possiamo affermare che, per il Governo Meloni, quello dell'immigrazione è un tema che equivale a dieci Caporetto.

Ogni aspetto della questione, dal piano operativo a quello comunicativo, dal livello diplomatico agli equilibri interni alla coalizione, è stato un vero e proprio disastro.

Oggi sta crollando l'impalcatura della destra costruita negli anni in cui è stata all'opposizione. Anche oggi la questione migranti ci dice che la propaganda non funziona. Ce lo dice Cutro, che non bastano le passerelle e gli annunci roboanti. Non c'è bisogno di ricordare, in questa occasione, la pessima figura del Governo mentre gli venivano smontate le lacunose ricostruzioni, soprattutto da parte di Meloni e Piantedosi.

Oggi la destra si assume in toto la responsabilità del disastro delle politiche, fatte di errori, di zero visione e di sola propaganda. Oggi constatiamo che le partenze non si sono fermate, anzi si sono triplicate. Il siparietto con la Tunisia ha nuovamente screditato il nostro Paese e ci ha fatto capire quanto sia pericoloso esternalizzare il controllo delle frontiere a Governi che, peraltro, non si curano né del rispetto dei diritti umani, né di valutazioni di carattere strategico-politico. E per amore del nostro Paese, Presidente, non toccheremo per niente la questione del blocco navale: un'ipotesi stupida, tanto stupida, tanto irrealizzabile, che è servita per raccattare qualche voto alle politiche, ma nulla di più.

Ma veniamo ad oggi. Il disegno di legge, chiamiamolo così, “Italia-Albania”, passato l'altra notte in Commissione, è un altro fallimento, perché è inutile e costoso. Un accordo che gli italiani pagheranno a caro prezzo, perché raggiungiamo cifre esorbitanti, quasi 700 milioni, e che non risolverà nulla, perché servirà solo a spostare temporaneamente poche migliaia di migranti soccorsi in mare, senza avere alcun effetto sul numero di sbarchi, aumentati a dismisura sotto il Governo Meloni, né tantomeno sull'integrazione di coloro che hanno diritto a rimanere in Italia. I costi che comprenderebbero le opere infrastrutturali, propedeutiche all'attività delle due strutture - tra cui le fogne da costruire, i depuratori, l'elettricità da allacciare, i gruppi elettrogeni, nonché i gruppi di continuità da allestire per i casi frequenti di black-out, le aree da sbancare e da disboscare, i ruderi da abbattere, le strade da realizzare, i lavori per l'approvvigionamento di acqua potabile, oltre i costi per i trasferimenti in Albania, vitto e alloggio, e i viaggi del personale dell'amministrazione - sono tanti. Sono costi che riportano cifre importanti e consistenti: quasi 700 milioni di euro in 5 anni sono circa 7 volte il costo, sempre per 5 anni, di 10 CPR già operanti in territorio italiano; quasi 700 milioni di euro che oggi andrebbero investiti diversamente, perché, se è vero che la coperta è corta, spetta appunto alla politica la responsabilità di capire come distribuire al meglio le disposizioni finanziarie del nostro Paese.

Il Protocollo Italia-Albania rischia, inoltre, di presentare gravi criticità in merito alla sua applicazione pratica, sulle quali abbiamo più volte chiesto al Governo, nel corso dell'esame in Commissione, delucidazioni che non sono mai arrivate. Per la Presidente Meloni la ratifica di questo Protocollo, quindi, serve solo a sventolarlo in campagna elettorale, ma nasconde un doppio fallimento: il doppio fallimento del Governo nella gestione del fenomeno migratorio, tanto a livello nazionale, con il triplicarsi degli sbarchi nell'ultimo anno, quanto in Europa. E non è vero che rafforziamo l'amicizia con l'Albania: quella già c'è, esiste ed è concreta, ma con questi accordi noi la mortifichiamo. L'Albania, che è un Paese che deve entrare in Europa, non ha bisogno di questi accordi.

Nemmeno le disposizioni della legge italiana sull'immigrazione e i diritti costituzionali sono stati presi in considerazione, come se non esistessero. Si dimostra, quindi, che questo provvedimento è solo uno spot per la campagna elettorale della Premier ai prossimi appuntamenti elettorali.

Per non parlare dell'azzardo che stiamo compiendo, perché in Albania la Corte costituzionale ha avviato l'iter di verifica di quel Protocollo firmato con l'Italia sui centri per migranti. Quindi noi, oggi, approviamo qualcosa che, a marzo, quando la Corte costituzionale albanese deciderà nel merito del ricorso presentato dai parlamentari albanesi, potrebbe non esistere più. E ancora, oggi Meloni intende realizzare in Albania qualcosa di impossibile senza bypassare il diritto italiano e quello europeo in materia di asilo.

Si sta cercando di creare, evidentemente, un nuovo, ennesimo buco nero del diritto, lontano da occhi indiscreti, dove detenere migliaia di persone con un costo elevatissimo per le finanze pubbliche, violando i diritti delle persone migranti e senza avere alcuna certezza di aumentare, così, il numero dei rimpatri. Sarà non solo difficile, ma impossibile rispettare le garanzie e gli standard che qualsiasi Paese appartenente all'Unione europea dovrebbe rispettare. Le procedure indefinite che le autorità italiane proveranno a mettere in atto e gli effetti della detenzione indiscriminata saranno dichiarati illegittimi dai tribunali italiani, aggravando la mole di lavoro della magistratura nel nostro Paese.

Il MoVimento 5 Stelle si è opposto con forza in Commissione alla ratifica del Protocollo Italia-Albania e alle norme in esso contenute. Lo abbiamo fatto perché, Presidente, riteniamo che questo accordo sia un suicidio economico per l'Italia, una brutalità verso i migranti e un precedente pericolosissimo nella gestione dell'accoglienza che, per la prima volta, viene delocalizzata in un Paese fuori dall'Unione europea, in luoghi di detenzione dove lo Stato di diritto e i diritti umani sono sospesi e sono garantiti non si sa bene da chi. Tutto questo per un'operazione di marketing di Giorgia Meloni che coltiva la vana speranza di dissuadere le persone dal partire verso l'Italia: altro che lotta terracquea agli scafisti! Molti l'hanno definita, giustamente, una nuova Guantánamo. E questa Guantánamo made in Italy, che Giorgia Meloni vuole costruire in Albania, è solo un'altra crudele mossa propagandistica del Governo.

Presidente, mi avvio alle conclusioni. Gli italiani si stanno accorgendo di essersi affidati ad una novità sbagliata, si stanno rendendo conto che l'unica cosa che la Meloni e i suoi sodali sanno fare è la politica fatta di slogan e di vuote promesse. Promesse a cui, ormai, nessuno crede più.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Grazie, Presidente. Non è casuale che il provvedimento oggi al nostro esame abbia attirato l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica del nostro Paese. Si tratta, infatti, di un'innovazione sperimentale, il cui successo potrebbe aprire la strada a un meccanismo di condivisione dal basso dell'onere di accoglienza dei tanti migranti che, dalle zone più disagiate dell'Africa e dell'Asia, tentano di raggiungere l'Italia e l'Europa. Abbiamo registrato molte polemiche attorno a questa scelta del Governo, la gran parte delle quali paiono pretestuose o condizionate dal pregiudizio ideologico. Dobbiamo, invece, essere pratici. Siccome non arrivano soluzioni condivise dall'Europa, proviamo ad individuarne una noi stessi, ricorrendo ad un accordo bilaterale. Di questo oggi parliamo, in effetti: ossia dell'autorizzazione alla ratifica ed esecuzione del Protocollo con il quale l'Italia ha sostanzialmente delocalizzato in Albania parte dell'accoglienza dei migranti, di cui debba essere accertato il possesso dei requisiti per evitarne il respingimento.

L'intesa è stata fatta a Roma il 6 novembre 2023, è valida per 5 anni. Inizialmente si prevedeva di darvi esecuzione senza alcun passaggio parlamentare, come si fa abitualmente con i memorandum of understanding, ovvero i trattati in forma semplificata.

Successivamente, più correttamente - dobbiamo riconoscerlo -, si è deciso di applicare, invece, la procedura prevista dall'articolo 80 della Costituzione. A testimoniare la grande valenza politica di questa ratifica, il disegno di legge reca le firme del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e quelle dei Ministri Tajani, Piantedosi, Nordio, Giorgetti e Schillaci. Il Governo, quindi, si espone al massimo livello.

Il disegno di legge si compone di 7 articoli, il cui contenuto è già stato esaustivamente illustrato da chi aveva il compito di riferire a quest'Aula. Ci si limiterà, quindi, a richiamare gli aspetti strategicamente più interessanti del Protocollo italo-albanese da ratificare.

Innanzitutto, non ci saranno deportazioni, al contrario di quello che si sente dire da qualche parte. Semplicemente, una piccola parte dei migranti irregolari, raccolti da navi dello Stato italiano in acque esterne a quelle territoriali, potrà essere portata in Albania, invece di essere condotta in porto nel nostro Paese. Non saranno neanche moltissimi: il numero massimo di coloro che potranno essere ospitati in Albania è, infatti, pari a 3.000. Non saranno collocati in strutture fatiscenti, ma in locali che costruiremo noi italiani, nel pieno rispetto delle nostre normative e sarà in Albania che verranno espletate le procedure di identificazione e quelle propedeutiche all'eventuale riconoscimento del diritto d'asilo. Sostanzialmente, affittiamo porzioni di territorio albanese, senza affermarvi la nostra sovranità - va chiarito anche questo aspetto -, per condurvi, con il consenso delle autorità di Tirana, operazioni che dovremmo altrimenti effettuare in Italia, in modo tale da alleggerire la pressione gravante sui nostri territori.

Agli stranieri collocati in Albania, si applicherà, comunque, la legge italiana in materia di immigrazione e verranno loro riconosciute le stesse garanzie date a coloro che, invece, si trovano in Italia. Dunque, non ci saranno discriminazioni. Non vediamo, quindi, le ragioni delle preoccupazioni che sono state esternate in questi giorni, a meno di non voler chiamare in causa gli interessi, più o meno palesi, di tutti coloro che, attorno all'accoglienza, hanno costruito un business.

Per questo Protocollo, si prevede una durata quinquennale rinnovabile. In caso di mancato rinnovo, l'Italia restituirà le aree di cui si sarà avvalsa in questi anni e porterà nel nostro Paese i migranti irregolari che si troveranno nelle strutture costruite in Albania. Anche sotto questo specifico aspetto della durata, è riconoscibile una conferma del carattere sperimentale di questo nuovo strumento che è messo in campo. Se il modello albanese funzionerà, sarà probabilmente replicabile non soltanto nel territorio dell'Albania stessa, magari elevando il tetto delle persone che saranno ospitabili, ma anche coinvolgendo, nell'attuazione di questa strategia, altri Paesi amici.

Il nostro augurio al Governo è che questo tentativo abbia successo, allargando il novero delle opzioni a disposizione del nostro Paese per fronteggiare il fenomeno migratorio.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Signor Presidente, Sottosegretario Silli, colleghi, il provvedimento che andiamo a discutere oggi non è una semplice ratifica: si tratta dell'ennesima e improponibile propaganda populista fine a se stessa, costosa, a nostro parere, inutile e soprattutto dannosa per gli interessi del nostro Paese.

Siamo di fronte al ritorno, certamente non gradito, dell'accordo sbandierato qualche mese fa come la panacea dei problemi migratori del nostro Paese. I fenomeni migratori hanno la loro origine e le loro cause in questioni assai più ampie e più profonde che ci si ostina a non analizzare e che sono affrontate con superficialità.

Vedete, colleghi, vorrei citare George Bernard Shaw, che diceva: “Per ogni problema complesso c'è una soluzione semplice. Che è sbagliata”. Ebbene, non c'è problema tanto complesso e composito quanto quello migratorio del terzo millennio, così come sono sbagliate le soluzioni individuate per ora da questo Esecutivo. In aggiunta a questa ineluttabile verità, che è chiarissima a tutti coloro che analizzano il problema con onestà intellettuale, ampiezza di vedute e senza il velo dell'ideologia e della propaganda, si deve aggiungere l'inadeguatezza delle iniziative del Governo, che rende il quadro in un equilibrio tristemente precario.

Non possiamo dimenticare e non dimentichiamo come questo Accordo, che andiamo a ratificare oggi e dei cui limiti diremo più avanti, è già arrivato in quest'Aula lo scorso mese di novembre. Si è tentato di impedire la presentazione del disegno di legge di ratifica, che stiamo esaminando, richiamando un Accordo di amicizia sottoscritto con l'Albania nel lontano 1995 e ratificato dal Parlamento italiano nel 1998. Avete provato ad agganciare a questo un Protocollo, così giuridicamente innovativo e così politicamente impegnativo, solo per non passare per le Aule parlamentari. Ve l'abbiamo impedito e stiamo svolgendo ora questo dibattito soltanto perché siamo riusciti a farlo, purtroppo.

Entrando nel merito del Protocollo, i dubbi, poi, si moltiplicano. Stiamo ratificando un ginepraio confuso che, per quel che riguarda l'Albania, dovrebbe essere preventivamente autorizzato dal Presidente della Repubblica e che le opposizioni hanno impugnato con due diversi ricorsi alla Corte costituzionale di Tirana, perché lo giudicano contro gli standard internazionali in materia di diritti dei migranti. D'altra parte, si tratta di un Accordo per la gestione di una quota dei migranti salvati nel Mediterraneo da navi militari italiane, la cui attuazione si prospetta difficile sia in Italia sia in Albania e, che, se dovesse andare in porto, potrebbe violare il principio di uguaglianza, il diritto di asilo e quello di difesa garantiti da norme nazionali, comunitarie e internazionali.

Inoltre, sappiamo bene che il Protocollo firmato prevede la realizzazione, in territorio albanese, di strutture atte all'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi diritto all'ingresso e alla permanenza nel territorio italiano. Ebbene, le spese per il rifacimento e l'adeguamento di queste strutture saranno a totale carico del Governo italiano, così come quelle per l'allestimento e la gestione, quelle sanitarie e persino quelle per gli edifici destinati al personale albanese addetto alla sicurezza del perimetro esterno. Sarà a completo carico delle autorità italiane anche l'ingresso di migranti in acque territoriali e nel territorio della Repubblica d'Albania, che dovrà avvenire esclusivamente con i mezzi delle competenti autorità italiane. D'altra parte, da un costo iniziale di 16 milioni di euro, oggi, vediamo che le spese per l'attuazione dell'Accordo superano i 260 milioni di euro in due anni e siamo certi che non saranno sufficienti (meno male che abbiamo chiesto la legge di ratifica).

Inoltre, le assunzioni previste per il personale destinato ai centri situati in Albania appaiono totalmente insufficienti, con la conseguenza che, se davvero partirà questa follia, dovremo sottrarre agenti penitenziari, poliziotti, finanzieri e carabinieri dalle nostre carceri e dalle nostre strade per garantire la sorveglianza di queste Alcatraz d'oltremare.

Infine, tutto questo dispendio di risorse, energie e personale, realizzato nel totale spregio delle norme nazionali e internazionali oltre che della logica, sarà messo in piedi per accogliere solo poche migliaia di migranti rispetto al totale che giungerà in Italia, ovviamente sempre che questo vada bene.

Per essere chiari e realistici, lo scorso anno sono approdati sulle nostre coste oltre 140.000 migranti e francamente, con tutta la fantasia di cui siamo capaci, anche velocizzando - ma non si capisce come - le procedure di identificazione e rimpatrio, non si vede quale sia l'apporto pratico di questo Accordo nella risoluzione del problema migratorio in Italia. Davvero non lo capiamo.

In sostanza, colleghi, stiamo votando un disegno di legge di ratifica di un Accordo di difficile attuazione che l'Albania è ben lontana dal ratificare.

Tale Accordo presenta fortissimi dubbi in merito all'applicabilità, alle garanzie offerte ai migranti in tema di assistenza legale, di mediazione culturale, di tutela del diritto di asilo e che non sappiamo quanto ci costerà in definitiva. Inoltre, non sappiamo quali problemi emergeranno nel corso dell'applicazione dell'Accordo, ma certamente emergeranno, almeno dal punto di vista giuridico, perché, vedete, colleghi, noi prevediamo l'applicazione di norme nazionali ed europee nel territorio di uno Stato non appartenente all'Unione europea, il che rappresenta un unicum giuridico, mai neanche ipotizzato prima. Attuando questo stravagante Protocollo, diverremo, sempre secondo le ottimistiche previsioni dell'Esecutivo, modello da imitare nell'Unione europea. Tutto questo noi, ovviamente, non lo crediamo.

Abbiamo visto un disegno di legge che presenta dubbi, difetti e lacune enormi. Questa Camera non ha modificato neanche una virgola del provvedimento. L'unico emendamento approvato è stato quello governativo che vuole accelerare ancora di più l'attuazione di un Protocollo che, da parte albanese, è ancora in alto mare. Abbiamo riscontrato superficialità, soprattutto in merito alla quantificazione delle spese, che ci lascia stupiti ma determinati e convinti nel vigilare sull'avanzamento del progetto, perché sappiamo che tornerete in quest'Aula, che dovrete chiedere nuove autorizzazioni di spesa, che dovrete risolvere problemi giuridici insormontabili. Noi saremo qui a ricordarvi, come facciamo oggi, che state sbagliando, che fate solo propaganda, che il problema migratorio si affronta con ben altri mezzi. Quando lo capirete, saremo qui, pronti a discutere, a trovare alternative e proposte che davvero siano all'altezza dei problemi, la cui soluzione dobbiamo al nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Io ho ascoltato, innanzitutto, la relazione del relatore, la relazione del collega Magi, relatore di minoranza, e non ho ascoltato il Governo, purtroppo. Avendo ascoltato il collega Formentini e avendo ascoltato tutte le obiezioni a cui Formentini non ha voluto rispondere, non perché non le conoscesse preventivamente ma semplicemente perché non sa cosa dire, mi viene una domanda, per il relatore Formentini e il Sottosegretario Silli: ma perché? Quale è l'obiettivo della cosa di cui stiamo discutendo? Io vedo un obiettivo propagandistico evidente da parte del Presidente del Consiglio Meloni ma anche tutto il resto, tutta la roba che stiamo mettendo in piedi, i costi che ci saranno, le fragilità giuridiche evidenti - le hanno messe in luce Magi e i colleghi che sono intervenuti - e i rischi di incompatibilità con le norme comunitarie, oltre ai costi organizzativi.

Sottosegretario Silli, per i parlamentari che vorranno esercitare la propria prerogativa di visita - lo possono fare senza limitazioni in termini di quantità di parlamentari e di tempi - sarà previsto che lo potranno fare e, quindi, il bilancio della Camera dovrà sobbarcarsi anche dei voli internazionali. Non è che qualcuno ci potrà dire: sì, ci andate, ma a spese vostre. Ripeto: qual è l'obiettivo? Mettete in piedi tutta questa impalcatura per una frazione comunque minima di richiedenti asilo e di migranti e con criteri contraddittori. Perché? Quando sarà esaurita la fase dello spot elettorale, cosa resterà? Resterà una cosa farraginosa in cui un grande Paese, come l'Italia, deve appoggiarsi su un Paese che ancora non è nell'Unione europea, un Paese amico ma, certamente, ancora fragile da tutti i punti di vista, come l'Albania, per gestire un pezzetto del fenomeno migratorio che noi non sappiamo gestire.

Eppoi, Sottosegretario Silli, l'Albania è vicinissima. Tutto quello che succederà lì dentro e subito fuori si saprà, per cui per voi, finita l'enfasi dello spot elettorale e della firma, saranno solo problemi che voi lascerete a chi dovrà smantellare questa cosa.

Relatore Formentini, ci vedremo tra qualche anno, vedremo quali saranno i costi, quali saranno le impraticabilità giuridiche di quello che voi state mettendo in piedi e, poi, ci confronteremo, ma la responsabilità sarà solo vostra, perché voi avete scelto che questa operazione diventasse un'operazione di propaganda di parte. Non è successo molte volte, presidente Formentini, che si scegliesse in politica estera di fare una cosa che così divide, perché è stata fatta e pensata per dividere, per arrivare a un protocollo o a un trattato internazionale votato a maggioranza, senza alcuna discussione preventiva con le forze parlamentari in generale. Voi fate questa forzatura politica - non giuridica - per portare a casa lo spot elettorale per le europee della Meloni, ma i danni e i cocci saranno di tutti, i soldi saranno dei contribuenti italiani.

Questa cosa è partita male - quello che sto per dire definisce l'assoluta impreparazione con cui siete arrivati a questo - perché, all'inizio, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani disse, le frasi sono scolpite: figuriamoci, non servirà alcun passaggio parlamentare. Si riferiva agli accordi, tra cui il Trattato di amicizia e collaborazione, tra Italia e Albania. Poi avete cambiato, giustamente, come dovrete cambiare tutto in corso d'opera, ma siete arrivati spiegandoci che non sarebbe servito il passaggio parlamentare, perché c'era il Trattato bilaterale di amicizia e di collaborazione tra Italia e Albania. Invece, era evidente come il Protocollo, quel Protocollo, mirasse a rafforzare la cooperazione tra Italia e Albania per una gestione - stiamo parlando del 1995 - regolata e condivisa dell'immigrazione in Italia dei lavoratori albanesi. Avete citato una cosa che non solo giuridicamente non c'entra niente, ma anche politicamente non c'entra niente, avete voluto mischiare le pere con le mele. Dopodiché, vi abbiamo spiegato - e lo avete capito perfino voi - che non c'era una base giuridica nel Protocollo di cooperazione Italia-Albania sull'immigrazione e, quindi, siamo qui - la Camera, come sempre, non tocca palla sulle cose rilevanti - a ratificare, a discutere della ratifica.

Noi voteremo contro. A me spiace, però è una responsabilità tutta vostra di farvi carico di questa forzatura per - lo ripeto per la decima volta - uno spot elettorale. Sottosegretario Silli, lei pensa a questi 30.000, se saranno 30.000? Le pastoie burocratiche, se già in Italia sono complicate, lì saranno più complicate. Voglio vedere cosa accadrà quando succederà qualcosa fuori dal compound, la cui sicurezza costerà il doppio o il triplo di quanto costerebbe in Italia, quando usciranno i video di quello che accade dentro e fuori. Gli avvocati, certo, possono fare le udienze online, ma se uno le vuole fare in presenza, come è giusto che sia, o vuole avere un colloquio? Ovviamente bisognerà pagargli il viaggio, perché se è extra territorio italiano, extra confini, bisognerà prevedere anche queste spese.

Quando arriveranno - come li chiamava Piantedosi, non me lo ricordo - migranti, e chiudo, Presidente, che non dovevano andare lì, ma dovevano essere portati in Italia, ci saranno le cause sul diritto internazionale, perché sarà inevitabile, ma non per colpa della Marina mercantile, sarà inevitabile che si facciano errori. Solo che in Italia li risolvi in 5 minuti, in Albania no.

Quindi a me resta questa domanda: perché? Capisco il lato della propaganda, però si poteva aspettare almeno la Corte costituzionale albanese, un passaggio procedurale, ma almeno aspettiamo, che fretta avete? Ma perché? Questo, Formentini, non l'ho capito. Risolvete il problema dei migranti? Ovviamente no, da quando siete voi al Governo, avrebbe detto la Meloni d'altri tempi: i migranti sono raddoppiati, gli sbarchi sono raddoppiati. Noi siamo persone serie e non lo diciamo. Voleva fare il blocco navale e non ha fatto il blocco navale, dovevate aiutarli a casa loro e non li avete aiutati a casa loro. Da quando siete al Governo sono aumentati gli sbarchi in modo esponenziale. È un tema drammaticamente serio.

Voi qui fate uno spot elettorale, illudete gli italiani che mettendoci un miliardino, perché questo succederà, non vedranno più niente, e invece vedranno che non cambierà nulla. E voi sarete lì a rincorrere faticosamente una scelta propagandistica che non porterà da nessuna parte, se non a spendere tanti soldi, infilarci in un caos giuridico da cui faremo fatica a uscire e fare una brutta figura internazionale.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Presidente, gentili colleghe, gentili colleghi, membri del Governo qui presenti, Sottosegretario Silli, oggi è un'altra circostanza in cui, purtroppo, questo Parlamento, già spogliato ormai di una reale possibilità di agire in maniera incisiva e di un suo peso effettivo, si trova testimone di un ulteriore pasticcio giuridico; pasticcio, anche questo, che senza dubbio avrà ricadute per il futuro del Paese, ricadute negative. Parliamo della ratifica ed esecuzione del Protocollo Italia-Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria. Proprio per la complessità degli eventi internazionali che osserviamo, in alcuni casi anche la loro estrema gravità, proprio per questo motivo sarebbe stato particolarmente opportuno avviare un processo legislativo che vedeva il coinvolgimento pieno, vero ed effettivo delle opposizioni tutte. Sarebbe stato più che opportuno confrontarsi per tempo su questo Protocollo che andiamo a ratificare oggi attraverso i voti dei partiti di maggioranza e cercare magari anche di migliorarlo, cosa che non è stata possibile perché voglio ricordare che nessun emendamento delle opposizioni è stato non dico accettato, ma neanche considerato, neanche dibattuto veramente, perché abbiamo osservato, come oggi ci si ripresenta in Aula, una situazione in cui il Governo non prende mai la parola. Sembrerebbe non abbiano le parole… non abbiate le parole per difendere questo provvedimento. Di converso, però, se da una parte non c'è stato il tempo di discuterlo, di approfondirlo e di migliorarlo, dall'altra, l'intesa con l'Albania arriva a sorpresa. La notizia ci arriva a novembre 2023 durante una conferenza stampa, e in quel momento non era ancora disponibile il testo. Quando poi il testo è diventato finalmente disponibile ed è stato possibile leggerlo, sono fioccate aspre polemiche, non solo politiche, ma soprattutto giuridiche. In questa circostanza, in questi pochi minuti mi voglio soffermare su quello che reputo essere il nodo centrale, ovvero il rispetto dei diritti umani. Un aspetto che afferisce non solo al campo della politica, ma anche a quello, ben più ampio, dell'etica. Solo per fare un recente esempio, Dunja Mijatović è la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa. Dunja Mijatović ha definito tale Accordo preoccupante per i diritti umani e ha sottolineato che l'intesa crea un regime di asilo extraterritoriale ad hoc caratterizzato da numerose ambiguità giuridiche. Tra i punti ritenuti maggiormente critici abbiamo l'impatto sulle operazioni di ricerca e salvataggio, l'equità delle procedure di asilo, l'identificazione delle persone vulnerabili, la possibilità di detenzione automatica senza un adeguato controllo giurisdizionale, le condizioni di detenzione, l'accesso all'assistenza legale e rimedi efficaci.

Proprio la mancanza di certezza giuridica probabilmente minerà le fondamentali garanzie di tutela dei diritti umani, con conseguenti differenze di trattamento tra coloro le cui domande di asilo saranno esaminate in Albania e coloro per i quali ciò avverrà in Italia.

Abbiamo poi, sempre nell'ambito dell'incertezza giuridica, quella che riguarda l'applicazione del diritto comunitario, il diritto dell'Unione europea, e questo rappresenta una vulnerabilità di tutta l'architettura giuridica, che è stata disegnata in maniera assolutamente grossolana.

Noi abbiamo ascoltato diversi esperti durante la discussione del provvedimento e molti di questi hanno concluso che si può affermare senza alcun dubbio che l'Unione europea ha una competenza esterna a stipulare accordi in materia di asilo, e si potrebbe anche ipotizzare che questa competenza esterna sia esclusiva, ovvero che si possa escludere che gli Stati membri possano autonomamente concludere un accordo, quantomeno quando questo vada ad incidere, come dice il secondo comma dell'articolo 3 del Trattato per il funzionamento dell'Unione europea, su norme comuni o ne alteri la portata, e sembrerebbe essere proprio questo il caso.

Il discorso potrebbe essere ulteriormente approfondito, ma ritengo che quanto richiamato basti già a dare un'idea della superficialità con cui questo Governo sta agendo su un delicatissimo argomento quale quello delle migrazioni, che necessitava di tutt'altro approccio e tutt'altra saggezza. Poi siamo all'assurdo nell'assurdo perché non è detto che questo funzioni, perché non sono state fatte reali sperimentazioni, non sono stati fatti studi di fattibilità sostenuti da un serio processo di analisi sul campo. Anche questa è un'informazione che otteniamo dalle audizioni che abbiamo avuto in Commissione, in particolare questa è un'informazione che ci viene dall'ambasciatore d'Italia in Albania. Questo vulnus, questa mancanza rischia davvero di essere, e probabilmente sarà, il motivo principale per cui alla fine della fiera tutto si realizzerà in un disastroso spreco di risorse pubbliche. Perché possiamo essere abbastanza convinti che questo sarebbe stato, invece, un elemento fondamentale? Perché ci sono dei precedenti che ce lo dimostrano. Esperimenti di esternalizzazione del problema migratorio, ovvero esperimenti in cui noi prendiamo il problema migratorio e chiediamo a qualcun altro di risolvercelo, ovviamente con i nostri soldi però, erano stati fatti, ad esempio dal Regno Unito con il Ruanda. Esperimento fallito, ma a quanto pare questo non ci è servito da insegnamento. Un altro esempio viene, anche questo, dagli esperti che abbiamo ascoltato in Commissione.

Era stato evidenziato come la proposta più simile alla soluzione individuata nel Protocollo che ci apprestiamo a votare oggi nell'ambito dell'Unione europea fosse quella formulata nel 2017 dal Governo francese, volta a creare dei centri di sbarco fuori dal territorio dell'Unione europea. Nel 2018 la Commissione europea, esprimendosi in tal merito, ha detto che l'applicazione extraterritoriale del diritto dell'Unione europea non è al momento né possibile né tanto meno auspicabile. Questo perché non si può prendere il diritto comunitario, il diritto dell'Unione europea, prenderne soltanto alcune parti à la carte e trasferirle e applicarle in territori extra Unione europea, perché questo va a innescare una serie di problemi, tra cui, ad esempio, non c'è possibilità che quelle parti che si sono estrapolate e scelte per la loro applicazione extraterritoriale vengano davvero implementate, come il diritto comunitario vorrebbe.

Torniamo al rispetto dei diritti umani. Ritengo opportuno anche ricordare che, in base ai principi della CEDU, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ha, tra le altre cose, affermato che, piccolo elenco: sono vietati i respingimenti collettivi in acque internazionali; l'espulsione si considera collettiva quando una pluralità di persone viene costretta, in quanto gruppo, a lasciare il Paese o a non entrarvi, salvo che la situazione particolare di ciascuna persona sia stata ragionevolmente presa in considerazione.

La motivazione del provvedimento di espulsione deve dare conto della specifica situazione della persona, non bastando, lo ripeto, non bastando, il generico riferimento alla sua irregolarità. Ebbene, non vi è garanzia che tutti questi criteri saranno rispettati attraverso l'implementazione, per come ci apprestiamo a votarla, dell'intesa con l'Albania e già solamente quanto appena illustrato dovrebbe farci desistere dal proseguire - proseguire a fini puramente demagogici, come è già stato detto, perché ci avviciniamo alle elezioni europee -, perché sul tema dell'immigrazione c'è un gran fracasso, come si direbbe in spagnolo, o disastro, come si direbbe in italiano, perché abbiamo un Piano Mattei che abbiamo votato prima di poter approfondire il tema con specifiche audizioni in Commissione: insomma, il mondo al contrario, come probabilmente a qualcuno davvero piace, perché abbiamo un Memorandum con la Tunisia di cui non si sente più parlare - l'idea, la sensazione è che non sia stato esattamente di successo - e perché abbiamo, ovviamente, il grande classico del blocco navale, che non è stato mai implementato, non è stato mai realizzato, perché evidentemente non si poteva farlo.

Abbiamo di fronte un Governo nel panico, il tutto contestualizzato nella fotografia di una maggioranza divisa. Perché dico maggioranza divisa? Perché è notizia di questa mattina che, ad esempio, il nostro Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Salvini, non sarà presente a questa importantissima conferenza Italia-Africa, che, da settimane, da mesi, viene posticipata e che dovrebbe rappresentare il momento primo in cui il Piano Mattei verrà disvelato. Allora, questa immagine, in cui il Governo si presenterà non unito a un appuntamento così importante, per come è stato pronunciato, per come è stato prospettato, dà l'idea di un Governo in confusione, un Governo che non sa che pesci prendere, un Governo che, nel frattempo, spreca, su un quinquennio, 600, 700 milioni circa rispetto a questa intesa con l'Albania, un provvedimento che sarà una goccia nell'acqua, perché parliamo di 3.000 persone in Albania, a fronte di 157.000 sbarchi irregolari, soltanto nel 2023. Quindi, questo accordo con l'Albania si presta a prendere in mano, a prendersi sulle spalle un cinquantaduesimo del problema, con un grande dispendio di soldi.

Noi crediamo di essere ancora in tempo per fare un passo indietro. Quindi, ci apprestiamo a votare in maniera contraria su questo provvedimento e spero che tutti i gruppi possano rinsavire all'ultimo momento (Applausi del deputato Lomuti e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, dopo aver appreso che il Governo è in confusione e tutta la maggioranza è divisa, cosa che non sapevo, cerco di tornare nel merito del tema all'ordine del giorno di oggi e dell'accordo, appunto, tra Italia e Albania in tema di migranti.

Si tratta di un Accordo firmato il 6 novembre scorso tra il Governo italiano e il Consiglio dei ministri della Repubblica albanese, che, dal mio punto di vista e, credo, dal nostro punto di vista, rappresenta una risposta pragmatica, una risposta chiara, una risposta puntuale che, di fatto, raggiunge anche un traguardo dal punto di vista storico nelle relazioni tra due Paesi sulla gestione dei flussi migratori.

Gli obiettivi sono chiari e tempestivi: si propone di contrastare efficientemente il traffico di esseri umani, che è un problema che da troppi anni ha necessità di interventi particolarmente importanti; cerca di prevenire i flussi migratori illegali e di accogliere solo chi ha diritto alla protezione internazionale, che è uno dei temi particolarmente importanti per la maggioranza e per il centrodestra.

In tal senso, il Protocollo consentirà, innanzitutto, di decongestionare il sistema italiano di prima accoglienza e aiuterà ad alleviare la pressione migratoria sul nostro Paese.

Il Protocollo affonda le radici nella storica e profonda amicizia tra Italia e Albania, è giusto ricordarlo, e si inserisce in un più ampio framework di cooperazione tra i due Paesi. Infatti, fa seguito al precedente accordo tra Italia e Albania per il rafforzamento della collaborazione bilaterale nel contrasto al terrorismo e alla tratta di esseri umani che - è giusto sempre ricordarlo - è stato firmato negli anni scorsi, esattamente il 3 novembre 2017, e che rappresenta la traduzione pratica dell'impegno alla collaborazione bilaterale in materia di gestione di flussi di migranti, stabilito dal Trattato di amicizia firmato nel 1995.

Come sappiamo, inoltre, prevede che l'Albania darà la possibilità all'Italia di utilizzare alcune aree in territorio albanese, nelle quali l'Italia, il nostro stesso Paese, potrà realizzare a nostre spese due strutture dove poter gestire l'ingresso e l'accoglienza temporanea degli immigrati salvati in mare. Strutture che potranno accogliere complessivamente fino a 3.000 migranti, che rimarranno in questi centri per poter espletare velocemente le procedure per la trattazione delle domande di asilo e l'eventuale rimpatrio.

Un tema particolarmente importante è, poi, quello legato alla giurisdizione, visto che abbiamo sentito da parte delle opposizioni parecchie polemiche su quello che avverrà. Infatti, sarà l'Italia che si occuperà di procedure di sbarco e di identificazione e che realizzerà un centro di prima accoglienza dove operare una prima attività di screening. In quell'area, invece, si realizzerà, poi, anche una seconda struttura per le successive procedure che potranno alleviare il carico nei confronti appunto del Paese. Inoltre, l'Albania collaborerà con forze di polizia sul fronte della sicurezza, della sorveglianza esterna delle strutture e, naturalmente, questo è un accordo che autorizza l'accesso nelle acque territoriali del territorio albanese dei mezzi italiani.

Per quanto riguarda, poi, le tempistiche, i centri saranno verosimilmente resi operativi entro la primavera del 2024 e anche questa credo che sia l'ennesima dimostrazione delle capacità del Governo Meloni in politica internazionale e delle capacità del Presidente del Consiglio di riuscire a cooperare con Paesi che appartengono all'Unione europea e non.

L'Accordo è il frutto di un nuovo dinamismo internazionale dimostrato da questo Governo e sancisce un'intesa di portata storica in un momento di forte e incessante pressione migratoria, permettendo così di alleggerire il carico sull'Italia, grazie alla delocalizzazione delle procedure logistiche legate alla prima accoglienza e ai rimpatri, nonché di combattere, in maniera ancora più incisiva, i flussi migratori irregolari e la tratta degli esseri umani, che è uno dei grandi problemi che da parecchi anni nessun Governo è riuscito ancora ad affrontare in modo concreto.

Il Protocollo rappresenta un modello replicabile di cooperazione tra Stati nella lotta al traffico di esseri umani e per la gestione dei flussi migratori in un quadro di legalità. Come ha sottolineato la Premier Meloni, infatti, l'intesa con l'Albania ha un respiro europeo e questo è un tema particolarmente importante.

È stato apprezzato, poi, a livello, sia nazionale, sia internazionale, e anche questo viene troppo poco sottolineato. Penso, per esempio, al professor Sabino Cassese, che è un giurista noto a tutti, già Ministro per la Funzione pubblica nel governo Ciampi, già giudice della Corte costituzionale fino al 2014, che ha sottolineato, non soltanto, la correttezza dell'Accordo dal punto di vista tecnico, ma anche l'estrema attualità del provvedimento per cercare di affrontare problemi irrisolti da molto tempo. Penso, anche a livello internazionale, al Cancelliere tedesco Scholz, Cancelliere che, come tutti sappiamo, appartiene a una famiglia politica diversa rispetto a quella del Presidente del Consiglio, ma che, nonostante questo, ha descritto il Memorandum come un modello da seguire, un modello da studiare, sottolineando come tale accordo rappresenti una forma finalmente innovativa di cooperazione, che potrà essere presa a modello per future forme di cooperazione in ambito migratorio anche con altri importanti partner.

Siamo consapevoli, certamente, di quanto la lotta all'immigrazione irregolare sia una priorità e questa è una risposta a chi, da parte dell'opposizione, pensa che ce ne siamo dimenticati; e come la crisi migratoria del 2015 ha palesato, è una priorità che il Paese non può affrontare da solo, tanto più in una fase in cui il contesto internazionale accresce la pressione migratoria. Ed è per questo che, grazie all'iniziativa italiana, il tema migratorio è tornato al centro del dibattito europeo e, come questo Governo ha più volte ribadito, sarà affrontato sulla base dei principi imprescindibili di solidarietà e di responsabilità condivisa tra gli Stati membri dell'Unione europea.

L'accordo, come quello sottoscritto dall'Unione europea a Tunisi, va nella direzione che sin dal suo insediamento il Governo Meloni sta imprimendo al fenomeno dell'immigrazione, ossia con la consapevolezza che occorre affrontare la dimensione esterna delle migrazioni e la protezione delle frontiere, anche in collaborazione con altri Stati e che l'Italia non può essere più lasciata sola nella gestione dei flussi.

È importante, infine, sottolineare che la giurisdizione all'interno dei due centri per la gestione dei migranti che si realizzeranno in Albania, come ho detto, sarà italiana e che, peraltro, verranno esclusi dal trasferimento nei centri in Albania donne, minori e soggetti fragili, per i quali resteranno naturalmente in piedi le regole previste dall'attuale normativa che prevede l'accoglienza presso i SAI. Pertanto, qualsiasi critica che ci è pervenuta nei giorni scorsi, durante le fasi di dibattito in Commissione, sul rispetto dei diritti dei migranti appare assolutamente pretestuosa sia alla luce di questo fatto e sia perché il rispetto dei diritti umani e, in particolare, quello dei migranti è tra i fondamenti dell'Accordo tra Roma e Tirana, tra l'Italia e l'Albania.

Come se non bastasse, il partenariato tra i nostri due Paesi, che già si sviluppa su molteplici direttrici, dai rapporti commerciali a quelli culturali e sociali, è oggi quanto meno strategico.

In un contesto internazionale instabile, una delle principali sfide che attendono il nostro Governo e l'Unione europea in generale è quella dell'integrazione europea verso la regione dei Balcani occidentali e Accordi come questo non possono che andare in quella direzione.

L'impegno dell'Italia per l'incremento degli sforzi delle istituzioni europee verso l'integrazione dei Balcani occidentali è inequivocabile - il Governo l'ha detto più volte e il Presidente del Consiglio è sempre stato chiaro - e non solo perché il nostro Paese è tra i più esposti ai rischi di un'ulteriore destabilizzazione della regione, in particolare sul fronte migratorio, ma soprattutto perché sente e vuole la responsabilità di farsi portavoce delle speranze e delle aspettative di chi vive dall'altra parte dell'Adriatico e che vede il proprio destino nell'Europa unita, continuando a sperare in una reale inclusione nella casa comune europea.

In tal senso, il Protocollo è un'ulteriore prova di come l'Italia sia da sempre uno dei principali sostenitori dell'ingresso dell'Albania nell'Unione europea. Questo è un ulteriore, importante passo e un ulteriore, importante tassello in una nuova politica internazionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi a discutere questo disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo italiano e quello albanese e vorrei iniziare inquadrando proprio il tema dei rapporti tra l'Italia e l'Albania. Infatti, nella discussione che fino ad oggi ci ha portato a questo provvedimento ho sentito cose talvolta un po' stonate.

I colleghi della maggioranza ci spiegavano il perché non capivamo questo rapporto con l'Albania. Anche oggi ho sentito parlare di amicizia storica con l'Albania. A tale riguardo non risalgo - e non credo che i colleghi si riferiscano a questo - alla campagna d'Albania del 1915-1918 o all'occupazione militare del 1939 e al successivo Protettorato d'Albania. Anche in tempi più recenti e proprio sui temi migratori, non mi sembra che la posizione della destra italiana sia stata proprio di grande amicizia nei confronti dell'Albania. Infatti, furono proprio l'Albania e gli albanesi a far scoprire il nostro Paese - dopo decenni, tanti anni in cui eravamo coscienti di essere un Paese di emigranti - come un Paese di immigrazione.

Ricordo tre episodi molto significativi. Il 7 marzo 1991: 27.000 persone sbarcate a Brindisi in una notte, quello che fu definito un esodo biblico. E, poi, ricordo l'8 agosto 1991: la nave Vlora, a Bari. Peraltro, gli storici delle migrazioni ricordano un primo grande caso di detenzione amministrativa in Italia, quella nello stadio, da cui partì tutta una riflessione anche da questo punto di vista. Ricordo bene, poi, quella che fu la strage del Venerdì Santo, il 28 marzo 1997: oltre 100 morti, 81 recuperati, donne e bambini, uno dei grandi drammi della migrazione, peraltro a seguito di un “incontro”, diciamo così, con una corvetta italiana, la Sibilla, a proposito del tema del blocco navale che poi è riemerso in anni più recenti.

So bene chi governava in quel momento, quindi, non c'è alcuna polemica nelle mie parole. Però, risalendo a quegli anni - e anche qui è un po' strano, ci sono nemesi storiche - non si capisce perché il Governo abbia voluto legare questo nuovo provvedimento ad un atto del 1995. Non c'entrava nulla! Era un documento, un memorandum che l'Italia stabiliva per decidere i rapporti di migrazione degli albanesi in Italia. Quindi, con l'idea e il desiderio di non venire a discuterne in Aula, violando quindi l'articolo 80 della Costituzione italiana, oggi hanno pensato di legare tale provvedimento, di cui parleremo a breve, ad un atto del 1995 in cui si parlava della migrazione degli albanesi in Italia. In quegli anni - io sono stato in Albania, nel 1994, 1995 e 1996, proprio a Shëngjin, caso strano, per alcuni interventi umanitari - mi ricordo bene cosa dicevano i nostri esponenti della destra in Italia sugli albanesi. Per esempio, nei consigli comunali girava una mozione in cui era prevista la taglia di un milione di lire per chi denunciava un albanese irregolare; oppure ricordo il milione di cartoline che alcuni esponenti della Lega volevano far arrivare al Presidente Prodi in cui avevano scritto: “Colonizzati da Roma, assediati dagli extracomunitari, invasi dagli albanesi. Adesso basta! Padania indipendente in Europa. Italia-Albania unita in Africa”. Non so se erano i prodromi del Piano Mattei, però è molto interessante che oggi ci vengano a parlare dell'amicizia con l'Albania e a spiegarci cosa vuol dire essere amici degli albanesi.

Ma torniamo a questo legame: perché avete dovuto legare un provvedimento di oggi sulle migrazioni a quel provvedimento? Non si capisce. Importanti esponenti del Governo e importanti esponenti della maggioranza sono venuti in Aula e hanno parlato con i giornalisti per dirci che non era necessario portare in Aula questo provvedimento: sbagliato e oggi questa è la controprova, perché si tratta di un Accordo che prevede cose importantissime come, addirittura, la cessione di territorio straniero in cui noi manderemo personale italiano, come se fosse territorio italiano.

Ma, a questo punto, iniziamo a parlare della realtà di questo provvedimento. Esso prevede l'istituzione di campi per migranti in Albania e questo coinvolgerà un Paese non appartenente all'Unione europea, con la responsabilità di accettare i migranti per conto di una Nazione, membro dell'Unione europea, ossia l'Italia. Ecco, nello spiegare agli italiani e anche a noi questo disegno di legge, si è detto che si tratta di un provvedimento che fa sì che ci si dia una mano sulle rotte dei migranti. Allora, iniziamo a spiegare una cosa: a differenza degli accordi con la Libia, con la Tunisia o con la Turchia, non si tratta di un Accordo che prevede uno scambio con un Paese nella rotta dei migranti. Proprio no. Noi, Italia, con questo Accordo, andiamo a prendere dei migranti al centro del Mediterraneo, in acque internazionali, e li portiamo a 2 giorni di navigazione in un Paese terzo. Noi non andiamo a influire sulle rotte dei migranti, ma utilizziamo un Paese terzo per portare dei migranti.

Poi, veniamo ai dettagli: poiché noi, per le norme internazionali, non possiamo raccogliere persone in acque nazionali e portarle in un Paese terzo, le andiamo a prendere in acque internazionali. Dal mio punto di vista, è giusto: se quelle persone sono a rischio della vita, andiamo a soccorrerle in acque internazionali. Poi, però, scopriamo che in Albania - lo apprendiamo dai documenti che il Governo pian piano ci sta disvelando - il Governo vorrebbe portare solo le persone che poi sarà in grado di rimpatriare; quindi, non persone con vulnerabilità. Ma come facciamo e come farà il Governo a decidere come portare le persone in Albania? Ci viene detto, in Commissione affari costituzionali, che avverrà una prima scrematura in acque internazionali, prima di imbarcarle sulle navi italiane che le porteranno in Albania. E chi farà questa divisione, in base a quali parametri? Come decideremo se una persona proviene da un Paese o da un altro Paese?

Sulla base della sua dichiarazione? Il comandante della nave? La Polizia italiana imbarcata sulle navi? Come si farà a decidere se una donna è in stato di gravidanza o meno? Faranno delle ecografie a bordo delle navi? Non credo. Non porteremo delle donne in assoluto in Albania? E allora perché vi è la previsione, in un articolo di questa norma, che qualcuno possa nascere all'interno dei centri? Come fa a nascere, se non ci sono donne?

C'è un tema che non avete chiarito e che dovete chiarire, perché ho l'impressione che non sia chiaro per voi, dato che su questo argomento avete cambiato posizione dieci volte nel corso di questo racconto che avete fatto a tappe e che non volevate portare in Parlamento. E poi perché condurre delle persone dal centro del Mediterraneo in Albania? Non avevamo territorio italiano dove fare quello che voi volete fare in Albania? Penso di sì. Perché allora avete scelto un Paese terzo? Avete affermato: l'Europa ha detto che non c'è problema. Certo, non c'è problema, perché questa cosa non ricadrà nelle norme europee, visto che dalle acque internazionali le persone si portano in un Paese terzo. Ma attenzione: questo non potrà voler dire violare le norme italiane sulla tutela dei diritti umani e le norme europee sulla tutela dei diritti umani, perché voi avete scritto e avete detto che in questo territorio varranno le norme italiane. E, allora, come coniugare queste due cose?

E poi, permettetemi di sottolineare qualche altro aspetto. In questo Accordo, che non volevate disvelare fino alla fine, sono state fatte cose di una certa scorrettezza istituzionale: ci avete mostrato dei documenti tradotti che non avevano ancora le firme e che non avevano ancora le cifre. Abbiamo discusso in questi mesi del nulla, quando poi ci parlate di un Accordo storico, addirittura, siglato con l'Albania.

Approfondisco il tema della vulnerabilità, perché mi sta particolarmente a cuore. In Commissione affari costituzionali, avete portato un documento in cui approfondite l'aspetto di chi portare in questi luoghi. Ecco, quel documento, oltre a ridimensionare molto l'apporto storico di questo Accordo, sembra stridere con l'articolo 3 della nostra Costituzione, perché sembra presagire un trattamento diverso a fronte di soggetti aventi pari diritto di asilo. E questo perché, molto spesso, i profili di vulnerabilità non sono di immediata evidenza, e lo abbiamo visto in tutti questi anni nell'accogliere migranti. Come stabiliranno, a bordo di una nave, se un ragazzo è minorenne o maggiorenne? Con la conseguenza che, una volta accertata una possibile vulnerabilità in seguito, questo comporterà un nuovo trasferimento, stavolta dall'Albania all'Italia. Quindi, li raccogliamo al centro del Mediterraneo, li portiamo in Albania e poi, se scopriamo che forse non sono rimpatriabili immediatamente - perché sapete e sappiamo tutti che uno dei grandi problemi sul rimpatrio degli stranieri è quello degli accordi con gli Stati - allora li dobbiamo riportare in Italia. E sappiamo bene che, dal punto di vista delle vulnerabilità, per esempio, tutte le persone che provengono dalla Libia e sono state nei campi libici sono vulnerabili, anche solo per quello che hanno subìto.

Vi ricordo, poi, un'altra cosa, perché la geografia non è un'opinione. Il porto di Shengjin, indicato come porto di sbarco, dista 500 miglia nautiche, quasi 1.000 chilometri, dall'area in cui vengono effettuati i salvataggi. Voi pensate che stiamo mettendo su una cosa per cui si prende una persona e con tre giorni di viaggio la si porta da un'altra parte.

E concludo, Presidente. Io non ho mai fatto un discorso specifico sul tema delle risorse economiche e sui soldi, perché, se i soldi si spendono per salvare le persone e per gestire in maniera degna e seria i flussi migratori, penso che siano soldi ben spesi. Ma, scusate, il dubbio che i soldi che voi prevedete di spendere per questo tipo di attività saranno soldi sprecati e spesi male, mi rimarrà sempre e, soprattutto, mi rimarrà perché andrà a discapito del trattamento umano delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Magi, relatore di minoranza per la I Commissione, che però non vedo presente in Aula. Prendo atto che anche gli altri deputati relatori e il rappresentante del Governo non intendono replicare.

(Annunzio di una questione pregiudiziale di costituzionalità, di una questione pregiudiziale di merito e di una questione sospensiva - A.C. 1620-A​)

PRESIDENTE. Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento, prima dell'avvio della discussione, sono state presentate la questione pregiudiziale di costituzionalità Magi, Faraone ed altri n. 1, la questione pregiudiziale di merito Bonafe' ed altri n. 1 e la questione sospensiva Alfonso Colucci ed altri n. 1, che saranno esaminate e poste in votazione prima di passare all'esame degli articoli del provvedimento.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Caso, Manzi, Piccolotti ed altri n. 1-00208 concernente iniziative in ordine alla revoca della nomina a Sottosegretario di Stato di Vittorio Sgarbi (ore 14,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Caso, Manzi, Piccolotti ed altri n. 1-00208 (Ulteriore nuova formulazione) concernente iniziative in ordine alla revoca della nomina a Sottosegretario di Stato di Vittorio Sgarbi (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritto a parlare il deputato Arnaldo Lomuti, che illustrerà anche la mozione Caso, Manzi, Piccolotti ed altri n. 1-00208 (Ulteriore nuova formulazione), che ha sottoscritto in data odierna.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, la mozione che il MoVimento 5 Stelle ha presentato sul Sottosegretario di Stato per la Cultura, Vittorio Sgarbi, chiama quest'Aula a rispondere a una domanda tanto semplice, quanto fondamentale: se può, un membro del Governo coinvolto in un'inchiesta, prima giornalistica e poi anche giudiziaria, che attiene al riciclaggio di un prezioso dipinto del Seicento, continuare a rivestire il ruolo di Sottosegretario di Stato per la Cultura e a detenere, tra le altre, la delega alla tutela e alla sicurezza del patrimonio culturale.

Vede, Presidente, noi non stiamo già avanzando nei tempi o accusando il Sottosegretario per un reato penale, stiamo ponendo qui una questione di opportunismo, che serve a salvaguardare, quanto meno, l'immagine del nostro Paese nel contesto internazionale. Quindi, non vuole essere un giustizialismo anticipato, come facilmente qualcuno può dire, puntando il dito su di noi e accusandoci di questo. È una questione di opportunismo, è una questione di salvaguardia dell'immagine del nostro Paese. Anche perché bisogna rispondere, poi, a un'altra domanda: diteci in quale Paese serio e civile sarebbe possibile il verificarsi di una situazione come quella di Sgarbi e la permanenza di questa sua carica. Ve lo dico io: in nessun Paese, tant'è vero che il suo caso sta già rimbalzando nella cronaca internazionale, esponendo l'Italia, per l'ennesima volta, al pubblico ludibrio e assestando un nuovo colpo mortale al prestigio e all'onore delle nostre istituzioni, già messe a durissima prova dai casi Pozzolo, Delmastro, Gasparri, Santanche', Durigon, eccetera. Sì, perché il caso Sgarbi, Presidente, rappresenta l'anello di una catena di scandali, conflitti di interesse e situazioni veramente imbarazzanti, che dipingono il quadro sconcertante di una gestione imbarazzante, che pesa sulle spalle di Giorgia Meloni. Il sospetto che viene è che la volontà della Premier non sia tanto quella di difendere Vittorio Sgarbi, che è stato attaccato pubblicamente anche dal Ministro della Cultura, quel Gennaro Sangiuliano su cui dovremmo aprire un'altra pagina per tutte le gaffe, gli interventi scomposti, la propaganda e l'occupazione politica delle poltrone, che ne fanno il peggior Ministro della Cultura della storia di questa Repubblica.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 14,19)

ARNALDO LOMUTI (M5S). Quello che viene da pensare è che, per Giorgia Meloni, difendere Vittorio Sgarbi sia una questione di strategia volta all'autoconservazione del potere che sta mettendo in atto, una strategia che passa dal ruolo attribuito a sorelle e cognati, quei cognati che fermano i treni a proprio piacimento, e va al punto del Governo e alla difesa strenua di tutti quegli esponenti di Fratelli d'Italia e della maggioranza coinvolti in situazioni imbarazzanti per il nostro Paese, o per la nostra Patria. Ci chiediamo se la Premier abbia almeno sentito il Sottosegretario Sgarbi e ascoltato dalla sua voce la sua versione o se stiamo soltanto avanzando richieste a un Premier che ha sentito soltanto le versioni di TV e giornali. Presidente, noi siamo parlamentari della Repubblica italiana, abbiamo il dovere civile e morale di difendere le istituzioni di questo Paese e il voto che esprimerà quest'Aula sulla nostra mozione traccerà una linea tra chi ha a cuore il prestigio e l'immagine del Paese e chi si adeguerà all'ordine di scuderia su Sgarbi.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Saluto il sottosegretario Mazzi. Parafrasando una nota canzone, mi verrebbe da dire che “siamo ancora qua, eh già”, e non per decisione nostra, per la verità, Anzi, tutt'altro. Ci troviamo di nuovo a occuparci della annosa querelle Sgarbi di fronte a un silenzio, purtroppo, tartufesco e imbarazzato da parte della Presidente del Consiglio Meloni e del Ministro Sangiuliano. Ebbene, lo dico con assoluta sincerità, davvero in quest'Aula avremmo preferito impegnarci in una discussione intorno alle misure a sostegno dei beni e delle attività culturali e dei lavoratori dello spettacolo dal vivo, all'implementazione delle risorse a favore dei luoghi della cultura e delle biblioteche, per esempio, che sono state pesantemente umiliate e tagliate dalla recente vostra legge di bilancio. Invece, siamo di nuovo costretti a parlare di altro, visto che la Presidente del Consiglio preferisce non interessarsi alla questione e il Ministro, invece, preferisce forse vantarsi di attività, come ha fatto pochi giorni fa in un'intervista a il Foglio, che sono state portate avanti dal precedente Ministero, come testimoniano atti e documenti ufficiali. È un errore, una mancanza di garbo istituzionale che dovrebbe essere ricordato.

Ma voglio tornare alla vicenda che oggi occupa quest'Aula e, in particolar modo, all'articolo 54 della Costituzione, quello che impegna i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche ad adempierle con disciplina ed onore. Le stesse parole riecheggiano nel giuramento che i Sottosegretari sono tenuti a fare nel momento in cui entrano in carica, cioè servire lo Stato, la Repubblica, con disciplina e onore. È proprio in nome di quei principi, colleghi, che oggi in quest'Aula ci troviamo nuovamente a discutere delle vicende che coinvolgono Vittorio Sgarbi e devo dire che è un po' imbarazzante, a intervalli periodici, doversi cimentare nelle vicende del duo Sangiuliano-Sgarbi.

Ormai da mesi, assistiamo alle performance di un Sottosegretario e agli scandali - da ultimo, appunto, le inchieste penali che lo hanno coinvolto - senza che nessuno all'interno del Governo senta la necessità di distinguere la propria posizione da quella del Sottosegretario. E dire che le occasioni non sono mancate perché si è scoperto che il Sottosegretario aveva debiti con l'erario - quindi, problemi con il pagamento delle tasse - e che continuava a farsi pagare per consulenze, conferenze e convegni anche dopo la nomina a Sottosegretario, quando una norma di legge lo vieterebbe. Soprattutto, nel mezzo, abbiamo assistito ad esibizioni di pessimo gusto, come quella della scorsa estate al MAXXI nel corso della quale, in un clima di cameratesca complicità, insieme al direttore di quella prestigiosa istituzione culturale, si è esibito in battutacce sessiste nell'imbarazzo generale. Ebbene, potremmo proseguire davvero a lungo nel citare le tante esibizioni del Sottosegretario, un vero e proprio crescendo in cui devo dire rettificare quello che dicevo poco fa. In realtà, qualche dichiarazione da parte dei componenti del Governo si è sentita, in particolar modo dal Ministro Sangiuliano. Qui la memoria corre al luglio 2023, in quest'Aula, quando, rispondendo in un question time, il Ministro dichiarò di aver preso nettamente le distanze da Sgarbi: chi rappresenta le Istituzioni deve essere lontano da ogni forma di volgarità e deve mantenere un rigore più alto degli altri. In un'intervista di ottobre, sempre dello scorso anno, addirittura il Ministro arrivava a dire: si sa, non l'ho voluto io, anzi, cerco di tenerlo a debita distanza e di rimediare ai danni che fa in giro. Parole a cui peraltro hanno fatto seguito le offese repliche del Sottosegretario. Non gli parlo, non ho niente da dire a uno che mi segnala in base ad una denuncia anonima.

Devo dire che è difficile per una forza di opposizione reagire, in qualche modo, a parole così efficaci come quelle pronunciate in questa vivace conversazione a mezzo terzi da parte del Ministro e del suo Sottosegretario, parole che però tradiscono la mancanza sostanziale, il venir meno di un rapporto di fiducia, personale prima ancora che politico, che dovrebbe invece caratterizzare le relazioni non solo tra esponenti delle istituzioni ma tra esponenti di uno stesso Dicastero, in questo caso. Delle due l'una: o c'è un sosia che parla al posto del Ministro Sangiuliano, nel momento in cui dichiara intorno alle vicende del Sottosegretario Sgarbi, oppure il Ministro Sangiuliano pensa davvero quello che ha dichiarato e qui, appunto, si dovrebbero trarre proprio le conseguenze del caso. Consentitemi, in questa farsa, in questa sorta di Casa Vianello, senza voler offendere ovviamente gli originali, in salsa ministeriale che coinvolge i due, la battuta che mi viene in mente è proprio quella di Nanni Moretti che diceva che le parole sono importanti e che bisogna soprattutto trovare le parole giuste. In questo bailamme di dichiarazioni, le uniche parole giuste che mi vengono in mente sono le parole di congedo che il Governo dovrebbe pronunciare nei confronti del Sottosegretario. Non è solo una questione legata all'inchiesta giudiziaria, rispetto alla quale io mi auguro, a nome anche del mio gruppo, che il Sottosegretario possa chiarire il prima possibile la sua personale posizione e quindi possa essere definita la situazione nel suo complesso. L'inchiesta penale, ovviamente, dovrà seguire il suo corso.

Tuttavia, la questione non è la vicenda giudiziaria in sé ma c'è una vicenda a monte, una vicenda di opportunità politica, in questo senso, che da mesi le forze di opposizione stanno ricordando, a più riprese, in quest'Aula. La vicenda Sgarbi è una vicenda, infatti, tutta politica, di opportunità politica, di senso delle istituzioni, di esercizio delle proprie funzioni con disciplina ed onore e, soprattutto, di merito rispetto a un enorme, gigantesco conflitto di interessi che lo coinvolge, di fronte al quale non basta, come la Presidente del Consiglio e il Ministro Sangiuliano stanno facendo, rimettere gli atti all'Antitrust. Non basta, infatti, ipocritamente dire che sarà l'Antitrust a doversene occupare e a dover accertare i conflitti di interessi. Mi rendo conto che questo Governo, che ha sempre un piglio decisionista molto forte di fronte a situazioni imbarazzanti per le istituzioni, guardi altrove. Ne sono esempi quanto avvenuto a Rosazza alla presenza di un Sottosegretario alla giustizia il primo giorno del 2024 e le vicende che, ormai da un anno peraltro, riguardano lo stesso, e che hanno portato al suo rinvio a giudizio per rivelazioni di segreto d'ufficio, e le vicende che interessano la Ministra del Turismo Santanchè; e non voglio, in realtà. proseguire. In questi casi c'è una regola non scritta, in realtà, per cui, in assenza di una condanna definitiva, nessuno è tenuto a dimettersi da una carica pubblica. Però, c'è una questione di sensibilità e di opportunità istituzionale e politica che le mozioni che abbiamo sottoscritto e presentato in quest'Aula stanno a ricordare.

C'è una questione di opportunità per cui si avverte la necessità, ove lo si senta, di fare un passo indietro, di distinguere le proprie vicende personali dall'istituzione che si ricopre. Ebbene, tra poche ore noi saremo chiamati a votare in quest'Aula proprio intorno a questa mozione e, con il silenzio che il Governo sta tenendo in queste settimane e in questi mesi, in realtà voi non arrecate solo un danno a voi stessi, arrecate un grave danno al Paese e alla credibilità e all'immagine del Paese, come tanti resoconti dei giornali stranieri stanno a testimoniare. Infatti, il sottosegretario dovrebbe anche occuparsi, tra l'altro, della sicurezza dei beni culturali e l'ultima, incresciosa vicenda riguarda proprio i beni culturali. Potete anche continuare a sostenere la vostra battaglia per l'affermazione di una egemonia culturale, per la liberazione della cultura, ma non potete impedirci di continuare a porre delle questioni di merito, come questa in questa sede, anche di fronte alla vostra inazione.

Quando, tra poche ore, in quest'Aula sarete chiamati a votare la mozione di sfiducia - lo dico, in particolar modo, ai colleghi di maggioranza -, in questo caso potrete seguire due strade: o anticipare il contenuto della mozione, togliendo finalmente le deleghe al Sottosegretario Sgarbi, oppure votare a favore di questa mozione, assumendovi finalmente delle responsabilità. Colleghi, mi auguro che in ogni caso voi lo facciate, perché - e questo vale davvero per tutti - ho iniziato con una canzone e con una canzone voglio concludere: “anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e della deputata Piccolotti).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Io credo che la domanda che dobbiamo porci, oggi, in quest'Aula sia cosa significhi ricoprire un incarico di funzione pubblica con disciplina e onore, le due parole con cui la nostra Costituzione, all'articolo 54, impone di interpretare il servizio pubblico. Non ci sfugge, ovviamente, quanto di frequente questo impegno venga eluso, quanto spesso capiti che i rappresentanti delle istituzioni, a ogni livello, siano protagonisti di atti indisciplinati e disonorevoli, contribuendo al deterioramento del rapporto fra i cittadini e la politica, fra il popolo e le istituzioni. Ci sono, però, casi in cui questo distacco e questa idiosincrasia sono particolarmente evidenti, in cui i comportamenti di un singolo danneggiano il prestigio dello Stato e quello della comunità dei suoi rappresentanti. Noi di Alleanza Verdi e Sinistra crediamo che il caso del Sottosegretario Vittorio Sgarbi sia uno di questi e uno dei più palesi e ci dispiace di essere, di fatto, soli in quest'Aula, insieme ai colleghi dell'opposizione, di vedere i banchi della destra vuoti - praticamente tutti - e di registrare che nessuno dei deputati della maggioranza abbia chiesto la parola e che tutti, invece, abbiano preferito, di fatto, una fuga da questo tema e da questo problema.

Il Governo è in carica da poco più di un anno e, se scorriamo tra le notizie di cronaca, è uno stillicidio di comportamenti inadeguati, offensivi per le istituzioni e, addirittura, di presunta violazione della legge da parte del Sottosegretario Sgarbi, e forse questa è la vera ragione oggi di questa fuga.

Da una parte, c'è una questione di forma. I toni del Sottosegretario sono costantemente sopra le righe, il turpiloquio è la sua cifra stilistica ed espressiva, gli scatti d'ira sono la sua caratteristica più riconosciuta e più nota. In televisione, in radio, sulla stampa e sui social Sgarbi ottiene il suo successo insultando, urlando, distribuendo anche la patente di capra una volta all'uno e una volta all'altro; dall'altra parte, oltre a questo problema di forma, c'è anche un problema di sostanza, che proviamo a ripercorrere per sommi capi. A ottobre dello scorso anno esce sulla stampa la notizia che Vittorio Sgarbi avrebbe percepito sostanziosi compensi, pari a oltre 300.000 euro nel 2023, per aver presenziato a inaugurazioni, mostre, eventi culturali e manifestazioni, compensi ottenuti nel corso del suo incarico di Sottosegretario, che generano un evidente conflitto di interessi tra lo Sgarbi critico d'arte, lo Sgarbi influencer, lo Sgarbi curatore e lo Sgarbi Sottosegretario, tanto più grave se queste prestazioni a pagamento sono avvenute, come sostiene il Fatto Quotidiano, camuffate da missioni ministeriali e rimborsate come tali.

Ma non si tratta di sole speculazioni giornalistiche, visto che a fine ottobre 2023 l'Antitrust ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti del Sottosegretario. Vale la pena ricordare che la legge 20 luglio 2004, n. 215, impone a chi ricopre un incarico di Governo di dedicarsi esclusivamente alla cura degli interessi pubblici: “Dal giuramento in poi al titolare non può derivare per tutta la durata del Governo”, così recita la legge, “alcuna forma di retribuzione o di vantaggio”. La legge stessa vieta anche di esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di Governo di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati. Ce ne sarebbe abbastanza, fermandoci anche qui, per le dimissioni del Sottosegretario. Ma non è finita, perché passano pochi giorni e si viene a sapere che Vittorio Sgarbi sarebbe indagato, a Roma, per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte di un totale di 715.000 euro. Una cifra enorme, una presunta evasione fiscale, tanto più grave se è commessa da un rappresentante delle istituzioni. È un'accusa gravissima, ma non c'è alcun seguito. Il Governo non prende alcun provvedimento, probabilmente perché la Presidente Meloni è, da molti mesi, impegnata a far sapere agli italiani che chi paga le tasse è sostanzialmente uno stupido o, peggio, è il complice di uno Stato che chiede il pizzo.

Passa ancora qualche giorno e viene fuori un'altra grana, quella dell'inchiesta per il presunto furto di un'opera d'arte seicentesca, La cattura di San Pietro, di Rutilio Manetti. La cosa sarebbe forse divertente se non fosse drammatica, perché il decreto ministeriale n. 458 del 2022 del Ministro della Cultura attribuisce al Sottosegretario Sgarbi, tra le altre, la funzione di responsabile della sicurezza del patrimonio culturale. Abbiamo un Sottosegretario responsabile della sicurezza del patrimonio culturale indagato per autoriciclaggio di beni culturali. Io non so se, dall'altra parte dell'Aula, qualcuno si renda conto della gravità di questa situazione.

Il nostro Presidente della Repubblica, in un ultimo discorso ai 128 vincitori dell'ottava edizione del corso-concorso della Scuola nazionale dell'amministrazione, pochi giorni fa, ha affiancato un'altra parola a quelle di “disciplina” e “onore”: la parola è “autodisciplina”. Cos'è l'autodisciplina, se non il censurarsi quando si rischia di dire una parola di troppo? Cosa sarebbe l'autodisciplina, se non le volontarie dimissioni del Sottosegretario Sgarbi in questa situazione?

PRESIDENTE. Dovrebbe avviarsi a concludere.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Sgarbi - ho chiuso - è un Sottosegretario imbarazzante per questo Governo e per l'Italia e, quindi, per questa ragione, proprio perché non farà mai un passo indietro, è evidente che tocca al Parlamento avanzare questa mozione di sfiducia. Noi di Alleanza Verdi e Sinistra, visto l'imbarazzo che regna nell'Aula, vi suggeriamo di liberarvene. Basterebbe un solo voto favorevole domani e questa questione sarebbe risolta, a tutto vantaggio dello Stato e della credibilità delle istituzioni.

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Il Governo si riserva di intervenire nel seguito dell'esame.

PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare il deputato De Corato. Ne ha facoltà.

RICCARDO DE CORATO (FDI). Grazie, Presidente. Nonostante l'Aula vuota, io credo che sia necessario stigmatizzare quanto è accaduto sabato a Vicenza. Io prego la Presidenza della Camera di far giungere a 15 uomini della Polizia di Stato la solidarietà da parte del Presidente dell'Assemblea. Questi uomini sono stati aggrediti e bastonati da un gruppo dei centri sociali, che sono ultra-conosciuti in Veneto e in Italia e che continuano impunemente ad aggredire. La carica c'è stata, ma è stata la carica dei centri sociali nei confronti di agenti in divisa, che tutelavano - e questo è ancora più grave – il fatto che lo Stato di Israele avesse, all'interno della fiera di Vicenza, due padiglioni.

Se cominciamo così, Presidente, non so dove finiremo. Infatti, si è cominciato a bastonare la Polizia, che difende il diritto dello Stato di Israele a esporre, in una fiera, i propri padiglioni.

Io mi chiedo: ma la sinistra dov'è? Non abbiamo sentito una voce. Io ho ritenuto di dover fare questo intervento per rispetto di quanto è accaduto in quella città. Chiedo all'opposizione che qualcuno si faccia vivo, perché ci sono 15 uomini ricoverati a Vicenza, 15 uomini in divisa, bastonati da gentaglia e da delinquenti di varia natura. Io mi auguro che qualcuno dica qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Solo per rispondere che ha preso parola, per tutti noi, il sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai, che ha condannato chiaramente ogni gesto e ogni comportamento. Non ci possono e non ci devono essere mai giustificazioni per i manifestanti violenti: questa è una posizione che non cambia e penso che, meglio di chiunque altro, sia stata espressa dal sindaco della città di Vicenza, Giacomo Possamai.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 23 gennaio 2024 - Ore 11:

1. Svolgimento di interrogazioni .

(ore 14)

2. Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità, della questione pregiudiziale di merito e della questione sospensiva presentate):

Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno. (C. 1620-A​)

Relatori: KELANY (per la I Commissione) e FORMENTINI (per la III Commissione), per la maggioranza; MAGI (per la I Commissione), di minoranza.

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

Istituzione del premio di "Maestro dell'arte della cucina italiana". (C. 1419-A​)

Relatrice: LA PORTA.

4. Seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea. (Doc. LXXXVI, n. 1-A)

Relatore: GIORDANO.

5. Seguito della discussione della mozione Caso, Manzi, Piccolotti ed altri n. 1-00208 concernente iniziative in ordine alla revoca della nomina a Sottosegretario di Stato di Vittorio Sgarbi .

La seduta termina alle 14,40.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: SARA KELANY (A.C. 1620-A​)

SARA KELANY, Relatrice per la maggioranza per la I Commissione. (Relazione – A.C. 1620-A​). Onorevoli colleghi! L'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge di ratifica C. 1620-A​, recante “Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno”, esaminato in sede referente dalle Commissioni riunite I e III a partire dal 21 dicembre scorso, anche a seguito del voto favorevole dell'Assemblea sulla dichiarazione d'urgenza.

Con riguardo all'iter faccio presente che nel corso dell'istruttoria legislativa le Commissioni riunite hanno svolto un ciclo di audizioni informali che ha coinvolto l'ambasciatore d'Italia in Albania, Fabrizio Bucci; professori universitari ed esperti della materia; rappresentanti di Amnesty International¸ di Mediterranea Saving Humans, del Tavolo asilo e immigrazione, dell'Ufficio per l'Italia dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dell'associazione “Giuristi democratici” e dell'associazione di studi giuridici sull'immigrazione (ASGI).

Nel corso dell'esame in sede referente le Commissioni hanno approvato una sola proposta emendativa.

Nel rinviare al relatore per la III Commissione l'illustrazione del contenuto del Protocollo, faccio presente che provvederò a descrivere sinteticamente il contenuto degli articoli del disegno di legge di ratifica.

Gli articoli 1 e 2 del disegno di legge recano, come di consueto, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione del Protocollo.

L'articolo 3 del disegno di legge, modificato dalle Commissioni nel corso dell'esame in sede referente, reca norme di coordinamento finalizzate alla corretta attuazione del Protocollo. In particolare, il comma 1 individua le autorità competenti per l'esecuzione del Protocollo nelle strutture aventi sede a Roma: Prefettura, questura, Commissione territoriale di asilo, Provveditorato dell'amministrazione penitenziaria del Lazio. Si prevede inoltre, nell'ambito delle aree in Albania indicate nel Protocollo, l'istituzione di un nucleo di coordinamento e raccordo alle dipendenze della Questura di Roma, di un nucleo di polizia giudiziaria, di un nucleo di polizia penitenziaria e di un ufficio di sanità marittima, aerea e di confine. Come precisato nella relazione illustrativa del disegno di legge, «la scelta di Roma è frutto di una ponderata valutazione comparativa che ha tenuto conto dei diversi fattori in gioco ed in particolare delle “economie di scala” che si generano presso la Capitale, sia in termini di risorse umane a disposizione che di coordinamento con le amministrazioni centrali, fattori fondamentali soprattutto nelle fasi applicative iniziali del Protocollo». La proposta emendativa approvata prevede che presso la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Roma possano essere istituite non più di cinque ulteriori sezioni.

I commi da 2 a 6 dell'articolo 3 delineano le caratteristiche delle strutture per migranti da realizzare in Albania nell'ambito dell'attuazione del Protocollo. In particolare, il comma 2 stabilisce che nelle strutture in Albania possono essere condotte solo persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane, anche a seguito di operazioni di soccorso, in zone situate all'esterno del mare territoriale della Repubblica o di altri Stati membri dell'Unione europea. In base al comma 3, le aree concesse in uso all'Italia da parte dell'Albania sono equiparate alle zone di frontiera o di transito nelle quali si applica la procedura accelerata di esame delle richieste di protezione internazionale. Il comma 4 equipara entrambe le strutture di cui all'allegato 1, lettera A), denominate “strutture per le procedure di ingresso”, e lettera B), denominate “strutture per l'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi il diritto all'ingresso e alla permanenza nel territorio italiano”, agli hotspot. Le sole strutture destinate al rimpatrio tra quelle di cui alla lettera B) dell'allegato 1 sono equiparate ai centri di permanenza per il rimpatrio. Il comma 5 disciplina modalità di rilascio dell'attestato nominativo che certifica la qualità di richiedente protezione internazionale. Il comma 6 precisa che il trasferimento nel territorio italiano dei migranti sottoposti alle procedure previste dal comma 1 può avvenire solo in casi eccezionali, su disposizione del responsabile italiano delle strutture.

Il comma 7 prevede che, per l'attuazione del Protocollo, le amministrazioni pubbliche sono autorizzate alla stipulazione e all'esecuzione di contratti o convenzioni di appalto di lavori, servizi o forniture, anche in deroga alla normativa vigente, fatto salvo il rispetto delle norme penali, del codice antimafia e dei vincoli derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea. Inoltre, viene espressamente consentito di derogare allo schema di capitolato di gara di appalto adottato ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, attualmente disciplinato dal decreto del Ministro dell'interno 29 gennaio 2021.

Il comma 8 prevede l'impignorabilità da parte di terzi dei crediti vantati dalla Repubblica di Albania nei confronti dello Stato italiano.

L'articolo 4 del disegno di legge reca disposizioni riguardanti l'applicabilità della giurisdizione e della legge italiana. In particolare, i commi da 1 a 5 prevedono disposizioni riguardanti l'applicabilità della giurisdizione e della legge italiana per le procedure di riconoscimento dello status di rifugiato e di convalida dei trattenimenti dei migranti.

Più in dettaglio, il comma 1 prevede l'applicabilità ai migranti per i quali deve essere accertata la sussistenza o è stata accertata l'insussistenza dei requisiti per l'ingresso, il soggiorno o la residenza nel territorio della Repubblica italiana, della disciplina italiana ed europea in materia di requisiti e procedure relativi all'ammissione e alla permanenza degli stranieri nel territorio nazionale, in quanto compatibile. Sono, in particolare, espressamente richiamati: il decreto legislativo n. 286/1998 (Testo unico immigrazione), il decreto legislativo n. 251/2007 (protezione internazionale), il decreto legislativo n. 25/2008 (riconoscimento e revoca dello status di rifugiato) e il decreto legislativo n. 142/2015 (procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale). Viene espressamente precisato che per le procedure previste dalle predette disposizioni sussiste la giurisdizione italiana e si applica la legge italiana. La competenza territoriale spetta in via esclusiva alla sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Roma e all'Ufficio del giudice di pace di Roma.

Il comma 2 regola il rilascio, da parte del migrante presente presso le strutture date in concessione all'Italia in base al Protocollo, della procura speciale al difensore in formato elettronico, attraverso una particolare procedura. In particolare, si prevede che la procura speciale sia rilasciata dallo straniero mediante sottoscrizione apposta su un documento analogico e sia trasmessa con modalità di comunicazione elettronica, anche mediante copia informatica per immagine, unitamente a copia del documento rilasciato allo straniero ai sensi dell'articolo 3, comma 5, e all'attestazione da parte di un operatore della Polizia di Stato dell'avvenuta sottoscrizione da parte dello straniero.

Il comma 3 prevede una garanzia generale del diritto di difesa delle persone sottoposte alle procedure di cui al comma 1 e autorizza l'utilizzo di procedure telematiche per lo scambio di documentazione e per conferire riservatamente con il difensore.

Il comma 4 prevede che il ricorso avverso la decisione della sezione della commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Roma sia proposto entro il termine di quattordici giorni dalla notifica del provvedimento (termine di cui all'articolo 35-ter del decreto legislativo n. 25/2008).

Il comma 5 prevede che di norma l'avvocato del migrante partecipa all'udienza dall'aula in cui si trova il giudice mediante collegamento audiovisivo da remoto. Qualora non sia possibile il collegamento da remoto e il rinvio dell'udienza non sia compatibile con il rispetto dei termini del procedimento, al difensore del migrante ammesso al patrocinio a spese dello Stato è liquidato un rimborso delle spese di viaggio e di soggiorno, nella misura comunque non superiore a euro 500. Le condizioni del rimborso sono stabilite con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottarsi entro 45 giorni dall'entrata in vigore della legge.

I commi da 6 a 19 disciplinano la sottoposizione alla giurisdizione italiana, con alcune eccezioni, dello straniero che si trova nelle aree date in concessione e vi commette un delitto, ad eccezione dei casi in cui il reato sia commesso a danno di un cittadino albanese o dello Stato albanese. In particolare, la punibilità del delitto comune commesso dallo straniero all'estero secondo le norme del diritto italiano è stabilita dal comma 6 in deroga a quanto disposto in via generale dall'articolo 10 del codice penale, in base al quale l'applicabilità della legge italiana è subordinata al sussistere di una serie di condizioni, in primis la presenza del reo nel territorio dello Stato italiano. Sempre in deroga al codice penale il comma 6 stabilisce che la richiesta del Ministro della giustizia non sia necessaria per i delitti puniti con la pena dell'ergastolo o con la reclusione non inferiore nel minimo a tre anni (anziché un anno come previsto dalla norma generale). Resta in ogni caso fermo il regime di procedibilità previsto per lo specifico reato, pertanto ove si tratti di un reato punibile a querela della persona offesa, questa costituisce condizione di procedibilità dell'azione penale.

Il comma 7 disciplina il rapporto tra il rimpatrio e l'azione penale. A tal fine è previsto un sistema di scambio di informazioni tra il questore, che è tenuto a comunicare all'autorità giudiziaria procedente l'avvenuta esecuzione del rimpatrio, e l'autorità giudiziaria procedente, che è tenuta a comunicare al questore il provvedimento con il quale revoca o dichiara estinta la misura della custodia cautelare in carcere. Se lo straniero è stato rimpatriato, il giudice pronuncia sentenza di non luogo a procedere, salvo che si tratti di delitti per i quali è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza. Se lo straniero è sottoposto a misura della custodia cautelare in carcere, il rimpatrio viene eseguito alla revoca o all'estinzione della misura. Qualora lo straniero faccia ingresso illegale nel territorio dello Stato prima del termine di prescrizione del reato, nei suoi confronti è possibile riproporre l'azione penale ai sensi dell'articolo 345 c.p.p.

I commi successivi (da 8 a 18) dettano specificamente le disposizioni procedurali da applicare ai reati commessi nelle citate aree date in uso all'Italia dal Governo albanese. Si dispone che tali reati siano di competenza dell'autorità giudiziaria che ha sede a Roma (comma 18); in base al comma 8, l'autorità giudiziaria e la polizia giudiziaria italiane sono autorizzate a svolgere le proprie funzioni nelle suddette aree secondo le disposizioni del codice di procedura penale integrate secondo la procedura delineata dai commi seguenti.

Ai sensi dei commi 9 e 10, il personale appartenente al nucleo di polizia giudiziaria istituito presso le aree individuate dal Protocollo, qualora abbia proceduto ad un arresto in flagranza o al fermo di un indiziato, è tenuto a trasmettere il verbale al pubblico ministero entro 48 ore. L'interrogatorio da parte del PM e l'udienza di convalida davanti al GIP si svolgeranno sempre a distanza, con collegamento dell'arrestato o del fermato dal luogo in cui si trova.

In base al comma 11, all'esito della udienza di convalida il giudice può decidere di:

- applicare la custodia cautelare in carcere, ed in tale evenienza l'indagato viene trasferito in una delle strutture a ciò destinate che si trovano nelle aree individuate dal Protocollo, dove resta a disposizione dell'autorità giudiziaria;

- disporre una misura cautelare diversa;

- disporre l'immediata liberazione dell'arrestato/fermato.

Negli ultimi due casi resta comunque fermo il trattenimento dello straniero, se in corso di esecuzione al momento della commissione del reato.

Il comma 12 dispone, in caso di richiesta di riesame, la partecipazione a distanza all'udienza dell'imputato. Il termine per la proposizione dell'istanza di riesame ai sensi dell'articolo 309 del codice di procedura penale è fissato in quindici giorni.

Il comma 13 disciplina la sospensione del procedimento penale fino al termine del periodo massimo di quattro settimane previsto dall'articolo 6-bis, comma 3, del decreto legislativo n. 142 del 2015 in caso di procedura accelerata in frontiera.

Il comma 14 prevede che ai reati di cui al comma 6 non si applichi il giudizio direttissimo; il comma 15 dispone che i colloqui del difensore con l'imputato in custodia cautelare siano svolti mediante collegamento audiovisivo e il comma 16 prevede che le notificazioni previste dal codice di procedura penale al soggetto sottoposto alle procedure di cui al comma 1 dell'articolo 4 siano eseguite dal nucleo di polizia giudiziaria appositamente costituito.

Per quanto riguarda i depositi e le comunicazioni effettuati dagli organi di polizia giudiziaria, il comma 17 stabilisce che possano sempre essere effettuati con l'utilizzo di modalità telematiche.

In base al comma 19, lo straniero può rivolgere istanze o reclami orali o scritti, anche in busta chiusa, al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ai sensi dall'articolo 14, comma 2-bis del decreto legislativo n. 286 del 1998.

L'articolo 5 del disegno di legge detta le disposizioni organizzative necessarie a disciplinare il corretto funzionamento delle strutture in territorio albanese ai sensi del Protocollo. In particolare, il comma 1 istituisce la figura del responsabile italiano, uno per ciascuna delle due aree individuate dal Protocollo, individuato dal Ministero dell'interno tra i propri dipendenti. Per quanto riguarda i loro compiti, i responsabili delle aree e i loro vicari devono: far rispettare le immunità, i privilegi e le prerogative accordate a vantaggio dello Stato italiano dal diritto internazionale; informare il capo della rappresentanza diplomatica in caso di difficoltà o violazioni. L'articolo 5, ai commi 2-3 reca alcune disposizioni di organizzazione, ai fini dell'attuazione del Protocollo, di competenza del Ministero dell'interno quali l'istituzione di un nucleo di coordinamento e raccordo delle Forze di Polizia alle dipendenze della Questura di Roma; l'assunzione di 45 funzionari per le esigenze delle Commissioni e delle Sezioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale mediante l'espletamento delle necessarie procedure concorsuali o lo scorrimento delle graduatorie vigenti. Si prevede poi che, per l'attuazione del Protocollo, il Capo della Polizia istituisca un nucleo di coordinamento e raccordo alle dipendenze della Questura di Roma. I commi da 4 a 6 autorizzano il Ministero della giustizia ad effettuare le occorrenti assunzioni di personale. Si tratta, in particolare: di 10 unità di personale amministrativo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, di 48 unità di personale amministrativo non dirigenziale dell'Amministrazione giudiziaria, di 10 magistrati ordinari con corrispondente incremento del ruolo organico della magistratura ordinaria, da attribuire al tribunale di Roma. Il comma 7 autorizza la deliberazione d'urgenza da parte del Consiglio superiore della magistratura per l'individuazione di ulteriori posti di giudice onorario di pace a favore del relativo ufficio di Roma. Il comma 8 autorizza il Ministero della salute, per lo svolgimento dei compiti dell'ufficio speciale di sanità marittima, aerea e di confine previsto dall'articolo 3, comma 1, all'assunzione di 5 dirigenti sanitari con il profilo di medico e di 6 unità di personale non dirigenziale. Nelle more delle previste procedure di reclutamento, è consentito il ricorso ad un corrispondente contingente di personale dirigenziale e non dirigenziale costituito da dipendenti di altre pubbliche amministrazioni, da collocare in posizione di comando.

Il comma 9 dispone che nelle specifiche aree individuate nel Protocollo, l'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (INMP) svolge le proprie funzioni di assistenza e di coordinamento tra i soggetti coinvolti nella gestione sanitaria e sociosanitaria dei migranti. A tal fine, il medesimo Istituto è autorizzato ad assumere 28 unità di personale. Il comma 10 disciplina il trattamento di missione del personale inviato in Albania per l'attuazione del Protocollo.

L'articolo 6 reca le disposizioni finanziarie. In particolare, il comma 1 autorizza le spese per la realizzazione delle strutture e delle dotazioni strumentali necessarie all'esecuzione del Protocollo, ai cui oneri finanziari, pari a circa 47,7 milioni di euro per l'anno 2024, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo speciale di conto capitale, ai sensi del successivo comma 5. I commi 2 e 3 recano la quantificazione degli oneri derivanti dalle disposizioni relative al rimborso delle spese di viaggio e di soggiorno per il difensore del migrante ammesso al patrocinio a spese dello Stato - valutati in 3.240.000 euro per l'anno 2024 e in 6.480.000 euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2028 – e dalla costituzione del fondo di garanzia previsto dall'allegato 2 al Protocollo, nonché per il rimborso delle ulteriori spese di cui all'articolo 10 del medesimo Protocollo, valutati in 28 milioni di euro per l'anno 2024 e in 16,5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2028. Il comma 4 istituisce, nello stato di previsione del Ministero dell'interno, un fondo da ripartire con la dotazione di 89,1 milioni di euro per l'anno 2024 e di 118,5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2028. Attraverso tali risorse, oltre a coprire gli oneri individuati dai commi 2 e 3, si provvede anche all'istituzione di nuove Sezioni della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, alle spese per l'approntamento dei locali in Italia e in Albania per le udienze civili e penali, per la predisposizione di reti infrastrutture e collegamenti telematici, per il personale delle forze armate e delle forze di polizia, nonché dipendente da amministrazioni pubbliche inviato in missione in Albania nonché le spese di parte corrente per il personale italiano inviato nelle strutture in Albania. Il comma 6 reca la quantificazione complessiva degli oneri derivanti dalla costituzione del predetto Fondo, di cui al comma 4, e dalle assunzioni autorizzate dall'articolo 5 del disegno di legge presso il Ministero dell'interno, il Ministero della giustizia e il Ministero della salute. Il comma 7 prevede che in caso di rinnovo del Protocollo alla scadenza quinquennale, ai relativi oneri si farà fronte con apposito provvedimento legislativo. Il comma 8, infine, autorizza il Ministro dell'economia e delle finanze ad apportare le occorrenti variazioni di bilancio.

L'articolo 7 dispone l'entrata in vigore della legge di ratifica il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.