Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 223 di mercoledì 10 gennaio 2024

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNARITA PATRIARCA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 78, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazioni del Ministro della Difesa in materia di proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Ministro della Difesa in materia di proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 20 dicembre 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 20 dicembre 2023).

(Intervento del Ministro della Difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Difesa, Guido Crosetto.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, quella di oggi è un'occasione per fornire un punto di situazione sul conflitto in Ucraina, su ciò che l'Italia ha fatto, fa e farà a supporto del Governo ucraino, con particolare riferimento alla proroga al 31 dicembre 2024 dell'autorizzazione per la fornitura di aiuti, anche militari, a Kiev. Purtroppo la controffensiva estiva dell'Ucraina non ha dato i risultati sperati e l'Esercito di Kiev sta ora affrontando un nuovo inverno di guerra, dovendo, a sua volta, fare fronte alla prevedibile, violenta reazione russa, per lo più basata su lancio di missili e droni dall'est del Paese. Anche grazie alla promessa di un futuro ingresso dell'Ucraina in Europa, che auspichiamo, e agli appuntamenti elettorali già previsti nell'Unione europea, negli Stati Uniti e anche in Russia, il 2024 sarà un anno cruciale del conflitto iniziato il 24 febbraio 2022.

L'Italia, recependo tutte le risoluzioni del Parlamento in merito, supporta dall'inizio e con determinazione ogni azione per favorire l'apertura di un confronto diplomatico e arrivare quanto prima a una soluzione negoziale che non sia disgiunta da una pace giusta e senza che ciò venga erroneamente interpretato come una volontà di disimpegnarsi dal nostro sostegno - e della comunità internazionale - al fianco dell'Ucraina, volontà che resta forte e totalmente inalterata.

La gravità della situazione e la minaccia che essa pone all'ordine e alla stabilità europea globale, infatti, confermano quanto sia importante continuare a sostenere lo sforzo del popolo e delle Forze armate ucraine affinché siano in grado di resistere all'aggressione russa. In questo contesto, lo scorso 19 dicembre, il Consiglio dei ministri ha ritenuto necessaria la proroga per un altro anno, previo il successivo e doveroso passaggio parlamentare per la conversione del decreto-legge, dell'autorizzazione a fornire aiuto concreto con mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari e civili al Governo dell'Ucraina.

Dopo quasi due anni, il conflitto presenta le caratteristiche di una tradizionale guerra di posizione, anche in considerazione del fatto che gli sforzi finora sostenuti hanno esaurito le risorse necessarie per alimentare ulteriori spinte offensive. La stagione invernale tende a cristallizzare la situazione sul campo ed è prevedibile che la reazione russa sia particolarmente dura e faccia ricorso ad attacchi massicci, con missili e droni, contro le infrastrutture civili e militari più critiche. Lo scopo è quello di fiaccare il morale della popolazione ucraina, indebolendone la volontà di combattere, creando una frattura interna e fiaccandone il morale. La controffensiva ucraina ha avuto un andamento generoso, ma irregolare, non riuscendo a liberare dall'occupazione russa aree significative e non cogliendo l'obiettivo finale che Kiev si era posta, cioè raggiungere il Mare di Azov e interrompere la continuità territoriale tra Crimea e Donbass. Per esplicita ammissione delle autorità ucraine, il contrattacco, sviluppatosi soprattutto a sud degli oblast di Zaporizhzhia e Kherson, ha, infatti, permesso di recuperare dall'occupazione russa poche decine di chilometri quadrati di terreno. Le principali difficoltà riscontrate sono da imputare alla presenza di vasti campi minati - l'intelligence ucraina stima in oltre 8 milioni il numero di mine impiegate dai russi a protezione delle proprie posizioni - e alla superiorità numerica e aerea delle forze di Mosca. Lo stesso Presidente Zelensky ha dichiarato la necessità che l'Esercito ucraino mobiliti altri 450.000-500.000 effettivi e, soprattutto, che venga garantito il costante e significativo sostegno occidentale a Kiev in termini di armamenti e di addestramento. La Russia, sebbene abbia mancato gli obiettivi che si era posta, non sembra dare segni di cedimento. Putin ha tamponato le difficoltà stabilizzando il fronte interno ed esterno al punto di invertire alcune dinamiche preesistenti. Se ricordate, io dissi, tempo fa, che la forza principale di Putin era il fatto che per lui tempo e morti non avevano importanza, tanto che il fattore tempo, che alcuni pensavano giocasse a favore di Kiev, ora pare più favorevole a Mosca. Purtroppo, anche in questo campo si nota la differenza tra un'autocrazia, la Russia, e una democrazia, l'Ucraina. Mosca, inoltre, è stata capace di sostenere il suo sforzo bellico aggirando le sanzioni occidentali, intensificando gli scambi con Corea del Nord, Iran, Cina e altri partner del Sud globale, aumentando la spesa pubblica e con una disponibilità di un settore privato particolarmente resistente.

La Russia sembra, sostanzialmente, intenzionata a puntare a un conflitto di logoramento, sul tempo, sui tempi lunghi, nella convinzione che, nel lungo periodo, le opinioni pubbliche occidentali si stancheranno e ci saranno defezioni tra i ranghi dei Paesi sostenitori di Kiev. In questo senso, è inevitabile l'influenza che potrebbero generare le prossime scadenze elettorali, negli USA, in Europa e le relative campagne politiche. Tendenze isolazionistiche di disimpegno dal sostegno dell'Ucraina potrebbero, presto o tardi, manifestarsi nell'elettorato americano, in particolare, ma sono presenti anche a livello europeo, come sapete bene.

Quello appena descritto è lo scenario che oggi caratterizza il conflitto russo-ucraino e che impone a noi, all'Italia, una scelta di coerenza, di sostegno e dunque di proroga degli aiuti all'Ucraina, in linea con gli impegni internazionali che ci siamo assunti in sede NATO e in sede di Unione europea. L'impegno della Difesa è stato pronto e concreto fin dai primissimi giorni del conflitto e abbiamo aderito alle iniziative e al supporto dell'Ucraina in ambito NATO, nel contesto delle iniziative alleate volte a potenziare la postura di deterrenza e difesa sul fianco Est, con la partecipazione ai dispositivi aerei, navali e terrestri in Lettonia, Ungheria e Bulgaria, nonché con l'invio di una batteria di difesa aerea e missilistica SAMP/T in Slovacchia e di un'unità navale, parimenti dotata di capacità di difesa aerea, nel Mar Baltico. In seno all'Unione europea, con l'organizzazione di numerosi corsi di formazione e addestramento per le truppe ucraine, all'interno della missione EUMAM, di cui nel 2023 abbiamo soddisfatto tutte le richieste formative pervenute. Su base multilaterale, con la partecipazione al consesso di Ukraine Defense Contact Group, al cui interno si stanno ora creando le cosiddette coalizioni di capacità per il sostegno all'evoluzione delle Forze armate ucraine, secondo standard occidentali e nel segno dell'interoperabilità con i Paesi della NATO. Le coalizioni di capacità segnano un altro salto di qualità nelle modalità di supporto all'Ucraina. L'idea è aggregare gruppi di Nazioni guidate da uno o più leader che concordino con Kiev lo sviluppo di specifici settori delle Forze armate, mediante un approccio pluriennale che comprenda gli aspetti materiali, organizzativi, addestrativi, dottrinali e garantisca il supporto finanziario alle imprese. Al riguardo, gli sviluppi del filone di lavoro delle coalizioni avranno implicazioni in diversi ambiti e saranno il driver principale dello sviluppo della difesa nazionale ucraina nell'alveo della NATO e dell'Unione europea. In questo contesto, l'Italia ha manifestato interesse alla demining coalition promossa dalla Lituania nel settore dello sminamento del territorio e della ricostruzione delle unità del genio deputate al forzamento dei campi minati. Se pensate al dato che vi ho detto prima, oltre 8 milioni di mine, voi pensate a quanto sarà l'impatto che ci sarà nei prossimi anni soltanto per liberare il territorio dalle mine che sono state disseminate. L'informazion technology coalition, a guida Estonia e Lussemburgo, per la creazione di un'infrastruttura di comunicazione con la capacità di difesa dagli attacchi cibernetici, la maritime coalition guidata Gran Bretagna e Norvegia, per la ricostruzione di una marina ucraina. Appare importante l'identificazione di mezzi, materiali e sistemi d'arma di produzione nazionale disponibili nell'immediato e nel breve periodo, che possano essere rilevanti all'interno della coalizione per lo sviluppo delle Forze ucraine, per i quali sussiste adeguata capacità produttiva, senza andare a detrimento dei programmi di acquisizione della Difesa italiana. Al tempo stesso, si dovranno valutare attentamente i meccanismi di finanziamento di queste iniziative che, al netto dei possibili, parziali ristori ottenibili mediante i fondi europei, non potranno ricadere sulle ordinarie assegnazioni destinate alla Difesa italiana.

Allo stato attuale, pensiamo di fornire sistemi d'arma già in nostro possesso, in linea con l'attuale quadro normativo. In futuro, non possiamo escludere la necessità di svolgere un più efficace ruolo nazionale all'interno di queste coalizioni, realizzando, ove ve ne sia la volontà politica, degli strumenti normativi ad hoc. In tal caso, verranno adottati gli adempimenti volti a far rientrare le attività poste in essere in un adeguato perimetro autorizzativo.

Vorrei soffermarmi sul contributo nazionale in termini di consegna di aiuti militari. Dopo 7 pacchetti di aiuti militari già formalizzati dall'inizio del conflitto, abbiamo da poco dato il via libera all'invio a Kiev di un'ottava tranche di equipaggiamenti, materiali, mezzi e sistemi, sulla base delle esigenze rappresentate dalle autorità ucraine per far fronte al conflitto. Ho, peraltro, già illustrato nel dettaglio questo nuovo decreto al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, lo scorso 19 dicembre. Come ben sapete, infatti, questo Governo ha ritenuto di dover proseguire nel solco del precedente Esecutivo, ponendo la classifica di segretezza sugli aiuti inviati a Kiev, ma posso confermare che anche questo ottavo pacchetto di aiuti militari è costituito da equipaggiamenti e sistemi d'arma volti a rafforzare solo e soltanto le capacità difensive delle Forze armate ucraine. Al contempo, quale attività complementare alle cessione di aiuti militari, stiamo studiando delle soluzioni che permettano il mantenimento e l'operatività dei sistemi già ceduti.

La strada da percorrere a fianco dell'Ucraina è ancora lunga e sono consapevole della complessità della situazione e delle difficoltà che si pongono, ma sarebbe un errore strategico e politico drammatico fare adesso un passo indietro. Il nostro sostegno alle Forze armate dell'Ucraina deve continuare finché non cesseranno gli attacchi dei russi.

Consentitemi alcune riflessioni finali. La piena integrità territoriale dei confini riconosciuti dell'Ucraina resta l'obiettivo dell'intera comunità internazionale. Ancora una volta, dunque, l'Italia sceglie di essere dalla parte della libertà delle Nazioni e del rispetto del diritto internazionale, con l'obiettivo di arrivare, in linea con le posizioni assunte dai nostri alleati, a una pace giusta e duratura. Al contempo, dobbiamo essere realisti e non possiamo ignorare la situazione militare sul campo che, sebbene si possa, al momento, considerare in equilibrio, disegna una geografia politica diversa da quella del gennaio 2022. A ciò si aggiungono le già citate considerazioni circa la reale capacità ucraina di contrastare sul lungo periodo l'opponente russo in una condizione di persistente inferiorità numerica e di inferiorità aerea. Se la prospettiva di un nuovo inverno di guerra preoccupa la popolazione ucraina, parimenti i Paesi occidentali non sono indifferenti a tale scenario, con particolare attenzione alla sensibilità delle nostre opinioni pubbliche. In quest'ottica, come ho accennato, parrebbe giunto il momento per un'incisiva azione diplomatica che affianchi gli aiuti che stiamo portando avanti, perché si rilevano una serie di segnali importanti che giungono da entrambe le parti in causa. Le dichiarazioni di diversi interlocutori da parte russa evidenziano una lenta e progressiva maturazione di una disponibilità al dialogo per porre fine alla guerra, lasciando intravedere l'ipotesi di ripristinare rapporti ai consessi che in passato hanno agito con efficacia per prevenire e risolvere crisi e tensioni internazionali. L'economia russa, per quanto si sia riconfigurata in un'economia di guerra capace di sostenere uno sforzo bellico prolungato nel tempo, non potrà contare all'infinito sul supporto della popolazione russa, anch'essa colpita dalla cosiddetta war fatigue e da continue privazioni. In Ucraina il fronte interno appare meno compatto che nel passato nel sostenere la politica del Presidente Zelensky, evidenziando alcune divergenze nella dialettica politica, finora impegnata in uno sforzo militare totale orientato a respingere senza alcun compromesso l'invasione russa.

Tutto questo deve essere tenuto in considerazione - dobbiamo farlo - nel percorso di avvicinamento alle trattative per l'interruzione del conflitto e per il successivo processo di normalizzazione dei rapporti non solo tra Russia e Ucraina, ma anche con i Paesi occidentali. Di contro, la Russia deve, e dovrà, comprendere la risolutezza dei Paesi occidentali al fine di evitare di inasprire situazioni di tensione e, soprattutto, scongiurare nuove velleità di conquista in altre regioni dell'Est dell'Europa.

Pertanto, l'azione dei prossimi mesi dovrà commisurare deterrenza e diplomazia, iniziative sanzionatorie e opportunità de-escalatorie, dialettiche di ferma condanna e momenti di dialogo, dovendo evitare di innescare una narrativa pessimistica e di abbandono dell'Ucraina al suo destino, che sarebbe un gravissimo e inaccettabile nocumento non per l'Ucraina, ma per l'intero Occidente, e allontanerebbe ogni possibilità di un serio negoziato.

Tale contesto, la credibilità delle capacità del supporto della Difesa italiana al pari di quelle di tutti gli altri Paesi europei, dovrà essere da traino e sprone per l'Unione europea e le sue istituzioni affinché creino le condizioni per avviare interlocuzioni con Mosca, nella piena consapevolezza che quello in Ucraina è un conflitto sul territorio europeo che mette a rischio la sicurezza e il sistema valoriale europeo e italiano.

Per ogni trattativa di pace, che pure auspichiamo, non possiamo che partire da un presupposto, che per noi, patria del diritto, è un principio faro: nella guerra tra Russia e Ucraina esiste un aggredito e un aggressore, nella guerra tra Russia e Ucraina esiste una Nazione che ogni giorno bombarda obiettivi militari e civili di un'altra Nazione. Ogni giorno questa guerra ci ricorda che noi abbiamo il dovere di difendere la libertà delle Nazioni e il diritto internazionale. Ogni possibile trattativa di pace non può che partire da qui, non può che partire da una visione univoca, che non è discutibile, su questa guerra e su chi tra le due Nazioni che la stanno combattendo sia quella che ha violato ogni regola di convivenza civile.

Noi in questa lunghissima tragedia nel centro dell'Europa abbiamo da anni scelto con difficoltà, perché è uno sforzo politico, militare ed economico, di schierarci dalla parte dell'aggredito. Lo abbiamo fatto con convinzione, continuiamo a farlo con convinzione e guardiamo con sofferenza la lunghezza di questa guerra e le ferite che questa guerra sta producendo nel tessuto ucraino, nell'Europa stessa, nella pace, nella possibilità di sicurezza allargata, perché tutti avete una piena evidenza che anche gli altri conflitti e le altre ferite che si sono aperte si sono aperte come conseguenza di questa iniziale ferita, che il pus che emerge da questa ferita enorme si è diffuso ad altre zone e sta aumentando ogni giorno il peggioramento delle condizioni di sicurezza e di pace nelle quali viviamo.

Noi abbiamo scelto di difendere il diritto internazionale, princìpi e valori, non soltanto una Nazione. C'è qualcosa di più grande in ballo, non ha un nome e un cognome, non si chiama solo Ucraina, non si chiama solo popolo ucraino. La guerra è a principi, a valori, a regole che il mondo delle Nazioni ha deciso negli anni di darsi. La comunità internazionale negli anni ha deciso di fermare i conflitti dandosi delle regole, quello è il diritto internazionale. Noi stiamo con forza e con determinazione soltanto ribadendo questo: che, se noi accettiamo che riprenda nel mondo la regola del più forte, se il consesso delle Nazioni si piega alla regola del più forte, se il consesso delle Nazioni decide di girarsi dall'altra parte per comodità politica, per tranquillità economica, per poter continuare a fare gli affari, di fronte a violazioni di questo tipo, pezzo dopo pezzo, senza che ce ne accorgiamo noi stessi o le nostre opinioni pubbliche, perderemo spazi di libertà, perderemo spazi di democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e Italia Viva-il Centro-Renew Europe), perderemo spazi di sicurezza.

È un percorso drammatico e difficile perché camminiamo su un crinale, perché cerchiamo la pace offrendo armi a chi si deve difendere, perché viviamo tutti i giorni nella contraddizione che ogni guerra ha al suo interno, ma non esiste pace giusta se un popolo aggredito non ha la possibilità di difendersi, non esiste pace giusta o diritto internazionale se il più forte può pensare di aggredire il più debole senza che nessuno lo aiuti. È una difficoltà.

Noi viviamo in un mondo in cui l'egoismo prevale e in cui il tentativo di ognuno - delle persone e, anche, molto spesso, delle opinioni pubbliche - è avere una propria sfera di sicurezza senza pensare a cosa succede a centinaia di chilometri di distanza, senza la consapevolezza che quello che succede a centinaia di chilometri di distanza ti entra nelle case. È quello che sta succedendo con i trasporti nel Mar Rosso, dove il costo dei noli e il costo dei trasporti entrano nelle case e nei prodotti che gli italiani si trovano sulla tavola e aumentano l'inflazione, anche solo economica.

Ma quello che è a rischio nella guerra in Ucraina è ben di più. L'Ucraina è la prima porta, ma non è l'unica porta, e se fosse passato il concetto che quella porta poteva essere sfondata senza alcuna reazione ci sarebbero state altre porte successive, perché la volontà non era quella di andare a proteggere le popolazioni russofone, ma era la volontà di ripristinare un antico gruppo di Nazioni che non si chiamava Russia, ma si chiamava URSS, era quella di ripristinare una forza che si era persa negli anni.

Noi ci siamo opposti a questo, ci siamo opposti in modo bipartisan nel passato Governo e stiamo cercando di continuare a farlo oggi. Lo facciamo con le nostre modalità, lo facciamo con passaggi parlamentari, lo facciamo rispettando quello che la Costituzione ci obbliga e ci invita a fare, lo facciamo portando un approccio diverso, che è quello che oggi ho cercato di illustrare: essere una delle prime Nazioni come aiuti, come quantità e qualità di aiuti, essere una delle prime Nazioni che cercano di dire che abbiamo le due strade, quella dell'aiuto senza “se” e senza “ma” e quella del tentativo di una costruzione di una strada diplomatica che ci porti alla fine di un conflitto che gli ucraini per primi vorrebbero cacciare dalle loro teste.

Dico una frase che uso per semplificare: si può iniziare a parlare quando per un'ora, 24 ore o 48 ore cesseranno di cadere le bombe o di arrivare i droni sul territorio ucraino, perché di questo parliamo. C'è una Nazione che, ogni giorno, ogni mattina, ogni pomeriggio e ogni sera è attaccata e si deve difendere da centinaia di bombe che cadono su obiettivi civili e militari e questo da quasi 2 anni. Quando saranno passate 24 ore senza che questi attacchi partano e arrivino, potremo iniziare a parlare di pace e noi dobbiamo arrivare a questo, dobbiamo arrivare a convincere chi sta attaccando a fermarsi. In attesa che questo accada, dobbiamo impedire a quelle bombe di cadere sui territori, di cadere negli asili, negli ospedali, sugli obiettivi civili e militari ucraini ed è quello che abbiamo fatto in questi 2 anni, fornendo pacchetti che hanno salvato migliaia di vite ucraine da un attacco russo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Quindi, io vorrei che questo Paese sappia anche avere l'orgoglio di quello che sono stati questi aiuti militari, perché questi aiuti militari sono stati il modo con cui noi abbiamo contribuito, a spese nostre, a salvare decine di migliaia di vite di civili ucraini (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Io sono fiero che il nostro Paese abbia fatto questo e spero che potremo continuare a farlo anche in quest'anno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Italia Viva-il Centro-Renew Europe - Deputati del gruppo Fratelli d'Italia si levano in piedi).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro della Difesa.

È iscritta a parlare la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Presidente, signor Ministro, membri del Governo, colleghe e colleghi, siamo a quasi 2 anni ormai dall'invasione russa nei confronti dell'Ucraina. Era, infatti, il febbraio del 2022, ma credo che sia importante ricordare in tutte le sedi e anche in questa che l'Ucraina ha diritto a difendere la propria libertà, ha diritto alla sicurezza e alla sovranità politica e territoriale. Oltretutto, sappiamo che siamo in un periodo molto difficile, in un gelido inverno che rende anche questa difesa molto difficile.

Dobbiamo anche ricordare, signor Presidente e signor Ministro, che oltretutto l'Ucraina, come ha detto poco fa il Ministro, ha dovuto subire purtroppo anche pesanti attacchi e violenze nei confronti dei civili. Ma al tempo stesso - anche questo veniva sottolineato dal Ministro - abbiamo dovuto, nel frattempo, purtroppo, assistere a un'altra crisi, che è quella mediorientale. Però questo non deve assolutamente portarci a considerare un'emergenza meno grave o più grave dell'altra: tutte devono essere, naturalmente, alla nostra attenzione.

Del resto, l'Ucraina - di questo va dato atto - ha sempre difeso coraggiosamente il proprio territorio e la propria Nazione. Il Presidente Zelensky si è sempre interfacciato e ha interloquito con i leader europei, naturalmente l'ha fatto anche a livello europeo. Dobbiamo, infatti, sempre sottolineare anche questo aspetto, ossia che l'Ucraina rappresenta il confine geografico europeo, ma, a sua volta, anche l'Europa rappresenta una prospettiva concreta di ingresso nei prossimi anni. Volevo, infatti, anche sottolineare che, nell'ultimo Consiglio europeo, c'è stato un passaggio fondamentale e importante, ossia l'inizio dei negoziati di adesione dell'Ucraina all'Unione europea e, al tempo stesso, il riconoscimento dello status di candidato alla Repubblica di Moldavia e anche alla Georgia. Questo, va detto, non ha solamente un significato di carattere strategico, anche se importante, ma è un accertamento e un riconoscimento del fatto che vi siano stati progressi nelle istituzioni ucraine. Ciò, oltretutto, in un difficile contesto di guerra. Ed è un passaggio importante parlare dell'allargamento dell'Unione europea, anche se, pochi giorni fa, la stessa Presidente von der Leyen ha detto una cosa molto vera, ossia che, prima di allargarsi, l'Unione europea deve migliorarsi. Quindi, ci deve essere un processo sicuramente indefettibile e inarrestabile, ma accompagnato anche dalle riforme istituzionali.

Va sottolineato questo: l'Ucraina deve essere sostenuta, anche in un momento difficile quale la perdita, non ultima in ordine di importanza, del patrimonio culturale. Sappiamo benissimo, infatti, che la Russia, nel distruggere il patrimonio culturale, vuole distruggere anche l'identità di un grande popolo. Dobbiamo essere molto chiari, perché qualcuno dice che dovremmo sospendere la fornitura delle armi, però questo significa una cosa che non possiamo accettare. Chi vuole questo, vuole la resa dell'Ucraina e noi non possiamo accettarlo. Non possiamo accettarlo sotto ogni punto di vista, perché l'Ucraina è un grande popolo che dobbiamo sostenere. Quindi, signor Ministro, noi diciamo “sì” al mantenimento degli impegni in tutte le sedi. Diciamo che dobbiamo certamente proseguire nel tentativo, e questo l'ha affrontato nel suo discorso, ossia dire che devono esserci le condizioni per avere poi anche una trattativa diplomatica. Però, al tempo stesso, sappiamo che questo è possibile solamente quando c'è la volontà da ambo le parti.

E poi il tema della sicurezza in generale: come Unione europea non possiamo più “appaltare”, lo dico tra virgolette, la sicurezza all'esterno. Dobbiamo sostenere European Peace Facility. E aggiungo anche che dobbiamo sostenere i cosiddetti campioni europei, cioè il fatto di avere asset strategici, e questo deve valere anche nel campo della difesa. Quindi, abbiamo decisamente cose molto importanti e strategiche da fare sempre in tema di sicurezza e difesa.

E poi un altro aspetto, in questo senso, ci attende a proposito di riforme, ma anche di passaggi. Il 2024 sarà un anno molto importante perché ci saranno importanti appuntamenti elettorali: il rinnovo del Parlamento europeo, ma anche un cambiamento nel Consiglio dell'Unione europea, perché oggi siamo sotto la Presidenza belga, ma nella seconda parte dell'anno ci sarà la Presidenza ungherese. E oltretutto, signor Presidente e signor Ministro, c'è stata una novità recentemente, ossia l'annuncio del Presidente del Consiglio europeo di candidarsi al Parlamento europeo e, di conseguenza, vi sarà anche, chiaramente, un anticipo di decisioni che devono essere prese circa il rinnovo dello stesso Consiglio europeo. E a sua volta, ulteriore passaggio, sappiamo bene che il Consiglio europeo ha anche l'onere dell'indicazione del Presidente o della Presidente della Commissione europea. Quindi, in sostanza, rischiamo di trovarci in un ingorgo difficile e il mio riferimento è chiaro, perché nell'ultimo Consiglio europeo vi è stata una situazione, come ben sa, signor Ministro, molto difficile, ossia, nel passaggio strategico dell'inizio dei negoziati nei confronti dell'Ucraina, a proposito della sua adesione, c'è stata una salvezza, diciamo così, rappresentata dall'assenza della partecipazione dell'Ungheria al voto e quindi, sostanzialmente, si è evitato il veto. Però questa situazione, come dicevo prima, è molto difficile e quindi dobbiamo affermare chiaramente in quest'occasione - motivo per cui questo passaggio parlamentare è molto importante - il nostro sostegno anche in tale prospettiva. Pertanto, il nostro auspicio è che vi sia una larga condivisione in merito all'impegno di quest'Aula, perché l'anno ormai iniziato è determinante e strategico e il nostro impegno - come anche ben detto dal Ministro - deve essere forte e deve essere mantenuto. Tutto questo perché l'Ucraina ha diritto alla propria libertà e alla propria difesa e noi siamo da questa parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, innanzitutto ci tengo a ringraziarla per il suo intervento che, come sempre, traccia la strada chiara in cui si sta muovendo questo Governo. Una strada fatta di serietà, concretezza e responsabilità: qualità che hanno distinto tutte le iniziative portate avanti da questo Esecutivo sia sul piano nazionale, ma soprattutto sul piano internazionale. Tra poco più di un mese, comincerà il terzo anno di combattimento tra Mosca e Kiev. Negli ultimi tre anni il mondo intero è cambiato. In Medio Oriente si combatte una furia terroristica di Hamas. A livello nazionale e internazionale, stiamo assistendo a un'importante evoluzione dell'economia, dovuta al rincaro delle materie prime e all'inevitabile problema della dipendenza dal gas russo. Purtroppo, però, si sta facendo fronte a un importante calo dell'attenzione rispetto alla questione ucraina. Le diplomazie internazionali, infatti, hanno mostrato come, nell'ultimo periodo, le principali attenzioni siano rivolte verso il Medio Oriente, che sta segnando un alto livello attenzione politica e anche mediatica, sostanzialmente relegando ai margini il conflitto in Ucraina. Molto spesso rischiamo di dimenticare che alle porte della nostra Europa si continua a combattere incessantemente.

Vorrei ricordare a tutti che non si parla di un conflitto che sta volgendo al termine o è in stallo, ma che, anzi, si sta sempre più acuendo. Negli ultimi dieci giorni, sono stati effettuati da parte della Russia massicci attacchi missilistici contro l'Ucraina. Nello specifico, da inizio anno sono stati lanciati dall'esercito russo 159 tra missili e droni, tra cui, da ultimo, appena l'altro ieri, ne risultano lanciati 59. La Russia per questi attacchi ha speso 1,3 miliardi di dollari, raggiungendo il primo risultato strategico di questo 2024, con la conquista della città di Marinka, dove prima dell'attacco vivevano circa 9.000 persone, oggi relegate nelle periferie delle città vicine. L'Ucraina, in questi ultimi attacchi, ha mostrato come la mancanza di armi stia diventando sempre più evidente. Infatti, le forze aeree ucraine non sono state in grado di coprire i cieli con i sistemi di difesa, riuscendo ad abbattere solamente 18 missili e 8 droni.

L'ultimo Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre ha ribadito la ferma condanna della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina che, ricordiamolo, costituisce una palese violazione della Carta ONU. Durante il Consiglio europeo è stato riconfermato il sostegno all'integrità territoriale dell'Ucraina e dei suoi confini, riconosciuti a livello internazionale e nazionale, nonché al suo diritto naturale all'autotutela contro l'aggressione russa. Tutti gli Stati membri del Consiglio europeo si sono impegnati per fornire all'Ucraina e alla sua popolazione un forte sostegno politico, finanziario, economico, militare e diplomatico, per tutto il tempo necessario. Il Consiglio europeo si è, altresì, impegnato - lo si legge chiaramente nelle conclusioni - a riconoscere l'importanza di un segno militare tempestivo, prevedibile e sostenibile, segnatamente sia attraverso lo Strumento europeo per la pace e la missione di assistenza militare dell'Unione europea, sia attraverso l'assistenza bilaterale diretta degli Stati membri. Questa azione deve avvenire obbligatoriamente anche attraverso la fornitura di missili e munizioni per garantire all'Ucraina un maggior numero di sistemi di difesa. Noi, in quanto autorevoli membri dell'Unione europea, abbiamo il dovere di sostenere convintamente le conclusioni raggiunte dal Consiglio europeo. Non possiamo tirarci indietro.

È per questo motivo che ci tengo a ribadire le parole che si leggono chiaramente all'interno delle conclusioni del Consiglio europeo: per tutto il tempo necessario. Vorrei sottolineare, infatti, come impegnarsi nell'aiutare una popolazione a rivendicare il proprio diritto all'esistenza non sia un impegno a scadenza, ma deve essere continuativo, fino al raggiungimento dell'obiettivo, che consiste - lo ricordiamo, anche se non ce n'è bisogno - nella sicurezza e nella pace della popolazione ucraina all'interno dei propri confini. Gli aiuti non sono a scadenza, gli aiuti non sono una convenienza mediatica, sono un dovere verso i cittadini e le cittadine a noi vicini. L'Unione europea e tutti gli Stati membri si ritrovano in questo momento a dover prendere una decisione importantissima: garantire il sostegno all'Ucraina in uno scenario totalmente nuovo e imporre il livello di attenzione su un conflitto altissimo.

Come già anticipato, ci muoviamo in uno scenario nuovo, in quanto è molto probabile che nel 2024 gli Stati Uniti vorranno rivolgere maggiore attenzione verso il Medio Oriente, lasciando all'Europa l'importante, nonché emblematico, compito di far fronte alle richieste ucraine. A riprova di ciò, ricordo che, a febbraio, si terrà un vertice europeo straordinario che detterà il dossier sulla revisione del bilancio europeo, con la previsione di un'assistenza finanziaria di 50 miliardi a favore dell'Ucraina. Già un anno fa, ci ritrovavamo a discutere in merito all'opportunità di prorogare la garanzia di aiuti militari all'Ucraina e, già un anno fa, questo Parlamento risultava incomprensibilmente diviso. Ritengo, invece, che dobbiamo essere tutti uniti nel comprendere la necessità di garantire la sicurezza alle nostre porte. Questo conflitto infatti, qualunque sarà l'epilogo, provocherà un forte cambiamento geopolitico, nell'ambito del quale non ci possiamo permettere di perdere il focus, garantendo sicurezza e stabilità soprattutto all'area del Mar Nero. Non esiste alcuno di noi che caldeggia i conflitti armati, non esiste alcun guerrafondaio. La strada diplomatica è sempre stata quella principale, voluta da tutti i Governi internazionali, ma sostenere una pace per via diplomatica non può tradursi nell'abbandonare il popolo ucraino o nel lasciare che intere cittadine vengano rase al suolo. Noi abbiamo il dovere di mantenere le promesse fatte al popolo ucraino (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Onorevole Crosetto, la ritroviamo in quest'Aula nelle sue vesti effettive di Ministro della Difesa e mi consenta di esprimere una valutazione decisamente positiva della sua introduzione, positiva perché il Governo italiano si è mosso in continuità, in questi due anni di guerra, rispetto alle iniziative prese allora dal Governo Draghi. L'Ucraina è un Paese ufficialmente candidato all'ingresso nell'Unione europea, una democrazia fragile, come lo sono tutte, che si è impegnata ad acquisire l'acquis communautaire, e che sta facendo tutti gli sforzi e le riforme necessarie. Quindi, è un Paese basato sulla libertà e sul rispetto dei diritti umani, dello Stato di diritto e della democrazia. Vede, lei ha ragione: il fatto che questa guerra duri da quasi due anni non la rende meno ingiusta, meno sanguinaria, meno violenta e non rende minore l'attacco ai valori della libertà e della democrazia. E noi non abbiamo il diritto di stancarci - telefonate o no -, non possiamo permetterci di perdere la guerra dell'informazione e, soprattutto, della disinformazione. Lei ha parlato di opinioni pubbliche - ed è vero -, ma noi abbiamo il dovere di renderci conto che anche quello che sta succedendo nelle opinioni pubbliche è frutto di una guerra asimmetrica. Navalny langue in una cella di sicurezza, in un carcere di massima sicurezza oltre il Circolo polare artico; noi, in Italia, il 27 di questo mese, a Lucca, certamente in collegamento da remoto, avremo uno degli ideologi, dei teorici di questa guerra, di questo massacro di civili ucraini, Dugin, che interverrà a un convegno per spargere le fake news filorusse.

Aggiungo, in conclusione, un punto, signor Ministro. Noi abbiamo inserito, in una risoluzione comune di +Europa, Italia Viva e Azione, il punto degli asset bancari congelati: sono 585 miliardi, 400 miliardi nei Paesi del G7. Ebbene, noi pensiamo, sapendo che è una questione delicata e che il diritto internazionale va sempre rispettato, che questi asset congelati e queste riserve in dollari debbano essere trasferite all'Ucraina affinché possa difendersi, anche attraverso i fondi che hanno finanziato questa guerra violenta e distruttiva nei confronti delle infrastrutture civili, nei confronti delle scuole, degli ospedali, delle strade e delle ferrovie. Noi abbiamo il dovere di trovare la via per mettere a disposizione del Governo ucraino queste risorse (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Leonardo da Vinci, di Labico, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie per essere qui (Applausi).

È iscritto a parlare l'onorevole Carra'. Ne ha facoltà.

ANASTASIO CARRA' (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro della Difesa, abbiamo ascoltato con attenzione le sue comunicazioni concernenti tanto l'approvazione dell'ottavo pacchetto di aiuti diretti all'Ucraina, quanto il varo del decreto-legge con il quale il Governo ha prorogato di un anno, fino al prossimo 31 dicembre, l'autorizzazione a sostenere Kiev. La decisione era nell'aria: del nuovo pacchetto di aiuti erano, infatti, informati tanto gli organi di stampa, quando il Copasir, che ha avuto accesso anche al dettaglio dei beni che saranno trasferiti all'Ucraina, invece secretati all'opinione pubblica italiana e internazionale per un complesso di ragioni, più volte spiegate.

Siamo coscienti, in effetti, che è in corso un conflitto estremamente sanguinoso e violento, nel quale è importante mantenere una certa riservatezza sulle risorse che i militari ucraini possono opporre all'Esercito russo. L'orientamento politico della maggioranza è, comunque, chiaro e ha trovato un riscontro anche in occasione della più recente seduta del Consiglio supremo di difesa, riunitosi al Quirinale l'11 dicembre scorso, sotto la guida del Presidente della Repubblica. L'Italia - è stato nuovamente convenuto, in quell'alto consesso - resterà a fianco dell'Ucraina fino al raggiungimento dell'obiettivo di una pace giusta e onorevole, che noi identifichiamo con il ripristino dell'integrità territoriale ucraina e la conferma della piena libertà di Kiev in relazione alla scelta delle proprie alleanze internazionali.

La situazione, avvertono non pochi analisti, non è delle più semplici: la controffensiva ucraina del 2023 non ha ottenuto i risultati sperati e si continua a combattere aspramente. Un dato rende meglio di altri il tipo di guerra che viene combattuta. Nel corso di una recente audizione presso la Commissione difesa, l'amministratore delegato di Rheinmetall Italia ha ricordato come gli ucraini stiano consumando ben 2 milioni di proiettili d'artiglieria l'anno, a fronte di una capacità produttiva americana ed europea di poco superiore al mezzo milione. Per aiutare Kiev noi occidentali abbiamo dato fondo alle scorte. Gli ucraini, da soli, non possono sicuramente farcela.

Lei stesso, signor Ministro, ha avvisato il Parlamento del fatto che esiste un problema euro-atlantico di adeguamento alla sfida rappresentata dal genere di scontro in atto. In queste condizioni è evidente che l'Ucraina ha bisogno più che mai del sostegno occidentale, perché non esiste alcun automatismo che sia in grado di condurre, senza un nostro sforzo, Kiev alla vittoria o, comunque, al conseguimento di una pace accettabile. Va, tra l'altro, ricordato come Putin abbia di recente ribadito, in una conferenza stampa, gli obiettivi originari della campagna in corso, che vanno molto oltre le rettifiche territoriali, contemplando, piuttosto, la sostanziale negazione della sovranità ucraina.

Dobbiamo, quindi, fare la nostra parte, magari cercando di fare attenzione anche ai nostri magazzini, dal momento che sono circolate, nei giorni scorsi, indiscrezioni allarmanti sull'effettiva consistenza delle nostre dotazioni antiaeree, la cui debolezza alcuni ritengono abbia condizionato le nostre scelte sulla difesa del traffico in transito nel Mar Rosso.

Oltre che sul decreto ministeriale relativo all'ottavo pacchetto di aiuti, che verosimilmente comprende tanto armi, quanto equipaggiamenti non letali, è opportuno soffermarsi anche sul decreto-legge di proroga al 31 dicembre 2024 dell'autorizzazione a rifornire l'Ucraina. Si tratta della cornice entro la quale l'Esecutivo potrà inserire i pacchetti degli aiuti di volta in volta ritenuti necessari, senza ulteriori passaggi parlamentari. Ci saranno informative, come, del resto, già accade adesso, ma nulla di veramente più impegnativo. Siamo persuasi che il Governo sarà trasparente, a tal proposito.

Sappiamo che il provvedimento è stato approvato all'unanimità in Consiglio dei ministri ed è già stato presentato al Senato per l'avvio del prescritto iter di conversione.

Questo decreto-legge, come altre misure dello stesso tipo adottate in passato, esige tuttavia un passaggio preliminare, un momento di verifica preventiva del consenso politico. Lei, signor Ministro, è venuto qui a sollecitarlo, quel consenso, e noi, come Lega-Salvini Premier, certamente non lo negheremo e, anzi, auspichiamo che sia più largo dell'area di maggioranza. L'Ucraina ha ancora bisogno di noi e noi non possiamo voltarci dall'altra parte, neanche in presenza di eventuali indecisioni da parte di alcuni nostri alleati, che sono alle prese con campagne elettorali molto delicate.

Onorevoli colleghi, bisogna ammettere che le comunicazioni del nostro Ministro e le precedenti azioni di Governo certamente hanno coinvolto tutti noi parlamentari a ragionare e riflettere su tematiche tanto ampie quanto complesse, dalle quali dipendono non solo equilibri interni al nostro Paese, ma anche dinamiche internazionali e globali. Ha detto bene poc'anzi lei, signor Ministro, parlando di pace giusta, perché oggi, più che parlare di pace giusta, dovremmo riflettere sulle norme che legittimano un Paese a ricorrere all'utilizzo delle armi per difendere i propri confini e la libertà di un popolo, quello ucraino, da attacchi esterni. Quindi, il ricorso al principio di legittima difesa fondato sull'esclusiva intenzione a voler ripristinare la pace in tutti quei Paesi stigmatizzati da violenze, abusi e attacchi armati, al solo fine di distruggere gli ideali di democrazia e libertà di un popolo.

Le continue violazioni del diritto umanitario internazionale da parte della Russia nei confronti degli ucraini ha provocato in tutti noi un profondo sentimento di sconcerto, un giudizio morale che impegna ciascuno di noi in quest'Aula a impegnarsi, con coraggio e determinazione, al fine di difendere i valori di democrazia e libertà consacrati dai nostri padri costituzionali, come fondativi della nostra tradizione repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e gli insegnanti del liceo scientifico “Istituto Sant'Anna G. Falletti di Barolo” di Roma, che seguono i nostri lavori dalle tribune. Grazie per essere qui (Applausi).

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Signor Presidente, signor Ministro, dopo due anni dobbiamo prendere atto che la guerra di posizione e logoramento che si prefigurava già nei primi mesi del conflitto sta tragicamente affermandosi con il carico di morte, di distruzione, esodi di massa, danni ambientali incalcolabili, sofferenze, che il prolungarsi del conflitto rende sempre più insopportabili.

Secondo un'inchiesta del New York Times dell'agosto 2023 basata su fonti del Pentagono, risulterebbero 500.000 le vite di giovani soldati, ucraini e russi, spezzate. I civili sarebbero 10.000, di cui ben 560 bambini e bambine, migliaia quelli deportati forzatamente in Russia.

Dal febbraio del 2022, 1.068 persone sono state uccise, mutilate o ferite a causa di mine e ordigni bellici inesplosi: due al giorno. Secondo Save the children, l'Ucraina è il Paese più minato al mondo.

Tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024, come giustamente ha ricordato, Ministro, la Russia ha intensificato i bombardamenti sulle città: più di 90 droni solo il 1° gennaio: che macabro inizio di anno! Le armi non tacciono, anzi. Tace, invece, la diplomazia internazionale ed europea e la mancanza di iniziativa in questa direzione è drammaticamente carente, anche in considerazione del complicarsi della situazione internazionale a seguito dell'attacco del 7 ottobre sferrato contro Israele da parte di Hamas, con il suo carico di orrore, di stupri, di femminicidi, violenze sulle creature piccole, e di fronte alla reazione smisurata di Israele che, nel tentativo di annientamento definitivo di Hamas, del suo potenziale di terrore, delle sue basi logistiche, non esita a distruggere l'intera Striscia di Gaza, mietendo, di nuovo, un nuovo incredibile numero di vittime, colpendo in modo indiscriminato civili, bambini e bambine, seminando disperazione e odio.

E noi, Ministro? Balbettii. Qual è la nostra strategia, quale il nostro contributo alla costruzione di un percorso di pace (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Ma perché non diamo ascolto alle parole di Papa Francesco? Eppure tra voi ci sono tante e tanti cattolici. E perché non impostiamo allora, come invoca il Papa, una politica di disarmo, a cominciare da quello nucleare? Oggi, per l'ennesima volta discutiamo sulla cessione di armamenti e materiale bellico a favore del Governo ucraino che, tra l'altro, sta vacillando al suo interno. Mi sembra assunta quasi per inerzia questa decisione, quasi per lavarsi la coscienza, senza una vera idea di dove andare, di come uscire da questo evidente impasse.

Eppure, Ministro, lei sa, perché alla conferenza degli ambasciatori italiani nel mondo, secondo quanto riportato nella sua intervista al giornalista Verderami pubblicata di recente, lei ha affermato, appunto, che la forza di approvvigionamento di tutti i Paesi NATO messi insieme è inferiore a quella della Russia, che, grazie al rilancio della produzione militare, del supporto di Cina, Iran e Nord Corea, riesce a riempire i propri arsenali a un ritmo che l'Occidente non riesce a sostenere. Eppure, abbiamo già speso 1,5 miliardi di euro e nel 2024 invieremo ancora le armi necessarie. Ma necessarie a cosa? A resistere? Ma non c'è, invece, il rischio di soccombere, di peggiorare la situazione? Questo rischio l'avete valutato?

Eppure lei sa, Ministro, che, negli ultimi 10 anni, le spese militari dei Paesi NATO sono aumentate del 50 per cento, da 145 miliardi del 2014 a 215 del 2023, e, nello stesso periodo, i Paesi NATO dell'Unione europea hanno incrementato la spesa per armamenti del 270 per cento. L'italiana Leonardo è la prima azienda nell'Unione europea per vendita di armi, ma la capacità industriale - lei lo sa meglio di me - in questo settore non è elastica. Le nuove linee di produzione si attivano in molti mesi, se non anni, mentre il ritmo della guerra incalza molto più velocemente in termini di ore e di settimane.

C'è poi il blocco dei finanziamenti negli Stati Uniti (contraddizione su contraddizione). E lei sa pure dell'esito, Ministro, delle sanzioni verso la Russia. L'export dei combustibili fossili verso Asia, Cina e India ha compensato ampiamente la riduzione dell'export verso l'Europa, che, tuttavia, risulta il maggiore acquirente di gas naturale liquefatto, con il 50 per cento delle esportazioni russe. Il volume delle esportazioni russe è diminuito, è vero, però i ricavi, grazie al rialzo dei prezzi, sono aumentati. Quindi, Ministro, è assolutamente indispensabile che si pensi all'uscita da questa situazione di stallo, come ho già detto, prima che la distruzione dell'Ucraina sia totale, perché è di fronte a questo che siamo, Presidente.

Chiudo con una considerazione.

In questo periodo si è parlato molto di patriarcato, spesso a vanvera. Io dico qui che la guerra è il primo prodotto della cultura patriarcale e vorrei che si riflettesse su questo nei giorni in cui ci si atteggia a profondi conoscitori di questo sistema simbolico e sociale. La guerra per il dominio sacrifica la vita umana e non solo, distrugge l'opera femminile immensa e indispensabile per l'esistenza e la civiltà. Si tratta di un conflitto radicale tra le ragioni femminili e maschili che chiede una riflessione profonda e decisiva (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, signor Ministro, a quasi due anni dall'inizio del conflitto, il dibattito politico purtroppo sulla guerra tra Russia e Ucraina accende ancora gli animi di quest'Aula; e non solo di quest'Aula, ma dell'intero Paese e della comunità internazionale. L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ci ha obbligati a una riflessione rispetto alla concezione tradizionale di sicurezza e di difesa comune dell'Unione europea a cui eravamo abituati e, più in generale, al ruolo che l'Europa è chiamata a svolgere nell'immediato e in futuro per difendere la sicurezza dei suoi cittadini di fronte a richieste di aiuto, anche militare, da parte dei Paesi confinanti.

La fornitura di armi a uno Stato aggredito militarmente in Europa, deliberata attraverso la decisione del 2022, costituisce uno spartiacque rispetto al passato e si pone come un primo passo in avanti verso il futuro della difesa comune; e, al riguardo, vorrei sottolineare che è un passo difficile, un passo dal quale, purtroppo, siamo ancora lontani, ma un passo assolutamente necessario. È un passo - e qui voglio ricordare il presidente Berlusconi - in cui il nostro leader credeva in maniera totale e assoluta e vogliamo tornare proprio a questa richiesta forte, sentita e soprattutto convinta che una difesa comune è e non può non essere alla base dell'azione europea (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

La differenza fra aggressore e aggrediti, che più volte abbiamo ribadito, non è un preambolo cerimoniale, ma è il discrimine decisivo che giustifica ancora oggi il nostro sostegno incondizionato alla causa del popolo ucraino, il nostro sostegno incondizionato a un popolo invaso e conferma il nostro impegno a difendere la libertà, i principi democratici e ad assicurare un futuro di pace all'Ucraina e all'Europa.

La guerra che si sta combattendo alle porte di casa nostra è una guerra che riguarda tutti, perché ne subiamo, anche indirettamente, le conseguenze, le quali, con effetto domino, si riversano su ogni ambito della nostra società. I costi da sostenere sono notevoli, economici ma soprattutto umani. Il conflitto, infatti, si sta rivelando assai più sanguinoso di quanto non fosse previsto. Sta diventando una guerra di attrito, di posizione, con un forte impegno umano e senza una soluzione in vista.

Capisco i colleghi del fronte pacifista, che invocano a gran voce una trattativa di pace. E chi di noi non la vorrebbe? Credo che sia una richiesta pleonastica. La pace da raggiungere deve, però, essere giusta ed equilibrata e non può definirsi tale una pace che non contempli la libertà per il Paese aggredito.

Oggi è ancora difficile poter parlare di pace di fronte all'arroganza del totalitarismo russo, di fronte a un aggressore violento che ha calpestato, senza remore, i diritti umani. Tuttavia, la pace resta, ovviamente, la via maestra. Sì, la pace resta la via maestra da seguire, la stella polare che ci deve orientare, ma la pace va difesa e conquistata con la diplomazia e, se necessario, anche con la forza delle armi.

Mi preme ribadire che in questa guerra vogliamo essere portatori di pace e dello Stato di diritto. Il Presidente Zelensky e il popolo ucraino sanno che l'Italia è con loro e sarà con loro in questa lunga battaglia per la conservazione della sovranità perché abbiamo il dovere di tutelare due princìpi essenziali della Carta delle Nazioni Unite, sovranità e integrità territoriale - sovranità e integrità territoriale -, ben riflessi nella recente dichiarazione finale dei leader del G20 a Nuova Delhi.

Tuttavia, una riflessione sullo stato e le conseguenze della guerra deve essere fatta. Intanto è lecito chiedersi a che punto sia la guerra: è difficilissimo dirlo e anche il Ministro su questo purtroppo non ha potuto dare nessun tipo di rassicurazione, ovviamente. L'unica certezza è la probabilità di avvenimenti imprevisti. Le informazioni sicure sono poche e le dichiarazioni ufficiali rispettive di aggressori e aggrediti hanno in comune il proposito di cautelarsi rispetto a qualunque accusa di debolezza o cedimento.

Di fronte a questa incertezza, anche dovuta al fatto che per lungo tempo si è parlato di una guerra lampo che invece si sta trascinando, è legittimo essere preoccupati ed esprimere condanna nei confronti del Governo russo, innanzitutto per la situazione della sicurezza nella centrale nucleare di Zaporizhzhia, dove dobbiamo continuare a sostenere gli sforzi dell'AIEA, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, che chiede di ispezionare in continuazione i nuclei dei reattori e i depositi di combustibile nucleare esausto.

Il rischio è un'altra Chernobyl. Il fatto che la Russia abbia confermato quanto denunciato proprio qualche giorno fa, ossia di avere impedito un'ispezione da parte del personale dell'Agenzia a 3 reattori della centrale nucleare ucraina, affermando di avere preso tale decisione per motivi di sicurezza, è molto grave, anche perché l'accesso al personale deve essere sempre consentito in caso di assoluta emergenza come questo.

In secondo luogo, l'Italia condanna fermamente la decisione della Russia dello scorso luglio di porre fine all'iniziativa sui cereali nel Mar Nero. Questo è un altro passaggio molto importante. Questa decisione mette in pericolo la vita di milioni e milioni di persone in Africa, aumenta l'insicurezza alimentare e costringe centinaia di migliaia di persone ad abbandonare le proprie terre, rischiando la vita nel disperato viaggio verso il Mediterraneo.

Ancora, l'Italia condanna la Russia anche per l'attacco ai siti religiosi e culturali, e per questo la ricostruzione dell'Ucraina sarà una delle massime priorità della Presidenza italiana del G7. La ricostruzione: l'Italia sarà in prima linea, ce lo auguriamo fortemente, nel progetto di ricostruzione che rappresenta il nucleo della rinascita sociale e anche e soprattutto spirituale di un popolo martoriato dalla guerra.

Vorrei concludere, signor Ministro, cari colleghi, con alcuni titoli presi proprio dall'intervento del Ministro, che ritengo particolarmente importanti e che sintetizzano, anche a grandi linee, qual è la posizione del nostro Governo, che Forza Italia condivide pienamente: coniugare deterrenza e diplomazia; esiste un aggredito ed esiste, purtroppo, un aggressore; la libertà delle Nazioni, il diritto internazionale è un fatto da cui non possiamo prescindere; noi ci schieriamo, senza “se” e senza “ma”, dalla parte dell'aggredito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto partiamo dal 24 febbraio 2022, quando c'è stato un aggressore, che è stata la Russia, e un aggredito, purtroppo direi. Perché partiamo da lì? Perché in questo quadro ci sono tre fatti importanti: lo scenario, che dopo circa 2 anni di guerra è cambiato, lo stallo sul campo, la vicenda che riguarda anche le elezioni americane, ma sicuramente anche la vicenda che riguarda il Medio Oriente, quello che sta accadendo a Israele e Gaza.

Sta cambiando lo scenario, è cambiato lo scenario. Questo scenario è cambiato in noi dal primo istante: “senza se e senza ma” abbiamo condannato l'invasione russa rispetto all'aggredito, l'Ucraina. Il Governo Draghi ha immediatamente dato sostegno da tutti i punti di vista, umanitario, militare, per tutto quello che sostanzialmente poteva essere utile rispetto a una condizione oggettiva di difficoltà. Ed è chiaro che anche ce n'è bisogno, perché si è rotto un elemento fondamentale, che è quello dell'osservanza dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Quindi, la Russia ha rotto le regole internazionali per la difesa dell'integrità e per la difesa di quella che deve essere l'autonomia territoriale di ogni Stato. Però, caro Ministro, le voglio dire che noi abbiamo detto con chiarezza che sosteniamo “senza se e senza ma” il sostegno all'Ucraina, però bisogna dire anche, con altrettanta chiarezza, che, in realtà, c'è la mancanza dell'Europa. L'Europa non ha svolto un ruolo e, mi dispiace dirlo, in quest'anno manca ancora un protagonismo dell'Italia. Manca un protagonismo che, rispetto a un anno fa, probabilmente si poteva costruire in modo diverso. Allora, c'è bisogno di un forte protagonismo rispetto all'iniziativa della pace, della conferenza della pace, del realizzare le condizioni per cui ci sia una più forte azione diplomatica perché questa guerra si fermi. Però, mi pare che questo manchi, e soprattutto, mi permetto di dire, manca quella che deve essere la prospettiva sulla quale bisogna giocare, cioè cosa noi, come Governo italiano, facciamo perché ci sia una più forte iniziativa diplomatica dell'Europa, che non c'è, che manca.

E poi, a mio avviso, sarebbe importante dire due cose. La somma delle spese per la difesa dell'Europa è più grande di quella della Russia ed è minore di quella degli Stati Uniti d'America. Se noi lavorassimo per far sì che ci fosse una difesa comune europea, avremmo una condizione di efficacia e di efficienza molto più forte rispetto a quella che sostanzialmente abbiamo oggi. Penso che questo sia un fatto importante e fondamentale. Penso che la logica non sia, mi faccia dire, in riferimento all'URSS, è più nella logica zarista, quella di Putin, perché anche su questo dobbiamo forse intenderci di più.

Allora, su questo noi, a mio avviso, dobbiamo lavorare per costruire una condizione che sia più forte e più decisa, perché ci sia la possibilità di una pace giusta e sicura. Perché dov'è che nasce la difficoltà e dov'è la difficoltà, in Europa, del Governo e della debolezza dell'Europa? Perché l'alleato importante di questo Governo è Orbán, che è colui il quale ha bloccato il bilancio europeo, ha bloccato i finanziamenti a sostegno dell'Ucraina, ed è lì che c'è la difficoltà, ed è lì che anche nella nostra risoluzione chiederemo, con forza e decisione, che sia, da questo punto, di vista superata questa resistenza. Perché oggi abbiamo visto che ciò, anche rispetto a quello che ha detto Scholz e a quello che sostanzialmente si può realizzare in quella direzione, deve essere fatto con chiarezza e con forza, perché, se non c'è quella chiarezza e non c'è quella forza, è evidente, mi permetto di dire, che le azioni diventano sempre più deboli, anche perché abbiamo bisogno di sostenere umanitariamente sempre di più il popolo ucraino, che è in difficoltà. Oggi abbiamo visto gli ultimi riferimenti. Prima del 2022, erano solo 3 milioni le persone che erano assistite, oggi siamo a quasi 18 milioni di assistenza sanitaria e umanitaria di cui c'è bisogno, cioè praticamente la metà della popolazione ucraina. Ecco perché noi oggi scegliamo, “senza se e senza ma”, di sostenere il popolo ucraino - e concludo, Presidente -, votando con decisione la nostra risoluzione e chiedendo che ci sia, da un lato, un'Europa molto più forte, ma, soprattutto, un'azione diplomatica, che fino ad oggi non c'è stata, non l'abbiamo vista. Chiediamo quale sia l'azione diplomatica che il Governo intende mettere in campo sul piano internazionale, sul piano della NATO e sul piano dell'Europa, per dare forza a quella che dovrebbe essere una pace giusta e sicura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Chiesa. Ne ha facoltà.

PAOLA MARIA CHIESA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, per la seconda volta consecutiva, la Russia ha salutato il nuovo anno lanciando droni, lanciando missili sull'Ucraina, provocando morti, provocando feriti e provocando distruzioni. L'Ucraina ferita chiude però il 2023 con una consapevolezza, la consapevolezza di continuare a resistere, la consapevolezza di continuare a combattere e di continuare a combattere non una guerra di conquista, ma una guerra di sopravvivenza, una guerra di difesa. Sono trascorsi ormai 2 anni da quel tristemente famoso 24 febbraio, da quando la guerra è arrivata alle porte dell'Europa e, in questi 2 anni, l'Ucraina ha chiesto a noi occidentali la possibilità di difendersi. L'Ucraina ha il dovere di difendersi e noi occidentali abbiamo il diritto di aiutare l'Ucraina a difendersi, perché la Russia, in quel tristemente famoso 24 febbraio, ha violato un principio sacrosanto per noi occidentali, il principio della sovranità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

L'Italia ha inviato aiuti militari all'Ucraina attraverso 8 decreti. Il contenuto di questi decreti è secretato ed è secretato per volontà del Governo che ha voluto questi decreti, il Governo Draghi, Governo sostenuto dall'onorevole Conte, che, forse a causa di un vuoto di memoria, oggi critica le scelte del Governo Meloni, Governo Meloni che sta implementando le scelte del Governo Draghi, perché, che piaccia o no ai 5 Stelle, la verità è questa.

Sono trascorsi ormai 2 anni, ma Fratelli d'Italia, a differenza dei 5 Stelle, non ha mai cambiato idea. Fratelli d'Italia ha subito condannato la vile aggressione della Russia. Noi di Fratelli d'Italia ci siamo subito schierati dalla parte dell'Ucraina, dalla parte della sovranità nazionale, dalla parte della democrazia e dalla parte della libertà. In questi 2 anni, gli italiani, con la guerra alle porte dell'Europa, hanno capito, forse per la prima volta, che la libertà in Europa non è più scontata, per la prima volta, gli italiani forse hanno capito, in questi 2 anni, che la nostra libertà non è più scontata e che la nostra libertà dipende dalla nostra difesa. Gli italiani, forse per la prima volta, in questi 2 anni, si sono resi conto che le nostre Forze armate sono armate e che imbracciano armi e non arcobaleni, gessetti colorati o fiori. Gli italiani si sono resi conto, forse per la prima volta, che anche in Italia ci sono uomini e ci sono donne in divisa pronti, se fosse necessario, a sacrificare la vita per noi, per la nostra difesa, per la nostra sicurezza e per la nostra libertà. Io stessa, se fosse necessario, darei la vita per la Patria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non so quanti, dalle opposizioni, farebbero la stessa cosa.

Tuttavia, quando parlo di difesa di una Nazione, quando parlo di libertà di una Nazione, non posso pensare che l'Italia, purtroppo, e sottolineo “purtroppo”, non ha ancora raggiunto il 2 per cento del PIL da destinare alla Difesa. Si tratta di un accordo preso 10 anni fa, nel 2014, in sede NATO, con i nostri alleati; un obiettivo che probabilmente non riusciremo a raggiungere nemmeno entro il 2028, un obiettivo, però, che dovrà essere raggiunto.

Lo dobbiamo non solo ai nostri alleati, lo dobbiamo a noi stessi, ma soprattutto alle nostre amate Forze armate, che sono l'orgoglio di questa nazione, che sono la parte migliore della nostra società.

Presidente, potevamo scegliere di intraprendere un'altra strada, potevamo far finta di niente, potevamo chiudere gli occhi, potevamo decidere di essere neutrali, ma non siamo una nazione qualunque, noi siamo l'Italia e continueremo ad aiutare l'Ucraina a combattere la sua guerra di difesa, a combattere una guerra di libertà e continueremo a lavorare affinché si arrivi il prima possibile a una pace, ma a una pace che sia giusta, non a una resa incondizionata, perché la resa dell'Ucraina sarebbe la resa dell'intera Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, eccetto il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica nel condannare fermamente la guerra, quando ha rimarcato come sia fonte di enormi guadagni per l'industria delle armi e, al contempo, sottolineando che la pace deve essere perseguita dalla volontà dei Governi, in realtà, abbiamo concluso un 2023 e iniziato un 2024 nel peggior modo possibile rispetto all'importanza della promozione della pace. La parola “pace”, l'idea di negoziati di pace, toccati ancora una volta marginalmente dal Ministro, e l'idea del cessate il fuoco per questa maggioranza non sono imperativi.

Il 2023 si è concluso con il cantare vittoria per lo scorporo delle spese militari dal Patto di stabilità che rappresenta uno degli atteggiamenti bellicisti dei moralisti politici, tanto per citare Immanuel Kant, che sosteneva l'esatto contrario: le spese militari non sono affatto investimenti, ma costi inutili e strumenti di morte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Al contrario, sappiamo bene che sarebbero investimenti e non costi le spese destinate all'istruzione, quelle in ambito di spesa sanitaria, gli investimenti green, quelli destinati alle energie rinnovabili e ai beni pubblici europei. Altro che spese militari! Ecco il vero mondo alla rovescia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vorrei sottolineare due aspetti deprecabili da un punto di vista morale: il primo, è fare profitto sul dolore, sulla guerra e sulle morti; il secondo, è farci becera ironia, come ha fatto la Presidente del Consiglio a inizio 2024 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! L'Europa, finora, ha dato 41 miliardi di euro in armi all'Ucraina e solo 8 miliardi in aiuti umanitari. In tutto, insieme a USA e Regno Unito, l'Occidente ha inviato, per due anni, a Kiev circa 95 miliardi in armi e solo 12 miliardi in aiuti umanitari. È utopia pensare che questi denari potrebbero essere destinati ai beni comuni, alla salute del pianeta? O dobbiamo sacrificare le vite umane in un'ottica retorica e patriottica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Il peccato più grande che possiamo commettere è quello di rassegnarsi all'ineluttabilità della guerra e non farsi promotori di tavoli negoziali, di trattative di pace. Il peccato più grande è abdicare, come Paese, al ruolo stesso che la storia ci ha dato, quello di crocevia di culture. Siamo un po' arabi, noi italiani, siamo un po' spagnoli, un po' normanni, un po' visigoti, un po' longobardi e altro ancora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Culture che si sono intrecciate nei secoli, arricchendoci e che hanno fatto del nostro Paese la cosiddetta terza nota, cioè quella nota che consente alle altre di accordarsi in un'armonia, in una sintonia che produce pace, che va cercata incessantemente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Non a caso, la nostra Costituzione ripudia la guerra come mezzo per la soluzione delle controversie internazionali. È vero, in fase iniziale, pur con grande lacerazione, questo Parlamento ha deciso, in deroga all'articolo 11 della Costituzione, appellandosi all'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, un primo invio di armi, per favorire la resistenza ucraina, in un contesto di evidente asimmetria di forze rispetto all'invasore, ma fu sostenuta a patto che fossero perseguite, in ogni modo, azioni serie di pacificazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mai impostate da un'Europa che si è prestata a quella che molti osservatori internazionali hanno definito una guerra per procura, voluta dagli USA, dimostrandosi, l'Europa, passiva e incapace di espletare un ruolo da protagonista.

Concludo, Presidente. Siamo stati capaci di esprimere il miglior Corpo diplomatico del mondo. Abdicare a questo ruolo e non assumerci questa grande responsabilità – che, in realtà, non è un onere, ma un onore - sarebbe inaccettabile e, con la nostra risoluzione, chiediamo di non farlo, di fermare la corsa agli armamenti, di fermare l'escalation militare in Ucraina e assumere nei tavoli internazionali la postura che la storia ci ha restituito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Devo dire, Ministro, che la sua analisi è condivisa. La prosecuzione di quanto ci siamo impegnati a fare come Paese, non come Governo, non come Parlamento, ma come Paese, sotto la guida del Presidente Draghi, continua anche sotto la guida di questo Governo. Il popolo ucraino ha ancora bisogno del nostro aiuto. Il popolo ucraino è un obiettivo quotidiano degli attacchi militari della parte della Russia. Ed è il popolo ucraino che è obiettivo, prima delle truppe ucraine. Questo perché la Russia, nella sua strategia, pensa che seminare il terrore serva a distruggere la volontà di quel popolo di difendersi e a intervenire sulle opinioni pubbliche dell'Europa. E come vediamo, in alcuni casi, ci riescono pure, a insinuarsi nelle opinioni pubbliche europee. Il popolo ucraino ha ancora bisogno del nostro sostegno e ha ancora diritto al nostro sostegno.

Lei, prima, ha detto che c'è il tentativo, da parte della Russia, di sfondare la porta e che, dopo questa porta, ce ne sono altre. Ma questa non è la prima volta che la Russia, negli ultimi anni, ritiene che con l'uso della forza possa intervenire e risolvere le questioni territoriali e le sue ambizioni di espansione territoriale. L'ha fatto in Georgia e l'ha fatto in Crimea. Probabilmente, lo avrebbe fatto anche nelle Repubbliche del Centro Africa, se non ci fosse stato, anche lì, un interesse da parte della Cina. Ed è vero che dobbiamo mettere in campo tutte le iniziative diplomatiche possibili, e questo è un obiettivo che invitiamo sempre il Governo a perseguire con maggior forza. Ma non posso mettere in dubbio che il Governo non stia operando, mettendo in campo tutte le iniziative diplomatiche possibili. E in questo, tra tutte le iniziative diplomatiche possibili, è evidente che dobbiamo coinvolgere soprattutto quei Paesi che possono dialogare più facilmente con entrambi i fronti, sia quello che attacca, cioè la Russia, sia quello che si difende, e, quindi, l'Ucraina. In questo, vedo un ruolo che può essere svolto dalla Turchia, un ruolo che può essere svolto e che è svolto dalla Santa Sede: tutte diplomazie che hanno un interesse comune, che è anche il nostro interesse, ossia quello di tornare quanto prima alla pace.

Ma in tutto questo, l'Ucraina ha diritto e il dovere di continuare a difendersi. Nell'estate del 2023, le Forze armate ucraine sparavano 7.000 proiettili di artiglieria al giorno e la Russia 5.000. Oggi gli ucraini ne sparano 2.000 e i russi 10.000, perché non abbiamo mantenuto i nostri impegni. Ci eravamo impegnati, come Unione europea, a fornire 1 milione di dotazione di proiettili di artiglieria, non lo abbiamo fatto. E non lo abbiamo fatto perché abbiamo paura di prendere le decisioni e di essere coerenti con le decisioni che abbiamo assunto in sede politica. Abbiamo paura di spiegare alle nostre opinioni pubbliche che, quando ci si impegna a fornire un munizionamento o un armamento, bisogna essere conseguenti anche nelle scelte industriali che ne conseguono. La Russia ha risolto la sua questione, ha convertito la sua economia in un'economia di guerra, ha rafforzato i suoi rapporti con l'Iran, con la Corea del Sud e con la Corea del Nord, e probabilmente anche con la Cina, aumentando la sua capacità militare.

Ma la nostra debolezza è un segnale pericoloso non solo in questo conflitto, è un segnale pericoloso in tutta la questione geopolitica che governerà il mondo nei prossimi anni. Sappiamo, infatti, che c'è un'asimmetria e tale asimmetria è dettata, da una parte, dalle democrazie che si confrontano, dall'altra, con le dittature. Perciò, se una dittatura ha facilità a convertire la propria economia in un'economia di guerra, se la dittatura ha facilità a costringere la popolazione a sacrifici che non sono possibili in un sistema democratico, è chiaro che noi dobbiamo utilizzare la forza della democrazia che ha nel proprio DNA la libertà, che ha nel proprio DNA la difesa del soggetto più fragile e debole. In questo caso, non ci può essere una lettura diversa da quella di continuare a difendere l'Ucraina.

Glielo dico, signor Ministro, perché lei, in questa sede come anche in altre sedi, fa la distinzione, che io comprendo, tra armi difensive e armi offensive. Io la comprendo, capisco che questa definizione di armi difensive serve per spiegare che noi le mandiamo per difendere. Ma un missile a media gittata, che arriva su un aeroporto da dove partono i bombardieri, è un'arma difensiva o offensiva? La distinzione è semantica, serve per provare a convincere il MoVimento 5 Stelle che stiamo facendo una cosa buona, ma i 5 Stelle - che ci spiegano l'articolo 11 della Costituzione e sono andati in deroga all'articolo 11 della Costituzione - non sono convincibili, perché la loro è una posizione demagogica e politica, che serve unicamente per parlare a un pezzo di pancia dell'opinione pubblica, a quelli che organizzano le mostre sulla Russia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). È a quell'opinione pubblica che si rivolgono. Non serve a niente spiegare la distinzione tra armi difensive e armi offensive.

Quindi, signor Ministro, io le pongo due questioni. La prima riguarda l'Ungheria. Ministro, in politica si espellono, dalla propria cerchia di amici, i traditori. Non sto parlando di cosa deve fare l'Unione europea, sto parlando di cosa deve fare un Governo che fa politica. Quindi, se c'è una politica, si espellono dalla propria cerchia di amici i traditori. L'Ungheria si sta comportando da traditore nei confronti dell'Unione europea, da traditore nei confronti di una scelta profonda che noi stiamo facendo, ossia quella di difendere un Paese a cui abbiamo offerto di entrare nell'Unione europea, e io mi aspetto, signor Ministro, che ci sia una coerenza nella politica anche dei vostri partiti di maggioranza.

La seconda questione è che noi abbiamo bisogno di fare un salto di qualità in Europa per dimostrarci all'altezza della sfida che abbiamo nei prossimi anni. Questo salto di qualità si fa con il protagonismo, di cui l'Italia è capace, anche nella costruzione delle istituzioni europee, anche nella costruzione dell'esercito e del sistema di difesa europeo. Allora, signor Ministro, su questo c'è bisogno che, da parte nostra, ci sia una forte, forte scelta, un forte, forte impegno. Io su questo la invito a essere molto più pressante nelle istituzioni europee.

Concludo dicendo che la nostra risoluzione contiene molti impegni, tra cui uno - lo citava il collega Della Vedova - che riguarda anche l'utilizzo delle risorse bloccate da parte della Russia. Questo è un tema molto sensibile e molto complicato. Io penso che su questo e sulla nostra capacità di utilizzare anche la Presidenza che abbiamo, molto importante, del G7 in questo semestre abbiamo la possibilità di determinare un aspetto che non sarà secondario, perché le sanzioni e l'utilizzo dei beni dei russi bloccati nei Paesi occidentali sono elementi e sono una leva molto potente che abbiamo per chiudere questo conflitto con una soluzione che sia non solo militare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, la ringraziamo per l'attenta e puntuale relazione che ha proferito all'interno di questo Parlamento. Ho ascoltato con estrema attenzione tutti i discorsi delle varie forze politiche che lo compongono. Basterebbe guardare la nostra cartina per capire come la collocazione dell'Italia tra gli ormai due conflitti, purtroppo, quello russo-ucraino e quello che in questo momento colpisce la Terra Santa, determini e necessiti un protagonismo da parte dell'Italia. D'altra parte, così va letto anche il nostro impegno nelle parole che ha proferito il Presidente, Giorgia Meloni, qualche giorno fa nella conferenza stampa, al cospetto dei giornalisti, proprio su questo argomento. Senza l'invio delle armi, la guerra sarebbe più vicina e per noi, che abbiamo questa particolare collocazione geografica, sarebbe un qualcosa di assolutamente drammatico. È quindi anzitutto un nostro interesse nazionale occuparci dei due conflitti e, più in particolare, del conflitto che l'Ucraina subisce a seguito di un'aggressione illegittima, ingiustificabile e intollerabile. Lo ripeto, continuare a stare al fianco di chi è aggredito oggi è un nostro dovere, sia che lo si guardi con l'occhio di chi vuole difendere la nostra Nazione sia che lo si guardi con l'occhio di chi vuole difendere il diritto internazionale. L'Italia ha rafforzato la capacità difensiva dell'Ucraina. Il diritto dell'Ucraina di difendersi non può essere messo in discussione e non può esserlo mai. Ministro, io la ringrazio in maniera particolare per il suo discorso perché è stato un discorso che posso definire chiaro, trasparente, leale, lucido nei confronti di questo Parlamento e, soprattutto, è stato un discorso - per utilizzare le sue stesse parole - realista. Lei ha parlato degli importanti appuntamenti anche elettorali che investono l'intera Europa - per esempio, le elezioni europee - e ha parlato anche in via indiretta di altri appuntamenti elettorali che coinvolgono un'altra grande democrazia, quella degli Stati Uniti e ha parlato soprattutto di quello che può determinare l'influenza dell'opinione pubblica sulle decisioni dello Stato. Ma la democrazia, la nostra democrazia non può essere mai quel luogo in cui i propri strumenti vengono utilizzati in maniera subdola da chi la democrazia non ce l'ha e li rivolge quindi al proprio tornaconto. Il nostro misurarci con il consenso - “nostro” in senso lato, ovviamente - che è lo strumento della nostra democrazia non può essere mai consegnato nelle mani dell'aggressore per fare ancora più male a chi è aggredito. Questo principio dovrebbe essere il nostro faro, tenendo in considerazione che, laddove non si difende la libertà, semplicemente la misura del consenso non esiste. Quindi, la priorità è quella di difendere i presidi che consentono anche a quel consenso e a quelle critiche di rivolgersi nei confronti dei Governi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È questo il motivo per cui il nostro Governo, pur dovendosi misurare con il consenso ed eventualmente con qualche critica - non penso che siano francamente così ampie - non li teme perché, essendo un Governo nato dalle urne, non teme il consenso ma al tempo stesso è il consenso che permette al nostro Governo di tenere la barra dritta sui nostri principi fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Fare ciò che è giusto è quello a cui noi siamo chiamati, e fare quello che è giusto oggi, come è stato un anno fa. Voglio dire ancora che, come è stato quando noi eravamo all'opposizione, cercare di sobillare le divisioni - magari per qualche interesse in più - che c'erano, all'epoca, nella maggioranza di Governo, che parlava a voci distanti e discordi su un tema così fondamentale quale era la politica internazionale, poteva esserci. Ma noi non abbiamo mai ceduto a quell'inseguimento al consenso, abbiamo subordinato il consenso ai nostri valori più importanti. Non abbiamo mai ceduto, mai. Non l'abbiamo fatto quando eravamo all'opposizione, non si comprenderebbe come mai dovremmo farlo oggi che siamo al Governo, con una maggioranza unita che, a differenza dell'opposizione - ce ne siamo accorti anche oggi -, non parla con una voce univoca, ha un'unica voce. Noi su questo tema, così come su tutti i temi strategici che interessano la nostra Nazione parliamo con un'unica voce, noi, sul piano internazionale e in tema di guerra, non cediamo, ripeto: non cediamo, non ci pieghiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, allora, così voglio rispondere alle sollecitazioni arrivate dalle opposizioni, anche a quelle più costruttive - devo dire la verità -, come nell'ultimo intervento di chi mi ha preceduto. Parlare con l'Ungheria? Fratelli d'Italia non si nasconde neanche su questo tema, perché non c'è nulla da nascondere. Quando, in sede europea e in politica internazionale, si vuole ottenere davvero un risultato, si deve mediare e parlare con tutti, bisogna essere un ponte, non una porta che si chiude. Allora, così, la Presidente Meloni, continuando a essere un ponte anche su questo tema, rispetto al quale, invece, altri hanno avuto atteggiamenti diversi, ha permesso, anche nell'ultimo Consiglio europeo, di dare un'accelerazione all'adesione dell'Ucraina in sede europea. Questo è un passo importante e concreto nei confronti della pace. E poi c'è quello che sta facendo già nell'ottica della presidenza dell'Italia del G7: tra le primissime cose fatte, c'è stata quella di sentire il Cancelliere tedesco, che - è vero - negli scorsi giorni aveva lamentato un'incertezza rispetto al sostegno nei confronti dell'Ucraina, ma – attenzione - un'incertezza che rivolgeva innanzitutto a se stesso, perché ricordiamo che, mentre l'Italia, grazie anche a Fratelli d'Italia, non ha mai tentennato, perché Fratelli d'Italia diede un supporto importante su questo tema anche quando era all'opposizione, la Germania questa velocità, all'inizio del conflitto, non l'ha avuta, quindi non si rivolgeva all'Italia. E così il protagonismo di Giorgia Meloni in sede europea e in sede internazionale e la sua autorevolezza - che è indubbia, indiscutibile, inequivocabile, inalienabile, incancellabile ed è evidenza di tutti - diventano i valori aggiunti in questa Europa e sullo scenario internazionale dei rapporti.

In definitiva, noi facciamo l'interesse nazionale; l'ho detto fin dall'inizio del mio discorso: quello che sta facendo il Governo Meloni, con Giorgia Meloni in primo campo e con il Ministro Crosetto, è perseguire questo nostro interesse nazionale.

Ministro, ringraziandola nuovamente per la sua schiettezza - perché ha fatto un discorso non facile, ma leale, con una lealtà che difficilmente in passato noi abbiamo ascoltato dai banchi del Governo proprio su questo tema - le voglio dire che noi, a differenza delle maggioranze che ci sono state in passato, su questo tema siamo con voi, per fare una cosa: essere integerrimi, non balbettare, non tremolare, avere una posizione unica, stabile, coerente, definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.

GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Diceva Niccolò Machiavelli, signor Ministro, che si fa la guerra quando si vuole, ma la si finisce quando si può. Oggi, noi siamo alle prese con due fronti di guerra: uno è interno a noi ed è l'aggressione all'Ucraina, l'altro in quelle protesi dell'Europa che sono Israele e Gaza. In entrambi i casi, raggiungere una tregua, un cessate il fuoco appare una missione ai limiti del possibile. Il problema è come impedire che questa impotenza temporanea della politica diventi una capitolazione storica. Noi pensiamo che, per riuscire in quest'obiettivo, la politica, i Governi, i Parlamenti debbano assumersi le proprie responsabilità. Noi oggi lo facciamo dinanzi a milioni di cittadini, rinnovando le ragioni della condanna più ferma dell'invasione russa e di una violazione inaccettabile del diritto internazionale. Da allora sono passati quasi 2 anni e mezzo milione di morti, parliamo di una Nazione dove si combatte nelle trincee, come un secolo fa, in una guerra di logoramento e di attesa, attesa dell'inverno, attesa delle elezioni del giugno prossimo, con il Presidente del Consiglio europeo che abbandona il timone per candidarsi a casa sua, come uno Schettino qualsiasi. Lo sappiamo, nei territori occupati dalle truppe di Mosca continua l'uccisione di civili, i prigionieri vengono trattati in violazione di tutte le convenzioni internazionali, molti sono deportati oppure spariscono, il tutto, ricordiamolo, per “denazificare” l'Ucraina. D'altra parte, la guerra, qualsiasi guerra, estrae il peggio della disumanità da ogni parte. Negli stessi mesi, Putin ha introdotto leggi che hanno ristretto i limiti della libertà e dell'informazione.

Di fronte a tutto questo, l'Europa non ha il diritto di tacere, ma il dovere di agire. Per questo, nella nostra risoluzione noi confermiamo le ragioni, tutte le ragioni del sostegno politico, umanitario, economico e militare alla resistenza del Governo e del popolo ucraino, ma per gli stessi motivi, con maggiore forza, denunciamo i limiti di strategia e iniziativa politica e diplomatica che l'Europa ha conosciuto in questi mesi. E, riguardo l'Europa - voi, signor Ministro, che siete oggi al Governo dell'Italia -, più di 3 ore è durata la conferenza stampa della Presidente Meloni, il 4 gennaio: ha trovato il tempo di evocare ricatti e scomunicare influencer, ma sulla tragedia più grande, la guerra nel cuore del continente, poche sillabe di circostanza.

Lei, signor Ministro, ha parlato stamane, in quest'Aula, di un fattore tempo che giocherebbe a favore di Mosca, di un fronte interno in Ucraina meno compatto. Lei ci ha detto del bisogno di commisurare deterrenza e diplomazia, evitando una narrazione pessimistica sull'esito del conflitto. Concetti giusti, interessanti, signor Ministro, ma che leggiamo al mattino, nelle rassegne stampa. Ma lei non è un commentatore o un analista di politica estera, lei è il Ministro della Difesa del Governo italiano, di un Governo che non è in grado di esprimere la condanna per la posizione su questa guerra del vostro alleato ungherese Viktor Orbán (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Un anno fa, vi avevamo chiesto impegni precisi, offrendo in cambio la nostra collaborazione, perché il contrasto alla guerra precede tutto il resto. Voi, in un anno, non avete detto praticamente nulla e sul piano dell'iniziativa politica nulla avete fatto. Eppure, su quei vostri banchi, signor Ministro, si sono seduti donne e uomini, personalità che, in altri momenti della storia italiana ed europea, hanno tenuto la schiena diritta. Lo fece il Presidente Aldo Moro, rivendicando l'autonomia dell'Italia in una posizione mai subalterna, neppure verso i nostri alleati storici. Voi, invece, vi siete fatti concavi a quell'Europa che oggi appare impotente, perché è divisa, divisa nel giudizio su quanto ha preceduto la sciagurata politica del Cremlino. Quanta falsa coscienza si è consumata dopo l'annessione della Crimea, quando interessi commerciali e l'acquisto del gas hanno sacrificato la difesa di quel diritto internazionale che lei, giustamente, oggi ha richiamato.

Ma, vede, questo è il motivo che deve spingere l'Europa a farsi carico di quell'iniziativa che sino a qui non c'è stata e va fatto adesso, quando Putin immagina che il fronte tragico aperto a Gaza gli consenta di agire con minore disturbo su quello ucraino. Volete aspettare che sia il voto americano e, il Cielo non voglia, il ritorno di un miliardario corrotto alla Casa Bianca a chiudere questa pagina nel modo peggiore? Noi no, noi questo non lo vogliamo. Signor Ministro, parlare di deterrenza senza agganciarla ad una difesa comune europea e al fatto che, oggi, i 27 spendono nel capitolo della difesa più della Russia equivale ad apparecchiare la tavola con la dispensa vuota. Il punto è che non c'è difesa comune europea senza una politica estera comune (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Noi restiamo convinti che difendere l'Ucraina sia un modo per difendere i valori della cultura del diritto, del diritto internazionale, e pensiamo che sia compito della politica, nelle pieghe più drammatiche della storia, tracciare il sentiero che può condurre al compromesso, ad una tregua. A chi presenta questo conflitto come il duello tra le democrazie e l'autoritarismo, noi rispondiamo che il compito della democrazia è sempre distinguersi dalle dittature per la capacità di offrire uno sbocco diverso dalla distruzione e annientamento del nemico. Ecco perché quella frase di Niccolò Machiavelli che ho citato all'inizio - si fa la guerra quando si vuole ma la si finisce quando si può - oggi parla di noi. Se è così, la prova che abbiamo di fronte è dimostrare che quella frase, domani, può parlare per noi.

Se oggi assumiamo, ancora una volta, le nostre responsabilità di fronte a questo Parlamento e al Paese è con questo spirito, quello di chi è consapevole che un popolo aggredito ha il pieno diritto a difendersi e a battersi per la sua libertà e sovranità, quello di chi pensa che la parola “pace” debba ritrovare ora la sua prospettiva storica nell'Europa del dopo, come chiedono milioni di donne e uomini, quelli che nella pace continuano a credere, alcuni con il digiuno e la preghiera, altri con la ragione. Se non saremo capaci di fare questo, allora avremo fallito nel compito primo, che è lasciare in eredità il bene superiore, quella pace che, senza merito, noi abbiamo ereditato da chi è venuto, ha vissuto, ha combattuto e, poi, pacificato questo continente prima di noi.

Non di una sola posizione espressa nei due anni alle nostre spalle noi sentiamo di doverci pentire e a voi, al Governo del nostro Paese, non chiediamo di pentirvi dei peccati che avete compiuto. Ho appena ascoltato l'onorevole Montaruli rivendicare il primato dell'interesse nazionale del vostro Governo. Può darsi che sia vero ma, a volte, sbagliate Nazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). A voi diciamo, se potete, di non dovervi pentire, domani, dei peccati che non avrete avuto il coraggio di compiere e ve lo diciamo perché, oggi, agire per allargare lo spiraglio di una tregua, per un cessate il fuoco, per una conferenza di pace e per il ripristino dei confini ucraini a prima del 24 febbraio di due anni fa, signor Ministro, è il solo vero peccato che abbia un senso compiere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come prevedibile, dagli interventi che mi hanno preceduto ho sentito veramente fiumi di retorica. Quello, però, che non era prevedibile era che un Ministro della Difesa venisse in quest'Aula a dirci, nel suo intervento, nella sua informativa, che le armi servono a salvare vite umane. Questa è veramente bella (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Signor Ministro, lei con questa frase ci fa tornare indietro veramente di millenni, fa tornare indietro questa civiltà nel tempo, alla politica del Medioevo. Credo che poteva veramente risparmiarsela.

Veniamo ai fatti, Presidente. Il generale Valery Zaluzhny, il comandante delle Forze armate ucraine, ha recentemente riferito a The Economist che la guerra è entrata in una fase di stallo, in una fase tipica molto simile a quella della Prima guerra mondiale, cioè una guerra di trincea destinata a durare a lungo nel tempo, provocando, però, nelle Forze armate ucraine uno stato di logoramento. A differenza della Russia, l'Ucraina non ha, infatti, quella riserva quasi illimitata. Quindi, Presidente, noi riteniamo che sia assurdo, se non pesantemente rischioso, continuare a ragionare oggi ignorando questa realtà. Un anno fa l'Ucraina era in una posizione più forte, l'offensiva produceva la riconquista di alcuni territori ma oggi - non lo dice chi sta parlando e non lo dice il MoVimento 5 Stelle ma lo dice il numero uno della NATO, Stoltenberg - l'Ucraina è uno Stato più debole rispetto all'anno scorso. Lo stesso Stoltenberg ha aggiunto un'altra frase molto importante, preoccupante, cioè che dovremmo essere pronti anche a ricevere cattive notizie. Se vogliamo aggiungere anche con una previsione - noi non vogliamo prevedere il futuro ma, purtroppo, oggi abbiamo ragione, come ieri - allo scenario un ulteriore fatto, quello di un'eventuale vittoria le elezioni americane di Trump, allora noi possiamo prevedere oggi che l'Ucraina molto probabilmente sarà abbandonata a se stessa, come è successo per l'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Continuare ad alimentare questa guerra per un terzo anno noi ci chiediamo che senso abbia. Che senso ha perdere un altro anno? Che senso ha perdere altre decine di migliaia di vite ucraine? Che senso ha ostinarsi a percorrere la via fallimentare dell'invio delle armi, quando invece dovremmo promuovere in senso concreto, serio, prima che sia troppo tardi, la soluzione diplomatica. C'è un episodio dal cui racconto i media nazionali si tengono ben lontani - ma molto probabilmente lo farà la storia - che risale al marzo 2022: a Istanbul, i russi e gli ucraini avevano trovato un accordo di pace e al centro di questo accordo c'era la neutralità dell'Ucraina. Qualcun altro, Washington e Londra in primis, ha messo il veto su quell'accordo. Quindi, signor Ministro, noi diciamo che questa previsione che abbiamo fatto, questo continuare a ostinarsi sulla via delle armi e della guerra può produrre, innanzitutto, dei danni all'Ucraina, all'Europa e all'Occidente stesso. Quello che vogliamo fare, Ministro, è semplicemente dare un avviso su base concreta e su fatti concreti. Noi non vogliamo ritenere che questi fatti, che ci hanno dato sempre ragione, fra un anno continueranno a darci ragione e il risultato che si produrrà sarà che l'Ucraina e l'intero Occidente avranno perso un'ulteriore occasione. Perfino a Washington, come emerge dalla stampa americana, si sono resi conto che, dopo il fallimento della controffensiva, l'unica soluzione ormai è congelare il conflitto in attesa di un negoziato, perché è chiaro che la vittoria dell'Ucraina non può più essere la riconquista per via militare di tutti i territori occupati ma l'uscita dalla guerra come Paese politicamente, economicamente e militarmente più forte e sicuro di prima, anche grazie alla sua ormai irreversibile integrazione nell'Unione europea e nell'orbita della NATO. Questo rappresenterebbe per la Russia e per Putin non una vittoria ma forse, anzi probabilmente, una storica sconfitta strategica per la Russia. Questo sta emergendo da tutti i tavoli internazionali tranne che dal nostro. Sta emergendo a Washington ma anche a Berlino e altrove in Europa. È realismo, vuol dire fare i conti con la realtà. Continuare ad alimentare questa disastrosa guerra non è nell'interesse dell'Ucraina né dell'Europa né dell'Occidente.

Mi avvio alla conclusione, Presidente. L'unica scelta di buonsenso nell'interesse del popolo ucraino e di quello europeo è chiedere un immediato cessate il fuoco come primo passo per l'avvio di negoziati tra le parti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Basta, basta, basta inviare armi. Inviamo mediatori di pace, inviamo negoziatori. Fermiamo questa inutile carneficina, lo ripetiamo, prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00079, Braga ed altri n. 6-00080, Pellegrini ed altri n. 6-00081, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 6-00082 e Zanella ed altri n. 6-00083. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Signor Presidente, ringrazio tutti i parlamentari che sono intervenuti per il contributo che hanno dato a questa discussione. C'è una cosa che, però - devo dirvelo con la stessa sincerità con cui ho effettuato la mia relazione - mi colpisce sempre. Il fatto che a nessuno interessi ascoltare le dichiarazioni del rappresentante del Governo che venga qua e nessuno ascolti l'intervento che il rappresentante Governo - parlo di me, oggi - fa in quest'Aula. Se qualcuno avesse ascoltato le dichiarazioni che ho fatto, le parole che ho detto - vi invito a rileggere lo stenografico - avrebbe scoperto che molte delle cose dette - e dette come accuse - erano contenute nella dichiarazione. Così come se qualcuno avesse avuto l'interesse a guardare qual è stata la reale posizione, quali sono state le parole assunte in questo anno nei consessi internazionali e non solo da parte mia su questa vicenda, molte delle parole dette oggi come accuse non sarebbero state espresse.

Onorevole Zanella, io vorrei capire come posso aiutare una Nazione a difendersi, a proteggere i propri cittadini, non dandogli la possibilità di difendersi. Io vorrei capire come la diplomazia possa fermare 100, 200, 300 bombe al giorno, 100, 200, 300 droni al giorno, 500.000 persone, migliaia di carri armati pronti sul confine per entrare. Io vorrei capire, io vorrei sinceramente poter aiutare in qualunque modo non preveda l'utilizzo di neanche una fionda una Nazione libera invasa. Ma oggi, al di là di dare a quelle persone la possibilità di difendersi, io non ne vedo altre. Onorevole Lomuti, quando un missile sta per cadere su un asilo l'arma che viene utilizzata per fermarlo la chiamiamo arma, ma ha uno scopo non di attacco ma di difesa, protegge quell'asilo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Se io quell'arma, io, la Francia, UK, gli Stati Uniti, se gli alleati non avessero fornito quell'arma, quel sistema difensivo - voi pensate a SAMP/T -, quante di quelle bombe sarebbero cadute e avrebbero ucciso civili?

MARCO GRIMALDI (AVS). Come a Gaza.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Come a Gaza. Parleremo, quando volete, anche di Gaza, però adesso stiamo parlando di un'altra cosa (Commenti del deputato Grimaldi), no, oggi stiamo parlando di Ucraina. Guardate, io capisco che non interessi la verità, ma la posizione di questo Governo è stata identica sull'Ucraina quanto su Gaza e il lavoro che questo Governo ha compiuto in questi mesi per cercare di affiancare agli aiuti militari la costruzione di percorsi di pace è stata evidente anche nei consessi internazionali, anche in Europa, anche nella NATO, non da oggi, da mesi e da mesi questo Governo ed io, in prima persona, alle riunioni europee, nel Contact Group, alle riunioni NATO, ho posto con forza il tema della necessità della costruzione di un tavolo di pace, però vi ripongo il tema di prima, perché non potete far finta di non ascoltare la riflessione nella sua completezza. A parte che ho scoperto oggi che è colpa del Governo Meloni se l'Europa non ha una politica estera o non ha avuto una politica di difesa negli ultimi dodici anni, cosa che oggi dirò al Presidente del Consiglio, perché mi ero perso il fatto che l'Unione europea sia stata influenzata da Giorgia Meloni negli ultimi dieci o dodici anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Però, oggi la mancanza di politica estera dell'Europa è stata rinfacciata al Governo Meloni. Certo che esiste un evidente protagonismo europeo nella politica estera, certo che la politica di difesa europea è in ritardo, ma voi non pensate che la costruzione di un'Europa della difesa si faccia in un anno o in due. È iniziata anni fa ed è un percorso lungo e anche faticoso, che non è quello della creazione di un esercito europeo, come dice qualcuno, ma quello dell'interoperabilità tra Forze armate di diversi Paesi, cosa questa che non si fa in un giorno con la volontà politica, ma si costruisce giorno dopo giorno, con un lavoro faticoso di integrazione che richiederà degli anni.

Lo sanno benissimo quelli che mi hanno preceduto in questo lavoro e quelli che si occupano seriamente e non soltanto un giorno all'anno di difesa: è un percorso difficile che l'Europa sta facendo con grande difficoltà. A fianco di questo c'è il lavoro diplomatico, ma in questo l'Italia, in questi mesi, ha fatto un percorso che ha consentito di tenere aperti i canali di dialogo, di tenere aperta la possibilità di una via. Lo ripeto, lo ripeto formalmente qui, in modo tale che mi guardiate in faccia mentre lo dico: il viaggio dell'inviato del Papa a Kiev è stato organizzato dal Ministro della Difesa, utilizzando i mezzi del Ministro della Difesa e programmandolo come Ministero della Difesa perché ritenevamo fosse importante farlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Non oggi, parlo di mesi fa. Non lo dicemmo allora e non l'abbiamo detto per mesi, perché il lavoro del Governo non è quello di dichiarare ogni giorno sui giornali cosa fa, ma è dichiarare qual è il suo percorso e fare azioni quotidiane e il Governo ha dichiarato di voler sostenere l'Ucraina dal punto di vista militare per potersi difendere e contemporaneamente lavorare assiduamente per la pace. Vi assicuro che non c'è stato un giorno in cui il sottoscritto e questo Governo non hanno seguito le due strade, che sono fondamentali. È la stessa cosa - esco dal seminato - che stiamo cercando di fare, con posizioni che non sono sempre pubbliche, anche su altre aree di conflitto, perché il mondo in cui viviamo ogni giorno rischia di aprire aree di conflitto. Anche in queste ore rischiano di aprirsi altri scenari di conflitto e in questo la posizione dell'Italia è sempre la stessa: non sicuramente buttare benzina sul fuoco, ma buttare acqua sul fuoco, di portare il ragionamento e la diplomazia a prevalere sull'utilizzo delle armi, della forza o della violenza. Ve lo assicuro! È una parte fondamentale dell'impegno personale, oltre che politico, che io sto cercando - e anche questo Governo - di portare avanti.

In Ucraina nessuno ha nascosto le difficoltà, e non da oggi. Il primo Ministro occidentale a parlare della difficoltà della reazione ucraina è stato il sottoscritto, non soltanto pubblicamente ma anche agli ucraini. Il primo che ha parlato della diversità, della difficoltà e della disparità tra le forze aeree di una Nazione e quelle dell'altra, tra persone e popolazione di una Nazione e quelle dell'altra è stato, con lucidità e con il dovere di verità, il sottoscritto. Quindi, non esiste una visione diversa sul punto di arrivo, perché tutti noi vogliamo la pace, però nessuno di noi ha la bacchetta magica per raggiungerla. Noi viviamo tempi che non sono prevedibili. Non esiste un'esperienza, che qualcuno di noi abbia, che ci aiuti ad affrontare i tempi in cui viviamo. Noi possiamo affrontarli senza basarci su un'esperienza fatta, possiamo solo affrontarli basandoci su valori, che sono quelli che ho richiamato nell'intervento, cioè i valori che abbiamo scelto di seguire scegliendo la democrazia, che sono il diritto internazionale, che sono il fatto che una Nazione non può entrare nei confini dell'altra, che sono quelli su cui si basa la nostra attività politica. Poi all'interno di questi valori, che penso tutti condividiamo, ci sono scelte contingenti che dobbiamo fare ogni giorno, sapendo che magari non sono quelle giuste, non avendo la certezza al 100 per cento che produrranno l'effetto che vogliamo, perseguendo tutte le strade che ci consentano di arrivare all'obiettivo finale, che è quello che vogliamo tutti.

Lo ripeto e non capisco perché non venga detto: il presupposto della pace è un giorno nel quale non cadono le bombe russe, non un giorno nel quale gli ucraini smettono di difendersi dalle bombe russe (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), perché se la Russia smette di combattere scoppia la pace, ma se l'Ucraina smette di combattere muore l'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Questa è la differenza sostanziale e la morte dell'Ucraina si porta dietro la morte di un pezzo della democrazia, di un pezzo di quello che abbiamo costruito con fatica, negli ultimi anni, in Europa. Si porta via la difesa - e qualcuno chiama la difesa con disprezzo -, il prerequisito della sicurezza. La difesa esiste per dare sicurezza, la sicurezza esiste per dare la stabilità, la stabilità porta alla pace (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)! Non nasce in un campo come un fiore, ma neanche un fiore nasce se nessuno l'annaffia. Non esiste, nei tempi in cui viviamo, una Nazione che può permettersi di mettere da parte la difesa. Non esiste e ce lo dimostra il Mar Rosso, perché c'è un'interconnessione per cui la difesa e la sicurezza di uno Stato sono i prerequisiti della democrazia e di uno sviluppo sociale! Non lo vogliamo, non lo vorremmo, ma viviamo in questi tempi, che ci obbligano a scelte difficili, complesse che - io sono ne convinto - debba fare non il Governo. Io ringrazio per gli interventi che ci sono stati, perché sono andati al di là della maggioranza del Governo, ma perché ci sono temi nel quali non basta il Governo: serve il Parlamento, serve la più ampia maggioranza possibile nel Paese, perché sono percorsi difficili da spiegare. Sono difficili da spiegare e da far capire perché sono complessi, perché nessuno vuole sentire parlare di cose brutte, ognuno di noi ne ha già troppe nella sua vita, ma questo è il tempo in cui viviamo.

Io sono convinto di un fatto: questa risoluzione di oggi vorrei non doverla usare. Io vorrei non dover preparare un nono pacchetto, un decimo pacchetto. Io vorrei che l'ultimo fatto fosse l'ultimo, vorrei che il prossimo pacchetto sia di aiuti umanitari e alla ricostruzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sia quello di rifare gli asili, gli ospedali e ridare una vita normale agli ucraini. Io questo auspico, ma tutti i giorni, e lo stesso vale per Israele, perché la stessa richiesta - senza ironia - che faccio per l'Ucraina, cioè che smettano di cadere le bombe che uccidono civili, la faccio e la faccio dall'inizio della guerra, non sui giornali, non in quest'Aula, ma direttamente al mio collega israeliano. La faccio per i civili e l'ho detta fin dall'inizio, per i civili palestinesi di Gaza, e per questo siamo stati i primi in assoluto a mandare aiuti e continuiamo a mandare aiuti, perché vogliamo mandare un altro tipo di racconto e ci ostiniamo a farlo, sì, assumendoci quelle responsabilità cui ci richiamavano prima alcuni dei vostri interventi. C'è la responsabilità che ci siamo assunti di fare la cosa giusta, che non è mai quella facile, o, meglio, spesso non è quella facile. Non avevamo alternative per aiutare gli ucraini invasi dalla Russia, perché l'alternativa sarebbe stata la morte dell'Ucraina e abbiamo dovuto scegliere e abbiamo fatto, in due Governi diversi, una scelta difficile, ma nel primo Governo questa scelta vedeva favorevoli molti di quelli che oggi sono contrari (o, almeno, alcuni). Ha visto quella che adesso è maggioranza e allora era opposizione favorevole; ha visto la risposta non di un Governo, ma di una Nazione di fronte al frantumarsi di regole internazionali, che sono il presupposto della vita delle Nazioni e non dei Governi o dei partiti. È questo ciò di cui discutiamo oggi.

Quindi, nel concludere, vi ringrazio per i vostri interventi, vi ringrazio per i consigli, vi ringrazio per ciò che avete detto e ne farò tesoro. Uno degli impegni prevede che il Governo venga a riferire costantemente. Io, tutte le volte che il Parlamento mi invita, anche su cose non di mia stretta competenza, sono disposto a venire e ritengo che questo sia il luogo della democrazia. Quindi, vi ringrazio per gli interventi di oggi e vi assicuro che le linee che il Governo e il Ministero della Difesa perseguiranno sono quelle che vi ho annunciato, quindi i due canali: l'aiuto, da una parte, e il tentativo, quotidiano, di trovare una soluzione di pace, dall'altra.

Presidente, do il parere sulle risoluzioni.

Sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00079 parere favorevole, sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00080 parere favorevole con la riformulazione del quarto impegno, espungendo: “dell'Ungheria”; sulla risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00081 parere contrario, sulla risoluzione Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 6-00082 parere favorevole e sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00083 parere contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,46).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Chiede di parlare il Ministro, per una precisazione. Prego.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Scusate, avevo dimenticato una precisazione: sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00080 vi è una riformulazione al quarto impegno, espungendo: “dell'Ungheria”; se non si accetta la riformulazione, parere favorevole sugli altri impegni e contrario sul quarto.

PRESIDENTE. Grazie per la precisazione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi voteremo a favore delle risoluzioni su cui il Governo ha espresso parere favorevole. Pensare oggi che abbandonare l'Ucraina al proprio destino, smettere di fornire all'Esercito ucraino, alla Repubblica ucraina, strumenti di difesa produrrebbe una cosa che assomigli alla pace, al massimo, al meglio, è una pia illusione. Noi abbiamo messo anche nella risoluzione comune di +Europa, Azione e Italia Viva, ovviamente, l'impegno perché si possa arrivare a un cessate il fuoco, a un negoziato, ma non si può certamente consentire a Putin di proseguire la propria attività crudele, illegale, violenta, nazionalista e imperialista nei confronti dell'Ucraina, consentirgli di fare quello che lui continuerebbe a fare, che pensava di poter fare senza incontrare resistenza.

La guerra, cari colleghi, è iniziata con il tentativo della presa di Kiev, è cominciata ed è proseguita con le bombe sugli ospedali, sulle scuole, sulle infrastrutture. Il fatto che duri da 2 anni, questo scempio di vite e di diritto internazionale, questo strame di pace e di legalità, non significa che perché prosegue da 2 anni sia diventato un peso da cui sollevarci. Credo che noi non abbiamo l'opzione: aiutare o no l'Ucraina a difendersi, non è un'opzione, non è un'opzione responsabile, non è un'opzione di chi crede nel diritto internazionale. È un dovere a cui noi dobbiamo continuare a dare seguito. L'Ucraina è un Paese che è nel negoziato per entrare nell'Unione europea, per acquisire l'acquis communautaire, fondato sullo Stato di diritto, i diritti umani, la democrazia. E noi cosa diciamo ai cittadini di tale Paese? Va bene, cedete tutto quello che vuole a Putin, smettete di difendere non solo il vostro Paese, ma le vostre infrastrutture, altrimenti subentra la fatica nelle pubbliche opinioni. Pubbliche opinioni, come quella italiana, che in queste settimane vengono inquinate dalle false notizie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa), dalla propaganda russa.

Lo ripeto, Navalny langue oltre il Circolo polare artico, in una cella di sicurezza, lontano da tutto, solo perché Putin vuole fare tabula rasa di qualsiasi forma di opposizione civile e politica. Noi consentiamo, perché siamo un Paese libero e liberale, perfino a Dugin, l'ideologo del massacro degli ucraini, di parlare a Lucca, questa è la differenza. Di questa differenza, cari colleghi, non possiamo fare l'economia.

Per questo - e vado a concludere - non possiamo consentire a Putin impunemente di fare quello che vuole fare, una sorta di soluzione finale, che dall'Ucraina passerebbe immediatamente ad altri territori, perché questo ci insegna la storia. Noi vogliamo un esercito comune europeo, un sistema comune di difesa, una politica estera di difesa, gli Stati Uniti d'Europa, che però, senza esagerare, sono l'opposto del nazionalismo sovranista di tanta propaganda anche di chi oggi sta al Governo.

Quelli dobbiamo costruire, e chiudo, signor Presidente: nella nostra risoluzione noi abbiamo anche inserito l'impegno al Governo perché in sede europea e in sede di G7 si lavori, nel rispetto del diritto internazionale, per usare oltre 300 miliardi di asset russi bloccati, riserve bloccate nei Paesi del G7 e dell'Unione europea. Che quegli oltre 300 miliardi vengano utilizzati, si faccia di tutto per metterli a disposizione dell'Ucraina per la ricostruzione, una volta ottenuta una condizione di pace giusta, che non può essere la resa a Putin, perché la resa a Putin oggi produrrebbe le guerre di domani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti della scuola secondaria di primo grado Via Massimo D'Azeglio di Frascati, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Noi condividiamo l'intervento del Ministro Crosetto tenuto oggi in quest'Aula e voteremo coerentemente “sì” alla proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi militari in favore del popolo ucraino. Lo faremo, signor Presidente, signori colleghi, finché Putin non sarà tornato a casa sua. Putin go home (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). È un'espressione utilizzata in passato, ricorderete, per la guerra in Vietnam, Yankee go home, ed era un'espressione utilizzata dalle opinioni pubbliche progressiste, pacifiste, italiane, europee, perfino statunitensi, e che contrastò l'invasione americana nel Vietnam del Nord.

E quei cartelli Yankee go home erano issati da pacifisti coraggiosi, che non avevano paura di prendere una posizione individuando l'aggressore e l'aggredito, e sapevano anche che, in quegli anni lì, i cinesi e i russi fornivano le armi al Vietnam del Nord. Nessuno scambiò quei gesti come un voler alimentare un conflitto. Noi abbiamo, invece, nel nostro Paese pacifisti de' noantri, quelli che non hanno il coraggio di scendere in piazza con i cartelli “Putin go home”, quelli che non parlano di invasione russa, ma parlano di conflitto russo-ucraino.

Ci sono pacifisti opportunisti che hanno votato il primo invio di armi in questo Parlamento e lo hanno fatto perché c'era la spinta di un'opinione pubblica che era solidale nei confronti del popolo ucraino. Quindi, facilmente si sono messi laddove il vento soffiava. Non occorre essere statisti per comprendere che, quando una guerra dura a lungo, le opinioni pubbliche delle democrazie occidentali tendono a essere più stanche, anche per le influenze che quel conflitto ha sull'economia dei propri Paesi.

Quando quel vento ha cominciato a cambiare, il MoVimento 5 Stelle, da favorevole al sostegno militare al popolo ucraino, ha cominciato a votare contro, e voterà contro anche oggi.

Ci sono anche, dall'altro lato, pacifisti che possiamo definire integralisti, coerenti, in buona fede, che hanno sempre votato contro l'invio delle armi, ma che vivono, Presidente, in una realtà parallela. C'è la guerra e vivono in un mondo fatto di pace e di fiori. Dispiace che in quest'Aula non voteremo tutti favorevolmente a questo invio delle armi, e dispiace anche che venga utilizzata la parola “pace” a danno di chi vorrebbe vivere in pace. Il popolo ucraino vorrebbe vivere in pace e loro utilizzano la parola “pace” contro quel popolo.

Tutti e due questi pacifismi hanno un denominatore comune e cioè vivono di protezione a basso costo, la protezione di quelli che criticano perennemente e che sono gli americani. Dovremmo un po' svegliarci, Presidente, perché questa protezione non è più nemmeno così scontata, non lo è più. Magari fra qualche mese ci troveremo malauguratamente Trump come Presidente degli Stati Uniti d'America, un uomo che non ama l'ONU, e l'ha detto in tutti i modi, che vuole indebolire la NATO, mentre a seguito del conflitto russo-ucraino si è rafforzata e addirittura allargata, e che, magari, lascerà solo noi europei a vedersela con l'espansionismo russo.

L'unica pace possibile, signor Ministro, signor Presidente, è figlia di una diplomazia che miri anche a dividere il fronte autocratico e che funziona solo se il fronte democratico viene considerato almeno altrettanto forte.

Questa forza diplomatica, che è anche militare, non può essere caricata soltanto sulle spalle degli Stati Uniti d'America, mentre l'Italia e l'Europa si divertono a fare le anime belle. Oggi, il 70 per cento della forza militare NATO è in capo agli americani. Non mandando le armi in Ucraina, non destinando il nostro 2 per cento del PIL alle spese militari della NATO, non realizzando un'unica forza militare europea, credo che non faremo, innanzitutto, il nostro bene. Non credo che esista in quest'Aula un solo parlamentare che non voglia la pace nel mondo senza alcuna deterrenza militare, non ci credo. È utopia pensarlo, può essere un'aspirazione ideale che condiziona i nostri comportamenti, non una realizzazione possibile praticamente. È la storia del nostro mondo che lo insegna e che lo ha dimostrato.

Ora, nessuno pensa, Presidente, che Hamas e i russi abbiano coordinato le loro azioni; quei due conflitti hanno radici storiche profondamente diverse, ma che qualcuno sfrutti una condizione di squilibrio internazionale, che lavori a unire i puntini Russia, Iran, Cina, in uno scacchiere mondiale e questo generi un'altra diversa guerra, fredda, per fortuna, mi pare assolutamente evidente; e negare questa evidenza è da stolti, è da persone che lo fanno soltanto per una pura speculazione elettoralistica.

Anche oggi, come allora, o si trova un equilibrio tra potenze o è la catastrofe e l'intesa non la trovi certo disarmandoti mentre gli altri sono una fabbrica di armi. L'escalation non è figlia delle armi che noi mandiamo al popolo ucraino, semmai, è vero il contrario: senza una difesa dell'Ucraina che coinvolga tutto il mondo occidentale rischieremmo l'escalation.

Oppure, si propone - e io non credo che lo si possa fare, essendo convinti di quello che si dice - di stare qui a girarci i pollici mentre Putin invade, fabbrica armi, riceve missili dai nordcoreani e dagli iraniani. Mentre noi, oggi, voteremo in questo Parlamento, mentre il Congresso americano voterà per l'invio delle armi, quello decide e va avanti e noi continuiamo a pensare che tutto questo non accada. Viviamo in un mondo fantastico che ci mette oggettivamente in una condizione di incredibile irrealtà. Lì vanno avanti con la forza di spietate dittature che decidono liberamente di intervenire e i due luoghi dove c'è, prevalentemente, in questo momento, uno scontro fra un modello democratico e un modello autocratico sono l'Ucraina e Israele. A me non piace Netanyahu, ma è un uomo scelto dal suo popolo, da una democrazia e quell'avamposto lì, così come l'avamposto ucraino, sono a difesa delle nostre democrazie.

Difendere quei popoli, difendere quei sistemi vuol dire difendere un sistema occidentale che abbiamo costruito con fatica, in tutti questi anni.

Credo, e concludo, signor Presidente, che noi dobbiamo ringraziare coloro che si stanno sacrificando per difendere quelle democrazie e dobbiamo sostenerli; li abbiamo sostenuti finora con forza, dobbiamo continuare a farlo, non possiamo mollare adesso. Il Ministro ha fatto bene a dire che possono aprirsi scenari diplomatici anche con idee di delimitazioni territoriali diverse rispetto a quelle che erano state alla base di questo conflitto, però, credo che l'unica via per una pace duratura sia quella di riuscire a sostenere quella resistenza fino in fondo. Tra l'altro, come diceva Churchill, non è neanche compito nostro sostenerla con il sangue, con la fatica, con il sudore, con le lacrime, quelli sono tutti in capo al popolo ucraino. Noi dovremmo almeno sostenerli con il nostro sostegno umanitario, le armi, la lucidità, la determinazione. Almeno questo credo che lo dobbiamo a quel popolo. Voteremo per questo, signor Presidente, a favore, perché la missione in Ucraina non è ancora compiuta (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto comprensivo Piazzale della Gioventù 1, di Santa Marinella, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, in questo periodo, mi chiedo spesso che cosa voglia dire pace e, quindi, sono andato anche a vedere la definizione che ne dà il vocabolario Treccani, che dice precisamente: assenza di guerre e scontri, sia all'interno di uno Stato, sia tra Stati e popolazioni diverse; ritorno alla tranquillità dopo un periodo di guerra. L'allitterazione è quasi d'obbligo nel dire che è pacifico che l'obiettivo - almeno, lo spero - di tutti i presenti in quest'Aula sia di raggiungere la pace nel cuore dell'Europa, ma il problema è come si ottiene l'interruzione delle ostilità quando un Paese come la Russia che, seppure in declino rispetto ai fasti di un tempo, resta una potenza economica e militare in grado, tra l'altro, lo abbiamo visto in questi mesi, di riconvertire la sua produzione industriale. Cosa fa la Russia? Invade il territorio di uno Stato come l'Ucraina, che si è autodeterminato indipendente nel 1990, in occasione della dissoluzione dell'Unione Sovietica; questa Ucraina, che di vasto ha - o, forse, aveva - solo i campi di grano che caratterizzano la sua bandiera, ma che vanta una fortissima identità culturale e politica, distinta da quella russa. È altrettanto pacifico che l'Ucraina, da sola, non sarebbe stata in grado di resistere alle forze di occupazione russe e che oggi, se non avessimo sostenuto l'Ucraina, noi, come la NATO, avremmo uno Stato sovrano in meno nel cuore del nostro continente. Ecco, uno scenario di questo tipo sarebbe inaccettabile e almeno su questo dovremmo essere tutti d'accordo.

Pensare che uno Stato, in virtù della propria potenza militare, possa determinare l'annessione dei territori di un altro Stato sovrano, con delle proprie istituzioni e un Governo democraticamente eletto, con una sua identità culturale, linguistica e sociale ben definita e distinta, è qualcosa di profondamente contrario ai principi di base che sottostanno a tutte le organizzazioni internazionali e le alleanze di cui facciamo parte, dalle Nazioni Unite all'Alleanza atlantica. Infatti, in ballo, in questa nostra discussione, non vi sono solo questioni territoriali o il controllo di uno snodo commerciale essenziale come quello del Mar Nero, ma vi è soprattutto l'appartenenza a uno schieramento che si basa sulla condivisione di princìpi e valori radicati nella nostra cultura, che è la cultura occidentale. Noi Moderati, il nostro gruppo, da sempre indica essenziale per il nostro Paese la collocazione europea e atlantica, proprio in virtù dei valori che condividiamo, ed è in seno a questo sistema di alleanze che si determina la posizione dell'Italia, chiaramente e fin dal primo istante accanto all'Ucraina.

E, allora, colleghi, credo sia necessario domandarsi come si possa sostenere un Paese vittima di un'aggressione, come si possa evitare che i suoi territori siano conquistati e la sua popolazione assoggettata a nuove leggi e nuove autorità, ancor peggio alla violenza della dominazione. Il Segretario generale della NATO, Stoltenberg, circa un anno fa, disse: se vogliamo una soluzione di pace negoziata in cui l'Ucraina sopravviva come Paese democratico e indipendente, il modo più rapido per arrivarci è sostenere l'Ucraina, e per questo le armi sono di fatto la via per la pace. Noi possiamo discutere quanto vogliamo in via teorica se le armi possano essere definite strumenti di pace, se la presenza di armi inasprisca i conflitti e aumenti la violenza e le vittime civili, ma poi c'è la realtà: un Paese invaso, che deve difendersi per poter resistere e trattare le condizioni di pace, deve essere messo in grado di difendersi. Su questo principio di realtà, e io aggiungerei anche di lealtà, si devono fermare le polemiche, si devono fermare i distinguo. Essere per la pace, nel contesto dell'invasione russa dell'Ucraina, vuol dire sostenere il Paese, un Paese vittima di un'aggressione, anche attraverso l'invio delle armi.

E, allora, io mi sento di ringraziare, a nome di tutto il gruppo, il Ministro Crosetto, per questa informativa e per aver proseguito, per le sue competenze, in raccordo con il resto del Governo, con costanza e impegno, il sostegno al popolo ucraino, anche mentre l'opinione pubblica era distratta dall'intensificarsi del conflitto in Medio Oriente. Nella cosiddetta tempesta perfetta, che sembra prepararsi da quel maledetto sabato 7 ottobre, l'Ucraina e il suo destino rischiano di passare in secondo piano. Il riaprirsi di vecchie ferite e questioni irrisolte che pregiudicano la sopravvivenza dello Stato di Israele e non hanno mai consentito la definizione di uno Stato palestinese, il riaccendersi del conflitto tutto interno al mondo musulmano tra sunniti e sciiti, e il posizionamento delle potenze mondiali a sostegno dell'una o dell'altra parte, un fenomeno che noi sappiamo bene si verifica continuamente e che rischia sempre di allargare l'impatto delle tensioni dei conflitti che, altrimenti, sarebbero conflitti regionali: tutto ciò richiede obbligatoriamente un'attenzione internazionale, anche e principalmente in relazione alle conseguenze economiche, oltre che a quelle politiche.

E se, a causa della guerra in Ucraina, abbiamo sperimentato la crisi energetica, le contrazioni nelle forniture del grano e nel traffico merci sulla rotta del Mar Nero - pensiamo solo ai materiali per l'industria siderurgica - e la conseguente fiammata inflazionistica, del conflitto in Medio Oriente già si sentono i primi effetti sul commercio internazionale. Come ha accennato il Ministro Crosetto nella sua informativa, gli attacchi russi a navi commerciali e petroliere nel Mar Rosso rischiano di compromettere la percorribilità delle rotte strategiche tra l'Oceano Indiano e il Mar Rosso. Voglio ricordare che queste rappresentano il 12 per cento del commercio globale e rischiano di compromettere anche le relazioni tra gli Stati del Golfo, del Medio Oriente e del Corno d'Africa. Una guerra, quella nello Yemen, spesso ritenuta marginale, ma che, nell'inasprirsi delle contrapposizioni regionali, rischia di avere effetti molto più ampi e incisivi. Quindi, lo scenario internazionale va, purtroppo, complicandosi, ma non possiamo dimenticare quanto accade in Ucraina, con un conflitto per nulla congelato, come pure ci si sarebbe attesi, ma sempre più intenso sul campo, come lei, Ministro Crosetto, ha giustamente ribadito. E bene ha fatto, dunque, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a dedicare la prima conversazione telefonica con un leader internazionale, dall'avvio della Presidenza del G7, proprio alla crisi ucraina, sentendo personalmente il Presidente Zelensky. Il Presidente Meloni ha assicurato che l'aggressione russa all'Ucraina sarà al centro della Presidenza italiana del G7 e ha confermato il continuo sostegno, in ogni ambito, del Governo italiano alle autorità ucraine, con l'obiettivo di raggiungere una pace giusta e duratura.

E bene anche la proroga al 31 dicembre 2024 dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina. D'altronde, il 1° marzo 2022, i due rami del Parlamento, a conclusione delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina rese dal Presidente del Consiglio, avevano approvato risoluzioni che impegnavano, tra l'altro, il Governo: ad attivare, con le modalità più rapide e tempestive, tutte le azioni necessarie per assicurare assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura, nonché, tenendo costantemente informato il Parlamento in modo coordinato con gli altri Paesi europei alleati, la cessione di apparati e strumenti militari che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione (questo è un orientamento che poi è stato confermato e precisato nelle risoluzioni approvate dal Senato e dalla Camera nel giugno 2022); a continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzione ucraine, comprese le cessioni di forniture militari. Quindi, confidiamo in un ampio consenso di quest'Aula a proseguire in tal senso, nell'alveo delle alleanze, dei valori e princìpi che connotano da sempre la presenza italiana sullo scacchiere internazionale, con il chiaro obiettivo di raggiungere una pace giusta.

Confermiamo, quindi, il sostegno di Noi Moderati alla linea seguita dal Governo, continuando a sostenere, in linea con gli impegni assunti e con quanto sarà ulteriormente concordato in ambito NATO e Unione europea, le autorità governative dell'Ucraina, anche attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari. Al contempo, però, signor Presidente, proprio in virtù del tempo guadagnato grazie alla resistenza ucraina, è necessario profondere tutti gli sforzi diplomatici con l'obiettivo di porre fine al conflitto. Stare accanto al popolo ucraino non vuol dire solo fornire assistenza umanitaria, ma anche impegnarsi a raggiungere una pace giusta e ad avviare il prima possibile un processo di ricostruzione e rilancio dell'economia. Come Noi Moderati, è nostra intenzione proseguire su questa strada, in piena sinergia con gli intendimenti dell'Unione europea e degli alleati occidentali (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, le sue comunicazioni si sono svolte in due tempi. Partiamo dal primo. Lei oggi è venuto in quest'Aula e in modo molto chiaro ci ha detto alcune cose. Provo a ripercorrerle.

In primo luogo, ci ha detto che, dopo quasi due anni dall'inizio di questa guerra, dall'aggressione russa all'Ucraina, il conflitto si trova in una fase di stallo e si avvia verso quella che gli analisti, mettiamola così, definiscono una guerra di posizionamento e di logoramento. Poi ci ha detto un'altra cosa. Ci ha detto che chi pensava all'inizio che il tempo giocasse contro la Russia, si è dovuto ricredere, perché, come lei ha detto, il tempo gioca a favore di Vladimir Putin, perché Vladimir Putin - e lei ha ragione - è poco interessato ai morti e al logoramento della guerra. Poi ci ha detto che l'obiettivo della comunità internazionale resta - non può che essere così - quello della liberazione dell'Ucraina e del ripristino della sua piena integrità territoriale entro i confini riconosciuti. Ma subito dopo ci ha detto: ma bisogna essere realisti e guardare a quel che accade sul terreno. E ha aggiunto: potrebbe essere giunto il momento di una decisa iniziativa diplomatica.

Signor Ministro, qui però c'è un problema, che, intendiamoci, non riguarda solo lei e solo questo Governo, e credo me lo possa riconoscere. Ho avuto e abbiamo avuto questa posizione con continuità e coerenza. Fin dall'inizio della guerra, fin dall'inizio dell'aggressione russa all'Ucraina, pochi in quest'Aula dissero: attenzione, perché la scelta di investire tutto sull'escalation militare, per rispondere a quella cruciale domanda che lei ha posto a un certo punto, interloquendo anche con l'onorevole Zanella - ossia, come facciamo a difendere un asilo sotto le bombe, e dirò poi qualcosa su questo -, investire solo su questa strada rischia di allungare drammaticamente il conflitto e rischia di sottrarre all'Europa e al nostro Paese la possibilità di costruire, in piena autonomia, un ruolo in grado di svolgere una funzione proattiva sul terreno della politica, nella costruzione di una fuoriuscita diplomatica dal conflitto.

Finiamola per favore - e qui c'è l'altro punto - di definire - non mi riferisco solo al collega Faraone, a cui mi rivolgo per il tramite del Presidente - i pacifisti come sognatori, o peggio come ipocriti, o persone che vivono fuori dal mondo. La pace non è soltanto un'esigenza etica nel mondo, che torna ad essere travolto dalla guerra e dalle guerre. La pace è innanzitutto la ragione di una politica possibile e necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Qui c'è un punto: questa iniziativa diplomatica, a cui lei ha fatto riferimento, dicendo “potrebbe essere giunto il momento”, dove sta? Possibile che non ci sia nessuna personalità in Europa, che sia un Ministro, o un Capo di Governo, in grado di proferire una parola sulla natura di questa possibile iniziativa diplomatica? Diteci qualcosa! Da dove ripartire? Da Minsk? È un Minsk 2? È un Minsk rafforzato? È un nuovo Minsk? È la cessione di una parte del territorio, di fronte al realismo necessario a cui lei ci ha richiamato in quest'Aula? Diteci qualcosa, perché c'è una cosa che è insopportabile e che produce una contraddizione - questa sì - irrisolvibile e cioè il fatto che, di fronte alla sua ricostruzione, la conseguenza sia dunque che noi, per ragioni di coerenza, non possiamo che continuare a fare quello che abbiamo fatto fino a ieri. Qui cade l'asino, perché, quando una strategia, che è diventata l'unico terreno di investimento di buona, larga, larghissima parte della comunità internazionale, misura la sua inefficacia, c'è poco da fare. A chi mi contestava in quest'Aula la posizione contraria all'invio delle armi, io dicevo: “Guardate che forse non funzionerà”. E chi mi contestava diceva: “Fermo lì, perché sennò Putin arriva in un'ora a Kiev, poi va più in là, poi va ancora più in là e le armi serviranno a costruire l'equilibrio necessario perché la trattativa si avvii”. Però, questo equilibrio quando arriva? Qual è il punto sul campo, a cui lei ha fatto riferimento, da cui partire per costruire una proposta, che però ha bisogno di essere almeno sommariamente tratteggiata? La nostra presa di parte dentro questo scenario non ci mette nella condizione di, ma ci costringe a giocare attivamente un ruolo in grado di definire una possibile fuoriuscita e a chiamare i soggetti coinvolti, quelli più drammaticamente coinvolti - a cominciare dagli aggrediti, dagli ucraini, e poi dai russi, gli aggressori -, affinché si misurino su quel terreno di proposta politica. Ma questo è quello che manca, che continua ad essere completamente cancellato. Abbia pazienza, sono grato personalmente a lei, Ministro della Difesa, di aver messo tutti i mezzi a disposizione del cardinale Zuppi per recarsi, come inviato del Papa, a Kiev e in qualche altra parte del mondo - avete fatto benissimo e ve ne rendo merito -, ma il punto è che, sui vostri mezzi, c'era l'inviato del Papa e, invece, vorremmo che sui mezzi, non solo della Difesa italiana, ma dei Paesi dell'Unione europea, ci fossero collettivamente, sulla base di una collettiva posizione politica, costruita collettivamente e in piena autonomia, i rappresentanti dell'Unione europea, che scompare dentro il quadro geopolitico (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), in grado di mettere giù un elemento di dinamizzazione positivo del quadro. Su questo terreno c'è poco da fare: stiamo lì, continuiamo a stare lì, fermi, privi di una capacità di scarto, che rischia di fare della guerra in Ucraina il terreno di un massacro infinito. I numeri sono stati dati più e più volte - li ha dati lei, in parte -: 8 milioni di mine - come si fuoriesce dalla guerra in un Paese con 8 milioni di mine? Cinquecentomila tra soldati ucraini e russi morti, 10.000 civili, e i lutti si allungano, si allungano e si allungano. Possibile che non si colga qui la necessità di un elemento di discontinuità? Non regge il giochino.

Di fronte alla realistica e onesta ammissione che lei ha fatto in quest'Aula, occorrerebbe la capacità di una conseguenza, di ammettere che dunque, forse, è arrivato il momento di determinare un qualche tratto di discontinuità sul piano delle scelte che hanno caratterizzato il nostro posizionamento. E, siccome la scelta una è stata: ossia armi, armi e armi, sempre di più, sempre più potenti e sempre più distruttive da parte dell'intera comunità internazionale, forse una riflessione sarebbe doverosa prima che qualcun altro ce la imponga - attenzione, perché è stato ricordato lo scenario delle elezioni americane - e prima che qualcuno ci telefoni per dire che c'è una novità, che è finita, che prendiamo atto di quel che c'è e lo facciamo in barba ai valori.

E qui c'è la seconda parte e il secondo tempo del suo intervento, su cui vorrei dirle qualcosa di più netto. Lo dico a lei, ma lo dico all'Aula: risparmiatevi - e risparmiamoci - la retorica sulla guerra, perché con la guerra la retorica non va mai d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). La guerra è troppo dura e troppo violenta per accettare la retorica. Ma oggi, oggi, dopo tre mesi di uno sterminio senza fine a Gaza, la retorica è semplicemente impronunciabile e inaccettabile nell'Aula di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Signor Ministro, lei non può venire qui a raccontarci che, per difendere un ospedale sotto le bombe, bisogna fare qualcosa, mentre ogni giorno e ogni ora, a Gaza, muoiono migliaia di civili negli ospedali e nelle scuole. E noi, la comunità internazionale e il nostro Governo non siamo stati capaci ad Israele di imporre neanche lo straccio di un elemento di discontinuità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), non una sanzione, non un atto diplomatico un po' più deciso nei confronti delle rappresentanze diplomatiche, non una discussione in sede europea sul trattato tra Israele e Unione europea: non c'è niente su questo fronte.

Allora, se il diritto internazionale è l'unica bussola, poteva essere ovunque; se il diritto internazionale è l'unica bussola, lo sia dovunque e io sono pronto a ridiscutere persino la posizione che ho sempre assunto su questo fronte. Lo sia ovunque, lo sia nei confronti del popolo curdo, sterminato dall'alleato Erdoğan, membro autorevolissimo dell'Alleanza atlantica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), a cui ci prepariamo a fornire altri finanziamenti, con l'arrivo al 2 per cento del PIL. Infatti, noi continuiamo ad aumentare la spesa militare nazionale, mentre avremmo bisogno di far convergere risorse sulla costruzione di una vera difesa europea, in grado di consentire all'Europa la costruzione di un profilo pienamente autonomo, in uno scenario globale sempre più complesso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e prima o poi, discuteremo anche di politica estera in un mondo come questo. Dobbiamo discutere di quelli con cui dobbiamo parlare: ma con chi dobbiamo parlare? Ma come lo governiamo questo mondo, di fronte alla crisi dell'impero americano, a una Cina con la quale non si parla e che però ha un bel ruolo…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). …alla Russia che è quel che è, ad un'Europa muta, claudicante e priva di strumenti? Tutto questo insieme segna il limite di una politica ed è sulla politica che noi avanziamo una contestazione, sulla politica senza strumentalità. Lei lo sa, non siamo tra quelli che su questi temi cambiano posizione, lo diciamo con rispetto a questo Governo come agli altri Governi: la politica, di fronte alla tragedia della guerra, chiede un salto di qualità, chiede il coraggio di misurare l'efficacia delle scelte che si sono determinate.

Oggi, dopo due anni, c'è poco da fare; la scelta dell'escalation militare una cosa l'ha dimostrata: non aiuta a terminare la guerra, ma allunga le tragedie e continua a rinchiudere l'Europa nello spettro e nell'incubo di un suo dissolvimento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervenire dopo il collega Fratoianni lo considero un privilegio perché se c'è un collega che più stimo nel dibattito - e lo dico anche quando le nostre posizioni non coincidono - è certamente lui. Io credo che, in questo Parlamento, che è sempre investito di un dato di solennità, perché appartiene a questo Parlamento la sovranità delle decisioni, della legislazione e del dibattito che stiamo facendo, oggi sia richiesto un di più ed è un di più di gravità, perché, quando il Parlamento dibatte di un conflitto armato, di una guerra frutto di un'invasione illecita, non lo può fare a cuor leggero, non lo può fare con superficialità.

Noi, Ministro, dal primo giorno in cui il nostro Paese - nel Governo precedente e in quello attuale - ha assunto la posizione di sostenere il popolo ucraino, siamo nella posizione che questo Governo sta esprimendo, siamo nella posizione che il Governo Draghi ha espresso per tutta la durata del mandato.

Mi faccia anche dire che, quando lei viene in Aula, per me è un dovere ringraziare tutte le donne e gli uomini delle nostre Forze armate e, oggi, credo sia un dovere ringraziare anche tutte quelle famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) che, nella vicenda del popolo ucraino, si sono prestate ad accogliere donne e bambini. Sono migliaia e hanno offerto, insieme al supporto sacrosanto e necessario all'azione militare, un supporto umanitario, dal mio punto di vista, impagabile.

Però, vede, oggi è mancata nel nostro dibattito quella gravitas che, secondo me, ci è richiesta. Quando sento un collega dire quanti soldi abbiamo gettato per assicurare armi al popolo ucraino e cosa avremmo potuto fare, c'è un'omissione che io sento così grave e profonda nel dire cosa sarebbe accaduto se non avessimo fatto questo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Lo rivendico con forza, perché io non accuso nessuno di pacifismo e mi ritengo orgogliosamente un pacifista convinto, figlio di quella cultura del cattolicesimo democratico che ha espresso il mio impegno politico. Non si può non considerare che, se la guerra fa a pugni con la retorica, la guerra non ha paura della retorica. E noi, oggi, dobbiamo fare una considerazione su un punto: che la pace la raggiungiamo in un minuto senza assicurare sostegno al popolo ucraino; il conflitto cessa il minuto dopo, se non assicuriamo sostegno al popolo ucraino. Su questo avete ragione, colleghi: tutte quelle risoluzioni in cui si dice “basta sostegno all'Ucraina” fanno cessare il conflitto e lo fanno cessare con l'annientamento del popolo ucraino, con l'annientamento di quella democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) e con un precedente per cui chiunque voglia imporre lo Stato di violenza a quello di diritto, lo Stato di forza a quello liberale, in questo pianeta, in questo continente, in questa parte del mondo, lo può fare.

Non lo dico con l'enfasi di chi vuole la guerra, lo dico però con il senso di realtà di chi non si sottrae da un esercizio che è richiesto a tutti noi. Cosa facciamo se ci sottraiamo da questo sostegno? E come possiamo? Lo dico perché, molto spesso, anche quando affrontiamo in quest'Aula le discussioni legate a violenze e soprusi sulle persone, ci ricordiamo reciprocamente che la peggiore delle violenze è quella che devono sopportare la persona o il popolo che, aggrediti o violentati, dopo, devono essere messi sullo stesso piano dell'aggressore. Sento considerazioni, che io rispetto, ma che mi preoccupano profondamente - ed è il senso del nostro atteggiamento, anche politico, in quest'Aula -, per cui bisogna arrivare alla pace ed entrambi devono rinunciare a qualcosa. Ebbene, non c'è peggiore violenza che dire a chi è stato aggredito, occupato, invaso: “anche tu sei sullo stesso piano dell'aggressore, a qualcosa devi rinunciare”. Ma a che cosa? A un pezzo di sovranità? A un pezzo di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)? È l'idea che qualunque soggetto oggi, in Europa, si può vedere invaso e sentirsi dire “eh, ma a qualcosa devi pur rinunciare”.

Allora, è con il cuore pesantissimo che questo Parlamento si deve prendere questa responsabilità e dovrebbe farlo insieme, non in relazione al fatto che qualcuno vuole la guerra o vuole che questa cessi, ma in relazione al fatto che la pace - che è l'obiettivo dal quale non possiamo distrarci ed è ciò (ha ragione il collega Cuperlo) di cui abbiamo beneficiato noi negli ultimi 70 anni e che dobbiamo assicurare a chi verrà nei prossimi 70 - a noi l'hanno assicurata nella piena libertà di autonomia e di esercizio dello Stato di diritto.

E la dobbiamo assicurare dentro la costruzione di una pace giusta, che dica all'aggressore: “non ti è consentito”. E se l'aggressore non ascolta ragioni, bisogna fare quello che il nostro Paese ha fatto: dare vita ad una resistenza che dica all'aggressore: “torna dentro ai tuoi confini”. E come abbiamo sostenuto quella Resistenza, oggi, senza nessuna ambiguità e con il cuore ugualmente pesante pensando alle vittime che questa resistenza genera, lo facciamo, e lo facciamo con convinzione.

E vi dirò di più. Non dobbiamo solo difendere il popolo ucraino, colleghi, dobbiamo difendere anche il popolo italiano, e glielo voglio dire, Ministro, perché, secondo me, deve essere un'azione sulla quale questo Governo pone particolare attenzione. Il popolo italiano è sotto ad un attacco culturale, di costruzione di iniziative in tutto il Paese e in tutta Italia che raccontano di una ricostruzione, di una ripartenza. La mia Modena è stata interessata da un'iniziativa che raccontava la grande ripresa di Mariupol, città violentata, devastata, assediata, rasa al suolo. È in gioco non solo la libertà del popolo ucraino, non solo la propria capacità di assicurarsi democrazia, ma quella dell'intera Europa e non si può lasciare solo il popolo ucraino oggi. Lo dico con rispetto, perché, per suo tramite, il collega Fratoianni dice “vi abbiamo detto che le armi non sarebbero servite, se oggi c'è ancora il conflitto avevamo ragione”. No, collega, senza quelle armi certo che il conflitto sarebbe finito, ma sarebbero finite anche la libertà, l'autonomia e l'indipendenza di quelle persone (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe). E siamo ancora qui a combattere per quella libertà, quell'autonomia e quell'indipendenza di quelle persone, e una grande democrazia come la nostra non si sottrae da questo, non si sottrae mai, con il cuore pesante.

Il mio collega Rosato, Ministro, ha fatto accenni puntuali agli impegni che non stiamo rispettando, perché il popolo ucraino e il Governo di Kiev stanno rivedendo la propria strategia di controffensiva, perché sono privi di quelle munizioni e di quegli impegni che ci eravamo presi, perché non sono sufficienti a reggere la conversione dell'industria russa rispetto agli impegni che noi abbiamo e gli accordi che i russi hanno stretto con Corea del Nord e Iran. E, se quella resistenza va a rischio per il mancato supporto, allora non perde Kiev, non va a rischio la battaglia, va a rischio la capacità di dare una risposta ad una aggressione illecita e ingiusta. Allora noi, Presidente, oggi voteremo - perché non riesco a vivere questo come un dibattito di contrapposizione politica, anche con quelle forze che la pensano diversamente da noi - tutte quelle risoluzioni che dicono che il nostro Paese rimane al suo posto, dove è, cioè a sostegno del popolo ucraino (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mule'. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro della Difesa, membri del Governo, onorevoli colleghi, ci sono momenti in cui non è necessario spendere tante parole, avventurarsi in discorsi pieni di citazioni, sfoggiare una retorica o un'oratoria arguta. Ci sono momenti in cui la scelta è semplice, direi drammaticamente semplice: bianco o nero, bene o male, stare di qua o stare di là.

Quando, quasi due anni fa, ci trovammo davanti a un bivio della coscienza che ci interrogava e ci chiedeva se l'Italia voleva stare dalla parte della democrazia, della libertà, del diritto di autodeterminazione dei popoli, del rispetto dei diritti umani, non avemmo tentennamenti, non fummo sfiorati dal dubbio. Bianco o nero, bene o male. Il Governo e il Parlamento presero una decisione scontata: scegliemmo la protezione del bene e la condanna del male. Che cosa è cambiato due anni dopo? Forse che la democrazia, la libertà, il diritto di autodeterminazione dei popoli, il rispetto dei diritti umani sono stati riconsegnati al popolo ucraino? Forse che i precetti fondanti del diritto internazionale, la sacralità dei principi sanciti dalle Nazioni Unite e, soprattutto, i canoni del diritto naturale, che comprende, per sua descrizione, le norme proprie della natura umana, come il diritto alla vita, alla libertà, non a caso scolpiti nella Dichiarazione universale dei diritti umani adottata dall'ONU, sono stati restituiti integri, come è dovere che sia, ai cittadini dell'Ucraina?

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 12,34)

GIORGIO MULE' (FI-PPE). La risposta è no. E in nome di che cosa il diritto naturale è stato e continua a essere negato e violentato quotidianamente dalla stessa identica, crudele, violenta, illogica del sopruso? In Ucraina è in atto ancora oggi il tentativo di negazione del diritto all'identità che è causa della negazione di tutti i diritti sociali, civili e politici, in quanto si vorrebbe la popolazione sottomessa e la Nazione annessa alla Federazione russa. Ma è ancora la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che sollecita la nostra coscienza e ci ricorda, all'articolo 15, che ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza e che nessun individuo può essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza. Sapete qual è la conseguenza della negazione di questo diritto? Sta in una parola ed è invisibilità. Nel caso dell'Ucraina, l'invisibilità equivale alla morte, allo sterminio dell'esercito e dei civili, all'annientamento di qualsiasi causa si frapponga fra la violazione di un diritto fondante dell'umanità e l'arroganza di una pretesa sconosciuta prima ancora che ai codici del diritto a quello della civile convivenza dei popoli. Ancora una volta, bene o male, bianco o nero.

Noi oggi continuiamo a parlare di diritto alla legittima difesa dell'Ucraina, di protezione della sua popolazione, ci troviamo a sfidare l'incredibile accusa di essere stanchi di una guerra che il mondo occidentale subisce, mentre migliaia di ucraini, di ogni età e ogni ceto, muoiono ogni giorno. Quando si è stanchi ci si ferma, si dice basta, si rinuncia ad andare avanti. Qualcuno in quest'Aula potrebbe mai stancarsi di rivendicare il diritto naturale ad essere libero di vivere in uno Stato sovrano? No, invocherebbe, a ragione, una resistenza ed è la Resistenza che l'Italia oppose all'invasore nazifascista nel secolo scorso. Ed è la stessa Resistenza, indomita e instancabile, capace, dunque, di vincere ogni stanchezza, che reclama oggi l'Ucraina. Vogliamo negare l'ossigeno a questa resistenza? Vogliamo determinare l'eutanasia dei diritti in Ucraina? Vogliamo essere, in una parola, complici dell'annessione dell'Ucraina alla Federazione russa? Non lo farà mai Forza Italia, non lo farà mai il centrodestra, non lo farà mai questo Governo e mi auguro non lo faranno le forze rappresentate in quest'Aula. Fermarsi oggi, chiudere il canale di sostegno all'Ucraina che l'Italia ha aperto con la NATO e l'Unione europea, fin dal momento dell'invasione della Russia, equivarrebbe a staccare le macchine che contribuiscono ad alimentare la resistenza ucraina.

A chi dalla sua comoda poltrona, costruita con il sangue della Resistenza, conservata grazie alla tenacia e alla perseveranza di chi ha saputo difendere la nostra democrazia nel solco della Costituzione, a coloro che concionano oggi con accuse di retorica, a chi, con sprezzo del ridicolo, teorizza una guerra per procura degli Stati Uniti, come se l'America avesse spinto la Russia a invadere l'Ucraina, ebbene la risposta è semplice: andate a Kiev, andate ad Odessa, andate a Kharkiv, andate a Zaporizhzhia, andate a Leopoli, andate nel Donetsk, respirate l'area contaminata dalla minaccia dell'invasore, sentite l'odore della sottomissione e della negazione dei diritti, poi tornate e fate ammenda e, se ne sarete capaci, con la vostra coscienza. A coloro che ci accusano di avere un atteggiamento bellicista, agli smemorati che anche in quest'Aula hanno dimenticato di essere stati promotori del sostegno incondizionato ai diritti dell'Ucraina, a cominciare dalla fornitura delle armi fin dalla primavera del 2021, l'invito è quello di abbandonare la politica della convenienza e tornare nel solco del rispetto dei valori su cui si fonda l'Europa e dunque loro stessi. Chi contrasta l'alleanza che si tiene insieme nel nome di valori fondanti come democrazia e libertà al fianco dell'Ucraina invasa dalla Federazione russa? Chi sono cioè i volenterosi regimi, le autocrazie rette da dittatori nemici della democrazia e della libertà, che si sono affiancati alla Russia e oggi rimpinguano gli arsenali di Mosca? C'è la Cina, c'è la Corea del Nord, c'è l'Iran. L'Iran, colleghi, è quella stessa autocrazia contro le cui violenze, atroci e inaccettabili, avete chiesto a quest'Aula di alzarsi tutti insieme in piedi due settimane fa per onorare e condannare l'uccisione, tramite impiccagione, di una giovane colpevole soltanto di essere donna.

Oggi davvero volete nascondere la testa sotto la sabbia? Oggi davvero volete negare di mettervi dalla parte giusta della storia, abbandonando l'Ucraina a quell'orrendo regime che collabora con Mosca, che avete condannato “senza se e senza ma”? Fatelo, ma non lo farete nel nome dell'Italia. Nella risoluzione che voteremo c'è un concetto chiave, non si possono fare passi indietro, essendo la guerra degli ucraini una guerra per la difesa della democrazia, della libertà, del diritto di autodeterminazione dei popoli e dei diritti umani, principi cardine della civiltà europea occidentale. Fare il passo indietro - faccio mie le parole del Ministro - sarebbe un errore strategico e politico drammatico. Da una parte, c'è il sostegno a chi ha sete di libertà, dall'altro, chi vuole avvelenare i pozzi della democrazia. È un concetto banale.

Forza Italia, fin dall'inizio di questa pagina buia della storia, ha agito e ha profuso tutti gli sforzi affinché l'Unione europea e le Nazioni Unite, accanto all'innegabile sostegno militare in ambito NATO, potessero imboccare la via del negoziato, della ricerca di una pace giusta, duratura ed equilibrata, con la precondizione che questa possa ristabilire la sicurezza e l'ordine mondiale, nel rispetto del diritto internazionale, ed è questo l'impegno che il Vice Premier e Ministro degli Esteri Tajani quotidianamente assolve con il Governo, non arrendendosi alla logica del conflitto permanente e dunque alla soluzione delegata alle armi.

A questo punto, consentitemi il più profondo dei ringraziamenti alle nostre Forze armate, ai nostri soldati dell'Esercito, ai marinai, al personale dell'Aeronautica militare (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) che, a pochi chilometri o a ridosso della frontiera ucraina, adempiono al giuramento di fedeltà alla Patria, mettendo a rischio la loro vita per proteggere i confini di questa culla della civiltà che è l'Europa e quell'Unione europea dove presto speriamo aderirà anche l'Ucraina. L'Italia, ancora una volta, è fiera dei suoi militari.

Diciamolo con chiarezza: è compito, oggi più che mai, dell'Europa avere uno scatto di reni, uscire dalla logica degli annunci per fare quello che è sancito da quegli ideali su cui si fonda l'Unione. L'Europa deve agire. La Russia deve definitivamente aver chiaro di non poter contendere porzioni di territorio dell'Ucraina. Per questo, insieme alla determinazione della diplomazia, sono necessarie anche le armi e le munizioni che respingano l'Esercito russo. Bianco o nero, bene o male. Il Governo, il centrodestra, le forze responsabili rappresentate in quest'Aula hanno ben chiara la posta in gioco. È la stessa di due anni fa: nessun rilancio, nessun azzardo, nessuna puntata al buio può cambiare la nostra determinazione. Eravamo al fianco dell'Ucraina, siamo al fianco dell'Ucraina, rimarremo al fianco dell'Ucraina finché Mosca non tornerà sui suoi passi, finché non sarà chiaro che il logoramento non scalfirà la granitica certezza, la granitica corazza che sono i diritti naturali riconosciuti a ogni uomo: Libertà e democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, Ministro Crosetto, lei oggi è venuto qui ed è tornato sostanzialmente a raccontarci che l'unica via percorribile in Ucraina è quella di continuare la guerra e di continuare a mandare armi. Noi le chiediamo: per cambiare idea non vi basta l'evidenza dei fatti, il fallimento totale, purtroppo, della controffensiva del 2023? Non vi bastano le valutazioni sullo stallo della guerra formulate dagli stessi Capi di stato maggiore degli Eserciti ucraino e americano? L'Occidente, nel suo complesso, ha inviato, in 2 anni, a Kiev, armi del valore di circa 95 miliardi e solo 12 miliardi di aiuti umanitari. Un vero e proprio fiume di armi, sempre più potenti e sofisticate, che sono servite a infiammare ancor di più il conflitto, ma che non hanno fatto fare al conflitto stesso concreti e tangibili passi in avanti, anche perché l'Esercito ucraino, anche se è stato armato da noi, dall'Occidente, fino ai denti, ha compiuto errori strategici, come è emerso da una recente inchiesta pubblicata da The Washington Post che quindi ha evidenziato questi errori, e il risultato è stato che negli ultimi mesi, quelli della controffensiva, sono morti altri 50.000 militari ucraini. Al contempo, la linea del fronte praticamente è rimasta immutata, anzi, se vogliamo essere più precisi, Kiev, l'Ucraina, ha riguadagnato 143 miglia quadrate (il dato è in miglia), ma ne hanno perse 331, ossia più del doppio. Lo stesso Segretario generale della NATO, Stoltenberg, dopo 2 anni di incredibile, inguaribile - e infondato, aggiungerei - ottimismo ha ammesso - e voglio citare testualmente - che “il sostanzioso sostegno militare da parte degli alleati non è riuscito ad aiutare gli ucraini a spostare la linea del fronte”.

L'aspetto paradossale - e tragico, al tempo stesso - è che a continuare a credere, con un cieco fervore bellicista, in una soluzione militare al conflitto e nella vittoria di Kiev, sostenuta, quindi, da questo pervicace e continuo invio di armi sempre più potenti e sempre più letali, sono soltanto i politici occidentali, mentre gli strateghi militari occidentali, cioè la gente del mestiere, non si azzarda a dire queste cose, anzi ci mette in guardia, da un anno, sul pericolo di stallo della guerra, che si è, appunto, verificato, e sul fatto che nessuno può vincere questa guerra, quindi né l'Ucraina né la Russia. Le stesse cose e gli stessi concetti li dicevano il MoVimento 5 Stelle, in quest'Aula e fuori e per questo veniva, e viene tuttora, insultato e accusato, dal partito trasversale della guerra, di collaborazionismo con il nemico, di disfattismo, di vigliaccheria, di essere dei “pacifinti”, di volere la resa dell'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Noi abbiamo dovuto sentire, in questi 2 anni, queste autentiche fandonie.

Voglio ricordare altresì - è passato poco più di un anno: era il 9 novembre 2022 - che il Capo di stato maggiore - ne facevo accenno in precedenza - delle forze USA, quindi non uno passato qui per caso, ma una persona che conosce benissimo queste dinamiche, il generale Mark Milley, avvertiva - e cito anche in questo caso testualmente - che “una vittoria militare non è ottenibile né dall'Ucraina, né dalla Russia e, quindi, è necessario ricorrere ad altri mezzi”. Milley lo diceva appunto un anno fa, quando l'Ucraina aveva appena avuto un successo, con la controffensiva del 2022 e, quindi, aveva riconquistato Kherson e Kharkiv ed era in una posizione di relativa forza, una posizione in cui il generale Milley riteneva esistesse una finestra diplomatica e fosse possibile arrivare a un accordo diplomatico, ma, dopo mesi che sono stati persi, siamo in una situazione molto peggiore per l'Ucraina. Quindi, non dando ascolto al generale Milley e a tutti gli altri che, come lui, sostenevano la necessità di instaurare negoziati diplomatici, anzi censurando tutte le voci contrarie che, appunto, criticavano la strategia del partito trasversale della guerra, siamo arrivati a una situazione, come dicevo in precedenza, davvero tragica e abbiamo messo l'Ucraina nelle peggiori condizioni possibili, sia dal punto di vista militare sia dal punto di vista negoziale. Al contempo, è stata anche fiaccata l'economia europea, mentre gli Stati Uniti continuano a fare affari d'oro, sia in campo energetico sia in campo militare.

Sempre negli Stati Uniti e sempre su The Washington Post, un ufficiale della sicurezza britannica ha dichiarato che “per liberare tutta l'Ucraina ci vorrebbero anni e un bagno di sangue. L'Ucraina è disposta a tutto questo? Quali saranno le conseguenze per quanto riguarda le vite umane? E le conseguenze economiche? E quelle per il sostegno occidentale?”. L'Esercito ucraino ha subito perdite gravissime e ora fa fatica a resistere, non per mancanza di armi, ma, purtroppo, proprio per mancanza di uomini. Infatti, il Governo di Kiev sta cercando di arruolarne altri 500.000, ma fa fatica a trovarli.

Quindi, alla luce di questo disastro annunciato, la strategia occidentale per forza di cose sta lentamente cambiando e sulla stampa americana ne abbiamo recentemente degli esempi. È trapelato che l'Amministrazione Biden avrebbe deciso di passare dalla controffensiva alla difensiva, ordinando sostanzialmente a Kiev di mantenere le posizioni e di rinforzarle, garantendo, quindi, il supporto militare strettamente necessario a rinforzare le posizioni difensive.

Quindi, in sostanza, ci avviamo a un vero e proprio congelamento del conflitto in vista di una inevitabile soluzione negoziale, che è quella che si poteva fare già da un anno. Noi abbiamo perso almeno un anno e decine di migliaia di vite umane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Come accennavo prima, se avessimo fatto questi tentativi negoziali la posizione dell'Ucraina sarebbe stata più forte, molto più forte di quella di oggi. Si è perso un anno per la cecità di questa maggioranza; anzi, mi correggo, per colpa del partito trasversale della guerra e - ripeto - le conseguenze continuano a essere tragiche, anzi si aggravano ogni giorno di più, anche perché viene fuori che la Russia vorrebbe approfittare di questo momento molto difficile dell'Ucraina per sferrare nuove offensive - Dio non voglia - impiegando forze fresche, che non mancano, purtroppo, e nuove armi. Siamo in una situazione sempre più difficile che potrebbe diventare addirittura drammatica se l'esito delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti portasse a un repentino e disastroso abbandono dell'Ucraina, come è avvenuto in tempi recenti in Afghanistan e come è accaduto decenni fa in Vietnam. Quindi, non sarebbe una novità per gli Stati Uniti, ma se questo accadesse ci sarebbe davvero il rischio abbastanza concreto, anzi direi molto concreto, di un vero e proprio collasso militare da parte dell'Ucraina. È proprio per scongiurare questa eventualità, che sarebbe un tragico finale, che oggi noi abbiamo il dovere di cambiare strategia: chi vuole prolungare la guerra, chi vuole continuare a mandare armi non fa altro che favorire la sconfitta dell'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chi vuole, invece, scongiurare la sconfitta dell'Ucraina deve fermare subito questa guerra prima che sia troppo tardi. Speriamo che questa volta, a differenza di quanto è avvenuto in passato, questo nostro appello alla pace - mi avvio a concludere, Presidente - e quello di Papa Francesco vengano ascoltati da tutti coloro che siedono qui dentro.

Concludendo, Presidente, noi ci chiediamo - e chiediamo a lei, Ministro - perché la Presidente Meloni, che al telefono con gli ormai famosi o famigerati comici russi ammette che “abbiamo bisogno di una via di uscita accettabile per entrambi” (ho letto testualmente), non ha poi il coraggio, se dice questo, di essere coerente con queste sue parole e di venire qui, nella casa della democrazia, a raccontarci quali sono queste idee. Perché in privato si dice consapevole della necessità e dell'esigenza di cambiare rotta, mentre in pubblico continua a propinarci la solita ricetta bellicista? È arrivato il momento - e concludo davvero - di fare una scelta e lo diciamo a tutte le forze politiche, sia di maggioranza sia di opposizione: chi vuole veramente la pace e il bene degli ucraini, non solo a parole e non solo con la retorica, deve scegliere oggi di non alimentare il terzo anno di guerra, di questa sanguinosa guerra con tutti i rischi che ho appena descritto. Quindi, continuare sarebbe davvero un errore strategico enorme. Ministro, Lei - e ho finito davvero - dice che la pace potrà arrivare solo dopo che gli attacchi russi si saranno fermati per almeno 24 ore (l'ha detto alla fine del suo intervento). Sa come si arriva a questo? Ci si arriva con un cessate il fuoco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è l'unica maniera per arrivare a 24 e più ore sperabilmente…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO PELLEGRINI (M5S). …in cui le armi tacciono. Quindi, concludo Presidente: fermiamo l'invio delle armi, fermiamo le armi, fermiamo la guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Saluto studenti e studentesse dell'Istituto comprensivo canonico “Samuele Falco” di Scafati, che insieme ai loro insegnanti assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, Ministri, prima di entrare nel merito mi sia consentito ringraziare il signor Ministro per quanto ha comunicato a quest'Aula, perché qui spesso si sente invocare la necessità di arrivare a una pace, ma, come abbiamo sentito dalle parole del Ministro, questo Governo ha fatto qualcosa di più garantendo la sicurezza di quella missione dell'inviato speciale del Papa, che viene evocato, ma senza ricordare che concretamente con quelle azioni dei nostri militari e del nostro Governo si è lavorato per la pace. Allora ignorarlo è una colpa, grazie di cuore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Però la triste verità che abbiamo di fronte ai nostri occhi è questa, l'aggressione russa all'Ucraina prosegue, la resistenza ucraina non ha possibilità di successo senza aiuti occidentali, anche quelli italiani. Il decreto ministeriale adottato il mese scorso sulla base dell'autorizzazione annuale a rifornire l'Ucraina di ciò di cui necessita ha formalizzato l'ottavo pacchetto di aiuti, che, come il signor Ministro ha ricordato e più volte chiarito in quest'Aula, restano coperti dal segreto. Questo, infatti, è per non consentire ai russi di apprendere cosa manchi agli ucraini e conoscere l'effettiva consistenza delle loro Forze armate. Cosa daremo con l'ottavo pacchetto di aiuti è stato d'altronde, e questa è la forza della nostra democrazia, comunicato in una sede protetta, quella del Copasir, modalità di comunicazione prudente, che condividiamo, lo ribadiamo.

L'11 dicembre scorso il Consiglio supremo di difesa, presieduto dal Capo dello Stato, ha chiarito come l'Italia continuerà ad assistere l'Ucraina assieme ai suoi alleati e partner europei e atlantici, fino al raggiungimento di una pace equa, giusta e conforme al diritto internazionale. Non ci sono, purtroppo, motivi per illudersi. Putin ha chiarito, nella sua recente conferenza stampa di fine anno, che gli obiettivi della Russia in Ucraina non sono mai cambiati. Mosca, quindi, non combatte per rettifiche territoriali, tutela delle minoranze russofone, ma per denazificare, denuclearizzare e smilitarizzare l'Ucraina, sono parole di Putin, cioè per sradicarne la sovranità, per annientare l'Ucraina stessa.

In queste condizioni abbandonare Kiev adesso equivale a condannarla a una sconfitta certa. Il Consiglio dei ministri ha varato un decreto-legge che prorogherà fino al 31 dicembre prossimo l'autorizzazione a emanare altri decreti ministeriali per sostenere la resistenza ucraina all'invasione russa. Il decreto-legge fa riferimento all'acquisizione di un indirizzo del Parlamento, una manifestazione del suo consenso, che oggi il Ministro Crosetto, a nome dell'intero Governo, è venuto a chiederci. Noi della Lega-Salvini Premier questo consenso lo daremo votando a favore della risoluzione di maggioranza. Non si tratta di insistere nell'approccio militare a questo conflitto, anzi, è stata proprio la Lega da sempre a chiedere di lavorare incessantemente per la pace, ma semplicemente di prendere atto di ciò che accade. In Ucraina, è stato rivelato nel corso di un'audizione svoltasi in Commissione difesa, le Forze armate di Kiev sparano 2 milioni di proiettili di artiglieria all'anno. Non possono produrli tutti da soli. Li abbiamo aiutati con ciò che abbiamo a fronteggiare l'elevatissima violenza cui l'Ucraina è sottoposta dal 24 febbraio 2022, e si combatte ancora. Se li abbandoniamo, Kiev capitola. Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo voltarci dall'altra parte. L'azione italiana ha anche un aspetto di supporto politico, civile e umanitario, in quanto associa alla continuazione nel 2024 delle cessioni di materiale di armamento e altri equipaggiamenti anche la spinta a profondere ulteriori sforzi diplomatici per arrivare a quella pace già richiamata dal Consiglio supremo di difesa nel suo comunicato dello scorso 11 dicembre. Proseguirà anche l'assistenza umanitaria alla popolazione ucraina e si assicurerà il supporto italiano a tutte le iniziative finalizzate alla ricostruzione di un Paese sfortunato, devastato dalla guerra, lacerato, ovviamente in sintonia con gli orientamenti dell'Unione europea e della NATO. L'Ucraina ha ancora bisogno di noi, è una linea avanzata di difesa dell'Occidente. Non è la sola ad essere sotto attacco in Occidente, è stato ricordato anche nell'intervento del signor Ministro. L'Occidente è sotto attacco a livello globale nei propri valori, nelle proprie istituzioni.

Lo vediamo nella libertà di navigazione che nel Mar Rosso è gravemente minacciata e nel Mar Cinese Meridionale dove non è solo la libertà di navigazione ad essere minacciata perché proprio nello stretto di Taiwan vediamo la costante minaccia a una democrazia che va ad elezioni, una minaccia che proviene da Pechino. Appoggeremo, quindi, l'operato del Governo con il nostro voto, nella consapevolezza che però l'Occidente va difeso sempre e che non debba più succedere quanto è successo in Nagorno Karabakh, dove l'Occidente ha reciso le proprie radici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Colleghi, colleghe, una guerra terribile in corso al Sud dell'Europa non può allontanarci da un'altra guerra che si consuma sul confine Est del vecchio continente. Purtroppo, invece, dal Giordano al Danubio la costruzione di un'area di pace e di convivenza si infrange di fronte alla volontà distruttiva, al desiderio di annientamento, alla forza inaudita delle armi. Circondati da tanto orrore, rischiamo di farci distrarre solo da quello più recente. Eppure, mentre i cieli d'Europa si accendevano dei fuochi d'artificio per festeggiare l'inizio del nuovo anno, quelli di Kiev e di Odessa venivano illuminati dai bombardamenti di razzi e droni e dai tracciati della contraerea ucraina. Una catastrofe che si appresta a entrare nel terzo anno. Putin, un autocrate ossessionato dal potere, vuole conquistare Kiev non solo per fare rinascere nel suo disegno quell'impero di cui si considera erede ma per minare in modo definitivo le strutture portanti dell'Europa. Quella in Ucraina non è una guerra regionale, non ha nulla di locale, è un attacco, intensificato di ora in ora, che colpisce strutture e obiettivi civili, rendendo le città spettrali e irriconoscibili. È una guerra che investe un continente di cui non possiamo accettare la stanchezza, ed è grave che ne abbia parlato la Presidente del Consiglio che oggi guida il G7. Certo, ci sono cose di cui stiamo stanchi, di cui sono stanchi le donne e gli uomini europei, e queste sono le troppe morti che ogni giorno ci consegna quel conflitto. Siamo stanchi dei bambini finiti sotto le macerie, degli abusi sul corpo delle donne, della distruzione sistematica di scuole, università e ospedali e, poi, stanchi di vedere milioni di persone che affrontano un ennesimo inverno senza riscaldamento, elettricità, senza acqua corrente. Di questo siamo stanchi, del bollettino giornaliero delle macerie del mondo, da Kiev come da Gaza. Per questo, crediamo giusto oggi garantire al popolo ucraino aiuti umanitari e strumenti di difesa per proteggere il proprio territorio, che è territorio europeo.

Dobbiamo consentire all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione dall'aggressione militare, ingiustificata e ingiustificabile, della Federazione russa nel solco di quanto stabilito dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, alla luce di un'aggressione che viola palesemente il diritto internazionale di cui si è continuato a fare strame, in tutti questi mesi. Intanto, non smettiamo di insistere con la chiara e testarda richiesta di un cessate il fuoco, di mettere fine alle stragi, alle violenze e alle sofferenze di milioni di civili inermi. Non siamo stanchi della parola “pace” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) ma, come ci ha ricordato il Presidente Mattarella, pace non è buonismo ma è realismo, è azione contro inerzia, è attenzione contro indifferenza. Per questo serve ascoltare, come ci ha invitato a fare ancora una volta il Presidente, i tanti popoli della pace che in questi anni hanno chiesto di fare qualcosa di concreto ed efficace. Per questo crediamo convintamente che le trattative diplomatiche debbano intensificarsi e che l'Unione europea debba fare valere maggiormente il proprio peso politico nello scacchiere internazionale, anche con i Paesi politicamente vicini alla Federazione russa. Il nostro obiettivo, l'obiettivo dell'Europa libera, è il ritiro di tutte le forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), rispettando e ripristinando il rispetto della piena sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina. Tuttavia, per arrivare a ciò spetta all'Europa un protagonismo che finora è mancato. L'Europa ha il dovere di individuare spiragli e di agire per sbloccare quella situazione di stallo. È il compito che le assegna la storia, tanto più in questo frangente di stravolgimento dell'ordine mondiale.

Non smetteremo di chiedere di fare tacere le armi e l'aggressione per consentire l'avvio di un negoziato, per giungere a una pace giusta e sicura, rispettosa della verità, e la verità è dove sono chiari e indiscutibili un aggressore e un aggredito, uno Stato invaso e costretto a difendersi e uno che ha invaso. Non un conflitto tra due Stati e nemmeno una guerra per procura. Uno Stato, la Russia, non esita a minacciare l'uso dell'arma atomica per fiaccare l'unità della reazione internazionale e cerca alleanze economiche, prima ancora che politiche, con potenze emergenti, per difendere un progetto di distruzione e annessione. Nessuno decide a cuore leggero un sostegno militare a un Paese in guerra ma nessuno può negare che oggi, più di ieri, è in gioco la nostra capacità di far fronte all'aggressione che Putin ha scatenato non solo contro l'Ucraina ma contro tutte le democrazie liberali europee.

Per questo è stato fondamentale fare partire il processo di adesione di Kiev all'Unione, isolando chi, al suo interno, nutre ancora simpatie per il Cremlino e si dichiara apertamente nemico delle liberaldemocrazie. È stato il modo più forte e determinato per riaffermare la propria credibilità sul piano internazionale e interno. Come ha ricordato bene nel suo intervento il collega Graziano, spiace constatare quanto Orbán, che si rifiuta di sostenere l'Ucraina, trovi ancora in Italia tanta simpatia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e ancora oggi ci chiedete - nel parere che lei ci ha dato, signor Ministro - di togliere dalla nostra risoluzione ogni riferimento alle resistenze dell'Ungheria su questo aspetto, a dimostrare che quel legame è più solido, purtroppo, di quanto vogliate far credere.

Proprio per questo, l'adesione dell'Ucraina rilancia una sfida politica a Putin ma anche a quanti, in giro per il mondo, vorrebbero un'Europa più debole e meno unita. Invece, sarebbe al contrario una grande conquista se quella prova fosse la prima di molte sfide che una nuova Europa sia in grado di affrontare mostrandosi politicamente e moralmente all'altezza, riscrivendo le sue regole, a partire dal voto a maggioranza in Consiglio, conferendo poteri più forti alla Commissione, dotandosi finalmente di una politica estera e di difesa comune e mettendo finalmente fuori gioco, non i popoli, ma chi, in nome del popolo, professa egoismi, chiusure e miopie.

Un eccesso di ottimismo del Governo italiano, nel corso di quest'anno, ha spesso descritto il nostro Paese come protagonista e baricentro dell'Europa. Noi non vi abbiamo mai creduto. Ora avete l'occasione di dimostrare che ci sbagliavamo. È il momento di chiedere e pretendere un'Europa che promuova azioni di pace in Ucraina come in Medio Oriente. L'abbiamo ascoltata, signor Ministro, lei ha parlato, in quest'Aula, di un anno decisivo e noi condividiamo quest'analisi. Però, purtroppo, conforme al suo stile sempre, mi lasci dire, un po' allusivo, ha mancato di dirci qual è la postura che avrà l'Italia in questo contesto, come intende agire per cogliere quei segnali di apertura e con quali alleati, dopo che, in 15 mesi di Governo, avete consumato i rapporti con amici storici dell'Italia, come la Francia e la Germania, decisivi per imprimere una svolta all'azione dell'Europa.

Non potete limitarvi a prendere atto della situazione o pensare di affidarvi a parole antiche e rassicuranti, a commentare come spettatori, come bene ha detto il collega Cuperlo, le poche evoluzioni della situazione. Occorre che la pace venga perseguita dalla volontà dei Governi, come ci ha ricordato ancora il Presidente Mattarella. Spetta a voi, a un Governo, un maggiore protagonismo. Lei ci ha fornito ottime ragioni per moltiplicare gli sforzi ma, purtroppo, nessuna idea concreta per metterli in pratica e, con una piccola nota di polemica, alla sua collega di partito Paola Maria Chiesa, che nel suo intervento ha dichiarato che sarebbe pronta a dare la vita per difendere il nostro Paese e che non sa quanti all'opposizione sarebbero pronti a fare altrettanto, vorrei ricordare che chi stava da questa parte l'ha fatto nel 1943 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) ed è grazie a quel sacrificio che lei oggi è qui seduta, in Parlamento, come tutti noi.

Allora, noi chiediamo che prosegua l'azione fattiva e costante già svolta dal nostro Paese per il sostegno alla popolazione ucraina, cercando di migliorare e anche di rafforzare le misure di accoglienza adottate per le persone in fuga, con particolare attenzione ai bambini. Poiché sappiamo bene che Putin non è il popolo russo e sappiamo che molti russi, in patria, subiscono persecuzioni e restrizioni, vi chiediamo di adoperarvi in sede europea e internazionale per promuovere azioni di solidarietà nei confronti dei cittadini russi perseguitati, arrestati, costretti a fuggire dal loro Paese per aver protestato contro il regime e contro la guerra. La Russia attacca il cuore della democrazia europea, ma non ci dividerà: sono le parole di David Sassoli che ci lasciava esattamente due anni fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Per poche settimane, David non ha visto l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, gli sono stati risparmiati il dolore del ritorno della guerra alle porte dell'Europa e anche questi ultimi drammatici mesi in cui la violenza segna il Medio Oriente.

Eppure, ci ha lasciato in eredità il suo forte appello a una pace giusta, al rispetto della democrazia, al rifiuto della violenza da pogrom, alla stigmatizzazione di chi non rispetta i diritti umani, ecco, quell'eredità che tutto il Parlamento, tutto il Paese dovrebbe accogliere, pensando all'oggi, al destino dell'Ucraina e dell'Europa, e al domani, al destino delle prossime generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Presidente, colleghi, prima di tutto, corre l'obbligo di ringraziare il Ministro Crosetto, il Ministro della Difesa, per essere qui e per le parole che oggi ha usato.

Certo, Ministro, avremmo preferito che lei oggi non fosse venuto in quest'Aula, che lei oggi non fosse venuto a chiederci di nuovo il sostegno per il popolo ucraino, perché questo avrebbe voluto significare la fine del conflitto e, quindi, non ce ne sarebbe stato bisogno. Lo avremmo auspicato tutti, ma sappia, Ministro, che fino a quando ce ne sarà bisogno lei potrà venire sempre qui con la consapevolezza che ci troverà sempre pronti, mai sazi e mai domi, a dare il giusto sostegno a chi è stato aggredito, nella consapevolezza di fare la cosa giusta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ministro, in questo mio breve intervento non vorrei parlare, come è già stato fatto ampiamente dai colleghi che mi hanno preceduto, con grande precisione e autorevolezza, e anche da lei, di quelli che sono gli adempimenti legislativi, di quelli che sono gli impegni internazionali che dobbiamo mantenere, di quelli che sono gli obblighi, facendo parte dell'Unione europea, facendo parte della NATO, di quelle che sono le infrazioni al diritto internazionale; io vorrei parlare di un altro aspetto, di quello umano, Ministro, di quello dei sentimenti, come ha fatto lei quando ha fatto cadere i fogli e ha lasciato parlare il cuore. Il politico ha ceduto il passo all'uomo. Allora, forse, oggi, noi dovremmo essere tutti un po' più “uomini” e più umani nell'affrontare questo discorso.

Il prossimo 24 febbraio saranno 2 anni esatti dall'inizio della barbara invasione della Russia sul popolo ucraino: 2 anni, 730 giorni, 17.520 ore sottratte al futuro, alla serenità, alla pace, alle speranze, alla gioia, ai pianti di una popolazione, quella ucraina; ore, tempo sottratti ai suoi bambini, alle sue donne, ai suoi padri, ai suoi anziani, al popolo russo che non voleva questa guerra. Allora, è sempre facile pensare di dire la cosa giusta, stando comodamente seduti sui propri banchi. È sempre facile pensare di poter parlare di guerra senza sentire il peso, la pressione, la paura di una guerra in casa, dove anche il semplice scoppio di un petardo può far trasalire, può far tornare alla mente immagini che rimarranno impresse nella mente di queste persone per tutta la vita.

Io credo che solamente cambiando la prospettiva da cui si guarda e si vive la guerra sia possibile dire quale sia la cosa giusta da fare e quella prospettiva è quella dei civili ucraini, è a loro che voglio guardare.

Allora, chiedo a tutti i colleghi di fare uno sforzo: chiudiamo gli occhi per un attimo e proviamo a sentire nel buio lo scoppio delle bombe, proviamo a sentire nel buio i pianti dei bambini, proviamo a sentire nel buio le urla delle persone ferite, proviamo a sentire nel buio il silenzio della morte e proviamo a sentire nel buio l'arrivo dei missili e il pensiero di non avere più missili di contraerea, sapendo che quei missili cadranno. E noi non abbiamo più missili di contraerea, perché qualcuno che ci aveva promesso aiuto ha deciso di non sostenerci più. Come vi sentireste? Vi sentireste ancora così sicuri che non stiamo, invece, facendo la cosa giusta, facendo sì che quei missili non arrivino più su quelle case e su quei civili inermi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

E allora noi, colleghi, abbiamo la responsabilità morale, prima di tutto, prima degli impegni internazionali, come ho già detto in precedenza, di sostenere il popolo ucraino. L'azione portata avanti dal Ministro Crosetto è la riprova di come intelligenza e ponderazione, deterrenza e diplomazia - ripeto, deterrenza e diplomazia! - siano le uniche strade percorribili affinché si possa arrivare a una trattativa definitiva per la pace.

Pertanto, il nostro impegno, Ministro, sarà indissolubilmente al suo fianco, nel sostenere l'azione del Governo e nel sostenere i nostri impegni.

Ma dobbiamo anche prendere coscienza di una cosa, colleghi. Le condizioni che hanno visto la nascita dell'Unione europea, condizioni di pace e di prosperità, la volontà di continuare a sostenere la pace nel tempo, oggi evidenziano una profonda contraddizione: l'Unione europea, nata per la pace, oggi deve accettare una sua sconfitta. Non è capace di affrontare un conflitto, perché lo aveva rimosso dalle proprie ipotesi. Siamo impreparati. Lo ha detto bene il collega Rosato: la quantità di munizioni che Paesi, autocrazie, come la Cina e l'Iran, sono in grado di fornire alla Russia, sono di gran lunga superiori rispetto a quelle che noi siamo in grado di fornire. E, da questo punto di vista, il valore della diplomazia diventa fondamentale. Ma fino a quando la diplomazia fa i suoi passi, noi abbiamo l'obbligo, attraverso l'invio e il sostegno militare, di continuare a tenere in vita e a sostenere il popolo ucraino.

Nell'indignazione del momento, appena c'è stata l'invasione, erano tutti bravi a predicare sostegno per il popolo ucraino, tutti bravi, di fronte alle immagini dei telegiornali, a sostenerli. Poi, quando questo non è stato più di moda, la cosa più vigliacca è stata quella di seguire i sondaggi, senza preoccuparsi delle sorti ucraine. La vicinanza alla casa ucraina ha avuto senso per quei signori solo fino a quando sostenerla e continuare a sostenerla dava loro un sostegno. Quando è venuto meno il consenso o i sondaggi, hanno abbandonato le sorti dell'Ucraina per inseguire un facile consenso.

Noi non siamo quelli. Noi non siamo quelli, signor Ministro. Come ricordato brillantemente dalla collega Montaruli nel suo intervento, noi non inseguiremo il consenso, ma faremo la cosa giusta, perché governare impone responsabilità.

È vero, per arrivare a una pace in guerra, forse bisogna accettare dei compromessi, e molti sostengono che in questo momento l'Ucraina dovrebbe accettare dei compromessi e perdere dei territori, pur di arrivare alla pace. Ognuno di noi la può pensare come vuole, da questo punto di vista. Ma io faccio un'altra riflessione: chi siamo noi per decidere al loro posto? Loro hanno il diritto di decidere quali sono le condizioni che possono accettare per una pace, perché loro, con le loro vite, stanno sostenendo il proprio Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non possiamo, noi, arrogarci il diritto di decidere per loro quali debbano essere le condizioni per arrivare alla pace.

È nel tempo che una posizione assume valore, però per fortuna esistono i ricordi e le dichiarazioni lasciano tracce. E vorrei ricordare ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che erano loro a dichiarare, il 1° marzo 2022: “non si tratta di usare le armi per aggredire, si tratta di dare la possibilità a un popolo di potersi difendere”; e, ancora, il 17 marzo 2022 dichiaravano: “offriamo al popolo ucraino tutta una serie di aiuti, anche militari, e lo facciamo nella profonda convinzione che questo sia giusto e doveroso”. Bella coerenza, colleghi! Si cambia idea in base alla convenienza.

E allora è molto più facile sostenere che bisogna fare la pace, come se si potesse rispondere ai cannoni con i fiori, come se Putin, ascoltato l'intervento del collega dei 5 Stelle che dice che bisogna fare il cessate il fuoco, fra poco farà un comunicato dicendo: “ho deciso di non bombardare più”. Non è così facile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Mi vengono i brividi di fronte a tanta leggerezza! Mi vengono i brividi di fronte a tanta leggerezza! Questa è la differenza tra noi e voi: noi siamo coscienza e responsabilità, voi siete like

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, collega.

SALVATORE CAIATA (FDI). …Bene, Presidente, lo dico a lei. Noi siamo coscienza e responsabilità, loro sono like e qualche decimale di consenso in più. Per noi è un dovere morale, per loro era una moda del momento. Nella migliore delle ipotesi, era la moda di cui parlava Zalone nei suoi personaggi, quelli che volevano adottare un ucraino, ma oggi non va più di moda e non lo adottano più (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Nella peggiore delle ipotesi, invece, siete disposti a sacrificare un popolo, pur di inseguire il vostro consenso elettorale. Noi siamo altro. Noi siamo la coerenza, noi siamo la responsabilità, noi siamo quelli che non dimenticano da dove nasce questo conflitto: da un'aggressione, da un aggressore e da un aggredito. Noi siamo quelli per cui non passerà mai di moda sostenere chi eroicamente difende il proprio Paese, la propria Patria e la propria libertà. Noi siamo quelli che auspicano la pace e credono che questa potrebbe portare a concessioni, ma non si arrogano il diritto di decidere per chi, invece, quella scelta, la difende a costo della propria vita. Noi siamo quelli che non cederanno alle lusinghe dei sondaggi. Noi siamo quelli che avranno la responsabilità di continuare a fare la cosa giusta e non la cosa facile: tendere la mano a chi invoca, ingiustamente aggredito, aiuto. Noi siamo quelli che, per coerenza, non fanno calcoli di convenienza. Noi siamo quelli che la notte dormono sereni, perché, quando si alzano la mattina, si potranno guardare allo specchio senza abbassare lo sguardo, perché sapranno di non aver abbandonato degli eroi sotto le bombe per qualche like in più.

Per tutti questi motivi, per le ragioni espresse in precedenza e per le parole che ha usato il Ministro, io dichiaro il voto favorevole di Fratelli d'Italia, non alla risoluzione di maggioranza, ma alla risoluzione di chi farà la cosa giusta, con responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il Ministro Crosetto, per una precisazione su un parere. Prego, Ministro.

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Sì, avevo detto prima che avremmo dato parere contrario, come Governo, al 4° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00080 Braga ed altri, qualora non fosse stata accettata la riformulazione. Invece, non mi pare il caso di dare parere contrario e mi rimetto all'Assemblea su tutta risoluzione del Partito Democratico, n. 6-00080 Braga ed altri. Avrei preferito l'utilizzo… Non si sente?

PRESIDENTE. Non si è sentito, colleghi?

GUIDO CROSETTO, Ministro della Difesa. Dicevo che il Governo non esprime parere contrario sul 4° capoverso del dispositivo della risoluzione n. 6-00080 Braga ed altri, ma si rimette all'Assemblea su tutta la risoluzione, quindi non ci sarà un voto disgiunto. Non cambiano, invece, i pareri sulle altre risoluzioni. Avrei preferito che non si utilizzasse, su un argomento così importante, l'astensione da parte dei gruppi, ma prendo atto e capisco che ci siano motivazioni politiche.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che il MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate della risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00079, nel senso di votare: dapprima, la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione del 1° capoverso del dispositivo; a seguire, il 1° capoverso del dispositivo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00079, ad eccezione del 1° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00079, limitatamente al 1° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione della risoluzione Braga ed altri n. 6-00080.

Avverto che sono state avanzate richieste di votazioni per parti separate, nel senso di votare dapprima il dispositivo nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 2° e 4° del dispositivo; a seguire distintamente i capoversi 2° e 4° del dispositivo; in fine la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00080, ad eccezione dei capoversi 2° e 4° del dispositivo, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Braga ed altri n. 6-00080, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della risoluzione Braga ed altri n. 6-00080, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Braga ed altri n. 6-00080, su cui il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00081.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 1°, 5°, 6°, 8° e 9° del dispositivo; a seguire, distintamente i capoversi 1°, 5°, 6°, 8° e 9° del dispositivo.

Avverto altresì che, a seguito delle votazioni precedenti, il 1° capoverso del dispositivo risulta precluso e pertanto non sarà posto in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00081, ad eccezione dei capoversi 5°, 6°, 8° e 9° del dispositivo, per la parte non preclusa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo della mozione Pellegrini ed altri n. 6-00081, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della mozione Pellegrini ed altri n. 6-00081, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della mozione Pellegrini ed altri n. 6-00081, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo della mozione Pellegrini ed altri n. 6-00081, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 6-00082, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00083.

Avverto che, a seguito delle votazioni precedenti, il 1° capoverso del dispositivo risulta precluso.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00083, per la parte non preclusa, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Sono così esaurite le comunicazioni del Ministro della Difesa in materia di proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Interno, il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, la Ministra per il Turismo e il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza in relazione agli eventi accaduti in occasione della recente commemorazione dei fatti di via Acca Larentia – n. 3-00894)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Schlein ed altri n. 3-00894 (Vedi l'allegato A). La deputata Schlein ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, le immagini di quanto accaduto in via Acca Larentia il 7 gennaio sono impressionanti e inaccettabili: centinaia di braccia tese, che fanno il saluto romano, mentre viene chiamato il “presente”. Una vera e propria adunata di centinaia di uomini, schierati come una falange, che sembrano uscire da immagini non del 2024, ma del 1924, in pieno regime fascista.

Chi grida “viva l'Italia antifascista” a teatro viene subito identificato e, invece, chi partecipa a un'adunata fascista, con tanto di saluti romani, può farlo indisturbato? È di gravità inaudita e speriamo che tutti i responsabili siano identificati e puniti.

Commemorare la morte tragica di tre giovani ammazzati da una violenza politica criminale non può in alcun modo giustificare l'apologia del fascismo, che è reato, non può giustificare la riproposizione di gesti che richiamano una dittatura che ha calpestato libertà e democrazia e prodotto le pagine più buie della storia di questo Paese. La legge Scelba punisce l'apologia del fascismo e la Costituzione lo dice con nettezza che le organizzazioni neofasciste vanno sciolte.

Per questo, le chiediamo quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per impedire il ripetersi di fatti analoghi e per attivare le procedure atte allo scioglimento dei gruppi neofascisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.

MATTEO PIANTEDOSI, Ministro dell'Interno. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, condivido che lo spirito della commemorazione di tragedie così gravi, come quelle di Acca Larentia, che causò il vile assassinio di giovani vite, che rimane tuttora senza giustizia, sia stato tradito dalla riproposizione di gesti e simboli che rappresentano un'epoca condannata dalla storia. Nel corso della mia audizione di ieri in Senato ho registrato - e lo sottolineo - una trasversale distanza di tutte le forze politiche da quei comportamenti contrari alla nostra cultura democratica e che le immagini dei media hanno divulgato.

Le Forze di polizia hanno adottato lo stesso modulo operativo seguito nelle analoghe manifestazioni effettuate negli anni scorsi, frutto di esperienze professionali e di competenze tecniche consolidate, che non mutano di fronte a qualsivoglia manifestazione, pur di diverso estremismo ideologico. Penso, ad esempio, alle tante, recenti iniziative anti-israeliane svolte a seguito della crisi in Medio Oriente.

Vorrei evidenziare che la commemorazione di Acca Larentia, a cui quest'anno hanno aderito circa 1.000 persone, nel passato, con le stesse modalità, ha registrato numeri ben maggiori, con un picco di 3.000 presenze nel 2018.

La questura di Roma, a cui va il mio plauso, ha assicurato lo svolgimento della manifestazione senza che si verificassero incidenti, privilegiando le attività di osservazione, più proficue per l'acquisizione di elementi utili da sottoporre all'autorità giudiziaria ai fini dell'accertamento dell'eventuale commissione di reati. La stessa questura ha trasmesso alla competente autorità giudiziaria una prima informativa di reato, contestando il delitto di apologia del fascismo, a carico di 5 esponenti di CasaPound, individuati fra i partecipanti, cui seguiranno ulteriori comunicazioni all'esito del riconoscimento e dell'identificazione degli ulteriori convenuti alla manifestazione.

Quanto alle ulteriori iniziative da porre in essere per lo scioglimento di organizzazioni di carattere eversivo, ricordo che la particolare complessità dei presupposti previsti dalla normativa vigente è confermata dalla limitata casistica applicativa sinora registrata e dalla circostanza che Governi anche sostenuti dalla parte politica degli onorevoli interroganti non hanno mai adottato iniziative in tal senso.

PRESIDENTE. La deputata Schlein ha facoltà di replicare.

ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Signor Ministro, siamo costretti a dichiararci profondamente insoddisfatti da queste risposte. Non si può parlare di una casistica limitata e ci aspettiamo e continueremo ad insistere che queste organizzazioni neofasciste vengano sciolte, come chiede la Costituzione, perché rappresentano un pericolo per la pubblica sicurezza, e questo le dovrebbe interessare. Sono sbagliati, quindi, i divieti della legge Scelba e della Costituzione? Noi non lo crediamo. Abbiamo presentato una proposta di legge, firmata anche da esponenti di altre forze di opposizione, che raccoglie la spinta delle associazioni antifasciste per rendere ancora più chiara la disciplina, che punisce chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo.

A preoccuparci, però, le dico non è solo il fatto che queste domande rimangano inevase, sono le ambiguità di questa destra a preoccuparci, che torna addirittura indietro rispetto a quando almeno riconosceva il fascismo come male assoluto. Avere un Presidente del Senato che cerca di legalizzare il saluto fascista, il saluto romano, è un insulto a chi ha fatto la Resistenza in questo Paese, è un insulto a chi ha dato la vita per la libertà e la democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). E non raccontateci, come fa l'onorevole Rampelli, che sarebbero cani sciolti: sono un branco organizzato con cui siete andati a spasso per anni e che hanno nostalgia del disciolto - quello sì - partito fascista.

O dimentichiamo la Presidente del Consiglio Meloni, accompagnata nel 2008 proprio ad Acca Larentia dall'onorevole Rampelli e da Castellino, condannato a più di 8 anni di reclusione per l'assalto alla CGIL? È imbarazzante il silenzio della Presidente Meloni, che non riesce nemmeno ora a dire una parola di condanna.

Ad Acca Larentia abbiamo visto il fermo immagine di un Paese in cui non ci riconosciamo, legato a rituali del peggiore passato della nostra storia. Ecco, mentre i vostri deputati, che inneggiano al Duce, giocano con le pistole a Capodanno, mentre i vostri Sottosegretari citano Mussolini, i vostri capigruppo citano Marinetti, siete gli stessi che tagliano pensioni, tagliano la sanità e sviliscono il lavoro.

La Presidente Meloni ha parlato 3 ore la settimana scorsa, ma le sarebbero bastati 10 secondi per dichiararsi antifascista, come la Costituzione su cui ha giurato. Io credo questo: siccome ha detto più volte di non essere ricattabile, ci chiedevamo chi la stesse ricattando. Beh, si sta ricattando da sola evidentemente, perché resta in ostaggio del suo passato, da cui continua a non voler prendere la distanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi insisteremo a chiedere lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste, perché l'antifascismo crediamo dovrebbe essere un patrimonio condiviso in questa Aula, in queste istituzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

(Priorità della Presidenza italiana del G7 e iniziative volte a promuovere la stabilità a livello internazionale in relazione agli attuali scenari di crisi – n. 3-00895)

PRESIDENTE. La deputata Deborah Bergamini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00895 (Vedi l'allegato A).

DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, dal 1° gennaio, l'Italia ha assunto la Presidenza del G7, un foro importantissimo di cooperazione e collaborazione tra le economie mondiali più avanzate.

Questa Presidenza prende il suo avvio in una congiuntura internazionale a dir poco drammatica; cito soltanto i conflitti in atto in Ucraina e in Medio Oriente. Dalla Seconda guerra mondiale, il mondo non ha mai visto un numero così elevato di conflitti in atto.

È chiaro che le democrazie liberali sono sotto attacco ed è chiaro, quindi, che occorre una fortissima coesione a livello delle democrazie liberali. Per questo il ruolo del G7 diventa ancora più fondamentale, perché deve condurre al rispetto del diritto internazionale e delle regole democratiche.

Ci sono tanti temi globali a cui dare risposta: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, le regole del commercio internazionale e il dirompente effetto dell'intelligenza artificiale. Sono, dunque, a chiederle quali saranno le priorità della Presidenza italiana e come l'Italia intenda guidare i lavori di questo gruppo.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, il nostro principale obiettivo è rafforzare il ruolo del G7 quale comunità di riferimento delle democrazie liberali e delle economie più avanzate e quale fattore di stabilità ed equilibrio a livello internazionale capace di fornire risposte alle crisi in atto, in primo luogo il Medio Oriente.

Lavoriamo per alleviare le sofferenze della popolazione civile in prospettiva agli scenari post conflitto e alla ripresa di un processo politico per la soluzione due popoli, due Stati.

Intendiamo, altresì, confermare il sostegno forte e compatto del G7 all'Ucraina, a fronte dell'aggressione russa. Kiev deve continuare a contare sul nostro impegno per una pace giusta e duratura, anche in vista della ricostruzione.

La stabilità dell'Indo Pacifico sarà un altro elemento qualificante, ne ho appena parlato con la collega giapponese. La Presidenza del G7 fornisce all'Italia l'occasione di porre anche l'Africa al centro dell'agenda. Vogliamo proporre un cambio di paradigma nei rapporti con i partner africani. È la visione del Piano Mattei che dovrà integrarsi in un più ampio Piano Marshall europeo per l'Africa.

Lavoriamo anche con i partner G7 per contrastare, alla radice, le cause dei flussi migratori consapevoli del nesso tra sviluppo e migrazioni. Fondamentali saranno gli investimenti perché l'Africa si stabilizzi e realizzi appieno il suo potenziale.

Tra i temi globali della nostra Presidenza ci sarà in particolare l'intelligenza artificiale che apre all'umanità opportunità enormi, ma presenta anche i rischi significativi. Affronteremo la transizione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici. Come guida del G7 vogliamo costruire ponti di dialogo con i partner globali del G20 su questi argomenti.

Per quanto riguarda il filone commercio, intendiamo sostenere le nostre imprese favorendo l'accesso ai mercati internazionali e condizioni più eque di concorrenza e sviluppando catene di approvvigionamento più flessibili, trasparenti e sicure per ridurre le dipendenze in settori e materiali strategici. Il filone sviluppo si concentrerà su sicurezza alimentare, formazione e miglioramento della condizione femminile.

Presiederò quattro incontri principali, due dei Ministri degli esteri, a Capri, dal 17 al 19 aprile, e a Fiuggi, a novembre. Ci saranno, poi, una riunione dei Ministri del commercio internazionale, il 16 e il 17 luglio, a Reggio Calabria, e una riunione del filone sviluppo in autunno, a Pescara. Un messaggio di attenzione a queste meravigliose città e regioni, un'opportunità per valorizzare i punti di forza e le potenzialità dei nostri territori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Deborah Bergamini.

DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la sua più che esauriente risposta. Riteniamo che la difesa del sistema internazionale basato sulla forza del diritto non può non essere il filo conduttore della Presidenza italiana: Italia patria del diritto. La guerra di aggressione russa all'Ucraina ne ha intaccato i principi e ha scatenato una crescente destabilizzazione. I Paesi più industrializzati del mondo debbono confermare il proprio sostegno al Governo di Kiev, senza “se” e senza “ma”. Kiev potrà continuare a contare su di noi e sul nostro impegno per una pace giusta e duratura.

Per quello che riguarda il conflitto in Medio Oriente, dovrà essere ancora più forte lo sforzo del G7 per elaborare una proposta che individui una via d'uscita dalla fase militare, che impedisca un allargamento del conflitto e che consenta di tornare alle vie della diplomazia e della politica.

La sopravvivenza e la sicurezza dello Stato di Israele non possono essere messe in discussione da nessuno.

Contestualmente, occorre lavorare per limitare il numero delle incolpevoli vittime civili e per dare forza alla prospettiva di una soluzione, certo complessa, all'attuale stato delle cose sui due Stati per due popoli.

Fondamentale sarà anche rimettere al centro del confronto il rapporto con le Nazioni in via di sviluppo, le economie emergenti, e dare priorità al continente africano. Su questo il Governo italiano sta facendo un ottimo lavoro, anche attraverso il Piano Mattei, con un cambio di paradigma: nessun intento paternalistico o predatorio, ma un reciproco vantaggio concreto.

Ministro, l'agenda della Presidenza italiana sarà molto fitta e la volontà del Governo di rafforzare il ruolo del G7, come foro importantissimo di consultazione, ci trova pienamente e convintamente a fianco dell'Esecutivo. L'Italia sarà protagonista e noi tutti auspichiamo che sotto la sua Presidenza il G7 possa riportare pace ed equilibrio nelle grandi sfide che ci attendono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative, anche in sede europea, volte a ristabilire la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso – n. 3-00896)

PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00896 (Vedi l'allegato A).

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Signor Presidente, onorevole Ministro, il conflitto in Medio Oriente, che è scaturito dal brutale attacco terroristico di Hamas ai civili israeliani del 7 ottobre, sta provocando e accendendo altri fronti di instabilità e di tensione. Uno è quello nel Mar Rosso, dove le milizie degli Huthi, che sono degli sciiti legati a doppio filo all'Iran, hanno cominciato a minacciare la navigazione e, quindi, a bloccare i flussi commerciali attraverso il canale di Suez. Questo sta provocando un impatto molto significativo, innanzitutto, sulla libertà di navigazione, poi sui costi dei trasporti e, in particolare, penalizza i porti del Mediterraneo e i porti italiani.

Gli Stati Uniti hanno lanciato un'iniziativa di sicurezza, il Prosperity guardian, a cui l'Italia ha aderito, anche se non si capisce se l'unità navale sia per quell'operazione o per un'altra operazione.

Signor Ministro, cosa sta facendo il Governo italiano, anche o forse soprattutto in sede europea, per assicurare la libertà di navigazione nel Mar Rosso?

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, gli attacchi dei ribelli Huthi nel Mar Rosso contro imbarcazioni civili e commerciali destano una grande preoccupazione. Questi atti inaccettabili rischiano di innescare un'estensione del conflitto in Medio Oriente e di vanificare i progressi degli ultimi mesi nella crisi yemenita; progressi cui l'Italia ha contribuito e per cui continua a lavorare consapevole dell'importanza strategica dell'area. Le azioni degli Huthi mettono, infatti, a repentaglio la libertà di navigazione lungo una delle rotte commerciali più importanti del mondo, soprattutto per quanto riguarda i rifornimenti energetici dell'Europa.

I principali vettori internazionali continuano a deviare le imbarcazioni commerciali attraverso il Capo di Buona Speranza, con significativi aumenti dei costi e dei tempi di trasporto e con evidenti rischi di un nuovo rialzo dei prezzi al consumo.

La riduzione dei flussi commerciali attraverso il Mar Rosso è un danno anche per le nostre compagnie di navigazione e per i porti italiani. Penso ai poli logistici del Sud, a cominciare da Gioia Tauro, e a quelli del Nord, come Genova e Trieste.

Per questo stiamo portando avanti un'azione diplomatica a tutto campo per ripristinare la sicurezza delle rotte commerciali nel Mar Rosso. Ne sto discutendo in questi giorni con i miei colleghi del G7, oggi con la Ministra giapponese, che condividono la preoccupazione per le conseguenze degli attacchi Huthi sulla sicurezza, la stabilità e l'economia globale.

Abbiamo aderito con numerosi partner dell'Unione europea e del G7 alle dichiarazioni politiche di condanna del 19 dicembre e del 3 gennaio promosse dagli Stati Uniti. Abbiamo assicurato sostegno alla missione Prosperity guardian lanciata dal Governo americano e messo a disposizione, con compiti di supporto associato, la fregata Virginio Fasan, che già da dicembre avevamo spostato nell'area delle operazioni. È un segnale concreto dell'importanza che l'Italia annette alla salvaguardia del principio della libertà di navigazione.

Stiamo partecipando a una riflessione su come rafforzare la presenza dell'Unione europea nel Mar Rosso. Le opzioni allo studio sono diverse, dall'estensione del mandato di operazioni già esistenti, penso ad Atalanta, fino all'attivazione di una nuova missione europea.

Questa ennesima minaccia alle porte di casa ci ricorda che, per giocare un ruolo più decisivo, dobbiamo dotarci in prospettiva di un'autentica difesa comune europea. Continueremo a lavorare anche come Presidenza del G7 per dare una risposta politica ai focolai di crisi in corso nella regione. La diplomazia rimane essenziale per incoraggiare la cooperazione tra gli attori regionali e giungere a soluzioni strutturali e durature.

PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di replicare.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Signor Presidente, signor Ministro, è importante quello che lei ha detto soprattutto a livello europeo. In quell'area di crisi, peraltro, c'è un altro focolaio che potrebbe accendersi, che è quello della crisi tra Etiopia e Somalia: l'Etiopia cerca lo sbocco al mare utilizzando il Somaliland e questo potrebbe essere un ulteriore fattore di instabilità e di insicurezza.

Io raccolgo il punto che lei ha sollevato, l'idea di una missione europea.

Anche questa crisi, perfino questa crisi dimostra l'incapacità attuale dell'Unione europea di garantire la sicurezza e la libertà di navigazione in questo caso specifico in un mare che è così cruciale per l'economia europea, per le esportazioni e per le importazioni, anche con i rischi che possono riverberarsi sul costo di prodotti sensibili e sull'inflazione. Su questo bisogna lavorare. Signor Ministro, lavorare per un sistema di difesa comune e, quindi, per un sistema innanzitutto di politica estera comune efficace, significa scegliere gli Stati uniti d'Europa, significa abbandonare il retaggio del nazionalismo sovranista, che pure caratterizza un bel pezzo della sua maggioranza.

“Dobbiamo prendere in mano il nostro destino” disse, a un certo punto la Merkel, anche perché il partner americano - e chiudo, signor Presidente - a cui ancora oggi, in questo caso specifico, stiamo attribuendo il ruolo di sicurezza in outsourcing da parte dell'Europa, peraltro con risultati non soddisfacenti nello specifico di questa operazione, è un partner da cui dobbiamo saper essere autonomi, non per l'attuale amministrazione, ma per l'amministrazione che potrebbe venire e il tempo stringe per arrivare, attraverso gli Stati uniti d'Europa, a un sistema di difesa e di politica estera comune.

(Iniziative per un piano di azione di carattere diplomatico, anche in raccordo con l'Unione europea, in ordine alla situazione in Medio Oriente - n. 3-00897)

PRESIDENTE. L'onorevole Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00897 (Vedi l'allegato A).

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, a oltre tre mesi dal terribile attacco terroristico di Hamas nei confronti di Israele, la situazione dei palestinesi di Gaza assomiglia a quanto di più vicino possa esserci all'inferno.

Secondo l'UNICEF Gaza è il posto meno sicuro al mondo per un bambino. Secondo Save the Children ogni giorno 10 bambini - 1.000 bambini in tre mesi - perdono un arto sotto i bombardamenti, spesso amputati senza anestesia. Secondo l'Unrwa, oltre il 40 per cento dei palestinesi è a rischio carestia. Sono oltre 22.000 i morti complessivi e migliaia sono i bambini e le bambine deceduti.

Allora, abbiamo una sola domanda per lei: dopo mesi in cui abbiamo ascoltato molte esortazioni, un po' timide, a che Israele non superasse i limiti del diritto internazionale nella sua difesa, avete un piano concreto, sapete che cosa fare, avete deciso qualcosa, perché si fermi questo indegno massacro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)?

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Magari l'Italia potesse da sola risolvere la crisi in Medio Oriente, avremmo un potere che nessuno al mondo in questo momento ha. Detto questo, noi dall'inizio della crisi innescata, come diceva l'onorevole Fratoianni, dalla barbarie terrorista di Hamas, siamo in costante contatto con i principali partner della regione e con i Paesi alleati in ambito Unione europea, G7, NATO e del formato Quint. Conto di effettuare presto una nuova missione nell'area. Il Governo continua a lavorare per un'azione diplomatica coordinata con obiettivi chiari: garantire il regolare afflusso di aiuti alla popolazione di Gaza, scongiurare l'estensione del conflitto, liberare tutti gli ostaggi, creare le condizioni per una cessazione duratura delle ostilità. L'adozione della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 22 dicembre rappresenta uno sviluppo positivo.

Con i colleghi del G7, ho condiviso la proposta di esercitare una pressione congiunta sulle parti in conflitto per trovare una rapida via d'uscita dalla fase militare. La priorità è limitare il numero di vittime civili e spingere perché il Governo israeliano ponga fine alle operazioni.

Dobbiamo fare il possibile per evitare che la situazione umanitaria a Gaza si aggravi ulteriormente. Abbiamo organizzato due voli con a bordo aiuti umanitari per l'aeroporto di Al-Arish. Nel quadro del Meccanismo europeo di protezione civile abbiamo consegnato al Ministero della Salute egiziano presidi medico-chirurgici messi a disposizione dalle nostre amministrazioni regionali.

Dal 3 dicembre presso il porto egiziano di Al-Arish è operativa la nave militare Vulcano per la cura di palestinesi feriti. Su quella nave alla vigilia di Natale è nata una bimba chiamata Ilin Italia per volontà della mamma. È un segno di speranza e di riconoscenza verso il nostro Paese. Abbiamo aderito anche a un'iniziativa che prevede l'invio a rotazione di gruppi di medici italiani negli Emirati Arabi per assistere pazienti di Gaza. Le condizioni di sicurezza hanno reso finora impraticabile la realizzazione di un ospedale da campo nella Striscia. Tuttavia, proprio in considerazione dell'assistenza medica prestata dall'Italia alla popolazione palestinese, l'Egitto ci ha appena chiesto di contribuire all'allestimento di un ospedale da campo a Rafah, operazione sulla quale stiamo lavorando.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Ancora qualche parola, signor Presidente, e mi scuso. Fronteggiare le emergenze non significa perdere di vista la prospettiva di medio-lungo termine. Dobbiamo garantire un orizzonte politico concreto al popolo palestinese, insieme alla sicurezza di Israele.

L'Italia è protagonista anche della riflessione sul giorno dopo a Gaza. Abbiamo elaborato un contributo confluito nell'approccio dell'Unione europea, strategia che porteremo avanti anche in ambito G7. Diciamo “no” al trasferimento forzato della popolazione di Gaza, “no” alla riduzione del territorio della Striscia, alla sua rioccupazione da parte israeliana o al ritorno di Hamas, “no” a considerare il futuro di Gaza separatamente dalla Cisgiordania e dall'intera questione palestinese, “sì” al ritorno dell'Autorità palestinese a Gaza con una soluzione transitoria definita dal Consiglio di Sicurezza, “sì” al coinvolgimento dei Paesi arabi, “sì” alla ripresa di un processo politico verso una soluzione a due Stati. Rimane questa la migliore risposta all'inaccettabile violenza di Hamas (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. L'onorevole Fratoianni ha facoltà di replicare.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Ministro, quella in corso a Gaza non è una crisi: è un massacro, è uno sterminio quotidiano di fronte al quale occorre qualcosa in più dell'auspicio di una soluzione. Voi dite “no” e i vostri “no” sono tutti condivisibili. Ma a quei “no” non è seguita fino ad oggi nessuna iniziativa concreta. Non una parola più netta nei confronti del Governo israeliano e di chi lo presiede, di quel Benjamin Netanyahu criminale di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) che ci auguriamo sia finalmente processato dal tribunale penale internazionale.

Avrei voluto che il nostro Paese si associasse alla richiesta di altri Paesi in questa iniziativa. I crimini di guerra che Israele compie ogni giorno rischiano di compromettere la sicurezza e di compromettere, con quella sicurezza, anche la prospettiva di una pace duratura in quella terra. A Gaza ogni giorno le madri palestinesi scrivono il nome dei loro figli sulle gambe di quei bambini, perché pensano che dopo il bombardamento successivo sarà impossibile riconoscerli e dargli un nome.

Di fronte a questo, serve un'iniziativa che chiami la comunità internazionale e non solo l'Italia. Sappiamo bene che l'Italia non ha la forza di risolvere ogni problema da sola e non glielo chiediamo. Chiediamo, però, all'Italia di essere attivamente in campo, perché la comunità internazionale faccia un salto di qualità, anche nella sua relazione - nella discontinuità di questa relazione - nei confronti del Governo israeliano, di questo Governo israeliano. Fino a quando Benjamin Netanyahu guiderà Israele la prospettiva di una pace in quell'area sarà sempre più lontana (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative volte a garantire la continuità del finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni nell'ambito dell'attuazione dell'autonomia differenziata - n. 3-00898)

PRESIDENTE. L'onorevole Faraone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00898 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro, l'autonomia differenziata magari potrà anche essere votata da questo Parlamento, ma per come è stata preconfezionata rischia di essere esclusivamente - è anche un'opportunità da molti punti di vista - uno spot elettorale, visto che la precondizione è la realizzazione dei livelli essenziali di prestazione lungo tutto il territorio nazionale, speriamo uniformemente pensata verso l'alto dei servizi essenziali (da Nord a Sud dicevo). Però, di tutto questo non si vede neanche l'ombra. Non si capisce con quali risorse dovrebbe essere realizzato questo piano di miglioramento dei livelli essenziali di prestazione.

Soprattutto non si capisce come gestirete - ed è il motivo del quesito che le abbiamo posto - la compartecipazione regionale al finanziamento e il fatto che questo sia legato a tributi erariali, che sono variabili per definizione, mentre il finanziamento dei LEP dovrà essere costante. È questa la ragione per cui le chiediamo una risposta legata complessivamente al provvedimento.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente. Le compartecipazioni sono espressamente previste fra le fonti di finanziamento di regioni ed enti locali dall'articolo 119, secondo comma, della Costituzione, e costituiscono uno dei perni del federalismo fiscale, la cui completa attuazione è prevista nell'ambito del PNRR entro il primo trimestre del 2026.

Circa i paventati rischi per la finanza pubblica legati alla variabilità delle risorse attribuite alle regioni, che hanno natura più generale rispetto al tema dell'autonomia differenziata, segnalo che l'adeguatezza delle risorse regionali rispetto alle funzioni attribuite è garantita dal meccanismo di monitoraggio introdotto dal Senato in sede referente, che prevede una ricognizione annuale da parte della Commissione paritetica dell'allineamento fra i bisogni di spesa e l'andamento del gettito dei tributi compartecipati e, in caso di scostamento, l'adozione, con decreto del MEF, delle necessarie variazioni delle aliquote di compartecipazione e le conseguenti regolazioni finanziarie sulla base anche del gettito consuntivo. Inoltre, sono stati previsti ulteriori meccanismi di monitoraggio con riferimento all'effettiva garanzia, in ciascuna regione, dell'erogazione dei LEP e alla verifica da parte della Corte dei conti della congruità degli oneri finanziari conseguenti all'autonomia differenziata. Quanto alle preoccupazioni di un'incapienza delle compartecipazioni regionali, osservo che per assicurare piena corrispondenza fra costi delle funzioni trasferite e risorse per il loro esercizio la compartecipazione potrà riguardare anche più tributi erariali.

Ciò posto, pur nell'impossibilità di una compiuta valutazione ex ante, occorre considerare che il perimetro delle materie oggetto di attribuzione è tassativamente fissato dall'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Inoltre, da una prima e provvisoria ricognizione della Ragioneria generale, il totale delle risorse statali potenzialmente riconducibili a tali materie, che per oltre l'80 per cento riguardano istruzione e sanità, sarebbe ampiamente coperto sia dal gettito Irpef sia da quello IVA.

Come recentemente precisato anche dal professor Cassese, solo dopo l'individuazione dei diritti civili e sociali e dei relativi LEP, già operata dal Comitato CLEP, è ora possibile procedere alla determinazione dei connessi costi e fabbisogni standard. Dunque, soltanto al termine di questo percorso potrà essere definito in dettaglio il quadro finanziario complessivo nelle materie suscettibili di autonomia differenziata e potrà emergere l'eventuale necessità di prevedere risorse aggiuntive al fine di garantire l'effettività dei LEP su tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Faraone ha facoltà di replicare.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Signor Ministro, se non fossi un convinto autonomista dovrei essere soddisfatto della sua risposta, perché è chiaro che, alla luce di quello che lei ha detto, l'autonomia non vedrà mai la luce. Infatti, il tema posto dei livelli essenziali delle prestazioni e del calcolo delle risorse che andranno individuate e il fatto che, tra l'altro, la Premier Meloni abbia dichiarato, nella conferenza stampa di inizio anno, che si stanno individuando queste risorse e che senza queste risorse non si potrà fare l'autonomia differenziata mi confortano del fatto che il vostro modello di autonomia differenziata non vedrà mai la luce, perché non ci sono le risorse e non si ha un'idea chiara di come si possa costruire un percorso che riguardi la sanità e riguarda l'istruzione. Noi utilizziamo il termine LEP, che è un termine veramente astruso, tecnico, ma il tema vero è che stiamo parlando di sanità, di istruzione, di mobilità dei cittadini e di uniformità lungo tutto lo stivale di servizi che oggi non vengono forniti ai cittadini uniformemente. Voi stavate procedendo con un modello di autonomia differenziata che non teneva conto di questo. Per fortuna, si è riusciti a mettere i LEP come precondizione per poter praticare l'autonomia differenziata ma poi voi dei LEP concretamente non vi state occupando.

Per cui, l'autonomia differenziata, che voteremo probabilmente in Parlamento, la sbandiererete in campagna elettorale dicendo che finalmente è stato ottenuto questo provvedimento. Di fatto, però, ci troviamo senza le risorse sui LEP e con un Ministro Fitto, suo collega, che non sta utilizzando le risorse del PNRR e dei fondi di sviluppo e coesione per praticare quel riequilibrio nel Paese e alcune misure economiche sono pensate proprio per questo. Insieme, questa coppia costituita da autonomia differenziata - Calderoli - e gestione di quei fondi - Fitto - di fatto farà non solo morire l'autonomia ma, addirittura, noi rischiamo che il divario fra Nord e Sud possa ampliarsi e non ridursi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Intendimenti in ordine alla promozione di un'indagine amministrativa alla luce di recenti notizie di stampa relative ad inchieste giudiziarie su appalti Anas – n. 3-00899)

PRESIDENTE. Il deputato Iaria ha facoltà di illustrare l'interrogazione Francesco Silvestri ed altri n. 3-00899 (Vedi l'allegato A), che ha sottoscritto in data odierna.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. È dal 29 dicembre che noi, come MoVimento 5 Stelle, chiediamo di fare chiarezza rispetto a questa vicenda di presunte irregolarità negli appalti della società ANAS. Tale vicenda, oltre la società ANAS, che, ricordo, è una delle più grandi società pubbliche italiane che si occupa di infrastrutture, riguarda anche il Ministro Salvini e i suoi legami di parentela e non solo, anche il suo ruolo come Ministro a capo del MIT, che dovrebbe vigilare, fare una vigilanza tecnica sugli appalti dell'ANAS stessa. Riguarda, inoltre, altri esponenti del Governo ma, più che altro, riguarda l'onorabilità di chi ricopre incarichi pubblici, onorabilità sancita dall'articolo 54 della Costituzione, che questo Governo non perde occasione di ledere ogni volta.

Alla luce di queste premesse, noi chiediamo se il Ministro non ritenga, anche a garanzia della propria immagine e del suo Dicastero, di procedere a un'indagine interna per verificare l'applicazione delle norme anticorruzione presso l'ANAS, con particolare riferimento all'eventualità, come risulta da notizie di stampa, che sia stato speso il suo nome per ottenere e dare utilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Con riferimento al quesito posto si rappresenta che l'indagine in oggetto si trova allo stato in fase istruttoria, essendo tuttora in corso le indagini preliminari, nell'ambito delle quali sono state disposte misure cautelari. È doveroso aggiungere, peraltro, che i fatti riportati dagli organi di stampa si riferiscono ad anni in cui l'attuale Governo non era in carica e che l'attuale Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti non risulta in alcun modo coinvolto nell'indagine in corso. Sulla base delle informazioni acquisite da ANAS si rappresenta che, in concomitanza con la notifica delle misure interdittive, i dipendenti attinti da tali provvedimenti sono stati sospesi dal servizio. Sul punto ANAS si riserva di assumere ogni eventuale, ulteriore, opportuna e necessaria iniziativa.

In merito ai presidi in materia di anticorruzione adottati da ANAS, si ricorda che il mutamento della natura giuridica di ANAS, disposto dal decreto-legge n. 50 del 2017, ha comportato l'esclusione della società dall'applicazione delle specifiche disposizioni in tema di anticorruzione e trasparenza destinate alle pubbliche amministrazioni e alle società in controllo pubblico. Ciò nonostante, la società ha in ogni caso adottato un modello volontaristico di sottoposizione agli obblighi in materia di anticorruzione e trasparenza, denominato Framework unico anticorruzione. Il modello impegna la società ad una serie di adempimenti, che includono la nomina e la definizione dei compiti del responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, l'acquisizione delle dichiarazioni sull'inconferibilità e sull'incompatibilità degli incarichi di cui al decreto legislativo n. 39 del 2013, il mantenimento della sezione società trasparente sul sito web istituzionale, con puntuale selezione di dati, documenti e informazioni da continuare a pubblicare a titolo volontaristico.

I contenuti del modello volontaristico sono stati comunicati all'ANAC, cioè all'Autorità nazionale anticorruzione, con nota del 20 giugno 2019. A dicembre del 2021, l'ANAS ha ottenuto la certificazione di conformità allo standard internazionale sui sistemi di gestione per la prevenzione della corruzione, confermata a novembre 2022 a seguito dell'attività di prima sorveglianza. A dicembre 2023, l'ente certificatore ha concluso le attività relative alla seconda sorveglianza per il mantenimento della certificazione. A queste misure si aggiungono le procedure aziendali e le istruzioni operative adottate da ANAS relativamente al processo “Approvvigionamenti” e, in particolare, la società ha disciplinato puntualmente le modalità di programmazione dei fabbisogni di affidamento e stipula dei contratti, di gestione degli affidamenti, di definizione dei rapporti con subappaltatori e fornitori. Tali procedure - che per tutte le tipologie di affidamento regolano anche le fasi di accesso agli atti di gara, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa di riferimento - sono state tempestivamente allineate alle disposizioni previste dal nuovo codice degli appalti pubblici.

In conclusione, si conferma che ANAS si è tempestivamente messa a disposizione della procura della Repubblica, nel rispetto dei rispettivi ruoli, affinché sia fatta al più presto chiarezza sui fatti di cronaca richiamati dagli interroganti.

PRESIDENTE. L'onorevole Santillo ha facoltà di replicare.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). La ringrazio, Ministro Ciriani, per essersi prestato come parafulmine del Ministro Salvini che scappa dal confronto con quest'Aula, spalleggiato dalla stessa Presidente Meloni, secondo la quale il Ministro Salvini non deve venire in quest'Aula su queste materie. Ebbene, secondo noi, invece, il Ministro Salvini sta scappando da un conflitto di interessi palese nei confronti del fratello della propria compagna, appunto, Tommaso Verdini, però, le sue versioni, nelle varie interviste, il Ministro Salvini le sta dando. Qui scappa, l'Aula la diserta, scappa come un coniglio e nelle sue interviste dice una marea di bugie, di omissioni e di giudizi avventati. Secondo lui - ci metterebbe la mano sul fuoco -, dentro ANAS non ci sarebbero persone corruttibili e Tommaso Verdini sarebbe al di sopra di ogni sospetto. Questo veramente è un comportamento arrogante e prepotente da parte di un Ministro di questo Governo nei confronti dell'istituzione, anche se ci avete un po' abituato. Bisogna ricordare La Russa che ha scagionato il figlio, Pozzolo che va a Capodanno armato di pistola; vogliamo poi ricordare Sgarbi che, preposto come Sottosegretario alla sicurezza del patrimonio culturale, è indagato per furto di beni culturali? Gli episodi che imbarazzo il nostro Paese e questo Governo non si contano più sulle dita di entrambe le mani. In altri Paesi, alcuni componenti del Governo si sarebbero già dimessi, ma voi no. Però, noi non ci stancheremo di chiamare il Ministro Salvini a venire qui, a darci informazioni dettagliate.

Ministro Ciriani, proprio alla luce del nuovo codice dei contratti, infatti, sono favoriti gli affidamenti diretti alle gare pubbliche, alle gare aperte, alla trasparenza e questo significa prestare il fianco agli amici degli amici e al sistema corruttivo. Ebbene, noi, davanti a un Ministro che non viene qui, a mettere la faccia su vicende che riguardano l'ANAS, stazione appaltante tra le più importanti d'Italia, dovremmo dare fiducia per appaltare decine di miliardi per un ponte o per mettere a terra i fondi del PNRR che faticosamente ha conquistato il Presidente Conte in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Noi non ci crediamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Intendimenti del Governo in materia di concorrenza nell'ambito delle concessioni demaniali marittime e delle concessioni per il commercio su aree pubbliche – n. 3-00900)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Grippo ed altri n. 3-00900 (Vedi l'allegato A).

Avverto che il Governo ha poc'anzi comunicato la sopravvenuta impossibilità della Ministra del Turismo, Daniela Garnero Santanche', cui è rivolta l'interrogazione in oggetto, ad essere presente in Aula. Sarà pertanto sostituita dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.

La deputata Grippo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Com'è noto, il Presidente della Repubblica ha recentemente promulgato la cosiddetta legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, ma il 2 gennaio 2024 il Presidente della Repubblica ha anche inviato al Governo e ai Presidenti delle Camere una lettera con osservazioni, nelle quali ha precisato di aver voluto dare seguito a questo atto, in quanto atto necessario per l'assolvimento degli obblighi a cui ci vincola il PNRR, ma ha altresì manifestato perplessità, in particolare, in ordine all'articolo 11, sul quale vi sono dubbi di costituzionalità, in particolare, laddove interviene per prorogare a vario titolo diverse concessioni.

Questo tema era già stato oggetto di una lettera del Presidente della Repubblica il 24 febbraio 2023, quando si era sempre espresso in merito alle concessioni marittime, e anche la Corte di giustizia dell'Unione europea si è più volte espressa, chiedendo all'Italia di eseguire, intanto, una mappatura, entro il 16 gennaio 2024 e, poi, a breve, di riferire in materia.

Noi, quindi, interroghiamo il Governo per sapere quali siano i benefici economici, i benefici per il mercato e i benefici per il turismo del settore in generale che derivano dalle suddette proroghe così attuate e che cosa il Governo stia facendo, da una parte, per rispettare e rispondere alle importantissime istanze che arrivano dalla massima carica dello Stato e dalla Corte europea e, dall'altra, per garantire un così importante settore turistico per l'Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Prima di tutto, vorrei ribadire il fatto che questo Governo ha affrontato la questione delle concessioni balneari con il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali interessati, istituendo un tavolo ad hoc presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Posso affermare pertanto con certezza, a nome di tutto il Governo, che la tutela delle nostre imprese balneari è una priorità e che è necessario trovare una soluzione che, anche in coerenza con il diritto dell'Unione, tenga conto della peculiarità delle nostre coste e del nostro sistema balneare.

Come già chiarito dalla Presidente del Consiglio, il Governo terrà conto delle indicazioni fornite dal Presidente della Repubblica, anche in merito alla questione delle concessioni per il commercio ambulante, nella lettera inviata in occasione della promulgazione della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, nell'ambito delle iniziative in corso, finalizzate a mettere a disposizione degli operatori dei settori interessati un quadro giuridico chiaro e coerente. Giova ricordare che il sistema balneare italiano è complesso, eterogeneo e in costante evoluzione, composto per lo più da piccole aziende che costituiscono il motore vitale della nostra economia turistica. Negli ultimi anni, si sono registrati numeri in costante crescita in termini di occupazione e di PIL, che non potranno che essere confermati e migliorati ove si riesca a coniugare i servizi tradizionali con la ristorazione e l'intrattenimento e ponendo una particolare attenzione alla professionalità e alla qualità del servizio. Il comparto del mare, nel solo settore turistico, rappresenta oltre il 60 per cento del flusso turistico globale che in Italia pesa il 6 per cento del PIL nazionale.

Ciò detto, per quanto concerne i benefici economici che potrebbero derivare dalla individuazione di una soluzione normativa compatibile con le peculiarità della realtà italiana e, al tempo stesso, con il diritto dell'Unione europea, occorre considerare molteplici fattori, tra cui l'impegno dimostrato negli anni dai nostri imprenditori balneari nell'adeguare e a volte anticipare le richieste e le abitudini di fruizione della risorsa mare a scopo ricreativo, per competere a livello europeo e globale con le altre destinazioni turistiche.

Alla luce di quanto detto, pertanto, e con riferimento alla disciplina delle concessioni balneari, è intenzione del Governo rispondere ai rilievi formulati dalla Commissione europea nel parere motivato del 16 novembre 2023, proseguendo l'interlocuzione con le autorità europee con riguardo a tutti gli aspetti rilevanti, ai fini dell'applicazione della disciplina contenuta nella cosiddetta direttiva Bolkestein, ivi compreso, quello afferente alla scarsità della risorsa.

Del resto, la stessa Commissione ha indicato nel dialogo e nella cooperazione la via preferibile per pervenire all'elaborazione di una regolamentazione condivisa che, nell'intenzione del Governo, deve promuovere e valorizzare il settore economico del turismo balneare e, al contempo, deve consentire di definire una cornice normativa che, in linea con l'indicazione del diritto dell'Unione europea, fornisca quella certezza giuridica indispensabile per l'effettuazione di nuovi investimenti e, più in generale, per lo sviluppo del settore.

PRESIDENTE. La deputata Pastorella ha facoltà di replicare.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Purtroppo, la risposta non fa granché rispetto alle promesse vaghe, già fatte dal Presidente del Consiglio, e che, ad oggi, non hanno trovato alcuna concretezza. Abbiamo visto un interesse nella tutela delle imprese italiane ma, forse, si dimentica la tutela dei cittadini italiani, perché non ci sono solo le imprese balneari, non ci sono solo gli ambulanti, ma ci sono anche i cittadini che amano l'idea della concorrenza, non perché la concorrenza sia buona in sé, ma perché la concorrenza porta benefici, porta rinnovamento, porta qualità, porta magari anche ad abbassamenti dei prezzi.

Quindi, il fatto che il Governo dica che continuerà a discutere con l'Unione europea non risponde al nostro quesito, non ci dice esattamente come questo Governo correggerà, invece, i tre errori che noi vediamo su questi tre aspetti: il timidissimo decreto Asset per la questione dei taxi; le scandalose proroghe che, a detta dello stesso Presidente Mattarella, per gli ambulanti non hanno ragione di essere; e le creative mappature e soluzioni che state cercando per i balneari.

Proprio oggi, il Presidente Meloni ha additato i lobbisti come faccendieri, come coloro che fanno gli interessi di pochi a discapito di molti, forse in questo caso della concorrenza, e vediamo questi interessi di pochi che prevaricano rispetto all'interesse generale. Quindi, invitiamo il Governo a pensare prima di tutto all'interesse generale su questi tre aspetti, che sono fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Iniziative di competenza a tutela della salute pubblica e del diritto all'informazione a seguito dell'autorizzazione da parte della Commissione europea della commercializzazione dei prodotti contenenti farine di insetti - n. 3-00901)

PRESIDENTE. L'onorevole Mattia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00901 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ALDO MATTIA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la Commissione europea ha deciso di autorizzare, con distinti regolamenti, l'immissione sul mercato europeo, in qualità di nuovi alimenti destinati al consumo, della larva gialla della farina, della locusta migratoria, del grillo domestico e del verme della farina minore, siano questi insetti congelati essiccati o in polvere.

La predetta autorizzazione, ovviamente, è vincolante per tutti i Paesi della Comunità europea. La decisione implica la diffusione sul mercato di tali prodotti, che sono da considerare assolutamente estranei alla nostra alimentazione e, quindi, con ampi profili di rischio sulla salute umana.

Il 29 dicembre ultimo scorso sono stati pubblicati quattro decreti dal MASAF, di concerto con il Ministero delle Imprese e del made in Italy e il Ministero della Salute, per regolamentare la commercializzazione di tali alimenti.

Ciò premesso, vorremmo sapere in che modo questi decreti abbiano a garantire la salute pubblica e il diritto ad una corretta informazione, considerando anche che il nostro Governo è stato il primo a porsi il problema e il primo a porre dei provvedimenti.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, onorevole Mattia, e grazie ai colleghi del gruppo di Fratelli d'Italia, perché l'interrogazione mi permette di fare chiarezza sugli argomenti, che sono stati ben presentati e che riguardano l'autorizzazione dell'Unione europea alla commercializzazione di alcuni prodotti derivanti da insetti tra il 2021 e il 2023.

Veniva ricordato dal collega che è prevista la possibilità di vendere ed utilizzare le farine di larva gialla, di locusta migratoria, di grillo domestico e di verme della farina minore, sia in formula congelata, sia essiccata, che in polvere. Questo ha destato non poca preoccupazione e allarme da una parte consistente dei cittadini italiani e il nostro Governo ha inteso garantire, con regole rigide e chiare e con idonee sanzioni finalizzate al loro rispetto, esattamente la possibilità dei nostri cittadini di scegliere se utilizzare qualcosa che l'Europa autorizza e che noi, come Stato facente parte dell'Unione europea, abbiamo il dovere di autorizzare di conseguenza, senza dover nemmeno compiere atti puntuali.

Il Governo Meloni ha adottato quattro decreti, nel marzo del 2023, che sono stati vagliati attraverso l'istruttoria obbligatoria dell'Unione europea, che nulla ha potuto obiettare rispetto alla nostra volontà di garantire la completa informazione ai cittadini italiani. Se l'Europa dice che è lecito acquistare e nutrirsi di insetti, il Governo italiano sostiene che dev'essere garantita anche la possibilità di non farlo (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Nel dettaglio, i decreti citati prevedono che le confezioni contenenti prodotti a base di farine di insetti dovranno presentare un'etichetta chiara e ben visibile, recante le seguenti informazioni: tipologia di insetto presente, con nome scientifico, ma anche, per volontà del Governo italiano, con la traduzione in italiano ben chiara; la quantità di insetti utilizzata e presente nei prodotti alimentari; e dev'essere espresso anche il Paese di origine dell'insetto, perché abbiamo un elemento che dev'essere sempre reso noto ai cittadini, concernente i rischi legati a possibili reazioni allergiche proprio a salvaguardia dei nostri cittadini.

Infine, al fine di evitare commistioni con altri alimenti, il Governo italiano ha deciso di regolamentare la vendita, prevedendo la commercializzazione in comparti separati, appositamente dedicati e segnalati con un'apposita cartellonistica.

Le nostre Forze dell'ordine e l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agro-alimentari verificheranno l'attuazione di queste misure, a salvaguardia di quello che viene definito consumatore. Noi riteniamo che gli esseri umani, i cittadini, siano anche consumatori, ma abbiano capacità di discernere e di scegliere, e dobbiamo metterli in condizione di farlo.

Voglio aggiungere, però, che gli insetti sono degli elementi naturali presenti nell'alimentazione di altre popolazioni. Noi non li abbiamo tra gli elementi principali della nostra dieta e io ritengo che non mettano in pericolo il nostro modello. Proprio per questo, a differenza dei fake food e delle carni coltivate, non abbiamo né provato, né inteso vietarli, come invece abbiamo fatto con prodotti che rendono, a nostro avviso, potenzialmente rischioso, come effetto per la salute pubblica, l'utilizzo degli stessi, ma che sicuramente mettono in discussione il nostro modello, il nostro ambiente e quella cultura alimentare della quale siamo orgogliosi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. L'onorevole La Salandra ha facoltà di replicare.

GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Grazie, signor Ministro. La ringrazio sinceramente per alcune questioni obiettive, perché, ancora una volta, la sua risposta consente a questo Parlamento di avere consapevolezza e contezza di quanto, per il Governo Meloni, sia importante e centrale l'agricoltura, sia da un punto di vista sociale, sia all'interno dei cicli economici.

Il tema è particolarmente importante e le sue risposte rendono tangibile e palmare quanto sia importante, proprio nell'alimentazione, la consapevolezza.

Una volta Eisenhower disse che parlare di agricoltura è assolutamente facile quando il tuo aratro è una matita e quando sei lontano mille miglia da un campo di grano. Noi riteniamo che questa sua risposta e l'intervento del Ministero renda piena consapevolezza di quanto sia importante l'alimentazione e di quanto sia importante un'alimentazione consapevole.

Concludo anche a nome di tutto il gruppo, perché ritengo che, ancora una volta, vada posto l'accento sul tema della consapevolezza nel mangiare. Perché? Perché dinanzi a chi sventola volantini con la scritta “coltivate ignoranza”, io ritengo che questo Governo risponda, con consapevolezza e con maturità, che noi lavoriamo con coscienza e consapevolezza di quello che è importante per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte a migliorare la gestione delle emergenze in agricoltura e a garantire aiuti tempestivi al settore, anche in considerazione degli interventi a favore del comparto previsti dalla legge di bilancio per il 2024 - n. 3-00902)

PRESIDENTE. L'onorevole Pisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00902 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'agricoltura è uno dei motori principali dell'economia nel nostro Paese. Intere regioni, da Nord a Sud, vivevano di agricoltura e sempre più giovani, grazie agli interventi di questo Governo, stanno decidendo di tornare nelle regioni di appartenenza e dare vita a vere e proprie startup all'avanguardia, che si focalizzano su nuovi sistemi di coltura.

Sfortunatamente, negli ultimi anni, anche a causa del cambiamento climatico, numerose regioni e aziende agricole si sono ritrovate a far fronte a molteplici emergenze, come alluvioni e gelate, ma anche a lunghi periodi di siccità, che hanno messo in serio pericolo i raccolti e la stabilità di numerose aziende agricole. I danni sono stimati in 6 miliardi di euro solo nel 2023.

Per questo motivo, le chiediamo quali sviluppi sono previsti, anche alla luce della recente legge di bilancio, al fine di migliorare e rendere più tempestiva la gestione delle emergenze in agricoltura.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, collega Pisano. Ringrazio anche l'onorevole Lupi per aver presentato, a nome del suo gruppo, questa interrogazione che permette di entrare nel tema che, negli ultimi anni, sta ovviamente interessando tutti quelli che guardano all'agricoltura come elemento centrale e asset strategico per la nostra economia, oltre che per la nostra alimentazione.

Purtroppo, stanno aumentando - solo quest'anno, ne ricordo molte - le criticità alluvionali e, prima di queste, quelle di segno opposto derivanti dalla siccità e ancora: il mal secco degli agrumi, la peronospora, la flavescenza dorata della vite, il cancro batterico del kiwi, il bostrico tipografo, l'aggressione del granchio blu al settore della pesca e dell'acquacoltura, la peste suina africana, tutto questo in un quadro di criticità internazionali dovute a conflitti in corso, a fenomeni migratori e a una competizione a livello mondiale che ha visto i nostri settori dell'agricoltura, dell'allevamento e della pesca particolarmente penalizzati.

Per questa ragione il nostro Governo non ha tardato a mettere in campo tutte le risposte possibili, nel quadro di disponibilità economiche che ben conoscete; dai fondi per sostenere le filiere deboli a quelli per l'innovazione tecnologica, fino al raddoppio delle risorse del PNRR in agricoltura, che ha portato a un record degli stanziamenti in questo settore difficilmente eguagliabile guardando indietro.

Abbiamo agito anche sul piano strategico e, in particolare, sulla ricerca affinché l'Italia sia all'avanguardia nella produzione di piante più forti e resistenti grazie alle TEA, le tecnologie evolutive avanzate. Occorre ricordare poi l'incremento della dotazione finanziaria di AgriCat, pari a 2 miliardi e 870 milioni, dei quali 1,28 provenienti da fondi unionali.

Abbiamo preso atto delle criticità derivanti dal sistema di gestione del rischio in agricoltura, che ha mostrato tutti i suoi limiti, ai quali bisognerà porre riparo con una nuova organizzazione del sistema, ma, comunque, abbiamo trovato i fondi per cercare di sanare gli errori sviluppatisi in passato.

Sulla peste suina africana, insieme alle regioni e al Parlamento, abbiamo pianificato un'azione di riduzione della popolazione degli ungulati, che sono il primo vettore della trasmissione della peste suina, oltre alle altre iniziative con il Commissario e il Vicecommissario in questo settore, che possano davvero affrontare questa criticità, fino a debellare questo problema, che riguarda i nostri allevatori, ma riguarda l'economia nazionale nel suo complesso.

In ultimo, ringrazio tutto il Parlamento di aver sostenuto, approvato e anche incrementato, con emendamenti del centrodestra, i fondi per l'emergenza: 300 milioni, che serviranno proprio a intervenire prontamente ove si andranno a creare nuove criticità o a ripercorrere, purtroppo, questioni che abbiamo già dovuto affrontare quest'anno.

Io credo che, con questo Governo, l'agricoltura, l'allevamento e la pesca siano tornati centrali nel dibattito, negli stanziamenti del Governo e i nostri agricoltori, forse anche a differenza di quelli di qualche altra Nazione europea, sanno che questa maggioranza è dalla loro parte (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandro Colucci ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo molto soddisfatti della sua risposta, perché non solo è intervenuto sul tema delle emergenze, su cui sottolineiamo uno straordinario miglioramento nella gestione, ma ha illustrato in modo molto chiaro come questo Governo sia intervenuto, in modo chiaro, decisivo e concreto, nel sostegno a uno dei settori più importanti della nostra economia, ossia l'agricoltura.

Con questo Governo l'agricoltura è diventata centrale; è certamente un asset strategico e, nell'aiuto e nel sostegno, ci sono state risorse in più su strumenti già esistenti, come ha sottolineato, ma il Fondo emergenze di 300 milioni è la grande novità ed è la chiarezza con cui si è voluto dimostrare che sui danni si vogliono dare risarcimenti in modo rapido e tempestivo.

Noi crediamo che, grazie a questo impegno del Governo, a questo lavoro importante che sta facendo lei, Ministro, in quest'ambito, ci sia anche la possibilità di intervenire su un uno strumento che riteniamo importante, come la rigenerazione agricola ambientale, per incentivare gli investimenti degli operatori privati, sia italiani che esteri.

Sappiamo bene che ci sono state gravissime situazioni nell'ambito dell'agricoltura anche a causa di inadempienze o tardivi interventi da parte delle regioni; faccio riferimento al Salento alla Puglia e alla xylella. Sappiamo che in quelle zone ci sono imprenditori in ginocchio e speriamo che il fenomeno non si allarghi, ma vogliamo trasformare questi momenti drammatici legati, ad esempio, alla xylella nel Salento, in occasioni agrituristiche. Su questo il gruppo Noi Moderati ha idee interessanti.

Vedendo il suo piglio deciso e determinato, siamo convinti che insieme possiamo aumentare gli strumenti che possono essere innovativi e che possono essere affiancati all'importantissimo lavoro che sta facendo, per cui la ringraziamo e per il quale Noi Moderati darà sempre sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Misure a sostegno del settore della pericoltura – n. 3-00903)

PRESIDENTE. Il deputato Davide Bergamini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00903 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE BERGAMINI (LEGA). Grazie, Presidente, grazie signor Ministro. Facciamo una premessa: considerato che, con l'ultima legge di bilancio, Ismea è stata autorizzata a erogare già prestiti cambiari a favore delle piccole e medie imprese inserite all'interno del settore ortofrutticolo, bisogna però considerare che l'Italia è il terzo produttore mondiale di pere, un comparto che vede vere e proprie eccellenze all'interno del nostro mondo agricolo, ma che nell'ultimo triennio ha subìto veramente forti cali e danneggiamenti dovuti a una serie di eventi negativi, tra i quali la cimice asiatica, le gelate primaverili e, infine, anche l'alluvione nel territorio dell'Emilia-Romagna.

Il Governo ha già provveduto, tramite due appostamenti, a stanziare complessivamente 18 milioni di euro, però il comparto ha visto perdere, negli ultimi anni, una grande produzione, con una perdita di circa 15.000 ettari di terreno coltivati, questo proprio perché all'interno delle aree più colpite, che sono quelle dell'Emilia-Romagna, del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, quindi aree del Nord e, soprattutto, di province come Ferrara e Modena, che hanno visto perdite fino all'80 per cento, ciò ha creato un impatto pesantissimo a livello economico, tant'è vero che molti agricoltori hanno iniziato a espiantare i frutteti.

Chiediamo, pertanto, signor Ministro, quali siano quelle azioni che si intendono intraprendere per salvaguardare questo comparto e, soprattutto, per salvaguardare quello che potrebbe essere un rischio, sia economico che dal punto di vista anche occupazionale del settore.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Grazie, collega Bergamini, perché mi fa parlare di un frutto particolarmente importante, tradizionale, al quale non intendiamo rinunciare, sia nel consumo, sia nella produzione.

L'Italia è oggi, come lei ricordava, la prima Nazione europea per produzione di pere e la terza nel mondo. Purtroppo, le imprese del settore hanno dovuto affrontare enormi criticità, causate principalmente dalle avversità climatiche e dalla diffusione di fitopatie e di organismi nocivi estremamente aggressivi che, in alcune aree, hanno comportato addirittura l'azzeramento della produzione ed è per questo motivo che il nostro Governo è intervenuto, come lei ricordava, dapprima con uno stanziamento straordinario di 10 milioni di euro con decreto ministeriale del 13 novembre scorso, seguito da un secondo stanziamento di 8 milioni avvenuto con decreto del 13 dicembre, che potrà far contare il settore su 18 milioni complessivi, per ora; l'ultimo decreto è attualmente al vaglio degli organismi di controllo.

Questi interventi hanno ricevuto l'apprezzamento delle associazioni di rappresentanza agricola, ma ben sappiamo che essi devono essere innestati in un quadro di interventi di più ampia portata. Per questa ragione, presso il Ministero è stato istituito un tavolo apposito, per dotarsi di una strategia efficace e di prospettiva, perché evidentemente in questo settore sappiamo che non si cambia annualmente la coltura; si deve pianificare, difendere e intensificare, un impegno che deve essere di carattere economico, ma anche su altro.

Riteniamo necessario promuovere l'attività e la qualità di questo prodotto anche attraverso il sostegno di iniziative specifiche di carattere fieristico-commerciale, che sviluppino la possibilità di dare il giusto valore a questo straordinario prodotto, per garantire una redditività adeguata alle imprese che continueranno a scommettere su questa coltura più difficile, più sensibile, ma straordinariamente importante.

Desidero ringraziare il Ministro degli Esteri Tajani e il Ministero degli Esteri, con il quale abbiamo lavorato per riuscire a sbloccare un mercato importante come quello cinese. Io credo sia un esempio fattivo di un Governo autorevole, che riesce a difendere gli imprenditori e anche la possibilità di vendere su mercati esteri. Ho ricordato, nella risposta all'interrogazione precedente, il Fondo di emergenza di 300 milioni, sul quale potremmo affrontare, insieme alle regioni, una pianificazione corretta anche con la Commissione, le emergenze, vecchie e nuove e certamente quella della pera è ben presente.

Ringrazio l'Ismea, il personale di Ismea e di Agea per il lavoro che hanno svolto, come lei ricordava, sugli impegni cambiari, ma anche sugli investimenti in nuove tecnologie, sulla velocizzazione dei contributi, l'erogazione dei quali, fatta in tempi certi, dà garanzia agli imprenditori di avere sostegno, ma anche certezza sulle date nelle quali possono contare con riferimento a quello a cui hanno diritto. Da questo punto di vista, credo che l'Agea abbia fatto un ottimo lavoro: i pagamenti della PAC, quest'anno, sono stati erogati con tempi da record rispetto al passato. Facciamo e fanno solo il proprio dovere, probabilmente, in passato, si doveva fare qualcosa di diverso.

Credo che i nostri agricoltori, i nostri pescatori, i nostri allevatori, che, in questi anni, nonostante tutto, hanno sostenuto questi settori, vadano ringraziati da tutti noi, perché hanno tenuto in piedi settori ai quali la politica, forse, ha dato meno attenzione di quella che meritavano (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Davide Bergamini ha facoltà di replicare.

DAVIDE BERGAMINI (LEGA). Grazie, signor Ministro. Mi ritengo soddisfatto della risposta che lei ha dato, perché credo che, ancora una volta, ci sia la dimostrazione che questo Governo è vicino ai nostri agricoltori, anche di fronte, a volte, a scelte europee che, spesso, vorrebbero penalizzare le nostre eccellenze e i nostri prodotti della filiera agroalimentare.

Le posso garantire che, venendo proprio dalla zona di Ferrara, incontrando le varie associazioni, i vari rappresentanti dei produttori di pere si sono dimostrati sempre molto collaborativi nei confronti della politica che abbiamo portato avanti in quest'ultimo anno, però ci chiedono veramente un grande aiuto, perché sono stati sconfortati. Molti agricoltori ci hanno detto di non poter lasciare ai propri figli le aziende che non funzionano più. Quindi, credo che la vicinanza di un Governo al comparto possa permettere anche quel ricambio generazionale che consentirà a questo Paese di mantenere il primato in quelle eccellenze che io e lei abbiamo espresso poc'anzi.

Sono soddisfatto anche del fatto che ci sia la volontà da parte del Governo di supportare le iniziative anche di carattere commerciale, come può essere la partecipazione alle fiere. A tal proposito, sono estremamente grato perché, proprio nella mia provincia, si svolge una fiera, che è FuturPera, molto importante per il settore. È una fiera a livello internazionale che lo scorso anno, purtroppo, si è deciso di non fare più perché, probabilmente, c'era anche un momento particolare che non permetteva alle aziende agricole di avere quello spirito che doveva esserci per partecipare. Tuttavia, proprio in questi giorni ho ricevuto una notizia positiva, ossia che si svolgerà probabilmente nei prossimi mesi. Spero che da parte del Ministero ci sia anche la volontà di partecipare in modo attivo a questo evento, perché potrà dare ancora più forza al settore e, soprattutto, potrà dimostrare la vicinanza del Governo ad un comparto che è stato in forte crisi, ma che ci ha sempre creduto e ha sempre sostenuto una parte importante dell'economia del nostro Paese e una parte importante di quella forza lavoro che è impiegata all'interno di queste coltivazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà tra 5 minuti, alle ore 16,18. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,13, è ripresa alle 16,20.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 81, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 936 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il "Piano Mattei" per lo sviluppo in Stati del Continente africano (Approvato dal Senato) (A.C. 1624​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1624: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il "Piano Mattei" per lo sviluppo in Stati del Continente africano.

Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento 4.2 Onori.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1624​)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'emendamento 4.3 Onori.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo agli identici emendamenti 5.3 Onori, 5.4 Bonelli e 5.5 Provenzano.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo a favore ovviamente di questi emendamenti che hanno un metodo comune oserei dire. Qual è la differenza - qui c'è il Sottosegretario, ce la può spiegare - tra un intervento di cooperazione e un intervento a fondo perduto? Dato che noi non sappiamo quali sono le risorse di questo piano anti-Mattei e non sappiamo nemmeno qual è la disposizione, le procedure, dobbiamo decidere, prima che ci giungano progetti evanescenti o inconcludenti, qual è la procedura di affidamento e soprattutto di programmazione dei risultati che vogliamo dare.

Allora, cari colleghi, lo dico ai parlamentari che si troveranno da qui a 90 giorni (poi, come ci auguriamo, è passato un anno, 90 giorni mi sembra il minimo sindacale) a discutere dei progetti considerati. Come li valutiamo? Sono a fondo perduto? Cioè, noi diamo soldi e dove arrivano arrivano, oppure c'è una programmazione modello PNRR? La destra italiana adesso per ogni iniziativa parla di PNRR: prima ha votato contro, adesso è diventato il mantra di ogni discussione. Vogliamo usare il meccanismo PNRR? Facciamolo, ma questo significa che la metodologia dei finanziamenti che diamo al Paese X sono gestiti con un'organizzazione del cronoprogramma, con un'organizzazione dei finanziamenti e con degli obiettivi da raggiungere; altrimenti sarebbero delle spese a fondo perduto, che sono anch'esse un sistema, ma in quel caso chi alla Farnesina è esperto di cooperazione sa benissimo che nemmeno alle ONG, a cui sono affidati i fondi, essi vengano dati così, dalla mattina alla sera, senza conclusione.

Quindi, capisco che abbiate fretta di chiudere questo decreto, che non ne volete discutere, nemmeno nella metodologia del buonsenso che vi stiamo proponendo ma, cari colleghi, questo è un tema che non potete rimandare, perché già avete scippato alla Farnesina quello che è un diritto alla gestione dei progetti e dei finanziamenti e già non sappiamo quali sono i fondi. Dunque, mi auguro che nella metodologia di presentazione, come vi chiedono tutte le opposizioni non in maniera demagogica ma in maniera seria, si possa comprendere come lo sviluppiamo. Ci sono x fondi: come vengono utilizzati questi x fondi? A chi vengono dati? Con quale carattere di controllo e soprattutto di gestione di quelli che sono i risultati? Non sono questioni di lana caprina, perché sono soldi pubblici e i soldi pubblici si giustificano in Parlamento, come in tutti gli organismi di controllo, con i crismi del caso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Presidente, l'onorevole Amendola ha ragione. Con questi emendamenti proponiamo, peraltro unitariamente, una cosa che dovrebbe venire da sé, cioè la necessità per ogni azione prevista da questo Piano che, com'è noto, ancora non esiste ma che prima o poi vedrà la luce, una valutazione ex ante ed ex post indipendente sull'impatto sociale e ambientale, sostanzialmente sull'esito delle azioni previste da questo Piano. Osservava l'onorevole Amendola che dovrebbe essere una questione che va de plano, su cui non sarebbe necessaria nemmeno una discussione, perché discutiamo di soldi pubblici e perché soprattutto discutiamo di un Piano la cui ambizione è addirittura di portata storica. Dovrebbe essere, dunque, primario interesse della pubblica amministrazione, in questo caso dello Stato, dotarsi di meccanismi e procedure in grado di garantire non solo trasparenza ma di garantire a se stesso la possibilità di verificare l'efficacia delle azioni messe in campo e, se del caso, di modificarne l'impianto e l'impatto.

Nella discussione in Commissione il Vice Ministro Cirielli ci ha risposto che in realtà alla Farnesina c'è una struttura che fa monitoraggio, che verifica, ma anche qui abbiamo scritto indipendente per una ragione, perché quando si discute di fondi pubblici nella pubblica amministrazione si fa così: si affida a un'autorità indipendente quella valutazione, proprio per evitare che, anche contro la volontà di funzionari la cui qualità non è mai stata messa in discussione, ci si possa, nel nome delle necessità politiche legate alla realizzazione di un particolare obiettivo di rilievo, piegare a valutazioni relative al suo impatto e, dunque, alla sua efficacia. Insomma, approvare questi emendamenti identici sarebbe ancora una volta, com'è accaduto durante tutta la discussione su questo decreto, una scelta di buonsenso e soprattutto sarebbe utile a rendere più efficace la realizzazione di questo Piano, un obiettivo centrale per questo Governo e per questa maggioranza, che evidentemente ancora una volta rivelano la loro vera natura, cioè quella di porre in essere, né più né meno, l'ennesima operazione di propaganda (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.3 Onori, 5.4 Bonelli e 5.5 Provenzano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.01 Fratoianni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 5.02 Provenzano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ieri, nel corso del dibattito sugli emendamenti, abbiamo più volte argomentato, nel silenzio della maggioranza, come questo Piano contraddicesse la retorica, che lo ha accompagnato, sullo sviluppo non predatorio. Proviamo a prendere sul serio per un'ultima volta questa formula retorica usata dalla Presidente del Consiglio e diciamo che questo sviluppo non deve essere predatorio. Ma per chi? La domanda è: non predatorio per chi? Non predatorio per le oligarchie con cui ci mettiamo d'accordo, non predatorio per pezzi di istituzioni economiche con cui concluderemo degli accordi sul Piano o non predatorio per le persone, per le africane e per gli africani ai quali vogliamo proporre un'idea di cooperazione davvero paritaria? Perché se è così, se non è predatorio questo Piano per le persone, allora noi non possiamo, ancora una volta, ignorare che in questi progetti e in questi interventi noi abbiamo bisogno di garantire il rispetto degli standard internazionali in materia di diritti umani, di lavoro dignitoso, i diritti delle persone, di responsabilità sociale e di tutela ambientale delle aziende, dei progetti e degli interventi economici che noi vogliamo mettere in campo.

Questa discussione, alla fine, è stata poco fruttuosa per tutto il Paese. Noi abbiamo cercato di proporre - tutte le opposizioni, per la verità - emendamenti che agissero in maniera costruttiva per migliorare un impianto che non c'è o, per quello che c'è, non ci convince. Avere l'ennesimo diniego da parte della maggioranza è rivelatore di un'impostazione che è quanto più vecchia e quanto più sbagliata si possa immaginare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.02 Provenzano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 5.03 Provenzano. Ha chiesto di parlare la presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo arrivati agli sgoccioli - questa è l'ultima proposta emendativa - e ci tenevo a sottolineare una questione che ritengo di primaria importanza - così la riteniamo tutti noi del Partito Democratico, ma penso di poterlo dire anche a nome di tutte le opposizioni -, quella del raggiungimento dello 0,70 per cento del reddito nazionale lordo in cooperazione.

Presidente, questo è un Governo che parla sempre di Nazione, di orgoglio, di fierezza, dopodiché, lo standing internazionale di un Paese si vede anche da come dà seguito ai propri impegni internazionali. E qui devo dire che l'azione del Governo è totalmente in controtendenza rispetto agli impegni presi. Noi dovremmo tendere allo 0,7 per cento del reddito nazionale lordo in cooperazione e, invece, che cosa fa questo Governo? Taglia i fondi alla cooperazione internazionale. L'ultima legge di bilancio ha visto un taglio del 7 per cento alla cooperazione (più di 40 milioni di euro). Anche lo scorso anno era stata fatta la stessa cosa. Noi ci attestiamo allo 0,32 per cento del reddito nazionale lordo. Lei capisce che ci sono altri nostri partner europei che lo 0,7 l'hanno già raggiunto. Dunque, ci allontaniamo sempre di più da quell'obiettivo. Parlo del Lussemburgo, della Svezia, della Germania, che quest'obiettivo l'hanno già raggiunto.

Allora, non eravate voi, signori e signore della maggioranza, a dire che volevate sostenere i Paesi africani? Non era questo l'obiettivo, sostenere i Paesi africani, abbandonare l'atteggiamento predatorio? E come può essere questo fattibile quando voi non solo non date sostanza al cosiddetto Piano Mattei, che abbiamo visto essere una scatola vuota, ma poi tagliate anche i fondi allo sviluppo?

Quindi, questo emendamento era invece un modo per impegnare il Governo con un decreto per riuscire ad andare nella direzione dell'ottenimento dello 0,7 per cento. Mi auguro che il Governo non voglia disattendere questo impegno, perché sarebbe contraddire quello che la Nazione, come viene detto con orgoglio, già si è impegnata a fare. Quindi, se noi andiamo a tagliare quei fondi, noi ci allontaniamo da quell'obiettivo.

Allora penso che questo emendamento sia invece un modo per raddrizzare il tiro, la rotta, e riuscire a riportare l'Italia nella direzione dei Paesi dell'Unione europea che, quando prendono un impegno, poi lo mantengono.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.03 Provenzano, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1624​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIORGIO SILLI, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale.

Sull'ordine del giorno n. 9/1624/1 Gardini, il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, l'opportunità di istituire, secondo modalità da concordare con le autorità governative e i corpi intermedi degli Stati africani coinvolti, dei percorsi formativi in Africa utili a diffondere le migliori competenze tecniche in materia di gestione di impresa in settori come quello agricolo, manifatturiero, del commercio (…)” eccetera.

L'ordine del giorno n. 9/1624/2 Onori è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1624/3 Alfonso Colucci, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1624/4 Morfino è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1624/5 Lomuti, il parere è contrario, mentre gli ordini del giorno n. 9/1624/6 L'Abbate e n. 9/1624/7 Soumahoro sono accolti come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1624/8 Serracchiani, il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di stanziare (…)”, eccetera.

L'ordine del giorno n. 9/1624/9 Ciani è accolto come raccomandazione, mentre sugli ordini del giorno n. 9/1624/10 Ferrari e n. 9/1624/11 Bakkali il parere è contrario.

L'ordine del giorno n. 9/1624/12 Zaratti è accolto come raccomandazione, mentre l'ordine del giorno n. 9/1624/13 Provenzano è accolto come raccomandazione, espungendo l'ultima premessa, ossia “purtroppo l'Italia rientra tra quei donatori che non sono ancora (…)”, eccetera, eccetera.

Sugli ordini del giorno n. 9/1624/14 Bonelli, n. 9/1624/15 Fratoianni e n. 9/1624/16 Toni Ricciardi, il parere è contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/1624/17 Calovini e n. 9/1624/18 Loperfido, il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/1624/19 Rosato è accolto come raccomandazione, mentre sull'ordine del giorno n. 9/1624/20 Formentini c'è una riformulazione.

PRESIDENTE. Quindi, parere favorevole con riformulazione?

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Sì, posso indicarla?

PRESIDENTE. Prego, Vice Ministro Cirielli.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Grazie, signor Presidente. Può essere accolto, anziché come raccomandazione, con parere favorevole se sono espunti dal testo i nomi dei Paesi e si fa genericamente riferimento ai Paesi africani che hanno le caratteristiche espresse in premessa.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1624/1 Gardini: si accetta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1624/2 Onori, si accetta la raccomandazione. L'onorevole Quartapelle lo sottoscrive.

Sull'ordine del giorno n. 9/1624/3 Alfonso Colucci, c'è un parere contrario: si chiede la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1624/3 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Sull'ordine del giorno n. 9/1624/4 Morfino si accetta la raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/1624/5 Lomuti, c'è un parere contrario: si chiede la votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1624/5 Lomuti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

L'ordine del giorno n. 9/1624/6 L'Abbate è accolto come raccomandazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Volevo chiedere al Governo che possibilità c'è di passare dalla raccomandazione a parere favorevole, se ha intenzione di rivedere le varie parti dell'ordine del giorno prima di proseguire e chiedere di accettarlo. Mi rivolgo, quindi, al Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Non è possibile. L'idea è buona, ma è giusto che il lavoro contenutistico sia poi specificato dagli organi che dovranno portarlo avanti, però la ringrazio per il suggerimento.

PRESIDENTE. Onorevole L'Abbate, quindi, accetta o meno?

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie. Noi ci proviamo sempre, ovviamente, a farvi capire che sarebbe molto più importante non perdere tempo ed essere più incisivi. Presidente, accetto la riformulazione e voglio che sia messo ai voti.

PRESIDENTE. No, è una raccomandazione. Il Governo ci deve dare il parere, per poterlo mettere in votazione.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Parere contrario.

PRESIDENTE. La presentatrice accetta la raccomandazione.

L'ordine del giorno n. 9/1624/7 Soumahoro è accolto come raccomandazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/1624/8 Serracchiani, vi è un parere favorevole, previa riformulazione.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione, solo una brevissima dichiarazione. È un ordine del giorno che consideriamo…

PRESIDENTE. Quindi lo votiamo?

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Sì. È un ordine del giorno che consideriamo molto importante, anche perché dà contenuto al Piano Mattei, in qualche modo. Non volevamo, ma vi abbiamo dato un aiuto, perché prevediamo che si possa dare corso a quel Green corridor che è previsto fra il porto di Trieste o, meglio, il porto dell'Autorità portuale del sistema dell'Alto Adriatico (quindi, riguarda anche i porti di Venezia ed altri porti) e il Marocco e il porto di Tangeri. Quindi, riteniamo che sia molto utile e ringraziamo per il riconoscimento di questa opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1624/8 Serracchiani, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1624/9 Ciani, accolto come raccomandazione. Onorevole Ciani, accetta? Sì, bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1624/10 Ferrari, con il parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrrari. Ne ha facoltà.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi rivolgo al Governo, perché mi stupisce questo esito così secco, contrario, rispetto a questa proposta che chiede semplicemente di potenziare, cioè di credere veramente, di finanziare e di sostenere i progetti di educazione alla cittadinanza globale che, lo ricordo, è quell'educazione che viene fatta ai nostri cittadini, non a quelli africani, per costruire in loro le competenze di cittadinanza globale.

Ciò significa che un Paese, quando vuole potenziare i suoi rapporti di collaborazione internazionale, ha bisogno anche che la propria comunità, la propria popolazione sia consapevole di che cosa significano, oggi, le relazioni e le interconnessioni di vario genere, culturali, economiche e sociali, che esistono su questo pianeta, e in particolare, in questo caso, con l'Africa.

Non è un'invenzione mia, lo chiede l'Europa. Questo Paese ha approvato una propria strategia nazionale di educazione alla cittadinanza globale nel 2020 e solo nel maggio di quest'anno questo Governo ha approvato un piano nazionale di educazione alla cittadinanza globale. Peccato che quel piano non abbia un suo seguito con la proposizione di bandi per poi promuovere questi progetti nelle scuole, nelle università, in tutte quelle realtà anche informali che generano questa educazione.

Quindi, non comprendo un voto contrario, laddove voi stessi avete già approvato quel piano. La mia richiesta è semplicemente di dimostrare che lo porterete avanti con un finanziamento, con progetti sostenuti da bandi. Davvero, chiedo che il Governo possa ripensare questo voto negativo, perché non riesco a comprenderne la ratio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Vice Ministro Edmondo Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio, collega. Io condivido il contenuto di quello che lei ha scritto, solo che, secondo me, non c'entra col Piano Mattei, perché quello che ha scritto è competenza del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Io, d'altro canto, colgo l'occasione per chiarire che non comprendo le preoccupazioni espresse rispetto al commissariamento della cooperazione internazionale del Piano Mattei, ma le apprezzo. D'altro canto, se poi noi, invece, in questo Piano andiamo a mettere cose che sono di competenza del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale che si occupa della cooperazione è un modo per contraddirci.

Per quello che mi riguarda, il Piano Mattei è un sostegno alla cooperazione internazionale, a una legge bellissima che, tra l'altro, ha fatto il centrosinistra nel 2014, quindi, non vedo perché dobbiamo sottrarre competenze dando al Piano Mattei e alla cabina di regia una competenza sulla cooperazione internazionale, quando è semplicemente un supporto e un coordinamento di tutto il Governo, di tutto il sistema Paese al lavoro che svolge egregiamente il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

PRESIDENTE. Vice Ministro, quindi, lei conferma il parere contrario.

Bene, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1624/10 Ferrari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1624/11 Bakkali, con il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io, su quest'ordine del giorno, chiederei un chiarimento, anche perché speravamo, dopo la bocciatura dell'emendamento, di trovare un'apertura in sede di discussione degli ordini del giorno. Infatti, parliamo di un tema, quello del coinvolgimento nel Piano Mattei, nel suo pensiero, nella sua progettazione, delle comunità diasporiche e ieri, in sede di discussione, abbiamo raccontato la portata, anche numerica, significativa, delle comunità diasporiche in Italia, quelle di origini cosiddette africane, quindi che arrivano da tutti i 53 Paesi che compongono questo grande continente.

Chiediamo, appunto, un ripensamento, anche perché il coinvolgimento delle comunità diasporiche gode già di una cornice istituzionale, di un lavoro progettuale che va avanti da tanti anni, che va avanti all'interno della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni e dell'Associazione Le Réseau che fa da coordinamento nell'ambito di questo progetto e che ha portato nel dicembre del 2023 - e c'erano rappresentanti anche di questo Governo - al summit nazionale delle diaspore.

Quindi, la mancanza, l'invisibilità, in qualche modo, di questa parte e di queste risorse - che sono risorse umane che hanno competenze e che sono state riconosciute appunto da quella legge che si citava prima, la n. 125 del 2014, con l'apporto delle comunità diasporiche nella cooperazione internazionale e un Piano che si prefigge di creare legami, ponti economici, sociali e culturali con i Paesi - escludere chi vive in Italia e che è anche cittadino italiano e, magari, cittadino anche di quei Paesi, crediamo che sia una mancanza in qualche modo colpevole e che non vede la potenzialità di questa relazione.

Quindi, chiedo davvero un ripensamento e un'apertura su questo tema, perché, lo ripeto, è un percorso che va avanti da tanti anni e crediamo che sia una grande mancanza nel pensare questo Piano Mattei.

PRESIDENTE. Vice Ministro?

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, vale quello che ho detto prima. Le comunità della diaspora sono rappresentate e sono ascoltate dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e saranno sicuramente valorizzate nell'ambito della nostra competenza. Peraltro, nell'ordine del giorno c'è una legittima posizione politica anche di netta bocciatura del Piano, quindi, è chiaro che è inconciliabile. È anche molto particolareggiato, parla di bandi e di altre cose; lo ripeto, tutte questioni di competenza della cooperazione internazionale e dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno e chiedere, magari, al Vice Ministro, che è persona attenta e ha letto il testo, di accantonarlo per espungere le parti che, magari, non sono di interesse del Governo, le parti di critica e per valorizzare un lavoro che la stessa Farnesina fa, perché tutte le comunità della diaspora ovviamente sono in collegamento con la Farnesina.

Si arricchisce, non è un ordine del giorno punitivo. Quello che pensiamo del Piano Mattei l'abbiamo già detto, quindi, credo che la chiusura delle Borse vada tranquilla, oggi. Però, accantonando questo testo, depurandolo di alcuni elementi, credo che faremmo anche un bel gesto nei confronti di tutte le comunità della diaspora che vivono in Italia, che si sentirebbero orgogliose di questo Paese, che guarda ai loro Paesi. Tutto qui, semplicemente una bella Italia.

PRESIDENTE. Vice Ministro, rispetto all'accantonamento?

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Accantoniamo.

PRESIDENTE. Bene, allora l'ordine del giorno n. 9/1624/11 Bakkali è accantonato.

L'ordine del giorno n. 9/1624/12 Zaratti è accolto come raccomandazione. Viene accolta? Accolta. L'ordine del giorno n. 9/1624/13 Provenzano è accolto come raccomandazione, previa riformulazione. Onorevole Provenzano, la accetta?

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). No, non accetto la riformulazione, perché non accetto che venga espunta la verità dall'ordine del giorno, in quanto è un dato di fatto che l'Italia rientri tra i Paesi donatori che ancora sono lontani dagli obiettivi e dai traguardi da raggiungere. E chiedo di porre in votazione l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Vice Ministro?

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Va bene come dice Provenzano: senza espungere niente, è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Provenzano, accoglie la raccomandazione senza riformulazione?

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Accetto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1624/14 Bonelli, su cui c'è un parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1624/14 Bonelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1624/15 Fratoianni, su cui c'è un parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1624/15 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Sull'ordine del giorno n. 9/1624/16 Toni Ricciardi c'è un parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. A dire la verità, sono rimasto abbastanza interdetto, ormai è una prassi e un'abitudine. Se la Presidenza mi consente la battuta: in un Paese dove una raccomandazione non si nega a nessuno, un ordine del giorno come questo viene cassato come contrario. E suo tramite, mi rivolgo al Vice Ministro: vorrei capire, ove mai fosse possibile, per quale ragione, visto che le quattro pagine di premessa fanno la storia, ribadendo la qualità storica dal 1946 al 1980 della diplomazia di questo Paese nel saper gestire gli accordi, soprattutto i bilaterali e soprattutto l'impegno, Presidente, se mi consente 30 secondi per sottolinearlo, a prevedere nella cabina di regia del Piano Mattei un settore che si occupi di studiare un piano straordinario di gestione e programmazione di misure di cooperazione internazionale in materia di mobilità umana tra Africa e Italia, che prevede uno schema puntuale dei soggetti e delle istituzioni coinvolte. Non mi pare - e mi rivolgo, suo tramite, al Vice Ministro - di chiedere la luna. Era un umile e modesto suggerimento. E la invito, ove mai, ad accoglierlo quantomeno come raccomandazione o a spiegarmi il perché di questa contrarietà.

PRESIDENTE. Vice Ministro, prego.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Ricciardi, io non voglio fare polemiche perché ho uno spirito assolutamente costruttivo, ma prima dite che non volete che io sia commissariato nella mia funzione di Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione e poi fate ordini del giorno che, di fatto, entrano nelle competenze. Quello che lei chiede, lo fa già bene la Direzione generale della Cooperazione del Ministero, non lo deve fare la cabina di regia, che deve fare un altro lavoro. Questo è il punto.

PRESIDENTE. Onorevole Ricciardi?

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Qui nessuno le chiede di commissariare nessuno. Ci pareva normale immaginare che in un Piano Mattei che si occupa dei rapporti tra l'Italia e il continente africano, ci fosse nella cabina di regia qualcuno che si occupasse del grande tema della mobilità tra persone. Tutto qui. Poi io non volevo andare oltre, Vice Ministro, e men che meno le ho chiesto il commissariamento di Palazzo Chigi sul tema. Quindi, mettiamolo al voto, Presidente, cosa vuole che le dica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1624/16 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Sugli ordini del giorno n. 9/1624/17 Calovini e n. 9/1624/18 Loperfido il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/1624/19 Rosato è accolto come raccomandazione: accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/1624/20 Formentini il parere è favorevole previa riformulazione: accolta. Avremmo terminato l'esame degli ordini giorno, ma abbiamo ancora l'ordine del giorno n. 9/1624/11 Bakkali, che era stato accantonato. Prego, Vice Ministro.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Si propone la seguente riformulazione: va espunto il 1° capoverso delle premesse, dove c'è scritto “dopo più di un anno dal primo annuncio del cosiddetto “Piano Mattei”, il decreto-legge in esame si limita a disegnare una cornice generale (…)”, e così via; poi, nel dispositivo, per il solito ragionamento, va espunto il 2° capoverso, dove c'è scritto “a promuovere bandi per il cofinanziamento di iniziative imprenditoriali promosse dalla diaspora (…)”,e così via, perché i bandi li fa l'AICS, ovviamente.

PRESIDENTE. Quindi, è accolto come raccomandazione, ove riformulato. Onorevole Bakkali?

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Ringrazio il Vice Ministro e accetto la riformulazione. E se si può, chiederei di metterlo al voto. Si può?

PRESIDENTE. In tal caso dobbiamo chiedere il parere al Vice Ministro, perché è una raccomandazione. Vice Ministro, è favorevole, contrario o si rimette all'Aula?

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Io lo accetto come raccomandazione, perché è un ordine del giorno molto particolareggiato, altrimenti avrei dovuto accettare tanti altri ordini del giorno, che ugualmente erano positivi, ma non li ho accettati soltanto perché erano molto particolareggiati e, secondo me, non è questo il provvedimento.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, Vice Ministro, però è una raccomandazione e non lo posso mettere in votazione.

EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Per me è una raccomandazione. Se si va al voto, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Bene. Onorevole Bakkali?

OUIDAD BAKKALI (PD-IDP). Accetto la raccomandazione.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1624​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aboubakar Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Il decreto definito Piano Mattei, sul quale siamo chiamati ad esprimerci, ha visto un dibattito molto ricco, ma, allo stesso tempo, un dibattito che ha richiamato alcuni temi. Sono stati richiamati argomenti che riguardano il tema della colonizzazione, del paternalismo, dello sviluppo…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Ma, in particolar modo, Presidente, e per suo tramite vorrei rivolgermi al Governo, intervengo come deputato della Repubblica italiana, il mio Paese.

Ma intervengo come parlamentare della Repubblica italiana, nato sul continente africano, ma non per questo sono meno italiano, perché, l'ho ribadito più di una volta, italiani si nasce e italiani si diventa. Però, questo dibattito sul tema riguardante questo Piano, signor Presidente, sempre per il suo tramite, mi rivolgo al Governo, che permettetemi di definire il Piano Giorgia Meloni per l'Africa, è un invito a un'assunzione di responsabilità, è un invito a delineare e a definire qual è la visione, qual è l'idea di cooperazione che si vuole instaurare tra il nostro Paese e i Paesi del continente africano. Però, prima di questo, mi vorrei soffermare sul tema della colonizzazione.

Il tema della colonizzazione ci chiede, allo stesso tempo: ma cos'è la colonizzazione? Vorrei rifarmi alle parole di Aimé Césaire che, nel suo discorso sul colonialismo, scrive: “Si tratta di convenire su quello che esso non può essere; né evangelizzazione, né impresa filantropica, né volontà di combattere le frontiere dell'ignoranza, malattie, tirannia, né propagazione dell'opera divina, né estensione del diritto. Bisogna ammettere, in modo definitivo, senza temere per le conseguenze, che il tutto è opera di avventurieri, il tutto è opera di pirati, il tutto è opera di commercianti di spezie, il tutto è opera di armatori, il tutto è opera di cercatori d'oro, di mercanti spinti da appetiti vari, cioè dalla fame, dalla forza e dall'ombra malefica di una forma di civiltà che, per costrizioni interne, ad un punto della sua storia, è stata obbligata ad estendere su scala mondiale la concorrenza delle sue economie antagoniste”. Questo scrive Aimé Césaire a proposito della colonizzazione. Sostanzialmente, Aimé Césaire ci sta spiegando cosa? Che la colonizzazione è stato un processo, da una parte, culturale e, dall'altra parte, economico, ma la colonizzazione teneva all'interno della sua dimensione culturale quello che, in qualche modo, possiamo definire così: i bianchi sono la perfezione della virtù, l'essenza segreta che rivela tutto, questa è la colonizzazione culturale; è l'alienazione, il dimostrare che il pensiero è bianco, il dimostrare che la capacità di riflessione è bianca, il dimostrare che l'intelligenza è bianca e quando dico bianca non mi riferisco soltanto al colore della pelle, ma mi riferisco a una forma di costruzione sociale che porta alla cancellazione dell'esistenza dell'altra persona, degli altri e, tra questi, pensatori detti illuminati dal pensiero di quella virtù segreta attraverso la quale si delinea in che forma il mondo si deve muovere, in quale prospettiva il mondo si deve muovere; c'erano i vari Hegel, c'erano i vari Gobineau; erano questi alla base di quel processo per dimostrare quanto il processo di colonizzazione avesse la sua base scientifica, per non dire la sua base non scientifica. E poi c'era la colonizzazione materiale, che riguardava il saccheggio di terre che venivano sottratte ai contadini, e la conseguenza di quella colonizzazione, per certi versi, continua ancora.

Poi c'è quella colonizzazione degli anticolonialisti, quelli che vedono che la lotta al colonialismo si deve, in qualche modo, delineare a seconda della loro cultura di anticolonialisti in quanto, in realtà, nasconde a sua volta un razzismo viscido, invisibile.

Allora, qui, Presidente, torno al tema di questo decreto, motivando il mio voto contrario a questo decreto e, per il suo tramite, mi rivolgo al Governo, nella speranza che questo intervento possa, allo stesso tempo, individuare ambiti di confronto concreto con noi. Parliamo di un continente, l'Africa, con 1 miliardo e 400 milioni di abitanti, abbiamo il 60 per cento della popolazione africana con un'età sotto i 24 anni, cioè 800 milioni di giovani, ma parliamo, allo stesso tempo, di un continente dinamico, un continente che mette insieme - anche a partire dalla nostra vicinanza al continente africano stesso - possibilità di cooperazione, e questo mi è stato ribadito proprio in queste ore da un Ministro, che mi diceva: noi quello che vi chiediamo è di individuare, tenuto conto che dell'Italia abbiamo una visione diversa, di trovare insieme ambiti di collaborazione; troviamo insieme ambiti di intervento che possano, in qualche modo, individuare un salto in avanti che non abbia a che fare con la colonizzazione, con il paternalismo, con il razzismo degli anticolonialisti, ma che possa individuare obiettivi, mettendo al centro il futuro del continente africano e il futuro del nostro Paese.

Voterò “no”, andando a concludere, a questo provvedimento. Il primo motivo riguarda il tema del contenuto, dove, a proposito di contenuto, intendo quale è il Piano in sé. Abbiamo qui la struttura di un Piano. Chi sta scrivendo il Piano? Chi sarà coinvolto all'interno della scrittura del Piano? Abbiamo, come Paese, la fortuna di avere una forte presenza di diaspora africana. E, Presidente, mi rivolgo a lei e, per il suo tramite, al Governo: la diaspora è la sesta regione del continente africano e, con il contributo degli italo-africani o afro-italiani, possiamo camminare insieme per individuare gli ambiti di priorità, per consentire davvero di scrivere un Piano capace di uscire dalla dimensione paternalista, dalla dimensione superata dai tempi, perché l'Africa non vuole più piani scritti altrove, e quando dico scritti altrove loro dicono sempre scritti in Occidente. Sediamoci e scriviamo insieme.

Andando a concludere quindi, la Conferenza internazionale Italia-Africa dei prossimi 28 e 29 gennaio potrebbe essere la base di un nuovo inizio, di un nuovo partenariato.

Il secondo motivo riguarda, Presidente, il fatto che noi stiamo chiedendo di costruire un nuovo Piano con l'Africa, ma le norme che sono state adottate fino ad oggi in tema di politiche migratorie non sono state clementi con le figlie e i figli dell'Africa. Questa non è storia, questa è realtà. Allora, partiamo dallo stesso pensiero, partiamo dagli stessi pregiudizi, partiamo dalla stessa sensibilità? O andiamo, in qualche modo, a instaurare un nuovo cammino?

PRESIDENTE. Concluda.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Concludo, citando proprio Enrico Mattei, che disse che era un convinto anticolonialista e che ha messo tale convinzione all'interno della sua visione politica e imprenditoriale, a partire dalla quale mirava a sostenere l'affermazione dei diritti e il riscatto sociale, economico e politico delle popolazioni.

Per questo motivo, voterò “no”, ma chiedendo, allo stesso tempo, al Governo di iniziare un cammino che possa mettere al centro lo sviluppo dei Paesi africani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Noi di +Europa voteremo contro questo decreto, prima di tutto perché è un decreto e non si capisce perché abbiate dovuto fare un decreto, quale sia la necessità e l'urgenza, forse la scadenza delle elezioni europee, ma altrimenti non c'è alcuna necessità ed urgenza in questa cornice vuota che state per approvare.

Ed essendo un decreto, anche senza fiducia - ma cambia poco -, questa Camera, la Camera dei deputati accetta, perché bisogna convertirlo entro una scadenza data, di vedere passare sopra la propria testa anche questa cosa, che non sarà nulla temo o, forse, è meglio così, esattamente come l'Accordo con la Tunisia doveva essere la panacea dei mali legati all'immigrazione. Questa Camera accetta di non entrare nel merito di questa cosa epocale e mi spiace che i colleghi della maggioranza non abbiano preteso che anche questa Camera potesse esprimersi. Lei, Vice Ministro, ha accolto alcuni ordini del giorno: va bene, sappiamo l'effetto che questi ordini del giorno avranno, prossimo allo zero, ma, forse, invece, a partire dal tema della diaspora, una discussione aperta al miglioramento, e non preclusa al miglioramento di questo provvedimento, anche nella Camera dei deputati, avrebbe, forse, portato qualche miglioramento. Quindi c'è un primo elemento istituzionale: questa cosa parte male, parte con lo strumento sbagliato, con un'urgenza che non c'è, se non nella testa politica del Primo Ministro Meloni e senza che questa Camera possa dire nulla, è una semplice ratifica.

Secondo elemento, signor Vice Ministro. Lei prima diceva, a proposito degli ordini del giorno: dite che la cooperazione viene commissariata, poi fate delle proposte che la commissariano, trasferendola a Palazzo Chigi. Ma è la verità, signor Vice Ministro. Io sono contento che, alla fine, abbiano inserito anche lei, che, lo ripeto, è l'unico Vice Ministro previsto dalla legge, cioè il titolare del dossier della cooperazione internazionale alla Farnesina, ma questa cabina di regia è capitanata dal Primo Ministro, vicepresieduta dal Ministro degli Affari esteri e, poi, c'è il Vice Ministro del Ministro degli Affari esteri che vicepresiede questa cabina di regia. Non ce l'ha spiegato. Lei aveva tempo e modo di spiegarci del perché la realtà sarà diversa da quella che in tanti abbiamo previsto, cioè che l'ubi consistam di questa superfetazione della cooperazione internazionale italiana, cioè, questa cabina di regia e l'unità di missione - che già costano 2,8 milioni che, forse, era meglio risparmiare e aggiungere, se ci sono, al Ministero della cooperazione - … l'unica possibilità che questa cabina di regia e unità di missione avranno, oltre a fare una serie di riunioni duplicato di altre riunioni della cooperazione, sarà di commissariare, cioè di prendere un pezzo della cooperazione - ovviamente, intendendosi per questo pezzo anche le risorse -, portarla a Palazzo Chigi, nell'illusione che a Palazzo Chigi saranno più bravi della Farnesina e saranno più bravi del Vice Ministro Cirielli che, da un anno, gestisce questo dossier. Perché, altrimenti, questa è una presa in giro, anche piuttosto offensiva del Parlamento.

Ho già ricordato in quest'Aula che vi fu una legge speciale per affrontare il tema - la legge, allora, era quella contro lo sterminio per fame nel mondo -, era la legge Piccoli, una legge che arrivò dopo la mobilitazione dei radicali, di Marco Pannella e il coinvolgimento dei premi Nobel. Lì si arrivò a varare una legge per un piano straordinario di intervento per lo sviluppo, in particolare nei Paesi africani. Ma allora vennero stanziati, contemporaneamente all'approvazione della legge, 1.900 miliardi di lire, che restano miliardi di euro ad oggi. Venne prevista una figura straordinaria, in qualche modo, Vice Ministro Cirielli, un antesignano del ruolo che lei svolge oggi, cioè un Sottosegretario al Ministero degli Affari esteri con quella responsabilità specifica. Qui, invece, non c'è niente, non c'è una lira, non c'è un euro, il Piano Mattei non c'è.

Voi potevate portarci un Piano dettagliato di investimenti, di priorità, su quali Paesi, perché, poi, legate questo all'immigrazione nel racconto che fate, ma, invece, questo Piano non so quando arriverà, non so cosa conterrà, nessuno sa quali potranno essere gli interventi prioritari, quali i Paesi prioritari. È stato ricordato anche nella discussione generale, i Paesi prioritari per l'immigrazione, i Paesi di transito, il Sudan, Sud Sudan non sono Paesi dove oggi puoi fare un Piano con le aspettative che voi scrivete nel Piano cosiddetto Mattei, e sarebbe stato molto meglio non tirare in ballo Mattei per questi 3 articoli in cui si istituisce la cabina di regia, l'unità di missione e si prevede una relazione ex post al Parlamento.

Per tutte queste ragioni, noi siamo contro, perché noi diciamo che, con riferimento al tema dell'Africa, legato anche al tema dell'immigrazione, il driver dell'immigrazione è la demografia unita alla geografia, e queste cose non si spostano con nessun piano di intervento italiano. Siamo contro perché, se davvero l'ambizione fosse non quella di fare uno spot elettorale, ma di incidere in qualche modo significativo su una partnership economica con l'Africa, allora, come minimo, ci vuole il livello europeo, risorse concentrate e discusse e interventi programmati a livello europeo. Tutto questo non c'è. E' una cosettina, senza soldi, con pretese verbose, ma senza alcuna possibilità concreta di avvicinare qualche risultato dal punto di vista della promozione economica, ma anche sociale e istituzionale. Vice Ministro, lei sa benissimo, perché se ne occupa, che il nation building è uno degli elementi centrali della cooperazione italiana, laddove si vogliano creare condizioni di sviluppo economico, sociale e di stabilità politica per avere anche relazioni sane in termini economici.

Chiudo su questa riflessione, che non è certo un'obiezione a questa maggioranza: quando parliamo di emigrazione e sviluppo, ricordiamoci che l'Italia sperimentò un boom di emigrazione mentre sperimentava il boom economico, perché le due cose spesso vanno insieme per mille ragioni. Quindi, attrezziamoci a gestire i fenomeni migratori, senza nemmeno l'illusione che lo sviluppo, la crescita economica e nuova occupazione nei Paesi più vicini a noi, in particolare nei Paesi africani, saranno un elemento che fermerà la spinta a partire. Da certi punti di vista, potrebbe anche, come accadde in Italia nel primo dopoguerra, essere un fattore di spinta, i push factor. Voi avete discusso per tanto tempo dei pull factor, le ONG sono un pull factor: misuriamoci con i push factor. Signor Vice Ministro, noi siamo contrari a questo, perché non ne capiamo il senso, se non di uno spot elettorale pre-europeo. Ed è bene che, se c'è da discutere, anche per migliorare la legge sulla cooperazione internazionale, farla funzionare meglio, chiedere più soldi, probabilmente questo Parlamento sarà al suo fianco, ma vedere, invece, che si sorpassa la cooperazione internazionale del Ministero degli Affari esteri per dare vita a uno spot elettorale, questo, credo, che non servirà a nessuno, tanto meno potrà servire alle genti, ai Paesi e alle Nazioni africane (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Esponente del Governo, Vice Ministro, dal primo giorno della ripetuta serie di annunci del vostro Governo, Italia Viva ha convintamente sostenuto l'idea di un Piano Mattei per l'Africa, e non certo per il Governo, sempre più debole e nervoso, e nemmeno per i contenuti del Piano, che non c'erano 16 mesi fa e non ci sono nemmeno oggi, perché, quando dovete passare dal mondo della propaganda a quello della realtà, fate molta, molta fatica. Però, quello che sappiamo di Enrico Mattei, della figura di un grande italiano, ci bastava e ci basta per pensare che, se vi ispirate alle sue idee, probabilmente sarete in grado di fare una politica energetica seria.

E siamo anche contenti che abbiate scelto di prendere come riferimento e come esempio Enrico Mattei, un partigiano cattolico, che combatté contro il fascismo, che era a Milano nel 1945 a sfilare con il CLN dopo la liberazione della città e che certo non avrebbe apprezzato alcune scene che abbiamo visto in questi giorni. Enrico Mattei seppe portare avanti la propria visione, il proprio progetto, anche contro il sistema partitocratico di allora: celebre la sua frase sui “partiti taxi”. Ma soprattutto Enrico Mattei ha sostenuto e realizzato in tutta la sua vita esattamente l'opposto di quello che voi avete sostenuto quando eravate all'opposizione per anni. Allora, per rinfrescare a noi tutti la memoria, vorrei citare, testualmente, alcune parole, alcuni appunti, prima di un intervento a Tunisi dello stesso Enrico Mattei che diceva: “Ho lottato anche io contro l'idea fissa che esisteva nel mio Paese. Che l'Italia fosse condannata a essere povera, per mancanza di materie prime e di fonti energetiche. Queste fonti energetiche le ho individuate, le ho messe in valore e ne ho tratto delle materie prime”.

Bene, ricordo però anche quello che diceva Giorgia Meloni, dall'opposizione, e lo ricordo bene, perché inveiva contro i Governi di allora, di cui anch'io facevo parte, e anche qui, siccome a volte la Presidente del Consiglio ha vuoti di memoria, per cui non ricorda quello che ha sostenuto sull'uscita dall'euro, sul garantismo, sugli 80 euro. Voglio citare le parole del 2016, proprio di Giorgia Meloni, così da non fare errori. “Voto sì al referendum sulle trivelle perché non farlo sarebbe un aiuto alle grandi lobby”. E ancor prima nel settembre 2014: “Renzi calpesta il popolo italiano per favorire le lobby del petrolio”. Ma ancora di più, la Meloni chiese le dimissioni dell'intero Governo Renzi sulla vicenda Tempa Rossa, un'inchiesta giudiziaria finita nel nulla, un buco nell'acqua, in cui furono coinvolti due Ministri, peraltro, mai neppure indagati, e una Ministra si dimise per le vergognose intercettazioni, prive di qualsiasi rilievo penale, ma intime e private, che finirono sui giornali. Allora, Giorgia Meloni, dall'opposizione, chiese le dimissioni dell'intero Governo Renzi e guardate che noi non avevamo sparato a nessuno a Capodanno, non avevamo fatto fermare treni a Ciampino e nemmeno divulgato documenti segreti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). C'eravamo limitati ad attuare la politica di Enrico Mattei sull'energia, quella che oggi voi volete realizzare e volete realizzare il Piano Mattei addirittura per l'Africa.

Bene, benissimo, perché anche su questo avete fatto passi in avanti giganteschi. Sempre Giorgia Meloni, in una puntata di Ballarò del 2014, incalzata da Sandro Gozi su come avrebbe gestito lei il tema dei flussi dei migranti, su spinta di Gozi, che chiedeva “ma scusi lei li lascerebbe affogare, li lascerebbe morire in mare quelli che arrivano con i barconi?”, sempre Giorgia Meloni - cito sempre testualmente - rispondeva: Sì, esattamente, li lascio affogare. Difendi il popolo che rappresenti. Ora, per fortuna, Giorgia Meloni arrivata al Governo non ha attuato quelle parole disumane, che probabilmente le sono servite a vincere la campagna elettorale, ma che non sono realizzabili, fortunatamente, quando vai al Governo.

Allora, da quando Giorgia Meloni è al Governo, gli sbarchi irregolari nel nostro Paese sono aumentati del 50 per cento rispetto allo scorso anno, triplicati rispetto a due anni fa, ma Giorgia Meloni ha accolto quest'anno da Palazzo Chigi più sbarchi irregolari di quelli del 2015, quando a Palazzo Chigi c'era Renzi e la Meloni, dall'opposizione, diceva che eravamo invasi. Oggi, invece, va tutto bene, è tutto sotto controllo e addirittura si propone un piano per l'Africa e noi siamo contenti che anche su questo la Presidente del Consiglio, come su mille altre cose, abbia cambiato idea e una volta arrivata al Governo ci sia una nuova versione di Giorgia Meloni.

Questo Piano Mattei, però, che cosa ha dentro? Ora, al di là che è facile il gioco di parole nel dire che questo Piano, per l'appunto, va piano, forse pianissimo, non ha proprio niente al momento. È un insieme di buoni principi, quelli di Enrico Mattei, perché sono gli unici che si conoscono, visto che quelli del Governo non sono noti: meglio i buoni principi di Enrico Mattei che i cattivi messaggi di Giorgia Meloni in campagna elettorale. Ma è semplicemente un indice che probabilmente qualcuno di voi ha in testa di un libro che forse dovrete scrivere, ma che, ad oggi, nessuno ha scritto, è completamente vuoto. Se seriamente deciderete di attuare un Piano Mattei, noi coerentemente con le nostre idee lo sosterremo, ma al momento questo Piano Mattei non c'è. Lo stesso Enrico Mattei diceva un'altra frase molto bella e condivisibile. L'ingegno è vedere opportunità dove gli altri non ne vedono e per noi l'Africa è un continente pieno di opportunità. Siamo stati il primo Governo ad avere una strategia per l'Africa, Renzi è stato il primo Presidente del Consiglio a visitare alcuni Paesi africani e abbiamo individuato, come vertice dell'ENI, una persona competente e concentrata sullo sviluppo in Africa che, intelligentemente, il Governo Meloni ha confermato. Allora, per noi l'Africa è davvero una terra di opportunità e non di persone che devono morire in mare e affogare in mare. Noi siamo pronti a sostenere il Piano Mattei semmai un giorno vi degnerete di scriverlo. Ad oggi, non possiamo che votare contro un decreto-legge che, dopo sedici mesi, è completamente vuoto, è tecnicamente fuffa, non c'è niente in questo decreto-legge. Se però passerete dalle parole, quelle di Enrico Mattei, ai fatti, noi ci saremo. Però, per favore risparmiateci la propaganda e gli slogan e cominciate dopo 16 mesi a dare concretezza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Cavo.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il momento più difficile, così la Presidente del Consiglio nella conferenza stampa di fine anno ha definito il naufragio di Cutro, in quella tragedia avvenuta nella notte tra il 25 e 26 febbraio; hanno perso la vita 94 persone, di cui 35 minori.

Nel 2023 sono stati più di 2.000 i migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni. Non esistono soluzioni facili, né immediate. La pressione migratoria dal Sud del mondo verso i Paesi più avanzati è un fenomeno epocale. Serve una risposta strutturale che si ponga l'obiettivo primario di mettere fine alle morti in mare. Non possiamo più consentirci di assistere ad altre tragedie. Non è sufficiente cercare di salvare i naufraghi; non è sufficiente attenderli, quando sono già in pericolo di vita. È necessario fermare le partenze: dobbiamo lavorare in Africa. Ma serve un coinvolgimento internazionale, serve una risposta coesa di tutta l'Europa, di tutti i Paesi verso cui tendono i flussi migratori. Per troppo tempo ci si è limitati a porsi il problema quando si manifestava nel Mediterraneo. Ora, finalmente, si cerca di costruire una strategia composita, a partire dalla regolarizzazione dell'immigrazione irregolare. Il sistema produttivo necessita di lavoratori stranieri e per la prima volta, il cosiddetto decreto Flussi, ha una programmazione per tre anni e si sta ragionando anche sullo snellimento delle procedure amministrative. È cambiato l'approccio, l'Italia si sta confrontando anche a livello internazionale con un approccio differente serio e propositivo. Sta ponendo non solo il problema, ma nuovi obiettivi, e sta aprendo la via a una politica migratoria europea nuova. In Europa adesso non si parla più soltanto di redistribuzione dei migranti, ma è passato il concetto che si deve lavorare in Africa, con strategie efficaci e un'incisiva azione di prevenzione e contrasto dell'immigrazione irregolare, fermando le partenze e lavorando a una gestione europea dei rimpatri. Ingrassare le reti dei trafficanti di esseri umani non ha nulla a che fare con il concetto di solidarietà, almeno non quello che ci appartiene. Non esiste solo il diritto a emigrare, esiste anche quello opposto a non emigrare. Papa Francesco, in occasione della giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati, il 24 settembre scorso, ha definito il diritto a non emigrare la possibilità di vivere in pace e dignità nella propria terra. Emigrare non è sempre libertà, anzi il più delle volte lasciare il proprio Paese non è frutto di una decisione libera. Le crescenti disuguaglianze, la mancanza di opportunità, la crisi ambientale, la violazione di diritti, i conflitti, sono tra le principali cause che spingono e costringono a fuggire dalla propria Patria alla ricerca di migliori prospettive di vita per se stessi o per la propria famiglia per sopravvivere. È inutile nascondersi che alcune regioni del mondo sono più privilegiate di altre e noi oggi facciamo parte di questa metà del mondo, di quella più privilegiata. L'accesso ai beni essenziali, al lavoro, alla salute, all'istruzione, al benessere è il discrimine. In assenza di opportunità di realizzazione personale e familiare, di prospettive e il pregiudizio della stessa sicurezza personale, tutto questo rende l'emigrazione l'unica scelta possibile.

Indulgere nella falsa e farsesca solidarietà dell'accoglienza a tutti i costi non solo non mette fine a questa catena di eventi infausti e criminali ma rischia di mettere a rischio anche la tenuta sociale interna del nostro Paese. Bisogna creare un vero partenariato mediterraneo e l'Italia può trasformarsi da Paese di sbarco a cerniera tra le due sponde. Questa trasformazione è l'obiettivo strategico di questo Governo e il Piano Mattei, oggi al voto di quest'Aula, è la cornice di questo nuovo approccio politico.

La situazione geopolitica attuale è molto complessa e il 2024 sarà un anno elettorale, con oltre 50 elezioni nel mondo per 2 miliardi di elettori. Alle urne sono chiamati i cittadini di 76 Paesi e sono 18 le consultazioni elettorali attese nel continente africano. Su alcune delle consultazioni previste grava il pregiudizio della correttezza dello svolgimento, in considerazione della condizione politica; in altri casi si teme la stabilità interna, per i forti contrasti tra gli schieramenti. La serie di appuntamenti elettorali che si terranno nel continente africano contribuirà a comporre il quadro politico e l'equilibrio economico e sociale all'origine dei flussi migratori. Inoltre, sarà necessario individuare i nuovi interlocutori, laddove cambieranno, per la messa a terra dei progetti che partiranno all'interno della cornice del Piano Mattei. Sono tutti elementi che influiranno sull'assetto e sulla proiezione italiana. Non dimentichiamoci che l'Africa è oggetto anche di pressioni internazionali, a volte direttamente finalizzate alla destabilizzazione e altre volte al mero sfruttamento economico. Si tratta, infine, di un continente potenzialmente ricco di materie prime scarse, sempre di più richieste nell'ambito della transizione ecologica, ma attualmente l'estrazione non sta producendo sul territorio benessere economico.

Cosa prevede il Piano Mattei, cos'è in concreto? Tra poche settimane si terrà a Roma la Conferenza Italia-Africa - il 28 e il 29 gennaio prossimi - che avrà ad oggetto la cooperazione nel campo dell'energia, con l'obiettivo di garantire l'approvvigionamento di prodotti energetici dell'Unione europea e promuovere lo sviluppo dei Paesi africani al fine di ridurre i flussi migratori verso l'Europa. In quell'occasione avremo un quadro dei primi progetti che saranno avviati non solo nel campo energetico. Quella che invece oggi andremo a votare è la struttura con cui saranno affrontati i diversi progetti. Il provvedimento è composto di 7 articoli e definisce prima di tutto le modalità di adozione del Piano che regolerà la collaborazione dell'Italia con i Paesi africani. Il Piano sarà adottato con decreto del Presidente del Consiglio, previo parere delle Commissioni parlamentari. Vengono indicati i settori di particolare interesse del Piano: dalla cooperazione allo sviluppo alla salute, dal partenariato energetico al contrasto all'immigrazione illegale ma anche la promozione delle esportazioni e degli investimenti, la ricerca e l'innovazione, l'approvvigionamento e lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche, il partenariato nell'aerospazio, la valorizzazione e lo sviluppo del partenariato energetico, anche nell'ambito delle fonti rinnovabili, dell'economia circolare e del riciclo, il sostegno all'imprenditoria, in particolare a quella giovanile e femminile, il turismo. Il Piano sarà articolato in strategie territoriali riferite a specifiche aree del continente africano e avrà la durata di 4 anni, ma potrà essere aggiornato anche prima della sua scadenza.

Il Piano Mattei costituisce la cornice entro cui le diverse amministrazioni dello Stato svolgono le proprie attività di programmazione, di valutazione di impatto e di attuazione degli interventi, ciascuna nel proprio ambito di competenza. La cabina di regia per la definizione e l'attuazione del Piano è presieduta dal Presidente del Consiglio e ne fanno parte molti rappresentanti del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy, il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, il rappresentante dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, ICE, SACE e Simest, soltanto per fare alcuni esempi. La legge definisce i compiti della cabina di regia. Tra essi si ricordano il coordinamento delle attività di collaborazione tra Italia e Stati africani, svolto, nell'ambito delle rispettive competenze, dalle amministrazioni pubbliche, la promozione degli incontri tra rappresentanti della società civile, imprese e associazioni italiane e africane, con lo scopo di agevolare le collaborazioni a livello territoriale e promuovere l'attività di sviluppo, la promozione e il coordinamento tra i diversi livelli di governo, gli enti pubblici e ogni altro soggetto pubblico e privato interessato. Un altro obiettivo è promuovere iniziative finalizzate all'accesso a risorse messe a disposizione dall'Unione europea e da organizzazioni internazionali.

Sarà istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri una struttura di missione dedicata, al fine di assicurare supporto alle funzioni del Presidente del Consiglio e a quelle del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, come Vicepresidente della Cabina di regia. Viene previsto che il Governo trasmetta alle Camere una relazione annuale, approvata dalla Cabina di regia, sullo stato di attuazione del Piano Mattei entro il 30 giugno di ciascun anno.

Con il voto di oggi segniamo uno spartiacque nella gestione dei flussi migratori, ponendo l'Italia all'avanguardia e offrendo anche agli altri Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo di prendere parte a una nuova piattaforma di relazioni. È questa la linea per affrontare la sfida epocale che abbiamo davanti. Noi Moderati ci siamo e voteremo a favore su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angelo Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Una domanda: a cosa serve il Piano Mattei? Ebbene, a questa domanda ha dato una risposta chiara la Premier Meloni e la Premier Meloni ha detto che serve “a far arrivare dall'Africa più gas e molti meno migranti”, sono testuali parole. “Oggi abbiamo un problema”, continua la Premier Meloni, “di approvvigionamento energetico in Europa e l'Africa è un produttore enorme di energia. Se aiutiamo l'Africa a produrre energia per portarla in Europa possiamo risolvere insieme molti problemi, ovvero quello delle migrazioni da un lato e quello della sicurezza energetica europea dall'altro”. È il discorso fotocopia che ricalca in buona sostanza la retorica utilizzata dall'amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi, che non a caso ha spesso accompagnato nelle missioni in Africa la Presidente del Consiglio. Dice l'amministratore delegato Descalzi: “We don't have energy, they have energy”. Loro hanno energia e noi no, ha chiaramente dichiarato l'amministratore delegato Descalzi al Financial Times.

Quindi, è evidente l'atteggiamento, in questo caso, sì, predatorio, da parte di questo Governo su questo Piano. Dice sempre Descalzi: “Noi siamo l'unica società che invece di produrre per esportare come tutti fanno, perché si guadagna molto di più, produciamo anche per la parte domestica e lo faremo anche in Mozambico”. Questo affermava De Scalzi nel maggio 2015. Però, pochi mesi dopo ENI siglava un accordo con la British Petroleum che prevedeva la vendita per i prossimi 20 anni dell'intero ammontare della produzione dell'impianto Coral South alla multinazionale britannica e, secondo un'analisi condotta dalla ONG francese Amici della Terra, il 90 per cento della produzione di gas mozambicano è già stato destinato all'export attraverso accordi di lungo termine con operatori asiatici ed europei.

Però, c'è una questione, vede, c'è una questione sociale. Infatti, da un punto di vista sociale l'espansione dell'industria del gas si è tradotta in quella regione in una vera e propria maledizione per la regione di Capo Delgado, dove sono concentrate le operazioni. Migliaia di persone sono state costrette a lasciare i propri villaggi e le loro terre per far spazio alle infrastrutture dell'industria, mentre ampi tratti di mare sono stati dichiarati off limits privando intere comunità dei loro mezzi di sussistenza. In un contesto del genere il risentimento verso il Governo di Maputo e le multinazionali occidentali è cresciuto a dismisura, creando terreno fertile per l'avanzata del gruppo di miliziani di ispirazione jihadista al-Shabaab. Il risultato è stato l'avvio di un conflitto tuttora in corso nella regione che ha scatenato un vero e proprio inferno, causando in pochi anni 5.000 morti e un milione di sfollati. Lo sapevate questo? Attualmente, Capo Delgado è occupata militarmente dall'esercito mozambicano e da quello ruandese, ma è presente anche un contingente delle forze armate europee. Ciò nonostante, gli attacchi continuano e la popolazione è costretta a spostarsi continuamente per sfuggire alle incursioni dei miliziani.

Passiamo a un'altra parte e andiamo in Tunisia, altro elemento di progetto del Piano Mattei e delle mire di ENI e della Premier Meloni. Finora la Tunisia è stata il Paese su cui si sono maggiormente concentrate le iniziative del Governo ed è anche uno dei Paesi dove ENI opera da più tempo, fin dal 1961. La presenza di ENI in Tunisia si concentra soprattutto nella regione di Tataouine, nell'estremo Sud del Paese, un triangolo desertico che delimita il confine con Algeria e Libia, sotto cui si trova la metà delle riserve di petrolio e gas tunisine. Nonostante ciò, Tataouine è una delle regioni più marginalizzate della Tunisia, con tassi di povertà e disoccupazione giovanile tra i più alti del Paese. A partire dal 2017, la popolazione della regione è insorta contro le compagnie petrolifere, ENI in primis, arrivando persino a bloccare la produzione per diverse settimane.

Il movimento di El Kamour rivendicava posti di lavoro per le comunità locali e che una parte dei proventi dell'industria fosse destinata a un fondo per lo sviluppo della regione. Niente di tutto ciò, niente di tutto ciò è accaduto, popolazioni lasciate nella povertà. Spostiamoci in Nigeria, altro Paese in cui l'ENI opera dagli anni Sessanta. A maggio di quest'anno la commissione ambientale dello Stato di Bayelsa, dove ENI gestisce il terminal di esportazione del petrolio, ha quantificato in 12 miliardi di dollari i danni causati dall'estrazione petrolifera. Secondo lo studio, almeno 110.000 barili di petrolio sono stati versati nei fiumi, nelle paludi e nelle foreste, il 90 per cento dei quali provenienti da impianti di proprietà di sole 5 compagnie petrolifere, tra cui l'ENI.

Se davvero l'Italia vuole guardare all'Africa con occhi africani, come ha dichiarato il Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, sarebbe bene che iniziasse ad ascoltare le voci di chi vive in quei territori che sono stati saccheggiati e sacrificati (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) da queste politiche predatorie in nome delle fonti fossili. Però Mattei lo diceva. Enrico Mattei diceva questo: la soluzione per l'Africa è liberare l'Africa da certi europei. Che cosa stiamo facendo? Noi stiamo facendo quegli europei che Mattei accusava (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Per favore, per favore, non chiamate questo piano il Piano Mattei, il partigiano Enrico Mattei. Chiamatevelo Piano Meloni, ma lasciate in pace Enrico Mattei (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Per favore, abbiate la decenza di chiamarlo Piano Meloni, assumetevi la responsabilità da questo punto di vista. Giorgia Meloni poi nomina per la prima volta il Piano nell'ottobre del 2022 in un discorso vago. Qualcuno dirà: ma lo ha poi ha riempito di contenuti? Il decreto, è chiaro, molti lo hanno detto, è una scatola vuota, ma è una scatola vuota fino a un certo punto, perché l'elemento centrale di questo Piano è quello di dare il volante e la guida in materia di politica estera - non me ne abbia il Vice Ministro qui presente, ma anche il Ministero degli Affari esteri - all'ENI. Infatti è l'ENI che accompagna il Governo e introduce il Premier e il Governo nei vari Paesi africani. La Premier Meloni più di una volta ha detto: “Noi non dobbiamo assolutamente fare del Piano Mattei un qualcosa che possa trasformarsi in forma predatoria”. Una bugia, una ipocrita bugia, perché - lo dico anche al rappresentante del Governo, al Vice Ministro - voi avete bocciato tutti i nostri emendamenti che chiedevano il coinvolgimento della società africana nel Piano Mattei, li avete bocciati. Come pensate di parlare di Africa tenendo fuori la società civile africana da una questione che la riguarda in primis (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Ma non avete un minimo di vergogna sul modo con cui pensate di trattare l'Africa? Ma la storia non vi ha insegnato nulla su che cosa è stato il colonialismo e le forme di nuovo colonialismo che vi accingete a fare? Avete anche bocciato l'emendamento che prevede la valutazione di impatto ambientale, economico e sociale ante e post di organizzazioni indipendenti sugli interventi che vi accingerete a fare. Faccio un esempio: l'ENI vuole realizzare le più grandi coltivazioni di biocarburanti nel Centrafrica, Ruanda compreso, nei luoghi dove è più alto l'indice di malnutrizione, nei luoghi dove è più alto l'indice di mortalità per fame, ovvero sottrarre milioni di ettari di territori che dovrebbero essere destinati all'agricoltura per destinarli a biocarburanti, una forma di egoismo inaccettabile, per portare l'energia in Europa. Quello che ha detto la Premier Meloni: “A che cosa serve il Piano Mattei? Dobbiamo prenderci l'energia dell'Africa, portarcela in Europa, per fermare poi i flussi dei migranti”.

Ma che cos'è questa politica se non una politica predatoria, una politica di vero e proprio neocolonialismo? Questa è una questione che noi riteniamo essenziale, una questione su cui il nostro “no” non solo è convinto, ma è un “no” che ci porterà, insieme alle organizzazioni della società civile africana, a organizzare anche una controproposta, perché, nel momento in cui voi avete espulso dal Piano Mattei la società civile africana, noi organizzeremo le organizzazioni non governative africane, quando voi il 28 e il 29 gennaio, in pompa magna, farete vedere chissà che cosa state facendo per l'Africa. State semplicemente prendendovi le risorse naturali di quel Paese, profondamente sfruttato.

In conclusione, signor Presidente, penso che, alla luce di quello che la Premier Meloni ha detto quando è stata ultimamente, un po' di mesi fa, ad Algeri, quando disse “trasformiamo le nostre crisi e quelle loro in opportunità”, direi che questa frase dovrebbe essere trasformata così: “trasformiamo le nostre crisi e quelle loro, che abbiamo spesso noi alimentato, in opportunità non per loro, ma in opportunità per le nostre aziende, a partire dall'ENI”.

L'invito che vi faccio di nuovo è: lasciate in pace il partigiano Enrico Mattei, chiamatevi questo piano il Piano Meloni, ma non scomodate Enrico Mattei, che è stato una personalità di questa storia che non ha niente a che vedere con la vostra di storia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. L'Africa sicuramente sarà per noi il continente del futuro, per noi in particolare che siamo nel Mediterraneo, che siamo condizionati molto, che lo saremo sempre di più da quello che in quel continente accadrà. Africa con tutte le sue contraddizioni: oggi la popolazione africana è di un miliardo e 400 milioni, nel 2050 la popolazione sarà il doppio. Oggi il 60 per cento della popolazione africana ha meno di 24 anni, il 3 per cento oggi della popolazione africana ha più di 65 anni. In Italia, per capirsi, supera i 65 anni quasi il 25 per cento della popolazione.

La popolazione è una grande sfida per l'Africa, sarà anche una grande ricchezza, così come l'Africa è un continente ricco di materie prime. Non le elenco, ci sono tutte, da quelle dell'oggi, il gas, il petrolio e il carbone, a tutte quelle necessarie e indispensabili per la transizione ecologica. L'Africa è il continente che ha messo insieme Paesi molto diversi nell'Unione africana, che, con un grande sforzo apprezzabile, molto apprezzabile, sta lavorando per abbattere, con l'Unione africana, le barriere doganali, i dazi.

L'Africa è anche il continente dove, in particolare nella parte subsahariana, ci sono il 48 per cento delle vittime del terrorismo. Dal 2020 in Africa ci sono stati 9 colpi di Stato. In Africa c'è il 70 per cento dei poveri di tutto il pianeta, 40 milioni di sfollati, che si concentrano in particolare nell'Africa subsahariana. Sto citando questi numeri per dire che l'Africa è il continente delle contraddizioni e delle opportunità. È un continente su cui è giusto che ci sia l'attenzione nostra, l'attenzione delle istituzioni internazionali. È il continente dove in maniera sempre più forte si concentrano gli sforzi e gli interessi di tanti Paesi, anzi, devo dire che probabilmente gli sforzi e gli interessi europei sono quelli meno evidenti. La Cina è il primo partner commerciale dell'Africa ormai da oltre 10 anni, è il Paese che più ha finanziato quel continente, anche con una politica molto aggressiva nei finanziamenti. Non sono finanziamenti destinati solo allo sviluppo, sono finanziamenti che sono destinati a legare quei Paesi e quei Governi con l'Africa. Infatti le crisi finanziarie stanno devastando quel continente, ci sono già tre Paesi in default, Zambia e Ghana, a cui purtroppo si è aggiunto in queste settimane anche l'Etiopia. L'Africa è il continente su cui dovremo dimostrare se ci siamo e se ci siamo come Europa, ma su questo voglio tornare dopo.

La storia italiana con l'Africa è fatta sicuramente di errori coloniali - probabilmente i nostri errori sono stati meno grossolani di quelli di tanti nostri amici europei, purtroppo alcuni nostri amici europei di errori grossolani ne stanno continuando a commettere in quel continente, forse qualche cosa dovrebbero imparare dall'Italia -, ma è stata fatta anche di grandi successi, di collaborazioni e di partnership.

Quando sento l'atteggiamento predatorio, penso ci sia stato da parte degli europei, dei colonialisti in Africa, e questo ha saccheggiato quel continente, ha condizionato molto il suo sviluppo, anzi ha condizionato il suo non sviluppo, però, credo ci siano state anche molte storie positive. Penso che la scelta di dedicare a Mattei un piano, un progetto per l'Africa sia invece azzeccata, perché il lavoro che ha fatto l'ENI nel corso della sua storia in quel continente è circondato da successi e da capacità di collaborazione. Non per niente ENI è la prima società al mondo con capacità estrattiva in Africa e la sua leadership non deriva da una politica aggressiva, ma dalla scelta di una politica di grande collaborazione. È stato temuto dalle sette grandi sorelle del petrolio, proprio perché aveva uno stile diverso: il 90 per cento di quanto estratto e di quanto prodotto in termini di energia dall'ENI resta in Africa per soddisfare i suoi bisogni, non è esportato da altre parti. Questa è una politica che ha prodotto sviluppo in Africa. Lo dico perché, altrimenti, rischiamo di semplificare e di strumentalizzare cose anche serie e io, invece, penso che l'Italia debba essere orgogliosa del lavoro che le sue grandi aziende, quelle che hanno lavorato seriamente, hanno saputo fare nel mondo e hanno saputo fare anche in Africa.

Il Governo, dal primo giorno, ha iniziato a parlare del Piano Mattei. Sono passati 16 mesi, ne ha parlato in tutte le occasioni pubbliche, in consessi internazionali, rivendicando questa scelta e io sono sempre stato colpito favorevolmente dall'idea che il Governo si volesse occupare di Africa. Riconosco il valore di questa scelta e ne riconosco la grandissima rilevanza, come ho detto all'inizio. Anzi, penso che occorra recuperare, poi, peraltro, quello che un grande amico dell'Africa, Romano Prodi, ha saputo fare come primo - credo che sia stato il primo - presidente europeo invitato all'Unione africana, a parlare all'Unione africana. Penso che sia una storia in cui l'Italia può essere effettivamente protagonista.

Però, di fronte a questo, di fronte ai numeri che ho citato prima, ho citato alcuni delle centinaia di dati che potevano essere richiamati, di fronte alla prospettiva di una collaborazione seria, di fronte a tutto questo, vi sembra che questo decreto sia coerente? Vi sembra che questo decreto risponda a qualcosa di quanto ci aspettiamo, di quanto anche i nostri partner africani si aspettano? Perché, poi, questo non è un decreto rivolto a noi, questo è un decreto rivolto ai nostri partner, alle nostre controparti che stanno al di là del Mediterraneo. A me sembra che questo decreto non risponda. Dov'è il Piano? Perché non abbiamo cominciato a discutere dell'oggetto, invece che della cornice? Stiamo discutendo di una cornice che, francamente, lo dico con grande rispetto, sembra più un ordine del giorno che un decreto. Poteva essere un DPCM, ma non un decreto. Il decreto serve per costruire qualcosa, serve per fare scelte incisive, serve per cambiare qualcosa di urgente, peraltro. Se qualcosa di urgente c'è, poteva essere il contenuto, il piano, invece di questo ancora non si parla.

Giustamente, la Commissione affari esteri - su questo ho sentito anche un dibattito un po' strano nella giornata di ieri - ha cominciato una serie di audizioni sul piano, ma sul piano, che è quello che noi dobbiamo valutare. La cornice, francamente, come ho detto prima, può assomigliare a un ordine del giorno e questa enfasi legislativa risulta veramente inutile, ridondante. Poi, è una cornice a cui non si accompagna un euro, che è un altro elemento non da poco. Se, almeno, in questa cornice, in quest'ordine del giorno, in questo DPCM o in questo decreto, com'è la formula che avete voluto utilizzare, ci aveste messo le risorse finanziarie o almeno un inizio di risorse finanziarie, si sarebbe capito quale era la portata dell'intervento. Invece, anche questo non c'è, non c'è niente.

Poi, scusate, ma c'è anche un altro elemento che mi sembra necessario richiamare alla vostra attenzione (e lo dico al Vice Ministro Cirielli, che segue con attenzione il nostro dibattito e le nostre cose anche in Commissione): è evidente che non possiamo bastare a noi stessi e mi sembra che su questo ci sia la consapevolezza anche del Governo. L'Unione europea non può essere un soggetto terzo e a me capita, invece, sempre più spesso, che in tutte le sedi in cui si parla di Africa, si parli delle politiche dei Paesi europei, invece che della politica dell'Unione europea. Se c'è un errore che non dobbiamo commettere è fare una strada che precluda ad altri. Inventiamoci la modalità per cui il Piano Mattei sia sposato anche dall'Unione europea. Non è solo una questione finanziaria, è anche una questione di metodo, è anche una questione di politica, di approccio politico.

Concludo, motivando il nostro voto contrario, dicendo che è un voto contrario dato sul documento, non sull'idea, è dato su quello che ci avete presentato oggi, non sull'idea di intervenire in Africa. Venite col piano, venite con i contenuti e noi saremo contenti di dire: bravi. Saremo contenti di dire: avete percorso una strada importante e utile. Venite con i contenuti e noi saremo contenti di apprezzarli. Se venite con un DPCM, vi suggeriamo di scegliere la strada del DPCM, che non è quella di venire in Aula con tanta enfasi e con uno strumento, quello del decreto, che assolutamente non è adeguato alla sfida che abbiamo davanti (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Presidente, Vice Ministro, onorevoli colleghi, Forza Italia voterà convintamente a favore del decreto-legge in esame, che dà finalmente il via al cosiddetto Piano Mattei per l'Africa. È indubbio che nei prossimi decenni il continente africano acquisterà un ruolo sempre più centrale nella definizione dei nuovi equilibri mondiali. L'Africa è un continente in grande espansione economica e demografica: la popolazione del continente africano aumenterà di più di mezzo miliardo, da qui ai prossimi dieci anni, e nel sottosuolo africano si concentrano i più ricchi giacimenti di minerali e metalli rari necessari alla transizione ecologica. L'Africa diventerà, anche, un fondamentale snodo delle principali rotte del commercio mondiale.

Mi si consenta da quest'Aula un saluto ai nostri militari, che ho incontrato nei giorni scorsi, nel corso della visita alla base logistica di Gibuti: grazie per il vostro lavoro eccezionale e per lo straordinario impegno in un quadrante assai complesso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma quello che attualmente sta accadendo nel Mar Rosso, a causa della minaccia di attacchi da parte degli Houthi e la decisione delle principali compagnie del trasporto marittimo di sospendere i viaggi attraverso il Mar Rosso e compiere la circumnavigazione dell'Africa, ben ci fa comprendere quanto la libertà di navigazione e di movimento delle merci tornerà a diventare una priorità assoluta per le nostre economie.

Ci troviamo, quindi, di fronte a un continente con enormi potenzialità di sviluppo, delle quali da tempo si sono accorte potenze come Cina e Russia. In particolare, la Repubblica Popolare Cinese ha storicamente mostrato un forte interesse verso le risorse, i mercati e l'appoggio politico nei consessi internazionali da parte degli Stati del continente africano. Negli ultimi anni, stiamo assistendo a nuove modalità attraverso le quali la Cina si approccia all'Africa, da ultimo, attraverso la Via della seta. Sempre maggiore attenzione è posta alle interazioni finanziarie, sia con gli Stati africani, sia con la comunità internazionale. L'Africa è diventata terreno di conquista anche della Russia, sempre più aggressiva sul piano militare, e dello sfruttamento delle materie, basti ricordare le attività dei mercenari della Wagner che, dal 2017, si sono via via diffusi in Sudan, in Libia, in appoggio al generale Haftar, e, più recentemente, nella Repubblica Centraficana, in Mali, nel Burkina Faso e nel Niger. In tale contesto geopolitico, diventa prioritario e strategico per l'intero Occidente mettere in atto un approccio del tutto nuovo verso il continente africano.

In questi anni si sono moltiplicate diverse strategie pro Africa, come la Joint Vision for 2030 dell'Unione europea, la Strategy toward Sub-Saharan Africa degli Stati Uniti o quelle di singoli Paesi europei. Accanto a queste, più in generale legate ad un riposizionamento globale volto a sganciarsi dalla dipendenza della Cina, si collocano i Piani, come il Global Gateway europeo, che possono avere positive ricadute sul continente africano. In questo quadro, il nostro Paese può e deve svolgere un ruolo importante. Il Piano Mattei è concepito proprio nell'ottica di una nuova politica di attenzione e partnership strategica verso gli Stati africani, lontana dalle vecchie logiche della cooperazione e dell'assistenzialismo, dimostratesi troppo spesso inefficaci. È indubbio che quello al nostro esame è un Piano complesso che prefigura obiettivi che potranno essere realizzati solo nel medio-lungo periodo e del quale il decreto-legge traccia una cornice generale all'interno della quale verranno individuati progetti specifici da elaborare solo a seguito delle opportune interlocuzioni con i partner dell'Africa. E avremo bisogno anche delle risorse di altri attori, a cominciare da quelle dell'Unione europea: il Piano dovrà inquadrarsi nel contesto, ad esempio, del Global Gateway dell'Unione europea, attingendo anche alle risorse da esso previste.

Il 28 e 29 gennaio prossimi si terrà a Roma, dopo un rinvio dovuto al peggioramento del contesto di sicurezza internazionale, il vertice Italia-Africa che avrà ad oggetto la cooperazione nel campo dell'energia, con l'obiettivo di garantire l'approvvigionamento di prodotti energetici dell'Unione europea e promuovere lo sviluppo dei Paesi africani al fine di ridurre i flussi migratori verso l'Europa. Sarà questa la sede per presentare ai leader africani le linee portanti del Piano Mattei per il vasto programma di investimenti e partnership.

L'impegno italiano per la stabilità, la sicurezza e la prosperità del Mediterraneo e del continente africano saranno anche centrali nell'Agenda del G7, la cui Presidenza dal 1° gennaio è passata all'Italia.

Nel 2002 il Presidente Silvio Berlusconi già parlava della necessità di un Piano Marshall, allora per la Somalia che stava attraversando una situazione drammatica. Tale lungimirante idea si è poi evoluta in un intervento globale per l'Africa, volto a favorirne la modernizzazione, la crescita, l'occupazione e a contribuire a combattere malattie, fame e miseria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Questa era l'idea. Il Presidente Berlusconi e il Presidente Tajani l'hanno portata in tutti i consessi internazionali, ai vertici del Partito Popolare Europeo, e ha sempre trovato spazio nei programmi elettorali di Forza Italia. Per il Presidente Berlusconi, un grande Piano Marshall per l'Africa era indispensabile per far nascere in quei Paesi economie locali, in grado di consentire ai loro cittadini di vivere in maniera dignitosa e non essere costretti a scappare da condizioni estreme di povertà. Ancora, ad inizio 2023, a pochi mesi dalla sua scomparsa, ricordava in un'intervista televisiva quanto fatto dai Governi da lui presieduti per limitare il flusso migratorio attraverso la stipula di trattati con i Paesi africani affacciati sul Mediterraneo e per far comprendere ai partner europei l'importanza di quel Piano Marshall di investimenti europei in Africa per stabilizzare quei Paesi e offrire prospettive di sviluppo che scoraggiassero l'emigrazione e bloccassero contestualmente l'impetuosa espansione cinese.

Se sulla questione dell'immigrazione e degli sbarchi il Governo sta lavorando per impedire l'incremento delle partenze, cercando accordi con i Paesi di origine dell'Africa subsahariana, così come fatto con Tunisia e Libia, ora, investendo sul Piano Mattei, vogliamo contribuire dando un decisivo impulso al futuro africano e alle sue giovani generazioni. Un altro passo di un percorso efficace che il Governo sta portando avanti in questo contesto, sin dal suo insediamento. Una risposta sistemica ad una problematica ormai strutturale.

Signor Presidente, colleghi, con la conversione di questo decreto-legge concretizziamo quanto da tempo, come Forza Italia, abbiamo sostenuto, e facciamo vivere un'intuizione del Presidente Berlusconi. Per tutto questo, non posso che annunciare il nostro voto convintamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Federica Onori. Ne ha facoltà.

FEDERICA ONORI (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe e gentili colleghi, membri del Governo, tolgo immediatamente ogni dubbio, qualora vi fosse, annunciando il voto contrario del gruppo del MoVimento 5 Stelle al provvedimento che ci accingiamo a votare. Com'è noto, l'intento sulla carta del Governo, attraverso questa iniziativa, l'iniziativa del Piano Mattei, è la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del continente africano, basato su una visione di sviluppo comune, descritto, quantomeno a parole, come sostenibile, duraturo, da pari a pari. Poi andiamo a leggere il contenuto di questo decreto-legge e si resta un po' perplessi. Che delusione! Che delusione, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Dopo mesi e mesi di proclami e dichiarazioni roboanti alla stampa in conferenza della Presidente Meloni, quello che ci troviamo ad esaminare e votare oggi è un fascicoletto di 3 pagine, 3, che non contiene assolutamente nulla! Non c'è il Piano Mattei, o meglio, il Piano Mattei non c'è ancora, per utilizzare le parole del Vice Ministro, che, con estrema trasparenza e onestà intellettuale, oserei dire, ha detto proprio così in Commissione: il Piano Mattei non c'è ancora. Beh, perché il Piano Mattei va scritto con i Paesi del continente africano, potrebbe ribattere qualcuno. Giusto, dico io. Ma allora che stiamo votando oggi? Se il Piano Mattei dev'essere scritto con i Paesi del continente africano, scriviamo il Piano Mattei con i Paesi del continente africano e poi ne discutiamo. Ma, allora, se il Piano Mattei non c'è ancora, perché magari è da scrivere, che cosa votiamo oggi? Oggi votiamo la governance del Piano Mattei. La governance, ossia la struttura di missione, la Cabina di regia. Di che cosa stiamo parlando? Di burocrazia, amministrazione. Oggi noi votiamo un aumento di burocrazia: più amministrazione per il futuro Piano Mattei, da scriversi, in un Paese come l'Italia che, se ha una priorità o se dovesse avere una priorità in merito alla burocrazia, dovrebbe essere quella di ridurla, non di aumentarla. E oggi i partiti di maggioranza si appresteranno a votare a favore di un disegno di legge, diciamolo molto chiaramente, che aumenta la burocrazia e aumenta l'amministrazione. Sia ben chiaro, questo è un costo: 3 milioni! Un capolavoro. E come se non fosse già imbarazzante di per sé questo incremento della burocrazia, perché secondo il Governo Meloni serve aggiungerne, secondo il Governo Meloni è addirittura necessario e urgente fare questa aggiunta di burocrazia. Noi ci apprestiamo a votare un disegno di legge che converte in legge un decreto-legge che è un provvedimento utilizzato nei casi di necessità e urgenza. Quindi, secondo il Governo Meloni, è assolutamente necessario, addirittura urgente andare lì ad aumentare la burocrazia in riferimento alla cooperazione internazionale. Però, forse, vale la pena ricordare anche ai cittadini là fuori, magari quelli che ancora provano a capire che cos'è che si faccia dentro questi Palazzi, magari quelli che non hanno rinunciato, magari quelli che ancora ci provano a votare, forse, vale la pena ricordare a questi cittadini che, per la cooperazione, già ci sono organi preposti: il Consiglio nazionale per la cooperazione, ad esempio, o il Comitato interministeriale per la cooperazione, questo è un altro esempio. Serve davvero altra amministrazione?

Ieri, con uno degli emendamenti delle opposizioni, si è chiesto di non istituire questa struttura di missione e di utilizzare le strutture e le risorse che già ci sono presso il MAECI, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Non a caso, la maggioranza ha ritenuto di bocciarlo. Va bene. Qualcuno, allora, potrebbe dire: beh, ma in queste 3 pagine, 3, ci saranno magari contenuti, motivazioni molto forti, molto precise e molto ben circoscritte che magari giustificano anche financo un aumento di burocrazia e questo costo di 3 milioni sul bilancio, appunto con soldi dei contribuenti. Macché, non ci sono i progetti, non ci sono i partner, non ci sono i criteri con cui verranno scelti i partner, non ci sono neanche le risorse, cioè quanti soldi noi metteremo nel Piano Mattei. Allora, a che serve?

Sempre i cittadini, là fuori, si potrebbero chiedere che tipo di operazione allora è questa. Semplice, Presidente: si sta provando a vendere un po' di fumo, niente di più, niente di meno. E perché - facciamoci anche questa domanda - c'è bisogno di vendere un po' di fumo, ora? Bene, qui dobbiamo fare un passo indietro. Quale dovrebbe essere l'intento finale del Piano Mattei? Questo ce lo dice lo stesso Governo. Leggiamo, infatti, le prime righe di queste 3 pagine: “(…) Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e Stati del continente africano, al fine di promuovere lo sviluppo economico e sociale e di prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari (…)”. Bene, quindi il Piano Mattei riguarda i flussi migratori, riguarda l'immigrazione. Quantomeno, su questo il Governo è stato molto trasparente e molto onesto. E, allora, perché c'era urgenza ed era necessario fare questo provvedimento, visto che questo provvedimento riguarda l'immigrazione? Perché quello dell'immigrazione è uno di quei dossier su cui il Governo Meloni ha collezionato più insuccessi e, quindi, al Governo Meloni serviva una toppa da mettere sul tema immigrazione, visto che quando era all'opposizione si sbracciava, urlava, dicendo che bisognava fare il blocco navale. Magia, magia: il blocco navale non si può fare e, infatti, il Governo Meloni non lo sta facendo e, infatti, il Governo Meloni ha bisogno adesso di vendere un po' di fumo ai cittadini lì fuori, magari in vista delle elezioni europee - ma magari questa è una mia elucubrazione - e ha bisogno di far vedere che viene fatto qualcosa di epocale. Quindi, il blocco navale non si può fare. Il Memorandum con la Tunisia - anche quello era qualcosa di epocale, così è stato definito dai colleghi della maggioranza - non è un caso non venga più menzionato. Riguardo all'Accordo con l'Albania, che ci apprestiamo a discutere e su cui ci apprestiamo a confrontarci a breve, la Corte costituzionale albanese ha addirittura sospeso il provvedimento di ratifica. È una collezione di fallimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). C'era bisogno di fare un Piano Mattei o, meglio, un piano sulla governance del Piano Mattei per poter dire ai cittadini che sull'immigrazione si sta agendo, si sta agendo bene, si sta agendo con determinazione, ma non vi è niente di tutto questo, niente di più lontano. La Premier lo definisce così, infatti: il Piano Mattei, dice la Presidente Meloni, è il più significativo progetto, a livello geopolitico, del Governo. Presidente, se queste affermazioni venissero ricondivise sui social, come spesso avviene, il commento su tale condivisione potrebbe essere: sbam! E, in effetti, questo è successo, ma ci sono stati anche altri commenti. Sui giornali si è scritto tanto del Piano Mattei perché, in qualche modo, un po' tutti stanno cercando di capire cosa è, perché rimane tutto molto nel mistero. Il Piano Mattei è una scatola vuota, il Piano Mattei è un guscio vuoto, il Piano Mattei nasce zoppo, così parlano del Piano Mattei, così si parla lì fuori del Piano Mattei, non proprio commenti elogiativi.

Allora, Presidente, vorrei parlare di un esperimento che ho fatto, un esperimento per cercare di capire come mai lì fuori si parla così male del Piano Mattei, ovviamente escludendo la cerchia ristrettissima dei fedeli della Presidente Meloni, un esperimento che si chiama CTRL+F, control più “F”, che è quella combinazione di tasti che utilizziamo quando siamo davanti a un computer e abbiamo un testo, per capire se una parola è presente o non è presente. Bene, la parola democrazia non è presente; le parole diritti umani, diritti civili, diritti politici non sono presenti; la parola terrorismo, una delle principali cause delle migrazioni, non è presente; la parola istituzioni non è presente, neanche con l'equivalente in lingua inglese - anche se so che qui non molti avrebbero apprezzato - e neanche nation building e institution building, nessun timore, sono presenti; la parola desertificazione - si parla di Africa, di immigrazione climatica da qui a pochi decenni - non è presente; ovviamente non è presente aiuto pubblico allo sviluppo, neanche con il suo acronimo APS. In compenso, è presente la parola sfruttamento! Incredibile, è presente la parola sfruttamento in un Piano Mattei che dovrebbe essere un framework, una cornice per collaborazioni da pari a pari. Siete riusciti a scrivere sfruttamento - sostenibile, ben si intenda - in riferimento alle risorse naturali.

Ho poco tempo, credo di dover terminare. Concludo con una citazione che mi sembra molto adatta sia a questa maggioranza sia a questo provvedimento, in particolare: “La demagogia è la capacità di vestire idee minori con parole maggiori”. Io penso che questa maggioranza sia davvero una brava sarta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Voteremo oggi un provvedimento la cui valenza non può essere sottovalutata. Si gettano le basi istituzionali e normative destinate a dare respiro strategico all'azione del nostro Paese in una parte cruciale di quel Mediterraneo allargato area di nostro prioritario interesse nazionale. Duplice è la finalità. Da un lato, sostenere lo sviluppo dell'Africa anche come strumento per alleggerire la pressione migratoria nei confronti dell'Europa, di cui l'Italia è una delle porte d'accesso. Dall'altro, porsi nella condizione di contribuire a creare i presupposti di quella stabilità che è necessaria alla crescita dell'interscambio e che può favorire anche la graduale affermazione futura di ordinamenti liberali e democratici sulla sponda opposta del Mediterraneo.

Il Piano Mattei, che sarà adottato con decreto del Presidente del Consiglio, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, vuole rispondere a esigenze che sono di natura tanto securitaria e geopolitica quanto socio-economica. Al momento, è un'impalcatura istituzionale che dovrà essere congruamente finanziata e tradotta in iniziative concrete, con la partecipazione di diverse amministrazioni dello Stato ma anche di stakeholder come ICE, CDP, SACE e Simest, di rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica, di aziende private, di articolazioni della società civile e del Terzo settore e di enti pubblici ed esperti.

Con il provvedimento che stiamo per votare si dà vita a una cabina di regia e a una struttura di missione a suo supporto presso la Presidenza del Consiglio, che avranno il compito di delineare strategie e interventi da concordare con i Paesi beneficiari nei campi dell'energia, della formazione professionale, del controllo dei flussi migratori, della lotta al terrorismo e del potenziamento delle infrastrutture fisiche e digitali di cui l'Africa ha forte bisogno.

Al Presidente del Consiglio dei ministri spetteranno funzioni di indirizzo e coordinamento, circostanza che trasforma il sostegno allo sviluppo e alla stabilizzazione del continente africano in una chiara priorità politica nazionale. Sarà tuttavia la Cabina di regia a coordinare le attività di collaborazione tra Italia e Stati africani, svolte, nell'ambito delle rispettive competenze, dalle amministrazioni pubbliche, e a promuovere gli incontri tra rappresentanti della società civile, imprese e associazioni italiane e africane, con lo scopo di agevolare le collaborazioni a livello territoriale, finalizzare il Piano Mattei e i relativi aggiornamenti, monitorandone l'attuazione, approvare la relazione annuale al Parlamento, da trasmettere entro il 30 giugno di ogni anno, promuovere il coordinamento tra i diversi livelli di governo di enti pubblici e di altri soggetti pubblici e privati interessati e promuovere iniziative finalizzate all'accesso a risorse messe a disposizione dall'Unione europea e da organizzazioni internazionali.

Presidente, la Lega lavora da decenni per aiutare a casa loro i popoli africani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Stiamo assistendo impassibili alla penetrazione cinese e alla destabilizzazione di intere aree del continente africano ad opera dei mercenari russi della Wagner. Promettenti esperimenti democratici, come quelli in atto in Niger, sono stati bruscamente interrotti. Nel momento in cui gli Stati Uniti stanno modificando la propria visione, spostando il punto focale delle proprie attività internazionali verso l'indo-pacifico, dobbiamo essere più presenti nelle zone a noi vicine. Non si tratta certo di rinverdire pratiche neocoloniali che non ci appartengono, come pure qualcuno, purtroppo, assurdamente pensa, ma di fare l'opposto, rendendo per gli Stati africani competitivo il partenariato con noi rispetto alle alternative cinesi e russe, queste sì predatorie e destabilizzanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il suggestivo riferimento a Mattei non è casuale: Mattei si fece largo, proponendo ai propri interlocutori schemi di ripartizione dei ricavi e degli investimenti assai più favorevoli di quelli prospettati dai suoi competitori. Nelle intenzioni del Governo e della maggioranza che lo sostiene ciò che si desidera è recuperare all'Italia una capacità d'influenza in aree in cui l'Occidente sta drammaticamente arretrando, modificando, altresì, in profondità anche il significato della nostra politica di cooperazione, che deve diventare strategica, anziché restare vincolata al mero assistenzialismo, che va bene per le emergenze, ma che finora non ha portato a risultati decisivi. Il gruppo Lega-Salvini Premier voterà, come al Senato, in favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come diceva anche ieri l'onorevole Provenzano, noi vogliamo prendere sul serio l'iniziativa del Governo sull'Africa. Riteniamo che sia un tema cruciale, fondamentale per il futuro della nostra politica estera.

L'importanza dell'Africa nelle relazioni internazionali, lo sappiamo, crescerà molto nei prossimi anni, come ha scritto autorevolmente, proprio in questi giorni, Mario Raffaelli, che è uno degli uomini di Stato che, insieme a Rino Serri, ad Alfredo Mantica, a Mario Giro, a Marina Sereni, che è stata una donna di Governo, hanno fatto la politica delle relazioni di Governo tra Italia e Africa.

L'Africa è riserve di acqua non sfruttate, è terre rare, è minerali preziosi, è due terzi delle terre arabili non coltivate. L'Africa è importante dal punto di vista della politica internazionale, anche perché è un quarto dei voti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e sappiamo che dallo sviluppo o dal mancato sviluppo del continente dipende la crescita armoniosa del mondo nel prossimo secolo oppure dipenderanno instabilità ed enormi rischi.

L'Italia, che, per geografia, è posizionata nel punto d'incontro tra il continente europeo e quello africano, è la prima porta che può essere investita dai rischi che provengono dall'Africa, ma può anche essere l'ingresso attraverso cui passeranno le enormi opportunità di un rapporto sostenibile tra Europa e Africa. Quindi, è per questo che vi prendiamo sul serio. È giusta l'intuizione della Premier di darsi come obiettivo di legislatura della politica estera l'impegno di qualificare i rapporti tra Italia e Africa. Vogliamo prendervi sul serio, ma dateci una mano, perché finora quella della vostra maggioranza è rimasta, appunto, un'intuizione e, purtroppo, con il decreto che andiamo oggi ad approvare, che crea la struttura per il Piano Mattei, l'intuizione, dal nostro punto di vista, è pronta per diventare derisione.

Voi avete la pretesa di andare in Africa, creando una nuova struttura, completamente avulsa dalla struttura della Farnesina e il Vice Ministro Cirielli, che ha seguito con attenzione i lavori qui e in Commissione, ce lo ha detto anche oggi nella discussione degli ordini del giorno, ha cercato di tenere alla Farnesina tutte le competenze possibili che, invece, questa cabina di regia prova a strappare ad essa.

Abbandonate la Farnesina, che è il luogo che contiene la gran parte delle risorse umane in grado di avere rapporti con il continente africano, il nostro Corpo diplomatico, che è abituato ad avere relazioni con i Paesi africani, che ha le sedi nei Paesi africani. E voglio qui ricordare uno degli esponenti di questo straordinario patrimonio di risorse umane, che è stato l'ambasciatore Luca Attanasio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che, in Africa, facendo il proprio servizio per la Repubblica, è morto. Ed è questo che voi volete abbandonare.

Non solo. Avete la pretesa di lodarvi da soli, e lo abbiamo sentito anche prima negli interventi della maggioranza: continuate ad annunciare questo piano, raccontandoci che non è predatorio. Ma lasciatelo decidere ai cittadini africani, alle istituzioni africane con cui vi interfaccerete se sarà o non sarà predatoria la natura degli interventi che verranno fatti seguendo il Piano Mattei. Il richiamo agli idrocarburi, che ha continuato ad aleggiare nel corso della discussione, sostenuto anche dal vostro rifiuto di approvare ogni emendamento che abbiamo presentato come opposizioni sulla sostenibilità, a noi preoccupa molto, perché dà, invece, l'idea che vogliate instaurare un nuovo rapporto con l'Africa proprio a partire dallo sfruttamento non sostenibile delle materie prime di cui quel continente è così ricco.

Non solo, avete la pretesa di costruire questa novità delle relazioni internazionali, tagliando fuori tutto quel mondo che, da anni, ha rapporti con l'Africa, che, da anni, nutre in modo fecondo, in modo autorevole, in modo mutuo le relazioni con il continente africano, Mi riferisco, in particolare, alla società civile italiana, a quelle organizzazioni laiche, a quelle organizzazioni cattoliche, ai missionari, alle università, alle città, alla cooperazione decentrata, che, in tutti questi anni, da quando esiste la Repubblica, hanno provato, e sono riuscite, a qualificare le relazioni tra l'Italia e l'Africa. E voi, dalla cabina di regia, le avete completamente escluse, nonostante le nostre proposte, avete rifiutato di coinvolgerle nella stesura e nell'implementazione del Piano.

Ma la cosa che rischia davvero di esporre al ridicolo il nostro Paese è la questione delle risorse. Voi stanziate - e voglio chiarirlo - 2.800.000 euro per un Piano che dovrebbe riguardare 54 Paesi. Sono le uniche nuove risorse che mettete per qualificare le relazioni con l'Africa. Solo per darvi un'idea della grandezza, la Cina spende, ogni anno, almeno 10 miliardi tra crediti, investimenti e aiuti verso il continente africano. Non vogliamo fare come la Cina? Vogliamo fare come un altro Paese europeo? Bene, prendiamo esempio dalla Germania o dalla Francia, che stanziano circa un miliardo di aiuti ogni anno per tenere rapporti, per favorire iniziative di sviluppo e di investimento. Voi volete, invece, fare una cosa nuova senza soldi, senza le risorse umane che di solito si occupano delle relazioni con l'Africa, senza coinvolgere chi, in Italia, ha già i rapporti con l'Africa e pretendendo che vi sia riconosciuta la natura solidale del vostro interesse.

Vi chiediamo di fare sul serio e vi chiediamo anche una cosa, per carità di Patria: evitateci le figuracce internazionali, evitate, il 28 e il 29 gennaio, di invitare qui, in Italia, Capi di Stato africani, Primi Ministri africani, Ministri degli esteri africani per dire loro che l'Italia li aiuterà, ma che soldi nuovi non ce ne sono. Evitate, per favore di avere qui ospiti internazionali, in rappresentanza dei loro Paesi, a cui direte che favoriremo gli investimenti nei loro Paesi, quando loro rappresentano Paesi che hanno soprattutto problemi collegati all'instabilità interna e ai colpi di Stato.

Evitate, per cortesia, di far venire a Roma rappresentanti di Paesi che accolgono ogni anno centinaia di migliaia di rifugiati per dirgli che il vostro Governo di rifugiati non ne vuole, se li tenessero lì e gli darete, forse, qualche spicciolo. Il futuro dell'Italia e dell'Europa è con l'Africa e su questo noi ci siamo. Su questo, se volete fare sul serio, noi siamo qui, ma se volete farci ridere dietro - e il piano che approvate oggi è fatto per farci ridere dietro - vi prego rivolgetevi al duo di comici russi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Signor Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, concludiamo in questi minuti un intenso dibattito su quelle disposizioni urgenti volute dal Governo Meloni, che sono per tutti noi e non solo il Piano Mattei. È un piano, ritengo sempre giusto ricordarlo, che nasce con la volontà per lo sviluppo degli Stati del continente africano, con la volontà di aiutarli in modo concreto, puntuale e soprattutto con una proiezione e una volontà non predatoria, ma virtuosa, che questo Governo, questa maggioranza ed immagino l'intero Parlamento italiano, voglia adottare e mantenere nei confronti del continente africano. Avendo avuto l'onore di essere indicato come relatore di questo provvedimento ed essendo già intervenuto a margine della discussione generale, qualche ora fa, ritengo sarebbe ripetitivo un mio ulteriore passaggio nel merito. Ma ritengo estremamente importante provare a ripetere in modo anche da rispondere a qualche osservazione di chi definisce impropriamente questo atto legislativo una scatola vuota, qualcosa che secondo qualcuno oggi è soltanto un foglio bianco. Quello che, in realtà, ci accingiamo a votare tra qualche minuto è un atto legislativo, è un atto concreto, un atto che si compone di sette articoli, che ne specifica la durata di quattro anni e che individua per la prima volta una struttura organizzativa, che viene definita una cabina di regia. La verità, Presidente e colleghi, è che il Piano Mattei, dal mio punto di vista e credo di tutta la maggioranza, è un atto storico e chi snobba il contenuto e le potenzialità che esso rappresenta è perché forse non è interessato o non capisce le grandi possibilità italiane in un continente che per troppi anni i precedenti Governi hanno sempre abbandonato.

In quest'Aula ho percepito poi anche parecchie critiche che ci vengono rivolte sulla presunta non necessità e non urgenza di questo decreto. Anche in questo caso, se mi permette, Presidente, io credo, esattamente l'opposto. Vorrei ricordare che il Piano Mattei si basa - e cito il virgolettato - sulla straordinaria necessità e urgenza di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e Stati del continente africano. Necessità e urgenza che non sono dettate dalla volontà di raggiungere - cosa peraltro legittima e forse anche auspicabile - un ulteriore obiettivo del Governo Meloni e l'urgenza non è neanche dettata per cercare di affrontare la problematica dell'immigrazione clandestina, che anche in questo caso il Governo Meloni sta cercando di affrontare in modo serio e concreto. Ma l'urgenza è dettata dal mutamento degli equilibri geopolitici, dal sistema internazionale, da un continente africano, che non è più quello di ieri e non sarà più quello di oggi. Ecco, quindi, il perché dell'urgenza.

Il Piano Mattei mira a definire un modello virtuoso di coordinamento delle forze e di collaborazioni con le Nazioni e i popoli africani, un modello che restituisca loro il diritto a non emigrare contribuendo in modo concreto a rimuovere le cause che portano persone, soprattutto giovani, ad abbandonare la propria terra, la propria patria, la propria famiglia, con la speranza di trovare in Europa un futuro che spesso e volentieri poi non riescono a raggiungere. È un progetto sicuramente non facile, ambizioso e che sarà possibile migliorare grazie ai numerosi ambiti di intervento individuati nel piano, nei quali figurano - solo per citare i principali, quelli più importanti - la cooperazione allo sviluppo, la promozione delle esportazioni e degli investimenti, l'istruzione, la ricerca, l'innovazione, ma anche l'agricoltura e la sicurezza alimentare. Se la necessità e l'urgenza di misure in tal senso non fossero già evidenti da quello che ho citato pochi istanti fa, allora provo a toccare un secondo punto e a ragionare insieme a voi con qualche dato. Oggi la popolazione del continente africano ammonta a quasi un miliardo e 400 milioni di persone, con prospettive di crescita fino a 2 miliardi e mezzo nel 2050. Di queste, il 60 per cento hanno meno di 24 anni. È un continente stracolmo di giovani, di ragazzi che purtroppo però vivono ancora oggi spesso sotto la soglia di povertà. Nei prossimi decenni, tra i primi dieci Paesi più popolosi al mondo, cinque saranno africani - la Nigeria, il Congo, l'Etiopia, l'Egitto e la Tanzania -, che di fatto varranno fino a 1,5 miliardi di persone che, per intenderci, equivalgono a tre volte tanto i Paesi dell'Unione europea di oggi. Riguarda una nuova centralità strategica del continente africano nel mutato contesto geopolitico, e non siamo di certo gli unici a vederla in questo modo. Basti pensare all'interesse mostrato verso questo continente dalle principali forze mondiali. Stati Uniti, Giappone e Australia hanno lanciato recentemente il Blue Dot Network, che è un interessante meccanismo per cercare di promuovere progetti infrastrutturali che, di fatto, rispettano importanti standard qualitativi, aspetti sociali ed ambientali che anche noi vogliamo assolutamente mantenere. E anche i Paesi europei, come la Germania, hanno mostrato un significativo interesse verso questo continente. Cito lo scorso mese, quando il Governo di Berlino ha firmato accordi commerciali per centinaia di milioni di euro con la Nigeria sullo sviluppo delle energie rinnovabili e del gas. Come lo ha fatto questo Paese - e anche questa è una risposta a chi ci accusa di non aver coinvolto l'Europa -, nulla ci vieta di poterci muovere anche in autonomia, sapendo perfettamente che la cornice europea è quella su cui questo Governo si è basato finora e si baserà in futuro.

Sappiamo bene però che il continente africano è nel mirino delle due principali potenze antagoniste del sistema internazionale liberale democratico; mi riferisco, ovviamente, alla Russia e alla Cina. Da una parte, la presenza capillare del gruppo mercenario Wagner, citato poc'anzi, responsabile anche dei tristemente noti massacri nei confronti della popolazione ucraina; dall'altra, la penetrazione politica ed economica della Repubblica popolare cinese tramite alcune iniziative tra cui la famosa Via della seta. L'Africa è, quindi, sempre più terreno di competizione, terreno di conquiste geopolitiche e terreno di scontro. Oggi gli Stati africani sono preda di potenze autoritarie che vedono il continente come mero oggetto di interesse economico e di approvvigionamento. Nella sola Africa subsahariana, nell'ambito della Via della seta, gli investimenti cinesi hanno superato i 4 miliardi di dollari nella prima metà del 2023. La Repubblica popolare cinese si è confermata il primo partner commerciale del continente con quasi 300 miliardi di dollari di interscambio, in aumento del 10 per cento rispetto all'anno precedente. In tal senso, è necessario e urgente un intervento che riesca a sottrarre l'Africa dall'influenza di queste potenze illiberali.

A queste politiche predatorie, l'Italia, con l'approvazione di questo decreto, attiva una nuova azione di una diplomazia basata sull'armonia degli intenti e sulla complementarietà dei fini, perché il Piano Mattei è innanzitutto un quadro di riferimento valoriale e ideale della strategia politica che l'Italia con questo Governo sente il dovere di portare avanti verso questo continente. Piano Mattei, dunque, perimetra l'azione italiana che definisce una cornice di condivisione tra il nostro Paese e gli Stati africani, una cornice con al centro la logica di un partenariato paritario in ambito non solo economico, ma anche culturale e sociale, che vada creando i presupposti per alimentare un circolo virtuoso tra l'Italia e il continente africano. È una cornice - e anche qua rispondo alle molte polemiche di questi giorni - che rispecchia il lavoro che storicamente l'Italia ha sempre fatto grazie alla legge n. 125 sulla cooperazione internazionale, che è una legge che ci ha permesso negli anni scorsi e ci permetterà in futuro di avere un ruolo sempre più importante sotto questo aspetto. Questo è anche l'obiettivo, ovviamente, del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, del Ministro degli Affari esteri, Tajani, del Vice Ministro, Cirielli, che è in Aula, del Governo intero, della nostra rete diplomatica, a cui va sempre il ringraziamento, e di tutti coloro che si metteranno a disposizione nel riuscire ad ottenere una saldatura tra interessi italiani, interessi europei ed interessi africani. Mi riferisco ovviamente al mondo imprenditoriale italiano, che non si sottrarrà a questa sfida come spesso ha fatto negli anni scorsi. L'Italia, e mi avvio alla conclusione, Presidente, è oggi al centro dei principali strumenti internazionali di cooperazione. Il nostro Paese ha dimostrato un nuovo dinamismo nello scacchiere globale, declinato nel pieno rispetto del diritto internazionale e dei principi ispiratori di esso. L'intento è quello di marcare ulteriormente il cambio di passo attuato da questo Governo e di adattare al contesto della globalizzazione competitiva il programma che si muove e si muoverà entro il solco tracciato da Enrico Mattei, un solco da lui voluto e da molti altri italiani che hanno negli anni scorsi lavorato per il bene del nostro Paese, dentro e fuori dai confini nazionali. Oggi tocca a noi assumerci questa responsabilità e siamo fortemente convinti di poterlo fare grazie a questo Esecutivo, grazie ai nostri valori e grazie alla voglia di affrontare, con responsabilità e coraggio, le sfide che i difficili tempi di oggi ci impongono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1624​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1624: S. 936 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il "Piano Mattei" per lo sviluppo in Stati del Continente africano" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Seguito della discussione della proposta di legge: Cafiero De Raho ed altri: Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di illeciti agro-alimentari (A.C. 823​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 823: Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di illeciti agro-alimentari.

Ricordo che nella seduta del 29 novembre 2023 si è conclusa la discussione generale e il presidente della Commissione, deputato Ciro Maschio, e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Esame degli articoli - A.C. 823​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 823​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Avverto che, fuori dalla seduta, sono stati ritirati dal presentatore gli emendamenti 1.3, 1.4, 1.7, 1.8, 2.5 e 6.12, a prima firma del deputato Dori.

Se nessuno chiede di intervenire invito il Presidente della Commissione, onorevole Ciro Maschio, ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

CIRO MASCHIO, Presidente della II Commissione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, per quanto riguarda gli emendamenti relativi all'articolo 1, esprimo parere favorevole sull'emendamento 1.50 Varchi e contrario sugli altri emendamenti non ritirati, quindi sugli emendamenti 1.6 e 1.9 Pittalis, fermo restando che presumo sarebbero preclusi in caso di approvazione del primo emendamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.50 Varchi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Di fronte a questo emendamento ci troviamo veramente in grande difficoltà, perché, come è noto a tutti e come è apparso fin troppo chiaro nell'ambito della discussione generale, questa proposta di legge era stata presentata nel gennaio 2023.

Alcuni mesi dopo viene presentata un'altra proposta di legge da Fratelli d'Italia, che conteneva sostanzialmente elementi che riproducevano la proposta del MoVimento 5 Stelle con alcune modifiche. Nonostante avessi presentato un unico testo che poteva in qualche modo far convergere le due proposte, non si è arrivati a una conclusione che potesse soddisfare entrambi i proponenti e, oggi, ci troviamo qui dopo una discussione generale in cui Fratelli d'Italia ha sostenuto che questa era una proposta che bisognava portare avanti, perché corrispondeva esattamente alle esigenze di aggiornamento e di modifica che da più parti erano state richieste. Si pensi soltanto che la giurisprudenza di volta in volta ha evidenziato elementi che sono stati raccolti in queste proposte. Ebbene, oggi la maggioranza cosa fa? Ancora una volta, vuole spogliare il Parlamento dell'iniziativa legislativa, creando evidentemente altre occasioni - forse ancora una volta per il Governo che forse ancora una volta si muoverà con un decreto d'urgenza - per coprire lo stesso percorso con un proprio disegno di legge. Quel che è grave è che questa proposta di legge era entrata nell'ambito delle proposte di legge dell'opposizione ed era stata calendarizzata proprio in vista di questa facoltà - diritto, direi - dell'opposizione a portarla avanti. Questa proposta, peraltro, era già stata riprodotta in larga parte con il disegno di legge n. 2427, nella XVIII legislatura, presentato dall'allora Ministro Bonafede e dalla Ministra delle Politiche agricole il 6 marzo 2020 e non si era riusciti a concludere il percorso legislativo. Questo testo, pertanto, rientra nelle priorità del MoVimento 5 Stelle e come priorità dell'opposizione. Oggi non comprendiamo il comportamento di Fratelli d'Italia che si rende proponente, insieme agli altri componenti della coalizione, di questo emendamento soppressivo. Evidentemente, dovendo arguire ciò che è stato evidenziato nell'ambito della discussione generale, dobbiamo ritenere che Fratelli d'Italia abbia aderito alla proposta di Forza Italia, laddove si affermava che la proposta aderiva o sosteneva una filosofia panpenalistica, una filosofia finalizzata a sanzionare i comportamenti. Ma quello che si voleva sanzionare erano i comportamenti che non erano sanzionati ed erano finalizzati a garantire il consumatore. Questa era la finalità della norma di cui all'articolo 1, che aveva individuato alcune disposizioni specifiche per garantire il consumatore e garantire, inoltre, produttori e commercianti che operavano nella correttezza e nell'onestà. È questo che mi sembra che non si voglia: non si vuole garantire la parte dell'economia che opera correttamente né tantomeno il consumatore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), creando norme che possano garantirgli effettivamente un alimento che corrisponde a ciò che è scritto all'esterno dell'involucro.

Credo che questa sia una priorità non del MoVimento 5 Stelle: è una priorità del nostro Paese, nel momento stesso in cui si va a consumare un alimento. Quindi, eliminare e sopprimere quell'articolo 1 significa eliminare con un colpo di spugna tutto ciò che è scritto e che avrebbe rinnovato finalmente la nostra disciplina in questa materia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. In occasione della discussione generale qui, in Aula, lo scorso 29 novembre, svolsi quella che definii una non discussione generale, proprio per evidenziare la nostra contrarietà a un metodo di lavoro che in realtà va a svilire l'attività parlamentare. Quindi, alla fine, oggi noi ci troviamo qui in Aula con una sconfitta per tutti. Abbiamo svolto, in Commissione, audizioni, si era aperta la fase emendativa, noi avevamo anche presentato emendamenti. Poi da lì, con un effetto domino, il castello ha cominciato a crollare, con un testo che è giunto qui, in Aula, senza il mandato al relatore, senza avere potuto votare gli emendamenti in Commissione, e quindi non c'è stato un vero e proprio confronto su questo testo, perché arrivare in Aula senza avere votato gli emendamenti in Commissione significa davvero che i gruppi parlamentari, sostanzialmente, non hanno potuto apportare il loro contributo e nemmeno confrontarsi.

Durante quella che ho definito non discussione generale a me era già chiaro che si stava imboccando un vicolo cieco, da cui però avevo espresso anche l'auspicio che si potesse uscire, perché era ancora possibile invertire la rotta, volendo, ma così non è stato. Stiamo parlando di un tema particolarmente importante, penso sentito da tutti, che avrebbe avuto davvero la necessità di un trattamento e anche di un esito ben diverso. La ratio della proposta di legge per noi era condivisibile, e invece oggi ci troviamo, nei fatti, una proposta di legge che, al termine di questa seduta, svaporerà a causa di una serie di emendamenti soppressivi.

Eppure abbiamo già avuto modo, e questo è stato riconosciuto da tutti, in Commissione giustizia, e poi qui, in Aula, di attuare anche un metodo virtuoso di lavoro, condiviso fra maggioranza e opposizione, che aveva portato a trovare una sintesi fra i gruppi, come era avvenuto in occasione della proposta di legge anti-bullismo. Lì avevamo avuto un lavoro in Commissione di 7 mesi, un'ampia fase di audizioni, nessuna compressione della fase emendativa, 4 relatori, 2 di maggioranza e 2 di opposizione.

Insomma, rimane il rammarico per non essere riusciti, anche su questo tema, a raggiungere lo stesso risultato. Quindi, noi prendiamo atto con dispiacere di questa situazione, della quale sinceramente noi non abbiamo alcuna responsabilità, anzi, devo dire che la stiamo subendo. Quindi, come Alleanza Verdi e Sinistra, noi voteremo contro tutti gli emendamenti soppressivi; ne avevamo presentati anche per l'Aula, che poi sarebbero decaduti, superati dagli emendamenti soppressivi, quindi, a quel punto, li abbiamo anche ritirati.

Faccio quindi un intervento, questo è un intervento unico, che vale poi per tutti gli emendamenti soppressivi, proprio perché per noi è impossibile partecipare a un dibattito al quale ci è stato impedito di partecipare, nei fatti, in modo pieno.

Speriamo davvero che questo rappresenti soltanto, comunque, un incidente di percorso; un percorso che, però, speriamo di riprendere immediatamente, perché sui temi di giustizia abbiamo assoluta necessità di produrre norme che vadano al di là delle faziosità politiche (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.

FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il provvedimento che è ora all'attenzione dell'Aula attiene alla rivisitazione del codice penale in materia di illeciti agroalimentari. È dunque una materia molto rilevante, rispetto alla quale le forze politiche, nel tempo, hanno manifestato un interesse a contribuire per costruire un risultato finale che fosse nell'interesse dei cittadini e della sicurezza. E non è nemmeno un tema nuovo perché il Ministero della Giustizia, allora presieduto dall'onorevole Orlando, istituì, nel 2015, una commissione, presieduta da Gian Carlo Caselli, che lavorò per presentare una proposta di modifica del codice in questa materia e mise a disposizione del Parlamento il risultato finale. Anche nella scorsa legislatura il Partito Democratico, che aveva dato l'avvio nel 2015 a questa opera, ha contribuito a recuperare il lavoro fatto, e durante la seconda esperienza del Governo Conte, quella alla quale partecipava il Partito Democratico, ancora una volta il testo fu incardinato ed esaminato dalla Commissione, senza giungere alla conclusione.

Anche in questa legislatura, ad esempio, in occasione della legge istitutiva della Commissione parlamentare antimafia, il risultato finale del Parlamento ha tenuto conto di una richiesta del Partito Democratico, contenuta nella proposta di legge a prima firma Provenzano e Serracchiani, per inserire tra i compiti della Commissione quello finalizzato a verificare l'impatto negativo, sotto i profili economici e sociali, delle attività delle associazioni mafiose sul sistema produttivo e sulla filiera agroalimentare.

Dunque, un tema di estrema rilevanza, al quale il nostro gruppo e il nostro partito ha sempre contribuito. Però, come è stato correttamente evidenziato dal collega Dori, non è stato consentito al Parlamento di svolgere appieno la sua funzione, perché da alcuni mesi, da molti mesi, assistiamo a uno scontro tra MoVimento 5 Stelle e Fratelli d'Italia che non verte più sul merito del provvedimento, rispetto al quale tutti i gruppi hanno manifestato interesse, ma esclusivamente sulla primogenitura del provvedimento.

Oggi noi arriviamo in Aula dopo avere assistito a rinvii di alcuni mesi del lavoro della Commissione, a un'accelerazione improvvisa in Commissione, in relazione alla quale non è stato consentito ai gruppi di esaminare gli emendamenti in sede di Commissione, a una discussione generale rapida e, oggi, a un esame in quest'Aula rispetto al quale noi siamo chiamati a prendere posizione sugli emendamenti che Fratelli d'Italia presenta articolo per articolo per cancellare il provvedimento e azzerarne, quindi, la sua sostanza e anche la primogenitura che risulta in quest'Aula.

È dunque una pagina brutta, poco dignitosa, di parlamentarismo, che noi denunciamo in questa sede, perché forze politiche della maggioranza che oggi affosseranno il provvedimento dimostrano che a quel tema della sicurezza nella filiera agroalimentare, che pure hanno sbandierato, preferiscono il tema della posizione della bandiera di partito.

Pertanto voteremo contro tutti gli emendamenti abrogativi, denunciando questo comportamento che viene tenuto oggi in Aula, e nelle settimane e nei mesi precedenti, dando ancora una volta la disponibilità, come Partito Democratico, a non anteporre la posizione di una bandiera, ma l'interesse generale della comunità delle italiane e degli italiani rispetto a questo tema quando, è presumibile che succederà, il provvedimento tornerà a essere incardinato nuovamente in forme similari in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Varchi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.50 Varchi, risultano preclusi tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1, compresa la votazione dell'articolo.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 823​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il presidente della Commissione e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CIRO MASCHIO, Presidente della II Commissione. Grazie, Presidente. Anche sull'articolo 2 il parere emerso in via maggioritaria dalla Commissione è favorevole sull'emendamento 2.50 Varchi e contrario su tutti gli altri, che peraltro sarebbero preclusi.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.50 Varchi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento sostanzialmente vuole sopprimere vari articoli nell'ambito della proposta di legge. Diciamo che è quella parte che riguarda sostanzialmente la tutela della salute, ma anche dell'economia pubblica e del patrimonio agroalimentare. L'attuale normativa è incentrata su vicende minime, come la vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine o la vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Ha mostrato evidenti lacune e questo, come dicevo, anche la giurisprudenza lo ha evidenziato.

La disciplina vigente è assolutamente incapace, inadeguata, a fronteggiare gli attuali comportamenti, talora lesivi di interessi diffusi, anche in danno del mercato della concorrenza e del pubblico dei consumatori. La proposta di legge che, qui, la maggioranza emenda con la soppressione, risponde alla necessità di estendere la tutela contro le frodi massive compiute in contesti organizzati che fanno leva sulla lunghezza e sulla complessità delle filiere. La centralità e l'importanza del contrasto alle frodi aventi ad oggetto alimenti stanno nel fatto che la frode riguarda caratteristiche di qualità dell'alimento. Su questo era incentrata la disciplina che istituiva nuove figure di reato, fattispecie che volevano, per l'appunto, in qualche modo, garantire i produttori e i commercianti onesti, per evitare che coloro che invece disonestamente mettevano in commercio alimenti con segni contraffatti, con indicazioni di provenienza geografica errate, tutto ciò che evidenzia comportamenti di frode, non avessero punizione. Ecco, con queste norme, invece, saremmo riusciti a contrastare tutto un mercato illecito che è quello contro il quale bisogna necessariamente adottare misure idonee, capaci di contrastare il mercato che attiene proprio agli alimenti, una parte che attiene, non solo, all'economia, ma anche alla salute, alla salute pubblica, al pericolo, al rischio per la salute pubblica.

Le disposizioni che erano state previste guardavano anche ai modelli organizzativi, non semplicemente inserendo nella legge sulla responsabilità degli enti le disposizioni nuove, ma addirittura individuando i modelli organizzativi e gestori che ciascun soggetto economico avrebbe dovuto adottare. È una disciplina molto complessa e importante, un passo in avanti, che adeguava la nostra legislazione anche alle indicazioni europee. Nella nostra disciplina mancano diverse disposizioni che, invece, a livello europeo sono state indicate.

Ecco, oggi, ancora una volta, ci troviamo di fronte a un muro della maggioranza, un muro che non vuole che si vada avanti, che non vuole che si sanzionino i comportamenti illeciti, che non pensa alla salute pubblica, che non pensa alla protezione dell'economia, alla concorrenza, alla competizione, osservando i principi di legalità. Ecco, cosa manca oggi: l'osservanza dei valori di legalità, i valori della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E ciò che noi troviamo tutti i giorni è la violazione costante di questi valori e nessuno che alzi la voce di fronte a questo, signor Presidente. Mi trovo qui a parlare di una proposta di legge, ma in realtà ho sulle spalle, come tanti di voi, la sofferenza che ci coglie nel guardare quello che sta avvenendo quotidianamente nei vari momenti in cui vengono assegnati i pubblici appalti, per l'indebolimento della normativa generale, e ogni passo in avanti che si presenta viene eliminato, viene abolito, con un indebolimento costante del nostro sistema di legalità. E questo sarebbe stato un passo in avanti per quanto riguarda la salute pubblica e l'economia e anche su questo c'è stato un contrasto, c'è stata una ferma opposizione. Quella che dovrebbe essere una maggioranza propositiva, diventa una maggioranza che abolisce ed elimina ogni slancio verso la legalità, e questo è gravissimo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Varchi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.50 Varchi, risultano preclusi tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 2, compresa la votazione dell'articolo, nonché le votazioni degli articoli 3 e 4.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 823​)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il presidente della Commissione, onorevole Ciro Maschio, e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 5.

CIRO MASCHIO, Presidente della II Commissione. Presidente, il parere è favorevole sugli identici emendamenti 5.1 Pittalis e 5.50 Varchi e contrario su tutti gli altri.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione agli identici emendamenti 5.1 Pittalis e 5.50 Varchi. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Innanzitutto, io chiederei ai colleghi un po' di attenzione, perché c'è davvero un brusio che non è tollerabile, anche perché dovrebbe interessarvi il contenuto della proposta di legge che state ammazzando. Vediamo un po' di che cosa si tratta e vediamo anche il percorso di questa proposta di legge, perché forse distrattamente voi pensate di stare facendo un torto al MoVimento 5 Stelle, perché questa è la prima proposta di legge che arriva in quest'Aula da parte degli esponenti del MoVimento 5 Stelle della Commissione giustizia, ma non state facendo un torto al MoVimento 5 Stelle, state facendo un torto ai cittadini e al Paese intero e anche a un percorso che è stato fatto fin qui. Vediamo perché.

Questa proposta di legge, ricordo a me stessa, prende spunto da un lavoro fatto dalla Commissione per l'elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare istituita presso l'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia nel 2015, presieduta dal dottor Giancarlo Caselli. L'origine di questa proposta di legge addirittura si pone in quel solco, in quel momento. È stata chiaramente aggiornata, nella scorsa legislatura la sensibilità del MoVimento 5 Stelle ha raccolto, in qualche modo, quel lavoro, ritenendo che fosse assolutamente necessario intervenire su questa materia e, quindi, era stata portata avanti una proposta di legge in tal senso. Ci rivediamo e ci riproviamo in questa legislatura, pensando, illudendoci - dato che qualche mese dopo la presentazione di questa proposta di legge a prima firma del collega Cafiero De Raho, il collega Cerreto di Fratelli d'Italia depositava un testo del tutto analogo, forse cambiava qualche virgola -, di aver intercettato una sensibilità comune nelle forze di maggioranza, quantomeno nel partito di maggioranza relativa, ma evidentemente così non è. In questo momento, voi vi accingete a buttare nel cestino, per non dire altro, perché siamo sempre in un luogo in cui le parole vanno pesate, tutto quel lavoro, tutto questo percorso, per fare cosa? Probabilmente per piegarvi alla sensibilità di Forza Italia, che ha detto che è su tutta la linea in dissenso con questa proposta di legge. Il collega Cafiero De Raho è fiducioso che ci sarà un intervento legislativo da parte del Governo, io non sono così fiduciosa, perché probabilmente, in realtà, Forza Italia metterà un freno e se qualcosa arriverà, arriverà annacquata e arriverà del tutto insufficiente.

Ciò posto, sgombrato il campo da queste considerazioni, cosa vi accingete ad affossare? Vi accingete ad affossare una proposta di legge che va a tutelare i seguenti beni giuridici: l'incolumità pubblica, la salute pubblica, la sicurezza degli alimenti e l'economia. Voi che siete tanto allertati sul tema dell'economia - anche se non mi pare proprio - andate ad affossare, in particolare, con l'emendamento che sto commentando, che sto discutendo, l'articolo 5, che prevedeva un'integrazione della disciplina della responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato. E cosa faceva questa disciplina?

In realtà, diceva che le imprese che svolgono attività connesse alla produzione, trasformazione e distribuzione degli alimenti si devono dotare di modelli organizzativi che possano essere idonei a prevenire tutti questi reati in materia agroalimentare. Guardiamo cosa avrebbero dovuto fare. Avrebbero dovuto fare attività e inserire nel loro modello organizzativo dei presìdi che andassero, in qualche modo, a innalzare il livello di sicurezza e la qualità degli alimenti, e che andassero a difendere, magari, anche quel made in Italy famoso che volete difendere anche voi, a parole ma poi non nei fatti. Quindi, state andando davvero in modo immotivato e in modo irragionevole contro le cose che sbandierate a parole. Del resto, siamo abituati - purtroppo, ne abbiamo avuto un esempio anche oggi - a sentire cose dichiarate, quindi parole, parole e parole, e poi a non trovare nulla che sia coerente e che dia seguito realmente a quelle parole nei fatti. Questo è l'ennesimo esempio delle vostre contraddizioni, delle vostre divisioni e della vostra inconsistenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.1 Pittalis e 5.50 Varchi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

Avverto che, a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti 5.1 Pittalis e 5.50 Varchi, nonché dell'approvazione degli emendamenti 1.50 e 2.50 Varchi, risulta preclusa la votazione dell'articolo 5.

Poiché a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.50 Varchi risultano altresì preclusi tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 6, compresa la votazione del medesimo articolo, e a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.50 Varchi risulta preclusa la votazione dell'articolo 7, passiamo all'esame dell'articolo 8.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 823​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A).

Poiché a tale articolo è riferito soltanto l'emendamento 8.50 Varchi, integralmente soppressivo dell'articolo medesimo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il presidente della II Commissione a esprimere il parere.

CIRO MASCHIO, Presidente della II Commissione. Grazie, Presidente. Sull'emendamento soppressivo 8.50 Varchi, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.50 Varchi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Ho il compito arduo, visto che questa maggioranza è sorda, di spiegare l'importanza di mantenere in vigore e in vita l'articolo 8, che riguarda la violazione degli obblighi di rintracciabilità degli alimenti. Perché questo articolo è così importante nell'ambito di una proposta di legge che a noi sta particolarmente a cuore? Perché tutta questa normativa, nel suo complesso, ha lo scopo e muove dalla necessità, che ci è stata sottolineata dalla giurisprudenza ma anche dai tanti auditi che abbiamo ascoltato in Commissione, di garantire una copertura e una tutela molto più ampie al nostro mercato agroalimentare. Infatti, tutelare il nostro mercato agroalimentare vuol dire in primis mettere al centro e tutelare beni giuridici costituzionalmente protetti e fondamentali. Parliamo della salute umana, parliamo della tutela e della buona fede del consumatore, di cui devono essere ampliati gli spazi di informazione e di consapevolezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Parliamo anche della lealtà commerciale e parliamo di un settore strategico dell'economia nazionale del nostro Paese. Tuttavia, evidentemente tutto questo, purtroppo, non vi interessa. Si tratta di un settore, quello agroalimentare, che, anche stando agli ultimi rapporti Ecomafie e Agromafie del 2023, è sempre più sotto le mani della criminalità organizzata.

Sappiamo da questo rapporto che, purtroppo, è in costante aumento il numero dei reati e degli illeciti amministrativi in questo settore: sono circa 13.000 le infrazioni solo nel settore ittico e più di 41.000 gli illeciti amministrativi e i reati nel settore agroalimentare. È chiaro che, allora, c'è bisogno di un intervento forte a tutela della categoria, del consumatore e di questa filiera che è tanto importante da attirare, ripeto, le mani delle organizzazioni criminali. Perché le organizzazioni criminali vogliono mettere le mani su questo settore? Perché, Presidente, questo settore rappresenta il 15 per cento del PIL italiano, con un valore economico complessivo di 522 miliardi di euro. Allora noi, con questo provvedimento e con questo emendamento, vogliamo tutelare non solo il nostro settore dalle mani criminali ma vogliamo tutelare gli alimenti perché, ovviamente, nella tutela degli alimenti, ripeto, c'è la salvaguardia del consumatore finale.

Un altro aspetto che spesso viene dimenticato è che dal nostro patrimonio agroalimentare e dalla sua tutela passa l'identità del nostro Paese, passa l'identità dei nostri borghi, passa l'identità di tanti piccoli produttori che ogni giorno si impegnano onestamente per portare sulle nostre tavole prodotti di qualità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Con questa proposta di legge, noi stiamo difendendo con le unghie il nostro made in Italy. Questa maggioranza ha solo cambiato il nome del Ministero ma quando si tratta di apportare una tutela forte al nostro made in Italy e di garantire i produttori e tutta la filiera, anche chi commercializza in maniera onesta i nostri prodotti, questa maggioranza si gira dall'altra parte. Questa è la triste realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, signor Presidente, a titolo personale. Cosa sta accadendo in quest'Aula in questo momento? Sta accadendo che, a mezzo di una serie di emendamenti soppressivi, questa proposta di legge diventa una scatola vuota, il nulla. Vuol dire che, sul tema, così importante, degli illeciti agroalimentari la maggioranza non ha alcuna proposta alternativa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Vuol dire che rispetto a questi temi la maggioranza è completamente estranea e disinteressata e mortifica il Parlamento, che dovrebbe essere il luogo dello scambio e del confronto, e questo dal punto di vista dell'espressione dei sentimenti personali verso la maggioranza. Tuttavia, signor Presidente, umanamente e personalmente esprimo il mio rammarico nei confronti dei colleghi, l'onorevole Cafiero De Raho e i tanti colleghi firmatari di questo provvedimento, che su questo si sono impegnati. Allora, qui, in questa sede, nell'esprimere la mia vicinanza ai colleghi che hanno lavorato così tanto, esprimo anche il mio orgoglio di far parte di questo gruppo, il gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo alla votazione del mantenimento dell'articolo 8.

Ricordo che i pareri del presidente della Commissione giustizia e del Governo sono favorevoli alla soppressione dell'articolo 8 e che chi intende sopprimerlo deve votare contro il mantenimento, chi invece intende mantenerlo deve votare a favore.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 823​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A).

Poiché a tale articolo è riferito soltanto l'emendamento 9.50 Varchi, integralmente soppressivo dell'articolo medesimo, ai sensi dell'articolo 87, comma 2 del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo.

Se nessuno chiede di intervenire, invito il presidente, onorevole Maschio, e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale emendamento.

CIRO MASCHIO, Presidente della II Commissione. Grazie, Presidente. Parere favorevole sull'emendamento soppressivo 9.50 Varchi.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Parere conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io vorrei dire che quello che sta avvenendo oggi è veramente una brutta pagina, dal punto di vista del Parlamento, dal momento che questa era una proposta di legge d'iniziativa parlamentare, la prima che il MoVimento 5 Stelle ha chiesto che venisse esaminata e, soprattutto, dietro c'è un grande lavoro di tempo che è stato occupato all'interno della Commissione giustizia, un lavoro che parte dalla scorsa legislatura, che a gennaio ha visto comunque il deposito e audizioni che hanno confermato l'importanza di questo nuovo testo, che andava a portare modificazioni e innovazioni di numerosi articoli, per garantire una migliore regolamentazione dell'attività dei produttori, dei distributori, dei venditori e quindi una migliore difesa dei consumatori, dell'economia, all'interno di un contesto di trasparenza. Ecco, tutto questo lavoro, tutti questi mesi, tutto questo impegno sono stati letteralmente messi all'interno di un cestino, perché questo è un metodo che viene più spesso utilizzato, quello di mettere all'angolo l'iniziativa parlamentare con un'inversione dei ruoli tra Parlamento e Governo, e questo ovviamente in sfregio della nostra Costituzione e in sfregio del nostro diritto parlamentare. E questo veramente vi invito a fare sì che non ricapiti più, perché quella che doveva essere un'eccezione è diventata una regola, calpestando anche il diritto delle opposizioni e, quindi, della loro iniziativa parlamentare.

La proposta di legge a prima firma del collega Cafiero De Raho sugli illeciti agroalimentari interviene su di un settore, quello agroalimentare, che è fondamentale, è stato detto ampiamente durante il dibattito in Commissione giustizia e qui in Aula, in discussione generale, perché proprio da qui deriva l'approvvigionamento del Paese di beni primari, quali gli alimenti. Questo è importante perché numerose inchieste, sistematicamente, ci segnalano che nel settore persistono zone d'ombra che restano impunite, anche a causa di una normativa risalente, obsoleta, non più attuale e non più efficace e che, per questo, provoca un danno effettivo, oggettivo per i territori, per la nostra eccellente filiera agroalimentare, ma soprattutto per la salute pubblica. Ecco, contrastare gli illeciti non è solo un fatto etico - come ci dovrebbe essere etica politica all'interno di questo Parlamento, e questo è l'esempio che l'etica politica non c'è -, ma è anche un fatto economico, perché nei settori in cui si annidano i poteri criminali si impedisce ogni sviluppo sano. Non dimentichiamo quanto agromafie e fenomeni come il caporalato siano pervasivi, perché le mafie non sono più, l'abbiamo detto tante volte, quelle che sparano, ma quelle che entrano nei mercati, quelle che si accaparrano settori, compreso quello agroalimentare. Quindi, reprimere non basta, bisogna prevenire, come ha fatto il collega Cafiero De Raho, depositando questa proposta di legge.

Mi chiedo che interesse ci sia nel volere sopprimere un lavoro, un lavoro impegnativo, una proposta di legge che vuole tutelare la sicurezza dei prodotti alimentari e ambientali e regolamentare, come è stato detto, l'attività dei produttori, distributori, venditori e preservare il benessere generale. Una proposta questa che voleva essere dalla parte degli onesti, a vantaggio di tutta la comunità. Io vorrei veramente che voi spiegaste, all'interno di quest'Aula del Parlamento, ma, soprattutto, ai cittadini e alle cittadine, quali sono i diritti che voi volete tutelare, perché, in materia di giustizia, sembra che l'unica vostra volontà sia quella di nascondere o lasciare impunite le malefatte di criminali corrotti e comitati d'affari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Penza. Ne ha facoltà.

PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale. Io volevo esprimere tutto il mio rammarico per il comportamento che ha assunto nei confronti di questa legge la maggioranza, una legge della quale io sono cofirmatario. Questa è una pagina molto triste della storia di questa legislatura, perché assistiamo, per la seconda volta, a un sistema subdolo che utilizza la maggioranza per arginare le opposizioni. È una cosa che veramente mi rattrista. Io vorrei semplicemente esprimere, come ha fatto il collega Alfonso Colucci, il mio orgoglio e la mia fierezza nell'appartenere ad un Movimento, come quello del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché noi siamo sempre, sempre, stati dalla parte giusta, e lo saremo ancora, nonostante queste modalità che adotta la maggioranza. E non avrete terreno facile, ve lo garantisco, perché noi staremo qui, sempre dalla parte giusta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del mantenimento dell'articolo 9.

Ricordo che il parere del presidente della Commissione giustizia e del Governo è favorevole alla soppressione dell'articolo 9 e che chi intende sopprimerlo deve votare contro il mantenimento, chi, invece, intende mantenerlo deve votare a favore.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Poiché a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.50 Varchi risulta preclusa la votazione dell'articolo 10, passiamo all'articolo 11 e all'emendamento ad esso riferito.

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 823​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il presidente della II Commissione, onorevole Maschio, e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CIRO MASCHIO, Presidente della II Commissione. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 11.50 Varchi, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 11.50 Varchi.

Ha chiesto di parlare la deputata Scutella'. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Presidente, io mi chiedo fino a quando noi saremo costretti a vedere questo scambio di cortesie tra le forze di maggioranza, che pensano, invece di essere in un Parlamento, di giocare a Monopoli, perché si scambiano le cortesie ed altro. Mentre nel Monopoli ci si scambia Parco della Vittoria con Vicolo Stretto, qui invece, purtroppo, chi fa le spese di questo gioco sono gli interessi dei cittadini e le vite dei cittadini.

Io non me la sento, sinceramente, neanche tanto di criticare, perché, in un mondo dove abbiamo chi la notte di Capodanno spara, chi si ferma il treno personale, un Sottosegretario per la Cultura indagato per furto di beni culturali, più che un Governo, in effetti, sembra un gioco di società, abbiate pazienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, allora, di che cosa parliamo nello specifico non oggi, ma in questo momento, perché questo Governo ci dà la possibilità di parlare, ogni ora, di qualcosa di diverso? Stiamo parlando della proposta di legge sugli illeciti agroalimentari, che Fratelli d'Italia, inizialmente, decide di appoggiare, poi l'altra forza di maggioranza dice di non stare dietro alle proposte del MoVimento 5 Stelle, perché noi siamo giustizialisti, manettari, il tintinnio delle manette.

Presidente, se combattere le mafie - perché qui stiamo parlando di agromafia, di mafia che si insinua nei comparti come quello dell'agricoltura - ha un significato, allora io vi regalerò un dizionario, perché essere manettari e giustizialisti non è il significato che voi gli attribuite, non è quello il significato. Noi vogliamo combattere la mafia e le agromafie e se la questione etica non vi interessa - perché in effetti ci sono molti problemi, proprio sulla vostra questione etica, sulla questione etica di questo Governo - vi informo che le agromafie hanno un business di 24 miliardi di euro, quindi, magari questo vi può interessare. Ma siccome dei nostri consigli non ve ne frega nulla, a me non rimane che dire una cosa, visto che siamo dopo il periodo festivo natalizio: speriamo che l'Epifania, insieme alle feste, pure questo Governo se lo porti via (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti e applausi ironici dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Quartini, a titolo personale. Ne ha facoltà.

Colleghi, ascoltiamo l'onorevole Quartini.

ANDREA QUARTINI (M5S). Signor Presidente, colleghi, io ho la sensazione che in realtà ci sia una sorta di grossa ipocrisia da parte delle forze di maggioranza ed è un'ipocrisia inaudita perché, fregiandosi dell'idea di cambiar nome anche al Ministero dell'Agricoltura, chiamandolo Ministero della sovranità alimentare e del made in Italy, in realtà stanno appoggiando l'idea di una dieta mediterranea contraffatta. Vi dovete vergognare! Vi dovete vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!

ANDREA QUARTINI (M5S). Semplicemente, perché è una proposta di legge che cerca di tutelare la salute nel contesto delle varie contraffazioni, dall'olio extravergine d'oliva, rispetto a qualunque altro tipo di contraffazione: pensate agli antibiotici negli allevamenti, pensate a quanto rischio c'è per la salute se non si combattono le agromafie, le contaminazioni e le contraffazioni alimentari. Allora, ve lo ripeto (Commenti)…

PRESIDENTE. Colleghi…

ANDREA QUARTINI (M5S). …la vostra idea di made in Italy è un made in Italy contraffatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Raffa, a titolo personale. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Signor Presidente, intervengo soltanto per sottolineare l'ipocrisia di questa maggioranza ma soprattutto il non rispetto nei confronti dell'opposizione e della democrazia di questo Parlamento e di questo Paese. Lo dico perché, per esempio, con la proposta di legge sul salario minimo hanno svuotato la proposta trasformandola in un decreto legislativo. Nei confronti invece di questa proposta di legge contro le agromafie e per mantenere uno stato di diritto anche in un comparto come quello dell'agricoltura, dove ci sono tantissimi illeciti che si registrano ogni giorno, la maggioranza svuota una proposta di legge delle opposizioni, che fa parte del 30 per cento: lo spiego anche ai cittadini che ci seguono da casa e poi concludo. Il 30 per cento del calendario dell'Aula dovrebbe essere riservato alle proposte delle opposizioni. Anche in questa occasione, la maggioranza fa orecchie da mercante e butta giù le proposte dell'opposizione. Questa non è democrazia, questa è dittatura e voi dovreste andare soltanto a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole L'Abbate, a titolo personale. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Signor Presidente, volevo intervenire perché lo trovo veramente assurdo: noi siamo qui in quest'Aula, votati dai nostri cittadini, perché dobbiamo risolvere i loro problemi. In questa legge, sicuramente, i problemi da risolvere erano tanti. Parliamo degli illeciti agroalimentari. Quindi, parliamo non solo di tutelare la salute dei nostri cittadini, ma all'interno ci sono degli articoli per tutelare e salvaguardare la qualità dell'acqua, quindi, evitare inquinamenti. Stiamo parlando di tutelare la risorsa acqua che sappiamo essere sempre più scarsa e, a quanto pare, potrebbe essere sempre più inquinata.

Quindi, trovo assurdo, poi, non proteggere il commercio, il trasporto, la vendita e la distribuzione di alimenti e, guardate, alimenti made in Italy, alimenti italiani. Quindi, alla fine, che cosa avete fatto di questa proposta di legge, che chiaramente è stato un lavoro fatto da tutti e, quindi, non c'è nemmeno il rispetto del lavoro di chi ha portato avanti questa proposta di legge?

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

PATTY L'ABBATE (M5S). Avete eliminato tutti gli articoli, è assurda questa cosa. Come potete eliminarli? Questo significa: eliminiamo tutto perché questo Parlamento ha lavorato per i cittadini ma a noi della salute dei cittadini non importa nulla, non importa nulla del made in Italy e dei prodotti italiani e non importa nulla nemmeno di tutelare la risorsa acqua e di combattere l'inquinamento. A noi delle frodi non ci importa nulla e ce ne laviamo le mani. Cittadini, arrangiatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie. Anch'io intervengo a titolo personale. Io vorrei fare una proposta costruttiva alla maggioranza e modificare il nome del Ministero in “made in Ittaly”, così viene anche contraffatto il nome del Ministero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Almeno siete coerenti con quello che state facendo oggi non difendendo per niente il made in Italy.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.50 Varchi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Poiché a seguito dell'approvazione dell'emendamento 11.50 Varchi risulta preclusa la votazione degli articoli 11 e 13 e che, sempre a seguito dell'approvazione di tale emendamento, oltre che degli emendamenti 1.50 e 2.50 Varchi, risulta altresì preclusa la votazione dell'articolo 12, tutti gli articoli della proposta di legge risultano respinti.

Il provvedimento si intende pertanto respinto nel suo complesso.

Conseguentemente, non si procederà alle ulteriori fasi di esame.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse fra i gruppi, non sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di domani il seguito della discussione della proposta di legge recante “Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione”, che è quindi rinviato alla seduta di martedì 16 gennaio.

Per fatto personale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per fatto personale l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io tutto immaginavo nella mia vita fuorché di dover intervenire per fatto personale in questo consesso perché mi sono sentito dare del bugiardo da un collega e, badate bene, io da neofita immaginavo che questo non fosse possibile. Eppure, mi sono sentito dare del bugiardo da un collega alla terza legislatura perché - udite udite, colleghi e colleghe - mi sono permesso di ribadire a una testata giornalistica, il Corriere del Ticino, dinanzi alla domanda su che cosa stesse accadendo rispetto ai frontalieri tra Italia e Svizzera, perché negli ultimi provvedimenti, manovra di bilancio e collegato alla delega fiscale, quel gruppo di persone, 100.000 persone, venissero colpite dalle misure di questo Governo.

Badate bene, colleghi e colleghe, un giornalista autorevole ha messo un virgolettato - che io non ho pronunciato ma poco conta - in cui semplicemente si diceva a questo giornalista che il collega Furgiuele è stato il firmatario di un provvedimento. Ora, se un provvedimento è una proposta di legge o è un ordine del giorno, qualcuno mi spieghi per i frontalieri che differenza fa.

Infatti, la domanda qual è? In Commissione in Senato, in Aula al Senato, in Commissione alla Camera, in Commissione e in discussione qui ho chiesto specificatamente come avesse intenzione di votare il partito della Lega rispetto alla proposta soppressiva della tassa sanitaria che un Ministro della Lega, non del Partito Democratico, della Lega, aveva introdotto per chiedere ai frontalieri di pagare 2.000 euro almeno, se non il 3 o il 6 per cento, di tasse sanitarie, nonostante queste persone pagassero le tasse già in Svizzera. E quale abominio avrei mai commesso? Ho chiesto in questa sede come avrebbero votato le colleghe e i colleghi della Lega, e lo dico ai 100.000 frontalieri: hanno votato a favore dell'introduzione della tassa sanitaria, il tabellone del 28 dicembre 2023 è lì a testimoniarlo.

Altra domanda: come potevo fraintendere e immaginare che il collega Furgiuele potesse mai proporre un progetto di legge di una misura che è posta in manovra di bilancio? Notoriamente, la manovra di bilancio è estensione governativa ed è estensione del MEF, e, visto e considerato che non erano stati permessi emendamenti di maggioranza, si presuppone che venisse da un posto ben specifico. Allora mi chiedo: a cosa serviva un ordine del giorno per limitare un'ingiustizia, quando lo stesso partito che prepara l'ordine del giorno per limitare l'ingiustizia vota a favore di quella ingiustizia che lo stesso partito ha proposto, perché poi io vado in confusione. È del tutto intollerabile la non ammissione di colpevolezza, o quantomeno non è una colpevolezza, Presidente, ma una scelta politica, perché mi rendo conto che si fa fatica a dover giustificare nella provincia di Como, di Varese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), in Val d'Ossola, che si è scelto il ponte sullo Stretto, anziché la tutela della propria gente, perché questo è successo, ed è una vergogna! E quando il coraggio una persona non ce l'ha, non se lo può dare, non lo può comprare, nonostante sia alla terza legislatura. Quindi, suo tramite, Presidente, caro collega Candiani, il coraggio o ce l'hai o non lo compri al supermercato (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Stai calmo!

PRESIDENTE. Cortesemente, si rivolga sempre a me.

TONI RICCIARDI (PD-IDP). …e abbi il coraggio di dire che avete votato contro la vostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Invito i parlamentari a rivolgersi sempre al Presidente e mai direttamente ad altri colleghi.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Desidero portare all'attenzione dell'Aula il tema dei piccoli comuni. Ho già detto più volte che questo Governo probabilmente non è amico dei piccoli comuni, che sono soffocati da una burocrazia miope e inutile. Non posso commentare diversamente l'ultimo provvedimento che investe i comuni nell'iniziare del 2024 per adeguare gli strumenti delle piattaforme del PNRR e del nuovo codice degli appalti pubblici. Parlo dell'Autorità nazionale anticorruzione. Dal 1° gennaio 2024 che cosa succede? Si smantellano tutti i sistemi con cui venivano effettuate tutte le procedure di affidamento di incarichi e prestazioni. In particolare, e questo è un aspetto importante per qualunque affidamento, viene eliminata la possibilità di utilizzare la piattaforma degli SmartCIG, piattaforma che è utilizzata dal 90 per cento dei comuni italiani per spese per piccole forniture.

Presidente, io credo - e ovviamente mi muoverò in tal senso - che si debba tenere conto di questa situazione dei piccoli comuni, già senza personale. Tra l'altro, ricordo anche all'Aula che, purtroppo, la piattaforma è sempre bloccata. Penso che il grande obiettivo della semplificazione, quando è stato modificato il codice degli appalti, molto probabilmente, non è stato centrato, mi sento sicuramente di portare in quest'Aula la voce dei tanti sindaci dei piccoli comuni italiani, che ogni mattina aprono le porte dei municipi e, ovviamente, danno delle risposte ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Emma Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Presidente, il 2023 è stato l'anno più caldo di sempre. È di ieri, infatti, la conferma, da parte di Copernicus Climate Change Service, il programma di osservazione della terra dell'Agenzia spaziale europea, ESA. Il direttore di ESA lancia un appello: decarbonizzare urgentemente la nostra economia. Questo perché l'anno appena concluso è stato il più caldo di sempre, con quasi il 50 per cento dei giorni sopra di un grado e mezzo e in alcuni giorni del mese di novembre addirittura di due gradi. Il 2023 ha registrato un aumento di 0,17 gradi rispetto al precedente anno record, che fu il 2016. Come vedete, colleghi, questi dati sono scientifici, non sono ciò che voi chiamate “ideologia del MoVimento 5 Stelle”.

Solo un mese fa, l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha dichiarato che le previsioni sono peggiori del previsto, come appare dall'Emission Gap Report del 2023. Infatti, il Segretario, António Guterres, ha lanciato un appello: “Tutto questo è un fallimento della leadership, un tradimento dei più vulnerabili e un'enorme opportunità mancata”. È evidente che l'emergenza climatica è in atto, è altrettanto evidente che le calamità naturali degli ultimi anni ne sono una diretta conseguenza. Alluvioni, incendi e siccità sono, ormai, all'ordine del giorno, in Italia come nel resto del mondo. Ecco, perché lancio un appello al Governo, affinché agisca quanto prima. Oggi, siamo già in emergenza siccità, se pensiamo che in alcune regioni non piove da oltre nove mesi, e fra pochi mesi tornerà la stagione degli incendi. Non c'è più tempo da perdere, serve prevenire, anche perché i costi per la ricostruzione delle aree colpite sono maggiori rispetto a quelli della prevenzione. Mancano solo sei anni al raggiungimento degli obiettivi europei per la riduzione delle emissioni del 55 per cento. Ad oggi, purtroppo, questo Governo non ha fatto nulla e continua a non fare nulla e mette in pericolo il futuro dei cittadini del nostro Paese. È del tutto evidente che non è più tempo di tentennamenti, ma è giunto il momento di agire tempestivamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cristina Almici. Ne ha facoltà.

CRISTINA ALMICI (FDI). Presidente, intervengo per sottoporre all'attenzione del Presidente della Camera e dell'Aula, alla luce della volontà espressa dal Governo di migliorare la normativa del 2019 relativa alla trasparenza della beneficenza, l'opportunità di voler estendere la riflessione anche alla gestione dei fondi effettuata nelle fondazioni degli enti del Terzo settore, questo alla luce degli ultimi eventi successi a Brescia e che hanno visto il presidente della Fondazione provinciale bresciana per l'assistenza minorile ONLUS aver sottratto fondi per circa 150.000 euro, sottrazioni confermate dallo stesso, dopo insistenti richieste degli organi amministrativi. La gravità del fatto aumenta se pensiamo che le finalità della Fondazione sono esclusivamente di solidarietà sociale nel campo dell'assistenza e sociosanitaria, esclusivamente a favore dei bambini bisognosi. L'urgenza dell'intervento è confermata anche da quanto successo lo scorso settembre, che ha visto l'ex segretario nazionale della Federazione italiana scuole materne sfiduciato dall'ente stesso, con l'accusa dell'esistenza di più conti correnti muniti di cospicui saldi e occultati agli organi di governo della Federazione nazionale.

Anche in questo caso sottrazioni confermate solo dopo la scoperta di ammanchi da parte del collegio dei revisori e dei nuovi organi amministrativi. Resta in ogni caso, poi, da affrontare la questione morale, visto che questi scandali finanziari hanno riguardato esponenti del PD locale: il primo, ex sindaco di un comune bresciano ed ex segretario provinciale del PD e, l'altro, ex vicesindaco del comune di Brescia ed eurodeputato del PD. Non è nostra abitudine addebitare ai vertici del partito questioni di responsabilità morale, come è d'uso nei nostri riguardi quando in tutto ciò che accade viene coinvolta la nostra Premier. Però, è anche per la gravità di quanto successo che ritengo sia indispensabile intervenire sulla materia, per evitare che il caso singolo finisca per impattare negativamente sulle realtà del Terzo settore che, invece, operano con serietà in un ambito fondamentale e così importante. Regole migliori a tutela di tutti e, in primis, dei bisognosi, anche perché non basta dimettersi o impegnarsi a restituire i fondi sottratti per avere la coscienza a posto. La questione morale è altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Presidente, 23.000 morti, 8.000 bambini, 62.000 feriti, 2 milioni di sfollati, 109 giornalisti scomparsi. Oltre 2 milioni di persone soffrono e muoiono di fame, mancano acqua potabile, cibo, medicine. Secondo le Nazioni Unite, la Striscia ormai è inabitabile, è un luogo di morte e di disperazione. L'Organizzazione mondiale della sanità spiega che i casi di diarrea potrebbero generare un'epidemia capace di fare più morti della guerra stessa. Domando a ciascuno e a ciascuna di noi: la barbara strage di Hamas del 7 ottobre giustifica oggi una punizione collettiva così forte e così tremenda? Forse, l'Italia dovrebbe avere un ruolo più assertivo, più forte, per sostenere il cessate il fuoco? Eppure, nemmeno questa richiesta basta a nominare la tragedia in corso, a definirne i contorni, a osservare la crescita pervasiva di una mitologia della guerra giusta, che oggi alimenta persino il dibattito delle classi dirigenti di questo Paese.

Vede, signor Presidente, io non ho la forza di avanzare proposte né di descrivere la qualità di questa tragedia. Eppure, poiché ciascuna e ciascuno di noi, di fronte a questi drammi, si pone domande, cerca risposte anche nella letteratura e nella poesia, io ho avuto la possibilità di trovare una vecchia poesia, che data 2009, l'epoca dell'operazione Piombo Fuso a Gaza, dell'ex Presidente della Camera dei deputati, Pietro Ingrao. La leggo, è molto breve. Si intitola: “Per Gaza”. “Guarda: vedi come ostinate tornano dal cielo le bombe fiorenti, e furenti calano sulle strade, spezzano corpi, ardono case, testarde inseguono gli stupiti fanciulli, gridano cantano l'inno alla morte senza stancarsi mai… Chi siete, perché illuminate le notti, insanguinate le vie: perché siete in ansia perché vi serve la strage degli innocenti (…) Voi che venite da un cammino di lagrime e ora senza lume di tregua seminate nuovo pianto innocente. Da lontano vi scrutiamo impotenti: e null'altro sappiamo che invocare da voi l'elemosina della pace. Noi che veniamo da lotte di secoli condotte per tutte le terre infinite di questo globo rotondo in cui dato a noi fu di vivere, e sembriamo ora solo capaci di educarci all'indifferenza. O scrutare allibiti” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, per informare l'Aula dell'ennesimo atto di violenza efferata nei confronti degli animali. A Palermo, un soggetto già noto alle Forze dell'ordine ha preso un cane, un pitbull, l'ha legato a un palo e gli ha dato fuoco pubblicamente, nel disinteresse generale. Anzi, dobbiamo dire la verità, questa volta le Forze dell'ordine sono dovute intervenire, non solo per aiutare il cane, il povero cane che è andato a fuoco, bruciato vivo, perché alcuni cittadini della zona, essendo questo soggetto anche un occupante abusivo, sono intervenuti. Il cane è in condizioni gravissime.

Ne approfittiamo, come Alleanza Verdi e Sinistra, per riproporre, ancora una volta, delle norme per la tutela e la salvaguardia dei nostri amici animali ma anche per un intervento specifico, visto che ogni volta che abbiamo proposto a quest'Aula norme in difesa degli animali dei circhi e per contrastare la violenza contro gli animali ci è stato sempre detto “no”. Poi leggiamo sui giornali che c'è un Ministro che continua a ritenere che l'unica cosa da fare per salvaguardare il benessere di tutti gli animali sia inasprire le pene per chi li abbandona per strada. È gravissimo, ma non è solo quello. Aiutare e sostenere gli animali è una cosa seria (Applausi), non oggetto di propaganda da parte di chi, casomai, sostiene chi spara nei confronti di animali innocenti e, poi, vorrebbe risolvere il problema soltanto pensando a quelli che ingiustamente vengono abbandonati per strada.

Ho saputo tramite la Presidenza, tramite il collega Grimaldi, che il Questore ha sentito già la Presidenza della Camera. Vorrei far presente che, a quanto ci risulta, la persona che ha dato fuoco a questo animale è libera (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Intervengo in merito a quanto è stato definito un inferno in relazione al trattamento che viene riservato ai migranti trattenuti all'interno del centro per i rimpatri nel territorio di Palazzo San Gervasio, in Basilicata. Sono migranti che, da quanto risulta dagli atti del procuratore, venivano imbottiti di psicofarmaci per tranquillizzarli. Non parliamo di alberghi ma parliamo di luoghi di privazione della dignità e della libertà umana. I CPR sono il punto di caduta della verifica della nostra umanità, della nostra civiltà, e sono luoghi come quello della Basilicata ma non solo. Mi riferisco a quello che si è verificato anche a Milano, un altro centro che ho potuto visitare, ma riguarda Gorizia e riguarda Gradisca.

Presidente, per il suo tramite vorrei rivolgermi al Governo, facendo la richiesta di avviare una indagine ispettiva su questi luoghi di violazione della dignità umana, su questi luoghi dove la dignità delle persone viene calpestata, luoghi che, in particolar modo, mettono a dura prova la tenuta della nostra civiltà. Per questo motivo - chiudo, Presidente - chiedo al Governo di avviare da subito un'indagine ispettiva su quei luoghi, che vanno chiusi.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per la restante parte del mese di gennaio 2024.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto il seguente calendario dei lavori per la restante parte del mese di gennaio 2024:

Lunedì 15 gennaio (antimeridiana e pomeridiana , con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1297 e abbinata - Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici e modifiche agli articoli 518-duodecies, 635 e 639 del codice penale (approvato dal Senato).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1419 - Istituzione del premio di “Maestro dell'arte della cucina italiana”.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 924 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino concernente il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni giudiziarie in materia di misure alternative alla detenzione, sanzioni sostitutive di pene detentive, liberazione condizionale e sospensione condizionale della pena, fatto a San Marino il 31 marzo 2022.

Martedì 16 gennaio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 16 (ore 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 17 (ore 16,45-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 18 gennaio (ore 9,30-13)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 893 e abbinate - Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1297 e abbinata - Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici e modifiche agli articoli 518-duodecies, 635 e 639 del codice penale (approvato dal Senato).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1419 - Istituzione del premio di “Maestro dell'arte della cucina italiana”.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 924 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino concernente il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni giudiziarie in materia di misure alternative alla detenzione, sanzioni sostitutive di pene detentive, liberazione condizionale e sospensione condizionale della pena, fatto a San Marino il 31 marzo 2022.

Seguito dell'esame della relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2023, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2023 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1° luglio 2023 - 31 dicembre 2024).

Mercoledì 17 gennaio (ore 8,30)

Votazione per l'elezione di due Segretari di Presidenza.

Mercoledì 17 gennaio (ore 10,30)

Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia

Mercoledì 17 gennaio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 19 gennaio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 22 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1620 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno (deliberata l'urgenza).

Discussione sulle linee generali della mozione Caso ed altri n. 1-208 concernente iniziative in ordine alla revoca della nomina a Sottosegretario di Stato di Vittorio Sgarbi.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 799-988 - Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'emanazione del Codice per la salvaguardia dei patrimoni culturali immateriali.

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 153 e abbinate - Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche.

Martedì 23 gennaio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 23 (14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 24 gennaio (ore 9,30-13)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1620 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno (deliberata l'urgenza).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame della mozione Caso ed altri n. 1-208 concernente iniziative in ordine alla revoca della nomina a Sottosegretario di Stato di Vittorio Sgarbi.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 799-988 - Disposizioni in materia di manifestazioni di rievocazione storica e delega al Governo per l'emanazione del Codice per la salvaguardia dei patrimoni culturali immateriali.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 153 e abbinate - Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche.

Mercoledì 24 (ore 13,30-15 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 25 gennaio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 26 gennaio) .

Esame del disegno di legge n. 1606 - Conversione in legge del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 (da inviare al Senato – scadenza: 7 febbraio 2024).

Mercoledì 24 gennaio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, con la partecipazione del Presidente del Consiglio dei ministri.

Venerdì 26 gennaio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 29 gennaio (antimeridiana e pomeridiana , con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1630 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2023, n. 212, recante misure urgenti relative alle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119, 119-ter e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (da inviare al Senato – scadenza: 27 febbraio 2024).

Discussione sulle linee generali della mozione in merito alla crisi in Medio Oriente (in corso di presentazione).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 384-446-459-B - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.

Martedì 30 gennaio (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 30 (ore 12-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 31 gennaio (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 1° febbraio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente nella giornata di venerdì 2 febbraio) .

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1630 - Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2023, n. 212, recante misure urgenti relative alle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119, 119-ter e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (da inviare al Senato – scadenza: 27 febbraio 2024).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame della mozione in merito alla crisi in Medio Oriente (in corso di presentazione).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 384-446-459-B - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2.

Mercoledì 31 gennaio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 2 febbraio (ore 9,30)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1515 - Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti (collegato alla manovra di finanza pubblica - approvato dal Senato).

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge nn. 1063 e 1057 - Istituzione di un fondo per il concorso dello Stato al finanziamento della spesa per la partecipazione a viaggi di istruzione.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Mercoledì 17 gennaio, alle ore 16,15, avrà luogo la commemorazione dell'onorevole Massimo Scalia.

Nella giornata di mercoledì 31 gennaio o giovedì 1° febbraio avrà luogo la votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta di giovedì 11 gennaio 2024.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 1419, n. 1620, n. 799-988, n. 153 e abbinate e n. 384-446-459-B e per la discussione generale del disegno di legge n. 1515 e delle proposte di legge nn. 1063 e 1057 sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione in merito alla crisi in Medio Oriente sarà definita dopo la sua presentazione.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 11 gennaio 2024 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione delle mozioni Faraone ed altri n. 1-00224, Girelli ed altri n. 1-00225, Marianna Ricciardi ed altri n. 1-00226, Bonetti ed altri n. 1-00227, Zanella ed altri n. 1-00229 e Ciancitto, Loizzo, Patriarca, Brambilla ed altri n. 1-00230 concernenti iniziative in materia di disciplina della responsabilità professionale degli operatori sanitari e per il superamento delle criticità connesse alla carenza di organico del personale .

La seduta termina alle 20,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 7 la deputata Piccolotti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 8 le deputate Madia e Quartapelle Procopio hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 12 il deputato Alfonso Colucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 21 il deputato Cangiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 31 il deputato Berruto ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale RIS 6-79 NO 1 CPV DISP 299 239 60 120 190 49 48 Appr.
2 Nominale RIS 6-79 1 CPV DISP 300 245 55 123 195 50 46 Appr.
3 Nominale RIS 6-80 NO 2,4 CPV DISP 303 136 167 69 135 1 46 Appr.
4 Nominale RIS 6-80 2 CPV DISP 302 134 168 68 84 50 46 Appr.
5 Nominale RIS 6-80 4 CPV DISP 300 133 167 67 133 0 46 Appr.
6 Nominale RIS 6-80 PREM 304 85 219 43 85 0 46 Appr.
7 Nominale RIS 6-81 NO CPV 5,6,8,9 DISP 299 244 55 123 53 191 46 Resp.
8 Nominale RIS 6-81 5 CPV DISP 301 244 57 123 51 193 46 Resp.
9 Nominale RIS 6-81 6 CPV DISP 299 240 59 121 50 190 46 Resp.
10 Nominale RIS 6-81 8 CPV DISP 301 243 58 122 51 192 46 Resp.
11 Nominale RIS 6-81 9 CPV DISP 301 243 58 122 51 192 46 Resp.
12 Nominale RIS 6-82 303 245 58 123 196 49 46 Appr.
13 Nominale RIS 6-83 NO 1 CPV DISP 305 242 63 122 51 191 46 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale DDL 1624 - EM 4.3 257 243 14 122 97 146 62 Resp.
15 Nominale EM 4.5 266 245 21 123 94 151 61 Resp.
16 Nominale EM 5.2 274 273 1 137 119 154 59 Resp.
17 Nominale EM 5.3, 5.4, 5.5 277 273 4 137 117 156 56 Resp.
18 Nominale ART AGG 5.01 283 270 13 136 110 160 56 Resp.
19 Nominale ART AGG 5.02 284 281 3 141 119 162 55 Resp.
20 Nominale ART AGG 5.03 288 285 3 143 121 164 52 Resp.
21 Nominale ODG 9/1624/3 288 288 0 145 125 163 49 Resp.
22 Nominale ODG 9/1624/5 289 286 3 144 121 165 49 Resp.
23 Nominale ODG 9/1624/8 RIF 287 286 1 144 281 5 49 Appr.
24 Nominale ODG 9/1624/10 293 292 1 147 125 167 49 Resp.
25 Nominale ODG 9/1624/14 295 295 0 148 105 190 49 Resp.
26 Nominale ODG 9/1624/15 290 287 3 144 101 186 49 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 34)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale ODG 9/1624/16 291 289 2 145 117 172 49 Resp.
28 Nominale DDL 1624 - VOTO FINALE 291 288 3 145 169 119 44 Appr.
29 Nominale PDL 823 - EM 1.50 275 260 15 131 165 95 45 Appr.
30 Nominale EM 2.50 280 265 15 133 168 97 45 Appr.
31 Nominale EM 5.1, 5.50 273 260 13 131 170 90 45 Appr.
32 Nominale MANTENIMENTO ARTICOLO 8 273 260 13 131 96 164 45 Resp.
33 Nominale MANTENIMENTO ARTICOLO 9 267 253 14 127 90 163 45 Resp.
34 Nominale EM 11.50 253 243 10 122 158 85 45 Appr.