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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 215 di lunedì 18 dicembre 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 12,35.

FILIBERTO ZARATTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 dicembre 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 77, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: S. 795 - Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 (Approvato dal Senato) (A.C. 1555​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1555: Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1555​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

La X Commissione (Attività produttive) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Giorgia Andreuzza.

GIORGIA ANDREUZZA , Relatrice. Grazie, Presidente. Buongiorno Sottosegretario Bitonci e onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, presentato dal Governo al Senato della Repubblica l'11 luglio 2023, ai sensi dell'articolo 47 della legge n. 99 del 2009, approvato dal Senato con modifiche il 15 novembre 2023. Il disegno di legge è stato quindi trasmesso alla Camera dei Deputati il 16 novembre 2023 e assegnato alla X Commissione che ne ha concluso l'esame senza apportare modifiche. Le Commissioni I, II, V, VI, VII, VIII, XI, XII, XIII e XIV, nonché il Comitato per la legislazione, competenti in sede consultiva, hanno espresso parere favorevole sul provvedimento. La Commissione IX ha espresso parere favorevole con osservazioni, mentre la Commissione parlamentare per le questioni regionali ha ritenuto di non rendere il proprio parere. Ricordo che la sua approvazione definitiva concorre all'attuazione del PNRR; detto Piano infatti indica alcune riforme da attuarsi entro la fine del 2023 con la legge sulla concorrenza e il mercato 2022. Esse sono recepite nel testo agli articoli 1 e 2 del disegno di legge in esame.

Complessivamente il disegno di legge, a seguito delle modifiche approvate in prima lettura, consta di 22 articoli, suddivisi in 6 capi. Il Capo I, dall'articolo 1 al 10, reca misure in materia di energia, trasporti, rifiuti e comunicazioni.

Il Capo II (articoli 11 e 12) reca misure in materia di commercio al dettaglio.

Il Capo III (dall'articolo 13 all'articolo 15) reca misure in favore dei consumatori in materia di prodotti alimentari.

Il Capo IV (articolo 16) reca misure in materia di farmaceutica.

Il Capo V (articoli 17 e 18) reca disposizioni relative ai poteri e ai procedimenti dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Il Capo VI (dall'articolo 19 all'articolo 22) reca ulteriori disposizioni.

L'articolo 1 modifica le norme che disciplinano l'adozione dei piani di sviluppo della rete di trasporto del gas naturale e della rete elettrica di trasmissione nazionale. Con riguardo ai primi, il comma 1, lettera a), prevede che essi siano predisposti ogni due anni anziché con cadenza annuale. Quanto all'approvazione dei Piani di sviluppo della rete elettrica e trasmissione nazionale, il comma 1, lettera b), fissa i termini procedimentali per l'espressione dei pareri da parte delle regioni interessate per lo svolgimento della consultazione pubblica e la valutazione dell'ARERA, nonché per l'approvazione definitiva da parte del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica.

L'articolo 2, al comma 1, prevede la promozione di campagne informative e programmi di formazione per imprese e consumatori sulle potenzialità dei contatori intelligenti. Il comma 2 attribuisce all'ARERA il compito di stabilire gli obblighi in capo alle imprese di distribuzione di informare i clienti sulle funzionalità dei contatori intelligenti. Il comma 3 affida ad Acquirente Unico Spa il compito di mettere a disposizione dei clienti finali i dati del contatore di fornitura di energia elettrica e gas tramite il portale dei consumi di energia elettrica e di gas naturale. Il comma 4 quantifica, disponendo la relativa copertura, in 500.000 euro, per il 2023, e 1 milione di euro per il 2024, gli oneri conseguenti.

L'articolo 3 modifica la disciplina dei servizi di cold ironing stabilita all'articolo 34-bis del decreto-legge n. 162 del 2019. In particolare, il comma 1, lettera a), reca la definizione di infrastruttura di cold ironing, come servizio di interesse economico generale, l'erogazione di energia elettrica da impianti di terra alle navi ormeggiate in porto; equipara, inoltre, il gestore dell'infrastruttura al cliente finale e al consumatore finale, rispettivamente, ai fini della regolazione delle partite di energia elettrica, prelevata dalla rete pubblica, e dell'applicazione del cosiddetto Testo unico delle accise. Alla successiva lettera b), si prevede l'applicazione, da parte dell'ARERA, di uno sconto sugli oneri generali di sistema a favore dei punti di prelievo dell'energia elettrica che alimentano le infrastrutture di cold ironing. Infine, la lettera c) prevede che i gestori delle infrastrutture di cold ironing trasferiscano i benefici derivati dall'applicazione di tale misure agli utilizzatori finali del servizio e garantiscano loro condizioni di accesso e di forniture eque e non discriminatorie.

L'articolo 4, introdotto al Senato, prevede la predisposizione, da parte dei gestori delle infrastrutture ferroviarie e delle imprese ferroviarie, in coordinamento con i servizi pubblici di pronto soccorso, di un piano di gestione delle operazioni di soccorso lungo la rete ferroviaria, compreso il trasporto degli infortunati.

L'articolo 5, introdotto al Senato, consente agli aspiranti conducenti di mezzi di trasporto di persone e di merci di sostenere l'esame anche in province diverse da quella di residenza nel caso in cui in quest'ultima non siano previste sedute d'esame.

L'articolo 6, introdotto dal Senato, integra il testo dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 49 del 2014 in materia di smaltimento di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, per prevedere la pubblicità, da parte dei sistemi di gestione individuali e collettivi, delle informazioni relative al valore dei contributi applicati alle apparecchiature elettriche ed elettroniche a copertura dei costi connessi agli obblighi di raccolta, trattamento, recupero e smaltimento.

L'articolo 7, inserito al Senato, introduce la quota minima di mercato che deve essere rappresentata da ciascun sistema collettivo di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, dal 3 all'1 per cento, in almeno un raggruppamento o, in alternativa, all'1 per cento risultante dalla somma delle percentuali di ogni singolo europeo raggruppamento. Inoltre, estende il ruolo di coordinamento del Centro di coordinamento RAEE anche a sistemi individuali e vi prevede la partecipazione obbligatoria da parte dei sistemi individuali di gestione di RAEE domestici e dei sistemi di gestione individuali o collettivi di RAEE e fotovoltaici.

L'articolo 8 reca modifiche al codice della nautica da diporto, novellando la disciplina del mediatore di diporto. Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti è individuato quale autorità nazionale competente per il riconoscimento dei titoli abilitativi rilasciati all'estero. L'articolo 49-quater è modificato per consentire l'esercizio della professione ai cittadini non appartenenti all'UE, se in regola con le disposizioni vigenti in materia d'immigrazione e di lavoro; si richiede, invece, per svolgere l'attività di mediazione del diporto, il possesso di un diploma di istruzione secondaria di secondo grado o di un diploma di istruzione e formazione professionale o di un titolo equipollente.

Quanto al corso teorico, pratico e propedeutico all'accesso della professione se ne prevede l'organizzazione da parte di enti di formazione di diritto pubblico o privato italiano o stranieri riconosciuti dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

L'articolo 9 prevede, al comma 1, l'adozione di un decreto del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, su proposta dell'ARERA, sentita l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che disciplini le condizioni, i criteri e i requisiti per l'iscrizione, la permanenza e l'esclusione dall'elenco dei soggetti abilitati alla vendita di gas naturale. Il comma 2, introdotto al Senato, modifica il codice del consumo, che prevede che, ai fini del perfezionamento dei contratti a distanza conclusi per telefono, il consenso dato dal consumatore non sia valido, se questi non ha, preliminarmente, confermato la ricezione di un documento contenente tutte le condizioni contrattuali trasmesse su supporto cartaceo o altro supporto durevole.

L'articolo 10, introdotto al Senato, prevede l'aggiornamento, entro 120 giorni, dei parametri attualmente vigenti per la protezione dell'esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. Scaduto il citato termine, il comma 2 indica i nuovi valori di attenzione e obiettivi di qualità da utilizzare in via provvisoria e cautelativa.

Il comma 3 affida al Ministero delle Imprese e del made in Italy il compito di raccogliere ed elaborare i dati relativi a sorgenti connesse e impianti, apparecchiature e sistemi radioelettrici per usi civili di telecomunicazioni, ai fini del monitoraggio di una relazione di una razionale gestione dello spettro elettromagnetico.

L'articolo 11 interviene sulle modalità di assegnazione delle concessioni di posteggio per il commercio su aree pubbliche. In particolare, il comma 1 dispone che l'assegnazione delle concessioni avvenga per 10 anni, sulla base di procedura selettiva, in conformità a linee guida adottate dal Ministero delle Imprese e del made in Italy, previa intesa in sede di Conferenza unificata. Il comma 2 indica alcuni criteri da recepire nelle suddette linee guida, la previsione di clausole sociali, la tutela della stabilità occupazionale, la valorizzazione delle micro-imprese e la definizione di un numero massimo di concessioni ottenibili. Il comma 3 prevede una ricognizione annuale delle aree destinate all'esercizio del commercio su aree pubbliche, ai fini dell'indizione delle relative procedure selettive. Il comma 4 fa salva l'efficacia fino al termine previsto del relativo titolo, sia delle concessioni già assegnate con procedure selettive sia delle concessioni rinnovate per 12 anni, ai sensi della disciplina contenuta nel DL n. 34 del 2020. Il comma 5 prevede che tale disciplina di rinnovo automatico si applichi anche ai procedimenti pendenti per il rinnovo dei titoli che erano in scadenza il 31 dicembre 2020. Inoltre, nelle more della preparazione e dello svolgimento delle gare, il comma 6 prevede che le concessioni in scadenza tra il 31 dicembre 2020 e il 31 dicembre 2025 conservino la loro validità fino al 31 dicembre 2025.

Il comma 7 abroga le disposizioni che escludono l'attività di commercio su aree pubbliche nell'ambito di applicazione della direttiva 2006/123/CE. Il comma 8, inserito al Senato, proroga fino al 31 dicembre 2024 l'operatività della norma che prevede non siano necessarie le autorizzazioni previste dal codice dei beni culturali per la posa in opera temporanea su spazi pubblici di strutture amovibili funzionali all'attività di ristorazione, di somministrazione di bevande e alimenti.

L'articolo 12, comma 1, inserito al Senato, consente lo svolgimento di vendite di liquidazione per esitare in breve tempo la merce per accumulo di scorte di prodotti in conseguenza della chiusura temporanea e perdurante a causa di uno stato di emergenza di rilievo nazionale. Il comma 2 interviene sulla disciplina delle vendite promozionali e sottocosto, consentendo all'impresa di presentare in via telematica allo sportello unico delle attività produttive, SUAP, del comune dove ha sede legale, un'unica comunicazione, con le date e le indicazioni di tutti gli esercizi coinvolti. Il comma 3, inserito al Senato, consente l'adozione di misure di limitazione all'apertura dei nuovi esercizi commerciali quando giustificati dalla necessità di salvaguardare la sicurezza, il decoro urbano e le caratteristiche commerciali specifiche dei centri storici o di delimitare aree commerciali. Per tale finalità le regioni, le città metropolitane e i comuni possono disporre anche l'adozione di misure di tutela e valorizzazione di talune tipologie di esercizi di vicinato e di botteghe artigiane, tipizzati sotto il profilo storico, culturale e commerciale anche tramite costituzione di specifici albi. Il comma 4, inserito al Senato, integra i principi e i criteri direttivi della delega legislativa al Governo in materia di semplificazione dei controlli sulle attività economiche, prevedendo l'introduzione di analoghe norme per la salvaguardia del decoro urbano e delle caratteristiche commerciali specifiche o tradizionali dei centri storici o di determinate aree.

L'articolo 13, introdotto al Senato, vieta ai fornitori di reti o servizi di comunicazione elettronica l'uso di informazioni acquisite tramite il database per la portabilità dei numeri mobili o per le esigenze operative per formulare offerte agli utenti finali aventi oggetto requisiti o condizioni generali di accesso di uso di reti o servizi differenti in ragione del fornitore di reti o di servizi o di comunicazione elettronica di provenienza.

L'articolo 14, introdotto al Senato, prevede, nei contratti di servizio stipulati a tempo determinato con clausola di rinnovo automatico, l'obbligo, per il professionista, di inviare un avviso al consumatore prima della scadenza del contratto, indicando la data entro cui può dare formale disdetta.

L'articolo 15, introdotto al Senato, introduce misure di semplificazione inerenti i prodotti ortofrutticoli di quarta gamma, consistenti nell'esclusione di talune tipologie di prodotti ortofrutticoli di quarta gamma il cui ciclo produttivo si svolge in siti chiusi da alcune fasi di lavorazione, lavaggio e asciugatura.

L'articolo 16, con una modifica al codice della proprietà industriale, consente l'utilizzo di princìpi realizzati industrialmente nelle preparazioni galeniche, ampliando, quindi, la fattispecie delle cosiddette eccezioni galeniche.

L'articolo 17 estende da 45 a 90 giorni il termine perentorio per la comunicazione, da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, delle proprie conclusioni sulle istruttorie sulle operazioni di concertazione.

L'articolo 18 indica l'Autorità garante della concorrenza e del mercato quale Autorità designata per l'esecuzione del regolamento (UE) 2022/1925 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 settembre 2022 relativo alla disciplina dei mercati equi e contendibili del settore digitale, che modifica le direttive (UE) 2019/1937 e (UE) 2020/1828 (cosiddetta Digital Markets Act).

L'articolo 19 modifica il testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, precisando che le partecipazioni in società di gestione di spazi fieristici e organizzazione di eventi fieristici, di gestione di impianti di trasporto a fune o di produzione di energia da fonti rinnovabili possono essere sia dirette che indirette. Prevede, inoltre, che siano ammesse le partecipazioni nelle società aventi per oggetto sociale prevalente le attività, le forniture e i servizi direttamente connessi e funzionali ai visitatori e agli espositori.

L'efficacia di tali previsioni viene condizionata all'adozione di linee guida da parte del Ministero delle Imprese e del made in Italy affinché il gestore dello spazio fieristico garantisca condizioni di accesso eque e non discriminatorie e una corretta informazione alle imprese terze.

L'articolo 20, introdotto al Senato, modifica la legge sul diritto d'autore, prevedendo che la concessione di licenze e autorizzazioni per l'utilizzazione economica di opere tutelate, effettuata tramite l'attività degli organismi di gestione collettiva, debba essere fatta a condizioni economiche ragionevoli e proporzionate al valore economico dell'utilizzo dei diritti negoziati e alla rappresentatività delle medesime società di gestione collettiva.

L'articolo 21, introdotto al Senato, proroga al 27 agosto 2024 il termine per l'adozione di disposizioni modificative e integrative al regolamento recante individuazione degli interventi esclusi dall'autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura autorizzativa semplificata, di cui al DPR n. 31 del 2017, al fine di ampliare e precisare le categorie di interventi e di opere di lieve entità e di opere e altre semplificazioni procedimentali, nonché al fine di riordinare le fattispecie di interventi soggetti a regimi semplificati introdotte mediante norme di legge.

L'articolo 22, introdotto al Senato, dispone, infine, l'entrata in vigore della legge il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, il Sottosegretario Bitonci, si riserva di intervenire più tardi.

È iscritto a parlare il deputato Enrico Cappelletti. Ne ha facoltà.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghi e colleghe, rappresentante del Governo, dopo le dichiarazioni entusiastiche del Ministro Tajani - le ricordo testualmente: “La liberalizzazione farà bene e farà diminuire i prezzi” - tutti ci saremmo aspettati, in un provvedimento come questo, il disegno di legge Concorrenza, quantomeno la soluzione dell'annoso problema dei balneari. Abbiamo pensato che, come dice Tajani, la liberalizzazione farà bene e farà diminuire i prezzi. Bene, almeno gli italiani, quando faranno la fila per andare sotto l'ombrellone, troveranno, l'estate prossima, prezzi più bassi e un'offerta migliore e più competitiva. Invece, leggendo il disegno di legge Concorrenza, vediamo che non c'è neanche l'ombra della questione balneari, nonostante sia stata già aperta una procedura di infrazione contro l'Italia. Per il Ministro Tajani, evidentemente, liberalizzare va bene, ma non quando si parla di Twiga o di Papeete. Chissà perché, in tal caso, la concorrenza, per i partiti di maggioranza e per il Governo, fa male (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sicuramente la concorrenza farebbe male alle casse dei partiti di maggioranza, che incassano finanziamenti elettorali dalle società che operano in quel settore. Mi chiedo e vi chiedo se, senza quei finanziamenti, la posizione oltranzista a tutela di un privilegio, che è tanto ingiusto quanto anacronistico, avrebbe ancora una ragione d'essere. Mi chiedo: se questo non è voto di scambio, cos'è? Pazienza se sul tema balneari si siano espressi, in modo contrario al Governo, il Consiglio di Stato, la Corte costituzionale, la Corte di giustizia e perfino il Presidente della Repubblica. Il Governo ha scelto di restare in una situazione di stallo, mentre i rischi di dover pagare sanzioni milionarie a seguito di questa infrazione comunitaria, ahimè, sono reali e aumentano ogni giorno di più.

Ovviamente, il Ministro Tajani, parlando di liberalizzazione che fa bene, non faceva riferimento ai balneari, bensì alla fine del mercato tutelato. Ma in materia di fine del mercato tutelato i dati ufficiali di ARERA smentiscono clamorosamente il Ministro, attestando, invece, l'esatto opposto. In altre parole, il Ministro, quando ha parlato di riduzione dei prezzi, non ha detto la verità, perché l'obbligo del passaggio al mercato libero, imposto dal Governo Meloni, non abbasserà i prezzi delle bollette degli italiani ma, al contrario, li alzerà, come sostiene ARERA, e in maniera significativa. Con l'attuale mercato tutelato vi è, infatti, la coesistenza di un operatore pubblico che garantisce e tutela i consumatori e opera con altri operatori privati nell'ambito di regole che sono trasparenti.

Di fatto, quello attuale è già un mercato libero, in cui il consumatore non è soggetto ad alcun vincolo, ma è libero di scegliere dove andare in base a chi gli offre i maggiori vantaggi rispetto alle sue esigenze. Mi chiedo: se milioni di cittadini, liberi di farlo, non hanno inteso spostarsi, per anni e anni, verso il mercato libero, quale sarà la ragione? La ragione è semplicissima. Perché dovrebbero spendere di più, per accontentare il Ministro Tajani? Quando, con il prossimo anno, aumenteranno le bollette, sarà il Ministro a venire loro incontro, pagando la differenza? Se il Ministro Tajani è tanto sicuro che le bollette scenderanno, perché non assume lui un preciso impegno in questo senso? Chiaramente, non lo farà. Come se per i cittadini non fosse sufficiente l'aumento vertiginoso del costo dell'energia, ad alleggerire il portafoglio delle famiglie arriva adesso anche questo bel regalo di Giorgia Meloni, la fine del mercato tutelato e il conseguente aumento delle bollette. È stata battezzata, non a caso, la tassa Meloni sulle bollette. Un regalo sotto l'albero di cui gli italiani, evidentemente, avrebbero fatto volentieri a meno. Signor Presidente, oltre 10 milioni di cittadini anche in questi giorni sono presi letteralmente d'assalto da un telemarketing ossessivo, che impiega a volte anche informazioni distorte per convincere i consumatori ad assumere iniziative che sono contrarie ai loro interessi. Il MoVimento 5 Stelle riterrebbe giusto ricalibrare gli step dei passaggi tra il mercato tutelato, quello graduale e quello libero, garantendo almeno ai cittadini un po' più di tempo per maturare una maggiore consapevolezza del passaggio che sta avvenendo. Per tutelare 10 milioni di cittadini riteniamo sia giusto concedere loro almeno un anno in più per informarsi. Questa strada, però, viene dichiarata impercorribile a causa degli impegni assunti nel PNRR. Da una parte, questo è un modo per nascondersi dietro una foglia di fico, da un'altra, è falso, almeno in parte è falso, e vi spiego perché. È vero che tra gli impegni nel PNRR c'è anche la fine del mercato tutelato per l'energia elettrica, ma c'è da considerare che, rispetto a quando sono stati assunti tali impegni, il mondo non è più lo stesso. Si tratta di impegni assunti prima della crisi energetica, prima dell'aumento dell'inflazione, prima di due guerre, prima dei prezzi energetici alle stelle. Peraltro quella decisione, presa dal Governo Draghi, cioè, sostanzialmente, dai due terzi dal Governo attuale, non comprendeva anche il passaggio al mercato libero del gas, imposto, invece, dal Governo Meloni. Per questo dicevo che era falso quanto asserito precedentemente. Mi chiedo, inoltre, se, per rispetto dei vincoli europei, questo Governo non intenda tutelare l'interesse di 5 milioni di famiglie, perché, quando si tratta di tutelare l'interesse dei balneari, i vincoli europei per questo Governo non hanno rilevanza.

Come se non bastasse, il Governo, diversamente da quanto dichiarato, non intende neppure rispettare tutti gli impegni contenuti nel PNRR. Ad esempio, sul passaggio al mercato libero c'è un grosso e importante impegno contenuto nel PNRR, di intraprendere un'efficace campagna di informazione, che non è mai partita. Vi sono alcuni impegni nel PNRR rispetto ai quali il Governo è molto sensibile e altri che vengono ignorati completamente. Insomma, la scusa del vincolo europeo viene tirata fuori da maggioranza e Governo solo quando conviene.

Certo è che, se non sarà concessa la proroga del mercato tutelato, vi troverete milioni di italiani che riceveranno bollette molto più alte, e questo Governo passerà alla storia per la tassa Meloni sulle bollette. Ribadisco, infine, che la previsione contenuta nel PNRR riguardava solamente il mercato elettrico. Perché il Governo Meloni approfitta di questo passaggio per obbligare milioni di italiani a passare al mercato libero anche del gas, che non è previsto nel PNRR? È un mistero a cui nessuno, di maggioranza e Governo, ha mai dato una risposta, benché la questione fosse stata sollevata in Commissione varie volte.

Appare evidente che il vincolo del PNRR sia solo un alibi per non dover dire ai cittadini che al Governo stanno maggiormente a cuore i destini delle aziende energetiche coinvolte piuttosto che quello di milioni di famiglie che vedranno salire le loro bollette (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) senza, è bene ricordarlo, il benché minimo vantaggio per lo Stato. Quindi, è una tassa Meloni, che non porta nulla in termini di aumento del gettito.

Andando oltre, l'articolo 5 del disegno di legge Concorrenza interviene sulle modalità di assegnazione delle concessioni di posteggio per il commercio su aree pubbliche, garantendo quindi, in questo caso, l'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein. Ma questo in cosa si traduce, in pratica? Si traduce nel fatto che la famigerata direttiva, che questo Governo fa di tutto per non applicare ai balneari, ora trova applicazione nei confronti degli ambulanti. Questa è un'altra clamorosa contraddizione del Governo, che introduce una vera e propria disparità di trattamento fra due categorie produttive, balneari da una parte e ambulanti dall'altra. Come lo spiegate ai cittadini? Alcuni vi finanziano la politica e altri no? Altro punto: purtroppo anche in questo disegno di legge il Governo ha assunto un atteggiamento di totale chiusura rispetto alla transizione ecologica in corso.

Avremmo auspicato almeno misure di semplificazione per la realizzazione delle comunità energetiche rinnovabili per l'autoconsumo individuale e collettivo, per costruire un modello energetico più equo e soprattutto concorrenziale nel nostro Paese. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle, che libererà i cittadini e le imprese, consentendo loro di autoprodursi, in tutto o in parte, l'energia necessaria al loro fabbisogno. Ma servono ancora molti altri interventi per superare il dominio delle fonti fossili e la centralizzazione della produzione, della vendita e della distribuzione. Interventi che, purtroppo, in questo disegno di legge sono completamente assenti. In conclusione, Presidente, noi continuiamo a credere che ridurre le rendite di posizione derivanti da posizioni di monopolio e oligopolio significa aprire nuove opportunità per tante aziende e per l'intero Paese.

Prendiamo atto del fatto che, al di là dei falsi proclami per giornali e TV, la direzione intrapresa da questa maggioranza e da questo Governo sia quella di mantenere i privilegi ogniqualvolta da questi derivano propri vantaggi, ignorando completamente qualsiasi effetto distorsivo sulla concorrenza e sull'aumento dei prezzi per i cittadini. Al contempo, assistiamo anche alla rinuncia dello Stato alla tutela dei propri cittadini dal caro bollette, smantellando un mercato tutelato che funziona, e funziona bene, al solo scopo di fare un favore ad alcune imprese energetiche, evidentemente ben introdotte.

Questo disegno di legge va in direzione opposta e contraria rispetto a quanto l'OCSE chiede al nostro Paese finanche adesso, nel 2023. Governo e maggioranza, con questo disegno di legge, ignorano la richiesta di maggiore concorrenza quando afferisce alle proprie clientele, e impongono, invece, il massimo del rigore, perfino oltre il necessario, quando il conto da pagare spetterà a milioni di incolpevoli cittadini.

Per questo motivo abbiamo presentato numerosi emendamenti con l'obiettivo di rendere questo provvedimento non solo più giusto e più equo, ma anche per evitare che, da gennaio, milioni di italiani si vedano addebitata una tassa Meloni sulle bollette. Una tassa che, è bene ricordarlo, non porterà un solo euro in più alle casse dello Stato e non farà risparmiare nulla in termini di spesa pubblica. Sarà dunque solo un danno ai cittadini, che almeno sappiano chi devono ringraziare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Caramanna. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CARAMANNA (FDI). Grazie, Presidente, colleghi, sottosegretario Bitonci. Prima di iniziare il mio intervento, però, volevo, Presidente, far notare come le parole del collega Cappelletti fossero particolarmente gravi nel parlare di una libera scelta politica, che è quella sulla Bolkestein e sul demanio marittimo, rispetto a finanziamenti politici o addirittura, ha detto, voto di scambio. Chiedo, ovviamente, che sia tutto messo a verbale, perché credo che sia molto grave ciò che ha detto poc'anzi il collega, e non è la prima volta.

Comunque, tornando al disegno di legge Concorrenza, giunge oggi all'attenzione dell'Aula la legge annuale per il mercato e la concorrenza.

È un traguardo importante, perché fino ad ora la legge sulla concorrenza non era mai stata approvata per due anni consecutivi. In 15 anni, dal 2009, era stata portata a termine dai precedenti Governi solo due volte, nel 2017 e nel 2022. Questa sarà la terza, con l'orizzonte di realizzarla ogni anno come prescrive la legge, con puntualità e determinazione. L'avevamo detto e l'abbiamo fatto.

Come accennavo, è un provvedimento che, per legge, va adottato ogni anno per rimuovere gli ostacoli regolatori di carattere normativo o amministrativo all'apertura dei mercati, promuovere lo sviluppo della concorrenza e garantire la tutela dei consumatori. Si tratta, oltretutto, anche di uno dei tanti obiettivi che il nostro Governo sta perseguendo in tutti i suoi provvedimenti, come è avvenuto con il decreto-legge Asset che ha introdotto maggior concorrenza e trasparenza nel settore dei taxi e del trasporto aereo.

Il disegno di legge è stato presentato dal Governo al Senato l'11 luglio scorso, ai sensi dell'articolo 47 della legge n. 99 del 2009, ed è stato approvato, con modifiche, il 15 novembre 2023. Per Fratelli d'Italia aprire al mercato è una grande opportunità per eliminare gli odiosi abusi di posizione dominante, battere i monopoli e per migliorare e rendere più efficienti i servizi, in special modo per ciò che attiene alle infrastrutture strategiche. Ebbene, sul tema delle privatizzazioni non possiamo tralasciare il tema della proprietà delle reti e delle infrastrutture nazionali. Da sempre, Fratelli d'Italia sostiene che uno Stato che voglia considerarsi autenticamente sovrano deve necessariamente detenere la proprietà delle reti e delle infrastrutture nei settori di rilevanza strategica e tutelare l'interesse nazionale. Tra le infrastrutture strategiche, certamente, dobbiamo annoverare quelle relative ai trasporti - autostrade, ferrovie, porti e aeroporti -, alla produzione e distribuzione dell'energia, alle risorse idriche, alle telecomunicazioni, ai servizi postali. In tali settori, il sistema dei controlli non può essere affidato al mero esercizio dei poteri speciali codificati dalla normativa vigente in materia di golden power, ma va profondamente rivisto nel senso di sancire la preminenza dell'interesse pubblico generale nella corretta gestione da parte dei privati.

Dunque, al fine di assicurare la proprietà pubblica delle reti e delle infrastrutture strategiche occorre rendere nazionali e/o acquisire quelle già private, vietare nuove cessioni ai privati e prevedere, dunque, la necessaria proprietà pubblica di quelle di nuova realizzazione. Ma vi è di più, perché Fratelli d'Italia ha sempre affermato con fermezza la necessità di introdurre nell'ordinamento italiano una clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale, cui adeguare le nuove concessioni messe a gara a seguito di caducazione o scadenza, nonché le concessioni attualmente in essere, a seguito di adeguata ricontrattazione con i concessionari. La clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale dovrà prevedere per ogni concessione un meccanismo ampliato e rafforzato di golden power, che preveda anche un controllo preventivo delle decisioni societarie attraverso il quale lo Stato possa intervenire a tutela dell'interesse pubblico e all'occorrenza revocare la gestione che non assicuri la realizzazione dei principali obiettivi. È in questo contesto che nasce, dapprima, il decreto-legge n. 105 del 2019 e, successivamente, il decreto Liquidità per l'implementazione delle golden power che guardano, in particolare, all'ambito di applicazione della normativa e ai correlati poteri di intervento statale in caso di pericolo per gli interessi nazionali e sui meccanismi di controllo.

L'Europa, da una parte, chiede di aprire al mercato ma, dall'altra, è ben consapevole dell'impossibilità di minare le sovranità degli Stati membri al punto da far venire meno l'interesse nazionale. Così ha fornito degli strumenti di protezione che tutelano dalla predazione di asset strategici e rilevanti posta in essere da parte di investitori. Peraltro, gli altri Stati membri fanno della protezione dell'interesse nazionale sempre un dogma, fatta eccezione per l'Italia, che, con questi ultimi interventi normativi blandi e comunque non sufficientemente incisivi, come in più occasioni segnalato da Fratelli d'Italia, comunque sembra voler chiudere il recinto dopo che i buoi sono scappati. La svendita, infatti, del nostro patrimonio, iniziata negli anni Novanta e culminata con l'impoverimento senza sosta di tutto il patrimonio nostrano, ha ormai determinato una situazione di stallo nella crescita infrastrutturale e un sostanzioso gap rispetto alle altre Nazioni europee. Si pensi alle privatizzazioni nei settori dell'energia, delle telecomunicazioni, delle infrastrutture stradali e ferroviarie, che hanno cagionato, negli anni, aumenti delle tariffe, carenza di investimenti e conseguente peggioramento dei servizi.

Infine, è bene rammentare le parole di Mario Draghi pronunciate sul “Britannia” nell'inizio dell'estate del 1992: “(…) la decisione sulla privatizzazione è un'importante decisione politica che va oltre le decisioni sui singoli enti da privatizzare. Pertanto può essere presa solo da un Esecutivo che ha ricevuto un mandato preciso e stabile”. Ebbene, oggi con il disegno di legge sulla concorrenza si segna un passo sostanziale in tema di privatizzazioni, un passo in avanti importante verso la modernizzazione del nostro Paese, grazie alla rimozione di ostacoli regolatori e anacronistici e all'introduzione di misure a vantaggio della competitività delle imprese e dei diritti dei consumatori.

Complessivamente, il disegno di legge, a seguito delle modifiche approvate in prima lettura al Senato, consta di ben 22 articoli e concorre all'attuazione di alcuni obiettivi del PNRR da attuarsi entro la fine del 2023.

Venendo più al dettaglio dell'articolato, l'articolo 1 modifica le norme che disciplinano l'adozione dei piani di sviluppo della rete di trasporto del gas naturale e della rete elettrica di trasmissione nazionale che saranno predisposti ogni due anni, anziché con cadenza annuale.

L'articolo 2 prevede la promozione di campagne informative e programmi di formazione per imprese e consumatori sulle potenzialità dei contatori intelligenti. Il comma 2, in particolare, attribuisce all'ARERA il compito di stabilire gli obblighi in capo alle imprese di distribuzione di informare i clienti sulle funzionalità dei contatori intelligenti. Il comma 3 affida ad Acquirente unico Spa il compito di mettere a disposizione dei clienti finali i dati dei contatori di fornitura di energia elettrica e gas tramite il Portale dei consumi di energia elettrica e di gas naturale. Il comma 4 quantifica, disponendo la relativa copertura, in 500.000 euro per il 2023 e 1 milione di euro per il 2024 gli oneri conseguenti.

L'articolo 3 modifica la disciplina dei servizi di cold ironing stabilita dall'articolo 34-bis del decreto-legge n. 162 del 2019. In particolare, il comma 1, alla lettera a), reca la definizione di infrastruttura di cold ironing e qualifica come servizio di interesse economico generale l'erogazione di energia elettrica da impianti di terra alle navi ormeggiate in porto. Equipara, inoltre, il gestore delle infrastrutture al cliente finale e al consumatore finale, rispettivamente, ai fini della regolazione delle partite di energia elettrica prelevate dalla rete pubblica e dell'applicazione del cosiddetto testo unico delle accise. La successiva lettera b) prevede l'applicazione, da parte dell'ARERA, di uno sconto sugli oneri generali di sistema a favore dei punti di prelievo dell'energia elettrica che alimentano le infrastrutture di cold ironing e, infine, la lettera c) prevede che i gestori delle infrastrutture di cold ironing trasferiscano i benefici derivanti dall'applicazione di tali misure agli utilizzatori finali del servizio e garantiscano loro condizioni di accesso e di fornitura eque e non discriminatorie.

L'articolo 4, introdotto a seguito dei lavori in Commissione al Senato, prevede la predisposizione, da parte dei gestori delle infrastrutture ferroviarie e delle imprese ferroviarie, in coordinamento con i servizi pubblici di pronto soccorso, di un piano di gestione delle operazioni di soccorso lungo la rete ferroviaria, compreso il trasporto degli infortunati.

L'articolo 5, introdotto al Senato, consente agli aspiranti conducenti di mezzi di trasporto di persone e merci di sostenere l'esame anche in province diverse da quella di residenza, nel caso in cui in quest'ultima non siano previste sedute d'esame.

L'articolo 6, introdotto al Senato, integra il testo dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 49 del 2014, in materia di smaltimento di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, per prevedere la pubblicità, da parte dei sistemi di gestione individuali e collettivi, delle informazioni relative al valore dei contributi applicati alle apparecchiature elettriche ed elettroniche a copertura dei costi connessi agli obblighi di raccolta, trattamento, recupero e smaltimento.

L'articolo 7, inserito al Senato, riduce la quota minima di mercato che deve essere rappresentata da ciascun sistema collettivo di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche dal 3 all'1 per cento in almeno un raggruppamento, in alternativa all'1 per cento risultante dalla somma delle percentuali in ogni singolo raggruppamento. Inoltre, estende il ruolo di coordinamento del Centro di coordinamento RAEE anche ai sistemi individuali e vi prevede la partecipazione obbligatoria da parte dei sistemi individuali di gestione dei RAEE domestici e dei sistemi di gestione individuali o collettivi di RAEE fotovoltaici.

L'articolo 8 reca modifiche al codice della nautica da diporto, novellando la disciplina del mediatore del diporto. Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti è individuato quale autorità nazionale competente per il riconoscimento dei titoli abilitativi rilasciati all'estero. L'articolo 49-quater è modificato per consentire l'esercizio della professione ai cittadini non appartenenti all'UE, se in regola con le disposizioni vigenti in materia di immigrazione e di lavoro.

L'articolo 9 prevede, al comma 1, l'adozione di un decreto del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica su proposta dell'ARERA, sentita l'AGCM, che disciplini le condizioni, i criteri e i requisiti per l'iscrizione, la permanenza e l'esclusione dall'elenco dei soggetti abilitati alla vendita di gas naturale. Il comma 2, introdotto al Senato, modifica il codice del consumo per prevedere che, ai fini del perfezionamento dei contratti a distanza conclusi per telefono, il consenso dato dal consumatore non sia valido se questi non ha preliminarmente confermato la ricezione del documento contenente tutte le condizioni contrattuali, trasmesse su supporto cartaceo o su altro supporto durevole.

L'articolo 10, introdotto al Senato, prevede l'aggiornamento entro 120 giorni dei parametri attualmente vigenti per la protezione delle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. Scaduto il citato termine, il comma 2 indica i nuovi valori di attenzione e obiettivi di qualità da utilizzare in via provvisoria e cautelativa; il comma 3 affida al Ministero delle Imprese e del made in Italy il compito di raccogliere ed elaborare i dati relativi a sorgenti connesse ad impianti, apparecchiature e sistemi radioelettrici per usi civili di telecomunicazioni ai fini del monitoraggio e di una razionale gestione dello spettro elettromagnetico.

Durante l'esame del provvedimento in prima lettura si è avuta l'approvazione di un importante emendamento che proroga il regime semplificatorio per dehors e tavolini all'aperto fino al 31 dicembre 2024. L'approvazione di questo emendamento è stata recepita come un'ottima notizia, non solo per le imprese della ristorazione, che potranno promuovere uno sviluppo ordinato delle proprie attività commerciali, ma anche e soprattutto per tutte le amministrazioni locali, che avranno l'opportunità di riqualificare, al tempo stesso, gli stessi gli spazi urbani, valorizzando il patrimonio architettonico, artistico e monumentale del Paese. Siamo altresì al lavoro per favorire una nuova visione sui dehors, da occupazione del suolo pubblico a valorizzazione dello spazio pubblico. Un nuovo approccio che valorizzi il loro ruolo fondamentale di garanti di decoro urbano, presidi di sicurezza e attori che possono contribuire in modo determinante al contrasto dei fenomeni di abusivismo commerciale: Siamo molto soddisfatti - e lo dico da cittadino, prima che da deputato - per il percorso intrapreso da questo Governo, che continua a proporre soluzioni affinché si cominci a parlare di una vera e propria intesa che ci porti a rendere queste novità concrete e strutturali.

L'articolo 11, come anticipavo, interviene sulle modalità di assegnazione delle concessioni di posteggio per il commercio su aree pubbliche. In particolare, il comma 1 dispone che l'assegnazione delle concessioni avvenga per 10 anni, sulla base di procedure selettive in conformità a linee già adottate dal Ministero delle Imprese e del made in Italy, previa intesa in sede di Conferenza unificata. Il comma 2 indica alcuni criteri da recepire nelle suddette linee guida, la previsione di clausole sociali a tutela della stabilità occupazionale, la valorizzazione delle micro-imprese e la definizione di un numero massimo di concessioni ottenibili. Il comma 3 prevede una ricognizione annuale delle aree destinate all'esercizio del commercio su aree pubbliche ai fini dell'indizione delle relative procedure selettive. Il comma 4 fa salva l'efficacia, fino al termine previsto nel relativo titolo, sia delle concessioni già assegnate con procedure selettive sia delle concessioni rinnovate per dodici anni, ai sensi della disciplina contenuta nel decreto-legge n. 34 del 2020. Il comma 5 prevede che tale disciplina di rinnovo automatico si applichi anche ai procedimenti pendenti per il rinnovo dei titoli che erano in scadenza il 31 dicembre 2020. Inoltre, nelle more della preparazione e dello svolgimento delle gare, il comma 6 prevede anche che le concessioni in scadenza tra il 31 dicembre 2020 e il 31 dicembre 2025 conservino la loro validità fino al 31 dicembre 2025. Il comma 7 elimina le disposizioni che escludono l'attività di commercio su aree pubbliche dall'ambito di applicazione della direttiva 2006/123/CE. Il comma 8, inserito al Senato, proroga fino al 31 dicembre 2024 l'operatività della norma che prevede non siano necessarie autorizzazioni previste dal codice dei beni culturali per la posa in opera temporanea su spazi pubblici di strutture amovibili funzionali all'attività di ristorazione e di somministrazione di bevande e alimenti.

L'articolo 12, comma 1, inserito al Senato, consente lo svolgimento di vendite di liquidazione in breve tempo per evitare l'accumulo di scorte di prodotti in conseguenza della chiusura temporanea e perdurante a causa di uno stato di emergenza di rilievo nazionale. Il comma 2 interviene anche sulla disciplina delle vendite promozionali e sottocosto consentendo all'impresa di presentare in via telematica allo Sportello unico delle attività produttive (SUAP) del comune dove ha la sede legale un'unica comunicazione con le date e le indicazioni di tutti gli esercizi coinvolti.

L'articolo 13 vieta ai fornitori di reti e servizi di comunicazione elettronica l'uso di informazioni acquisite tramite il database per la portabilità dei numeri mobili o per esigenze operative per formulare offerte agli utenti finali aventi oggetto requisiti o condizioni generali di accesso o di uso di reti o di differenti in ragione del fornitore di rete o del servizio di comunicazione elettronica.

Vado a chiudere. Il tempo è scaduto, Presidente, quindi non mi potrò dilungare, però l'articolo 22 che chiude questo disegno di legge dispone l'entrata in vigore della legge il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Sta bene. La ringrazio per l'autoregolamentazione, perché avrebbe avuto trenta minuti, invece il gruppo ha segnalato quindici minuti. Quindi, io l'ho avvisata per questo, non per disturbarla.

Ha chiesto di parlare la deputata Eleonora Evi. Ne ha facoltà.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Collega, un minuto, prima che vadano via, approfitto per salutare studenti e docenti del Liceo Scientifico Medi, di Montegiorgio, in provincia di Fermo, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Preciso, ovviamente, che non ci sono votazioni in corso e sono presenti prevalentemente i deputati che svolgono, sul provvedimento in oggetto, in discussione generale, il loro intervento. Prego, prosegua, collega.

ELEONORA EVI (AVS). Signor Presidente, c'è un po' da sorridere nell'affrontare questo disegno di legge annuale sul mercato e la concorrenza dopo che, soltanto pochi giorni fa, questo Parlamento ha adottato una legge, tanto voluta dal Governo Meloni, che impone un nuovo divieto - l'ennesimo nuovo divieto, mi verrebbe da dire - quello che vieterà di produrre e vendere la ormai famosa carne coltivata. Una legge che farà scattare l'ennesima procedura di infrazione da parte dell'Europa contro il nostro Paese, dunque, quale concorrenza, quale mercato? Quando serve proteggere qualche categoria particolarmente sensibile per questo Governo, le regole europee possono tranquillamente, palesemente e sfacciatamente, essere ignorate, come nel caso dei balneari. La messa a gara delle concessioni balneari non c'è ancora, nemmeno questa volta. Questa destra di Governo continua a proteggere i privilegi di chi paga concessioni a prezzi irrisori, a fronte di fatturati enormi, facendo un danno anche per le casse dello Stato. Su un fatturato di 7 miliardi l'anno del settore, arrivano poco più di 100 milioni di euro l'anno e con un tasso di evasione stimato per il 50 per cento. Anche il dossier del Servizio studi su questo provvedimento non ha potuto non sottolineare questa mancanza, ricordando che il Country report della Commissione europea per il 2023 ribadisce che, tra le criticità ancora aperte, ci sono proprio le restrizioni relativamente elevate nel settore del commercio al dettaglio, soprattutto per quanto riguarda le norme sullo stabilimento, dove l'Italia è uno degli Stati membri più restrittivi. E i ritardi nell'attuazione delle procedure competitive efficaci per l'assegnazione delle concessioni marittime, lacustri e fluviali, per le attività turistico-ricreative, così come la limitata redditività di tali contratti di concessione per le autorità pubbliche, rimangono fonte di preoccupazione. Ma per questo Governo, insomma, qui la concorrenza può ancora aspettare.

Eppure, questo provvedimento è importante, perché strettamente legato al PNRR e, dunque, alla possibilità per il nostro Paese di ricevere i tanti miliardi messi a disposizione dall'Europa. Il disegno di legge che stiamo discutendo contiene, infatti, alcune misure e interventi di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e la sua approvazione costituisce un obiettivo del PNRR. Ma questa maggioranza se la prende con comodo. Un disegno di legge licenziato il 20 aprile scorso dal Consiglio dei ministri, che ha iniziato il suo iter al Senato oltre due mesi dopo, il 26 luglio, tutto questo ha fatto sì che la Camera non sia stata messa in condizione di poter proporre modifiche e miglioramenti. Il testo deve, infatti, essere approvato, definitivamente, entro la fine dell'anno. Ancora una volta, per l'ennesima volta, e come già successo con troppi altri provvedimenti del Governo, questa Camera si trova costretta a dover ratificare un provvedimento di legge già approvato dall'altra Camera, senza avere alcuna possibilità di apportare miglioramenti al testo. Insomma, un ruolo più che altro notarile, dove noi deputati non abbiamo avuto alcuna voce in capitolo, esattamente, come purtroppo - purtroppo - succederà tra qualche giorno con la legge di bilancio.

Il provvedimento che stiamo discutendo in partenza era composto, peraltro, da 10 articoli e dopo l'esame al Senato ora consiste in 22 articoli, quindi più che raddoppiato. Tra i nuovi articoli, uno è particolarmente pericoloso e riguarda l'innalzamento dei limiti dei campi elettromagnetici, su cui tornerò fra poco. Questo disegno di legge contiene numerose misure, molte delle quali temo che non produrranno reali ed efficaci cambiamenti. Con i nostri emendamenti, abbiamo proposto di migliorare questo testo, ma, come ho detto, vista la totale chiusura del Governo e della maggioranza, è stato del tutto inutile, sarà del tutto inutile. Ma se molte disposizioni si caratterizzano per la loro debolezza, altre sono del tutto negative. Vengo a un primo punto, per noi fondamentale.

Abbiamo proposto una necessaria proroga della scadenza del mercato tutelato per l'energia e il gas, una richiesta di rinvio della scadenza per cercare di non aggravare troppo le famiglie che sono ancora in difficoltà a causa della crisi energetica e della perdita di potere di acquisto per l'aumento dei prezzi del carrello della spesa, che sono cresciuti fortemente in tutti questi mesi e che non mostrano segni di diminuzione. Con il decreto-legge in materia di energia, che avete da poco approvato e che ha appena iniziato il suo iter qui alla Camera, avete infatti voluto mettere la parola “fine” alla proroga del mercato di maggior tutela, nonostante i dubbi della maggioranza espressi in questi mesi. Dopo un “forse sì” e “forse no”, un balletto, che ci ha tenuto appunto col fiato sospeso per mesi, alla fine avete detto “basta: non ci sarà nessuna proroga”. Le tariffe in bolletta, fissate in qualche modo dallo Stato, finiranno quindi il prossimo 10 gennaio per il gas e il 1° aprile per l'elettricità. La vostra motivazione per non voler più prorogare il mercato tutelato è stata: ce lo chiede l'Unione europea; ed è vero - in effetti è così -, ma mi domando perché questa stessa attenzione alle richieste dell'Europa non la riserviate anche al dossier sulle concessioni dei balneari; eppure, proprio a causa del continuo mancato adeguamento alla direttiva Bolkestein per quanto riguarda il regime normativo che disciplina le concessioni di spiagge e arenili, la Commissione ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per violazione della direttiva e del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Come era stato annunciato, infatti, circa un mese fa, è arrivata quindi la lettera della Commissione europea che contiene il parere motivato dell'Esecutivo sul dossier sulle concessioni balneari. L'invio della missiva a Roma sancisce quindi un passo avanti nella procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkestein. Che messaggio trarre dal comportamento del Governo? Che si preferisce non toccare i privilegi di alcuni: i balneari, in questo caso, ma anche, come nel caso della carne coltivata, gli agricoltori e gli allevatori, da difendere sempre, senza se e senza ma, in nome di un sovranismo alimentare finto e inesistente, fatto in verità di potere concentrato nelle mani dei soliti grandi, che schiacciano e annientano i più piccoli, perché questo è il sistema agricolo italiano ed europeo che si finge di non vedere, lautamente sussidiato peraltro con soldi pubblici.

Si preferisce difendere alcuni - dicevo - e continuare a ignorare i tanti. Con la scelta di non prorogare il mercato tutelato, milioni di famiglie già in difficoltà saranno ulteriormente gravate da incertezze e bollette ancora più pesanti; quindi ecco il messaggio del Governo, forte con i deboli e debole con i forti. Abbiamo inoltre contrastato con diversi nostri emendamenti le norme assurde e pericolose che aumentano il valore di attenzione per i campi elettromagnetici, portandolo da 6 a 15 volt per metro. Un gruppo di oltre 70 scienziati, esperti di campi elettromagnetici, ha recentemente inviato al Governo e al Parlamento un appello per la sicurezza elettromagnetica, sostenendo che l'aumento dei limiti comporterebbe un aggravamento delle patologie associate allo stress ossidativo, una riduzione della fertilità maschile e femminile, un aumento delle patologie neurodegenerative e tumorali e un aumento dei casi di elettrosensibilità. Ora voglio leggere alcune parti di questo appello che mi sembrano molto puntuali: “Gruppi di scienziati, come ICEMS e Bioinitiative e il Consiglio d'Europa, hanno diramato appelli per richiedere la riduzione immediata dei limiti di esposizione della popolazione a 0,6 volt per metro per garantire la salute pubblica e in particolare l'incolumità dei soggetti vulnerabili come bambini, donne in gravidanza, malati cronici, malati di tumore ed elettrosensibili. Stiamo già pagando i costi sociali e sanitari dell'aver immesso nell'ambiente livelli di radiazioni artificiali da radiofrequenza che non sono del tutto compatibili con la vita, un aumento ulteriore dell'esposizione della popolazione a radiofrequenza non è eticamente accettabile e neppure economicamente sostenibile. Servono piuttosto misure per tutelare la salute pubblica e l'ambiente; non solo l'uomo, ma anche animali e piante infatti risentono dell'esposizione cronica alla radiofrequenza, con danni significativi soprattutto alle popolazioni di uccelli, anfibi e api. Dunque, per diverse ragioni, i sottoscrittori di questo appello chiedono di mantenere il valore massimo a 20 volt a metro per la protezione della salute pubblica dagli effetti acuti delle radiazioni e di mantenere fermo il valore di attenzione di 6 volt/metro previsto dall'attuale legislazione, di misurare il suddetto valore sulla media di 6 minuti, che ha una precisa ragione biologica - questo è il tempo necessario alle cellule per dissipare il calore prodotto dal campo elettromagnetico, così come previsto dal DPCM dell'8 luglio del 2023 - ovvero si richiede di abrogare l'articolo 14 del decreto legislativo n. 179 del 2012, che stabilì la misurazione dell'intervallo di tempo in 24 ore, che è del tutto arbitrario e privo di ragioni, se non quella di diluire i valori misurati e dunque di riportare l'obiettivo di qualità a 0,6 volt/metro. Chiedono anche di approvare una legge - questa anche altrettanto importante - sul conflitto di interessi, al fine di obbligare gli esperti chiamati a fornire pareri scientifici in ambito istituzionale, a dichiarare pubblicamente le fonti di finanziamento delle loro ricerche, le loro proprietà azionarie in aziende del settore e le consulenze in conflitto con l'interesse pubblico”.

Ecco, questi erano stralci dell'appello, ma voglio anche ricordare che diverse ARPA hanno più volte chiarito che, attraverso un'attenta pianificazione e un corretto dimensionamento delle antenne 5G, è possibile raggiungere gli stessi obiettivi di digitalizzazione anche con i limiti attuali. Non esiste alcuna ragione tecnica per aumentare i limiti ambientali della radiofrequenza e anche qui lo stesso dossier, sempre del Servizio studi, su questo provvedimento non ha potuto non riportare un'indicazione chiarissima, che avrebbe dovuto suonare come una precisa raccomandazione ovvero - cito testualmente -: “Nel 2019, nell'ambito degli approfondimenti resisi necessari in relazione allo sviluppo della banda ultralarga e alla diffusione delle tecnologie multimediali, si è svolta una riunione tecnica, alla quale hanno partecipato i Ministeri dell'Ambiente, della Salute e dello Sviluppo economico, la Fondazione Bordoni, ISPRA e l'Istituto superiore di sanità e il risultato dell'incontro è stata la condivisione, da parte delle amministrazioni presenti, che attualmente non risulta necessario alzare i limiti di emissione”. Dunque, in sintesi, con questo provvedimento e con questa modifica all'articolo introdotta al Senato, a guadagnarci e a godere effettivamente di benefici saranno solo le multinazionali peraltro straniere, neanche italiane, che godranno dei benefici economici dell'innalzamento del valore dei campi elettromagnetici e risparmieranno sui costi delle infrastrutture necessarie al funzionamento del 5G. Noi riteniamo senza alcun dubbio, invece, che la salute della popolazione sia sicuramente più importante degli affari delle compagnie telefoniche che, grazie a questo nuovo articolo 10, avranno quindi un grande beneficio economico.

Altro intervento che ci lascia assai perplessi sono le norme sui dehors: con la proroga di un ulteriore anno di esenzione dal pagamento del suolo pubblico, si è scelto di prorogare dei provvedimenti emergenziali doverosamente voluti e pensati durante la pandemia: fino al dicembre del 2024 ci sarà quindi la possibilità di utilizzare temporaneamente il suolo pubblico, senza pagare il canone di occupazione, per continuare a tenere dehors, pedane e ombrelloni sulle vie, sulle piazze, sulle strade e altri spazi aperti di interesse culturale o paesaggistico. La proroga di un anno di esenzione dal pagamento del suolo pubblico rischia di fare un danno ai comuni.

Infine, ancora un accenno sul tema dell'energia: nell'ambito delle norme per lo sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale noi abbiamo proposto di introdurre un vincolo per l'installazione di almeno 12 gigawatt l'anno di nuovi impianti a fonte rinnovabile, un obiettivo ambizioso ma necessario. Ricordo che il Parlamento europeo ha approvato la nuova direttiva Red 3 che, al 2030, obbliga a soddisfare almeno il 42,5 per cento della domanda europea di energia da fonti rinnovabili; per l'Italia significa più che raddoppiare la penetrazione attuale. Accanto a questo abbiamo anche proposto misure di semplificazione per accelerare il rilascio di permessi per la realizzazione sul territorio nazionale di nuovi impianti di energia rinnovabile, in piena coerenza appunto con gli obiettivi dell'Unione europea. La rivoluzione energetica non può più aspettare, eppure, questo Governo continua imperterrito a sostenere in ogni modo il settore dei combustibili fossili, con una serie di nuove infrastrutture per trasformare il nostro Paese in un hub del gas e pone di fatto invece continuamente ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili. Difende quindi in tutti i modi i grandi player del mondo fossile, da ultimo anche con lo sconto nel decreto fiscale appena adottato sugli extra profitti: il Governo Meloni fa l'ennesimo regalo alle società energetiche, rinunciando ad incassare 8,3 miliardi di euro derivanti dalla tassa sugli extraprofitti istituita durante il Governo Draghi, che già era poca cosa rispetto agli enormi incassi. Ora, dopo due posticipi, ecco che arriva lo sconto, ma - lo voglio ricordare -, dal 2021 fino a settembre 2023, le società energetiche hanno registrato profitti per 70 miliardi di euro, in gran parte dovuti all'incremento vertiginoso delle bollette a carico di famiglie e imprese e questo è vergognoso, perché ecco come interpreta il Governo Meloni il concetto di giustizia sociale: ancora una volta, è forte con i deboli e debole con i forti.

La beffa è che questo sconto è stato deciso anche dopo che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, per tornare sull'argomento di cui discutiamo oggi, ha irrogato sanzioni per oltre 15 milioni di euro nei confronti dei colossi dell'energia ENI Plenitude, Enel Energia, Acea Energia, Iberdrola Clienti Italia, Dolomiti Energia ed Edison Energia, perché queste 6 società hanno adottato pratiche commerciali aggressive condizionando i consumatori ad accettare modifiche in aumento dei prezzi dell'energia elettrica e del gas. “Proprio in un contesto” - scrive la stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato - “caratterizzato da gravi criticità nel settore energetico, con significativi aumenti dei costi per i consumatori finali, le società hanno inviato agli utenti lettere con le quali inducevano ad accettare modifiche dei prezzi nel periodo citato, con conseguenti significativi incrementi delle bollette per i loro clienti”. Insomma, la multa dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato è ben poca cosa, sebbene le sanzioni siano, in diversi casi, peraltro al massimo degli importi consentiti. Quindi, è l'ennesimo esempio che, di fronte a un problema gigantesco, il Governo Meloni preferisce far finta di nulla e, di fatto, difendere lo status quo.

A me dispiace che anche in quest'Aula, così com'è successo nei giorni scorsi in Commissione, sarà di fatto impedito di modificare anche una virgola di questo provvedimento che, quindi, dovremo consegnare al Paese senza quella vera trasformazione così necessaria, soprattutto nell'ambito della rivoluzione energetica che non può più aspettare.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Annarita Patriarca. Ne ha facoltà.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Non ci stupisce il doppiopesismo dei 5 Stelle in quest'Aula, pronti a sdegnarsi per un qualsiasi sussurro venga diretto loro, ma roboanti come rulli di tamburo, strabordando il lecito e il consentito, quando si rivolgono agli avversari politici. Sono gravi i termini usati. Evocano sempre scenari di caccia alle streghe, ma non ci stupiscono più e soprattutto gli italiani non ci cascano più. Abbiamo visto e sentito cose peggiori, sulla scia del “predico bene e razzolo male”, e mi rendo anche conto che chi ha gestito in questo Paese il reddito di cittadinanza come un do ut des ha forse dimestichezza con dinamiche di un certo consenso elettorale, come chi ha pensato che la soluzione nel periodo COVID fosse rappresentata dai banchi a rotelle, usando una leggerezza e una superficialità nell'utilizzo dei fondi pubblici. Dunque, questi soggetti hanno dimestichezza con alcune logiche, ma queste logiche non appartengono a questo Governo. Questo Governo non ragiona così e in questo provvedimento, come sempre, cerca di dare risposte concrete ai reali problemi del Paese e dei suoi cittadini.

Veniamo al provvedimento in esame. La legge annuale per il mercato e la concorrenza ha come obiettivi la rimozione degli ostacoli regolatori di carattere normativo o amministrativo all'apertura dei mercati, nonché la promozione dello sviluppo della concorrenza anche con riferimento all'attività regolatoria delle pubbliche amministrazioni e ai costi burocratici che gravano su imprese e cittadini. L'adozione di leggi annuali per il mercato e la concorrenza è un contenuto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza con precise scadenze. La Commissione europea ha recentemente confermato che l'Italia è tra i Paesi in prima fila nell'attuazione del PNRR e che il lavoro con le autorità italiane continua in maniera proficua e costruttiva. Abbiamo, in questi giorni, incassato la quarta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il nuovo assegno vale 16,5 miliardi e aggiorna l'incasso totale a circa 102 miliardi, più della metà dell'intero finanziamento che in tutto vale 194,4 miliardi. È la dimostrazione tangibile di come l'Italia e il Governo abbiano affrontato tale questione con estrema serietà e pragmatismo e l'approvazione di questo disegno di legge aggiunge un tassello importante alla realizzazione degli obiettivi da raggiungere per incassare l'ulteriore rata dei fondi del PNRR.

Quanto ai contenuti del provvedimento in esame, tra i punti salienti occorre segnalare il rinnovo, in via eccezionale, per 12 anni, delle attuali concessioni per l'assegnazione degli spazi pubblici per i commercianti ambulanti e i criteri premiali fissati per i bandi delle future concessioni, che avranno una durata di 10 anni. È un segnale importante che questo Governo ha inviato alle circa 180.000 aziende del settore. Vengono messi nero su bianco i principi della professionalità e dell'esperienza, nonché la valorizzazione della microimpresa quali criteri cardine per l'assegnazione delle concessioni.

Tra le modifiche approvate c'è la norma che proroga fino al 31 dicembre 2024, senza la necessità di ulteriori autorizzazioni, la permanenza delle strutture esterne, i cosiddetti dehors, per bar, ristoranti, pub e altri gestori di attività di pubblico servizio. Una norma che non piace a tutti - lo abbiamo ascoltato - nonostante queste attività versino imposte per l'occupazione del suolo pubblico comunale. È una norma, invece, che rappresenta per noi un importante segnale di supporto al settore della ristorazione dopo le ingenti perdite subite nel periodo COVID. Inoltre, la proroga offre la possibilità di riqualificare gli spazi urbani, valorizzandone il patrimonio architettonico, artistico e monumentale.

All'articolo 12 è stata recepita una proposta sostenuta da Forza Italia, ma diventata immediatamente patrimonio comune di tutta la maggioranza, per il sostegno alle aree commerciali di pregio, ai negozi storici, alle piccole botteghe artigianali, norma della quale andiamo molto orgogliosi. Gli enti locali potranno valorizzare gli esercizi di vicinato e le botteghe artigiane storiche mediante la creazione di specifici albi che potranno essere raccolti a livello nazionale per creare veri e propri circuiti turistici dello shopping. È una norma che attua, quindi, sia gli obiettivi del Piano del turismo, sia gli indirizzi dell'indagine conoscitiva sul made in Italy. Si prevede che le regioni e gli enti locali possano adottare misure per la salvaguardia del decoro urbano o delle caratteristiche commerciali specifiche o tradizionali dei centri storici o di delimitate aree mediante limitazioni all'insediamento di determinate attività in alcune aree o l'adozione di specifiche misure di tutela e valorizzazione di alcune tipologie di esercizi.

La crisi del settore del commercio e la necessità di adottare misure di tutela appaiono chiare in tutta la loro evidenza. Dall'analisi dell'ufficio studi di Confcommercio, pubblicata a fine febbraio 2023, risulta che, negli ultimi 10 anni, sono sparite oltre 99.000 attività di commercio al dettaglio e 16.000 imprese di commercio ambulante. Nelle 120 città medio-grandi su cui è concentrato il rapporto, ci sono sempre meno negozi tradizionali e in quei comuni la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per 1.000 abitanti, con un calo quasi del 20 per cento. Dunque, il commercio di prossimità e di vicinato torna al centro dell'attenzione del Governo.

Vi sono, poi, diverse norme in questo provvedimento a garanzia del consumatore. Sul fronte del mercato dell'energia elettrica, si prevede l'adozione di contatori intelligenti per garantire una maggiore consapevolezza delle modalità di consumo in modo che sia le famiglie che gli operatori siano messi nella condizione di individuare offerte commisurate ai target aziendali e familiari. Poi, vi sono le norme che tengono conto anche della relazione annuale dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e delle sue segnalazioni, come il divieto di discriminazione in ragione della provenienza applicativa dei gestori di servizi di comunicazione elettronica, oppure quelle sui contratti di servizio a tacito rilascio, che obbligano ad avvisare il consumatore della data entro cui può inviare la disdetta; vi è poi la previsione che riguarda i contratti a distanza che non hanno valore se non previa ricezione e visione del documento di contratto, nonché il rafforzamento del ruolo e il potere dell'Antitrust per garantire che le leggi siano applicate correttamente e per garantire che le pratiche sleali e gli abusi di posizione dominante siano sanzionati in maniera efficace.

Importantissima è la norma sulla IV Gamma, che regolamenta la vendita dei prodotti ortofrutticoli coltivati nelle vertical farm, edifici energeticamente autosufficienti ideati per ospitare la coltivazione di specie vegetali a scopo alimentare mediante l'utilizzo di sistemi di produzione agricola indoor interamente organica. Nel continuare l'elencazione vi sono il teleriscaldamento e l'attenzione al piano di intervento sul soccorso qualificato, incluso il trasporto degli infortunati lungo la rete ferroviaria, le disposizioni in materia di smaltimento dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche per la cui raccolta l'Italia è in grave ritardo rispetto agli obiettivi europei, le norme sulla disciplina del mediatore del diporto che si assommano a quelle approvate nel DDL Made in Italy, con interventi che riportano la nautica diportistica italiana tra le prime al mondo dopo gli inciampi derivati dal decreto Salva Italia del Governo Monti.

Quello sulla concorrenza è, dunque, un provvedimento eterogeneo e cruciale. La tutela e la promozione della concorrenza, anche attraverso la revisione di leggi e regolamenti che ostacolano il buon funzionamento del mercato, sono fattori essenziali per favorire l'efficienza e la crescita economica, per proteggere soprattutto gli interessi dei consumatori e per creare una maggiore giustizia sociale, aumentando le possibilità di accesso al mercato e di attrazione degli investimenti anche per il nostro Paese. L'OCSE anche nel 2023 segnala che il nostro Paese è in ritardo sulle misure relative alla concorrenza. Gli oligopoli presenti nel sistema economico italiano di fatto condizionano l'accesso alla produzione di tante piccole imprese. Anche il country report della Commissione europea, sebbene segnali un deciso progresso, rileva ancora limiti strutturali e barriere del mercato che ostacolano la crescita della produttività e gli investimenti nel nostro Paese.

Con questo provvedimento sgomberiamo il campo da diversi ostacoli, ma manteniamo la barra dritta per quel che riguarda la tutela delle tante piccole e medie imprese che sono l'ossatura economica del nostro Paese. Non a caso il testo sulla tutela delle attività commerciali di vicinato fa riferimento alla comunicazione della Commissione europea del 2008 che si chiama Small Business Act for Europe, una corsia preferenziale per la piccola impresa. Questa impostazione è quella che guida questo Governo di centrodestra e indirizza la politica di Forza Italia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, nel monocameralismo alternato, che di fatto ormai regola la vita delle nostre istituzioni, il passaggio di oggi può sembrare ormai quasi un adempimento formale, di poco conto ma, visto che noi crediamo alla Costituzione reale, alla nostra Costituzione, ai principi sanciti, al bicameralismo, all'importanza che anche la Camera dei deputati si possa occupare di questi temi, non ci vogliamo rassegnare al fatto che la discussione avvenuta in Senato abbia già consumato il minimo spazio di confronto che oggi viene concesso al Parlamento su un tema così importante.

Pensiamo doveroso intervenire per ribadire il posizionamento del nostro partito, del Partito Democratico, e chiedere al Governo di rispondere con chiarezza sul perché di alcune scelte che riteniamo sbagliate nel merito e nel metodo. È un provvedimento che è già stato approvato con modificazioni dal Senato. L'iter del Senato ha raddoppiato il numero di articoli, ma non ha sciolto i nodi di fondo e le problematiche che avevamo rilevato per quanto riguarda la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, collegato alla manovra di finanza pubblica 2023. Noi ci aspettavamo - sarebbe stato necessario - un disegno di legge molto importante, con grandi ambizioni, per rimuovere quegli ostacoli regolatori all'apertura dei mercati, con la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori.

E, invece, abbiamo un provvedimento debole e insufficiente, che tradisce le aspettative di famiglie e imprese, chiaramente poco incisivo anche rispetto ai precedenti provvedimenti sulla concorrenza. Alcune misure, peraltro, più che una rimozione degli ostacoli per l'apertura del mercato, assomigliano a una chiusura, alla conservazione di uno status quo che non fa bene né alle imprese né ai consumatori. Voglio partire da un caso concreto, dal caso dei dehors, dei tavolini, delle pedane nelle nostre città.

Questo provvedimento proroga, attraverso un percorso che c'è stato, un emendamento, per un anno, alcuni provvedimenti emergenziali studiati per il rilancio economico post-pandemia. Ma a questo punto la domanda sorge spontanea, direbbe Antonio Lubrano, se fosse qui, in questa sala, con noi: ma delle ragioni per cui si era presa questa scelta emergenziale - ricordate, solo pochi anni fa, il distanziamento, l'areazione, la necessità di rimettere in moto l'economia garantendo il diritto alla salute, aprendo nuovi spazi, andando in deroga anche alle normative vigenti per creare queste opportunità - che cosa è rimasto? Nulla in termini politici. Solo una cosa è rimasta, il COVID, che c'è ancora, anche se questo Governo lo nasconde. Noi non lo vediamo, non ne sentiamo più parlare. Nell'ultima settimana - l'ho controllato, verificando sul sito del Ministero - sono morte 322 persone, più 5 per cento rispetto alla settimana precedente. Purtroppo, questo dato potrebbe addirittura aumentare, perché andiamo verso le feste, il momento in cui le famiglie si ritrovano e tantissimi di noi nemmeno sanno se hanno o meno il COVID.

Di fronte a questo non c'è una parola, non una locandina da qualche parte, ma una parola forte sulla necessità di vaccinare le persone fragili, sugli strumenti, sulle informazioni che devono essere attivate per garantirla. La pandemia sembra sparita dalla comunicazione pubblica, dal dibattito pubblico. Sicuramente ci sono i centri vaccinali nelle ASL, ci sono i medici di famiglia e le loro reti, le farmacie che continuano a fare vaccinazioni, ma quanti si sono vaccinati? Pochi, pochissimi, troppo pochi rispetto a quanti potrebbero avere questo tipo di provvedimento.

Ebbene, di tutto quello che si era fatto per creare una cultura della prevenzione, che poteva aiutarci a fronteggiare le varie stagioni della pandemia, nulla viene salvato. L'unico - l'unico - provvedimento di quella stagione che viene prorogato, reiterato, rimesso in campo, è la proroga dei dehors di 12 mesi. La preoccupazione è che questa scelta tradisca un'impostazione profondamente sbagliata. Lo dico molto chiaramente, rispondendo al collega Caramanna che conosce molto bene, ad esempio, le vicende del centro di Roma, perché è stato consigliere nel I municipio (oggi la presidente è Lorenza Bonaccorsi). In passato lui, io, altri, abbiamo svolto una funzione di servizio anche dentro il territorio, per esempio, del centro di Roma, ma vale per il centro storico di tutte le città e di tutte le realtà.

Il futuro delle nostre città deve essere disegnato da quelle comunità territoriali che devono prendere delle scelte. Il fatto che sia una singola legge nazionale a decidere che la stessa norma possa valere per tutte le città, per tutti i territori e le stesse città, indipendentemente dalla storia, dal tessuto, dal numero di attività, dalle condizioni, è un provvedimento chiaramente emergenziale che è stato preso in un momento drammatico della nostra storia recente, ma non può diventare la regola.

Quando noi abbiamo ripresentato il soppressivo di questa proroga, lo abbiamo fatto perché è sbagliata l'impostazione di fondo di pensare che quella norma straordinaria possa diventare la regola. Serve, invece, mettere i comuni, le amministrazioni, gli enti locali - al riguardo, ripresenteremo, oltre che l'emendamento, anche un ordine del giorno, cammineremo in questa direzione - nelle condizioni di poter decidere e valutare, come tra l'altro stanno già facendo. A metà novembre l'amministrazione Gualtieri ha approvato un regolamento che prevede delle differenziazioni, come è ovvio ed evidente che sia, tra zone diverse. Ci sono zone che sono patrimonio UNESCO e zone che non lo sono; ci sono zone che versano in determinate condizioni e zone in altre condizioni. Di fronte a questa necessità di mettere gli enti locali nelle condizioni di poter intervenire, si prevede un anno di proroga. Si penserà: allora si vuole utilizzare lo strumento della proroga per dare più tempo ai comuni, così ha detto Caramanna, ma è incredibile, perché, a seconda del campo da cui si guarda questo provvedimento, cambia la prospettiva; infatti, con riferimento alle attività di pianificazione per le gare per le licenze del commercio su area pubblica, vengono dati 6 mesi e viene bocciato il nostro emendamento con il quale si intendeva portarli almeno a 9 per dare alle amministrazioni una tempistica più congrua.

Quindi, per questo tema servono 12 mesi, per altri ne servono 6. Devo dire che la cosa più drammatica è che serve sempre la tempistica più adatta a mantenere una fotografia della situazione esistente. Laddove si interviene prevedendo 12 mesi su un tema e 6 mesi su un altro, concedendo però nel frattempo comunque le proroghe, noi manteniamo una fotografia esistente, senza, invece, mettere le nostre amministrazioni locali nelle condizioni di poter disegnare il futuro insieme alle imprese, perché ci sono imprese che possono dare molto anche insieme; camminando nelle capitali europee, vediamo quanto la cura del nostro decoro urbano e del nostro ambiente urbano possa avere protagoniste le imprese, insieme ai cittadini, nel rispetto dei diritti. Ad esempio, il diritto dell'accesso dei mezzi di soccorso, che deve essere sempre garantito in tutte le vie, indipendentemente anche dal numero di strutture che vengono collocate. E poi potremmo passare tempo, che non abbiamo nella giornata di oggi, per poter dire la distanza abissale che c'è tra quello che è contenuto in questo decreto e quello che servirebbe al cuore delle nostre città. Però una cosa la voglio dire veramente con nettezza: se il Governo intende, attraverso questo, fare una valutazione dei provvedimenti che sono stati presi nelle stagioni della lotta alla pandemia, la faccia completa, non si occupi solo di tavolini.

Si occupi anche di tutte quelle norme per la prevenzione, di tutte quelle norme per rafforzare e potenziare il nostro sistema sanitario, che possono e devono essere messe in campo per accompagnare il nostro Paese in una nuova fase della lotta alla pandemia, che non è chiaramente e non deve essere quella del passato, ma che non può essere una fase in cui viene ignorata la pandemia, che bussa alle porte di tante famiglie e colpisce le persone più deboli e più fragili della nostra società.

Veniamo al resto degli argomenti. Le segnalazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato non sono state recepite, anzi, sono state ignorate, così come sono state ignorate quelle della Commissione europea. Non si interviene, avremo altre occasioni, sul trasporto pubblico non di linea, idem per quanto riguarda la scelta di mantenere una situazione di stallo nei confronti dei balneari. I rischi di infrazione comunitaria, con la data del 2026 che si avvicina, aumentano, nonostante il richiamo del Capo dello Stato all'indomani dell'approvazione del decreto Milleproroghe e i richiami della Commissione europea. Oltre a riforme fissate nel quadro del PNRR, cioè l'adozione del piano di sviluppo della rete elettrica e la promozione della diffusione di contatori elettrici intelligenti di seconda generazione, non si riesce ad andare e se in alcuni casi i passi ci sono stati, sono stati compiuti all'indietro.

Inoltre, è importante evidenziare il fatto che, malgrado al Senato vi sia stato un percorso, come abbiamo detto, qui, nella discussione alla Camera, non è stato possibile effettuare nessuna delle modifiche richieste dalle opposizioni volte a migliorare il testo. Quindi, male, molto male, come già evidenziato al Senato, sia dal punto di vista del mercato, del sistema concorrenziale, sia da quello della tutela dei consumatori. È solo l'ulteriore conferma dell'atteggiamento corporativo e protezionistico di questo Governo, che rischia di allontanare l'Italia dalle migliori prassi dei Paesi occidentali. Gli ostacoli alla concorrenza sono ostacoli alla crescita ed è necessario, invece, aumentare la competitività delle imprese, attraverso la riduzione dei servizi e dei costi di produzione e offrire ai consumatori una scelta più ampia di prodotti e servizi.

Tra i nostri suggerimenti, inascoltati, alcuni avrebbero consentito di poter fare meglio, penso all'emendamento a prima firma Peluffo, che prevede l'inserimento delle regioni e province autonome tra gli enti a cui l'impresa di trasporto deve inviare il piano di sviluppo e richiedere il parere prima dell'approvazione del Ministero delle Imprese e del made in Italy. E penso, sempre a prima firma Peluffo, insieme ai colleghi della Commissione, De Micheli, Di Sanzo, Gnassi e Orlando, alla nostra richiesta di includere nel piano decennale il sostegno alle nuove tecnologie di accumulo energetico, di prevedere tre modifiche riguardanti l'approvazione del piano decennale di sviluppo della rete di trasmissione nazionale, l'informativa alle Commissioni parlamentari, la presentazione del piano a queste ultime e il rafforzamento del ruolo dell'ARERA.

Infine, porto un esempio concreto per cercare di guardare questo provvedimento e il percorso che c'è stato nelle Camere da un punto di vista specifico, ricordo due emendamenti che abbiamo depositato, che vanno nella direzione di una reale concorrenza nell'interesse dei cittadini-utenti e al tempo stesso di tutti gli operatori, anche nel campo delle carrozzerie. Ecco, proviamo a guardare questa legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 con lo sguardo di chi ogni mattina alza una serranda per mandare avanti le carrozzerie nelle nostre città e nelle nostre realtà. Noi avevamo preso un'iniziativa, su impulso della CNA, che aveva portato a degli emendamenti non solo del PD ma anche delle altre forze di opposizione, qui, alla Camera, emendamenti che al Senato erano stati presentati anche dalla maggioranza, che però al Senato li ha ritirati.

Il criterio che si cercava di affermare con questi emendamenti era che la clientela va guadagnata in base a come fai il tuo lavoro, alla qualità del servizio che eroghi, a come lo porti avanti e non in base a quello che c'è scritto in un piccolo rigo microscopico sul contratto che hai sottoscritto. Il primo proponeva, praticamente, di modificare il codice delle assicurazioni private in materia di RC-auto per contrastare quelle clausole contrattuali che impongono le carrozzerie convenzionate, a garanzia della libera scelta della carrozzeria di fiducia. Ribadiamo che non è una questione di qualità, perché la proposta emendativa intende rendere effettiva la libera concorrenza tra le imprese di autoriparazione e, qui, è in ballo l'interesse pubblico alla sicurezza del parco auto circolante. Stiamo parlando della previsione della sanzione della nullità per quelle regole negoziali contraddistinte dall'essere vessatorie, giacché tese a coartare la libertà dell'assicurato e l'individuazione di parametri di controllo della qualità della riparazione. Badiamo bene, va garantita la qualità delle riparazioni, ma va garantita anche la libertà di scelta e che, a parità di qualità, una persona si possa rivolgere al carrozziere di fiducia, a quello della propria città, quello del proprio territorio, quello che svolge quelle mansioni a quel livello. Ecco, non è stato possibile portare avanti questo emendamento, così come il tema riguardante il tema del risarcimento da sinistro e i rapporti negoziali fra imprese di assicurazioni e di autoriparazione.

Ora, noi ci rendiamo conto che il nostro tentativo di rafforzare la facoltà in capo all'assicurato di potersi rivolgere alla propria officina di fiducia, anche in costanza di clausole contrattuali disciplinate dalle polizze che dispongano l'effettuazione della riparazione presso operatori del mercato in convenzione, poteva suscitare un dibattito, un confronto, ma questo auspicavamo, perché la maggioranza può sempre decidere di non essere d'accordo con la nostra impostazione, è giusto, è un onore e un onere dato dal risultato che si è raggiunto nelle ultime elezioni, ma è importante che ci sia una risposta sul perché vengono messi in campo i provvedimenti. Devo dire che le risposte che abbiamo sentito oggi non ci convincono; ad esempio, ricordo quello che è stato ripetuto sul tema dei dehors: diamo un anno in più; in realtà, noi fra un anno ci ritroveremo allo stesso punto di oggi se non saremo stati in grado di mettere in condizioni effettive i nostri comuni di poter decidere quella che è la fotografia futura delle nostre città. Ecco, questo tipo di risposte non è convincente, noi crediamo, invece, che la legge annuale per il mercato e la concorrenza sia un'occasione che abbiamo sprecato quest'anno, ma che non dobbiamo sprecare, perché il Paese ha bisogno di risposte più adeguate ai problemi che abbiamo di fronte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Italia si è impegnata, nell'ambito del negoziato con l'Unione europea sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, a varare ogni anno una legge sulla concorrenza con lo scopo di eliminare tutti quegli ostacoli che si frappongono a una corretta e completa organizzazione di mercato libero. Questo provvedimento, frutto di un lavoro meticoloso e di ampio respiro, si propone di tutelare le imprese, i professionisti e i diritti dei consumatori, agendo come un catalizzatore per la crescita del nostro Paese. Il suo obiettivo è chiaro: liberare e valorizzare le energie del mondo produttivo italiano, ponendo le basi per un sistema economico più equo, più giusto, più competitivo e più dinamico.

La concorrenza, signor Presidente, è il fulcro di qualsiasi economia che si rispetti, stimola l'innovazione, riduce i costi per i consumatori e migliora la qualità dei prodotti e dei servizi. Una concorrenza sana è fattore chiave per la crescita economica, in quanto incoraggia l'ingresso di nuovi attori nel mercato e spinge le imprese esistenti a superarsi sempre.

Abbiamo parlato di concorrenza sana e lo voglio sottolineare, perché troppo spesso questo Parlamento è stato sollecitato da organismi sovranazionali o, peggio ancora, da interessi multinazionali, ad assumere iniziative contrarie all'interesse degli italiani. Pensiamo a quello che negli anni poteva accadere al settore balneare, che poteva accadere al settore dei tassisti, che sarebbe potuto accadere al settore del commercio ambulante: tentativi di aggressione nei confronti della nostra economia che noi con orgoglio rivendichiamo di avere sventato, nonostante una parte cospicua di questa minoranza - ho sentito gli interventi del MoVimento 5 Stelle e del Partito Democratico - invece, rimpianga di non aver messo in atto, a volte in modo del tutto scorretto, in modo vergognoso, direi, come ha fatto l'onorevole Cappelletti. Mi consenta, Presidente, di rivolgermi a lei, per sottolineare la gravità delle parole utilizzate quando il collega ha dipinto migliaia di imprese familiari, come quelle che gestiscono i nostri stabilimenti balneari, al pari di lobby oscure e potenti che condizionerebbero, attraverso il pagamento, le decisioni pubbliche. Questa è un'affermazione grave e, allora, sfido il collega a mettere per iscritto nomi e cognomi di chi avrebbe fatto una cosa del genere, di chi si sarebbe lasciato corrompere da queste imprese familiari, che - lo ripeto - hanno il grande pregio di avere qualificato nel mondo la nostra offerta turistica, hanno il grande pregio di aver caratterizzato da sempre la nostra offerta turistica, contrariamente a quello che avviene altrove, dove il turismo è omologato e omologante! Ecco, allora, il collega Cappelletti abbia il coraggio di mettere in chiaro nomi e cognomi, se ci sono state ipotesi di corruzione o cose così gravi.

Ricordo le parole di chi mi ha preceduto, rivendicando anche la difesa del settore del trasporto pubblico locale non di linea, perché sappiamo quali e quanti sono gli interessi vicini, che orbitano intorno a questo settore e che vorrebbero l'Italia aprire ad altre forme di trasporto, non di linea, che, spesso, fanno capo a multinazionali che operano e pagano le tasse fuori dal nostro Paese. No grazie.

Pensiamo che il settore dei tassisti possa essere adeguatamente regolato dal legislatore. Pensiamo che ci sia qualcosa da migliorare e lo abbiamo fatto con provvedimenti legislativi precedenti, ma non pensiamo di svendere questo servizio nel nostro Paese a multinazionali provenienti dall'estero.

Se, quindi, da un lato, abbiamo il compito di stimolare la concorrenza, dall'altro, abbiamo il dovere di inquadrarla all'interno di un contesto di regole semplici e chiare che vengono fatte rispettare dallo Stato e dalle sue articolazioni. Abbiamo soprattutto il dovere di conoscere precisamente il contesto in cui tali regole vanno ad inserirsi, cosa che non mi è sembrata sufficientemente chiara negli interventi di chi mi ha preceduto, perché, se è vero che la competizione è la chiave della crescita, è vero anche che, sull'altare della competizione tra imprese e addirittura fra economie nazionali, non possiamo sacrificare il diritto a un lavoro adeguatamente retribuito, a un ambiente di lavoro sicuro o alla tutela degli investimenti realizzati e del know-how, che contraddistingue il nostro Paese rispetto al resto dell'Europa e del mondo.

Questa legge sulla concorrenza raccoglie, con sapienza e con coraggio, queste sfide. Uno degli aspetti più innovativi e cruciali di questo disegno di legge riguarda sicuramente il settore energetico, col duplice obiettivo, da un lato, di potenziare e sviluppare la rete elettrica nazionale, rendendola più efficiente e capace di sostenere le esigenze del nostro sistema produttivo, e, dall'altro, promuovendo l'uso dei contatori intelligenti per favorire il risparmio energetico e contenere i costi dell'energia elettrica.

Queste misure sono essenziali non solo per ridurre il nostro impatto ambientale, ma anche per assicurare alle imprese italiane un contesto energetico stabile e sostenibile. Queste misure si dimostrano ancora più importanti, sfogliando, oggi, le pagine de Il Sole 24 Ore, il quale dà conto di un sondaggio effettuato da Cittadinanzattiva, dal quale emerge come soltanto un italiano su due sia a conoscenza dei consumi e delle spese che il proprio nucleo familiare sostiene per l'energia; il restante 50 per cento degli italiani non ha idea di questi costi.

Un altro tema che il disegno di legge affronta con determinazione è quello del commercio ambulante. Il settore, come altri toccati dalla direttiva Bolkestein, ha vissuto momenti di grande incertezza e, nel corso degli anni, a causa della pandemia e delle mutate abitudini di consumo, ha visto una flessione importante. Come Lega, riteniamo che questo settore offra un servizio pubblico fondamentale per molti quartieri, per molte comunità e per molti cittadini. Per questo, nel recente passato - e lo rivendichiamo - abbiamo voluto escludere dall'applicazione della Bolkestein questa categoria e messo in condizione i comuni di prorogare le concessioni oltre i dieci anni.

Purtroppo, abbiamo dovuto prendere atto che procedere su questa strada, stante gli orientamenti della Commissione europea, i pareri dell'Autorità per la concorrenza e anche le sentenze dei tribunali, avrebbe messo a rischio i nostri imprenditori e le loro famiglie. Avevamo bisogno di una norma che contemperasse due esigenze: aprire, sì, il settore delle concessioni legate al commercio ambulante ma, allo stesso tempo, difendere i nostri imprenditori e le loro famiglie, i loro know-how e soprattutto le caratteristiche uniche dei nostri mercati.

Oggi, possiamo dire con ragionevole certezza che questa sfida è stata raccolta e vinta grazie all'impegno della Lega e grazie all'impegno del Sottosegretario Massimo Bitonci, che voglio ringraziare. Le norme contenute in questo disegno di legge rappresentano una soluzione equilibrata che tutela migliaia di piccoli imprenditori che animano i mercati, le nostre città e i nostri paesi.

Acceleriamo, allora, le procedure e sollecitiamo i comuni a prorogare, fino al 2032, le concessioni che ne hanno diritto, definiamo i criteri e le regole per mettere a gara le concessioni libere e guardiamo anche a quelle concessioni che dovranno essere rinnovate dopo il 2030, introducendo premialità per difendere le caratteristiche tipiche dei nostri mercati, la storicità dei nostri commercianti e il loro know-how.

È stato detto che, in questo disegno di legge, c'è stato un intenso dialogo fra la Commissione competente del Senato e del Governo. È vero. Grazie a questo dialogo, ha trovato concretezza una norma fondamentale per l'identità e la bellezza dei nostri borghi e dei nostri centri storici, una battaglia, questa, che ha visto la Lega, da sempre, in prima linea, insieme ai tanti, tantissimi amministratori locali.

Nel testo, infatti, troviamo norme per la tutela delle botteghe storiche, vere e proprie custodi del patrimonio culturale, economico e sociale italiano, ma anche strumenti che i comuni più attenti potranno attivare per contrastare il proliferare, nei centri storici, di attività che nulla hanno a che vedere con le caratteristiche di quei luoghi, con il nostro artigianato, con il nostro commercio, con la nostra storia o con l'identità delle nostre comunità.

I sindaci italiani, grazie alle norme che andiamo ad approvare, non saranno più soli a combattere contro l'aggressione del loro territorio da parte di alcune multinazionali, che stanno omologando le nostre città, non saranno più soli a combattere i tanti “kebabbari”, che proliferano nei centri storici, i tanti money transfer piuttosto che i minimarket aperti 24 ore, che, nel tempo, stanno diventando un vero problema per le nostre città, per la loro sicurezza e il loro decoro.

Infine, parlando di commercio, è di grande importanza la norma che proroga, al 31 dicembre 2024, le deroghe per l'installazione dei dehors rispetto ai vincoli paesaggistici. Su questo, voglio correggere la collega Evi, che mi ha preceduto, perché non c'è gratuità di queste proroghe, non c'è sottrazione di risorse ai comuni, c'è soltanto la ragionevole volontà di aiutare questi commercianti che, sì, hanno passato un momento difficile, legato alla pandemia, una flessione, e quindi dobbiamo continuare ad assistere.

Allora, non solo l'installazione dei dehors rispetto ai vincoli paesaggistici è semplificata, ma consentiamo anche ai commercianti, che hanno scorte di magazzino invendute o che sono stati colpiti da emergenze climatiche, di attuare svendite e promozioni straordinarie senza lacci e lacciuoli.

Venendo alle norme che, in questo contesto, invece, interessano di più i consumatori - quindi, parliamo di tutela dei consumatori -, vogliamo sottolineare il rafforzamento del ruolo dell'Antitrust. Si tratta di un altro pilastro di questo provvedimento, fondamentale per garantire anche l'efficacia delle leggi che variamo e la correttezza delle pratiche di mercato contro gli abusi di posizione dominante e le pratiche sleali. Questo non solo tutela i consumatori, ma contribuisce a creare un ambiente competitivo equo e trasparente, dove le imprese possono competere su base meritocratica.

Questo provvedimento è un esempio tangibile dell'impegno del nostro Governo per stimolare l'efficienza e la crescita economica, proteggendo, al contempo, gli interessi dei consumatori, creando una maggiore giustizia sociale.

In quest'ottica, ad esempio, dobbiamo leggere le norme che impediscono alle compagnie di teleselling di chiudere i contratti al telefono. Quanti di voi si sono ritrovati intestatari di un contratto dopo avere espresso un sì timido al telefono? Ecco, da oggi, le compagnie di teleselling potranno chiudere un contratto solo se, preventivamente, avranno sottoposto ai possibili utenti un contratto e l'utenza avrà ben compreso quali siano i contorni di questo contratto.

In questa direzione vanno le norme che impediscono alle compagnie telefoniche di proporre offerte che differiscono a seconda dell'operatore di provenienza, provocando, in questo modo, una netta discriminazione fra gli utenti.

Mi avvio a concludere, Presidente, e lo faccio ribadendo l'importanza di questo disegno di legge, che rappresenta un passo importante verso un'economia più libera, più equa e più giusta. È un provvedimento che tocca diversi aspetti della vita economica e sociale del nostro Paese e questo è il tipo di legislazione che ci permette di guardare al futuro con ottimismo, l'ottimismo di chi ritiene essersi lasciate una volta per tutte alle spalle le vicende legate al COVID, che vuole infondere speranza e prospettiva di sviluppo e benessere ai nostri cittadini, senza tornare - come vorrebbe il Partito Democratico, l'abbiamo sentito poco fa - a quel clima di terrorismo e di paura che per anni, purtroppo, hanno condizionato le scelte del nostro Paese. Guardare al futuro con ottimismo, sapendo che stiamo costruendo un'Italia migliore, più unita, più forte e senza lasciare indietro alcuno. Per questo risultato dobbiamo ringraziare il Governo, nella persona del Sottosegretario Massimo Bitonci, per il dialogo proficuo che ha saputo sviluppare con il Parlamento, un dialogo che ha arricchito notevolmente questo disegno di legge, che è cresciuto nei contenuti, ma si è anche perfezionato nelle disposizioni.

Con queste considerazioni, a nome del gruppo Lega, esprimo il nostro pieno e deciso sostegno a questo disegno di legge, fiducioso che contribuirà, in modo significativo, al progresso e al benessere del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu, per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Signor Presidente, mi scusi, intervengo per un richiamo al Regolamento, nei suoi confronti e di tutti noi. Credo che, sicuramente sbagliando - forse preso nell'enfasi del discorso - sia stato utilizzato un termine improprio, che chiedo in qualche modo di verificare perché in alcun modo, nel mio intervento si è fatto un richiamo a un clima di terrorismo. Forse si voleva intendere altro, ma che ci fosse, da parte del Partito Democratico o del mio intervento, un richiamo al clima del terrorismo, sapendo cosa ha significato il terrorismo per questo Paese - e so che il Presidente ne è consapevole -, sono certo che sia un errore, di cui spero ci possano essere delle scuse immediate, altrimenti mi riserverò tutti gli strumenti di Regolamento per poter procedere, perché clima di terrorismo sostenuto dal Partito Democratico o sostenuto da un mio intervento, la considero una cosa molto grave detta in quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti, per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Signor Presidente, intervengo giusto per chiarire, per richiamo al Regolamento, che non c'è evidentemente nessun richiamo al terrorismo: il terrorismo era inteso come clima psicologico. Infatti, ho parlato di paura legato al tema del COVID, quindi nulla a che vedere con il terrorismo, era soltanto un clima di terrore e paura e, quindi, da questo punto di vista, voglio chiarire.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1555​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Andreuzza. Prendo atto che rinuncia alla replica.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, Sottosegretario Bitonci.

MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli colleghi deputati, il presidente Gusmeroli e la relatrice, per il lavoro in Commissione. Giustamente, devo dire, che la maggior parte delle modifiche, anzi tutte, sono state fatte nel lavoro al Senato, che ho seguito io personalmente e il testo è stato modificato, integrato e migliorato in maniera assolutamente sostanziale. Poi, i tempi sono quelli che sono, per cui non c'è stata la possibilità di integrare ulteriormente il testo, anche se devo dire che abbiamo recepito emendamenti che venivano anche dalle opposizioni, dal Partito Democratico. Il tema delle botteghe storiche è stato discusso e portato avanti da tutti. Ricordo che ho fatto il Sindaco per parecchi anni in due comuni diversi e feci allora ordinanze sul tema, ma, per esempio, anche il sindaco di Firenze, che non è propriamente di centrodestra, ha fatto più di qualche ordinanza sulla tutela delle botteghe storiche, delle attività all'interno delle mura: sono temi molto trasversali. In realtà, l'unica cosa che mi sento di dire è che è abbastanza chiaro che questo è un disegno di legge della concorrenza che riguarda questo periodo storico. Ricordo come anche in altri provvedimenti che sono stati approvati si è trattato di alcuni temi della concorrenza. Quindi, non è detto che proprio tutti i temi devono andare all'interno del disegno di legge della concorrenza, perché quest'anno ricordo che abbiamo trattato il tema dei voli, il tema regolatorio sui taxi e, in vari provvedimenti, i temi regolatori sull'energia. Ci sono decreti attuativi sul tema, per esempio, dell'autoconsumo, delle comunità energetiche e quindi non è che poi tutto va dentro al disegno di legge concorrenza: bisogna fare un'analisi molto più ampia, di tutto l'anno. In questo caso, sono stati trattati alcuni temi ed è anche vero che non è che arriva un Governo dopo un anno e deve risolvere tutti i problemi della concorrenza che si sono accumulati negli anni. Avendo qualche anno di attività e di lavoro in Parlamento, Presidente, devo dire che ci sono stati momenti in cui, volendo, potevano essere trattati questi temi e non sono stati trattati come richiamo a norme su tutele che vengono da lontano, certamente non da quest'anno.

Quindi, devo dire che, in realtà, su alcuni temi, invece, noi abbiamo cercato di guardare sì al tema della concorrenza, ma anche a quello delle tutele. È stato richiamato dai colleghi e in alcuni passaggi, non proprio corretti da parte anche delle opposizioni, in quest'Aula, perché quando parliamo, per esempio, del tema del commercio degli ambulanti, quello è un tema estremamente delicato, perché prima si parlava del COVID, caro collega. Durante il periodo del COVID, da 180.000 imprese, gli ambulanti sono passati a 160.000: cioè, 20.000 imprese in meno. È pertanto opportuno offrire loro la possibilità di “prorogare”, rinnovare le attività per ulteriori 10 anni e poi regolamentare i rinnovi, tenendo conto della tutela delle micro-imprese, delle imprese familiari. Ho capito che lei conosce bene i temi romani, se guarda il provvedimento, capisce che in esso si tiene conto anche di un tema delicatissimo, che è quello delle grandi città, non solamente di Roma, quelli dei titolari di decine, centinaia di concessioni, che in questo provvedimento viene regolato, perché nei rinnovi successivi si parla anche della limitazione del numero delle concessioni e - penso che sia fondamentale - della tutela dei lavoratori. Quindi, nei futuri bandi ci saranno criteri che cercheranno di facilitare l'accesso e il rinnovo alle micro-imprese familiari: io penso che questa sia stata la ratio. Liberalizzare voleva dire andare a colpire un settore, come quello degli ambulanti o quello del commercio, che, come è stato ricordato negli interventi dei colleghi sia di maggioranza che di opposizione, ha avuto problemi, con chiusure di decine di migliaia di imprese durante questo periodo di grave crisi. Anche sui dehors, è vero che è un tema delle grandi città, però nelle piccole città e sugli altri 8.000 comuni italiani è trattato in maniera diversa. È anche vero che viene poco ricordato durante gli interventi che comunque il sindaco ha la facoltà di interrompere i dehors per tematiche legate alla sicurezza pubblica, agli schiamazzi notturni o per questioni molto delicate legate all'urbanistica della città. Quindi, c'è la facoltà per il Sindaco comunque di fare delle scelte nonostante tutto.

Come dicevo - e concludo con questo - concorrenza, ma anche tutele. Nella tutela dei borghi vedo la volontà comune del Parlamento di cercare di tutelare i nostri bellissimi borghi storici che ovviamente hanno bisogno di attività che siano made in Italy, ma made in con riguardo alla zona e alla filiera di riferimento di quell'area. Se pensiamo che stiamo parlando di alcune tra le risorse più importanti che abbiamo in Italia - ricordo che il settore dell'agro-industriale è un quarto del PIL italiano e che solo il settore del turismo vale 13 miliardi - dobbiamo cercare, in un momento così difficile dal punto di vista economico, nel quale le previsioni sul prodotto interno lordo certamente non sono le migliori, di puntare su settori assolutamente attrattivi che possano farci uscire da questo momento difficile e avere un ulteriore miglioramento del prodotto interno lordo nazionale.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

A questo punto, facciamo una breve pausa di 15 minuti. La seduta riprenderà alle ore 14,45. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 14,50.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 76, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Discussione della mozione Faraone ed altri n. 1-00224 concernente iniziative in materia di disciplina della responsabilità professionale degli operatori sanitari e per il superamento delle criticità connesse alla carenza di organico del personale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Faraone ed altri n. 1-00224, concernente iniziative in materia di disciplina della responsabilità professionale degli operatori sanitari e per il superamento delle criticità connesse alla carenza di organico del personale (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 14 dicembre 2023 (Vedi l'allegato A della seduta del 14 dicembre 2023).

Avverto che sono state presentate le mozioni Girelli ed altri 1-00225 e Marianna Ricciardi ed altri n. 1-00226, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritta a parlare la deputata Maria Chiara Gadda, che illustrerà anche la mozione Faraone ed altri n. 1-00224, di cui è cofirmataria.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie Presidente. “Il lavoro delle nostre colleghe e dei nostri colleghi non è più una missione, ma è diventato un calvario. Il 18 dicembre, il nostro, non è uno sciopero temerario, è una legittima e doverosa protesta che segue le altre di novembre”: queste, ovviamente, non sono le mie parole, ma sono le parole delle rappresentanze del nostro mondo della sanità, che include, non soltanto i medici, ma anche il mondo della sanità pubblica in generale - i farmacisti, i biologi, i veterinari, gli infermieri -, tutte le persone che, a diverso titolo, contribuiscono ogni giorno a tenere in piedi un bene prezioso, come il nostro sistema sanitario nazionale. Il nostro è un sistema sanitario di tipo universalistico, che dobbiamo proteggere ogni giorno, ciascuno secondo la sua funzione: la maggioranza per i suoi doveri, ma anche, come in questo caso, l'opposizione, che oggi ha deciso di presentare questa mozione per aprire una riflessione su due tematiche importanti: la prima concerne i contenuti della protesta di questo sciopero, che appunto ha coinvolto oggi il mondo della sanità, la seconda riguarda il tema specifico della medicina difensiva.

È un quadro di contesto preoccupante quello che stiamo osservando: lo vivono i cittadini ogni giorno. Il nostro sistema sanitario vive sempre maggiore lontananza da quella che chiamiamo la sanità di territorio, ma soprattutto, dopo la pandemia, sono aumentate le liste d'attesa. La pandemia però non ha creato i problemi del sistema sanitario, semmai li ha acuiti, li ha radicalizzati. Il nostro sistema sanitario - ripeto - è stato una conquista, ma sicuramente, nel corso del tempo, non si è aggiornato, non si è evoluto davanti ai nuovi bisogni della società. Abbiamo una società che invecchia sempre di più e, con l'invecchiamento, si porta con sé tante patologie, tante malattie e tante cronicità che non possiamo più permetterci di seguire con un sistema sanitario che è in gravissima carenza di personale.

Colgo l'occasione dell'illustrazione di questa mozione per esporre alcune questioni importanti che la manifestazione di oggi pone all'attenzione, non soltanto del Parlamento e del Governo; siamo anche in prossimità della legge di bilancio, si stanno votando gli emendamenti e purtroppo, nella discussione parlamentare, molte di queste istanze ancora non sono state recepite. Manca poco all'approvazione della legge di bilancio e quindi il mio gruppo Italia Viva, chiede davvero che vi sia un'attenzione maggiore rispetto a istanze che non sono soltanto lecite, ma che sono doverose e riguardano la sostenibilità del nostro sistema, delle nostre comunità e del nostro Paese.

C'è una grandissima carenza di personale nella nostra sanità. Se pensiamo ai nostri ospedali, constatiamo che c'è un'età media del personale molto alta e non è bene; non è cosa buona, che nella legge di bilancio sia rimasto un tetto alle assunzioni di nuovo personale. Se guardiamo alle proiezioni, non soltanto dei nuovi bisogni del Paese, ma anche di tutto il personale che, nei prossimi anni, uscirà, anche per raggiunti limiti di età, dalla sanità, vediamo quanto il nostro sistema, non soltanto in questo momento, ma soprattutto nei prossimi anni, entrerà in ulteriore sofferenza.

C'è il grande tema della stabilizzazione dei precari: ci sono tantissime persone, dai medici agli infermieri e a tutti i professionisti che si prendono cura delle persone più fragili, che continuano a lavorare con grandissima dedizione, ma che sono ancora precari.

C'è poi un altro grande tema. Noi siamo consapevoli delle difficoltà, anche di tipo economico, però è importante che queste istanze siano raccolte anche in termini di rinnovo dei contratti, perché, se anche qui osserviamo i numeri, il nostro Sistema sanitario nazionale vive un gap salariale molto profondo, se paragonato ad altri Paesi europei. Peraltro, provengo dalla Lombardia, da una provincia di confine come quella di Varese, dove assistiamo quotidianamente alla fuoriuscita dal territorio nazionale di professionalità importantissime che vanno ogni giorno a lavorare nella vicina Confederazione elvetica, proprio perché le condizioni di lavoro e di salario sono, appunto, nettamente diverse. È chiaro che questa è una specificità del mio territorio, ma, purtroppo, in negativo la specificità dei salari così bassi nel mondo della sanità è un dato di fatto.

Poi, c'è un altro tema di grandissima attualità - e so che c'è un dibattito su questo al Senato -, riguarda il taglio alle pensioni, perché se, durante la pandemia, abbiamo descritto i nostri medici, i nostri infermieri e il nostro personale sanitario come angeli - e lo sono, perché lo sono stati non soltanto durante la pandemia e nell'emergenza, ma lo sono anche nella quotidianità -, allora non possiamo pensare che queste condizioni di sistema influiscano anche sul riconoscimento della loro professionalità. Quindi, dobbiamo porci un tema serio di qualità del servizio nei confronti dei cittadini, anche potenziando la sanità di territorio e dando la giusta attenzione alle strutture ospedaliere, che spesso sono sovraccaricate dalla mancanza di sanità di territorio, ma dobbiamo far sì che vi sia anche un riconoscimento vero di queste professionalità. Noi l'abbiamo detto anche nei mesi scorsi: riteniamo sia stato un errore non accedere al cosiddetto MES sanitario e, oggi, ne vediamo gli effetti, perché la legge di bilancio, se pensiamo alle risorse stanziate per il sistema sanitario nazionale, non esce da quegli 800 milioni che, sicuramente, non colmeranno le esigenze e le istanze che, in questa giornata di manifestazione e di protesta, sono state poste.

Sempre rimanendo sulla legge di bilancio, questa carenza ormai strutturale - ma diamo atto che non è una responsabilità soltanto di questo vostro Governo, perché le difficoltà del sistema sanitario nazionale vengono anche da scelte forse poco coraggiose fatte in tanti anni - comporta che, oggi, sicuramente, voi e noi insieme abbiamo la responsabilità di fare scelte incisive. Quindi, un'altra misura su cui abbiamo fatto una battaglia e continueremo a farla riguarda il rientro dei cervelli. Tra i cervelli che abbiamo bisogno di far rientrare nel nostro Paese ci sono anche quelli legati al mondo della sanità. Quindi, cerchiamo di ripristinare le norme fiscali di favore che, appunto, hanno consentito in questi anni di far tornare nel nostro Paese quelle menti più brillanti e più capaci che hanno il desiderio di dare un contributo al nostro sistema sanitario nazionale.

I numeri sono questi e sono molto semplici. Nel nostro sistema sanitario abbiamo carenze di personale: 30.000 medici ospedalieri, soprattutto con un focus sul pronto soccorso, e 65.000 infermieri. Questo si manifesta, poi, anche rispetto alla qualità del lavoro. Sono tantissimi i casi di burnout del personale sanitario e l'ambiente di lavoro del personale sta diventando davvero preoccupante. Quindi, credo sia non soltanto doveroso, ma anche necessario intervenire su questo. Dall'altro lato, c'è un graduale abbassamento della qualità e della possibilità dei cittadini di accedere a un servizio che è essenziale. Una sanità che non funziona è una sanità che non consente parità di diritti e parità di partecipazione anche alla vita pubblica del Paese.

La nostra mozione pone però, insieme a queste considerazioni di contesto, anche un tema molto specifico, su cui insieme dobbiamo trovare una soluzione, com'è stato fatto negli anni passati. Il tema della medicina difensiva, infatti, è stato oggetto di ampio dibattito in Parlamento in diverse legislature e, appunto, a fronte di queste scelte, riteniamo sia giunto il momento di fare un tagliando a queste norme, soprattutto rendere attuativi alcuni decreti che, a seguito dell'approvazione della legge Gelli nel 2017, ancora non sono stati fatti. Il tema della medicina difensiva è molto delicato. Bisogna ottemperare a due necessità: quella dei cittadini che lecitamente, appunto, devono potersi rivalere di fronte a situazioni particolarmente negative di malasanità che hanno un impatto sulla vita del paziente e della famiglia; dall'altro lato, le condizioni di sistema, ma anche normative, a cui probabilmente è necessario fare un tagliando, stanno mettendo davvero in difficoltà anche il nostro personale sanitario.

La medicina difensiva - lo dico con poche parole per chi ci sta ascoltando e non ha consuetudine con le norme - di fatto si evidenzia e si declina nella possibilità, proprio per evitare…

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). … di incorrere - e mi avvio alla conclusione, Presidente - in sanzioni e in processi, sebbene i tribunali siano pieni di cause a cui, peraltro, non viene dato corso, di prescrivere terapie in sovrabbondanza (e questo è un costo enorme, pari a 10 miliardi di euro, per lo Stato) oppure di non prescrivere quegli esami più delicati e più invasivi che talvolta, invece, possono essere dei salvavita.

Quindi, con questa mozione chiediamo di portare particolare attenzione - e vado in conclusione - alle condizioni di sistema, ma soprattutto alla messa a terra di quella che è stata l'evoluzione prima del decreto Balduzzi e poi della legge Gelli in termini attuativi. Soprattutto bisogna risolvere il tema della colpa grave, come abbiamo fatto durante la pandemia, e oggi dobbiamo mettere a regime queste scelte.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi, oggi discutiamo di questa mozione che prova a chiedere una risposta rispetto ad alcuni dei temi aperti che riguardano, nella fattispecie, la vicenda, testé ricordata dalla collega Gadda, della medicina difensiva ma, all'interno delle varie mozioni, naturalmente si è entrati in una discussione più ampia, com'era inevitabile e come era prevedibile, perché i temi e i problemi della sanità nel nostro Paese continuano a destare preoccupazione.

È di queste ore il secondo sciopero, in pochi giorni, della categoria degli eroi del COVID, categoria per la quale si è passati da eroi a vessati in poco tempo. In queste giornate c'è la discussione sulla legge di bilancio costituzionalmente - diciamo così - monocamerale e di questo ci dispiace. Quando riusciremo a vederla sarà quasi con l'arrivo del Bambinello nella grotta e da queste parti la vedremo successivamente forse con l'arrivo dei Re Magi, ma ci sarebbe piaciuto discuterla per dare dignità alla vicenda della sanità rispetto ad alcuni aspetti. Proprio per queste ragioni abbiamo inserito all'interno di questa mozione alcuni punti che chiedono al Governo di impegnarsi su temi che vanno ben oltre le questioni di cui dirò tra un po'. La prima è di adottare con urgenza, per quanto di competenza del Governo, che ovvero è tutta, iniziative per salvaguardare i trattamenti pensionistici di tutti gli esercenti le professioni sanitarie.

In queste giornate quello che sta accadendo è davvero qualcosa di incredibile, perché non c'è categoria, anche con grande rispetto del senso dello Stato, che non stia dando la sensazione rispetto a quale possa essere il problema, e le risposte continuano ad arrivare sbagliate, compreso il tentativo di portare a 72 anni l'età pensionabile, tentativo che più che consentire alla sanità di avere qualche personalità in più rischiava soltanto di rappresentare un blocco, anziché una capacità di immissione di nuove figure.

Insomma, non voglio farla lunga, molte delle cose le ha dette, e diverse le condivido, la collega Gadda, ma questa mozione parte da un tema, dalla vicenda della medicina difensiva, ovvero il rischio che i medici nel nostro Paese, anziché sentirsi liberi di poter fare la propria professione, a volte sono costretti per paura ad avere un atteggiamento remissivo, se così posso dire, senza accusare nessuno, per un rischio che si corre quotidianamente nel nostro Paese. Ci sono circa 35.000 nuove azioni legali l'anno e circa 300.000 intasano i tribunali del nostro Paese.

Il 90 per cento di queste azioni legali finisce nel nulla, perché spesso sono figlie non di errori, ma di situazioni in cui chi, ahinoi, è dovuto incorrere in una mancanza di salute prova a scaricare la propria frustrazione nelle eventuali ingiustizie che invece non aveva subito.

Poi, invece, ci sono i casi veri, ma non bisogna fare di tutta l'erba un fascio; occorre trovare una modalità di dare applicazione alle norme già esistenti, dispiegando con efficacia il concetto di dolo, che è quello che serve a sminuire tutta questa nostra vicenda.

Ed è per questo che noi, nel punto 1) della nostra mozione, nell'ottica dell'attuazione dell'articolo 32 della Costituzione, che non richiamo qui per ovvie ragioni, pensiamo sia giusta una vera depenalizzazione dell'atto medico, fatte salve quelle situazioni nelle quali si possa riscontrare la colpa grave o il dolo. Ma è chiaro che la colpa grave o il dolo, se non sono normati e vengono lasciati in una situazione di arbitrio, finiscono nei tribunali del nostro Paese, intasandolo. Queste sono alcune delle discussioni. Naturalmente chiediamo che si facciano i decreti attuativi, come ricordava prima la collega, della legge Gelli-Bianco; occorre trovare, come ho detto, la definizione chiara di colpa grave, non lasciarla al caso e procedere, per quanto di competenza, alla modifica e omogeneizzazione delle linee guida cliniche, facendo riferimento, in particolare, all'Istituto superiore di sanità.

Infine, per restare anche alla quotidianità, come ho detto prima, occorre dare una risposta alle proteste dei medici, e non solo, per quanto riguarda la vicenda delle pensioni, ma soprattutto con riferimento alla dignità e al lavoro di questi lavoratori che - dobbiamo ricordarlo - abbiamo considerato eroi nel corso della più grave crisi che abbiamo avuto nel nostro Paese, la pandemia, come ricordava prima il collega Casu, che abbiamo combattuto a mani nude grazie allo sforzo dei medici, inventandoci di tutto.

Più che avere atteggiamenti, come mi sembra sia stato detto, da terrorismo, abbiamo inculcato nel nostro Paese l'idea che da soli non ci si salva, che bisogna farlo insieme, che c'è bisogno di una forza collettiva che guidi quel percorso. A fare questa scelta non è stata una parte del nostro Paese, ma praticamente l'intero Paese, fatta salva una forza politica, perché poi tutte le altre hanno continuato su questa linea. Lo hanno fatto i due Governi precedenti, sostenendo la stessa linea; prima con il Governo Conte e poi con il Governo Draghi la linea politica non è mutata.

Quei partiti hanno sostenuto una linea in cui il nostro Paese ha avuto la maggiore difficoltà di quelle conosciute in Europa e ne è uscito grazie a un senso di responsabilità collettiva, che dobbiamo ai cittadini e ai medici che in quei giorni hanno operato a mani nude (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Quartini, che illustrerà la mozione Marianna Ricciardi ed altri n. 1-00226, di cui è cofirmatario.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Il 23 dicembre prossimo sono 45 anni che esiste il nostro Servizio sanitario nazionale pubblico, finanziato dalla fiscalità generale; un Servizio sanitario nazionale pubblico invidiato in tutto il mondo per le proprie capacità, per le proprie professionalità, per la propria capacità di essere universale, equo e uguale. Quindi ha delle caratteristiche importanti e, rispetto all'esistente, a livello mondiale, è probabilmente il Servizio che ha il minore costo.

Questo, però, non giustifica il continuare a definanziarlo, perché altrimenti si va verso il collasso, tant'è vero che lo sciopero che in questo periodo è stato promulgato dalle maggiori sigle sindacali degli operatori sanitari, non solo i medici, è uno sciopero che rivendica la loro dignità, fondamentalmente. È uno sciopero che rivendica che ci siano maggiori finanziamenti per il Servizio sanitario nazionale; un Servizio sanitario nazionale che è stato definanziato negli ultimi 20 anni, secondo alcune stime, fino a 50 miliardi; negli ultimi 10 anni 37 miliardi in meno, da autorità indipendenti, non dalle forze politiche.

Sicuramente non è stato definanziato solo in questa fase e da questo Governo, ma sicuramente c'è stato un meccanismo fondamentalmente di fare cassa sul welfare e sulla sanità pubblica da parte di vari soggetti, eccetto il periodo della pandemia, dove siamo riusciti a rifinanziare comunque il Servizio sanitario nazionale attorno alla media europea in termini di spesa sanitaria sul PIL, cosa abbastanza significativa e importante.

Allo stesso tempo, chi ha scioperato ha messo al primo posto, insieme alla necessità di rifinanziare in maniera adeguata il Servizio sanitario nazionale, finalmente il superamento del tetto alle assunzioni di personale, in un contesto dove noi sappiamo che c'è una carenza di personale significativa - alcuni dicono fino a 30.000 medici e fino a 70.000 infermieri nel Servizio sanitario nazionale -, in modo da poter davvero contare su un servizio diffuso, su un servizio di prossimità, su un servizio capace di dare risposte ai bisogni di salute.

Altro punto rivendicato nelle piattaforme degli scioperi è senz'altro il problema del trattamento economico sia dei medici, sia degli infermieri, sia degli OSS; trattamento economico che è decisamente al di sotto della media OCSE, della media europea. Insieme a questo, un altro punto centrale è quello della medicina difensiva. Troppe sono le istanze presentate dai cittadini in termini di rivalsa sui trattamenti sanitari, troppe sono le situazioni che in qualche modo vanno a coinvolgere i medici.

Si parla di 300.000 cause per colpa medica; 35.000 ogni anno sono le richieste di risarcimento. La maggior parte riguarda la chirurgia e altri contesti. Cause, peraltro, come è già stato sottolineato da altri, che in oltre il 90 per cento dei casi finiscono nel nulla.

Quindi c'è un'esigenza, ovviamente, perché chiaramente andare incontro a un contenzioso implica stress, implica ansia, implica costi, implica avvocati, implica tutto il resto. Tutto questo, sicuramente, è legato al tema molto complesso della cosiddetta medicina difensiva. Intanto, chiariamoci: medicina difensiva per chi? Chi è che si deve difendere? Addirittura, si deve difendere colui che ha fatto il giuramento di Ippocrate, che ha giurato di difendere le persone, lo ripeto, di difendere le persone. Pensate che nel giuramento di Ippocrate si difendono tutti: tutti gli individui; non si viaggia col passaporto per essere curati, nel giuramento di Ippocrate, quindi, è proprio una missione importante, straordinaria. Ora, pensare che chi fa questo giuramento possa agire per dolo è già una bestemmia, a maggior ragione se siamo di fronte a fatti - tra virgolette - legati a degli aspetti organizzativi, a degli aspetti che invece non riguardano il medico in prima persona; il medico comunque si trova a dover rispondere in prima persona anche rispetto a ciò che non è stato fatto in maniera adeguata.

Dove nasce il problema principale della medicina difensiva? Il problema principale della cosiddetta medicina difensiva - che, sostanzialmente, in termini di definizione è l'esigenza di evitare le conseguenze giudiziarie dell'atto medico - nasce soprattutto in quei contesti dove si realizza una sorta di abuso nella prescrizione di farmaci, nella prescrizione di esami, di accertamenti sanitari, di pratiche cliniche con rilevanti conseguenze anche nei confronti dei costi stessi. Quindi, si tratta di un tema importante anche da un punto di vista di contenimento della spesa sanitaria, perché noi sappiamo che la medicina difensiva è in grado di generare, fondamentalmente, fino a oltre 10 miliardi di costi aggiunti per il Servizio sanitario nazionale, 10 miliardi che potrebbero essere utilizzati in altro modo.

Come si dovrebbe intervenire rispetto a questo fenomeno? Sono grosso modo 3 i punti essenziali. Il maggior rischio di contenziosi medico-legali che, lo ripeto, nel 90 per cento si risolvono in nulla, riguardano patologie croniche, riguardano persone anziane, riguardano, quindi, soggetti affetti da polipatologia che hanno, insieme a queste molte patologie, molte prescrizioni, ovviamente, il più delle volte molto costose. Come si dovrebbe intervenire in primis su questo tema così significativo, così importante? Prima di tutto si dovrebbe essere capaci di far riemergere la grande dimenticata della medicina: la prevenzione. La prevenzione sarebbe assolutamente importante. Dobbiamo entrare nell'ordine di idee che bisognerebbe lavorare più sulla salute che sulla malattia. Si dovrebbe cercare di evitare la cronicizzazione di problemi importanti, che implicano polipatologie e che implicano multi prescrizioni.

Con la conoscenza attuale, poi, da parte soprattutto dei pazienti, c'è anche una maggiore esigenza. Addirittura, qualcuno ha cominciato a suggerire di non chiamare più i pazienti con il nome “paziente”, ma con il nome “esigente”, perché chiaramente con la crescita tecnologica, con la diffusione su Internet di tutte le notizie, tutti pensano che per ogni problema ci possa essere un rimedio e, quindi, si genera una sorta di consumismo dei farmaci importanti e i medici si trovano spesso a dover fare prescrizioni multiple.

Addirittura, ci sono persone che assumono fino a 14 farmaci diversi nell'arco della giornata. Provate a pensare, per esempio, a un diabetico che abbia anche un'insufficienza respiratoria o che abbia un'ipertensione da controllare: si arriva a 14 o 15 farmaci contemporaneamente. Pensate, 14 o 15 farmaci che interagiscono fra loro, nel nostro organismo, con una farmacocinetica, un metabolismo complessissimo, generano fino a 100 sostanze diverse che possono avere sicuramente effetti tossici, ma non c'è ancora nessuno studio che dimostri che 15 farmaci siano meglio di 10 o che 10 farmaci siano meglio di 5. Occorre fare, quindi, molto lavoro e molta formazione anche su quella che dovrebbe essere la capacità di revisionare continuamente le terapie, per arrivare a una riconciliazione terapeutica. Pensiamo che solo per gli effetti collaterali dei farmaci, arriviamo al 10 per cento di ospedalizzazioni.

Quindi, giusto per dare un ordine di grandezza, quando si parla di queste cose, al primo posto ci dovrebbe essere la capacità di fare prevenzione. A proposito di prevenzione, ad esempio, per quanto riguarda i diabetici, ricordo che i diabetici di secondo tipo, quelli anziani, sono 3.700.000 nel nostro Paese. Con un'alimentazione corretta, con un contenimento e un mantenimento del peso corporeo, con l'esercizio fisico, si potrebbero curare senza farmaci e noi ci troviamo, ad oggi, con soggetti che arrivano fino a 15 farmaci contemporaneamente, con un costo immenso. Quando dico che la medicina difensiva, poi, comporta dei costi così significativi, lo dico a ragion veduta.

Chiaramente, da questo punto di vista, un altro aspetto importante è quello di agire sul mercato dei farmaci, perché uno dei temi fondamentali è dare seguito, finalmente, ai decreti attuativi della legge Gelli, che è stata rammentata poc'anzi. Uno dei meccanismi di mercato più significativi è che gli studi e le ricerche sui farmaci sono fatti dalle aziende farmaceutiche che, ovviamente, hanno dei conflitti di interesse su questi aspetti e, quindi, queste informazioni vengono date attraverso le loro capacità di marketing. Non esistono autorità indipendenti di ricerca e autorità indipendenti per lo sviluppo di studi rispetto alle nuove molecole che vengono inserite nel mercato. Si chiama “mercato”, quindi, c'è un rischio di consumismo e anche su questo ci vorrebbe più trasparenza. La stessa legge Gelli attribuisce all'Istituto superiore di sanità l'indicazione delle linee guida indispensabili anche per ridurre l'abuso di prescrizioni, perché le linee guida, comunque, danno una cornice che tutela il medico rispetto al rischio di colpa lieve - e, quindi, già questo è in essere -; tuttavia, l'Istituto superiore di sanità fa proprie le linee guida che provengono dalle società scientifiche e le stesse società scientifiche difficilmente riescono a sopravvivere se non hanno una sponsorizzazione e di solito chi sponsorizza le società scientifiche sono le aziende farmaceutiche.

Allora, per esempio, si introducono centinaia di farmaci nuovi, giudicati innovativi senza aver indagato fino in fondo qual è il valore terapeutico aggiuntivo rispetto alle terapie che già conosciamo. Se ci fossero delle autorità indipendenti e si facesse una modifica nel modo di introdurre nuove molecole, che non dovrebbero essere misurate contro placebo, ma contro le molecole già esistenti, forse, si ridurrebbe il rischio di consumismo farmaceutico e anche questo è un altro aspetto sicuramente importante.

Altro elemento molto importante che viene spesso trascurato è il seguente. Da alcuni studi importanti sui contenziosi medico-legali noi sappiamo che circa il 70 per cento dei contenziosi medico-legali potrebbero essere risolti attraverso una comunicazione efficace. Sappiamo che, laddove c'è una capacità d'accoglienza e di relazionarsi con i pazienti e le proprie famiglie, in quel contesto lì, il rischio di contenzioso è bassissimo, addirittura si riduce del 70 per cento. Questo che cosa vuol dire? Non vuol dire che i nostri sanitari non sanno comunicare, ma che i nostri sanitari non sono messi nella condizione di comunicare bene, perché i nostri sanitari sono oberati di lavoro, manca il personale, c'è bisogno di personale che vi si dedichi, fin dall'inizio, da quando il paziente arriva al pronto soccorso, fino a che non esce dall'ospedale, in una sorta di capacità di case manager diffuso nel contesto dell'ospedale, nel contesto del pronto soccorso. Per far questo c'è bisogno di personale adeguato e formato.

Quindi, da questo punto di vista, già riuscire a intervenire sulla prevenzione, da un lato, e sulla formazione, dall'altro, ridurrebbe al minimo il rischio di contenzioso medico legale, ridurrebbe il rischio di dover ricorrere alle varie situazioni di tutela di tipo assicurativo sulle quali ancora non ci sono, peraltro, elementi sufficienti per garantire un soddisfacimento di questo bisogno da parte degli operatori sanitari.

Quando Gelli fece la sua legge, scriveva che la medicina difensiva rappresenta fra l'11 e il 23 per cento di tutte le prestazioni. Con la prevenzione, probabilmente, si ridurrebbero, con un'analisi di mercato, rispetto alle aziende farmaceutiche, si potrebbe intervenire. Nel dettaglio, i medici dichiarano di prescrivere farmaci - 53 per cento -, visite specialistiche - 73 per cento -, esami di laboratorio - 71 per cento -, esami strumentali - 76 per cento -, ricoveri - 50 per cento -, anche per il timore di ricevere una denuncia da parte dei pazienti. Il 78 per cento ha paura di ricevere una denuncia. Mica si può lavorare in questo modo! È veramente complicato. Anche seguendo le linee guida pedissequamente è complicato riuscire ad arginare un fenomeno come questo. Sempre Gelli stimava del 10,5 per cento circa i costi della medicina difensiva: 10 miliardi all'anno! A più di sei anni di distanza dall'approvazione della legge Gelli, mancano ancora taluni decreti attuativi che, di fatto, la rendono inefficace per la parte intesa a definire i criteri e le modalità per la vigilanza e il controllo sulle imprese di assicurazione.

Si è parlato di assicurazioni, si è parlato di aziende farmaceutiche sulle quali difficilmente si interviene; evidentemente, hanno un potere molto significativo su noi politici, tanto è vero che, anche rispetto agli extraprofitti, ci son state resistenze molto significative. Ma la legge Gelli ci dava anche un altro suggerimento rispetto alla medicina difensiva: ci diceva di avviare, in maniera adeguata, in tutte le regioni e in tutte le ASL, percorsi di valutazione e di intervento sul rischio clinico. Si parla della capacità del sistema di guardarsi, non di giudicarsi - attenzione - perché per giudicare ci sono giudici; il sistema si deve autovalutare e attraverso un'autovalutazione, con criteri rigorosi, si possono migliorare le performance di tutta l'équipe che lavora, anche nell'ambito delle case della comunità o della salute delle équipe territoriali, attraverso anche la valutazione del rischio clinico, che vuol dire soprattutto, almeno dal nostro punto di vista e in quest'ottica, l'identificazione di mancati eventi di rischio di salute dei pazienti: attraverso ciò possiamo migliorare una serie di performance. Pensate che - e questo chiaramente implica anche, da parte dei pazienti, questa tipologia di problematica - nell'ultimo studio che mi sembra risalga al 2020-2021 sugli esiti di salute, in particolare sulla cosiddetta mortalità evitabile, si osservavano, sotto i 75 anni - quindi, pensate, la mortalità evitabile non si va a guardare nel soggetto anziano, si va a guardare nei soggetti che ancora hanno una residua capacità di contribuire a un sistema produttivo ed economico - circa 300.000 decessi evitabili. Cosa sono i decessi evitabili? I decessi evitabili sono la somma della mortalità prevenibile, insieme alla mortalità trattabile. La mortalità prevenibile è quella che ho citato in precedenza: se tutti smettessimo di fumare, se tutti riducessimo o eliminassimo il consumo di bevande alcoliche, se tutti fossimo in normopeso, se tutti facessimo attività fisica, se tutti riuscissimo a contenere la glicemia, se tutti riuscissimo a contenere la pressione alta, se tutti riuscissimo a contenere il colesterolo, se tutti riuscissimo a smettere di aggiungere sale agli alimenti (giusto per dirne alcune), se riuscissimo a fare queste operazioni si ridurrebbe a 150.000 il numero di decessi evitabili. Ne rimangono 150.000. Quali sono i 150.000? Sono quelli trattabili, quelli su cui si può intervenire, successivamente, quando le persone si sono ammalate.

Uno dei temi più importanti e che spesso chiama in causa le strutture sanitarie e i medici che vi lavorano sono i decessi causati dell'antimicrobico-resistenza, cioè il fatto che una persona va in ospedale, dovrebbe essere trattato, dovrebbe essere guarito, ma gli viene l'infezione ospedaliera e ha un decesso. Queste sono cause su cui si può intervenire sotto vari aspetti, naturalmente, attraverso una lotta efficace a un antibiotico-resistenza, attraverso l'eliminazione dell'abuso degli antibiotici negli allevamenti intensivi, attraverso la capacità, nostra, di non somministrare, tutte le volte che una persona ha la febbre, subito l'antibiotico. Quindi, c'è da fare cultura, non solo sulla classe medica o infermieristica, ma anche cultura generale, è una cultura importante da impartire, c'è un problema enorme, da questo punto di vista, su cui si deve assolutamente intervenire. Ma ancora oggi pensare che si possa entrare in ospedale e che ci possa essere, nella mortalità evitabile, che è la somma tra la mortalità prevenibile e quella trattabile, quella trattabile, su cui davvero si può intervenire, la dice lunga sul rischio, sapendo queste notizie, che ciascun sanitario corra di fronte a questo tema.

Nella mozione si prevede di chiedere che le strutture sanitarie assumano personale, che per il personale sanitario sia previsto un trattamento economico adeguato, che si faccia formazione, c'è richiesta che ci siano i decreti attuativi della legge Gelli, c'è di tutto. Sono 16 punti, che invito tutti a valutare, a vedere. Si chiede, inoltre, di attivare, finalmente, i percorsi sul rischio clinico in tutte le regioni.

Concludo ringraziando davvero il Presidente per questo tempo ulteriore che mi dà e per dire quest'ultima frase che Bertolt Brecht faceva dire a Galileo: “Beati quei popoli che non hanno bisogno di eroi”. Noi abbiamo un capitale umano professionale straordinario nel nostro Servizio sanitario nazionale. Cerchiamo di sostenerlo, invece di cercare di farlo lavorare fino a 72 anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Vietri. Ne ha facoltà.

IMMA VIETRI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, voglio anticipare che è in corso di presentazione la mozione di tutto il centrodestra sulla responsabilità medica, su cui verterà il mio intervento.

In Italia, l'errore commesso dal medico può essere sanzionato penalmente, come accade solo in altri due Paesi, Polonia e Messico, una situazione che spinge i medici bianchi verso la cosiddetta medicina difensiva, ovvero l'eccesso di prescrizioni di esami o prestazioni proprio per timore di incorrere in contenziosi legali, aumentati del 65 per cento, negli ultimi 10 anni. Tale fenomeno ha effetti devastanti sul sistema sanitario nazionale, perché, da una parte, porta a prescrivere esami inutili, costosi e talvolta invasivi e, dall'altra, toglie spazio a chi di quegli esami avrebbe veramente bisogno, contribuendo ad allungare le liste di attesa. I pazienti sono le prime vittime della medicina difensiva, soprattutto negativa, in quanto capita di non trovare medici che vogliono effettuare interventi chirurgici, potenzialmente risolutivi, ma rischiosi. Così come l'attuale grave crisi di personale nei pronto soccorso è causata in parte anche dall'alto rischio di ricevere denunce per i medici che vi lavorano. Le conseguenze della medicina difensiva hanno, peraltro, un impatto sociale importante, dall'aggravio economico sul bilancio dello Stato, incidendo sulla sanità pubblica per circa 10 miliardi l'anno, 22,5 miliardi di euro annui in termini di costi per i contribuenti, ossia il 15 per cento della spesa sanitaria annuale, senza che a ciò corrisponda un aumento di qualità e di sicurezza del Servizio sanitario nazionale. Vi è la difficoltà, poi, di trovare copertura assicurativa idonea per i sanitari e per le strutture sanitarie, con una diminuzione dell'offerta da parte delle compagnie assicurative e un aumento insostenibile dei premi assicurativi, soprattutto per talune specialità sanitarie, fino ad arrivare alla conseguente limitazione del diritto alla salute riconosciuto dall'articolo 32 della nostra Costituzione.

Caratteristiche del fenomeno sono, dunque, l'assenza di serenità per il sanitario, la sfiducia nel sistema sanitario nazionale da parte del paziente, che non riceve le cure adeguate, la crescita esponenziale dei costi per l'intera collettività per prestazioni, in realtà, evitabili e, infine, il sacrificio della prevenzione. Secondo, le recenti inchieste sono circa 300.000 le cause per colpa medica, 35.000 ogni anno le richieste di risarcimento. Nonostante il 90 per cento delle cause intentate finisca in un'assoluzione o un'archiviazione, la preoccupazione e il malessere della classe medica è costante perché comunque le indagini vengono avviate e i processi continuano ad avere corso, lasciando stremati i sanitari, costretti ad affrontare defatiganti difese in punto di fatto e di diritto e a fare ricorso a consulenti tecnici e avvocati specialisti del settore. Il nostro legislatore è intervenuto nel 2017, con la legge n. 24, conosciuta anche come legge Gelli-Bianco, con l'obiettivo di ridefinire la responsabilità del personale sanitario. Ma se la legge ha avuto effetti positivi, non ha, però, segnato un decisivo deterrente alla litigiosità e a incidere sul fenomeno della medicina difensiva. Un sistema professionale come quello medico a rischio continuo di indagine penale, non è, però, un sistema più attento e diligente, ma è un sistema che riduce i rischi di chi agisce cercando maggiori tutele formali, anche se a scapito dell'utenza. Il medico dovrebbe essere chiamato ad affrontare scelte e ad assumere decisioni non sulla base delle eventuali ripercussioni in ambito giudiziario, ma per garantire la salvaguardia dei diritti umani e della tutela della salute. Nel campo sanitario, così come in altri settori caratterizzati da attività a elevato rischio, occorre privilegiare le esigenze della prevenzione rispetto alla ricerca del colpevole, fermo restando il soddisfacimento del diritto dei danneggiati al risarcimento dei danni.

Per far fronte a tale problema e riportare maggiore tranquillità tra chi opera nelle corsie degli ospedali è necessaria la limitazione dei casi di punibilità penale del personale sanitario alle sole condotte caratterizzate da dolo o colpa grave, arginando altresì il ricorso alle liti temerarie. Inoltre, dobbiamo garantire nelle strutture sanitarie condizioni di lavori idonee e tali da contenere il fenomeno della medicina difensiva, finora negate da decenni di politiche sanitarie scellerate, caratterizzate da blocchi del turnover e tagli della spesa pubblica del sistema sanitario nazionale, un fenomeno che, a causa della riduzione dell'organico e del deterioramento delle condizioni di lavoro del personale sanitario, stressato da turni massacranti, rischia di crescere esponenzialmente, con rilevanti conseguenze sulla salute quale diritto costituzionalmente garantito. Per cambiare le cose, abbiamo bisogno, in sostanza, di mutare profondamente il paradigma di quella che è la colpa medica, il che non vuol dire rendere il medico impunito ove commetta un errore, ma limitare quell'errore ai casi di grave inadempimento professionale, sempre avendo bene a mente la specificità dell'atto medico.

Partendo dall'analisi statistica del contenzioso medico-paziente, in Italia emerge, inoltre, la necessità di istituire luoghi di confronto - e non contrapposizione - per la soluzione delle controversie. I tempi sono maturi perché accanto al ricorso alla via giudiziaria si possa introdurre un sistema alternativo di risoluzione delle controversie che coinvolga tutte le parti in causa per ricostruire la vicenda clinica, con l'ausilio delle migliori professionalità del mondo giuridico, medico-legale, clinico-specialistico e assicurativo, per trovare una soluzione conciliativa, tempestiva e condivisa. Un sistema che ha già dato prova di grande successo in Francia, in Belgio e a Bolzano, in Italia. Del pari, la distinzione delle fonti di responsabilità, separando la posizione del medico da quella della struttura, solleverà i medici da ulteriori preoccupazioni. La serenità del medico nel suo operato è un patrimonio della comunità e in tal senso deve essere difesa, senza ovviamente limitare la piena tutela giuridica del paziente.

Fratelli d'Italia è al fianco dei medici ed è per questo che chiediamo una riforma della responsabilità professionale del personale sanitario. Di questa necessità se n'è fatto carico anche il Governo, che ha insediato una commissione ministeriale per lo studio e l'approfondimento delle questioni sulla colpa professionale medica, composta da giuristi e specialisti in ambito medico, che avranno il compito di individuare un punto di equilibrio per garantire al paziente una piena tutela e assicurare al medico tranquillità e serenità nell'esercizio della sua professione. È necessario che il paziente si fidi del medico e che il medico operi in condizioni organizzative ottimali. La sanità italiana può, e deve, ripartire da qui: solo così potrà essere veramente garantito il diritto alla salute (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patriarca. Ne ha facoltà.

ANNARITA PATRIARCA (FI-PPE). Grazie Presidente. Leggendo le mozioni presentate e ascoltando gli interventi in Aula nella giornata odierna, mi rendo conto che quando parliamo di medicina difensiva siamo tutti sostanzialmente d'accordo, sull'analisi delle cause e sulle soluzioni da adottare, tanto da poter auspicare - come pure si stava cercando di fare in Commissione - una mozione unitaria. Ma il richiamo dell'Aula in un momento di esposizione mediatica dovuta anche alle manifestazioni di protesta di questi giorni è stata più forte di un'esigenza di unitarietà, che pure quest'Aula ha con successo sperimentato in tema di salute e che non disperiamo possa comunque arrivare: sarebbe un segno di grande maturità di questo Parlamento. Su questo punto, come sulle altre questioni sollevate dai colleghi di opposizione, questo Governo e questa maggioranza hanno prestato e prestano l'attenzione invocata in Aula dai consiglieri intervenuti. Difatti, sul punto della responsabilità dei medici non solo in XII Commissione - come detto - stavamo cercando di strutturare una mozione unitaria, ma lo stesso Governo è intervenuto istituendo presso il Ministero della Giustizia un tavolo sul punto. Come molti di noi hanno sottolineato, la passata pandemia ha messo in luce e accentuato le sfide affrontate dalla professione medica nell'assicurare l'assistenza ai cittadini. Queste difficoltà spesso derivano da un contesto organizzativo e normativo nel campo della politica sanitaria, che riflette il passare del tempo ed evidenzia la necessità di una riforma di sistema, ne siamo consapevoli. Il Governo sta affrontando questa sfida con attenzione, serietà e consapevolezza, adottando un approccio graduale, senza annunci eclatanti di rivoluzione. Le criticità e il conseguente disagio coinvolgono tutte le componenti la professione medica, dai professionisti ospedalieri ai medici di famiglia, dai medici del servizio del 118 agli specialisti ambulatoriali, dagli specializzandi ai medici della continuità assistenziale, dai medici delle strutture residenziali alle figure della sanità privata, fino agli odontoiatri e ai liberi professionisti, ognuno con specifici problemi di gestione assistenziale. I medici hanno assunto con generosità e senso di responsabilità l'incarico di assistere i pazienti in un momento critico per il nostro Paese, nonostante le carenze di personale e la criticità degli strumenti e dei modelli di assistenza. Hanno affrontato la situazione senza ricevere ulteriori adeguate compensazioni, continuando a dedicarsi agli straordinari non retribuiti, ai turni prolungati oltre gli orari fissati, rinunciando ai giorni di ferie, ricordiamo tutti quei giorni. Le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per la riorganizzazione del sistema sanitario si concentrano principalmente su interventi di natura strutturale. È evidente che ciò comporterà una revisione dei modelli assistenziali soprattutto a livello territoriale e, di conseguenza, influenzerà il ruolo e le funzioni dei professionisti sanitari. Affrontare oggi la questione medica significa partecipare attivamente al processo di riforma, orientato a migliorare la qualità complessiva del sistema, valorizzando in particolare il ruolo e la figura del medico. E i professionisti della salute occupano un ruolo centrale nella costruzione della nuova realtà assistenziale, orientata anche all'innovazione tecnologica, alla sinergia strategica, all'incremento delle competenze individuali e di squadra, all'integrazione dei servizi e allo sviluppo di competenze manageriali. Questa nuova prospettiva mira a rispondere ai crescenti bisogni dei pazienti, a rafforzare le reti ospedaliere e le strutture di prossimità e ad affrontare le disuguaglianze radicate nelle diverse regioni del Paese. Forse la vera e più importante sfida del nostro sistema sanitario nazionale è garantire un'omogeneità nelle prestazioni di qualità e nel servizio delle cure domiciliari. Gli investimenti strutturali devono andare, però, di pari passo con un adeguato potenziamento delle risorse professionali. La medicina difensiva, di cui si è parlato con dovizia di particolari in quest'Aula, considerata espressione del disagio degli operatori sanitari, rappresenta solo una delle cause del sovrautilizzo dei servizi e delle prestazioni sanitarie. Questo fenomeno è il risultato di complesse interazioni tra diverse categorie di stakeholder nel settore sanitario, pertanto qualsiasi soluzione per affrontare la medicina difensiva deve contemperare interventi sociali e culturali di sistema, con particolare enfasi sulla responsabilità pubblica di fornire informazioni accurate ai cittadini riguardo all'efficacia, alla sicurezza e all'adeguatezza degli interventi sanitari.

Le cause del sovrautilizzo di servizi e prestazioni sanitarie hanno portato a una deviazione dall'originario scopo del Servizio sanitario nazionale che oggi sembra concentrarsi esclusivamente sull'erogazione di tali servizi, contrariamente a quanto stabilito dalla legge n. 833 del 1978, che ne delineava l'obiettivo di promuovere, mantenere e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione. Per farlo, però dobbiamo - come si dice - mettere in sicurezza i protagonisti del sistema sanitario, sia dal punto di vista applicativo che normativo, anzitutto riformando la disciplina della responsabilità medica e bilanciando la protezione degli operatori sanitari da azioni legali ingiuste con la tutela dei diritti dei pazienti danneggiati da negligenza medica. Dobbiamo evitare le condotte attive e omissive, consapevoli o inconsapevoli, che non obbediscono alle necessità reali del paziente, ma all'intento di evitare rischi di denunce che derivano da atteggiamenti quali prescrizioni di esami e terapie non necessarie o scelte, evitabili, di interventi o procedure diagnostiche, che producono effetti devastanti sul sistema sanitario nazionale, in termini, da un lato, di costi e di disagi, quali l'allungamento, per esempio, delle liste d'attesa.

Gli strumenti possono e devono essere molteplici per affrontare questa questione, come, ad esempio, limitare la responsabilità penale dell'esercente la professione sanitaria, o, ancora, introdurre un sistema di risoluzione alternativa delle controversie, con una commissione indipendente per conciliare, attraverso professionisti giuridici, medici e assicurativi, adottare i decreti attuativi - è necessario - della legge Gelli-Bianco, per rafforzare le buone pratiche cliniche e la valutazione delle attività sanitarie con indicazioni di processo e di esito, prevedere, nelle more di una revisione della legge n. 24 del 2017, e in considerazione di quanto attestato dalla letteratura internazionale in materia, all'incidenza che la carenza degli organici produce sul verificarsi di eventi diversi, l'esclusione della responsabilità dell'esercente la professione sanitaria, non solo nei casi in cui la condotta professionale sia coerente rispetto alle evidenze scientifiche disponibili, ma anche quando sussistono condizioni di lavoro caratterizzate da carenze strutturali e organizzative.

Questo richiama anche a una responsabilità generale di riorganizzazione del Sistema sanitario. Un approccio evidente che mira a creare un equilibrio tra le necessità di responsabilizzare i professionisti della salute e la comprensione delle difficoltà intrinseche alla pratica medica, al fine di mettere in condizione i primi di operare in tranquillità, senza la mannaia di ingiusta responsabilità, e di beneficiare comunque di una prestazione sanitaria efficace, mirata e finalizzata, non già alla pratica del minor male, ma a quello della guarigione.

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Si riserva.

Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di martedì 19 dicembre 2023 l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla VII Commissione (Cultura): S. 840 - senatore Marti: “Istituzione di un contributo stabile all'Istituto della Enciclopedia Italiana” (approvata dalla VII Commissione permanete del Senato) (1550).

Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali Ilaria Fontana ed altri n. 1, Simiani ed altri n. 2 e Bonelli ed altri n. 3, riferite al disegno di legge n. 1606, di conversione del decreto-legge n. 181 del 2023, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame e la votazione di tali questioni pregiudiziali saranno collocati quale secondo argomento all'ordine del giorno della seduta di domani, martedì 19 dicembre, al termine dell'informativa urgente del Governo e prima dell'assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1550 e del seguito dell'esame della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 19 dicembre 2023 - Ore 8,30:

1. Informativa urgente del Governo in merito alle recenti dichiarazioni relative alla magistratura rilasciate alla stampa dal Ministro della difesa.

2. Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023.

(C. 1606​)

3. Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1550 .

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 795 - Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 (Approvato dal Senato). (C. 1555​)

Relatrice: ANDREUZZA.

5. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzo di captazioni informatiche nei confronti di Cosimo Maria Ferri (deputato all'epoca dei fatti). (Doc. IV, n. 1-A)

Relatore: PITTALIS.

6. Seguito della discussione del disegno di legge:

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2022-2023. (C. 1342-A​)

Relatori: CANDIANI e MANTOVANI.

7. Seguito della discussione della proposta di legge:

CAFIERO DE RAHO ed altri : Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di illeciti agro-alimentari. (C. 823​)

8. Seguito della discussione della proposta di legge:

DE LUCA e BONAFÈ: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità, fatto a Bruxelles il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021. (C. 712​)

e dell'abbinata proposta di legge: MARATTIN ed altri. (C. 722​)

Relatrici: QUARTAPELLE PROCOPIO e GRUPPIONI.

9. Seguito della discussione della proposta di legge:

PITTALIS ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione. (C. 893-A​)

e delle abbinate proposte di legge: ENRICO COSTA; MASCHIO ed altri; BISA ed altri. (C. 745​-1036​-1380​)

Relatori: ENRICO COSTA e PELLICINI.

10. Seguito della discussione delle mozioni Faraone ed altri n. 1-00224, Girelli ed altri n. 1-00225 e Marianna Ricciardi ed altri n. 1-00226 concernenti iniziative in materia di disciplina della responsabilità professionale degli operatori sanitari e per il superamento delle criticità connesse alla carenza di organico del personale .

La seduta termina alle 15,55.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: GIANLUCA CARAMANNA (A.C. 1555​)

GIANLUCA CARAMANNA (FDI). (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 1555​). Colleghi, Sottosegretario Bitonci, giunge oggi all'attenzione dell'aula la legge annuale per il mercato e la concorrenza.

È un traguardo importante perché fino ad ora la legge sulla concorrenza non era mai stata approvata per due anni consecutivi: in quindici anni, dal 2009, era stata portata a termine dai precedenti governi solo due volte, nel 2017 e nel 2022.

Questa sarà la terza, con l'orizzonte di realizzarla ogni anno come prescrive la legge, con puntualità e determinazione. L'avevamo detto e l'abbiamo fatto.

Come accennavo, è un provvedimento che per legge va adottato ogni anno per rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo o amministrativo, all'apertura dei mercati e promuovere lo sviluppo della concorrenza e garantire la tutela dei consumatori. Si tratta oltretutto anche di uno dei tanti obiettivi che il nostro Governo sta perseguendo in tutti i suoi provvedimenti, come avvenuto con il DL Asset che ha introdotto maggior concorrenza e trasparenza nel settore dei taxi e del trasporto aereo.

Il disegno di legge è stato presentato dal Governo al Senato l'11 luglio scorso, ai sensi dell'articolo 47 della legge n. 99 del 2009 ed è stato approvato, con modifiche, il 15 novembre 2023.

Per noi di FDI, aprire al mercato è una grande opportunità, opportunità per eliminare gli odiosi abusi di posizione dominante, abbattere i monopoli e per migliorare e rendere più efficienti i servizi, in special modo per ciò che attiene alle infrastrutture strategiche.

Ebbene, sul tema delle privatizzazioni non possiamo tralasciare il tema della proprietà delle reti e delle infrastrutture nazionali. Da sempre, Fratelli d'Italia sostiene che uno Stato che voglia considerarsi autenticamente sovrano deve necessariamente detenere la proprietà delle reti e delle infrastrutture nei settori di rilevanza strategica e tutelare l'interesse nazionale.

Tra le infrastrutture strategiche certamente dobbiamo annoverare quelle relative ai trasporti (autostrade, ferrovie, porti, aeroporti), alla produzione e distribuzione dell'energia, alle risorse idriche, alle telecomunicazioni e ai servizi postali.

In tali settori, il sistema dei controlli non può essere affidato al mero esercizio dei poteri speciali codificati dalla normativa vigente in materia di Golden Power, ma va profondamente rivisto nel senso di sancire la preminenza dell'interesse pubblico generale nella corretta gestione da parte dei privati.

Dunque al fine di assicurare la proprietà pubblica delle reti e delle infrastrutture strategiche, occorre rendere nazionali e/o acquisire quelle già private, vietare nuove cessioni ai privati, e prevedere dunque la necessaria proprietà pubblica di quelle di nuova realizzazione.

Ma v'è di più, perché Fratelli d'Italia ha sempre affermato con fermezza la necessità di introdurre nell'ordinamento italiano una "clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale", cui adeguare le nuove concessioni messe a gara a seguito di caducazione o scadenza, nonché le concessioni attualmente .in essere, a seguito di adeguata ricontrattazione con i concessionari.

La "clausola di salvaguardia dell'interesse nazionale" dovrà prevedere per ogni concessione un meccanismo ampliato e rafforzato di Golden power che preveda anche un controllo preventivo delle decisioni societarie attraverso il quale lo Stato possa intervenire a tutela dell'interesse pubblico e all'occorrenza revocare la gestione che non assicuri la realizzazione dei principali obiettivi.

È in questo contesto che nasce dapprima il DL 105/2019 e successivamente il Decreto liquidità per l'implementazione dei Goden Powers, che guardano in particolare all'ambito di applicazione della normativa, e ai correlati poteri di intervento statale in caso di pericolo per gli interessi nazionali e sui meccanismi di controllo (cc.dd. di screening).

L'Europa da una parte, chieda di aprire al mercato, ma dall'altra è ben consapevole della impossibilità di minare le sovranità degli stati membri al punto da far venir meno l'interesse nazionale. Così ha fornito degli strumenti si protezione che tutelano dalla predazione di asset strategici e rilevanti posta in essere da parte di investitori. Peraltro gli altri stati membri fanno della protezione dell'interesse nazionale sempre un dogma, fatta eccezione per l'Italia che, con questi ultimi interventi normativi, blandi e comunque non sufficientemente incisivi, come in più occasioni segnalato da Fratelli d'Italia, comunque sembra voler chiudere il recinto dopo che i buoi sono scappati. La svendita infatti del nostro patrimonio, iniziata negli anni novanta e culminata con l'impoverimento senza sosta di tutto il patrimonio nostrano, ha ormai determinato una situazione di stallo nella crescita infrastrutturale e un sostanzioso gap rispetto alle altre nazioni europee. Si pensi alle privatizzazioni nei settori dell'energia, delle telecomunicazioni, delle infrastrutture autostradali e ferroviarie che hanno cagionato negli anni aumenti delle tariffe, carenza di investimenti e conseguente peggioramento dei servizi.

E dunque, infine, è bene rammentare le parole di Mario Draghi, pronunciate sul Britannia nell'inizio dell'estate del 1992: "la decisione sulla privatizzazione è un'importante decisione politica che va oltre le decisioni sui singoli enti da privatizzare. Pertanto, può essere presa solo da un esecutivo che ha ricevuto un mandato preciso e stabile".

Ebbene, oggi, col DDL concorrenza, si segna un passo sostanziale in tema di privatizzazioni, un passo in avanti importante verso la modernizzazione del nostro Paese, grazie alla rimozione di ostacoli regolatori anacronistici e all'introduzione di misure a vantaggio della competitività delle imprese e dei diritti dei consumatori.

Complessivamente, il disegno di legge, a seguito delle modifiche approvate in prima lettura dal Senato, consta di ben 22 articoli e concorre all'attuazione di alcuni obiettivi del PNRR da attuarsi entro la fine del 2023.

Venendo più nel dettaglio dell'articolato:

L'articolo 1 modifica le norme che disciplinano l'adozione dei piani di sviluppo della rete di trasporto del gas naturale e della rete elettrica di trasmissione nazionale che saranno predisposti ogni due anni, anziché con cadenza annuale.

L'articolo 2 prevede la promozione di campagne informative e programmi di formazione per imprese e consumatori sulle potenzialità dei contatori intelligenti. Il comma 2, in particolare, attribuisce all'ARERA il compito di stabilire gli obblighi in capo alle imprese di distribuzione di informare i clienti sulle funzionalità dei contatori intelligenti. Il comma 3 affida ad Acquirente Unico S.p.A. il compito di mettere a disposizione dei clienti finali i dati del contatore di fornitura di energia elettrica e gas, tramite il Portale dei consumi di energia elettrica e di gas naturale. Il comma 4 quantifica, disponendo la relativa copertura, in 500.000 euro per il 2023 e un milione di euro per il 2024 gli oneri conseguenti.

L'articolo 3 modifica la disciplina dei servizi di cold ironing stabilita all'art. 34-bis del decreto-legge n. 162/2019. In particolare, il comma 1, lettera a) reca la definizione di infrastruttura di cosiddetto ironing e qualifica come servizio di interesse economico generale l'erogazione di energia elettrica da impianti di terra alle navi ormeggiate in porto; equipara, inoltre, il gestore dell'infrastruttura al cliente finale e al consumatore finale, rispettivamente ai fini della regolazione delle partite di energia elettrica prelevata dalla rete pubblica e dell'applicazione del cosiddetto Testo unico delle accise. Alla successiva lettera b), si prevede l'applicazione da parte dell'ARERA di uno sconto sugli oneri generali di sistema a favore dei punti di prelievo dell'energia elettrica che alimentano le infrastrutture di cold ironing. Infine, la lettera c) prevede che i gestori delle infrastrutture di cold ironing trasferiscano i benefici derivanti dall'applicazione di tali misure agli utilizzatori finali del servizio di cold ironing e garantiscano loro condizioni di accesso e di fornitura eque e non discriminatorie.

L'articolo 4, introdotto a seguito dei lavori in commissione al Senato, prevede la predisposizione, da parte dei gestori delle infrastrutture ferroviarie e delle imprese ferroviarie, in coordinamento con i servizi pubblici di pronto soccorso, di un piano di gestione delle operazioni di soccorso lungo la rete ferroviaria, compreso il trasporto degli infortunati.

L'articolo 5, introdotto al Senato, consente agli aspiranti conducenti di mezzi del trasporto di persone e di merci di sostenere l'esame anche in province diverse da quella di residenza nel caso in cui in quest'ultima non siano previste sedute d'esame.

L'articolo 6, introdotto al Senato, integra il testo dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 49 del 2014, in materia di smaltimento di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, per prevedere la pubblicità, da parte dei sistemi di gestione individuali e collettivi, delle informazioni relative al valore dei contributi applicati alle apparecchiature elettriche ed elettroniche a copertura dei costi connessi agli obblighi di raccolta, trattamento, recupero e smaltimento.

L'articolo 7, inserito al Senato, riduce la quota minima di mercato che deve essere rappresentata da ciascun sistema collettivo di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche dal 3 all'1 per cento in almeno un raggruppamento o, in alternativa, all'1 per cento risultante dalla somma delle percentuali in ogni singolo raggruppamento. Inoltre, estende il ruolo di coordinamento del Centro di coordinamento RAEE anche ai sistemi individuali e vi prevede la partecipazione obbligatoria da parte dei sistemi individuali di gestione dei RAEE domestici e dei sistemi di gestione individuali o collettivi di RAEE fotovoltaici.

L'articolo 8 reca modifiche al codice della nautica da diporto, novellando la disciplina del mediatore del diporto. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è individuato quale autorità nazionale competente per il riconoscimento dei titoli abilitativi rilasciati all'estero. L'articolo 49-quater è modificato per consentire l'esercizio della professione ai cittadini non appartenenti all'UE, se in regola con le disposizioni vigenti in materia di immigrazione e di lavoro.

L'articolo 9 prevede, al comma 1, l'adozione di un decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, su proposta dell'ARERA, sentita l'AGCM, che disciplini le condizioni, i criteri e i requisiti per l'iscrizione, la permanenza e l'esclusione dall'Elenco dei soggetti abilitati alla vendita di gas naturale. Il comma 2, introdotto al Senato, modifica il Codice del consumo per prevedere che, ai fini del perfezionamento dei contratti a distanza conclusi per telefono, il consenso dato dal consumatore non sia valido se questi non ha preliminarmente confermato la ricezione del documento contenente tutte le condizioni contrattuali, trasmesse su supporto cartaceo o altro supporto durevole.

L'articolo 10, introdotto al Senato, prevede l'aggiornamento, entro 120 giorni, dei parametri attualmente vigenti per la protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. Scaduto il citato termine, il comma 2 indica i nuovi valori di attenzione e obiettivi di qualità da utilizzare in via provvisoria e cautelativa. Il comma 3 affida al Ministero delle Imprese e del made in Italy il compito di raccogliere ed elaborare i dati relativi a sorgenti connesse ad impianti, apparecchiature e sistemi radioelettrici per usi civili di telecomunicazioni, ai fini del monitoraggio e di una razionale gestione dello spettro elettromagnetico.

Durante l'esame del provvedimento, in prima lettura, si è giunti all'approvazione di un importante emendamento che proroga il regime semplificatorio per dehors e tavolini all'aperto fino al 31 dicembre 2024. L'approvazione di questo emendamento è stata recepita come un'ottima notizia non solo per le imprese della ristorazione, che potranno promuovere uno sviluppo ordinato delle proprie attività commerciali, ma anche, e soprattutto, per tutte le amministrazioni locali, che avranno l'opportunità di riqualificare al tempo stesso gli spazi urbani, valorizzandone il patrimonio architettonico, artistico e monumentale del Paese.

Siamo altresì al lavoro per favorire una nuova visione sui dehors: da occupazione del suolo pubblico a valorizzazione dello spazio pubblico. Un nuovo approccio che valorizzi il loro ruolo fondamentale di garanti di decoro urbano, presidi di sicurezza e attori che possono contribuire in modo determinante al contrasto dei fenomeni di abusivismo commerciale.

Siamo molto soddisfatti, e lo dico da cittadino prima che da deputato, per il percorso intrapreso da questo Governo che continua a proporre soluzioni affinché si cominci a parlare di una vera e propria intesa che ci porti a rendere queste novità concrete e strutturali.

L'articolo 11, come anticipavo, interviene sulle modalità di assegnazione delle concessioni di posteggio per il commercio su aree pubbliche. In particolare, il comma 1 dispone che l'assegnazione delle concessioni avvenga per dieci anni, sulla base di procedure selettive in conformità a linee-guida adottate dal Ministero delle Imprese e del made in Italy, previa intesa in sede di Conferenza unificata. Il comma 2 indica alcuni criteri da recepire nelle suddette linee guida: la previsione di clausole sociali a tutela della stabilità occupazionale, la valorizzazione delle micro-imprese e la definizione di un numero massimo di concessioni ottenibili. Il comma 3 prevede una ricognizione annuale delle aree destinate all'esercizio del commercio su aree pubbliche ai fini dell'indizione delle relative procedure selettive. Il comma 4 fa salva l'efficacia, fino al termine previsto nel relativo titolo, sia delle concessioni già assegnate con procedure selettive, sia delle concessioni rinnovate per dodici anni ai sensi della disciplina contenuta nel D.L. n. 34/2020. Il comma 5 prevede che tale disciplina di rinnovo automatico si applichi anche ai procedimenti pendenti per il rinnovo dei titoli che erano in scadenza entro il 31 dicembre 2020. Inoltre, nelle more della preparazione e dello svolgimento delle gare, il comma 6 prevede che le concessioni in scadenza tra il 31 dicembre 2020 e il 31 dicembre 2025 conservino la loro validità sino al 31 dicembre 2025. Il comma 7 abroga le disposizioni che escludono l'attività di commercio su aree pubbliche dall'ambito di applicazione della direttiva 2006/123/CE. Il comma 8, inserito al Senato, proroga fino al 31 dicembre 2024 l'operatività della norma che prevede non siano necessarie le autorizzazioni previste dal Codice dei beni culturali per la posa in opera temporanea su spazi pubblici di strutture amovibili funzionali all'attività di ristorazione e di somministrazione di bevande e alimenti.

L'articolo 12, comma 1 - inserito al Senato - consente lo svolgimento di vendite di liquidazione in breve tempo per evitare l'accumulo di scorte di prodotti in conseguenza della chiusura temporanea e perdurante a causa di uno stato di emergenza di rilievo nazionale. Il comma 2 interviene anche sulla disciplina delle vendite promozionali e sottocosto, consentendo all'impresa di presentare in via telematica, allo Sportello unico delle attività produttive (SUAP) del Comune dove ha sede legale, un'unica comunicazione con le date e l'indicazione di tutti gli esercizi coinvolti. Il comma 3 - inserito al Senato - consente l'adozione di misure di limitazione all'apertura di nuovi esercizi commerciali quanto giustificate dalla necessità di salvaguardare la sicurezza, il decoro urbano o le caratteristiche commerciali specifiche dei centri storici o di delimitate aree commerciali.

L'articolo 13 vieta ai fornitori di reti o servizi di comunicazione elettronica l'uso di informazioni acquisite tramite il database per la portabilità dei numeri mobili o per esigenze operative, per formulare offerte agli utenti finali aventi a oggetto requisiti o condizioni generali di accesso o di uso di reti o servizi differenti in ragione del fornitore di rete o servizio di comunicazione elettronica di provenienza.

L'articolo 14 prevede, nei contratti di servizi stipulati a tempo determinato con clausola di rinnovo automatico, l'obbligo, per il professionista, di inviare un avviso al consumatore prima della scadenza del contratto, indicando la data entro cui può dare formale disdetta.

L'articolo 15 introduce misure di semplificazione inerenti i prodotti ortofrutticoli di quarta gamma, consistenti nell'esclusione di talune tipologie di prodotti ortofrutticoli di quarta gamma il cui ciclo produttivo si svolge in siti chiusi, da alcune fasi di lavorazione (lavaggio e asciugatura).

L'articolo 16, con una modifica al Codice della proprietà industriale, consente l'utilizzo di principi realizzati industrialmente nelle preparazioni galeniche, ampliando, quindi, le fattispecie della c.d. "eccezione galenica".

L'articolo 17 estende da 45 a 90 giorni il termine perentorio per la comunicazione, da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, delle proprie conclusioni sulle istruttorie sulle operazioni di concentrazione.

L'articolo 18 indica l'Autorità Garante della concorrenza e del mercato quale autorità designata per l'esecuzione del regolamento (UE) 2022/1925 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 settembre 2022, relativo alla disciplina dei mercati equi e contendibili nel settore digitale, che modifica le Direttive UE 2019/1937 e UE 2020/1828 (c.d. Digital Market Act).

L'articolo 19 modifica il Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, precisando che le partecipazioni in società di gestione di spazi fieristici e organizzazione di eventi fieristici, di gestione di impianti di trasporto a fune o di produzione di energia da fonti rinnovabili possono essere sia dirette che indirette. Prevede, inoltre, che siano ammesse le partecipazioni nelle società aventi per oggetto sociale prevalente le attività, le forniture e i servizi direttamente connessi e funzionali ai visitatori e agli espositori. L'efficacia di tali previsioni viene condizionata all'adozione di Linee guida, da parte del Ministro delle Imprese e del made in Italy, affinché il gestore dello spazio fieristico garantisca condizioni di accesso eque e non discriminatorie e una corretta informazione alle imprese terze.

L'articolo 20, modifica la legge sul diritto d'autore, prevedendo che la concessione di licenze e autorizzazioni per l'utilizzazione economica di opere tutelate, effettuata tramite l'attività degli organismi di gestione collettiva, debba essere fatta a condizioni economiche ragionevoli e proporzionate al valore economico dell'utilizzo dei diritti negoziati e alla rappresentatività delle medesime società di gestione collettiva.

L'articolo 21 proroga al 27 agosto 2024 il termine per l'adozione di disposizioni modificative e integrative al Regolamento recante individuazione degli interventi esclusi dall'autorizzazione paesaggistica o sottoposti a procedura autorizzativa semplificata, al fine di ampliare e precisare le categorie di interventi e opere di lieve entità e di operare altre semplificazioni procedimentali, nonché al fine di riordinare le fattispecie di interventi soggetti a regimi semplificati introdotte mediante norme di legge.

L'articolo 22 dispone l'entrata in vigore della legge il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.