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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 199 di martedì 21 novembre 2023

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GIOVANNI DONZELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 novembre 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della costituzione di un gruppo parlamentare e del relativo ufficio di presidenza e annunzio di modifiche nella denominazione di un gruppo parlamentare e nella composizione del relativo ufficio di presidenza.

PRESIDENTE. Avverto che, in data 20 novembre 2023, è pervenuta alla Presidenza la comunicazione che, ai sensi dell'articolo 14, comma 2, del Regolamento, si è costituito il gruppo parlamentare “Italia Viva-il Centro-Renew Europe”, di cui fanno parte i deputati: Francesco Bonifazi, Maria Elena Boschi, Mauro Del Barba, Isabella De Monte, Davide Faraone, Maria Chiara Gadda, Roberto Giachetti, Naike Gruppioni e Luigi Marattin, già iscritti al gruppo parlamentare “Azione-Italia Viva-Renew Europe”. È stato altresì reso noto che l'assemblea del gruppo, in pari data, ha eletto presidente il deputato Davide Faraone.

Sono stati eletti componenti del comitato direttivo i seguenti deputati: vice presidente vicario: Maria Chiara Gadda; tesoriere: Mauro Del Barba; segretario: Isabella De Monte, Luigi Marattin. Alle deputate Maria Chiara Gadda e Isabella De Monte è stata inoltre attribuita la qualifica di delegato d'Aula.

Avverto che, con lettera pervenuta in data 20 novembre 2023, il presidente del gruppo parlamentare “Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe” ha comunicato, a seguito della riunione del gruppo tenutasi in pari data, la composizione dell'ufficio di presidenza del gruppo medesimo: presidente: Matteo Richetti; vice presidente vicario: Elena Bonetti; segretari delegati d'Aula: Antonio D'Alessio e Fabrizio Benzoni; tesoriere: Giulio Cesare Sottanelli.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Molto brevemente, per chiedere un'informativa urgente del Ministro Valditara rispetto a quanto riportato oggi dal quotidiano Il Domani riguardo alla figura e alle posizioni di Alessandro Amadori, coordinatore del gruppo costituito presso il Ministero dell'Istruzione dallo stesso Ministro, dedicato proprio al tema di educare alle relazioni e al progetto di educazione alle relazioni, che verrà presentato domani dal Ministro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà. Sullo stesso argomento?

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Sì, signor Presidente, solo per associarmi alla richiesta dell'onorevole Manzi. Credo che sia urgente un'informativa del Ministro Valditara su questi temi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà. Cortesemente, brevemente, perché abbiamo i tempi contingentati. Prego.

GAETANO AMATO (M5S). Per associarmi alla richiesta. Quindi, anche noi del MoVimento 5 Stelle gradiremmo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ci associamo anche noi, come gruppo Italia Viva, alla richiesta di informativa del Ministro Valditara.

Comunicazioni del Governo sul Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Governo sul Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria.

Avverto che, a seguito della costituzione del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe, la nuova organizzazione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

(Intervento del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Antonio Tajani.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, considero importante e utile poter illustrare in quest'Aula contenuti e obiettivi del Protocollo per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria tra Italia e Albania.

La Camera ha, oggi, una prima opportunità di discutere quest'Accordo, firmato due settimane fa dal Presidente del Consiglio Meloni e dal Presidente del Consiglio albanese Rama e di fornire, con un atto di indirizzo, le opportune indicazioni al Governo.

Il Protocollo è un tassello significativo nella strategia complessiva dell'Esecutivo, in un contesto internazionale di crescente instabilità che rischia di incrementare i flussi migratori e l'odioso mercato dei trafficanti, un mercato che continua a lucrare sulla disperazione e a mietere vittime, come dimostra quanto verificatosi ieri, al largo di Lampedusa. Abbiamo salvato 42 persone, una bimba di 2 anni è purtroppo morta su un'unità di soccorso poco prima di arrivare in porto e vi sarebbero 8 migranti dispersi che, secondo i sopravvissuti, mancano all'appello. Ricerche con motovedette ed elicotteri continuano anche in queste ore. Sono drammi che abbiamo vissuto troppe volte, non possiamo e non dobbiamo abituarci.

Un diverso approccio nella gestione dei flussi migratori e una lotta tenace al traffico di esseri umani sono, per il nostro Governo, assolute priorità. Per questo abbiamo riportato l'immigrazione al centro del dibattito europeo. Prevenire le partenze irregolari, rafforzare le frontiere esterne, combattere gli scafisti, migliorare il sistema dei rimpatri, ampliare i canali di immigrazione legale, accogliere chi ha diritto alla protezione internazionale: ecco gli ingredienti principali del nuovo approccio che stiamo cercando di affermare in Europa. È in questa cornice che si inserisce il Protocollo di collaborazione con l'Albania, Paese amico e candidato all'adesione all'Unione europea, Paese che continueremo a sostenere nelle sue aspirazioni ad entrare a far parte dell'Unione.

La vitalità dei rapporti tra Italia e Albania si fonda, infatti, su legami storici e profondi, che toccano tutte le dimensioni: quella politica, quella economica, quella culturale, quella sociale e anche la sicurezza. La cooperazione di Polizia vanta eccellenti livelli di integrazione, a partire dal primo Accordo tra Ministri dell'Interno del 1991. Lotta al traffico illecito di sostanze stupefacenti e alla criminalità sono al centro dell'attività di squadre investigative congiunte. La nostra Guardia di finanza opera dal 2016 a Durazzo con attività di sorveglianza marittima per contrastare i traffici illeciti via mare e sorveglianza aerea del territorio, per contrastare la produzione illecita di cannabis. Altrettanto intensa è la cooperazione giudiziaria, testimoniata dalla presenza di un magistrato di collegamento italiano presso il Ministero della Giustizia albanese. Con l'Albania siamo inoltre in procinto di firmare un importante accordo in materia di pensioni e previdenza sociale. La nostra, quindi, è un'amicizia che si basa anche sulla comune appartenenza all'Alleanza atlantica e ora, con quest'Accordo, si arricchisce di una nuova importante componente.

Il testo lo conoscete. Vorrei comunque richiamare qui alcuni aspetti essenziali. L'Albania concederà gratuitamente all'Italia due aree: un punto di arrivo al porto di Shëngjin, nella costa settentrionale del Paese, e una base militare a Gjadër, a circa 30 chilometri dal porto. Nel porto vi sarà una struttura dedicata alle attività di soccorso, di prima assistenza e di rilevamento segnaletico e di impronte digitali. Nella seconda struttura, situata nella località all'interno, sarà svolto l'esame della domanda di protezione internazionale e, per chi non ne avrà i requisiti, saranno effettuate le procedure per il rimpatrio. I due centri funzioneranno secondo la normativa italiana, europea e internazionale in materia. Le procedure saranno quelle italiane e saranno svolte esclusivamente dalle autorità italiane amministrative e giudiziarie.

In Albania potranno essere condotti solo i migranti che possono essere trattenuti nelle strutture che li accolgono. Secondo le norme italiane ed europee oggi vigenti, si tratta di due categorie di migranti: la prima è quella dei richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera, quindi persone non vulnerabili, provenienti da Paesi sicuri o migranti che abbiano già presentato domanda di asilo, ottenendo un diniego. La seconda categoria è quella delle persone in attesa di rimpatrio dopo l'accertamento dell'assenza dei requisiti per il soggiorno in Italia. Nella struttura in Albania non potranno in nessun caso essere accolti soggetti vulnerabili, quali, ad esempio, minori e donne in gravidanza.

Nei centri opererà solo personale italiano, per il quale sono previste facilitazioni per l'ingresso e la permanenza in Albania. Per gli atti commessi nell'esercizio delle funzioni, il nostro personale sarà giudicato esclusivamente dai tribunali italiani. I costi sono interamente a carico dell'Italia e si articolano in due componenti.

La prima è quella delle attività svolte direttamente dalle autorità italiane: ristrutturazione degli edifici esistenti al porto, costruzione del centro per il trattenimento, gestione delle due aree concesse all'Italia, stipendi e trattamento di missione per il personale italiano. La seconda componente riguarda le attività svolte dalle autorità albanesi e soggette a rimborso da parte italiana, ad esempio la vigilanza della Polizia albanese all'esterno delle strutture, gli eventuali ricoveri ospedalieri dei migranti, gli eventuali risarcimenti da contenziosi interni e internazionali e l'accoglienza dei migranti che chiedessero asilo in Albania. Per questi costi l'Italia dovrà rimborsare lo Stato albanese: è previsto un anticipo iniziale di 16,5 milioni di euro. I successivi rifinanziamenti potranno avvenire semestralmente, a seguito di rendicontazione. Il Protocollo stabilisce che, nei due centri, non potranno trovarsi complessivamente più di 3.000 migranti nello stesso momento e che i migranti potranno arrivare nel porto albanese solo con navi delle autorità italiane intervenute in operazioni di soccorso, quindi non si potranno trainare i barconi degli scafisti, né indirizzare verso l'Albania imbarcazioni gestite da organizzazioni non governative. I migranti avranno esattamente lo stesso trattamento previsto dalle norme italiane ed europee. I casi di trattamento sono gli stessi previsti in Italia dall'Unione europea e le garanzie giurisdizionali sono quelle assicurate in Italia. Il diritto alla salute e il diritto alla difesa sono pienamente tutelati e gli avvocati e le organizzazioni internazionali potranno entrare nel centro.

C'è chi, all'opposizione, ha paventato una violazione del diritto internazionale ed europeo, che ha descritto il progetto come una “Guantanamo all'italiana”, che ha parlato di deportazioni ed evocato il precedente dell'accordo tra Regno Unito e Ruanda. Di fronte a questi foschi scenari, basterebbe menzionare la semplice constatazione della commissaria europea agli affari interni, Ylva Johansson, importante esponente della socialdemocrazia svedese, che citerò: “Il diritto UE non è applicabile fuori dal territorio dell'Unione europea, ma sappiamo che il diritto italiano segue il diritto UE e che, secondo l'Accordo, si applicherà in Albania il diritto italiano”. Il Protocollo tra Italia e Albania dunque - ha concluso la Johansson - non viola il diritto dell'Unione. Il Cancelliere tedesco si è spinto anche oltre: “L'Albania sarà presto membro dell'Unione europea e stiamo quindi parlando di come risolvere insieme sfide e problemi nella famiglia europea”, ha commentato Scholz al congresso dei socialisti europei di Malaga (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). E ha aggiunto, testuale: “La migrazione irregolare deve essere ridotta e ci sarà una stretta collaborazione con i Paesi al di fuori dell'Unione europea, come avviene ora ad esempio con la Turchia, e potrebbero essercene altre. Il Protocollo tra Italia e Albania? Lo seguiremo con attenzione”, ha dichiarato il Cancelliere. In questo senso, è utile osservare che questo Protocollo non è paragonabile all'Accordo tra Regno Unito e Ruanda. Non c'è - tengo a ribadirlo - esternalizzazione a un terzo Paese nella gestione delle domande di asilo e non si deroga ai diritti internazionalmente garantiti, che sono, anzi, più volte espressamente riaffermati nel Protocollo. Presto l'Albania entrerà a far parte dell'Unione europea ed è parte del Consiglio d'Europa. Le deroghe sarebbero state impossibili.

Vengo, infine, a un ultimo aspetto importante, che è stato spesso sollevato nel dibattito degli ultimi giorni, anche in quest'Aula: la questione del passaggio parlamentare e dell'entrata in vigore. È bene ricordare che il Protocollo è innanzitutto un accordo attuativo del Trattato di amicizia del 1995, il cui articolo 19 prevede, appunto, la collaborazione bilaterale in materia migratoria tra i due Paesi. Del resto, il Protocollo in materia migratoria con la Libia, firmato dal Governo Gentiloni nel 2017, entrò in vigore alla firma, quindi senza alcun passaggio parlamentare. Fu, infatti, considerato attuativo dell'articolo 19 del Trattato di amicizia italo-libico del 2008, benché per eseguirlo siano stati necessari vari provvedimenti e significativi stanziamenti.

Il dibattito di oggi e il voto che lo concluderà dimostrano - se ce ne fosse bisogno - che il nostro Governo non si è mai sottratto, specie su questioni di tale rilevanza, al dialogo e al vaglio del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Consideriamo quindi il voto delle risoluzioni di oggi solo un primo, ma significativo, passo in questa direzione e un'indicazione preziosa: il Governo intende, infatti, sottoporre, in tempi rapidi, alle Camere un disegno di legge di ratifica che contenga anche le norme e gli stanziamenti necessari all'attuazione del Protocollo (Applausi). La discussione in Parlamento offrirà l'opportunità di un confronto approfondito e argomentato. Auspichiamo che l'approvazione possa avvenire in tempi compatibili con l'urgenza di affrontare, anche con strumenti innovativi, la gestione dei crescenti flussi migratori, un problema non soltanto italiano, ma dell'intera Europa, un problema che non può risolversi solo con le redistribuzioni, ma che richiede un approccio nuovo e strutturale, con adeguate risorse.

La nostra strategia punta al potenziamento della collaborazione con i principali Paesi amici, come pure con i Paesi di origine e di transito. È lo spirito con cui il Governo ha promosso la Conferenza sviluppo e migrazioni, il 23 luglio, e l'avvio del processo di Roma, cornice per un rinnovato rapporto fra Paesi di origine, transito e destinazione dei flussi migratori. L'obiettivo è definire azioni per contrastare la tratta di esseri umani e affrontare le cause profonde delle migrazioni lungo le principali rotte. Promuovere, su base paritaria, sviluppo e benessere dei Paesi africani è lo scopo del Piano Mattei, cui stiamo lavorando e che auspichiamo, anche in questo caso, possa inserirsi in un più ampio intervento europeo. Il contenimento e la prevenzione dei flussi illegali andranno di pari passo con lo sviluppo di canali d'ingresso legali. Abbiamo largamente potenziato il decreto Flussi: oltre 450.000 ingressi nel triennio 2023-2025, una media di 150.000 l'anno, contro gli 82.000 previsti nel 2022, però vogliamo scegliere noi chi entra in Italia e in Europa, non lasciare la scelta agli scafisti. Intendiamo sostituire i movimenti irregolari con flussi ordinati e programmati (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), quindi ampliare l'offerta di canali legali anche nella prospettiva di venire incontro alle esigenze dei Paesi di origine e transito e, al contempo, depotenziare le reti di traffico di esseri umani e rispondere alle richieste del mondo produttivo italiano.

Il Protocollo con l'Albania non pretende di essere una panacea, ma uno strumento aggiuntivo per gestire i massicci arrivi di migranti. L'Accordo firmato il 6 novembre è una componente importante di una strategia complessiva e un possibile modello, non solo per l'Italia, per collaborazioni future con Paesi amici (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo.

È iscritto a parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e signori del Governo, avere una visione significa possedere gli elementi necessari per leggere una determinata situazione e anticiparne sviluppi e prospettive. Avere una visione significa anche prevenire o, per lo meno, adoperarsi per evitare di dover successivamente gestire situazioni di emergenza senza avere contezza, in quel caso, degli eventuali risultati in grado di conseguire.

Credo, signor Presidente, che il Protocollo con l'Albania, che oggi è oggetto della discussione in quest'Aula, mostri, in maniera palese, come nel contesto generale della politica estera oggi una visione ci sia. Lo si comprende bene dagli obiettivi che il Protocollo punta a conseguire: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori illegali, accogliere solamente chi ha davvero diritto alla protezione internazionale.

Nel concreto, come abbiamo sentito, l'Albania darà all'Italia la possibilità di utilizzare alcune aree in territorio albanese nelle quali il nostro Paese potrà realizzare, a proprie spese e sotto la propria giurisdizione, due centri per la gestione dei migranti arrivati via mare in grado di accogliere inizialmente fino a 3.000 persone. I migranti rimarranno in questi centri il tempo necessario a poter velocemente espletare le procedure per la trattazione delle domande di asilo ed eventualmente ai fini del rimpatrio, e l'Albania collaborerà, con le sue Forze di Polizia, sul fronte della sicurezza e sul fronte della sorveglianza esterna delle strutture.

Ci tengo a ricordare, signor Presidente, che questo Protocollo si regge sia sul precedente Accordo tra Italia e Albania per il rafforzamento della collaborazione bilaterale nel contrasto al terrorismo e alla tratta di esseri umani, del novembre 2017, sia sul Trattato di amicizia e collaborazione del 1995, che all'articolo 3 stabilisce che le parti contraenti uniranno i loro sforzi per concorrere alla creazione in Europa di una nuova architettura della sicurezza fondata sulla cooperazione; cooperazione che, come previsto dal trattato del 1995, si coniuga su più fronti, dalla cultura alla difesa fino ad arrivare alla tutela dei diritti umani. Il signor Ministro ha chiarito che si valuterà anche la possibilità, con un disegno di legge, di rafforzare questi concetti.

Dunque, signor Presidente, il Protocollo con l'Albania, con la quale l'Italia intrattiene un rapporto di amicizia e di collaborazione ormai consolidato nel tempo, oltre a essere fondamentale per una gestione concreta e pragmatica dei flussi migratori, è importante sul piano internazionale almeno per due ordini di ragioni.

La prima ragione è che tale accordo lancia un segnale importante a livello europeo, sottolineando, nei fatti, come il problema migratorio sia una questione non solo nazionale ma soprattutto comunitaria, come la nostra Premier e il Governo continuano a sostenere. Dobbiamo ammettere che il plauso che arriva anche dal Cancelliere tedesco Scholz - il quale ha dichiarato di seguire con vivo interesse lo sviluppo di questo Protocollo - mostra come la direzione tracciata sia quella giusta e il paradigma impostato sia quello effettivamente da seguire.

Se non si affronta a monte la migrazione primaria con soluzioni concrete, risulterà complicato gestire quella secondaria. Dunque, la creazione di centri di accoglienza in Albania persegue esattamente questo obiettivo, mettendo a disposizione più spazi per la gestione, ma soprattutto garantendo il controllo di chi arriva via mare, che è un aspetto molto rilevante ai fini della sicurezza nazionale soprattutto in questi periodi. Controlli più serrati a monte garantiscono sicuramente maggiore sicurezza sia per il nostro Paese che per l'intera Unione europea. Come sappiamo e come il Ministro Tajani ha più volte ripetuto, non a caso il terrorista dell'attentato a Bruxelles dell'ottobre scorso era sbarcato a Lampedusa. Quindi, un'operazione importante anche in prospettiva, qualora il flusso dovesse aumentare per via della escalation della situazione in Medio Oriente.

La seconda ragione che riveste tale Protocollo, d'importanza strategica, riguarda una dimensione più ampia rispetto a quella contingente rappresentata dai punti del patto stretto con il Governo albanese, ovvero il ruolo dell'Italia nell'area dei Balcani, che da sempre è un ruolo strategico e di garanzia per la pace e per la sicurezza di quei territori. La collaborazione con l'Albania può rappresentare un primo step di una strategia più allargata che miri a stringere rapporti di collaborazione con tutti i Paesi dell'area adriatica e, in generale, dell'Est Europa. Tale collaborazione consentirebbe di consolidare e di ampliare gli interessi economici nazionali in tale area e, al contempo, garantire la sicurezza comune. Una prospettiva che certamente trova il consenso dei Paesi dell'area balcanica, in cerca di un partner internazionale forte in grado di tutelarne su più aspetti la sicurezza nazionale ed economica, il tutto, chiaramente, in coordinamento con la NATO e con l'Unione europea.

Signor Presidente, per tali ragioni credo che il Protocollo oggi in discussione abbia una valenza plurima perché rientra nel piano più generale di consolidare e ampliare ancora di più la postura attiva dell'Italia in più aree dello scacchiere internazionale, focus centrale che questo Governo e questa maggioranza intendono perseguire sin dall'inizio della legislatura, nella consapevolezza che un'Italia più forte e più presente a livello globale sia il volano per un ulteriore sviluppo dei nostri mercati e del nostro tessuto produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Io ringrazio il Ministro Tajani per le parole di oggi e per aver detto, in modo chiaro, che ci sarà un disegno di legge di ratifica. Noi, almeno per quel che riguarda +Europa, ma penso anche per tutte le opposizioni, prendiamo atto con piacere di questo ravvedimento operoso da parte del Governo e speriamo che sia operoso fino alla fine. Avevamo, infatti, reagito, Ministro Tajani, quando il Ministro Ciriani, Ministro per i Rapporti con il Parlamento del suo Governo, aveva detto: no al passaggio parlamentare sul Protocollo d'intesa; non è previsto alcun passaggio parlamentare riguardo al Protocollo d'intesa tra Roma e Tirana. Ha cambiato idea, avete cambiato idea e questo va benissimo. È un ravvedimento che vedremo quanto sarà operoso.

Due cose puntuali, signor Ministro. Io penso che chi ha lavorato al suo testo avrebbe dovuto essere un po' più accurato, perché lei ha citato una frase della Commissaria Johansson e l'ha lasciata a metà. La frase esatta è: “Non viola il diritto dell'Unione europea” perché “è al di fuori del diritto dell'Unione europea”. Questo è ciò che ha detto la Commissaria. Lei ci dice che tanto noi comunque siamo soggetti al diritto comunitario. Va bene, ma le parole della Commissaria erano precise: non viola il diritto comunitario perché è al di fuori del diritto comunitario. È un accordo bilaterale tra l'Italia e un altro Paese non dell'Unione (almeno non ancora dell'Unione).

Poi, c'è un secondo punto specifico. Lei ha citato il fatto che questo Protocollo non riguarda minori, donne in gravidanza e vulnerabili. Signor Ministro Tajani, non mi risulta ad oggi che questo sia contenuto nel Protocollo. Questa eccezione è stata detta a parole dalla Presidente del Consiglio, ma non mi risulta che sia specificata nel Protocollo. Quindi, bisognerà dare seguito a queste parole, trovare il modo per metterle anche nero su bianco e il disegno di ratifica servirà a questo.

Chiudo, signor Presidente. Dopodiché, resta un giudizio complessivo. Avevo detto per tempo che l'accordo con la Tunisia non avrebbe funzionato. Signor Ministro, ci ritroveremo, fra un anno o due - magari lei non più ai banchi della maggioranza; non per lei, ma dico per la maggioranza in generale -, a prendere atto che quest'accordo con l'Albania sarà un totale fallimento e costerà un sacco di soldi. Non ci sono le basi giuridiche per fare quello che volete fare e, soprattutto, riguarda 3.000 persone. Io sento dire dai colleghi della maggioranza: quando l'Italia fa l'Italia; ma qui non sta facendo l'Italia. Per 3.000 persone abbiamo bisogno di un Paese amico, non storicamente amico direi ma, comunque, tale nell'ultimo trentennio. Per 3.000 persone dobbiamo mandare lì persone, dovremo mandare i giudici, dovremo pagare le spese degli avvocati che dovranno andare lì. Ma come si fa! Avremo la polizia albanese fuori dalle strutture e quando uno scapperà non saremo più responsabili di niente. Non funzionerà questa cosa; è uno spot elettorale che non potrà funzionare.

E poi - e chiudo - sono 3.000 persone. All'inizio Meloni aveva detto: sono 3.000; stanno lì 28 giorni, per cui alla fine saranno 3.600-3.900. È stata corretta, credo da Fazzolari, che ha detto: possono stare 180 giorni. Già i conti non tornano più. Sarà un posto dove mettere inizialmente 3.000 persone, sempre che ci si riesca e vedremo in quali tempi, lasciate lì non si capisce in balia di che cosa, e tutto ciò non sposterà di una virgola il tema dei rifugiati e dei migranti che arrivano in Italia.

PRESIDENTE. Concluda.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Va bene chiudere col proibizionismo sugli ingressi legali, cosa che noi chiedevamo da tempo. Dove c'è proibizione c'è mercato clandestino.

Apriamo seriamente e con numeri adeguati all'ingresso in Europa, per cercare lavoro, di migranti regolari (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Mi faccia ringraziare il Ministro Tajani e tutto il Governo, perché in questa discussione finalmente emerge che con l'Albania non abbiamo solo un rapporto legato all'immigrazione, ma un rapporto che è iniziato da questa legislatura, parlando di altri argomenti nella materia dei trasporti, nella materia culturale, nella materia di un'amicizia che, come ha detto qualcuno, forse si è fermata a 30 anni, ma che, invece, è molto più storica, tant'è che noi possiamo vantare, in Italia, comunità che parlano arbëreshe con grande orgoglio, che si sono integrate benissimo e che non finiscono di ringraziare l'Italia per l'amicizia che storicamente ha dimostrato all'Albania (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, Ministro, scopriamo oggi - forse, però, non l'ha ringraziata abbastanza - che questo Governo Meloni, quello dei razzisti, quello dei sovranisti, ha aperto finalmente all'immigrazione legale, quando, per 10 anni, i Governi di centrosinistra l'hanno bloccata, aprendo solamente a una immigrazione: quella illegale. Gli uffici dell'immigrazione non erano più in grado di assicurare quei flussi migratori necessari per le nostre occupazioni, ma io non sentivo oggi, chi mi ha preceduto, chiedere ai Governi del PD: aprite le immigrazioni legali. No, dicevano: sanatorie per tutti, quelle che, invece, questo Governo si sta rifiutando di fare.

Voglio tornare, con molta onestà, a quello che è il rapporto con l'Albania; mi dispiace che non sia stato sottolineato abbastanza, anche da parte delle opposizioni, che erano presenti, che le delegazioni albanesi sono venute, prima di tutto, con la Commissione dell'onorevole Pellumbi, che è il mio omologo, che rappresenta anche il gruppo di cooperazione del Trattato che è stato firmato il 22 aprile 2022 - e, quindi, ringrazio il Presidente Fontana, che mi ha nominato come responsabile della parte italiana, che adesso è stato integrato con il collega Giglio Vigna, con il collega Caroppo di Forza Italia, con Andrea Orlando del Partito Democratico, con la collega Patrizia L'Abbate - e con il quale incominceremo a lavorare su tutti i temi del lavoro, delle pensioni, delle telecomunicazioni e dei trasporti che integreranno quel rapporto con l'Albania, per sviluppare insieme un rapporto di amicizia storico e per crescere insieme. Non più un Paese sopra l'altro, un Paese che aiuta l'altro, no, ci aiutiamo in maniera reciproca ed è questa la grandezza di questo Accordo.

Io, poi, capisco che dia fastidio, perché ogni Paese estero, ogni altro Paese che dia una mano all'Italia per l'opposizione diventa automaticamente un Paese non sicuro, un Paese da attaccare e denigrare, un Paese a cui non possiamo chiedere aiuto per aiutare i migranti, perché è un Paese che va bene per i turisti, ma non per i migranti, perché si scopre che c'è la mafia, si scopre che c'è la criminalità, ma non si scoprono i passi in avanti che sta facendo seriamente per entrare nell'Unione europea.

Ringrazio il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha ricordato, in quest'Aula, che non ci devono essere paesi europei di serie A e di serie B che vogliano entrare nell'Unione europea. O entrano tutti o non ci possono essere ingressi scaglionati a seconda della simpatia. Una nota un po' per sdrammatizzare: finalmente, Fratelli d'Italia ha trovato un Partito Democratico che collabora con Fratelli d'Italia, con il nostro Partito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dovevamo aspettare l'Accordo con l'Albania per trovare un Partito Democratico che ci aiuta sinceramente e che ricorda che è un partito di sinistra; non ha cambiato idea su tanti altri temi, ma è un partito di sinistra che capisce che l'Europa deve cambiare e deve cambiare cercando di dare una mano all'Italia ad affrontare una tematica che - come abbiamo sempre detto - deve essere risolta a livello europeo.

Mi faccia ringraziare, quindi, Presidente, la parte albanese, non solo - lo ripeto - per la volontà che ha dimostrato; è stata in visita con la Commissione trasporti, ha incontrato il nostro omologo, è venuta sua eccellenza l'ambasciatrice; parte con cui continuiamo i rapporti tutti i giorni per cercare di integrare e di continuare una crescita che, lo ripeto, deve essere congiunta. Quindi, grazie al Governo Meloni, grazie all'opera del Ministro Tajani, come di tutti i Ministri che più volte sono andati in Albania per trovare accordi sull'agricoltura, per trovare argomenti su altri settori che per noi sono vitali, recuperando, sì, è vero, un rapporto storico.

Torniamo sulla migrazione. Ma l'Albania è un Paese sicuro? Sì, è un Paese sicuro. Ci sarà personale italiano? Sì, ha chiarito tutti i dubbi, ma allora che problema c'è? Perché dobbiamo solo prenderci noi l'onere di questo fenomeno storico, questo fenomeno che tutti hanno detto che deve essere affrontato tutti insieme? Ben vengano altri Paesi, ben vengano altri accordi di questo tipo, come bene hanno fatto la Croazia e altri Stati, ben venga che tutti si prendano la responsabilità di affrontare la rotta balcanica o, anche, l'immigrazione che arriva dall'Africa; ben venga che tutti aiutino l'Italia, trovino l'amicizia dell'Italia per progredire in altri settori. Ben vengano i trattati sul lavoro, per esempio, per recuperare quel gap nel campo delle telecomunicazioni: noi possiamo dare loro la specialità e loro ci possono dare anche la manodopera che ci aiuti a portare avanti determinati progetti sugli scavi. Ben venga, quindi, la collaborazione in tutti quei settori e la si smetta – lo ripeto - di denigrare qualunque Stato che, poi, stringe un patto con l'Italia. Capita con l'Albania, capita quando si va in Africa, capita quando si va in Medio Oriente: tutti diventano sempre ostili. Invece, il presidente Pellumbi e noi continueremo, anche con il supporto dell'opposizione, con i componenti che si occupano di questo trattato, con una visita in Albania, ci preoccuperemo di portare avanti gli argomenti e parleremo anche di immigrazione, vedremo quello che si può fare, costruire, elaborare.

È un riconoscimento a questo Governo che ascolta gli appelli che arrivano anche dall'opposizione, perché non si tratta di cambiare idea; a volte, si può avere un'idea, ma, poi, si ascolta il contributo dell'opposizione quando fa proposte sensate come quella di portare avanti anche in Parlamento un disegno di legge di ratifica, la si ascolta. Se non si ascolta veniamo denigrati, se si ascolta veniamo denigrati lo stesso, perché cambiamo idea e non siamo precisi. Allora, cosa dovremmo fare? Invece, c'è un Governo che ascolta quello che viene detto in Parlamento, che legge anche ciò che viene detto nei lanci delle agenzie, delle tante agenzie. A ogni seduta c'è un argomento su cui dovete venire a riferire in Parlamento, anche su crisi locali e altro, non si capisce più niente, però questa è la dimostrazione che voi ci ascoltate, che ascoltate i parlamentari, che ascoltate e riconoscete un percorso giusto e riconoscete che il Trattato con l'Albania può essere ratificato in Parlamento anche - come ha detto lei - nei tempi giusti, perché è un argomento urgente e le posso garantire il pieno sostegno del gruppo di Fratelli d'Italia, ma anche di quel gruppo di collaborazione, perché crediamo veramente nell'amicizia con un Paese fiero e grande come l'Albania (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, accogliamo anche noi con favore la scelta effettuata dal Governo di presentare un disegno di legge di ratifica del Protocollo tra l'Italia e l'Albania. Vi siete resi conto, evidentemente, che non era possibile sottrarvi al confronto parlamentare. Va anche detto che questo Accordo nasce nella totale opacità, nell'assenza di trasparenza, pur impegnando lo Stato non solo finanziariamente, ma perfino sul piano della legittimità costituzionale, del rispetto del diritto comunitario e internazionale.

Ha fatto bene il collega Della Vedova a sottolineare quanto affermato, a suo tempo, dal Ministro Ciriani, riguardo al Protocollo, che non sarebbe stato di natura politica, non sarebbero previsti arbitrati o regolamenti, né variazioni territoriali, né oneri finanziari, né modificazioni legislative e, quindi, sarebbe al di fuori delle previsioni dell'articolo 80 della Costituzione. Avete cambiato idea, benissimo.

Ministro, però, anche oggi lei ha sostenuto che questo Accordo rappresenterebbe l'attuazione del Trattato di amicizia e collaborazione tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Albania siglato nel 1995 e reso esecutivo con la legge n. 170 del 1998. Peccato che l'articolo 19 di questo Trattato da lei citato preveda collaborazione per regolare i flussi migratori, prevalentemente in relazione al mercato del lavoro stagionale.

Il Protocollo attuale, viceversa, tratta tutt'altro, a partire dalla concessione da parte dell'Albania del diritto di utilizzo di due aree in cui l'Italia realizzerà strutture per migranti, sottoposte alla giurisdizione esclusiva italiana, una al porto di Shëngjin, come detto, a 70 chilometri a nord di Tirana, l'altra a Gjadër nell'entroterra. L'Italia verserà all'Albania entro tre mesi un anticipo, abbiamo sentito, di 16,5 milioni di euro. Da fonti albanesi si rileva però che 100 milioni di euro saranno congelati in un fondo bancario di garanzia e le autorità albanesi dovranno garantire la sicurezza esterna alle strutture e il trasferimento dei profughi. Ma qui, subito, si affaccia un primo problema. L'Italia, che ha soccorso i migranti in mare, se ne assume la responsabilità e dovrà pure rispettare i diritti sanciti dalla Convenzione europea. Come avverrà la consegna alle autorità albanesi dei migranti? Opererà uno sbarco selettivo, ma tutti i profughi hanno il medesimo diritto a sbarcare in un porto sicuro indicato dalle autorità di ricerca e salvataggio, nel rispetto delle direttive e regolamenti europei, oltre che della Convenzione di Ginevra del 1951 sul diritto di asilo.

Ministro, non potrebbe configurarsi come respingimento collettivo per cui l'Italia è già stata sanzionata dalla CEDU nel 2014? Inoltre, poiché queste strutture, cosiddette di accoglienza, sicuramente saranno centri di detenzione temporanea, quantomeno quello dell'entroterra, in un Paese terzo rispetto all'Unione europea, sarà pur necessaria una legge ad hoc e dovranno essere dettagliatamente previste le necessarie garanzie giurisdizionali per i richiedenti asilo e i migranti ristretti in quel luogo. La Commissaria per gli affari interni, Johansson, a seguito della valutazione preliminare del Protocollo effettuata dal servizio giuridico della Commissione, ha dichiarato che l'accordo non viola il diritto europeo, ne è semplicemente fuori. Lei è sembrato entusiasta, a me non sembra un bel segnale. Dovevamo cambiare il Trattato di Dublino, troppo complicato, meglio la scorciatoia dell'Albania, dove scaricare, simbolicamente e materialmente, l'umanità persa e ferita dei migranti, come fossero rifiuti tossici. Gli scarti, come definisce, giustamente, Papa Francesco, in un limbo dove la destra può mostrare i muscoli, fare la sua propaganda nel tentativo di coprire il fallimento, l'incapacità di regolare i flussi migratori, di organizzare accoglienza e integrazione, di promuovere una politica migratoria strutturata e strutturale in Italia e in Europa e, prima di tutto, una politica giusta e umana oltre che seria ed efficace (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie Presidente Fontana, Ministro Tajani, Ministro Piantedosi, onorevoli colleghi, parlando di immigrazione non si può non ricordare come l'allora Ministro dell'Interno, attuale Ministro delle Infrastrutture, il senatore Matteo Salvini, sia ancora sotto processo per aver difeso i confini nazionali e dell'Unione europea. È vero, l'immigrazione è uno dei drammi dell'era moderna, non si può far finta di niente, non possiamo girarci dall'altra parte, ma bisogna governarla perché questo è quello che ci chiedono gli italiani. Il cardinale Matteo Maria Zuppi ha giustamente dichiarato: un sistema di accoglienza deve dare sicurezza a chi è accolto e a chi accoglie e deve dare sicurezza anche all'Italia che accoglie. Noi della Lega siamo sempre disposti a lavorare con chiunque voglia fare il bene degli italiani e di tutti i popoli europei. Siamo disposti a lavorare anche con i socialisti di buona volontà, come l'amico Edi Rama (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Presidente, Ministri, ringraziamo l'Albania che dimostra di aver capito con un'azione concreta lo spirito solidaristico che deve animare l'Unione europea e tende la mano al nostro Paese. Purtroppo, cari Ministri, duole constatare che ancora oggi è la stessa Unione europea che dimostra, troppo spesso, di non averlo compreso appieno. Alcuni Paesi europei dovrebbero imparare dall'Albania. Mi auguro, quindi, che presto altri Paesi europei seguano l'esempio dell'Albania, contribuendo alla gestione dei flussi migratori nell'interesse dell'Europa e dei migranti stessi.

Limitare gli sbarchi, come ha ricordato lei, Ministro Tajani, per limitare i morti in mare e contrastare la criminalità. Contrastare la tratta degli esseri umani per mezzo di flussi programmati e ordinati. In definitiva, questo Protocollo rappresenta un altro passo in avanti nella gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo. Siamo sulla buona strada, nella direzione del contrasto all'immigrazione clandestina, come, per esempio, ha affermato la socialdemocratica tedesca, Katarina Barley, Vicepresidente del Parlamento europeo, secondo la quale esternalizzare la gestione dei migranti non è sempre sbagliato. E come avete ricordato anche voi, anche il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha espresso un parere positivo su quest'accordo. Pertanto, quest'accordo deve essere l'occasione per dare un passo deciso verso una collaborazione europea più stretta e solidale, sia nell'Unione europea, sia con gli altri Paesi del continente europeo, un ulteriore passo importante verso il blocco delle partenze e il blocco delle ONG selvagge, che vogliono imporre a Paesi sovrani la politica di immigrazione. Questo, sì, che è in contrasto con la nostra Costituzione, in cui si prevede che la sovranità appartiene al popolo. Ministro ricordo come in Africa vivano un miliardo e 200 milioni di persone, in Medio Oriente circa 400 milioni; in tutto, quindi, circa un miliardo e 600 milioni di persone e sono in crescita costante. Pertanto, se solo l'1 per cento dovesse sbarcare sulle coste italiane, avremmo 16 milioni di sbarchi e vi ricordo che la Lombardia conta 10 milioni di abitanti, il Molise meno di 300.000, la Valle d'Aosta poco più di 100.000. Ce lo possiamo permettere? Ministro, penso proprio di no.

Ministro, come parlamentare, qui alla Camera, rappresento l'emigrazione italiana, sono stato infatti eletto nella Circoscrizione Estero in Europa, quindi sono stato eletto da italiani che sono andati a lavorare all'estero, decenni e decenni fa, in condizioni estremamente pesanti. Faccio riferimento, per esempio, ai minatori del nord Europa, in Belgio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), agli italiani che sono andati a lavorare per costruire strade e ponti in Svizzera e in Germania, italiani che hanno sudato sangue e spesso hanno dato anche la propria vita. Devo dire che spesso - Ministro, sempre! - queste persone mi dicono che sono emigrate all'estero allora solo per un motivo: per dare un futuro migliore ai propri figli. Ministro io li rappresento con tanto orgoglio e con tanto rispetto, rappresento l'emigrazione italiana all'estero e quello che chiede l'emigrazione italiana è che si possa attuare anche in Italia un'immigrazione controllata, un'immigrazione di persone che abbiano voglia di lavorare e di contribuire allo sviluppo del nostro Paese, come i nostri connazionali hanno fatto e stanno facendo all'estero e che ci rendono orgogliosi di essere italiani e promuovono il sistema e l'economia italiana all'estero. Grazie ancora e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro Tajani, Vicepresidente del Consiglio, abbiamo ascoltato con grande attenzione le cose che ci ha detto.

Soprattutto, abbiamo sperato di ascoltare dalle sue parole alcuni chiarimenti che sono assolutamente necessari per cercare di capire veramente di cosa stiamo parlando, di cosa tratti questo Accordo, quali conseguenze possa avere, quali effetti concreti possa sviluppare. Però, innanzitutto, voglio partire dalla fine del suo intervento, perché lei è venuto qui oggi, anticipato da alcune notizie di stampa, dicendoci che il provvedimento dovrà passare al vaglio del Parlamento perché si voti una legge di ratifica. Mi perdoni, ma è venuto qui come se dovesse spiegare alle opposizioni perché è giusto farlo. Guardi, è esattamente il contrario, questa cosa lei la deve spiegare alla maggioranza e ad alcuni suoi colleghi di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), a partire dal Ministro per i Rapporti con il Parlamento che ha provato a spiegare urbi et orbi esattamente il contrario, e cioè perché non avesse alcun senso che si chiedesse da parte dell'opposizione il passaggio parlamentare. Cioè, voi, Governo, avete passato diverse settimane a provare a nascondervi dal confronto parlamentare e aggiungo, mi faccia dire, anche a nascondere l'Accordo, perché, il giorno stesso in cui è stato siglato, l'Accordo è apparso sul sito del Governo albanese. Per oltre 10 giorni voi non lo avete reso pubblico, lo avete pubblicato solo molti giorni dopo, sul sito della Farnesina. Le segnalo - non le chiedo neanche un compenso per questo - che avete pure sbagliato a pubblicarlo, perché avete saltato una pagina. Sa quale pagina manca? Quella dell'impegno economico dei 16,5 milioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Oddio, c'era qualcuno in quest'Aula che diceva che a pensar male si fa peccato, ma ogni tanto ci si prende. Secondo me è sciatteria, glielo dico con grande chiarezza, che è la stessa sciatteria con cui ci si è rapportati con questo provvedimento, a partire da alcune falsità che sono state dette, falsità politiche intendo. Alcune le ha riportate anche lei oggi qui ma per prima le ha riferite la Presidente del Consiglio nella conferenza stampa di presentazione. Sostanzialmente, voi dite che questo Accordo serve per contrastare - leggo - il traffico di esseri umani, per prevenire i flussi migratori irregolari e per accogliere solo chi ha veramente diritto alla protezione internazionale. La informo che per contrastare il traffico di esseri umani e prevenire i flussi migratori si possono fare molte cose, ma sicuramente l'esternalizzazione dell'accoglienza al di fuori del territorio italiano non rientra tra queste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), semplicemente perché non cambia nulla.

State provando ancora a irretire l'opinione pubblica italiana sul tema del pull factor: la gente non parte perché metto qualche ostacolo oppure non parte se tolgo le ONG dal mar Mediterraneo, così magari muoiono un pochino più di persone, o magari non parte se cambio la legislazione. Non avete ancora capito, dalla realtà, come stanno le cose? L'aumento dei flussi di tutto quest'anno, che vi ha completamente travolto sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista della gestione dell'accoglienza, è lì a dimostrare che queste sono tutte falsità, perché le ragioni che muovono la gente a lasciare la propria casa e gli affetti e a rischiare la vita nel deserto e sul mare sono immensamente più grandi di quattro, mi permetta, cavolate che si possano inventare. Per cui, questo non avrà alcun tipo di riflesso da quel punto di vista.

Poi, si dice che si fa per accogliere solo chi ha veramente diritto. Ma questa cosa si può fare tranquillamente in Italia, cioè le cose che voi volete fare in Albania, esternalizzando l'accoglienza, si possono fare assolutamente allo stesso modo in Italia, soprattutto risparmiando tantissimi soldi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Infatti, le tre cose che caratterizzano questo Accordo, se ci sono, sono queste. La prima è che ha elementi di illegittimità sia dal punto di vista europeo sia dal punto di vista della legislazione italiana, perché nessuno di questi organismi, quello nazionale e quello internazionale, prevede o consente l'esternalizzazione dell'accoglienza. Non è previsto o è vietato, il che vuol dire, tra l'altro, che dovreste intervenire dal punto di vista normativo per l'ennesima volta sul tema dell'immigrazione. Qui, però, dobbiamo capirci. Voi continuate a ripetere - lo ha fatto anche lei oggi ma è scritto, in tre passaggi diversi, nell'Accordo - che si rispettano le normative europee, internazionali e italiane. Non è vero. Tanto che, come si ricordava precedentemente, la commissaria Johansson ha detto: questa cosa forse la potete anche fare ma perché è fuori dalle norme europee. Allora, dovete decidervi, o fate valere quelle europee, come c'è scritto e come lei ha detto, o non le fate valere. Se le fate valere, lì c'è un tema di illegittimità molto forte che non è superabile, tant'è vero che l'Europa, che ha preso posizioni anche molto diverse, dice che questa cosa si può fare solo se i salvataggi avvengono nelle acque internazionali, cioè dentro l'area SAR, realisticamente, fuori dalle acque territoriali.

Lei su questa cosa, però, non ci ha detto nulla. Le chiedo in fase di replica di sanare questo - poi le chiederò anche di altre questioni - perché questo è un punto determinante, anche perché voi dovete chiarire, in termini di legittimità ma anche in termini di scelte politiche, cosa succede concretamente, al di là della demagogia e della propaganda che provate a usare per difendervi dalla vostra incapacità di gestire i flussi migratori, cosa succede a bordo delle navi e cosa succede nei centri.

Per esempio, l'Accordo dice che verranno applicate le normative italiane sui tempi di detenzione amministrativa. Ma quale delle norme italiane? Lei questo ce lo deve dire, in questa fase, soprattutto, in cui ci sta spiegando, o prova a spiegarci, cosa dice questo Accordo. Stiamo parlando dei 18 mesi, che avete aumentato per i CPR, come dice Fazzolari, o si tratta di 28 giorni, come dice la Presidente del Consiglio in conferenza stampa e come dice il Ministro Piantedosi, che era seduto vicino a lei fino a qualche minuto fa? Perché sono due cose molto diverse. Mi viene da dire che, se la Presidente dice 3.000 persone al massimo al mese, 36.000 l'anno, sarà quello di 28 giorni, ma ce la spieghi. Ci spieghi anche perché si possono mettere persone in detenzione amministrativa, perché quella norma è relativa soprattutto a chi proviene da Paesi cosiddetti sicuri. Ma dove si fa questa divisione? Sulle navi? In territorio albanese? Dove si dividono, diciamo così, i destini delle donne in gravidanza, dei minori? Dove si accerta che le donne sono o meno in gravidanza? Fate il test di gravidanza sulle navi? Fatelo solo sapere, così chiediamo cosa ne penseranno i marinai che sono a bordo. Dove si decide se un minore è minore o no? Si decide nel porto, cioè già sul territorio albanese? A quel punto per donne in gravidanza e minori cosa succede, che vengono riportati con le navi in Italia? Siamo passati dalla vostra propaganda dei taxi del mare ai traghetti del mare, sostanzialmente, cioè si fa girare per il Mediterraneo la gente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) perché voi volete affermare in maniera propagandistica un meccanismo che non sta in piedi e che ha anche una componente di diseconomia straordinaria. Questa cosa costa tantissimo, è una cosa inutile e costa tantissimo. Perché è inutile? Per quanto dicevo prima, cioè le stesse cose si possono fare in Italia. Facciamo un esempio, Ministro. Rispetto a 3.000 persone, usando le percentuali che ci sono normalmente, che ci sono quest'anno relativamente ai rimpatri, alle espulsioni con rimpatrio, si sta rimpatriando il 2,7 per cento. Su 3.000 persone si tratta a malapena di 80 persone circa, il che vuol dire che le restanti 2.920 o avranno il permesso, perché viene loro riconosciuta protezione e devono essere portate in Italia, o non lo avranno. Quando sarà scaduto il tempo di trattenimento, cosa accadrà di queste persone? Dovranno essere portate in Italia. Al limite, quelle 80 persone possono essere rimpatriate anche da Tirana, forse, bisogna vedere com'è il diritto, ma sicuramente 2.920 torneranno in Italia.

Noi stiamo affrontando costi esorbitanti, che mi sono segnato, perché, sinceramente, a memoria non riuscivo neanche a ricordarli, per una cosa del tutto inutile. Noi dovremo pagare per la costruzione e l'allestimento delle strutture e tutta l'urbanizzazione, oltre a vitto, alloggio, servizi, stipendi, rimettendo a posto un vecchio centro dell'aeronautica militare dismesso e che essi definiscono, nei loro documenti, fatiscente, per cui sarà da abbattere e ricostruire, con costi esorbitanti. Dovremo quindi aprire un conto speciale di tesoreria su cui mettere quei 16,5 milioni che vi siete dimenticati di pubblicare sul sito.

Dovremo aprire un fondo di garanzia per somme che non possono essere ritirate dall'Italia, se non con l'accordo dell'Albania, perché non si fidano nemmeno di noi, perché hanno paura che non paghiamo i conti e poi ci riprendiamo i soldi. Il 100 per cento dei costi sanitari sostenuti dall'Albania, il 100 per cento dei dispositivi medici, dei beni e servizi ulteriori, i costi del personale di Polizia e delle Forze armate albanesi, del carburante, dei mezzi, i costi per acquistare i mezzi e le macchine che servono per il servizio, i costi per le strutture di Polizia albanesi, per pagare le spese processuali, per pagare le spese albanesi per le opere di urbanizzazione ed erogazione dei servizi pubblici, per pagare il 100 per cento degli imprevisti, per pagare tutto e pagare di più: qui c'è solo un soggetto che fa un affare ed è il Governo albanese. Allora, se voi avete deciso di pagare la prossima campagna elettorale del Partito socialista albanese, benvenuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Vedo che ci sono grandi attestazioni di stima anche per il Partito del Socialismo Europeo. Mi fa piacere che prendiate la linea e vi ispiriate al PSE. Io non farò il giochino contrario di dire cosa pensa la destra sovranista, che dice “prima gli albanesi”, di fronte a questo Accordo. Ma non mi interessa, perché io bado all'interesse dell'Italia, degli italiani e al rispetto dei diritti delle persone e anche delle regole internazionali, perché la democrazia è fatta di regole, non è fatta di giochini per aggirare le regole.

E, allora, Vicepresidente del Consiglio, io le vorrei chiedere di essere molto più chiaro su alcune questioni che lei oggi, qui, ci è venuto a dire. E lo faccio prendendo un accoglimento che dimostra che ogni tanto qualcosa, in questo Paese, può essere cambiato anche dall'opposizione, nonostante una maggioranza che, o finge di non sentire, o non ascolta, o se ne frega semplicemente del dibattito democratico, e cioè che lei è venuto a dirci che avevamo ragione noi, che da qui bisogna passare e che da qui si deve fare la discussione fino in fondo, perché la si fa di fronte al Parlamento, in ossequio alla Costituzione ma, soprattutto, la si fa di fronte agli italiani. E mi chiedo perché, per così tanto tempo, avete accarezzato l'idea di non venire qui. Sinceramente, non ho trovato una motivazione, se non di rapporti di forza. E, allora, l'unica ragione, inevitabilmente, può essere questa: volevate giocarvela tra voi, senza venire a rendere conto. E guardate che è quello che è successo anche tra la Presidenza del Consiglio e il Governo, perché questo Accordo è stato chiuso in maniera segreta e riservata, a Ferragosto e voi non siete stati avvisati. Non sono stati avvisati i partiti di maggioranza, i Vicepresidenti e i Ministri competenti. E lei, non devo ricordarglielo io, fa il segretario di Forza Italia, il Vicepresidente del Consiglio e il Ministro degli Affari esteri. Ora, lei ci può anche raccontare che non è vero, ma bastava guardare le vostre facce e la vostra difficoltà a intervenire sull'argomento per capire che, invece, è esattamente così.

Per cui, chiudendo, io le chiedo queste cose. Le chiedo: qual è la norma di detenzione amministrativa a cui vi riferite, se sono i 28 giorni o sono i 18 mesi, così vediamo se si smentisce la Presidenza del Consiglio e anche il Viminale, o meno; se servono - e quali - modifiche legislative per gestire questa extraterritorialità dell'accoglienza; quanti soldi in totale ci dovremmo mettere, come Paese, e quanti soldi in più rispetto alla scelta di fare tutto questo in Italia. Noi vogliamo le cifre! Potete arrotondare anche a 10 euro, ma noi vogliamo le cifre, perché qui stiamo parlando di centinaia di milioni. Sono le stime albanesi, ma non è difficilissimo mettersi a fare due conti. Noi vogliamo sapere, approfittando anche della presenza del Ministro dell'Interno: quanti, tra appartenenti alle Forze di Polizia, ai Carabinieri, alla Guardia di finanza, e chi si deciderà, verranno dislocati lì?

PRESIDENTE. Concluda.

MATTEO MAURI (PD-IDP). A me risulta almeno 1.000. E dove vengono sottratti dal servizio? Dove si divideranno donne, minori, fragili? Dove si deciderà chi appartiene a queste categorie? Verranno divise le famiglie? Gli uomini da una parte e i minori dall'altra? Cosa volete fare e come lo volete fare?

E poi la cosa che dicevo prima - e chiudo, Presidente -, ossia la questione delle acque territoriali: abbiamo capito che saranno solamente i mezzi dello Stato, ma dove e perché si farà in quel modo?

Noi chiediamo che lei ci dica tutte queste cose, perché le deve dire di fronte ai cittadini italiani e perché noi vogliamo smascherare fino in fondo tutta la propaganda e la demagogia che questo Governo e questa maggioranza stanno mettendo in piedi semplicemente per nascondersi e per nascondere la propria incapacità di gestire il fenomeno migratorio. Volete spiegarlo agli altri, non siete capaci voi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, grazie per essere qui, oggi, a illustrare a questa Camera i contenuti e le valutazioni sull'importante Protocollo che il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha siglato lo scorso 6 novembre con il Presidente albanese, Rama, per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria. Si tratta di un Protocollo che fa seguito al precedente Accordo tra Italia e Albania per il rafforzamento della collaborazione bilaterale nel contrasto al terrorismo e alla tratta di esseri umani, che rafforza l'amicizia tra i due Paesi, consolidando la forte e profonda cooperazione tra le nostre due Nazioni, come lei ha ben esposto.

È nostro comune interesse, anche nell'ottica di un prossimo ingresso dell'Albania nell'Unione europea, continuare a sviluppare questa cooperazione bilaterale in tutti i settori. Con l'Albania ci legano sia rapporti commerciali di assoluta eccellenza, ricordo che l'Italia è il primo partner commerciale dell'Albania, sia intensi rapporti culturali e sociali. Forte è la collaborazione che esiste nella lotta a tutte le forme di illegalità e che vede un'importante presenza in Albania di Forze dell'ordine e di magistrati italiani. Ed è in questo quadro che si colloca questo Protocollo, che è volto a intensificare la collaborazione nell'ambito della gestione dei flussi migratori, anche in considerazione della vicinanza geografica e della comunanza di interessi e di aspirazioni che ci lega al Paese delle aquile.

Entro la prossima primavera, i due centri costruiti con fondi italiani saranno operativi per effettuare le operazioni di sbarco e identificazione, e per le successive procedure per l'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi diritto all'ingresso e alla permanenza nel territorio italiano. In applicazione del Protocollo, il numero totale dei migranti presenti contemporaneamente nel territorio albanese non potrà essere superiore a 3.000 e si tratterà di migranti salvati in mare da navi ufficiali italiane. In ogni caso, non verranno ospitati in tali centri, come abbiamo detto, donne in gravidanza e soggetti vulnerabili, e le strutture saranno gestite dall'Italia secondo le normative italiane ed europee.

Bisogna ribadire che in questi centri vigerà lo Stato di diritto e saranno rispettate le nostre regole, le regole comunitarie e del diritto internazionale. L'Albania collaborerà con le nostre Forze di polizia per la sicurezza e la sorveglianza esterna. Il Governo albanese ha già approvato il Memorandum e il testo verrà ora sottoposto al varo del Parlamento. Si tratta di un Accordo innovativo, che mette in campo ulteriori strumenti per contrastare l'immigrazione illegale di massa, un fenomeno che i singoli Stati dell'Unione non possono affrontare da soli. La cooperazione anche con Paesi per ora non dell'Unione europea, come l'Albania, può essere importante. Per la prima volta, uno Stato non membro dell'Unione europea - ma, ricordiamolo, candidato - accetta la creazione nel suo territorio di centri destinati alla gestione dei migranti arrivati sul territorio dell'Unione.

In tema di immigrazione, anche a livello europeo la situazione è in evoluzione. Si comincia, infatti, a capire che questo è un problema europeo e non italiano, e che accordi come quello raggiunto con l'Albania possono costruire un nuovo approccio. È chiaro ormai a tutti che, se non si affronta il problema della migrazione primaria, non si può fare nulla per quella secondaria, che tanto preoccupa i Paesi del Nord Europa, e l'idea di esternalizzare le procedure per l'accertamento dei requisiti per il riconoscimento della protezione internazionale si sta facendo largo. Poche settimane fa, anche il Governo tedesco ha raggiunto un'intesa su alcuni punti riguardanti la politica migratoria. Fra questi vi è la possibilità di svolgere le procedure di asilo anche al di fuori dell'Unione europea. Anche Berlino vuole percorrere, quindi, questa strada e verificare se lo status di protezione dei rifugiati possa essere determinato anche in Paesi di transito o in Paesi terzi, nel rispetto delle norme internazionali ed europee sui diritti dell'uomo.

L'Austria studia procedure simili, mentre la Danimarca ha già varato una norma che consente di esaminare le domande di asilo al di fuori dell'Unione europea, anche se non ha ancora avuto concreta attuazione. Anche in Olanda, dove domani si terranno le elezioni, la campagna elettorale è stata incentrata su come ridurre i flussi in ingresso di migranti. Quest'accordo rientra, quindi, appieno nella visione che ispira questa maggioranza: da un lato, rafforzare le forme di cooperazione con i Paesi extraeuropei per contrastare il traffico di esseri umani e prevenire i flussi migratori illegali, per far sì che l'accoglienza sul nostro territorio sia riconosciuta a chi ha davvero diritto alla protezione internazionale, dall'altro, perseguire la costruzione, attraverso il Piano Mattei, di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del continente africano, volto a promuovere uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza. Una strada questa che va percorsa convintamente anche a livello unionale, attraverso l'elaborazione di iniziative e progetti condivisi. In particolare - lo abbiamo ripetuto più volte -, noi riteniamo che l'Europa debba fare di più nei confronti dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo e dell'Africa per prevenire gli arrivi irregolari, coniugando la lotta ai trafficanti con politiche di sviluppo a partenariati equilibrati e adeguatamente finanziati con risorse europee. Bisogna avere l'ambizione di passare dalla politica di vicinato a un vero e proprio partenariato con la sponda sud del Mediterraneo e con l'intero continente africano, incentivando il dialogo e la cooperazione con quei Paesi orientati alle riforme.

Presidente, colleghi, in questi giorni abbiamo ascoltato attacchi ideologici e critiche ingiuste, a volte anche surreali accostamenti tra il Protocollo italo-albanese e il Trattato tra Regno Unito e Ruanda bocciato dalla Corte Suprema inglese. Vorrei ricordare che i giudici britannici non hanno detto che un accordo per l'invio di migranti è di per se stesso illegale, ma hanno convenuto che il Ruanda non è un Paese terzo sicuro e che c'erano fondati motivi per ritenere che si potessero rimpatriare con la forza i migranti in luoghi dove avrebbero potuto affrontare persecuzioni. Ovviamente, questo non ha nulla a che vedere con il nostro caso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), a meno che qualcuno non ritenga che l'Albania, che ha presentato una domanda di adesione all'Unione europea nell'aprile 2009 e ha ottenuto lo status di Paese candidato all'adesione nel giugno 2014, non sia un Paese sicuro.

Il Governo, con la Presidente Meloni, il Ministro Tajani e il Ministro Piantedosi, ha fatto un buon lavoro. È stato siglato un Protocollo innovativo, che dimostra che si può collaborare sul fronte della gestione dei flussi migratori anche con Nazioni extra Unione europea; un Protocollo che, quando entrerà a regime, contribuirà ad abbassare la pressione che continui sbarchi esercitano su Pantelleria, sui comuni siciliani e calabresi; un Protocollo che un domani potrà essere di esempio e un modello per altri accordi di collaborazione di questo tipo.

Mi permetta, Presidente, in conclusione, di osservare come l'opposizione e i sinistri che hanno governato per un decennio oggi abbiano tutte le risposte in tasca, e non solo sul tema dell'immigrazione. Chiudo con le parole del Presidente Rama: questo Accordo forse non è di sinistra, esser d'aiuto all'Italia forse non è un accordo di sinistra, accogliere i migranti non lo è, ma non è neanche di destra in Albania. Non è, quindi, né di sinistra né di destra, è semplicemente una cosa giusta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro Tajani per la sua relazione, oggi in Aula, da cui apprendiamo la volontà del Governo di non chiudere qui questa discussione, ma di affrontare proprio in quest'Aula la ratifica di un disegno di legge su quest'Accordo. Questa notizia ci consente anche di eliminare gran parte dell'intervento che avevamo preparato rispetto a una nota metodologica. Questo, però, ci impone di dire che, nelle scorse settimane, suoi autorevoli colleghi hanno sempre negato la necessità di portare in Parlamento quell'Accordo. È bene cambiare idea, ma è bene anche non dimenticare come questo Parlamento, a forza e a gran voce, abbia richiesto questo e, oggi, gli venga riconosciuto. Ma, allo stesso tempo, rispetto alle parole che diceva l'onorevole Deidda, non credo che sia un atto di benemerenza nei confronti delle opposizioni e nei confronti del Parlamento, con cui si cerca una discussione e un accordo su questo tema. Credo semplicemente che il Governo si sia reso conto che questo passaggio fosse fondamentale e necessario per la validità dell'Accordo tra Italia e Albania. E, quindi, oggi, con una retromarcia rispetto alle parole del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani, si fa una scelta diversa e, nelle prossime settimane, speriamo di poter parlare di quel disegno di legge. Il nostro gruppo, peraltro - lo dico al Presidente - non è quello da cui provengono parole come “Guantánamo” o “deportazione”: non è quello il tema e non è quello l'attacco di merito che noi facciamo, lo diceva poco fa molto bene l'onorevole Marrocco. L'Albania è per noi un Paese amico, l'Albania è un Paese che culturalmente è molto vicino al nostro, con cui abbiamo rapporti commerciali, con cui condividiamo anche una storia degli ultimi decenni. L'Albania è un Paese che si candida a entrare nell'Unione europea e, quindi, il nostro confronto, anche di merito, non è assolutamente ideologico rispetto all'Albania. Il nostro confronto di merito si basa su quest'Accordo che, per noi, è totalmente inefficace e totalmente propagandistico. Lo diciamo perché - qualcuno l'ha già detto prima di noi - stiamo parlando di 3.000 migranti, 3.000 migranti rispetto ai numeri che conosciamo bene e che riguardano l'immigrazione in questo Paese. Il report del Ministero dell'Interno dice 149.751 sbarchi al 20 novembre e dice anche che, di essi, 15.000 e oltre sono minori non accompagnati. E, allora, di fronte a questa grave emergenza, che, evidentemente, siete stati incapaci di affrontare e di gestire, parliamo di due centri che verranno costruiti in Albania e che potranno accogliere al massimo 3.000 rifugiati. Si parla, quindi, di un'arma di distrazione di massa: mentre abbiamo una grande emergenza, cerchiamo uno specchietto con cui distrarre gli italiani, e lo facciamo cercando di passare in sotterfugio quelli che saranno i maggiori costi che questo comporta. Qualcuno prima di me l'ha già detto bene: ci sono costi di trasporto che saranno molto elevati e che andranno stimati, ci sono i costi della costruzione di questi centri che, come sappiamo, oggi andranno a insediarsi in strutture fatiscenti e per le quali sarà necessario investire tanti denari, ma ci sono anche i maggiori costi del personale italiano che su quel posto andrà e che vivrà anche di uno stipendio da missione, stando all'estero e lavorando all'estero. E ci sono i costi del secondo trasporto, perché quello che manca in questo dibattito è dire che, di quei 3.000, tutti torneranno nel nostro Paese, torneranno nel limite dei 3 anni sicuramente e torneranno sia coloro che avranno una domanda accettata per richiedenti asilo, sia coloro che non l'avranno, perché dovranno aspettare nel nostro Paese i tempi dei rimpatri, su cui non avete detto una parola. Rispetto a ogni promessa elettorale, si parte dai rimpatri: ebbene, i numeri dei rimpatri anche quest'anno sono bassissimi rispetto al numero degli sbarchi. E, quindi, noi stiamo costruendo semplicemente un centro di detenzione in un Paese amico, in cui le persone aspetteranno la domanda e, poi, dovremo trovare un posto in Italia dove farle tornare. In tutto ciò, benissimo questo Piano Mattei di cui si parla, ma dall'annuncio del Piano Mattei, noi abbiamo solo visto una conferenza stampa, non abbiamo visto alcun atto pratico. Quindi, il Piano Mattei rimane una buona idea e, soprattutto, rimane un bellissimo nome ma, ad oggi, è ancora una scatola vuota rispetto a quello che avete intenzione di fare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

Nel decreto Sud avete inserito ulteriori fondi per i centri di prima accoglienza ma, anche lì, l'abbiamo approvato in quest'Aula, peraltro facendo un ragionamento e, oggi, vogliamo capire come questi centri di prima accoglienza si rapporteranno con i centri dell'Albania.

Chiudendo, manca un tema fondamentale. Al di là del fatto che l'Unione europea dica che non viola il diritto UE, ma ne è fuori, qui manca il rapporto e manca la strategia comune con l'Europa. Non siete ancora riusciti a fare un grande piano insieme all'Europa, insieme agli alleati europei, di solidarietà europea, di superamento del Trattato di Dublino e non riuscite a farlo perché è un po' difficile farlo con chi vi aiuterebbe, se i vostri alleati sono Orbán e i sovranisti e, difficilmente, raggiungeremo un accordo di solidarietà europea finché non facciamo chiarezza anche sulle alleanze europee. Chiudo dicendo che per noi quest'Accordo è totalmente inefficace, è semplicemente uno specchietto per le allodole e su questo noi ci baseremo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi capiamo perfettamente il suo imbarazzo, visto che è venuto qui a raccontarci cose che già sapevamo - le abbiamo apprese dal sito gogo.al, che è quello che in questi giorni ci ha dato le informazioni su questo Protocollo d'intesa - e che lei ci ha ripetuto. È venuto qui sostanzialmente a parlare di niente, di nulla. Dobbiamo risalire a questa estate: ricordate quando, su tutti i giornali, venne pubblicata la notizia che la nostra Presidente del Consiglio aveva pagato il conto a due turisti italiani in Albania? Si magnificava la generosità della nostra Presidente del Consiglio che, pur di non fare una brutta figura con gli albanesi, ha pagato il conto a questi due turisti. Ora abbiamo capito a quanto ammontava questo conto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo conto ammontava a 16 milioni di euro di anticipo, a 100 milioni di Fondo di garanzia e chissà a quanti altri soldi nel corso di questi 5 anni. Quindi, in questo ristorante, in questa meravigliosa vacanza estiva, la Presidente Meloni ha fatto quest'Accordo, con ogni evidenza alle spalle dei Ministri competenti e alle spalle dei suoi alleati di Governo e a lei, Ministro, oggi tocca venire qui a riferire su questa vicenda.

Allora, da un anno oramai ci dite che avete risolto - o che state risolvendo - il problema dell'immigrazione e della sicurezza: siamo partiti con il decreto Rave, poi siamo arrivati al decreto Cutro, poi siamo arrivati - pensate - alla proclamazione dello stato d'emergenza sul tema immigrazione. Quando noi, durante il COVID, chiedevamo lo stato di emergenza perché c'erano gli ospedali pieni, quando eravamo chiusi in casa e non potevamo aprire i negozi, la Meloni disse che lo stato d'emergenza era una dittatura sanitaria e che il Presidente del Consiglio dell'epoca era dittatore, non poteva usare questo strumento, mentre per il tema immigrazione si usa serenamente lo stato di emergenza e si continua a legiferare in maniera incredibile. Siete generosissimi, da questo punto di vista: avete adottato prima il decreto Cutro, poi il decreto Immigrazione, poi avete firmato un memorandum con la Tunisia, che doveva essere la panacea di tutti i mali, ma che è fallito dopo due settimane, poi avete adottato il decreto che istituiva i CPR - già non me li ricordo più - e poi il Piano Mattei, signori, che risolve tutto. Ma cos'è il Piano Mattei? Francamente non l'ho capito e chiedo davvero di dirci cos'è il Piano Mattei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Credo solo che vi dovreste vergognare di aver dato il nome di un grandissimo italiano, che è morto per questo Paese, a un Piano che non esiste, strumentalizzando la memoria di questo grande personaggio, in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è l'unica cosa che avete fatto. Quindi, scopriamo che ristrutturiamo le caserme agli albanesi, che paghiamo la Polizia albanese - perché dobbiamo pagarla - e scopriamo che 2 centri in Albania costano quanto 10 centri in Italia, questo è straordinario. E voi dite che risolverete il problema. Ma cosa risolvete? Tremila persone, a fronte delle 140.000 persone che sono venute quest'anno? Ma voi non risolvete assolutamente niente: è chiaro ormai che il Presidente albanese aveva bisogno di uno sponsor di un grande Paese come l'Italia per accreditarsi ancora di più nell'Unione europea e giustamente ha fatto i suoi interessi, perché ha fatto gli interessi del proprio Paese e della politica del proprio Paese. E noi cosa abbiamo fatto? La Meloni cosa ha fatto? Si è trovata con il suo alleato di Governo, Salvini, che la bombardava sul tema immigrazione e allora ha pensato che, in vista delle europee, non poteva perdere consenso elettorale sul suo tema, quello dell'immigrazione, ma dovesse dare un segnale, dicendo che avrebbe preso gli immigrati e li avrebbe portati in Albania. Quindi, noi sostanzialmente paghiamo la campagna elettorale della Meloni nei confronti di Salvini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo facciamo con questa operazione, niente di più e niente di meno.

Siete partiti con i CPR e poi chiaramente i CPR andavano istituiti nelle regioni, ma allora è successo che i vostri presidenti di regione, che sono andati al governo dicendo: da noi niente immigrati, non vedrete mai niente. Il Veneto ai veneti, la Lombardia ai lombardi, e tutte queste scemenze, chiaramente non potevano far vedere che dal loro Governo arrivava un CPR e quindi vi siete inventati questo Accordo, probabilmente per andare a sollevare alcune vostre regioni amiche da questo CPR. Questo è ciò che voi definite la sindrome NIMBY, non nel mio giardino di casa. Allora immagino che, quando andrete avanti con il nucleare, farete la solita cosa: direte che ci vuole il nucleare ma poi, quando dovrete istituire le centrali nucleari nelle regioni, direte che le costruirete in Albania (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché la gente non le vorrà vicino al proprio giardino, però ovviamente non risolverete niente.

Sento qualcuno che dice che finalmente abbiamo eliminato il business dell'immigrazione: allora, con 3.000 su 140.000 non togliete nulla. Con i CPR, che già abbiamo contestato e che costeranno tantissimo alle tasche dei cittadini italiani, andrete ad alimentare il business delle cooperative nere - non saranno più rosse, ma saranno nere -, perché più si mantengono persone nel nostro Paese - non avete fatto un accordo di rimpatrio - più chi si occupa di immigrazione fa il business dell'immigrazione e ci guadagna e voi, con questo sistema, state facendo esattamente questo e state addirittura peggiorando quello che avevamo. Allora, io vorrei davvero capire una cosa. A me fa sorridere sentire, come negli interventi precedenti, che abbiamo un Paese vicino del Mediterraneo, l'Albania, e quando una nave della Marina militare soccorre un barcone di migranti, lo porta in Albania: sarebbe facilissimo, l'ideale. Ma, allora, sapete quante miglia nautiche ci sono tra il centro del Mediterraneo, tra Lampedusa e le nostre coste siciliane fino al porto albanese dove dovranno andare? Ce ne sono quante da Genova a Trapani, quindi dovranno fare un tragitto di questo tipo. Dove si identificano queste persone? Ora mi direte che sono interessati solo i maggiorenni, perché è facilissimo su un barchino dire a una persona che, in quanto maggiorenne e senza documenti, lo portiamo in Albania, mentre il minorenne lo portiamo in Italia. Ma come si identificano? A spese nostre, a spese della Marina militare, a spese della Guardia costiera e questo riguarda solo i maggiorenni - attenzione -, non le persone fragili e vulnerabili. Io, quando lei ha detto questa cosa, Ministro, mi sono fatto una domanda: se questo posto è così sicuro e rispetta tutti gli standard, allora ci possono andare tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); se rispetta tutti gli standard, allora non vedo perché si debba fare una distinzione; si vuole fare una distinzione non so perché, lo vedremo nel corso degli anni. Quindi, come si identificano queste persone non si sa. Poi la legislazione rimane italiana, quindi così come ci mettiamo anni, in Italia, a fare un provvedimento di espulsione che poi sarà inefficace perché non abbiamo gli accordi bilaterali, anche in Albania accadrà la stessa cosa. E chi andrà in Albania, essendo la giurisdizione italiana, a fare questo tipo di procedure? Partiranno tutti i giorni dall'Italia all'Albania giudici, ufficiali giudiziari, personale, giustamente spesati, con spese di trasferta, per fare cose inutili.

Allora, sicuramente, dato questo continuo spostamento di persone che ci sarà tra Italia e Albania, io credo che tra qualche mese potremo assistere a un'altra brillante idea di questo Governo e io ve la suggerisco, ma non voglio il copyright: potremmo cominciare a ideare il ponte tra l'Italia e l'Albania (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), un ponte sull'Adriatico, visto che ci immaginiamo il ponte sullo Stretto. Al Ministro Salvini, che costruisce strade, ponti e ferrovie - è incredibile - dico di fare un bel ponte tra l'Italia e l'Albania, così risparmiamo un sacco di soldi e siamo tutti a posto.

Al di là delle battute, purtroppo i soldi per il ponte sullo Stretto li abbiamo messi, nel momento in cui gli italiani non arrivano alla fine del mese, anche qui sempre per la propaganda elettorale, stavolta di Salvini. A questo la Meloni risponde con la sua propaganda elettorale, facendo questo Protocollo che è solo l'ennesimo spot.

Concludo, anche se non ho parlato - non perché non ci tenga, ovviamente - della questione umanitaria, di come tutto questo violerà, probabilmente, il diritto internazionale. Io ho parlato semplicemente di costi di gestione e di illogicità semplicemente per un motivo, perché io so che nel partito della Presidente Meloni molti sarebbero contenti se noi vi chiamassimo fascisti, ma voi non siete fascisti, voi siete incapaci, siete incapaci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente!

PRESIDENTE. Concluda!

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Quindi, non vi diamo la gioia di chiamarvi fascisti, vi continuiamo a chiamare incapaci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Tajani, Ministro Piantedosi, onorevoli colleghi ed esponenti del Governo, abbiamo ascoltato le comunicazioni su un Protocollo che abbiamo avuto solo in bozza e che non era stato depositato presso gli uffici della Camera. Quindi, prendiamo atto delle sue dichiarazioni. Però, certamente, il modo di procedere del Governo, al di là del merito del contenuto del Protocollo, ci lascia perplessi. Quello che sappiamo è che il Protocollo firmato per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria prevedrebbe la realizzazione in territorio albanese di strutture per l'accertamento dei presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale e per il rimpatrio dei migranti non aventi diritto all'ingresso e alla permanenza nel territorio italiano. Sappiamo anche che le spese per la realizzazione, l'allestimento e la gestione delle strutture, comprese le strutture sanitarie e persino le strutture dedicate al personale albanese addetto alla sicurezza del perimetro esterno, saranno a completo carico delle autorità italiane e anche l'ingresso dei migranti in acque territoriali e nel territorio della Repubblica d'Albania dovrà avvenire esclusivamente con i mezzi delle competenti autorità italiane. Quello che non sappiamo è l'importo del costo per la messa in esercizio dei centri e ancora meno quale sarà la spesa per gestirli a regime, anche considerando l'esiguo numero dei migranti accolti e l'onerosità dei costi per il personale da gestire in trasferta in un Paese extra Unione europea.

Parliamo di un massimo complessivo di 3.000 migranti in territorio albanese. Sappiamo che le autorità italiane dovranno provvedere al mantenimento dell'ordine e della sicurezza all'interno dei centri, assicurando le misure necessarie al fine di garantire la permanenza dei migranti all'interno delle aree, impedendo la loro uscita non autorizzata in territorio albanese. Non sappiamo, invece, come saranno garantiti e con quale spesa l'assistenza legale o di mediazione culturale a cui l'Italia deve ottemperare in forza delle vigenti normative nazionali e comunitarie, così come non sappiamo - e vorremmo saperlo - se dal punto di vista giuridico non si ravvisino problemi anche nella parte del Protocollo che prevede l'applicazione di norme nazionali ed europee in un territorio di uno Stato non appartenente all'Unione europea. Senz'altro si tratta di un unicum giuridico e forse qualcuna delle nostre norme nazionali andrebbe almeno adeguata in merito. Quello che di certo sappiamo è che siamo di fronte a un Protocollo che di fatto rappresenta un vero e proprio accordo internazionale, che ha dei costi che non sono ipotizzabili e che promettono di essere comunque molto, molto elevati. Siamo felici che il Ministro ci abbia annunciato la volontà di presentare un disegno di legge di ratifica in Parlamento. È vero anche che il Governo di Albania ha giustamente, a mio avviso, ritenuto di sottoporre al Parlamento l'approvazione ai fini di ratificare l'accordo sottoscritto con l'Italia.

Infine, per amore di completezza va anche detto che il richiamo dell'accordo di amicizia sottoscritto tra i due Paesi nel lontano 1995, e ratificato dal Parlamento italiano nel 1998, non consentiva di agganciarvi un Protocollo così importante e giuridicamente innovativo al solo scopo di non passare per le Aule parlamentari, anche perché quell'accordo sfiora soltanto il tema dell'immigrazione, lo fa per il solo e limitato tema del mercato del lavoro e solo nel rapporto tra i due Paesi, l'Italia e l'Albania. Siamo però soddisfatti che il Governo presenterà il prima possibile un disegno di legge di ratifica, affrontando compiutamente anche il tema della compatibilità delle sue previsioni con le normative comunitarie e l'eventuale aggiornamento e adeguamento di quelle nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ruspandini. Ne ha facoltà.

MASSIMO RUSPANDINI (FDI). Grazie, Presidente. Noi di Fratelli d'Italia siamo particolarmente orgogliosi dello storico accordo tra l'Italia e l'Albania nella gestione dei flussi migratori. Questo Protocollo d'intesa, firmato a Roma il 6 novembre, consente di trattenere ai fini dei rimpatri e delle procedure accelerate di frontiera fino a 36.000 migranti l'anno nel territorio albanese. È un risultato che consentirà di decongestionare il sistema italiano di prima accoglienza e aiuterà ad alleviare la pressione migratoria sull'Italia.

È bene ricordare che solo qualche settimana fa, proprio mentre il Governo francese blindava il confine di Ventimiglia, in simultanea con il Governo tedesco che sospendeva i trasferimenti in corso, previsti dalla Convenzione di Dublino, dal nostro Paese alla Germania, a Lampedusa, in un solo giorno, sbarcava un numero di clandestini pari a quello dell'intera popolazione residente. Quindi, si tratta, per molte ragioni e senza mezzi termini, di un vero capolavoro italiano che va inquadrato nel solco della migliore diplomazia italiana. Due Paesi amici, uno storico rapporto di cooperazione bilaterale suggellato da un'accoglienza e ospitalità, negli ultimi decenni, che gli albanesi, integrati benissimo in Italia, hanno saputo apprezzare e che non hanno dimenticato. Tutto ciò ha permesso la costruzione, com'è stato già detto in quest'Aula, di due centri in Albania che saranno sottoposti alla giurisdizione italiana. Verranno valutate in maniera celere le domande di asilo politico. Se saranno accolte, i migranti saranno condotti in Italia, altrimenti saranno rimpatriati nei loro Paesi d'origine.

Un duro colpo, evidentemente, per la sinistra italiana, per i garanti dello status quo, per coloro che ogni volta ci accompagnano cercando di sovvertire le decisioni libere dei cittadini italiani, in questo caso del popolo italiano che aveva assegnato una maggioranza parlamentare a prova di ribaltoni vari e, quindi, si sperava e si è sperato in situazioni diverse. Una vicenda fra tutte è lo spread, usato tante volte contro i Governi di centrodestra, ma lo spread non sale e i mercati dimostrano, invece, di apprezzare il Governo Meloni. Non sale e non arrivano i richiami delle fantomatiche agenzie di rating che, invece, in questo caso sembrano rincuorare gli investitori e i mercati, tanto cari a qualcuno in quest'Aula.

Rimanevano, appunto, i migranti, la questione migratoria, e in effetti c'erano tutti i presupposti per soffiare sul fuoco delle crisi internazionali. Gli scenari di guerra sono sotto gli occhi di tutti, così come gli sconvolgimenti politici.

La posizione dell'Italia all'interno del Mare Nostrum, il Mare Mediterraneo, culla, sponda della nostra civiltà, oggi ridotto troppe volte a un vero e proprio cimitero di esseri umani. Ecco, di fronte al gigante africano depredato da certe potenze europee, che ancora fingono di non capire la lezione, c'è il rischio di autentiche invasioni di disperati, ai quali va tutta la nostra solidarietà umana e cristiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma non aiuta certo a risolvere il problema appellarsi all'immigrazione selvaggia, indiscriminata, perché questa non ricade, cari onorevoli, sui quartieri VIP, su chi guarda il fenomeno comodamente dai salotti di casa, da chi oggi dice che stiamo trattando gli immigrati come rifiuti tossici. Il costo dell'immigrazione, lo dovreste sapere, anche se molti di voi mancano dalle periferie italiane da troppo tempo, ricade sui più deboli dei nostri quartieri popolari, perché c'è l'abbattimento del costo del lavoro e perché, dove voi, appunto, non entrate da troppo tempo, c'è una vera e propria guerra tra poveri. Quest'accordo colpisce in un colpo solo sia il business della tratta degli esseri umani, fungendo anche da deterrente - perché no? Va detto -, sia il business dell'accoglienza. Il colmo, per la sinistra, è che tutto questo è stato firmato con un Premier albanese socialista.

L'Italia, quindi, torna finalmente all'avanguardia, esce dalle sabbie mobili dell'Unione europea, della gestione dell'Unione europea su questo tema dove, diciamoci la verità, ognuno tira acqua al suo mulino, con la differenza che altrove, però, destra e sinistra hanno come stella polare, come obiettivo, l'interesse nazionale e a noi tocca, qui, invece, la sinistra più antinazionale del pianeta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A nulla sono valsi gli appelli alla legittimità del patto, alla validità dell'accordo. Per i rilievi dei giuristi, l'accordo non è solo legittimo, ma anche utile, voglio citare Sabino Cassese e Cesare Mirabelli che dicono che l'accordo rispetta pienamente il diritto europeo e quello italiano e che è in linea con la Costituzione e con il diritto internazionale. Cosa dire, poi, del pericoloso estremista Manfred Weber, presidente del Partito Popolare Europeo? Addirittura, sostiene che questo è un modello imitabile, lo ripeto, imitabile. Ciò significa che l'Italia riprende a fare scuola nel mondo, significa che l'Italia viene percepita e considerata come un riferimento e di questo voglio ringraziare il Governo, il Ministro Tajani e il Presidente Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Molinari, Barelli, Lupi e Foti n. 6-00066, Braga, Zanella, Richetti, Magi e Faraone n. 6-00067 e Alfonso Colucci ed altri n. 6-00068 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Innanzitutto, una precisazione per quanto riguarda il rispetto del ruolo del Parlamento, della democrazia, del coinvolgimento dei diversi Ministeri e delle forze politiche per quanto riguarda la sottoscrizione di quest'Accordo: per quanto mi riguarda, in una democrazia parlamentare, il Parlamento svolge un ruolo fondamentale. Avendo avuto l'onore di presiedere l'unica istituzione democratica direttamente eletta dai cittadini europei, non posso assolutamente pensare di non dover tenere in considerazione ciò che dicono le Aule parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) ed essendomi sempre battuto per dare più potere al Parlamento europeo rispetto ad altre istituzioni non avrei mai scelto di non considerare l'Aula dove sono stato eletto come centro del potere democratico nel nostro Paese; certamente, un potere, il potere legislativo, bilanciato dall'esecutivo e dal potere giudiziario, quindi, nessuna intenzione, nessuna voglia di conculcare la libertà e la voce del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Abbiamo scelto liberamente, lo ripeto, liberamente, di venire in quest'Aula e fare le scelte che vi ho illustrato, perché lo ritenevamo giusto, anche se, in passato, come ho detto, per analoghe scelte non c'è stato alcun passaggio parlamentare, mi riferisco all'Accordo con la Libia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Quindi, è una scelta del Governo di rispetto assoluto di questo Parlamento voler presentare un testo legislativo di ratifica (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Non c'è stata nessuna marcia indietro, semmai, onorevole Mauri, c'è stata da parte sua la marcia indietro, perché prima applaude, poi, dice che non va bene, quindi, evidentemente, qualche cosa non ha funzionato, forse doveva dirlo prima e poi applaudire, però, non lo so, questa è una sua scelta.

Per quanto riguarda il merito delle cose e i contenuti, per un'interpretazione corretta dell'articolo 19 a cui lei faceva riferimento, dicendo che non riguarda la questione migratoria, voglio informarla che, ad ottobre del 1995, c'è stato uno scambio di lettere tra il Ministro degli Esteri albanese, il dottor Alfred Serreqi, e il Ministro degli Esteri italiano, l'onorevole Susanna Agnelli, dove si diceva testualmente, leggo il Ministro Agnelli: “(…) con riferimento al Trattato di amicizia e collaborazione che oggi abbiamo firmato ed in particolare al suo articolo 19, prendo atto della volontà di operare per contrastare i movimenti irregolari di persone anche attraverso lo sviluppo della cooperazione tra i competenti organi della Repubblica Italiana e della Repubblica di Albania. (…) un accordo organico rivolto a contrastare l'immigrazione clandestina e a regolare, conformemente alle legislazione vigente, l'accesso dei cittadini al mercato del lavoro e in particolare a quello stagionale”. Il Ministro albanese diceva: “(…) In questo quadro, concordo sull'impegno a concludere (…) un accordo organico rivolto a contrastare l'immigrazione clandestina”.

Quindi, noi siamo favorevoli (Commenti della deputata Zanella)… Io non l'ho interrotta, onorevole, non l'ho interrotta… Noi abbiamo detto che quest'Accordo è parte di una strategia complessiva; non è questa la soluzione del problema migratorio, è parte della soluzione di un problema che si sta aggravando sempre di più, a causa di una contingenza internazionale sempre più complicata, guardiamo al Medio Oriente, guardiamo all'Ucraina, guardiamo a quello che succede nell'Africa subsahariana, guardiamo al cambiamento climatico, guardiamo alla povertà, guardiamo alle malattie, guardiamo alle guerre che si stanno svolgendo nel continente africano, guardiamo a quello che succede in Afghanistan, guardiamo a quello che succede in Siria, guardiamo alla povertà in alcuni Paesi asiatici. Quindi, c'è una strategia complessiva del Governo; questo è parte di una strategia e voglio ribadire che non sono abituato a rimanere in silenzio quando ci sono degli accordi sui quali, come Ministro degli Esteri e come segretario di partito, non vengo consultato.

Mi spiace, onorevole, doverla smentire, perché la verità è la verità, non è quella che, anche in passato, veniva decisa da qualcuno per cui questo è vero, questo non è vero, questo è onesto e questo è disonesto. Quella stagione si è conclusa (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). La verità è oggettiva, la verità non la decide il Partito Democratico, la verità non la decide la sinistra, come non la decide la destra. Ma la verità è oggettiva.

Se lei si fosse bene informato, al di là del valutare - forse farà lo psicologo, lei, di professione non lo so - l'atteggiamento e il sorriso di questo o di quel Ministro (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)… Eh mamma mia! Mamma (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra - Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)

PRESIDENTE. Colleghi, voi avrete la possibilità di controreplicare, non mi sembra che ci siano state…

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, io sono abituato ad ascoltare. Mi fa specie, signor Presidente, che un ex presidente del Parlamento adotti un atteggiamento che non è consono a un ex Presidente del Parlamento, che dovrebbe conoscere le regole di questa istituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). È buona educazione non rispondere. Io non ho risposto a nessuno e non ho interrotto nessuno (Proteste dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)….

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Presidente!

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Ma perché… Signor Presidente, non ho capito perché sono sempre così agitati.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Deve rivolgersi alla Presidenza!

PRESIDENTE. Onorevole Ministro, se può, si rivolga alla Presidenza (Proteste dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)… Colleghi, per cortesia! Per cortesia! Non mi sembra che abbia mancato di rispetto! Ha fatto solo una battuta e non mi sembra neanche particolarmente grave. Comunque, si rivolga alla Presidenza, Ministro, così evitiamo qualsiasi forma di polemica, grazie.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Sì, ha ragione, mi rivolgo a lei, signor Presidente. Signor Presidente, è stato detto, guardando l'atteggiamento del mio volto, che io notoriamente non sapevo nulla di cosa era successo. Ho detto: è finita la stagione durante la quale c'è chi diceva che si era onesti o disonesti, che si era bravi, intelligenti o meno, perché lo diceva la sinistra. Questo non va più bene: la verità è oggettiva, non lo dice neanche la destra, non lo dice neanche il centro. La verità vera - e sono fatti, perché tutto è accaduto alla luce del sole - è che la prima riunione dedicata a questa ipotesi si è svolta nel mio ufficio a Palazzo Chigi, presente il Ministro Piantedosi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e tutti i viaggi che sono stati compiuti in Albania con voli di compagnie aeree sono ufficiali. Vi hanno partecipato funzionari delle diverse amministrazioni, quindi non c'è stato nessun segreto. Questo per essere corretti e ripristinare la verità e quindi nessuno di noi è stato preso in giro, nessuno di noi è stato scavalcato e tutte le amministrazioni competenti hanno partecipato all'elaborazione di questo accordo, che può piacere o meno, ma non c'è stato nessuno scavalco. Ripeto: date, viaggi e incontri sono avvenuti non in case private; il primo è avvenuto a Palazzo Chigi e il Ministro Piantedosi lo ricorderà molto bene.

Passo anche a rispondere alle domande precise che mi sono state fatte su alcune questioni. Per quanto riguarda le parole del commissario Johansson mi pare che sono stato molto chiaro: il diritto UE non è applicabile fuori dal territorio dell'Unione europea, ma comunque non c'è violazione del diritto. Questo non si applica, ma non c'è neanche violazione; ma questo l'ho detto, non è che ho cancellato la frase.

Per quanto riguarda le richieste fatte dall'onorevole Zanella, i migranti - l'ho detto - potranno arrivare nel porto albanese solo con navi delle autorità italiane intervenute in operazioni di soccorso, aggiungo, in acque internazionali; quindi, non si potranno trainare barconi degli scafisti, né indirizzare verso l'Albania imbarcazioni gestite da organizzazioni non governative. I migranti avranno esattamente lo stesso trattamento previsto dalle norme italiane ed europee.

Per quanto riguarda l'individuazione delle persone a bordo - perché così accadrà e potranno anche essere identificati eventualmente anche nel porto di arrivo, dove abbiamo detto ci sarà un centro ad hoc -, i costi saranno gli stessi che ci sono per l'identificazione in Italia. Quello che può fare la Capitaneria di porto, la Guardia di finanza a bordo di una nave, costa lo stesso di quello che fa la Guardia di finanza, la Guardia costiera o la Polizia sul territorio nazionale. Quindi, non c'è un costo aggiuntivo e i sistemi saranno gli stessi.

Per quanto riguarda la richiesta sulle date di permanenza, io ho detto che ci saranno due categorie di migranti. La prima è quella dei richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera e per questi la durata sarà di 28 giorni. La seconda categoria è quella delle persone in attesa di rimpatrio dopo l'accertamento dell'assenza dei requisiti per il soggiorno in Italia e questi avranno un periodo massimo di 18 mesi. Queste sono le due differenze: i richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera 28 giorni; persone in attesa di rimpatrio dopo l'accertamento dell'assenza dei requisiti del soggiorno in Italia, 18 mesi. Sui vulnerabili l'Accordo prevede, su richiesta albanese, che i migranti non possano circolare in territorio albanese; la legge italiana non consente il trattenimento nei centri dei vulnerabili e quindi i vulnerabili non potranno essere accolti nei centri in Albania. Fa bene l'onorevole Deidda a sottolineare che i rapporti con l'Albania - come dicevo nell'intervento - sono a 360 gradi e stiamo lavorando in tutti gli ambiti per rafforzarli.

Tutti gli aspetti - voglio ribadirlo - relativi all'applicazione dell'Accordo verranno trattati secondo la regola espressamente prevista dall'Accordo: il rispetto delle norme italiane ed europee. Per quanto richiesto in relazione ai costi, il Parlamento ne avrà piena contezza nel disegno di legge di ratifica che arriverà in tempi rapidi alle Camere. Quanto all'iter di negoziato dell'Accordo, ribadisco il pieno e continuo coinvolgimento dei Ministri competenti.

Sul Piano Mattei, onorevole Riccardo Ricciardi, le ricordo che il Senato avvierà giovedì l'iter di conversione del decreto-legge sulla sua governance e abbiamo già previsto, a fine gennaio, un vertice con i Paesi africani per la messa a punto del Piano. Credo di aver risposto a tutte le osservazioni.

Per quanto riguarda, invece, i testi sottoposti all'attenzione del Parlamento, il Governo dà parere favorevole al testo che porta le firme dei deputati Foti, Molinari, Barelli e Lupi, risoluzione n. 6-00066. Per il testo che porta la firma degli onorevoli Braga, Zanella, Richetti, Faraone e Magi, risoluzione n. 6-00067, diamo parere contrario sulle premesse, parere favorevole sul primo impegno, parere favorevole con la riformulazione sul secondo impegno. La riformulazione dovrebbe essere questa: “impegna il Governo a non dare applicazione, in via provvisoria, al Protocollo prima della sua entrata in vigore a seguito della ratifica”. Se i firmatari accoglieranno questa riformulazione, il Governo dà parere favorevole. Sull'ultima risoluzione che porta la prima firma dell'onorevole Alfonso Colucci, n. 6-00068, do parere contrario, con parere favorevole solo sul primo e sull'ultimo impegno, il n. 14).

PRESIDENTE. Scusi, può ripetere il parere sulla risoluzione a prima firma Alfonso Colucci?

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Sulla risoluzione che porta la firma dell'onorevole Alfonso Colucci, n. 6-00068, diamo parere contrario al testo, complessivamente, ma parere favorevole solo sul primo e sull'ultimo impegno, n. 14) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, chiedo scusa, se il signor Ministro, cortesemente, può rileggere la riformulazione del secondo punto della risoluzione a prima firma Magi.

PRESIDENTE. Prego, signor Ministro.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. “Impegna il Governo a non dare applicazione, in via provvisoria, al Protocollo prima della sua entrata in vigore a seguito della ratifica”.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 13,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Presidente Fontana, avrebbe dovuto vedere anche lei, poter guardare anche lei i volti dei Ministri e dei Sottosegretari mentre interveniva il Ministro Tajani. Non ci credono neanche loro che quest'Accordo sia attuabile, che abbia qualche utilità se non quella di aumentare l'incertezza del diritto, le forzature e i problemi che nasceranno l'uno dietro l'altro. Ministro Tajani, il fatto che lei abbia riletto alcuni articoli di questo Accordo non lo renderà più facile nella sua attuazione. State provando a edificare una costruzione di cartapesta, che non reggerà e non sarà solo l'averla messa al di fuori del diritto europeo che le consentirà di funzionare. Sarà utile a rinchiudere alcune migliaia di persone senza che questo aumenti il numero dei rimpatri e senza che questo aumenti l'efficienza della burocrazia e dell'amministrazione italiana nel lavorare le domande di asilo. Anche noi ci attendiamo da un minuto all'altro l'intervento del Ministro Salvini, che annuncerà l'edificazione di un ponte che unisca le due sponde dell'Adriatico, nel tentativo di rendere più o meno incredibile quello che voi state proponendo.

La verità, Ministro Tajani, ha citato la verità. La verità è che ancora nelle ultime due Conferenze dei presidenti di gruppo della scorsa settimana il suo collega Ciriani e anche il Sottosegretario Fazzolari hanno scandito in modo perentorio che non c'era alcuna necessità di un'autorizzazione alla ratifica da parte di questo Parlamento. La verità, Ministro Tajani, è che questo Accordo non è minimamente paragonabile al memorandum con la Libia, perché mentre quello - stiracchiandola un po' - poteva essere presentato come un'attuazione e un'implementazione del precedente Accordo tra il Governo Berlusconi e Gheddafi, questo Accordo ha un oggetto completamente diverso.

Lei ha citato il 1995, in quel caso si trattava di contrasto all'immigrazione albanese in Italia, non si trattava dell'edificazione di centri di detenzione in Albania per rinchiudere le persone salvate nel Mediterraneo centrale. Vorremmo sapere come farete a organizzare la presenza di funzionari delle prefetture italiane - di quale prefettura? - e di magistrati che dovranno convalidare i fermi - di quale procura? - oltre alla presenza e alla garanzia, per i reclusi, di avere avvocati per le udienze di convalida dei fermi. Vi diciamo sin da ora, Ministro Tajani, e Ministro Piantedosi che le siede a fianco, che noi vorremo esercitare le nostre prerogative di sindacato ispettivo.

Spiegateci come fare a visitare queste strutture tutte le volte che lo vorremo, a partire dalle fasi in cui saranno costruite e realizzate. Lo vorremmo fare dal momento in cui voi farete la photo opportunity con la posa della prima pietra. Vorremo, come parlamentari della Repubblica, se ancora ci è consentito, essere presenti ed esercitare l'attività di sindacato che ci è garantito esercitare in tutte le strutture in cui avviene una detenzione. Infine, accogliamo, ovviamente, con favore il fatto che c'è un parere favorevole alla risoluzione delle opposizioni unite.

A questo punto, Ministro Tajani, si potrebbe anche riformulare quella della maggioranza, togliendo quel “anche attraverso un disegno di legge di ratifica” e sostituendolo con “attraverso un disegno di legge di ratifica”, punto. Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori Ministri, sinceramente, Ministro Tajani, Ministro Piantedosi, mi sentirei di esprimervi solidarietà, perché è veramente pesante dover partecipare a una seduta in cui si discute un tema così importante, come quest'Accordo con l'Albania, e alla quale vengono mandati a partecipare, in rappresentanza del Governo, due Ministri che, al di là di quello che lei ha detto, Ministro Tajani, non hanno avuto alcun ruolo nel tirare fuori questa intesa e addirittura hanno appreso dei contenuti dell'intesa, come ho fatto io, dai TG. Delle due l'una, Ministro Tajani: o, come dice lei, la verità è che avete partecipato, avete elaborato e avete tirato fuori il testo che oggi ci ha letto, oppure, altra ipotesi consequenziale a questa sua verità, mentre partecipavate alla riunione in cui si tirava fuori il testo e l'intesa con l'Albania eravate distratti. Tutto quello a cui abbiamo assistito all'indomani della conferenza stampa della Premier Meloni con il Primo ministro albanese Rama è stato un balletto di vostre dichiarazioni, di tutti i Ministri del Governo, in cui ognuno diceva la sua. Ministro Piantedosi, lei qualche minuto prima che il Sottosegretario Fazzolari illustrasse la funzione di quei centri che si realizzavano in Albania, dichiarava che quei centri sarebbero stati simili a quello di Pozzallo, quindi luoghi dove si fa semplicemente una verifica riguardo alla concessione o meno dell'asilo al migrante. Qualche ora dopo interviene il Sottosegretario Fazzolari, che è regista di questa intesa con il Premier Rama firmata dal Premier Meloni, che dichiara che invece saranno dei veri e propri CPR, e quindi la permanenza in queste strutture sarà di 18 mesi, così come per i 20 CPR che si realizzeranno in Italia. Poi si sono fatte le dichiarazioni più varie: andranno in questi centri le donne, andranno gli uomini, andranno le donne incinte, non andranno le donne incinte ma andranno le altre donne. Ministro Tajani, Ministro Piantedosi, Premier Meloni e Sottosegretario Fazzolari, ognuno di voi quattro ha dichiarato una cosa diversa per tutto il tempo, fino a quando, oggi, non siete arrivati qui in Parlamento portando un Accordo, in cui, però, molte delle questioni che noi ci siamo posti ancora non sono chiare. Per cui è importante il passaggio che dovremo fare in Parlamento, perché, anche su questi interrogativi e su queste risposte differenti che avete dato, riguardo a quell'Accordo che lei, Ministro Tajani, ha letto, sostanzialmente continua a non esserci scritto nulla di chiaro. Però il problema, Ministro Tajani, è che non sono soddisfatto del fatto che lei e Piantedosi abbiate fatto gli spettatori in questa intesa e che la Meloni si sia affidata a Fazzolari per la stessa intesa più che a voi, ai Ministri competenti. Voi non siete Matteo e Antonio, siete il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministro dell'Interno e, quando si manca di rispetto a due figure istituzionali così importanti del Paese per ratificare un Accordo così importante, si manca di rispetto alle istituzioni repubblicane, non soltanto a Matteo e Antonio. Naturalmente recupererò il tempo perché…

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole. Prego, continui.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). No, siccome il Ministro non ascoltava e ci terrei (Commenti del Ministro Tajani)

PRESIDENTE. No, perché chiedeva…

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Lei si può rivolgere a chi vuole ma, mentre parlo io, dovrebbe ascoltare.

PRESIDENTE. Prego, prego, continui pure, onorevole Faraone.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Poi, quando si vuole rivolgere al Presidente, si può rivolgere al Presidente, ma non mentre parlo io.

Quindi, Presidente, come ripeto, il tema non è la spaccatura, non è il fatto che a Tajani e Piantedosi si sia mancato di rispetto in quanto persone ma in quanto istituzioni.

L'emblema di questa storia, che rende ancora più grave l'assenza dei due Ministri nell'elaborazione di questo testo e di quest'Accordo, emerge da quello che oggi Tajani ha fatto. Perché Tajani, oggi, ha mostrato un Governo spaccato su un tema come questo. Infatti, se il Ministro Tajani avesse ascoltato, la scorsa settimana, il capogruppo di Fratelli d'Italia, Foti, difendere calorosamente il fatto che il provvedimento non dovesse passare più dal Parlamento e, di fatto, oggi lei, Ministro, lo ha smentito, così come ha smentito il suo collega di Governo, Ciriani, che ha detto la stessa cosa. Lei, sostanzialmente, oggi, ha praticato una vendetta rispetto al mancato coinvolgimento di qualche settimana fa. C'è una spaccatura nel Governo - lei ride, a me viene da piangere, sinceramente - perché ogni santa volta che fate una conferenza stampa e dichiarate alle TV qualcosa, l'indomani dobbiamo andare a rileggere la dichiarazione del Ministro competente per materia, che ci dice che, comunque, è diversa l'interpretazione che si deve dare delle dichiarazioni fatte dalla Premier, perché comunque l'impostazione è un'altra. Io credo che, da questo punto di vista, ci sia un Governo che sta dimostrando grande approssimazione. E dimostra grande approssimazione anche perché sul tema dell'immigrazione non ci state capendo più nulla e non ci state facendo capire più nulla. Ogni provvedimento che ci presentate, ce lo presentate come quello storico, quello che non è mai accaduto nella storia della Repubblica, quello che finalmente risolverà ogni problema. Però poi, siccome il provvedimento, per come è impostato, fallisce, ve ne inventate un altro per farci dimenticare quello precedente. Per cui, dapprima c'è stato l'accordo di redistribuzione in Europa, per la prima volta nella storia, come se tutti gli altri Presidenti del Consiglio che avevano praticato questa strada in Europa non avessero già registrato dei fallimenti o dei parziali successi. E poi, sotto i colpi dei polacchi e degli ungheresi, l'accordo di redistribuzione è andato a farsi benedire e non ne parlate più. Dopodiché, per farci dimenticare l'accordo di redistribuzione da fare in Europa, avete portato avanti l'accordo con la Tunisia e ci avete spiegato che avreste dato delle risorse economiche a Saied per tenere e organizzare dei centri lì, in modo che non potessero più partire i migranti. Quest'estate, la Premier Meloni ha fatto una conferenza stampa parlando dell'accordo storico con la Tunisia, per la prima volta nella storia. Poi scopriamo, dai dati del suo Ministero, Ministro Piantedosi, che su 150.000 sbarchi in Italia, 95.000 provengono dalla Tunisia. Poi, siccome anche questo secondo accordo storico è fallito, pensate di farci dimenticare di questo accordo nascondendolo con altri accordi. I 20 CPR da realizzare in Italia: appena c'è stata la rivolta - siete stati per anni a dire “Italia campo profughi d'Europa” - arrivate voi e realizzate 20 CPR dove chiudere in detenzione amministrativa, per 18 mesi, persone che non andrebbero chiuse in detenzione. Però, siccome anche questo non è un argomento che è passato nella testa degli italiani, perché nella testa degli italiani è passato il raddoppio degli sbarchi da quando siete al Governo, mettete da parte anche questo e vi inventate il Piano Mattei, che scopriamo essere semplicemente la costituzione di un grande ufficio di gabinetto per ricollocare personale politico disoccupato. Di questo si tratta, questo è il provvedimento che voteremo la prossima settimana, altro che Piano Mattei! E quindi, siccome non è servito neanche il Piano Mattei, oggi tirate fuori l'Albania. Ministro Tajani, io non sono convinto del fatto che Rama sia uno con cui non bisogna fare intese. Io ringrazio il Premier Rama per la disponibilità che ha dimostrato, molta più disponibilità di tanti altri Premier di altri Paesi europei, che in teoria sarebbero vincolati a un vincolo di solidarietà con i Paesi dell'Unione europea. Non facendo parte dell'Unione europea, fa molto di più di quanto fanno la Polonia e l'Ungheria nei confronti dell'Italia e degli altri Paesi che hanno i maggiori problemi sul fenomeno migratorio. Per cui a Rama bisogna semplicemente dire: “grazie”.

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Io non sono preoccupato del fatto che in Albania si possano - e chiudo - costruire dei centri: molto meglio in Albania con il nostro personale, che in Libia e in Tunisia in veri e propri lager. Per cui non mi impressiona questo. Il tema è che, però, per come avete impostato l'accordo, più che essere disumano, è inutile, controproducente, costoso e dannoso: toglierete 1.000 unità di Forze dell'ordine dal Paese, per portarle lì; ci costerà 100 milioni di euro, così come ci costeranno 100 milioni di euro i 20 CPR che volete realizzare. Si creeranno un disordine e un caos incredibili, perché non si capisce ancora: se si sta 28 giorni e si torna in Italia, perché li dovete portare 28 giorni lì? Se stanno 18 mesi lì e poi ritornano? Il tema che non risolvete è quello dei rimpatri, fintanto che i rimpatri continueranno a essere soltanto 4.000 su 150.000…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). … li potete portare pure in Alaska, ma non avrete risolto il problema, l'avrete soltanto rinviato ad altro luogo geografico. Per cui, l'Albania è l'ultimo gesto, l'ultima proposta propagandistica di un Governo che non sa dove mettere le mani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Non volevo interromperla, ma ricordo - visto che è stato chiesto prima - che tutti si rivolgano cortesemente alla Presidenza durante il proprio intervento. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, a proposito di rivolgermi alla Presidenza, signor Ministro e onorevoli colleghi, nella dichiarazione di voto a nome di tutto il nostro gruppo di Noi Moderati, mi permetto di iniziare dalla principale critica che l'opposizione ha rivolto, fuori da quest'Aula e anche in quest'Aula, con i suoi interventi, e a cui, devo dire, ha fatto bene il Ministro Tajani a rispondere con nettezza e con chiarezza. La principale critica non è stata nel merito del contenuto - poi è stata successiva - del Protocollo d'intesa e degli accordi che si svilupperanno. E anche nella risposta, il Ministro Tajani ha detto come si procederà, passo dopo passo, per attuare questo obiettivo previsto dal Protocollo. Ma la principale critica è stata riguardo al ruolo e alla centralità del Parlamento. Abbiamo sentito anche adesso, signor Presidente, il collega capogruppo di Italia Viva, l'onorevole Faraone, non solo accentuare questa sottolineatura sul ruolo del Parlamento, ma addirittura - e questa è una cultura che non ci appartiene - sul ruolo del Governo. Per la cultura e la storia politica del Ministro Tajani, la mia e la nostra storia politica, ma credo la storia politica di tutto il centrodestra, la centralità del Parlamento è fondamentale. E c'è un passaggio ulteriore, che ritengo valga la pena sottolineare e su cui, forse, c'è una differenza politica sostanziale. La proposta del centrodestra, che ormai si sviluppa da più di trent'anni, voluta dal Presidente Berlusconi, ha una caratteristica fondamentale: non è una coalizione o una proposta politica che si mette insieme ogni tanto per vincere le elezioni, ma è un dato politico complessivo che valorizza tutte le diversità e che arriva a fare una proposta politica unitaria. Perché questa sottolineatura, signor Presidente? Così, attraverso lei, lo dico al collega Faraone. Per noi l'idea che il Governo sia collegiale non è una forma, è una sostanza. È il Governo nella sua integralità, dal Presidente del Consiglio a coloro che hanno le responsabilità, il Ministro degli Affari esteri e, in questo caso, il Ministro dell'Interno, i quali seguono una linea, la attuano e si rivolgono, poi, per la cultura del Parlamento e per il rispetto del Parlamento, al Parlamento stesso, per le osservazioni, gli atti dovuti e anche i miglioramenti di quell'Accordo. Non a caso, ho sentito anche i pareri espressi sulle risoluzioni. È una cultura che ci appartiene - e non a caso lo dico, perché da un po' di anni sono in questo Parlamento - e ha fatto bene il Ministro Tajani, poi entreremo nel merito, a dirlo con chiarezza. Ma non è che se lo fa il Presidente Gentiloni, il Presidente Gentiloni rispetta il Parlamento, mentre, invece, se lo fanno la Presidente Meloni e il Ministro Tajani, la Presidente Meloni e il Ministro Tajani non rispettano il Parlamento.

Tra l'altro, tutto ciò con riferimento a un dato oggettivo (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE). Io ero in quest'Aula, ero seduto in questi scranni quando il Presidente Gentiloni fece un Protocollo d'intesa, attuando un Protocollo d'intesa tra Italia e Libia sullo stesso contenuto, che è quello drammatico dell'immigrazione. Ebbene, non venne in Aula a ricevere un'approvazione preventiva, proprio perché si tratta di un Protocollo che, poi, deve dare il via alla ratifica di un Accordo internazionale, di un Trattato internazionale. Sta, poi, alla sensibilità politica di chi guida se ricevere con forza un mandato parlamentare all'attuazione di un protocollo già in vigore per andare a ratificare e a dare contenuti ancora più cogenti rispetto a quell'elemento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

Qui non si tratta di divisione tra maggioranza e opposizione, ma di capire che, se continuiamo a usare due pesi e due misure su tutti gli argomenti, vengono meno la cultura e il valore di questo Parlamento, delle istituzioni e, mi permetta, signor Presidente, anche del ruolo dell'opposizione. Perché io posso comprendere - lo comprendo fino in fondo e fa bene una maggioranza a farle - anche le critiche più dure sul contenuto di un accordo, su un atto governativo, ma mettere in discussione il valore fondante della nostra Repubblica, che è il Parlamento - siamo una Repubblica parlamentare -, e il ruolo del Governo e della cultura che ci appartiene, del centrodestra, è inammissibile, politicamente.

Poi entriamo nel merito e vorrei che deste attenzione anche ai pareri espressi dal Ministro Tajani rispetto alle risoluzioni che sono state presentate. Il secondo passaggio, nel merito: di cosa stiamo parlando? Qual è il contenuto? Qual è l'azione di un Governo? Una delle critiche che viene dall'opposizione è sempre stata che non c'è un'azione che ci permetta di gestire i flussi migratori, drammatici, a cui periodicamente siamo sottoposti, a fronte degli eventi internazionali e di quello che accade, con una risposta organica, coinvolgendo l'Europa, in maniera anche puntuale e dignitosa. Noi lo ricordiamo, con forza: l'accoglienza illimitata è disumana, l'accoglienza va fatta con dignità, dando la possibilità di entrare nel nostro Paese, dando la possibilità di accogliere chi scappa - non solo lo deve fare l'Italia, ma l'Europa -, con i trattati internazionali e con il coinvolgimento delle altre Nazioni.

Veniamo ai due pesi e alle due misure, anche nel contenuto. Ricordo quando l'Europa, - signor Presidente, tramite lei, mi rivolgo al Ministro Tajani, che, tra l'altro, aveva un altro ruolo, non era qui, nel nostro Parlamento - ha stabilito un accordo con la Turchia per essere aiutata a gestire i flussi migratori che coinvolgevano i Balcani. La Turchia appartiene all'Europa? No. Su quel contenuto quali critiche ci sono state? Quali voci si sono alzate? Oppure, si è alzata una voce unanime per dire che, finalmente, di fronte a quello che stava accadendo su quella rotta - non quella del Mediterraneo, ma quella dei Balcani -, l'Europa prendeva iniziativa? Quante risorse sono state date dall'Europa alla Turchia per gestire quei flussi migratori? Con quali criteri e con quali contenuti? Si è alzata una voce, dalla parte delle opposizioni, in Parlamento europeo o qui per dire che, magari, quel tipo di attuazione o di gestione da parte della Turchia non aveva tutti i canoni che appartengono alla cultura italiana e che sono contenuti in questo Protocollo? Ma che differenza c'è tra l'Albania e la Turchia? Forse, entrambe stanno chiedendo, in maniera diversa, di entrare nell'Unione europea, ma con tutto il rispetto della Turchia e dell'autonomia di quel Paese, rispetto alle questioni democratiche, forse, qualche passo in più da parte dell'Albania c'è. E, quindi, se all'interno di quel Trattato di amicizia, di quel Protocollo di amicizia che stiamo sviluppando, ci viene un aiuto reciproco, con le caratteristiche dette con chiarezza - che è l'Italia ad assumersi la responsabilità di gestire, con la tradizione e la cultura del nostro Paese, anche quell'aiuto che ci viene dato -, forse dovremmo privilegiare un accordo con l'Albania rispetto a un accordo con la Turchia. Allora, capite che due pesi e due misure non servono, non ci aiutano a capire dove andare, come migliorare, quale sfida affrontare. Io credo che si stia facendo bene, che sia data una risposta concreta, che la si stia sviluppando.

Sento le critiche che si dicono, per cui si sta sviluppando l'Accordo. Ma è il modo con cui si lavora: si fa un protocollo d'intesa, si capisce come affrontare e come gestire i problemi, si danno risposte, si chiariscono gli obiettivi e si andrà, poi, attraverso uno specifico trattato, a regolamentare una possibilità finalmente utile nella gestione complessiva. È un tassello che si aggiunge alla gestione complessiva di un dramma che noi abbiamo, di un dramma epocale che dobbiamo affrontare tutti insieme.

Per questo, convintamente, il gruppo di Noi Moderati appoggia l'azione del Governo. Abbiamo presentato, insieme agli altri capigruppo di maggioranza, la risoluzione che verrà votata. Ascoltiamo con attenzione tutto ciò che ci può permettere di raggiungere l'obiettivo, perché, anche in questo caso, l'obiettivo è comune, è l'obiettivo di tutti ed è questo che connota la nostra cultura politica, la cultura politica e le proposte politiche di Noi Moderati, la cultura politica che appartiene alla storia del Presidente, del Ministro Tajani, ma la cultura politica di tutto il Governo guidato dalla Presidente Meloni. Grazie, signor Presidente, speriamo di aver dato un contributo, tutti insieme, alla soluzione, ad aggiungere un tassello che non perda mai di vista la dignità e l'umanità delle persone, da qualunque parte del mondo provengano (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signori Ministri, signor Sottosegretario, ascoltando il dibattito di questa mattina, alcuni degli interventi, le parole del Ministro, ho l'impressione che quello che è successo in questi giorni sia una specie di rappresentazione distopica. Proprio adesso, l'onorevole Lupi richiamava la necessità di non mettere in discussione la centralità del Parlamento, ma proviamo a ricostruire quello che è accaduto.

In primo luogo, qualche settimana fa, Palazzo Chigi annuncia un Accordo storico. Come ha ricordato l'onorevole Faraone, non è la prima volta e già questo dovrebbe dirci qualcosa sull'efficacia delle politiche in materia migratoria del nostro Governo; per la verità, non solo di questo Governo, è un po' di tempo che su questo tema ne imbrocchiamo poche. Le opposizioni che fanno? Chiedono qualche notizia, perché di quest'Accordo storico non c'è traccia e scoprono, qualche giorno dopo, prima attraverso un giro informale nelle chat - che sono diventate, evidentemente, il nuovo strumento di relazione tra maggioranza e opposizione - e, poi, più autorevolmente, sui siti ufficiali del Governo albanese, che con più prontezza si è posto il problema di rendere pubblico l'oggetto di quell'Accordo, di cosa si trattasse. Le opposizioni chiedono - non mi pare una delegittimazione del Parlamento, tutt'altro, né un insulto al ruolo del Governo - che un Accordo così importante, da essere perfino definito straordinario, passi dal Parlamento. Ora, se non ricordo male, accade che non un passante, ma il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Ciriani, seguito a stretto giro dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fazzolari, dichiarino: no, care opposizioni, non c'è alcun bisogno che questo testo passi dal Parlamento. Se qualcuno è in grado di smentire questa ricostruzione, lo prego di farsi avanti, perché questo ci consentirebbe almeno di fare un poco di chiarezza rispetto a quello che è accaduto. Ebbene, credo che sia difficile, e non perché la verità sia oggettiva. Lo dico con rispetto al Ministro degli Esteri: la verità non è affatto oggettiva, nel nome delle verità oggettive - non è, naturalmente, il suo intento, non voglio essere frainteso -, nel nome della verità come fatto oggettivo, della verità con la “V” maiuscola, nella storia sono state compiute tragedie assai efferate. Eviterei, quindi, di semplificare questioni così rilevanti, come l'oggettività o meno della verità ma, in questo caso, è difficile smentire una ricostruzione testimoniata dalla successione dei fatti. Punto. Vi siete arresi, ed è un bene. La posizione ragionevole dell'opposizione ha segnato un punto, un risultato, e ne siamo contenti.

Avete riconosciuto la necessità che quell'accordo, sulla base di un disegno di legge di ratifica, venga approvato dal Parlamento della Repubblica. Bene, è un fatto positivo, però è inutile girare attorno al fatto che voi avete dichiarato, in prima battuta, l'inutilità di questo passaggio. È inutile girare attorno al fatto che avete presentato, in forma del tutto irrituale, come l'ennesimo accordo storico un trattato di cui le opposizioni, ma anche la vostra maggioranza, non erano a conoscenza, non so quali Ministri o Ministre siano stati più o meno consultati, non mi interessa neanche particolarmente e non mi metto qui a giudicare le espressioni. Certamente il Parlamento della Repubblica non era informato. Oggi riconoscete questa necessità: bene, la considero una vittoria, un risultato non mio, non nostro, dell'opposizione, ma del Parlamento e della sua centralità e mi pare un fatto straordinariamente positivo. Bene, andiamo avanti, andiamo al merito però, perché qui vengono fuori i problemi e, dal mio punto di vista, ce ne sono molti - lo dico per suo tramite, Presidente, al Ministro e al Governo - e di diversa natura. Anche qui però facciamo chiarezza: nessuno tra le opposizioni ha detto che fare un accordo con l'Albania sia illegittimo perché l'Albania è un Paese che viola ogni più elementare diritto umano; io penso che l'accordo con la Libia, quando è stato fatto da altri Governi e da voi rinnovato, fosse un accordo con un Paese nel quale i diritti fondamentali delle persone venivano drammaticamente messi in discussione. Siccome l'ho detto allora, lo dico oggi e non lo dico per l'Albania, ma segnalo alcuni problemi. Primo: per quanto riguarda le categorie che lei ha indicato come le uniche che possono finire in quei centri, come e dove le stabilirete? A bordo delle navi? Farete lì tutte le procedure di riconoscimento? E come garantirete a bordo delle navi il diritto assoluto di ogni singolo migrante - o di ogni singola migrante - a essere ascoltato rispetto alla sua singola storia, che è irripetibile, e rispetto alla possibilità o meno di vedersi riconosciuti i propri diritti? Come garantirete in quella fase di preselezione - perché di questo evidentemente si tratta - il rispetto pieno dei diritti di tutti e tutte? A me pare assai complicato che questo venga garantito e questo è il primo elemento che getta ombre e dubbi sulla possibilità che questo accordo rispetti in pieno il diritto italiano e comunitario. Anche qui, per suo tramite, Presidente, al signor Ministro dico che bisogna mettersi d'accordo, perché non si può riconoscere che aveva ragione Johansson quando diceva che non si può applicare il diritto comunitario fuori dalla UE e poi dire - come lei ha detto nelle sue comunicazioni - che in quei centri si applicheranno pienamente il diritto italiano e il diritto comunitario, perché questo ci ha detto. Quindi, troviamo un punto almeno per intenderci, perché è utile intenderci per poter esprimere un giudizio fondato. Secondo: lei oggi, qui in quest'Aula, ha confermato il punto di fondo della nostra obiezione, perlomeno di quella di Alleanza Verdi e Sinistra, credo condivisa largamente dalle opposizioni. Siamo di fronte a un'operazione che è puramente propagandistica, oltre che fondata su un presupposto sbagliato - ma questo è ciò che guida, da troppi anni e in modo troppo trasversale, le politiche migratorie del nostro Paese -, ossia che la situazione è grave e continua ad aggravarsi con una tendenza infinita perché c'è una particolare congiuntura internazionale. No! Mi tocca, ancora una volta, segnalare che l'immigrazione non è un'emergenza, è un grande fenomeno strutturale. Le congiunture possono aumentare il picco in un momento o in un altro, ma la dimensione del problema non ha a che fare con quel conflitto o con quella situazione specifica, ma ha a che fare con l'enorme diseguaglianza che disegna il nostro mondo, con la crisi climatica che lo devasta, con i meccanismi che alimentano la guerra come strumento sempre più permanente, costante e normale di relazione e di risoluzione dei conflitti internazionali. Con questo hanno a che fare i grandi flussi migratori - enorme fenomeno strutturale -, che chiederebbero risposte strutturali, alle quali si continua a sottrarsi con operazioni propagandistiche. L'accordo con la Tunisia era un accordo storico, ma abbiamo visto dove è finito. Lasciamo stare e sorvoliamo sui blocchi navali e sulle promesse elettorali che peraltro non mi dispiace affatto non siano state praticate: erano irrealistiche, sbagliate e ingiuste e come tali si sono rivelate nella pratica concreta del Governo.

Ma alla fine - qui c'è l'ultima questione che vorrei affrontare - questo accordo è un grumo di pura propaganda perché, in tutta evidenza, non risolve alcuno dei nostri problemi: non accelera le procedure di rimpatrio che - come sappiamo - sono legate quasi esclusivamente all'efficacia e all'intensità degli accordi di riammissione con i singoli Paesi e non scaricherà neanche la pressione quantitativa sul nostro territorio.

Adesso, davvero volete raccontarci che, in 28 giorni, in Albania siete in grado di smaltire pratiche che nel nostro Paese richiedono mesi e mesi? E con quali risorse? E poi, quando smaltirete quelle pratiche, cosa farete? Le riporterete qui, perché questo prevede l'accordo. Stanzieremo soldi per mandare il nostro personale, soldi che costeranno il doppio, perché lei lo ha qui confessato giustamente: a quel personale andrà riconosciuto, non solo lo stipendio, ma la missione. Quanto pesa in più la missione? E con quelle risorse quanto personale avremmo potuto pagare nel nostro Paese per rendere più efficace, razionale e ragionevole un sistema di accoglienza e di asilo che fa acqua da tutte le parti? Siamo al collasso del nostro sistema d'asilo! Le commissioni territoriali sono poche, insufficienti e non ce la fanno e il personale delle questure è subissato, è troppo debole, precario e spesso non rinnovato. C'è un grido d'allarme che arriva dalle questure, dalle prefetture, dai territori e dai comuni del nostro Paese, ma nessuna risposta per investire risorse, il triplo di quelle necessarie per farlo efficacemente nel nostro territorio, in un'operazione, come quella albanese, che si risolverà in un gigantesco buco nell'acqua, salvo aver spostato, ancora una volta, l'attenzione e salvo aver, ancora una volta, ribadito un impianto che è quello che non funziona: vale per voi, signor Ministro, per questo Governo, ed è valso per i Governi precedenti. Lo dico anche qui, per suo tramite - ho finito signor Presidente -, anche all'onorevole Lupi che si domandava se qualcuno si fosse alzato per dire che l'accordo tra l'Europa e la Turchia avesse qualche problema. Siccome io sono uno di quelli che si è alzato molte volte, prima per dire che gli accordi con la Libia - quando li faceva il Governo Gentiloni con il Ministro Minniti - non erano degni di un Paese civile e poi per dire che l'accordo dell'Europa con la Turchia è un accordo infame e consegna centinaia di migliaia di migranti al controllo di un dittatore che nel suo Paese reprime brutalmente i diritti civili e di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), a noi questa lezione non ce la può fare nessuno.

Vorrei che, prima o poi, prendessimo tutti insieme la consapevolezza che continuare - su questo sono disposto a discutere senza nessun pregiudizio - a gestire con reazioni e cultura di impianto emergenziale un fenomeno strutturale non funzionerà, a prescindere da quello che pensiamo delle politiche migratorie; non funzionerà con voi, non funzionava prima, continuerà a non funzionare e sarà un problema per i migranti, per i loro diritti, per gli italiani e le italiane e, più in generale, per un'Europa che, anche su questo, si gioca l'osso del collo, cioè la possibilità di avere un futuro credibile e dignitoso nel mondo che abbiamo di fronte (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Non solo credo che utilizzerò meno del tempo che ho a disposizione, ma accoglierò il suo invito a un intervento esclusivamente rivolto a lei. È rivolto a lei intanto per ringraziarla, perché ha ragione il collega Fratoianni: oggi le opposizioni segnano un punto e ottengono un fatto di cui dovrebbe andare fiero tutto il Parlamento, perché lo difendono e affermano il principio che il Parlamento si può non rispettare, ma la Costituzione si deve rispettare e lei ha difeso questa prerogativa. Mi faccia anche dire che ho apprezzato nella replica il Ministro Tajani, quando ha riconosciuto, anche con il vissuto personale, la centralità di questa Assemblea elettiva. Poi - come diciamo noi a Modena - ha fatto un po' lo splendido - e lo dico in maniera totalmente simpatica e spero che il Ministro non me ne voglia -, nel raccontare che l'opposizione prima applaude, poi torna indietro e poi torna sui suoi passi. No, Presidente - e questa è una cosa a cui tengo moltissimo -: noi le abbiamo scritto una lettera, alla quale lei ha dato risposta nella Conferenza dei presidenti di gruppo -, chiedendo che fosse rispettato su questo passaggio l'articolo 80 e che ci fosse un disegno di legge di ratifica, che oggi il Governo annuncia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE' (ore 13,50)

MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Ma il Governo ha lasciato scritto a verbale della Conferenza dei presidenti di gruppo - che vedo rappresentata con la loro presenza in tutto l'Ufficio di Presidenza, anche se Mule' si gira dall'altra parte - e il Ministro Ciriani ci ha spiegato che è parere del Governo che quest'accordo non preveda il passaggio di ratifica. Poiché prendo sul serio i rappresentanti del Governo in Conferenza dei presidenti di gruppo, oggi c'è non solo un cambio di opinione, ma una vittoria sul fatto che questo sarà oggetto di una discussione e di un voto. Credo - e mi rivolgo, suo tramite, al Ministro - che questo cambio sia certamente frutto di una sensibilità e di un senso delle istituzioni, Ministro, che le riconosco. È frutto anche di un rischio che questo provvedimento correva e il Ministro l'ha detto nel rimodulare alcuni passaggi delle risoluzioni, cioè il pericolo che un accordo non ratificato potesse dare vita ad atti le cui conseguenze fossero formalmente inefficaci. Allora, mi chiedo perché ci siano voluti 10 giorni di discussione pubblica.

Ricordo, poi, la posizione che ha preso l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, che è la posizione di un soggetto autorevole riguardo la giurisdizione in ambito di politiche migratorie, che ha definito esplicitamente incostituzionale l'eventuale non passaggio in Parlamento.

Insomma, vorrei, Ministro, che questa vicenda, che si conclude dal punto di vista formale con un riconoscimento che faccio alla decisione che lei ha annunciato, ci mettesse, però, in guardia circa quelle forzature che, nell'esperienza di Governo, rischiano di andare un po' in cavalleria - dovute alla necessità di chiudere i provvedimenti, di portare a casa risultati o di dare corso alle scelte legittime che il Governo fa - e se si crede nella centralità del Parlamento lo si fa sul tema della decretazione, sull'utilizzo della fiducia e sul rispetto pieno della Costituzione, perché questo è un punto sul quale non si può transigere (questo per quanto riguarda il metodo).

Poi, c'è una questione di merito. Sulla questione di merito, Presidente, vorrei lasciare a verbale tre telegrammi. Il primo è che sono commosso per il fatto che molti colleghi abbiano scomodato il presidente della CEI, il cardinal Zuppi, però non è che si possono prendere le parole, tutto sommato, strumentalizzabili ai propri fini (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Il cardinal Zuppi ha detto cose sull'accordo con l'Albania esplicite: non si può esternalizzare il concetto di accoglienza e di gestione del fenomeno migratorio, che va gestito. Il problema è che non vi volete convincere di un fatto, cioè che, per gestire il fenomeno migratorio, di fronte a qualunque immigrato che arriva, dobbiamo avere pronte tre strade possibili: quella dell'integrazione, quella della riallocazione e quella del rimpatrio. Queste tre strade, circa le condizioni della persona che arriva nel nostro Paese, devono essere percorribili. Non volete fare i conti con politiche di gestione dell'integrazione, perché, da tempo, stiamo chiedendo il superamento della Bossi-Fini e non lo chiede l'opposizione; lo chiede un Paese e anche un tessuto sociale ed economico che tutti i giorni vede nella legislazione ancora in vigore un limite oggettivo ai processi di integrazione che passano dal lavoro, all'abitazione e all'inserimento nelle comunità. Non volete andare fino in fondo su politiche di relocation, perché sull'Europa avete un rapporto - lo ricordava il mio collega Benzoni in sede di discussione generale - un po' troppo ambiguo e sulla questione dei rimpatri questo accordo non risolve in alcun modo, se non - tra l'altro, come ha detto, sì, correttamente il cardinal Zuppi - esternalizzando le procedure che riguardano l'identificazione degli immigrati, valutandone lo status e poi, comunque, riportando nel Paese per qualunque tipo di decisione, sia quella di diritto alla permanenza, sia quella del rimpatrio.

È questo che sta mancando, Presidente e, suo tramite, Ministro: sta mancando la volontà di fare i conti fino in fondo con un'idea compiuta e complessiva che nell'immigrazione, che passa da una visione in cui certo non tutti hanno il diritto di rimanere sul suolo italiano, c'è la necessità di rimpatriare, ma anche di integrare, laddove ci sono le condizioni. Altrimenti, l'alternativa è che dai vita al decreto ONG, poi dici che le ONG sono indispensabili per gestire il recupero in mare, poi hai smontato gli SPRAR, poi hai fatto i decreti Sicurezza e il risultato è che, oggi, pensiamo che, costruendo qualche edificio in Albania, abbiamo risolto, forse, l'attenzione degli italiani, ma non il fenomeno migratorio (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, prima di tutto, voglio esprimere il mio ringraziamento e il mio apprezzamento al Ministro Tajani e, con lui, al Governo Meloni per aver voluto compiere questo primo passaggio parlamentare non dovuto e non obbligatorio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). È un atto di riguardo verso il Parlamento, un atto di collaborazione istituzionale, di quel dialogo con le istituzioni parlamentari che tante volte il Ministro Tajani ha favorito con la sua presenza in Aula e in Commissione.

Mi sarei aspettato lo stesso riconoscimento dai colleghi dell'opposizione, come mi sarei aspettato contributi costruttivi per affrontare una materia così difficile, così delicata, così carica di risvolti politici, sociali e, prima di tutto, umani. Ancora questa notte abbiamo avuto nel Mediterraneo l'ennesima tragedia dell'immigrazione incontrollata: la morte in mare di una bambina di soli due anni, la più dolorosa delle morti che colpisce, con grande crudeltà, proprio chi si affaccia appena alla vita.

Tutto questo dovrebbe indurre ognuno di noi a farsi alcune domande: può essere un tema così grande e così tragico ridotto ai tatticismi della polemica politica? I flussi migratori sono una delle questioni epocali che caratterizzeranno il ventunesimo secolo, forse la più drammatica. Nessuno, in buona fede, può attendersi una soluzione in pochi mesi, nessuna persona ragionevole può pensare che un singolo Paese possa affrontarla da sola, né tanto meno, ovviamente, che un singolo provvedimento sia risolutivo. Nessuno ha la formula perfetta che consenta di coniugare, come pure è giusto e necessario, le questioni dell'umanità, della sacralità della vita, della libertà e della dignità dell'uomo con quelle della legalità, una formula che sappia mettere insieme la solidarietà verso chi fugge dalle guerre e dalla miseria e la tutela delle aree più fragili del nostro Paese, il nostro Sud e le nostre periferie.

Il Presidente Berlusconi aveva ben chiaro questo problema quando parlava di piano Marshall per l'Africa. Fino a quando i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, dell'Africa subsahariana e del Vicino Oriente non saranno in grado di offrire un futuro per chi nasce in quelle terre, un futuro libero da sottosviluppo, da guerre, da carestie, da instabilità, sarà inevitabile la pressione migratoria di popolazioni numerose e affamate verso terre che appaiono ricche e sempre meno popolate.

In questo quadro, la politica del Governo, la politica che noi sosteniamo, non è soltanto la più ragionevole, la più conforme ai principi di umanità e alla tutela del nostro interesse nazionale; è anche l'unica politica realisticamente possibile, una politica che si traduce nel piano Mattei, volto a stabilire con i Paesi africani un rapporto paritario e costruttivo di collaborazione - e mi spiace, perché sentivo qualche esponente dell'opposizione che mi sembra non l'abbia capito, eppure è un concetto molto chiaro - nello sforzo di collaborazione con l'Europa per la gestione comune di un problema comune, nell'impegno teso a stabilizzare i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo e ora anche nella collaborazione con Paesi amici, in questo caso l'Albania, per la gestione di un'emergenza così complessa.

Su quest'accordo sono state dette molte cose sbagliate, molte cose dettate da pregiudizio o da malafede. Ho sentito paventare costi inverosimili, ho sentito usare - non in quest'Aula, ne do atto, ma spesso nei giorni scorsi - termini vergognosi, come deportazione, paragoni ridicoli con Guantanamo, parallelismi impropri con il progetto britannico in Ruanda.

Ho sentito illustri commentatori parlare dell'effetto deterrente dell'Albania, come se fosse una moderna Caienna, un luogo di chissà quali orrori. Allora, forse, è necessario ricordare che l'Albania è un Paese con una grande storia e una grande civiltà, un Paese che ha saputo uscire dagli anni drammatici della dittatura comunista per incamminarsi sulla strada della democrazia, della pace e dello sviluppo. È un Paese che dal 2009 è parte dell'Alleanza atlantica, la comunità delle Nazioni libere e democratiche, un Paese le cui truppe collaborano con le nostre in numerosi contesti di sicurezza collettiva, dal Kosovo alla Lettonia. È un Paese per il quale è in corso il processo di adesione all'Unione europea, un'adesione fortemente voluta proprio dall'Italia, che considera l'allargamento dell'Unione ai Balcani occidentali come una priorità strategica della nostra politica estera. E, qui, devo lodare ancora una volta l'impegno particolare del Ministro Tajani su questo fronte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Infine, l'Albania è un Paese con il quale abbiamo un rapporto speciale, da sempre. Abbiamo accolto gli immigrati albanesi nel momento più difficile per loro e l'Albania non si è sottratta ad aiutare l'Italia, per esempio, nelle fasi più drammatiche della pandemia. Credo, davvero, che si dovrebbe evitare di strumentalizzare un tema così delicato. Comprendo naturalmente l'imbarazzo dei nostri colleghi del Partito Democratico; il Premier albanese Edi Rama è un membro della famiglia dei socialisti europei, come lo è il Cancelliere tedesco Scholz, che ha manifestato interesse e attenzione per questo accordo e per questo modello. Con una certa coerenza con la storia della sinistra italiana, che dal Congresso di Livorno a oggi è fatta di scissioni permanenti, alcuni amici del PD hanno chiesto l'espulsione del Presidente Rama dal Partito Socialista Europeo. Non è affare nostro, naturalmente, ma sarà interessante vedere se chiederanno anche l'espulsione del Cancelliere Scholz. Se è concesso sorridere solo per un attimo pur trattando materie così gravi e così drammatiche, osservo sommessamente che continuando così, fra poco, i colleghi del PD potranno dire, come fanno gli inglesi quando c'è nebbia sulla Manica, che l'Europa è isolata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Il fatto è che, come ha ben spiegato il Ministro Tajani, l'Europa, invece, è ben consapevole che quest'accordo non viola nessun principio umanitario, nessuna questione di legalità, nessuna norma europea. Non lo vede solo chi lo guarda con gli occhi del pregiudizio, della critica strumentale e preconcetta a un Governo che sta lavorando bene. Un Governo che con quest'accordo non punta - lo ricordo ancora una volta - a ridurre il flusso dei migranti, per questo esistono altri strumenti e ne abbiamo già parlato, punta, invece, a trovare spazi maggiori e più adeguati per l'accoglienza e l'ordinata gestione dei richiedenti asilo, spazi che sarebbe stato problematico individuare sul territorio nazionale senza creare disagi o tensioni con le comunità locali, spazi collocati in territorio albanese, ma gestiti dall'Italia, soggetti alle stesse regole, alle stesse norme e agli stessi criteri dei centri analoghi nel nostro Paese, centri di accoglienza che sono sovraccarichi e nei quali è molto difficile garantire sia una qualità della vita accettabile per gli ospiti sia la sicurezza dei territori circostanti e il controllo su attività criminali o terroristiche. Ricordo, per esempio, che il terrorista che ha ucciso il mese scorso due cittadini svedesi a Bruxelles era arrivato con un barchino a Lampedusa e, poi, da lì, si era dileguato in Italia e in Europa. Solo la sorveglianza esterna dei nuovi insediamenti sarà affidata, com'è logico, essendo sul loro territorio nazionale, alle Forze dell'ordine albanesi, in ogni caso in stretta sinergia con quelle italiane.

Onorevoli colleghi, non vi è dunque nessuna ragione logica per mettere in discussione una strategia che serve per gestire l'ordinata accoglienza di chi ha diritto a rimanere e il rimpatrio di chi non ha questo diritto. Voglio ricordare quanto raccomandava diversi anni fa il Sommo Pontefice Benedetto XVI: “(…) ogni Stato - “scriveva quel grande Papa” - ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, ma sempre assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana”. L'accordo con l'Albania garantisce tutto questo, con particolari tutele per i più fragili, per gli anziani, per i bambini e per le donne in stato di gravidanza.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 14,05)

ANDREA ORSINI (FI-PPE). È un accordo che potrebbe diventare un modello per l'Europa, un modello di collaborazione fra i Paesi dell'Unione europea e Stati come l'Albania, che non ne fanno ancora parte, ma che all'Europa appartengono per storia, per cultura e per vocazione, e che va nello spirito di solidarietà fra i Paesi del Mediterraneo, che è stato una delle costanti della politica estera del Presidente Berlusconi, così come lo è oggi del Governo Meloni. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto convintamente favorevole di Forza Italia alla risoluzione a sostegno delle politiche del Governo e alle altre risoluzioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Presidente, è con grande soddisfazione che apprendiamo oggi in Aula dal signor Ministro che alle Camere sarà sottoposto un disegno di legge di autorizzazione alla ratifica del Trattato internazionale tra l'Italia e l'Albania. Il Governo accoglie in tal modo la richiesta formulata dal MoVimento 5 Stelle, per mio tramite, in quest'Aula, e le conseguenti analoghe richieste formulate dalle altre forme di opposizione, e ciò in ossequio agli articoli 87 e 80 della nostra Costituzione e alla Convenzione di Vienna sui Trattati internazionali. È una vera e propria redenzione, questa, del Ministro Tajani, se consideriamo che il Ministro stesso a LaPresse, il 15 novembre scorso, dichiarava che - ed è letterale -: non è un trattato e sono i trattati a dover passare per il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È una redenzione, se non vogliamo chiamarla una giravolta, e faceva seguito, il signor Ministro, a identiche dichiarazioni rese dal suo collega, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani. Le opposizioni e il MoVimento 5 Stelle avevano ragione, dunque (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Tuttavia, per il suo tramite, signor Presidente, dico subito al signor Ministro che questo è davvero l'unico elemento di sufficienza nelle sue dichiarazioni. Con questo Protocollo, il Governo andrà a realizzare all'estero, in Albania, appunto, le strutture per l'accoglienza dei migranti raccolti in mare dalle navi militari italiane nel numero massimo di 3.000 unità contemporaneamente, un numero che, di certo - lo dico subito -, non risolve affatto il problema migratorio. È un numero assai esiguo. Vi chiedo: in Italia, non esistono strutture che potrebbero essere utilizzate per questo scopo? Penso, ad esempio, alle tante caserme dismesse, le quali ben potrebbero essere riqualificate e riadattate, esattamente con i soldi che spenderemo in Albania, e con un miglioramento anche del nostro patrimonio immobiliare pubblico, naturalmente. Invece, no, noi spendiamo i nostri soldi in Albania e con quali costi? Con costi enormi, perché parliamo di costi di ristrutturazione di edifici già esistenti in Albania, li avete visti nei vari reportage giornalistici? Parliamo di costi di costruzione di nuove strutture accessorie e, poi, di costi di gestione all'estero, che sicuramente sono più gravosi dei costi di gestione in Italia, dei costi di trasporto, del personale nel comparto della Difesa, del soccorso, delle Forze di polizia, del personale giudiziario, di assistenza, anche medica, dei costi per rimborsi all'Albania delle spese che l'Albania dovrà sostenere per noi. Il Ministro ha accuratamente omesso di riferire all'Aula gli importi, ha taciuto gli importi, ma ora li dico io: 80 milioni di euro per la durata dell'accordo e 100 milioni di euro depositati in un fondo di garanzia.

Sono costi enormi. Basti pensare che i migranti salvati dalle navi militari italiane e portati in Albania entro i 28 giorni, sia che ottengano la protezione internazionale, sia che, invece, debbano essere rimpatriati, dovranno essere rimandati in Italia e, quindi, doppio biglietto: un biglietto per l'andata e un biglietto per il ritorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chi pagherà tutto questo? Chi pagherà il biglietto di andata e di ritorno? Ve lo dico io. Lo pagheranno i cittadini italiani, quelli che già oggi versano lacrime e sangue, che non riescono ad arrivare alla fine del mese, quelli la cui situazione non potrà che peggiorare e ciò a causa delle disastrose politiche di bilancio del Governo Meloni. Penso, ad esempio, alla manovra di bilancio, una legge misera, una legge insufficiente, politiche che hanno fatto realizzare all'Italia nell'ultimo trimestre una crescita pari a zero e ciò vuol dire povertà e questo accade dopo appena un anno del vostro Governo.

Davvero spiacevoli sono state le dichiarazioni del signor Ministro Tajani sul verdetto della Commissaria europea agli Affari interni. La Commissaria, signor Ministro, ha detto - sì - che il protocollo non contrasta con il diritto dell'Unione europea (e questo il Ministro lo ha detto), ma ha anche aggiunto che il protocollo non contrasta con il diritto dell'Unione europea semplicemente perché si pone fuori dal diritto europeo, dal diritto comunitario. Ma questo il signor Ministro lo ha accuratamente omesso e questa omissione ne travisa assolutamente il senso. La Commissaria ha, infatti, chiarito che un salvataggio che fosse condotto in acque europee porterebbe inevitabilmente all'applicazione del diritto di asilo previsto dall'Unione europea e non all'applicazione di questo protocollo. Sapete cosa significa? Che questo protocollo, con i suoi enormi costi, potrà applicarsi solo ai salvataggi che saranno effettuati non nelle acque italiane, ma solo a quelli che saranno eseguiti nelle acque internazionali. Parliamo, quindi, di un'ipotesi del tutto residuale, considerato il numero dei salvataggi che le navi militari italiani eseguono in acque extra territoriali.

Signor Presidente, mi rivolgo, sempre per suo tramite, al Ministro e al Governo e, con rispetto ed educazione, dico loro: non prendeteci in giro! Non prendete in giro gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Nelle sue comunicazioni il signor Ministro non distingue tra giurisdizione e territorio, non coglie che l'esercizio della giurisdizione italiana in un territorio straniero pone infinite problematiche giuridiche, a cominciare dal contrasto con l'intera disciplina dell'asilo europeo che si applica alle persone accolte nel territorio di uno Stato dell'Unione europea e non alle persone accolte all'esterno dell'Unione europea, anche eventualmente in territori soggetti, secondo questo strampalato accordo, alla giurisdizione italiana. Il Ministro, signor Presidente, oblitera la considerazione che l'esercizio della giurisdizione italiana in uno Stato dell'Unione europea comporta, anche in quello stesso Stato, l'esercizio della giurisdizione europea e questo sicuramente non può essere realizzato se non con la partecipazione dell'Unione europea a questo accordo internazionale.

La particolarità di questa nuova costruzione sfugge del tutto al Ministro Tajani. Si tratta, infatti, di una deroga alla giurisdizione di natura tematica, cioè non vale per tutte le materie, ma esclusivamente per il diritto di asilo e per il respingimento. Davvero un unicum, una figura, signor Ministro, tanto eclettica, quanto zoppa, che coinvolgerà l'Italia in una marea di contenzioso per difetto di giurisdizione, per regolamento di competenza, per conflitti di norme. Stupisce molto, signor Ministro, che, nella sua definizione di vulnerabili, non abbia inteso precisare se le persone gay ed LGBT+ siano ricomprese in questa dizione. Stupisce molto, signor Ministro, che lei non consideri che la disciplina europea prevede che il migrante salvato in mare venga portato nel porto più sicuro e non già in un territorio estraneo all'Unione europea perché questa fattispecie è qualificata espressamente dal diritto europeo quale respingimento. Chi sarà il questore competente? Quale giudice si pronuncerà sui ricorsi? Come avverrà l'audizione dei migranti di fronte alla commissione territoriale competente? I giudici, gli avvocati, i medici, gli interpreti, gli assistenti sociali, i mediatori culturali andranno tutti in Albania o semplicemente pensate di cancellare i loro diritti per risolvere queste questioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Insomma, signor Presidente, qui concludo, rivolgendomi al Ministro e al Governo, per suo tramite: queste vostre iniziative non hanno alcuna possibilità di fornire al Paese una seria risposta al problema del fenomeno migratorio. Sono provvedimenti spot, provvedimenti propaganda, sono siparietti comunicativi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) utili solo alla vostra campagna elettorale. Mi consenta, signor Presidente, mi rivolgo al Governo e alle destre al Governo: siete stati eletti per governare, non per fare propaganda. Trovate il coraggio di governare, se ne siete capaci, perché diversamente non sfuggirete al giudizio di incapacità e di pavidità che gli italiani daranno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Signor Presidente, signor Ministro, anzitutto mi permetta di ringraziarla per aver contribuito a far riappropriare al nostro Paese un ruolo da protagonista nella politica estera, soprattutto nella parte mediterranea, di quel mare nostrum su cui il nostro Paese deve avere quel livello di attenzione e di penetrazione dal punto di vista politico a 360 gradi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Grazie a lei e a questo Governo siamo tornati a essere protagonisti indiscussi di quell'area. L'illustrazione che ci ha reso stamani di questo protocollo di fatto tacita tutti quei mugugni che si sono mossi da alcuni banchi delle opposizioni che si sono stracciate le vesti e l'hanno accusata e hanno accusato il Governo di scavalcare il Parlamento quasi come se il nostro Governo avesse trasformato questo Paese in un grande Stato totalitario. Eppure, vorrei ricordare agli stessi che oggi criticano il Governo - dicendo tra l'altro una falsità: quella di scavalcare il Parlamento - che gli stessi, quando avevano ruoli di Governo durante il periodo del COVID, informavano questo Parlamento dei provvedimenti attraverso video sulla pagina Facebook dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Prima della parlamentarizzazione dei DPCM - e, tra l'altro, è stato il centrodestra a obbligare la maggioranza di allora a procedere con questa riforma e quindi a costringere il Presidente del Consiglio a portare questi decreti in Aula e a discuterne in Parlamento - di questi DPCM non ne sapevamo assolutamente nulla; ci fioccavano addosso come facevano i fiocchi di neve all'interno di una bufera. Per cui, per il suo tramite, signor Presidente della Camera, mi rivolgo all'opposizione: per favore, risparmiateci queste illazioni sull'aspetto antidemocratico, perché noi non abbiamo mai annunciato provvedimenti o DPCM senza un passaggio parlamentare e questo dibattito ne è la dimostrazione più concreta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Ed evitiamo di accendere e di infiammare gli animi delle cittadine e dei cittadini di questo Paese che evidentemente non riuscite a interpretare.

Entrando nel merito del provvedimento, signor Presidente, ci hanno accusato di aver abbandonato la politica estera, di non parlare più di politiche dell'immigrazione perché avremmo paura di numeri che ci sono, senza tra l'altro fare alcun riferimento alla gravissima congiuntura che si sta registrando a livello internazionale, non soltanto nei Paesi nord africani ma anche in quelli che si trovano nella striscia del Sahel, in cui la situazione, dal punto di vista sociale, economico e demografico, è totalmente fuori controllo, complice anche il fatto che alcuni gruppi destabilizzano ad hoc quei Paesi per muovere migliaia di persone verso l'Europa e ovviamente destabilizzarla.

Però, questo non si dice perché bisogna dire che è tutta colpa del centrodestra e della Lega sulla gestione delle politiche migratorie. Al di là di questo, ci si stracciano le vesti, si scende in piazza per cosa? Perché il Governo italiano sigla un Accordo con un altro Paese: il primo, uno dei fondatori dell'Unione europea, l'Italia, l'altro, un Paese che sta per entrare nell'Unione europea proprio grazie anche alla volontà del Partito socialista europeo, che vuole l'Albania in Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Evidentemente il Partito Democratico, che fa parte di quella famiglia, è poco connesso con l'intera famiglia del Partito socialista europeo se non c'è un coordinamento politico da questo punto di vista. E mettere in discussione questo Protocollo mette in discussione, altresì, uno dei fondamenti della stessa Unione europea, che mi sono voluto scrivere perché riguarda un insegnamento che ci ha lasciato il grande Robert Schuman, il quale sosteneva che l'Europa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. E che cos'è, care colleghe e cari colleghi, questo Protocollo se non un esempio concreto di solidarietà sulla gestione di un fenomeno complesso e complicato come quello dell'immigrazione tra un Paese dell'Unione europea e un Paese ancora estero, ma che tra poco entrerà all'interno dell'Unione europea? Non è questo un esempio di cooperazione internazionale? Bene, il centrodestra con questo Governo lo ha fatto in poco tempo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Volete far sembrare l'Italia sola, isolata, come se fossimo abbandonati da tutti. Ogni qualvolta, però, rilasciate queste dichiarazioni, c'è sempre un Paese che spunta e ci porge la mano in segno di amicizia, com'è successo adesso con la Repubblica di Albania. Voi di fronte a questo non siete contenti, perché voi sperate sempre in un fallimento dell'Italia per cercare di demolire questo Governo, andando addirittura a invocare l'intervento della magistratura, evocando la sentenza addirittura della Corte suprema del Regno Unito che va a stralciare un Accordo tra il Governo della Gran Bretagna e le autorità del Ruanda. Non c'entra assolutamente nulla l'Accordo con il Ruanda. Sono andato a guardare e fatto anche tradurre da un madrelingua la sentenza che ha stralciato questo Accordo per evitare di fare errori. Basta leggere il dispositivo, che è molto chiaro. Nel dispositivo c'è scritto che quell'Accordo è da stralciare in quanto nel Ruanda, secondo i giudici, non sarebbero rispettati i diritti minimi previsti dalle Convenzioni internazionali. Nel Protocollo tra Italia e Albania non c'è niente di tutto questo, anche perché un Paese che sta per entrare nell'Unione europea come l'Albania non può essere considerato un Paese insicuro, mettetevi l'anima in pace da questo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La Repubblica albanese si impegna a farci realizzare e costruire due strutture per la gestione dell'immigrazione secondo il nostro diritto, secondo quindi il diritto dell'Unione europea, ed è esattamente quello che ci ha detto la Commissaria agli affari interni, Johansson, la quale ha dichiarato in modo molto chiaro che l'Accordo tra Italia e Albania non viola assolutamente il diritto dell'Unione europea, ed è implicito il motivo, perché l'Italia applica il diritto dell'Unione europea, care colleghe e cari colleghi. Ancora più incisivo è stato il Cancelliere tedesco, Scholz, il quale ha affermato che non soltanto ha attenzione nei confronti di questo Accordo, ma che molto probabilmente la strada che ha tracciato questo Governo sarà intrapresa anche per ulteriori accordi con altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ed è stato confermato dal Vicepresidente del Parlamento europeo, guarda caso, socialdemocratico come il Cancelliere Scholz, la quale ha affermato che la Germania non soltanto sta tenendo come punto di riferimento questo Accordo, ma ha interesse a siglare accordi di questo tipo per garantire agli immigrati di ottenere lo status di rifugiato direttamente nei Paesi di provenienza, non facendoli arrivare in Germania, senza quindi metterli a rischio della loro vita e della loro incolumità. Da questo punto di vista, si chiama gestire il fenomeno dell'immigrazione ab origine; e questo insieme di dichiarazioni rappresenta uno smacco sonoro alla posizione terzomondista e immigrazionista della sinistra italiana, che è completamente al di fuori di ogni rapporto di collegamento con i partner della sua famiglia europea a livello comunitario, perché in Italia fanno esattamente l'opposto rispetto a quello che fanno a livello europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non vogliono, signor Presidente, l'Accordo con l'Albania esattamente come non vogliono l'Accordo con la Tunisia, che, per colpa di alcuni loro amici della sinistra europea, non è stato ancora attuato, perché vogliono e gli piace vedere un Paese come la Tunisia, davanti all'Italia, destabilizzato, perché è grazie alla destabilizzazione se arrivano migliaia di immigrati nel nostro Paese. Come al solito, signor Presidente, i rappresentanti della sinistra si dimostrano contro l'Italia, non contro il centrodestra e contro la Lega, ma contro il nostro Paese. Noi non possiamo permetterci di avere un'immigrazione incontrollata e fuori controllo, perché questa crea marginalità, insicurezza e sfruttamento, soprattutto sotto il profilo lavorativo.

Qui qualcuno che è stato eletto nelle file del centrosinistra forse di questo tema si è occupato in modo diretto e indiretto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Da questo punto di vista, signor Presidente, non prendiamo lezioni su come gestire l'immigrazione; abbiamo dimostrato, particolarmente tra il 2018 e il 2019 con Matteo Salvini, quando era Ministro dell'Interno, che cosa vuol dire il modello della Lega applicato a livello centrale. Da questo punto di vista sono i numeri che parlano, al di là degli slogan vuoti del centrosinistra. La verità, signor Presidente, e concludo, è che il PD, come anche alcune altre parti dell'opposizione, vorrebbero tenere aperto perennemente quel circuito dell'accoglienza che crea a livello territoriale molto spesso un grande business, un business dell'immigrazione che noi vogliamo fermare e chiudere, perché quelle risorse devono essere destinate prioritariamente alle nostre Forze dell'ordine e ai nostri cittadini.

Per tutti questi motivi, signor Presidente, annuncio il voto convintamente favorevole della Lega alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente, signori Ministri, Sottosegretari, colleghi e colleghe, il Ministro Tajani ha appena annunciato in quest'Aula che il Governo farà un disegno di legge di ratifica dell'Accordo Italia-Albania. Bene, questo ci rallegra, Ministro, e ci consenta, signor Presidente, di dire che questo è un successo del Parlamento in primis, perché questi atti vanno discussi in Parlamento in profondità, ed è anche un successo del mio gruppo e di tutti i gruppi di opposizione, che proprio questo avevano chiesto, fin dall'inizio lo avevano fatto. Poi il Ministro Tajani ha anche detto che il Governo - cito - non si è mai sottratto al vaglio del Parlamento su queste materie. Però, Ministro, appena siglato l'Accordo tra la Premier Meloni e il Premier Rama, sono sicura che ciò a lei non sarà sfuggito, vari membri del Governo, e oggi qualche collega ci ricordava che lo ha fatto lei stesso, si sono precipitati a dire che questo Accordo non passerà per l'esame del Parlamento. Il solo dire questo è un'enormità, è un'enormità dal punto di vista dell'ABC della vita democratica, perché quando mai deve essere il Governo a decidere cosa discute o cosa non discute il Parlamento, quando mai? Qui si provocano non solo i padri e le madri costituenti, ma perfino Montesquieu, il principio della separazione dei poteri, se è l'Esecutivo a decidere cosa deve o cosa non deve discutere il Parlamento. Voi dicevate, perché lo avete detto, che non è un nuovo trattato, è null'altro che l'attuazione del Trattato di amicizia e collaborazione tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Albania del 13 ottobre 1995.

Ma alcuni di noi qui hanno una certa età, Ministro, siamo un po' di esperienza, e tutti noi ricordiamo quale fosse la questione migratoria tra Italia e Albania in quegli anni. Quel Trattato evidentemente serviva a regolare l'immigrazione albanese in Italia, era questo lo scopo. E poi sono passati quasi 30 anni, quindi questo è senz'altro un nuovo Trattato, perché è diverso il contesto, perché sono diverse le finalità. Ora lo avete ammesso anche voi e possiamo dire meglio tardi che mai, però, visto che qualche collega qui ha fatto degli accenni che non mi sono proprio sembrati molto pertinenti, allora vale la pena ripercorrere due articoli della Costituzione, perché non si tratta di una gentile concessione quella di fare una legge di ratifica.

Non è proprio, onorevole Orsini, una concessione per la quale dobbiamo ringraziare il Governo, che, addirittura, oggi viene qua e ci dice che farà un disegno di legge di conversione, perché l'articolo 87, tra le competenze del Presidente della Repubblica, indica la “ratifica dei trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere”. E, allora, quand'è che occorre l'autorizzazione delle Camere? Lo dice, con estrema chiarezza, l'articolo 80: “Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio o oneri alle finanze o modificazioni di leggi”.

Questo Protocollo, caro Presidente e, tramite lei, caro Ministro, guarda caso, prevede disposizioni che riguardano pressoché tutti - dico tutti - i casi elencati nell'articolo 80 della Costituzione. Infatti, esso ha natura politica: non fosse altro che si tratta di norme negoziate e stipulate da Capi di Governo di due Stati. Comporta regolamenti giudiziari che riguardano la giurisdizione italiana: sia il tema della cosiddetta extraterritorialità, sia l'azione che dovranno svolgere i giudici italiani nei centri albanesi, perché non è chiaro. Comporta oneri alle finanze: com'è stato già detto, 16,5 milioni di euro iniziali e si parla di una successiva garanzia di 100 milioni di euro. Comporta modifiche di legge: certo, perché contiene norme che prevedono operazioni amministrative e giudiziarie riguardanti stranieri giunti in Italia, ma che saranno svolte in Albania, cioè norme non previste dalle leggi italiane. Certo che non potevate pensare di trasferire, secondo le stime che circolano. Poi, magari, il Ministro Piantedosi o, non so, qualcuno, ci dovrà dire quanti agenti di Polizia e delle Forze dell'ordine destinerete alla vigilanza dei centri albanesi, distogliendoli dal territorio nazionale. Anche questo pensavate di farlo senza una legge? Mi sembra alquanto improbabile. Tutte queste persone andranno lì in missione con un aumento dei costi veramente consistenti.

E quanto alle prime valutazioni di Bruxelles su quest'Accordo, Ministro Tajani, lei cosa ha fatto? Non la ha raccontata tutta, perché è vero che la Commissaria agli affari interni, Johansson, ha detto che l'Accordo Italia-Albania non viola il diritto comunitario, perché ne è fuori, ma avete trascurato di sottolineare la seconda parte della sua valutazione, cioè che questo Accordo sembra applicarsi a tutti i soccorsi effettuati da navi italiane in alto mare, ossia al di fuori delle acque territoriali italiane e, quindi, europee. Dunque, i salvataggi fatti in acque italiane e, quindi, europee, porterebbero all'applicazione del diritto d'asilo dell'UE, come previsto dal regolamento di Dublino. Allora, non so, Ministro, se lei mi sa rispondere a questa domanda: cosa succede se le motovedette e le navi della Guardia costiera, della Guardia di finanza, ma anche della Marina militare fanno soccorsi in acque SAR di competenza italiana o in acque SAR di competenza maltese, quindi europee? Che cosa significa? È diritto europeo o non lo è? Perché qui non ci è dato saperlo. Avete nominato il Cancelliere Scholz. Ma Scholz che ha detto? Ha detto: seguiremo con attenzione l'Accordo. Lo faremo anche noi, Presidente. Seguiremo anche noi, con molta attenzione, l'Accordo. Quanto al Partito Socialista Europeo, non possiamo omettere in quest'Aula che il suo Presidente - ripeto: il suo Presidente! - ha detto che quel modello non è il nostro modello. Quindi, quando andiamo a menzionare esponenti di case politiche altrui, almeno facciamolo correttamente.

Quindi, in questo senso, è chiaro che le intenzioni che hanno animato il Governo Meloni, quelle del trasferimento massiccio di migranti in Albania, contrastano con il diritto comunitario, anche perché quest'Accordo lede il diritto d'asilo dei cittadini extra UE, i quali, secondo il regolamento di Dublino, devono essere accolti dallo Stato europeo dove per primo mettono piede. Portarli in Albania configura l'effetto di respingimenti collettivi, per i quali l'Italia è stata già condannata il 23 marzo 2012 dalla Corte europea dei diritti umani.

E poi, Presidente, giova anche ricordare l'articolo 10 della nostra Costituzione. Bastava leggerlo, questo articolo, il quale dice: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite della Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica (…)”: non in Albania, nel territorio della Repubblica! Quindi, evidentemente, quello che state facendo è in violazione della nostra Costituzione. L'intesa dice che nel CPR albanese saranno ospitate 3.000 persone al mese, cioè 36.000 persone in un anno. Questo vuol dire che lì, in Albania, verranno esaminate 3.000 domande d'asilo al mese, cioè ogni 28 giorni, e rimpatriati subito, immediatamente, coloro che non hanno diritto. Vuol dire questo? Ma, Ministro Piantedosi, questa efficienza, come mai la tirate fuori solo in Albania, nel Paese delle aquile, e non in Italia, dove, invece, ormai, si attende fino a 3 anni per la convocazione delle commissioni territoriali? Abbiamo un sistema d'asilo italiano che è completamente al collasso e, invece, fate in Albania quello che potreste fare in Italia. Non c'è spazio in Italia per fare un altro centro? Perché dobbiamo andare a spendere molti soldi in più in Albania, quando si potrebbe fare in Italia?

Chiudo, Presidente, col dire che la verità è questa: dopo una serie di fallimenti in materia di immigrazione, avevano promesso il blocco navale, cercano di fare qualcosa di simile, perché non è servito a niente fare l'accordo con la Tunisia, la guerra alle ONG, il decreto sui falsi richiedenti asilo, adesso sui falsi minori. Non è servito a niente! Adesso arrivano i centri in Albania. Dunque, questa disperazione dell'Esecutivo di fronte a questo plateale fallimento porta l'Italia a fare questi centri in Albania, che non serviranno assolutamente a niente.

In conclusione, prendiamo atto del ravvedimento all'ultimo momento, meglio tardi che mai, ma chiaramente aspettiamo questo vostro disegno di legge e lo contrasteremo, come abbiamo sempre fatto con tutti i provvedimenti in materia migratoria, i quali puntualmente hanno fallito, in quanto tutti provvedimenti di propaganda.

Quindi, grazie, Presidente, noi chiaramente voteremo contro la risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, le cronache di oggi ci raccontano di un'ennesima tragedia in mare. Lo ha raccontato il Ministro Tajani durante il suo intervento, pochi minuti fa, parlando della bimba di 2 anni morta, parlando di 8 o 9 dispersi, che sono il bilancio dell'ennesima tragedia nel Mediterraneo. I deceduti nel mare che circonda le nostre coste non si contano più e la situazione di forti tensioni internazionali, chiaramente, non aiuta; 1.500 è il numero indicativo di vittime nel 2022, vittime di viaggi della speranza, che parlano di migranti partiti dall'Africa o dall'Asia col sogno di raggiungere l'Europa, ma condannati a morte, annegati durante la traversata, spesso solo poche ore prima di toccare terra. Vanno poi ricordati i molti naufraghi, quelli che restano invisibili: spesso appaiono imbarcazioni senza nessuno a bordo, oppure affiorano dal mare resti di barche che, chiaramente, non sono in grado di raccontarci l'ennesima tragedia.

Presidente, Ministro, ciò che ho provato a ricordare a molti di voi in questi istanti, e innanzitutto anche a me stesso, è che la tragedia dell'immigrazione non è un tema di oggi. È un tema che, da anni, non riesce a essere affrontato forse in modo concreto da nessun Governo, per mancanza anche di aiuto internazionale, ed è inutile negare una certa latitanza a Bruxelles, o mancanza di coraggio. Ecco perché - e arrivo ad affrontare il merito del provvedimento - siamo fortemente convinti che il Protocollo firmato il 6 novembre scorso tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania rappresenti una risposta pragmatica, seria e puntuale a un problema troppo spesso evitato per incapacità o miopia politica.

Siamo ben consapevoli, da questi banchi dell'Aula, di quanto la lotta all'immigrazione irregolare sia una priorità per l'Italia e, come le cicliche crisi migratorie hanno palesato, questa è una priorità che un Paese non può più affrontare da solo, tanto più in una fase, in un contesto in cui, a livello internazionale, accresce sempre più la politica e la pressione migratoria. Ma è un tema questo che oggi - lo dico invitando l'opposizione a un bagno di umiltà - è tornato al centro del dibattito europeo grazie all'iniziativa italiana. E, se oggi siamo qui a discutere di un Accordo internazionale, è perché chi siede al Governo lo fa con la voglia di affrontare i problemi portando soluzioni che mai prima erano arrivate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Gli obiettivi del Protocollo sono chiari e tempestivi: pone l'obiettivo di contrastare efficacemente il traffico di esseri umani, prevenire flussi migratori illegali, accogliere solo chi ha diritto alla protezione internazionale, assicurando ai cittadini italiani che coloro che non hanno rispettato le regole o non hanno diritto di entrare in Italia possano essere riaccompagnati nei loro Paesi di origine, con la premura di assicurare tutte le garanzie previste dal nostro ordinamento a favore, come detto dal Ministro Tajani, di minori, donne in gravidanza e altri soggetti vulnerabili.

Nei centri per i migranti previsti dal Protocollo il diritto di difesa sarà assicurato, consentendo l'accesso alle strutture di avvocati e ausiliari, organizzazioni internazionali e agenzie dell'Unione europea, che presteranno consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale, nei limiti della legislazione italiana, europea e albanese. Il Protocollo, infatti, fa seguito al precedente Accordo tra Italia e Albania per il rafforzamento della collaborazione bilaterale nel contrasto al terrorismo e alla tratta di esseri umani. Un Accordo del novembre 2017 - Governo Gentiloni -, che rappresenta la traduzione pratica dell'impegno alla collaborazione bilaterale in materia di gestione dei flussi migratori stabilito dal Trattato di amicizia e di collaborazione del 1995.

C'è, poi, un tema politico. Le opposizioni hanno il diritto, anzi, il dovere di chiedere che il Governo riferisca in Aula - cosa che oggi sta avvenendo -, hanno il diritto e il dovere di chiedere il passaggio parlamentare - cosa che il Governo ha chiarito - e hanno il diritto e il dovere di criticare il provvedimento, se lo ritengano necessario, e vorrò, poi, vedere nel merito come si porranno prossimamente. C'è, però, una cosa che credo le opposizioni non possano fare ed è attaccare continuamente il Governo italiano, anche quando questo anella continui successi in politica internazionale, perché non è criticando la propria Nazione che si fanno gli interessi di essa, ma è da quando, avanti ad obiettivi risultati, si riconosce il merito di questi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E questo è il caso. Il Protocollo di cui stiamo discutendo è stato apprezzato trasversalmente, a livello nazionale e internazionale, da esponenti di primo rilievo. Penso, per esempio, al professor Cassese, giurista, già Ministro, che ha sottolineato recentemente non solo la correttezza giuridica dell'Accordo, ma anche l'estrema attualità del provvedimento. E penso anche al Cancelliere tedesco, già ampiamente citato questa mattina, che ha descritto il provvedimento come un modello da seguire, sottolineando come tale Accordo rappresenti una forma innovativa di cooperazione, che potrà essere preso a modello per future forme in tale materia.

E vorrei rassicurare alcuni colleghi dell'opposizione in merito, anche qui, a una critica già più volte affrontata questa mattina, relativa al paragone tra Downing Street e il Governo del Ruanda recentemente cessato sulla base della decisione della Corte Suprema britannica. L'Accordo italo-albanese è, nei fatti e nel contesto, completamente diverso: anzitutto, i centri di accoglienza, ancorché sul territorio albanese, godranno di piena giurisdizione italiana, come disciplinato dal diritto internazionale, saranno infatti in vigore le medesime tutele per i migranti. E, in questo caso, a differenza di quanto si evince dall'Accordo britannico, non si può nemmeno parlare di respingimenti, perché i migranti giungerebbero comunque sul suolo italiano. Come se non bastasse, c'è un forte partenariato tra Italia e Albania che già si sviluppa su molteplici direttrici, dai rapporti commerciali a quelli culturali e sociali. In un contesto internazionale instabile, una delle principali sfide che attendono il nostro Governo è quella dell'integrazione europea verso la regione dei Balcani occidentali.

E c'è un ulteriore punto di politica internazionale, che è l'impegno dell'Italia per l'incremento degli sforzi delle istituzioni europee verso l'integrazione dei Balcani occidentali, che è inequivocabile, non solo perché il nostro Paese è tra i più esposti ai rischi di una ulteriore destabilizzazione della regione, in particolare proprio sul fronte migratorio ma, soprattutto, perché sente e vuole la responsabilità di farsi portavoce della speranza e delle aspettative di chi vive dall'altra parte dell'Adriatico e che vede il proprio destino all'interno dell'Unione europea.

Ecco perché - e mi avvio, Presidente, alla conclusione - siamo convinti che il Protocollo d'intesa siglato tra il Presidente del Consiglio Meloni e il Primo Ministro albanese Edi Rama sia uno sviluppo tanto innovativo, quanto storico nella gestione dei flussi migratori per l'Italia e per l'Europa. È un Protocollo allineato con le priorità accordate alla dimensione esterna della migrazione e con i 10 punti del famoso Piano della Presidente della Commissione von der Leyen. Per la prima volta, uno Stato non membro dell'Unione europea, ancorché candidato, accetta la creazione sul suo territorio di centri destinati alla gestione dei migranti illegali arrivati sul territorio dell'Unione. Si tratta di un grande risultato che premia l'azione del Governo Meloni e del Presidente stesso, che conferma gli eccellenti rapporti di collaborazione tra Roma e Tirana.

In Aula, nei minuti precedenti, abbiamo ascoltato chi contesta questo provvedimento, anche chi contesta i costi, chi contesta il numero esiguo di persone che riguarderebbe, gli aspetti burocratici e pure quelli logistici. Noi, Presidente, invece, vediamo un Protocollo pragmatico e innovativo, un Protocollo che salva vite umane e che va nella direzione di regolare il tema migratorio. Un Accordo che è stato sottoposto anche alla Commissione europea, la quale, svolgendo una valutazione preliminare, non ha potuto che rilevarne la coerenza con il diritto europeo e quello internazionale. È un Accordo che non fa altro che rispettare la volontà di un Governo che si muove nell'interesse nazionale e nell'interesse della stabilità geopolitica ed è per questo che, oggi, il gruppo di Fratelli d'Italia non potrà che votare convintamente “sì” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli membri del Governo, governare i processi migratori è la più grande sfida dei nostri tempi. La soluzione a questa sfida non si trova in Libia né in Tunisia e nemmeno delocalizzando in Albania. Proprio quest'ultimo Accordo con il Governo di Tirana presenta evidenti elementi di incostituzionalità, come, del resto, è stato messo in evidenza dall'ASGI.

E, allora mi chiedo e vi chiedo: forse le ingenti risorse economiche versate alla Libia, alla Tunisia e all'Albania sarebbero potute servire a costruire una reale politica di cooperazione con l'Africa o a gettarne le basi? Perché la soluzione si trova in Africa, e lo sappiamo tutti. Governare, perciò, i processi migratori significa garantire, oltre al diritto di partire, anche il diritto di restare. Non si può lavorare su questi due diritti senza coinvolgere i Paesi africani, la loro comunità e, come sappiamo tutti, proprio la diaspora è stata dichiarata la sesta regione del continente africano.

Signor Presidente, mi avvio verso le conclusioni. Purtroppo, il linguaggio islamofobo, la caccia al nero e il linguaggio dell'inimicizia stanno diventando un tratto della nostra politica. Allora, mi chiedo: chi guarda la nostra politica, a partire da questo linguaggio, da questi atteggiamenti, che tipo di rapporto, di approccio può avere in sede di ricerca di eventuali accordi? E come possiamo controllare in modo costruttivo o collaborare in modo costruttivo con i Paesi africani se siamo così percepiti? Perciò concludo, dicendo: bisogna cambiare linguaggio, bisogna cambiare strategia, bisogna cambiare registro, perché le misure propagandistiche sono fumo negli occhi e, come sappiamo da 30 anni, non hanno mai rappresentato una soluzione strutturale. Perciò la sfida di governare…

PRESIDENTE. Grazie…

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Presidente, concludo davvero…

PRESIDENTE. Ha sforato il suo tempo.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). …i processi migratori - concludo per davvero - passano attraverso la costruzione di (Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)…

PRESIDENTE. Grazie, andiamo avanti.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste (Vive proteste del deputato Soumahoro – Commenti del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…

Onorevole Soumahoro, la richiamo all'ordine!

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). … (Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) I neri hanno diritto di vivere... un atteggiamento nazista non è consentito in quest'Aula!

PRESIDENTE. Onorevole Soumahoro, per cortesia, siamo in fase di votazione. Non ha la parola (Vive proteste del deputato Soumahoro - Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

Onorevole Soumahoro, la richiamo all'ordine per la seconda volta! Onorevole Soumahoro, non mi costringa … non mi costringa … (Proteste del deputato Soumahoro)

Se ci sono state frasi (Commenti)… io non le ho sentite, ma le valuteremo, però, la prego, siamo in fase di votazione (Proteste del deputato Soumahoro). Onorevole Soumahoro, andiamo avanti.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari, Barelli, Lupi e Foti n. 6-00066, cu cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione della risoluzione Braga, Zanella, Richetti, Magi e Faraone n. 6-00067. Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione relativa al 2° capoverso del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Braga, Zanella, Richetti, Magi e Faraone n. 6-00067, come riformulato, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Braga, Zanella, Richetti, Magi e Faraone n. 6-00067, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione della risoluzione Alfonso Colucci ed altri n. 6-00068.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la risoluzione nel suo complesso, ad eccezione dei capoversi 1°, 2°, 4°, 6°, 8°, 12° e 14° del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi 1° e 14° del dispositivo; infine, distintamente, i capoversi 2°, 4°, 6°, 8° e 12° del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Alfonso Colucci ed altri n. 6-00068, ad eccezione dei capoversi 1°, 2°, 4°, 6°, 8°, 12° e 14° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1° e 14° del dispositivo, per quanto non assorbiti, della risoluzione Alfonso Colucci ed altri n. 6-00068, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Alfonso Colucci ed altri n. 6-00068, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della risoluzione Alfonso Colucci ed altri n. 6-00068, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 6° capoverso del dispositivo della risoluzione Alfonso Colucci ed altri n. 6-00068, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'8° capoverso del dispositivo della risoluzione Alfonso Colucci ed altri n. 6-00068, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 12° capoverso del dispositivo della risoluzione Alfonso Colucci ed altri n. 6-00068, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Sono così esaurite le comunicazioni del Governo sul Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria.

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Chiedo cortesemente ai colleghi di uscire, in modo da consentire il proseguimento dei lavori. Cortesemente, chiedo ai colleghi di uscire per consentirci di proseguire con gli interventi sull'ordine dei lavori.

Prego, onorevole Bonelli.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Sono qui a chiedere, a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, un'informativa urgente del Ministro Musumeci, perché il 16 novembre scorso la Commissione europea ha inviato un parere motivato al Governo con il quale contesta le procedure del Governo in materia di applicazione della direttiva Bolkestein sulle spiagge italiane. Colgo l'occasione, signor Presidente, per farle presente, ovviamente a parere di chi sta parlando in questo momento, che le prerogative di un parlamentare, in questo caso del sottoscritto, non sono state assunte e rispettate dal Governo, perché accade sovente, purtroppo, che il Governo non risponde alla richiesta di avere degli atti. Nello specifico, il Governo non ritiene di dover dare copia della relazione sulle spiagge che è stata inviata all'Unione europea. In questa relazione - leggibile in vari siti, ma che non viene data a un parlamentare della Repubblica da parte del Governo e, quindi, chiedo alla Presidenza della Camera di potersi attivare in tal senso -, come ho già avuto modo di scrivere, il Governo arriverebbe a una modalità abbastanza preoccupante per evitare di mandare a gara gli stabilimenti balneari esistenti, mandando, invece, a gara le spiagge libere di questo Paese. Avremmo, quindi, 3.000 chilometri di spiagge libere che verrebbero messe a gara per non mandare a gara gli stabilimenti balneari esistenti. Si tratta di un'operazione francamente inaccettabile, che avvierebbe, se fosse approvata, un processo di privatizzazione e di cementificazione delle ultime spiagge libere rimaste nel nostro Paese. Penso che sia una questione fondamentale per il nostro Paese e, quindi, chiedo, a nome del gruppo, che il Ministro Musumeci venga in Aula a dare spiegazioni, anche in relazione al fatto che il Governo non consegna agli atti.

Altra situazione analoga - e concludo, signor Presidente - è quella che è accaduta con la società Stretto di Messina, società al 100 per cento pubblica, su cui mi è stato dato un parere negativo, cioè il diniego di poter avere la relazione del consorzio Webuild sul progetto. È segreto? Perché è segreto?

Tutto ciò penso che non faccia bene alla trasparenza e alla democrazia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). La ringrazio, Presidente. Io mi richiamo agli articoli 8 e 38 del Regolamento. L'articolo 8 lo richiamo nella parte in cui inequivocabilmente è affidata al Presidente della Camera la responsabilità di far osservare il Regolamento. Il Regolamento della Camera, signor Presidente, può sicuramente essere interpretato, sulla base di precedenti, ma una norma del Regolamento non può essere contorta, ribaltata e trasformata nel suo contrario. Le dico questo perché ovviamente c'è una sua responsabilità nelle decisioni che si prendono, nelle quali lei potrà essere coadiuvato dalla Giunta per il Regolamento, ma nessun precedente può interpretare una norma regolamentare capovolgendone il significato.

Le dico questo perché è successo un fatto che ritengo di una gravità inaudita - peraltro, non lo sapevo; l'ho saputo perché mi ha riguardato direttamente, ma era già successo in passato -, cioè che il presidente della I Commissione (Affari costituzionali) ha stigmatizzato e impedito, sicuramente non a me, perché avrei rivoltato la Commissione, ma in passato, la possibilità che un deputato non appartenente alla Commissione potesse intervenire nell'ambito di una discussione all'interno della Commissione stessa. Addirittura, ho saputo dalla collega Boschi che avendo io sostituito, a termini di Regolamento, la collega Boschi, che aveva un impegno e formalmente è stata appunto sostituita, nella scorsa seduta della Commissione affari costituzionali, la stessa è stata richiamata dalla funzionaria della Commissione affari costituzionali dicendo che era stata fatta una cosa che non si poteva fare e che il presidente della Commissione non avrebbe mai più consentito la sostituzione di un deputato nella Commissione.

Dico a me stesso e condivido con lei, signor Presidente, che l'articolo 38 - e lo leggo per tutti noi - del nostro Regolamento - arrivo, Presidente, perché so anche qual è la cosa - recita che “ogni deputato può partecipare, senza diritto di voto, alle sedute di Commissione diversa da quella alla quale appartiene, previa comunicazione al presidente della Commissione stessa da parte del gruppo di appartenenza”. Mi si dice che ci sarebbe una decisione della presidente Boldrini, nella legislatura precedente, che avrebbe in qualche modo fatto accadere che in occasione di una riunione della Commissione questo articolo del Regolamento non sia stato attuato. Le vorrei fare presente, signor Presidente, che una simile interpretazione - e io penso di poter immaginare che si trattava di un caso particolare, che era il caso nel quale c'era un ostruzionismo devastante nella Commissione affari costituzionali e per cercare di far andare avanti i lavori fu assunta un'interpretazione di questo tipo - non ci può essere perché altrimenti abbiamo finito e non c'è più uno Stato di diritto, se una norma così chiara, come quella che c'è nel Regolamento, viene interpretata da un presidente di Commissione, attraverso il suggerimento dei suoi funzionari, e si impedisce un diritto sancito dal Regolamento per ciascun deputato. Non esiste, non ci può essere un precedente, non ci può essere nulla!

Quindi, io la prego, signor Presidente, ritenendo questo un fatto di una gravità inaudita, inaudita, perché i presidenti hanno sicuramente il potere di interpretare quello che vogliono, ma non di modificare e ribaltare le norme regolamentari, o di esprimersi lei direttamente e annullare questo precedente e questa prassi, assolutamente incomprensibili, portati avanti dal presidente della Commissione o di riunire la Giunta per il Regolamento per fare una modifica del Regolamento. Non si può, sulla base di una valutazione di un funzionario o di un presidente, cambiare radicalmente e togliere la ratio di una norma regolamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, MoVimento 5 Stelle e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. Chiaramente, mi darà la possibilità di fare tutte le verifiche con il presidente della Commissione e anche con tutti i funzionari e poi sicuramente faremo i nostri approfondimenti e vedremo di risolvere la questione nel migliore dei modi.

Per fatto personale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per fatto personale l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Presidente, mi rivolgo a lei, ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento, in quanto lei rappresenta questa istituzione e rappresentare questa istituzione, come lei ben sa, è preservare i valori, la dignità e l'autorevolezza di questa istituzione. Mentre intervenivo in precedenza, dai banchi della maggioranza, in particolar modo della Lega, mi sono state rivolte parole indecorose, indegne, che non intaccano la mia dignità, ma intaccano la dignità di quest'Aula, intaccano la dignità di questa istituzione, intaccano l'autorevolezza della storia che ci ha portato ad assumere la forma dell'attuale Costituzione come prospettiva per salvaguardare i valori che hanno portato ad assumere questa Costituzione, per preservare il nostro presente, ma soprattutto per potersi proiettare verso un futuro dove i giovani, i nostri connazionali, chi ci guarda da fuori, chi non ha voce, chi è discriminato possa riconoscersi nei valori e nei principi di questa Camera dei deputati!

Signor Presidente, badi, ognuna e ognuno di noi ha una storia alle spalle. Io non rinnego la mia storia. Sono figlio di un contadino e, da contadino, sono stato a lucidare le scarpe, Presidente, se lei mi ascolterà.

Ognuno ha la sua storia e non rinnego la mia storia, ma sentirsi deridere, all'interno della Camera dei deputati, da altri parlamentari della Repubblica, non è una ferita alla mia dignità, perché quando lottavo contro qualsiasi forma di discriminazione, per i diritti delle comunità LGBTQ+, altri li deridevano, io ero schierato per tutelare i diritti di chi era discriminato, ero dalla parte di coloro ai quali non venivano affidate le case in quanto provenivano da quel profondo Mezzogiorno, da quel Sud dei cafoni. Io provengo dalla storia di quei cafoni.

Signor Presidente - concludo - non è la prima volta, ma è dall'inizio di questa legislatura, che puntualmente dai banchi della maggioranza si prova ad assumere, anzi, si assumono atteggiamenti, in alcuni casi vengo deriso con atteggiamenti che fanno i segni delle scimmie. Tutto questo accade in quest'Aula. Quale lezione diamo ai nostri figli, fuori? Quale lezione diamo ai giovani che ci guardano? Quale lezione diamo ai nostri connazionali? Signor Presidente, lei ha il dovere, la responsabilità di tutelare questa Istituzione. Ne va della credibilità di questa Istituzione, ma ne va del patrimonio di chi ci ha consentito di stare qui, oggi.

Concludo, il diritto di potersi vestire bene era un diritto negato alle persone marginalizzate nella storia, era un diritto negato ai rom; i neri erano individuati come sottospecie umana, alle donne non veniva garantito. Ecco, qualcuno si stupisce, oggi, nel vedere che forse neri, gay, lesbiche si vestono come loro, ma io penso che questa è l'essenza della nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Onorevole Soumahoro, come lei sa, quando ci è stata fatta presente, anche nella Capigruppo, una situazione che aveva subito, io sono intervenuto e abbiamo mandato una lettera a tutti i capigruppo, proprio richiamando a un comportamento consono e rispettoso di tutti, all'interno di questa Camera. Anche quest'oggi verificheremo quello che lei ha appena detto e le assicuro che, nel caso ci fossero degli elementi, ovviamente, interverremo con la massima severità. A questo punto, sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 15,20.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,20.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 899 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 132, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali (Approvato dal Senato) (A.C. 1551​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1551: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 132, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1551​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni V (Bilancio) e VI (Finanze) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice per la V Commissione (Bilancio), deputata Ylenja Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI, Relatrice per la V Commissione. Grazie, Presidente. Parlando anche a nome del relatore, presidente Osnato, ci riportiamo alla relazione che è stata depositata.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.

È iscritta a parlare la deputata Angela Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, io vorrei provare a ragionare con voi su alcune questioni, mettendo da parte le faziosità. Ormai, il decreto lo approverete così, togliendoci ogni possibilità di confronto e dialogo qui alla Camera, però, i problemi restano, perché anche se si prova a mettere la polvere sotto il tappeto, prima o poi sarebbe bene affrontare questi argomenti. Iniziamo con questo continuo uso sproporzionato della fiducia, che molto probabilmente metterete questo pomeriggio, e vorrei proporvi, qui, due ragionamenti come spunti per riflettere. Il primo: io sono alla seconda legislatura e rispetto a quella precedente noto un netto peggioramento e vi faccio un esempio. La scorsa legislatura ero in Commissione trasporti e nei nostri programmi elettorali c'era una maggiore attenzione verso i bambini in macchina e verso l'uso di sistemi cosiddetti smart per la sicurezza dei più piccoli. La stessa questione si trovava anche nel programma di molte altre forze politiche e uno dei primi provvedimenti approvati è stato proprio quello sull'obbligo di uso di sistemi di rilevamento anti abbandono per i bimbi in auto. Noi avevamo, ovviamente, un nostro testo di legge ma, nel rispetto del ruolo, in questo caso propositivo, della minoranza, abbiamo adottato come testo base quello proposto da Fratelli d'Italia, perché era giusto riconoscere spazi alle opposizioni e dare loro la possibilità di fornire dei contributi.

Ecco, voi questo non lo fate. Alcuni esponenti dell'attuale maggioranza di centrodestra ci ripetono spesso che, siccome hanno ottenuto la maggioranza dei seggi alle elezioni, devono decidere loro. In parte è vero, però, molto più spesso, voi confondete il compito di essere maggioranza con il desiderio di volere una dittatura e, quando nei talk show qualcuno vi fa notare che il vostro è un atteggiamento non proprio e non sempre rispettoso dei valori della democrazia, vi offendete pure e siete sempre pronti a controbattere che, quando governavano gli altri, facevano altrettanto. Ecco, non è vero, noi non facevamo lo stesso. Quindi, fermatevi a riflettere prima di parlare.

Certo, chi ha vinto le elezioni ha il compito di governare e di essere maggioranza: quello lo facevamo anche noi, ma con modi e rispetto delle regole della democrazia molto diversi da quelli che abbiamo visto durante questo primo anno di Governo Meloni. Vi dico: fermatevi a riflettere e chi c'era nella legislatura precedente provi anche a ricordare com'erano le cose e la smetta di dire che gli altri facevano altrettanto, perché sa benissimo che non è vero.

Poi, questo peggioramento delle dinamiche democratiche dipenderà anche, magari, da una certa litigiosità della maggioranza, come si è potuto vedere, e io lo capisco; quando finite di litigare e finalmente trovate un accordo, questo è così precario che non c'è più spazio per alcuna modifica da parte delle opposizioni, altrimenti saltano l'equilibrio trovato e la pace della maggioranza. Però, con grande franchezza, vi dico anche che dovreste imparare a risolvere i problemi della maggioranza a casa vostra: non è che potete farlo a spese della democrazia del Paese per farli pagare ai cittadini.

Forse, pensate che voi potete fare maggioranza e opposizione da soli, ma vi sbagliate. Quando avete finito di litigare tra voi di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e alleati più piccoli, non potete pensare che, visto che vi siete scontrati tra di voi, le opposizioni non esistono e potete non riconoscere la loro funzione. La democrazia non è un fastidio, come forse alcuni di voi pensano.

Vi invito a ricordare tutte le proteste che, per molto meno, facevate voi quando eravate all'opposizione.

Veniamo al secondo punto di riflessione su questo tema. Io lo so bene che tutti i Governi, anche i nostri, ricorrevano spesso alla fiducia, però, al di là della diversità nei modi di cui ho appena parlato, c'è anche un'altra questione da considerare: noi abbiamo ridotto il numero dei parlamentari da 945 a 600, più di un terzo in meno, proprio perché prima si era in troppi, non si faceva in tempo a discutere e, appunto, i Governi erano costretti troppe volte a porre la questione di fiducia. Adesso che in quest'Aula siamo di meno, qual è il motivo? Il Governo Meloni è allergico alla democrazia? Spero di no. Quindi, sarà perché altrimenti non si fa in tempo a rispettare i tempi dettati dalla Costituzione e i decreti decadrebbero. In questo caso, due sono le possibilità: o l'attuale Presidenza non conduce bene i lavori d'Aula e, nonostante siamo di meno, si perde lo stesso tempo oppure - e credo che questa sia la più probabile - è il Governo che si prende il tempo risparmiato. Ma questo non va bene, abbiamo ridotto il numero di parlamentari proprio perché prima eravamo 945, eravamo troppi, e non si riusciva a discutere niente in tempi brevi, quindi, i Governi ponevano sempre la questione fiducia. Una democrazia parlamentare da mezza presa in giro, diciamo. Meglio essere di meno per una vera democrazia e anche per questo abbiamo rinunciato a 300 rappresentanti del popolo. Ma questa minore democraticità doveva servire ad avere una migliore democrazia, non per far sì che il Governo Meloni se la potesse prendere più comodo e lasciare il resto uguale a prima. Secondo voi in quanti dobbiamo restare qui dentro affinché in questo Paese si possa rispettare cosa prevede la Costituzione e il Parlamento possa rappresentare il popolo, invece di limitarsi a schiacciare un bottone su ordine del capo del partito che poi decide chi deve essere messo capolista e quale cognato deve fare il Ministro. Ditecelo voi. Noi abbiamo provato a trovare una soluzione riducendo il numero. Voi che soluzione proponete? O vi va bene così? Restiamo qui oggi senza poter discutere niente, tanto metterete la fiducia, non si può modificare più niente, però scaldiamo le poltrone e ci intaschiamo la diaria.

Vengo ai contenuti di questa legge. Noi avevamo suggerimenti da darvi e contributi per migliorarla e invece niente: avete deciso che non sarà possibile. Sprecare fiato a me non piace però è bene che qui, in questo luogo, dove vengono rappresentati 60 milioni di cittadini, certe cose ce le diciamo in faccia. Al Senato qualche emendamento del Movimento 5 Stelle l'avete approvato anche sminuendo il suo impatto con riformulazioni pressoché deludenti, ma la maggior parte di quegli emendamenti - quelli, per esempio, sulle agevolazioni per i giovani che comprano la prima casa, quelli sul mercato libero dell'energia, quelli che avrebbero avuto un impatto maggiore per aiutare i cittadini - non l'avete presa neanche in considerazione. Avete prorogato il fondo per l'acquisto della prima casa per i giovani fino ai 35 anni. Ottimo, però avete dimenticato di prorogare anche le agevolazioni per questi giovani sulle imposte accessorie che si pagano al momento dell'acquisto di una casa. Complimenti! Adesso i giovani che stavano sbrigando tutte le pratiche per acquistare la prima casa si troveranno a pagare, ad esempio, su un immobile di 250.000 euro, oltre 10.000 euro in più di imposte. Questi soldi bisogna metterli sul tavolo al momento dell'acquisto e, magari, facevano conto su queste agevolazioni quando hanno iniziato il percorso di compravendita della casa.

Neanche quando noi della minoranza vi serviamo sul piatto d'argento le soluzioni voi riuscite ad avere un minimo di dialogo e accettare l'aiuto che poi è per il bene dei cittadini. Voi rimandate come se i problemi poi li risolvesse qualcun altro, spesso però dite di voler governare altri quattro anni - qualcuno addirittura parla di ventennio del Governo delle destre - e allora io vi consiglio di governare e di risolvere i problemi. Non mettete sempre la polvere sotto il tappeto altrimenti quella polvere ve la ritroverete in eredità voi stessi e non vi fate un favore.

Un altro argomento molto tormentato di questo decreto è la proroga del mercato tutelato gas e luce. In Commissione congiunta finanze e attività produttive abbiamo assistito a un teatrino della maggioranza a dir poco disdicevole. Dato che al Senato non si è trovato l'accordo per inserire l'emendamento era stato rimandato alla Camera, tant'è vero che tutte le forze politiche, sia di maggioranza sia di opposizione, avevano presentato emendamenti su questo argomento. Il Governo ha dato parere contrario a tutti gli emendamenti e aveva invitato al ritiro gli emendamenti della maggioranza. Qualcuno molto timidamente aveva provato a resistere e a quel punto è stata sospesa la seduta e si è convinto il deputato di maggioranza a ritirare l'emendamento per trasformarlo in ordine del giorno, con la promessa che nel prossimo provvedimento si avrà la soluzione.

Il problema qui è che la maggioranza su questo tema non ha una visione unitaria e a pagarne le conseguenze saranno, come sempre, i cittadini. La proroga del mercato tutelato avrebbe appunto tutelato le fasce più deboli della popolazione, quelle che evidentemente hanno più bisogno di aiuto, ma voi piuttosto che tendergli la mano li affondate sempre di più.

Fuori dal mercato tutelato ci sono stati rialzi del costo dell'energia, impennate spesso non sostenibili dalle famiglie con basso reddito. Sui giornali ci sono ancora vostri articoli e dichiarazioni su questo: io mi auguro che, entro la fine dell'anno, arriverà davvero questa proroga perché serve ai più deboli e nessuno deve rimanere indietro.

Adesso veniamo al superbonus, enorme mancanza di questo decreto. Durante la campagna elettorale ho girato per la mia Sicilia in lungo e largo e ho incontrato imprese, professionisti e operai edili. Lo hanno fatto pure moltissimi esponenti dell'attuale maggioranza di centrodestra. Spesso ci scambiavamo di un giorno: voi eravate andati il giorno prima e il mio incontro era fissato per l'indomani. Tutti voi - tutti voi! - avete preso impegni e dato garanzia sul superbonus ed ecco invece che lo avete abolito. È per colpa vostra se le promesse dei politici in Italia sono diventate una barzelletta e le persone oramai pensano di noi politici il peggio possibile. E poi la Meloni ogni giorno diceva che avrebbe fatto il contrario di Draghi, invece è diventata la più draghiana di tutte.

Era l'unica cosa su cui speravo che la Meloni mantenesse la promessa: fare l'opposto di Draghi. Invece quella del superbonus è stata la prima a cadere, insieme alla bufala del blocco navale.

L'unico motivo per cui c'è questo accanimento contro il superbonus, una misura che stava funzionando, è che è un'idea del Movimento 5 Stelle e una misura che tutti associano al Governo Conte. Non esistono altre ragioni e così vi siete inventati e avete messo in atto un'enorme campagna di disinformazione.

Il superbonus doveva entrare in questo decreto Proroghe ed anche entrarci in maniera stabile. Iniziamo, infatti, con il dire che i numeri allarmanti che taluni danno su truffe e buchi di bilancio non riguardano il superbonus: sono tutti falsi. Le truffe hanno riguardato altre misure e problemi. Se ci sono, riguardano la cessione dei crediti degli altri bonus e non il superbonus edilizio in sé. Perché lo avete abolito? Lo si poteva rivedere. È normale che una misura innovativa - la prima in Europa - abbia bisogno, dopo il rodaggio, di essere aggiustata dove si è visto che ha funzionato meno bene, ma buttare il bambino con tutta l'acqua sporca mi sembra da stupidi. Dicevo che lo si poteva tarare meglio sulla base dell'esperienza della prima applicazione, eventualmente modificando il sistema della cessione dei crediti e magari prevedendolo, solo per chi non matura nell'anno la capienza fiscale, tramite un apposito fondo pubblico di garanzia ed entro certi limiti da prenotare in anticipo, così da limitare l'impatto sui conti, viste le vostre esageratissime e spesso faziose e false preoccupazioni.

Però, niente: prima Draghi e ora Meloni, siete andati avanti con mini proroghe, senza dare certezza al settore, mettendo fretta a tutti; e - si sa - con la fretta si lavora male ed i prezzi vanno fuori controllo.

Insomma, avete fatto di tutto affinché questi lavori edilizi andassero sempre peggio e poi avete cancellato tutto quello che funzionava, insieme alle criticità. Spero che dopo le europee - finite le vostre esigenze elettorali e la foga di dover cancellare tutto quanto fatto da Conte per fare contenti i vostri tifosi e raggranellare qualche voto qui e lì - si possa tornare a parlare dei bonus edilizi, della riqualificazione sismica ed ecologica dei nostri palazzi, perché su questo non ho proprio capito che volete fare. Aspettiamo che arrivi il prossimo terremoto per vedere altri palazzi crollare o ci dotiamo di un piano per rendere antisismiche le abitazioni dove vivono le persone?

Continuiamo a dipendere dall'estero per il metano che usiamo per caldaie e cucina, oltre ai gas che bruciamo nelle centrali elettriche per avere la corrente che ci permette d'estate di tenere accesi i condizionatori oppure miglioriamo le nostre case per non disperdere fresco e calore a seconda della stagione? Diteci, illuminateci: qual è la vostra proposta, a parte restare seduti su queste comode poltrone ad aspettare il prossimo disastro?

Ripeto: spero ci possiamo sedere e parlarne tra qualche mese; magari il superbonus lo chiamiamo “bonus quanto è bella la destra”, così potrete dire che è merito vostro e lo fate copiandolo magari da noi, come tante altre cose.

Comunque sappiate che, se lo doveste fare, io ve lo voto, basta che si facciano cose buone per il Paese. Ormai avete abbassato così tanto le mie aspettative di poter governare il Paese in maniera anche solo minimamente decente che mi accontento della sostanza e lascio a voi la scelta dei nomi; basta sempre che non ci vogliate infilare magari il nome del fratello di Mussolini, come volevate fare con il Parco Falcone e Borsellino, a Latina.

Una parola la spendo nei confronti della maggioranza per la vostra ultima invenzione all'articolo 6: applicazione del parametro di virtuosità delle regioni. Tanti bei giri di parole per l'ennesima trovata che, in concreto, toglie un po' di soldi alle regioni del Sud, per darli a quelle del Nord. Infatti, lo stesso dossier della Camera ci dice che a beneficiarne saranno principalmente Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.

Avete abolito il reddito di cittadinanza perché i soldi finivano a quelli che voi chiamavate “fannulloni e divanisti del Sud”; tutte queste misure che finiscono nelle tasche del Nord, invece, vanno bene? Mai come in questa legislatura è stato attuato uno scientifico e importante spostamento di risorse dal Sud e dalle isole verso le ricche regioni del Nord. Ma colleghi della maggioranza eletti da Roma in giù: veramente, per servilismo verso il vostro capo di partito, avete intenzione di restare in silenzio e non dire una parola su questo? Veramente tradite così la vostra terra per restare zitti e buoni e sperare che, al prossimo giro, vi rimettano capolista per avere la certezza di essere rieletti? Non sarà questa previsione legislativa contenuta nel decreto Proroghe di cui oggi parliamo la misura più significativa di questo scippo al Sud per dare al Nord, ma ormai è uno stillicidio. A ogni giro sbuca fuori un emendamento per togliere un po' ai fannulloni e alle regioni inefficienti del Sud e dare a quelle del Nord. Veramente volete continuare a restare in silenzio?

Un'ultima riflessione vale la pena fare sugli aiutini agli evasori. Io sono in Commissione finanze e non c'è stato provvedimento che sia passato in Commissione senza che qualcuno della maggioranza abbia tentato di infilarci un piccolo condono, un “condonino” o almeno un aiutino per gli evasori. Così, ecco in questo decreto l'aiutino per chi ha fatto i soldi con le criptovalute, i bitcoin per intenderci, e non ha pagato le tasse su questo perché, si sa, sono i bisognosi e le famiglie medie italiane che non arrivano a fine mese che investono in bitcoin e serviva proprio questo aiuto per l'economia nazionale. La prossima volta, però, mi limito a suggerirvi di scriverlo più chiaramente, perché così c'è ancora qualche cittadino che non lo ha capito. Scrivetelo chiaro e tondo all'articolo 1 del vostro prossimo decreto: in questo Paese chi paga le tasse alla scadenza è un fesso. Tanto un condono, una proroga, una rottamazione con il centrodestra sono sempre garantiti.

Concludo facendo una riflessione, chiedendovi la cortesia di essere più seri. State governando una delle maggiori potenze economiche al mondo. Piuttosto che sbandierare sui giornali cose che vorreste fare, fatele. Vi svelo un segreto: siete al Governo. Avete detto di voler tutelare gli interessi degli italiani e farli valere davanti a chiunque: fatelo! Avevate fatto tante promesse, ma ora le state disattendendo tutte. Ho 30 anni, a 35 anni uscirò da questo Parlamento e mi auguro di trovare un Paese migliore rispetto a quello che era 5 anni fa.

Se continuate così, mi vergognerò di essere italiana, perché fino adesso l'unica cosa che avete fatto è limitare la libertà di chi non la pensa come voi; fino adesso, piuttosto che garantire la libertà di scelta alle persone e portare avanti politiche liberali, state solo portando avanti divieti, limitazioni di libertà e politiche conservatrici. Di esempi ne abbiamo tanti: reato universale sulla gravidanza surrogata, divieto di produrre e investire nella ricerca per la carne sintetica e tanti altri. State rischiando che il nostro Paese rimanga indietro ancora di più rispetto ai diritti e all'innovazione degli altri Paesi mondiali. Alla fine del vostro Governo ci sarà da tirare le somme e fare un bilancio. Non fate in modo che questo bilancio sia negativo, ma non per la ricerca del consenso, ma per garantire un futuro a questo Paese, per dare la possibilità ai giovani di realizzarsi nel proprio Paese, senza essere costretti a emigrare. Potreste essere migliori di così, dimostratelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ottaviani. Ne ha facoltà.

NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. In realtà l'intervento che avevo intenzione di fare riguardava strettamente quelli che erano dei profili di natura tecnica, e nulla di più, su questo decreto, anche perché siamo in discussione generale. È chiaro, che seppur en passant, alla fine del mio breve intervento sono costretto comunque a stigmatizzare alcune situazioni che sono state sollevate - naturalmente, sempre per suo tramite, Presidente - dai deputati che mi hanno preceduto, in modo particolare alcuni deputati della minoranza.

Partiamo innanzitutto dalle note positive, perché ogni provvedimento, soprattutto se va in funzione dell'interesse pubblico, contiene al proprio interno gli elementi ulteriori ed essenziali che danno la dimensione dello sviluppo del Paese. E allora, quando ci riferiamo a un provvedimento che non può cambiare di per sé l'economia o la politica economica e finanziaria di un Paese, ma può alleviare delle difficoltà contingenti, proprio perché il tutto viene contenuto all'interno di un decreto, e non all'interno di una legge quadro, non possiamo fare a meno di sottolineare come la proroga al 31 dicembre dell'accesso alle garanzie statali per l'acquisto della prima casa fino all'80 per cento in quota capitale per i giovani fino a 36 anni e con ISEE fino a 40.000 euro non può non essere un elemento positivo. Un elemento che deve essere necessariamente sottolineato da chi, anche in minoranza - vogliamo chiamarla ancora minoranza e non opposizione preconcetta - dovrebbe tendere allo sviluppo dell'interesse pubblico. Così come anche l'imposta sostitutiva al 14 per cento sul reddito delle criptovalute è un elemento importante perché ci inseriamo all'interno del solco già tracciato dall'articolo 1, comma 126, della legge di bilancio dello scorso anno, quindi la n. 197 del 2022, in materia di volontà da parte dello Stato di tenere sotto controllo il settore delle criptovalute in continua espansione; ma, fino a quel momento, chi oggi ci dice che bisogna guardare alla tassazione, soprattutto alla tassazione dei cosiddetti ricchi, stranamente non si era reso conto che esistesse.

Abbiamo lasciato comunque vigente la possibilità della franchigia per le plusvalenze anche in questo caso, in materia di criptovalute, fino a 2.000 euro, e quindi significa che non andiamo a colpire quelli che possono essere gli investitori quisque de populo. No, si va a tassare giustamente una ricchezza, una plusvalenza che viene prodotta dagli investitori che in qualche modo rientrano all'interno del circuito dei cosiddetti investitori professionali o istituzionali.

C'è poi la proroga al 31 ottobre - il decreto è chiaro che ha già una vigenza, siamo in materia di conversione - per quanto attiene i tributi e i contributi scaduti dal 4 al 31 luglio 2023 nelle zone, purtroppo, colpite dall'alluvione nell'Italia settentrionale, come vi è la proroga al 30 novembre 2023 per quanto riguarda le cessioni agevolate di beni strumentali ai soci. Questo è un altro elemento importante, perché quei beni non è che vengono giù dal cielo. Sono la produzione e sono l'effetto di risorse che sono state accantonate dall'imprenditore, che le ha reinvestite all'interno dell'impresa. Questo è quel concetto, che spesso amiamo sottolineare, di impresa che non sottende soltanto a quello che può essere il profilo del profitto, ma la sopravvivenza dell'impresa e, soprattutto, la realizzazione degli scopi e dell'oggetto sociale vanno a coincidere e vanno a corrispondere con la conservazione del bene aziendale. Quindi non l'azienda vista come l'azienda plutocratica, come l'azienda che in qualche modo va a rappresentare soltanto ricchezza, ma azienda che va a ridistribuire pro quota parte, nel corso del tempo, le valorizzazioni che provengono dal lavoro, che provengono naturalmente anche da sacrifici di carattere imprenditoriale.

Poi abbiamo l'anticipazione al 15 novembre, rispetto al 31 dicembre, del termine per le imprese energivore e gasivore per usufruire del credito d'imposta tramite compensazione o cessione per le spese sostenute per l'acquisto di energia o gas nei primi due semestri del 2023. Per non parlare, poi, della proroga dei termini dal 7 ottobre al 7 dicembre dei lavori per il conferimento dell'abilitazione scientifica nazionale dei professori di prima e seconda fascia. Anche questo è un elemento importante, perché significa dare maggiore tempo a coloro che vogliono cimentarsi nella carriera universitaria e che poi, del resto, vogliono diventare classe dirigente a tutti gli effetti di questo Paese. Ma perché continuiamo sempre a parlare di esportazione di cervelli e di importazione di quelle che dovrebbero essere intelligenze poco artificiali e molto naturali dall'estero all'Italia? Perché non vogliamo, invece, renderci conto che c'è la necessità di creare e di sdoganare nuove classi dirigenti, soprattutto all'interno delle nostre università, e quindi allungare i termini per la presentazione dei lavori, quei termini che quindi danno la possibilità al candidato di poter diventare professore di prima e di seconda fascia, significa sostanzialmente allargare la capacità di resilienza delle nostre università, soprattutto per quanto riguarda l'offerta formativa. Poi vi è l'autorizzazione alla spesa di 55,6 milioni di euro per il pagamento dei contratti di supplenza breve del personale scolastico nel 2023. È notizia di queste ultime ore, diramata da parte del Ministro Valditara, che oggi vengono sbloccati anche 265 milioni nell'Agenda Sud, che riguarda il Mezzogiorno, in materia sempre scolastica. Quindi, nuove risorse, nuova linfa sotto il punto di vista non solo culturale, ma anche infrastrutturale, per dare la possibilità ai nostri giovani, soprattutto del Sud, a quei giovani cui faceva riferimento in precedenza, in modo assolutamente strumentale, qualche gruppo di minoranza, senza rendersi conto che, se si parla di Sud, bisogna parlare di Sud 365 giorni l'anno, e non incidenter tantum, come spesso avviene in queste Aule parlamentari, quando bisogna soltanto criticare a priori e pregiudizialmente il nostro Governo.

Vi è poi il differimento dei termini per la durata dei contratti di locazione o di godimento in regime di edilizia agevolata, con la valorizzazione del diritto di prelazione. Questo significa dare la possibilità agli inquilini che vivono all'interno di questi immobili in zone PEEP, quindi in zone di edilizia economica o anche agevolata, di diventare proprietari dell'immobile dove vivono, diventare titolari del proprio sacrificio. Certo, stiamo parlando di un'innovazione anche in questo caso, di un cambiamento di rotta di carattere culturale, ma questo va nella direzione di sbloccare l'esigenza abitativa, di cui si fa spesso parte e partecipe più di qualcuno all'interno dei banchi della minoranza, ma quando poi si tratta di votare questi provvedimenti, come avviene oggi, assistiamo alla grande fuga.

Da ultimo, solo in ordine di tempo, ma non di importanza, credo che si debba sottolineare anche lo stesso articolo 15, poco pubblicizzato in questi giorni e in queste ore, in materia di proroga dei termini per l'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi in stato di insolvenza. Non è una norma di poco conto, perché dà la possibilità alle grandi imprese in crisi del nostro Paese di resistere, rispetto a un impatto negativo che si è verificato sotto il punto di vista della congiuntura negativa di carattere internazionale nel corso degli ultimi 24-36 mesi, anche con strumenti giuridici che non soppiantino e non cancellino, di fatto, il valore dell'impresa. Del resto, quella vecchia normativa all'epoca venne introdotta nel nostro ordinamento dall'allora Presidente Prodi. Questo è uno di quei rari esempi in cui il Presidente Prodi non ha commesso errori madornali. Noi ci rendiamo conto del fatto che, laddove è possibile valorizzare e migliorare un dettato normativo e, soprattutto, rilanciarlo e renderlo più attuale a esigenze anche contingenti, possiamo farlo senza pregiudizi di sorta e senza andare a dire che quella normativa, solo perché è stata portata avanti da una determinata parte politica o un'altra, dev'essere aborrita e lasciata fuori dal nostro meraviglioso palazzo pubblico.

Ecco perché, anche in questo caso, noi siamo lontani in modo siderale, signor Presidente, dalle conclusioni che sono state, più che “lasciate”, possiamo dire “lanciate” a quest'Aula, perché credo che, anche sotto il punto di vista dell'accusa, quando si muovono certe critiche verso la maggioranza e, più in generale, verso il Governo, forse dovrebbe essere buona norma, per non dire bon ton istituzionale, anche ascoltare eventuali repliche. Allora, sicuramente, noi non possiamo starci, signor Presidente, rispetto ad alcune considerazioni che abbiamo sentito e che riguardano quest'ulteriore esaltazione, sic et simpliciter, del superbonus, per dire: ah ma, in realtà, noi, lo strumento, l'avevamo trovato. Qui siamo davanti al profilo della negazione di una regola di economia politica di base, perché, se si intende portare avanti uno strumento nuovo sotto il punto di vista della politica economica e finanziaria, uno strumento che, in realtà, non riverberi i propri effetti sulla contingenza dell'esercizio finanziario dell'anno, ma sugli esercizi finanziari futuri e delle generazioni future, allora ci si deve rendere conto che qualche cosa non solo non ha funzionato a valle, ma non era stato previsto a monte. È chiaro l'innalzamento del profilo della matrice inflazionistica rispetto alle merci e al costo del lavoro, perché, se si dà la possibilità di realizzare quel superbonus famoso soltanto in un determinato arco temporale ristretto, non ci si rende conto che, probabilmente, l'economia ne viene drogata. Ma un conto è vedere un cavallo che corre normalmente, perché quel cavallo lo si è fatto crescere, lo si è alimentato e lo si è portato avanti con il tempo e soprattutto con il lavoro, un conto è dire: abbiamo un cavallo che non ci interessa se sia drogato o meno, ma è riuscito a chiudere il percorso netto in un tempo inferiore rispetto agli altri. Questo significa non avere senso dello Stato. Questo significa saltare a piè pari il profilo della continuità istituzionale e dire: perfetto, noi bruciamo tutto ciò che è possibile bruciare come risorse pubbliche, perché stiamo parlando, comunque, non di mera circolazione del credito, ma di generazione del credito d'imposta, poi chi verrà se la dovrà vedere con gli eventuali parametri comunitari e con il rispetto di quegli indici ai quali spesso si fa riferimento e che riguardano gli indici da rivedere anche nel rapporto con la nostra meravigliosa Europa.

Per non parlare poi del fatto che - si è detto prima -: ma state continuando a smontare il Sud. Signor Presidente, è di 10 giorni fa il provvedimento che riguarda la valorizzazione del Sud con una grande ZES unica. Naturalmente, tanti di noi avrebbero voluto un ulteriore allargamento di quella ZES, ma questo non significa dire che quello sia uno strumento penalizzante del Sud e non a favore del Sud, perché il procedimento unico, il rilascio dell'autorizzazione unica, con tempi che non sono più italiani nel senso negativo, cioè di quell'Italia della burocrazia, ma con tempi europei, significa mirare alla competitività del Sud, significa cercare di dare nuova linfa a un percorso che, in passato, non si era mosso dagli hangar, non era mai uscito dalla possibilità di esprimere, nel Sud e dal Sud, le risorse che il nostro Mezzogiorno poteva portare avanti. Quindi, affermare che in realtà ci sono i parlamentari del centrodestra che continuano a voltarsi dall'altra parte rispetto a politiche insensate addirittura contro il Sud, significa non rendersi conto che oggi c'è un grande terreno, non di scontro, ma di incontro e di verifica. E lo faremo qui, all'interno dell'Aula, quando all'interno dell'Aula verrà in discussione l'esecuzione, non l'invenzione, perché stiamo parlando dell'attuazione dell'autonomia differenziata. Adesso è chiaro che abbiamo ancora davanti la discussione su chi fissa dei LEP e su come saranno metabolizzati all'interno del nostro ordinamento, ma fissare dei livelli essenziali delle prestazioni significa mirare a doverli raggiungere, significa portare avanti uno sprone, che non può non passare, naturalmente, attraverso un'iniezione di risorse finanziarie, e significa anche voler elevare a un livello di uguaglianza, non solo formale, ma soprattutto sostanziale, coloro che, in qualche modo, oggi non hanno potuto godere di quei livelli importanti, di quei livelli qualitativi di erogazione delle prestazioni da parte dello Stato.

Ecco perché, quando si fa riferimento al concetto di uguaglianza, signor Presidente, sa che siamo sempre profondamente innamorati non solo del primo, ma soprattutto del secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione, secondo cui lo Stato ha l'obbligo di intervenire per rimuovere le situazioni di disuguaglianza, ma poi deve dire ai propri figli: adesso dovete, voi, trascinare e trainare lo Stato. Se noi vediamo sempre la macchina dello Stato non come una struttura, ma come una sorta di sovrastruttura, come diceva il padre della sinistra mondiale, se così lo vogliamo ancora definire, Karl Marx, ebbene, è chiaro che non ci rendiamo conto del fatto che il principio di sussidiarietà, ma soprattutto il concetto etico di meritevolezza finiscono in barba a tutti i buoni propositi e soprattutto alle buone rievocazioni dei nostri princìpi cardine della Costituzione.

Ecco perché riteniamo che la collega possa stare tranquilla, lo facciamo per il suo tramite e, quindi, le chiediamo, Presidente, che in questo senso possa essere latore di queste indicazioni, soprattutto perché i colleghi spesso si allontanano con scarsa eleganza da quest'Aula, rispetto alla preoccupazione che aveva dei prossimi 5 anni, quando ha detto: ma, alla fine di questo Governo, alla fine di questa legislatura, perché naturalmente il Governo durerà per tutta la legislatura, io sono sicura che il Paese sarà peggiore rispetto a come è stato trovato. Beh, è difficile. È chiaro che, secondo una certa impostazione di taluni che in questo momento siedono sui banchi della minoranza, se avessero continuato a governare loro, non valeva il principio “toccato il fondo non si può che risalire”, perché siamo sicuri che avrebbero scavato. E allora è chiaro che, in questo senso, c'è comunque una controtendenza, un'inversione di rotta forte, che si sta celebrando, che è quella della liberazione delle risorse: risorse finanziarie, risorse economiche, ma soprattutto risorse civili, perché questo è un decreto che si va a inserire all'interno di un sistema più ampio di aiuti da parte dello Stato a un'economia sana, non a un'economia sterile che, in passato, seguiva il principio del bieco e mero assistenzialismo. Ecco perché riteniamo che il dibattito sia sicuramente utile, ma se, poi, dopo aver lanciato dei sassi nello stagno, ci si assenta dalla possibilità anche di arricchire dialetticamente questo dibattito, probabilmente si fa la peggior cosa che in una democrazia moderna e contemporanea si possa ancora tollerare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Cercherò di riassumere i punti per cui Alleanza Verdi e Sinistra vorrebbe portare dei contributi a questa norma, anche se, invece, sembrerebbe che si stia discutendo adesso in Conferenza dei capigruppo, addirittura, l'ennesima fiducia su un atto parlamentare. A nostro avviso, porre la fiducia anche sulle proroghe appare abbastanza particolare come modus operandi. Ci dispiacerebbe la richiesta della fiducia per un motivo molto semplice: alcune delle norme, delle proroghe presenti in questo provvedimento sono condivisibili. Avremmo voluto - e vari esponenti della minoranza l'hanno presentato più volte - la proroga anche dello smart working, in particolare per i lavoratori fragili. Non capiamo per quale ragione non sia stata prevista. È stata prevista, Presidente? Allora c'è stata una modifica, perché poco fa abbiamo ricevuto la nota delle associazioni, allora mi fa piacere e, quindi, a maggior ragione, non serve la fiducia: se ci sono tante cose positive, è possibile trovare un punto di equilibrio. Nel resoconto che ho avuto io non c'è, però è possibile che sia stata aggiunta. Aggiungo anche un'altra cosa. Rispetto anche all'intervento precedente del collega, non voglio entrare a discutere dei LEP o dell'autonomia differenziata, che non c'entrano con questa conversione in legge. Per noi è molto importante evitare il ricorso continuo e costante alla fiducia, perché è comprensibile per atti fondamentali del Governo e della maggioranza, ma farlo con continuità su quasi tutti gli atti che andiamo a votare in Parlamento rischia di essere un modus operandi che, tra l'altro, a questo punto, eliminerebbe anche la necessità di fare la riforma costituzionale e il possibile successivo referendum se non si raggiungeranno i due terzi nelle due Aule del Parlamento, perché, di fatto, c'è un'attività governativa rapida, supersonica, che comprime, però, notevolmente il dibattito parlamentare.

Noi avremmo inserito molte più cose all'interno di queste proroghe. I colleghi del Senato hanno fatto e anche noi abbiamo fatto una serie di emendamenti e di interventi mirati a un miglioramento che, secondo noi, si può ancora fare di questo provvedimento. Riteniamo che, proprio perché c'è una serie di punti condivisibili, di elementi qualificanti del Parlamento, in quanto soggetto che va al di là della maggioranza e della minoranza, si poteva o si potrebbe evitare la fiducia su una conversione in legge di questo tipo. Non vorremmo arrivare, da fine novembre a dicembre, fino alla legge di bilancio, a una serie infinita di voti di fiducia. Per questa ragione, ovviamente, qualora la maggioranza non mettesse il voto di fiducia, noi saremmo assolutamente disponibili a un confronto che sia, come abbiamo sempre fatto in Commissione, di dialogo costruttivo e di emendamenti propositivi. È evidente che, qualora, invece, fosse posta la questione di fiducia, questo discorso cadrebbe.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Matera. Ne ha facoltà.

MARIANGELA MATERA (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, arriva oggi in Aula, alla Camera, il decreto Proroga termini normativi e versamenti fiscali, un decreto di 17 articoli che contiene, per l'appunto, la proroga di numerose misure che il Paese attendeva. Alla base di questo provvedimento c'è la tutela di cittadini, imprese, enti locali, il cui interesse è ritenuto prevalente, sempre tenendo conto delle poche risorse di cui disponiamo anche e soprattutto grazie alle misure dei Governi precedenti che, con il solo obiettivo del consenso, hanno messo in campo misure che graveranno sulle casse dello Stato per i prossimi anni.

Non mi soffermerò su tutte le misure contenute ma ne ho appuntate alcune, in particolare, che giudico rilevanti ai fini di questa discussione. In primis, desidero soffermarmi sull'articolo 1 che prevede un intervento sul Fondo garanzia per i mutui per acquisto e ristrutturazione della prima casa, che eleva la garanzia dello Stato dal 50 all'80 per cento, fino al 31 dicembre dell'anno in corso, sui mutui destinati alle categorie prioritarie aventi specifici requisiti di reddito ed età. È un modo per sostenere le giovani coppie che, spesso, desiderando una famiglia, vorrebbero acquistare una casa ma si trovano a fare i conti con la precarietà dei propri contratti di lavoro che non permettono di accedere a un mutuo, ma parliamo anche di piccoli nuclei familiari monogenitoriali, con redditi bassi e in condizioni di fragilità, il cui inserimento nella società è prioritario. Lo Stato, quindi, garantisce per loro, soprattutto in un momento di forte impennata dei tassi d'interesse. È un Fondo molto importante, dicevamo, per aiutare molti italiani ad avere un tetto di proprietà sulla propria testa, da lasciare un giorno ai propri figli. Una misura fortemente voluta, molti anni fa, da Giorgia Meloni che, nella sua applicazione, ha prodotto importanti risultati in termini di garanzie offerte, certamente perfettibili per evitarne distorsioni, che solo quest'anno ha sostenuto acquisti per un valore di svariati miliardi di euro.

C'è, poi, una serie di proroghe che riguarda i cittadini colpiti da eventi calamitosi avversi. L'articolo 3 rimette in termini i soggetti che, a causa degli eventi meteorologici che hanno colpito il territorio della regione Lombardia nel mese di luglio 2023, sono stati impossibilitati a effettuare tempestivamente i versamenti dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria in scadenza nel periodo dal 4 al 31 luglio 2023. I predetti versamenti sono considerati tempestivi se effettuati entro la data del 31 ottobre 2023. Il medesimo articolo, inoltre, proroga alcuni termini previsti per effettuare i versamenti e gli adempimenti sospesi nei confronti dei contribuenti colpiti dall'alluvione del mese di maggio 2023. Già con un decreto-legge di giugno 2023, il Governo aveva sospeso, nei confronti dei soggetti che, alla data del 1° maggio 2023, avevano la residenza ovvero la sede legale o la sede operativa nei territori colpiti dall'alluvione del mese di maggio 2023, i termini dei versamenti tributari, i termini relativi agli adempimenti e ai versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria nonché i termini relativi ai versamenti delle ritenute alla fonte o alle trattenute relative alle addizionali regionali e comunali all'Irpef, che i predetti soggetti operano in qualità di sostituti d'imposta. La misura in esame, modificando il decreto-legge n. 61 del 2023, stabilisce che tali versamenti sospesi sono effettuati, senza applicazione di sanzioni e interessi, in un'unica soluzione entro il 10 dicembre 2023 e che gli adempimenti diversi dai versamenti non eseguiti per effetto delle sospensioni sono effettuati entro il 10 dicembre 2023. Entrambi i termini prorogati rispettano la scadenza individuata precedentemente, altro segnale della vicinanza dello Stato ai cittadini vittime di calamità naturali. Uno Stato che non è inflessibile esattore ma è sempre più vicina agli italiani grazie al Governo Meloni, che sta lavorando, sin dall'inizio del proprio mandato, per ricostruire il rapporto fiduciario tra i cittadini e le istituzioni, lavorando nell'esclusivo interesse della Nazione.

L'articolo 4 reca la proroga dei termini per avvalersi delle agevolazioni fiscali previste per cessioni e assegnazioni da parte delle società di beni immobili o mobili a favore dei soci. L'assegnazione dei beni costituisce, infatti, insieme all'attribuzione di denaro, lo strumento con il quale la società effettua la distribuzione di utili o la restituzione di capitale. La disposizione in esame proroga al 30 novembre il termine per il pagamento dell'imposta sostitutiva in un'unica soluzione. C'è, poi, una serie di commi e articoli aggiuntivi che, introdotti nell'esame del provvedimento in Senato, riguardano gli enti locali e le regioni. Il comma 1-ter dell'articolo 6, ad esempio, ribadisce l'applicazione anche per gli anni 2023 e 2024 della metodologia per la determinazione del parametro di virtuosità delle regioni in termini di contenimento delle spese e di rispetto del Patto di stabilità interno ai fini della redistribuzione tra le regioni a statuto ordinario della quota premiale del 10 per cento dei trasferimenti erariali assegnati per il cosiddetto federalismo amministrativo.

L'articolo 6-bis proroga, invece, al 31 ottobre 2023 il termine, inizialmente fissato al 31 luglio, entro il quale i comuni devono certificare il raggiungimento degli obiettivi di servizio relativi al potenziamento dei servizi sociali comunali, del servizio asili nido e del trasporto scolastico di alunni con disabilità, a cui sono collegati i trasferimenti di risorse del Fondo di solidarietà comunale, attraverso la compilazione delle schede di monitoraggio, da trasmettere digitalmente.

C'è, poi, una proroga della decorrenza dell'obbligo previsto per i comuni di utilizzare il prospetto delle aliquote IMU in considerazione delle criticità riscontrate dai comuni stessi a seguito della fase di sperimentazione e dell'esigenza di tener conto di alcune rilevanti fattispecie che non erano state considerate.

È stata altresì prevista una proroga in materia di spending review degli enti locali e, ancora, l'articolo 6-quater proroga di ulteriori 6 mesi il termine per l'ultimazione degli investimenti in macchinari, impianti strumentali e attrezzature - cosiddetta nuova Sabatini - per le iniziative con contratto di finanziamento stipulato dal 1° gennaio 2023 al 30 giugno 2023.

L'articolo 8 proroga al 31 dicembre 2023 la norma transitoria sul diritto al ricorso al lavoro agile da parte dei dipendenti pubblici e privati rientranti nelle situazioni di fragilità di cui al DM 4 febbraio 2022 e pone una norma specifica per l'applicabilità per il personale docente della medesima disposizione oggetto di proroga. È previsto che il datore di lavoro, per i soggetti rientranti nelle situazioni di fragilità di cui al DM 4 febbraio 2022, assicuri lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile anche attraverso la dedizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento come definita dai contratti collettivi di lavoro in applicazione, senza alcuna decurtazione della retribuzione. Nello specifico, i soggetti rientranti nell'ambito di applicazione di quest'altra norma transitoria sono i lavoratori dipendenti del settore privato che abbiano almeno un figlio minore di 14 anni, i lavoratori dipendenti che, sulla base delle valutazioni dei medici competenti, siano maggiormente esposti al rischio di contagio del virus SARS-CoV-2 in ragione di specifiche condizioni o patologie. È, questo, uno Stato che protegge i propri cittadini.

Il decreto che ci apprestiamo a convertire contiene, inoltre, una riapertura dei termini che interessa i risparmiatori truffati dalle banche. Era stato fissato al 15 ottobre il termine per la comunicazione dell'IBAN su cui accreditare la seconda tranche dell'indennizzo, la cui scadenza era al 31 luglio. Questo ha permesso ai risparmiatori che, per diverse ragioni, avevano perso il termine di poter far valere concretamente il proprio diritto. Ricordiamo che il Fondo indennizzo risparmiatori, fino al 2022, aveva valutato circa 140.000 domande, per un importo pari a un miliardo di euro erogato alle famiglie e proprio in questi giorni stanno iniziando ad arrivare i bonifici per la seconda tranche. Un intervento quanto mai opportuno, quello della riapertura dei termini, considerata la congiuntura economica sfavorevole, che garantirà alle centinaia di famiglie interessate un sostegno economico rilevante, anche in considerazione della rivalutazione dal 30 al 40 per cento del prezzo di acquisto.

L'articolo 15, inoltre, finanzia, con un milione di euro per i prossimi due anni, l'autorizzazione di spesa relativa all' Istituto di ricerche Tecnopolo mediterraneo per lo sviluppo sostenibile con sede a Taranto. La fondazione è istituita per lo svolgimento delle funzioni e dei compiti conoscitivi, di ricerca, tecnico-scientifici, di trasferimento tecnologico e di valorizzazione delle innovazioni e della proprietà intellettuale generata nel campo dello studio e dell'utilizzo delle tecnologie pulite, delle fonti energetiche rinnovabili e dei nuovi materiali dell'economia circolare strumentali alla promozione della crescita sostenibile del Paese e al miglioramento della competitività del sistema produttivo nazionale. Per tali finalità il Tecnopolo instaura rapporti con organismi omologhi, nazionali e internazionali, e assicura l'apporto di ricercatori italiani e stranieri operanti presso istituti esteri di eccellenza.

Infine, ritengo di dover ricordare la proroga al 30 novembre 2023, contenuta nell'articolo 9, del termine per il versamento di importi dovuti, a titolo di payback, dalle aziende fornitrici di dispositivi medici al Servizio sanitario nazionale. Si tratta, più in particolare, del termine per il versamento riferito al ripiano del superamento del tetto di spesa relativo agli anni dal 2015 al 2018, da parte delle aziende fornitrici che intendono avvalersi della possibilità di pagamento in misura ridotta prevista dalla normativa vigente; il termine era scaduto lo scorso 30 ottobre; è una misura essenziale a favore del settore sanitario che, nel passato, ha subito tagli indiscriminati e i cui effetti sono evidenti a tutti, ma anche un supporto alle regioni, nell'ottica di una cooperazione solidale ed efficiente a tutti i livelli dello Stato. Quella del payback sanitario è una problematica onerosa, certamente non voluta dal Governo Meloni, ma normata dai precedenti Governi e resa esecutiva dal Governo Draghi. In questo decreto facciamo passi avanti, nel tentativo di venire incontro alle nostre imprese del settore, soprattutto quelle piccole, di cui desidero ringraziare il Governo.

In conclusione, colleghi, questo decreto è, ancora una volta, una risposta rapida ed efficace di un Governo che ha come scopo primario la tutela dei cittadini, specialmente quelli più fragili, è la risposta di un Governo che sa come agire ed è vicino alle imprese, di cui riconosce l'importanza per la solidità economica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi consentirà, prima di entrare nel merito del provvedimento, di spendere due parole preoccupate per lo stato di salute della nostra democrazia e del nostro povero Parlamento. La preoccupazione per quello che sta succedendo non è poca e, mi creda, non è nemmeno un fatto strumentale. Questa è probabilmente la quarantesima fiducia posta da questo Governo, in meno di un anno. Da quando siete al Governo, le Camere hanno, di fatto, smesso di funzionare, non legiferano più, perché a compiere l'importante atto del legislativo pensa il Consiglio dei ministri. Non ho portato un conto preciso, ma, più o meno, penso che, dal vostro insediamento a oggi, siamo arrivati alla conversione di quasi 50 decreti-legge, un record assoluto che, come è stato detto più volte, non ha precedenti nella storia della Repubblica, e la cosa è tanto più curiosa se ci ricordiamo le invettive che, in particolare da parte del Presidente Meloni, sono arrivate, in questi anni, ai vari Governi, accusati di un uso improprio della stessa tecnica. Evidentemente, vinte le elezioni, questo ha scardinato completamente le convinzioni sul ruolo del Parlamento e sull'importanza di un adeguato coinvolgimento dello stesso nelle decisioni che si assumono nell'interesse del Paese.

Quello che è successo al Senato la scorsa settimana e che sta succedendo in questa Camera in questi giorni, ciò che è successo stamattina rende questo decreto probabilmente il punto più basso di questo Governo, secondo solo - ma a livello proprio di costume - alla decisione di una buona parte della maggioranza di prendersi un giorno di ferie nel momento del voto del DEF, lo scorso aprile. Dopo 15 giorni di scambi di tarantelle fra Governo e maggioranza, di litigi fra Lega e Fratelli d'Italia, emendamenti presentati e poi ritirati, questo provvedimento è arrivato in Aula al Senato senza risolvere assolutamente nulla dei problemi sollevati nelle Commissioni referenti. Guardi, persino il Presidente La Russa - e questo la dice lunga - si è detto sconcertato per i modi utilizzati dal Governo, per il modo con cui il Governo ha trattato il Parlamento. Però, queste polemiche, come sempre, durano veramente il tempo di un sospiro; si chiede scusa, si giura che non si farà mai più e si riesce a tornare a casa in tempo per il weekend. Quello che poi è successo stamattina in questa Camera, nella Commissione di cui faccio parte, la VI, è persino peggio: è stata una cavalcata delle valchirie di votazioni sugli emendamenti, senza alcuna discussione e devo dire che, onestamente, il passaggio di stamattina mi è sembrato del tutto ridondante, è stato veramente fatto credo per onore di firma e forse anche per onore di remunerazione, ma credo davvero che sia stato un punto molto umiliante per l'attività dei parlamentari, ritengo anche per quelli della maggioranza onestamente, che ormai sono ridotti a semplici passacarte di un Governo che evidentemente trova le Camere un mero orpello.

Questo modo di fare, però, vi garantirà una cosa: non vi serve, infatti, una riforma costituzionale per cambiare la Costituzione, né maggioranze qualificate e nemmeno un referendum. La Costituzione la state smontando pezzo per pezzo, con questa prassi, calpestando ogni singola prerogativa del Parlamento, e questo è un atteggiamento inaccettabile - ripeto - non solo nei confronti dei parlamentari dell'opposizione, ma, soprattutto, nei confronti dei colleghi della maggioranza.

Venendo ai contenuti, signor Presidente, il decreto è sostanzialmente una lenzuolata di buoni propositi. Molte promesse contenute in questo decreto erano le stesse con le quali il Governo Meloni ha fatto la campagna elettorale. Avete confermato una clamorosa retromarcia sul superbonus, su cui, negli ultimi 12 mesi, abbiamo visto una cascata di parole rinnegate, atteggiamenti assolutamente pilateschi, che consegnano, però, come eredità, sfortunatamente, un disastro annunciato di natura socioeconomica quando, fra qualche mese, come sappiamo tutti, colleghi, circa 30.000 cantieri si fermeranno e, con essi, migliaia di imprese falliranno, salteranno in aria decine di migliaia di posti di lavoro e tante famiglie, ahimè, non avranno uno stipendio su cui contare. Per non parlare, poi, dei crediti incagliati, che è un altro tema di fronte al quale avete dimostrato, senza lasciare spazio a dubbi, purtroppo, tutta la vostra inconcludenza e impreparazione.

Dall'efficientamento energetico al caro bollette la storia non cambia. Sulla stessa falsariga del decreto Energia della scorsa settimana, anche qui vi siete - devo dire - limitati al compitino, prorogando una piccola parte delle misure del Governo Draghi. Peccato, però, che per ogni euro dato ve ne siete presi indietro tre. Dal primo trimestre 2024 scompaiono 100 milioni di euro per il contrasto al caro bollette, un terzo di quanto mettete per gli ultimi tre mesi di quest'anno. Abbiamo chiesto un intervento per le tariffe di luce e gas dei cittadini svantaggiati e vi siete, come sempre, voltati dall'altra parte. Abbiamo proposto un bonus di 200 euro per aiutare le famiglie per il caro carburante e ne state mettendo meno di 80, che - lo ricordo a chi ha in precedenza tessuto le lodi di questo provvedimento - dovranno servire per carburanti, mezzi pubblici e spese alimentari; tutto insieme, insomma. La stessa cosa vale per gli aiuti all'agricoltura e al mondo della pesca: assolutamente nulla. Poi, c'è un'altra non decisione del Governo Meloni, un altro punto molto importante per il portafoglio dei cittadini, davanti a cui avete rinunciato a fare una scelta, cioè la fine del mercato tutelato, che ormai è imminente. Anche su questo abbiamo proposto emendamenti, che sono stati seccamente respinti, e anche su questo sentiamo, da parte della maggioranza e di questo Governo, indicazioni opposte, a giorni alterni. La proroga - e questo spero sia chiaro a tutti - non vuol dire buttare la palla in avanti, ma consente, in questa fase storica così complessa e così difficile, di avere una transizione ordinata di un processo molto complicato e che può portare ulteriori costi per le famiglie italiane. Anche qui, invece di prendere le decisioni, avete preso tempo, lasciando nell'incertezza operatori e consumatori.

Sul tema della casa vi siete mossi sulla stessa linea. Persino su una tematica su cui abbiamo sentito promettere qualunque cosa da questo Governo ci troviamo con un pugno di mosche in mano. Salvo la positiva proroga delle agevolazioni per il mutuo prima casa under 36, il resto è la desertificazione delle politiche dell'abitare in favore delle fasce più povere della popolazione italiana. Eppure, anche in questo caso le nostre proposte non erano sorrette da una logica propagandistica. Abbiamo chiesto essenzialmente due cose: in primo luogo, che fosse incrementato, con risorse credibili ed esistenti, il Fondo affitti. Trecento milioni di euro ci sembrano veramente il minimo sindacale per garantire un contributo reale ai tantissimi italiani che fanno sempre più fatica a dare a sé e alle proprie famiglie un tetto sopra la testa. In secondo luogo, abbiamo chiesto un aumento di 50 milioni di euro del Fondo per gli inquilini morosi incolpevoli, coperto, peraltro, con le maggiori entrate di cui lo Stato sta beneficiando per effetto della benzina e del diesel alle stelle.

Una proposta di senso compiuto che davvero tende la mano a chi da solo non ce la fa. Invece, avete preferito tenervi quelle maggiori entrate e quando si è trattato di spendere - questo, sì, lo avete fatto in maniera encomiabile - avete deciso di stanziare quasi mezzo milione di euro per rafforzare il gruppo di lavoro di una nota Ministra.

Poi c'è un'altra questione, signor Presidente, che viene toccata dal provvedimento in senso peggiorativo. Il riferimento è agli enti locali, ai comuni che sono davvero - mi sembra in maniera inspiegabile - oggetto di vessazione continua da parte di questo Governo, che sono diventati un bancomat dello Stato per finanziare magari il prossimo condono o un'altra sanatoria. Non bastavano i 200 milioni di spending review orizzontale che avete messo in manovra. Con questo decreto, infatti, continuate a ingolfare i comuni di compiti e incombenze, senza dare un euro in più per occuparsene e, anzi, scaricando sugli enti tutti gli oneri che ne derivano. Io, però, vi chiedo: questa pervicacia dove vi porterà? È la stessa che, tanto per intenderci, ha portato il Governo a scaricare i ritardi nelle valutazioni sul PNRR proprio sui comuni. Sono mesi che l'ANCI ci avverte che la situazione di bilancio degli enti locali è disastrosa e con questo provvedimento, nonostante gli allarmi di ANCI, non siete riusciti a mettere una pezza a situazioni che stanno per diventare irreversibili. Questo è incredibile nella misura in cui credo che sia un dato scontato che sostenere i comuni vuol dire proteggere i cittadini, proteggere le comunità, difendere i presidi di prima linea, i servizi fondamentali per le persone e per le famiglie, difendere quelle comunità, quelle tantissime comunità, che sono rappresentate dai tanti sindaci, per esempio, di un importante azionista di questo Governo, che è la Lega. Purtroppo, abbiamo capito che proprio non c'è sensibilità alcuna rispetto alle questioni di cui abbiamo parlato e, come al solito, ci troveremo a pagarne a breve le conseguenze.

Infine, signor Presidente, oltre al sesto rinvio, l'ennesimo sulla riorganizzazione dell'Aifa e al totale disinteresse per le aree alluvionate, vorrei soffermarmi brevemente su una questione che riguarda il Paese - riguarda me in particolare, come pugliese, ma riguarda il Paese -, cioè la vicenda dell'ex Ilva. L'articolo 15 del decreto torna a occuparsi per l'ennesima volta delle acciaierie di Taranto. Potrei fare un lungo elenco degli errori fatti finora da questo Governo nella gestione di Ilva e soprattutto delle responsabilità di questo Governo nell'aver affossato il più grande progetto di decarbonizzazione siderurgica d'Europa, però ce lo risparmiamo anche perché onestamente la folla di quest'Aula dimostra che questa cosa interessa davvero a pochi, quasi a nessuno, e anche perché, essendo ormai il dossier nelle mani del Ministro Fitto, ci aspettiamo, come tutti i dossier che sono finiti nelle mani del Ministro Fitto, che anche quello dell'Ilva diventi un ennesimo cantiere abbandonato. L'intervento che vi siete concessi in questo decreto è limitato ma molto esplicativo, perché si tratta solo di una proroga per consentire all'amministrazione straordinaria la vendita dei propri beni. Questo perché forse vi siete resi conto - e devo dire meglio tardi che mai - che non riuscite a rispettare i termini che vi eravate dati oppure che, a fronte degli ultimi segretissimi e sconosciuti accordi tra il Ministro Fitto e Mittal, vi serviva un po' più di tempo per non arrivare ad alcuna soluzione utile per Taranto e per le acciaierie. Nel frattempo, però, questo significa rinviare ancora una volta il pagamento dei creditori, mettere in ginocchio quel poco di indotto che è rimasto, tenere sospesa nel vuoto una fabbrica che produce al minimo del suo potenziale ma continua a inquinare, mettere 5.000 dipendenti, fra diretto e indotto, in cassa integrazione chissà ancora per quanto tempo e soprattutto significa lasciare una comunità, quella tarantina, nell'incertezza rispetto al futuro. Guardi, io faccio un breve riferimento a quello che diceva la collega Matera a proposito del Tecnopolo per ricordare - e probabilmente il Governo non se n'è accorto - che, mentre ci si affannava a finanziare il Tecnopolo di Taranto, la regione Puglia, insieme al Bambino Gesù e al CNR, il Tecnopolo l'ha già fatto dal 2017, mettendo sul Tecnopolo pugliese, che fa esattamente le stesse cose che fa Taranto, al momento circa 85 milioni di euro di bilancio autonomo della regione. Quindi, ci saremmo aspettati, così come avevamo chiesto, una confluenza, ma siccome bisogna distinguersi a tutti i costi, avete fatto questa mancetta per Taranto che, probabilmente, nella vostra intenzione, serviva a nascondere l'obbrobrio sull'Ilva. Insomma, signor Presidente, a quanto pare, oggi, verrà posta l'ennesima fiducia e domani, per l'ennesima volta, questo Parlamento approverà un decreto inutile, che mortifica la buona politica sotto ogni punto di vista. Onestamente - devo dire - nemmeno nei nostri peggiori incubi potevamo immaginare a quale livello avreste portato il Parlamento quando avete iniziato a governare.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1551​)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice per la V Commissione, deputata Lucaselli, il relatore per la VI Commissione, presidente Osnato, e il rappresentante del Governo non intendono intervenire.

Poiché l'ordine del giorno prevede che si possa passare al seguito dell'esame non prima delle ore 18,30, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 18,30.

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1551.

Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Prima di andare avanti, ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Mi riferisco all'articolo 8 del nostro Regolamento e all'articolo 77 della Costituzione, se si può.

Noi siamo di fronte all'ennesima fiducia e, come ho detto, per quel che riguarda +Europa non demorderemo fino alla fine, non dico, della legislatura, ma fino alla fine di questa maggioranza, se le cose proseguiranno così. Non c'era ragione di avere un decreto e non c'è soprattutto ragione di avere la fiducia. Basta dire alla maggioranza di non presentare emendamenti. Io voglio lasciare agli atti questa frase: mettere la fiducia su un decreto-legge come questo significa, metaforicamente, mettere il filo spinato intorno al perimetro della maggioranza e dire che chi è dentro deve rimanere dentro - parentesi: ed è meglio che non disturbi troppo -, mentre chi è fuori deve rimanere fuori e non può avvicinarsi. Queste sono parole pronunciate, nella scorsa legislatura, dal capogruppo al Senato di Fratelli d'Italia, cioè dal Ministro Ciriani. Io credo che su queste parole dobbiamo riflettere e mi auguro che rifletta anche il Governo, perché, Ministro Ciriani, quando lei pronunciava queste parole, almeno, la maggioranza era una maggioranza spuria, allora, c'era il Governo gialloverde, un Governo composto da due forze che si erano combattute nelle urne, proponendo due ipotesi di Governo diverse tra loro e così avrebbero fatto. Non era, come la maggioranza che guida questo Governo, di cui lei è l'eccellente Ministro per i Rapporti col Parlamento, una maggioranza che è un sol uomo, perché se noi accettiamo - Ciriani - che questa maggioranza, che è politica, cosa che nessuno discute, violi le prerogative legislative del Parlamento come fate voi, allora, altro che filo spinato, qui c'è il muro di Berlino tra quello che sta accadendo in quest'Aula e la democrazia parlamentare, così com'è scritta nella Costituzione.

Io invito il Governo e invito il Ministro Ciriani a riflettere sulle sue stesse parole, perché sennò che credibilità ha uno che una volta, quando sta all'opposizione, urla e usa queste espressioni dure, come “il filo spinato”, dopodiché, siamo qui, e vediamo che ormai state risalendo la classifica e fra poco avrete il record di fiducie? Per cui, signor Presidente, io reitero la richiesta a lei e, per suo tramite, al Presidente Fontana, perché la Camera intervenga presso il Governo, il Ministro Ciriani, la Presidente o il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per dire che il Parlamento non può accettare, da qui alla fine della legislatura o alla fine di questo Governo, questo atteggiamento che umilia le prerogative del Parlamento.

Chiudo, signor Presidente, io capisco che Ciriani, ormai, sta diventando il cireneo di questo Governo, porta questa croce sulle sue spalle, si comporta e dice all'opposto di quanto il politico, il parlamentare, il senatore Ciriani si comportava; oggi, ha avuto anche la sorpresa che il Ministro Tajani ha dato il via libera alle risoluzioni che chiedevano l'opposto di quello che lei ci ha detto. Io gliel'avevo detto subito con una nota, guardi che non è possibile che l'accordo Albania-Italia non passi per il Parlamento, anche questo avete provato e anche questo le hanno fatto dire e, poi, la realtà, almeno su questo, perché la cosa era macroscopica, ha preso il sopravvento. Signor Presidente, chiudo davvero, chiedo a lei e al Presidente Fontana, nell'interesse di tutto il Parlamento, non solo dell'opposizione, di esercitare un'iniziativa forte nei confronti del Presidente Meloni, perché questo record di fiducie, da parte di una maggioranza politica, che lei rivendica ogni due per tre, abbia fine.

PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, la sua è una richiesta che, come lei ha correttamente detto, è stata reiterata varie volte, anche stasera. La Presidenza ne è edotta e ha avviato le opportune interlocuzioni col Governo.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1551​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1551​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1551 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 132”, nel testo delle Commissioni riunite, identico a quello approvato dal Senato.

Sui lavori dell'Assemblea e convocazione del Parlamento in seduta comune.

PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nelle riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, tenutesi il 15 novembre scorso, nonché in data odierna, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1551, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, la votazione per appello nominale avrà luogo nella seduta di domani, mercoledì 22 novembre, a partire dalle ore 18,30, previa dichiarazioni di voto a partire dalle ore 17.

Sempre nella seduta pomeridiana della seduta di domani, con prosecuzione notturna fino alle ore 24, avrà luogo l'esame degli ordini del giorno che proseguirà, eventualmente, nella seduta di giovedì 23 novembre. Le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale avranno comunque luogo nella seduta di giovedì 23 novembre.

Estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.

(Segue sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Mari.

Comunico che, nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto che nella seduta di domani, mercoledì 22 novembre 2023, al termine della votazione per appello nominale sulla questione di fiducia sul disegno di legge n. 1551 e prima di passare all'esame degli ordini del giorno - il cui termine di presentazione è fissato alle ore 9,30 di domani - saranno iscritte all'ordine del giorno la dichiarazione di urgenza, ai sensi dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento, sul disegno di legge n. 1555 - Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022 (approvato dal Senato) e la deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 1556 - Disciplina della professione di guida turistica (approvato dal Senato), collegato alla manovra di finanza pubblica.

Mercoledì 29 novembre alle ore 9,30 sarà convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Avverto che a seguito della costituzione del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe, sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta odierna la nuova organizzazione dei tempi per l'esame degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori per il mese di novembre.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pellegrini, che però non vedo e quindi si intende decaduto. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Signor Presidente, intervengo per raccontare a quest'Aula quello che sta accadendo a un'azienda di Grugliasco, alle porte di Torino. L'azienda è la Lear, dove gli operai e le operaie stanno scioperando e presidiando in modo permanente dal 7 di novembre. Lo fanno perché dopo una vita dedicata all'azienda, dopo aver maturato competenze e professionalità, dopo aver lavorato con sacrifici durante il periodo del COVID, l'azienda, che lavorava sui sedili per la Maserati, si è trovata sostanzialmente senza commesse e quindi con una dichiarazione di esuberi. Una problematica questa, che riguarda il Piemonte e il settore dell'automotive. Questo è già inaccettabile, ma, Presidente, intervengo per dire che quello che è realmente un attacco alla dignità di questi lavoratori e di queste lavoratrici sta nel fatto che l'azienda si è chiusa in un silenzio assordante: l'azienda non dice nulla, non si vuole confrontare, non vuole dare risposte. Presidente, vado a chiudere. Domani c'è un tavolo, convocato qui dal Governo, col Ministero. Noi ci aspettiamo che il Governo, che si definisce patriota, che vuole difendere il made in Italy, abbia il coraggio e la forza di portare avanti la battaglia di dignità di questi lavoratori e di queste lavoratrici.

Quindi, non solo c'è un tema che riguarda gli ammortizzatori sociali che sono in scadenza a fine anno, ma c'è il tema della dignità del lavoro e, quindi, di un processo di reindustrializzazione con le trasformazioni assolutamente necessarie. Queste persone si aspettano rispetto e si aspettano un Governo che stia dalla loro parte. È un tavolo tardivo, mi permetto di dire: viene chiesto da luglio, domani è il giorno in cui si svolgerà e noi domani, lo dico anche a nome del territorio che rappresento, ci aspettiamo un Governo che stia, per una volta, dalla parte del popolo e non dalla parte dei forti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Per richiamare una mia interrogazione di lunedì 3 luglio 2023: si riferiva a una vicenda legata a un gravissimo incidente avvenuto a Napoli dove, purtroppo, hanno perso la vita uno studente universitario, Fulvio Filace, che stava seguendo un tirocinio curriculare per i crediti della laurea magistrale presso il CNR, e una ricercatrice dello stesso Istituto. Di questa vicenda si è occupata ieri anche la trasmissione Report. Anche un'altra mia interrogazione, legata all'occupazione abusiva da parte di un clan di camorra di una serie di edifici della Curia, giace da 8 mesi senza risposta. Tali interrogazioni non riescono, nonostante diverse sollecitazioni, ad avere risposte.

Chiedo, quindi, alla Presidenza di sollecitare il Ministero competente, il Ministro dell'Università e della ricerca - visto che si è aperta anche un'inchiesta, un'indagine, e visto che ieri è emersa anche una chat tra personale e vertici del CNR assolutamente inquietante rispetto a quel gravissimo incidente, nel quale, lo ricordo, in una macchina sperimentale hanno perso la vita due persone - affinché risponda a un'interrogazione che giace oramai da mesi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 22 novembre 2023 - Ore 17:

1. Seguito della discussione del disegno di legge (per le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia e la votazione per appello nominale):

S. 899 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 132, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali (Approvato dal Senato). (C. 1551​)

Relatori: Lucaselli, per la V Commissione; Osnato, per la VI Commissione.

2. Dichiarazione di urgenza del disegno di legge n. 1555.

3. Deliberazione, ai sensi dell'articolo 123- bis , comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 1556, collegato alla manovra di finanza pubblica.

4. Seguito della discussione del disegno di legge (per l'esame degli ordini del giorno):

S. 899 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 132, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali (Approvato dal Senato). (C. 1551​)

Relatori: Lucaselli, per la V Commissione; Osnato, per la VI Commissione.

La seduta termina alle 18,42.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Pellicini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 il deputato Cangiano ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale RIS 6-66 315 315 0 158 189 126 44 Appr.
2 Nominale RIS 6-67 DISP RIF 317 317 0 159 317 0 43 Appr.
3 Nominale RIS 6-67 PREMESSA 318 317 1 159 130 187 43 Resp.
4 Nominale RIS 6-68 NO DISP 1,2,4,6,8,12 E 14 317 296 21 149 109 187 43 Resp.
5 Nominale RIS 6-68 DISP 1 E 14 317 316 1 159 314 2 43 Appr.
6 Nominale RIS 6-68 DISP 2 317 297 20 149 112 185 43 Resp.
7 Nominale RIS 6-68 DISP 4 317 297 20 149 112 185 43 Resp.
8 Nominale RIS 6-68 DISP 6 317 297 20 149 111 186 43 Resp.
9 Nominale RIS 6-68 DISP 8 317 296 21 149 110 186 43 Resp.
10 Nominale RIS 6-68 DISP 12 315 296 19 149 110 186 43 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.