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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 195 di martedì 14 novembre 2023

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

La seduta comincia alle 14,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 novembre 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 84, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 131, recante misure urgenti in materia di energia, interventi per sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio (A.C. 1437-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1437-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 131, recante misure urgenti in materia di energia, interventi per sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo delle Commissioni.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1437-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Questo, come lei ha ben specificato, è un voto sulla fiducia, non sul provvedimento. Peraltro, il Regolamento della Camera, con questo barocchismo dei due voti, ci consente anche di intervenire senza necessità di parlare del merito del provvedimento, stando al punto, che è il voto di fiducia.

Questa, signora Presidente, è la trentatreesima fiducia posta dal Governo Meloni, che, come abbiamo avuto modo di ricordare ieri, sta rapidamente superando le classifiche per voti di fiducia. Noi riteniamo che il Governo, che continua a mettere la fiducia, non avrà la nostra fiducia. Anzi, noi non parteciperemo a questo voto di fiducia, come non abbiamo fatto nelle ultime occasioni, perché riteniamo che non vi sia alcuna ragione per calpestare la pienezza delle prerogative di questo Parlamento attraverso il ricorso continuo ai voti di fiducia. Noi vogliamo lasciare questa testimonianza, affinché resti agli atti: +Europa non si arrende all'idea che perfino il Governo politico, dopo tanti anni, cioè il Governo che ha presentato agli elettori una maggioranza, che è stato eletto, che ha una maggioranza così significativa in questa Camera, voglia continuare a sottrarsi e a sottrarre questa Camera a una fisiologia del procedimento legislativo, e lasciare i decreti per necessità e urgenza. È, infatti, evidente, è palmare che queste 33 fiducie sono su decreti - su cui, anche, questo Governo ha il record - che non sono necessari e urgenti, ma sono una modalità con cui questo Governo - prima ancora di fare la riforma costituzionale di cui si parla, di cui aspettiamo di vedere il testo definitivo - sta cancellando e piallando il Parlamento, facendo una rivoluzione istituzionale, senza dichiarare di volerla fare, che il Governo decide e il Parlamento ratifica. Sono molto dispiaciuto che i colleghi della maggioranza accettino senza battere ciglio l'annullamento del ruolo di questa Camera, decreti omnibus e fiducia. Noi no, non siamo molti, ma non ci arrenderemo e su questo investiremo il Presidente della Repubblica.

Io voglio solo dire due cose - e concludo, Presidente - e poi passeremo tutto il tempo a discutere degli ordini del giorno, a votarli e ad appassionarci, quindi il tempo c'è. Voi avete paura della vostra maggioranza oppure volete semplicemente certificare che per voi il Parlamento non è un interlocutore nel processo legislativo. Chiudo, allargando il campo, facendo riferimento alle parole del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani, sul fatto che nemmeno l'accordo tra Italia e Albania avrà bisogno di un passaggio parlamentare, che non sia, magari, quando viene il Ministro Tajani, una mozione dopo le sue comunicazioni. Non c'è una base giuridica perché quel rapporto venga gestito a livello di Governo, senza un voto parlamentare. Questo Parlamento, questo Governo lo vuole cancellare, ma noi non ci stiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Colleghe deputate e colleghi deputati, Governo, il gruppo di Noi Moderati voterà la fiducia al Governo, un Governo che è nato poco più di un anno fa e che ha iniziato a lavorare in un contesto molto difficile, forse uno dei periodi più difficili della storia repubblicana. Basti pensare, ad esempio, all'instabilità dello scacchiere internazionale e agli effetti molto pesanti nei confronti della nostra economia della guerra in Ucraina, cui ora si è aggiunto addirittura un altro focolaio drammatico, quello della Striscia di Gaza.

In questo contesto e in questa difficoltà, il Governo, parlando di fiducia, però ha dimostrato grande autorevolezza e grande capacità di essere protagonista all'interno del Patto Atlantico e dell'Unione europea, addirittura diventando il capofila e il riferimento delle soluzioni di pace per quanto riguarda Israele e la Palestina in occasione della conferenza di pace del Cairo di fine ottobre. Questo a dispetto di ciò che spesso era immaginato da parte degli oppositori come un'incapacità del Governo di affrontare questioni internazionali. Credo che la capacità sia dimostrata dai fatti e soprattutto dalla considerazione che, in ambito internazionale, l'Italia e il nostro Governo possono nutrire. Questa instabilità sullo scacchiere internazionale però comporta anche alcune conseguenze importanti e fa evolvere anche le problematiche legate all'immigrazione oltre a un contesto generale particolare, perché credo che colpisca tutto un incremento del 360 per cento di immigrati da parte della Tunisia.

Ma, affrontando in modo ancora più generale questo argomento, è chiaro che abbiamo grande attenzione e sensibilità per le fughe dai Paesi di origine per la fame, le fughe per le guerre e per le persecuzioni, ma sappiamo anche molto bene - ne abbiamo parlato spesso anche in Aula - che c'è una criminalità che su queste disgrazie specula e guadagna. Allora, il Governo italiano, forse per la prima volta rispetto agli ultimi decenni, con forza è riuscito a mettere questi temi al centro dell'Unione europea, portando il Presidente della Commissione Europea, von der Leyen, a Lampedusa, addirittura facendo dichiarare i confini dell'Italia con l'isola di Lampedusa come confini europei e facendo assumere impegni molto importanti all'Unione europea. Non bisogna poi dimenticare l'ultimo degli accordi, quello con l'Albania, per due centri per gestire l'immigrazione, che è la vera strada che, all'interno del cosiddetto piano Mattei, il Governo sta disegnando per intervenire sull'immigrazione, per fermare l'immigrazione e intervenire direttamente sui Paesi di origine, che è una parte fondamentale della strategia che, anche da un punto di vista programmatico, il centrodestra ha voluto presentare agli elettori.

Ricordo, peraltro, che il Piano Mattei include un passaggio molto importante sull'aspetto energetico, che è la parte più rilevante, perché punta alla diversificazione dei fornitori di gas e, quindi, arrivando all'emancipazione dal gas russo, cerca di trasformare l'Italia in un hub energetico.

In questo modo, il Governo, attraverso gli accordi con i Paesi fornitori di gas, ha certamente affrontato una delle crisi più gravi anche in conseguenza della guerra in Ucraina - come dicevamo -, che è la crisi energetica; lo ha fatto con gli accordi internazionali, ma anche con il decreto di oggi, che punta - come già è stato fatto nei mesi scorsi da parte del Governo - a ridurre il costo delle bollette di energia del 30 per cento e del gas del 15 per cento, ad azzerare gli oneri di sistema per il gas naturale e a ridurre l'IVA al 5 per cento per il gas metano. Prevede poi lo stanziamento di 100 milioni per la social card, che in questo caso può essere utilizzata anche per l'acquisto di carburanti e per il trasporto, incrementa di 12 milioni il Fondo per il bonus trasporti, di 7,5 milioni il Fondo per le borse di studio per quei giovani che non riescono ad avere altre forme di sostegno per frequentare gli studi universitari e, infine, prevede agevolazioni per le imprese cosiddette energivore.

Allora, mi sembra che, con grande determinazione, fin dall'inizio della legislatura, questa maggioranza e il Governo siano intervenuti a sostegno delle famiglie e delle imprese con provvedimenti simili al decreto di oggi, ma si continua a lavorare in tal senso, ad esempio, in relazione alla prossima legge di bilancio per il 2024. Faccio solo alcuni riferimenti all'iniziativa importante all'interno della legge di bilancio che è, comunque, appesantita - e va sempre ricordato - dal costo del bonus edilizia, che incide per 20 miliardi, un bonus che è costato allo Stato 149 miliardi. Si tratta di una norma che Noi Moderati non abbiamo mai voluto e abbiamo contrastato, ma inevitabilmente, per non far cadere sulle spalle degli italiani il costo di una legge alla quale hanno aderito, perché fatta dallo Stato, è giusto cercare di far concludere un percorso iniziato, ma che definitivamente, con il Governo Meloni e con il Governo di centrodestra, non troverà più spazio, perché i bonus edilizi sono stati norme ingiuste, che hanno avvantaggiato chi poteva ristrutturare gli immobili sulle spalle di chi vive in grande difficoltà.

Ovviamente, altro tema che appesantisce il nostro bilancio è quello dell'aumento dei tassi d'interesse: 20 miliardi per i bonus edilizi e 14 miliardi di aumento dei tassi d'interesse, quindi il costo che lo Stato paga per l'aumento dei tassi di interesse, comporta un aggravio di 34 miliardi. Nonostante l'appesantimento che il bilancio dello Stato ha per queste ragioni, stiamo prevedendo iniziative molto importanti. Avendo soppresso finalmente il reddito di cittadinanza, interveniamo sul taglio del cuneo fiscale con 15 miliardi; già abbiamo garantito, per stipendi che raggiungono l'importo lordo di 36.000 euro, 100 euro in più al mese in busta paga: è la risposta per incentivare le imprese ad assumere e per far capire ai giovani che la strada giusta è quella di formarsi, di specializzarsi e di diventare professionisti a qualsiasi livello nel loro lavoro. Prevediamo nella legge di bilancio un miliardo per la famiglia. Siamo particolarmente orgogliosi, come Noi Moderati, di aver previsto per il congedo parentale 140 milioni nella legge di bilancio per il 2023 e di prevederne altri 140 in quella per il 2024.

E poi c'è il tema della sanità: 3 miliardi in ambito sanitario principalmente dedicati all'abbattimento delle liste d'attesa.

Ho fatto solo alcuni cenni di quello che verrà previsto nella prossima legge di bilancio per far comprendere la continuità di un lavoro d'attenzione che stiamo svolgendo su due pilastri fondamentali della nostra società, che sono le imprese e le famiglie. Crediamo che, investendo in questi due ambiti importanti per la nostra società, si possa iniziare a cambiare passo rispetto alle istanze, alle esigenze e alle urla di dolore che sentiamo dai territori quotidianamente. In un anno, crediamo di aver già fatto molto. Mancano ancora 4 anni. Spesso ci diciamo di intervenire gradualmente con concretezza, perché la strada giusta è quella di fare le cose. Quando si vota un Governo, un Governo politico, si è scelta la strada giusta per non avere litigi all'interno del Parlamento e della maggioranza, ma il programma si è discusso prima ed è quello che abbiamo il dovere e la responsabilità di realizzare, confermando agli italiani che hanno fatto la scelta giusta, che fanno bene ad aver votato il centrodestra e che devono essere soddisfatti e fieri di un Governo, come quello che oggi è alla guida del Paese, che sosteniamo con grande convinzione, ma che credo stia dando, per la prima volta - e concludo Presidente -, la dimostrazione che, se c'è la volontà, le cose si possono fare in modo concreto, senza affidarsi a slogan, ma a risultati utili per migliorare la qualità della vita delle persone nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie signora Presidente, rappresentante del Governo, cari colleghi e colleghe. Ci sono due numeri magici, 62 e 63, e vi spiegherò perché sono due numeri magici, che dimostrano quanto siano inique, dal punto di vista sociale e ambientale, le vostre politiche. 62 miliardi di euro sono gli extra profitti realizzati dalle società energetiche dal 2021 a oggi e 63 miliardi di euro sono le risorse pubbliche stanziate dai vari Governi dal 2021 fino a oggi per contrastare il caro energia.

Di fronte alla grave crisi economica, sociale e climatica che vive il Paese, continuate a presentare provvedimenti che premiano chi ha guadagnato, o meglio, lucrato sulla crisi energetica ed economica.

Nei primi mesi del 2023, 5 società - solo 5 società - dell'Oil & Gas, per l'esattezza ENI, ENEL, Snam, Edison e A2A, hanno conseguito utili storici per un totale di 18 miliardi di euro. Nel nostro Paese, dal 2021 a oggi, gli extra profitti legati alla speculazione del gas hanno raggiunto la quota di 12 miliardi nel 2021, di 40 miliardi nel 2022 e di 18 miliardi - come dicevo prima - nel 2023, per un totale di 62 miliardi di euro.

Ma il Governo quanti soldi pubblici ha speso per contrastare il caro energia dal 2021 fino ad oggi? Ne avete spesi 63 miliardi, secondo quanto riportato dal Servizio studi della Camera dei deputati. Questo è quello che non dite agli italiani, di fronte a questo accumulo di ricchezza da parte delle società energetiche, che hanno messo economicamente in ginocchio milioni di famiglie italiane, il Governo Meloni non fa assolutamente nulla, guarda dall'altra parte. Ma in realtà che cosa ha fatto, signora rappresentante del Governo? Avete sanato - e dovreste avere il coraggio di dirlo agli italiani che fanno fatica oggi economicamente, al di là delle vostre narrazioni false - 8,4 miliardi di euro della tassa sugli extraprofitti prevista dal Governo Draghi; sull'entrata prevista di 11 miliardi di euro ne avete incassati solo 2,6. Lo dico con molta pacatezza, ma anche con molta convinzione: al posto vostro mi vergognerei per questa rapina sociale che avete consentito nei confronti degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Non provate vergogna per la tassa sugli extraprofitti delle banche, che non avete fatto pagare, anzi, avete fatto una norma che doveva far pagare la tassa sugli extraprofitti alle banche e poi l'avete modificata, non consentendo di farla pagare. Sapete a quanto arriveranno gli extraprofitti per le banche nel 2023? A 43 miliardi di euro! Non provate vergogna per questo modo di ingannare gli italiani? Fate credere una cosa e poi fate esattamente il contrario, mentre le rate dei mutui aumentano e il caro bollette mette in ginocchio le famiglie. Se aveste approvato la stessa misura, la stessa norma del Governo Sanchez in Spagna, che ha approvato una norma sugli extraprofitti delle banche, noi oggi avremmo entrate per 8 miliardi di euro, che avremmo potuto destinare a sanità, trasporto pubblico e scuola.

Avete respinto, signora rappresentante del Governo, la nostra proposta di prorogare di un anno il mercato tutelato, e questo è grave, perché 10 milioni di famiglie italiane dal 1° gennaio 2024 entreranno nel regime del mercato libero. Vi do anche dei dati, per far capire quello che accadrà: da giugno 2021, prima dei rincari, che sono cominciati proprio dal luglio 2021, sino a ottobre 2023 l'energia elettrica è aumentata del 110 per cento contro il 21 per cento del mercato tutelato, mentre il gas, dal dicembre 2021 sino a ottobre 2023, è aumentato del 50 per cento sul mercato libero e dell'11 per cento nel mercato tutelato. State esponendo 10 milioni di famiglie a un salasso economico e ad un'analoga, incredibile e inaccettabile rapina sociale. I colleghi della Lega avevano promesso agli italiani che avrebbero prorogato il mercato tutelato ma, com'è normale che avvenga, anche in questo caso, senza vergogna, si sono proprio rimangiati la promessa fatta nei confronti di 10 milioni di famiglie.

Intanto con il decreto Energia, non questo, ma quello che è in incubazione - già presentato in Consiglio dei ministri, ma ritirato proprio per questa norma sul mercato tutelato -, vi accingete a dare nuove concessioni di trivellazione tra le 9 e le 12 miglia dalla costa. Ebbene, gli italiani sappiano che è in discussione la possibilità di trivellare di fronte al golfo di Napoli, di fronte al golfo di Salerno, di fronte al golfo di Venezia e di fronte alle isole Egadi, luoghi che rappresentano veri e propri gioielli ambientali, pensiamo ad Amalfi, Positano, le isole Egadi. Questo, insomma, siete voi. Non solo, vi accingete ad andare alla Conferenza sul clima di Dubai quando il vostro progetto, dichiarato in Parlamento, è quello di trasformare l'Italia in un hub del gas. Il vostro piano Mattei è una forma di nuovo e moderno colonialismo, che chiede e prende all'Africa il gas. Un baratto inaccettabile: dare i soldi del Fondo per il clima, ovvero 3 miliardi di euro, come ha detto la Presidente Meloni, in cambio di gas per i prossimi decenni. Intanto SACE, che è l'istituto che garantisce gli investimenti all'estero, continua a violare, nel vostro silenzio e con il vostro appoggio, gli impegni internazionali di non finanziare progetti di trivellazione. Non state mantenendo un accordo sul clima. Ad esempio, il 23 ottobre scorso l'ENI - fate attenzione, il 23 ottobre 2023, non il 23 ottobre 2019 - ha sottoscritto un accordo con il Qatar per la fornitura di ulteriori 1,5 miliardi di metri cubi di gas liquido. È anche vero, lo dicevano gli antichi romani, pecunia non olet, il denaro non puzza, però ricordiamoci che il Qatar finanzia Hamas. E allora bisogna essere coerenti nella vita: se vogliamo tagliare anche il cordone ombelicale di chi finanzia i terroristi, dovremmo cominciare a non acquistare il gas da chi finanzia Hamas. Ma voi non lo fate perché avete un doppio standard da questo punto di vista. Ma ricordo anche che il gas liquido costa quasi il 40 per cento in più di quello acquistato via gasdotto, a tal punto che nel collegato alla legge di bilancio, all'articolo 6, voi prevedete un finanziamento con soldi pubblici, con una spesa dello Stato, di 3 miliardi di euro per coprire gli extracosti legati allo stoccaggio del gas, al conferimento del gas nei depositi di stoccaggio. Quindi, coprite gli extracosti che le società, SNAM e altre, hanno dovuto sostenere con soldi pubblici. Questa è la politica che state facendo, una politica che non guarda al futuro, e state boicottando la transizione ecologica, che farebbe pagare meno l'energia alle famiglie. Impedite la realizzazione, lo diremo sempre, delle rinnovabili perché il sole e il vento sono fonti gratuite. La vostra transizione ecologica pragmatica è questa, per parlare come parla la Premier Meloni, che parla sempre della transizione pragmatica, contrapponendola alla transizione ideologica. Poi andiamo a vedere che, in realtà, la transizione pragmatica, la vostra transizione, quella della Meloni, è più profitti per banche e società energetiche, bollette più alte per famiglie e imprese e zero risorse per difesa suolo e trasporto pubblico, ma finanziate quell'assurdità del ponte sullo Stretto di Messina. Questo è il vostro pragmatismo, un pragmatismo che, devo dire, ha una capacità veramente predatoria di prendere i soldi dagli italiani attraverso questa politica energetica incredibile.

Noi non voteremo la fiducia che avete chiesto, l'ennesima fiducia che avete chiesto, trasformando questo Parlamento, di fatto, in una sorta di evento notarile delle decisioni prese a Palazzo Chigi, trasformando anche la maggioranza in un qualcosa di assolutamente inutile. Ma noi non possiamo consentire che voi continuiate con una politica che ruba il futuro agli italiani, alle generazioni che verranno. Aggiungo una cosa, che per noi è estremamente rilevante: voi state tentando di costruire l'organizzazione dello Stato in una forma veramente molto autoritaria. Ad esempio, quello che è successo, proprio alcuni giorni fa, con questo decreto interministeriale dei Ministri Pichetto Fratin e Casellati, che nomina una commissione per riscrivere il codice per l'ambiente, mettendo all'interno avvocati che lavorano con imprese di costruzioni, avvocati che lavorano con le società di oil and gas, avvocati che hanno lavorato con società di rifiuti, addirittura sono titolari di aziende di società di costruzioni e di rifiuti. Vi dovreste semplicemente vergognare di come state demolendo l'architettura della tutela ambientale del nostro Paese per fare un grande favore a chi oggi vuole asfaltare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), e noi saremo qui a dirvelo ogni santo momento, quando ci sarà consentito (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Oramai è un intervento di routine, una routine settimanale, l'intervento sulla posizione di fiducia su qualche decreto. Non vorrei perdere tempo a raccontare le motivazioni per cui siamo contro questa posizione di fiducia continua, questo record di fiducie associato alla decretazione d'urgenza, a decreti che contengono tutto e il contrario di tutto, ma è giusto metterlo agli atti, è giusto raccontare ai nostri cittadini quanto sta accadendo.

Oggi un'ennesima fiducia, che è ancora più grave, ed è più grave perché qualche Commissione nel corso di quest'anno l'ho seguita. Un lavoro di Commissione lineare, in cui le opposizioni non hanno fatto ostruzionismo, in cui, con poche ore di discussione, abbiamo analizzato tutti gli emendamenti e tutte le proposte che dall'opposizione arrivavano per migliorare un decreto, come questo, che avrebbe potuto trovare una convergenza proprio perché parla di aiuti alle famiglie, alle famiglie più bisognose e alle imprese.

Allora, a parte dirci voto contrario o invito al ritiro sui nostri emendamenti, non c'è stata una discussione politica, che in quest'Aula ci sarebbe potuta essere, con poche ore di discussione, dobbiamo ricordarlo, per dire come le opposizioni avrebbero migliorato un provvedimento. Lo dice una forza, Azione-Italia Viva-Renew Europe, che non solo guarda sempre con pragmatismo ai provvedimenti che in quest'Aula arrivano ma che mai giudicherà ideologicamente i decreti aiuti, mai voterà a priori contro gli aiuti alle famiglie più bisognose e gli aiuti alle imprese. Peraltro, si tratta di una serie di aiuti che va in proroga rispetto a provvedimenti del Governo Draghi, a cui abbiamo partecipato e con cui abbiamo condiviso la stesura di tali provvedimenti.

Il tema per cui contrastiamo questo decreto o comunque cerchiamo di alzare il livello rispetto alla critica di questo decreto, è che è passato un anno e mezzo dall'inizio di questa crisi energetica e della prima decretazione di urgenza del Governo Draghi per dare risposte e incentivi alle famiglie e alle imprese per rispondere al calo dell'energia ma è passato anche un anno dall'insediamento di questo Governo, per poter attivarsi rispetto a questa emergenza. Siamo ancora a una decretazione di urgenza di proroga di alcune misure che un anno e mezzo fa sono state pensate. Noi non ci schiereremo contro. Quando si aiutano le famiglie noi ci siamo e anche oggi non ci sarà un voto contrario - se non alla fiducia, per quanto ho detto - rispetto al contenuto. Quello che manca e che contestiamo è la ratio di un provvedimento che continua ad andare in urgenza, che non sta dando stabilità e visione ai cittadini ma anche alle imprese rispetto agli aiuti che non hanno una concretezza, perché li stiamo approvando oggi ma saranno già scaduti nelle prossime due settimane, senza concretezza di quello che accadrà nel 2024 e senza l'intervento strutturale che le nostre imprese e i nostri cittadini chiedono. Dico di più. Le nostre forze politiche hanno sempre messo davanti l'attività propositiva e noi abbiamo due proposte per dirvi che, dopo un anno e mezzo, alla crisi energetica non bisogna rispondere con la decretazione di urgenza e con i bonus per aiutare le famiglie e le aziende. Certamente, i consumatori e le categorie li apprezzano - ce l'hanno detto anche nelle varie audizioni in Commissione - ma cercano e chiedono qualcosa di più lungimirante e noi due idee le abbiamo messe sul tavolo. La prima è quella di investire in una politica energetica che ci dica che nei prossimi anni - guardando non al prossimo anno ma al prossimo decennio - tale politica possa cambiare in questo Paese. Un pezzo di questa maggioranza, della vostra maggioranza, ha accolto l'idea di inserire il nucleare all'interno del mix energetico. Questa è una proposta seria che oggi però voi dovete mettere a terra e che la maggioranza deve proseguire. Siamo consapevoli che, con l'aumento delle spese energetiche e del consumo energetico, senza nucleare noi fra trent'anni avremo un Paese che con le sole rinnovabili non sarà in grado di stare in piedi. Vi abbiamo consegnato anche una seconda soluzione, quella di utilizzare i fondi del PNRR per sponsorizzare e rinnovare Industria 4.0. Ve l'abbiamo proposta ad agosto, quando il Ministro Fitto ha portato in quest'Aula la richiesta di revisione degli obiettivi del PNRR; non l'avete colta ma potete ancora farlo. Pur con le difficoltà delle amministrazioni pubbliche nello spendere quei fondi, noi sappiamo infatti che non solo le aziende sono pronte a mettere a terra le decine di miliardi che arriveranno dall'Europa ma soprattutto sappiamo che, attraverso quei fondi e l'allargamento dei principi base di Industria 4.0, che sono innovazione tecnologica e allargamento della competitività delle aziende alla transizione ecologica e alla transizione digitale, noi potremo investire in quelle aziende. In tal modo, potremo dire che le aziende diventeranno più autonome energeticamente e questo vuol dire che saranno più competitive e avranno meno costi. Inoltre, i minori costi influiranno di meno sulla questione inflattiva e quindi sul prezzo finale dei prodotti. Infine, la richiesta di energia calerà perché le aziende saranno autonome e di conseguenza riusciremo a dosare anche l'energia globale e il prezzo dell'energia. Noi queste cose sul piatto ve le abbiamo messe e le abbiamo proposte al Governo e - tramite lei, Presidente - lo dico al sottosegretario. Non abbiamo colto neanche una discussione politica di contrarietà o di favore ma, soprattutto, non abbiamo colto l'alternativa, non abbiamo colto quale sia lo sguardo al futuro che questo Governo sta mettendo e quali siano le soluzioni rispetto all'aiuto alle famiglie. Non mi riferisco ai bonus, che scadranno fra neanche un mese, ma alla politica energetica e alla politica industriale che immaginate rispetto ai prossimi trent'anni che possa dare soluzioni ai cittadini.

Voglio chiudere perché in questo decreto c'è di tutto. C'è l'aiuto all'energia, c'è il bonus trasporti, c'è un pezzo di Alitalia, in cui non riesco neanche a entrare, ma c'è quel provvedimento sul ravvedimento oneroso per gli scontrini e per i corrispettivi che è un pezzo che non c'entra nulla ma che qui viene dosato. La nostra forza politica, io credo, anche in questo caso dimostra, con pragmatismo, di differenziarsi sia dalla maggioranza sia dall'opposizione. Se da un lato, dalla sua destra, Presidente, si dice che non bisogna andare a colpire le aziende e a colpire i commercianti rispetto a un errore - cosa anche condivisibile - dall'altra ho sentito dire, in discussione generale, che stiamo facendo una grande differenziazione tra chi paga le tasse ed è onesto e chi non le paga. Con questo provvedimento noi stiamo solo dicendo una cosa. Laddove ci siano stati dei controlli molto semplici da fare - chiunque abbia un'azienda lo sa, il primo controllo che l'Agenzia delle entrate fa è sui corrispettivi rispetto agli ingressi del POS e della banca - e laddove siano stati valutati degli errori, si ratificano e si ravvedono questi errori senza colpire in maniera onerosa gli operatori e i commercianti, salvo che non si trovi dolo. Noi condividiamo questa operazione e la supportiamo. Quello che manca in questa discussione politica è capire una cosa. La differenza non è tra chi è stato onesto e chi ha commesso un errore, in quell'anacronistico sistema dei corrispettivi scritti a mano e con le somme sul libro dei corrispettivi, la vera differenza è tra chi oggi viene colto nell'aver commesso un errore perché ha ricevuto un pagamento elettronico e chi per quegli errori non viene mai scoperto perché ha ricevuto i pagamenti in contanti, probabilmente anche in nero. Allora tutte le operazioni che questo Governo negli scorsi mesi ha fatto contro il pagamento digitale e contro la moneta elettronica dimostrano che se vogliamo combattere l'evasione lo strumento vero è l'incentivazione dell'utilizzo della moneta elettronica.

Chiudo nell'ultimo minuto che ho a disposizione per dire che non voteremo contro domani su questo provvedimento perché non voteremo mai contro qualcosa che aiuta le famiglie e le imprese italiane ma, ovviamente, per i motivi che ho spiegato, voteremo contro questa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rubano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MARIA RUBANO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, giunge al voto dell'Assemblea questo importante provvedimento in materia di energia, bonus sociali e lavoro nel quale sono contenute misure a favore delle famiglie, con particolare riguardo a quelle con maggior disagio sociale. Per quanto riguarda i costi energetici questo provvedimento stanzia 300 milioni di euro per contenere, per il quarto trimestre 2023, gli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore del gas naturale, prorogando l'azzeramento per il medesimo trimestre delle componenti tariffarie relative agli oneri generali di sistema. Altri 670 milioni di euro sono stanziati per prorogare, sempre al quarto trimestre 2023, l'IVA al 5 per cento sul gas metano. Ulteriori 300 milioni vanno ai clienti domestici titolari di bonus sociale elettrico per un contributo straordinario crescente rispetto al numero di componenti del nucleo familiare, sempre con riferimento al quarto trimestre 2023, secondo le tipologie già previste per il bonus sociale. Completa il quadro degli interventi per le famiglie nel settore energia la previsione contenuta nell'articolo 2 tramite la quale si incrementano di 100 milioni le risorse della social card come misura di sostegno al potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante. In sostanza, viene incrementata da 500 a 600 milioni la dotazione per l'anno 2023 del fondo destinato all'acquisto dei beni alimentari di prima necessità dei soggetti con un ISEE non superiore a 15.000 euro, da usufruire mediante l'utilizzo di un apposito sistema abilitante.

Questi ulteriori 1.730.000.000 di euro di interventi a sostegno della spesa energetica delle famiglie e, in parte, anche delle imprese, si sommano agli interventi già adottati nel biennio 2022-2023 che assommavano a 30 miliardi di euro, quindi, l'1,3 per cento del PIL. In proporzione, si tratta dell'intervento più massiccio posto in essere tra i vari Paesi dell'Unione europea. L'Italia è stato uno dei Paesi più colpiti dagli aumenti, soprattutto per l'elettricità, il cui prezzo ha registrato, nell'arco di due anni, un incremento così ampio, più 72,4 per cento, da diventare il più alto tra le maggiori economie europee.

L'Istat ha certificato che fra il secondo semestre del 2020 e il corrispondente semestre del 2022, le quotazioni dell'elettricità e del gas sono balzate rispettivamente del 40,3 per cento e del 76,1 per cento. L'Agenzia europea dei regolatori dell'energia, l'ACER, ha evidenziato come, a livello europeo, ma soprattutto a livello italiano, la spesa per le bollette delle famiglie sia aumentata nel primo semestre del 2023 rispetto al 2022, nonostante la diminuzione dei prezzi dei prodotti energetici all'ingrosso. I prezzi dell'energia praticati in Italia risultano stabilmente al di sopra delle medie europee, con effetti inflattivi e sul potere di acquisto delle famiglie.

Fortemente voluta anche da Forza Italia è la norma che consente ai comuni di pianificare la propria spesa energetica mediante la stipula di protocolli d'intesa con Acquirente Unico Spa per la prestazione dei servizi informativi sulla base dei dati che l'acquirente stesso ha disponibili. Questa misura si aggiunge all'emanando bando applicativo del PNRR che finanzia le comunità energetiche nei piccoli comuni. In tal modo, i costi dell'energia nelle aree più disagiate saranno ulteriormente e stabilmente abbattuti.

Altre misure in materia di energia si trovano nell'articolo 7 del decreto-legge n. 145 del 2023, collegato alla manovra per il 2024, laddove si prevede una maggiore aderenza alla realtà del meccanismo di rideterminazione delle aliquote di accisa sui carburanti, in corrispondenza di un maggior gettito IVA derivante dai carburanti stessi. Il meccanismo del calmieramento scatterà sulla media degli incrementi di un solo mese e tenendo conto della media del bimestre precedente. In sostanza, si dimezzano i tempi dell'intervento calmieratore.

Infine, la legge di bilancio stanzia 200 milioni di euro per il riconoscimento, nel primo trimestre 2024, di un contributo straordinario ai clienti domestici titolari di bonus sociale elettrico corrisposto in misura crescente con il numero dei componenti del nucleo familiare. Completa il quadro degli interventi di natura sociale di questo decreto il finanziamento del fondo destinato agli abbonamenti per i mezzi del trasporto pubblico locale. Ai 100 milioni precedentemente stanziati ne vengono aggiunti altri 12 per far fronte alla massa di richieste che ha determinato l'esaurimento delle risorse in brevissimo tempo. Si incrementa, infine, di 7,5 milioni di euro il fondo per la concessione di borse di studio per l'anno 2023 destinate a sostenere l'accesso alla formazione superiore in favore degli idonei non beneficiari delle graduatorie degli enti regionali per il diritto allo studio relative all'anno accademico 2022-2023.

Fortemente richiesta dal settore commercio è la previsione contenuta nell'articolo 4, tramite la quale si concede la facoltà di avvalersi del ravvedimento operoso ai contribuenti che, dal 1° gennaio 2022 al 30 giugno 2023, abbiano commesso una o più violazioni in materia di certificazione di corrispettivi, anche se le predette violazioni siano state già constatate. Non avevano più senso le sanzioni pecuniarie spropositate e persino la chiusura delle attività che andavano a colpire le piccole e medie imprese italiane, se si considera che le multinazionali hanno evaso per anni a man salva.

Con questo Governo, il clima sta cambiando, prova ne sono i 727 milioni di euro sequestrati ad Airbnb per mancati versamenti della cedolare secca negli anni precedenti, nonostante la legge dicesse chiaramente che l'host doveva comportarsi come sostituto d'imposta, o come i 94 milioni di euro che Booking, nei giorni immediatamente successivi, ha versato al fisco, tutto questo realizzato in accordo con l'Unione europea che, finalmente, si è resa conto degli impatti sulla concorrenza e sulla parità di tassazione che comportano il commercio su piattaforme informatiche e la natura sovranazionale del venditore di beni e servizi.

Concludo, osservando che il decreto in esame è servito a tamponare alcuni aspetti specifici dei temi in corso di discussione, quali l'energia o il sostegno alle fasce deboli della popolazione. Ci attendiamo misure più strutturali in tema di energia nel previsto decreto in corso di elaborazione. La manovra all'esame del Senato si sta concentrando sulla fiscalità di famiglie e imprese, sulle pensioni e sulla sanità. Forza Italia ringrazia il Governo per la capacità di mantenere le priorità necessarie in questa fase assolutamente critica del ciclo economico e degli assetti geopolitici mondiali. Per questo, voterà con convinzione la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Presidente, quella che porto oggi in quest'Aula è una storia, è una storia che però diventa un mistero, e il mistero qual è? È il mistero della sparizione della Presidente del Consiglio. Infatti, Presidente, la Giorgia Meloni votata dagli italiani poco più di un anno fa non c'è più; proprio non ce n'è più traccia, è sparita, non lo troviamo a palazzo Chigi, non la troviamo a Montecitorio, non la vediamo nelle piazze, non sappiamo più, Presidente, dove cercarla. E pensare che una volta c'era la Giorgia Meloni che si professava il nuovo e il cambiamento. A distanza di soli 14 mesi, il suo Governo sta riproducendo le politiche fallimentari di quel centrodestra di cui era, non a caso, ricordiamocelo, Ministra e che hanno affossato questo Paese.

La scomparsa di Giorgia Meloni è evidente, Presidente, anche alla lettura di questo decreto. Dov'è finita - mi sono chiesta - la Giorgia Meloni che, durante la pandemia, proprio in quest'Aula, agitava lo slogan propagandistico dei mille euro con un clic da accreditare a tutte le persone in difficoltà? Non c'è più, anche perché, se ci fosse, come potremmo spiegarci il fatto che, in questo decreto, che dovrebbe aiutare le persone in difficoltà, per chi è in difficoltà sostanzialmente non c'è nulla? Altro che i mille euro facili, facili, siamo all'“arrangiatevi italiani, sono problemi vostri”. Però, del resto, non dovremmo stupirci, perché, se ci penso, non è una novità per questa maggioranza, è pur sempre la stessa risposta che, nei fatti, hanno ricevuto i sindaci e i cittadini del centro Italia che aspettano ancora gli aiuti per l'alluvione dello scorso maggio da un Governo che li ha prima illusi, con roboanti annunci e grandi visite e, poi, nei fatti, li ha abbandonati a se stessi.

Presidente, però, la storia continua, il mistero continua, perché c'era una volta la Giorgia Meloni che invocava, con un video indimenticabile, divenuto virale, che le accise sui carburanti dovessero essere abolite. Anche lei non si vede più, è sparita, anzi, che cosa abbiamo oggi? Abbiamo una Giorgia Meloni che si affretta a togliere, questo sì, lo sconto sulle accise, inserendo di fatto una tassa sugli automobilisti, e che non si è fatta scrupoli a trovare un capro espiatorio nei benzinai, mettendo alla gogna un'intera categoria di lavoratori. Poi, cosa fa? Si lava la coscienza in questo decreto, mettendo un aiuto misero, siamo intorno ai 150 milioni di euro, a fronte di quei quasi 6 miliardi incassati in più sulla pelle degli italiani, tra IVA e accise (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma dirò di più: c'era una volta la Giorgia Meloni che si professava donna, madre e cristiana. Come non dimenticare quando scendeva in piazza di fianco alle donne per Opzione donna e si riempiva la bocca con la parola “natalità”. Ebbene, oggi, al suo posto c'è una Giorgia Meloni che cancella Opzione donna, abbandonando migliaia di donne che avevano diritto ad andare in pensione, che aumenta l'IVA sugli assorbenti e sui beni dell'infanzia, come il latte in polvere, che cancella due anni di sgravi contributivi per le mamme lavoratrici con due figli. Insomma, il capolavoro: la prima Presidente del Consiglio donna che si accanisce contro le donne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, del resto, c'era anche, una volta, la Giorgia Meloni che ammetteva che la legge Fornero fosse fatta male, tra l'altro era alleata di un Matteo Salvini, non so se fosse la controfigura, che prometteva di eliminarla con il primo atto di Governo. Oggi, invece, abbiamo una Giorgia Meloni che non solo mantiene la legge Fornero, ma riesce addirittura nell'impresa eroica, veramente eroica, di peggiorarla, rispetto alla legge Fornero originale, e non solo, la elogia nei documenti ufficiali collegati alla manovra di bilancio, sulla NADEF, ma la definisce un modello virtuoso.

Insomma, i pensionati prima erano un pacchetto di voti, oggi sono un bancomat su cui fare cassa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi, Presidente, dov'è Giorgia Meloni? Il mistero si infittisce, perché anche della Giorgia Meloni che invocava la legalità e dichiarava che l'esempio di Falcone e Borsellino l'avesse spinta a far politica nessuno - ma dico nessuno - ha più notizie.

Oggi abbiamo una Giorgia Meloni che si permette di definire le tasse “pizzo di Stato”, strizza l'occhio agli evasori fiscali e smantella pezzo dopo pezzo la legge Spazzacorrotti. Mi permetto di dire: per fortuna che c'è il Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che ha costretto - lo voglio ricordare - questa maggioranza a fare dietrofront, pochi giorni fa, mentre tentava l'ennesima porcata, cioè addirittura cercava di permettere ai condannati per corruzione di essere candidabili nelle istituzioni; e questa è una vergogna!

C'era una volta poi - perché non finisce qui - la Giorgia Meloni, quella votata, sì, da milioni di italiani, dopo anni e anni di propaganda, che prometteva fantomatici blocchi navali. Oggi vediamo un'altra Giorgia Meloni girare per Palazzo Chigi, quella che incassa il record di sbarchi con l'immigrazione totalmente fuori controllo e che, per fingere di fare qualcosa, procede con spot elettorali e decreti che sono sostanzialmente inutili e spesso anche dannosi. Pensiamo al decreto Cutro: l'annuncio era “prenderemo gli scafisti in tutto il globo terracqueo”, ma poi non è che si sia visto tanto. Oppure pensiamo al fallimentare accordo con la Tunisia, sbandierato come un grande successo quando poi gli sbarchi sono sostanzialmente aumentati, per non parlare della costruzione di CPR in ogni regione o dell'accordo con l'Albania, dove sostanzialmente si sta delocalizzando un qualcosa che qui non sapete gestire, perché l'unica cosa che dovete fare, colleghi e colleghe, è fare accordi per poter rimpatriare. Lo sapete cosa sta succedendo? Che gli accordi per i rimpatri sono fermi al palo. Sapete quanti ne avete fatti da inizio anno? 145.000 arrivi e 4.000 rimpatri, cioè la cifra di un fallimento totale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

D'altra parte, non potremmo aspettarci di meglio. C'era una volta - una volta - una Giorgia Meloni che diceva di contare in Europa, che urlava che la pacchia sarebbe finita. Oggi, invece, abbiamo una Presidente del Consiglio che ammette in privato che i leader europei proprio non le rispondono al telefono. Insomma, la pacchia è finita per lei, non per l'Europa.

Ma non finisce qui: infatti, come dimenticare quella Giorgia Meloni, cavaliere senza macchia e senza paura dalla parte del popolo e delle periferie, che tuonava contro i poteri forti? Dileguata! Oggi abbiamo una Giorgia Meloni totalmente asservita alle richieste delle élite, perché altrimenti come ci potremmo spiegare il modo con cui ha gestito il tema degli extraprofitti? Allora, sul farmaceutico e sul settore assicurativo non ci pensiamo proprio, non li tocchiamo perché dovremmo prendere i soldi dove ci sono. Ma la cosa più incredibile ha riguardato il sistema bancario. Questo Governo aveva fatto una cosa buona: tassare gli extraprofitti delle banche. Le banche alzano la voce, e cosa fa questo Governo? Torna indietro, rendendo la tassa facoltativa. Quindi, non è una tassa, e chi, invece, è in difficoltà si deve arrangiare. State prendendo in giro il Paese nuovamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vedete, colleghi, ci sarebbe quasi da sorridere per tutti questi tradimenti fatti da Giorgia Meloni in poco più di 14 mesi, ma in realtà a noi viene da piangere, perché a pagarne il prezzo sono gli italiani che subiscono da mesi la crescita delle bollette, dei mutui e dell'inflazione, a fronte di un Governo inerte.

Inoltre, gli italiani in questi giorni vedono una manovra finanziaria che è insufficiente, priva di investimenti, senza aiuti per le famiglie, senza sostegno per il commercio e per le imprese, che introduce nuove tasse. Cioè, il centrodestra sta introducendo nuove tasse sulla casa: siamo veramente al paradosso.

E sapete anche voi che questo decreto Energia è insufficiente, un po' come lo è il fantomatico Piano Mattei per l'Africa, che sbandierate da tempo ma che nessuno ha letto e che, per quello che vediamo noi - perché non c'è - sembra un vuoto tentativo di scambio tra gas, petrolio e migranti. Siccome, però, questo decreto è ancora più ridicolo, a fronte della manovra misera che avete varato, avete bisogno di votare l'ennesima fiducia.

Ma io mi chiedo e chiedo a questa maggioranza e a questo Governo: a voi sembra normale che siete arrivati a 33 voti di fiducia in poco più di un anno? Ma perché? Perché così tante? Allora, mi sono data una risposta: voi siete costretti ad andare a colpi di fiducia perché dovete mandare giù un rospo dopo l'altro (ed è faticoso!), dovete ingoiare un tradimento dopo l'altro (sì, è molto faticoso), e sapete benissimo che siete anche divisi al vostro interno; e ci credo: state facendo il contrario di quello che avete promesso.

Però - Presidente, tramite lei lo dico alla maggioranza - non crediate che, giustificandovi con un voto di fiducia, siete meno irresponsabili del vostro via libera a questo decreto, che è una pugnalata, perché questo è. È una pugnalata agli italiani che faticano ad arrivare a fine mese, è una pugnalata a quelle famiglie che avrebbero diritto a degli aiuti che voi state negando, è una pugnalata a quelle imprese che continuano a dare posti di lavoro e non ricevono nulla da voi, è una pugnalata a quei commercianti che ogni mattina tirano su la serranda facendo fatica e magari hanno anche creduto in voi.

Allora, Presidente, vado a chiudere. Avevamo iniziato con “c'era una volta”. Ebbene, di solito “c'era una volta” è associato alle favole. In questo caso, invece, siamo alla farsa, se non alla tragedia. Di solito “c'era una volta” finisce con “vissero felici e contenti”. In questo caso il finale è “vissero poveri e tassati”.

Vede, Presidente, l'Italia non merita di essere guidata dalla regina delle piroette, i cittadini italiani non meritano il Governo dell'incoerenza e della truffa elettorale. Gli italiani meritano molto, molto di più, soprattutto in un momento difficile come questo. È per questo motivo che annuncio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Saluto una delegazione di studentesse, studenti e docenti del liceo statale Sandro Pertini, di Genova, che partecipano oggi alla giornata di formazione a Montecitorio e che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare la deputata Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Io ovviamente do una lettura completamente diversa di questo decreto-legge. È un provvedimento che aiuta e non pugnala i cittadini deboli o chi ha bisogno di un aiuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), di un aiuto per pagare le bollette o di un aiuto per arrivare a fine mese.

Stiamo affrontando una crisi energetica sempre più acuta da un anno e mezzo, da quando è iniziato anche il conflitto tra la Russia e l'Ucraina che ha fatto impennare le quotazioni di energia, e soprattutto del gas. Dunque, noi dobbiamo aiutare gli italiani, lo stiamo facendo e continuiamo a farlo: continuiamo a farlo in un modo convinto e in un modo anche tangibile. Non si tratta di piccoli interventi ma di risposte puntuali ai cittadini, che un po' in effetti se lo aspettano, perché quando noi deliberiamo una riduzione delle bollette per i nuclei familiari più disagiati, quelli che hanno un ISEE fino a 15.000 euro o hanno 4 figli e hanno un ISEE fino a 30.000 euro o hanno componenti in gravi condizioni di salute non li stiamo pugnalando, ma li stiamo aiutando ad arrivare a fine mese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Certo, non è una finanziaria, ma è un decreto-legge che serve, appunto, per affrontare un'emergenza relativa al trimestre, all'ultimo trimestre del 2023. Ci sarà, poi, la legge di bilancio per il 2024 e ci sono altri provvedimenti in corso.

Abbiamo previsto, inoltre, l'azzeramento degli oneri generali di sistema per il settore del gas naturale e la riduzione dell'IVA al 5 per cento sul gas (è una proroga rispetto addirittura al Governo precedente) ma anche - e questa è la novità del nostro Governo - sul teleriscaldamento e sull'energia termica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ciò perché mentre la riduzione dell'IVA ordinaria per il gas è del 10 per cento, ci tengo a sottolineare, invece, che per il teleriscaldamento e per l'energia termica, che sono meno impattanti sull'ambiente, l'IVA era prevista al 22 per cento. Quindi, grazie al Ministro Giorgetti e a questo Governo, siamo riusciti a intervenire evitando disparità di trattamento in base alle fonti energetiche, cosa assolutamente ingiustificata, e si è unificata l'agevolazione con l'IVA al 5 per cento. C'è stata pure una piccola proroga per permettere la trasparenza dei conteggi e perché ARERA possa arrivare a una rendicontazione annuale di tutti gli aiuti dati in materia di gas e di energia elettrica, proprio per capirne gli effetti e, quindi, per non sprecare i soldi ma per studiare come sono stati utilizzati e se questa era la soluzione migliore.

Dopodiché, c'è stato un incremento di 12 milioni di euro sul Fondo del bonus trasporti, un incremento che si aggiunge ai 100 già stanziati. Questo ci tengo a dirlo, perché qualcuno diceva: ma come, solo 12 milioni? No, 112 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Inoltre, c'è un altro incremento. Abbiamo incrementato il Fondo destinato alle borse di studio per aumentare la platea dei beneficiari, visto che vi erano molti studenti idonei - quindi meritevoli - ma non beneficiari degli aiuti regionali.

Ci sono state agevolazioni tariffarie sempre per il consumo di energia elettrica per quello che riguarda le imprese e su queste abbiamo voluto adeguarci a una rimodulazione complessiva alla normativa comunitaria, ma si vuole anche combattere il rischio di delocalizzazione.

Quindi, ci tengo a ricordarlo, la storica politica energetica del nostro Paese ci vede svantaggiati, molto svantaggiati rispetto ai Paesi europei, soprattutto a quelli confinanti, che beneficiano di prezzi dell'energia molto inferiori grazie al nucleare, in primis, ma anche ad accordi commerciali che permettono loro addirittura di rendersi cessionari, di vendere a noi l'energia elettrica, per cui è evidente che noi paghiamo un costo maggiore.

L'Italia, quindi, deve cambiare la sua politica energetica e questo Governo lo sta facendo, l'abbiamo detto varie volte. Ci spingiamo verso una maggiore autonomia energetica, sfruttando, implementando lo sfruttamento delle nostre risorse naturali, ma bisogna anche iniziare a pensare di creare nuove fonti, come il nucleare di ultima generazione. Il Ministro Salvini lo dice spesso e lo porta avanti, perché è l'unica possibilità che abbiamo per produrre energia a costi contenuti, un'energia sicura. E, poi, la spinta all'idroelettrico. L'idroelettrico fu alla base dello sviluppo industriale del nostro Paese, e qui devo dire, ancora, che le politiche del Ministro delle Infrastrutture a tutela delle dighe, a tutela dello sfruttamento dei bacini, ma anche la realizzazione di nuovi bacini, sono state molto importanti. Vogliamo utilizzare queste nuove infrastrutture idrauliche soprattutto per contenere gli effetti delle alluvioni, ma anche per prevenire e ovviare alle problematiche della siccità.

Questo rinnovamento, proprio dal punto di vista ideologico, lo abbiamo visto anche recentemente, ahimè: i recenti eventi tragici in Toscana e in Veneto hanno evidenziato i risultati di un diverso approccio relativo al contenimento e alla prevenzione delle conseguenze del cambiamento climatico. Questo intento - ci tengo a ribadirlo - è un ribaltone rispetto a quelle politiche energetiche che implicavano il passaggio, anzi, la sempre maggiore dipendenza dal gas russo, a partire dal Governo Monti in poi. L'unico grande emendamento che abbiamo approvato nella conversione in legge di questo decreto-legge è della Lega e prevede un'importante possibilità di pianificazione, a livello territoriale, a livello comunale, cioè di enti locali, di quelle che devono essere le politiche energetiche locali. In questo modo, è possibile, per i comuni, informarsi su quali siano le zone e i quartieri più energivori rispetto ad altri e, di conseguenza, sviluppare la pianificazione di merito. Ci sono, poi, stati aspetti fiscali, che sono stati illustrati dai colleghi: in primis, la possibilità di sanare le irregolarità, le piccole irregolarità, sulla trasmissione telematica dei corrispettivi e, quindi, aiutare i piccoli commercianti, dando loro fiducia, perché possano allinearsi se sono incorsi in qualche piccola inosservanza, irregolarità. Poi abbiamo inserito misure che hanno chiarito una norma della legge Marzano per il passaggio del complesso aziendale fra Alitalia e ITA. Si è prevista l'esclusione di Simest e SACE, che sono società italiane coinvolte nelle norme di rilancio della nostra economia fin dal momento post-pandemico, dai vincoli e dagli obblighi in materia di contenimento della spesa pubblica. Ma, soprattutto - e questa norma è molto importante anche per i nostri interventi -, si è data la possibilità di realizzare gli interventi dei PNRR e del Piano nazionale complementare utilizzando il Fondo per l'avvio delle opere indifferibili. In questo modo si è fronteggiato l'aumento del costo dei materiali senza dover cancellare progetti già vagliati.

Presidente, questo Governo si impegna ad aiutare le famiglie, ad aiutare le imprese, cercando di correggere le sperequazioni, anche sociali, derivanti dall'aumento dei costi energetici e dell'inflazione, mentre la sinistra va in piazza ad urlare slogan che dicono i giornali, da liceo. Noi andiamo nelle aule a spiegare i provvedimenti, incontriamo i cittadini e, invece, alcuni sindacati della sinistra vogliono bloccare il Paese per un giorno intero, con uno sciopero ideologico che non fa bene a nessuno. Noi lavoriamo, invece, per tutelare i lavoratori e i cittadini che ogni mattina si recano sul posto di lavoro. Lavoriamo, ma solo per gli altri, sembra dicano la CGIL e la UIL. E da queste sigle sindacali ci aspettiamo che non possano ignorare l'esistenza di norme che regolamentano gli scioperi e che hanno proprio lo scopo di permettere al Paese di andare avanti, assicurando i servizi essenziali e che questi venerdì di sciopero non siano solo una scusa per allungare il weekend (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). C'è, quindi, il chiaro intento del Governo di applicare sempre il principio di legalità, anche per l'esercizio del diritto costituzionale di sciopero, che ha, quindi, un perimetro normativo. Così ha rilevato l'Autorità garante, ma anche ha invocato il Ministro Salvini: non si dovrà occupare l'intera giornata del venerdì con uno sciopero. Questo, quindi, è il momento della responsabilità, di governare, rispettando l'articolo 81 della Costituzione, di aiutare le persone, aiutare le imprese, evitando che ci siano critiche ideologiche, nate solo da un livore politico. Del resto, gli aiuti vanno avanti. La legge di bilancio - lo ha detto ieri Bankitalia - permette al 75 per cento delle famiglie di avere un aiuto di circa 600 euro, mentre l'Istat conferma che il taglio del cuneo e la riforma Irpef comportano oltre 1.100 euro di beneficio per 12 milioni di famiglie. Fatti, numeri e azioni concrete. Per tutti questi motivi, con il sostegno e la fiducia del popolo e degli investitori, che oggi hanno esaurito e fatto chiudere in anticipo la collocazione dei bond da parte di CDP, dichiaro, a nome del gruppo Lega, il voto favorevole al Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, vorrei soffermarmi sul merito della fiducia richiesta da questo Governo. Il ricorso crescente alla decretazione d'urgenza e, com'è noto, una tendenza in atto dalle ultime legislature, anche con Governi a maggioranze diverse. A parziale giustificazione, va ricordato che hanno dovuto agire in una situazione di emergenza dovuta alla pandemia, ma questo Governo, che si vanta di essere un Governo politico e che dispone di una solida, in apparenza, maggioranza, ha già battuto ogni record nell'uso e abuso dei decreti e della fiducia. I guasti alla corretta vita parlamentare e alla coerenza con il dettato costituzionale, già noti, si stanno ulteriormente ampliando, perché si accentua un monocameralismo di fatto e alternato, nel quale la possibilità di emendare un testo di un decreto-legge in sede di conversione è riservata a una sola delle due Camere, e perché troppo spesso i decreti presentano contenuti assemblati, senza coerenza e pertinenza - come avviene anche in questo caso - e con l'aggiunta della confluenza del testo di un decreto in un altro decreto. In verità, noi riteniamo che questo assiduo ricorso alla decretazione d'urgenza risponda alla necessità di superare o evitare divisioni in questa maggioranza con l'uso complementare della richiesta della questione di fiducia e corrisponda a un'idea del rapporto tra Governo e Parlamento che mira a spostare l'equilibrio dei poteri a favore dell'Esecutivo, come dimostra con chiarezza l'invito-ordine - tra virgolette - a non presentare emendamenti alla legge di bilancio e il lancio della proposta di premierato nelle modalità annunciate nei media.

La fiducia, se abusata come sta avvenendo, mette il singolo parlamentare, com'è noto, e non solo i relativi gruppi, nella condizione di sollevare un conflitto di attribuzioni presso la Consulta per manifesta violazione delle prerogative, anche dei singoli parlamentari. E vale ricordare qui i richiami del Presidente della Repubblica e le sentenze della Corte costituzionale, che già sono da tempo inascoltati. Ma voglio sottolineare perché, a mio avviso, questa maggioranza e questo Governo sono particolarmente sordi a questi precedenti e a questi argomenti: perché l'idea da raggiungere, anche tentando la strada dei plebisciti referendari, è quella di negare la necessità di rafforzare la democrazia liberale, ma di affermare una democrazia affidata all'imperio della maggioranza.

Come gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, non staremo a guardare questa deriva e questa direzione autoritaria. Siamo pronti a ricorrere a tutti gli strumenti parlamentari per reagire a questo attacco alle prerogative del Parlamento e per rispondere a un'idea di democrazia molto simile alla democratura in atto in Ungheria e in Polonia, in quest'ultimo Paese per fortuna fino a poco fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

La fiducia a questo Governo non sarebbe una cosa seria, perché non è seria, non è vera la volontà di confronto. Lo dimostra il percorso per la legge di bilancio. Lo dimostra il fatto che già ci si prepara a un referendum, relegando il dibattito parlamentare a un passaggio obbligato. E poi, quale fiducia si può avere in un Governo che nega tutte le promesse fatte in campagna elettorale e, per non ammetterlo, si limita a cavalcare il contingente, senza una visione, senza una proposta strutturale di medio e lungo periodo, nella quale affrontare i problemi di fondo, quelli del debito, quelli della crescita, quelli del sostegno adeguato ai lavoratori, ai pensionati e alle imprese?

Il Presidente del Consiglio, rivolgendosi ai lavoratori autonomi, ha affermato, di recente, che “il Governo combatte l'evasione fiscale e non quella presunta”, questo mentre i dati dell'Istat e del MEF riportano che l'evasione fiscale dell'Irpef e dell'IVA raggiungono, rispettivamente, i 28,2 miliardi per mancati versamenti Irpef e i 22,8 miliardi per l'IVA, e che, dunque, altri settori di lavoro nero sono presenti nel nostro Paese.

Un Governo rispettoso dei fatti e dei problemi degli italiani dovrebbe dire: attenzione, oltre al non rispetto della legalità, c'è una grande concorrenza sleale, presente anche nel lavoro autonomo. Ci sono persone che, mentre voi pagate le tasse, le evadono. Certo, il lavoratore autonomo non evade per nascita. Ma i Governi di centrodestra, e ora di destra, per rincorrere un consenso elettorale immediato e nocivo per l'etica pubblica del Paese e per le entrate complessive, non combattono sul serio l'evasione fiscale, non combattono per sviluppare davvero una leale concorrenza nel mercato del lavoro e nel mondo del lavoro autonomo, ma per navigare in un sistema corporativo che colpisce l'interesse generale e che divide il mondo stesso del lavoro.

Anche in questo decreto, in specifico all'articolo 4, si introduce una sanatoria sugli scontrini per chi non li ha fatti. Anche in questo caso, cosa direte a quelli che gli scontrini, invece, li hanno fatti? Qual è il messaggio: non siete nati evasori, ma vi veniamo incontro, se lo diventate?

Oggi che chiedete l'ennesima fiducia e che cercate di umiliare le opposizioni, privandole della possibilità di presentare emendamenti, voglio dire con chiarezza che il vostro disegno ci è noto e che agiremo per renderlo sempre più chiaro agli italiani. Voi pensate che sia giusto spostare sull'Esecutivo l'approvazione di fatto delle leggi e che le Camere dovrebbero avere sempre più un ruolo notarile, di registrazione delle scelte dell'Esecutivo, e per questo siete indifferenti all'abuso dei decreti-legge. Oggi vi accanite contro i sindacati, perché scioperano contro le vostre scelte. Con i partiti dell'opposizione, anche i sindacati intralciano il vostro disegno.

Noi non voteremo la fiducia a questo Governo, mentre aumenta nel Paese il discredito rispetto alle vostre promesse, alle vostre scelte di bilancio e alla vostra politica fiscale. Si può arrivare a diminuire il ricorso al voto di fiducia e ai decreti-legge. Come? Con maggiore rispetto del Parlamento, attraverso la sfiducia costruttiva, non limitata alle forze di maggioranza. Oppure, si può spostare il baricentro sull'Esecutivo, a danno, di fatto, delle prerogative costituzionali del Parlamento: questa noi riteniamo sia la vostra scelta. Votiamo “no” perché rispettiamo la Costituzione. Votiamo “no” perché rispettiamo i lavoratori, le libere associazioni e il loro diritto di lottare e rivendicare. Votiamo “no” perché un'alternativa c'è al vostro Governo, e sta crescendo nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Testa. Ne ha facoltà.

GUERINO TESTA (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio a lei, al rappresentante del Governo, il Sottosegretario Lucia Albano, e agli onorevoli colleghi. Il Governo ha giustamente posto la questione di fiducia, considerando la ristrettezza dei tempi, su questo testo, perché questo testo rientra sicuramente in uno dei provvedimenti d'urgenza adottati dall'Esecutivo al fine di sostenere le famiglie e le imprese italiane per fronteggiare le gravissime conseguenze socioeconomiche derivanti dal conflitto bellico in Ucraina, iniziato nel febbraio 2022, a cui, purtroppo, si è aggiunto uno ulteriore, quello del Medio Oriente. Gli effetti sul caro energia hanno avuto conseguenze nefaste su ognuno di noi. Forse qualcuno, all'interno di quest'Aula autorevole, dimentica lo scenario italiano, europeo e mondiale, sul quale dobbiamo confrontarci ogni giorno: il rallentamento dell'economia, l'aumento dell'inflazione, a cui si sono aggiunte le decisioni molto discutibili della BCE, i continui rialzi dei tassi di interesse che hanno depresso la domanda interna, peggiorando, come ho detto in precedenza, lo scenario italiano, ma direi mondiale. Tutto questo dev'essere ogni giorno fronteggiato dal Governo Meloni.

Io, caro Presidente, sono molto d'accordo con quello che la collega Appendino ha poc'anzi detto, quando ha sostenuto che c'è da piangere e poco da ridere. Basta pensare, infatti, alle scellerate misure introdotte nella scorsa legislatura dai precedenti Governi: ad esempio, il reddito di cittadinanza, introdotto nel 2019 come azione simbolo del Governo a guida MoVimento 5 Stelle e costato circa 30 miliardi di euro, o il tema del superbonus, una legge scritta male e applicata peggio, che ha reso possibili altrettante truffe e messo in difficoltà le imprese e i conti dello Stato, con un buco di oltre 140 miliardi di euro, 170 miliardi di euro di debito pubblico provocato dai precedenti Governi. A tutto questo, il Governo Meloni sta lavorando e sta cercando di tenere in alto e in rotta la nave Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Io mi sono limitato solamente a fare questi due esempi, che hanno condizionato fortemente in negativo le prospettive dell'Italia e che hanno peggiorato il quadro, anche a causa delle politiche restrittive perseguite dalle maggiori banche centrali. Il Governo Meloni, però, cosa ha fatto? Si è rimboccato responsabilmente le maniche, si è immediatamente messo al lavoro dal primo giorno della legislatura, introducendo una pluralità di interventi a sostegno del tessuto socioeconomico del Paese, delle famiglie e della natalità, delle imprese, come dimostra, ad esempio, il taglio del cuneo fiscale: molti lo hanno detto in precedenza, il Governo Meloni lo ha fatto.

E voglio anche constatare come il Presidente Meloni finalmente guidi un Governo politico che si assume le responsabilità delle scelte, un Governo politico che per troppi anni è mancato in Italia. Dal primo momento il Governo Meloni si è occupato di prendere decisioni importanti. Abbiamo affrontato il caro energia, che rischiava di mettere in ginocchio le imprese e le famiglie: un tema sul quale il Consiglio dei ministri, approvando quest'ultimo decreto-legge, è intervenuto per il quarto trimestre dell'anno in corso, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2023, per mitigare gli aumenti delle bollette e il prezzo del carburante, stanziando circa 1 miliardo e 300 milioni di euro con il bonus carburante e rifinanziando anche il bonus trasporti.

Il provvedimento in materia di energia al nostro esame si pone principalmente due obiettivi principali: da un lato, dare risposte rapide a problematiche emergenziali e urgenti in favore dei cittadini e delle attività economiche, problematiche alle quali il Governo non poteva sottrarsi e, infatti, non si è sottratto; dall'altro, tentare di riportare un equilibrio e una giustizia sociale, tema a noi molto caro, rispetto ai fenomeni economici che si sono manifestati negli ultimi tempi.

E proprio in materia di giustizia sociale, cari colleghi - e mi riferisco ai servizi di tutela per la fornitura di energia elettrica e gas naturale attraverso condizioni contrattuali economiche e di prezzo destinate ai clienti domestici -, il Governo, grazie ai Ministri Fitto e Pichetto Fratin, sta verificando in queste ore ogni strada percorribile per intervenire nuovamente attraverso misure di proroga, nel rispetto dei vincoli europei per la prosecuzione del regime di tutela. Pertanto, consiglierei a tutti i colleghi, specialmente a quelli dell'opposizione, anche su questo argomento, come su altri di politica energetica ed economica, di smetterla di fare gli esperti perché, quando hanno avuto responsabilità e modo di occuparsene, hanno fatto un pasticcio di portata epocale. Potrei continuare per ore parlando anche dell'autorevolezza riacquisita dell'Italia grazie al Presidente Meloni a livello internazionale, ma mi fermo qui. Voglio dire ai colleghi di non sfidarci sui risultati di questo primo anno, perché non abbiamo paura del confronto che ci vede assolutamente vincenti. La solidità del sistema economico italiano è strettamente legata alla solidità politica del Governo Meloni e, di questo, ne sono testimonianza i recenti giudizi espressi dalle agenzie di rating; non lo dice il sottoscritto, ma lo dicono tutte le agenzie di rating che hanno confermato il loro giudizio, indicando prospettive stabili per il nostro Paese, un segnale della correttezza, della serietà e della lungimiranza delle scelte compiute anche in quest'ultima legge di bilancio.

Con questo provvedimento, ci schieriamo al fianco dei cittadini, ancora una volta, per tutelarli dalle speculazioni e sostenendo la domanda. Il provvedimento rifinanzia, con ulteriori 100 miliardi di euro per il 2023, la Carta “Dedicata a te” per i nuclei familiari con almeno tre componenti e ISEE fino a 15.000 euro, che potrà essere utilizzata anche per l'acquisto del carburante, cosa molto importante e rifinanzia il bonus trasporto, rivolto alle famiglie, agli studenti e ai lavoratori a basso reddito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), un contributo fino a 60 euro per l'acquisto di abbonamenti per il trasporto locale, regionale, interregionale e per il trasporto nazionale. È stata riconfermata la riduzione dell'IVA per le somministrazioni di gas metano per usi sia civili sia industriali. È stato prorogato anche l'azzeramento degli oneri di sistema per il settore del gas e l'aliquota IVA ridotta al 5 per cento per il teleriscaldamento e per l'energia prodotta con il gas metano.

Come dicevo prima, Presidente - e vado verso la conclusione -, gli scenari geoeconomici internazionali e i conflitti bellici che sono in corso in Europa hanno determinato, tra l'altro, la crisi energetica e l'aggravarsi del fenomeno migratorio, che ha colpito profondamente il nostro Paese. Tutto ciò richiede grande fermezza e grande responsabilità.

A un anno dalla data di entrata in carica del Governo Meloni e in relazione alle esigue risorse economiche disponibili per finanziare esigenze indifferibili per l'economia del Paese, va dato atto del grande lavoro instancabile svolto dal nostro Presidente, Giorgia Meloni, dalle qualità umane e politiche eccezionali, che sta riuscendo a tenere il timone dritto in questo momento di mare in burrasca.

Onorevoli colleghi, quando assistiamo alla chiamata alle armi nelle piazze da parte dell'opposizione, e in particolare della sinistra, capace un tempo di mobilitare milioni di persone, che disapprova a prescindere qualsiasi - ripeto: qualsiasi - misura approvata dal Governo Meloni, che usa la principale arma propagandistica, ovvero la riforma del Premier elettivo, contrastandola con lo spauracchio autoritario, ebbene, cari colleghi dell'opposizione, c'è davvero da rimanere senza parole.

Avremmo voluto, non soltanto noi della maggioranza, ma il Paese intero, forze dell'opposizione più responsabili, capaci di essere vicini al Governo della propria Nazione, sostenendolo, o anche criticandolo magari, ma in maniera costruttiva e propositiva, non screditandolo in qualsiasi maniera, specie nelle sedi internazionali, e, invece, non solo non avete un progetto alternativo, ma siete in disaccordo praticamente su tutto.

Mi avvio alle conclusioni. Noi abbiamo un'idea molto chiara della strategia da seguire, come ha detto il Premier Meloni da quando ha assunto la responsabilità di Governo. Il monito che credo sia più importante e che ciascuno di noi dovrebbe rammentare è solo uno: tornare a crescere per far tornare grande l'Italia. Continueremo ad affiancare con convinzione il Governo e il Presidente Giorgia Meloni per rendere ancora più concreta la politica che sta portando avanti, fatta di meno tasse e di più interventi a favore dell'economia reale, delle famiglie e delle piccole e medie imprese.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GUERINO TESTA (FDI). In conclusione, veramente, siamo convinti che il Paese, o per meglio dire, la squadra Italia, saprà reagire e, se lo farà, anche grazie all'opposizione, farà fino in fondo la sua parte.

Chiudo, caro Presidente, usando lei per dire allo stimato collega Bonelli che non ci vergogniamo: non rubiamo il futuro agli italiani, anzi siamo molto orgogliosi - e lo dico con convinzione - di fare ogni giorno gli interessi degli italiani e di fare quello che abbiamo detto in campagna elettorale, che ogni giorno facciamo al fianco dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 16, sospendo la seduta fino a tale ora. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1437-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri.

La chiama avrà quindi inizio dalla deputata Gadda.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 17)

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti: ………………….. 327

Votanti: …………………... 323

Astenuti: …………………… 4

Maggioranza: …………..... 162

Hanno risposto : ……….. 193

Hanno risposto no: ……… 130

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Albano Lucia

Almici Cristina

Ambrosi Alessia

Amich Enzo

Amorese Alessandro

Andreuzza Giorgia

Antoniozzi Alfredo

Bagnasco Roberto

Baldelli Antonio

Barabotti Andrea

Barelli Paolo

Battilocchio Alessandro

Battistoni Francesco

Bellomo Davide

Bellucci Maria Teresa

Benigni Stefano

Benvenuti Gostoli Stefano Maria

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Davide

Bicchielli Pino

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Bisa Ingrid

Bof Gianangelo

Bordonali Simona

Buonguerrieri Alice

Caiata Salvatore

Calovini Giangiacomo

Candiani Stefano

Cangiano Gerolamo

Cannata Giovanni Luca

Caparvi Virginio

Cappellacci Ugo

Caramanna Gianluca

Caretta Maria Cristina

Carloni Mirco

Caroppo Andrea

Carra' Anastasio

Casasco Maurizio

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cavo Ilaria

Cecchetti Fabrizio

Centemero Giulio

Cerreto Marco

Cesa Lorenzo

Chiesa Paola Maria

Ciaburro Monica

Ciancitto Francesco Maria Salvatore

Ciocchetti Luciano

Cirielli Edmondo

Coin Dimitri

Colombo Beatriz

Colosimo Chiara

Colucci Alessandro

Comba Fabrizio

Congedo Saverio

Coppo Marcello

Cortelazzo Piergiorgio

Crippa Andrea

Dalla Chiesa Rita

D'Attis Mauro

De Bertoldi Andrea

De Corato Riccardo

De Palma Vito

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Giuseppe Andrea

Di Maggio Grazia

Di Mattina Salvatore Marcello

Dondi Daniela

Donzelli Giovanni

Ferrante Tullio

Filini Francesco

Formentini Paolo

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Frijia Maria Grazia

Furgiuele Domenico

Gardini Elisabetta

Gatta Giandiego

Gava Vannia

Gemmato Marcello

Giagoni Dario

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Antonio

Giorgianni Carmen Letizia

Giovine Silvio

Iaia Dario

Iezzi Igor

Kelany Sara

La Porta Chiara

La Salandra Giandonato

Lampis Gianni

Lancellotta Elisabetta Christiana

Lazzarini Arianna

Leo Maurizio

Loizzo Simona

Longi Eliana

Loperfido Emanuele

Lucaselli Ylenja

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maccari Carlo

Maerna Novo Umberto

Maiorano Giovanni

Malagola Lorenzo

Malaguti Mauro

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Marchetti Riccardo Augusto

Marchetto Aliprandi Marina

Mascaretti Andrea

Maschio Ciro

Matera Mariangela

Matone Simonetta

Matteoni Nicole

Maullu Stefano Giovanni

Mazzetti Erica

Messina Manlio

Michelotti Francesco

Miele Giovanna

Milani Massimo

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Montaruli Augusta

Morgante Maddalena

Morrone Jacopo

Mura Francesco

Nevi Raffaele

Nisini Tiziana

Osnato Marco

Ottaviani Nicola

Padovani Marco

Pagano Nazario

Palombi Alessandro

Panizzut Massimiliano

Patriarca Annarita

Pellicini Andrea

Perissa Marco

Pichetto Fratin Gilberto

Pierro Attilio

Pietrella Fabio

Pisano Calogero

Pittalis Pietro

Pizzimenti Graziano

Polidori Catia

Polo Barbara

Pozzolo Emanuele

Pretto Erik Umberto

Pulciani Paolo

Raimondo Carmine Fabio

Ravetto Laura

Rixi Edoardo

Roccella Eugenia

Romano Francesco Saverio

Roscani Fabio

Rossi Fabrizio

Rosso Matteo

Rotondi Gianfranco

Rubano Francesco Maria

Ruspandini Massimo

Russo Gaetana

Russo Paolo Emilio

Saccani Jotti Gloria

Sala Fabrizio

Sasso Rossano

Sbardella Luca

Schiano Di Visconti Michele

Schifone Marta

Semenzato Martina

Siracusano Matilde

Squeri Luca

Stefani Alberto

Tassinari Rosaria

Tenerini Chiara

Testa Guerino

Tirelli Franco

Toccalini Luca

Tosi Flavio

Trancassini Paolo

Tremaglia Andrea

Tremonti Giulio

Urzi' Alessandro

Varchi Maria Carolina

Vietri Imma

Vinci Gianluca

Volpi Andrea

Zinzi Gianpiero

Zoffili Eugenio

Zucconi Riccardo

Zurzolo Immacolata

Hanno risposto no:

Aiello Davide

Alifano Enrica

Amato Gaetano

Amendola Vincenzo

Appendino Chiara

Auriemma Carmela

Bakkali Ouidad

Barbagallo Anthony Emanuele

Barzotti Valentina

Benzoni Fabrizio

Berruto Mauro

Boldrini Laura

Bonafe' Simona

Bonelli Angelo

Bonetti Elena

Bonifazi Francesco

Braga Chiara

Bruno Raffaele

Cafiero De Raho Federico

Cantone Luciano

Cappelletti Enrico

Caramiello Alessandro

Carmina Ida

Carotenuto Dario

Caso Antonio

Castiglione Giuseppe

Casu Andrea

Cherchi Susanna

Ciani Paolo

Colucci Alfonso

Conte Giuseppe

Cuperlo Gianni

Curti Augusto

D'Alessio Antonio

D'Alfonso Luciano

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Micheli Paola

De Monte Isabella

Del Barba Mauro

Dell'Olio Gianmauro

Di Biase Michela

Di Sanzo Christian Diego

Dori Devis

D'Orso Valentina

Evi Eleonora

Faraone Davide

Fassino Piero

Fede Giorgio

Fenu Emiliano

Fontana Ilaria

Forattini Antonella

Fornaro Federico

Fossi Emiliano

Fratoianni Nicola

Furfaro Marco

Gadda Maria Chiara

Gallo Francesco

Ghio Valentina

Ghirra Francesca

Giachetti Roberto

Gianassi Federico

Girelli Gian Antonio

Giuliano Carla

Gnassi Andrea

Graziano Stefano

Grimaldi Marco

Grippo Valentina

Gruppioni Naike

Gubitosa Michele

Guerra Maria Cecilia

Iacono Giovanna

Iaria Antonino

L'Abbate Patty

Lai Silvio

Laus Mauro Antonio Donato

Lomuti Arnaldo

Lovecchio Giorgio

Madia Maria Anna

Malavasi Ilenia

Mancini Claudio

Manzi Irene

Mari Francesco

Marino Maria Stefania

Mauri Matteo

Merola Virginio

Morassut Roberto

Morfino Daniela

Onori Federica

Orfini Matteo

Orrico Anna Laura

Pagano Ubaldo

Pavanelli Emma

Pellegrini Marco

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Penza Pasqualino

Piccolotti Elisabetta

Porta Fabio

Provenzano Giuseppe

Quartapelle Procopio Lia

Quartini Andrea

Raffa Angela

Ricciardi Marianna

Ricciardi Riccardo

Ricciardi Toni

Richetti Matteo

Roggiani Silvia

Rossi Andrea

Ruffino Daniela

Santillo Agostino

Sarracino Marco

Scarpa Rachele

Schlein Elly

Scotto Arturo

Scutella' Elisa

Serracchiani Debora

Silvestri Francesco

Simiani Marco

Sottanelli Giulio Cesare

Soumahoro Aboubakar

Speranza Roberto

Stefanazzi Claudio Michele

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Traversi Roberto

Tucci Riccardo

Vaccari Stefano

Zan Alessandro

Zanella Luana

Zingaretti Nicola

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Manes Franco

Schullian Manfred

Steger Dieter

Sono in missione:

Ascani Anna

Bagnai Alberto

Baldino Vittoria

Bitonci Massimo

Brambilla Michela Vittoria

Care' Nicola

Costa Enrico

Costa Sergio

Ferro Wanda

Fitto Raffaele

Freni Federico

Giorgetti Giancarlo

Gribaudo Chiara

Guerini Lorenzo

Gusmeroli Alberto Luigi

Letta Enrico

Lollobrigida Francesco

Magi Riccardo

Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo

Mazzi Gianmarco

Meloni Giorgia

Minardo Antonino

Molteni Nicola

Mule' Giorgio

Nordio Carlo

Orlando Andrea

Orsini Andrea

Pastorella Giulia

Prisco Emanuele

Rampelli Fabio

Rizzetto Walter

Rosato Ettore

Rossi Angelo

Rotelli Mauro

Scerra Filippo

Sportiello Gilda

Tajani Antonio

Zaratti Filiberto

PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo tenutasi nella giornata di ieri, passiamo ora alla commemorazione dell'anniversario della strage di Nassiriya.

Sospendiamo, quindi, l'esame del provvedimento, che riprenderà con l'esame degli ordini del giorno, al termine di tale commemorazione.

Commemorazione dell'anniversario della strage di Nassiriya.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, il 12 novembre 2003, a Nassiriya, nell'Iraq meridionale, un vile attentato terroristico costò la vita a 28 persone, di cui ben 19 nostri connazionali, militari e civili. Un camion imbottito di esplosivo fu fatto saltare in aria davanti all'ingresso della sede dell'Unità specializzata multinazionale dell'Arma dei carabinieri, dove gli italiani si erano stabiliti per svolgere un'importante missione di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite. L'operazione, denominata Antica Babilonia, intendeva contribuire, in coordinamento con le forze e gli uomini di altre Nazioni, alla stabilizzazione di una regione, la cui popolazione usciva da una dittatura ed era sottoposta alle scorribande di gruppi terroristici.

L'attentato colpì profondamente le coscienze di tutti gli italiani, riempiendo il loro cuore di commozione e cordoglio. La risposta del nostro popolo fu compatta nell'unirsi senza distinguo intorno alle istituzioni.

A vent'anni da quel drammatico giorno, rinnoviamo l'impegno per la difesa della pace che ha sempre caratterizzato il nostro Paese, nella consapevolezza che non possono esserci prosperità e pace dove la libertà è minacciata dal terrorismo e dall'oppressione.

Con questo spirito è stata deposta oggi, nell'aula della IV Commissione (Difesa) della Camera dei deputati, una targa in onore dei 19 italiani caduti nella strage di Nassiriya. È con questi sentimenti che, nel ventesimo anniversario di quell'attentato, onoriamo il sacrificio dei martiri di Nassiriya, stringendoci attorno alle loro famiglie e ai loro cari. Invito ora l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio in loro memoria (l'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Prolungati applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

MANLIO MESSINA (FDI). Grazie, Presidente. Non le nascondo la mia profonda emozione di quest'oggi per due ragioni in particolar modo. La prima: ricordo, come fosse ieri, quel tragico 12 novembre 2003, perché ricade quel giorno il mio compleanno e quel giorno compivo 30 anni; furono chiaramente giorni difficili e complicati. Un ricordo altrettanto difficile e complicato è quello del 12 novembre anche per la profonda amicizia che mi lega al figlio di uno degli eroi, il vice brigadiere Intravaia Marco. Venti anni fa, alle 8,40 del 12 novembre 2003 uno squarcio improvviso provò a ferire la coscienza nazionale: un'autocisterna carica di esplosivo scoppiò al posto di blocco della base dei Carabinieri di Nassiriya, in Iraq.

L'attacco kamikaze causò la morte di 28 persone, tra cui 19 italiani, di cui 12 carabinieri, 5 militari dell'esercito e due civili e, a vent'anni di distanza, sentiamo come un dovere civile commemorare il sacrificio eroico di chi, nel nome dell'Italia, era in missione all'estero per garantire pace, sicurezza e difendere un'intera area dall'instabilità causata dal terrorismo. La strage di Nassiriya rappresenta una ferita per la storia della nostra Nazione che nessuno potrà cancellare dalla memoria comunitaria. Eppure, anche le ferite più drammatiche aiutano a rafforzare l'anima e l'indole di una Nazione ed è nostro obbligo morale ed etico onorare tutti coloro che hanno compiuto il proprio dovere, quindi Nassiriya, ma quanti sono morti nel tentativo di salvaguardare la libertà contro ogni terrorismo e hanno compiuto questo dovere pagando il prezzo più alto, sacrificando la propria vita, in favore di qualcosa di immenso, eterno ed indelebile. Si può essere portati a credere che una ferita come la strage di Nassiriya sia difficile da rimarginare nella coscienza nazionale. Noi, come Fratelli d'Italia, siamo sicuri che il modo migliore per lenire un trauma così forte sia proprio rendere omaggio a questi servitori ed eroi che hanno combattuto per la libertà dei popoli (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e in nome di quei valori che sono alla base della Carta delle Nazioni Unite.

Se oggi, Presidente, l'Italia li considera eroi - e non solo l'Italia - non è per la morte a causa di un'autobotte imbottita di centinaia di chili di tritolo, ma perché hanno compiuto fino in fondo il loro dovere, pur sapendo che rischiavano di andare incontro alla morte, certi di poter morire da un momento all'altro. Questo, Presidente, è quanto è emerso dall'indagine che è stata fatta: questi eroi sapevano quello che stava accadendo e quello che poteva accadere e, nonostante questo, sono rimasti lì a difendere la libertà, a difendere la Patria, a difendere tutto quello in cui abbiamo creduto e in cui continuiamo a credere (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) anche grazie a loro. Conoscevano questo pericolo e hanno continuato a difendere l'Occidente dalla minaccia del terrorismo e i valori costituzionali fino al sacrificio estremo. Non hanno chiesto il rimpatrio; sono rimasti lì a onorare la libertà e la Patria.

La sola maniera per non lasciare spazio alla paura che il terrorismo, soprattutto quello derivante dalla radicalizzazione islamica, vuole imporre a livello globale è proprio ricordare e onorare ogni anno quegli italiani che hanno rappresentato, nel senso più alto, la nostra Nazione all'estero. Attualmente, sono 35 le missioni in corso che vedono impegnati 7.000 militari, figli nostri, figli di questa Patria. Ai nostri uomini e alle nostre donne in divisa devono giungere la totale stima e la più profonda ammirazione di Fratelli d'Italia, delle istituzioni e anche di ogni italiano, nella certezza che la nostra Nazione sia rappresentata con onore e fedeltà ogni giorno.

A poca distanza da quest'Aula giace all'Altare della Patria la simbolica salma del Milite ignoto e ci sentiamo di riprendere, adattandole ai caduti di Nassiriya, le parole delle motivazioni con cui venne concessa la medaglia d'oro: degni figli di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistettero inflessibili nelle trincee più contese, prodigarono il loro coraggio nella più cruenta battaglia e caddero combattendo senz'altro premio sperare che la grandezza della Patria. È per questo valoroso coraggio, Presidente, che riteniamo che questi valorosi militari meritino la medaglia d'oro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) al valor militare alla memoria.

Si è parlato tanto in questi giorni proprio di questa motivazione. La strage di Nassiriya unì l'Italia, consentì a ogni italiano di riscoprire un senso di orgoglio e di appartenenza a un'unica patria. Noi, per questo motivo, come Fratelli d'Italia, Presidente, presenteremo una mozione che andrà proprio in questa direzione, di poter consegnare la medaglia d'oro, e sposeremo tutte quelle iniziative che andranno in questa direzione, perché è il miglior modo per onorare Nassiriya e tutti i morti per la nostra Patria (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, ricordiamo oggi, venti anni dopo, quel tragico giorno, il 12 novembre 2003, quando a Nassiriya, in un barbaro attentato, persero la vita 28 persone. Fra loro - è stato ricordato - 19 italiani, 17 militari della missione di pace in Iraq e 2 civili. Ai familiari dei caduti di Nassiriya vanno l'abbraccio e la riconoscenza di tutto il gruppo Partito Democratico, familiari che erano oggi con noi quando è stata scoperta la targa nella sala della Commissione difesa e che in questi vent'anni non hanno mai smesso di impegnarsi per mantenere viva la memoria dei loro caduti. Voglio dire che la richiesta che hanno fatto per il riconoscimento della medaglia d'oro al valor militare a quei caduti credo possa e debba unire tutta questa Camera. Il 12 novembre è diventata la Giornata della memoria per tutti i caduti militari e civili nelle missioni di pace.

Come tanti, ricordo bene quel giorno di vent'anni fa, il dolore che ha unito tutto il Paese, al di là di un dibattito pubblico che vedeva in campo anche posizioni diverse rispetto a come agire nel contesto iracheno. Un dolore che è importante rinnovare oggi, che non viene meno con il passare del tempo e si unisce alla riconoscenza verso le donne e gli uomini in divisa che, con il loro servizio, difendono la sicurezza dell'Italia e mettono a rischio la vita in tanti luoghi del mondo per promuovere la pace e sostenere concretamente la soluzione dei conflitti.

Il ricordo di chi ha sacrificato la vita a Nassiriya ci richiama più che mai l'attualità. In questo momento, tante sono le missioni che vedono impegnati i nostri militari all'estero, in situazioni spesso molto critiche. Pensiamo solo, ad esempio, a chi è impegnato nel contesto del Libano, oggi più che mai esposto, dopo la barbara aggressione di Hamas ad Israele, ai venti di guerra che attraversano il Medio Oriente.

Riflettendo sull'oggi, voglio sottolineare due elementi. Il primo è che la difesa e la sicurezza del Paese sono strettamente legate a un impegno concreto per favorire soluzioni diplomatiche ai tanti conflitti che attraversano il pianeta. Ma c'è di più. La nostra Costituzione dice con chiarezza che l'Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Ebbene, questo straordinario principio di pace va costruito concretamente, e questo fanno i nostri militari quando sono impegnati nelle missioni di pace, questo facevano quegli eroi che sono stati assassinati a Nassiriya. Peraltro, è riconosciuta in modo diffuso una particolare capacità delle nostre Forze armate di agire nei luoghi di conflitto, sapendo costruire il dialogo con la popolazione civile ed unendo la presenza armata vera e propria con la difesa dei diritti umani, il rispetto e la comprensione reciproci. Non a caso, insieme ai militari ricordiamo oggi l'impegno e alcuni casi di sacrificio degli operatori delle ONG, dei volontari, di tutti gli italiani che agiscono nei luoghi di dolore e di conflitto. Il secondo tema, che ci viene anche dall'esperienza di quanto è accaduto in Iraq ed in Afghanistan, ci dice che dobbiamo sapere che la presenza militare sul terreno ha senso se si unisce a concreti percorsi politici di pace e al rispetto per le identità e le culture. È una riflessione che dobbiamo fare più che mai oggi, ad esempio se guardiamo a un possibile assetto a cui contribuire a livello internazionale in contesti come quello di Gaza. Certamente, almeno a mio avviso, è sempre più evidente che la pace passa per un assetto internazionale che torni a essere stabile, basato sul rispetto reciproco e sul ruolo, per tanti versi da reinventare, delle organizzazioni internazionali. A tutto questo l'Europa è chiamata a dare un contributo fondamentale.

La nostra stessa sicurezza, ma anche la stessa possibilità concreta di essere protagonisti di percorsi di pace, passa per la messa in campo di una politica di difesa comune europea. Credo che questo obiettivo vada perseguito con determinazione, anche prevedendo che un nucleo di Stati si muova da subito con forme di cooperazione rafforzata. L'Europa, il continente dove sono scoppiate le due guerre mondiali, ha trovato la via dell'unità non quando un popolo si è imposto sugli altri ma quando, prima di tutto nel nome della pace, siamo stati capaci di crescere insieme. Questo è l'esempio che l'Europa può e deve portare nel mondo, e penso che l'Italia, anche per l'esempio dei nostri militari impegnati all'estero, sia pronta più di altri a essere protagonista della concreta realizzazione di un percorso di questo genere. Il ricordo dei nostri militari che per la pace hanno sacrificato la vita e l'omaggio a chi oggi è impegnato nelle missioni di pace ci devono riempire, insieme, di orgoglio e di responsabilità. Noi, che ricopriamo responsabilità istituzionali, abbiamo il dovere di fare la nostra parte perché quel sacrificio e quell'impegno abbiano il sostegno di tutta la comunità nazionale e siano parte di una politica di pace e di promozione della stabilità e della soluzione non violenta dei conflitti realmente all'altezza delle sfide drammatiche che abbiamo di fronte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, come è stato già detto, il 12 novembre 2003 un camion blu, pieno di esplosivo, si scagliò verso la base Maestrale, in cui vi erano soldati, carabinieri italiani. I due uomini su questo mezzo fecero detonare l'esplosivo, fu investito poi anche il deposito di munizioni e in pochi secondi le Forze armate italiane subirono il più grave attentato, la più grave strage dal secondo conflitto mondiale in avanti: 28 vittime, civili iracheni, del territorio, e 19 italiani, di cui 12 carabinieri, 5 militari e 2 civili. Una strage che rimarrà indelebile nella memoria della nostra Nazione.

Oggi il nostro pensiero va ai familiari delle vittime, che sono anche in quest'Aula e che ringrazio per la loro presenza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Il pensiero va ai loro cari ma va a tanti ragazzi che oggi rappresentano la nostra Nazione negli altri scenari di guerra e che posso solo immaginare quale patema d'animo, quale emozione li abbia potuti cingere nel ventesimo anniversario della strage di Nassiriya. Coloro che sono morti ci hanno lasciato un'eredità attualissima, per questo vanno onorati. Erano in Iraq per portare un contributo di pacificazione a quel Paese e, dunque, sono morti per la pace e per la libertà. Vanno onorati e oggi, se la coscienza collettiva del nostro Paese si ritrova e si unisce verso quel ricordo, è perché lo meritano, lo meritano come segnale alle future generazioni.

Questo non è un atteggiamento patriottardo, ma si tratta semplicemente di voler ribadire ancora una volta con forza, dare forza al fatto che le missioni internazionali sono fondamentali per la sicurezza del nostro Paese, che non è un dato acquisito per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), ma va coltivato, va costruito, va mantenuto, giorno per giorno e, se necessario, uscendo dalle mura del nostro Paese e della nostra casa. Allora, onoriamo i martiri di Nassiriya come ha detto chi mi ha preceduto. È venuto il momento, signor Presidente, che si consegnino le medaglie d'oro al valor militare ai caduti di Nassiriya (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). A tal proposito, come Lega abbiamo presentato una proposta di legge che va in quella direzione - e ringrazio i componenti della Commissione difesa - che ha anche l'obiettivo di integrare il titolo della legge del 2009 con una dicitura che spieghi il perché è proprio il 12 novembre la data in cui si commemorano le vittime civili e militari delle missioni internazionali di pace: lo si fa perché il tutto è avvenuto con la strage di Nassiriya.

Signor Presidente, troppa è stata l'ipocrisia che negli ultimi anni ha fermato l'iter di diverse proposte di legge che andavano in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il mio auspicio, nel ventennale che oggi ricorre, è che sia questo Governo e che sia questa legislatura tutta a rinnovare il valore di una memoria condivisa, una memoria che sia un messaggio di pace in un momento così delicato per il mondo. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le nostre missioni sono sempre state di pace, specie nei teatri mediorientali dove siamo riusciti a fare del bene, dove abbiamo imparato a conoscere che c'è un Islam della pace, dove abbiamo compreso, per chi lo ha voluto comprendere, che i valori fondamentali del Corano cozzano con il radicalismo e cozzano con i valori del terrorismo. Se le popolazioni nei teatri più duri hanno saputo apprezzare l'umanità degli italiani vuol dire che c'è un perché e questo perché non va solo celebrato ma va onorato con fatti concreti ed è per questo che vi è la necessità di approvare una proposta di legge che va in quella direzione. Ed è per questa ragione che Nassiriya può diventare un momento di conciliazione nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, rappresentanti del Governo, sono passati vent'anni da quel tragico 12 novembre 2003 quando a Nassiriya, in Iraq, un'autocisterna imbottita di esplosivo forzò la nostra base Maestrale che era presidiata dai carabinieri. I due attentatori fecero esplodere una bomba e poi subito dopo esplose il deposito di munizioni. Morirono 19 nostri connazionali, di cui 17 militari, 2 civili e 9 iracheni; i feriti furono 20, di cui 15 carabinieri, 4 militari e un civile. Solo l'intervento e il coraggio del carabiniere che era di guardia e che voglio citare, Andrea Filippa, evitò molto probabilmente conseguenze che sarebbero state molto più gravi. Quella fu una strage che colpì profondamente il Paese, i cittadini, le istituzioni, tutti noi, militari e civili, un dolore che ancora oggi, come ieri, proviamo e che non può affievolirsi con il passare del tempo. Quindi, io vorrei rivolgere a nome del Movimento 5 Stelle un pensiero commosso ai caduti di Nassiriya, ai loro familiari che ancora oggi purtroppo soffrono ogni giorno la perdita dei loro cari, ma voglio anche rivolgere questo pensiero a tutti gli altri militari, a tutti gli altri civili, che hanno donato la propria vita per il raggiungimento della pace nel mondo. Ripeto: a tutti coloro vanno la nostra gratitudine e la nostra riconoscenza.

Questo anniversario, tuttavia, cade in un momento particolare, drammatico per il mondo intero, è un frangente che è contraddistinto da tanti conflitti, tra l'altro, la gran parte dei quali è completamente sconosciuta, non coperta, come si dice in gergo, dai mezzi di informazione, ma ciononostante ogni giorno muoiono tanti uomini e donne in divisa, ma tanti civili, donne, bambini, anziani, e i morti civili sono, purtroppo, in stragrande maggioranza.

Due conflitti, in particolare, opprimono e angosciano le nostre coscienze e le nostre menti in questo momento, forse per motivi di vicinanza geografica, e mi riferisco a ciò che sta accadendo con la guerra in Ucraina e a Gaza e in Israele, da cui arrivano notizie e immagini strazianti che scuotono le coscienze di tutti noi per le tante vittime innocenti, spessissimo bambini, a volte negli ospedali, com'è successo qualche ora fa, che sono morti dei bimbi appena nati che erano nelle incubatrici.

L'auspicio che possiamo e dobbiamo esprimere è che, in un momento così drammatico e ingiusto, prevalgano le parole e l'esempio di leader, come Yitzhak Rabin che, lo ricordo, è stato ex Primo Ministro di Israele, ex Ministro della Difesa, valoroso militare, che conformò la parte finale della sua vita al tentativo di raggiungimento della pace in quella parte di mondo per arrivare alla costituzione di due popoli e di due Stati. Si spese finché un pazzo, un estremista, mise fine alla sua vita uccidendolo. Quindi, davvero noi auspichiamo che il suo esempio possa giungere fino a noi proprio per cercare di raggiungere in ogni parte del mondo una convivenza pacifica.

Le nostre Forze armate - e mi avvio a concludere, Presidente - sono sempre state in prima linea per garantire la sicurezza sia sul suolo nazionale e sia nelle missioni internazionali di pace, ma proprio per onorare il loro sacrificio e la memoria dei caduti sia a Nassiriya sia in tutte le altre nostre missioni, quindi di tutti gli altri caduti civili e militari, dobbiamo con tutte le nostre forze continuare a percorrere i sentieri della pacifica convivenza. Dobbiamo avere la forza di essere costruttori di pace e di dialogo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Dobbiamo ripudiare la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, come recita la nostra Costituzione, perché, Presidente, ci vuole molto più coraggio a cercare ogni giorno la pace e non, invece, ad abbandonarsi all'apparente ineluttabilità della guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, alle 10.40 ora locale, le 8.40 italiane del 12 novembre 2003, un'autocisterna forzò le entrate della base Maestrale nella città di Nassiriya, in Iraq. A bordo del mezzo i due uomini azionarono un ordigno che portavano con sé; l'esplosione a sua volta fece saltare in aria il deposito di munizioni. Della base Maestrale non rimasero che macerie e pire e l'altra sede Libeccio subì gravi danni dall'esplosione.

Va ricordato in eterno l'eroico intervento del carabiniere Andrea Filippa, di guardia all'ingresso della base, che ebbe la prontezza di sparare agli attentatori evitando conseguenze ancora più tragiche. Sul terreno rimasero 28 vittime, 19 italiane, 9 irachene. Tra gli italiani impegnati nella missione di pace Antica Babilonia, vi erano 12 carabinieri, Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro - li voglio ripetere anche se l'abbiamo ripetuto più volte e li abbiamo ricordati anche nella lapide -, Giuseppe Coletta, Andrea Filippa, Enzo Fregosi, Daniele Ghione, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi, Alfonso Trincone; 5 militari dell'Esercito: Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi, Emanuele Ferraro, Pietro Petrucci e 2 civili, Stefano Rolla, impegnato con la sua troupe nelle riprese di uno sceneggiato sulla ricostruzione del Paese, e il cooperante Marco Beci.

Quel vile attentato colpì profondamente l'Italia intera, sicuramente, per il modo in cui è stato perpetrato, per il numero dei morti, dei deceduti, che è stato, come già ricordato da alcuni colleghi, il più importante, purtroppo, nel nostro dopoguerra. Quel vile attentato, quindi, colpì l'Italia intera.

Oggi, dopo vent'anni, siamo ancora uniti nel ricordo e con commozione sono qui, a nome di Forza Italia, a rendere omaggio alle vittime, che non devono essere dimenticate, soprattutto in questo momento storico così delicato in cui l'attenzione del Governo deve essere particolarmente alta, anzi, l'attenzione del mondo intero deve essere altissima, perché il terrorismo altro non è che una dichiarazione di guerra contro l'Occidente. Sì, il terrorismo è una dichiarazione di guerra contro l'Occidente, contro i suoi valori: la democrazia, la libertà, i diritti inalienabili dell'individuo, i diritti delle donne.

Oggi, nell'aula della IV Commissione (Difesa), ho avuto l'onore di incontrare alcuni familiari e, in tribuna, uno dei sopravvissuti, ferito gravemente a Nassiriya. Ho letto nei loro occhi il vuoto non colmabile, anche dopo tanti anni, sì, dopo tanti anni, per la perdita dei loro cari ma anche l'orgoglio, il profondo orgoglio per il supremo sacrificio che i loro cari hanno affrontato, un sacrificio che merita un riconoscimento ufficiale, come postulato dal Ministro Crosetto e sul quale sono sicuro che il Parlamento si esprimerà in maniera unitaria.

Rivolgo il mio più sentito e commosso pensiero, a nome di Forza Italia, a tutti i caduti civili e militari che hanno perso la vita operando in quei territori nei quali l'Italia è stata impegnata per portare e consolidare la pace, perché era una missione di pace. Ringrazio tutti i militari e quanti sono ancora adesso, oggi, in ogni momento, impegnati nelle zone di crisi, che purtroppo sono sempre di più, mettendo a rischio la propria incolumità in nome della pace, della stabilità e della libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO (A-IV-RE). Grazie, Presidente. Vent'anni fa, la strage di Nassiriya: 12 carabinieri morti, 5 militari, 2 civili. Lo ha ricordato lei, lo hanno detto i colleghi, una storia straziante che ha colpito gli italiani e li ha colpiti in maniera coinvolgente. Ci sono molte piazze, strade, sale, nel nostro Paese, che ricordano quell'evento e che riguardano quelle persone. Militari e civili morti nell'assolvimento del loro dovere, consapevoli del rischio che assumevano andando in Iraq, e questo, di per sé, è già sufficiente per dire che sono meritevoli di un riconoscimento al valore che penso possa essere un percorso che in questo Parlamento possiamo fare in maniera unitaria. Hanno lasciato famiglie, hanno lasciato affetti, a cui rivolgiamo un affettuoso saluto e un commosso ricordo. Ma non ci sia solo un ricordo retorico da parte nostra. Qui, in Aula, ho sentito parole molto partecipate, così come le abbiamo sentite, in questi giorni, dalle massime autorità del nostro Paese. Quelle vite si sono spente drammaticamente per una scelta di pace, una scelta che nel nostro Paese ribadiamo ancora oggi con le tante missioni internazionali che abbiamo ancora attive negli scenari di guerra più diversi, in scenari complessi dove i nostri militari e il nostro personale vanno con le proprie caratteristiche, dose di umanità e capacità di mediare. Non vanno solo per difenderci dal terrorismo ma, molto di più e prima di tutto, vanno per difendere quelle popolazioni civili dal terrorismo, per difendere quelle popolazioni civili, spesso, da eserciti di mercenari che nel terrore pensano di poter conquistare il potere. In primo luogo, i nostri militari e i nostri civili, a Nassiriya, sono morti per difendere gli iracheni.

I nostri militari sono armati, prima di tutto, in ogni scenario, della loro capacità di mediazione. Sono cercati, e continueranno a esserlo, i nostri militari, a livello internazionale, proprio per questa caratteristica che li ha sempre contraddistinti. Questa caratteristica servirà ancora di più nel futuro, lo sappiamo, lo guardiamo con preoccupazione. Negli scenari che abbiamo intorno, da quello che accade vicino a noi, nei Balcani, all'Ucraina e al Medio Oriente, lavoriamo perché le armi cessino di sparare e quando si cesserà di sparare ci sarà bisogno che qualcuno vada a interporsi e a costruire le condizioni perché il dialogo si consolidi. Allora, penso che sia giusto che anche in questo luogo, il Parlamento italiano, dove le decisioni vengono assunte anche rispetto alle nostre Forze militari, ci sia la consapevolezza che non possiamo solo chiedere sacrificio, che non possiamo solo chiedere disponibilità, che non possiamo solo chiedere coraggio ma abbiamo anche bisogno di fare scelte coerenti nei loro confronti per garantire loro la migliore sicurezza, per garantire loro le migliori strutture e infrastrutture per assolvere al meglio il loro dovere. Credo che anche questo sia un modo giusto per ricordare quelle vittime e per ricordare quel generoso sacrificio, nel nome di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Vent'anni fa, un'informativa urgente del Governo, alle ore 16, ci comunicava con sgomento la morte di 19 italiani e 9 iracheni, uccisi da un camion carico di 400 chili di tritolo e liquidi infiammabili, che si schiantò contro la base Maestrale a Nassiriya, uno dei quartieri generali del contingente italiano di stanza in Iraq. La deflagrazione, con un effetto domino, fece saltare in aria il deposito di munizioni e la base fu ridotta a uno scheletro di cemento.

Tra i nostri connazionali persero la vita 12 carabinieri, 5 militari dell'Esercito, un cooperante internazionale e un regista, un lungo elenco di nomi che vogliamo anche noi ricordare come doveroso tributo di memoria e di dolore per quelle vite spezzate: Enzo Fregosi, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Daniele Ghione, Filippo Merlino e, ancora, Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Andrea Filippa, Giuseppe Coletta, Alfonso Trincone, Alfio Ragazzi e, ancora, Massimo Ficuciello, Alessandro Carrisi, Emanuele Ferraro, Silvio Olla, Pietro Petrucci e, infine, il regista Stefano Rolla, che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione dell'Iraq, e il cooperante Marco Beci.

Fu un colpo durissimo dover accettare quel tributo di sangue da parte di chi, come me, si era espresso contro la guerra all'Iraq e, prima ancora, all'Afghanistan.

Già il 30 ottobre 2001 fu organizzata una missione guidata dall'europarlamentare Luisa Morgantini in Pakistan, per incontrare le donne afgane e le forze democratiche in lotta. Ricordo, per chi non lo sapesse, che si formò un gruppo di contatto con le donne afgane, con la partecipazione delle colleghe di tutti i gruppi all'interno di quest'Aula. E proprio qui, a Montecitorio, si svolse un'importante conferenza internazionale con le donne afgane al centro e ad aprire quella Conferenza importantissima fu l'allora Presidente della Camera, l'onorevole Pier Ferdinando Casini. Questo per ricordare il contesto in cui ci muovevamo all'epoca.

Il 15 febbraio 2003, 3 milioni di persone sfilarono a Roma - la più grande manifestazione pacifista -, sotto lo striscione: “No alla guerra senza se e senza ma. Fermiamo la guerra all'Iraq”. Ricordo che, nel marzo del 2003, era iniziata l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione composta principalmente dagli eserciti britannico e statunitense per rovesciare il regime di Saddam Hussein, accusato di volersi dotare di armi di distruzione di massa e di appoggiare il terrorismo islamista. Le prove che erano state presentate per inchiodare il dittatore iracheno, come ormai è dettagliatamente ben noto, erano false.

In ogni caso, a maggio, l'operazione era sostanzialmente finita, così l'ONU chiese a tutti i Paesi di sostenere la rinascita dell'Iraq e l'Italia partecipò con l'operazione Antica Babilonia, di stanza proprio a Nassiriya, nel sud del Paese, con finalità specifiche di peacekeeping. Gli obiettivi principali erano perciò: concorso al ripristino di infrastrutture pubbliche e alla riattivazione dei servizi essenziali; rilevazioni radiologiche, biologiche e chimiche; polizia militare; concorso all'ordine pubblico; gestione aeroportuale e attività di bonifica, con impiego anche della componente cinofila; controllo del territorio; contrasto alla criminalità.

Dopo l'attentato vennero aperte due inchieste, la prima delle quali avviata dalle autorità militari per verificare se tutte le misure necessarie fossero state prese per prevenire gli attacchi. La seconda venne aperta, come noto, dalla procura di Roma per individuare gli autori della strage. Ma la lista dei lutti non era, purtroppo, chiusa quel 12 novembre. Dopo l'attentato di Nassiriya, i militari italiani furono coinvolti in uno scontro con miliziani locali, mentre, il 27 aprile 2006, altri 4 militari - 3 carabinieri e un membro dell'Esercito - morirono in un attentato causato dall'esplosione di un ordigno al centro di una carreggiata; un altro militare morì, sempre a seguito di un attentato, il 5 giugno 2006.

Ricordando i caduti e rinnovando solidarietà e vicinanza alle loro famiglie, oggi vogliamo ricordare - e chiudo, Presidente - il grande ruolo, il ruolo fondamentale svolto dall'allora Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, grazie al quale l'Italia non scivolò completamente nell'avventura militare. Quella fu una guerra non solo inutile, perché non portò democrazia e libertà, ma fu essa stessa innesco per nuovi conflitti in Medio Oriente.

Chiudo, Presidente, con le parole che Ciampi rivolse al Presidente degli Stati Uniti in occasione di una visita che si svolse proprio in quei giorni: “L'Italia è andata in Iraq non per partecipare a una guerra, ma per contribuire alla ricostruzione del Paese. Questa è l'identità della Repubblica italiana: costruire la pace” (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, sono trascorsi 20 anni da quel tragico 12 novembre 2003, ma è nostro dovere non dimenticare. In quel periodo, le nostre Forze armate erano dislocate nel sud dell'Iraq, con base principale a Nassiriya, con il reggimento dei Carabinieri dell'Unità specializzata multinazionale. Partecipavamo attivamente alla rinascita dell'Iraq attraverso la missione Antica Babilonia, mirata proprio a garantire la sicurezza del popolo iracheno e promuovere lo sviluppo del Paese. Era un'operazione militare, ma aveva l'obiettivo di mantenere la pace.

Alle 10,40 locali - erano le 8,40 in Italia - un camion cisterna, carico di esplosivo liquido e tritolo, detonò all'ingresso della base Maestrale. Questa esplosione innescò il deposito munizioni, causando il crollo della palazzina che ospitava i carabinieri.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 17,45)

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). La violenza di questo evento improvviso portò la guerra direttamente nelle nostre case. Il carabiniere Andrea Filippa si trovava all'ingresso della base e, comprendendo che il camion non si sarebbe fermato all'alt, riuscì a neutralizzare due attentatori suicidi. Questo atto eroico limitò la strage, poiché il camion esplose all'ingresso, anziché all'interno della base.

Il bilancio, tuttavia, fu tragico: 28 morti, di cui 19 italiani e 9 iracheni. Tra gli italiani, 12 erano carabinieri: i sottotenenti Giovanni Cavallaro, Enzo Fregosi, Filippo Merlino, Alfonso Trincone; i marescialli aiutanti Alfio Ragazzi, Massimiliano Bruno; il maresciallo capo Daniele Ghione; i brigadieri Giuseppe Coletta e Ivan Ghitti: il vice brigadiere Domenico Intravaia; gli appuntati Horacio Majorana e Andrea Filippa. Nell'esplosione hanno perso la vita anche il regista Stefano Rolla e l'operatore Marco Beci e 5 militari dell'Esercito italiano incaricati proprio della scorta alla troupe televisiva: erano il capitano Massimiliano Ficuciello, il maresciallo capo Silvio Olla e il caporal maggiore scelto Emanuele Ferraro, il primo caporal maggiore Alessandro Carrisi e il caporal maggiore Pietro Petrucci. Vi furono anche 20 feriti, di cui 15 carabinieri, 4 militari e un civile.

Signora Presidente, sono trascorsi 20 anni, ma non dimentichiamo, non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo dimenticare. È una ferita profonda, una strage e un dolore che l'Italia e gli italiani non dimenticheranno mai.

Il ricordo è importante e, signora Presidente, ci tengo, nessuno sia dimenticato, anche il contingente che è giunto a Nassiriya il giorno successivo all'attentato, che ebbe il compito di ricostruire dalle macerie.

Presidente, oggi c'era anche lei: nell'aula della Commissione difesa abbiamo scoperto una targa in memoria dei nostri eroi caduti a Nassiriya e sono certo che quella targa ci guiderà ogni giorno nel prendere decisioni che riflettano il meglio per il Paese e per i nostri giovani impegnati nelle missioni internazionali.

Un ringraziamento speciale, me lo consenta, va ai familiari dei nostri caduti, a coloro che sono stati privati in modo violento dell'amore di un familiare e, oggi, proprio durante la cerimonia in Commissione difesa, erano presenti anche loro. Mi ha colpito la loro compostezza, la loro dignità, la loro serenità mentre ricordavamo una tragedia che, dopo 20 anni, porta ancora intatti i segni del dolore. E, partendo da questo ricordo, oggi vorrei rivolgere insieme a voi il mio commosso pensiero a tutti i militari che hanno sacrificato la loro vita.

Onorare e non dimenticare è un dovere, poiché la memoria è custode di tutte le cose e, alla fine, signora Presidente, noi che cosa siamo, se non la nostra memoria? Ecco perché dimenticare il passato significa compromettere il futuro e la memoria dei caduti è un prezioso patrimonio indivisibile di tutta la comunità nazionale. Onorare la loro memoria è un elemento fondamentale dell'identità del nostro Paese e, per questo, tutta l'Italia è vicina a chi ha sacrificato la vita per noi.

Per onorare il sacrificio e la memoria dei nostri caduti abbiamo un compito chiaro: dobbiamo perseverare nel nostro quotidiano impegno di costruttori di un presente di libertà e prosperità per noi stessi e di un futuro sempre più sicuro, solidale e inclusivo per le generazioni future.

Un pensiero ai nostri tanti militari impegnati nelle missioni di pace in ogni angolo del mondo. In questo momento, con la guerra in Ucraina e il crescente conflitto in Medio Oriente, è imperativo concentrare al massimo le nostre energie per evitare altre sofferenze e perdite umane. Prioritario è riaffermare i diritti umani e combattere il terrorismo e il fanatismo.

Pertanto, ora più che mai l'Italia dev'essere unita nella commemorazione di coloro che hanno sacrificato la vita per il Paese.

Signora Presidente, l'Italia non dimentica, noi non dimentichiamo e per questo motivo annuncio che stamattina, come gruppo Noi Moderati, abbiamo presentato una proposta di legge affinché vengano assegnate le medaglie d'oro che, per troppo tempo, sono state negate alle vittime di Nassiriya (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE) e Fratelli d'Italia).

A tutti questi caduti e alle loro famiglie, a nome di tutto il gruppo Noi Moderati, rinnovo le più profonde gratitudine e riconoscenza (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Su questo tema ha chiesto di intervenire anche il rappresentante del Governo. Prego, Sottosegretario.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, signora Presidente. Se c'è qualcosa che credo rappresenti al meglio l'identità del nostro Paese, sicuramente è costruire la pace nei territori di guerra. È questo che, con il sacrificio della vita, hanno fatto i caduti di Nassiriya, gli eroi di Nassiriya. Mi rivolgo con profondo senso di gratitudine e di riconoscenza alle famiglie presenti qui oggi. Questa è la missione dell'Italia: portare la pace. Lo fanno oggi più di 7.000 donne e uomini in divisa, in 40 missioni nel mondo, anche nello stesso Iraq dove hanno perso la vita 17 militari e 2 civili, vent'anni fa. Lo facciamo portando quelle caratteristiche che, credo, ci contraddistinguano come italiani, di cui essere orgogliosi. Da un lato, c'è l'alta professionalità che ci viene riconosciuta da tutti i Paesi amici e alleati. Tuttavia, un tratto che ci caratterizza più degli altri, è l'umanità, la capacità di creare empatia con le popolazioni locali con cui entriamo in contatto. È questo un tratto tipico di noi italiani, che appartiene alla nostra storia. Ricordo, qualche mese fa, quando citavamo il comandante Todaro che, in una fase drammatica del secondo conflitto mondiale, decise di salvare, dopo averlo affondato, i membri dell'equipaggio del mercantile Kabalo. Questa è la nostra storia, è la storia di un Paese votato alla pace e chiamato, ancora oggi, in una fase geopolitica di guerre estremamente complessa, a portare il proprio contributo. Però, dobbiamo sapere che questo contributo può avere il costo più alto, quello della vita. Per questo credo che si debba essere consapevoli di ciò a cui andiamo incontro, quando mandiamo le nostre donne e i nostri uomini nel mondo. Nonostante questo, così come i militari che giunsero a Nassiriya dopo l'attentato decisero di operare in un contesto difficile, noi lo facciamo perché crediamo fermamente nei valori di democrazia e libertà e siamo disposti a dare tutto per difenderli. Allora, è con profondo onore e gratitudine verso tutti i militari e tutti i caduti, anche verso i feriti che sono qui presenti oggi in Aula, che il Governo esprime un profondo senso di gratitudine, ma soprattutto di attenzione. Oggi è il giorno del ricordo, che certo non può alleviare il dolore delle famiglie di chi non c'è più, ma l'impegno non è soltanto oggi, l'impegno è costante e quotidiano per garantire alle nostre Forze armate di continuare a operare nel mondo e di farlo con la loro professionalità e con le loro capacità (Applausi).

Per richiami al Regolamento e sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Il richiamo è all'articolo 8, comma 1, che recita, al primo capoverso, che il Presidente rappresenta la Camera. Il riferimento è all'intervista che, questa mattina, ha rilasciato il Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Cito: “L'uso dei decreti (…) lo spiego con la volontà del Governo di essere presente su tutto, il lavoro è tanto e spesso il tempo è poco. L'avvio del Governo è stato a razzo e delle volte il lavoro del Parlamento è troppo lento, anche a causa dei Regolamenti che, specie alla Camera, andrebbero aggiornati. Siamo in un mondo in cui basta un tweet per cambiare tutto e certi bizantinismi andrebbero superati”. Non è la prima volta che il signor Ministro ha questi atteggiamenti e questi giudizi nei confronti dei Regolamenti della Camera. Io sono qui a richiederle formalmente che il Presidente della Camera tuteli il ruolo e la funzione di questa istituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Io credo - mi permetto di rivolgermi anche, per il suo tramite, ai colleghi di maggioranza - che qui ci sia una questione di rispetto di ruoli e di corretto rapporto tra potere esecutivo e potere legislativo. Un Ministro, per di più un Ministro per i Rapporti con il Parlamento, non può permettersi di definire “bizantinismi” i Regolamenti di un ramo del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Io invito davvero i colleghi di maggioranza, che hanno maggiore interlocuzione col Ministro, a fargli presente quello che io credo sia anche un loro disagio. Infatti, un conto è la critica politica - si fosse fermato a dire che i Regolamenti andrebbero aggiornati, credo che questo sia legittimo e, peraltro, ci stiamo anche lavorando - e un altro conto è continuare a instillare nell'opinione pubblica l'idea che ci sia, da una parte, chi vuol fare e, dall'altra parte, chi vuole frenare e non frenare da parte dell'opposizione ma dando il freno all'istituzione e, in particolare, ai Regolamenti. Mi rivolgo a lei, signora Presidente di turno, perché esponga al Presidente della Camera il nostro profondo disagio. È un disagio istituzionale, prima che politico. Il Ministro per Rapporti con il Parlamento faccia il Ministro per i Rapporti con il Parlamento; a ognuno il proprio mestiere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso, sullo stesso tema immagino. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Io sottoscrivo in pieno tutto il contenuto dell'intervento del collega Fornaro, perché qui si sta davvero oltrepassando ogni limite, anche di mero buon senso oltre che di cortesia istituzionale, come è stato sottolineato prima, soprattutto da parte di un Ministro, tra l'altro il Ministro per i Rapporti con il Parlamento di un Governo che in questo momento ha il record della posizione di fiducie sui decreti-legge e quindi della compressione del dibattito in quest'Aula. Infatti, noi di questo stiamo parlando: quando c'è la posizione della questione di fiducia, noi non discutiamo più in quest'Aula i decreti-legge, cioè gli emendamenti, e non abbiamo neanche la possibilità di esternare quali siano le posizioni sul contenuto e sul merito del provvedimento, se non in dichiarazione di voto. Ebbene, davvero stiamo passando ogni limite, ogni confine. Tutto ciò è sicuramente da stigmatizzare e io spero che la Presidenza stigmatizzi o, comunque, richiami a un galateo, potremmo anche dire, istituzionale, perché si sta pensando di mettere, passatemi il termine, sotto i piedi il Parlamento. Il disegno più ampio che vediamo è davvero pericoloso e preoccupante, perché noi vediamo una riforma costituzionale, che viene chiamata la madre di tutte le riforme, che poi quello vuole andare a fare, ossia accentrare ancora di più i poteri nella Presidenza del Consiglio. Quindi è comunque una riaffermazione, con forza, con ulteriore forza, del potere esecutivo, tutto a scapito di questo Parlamento.

Aggiungo pure un'altra cosa: se il Parlamento ogni tanto è lento nel portare avanti i provvedimenti è perché - diciamolo a quest'Aula - nelle Commissioni, molto spesso, i provvedimenti di iniziativa parlamentare fanno fatica a trovare una sintesi. Perché? Per le spaccature nella maggioranza. Potremmo fare tanti esempi in questo senso. Il problema è tutto lì. Il problema è, invece, lavorare bene e lavorare bene nelle Commissioni. Sì, c'è il Regolamento e andrà pure aggiornato ma certamente non va aggiornato nella direzione di esautorare ancora di più il lavoro parlamentare a tutto vantaggio di un Governo che ha veramente una bulimia legislativa insopportabile, che non possiamo più tollerare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Quindi, se la direzione è quella di fare delle modifiche al Regolamento per consentire la proliferazione ulteriore di decreti-legge e di contingentamento del dibattito in quest'Aula, noi non ci stiamo, e lo comincio a dire in quest'Aula così che tutti possano anche comprendere qual è la posizione del MoVimento 5 Stelle in merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi, sullo stesso tema. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intanto invitiamo il Ministro per i rapporti con il Parlamento a tenere i rapporti con il Parlamento. Invitiamo il Ministro per i Rapporti con il Parlamento a seguire i lavori d'Aula. Invitiamo l'unico Ministro che dovrebbe essere presente a tutte le sedute di farsi carico del bizantinismo chiamato Costituzione. Invitiamo un Governo che ha posto la sua trentaseiesima fiducia, anzi trentasettesima oggi - 25 alla Camera e 12 al Senato - a dire cosa vuole di più di questo. Siamo al monocameralismo di fatto, siamo davanti a una proposta - perché questo è l'oggetto di quell'intervista - che svuota ancora di più le competenze del Parlamento e mette sotto scacco il Presidente della Repubblica. Cosa volete di più di questo ritratto? Dovete pure convincerci a dialogare con chi o con cosa? Con chi mette l'ennesima fiducia dopo che ha visto pervenire qui in quest'Aula qualche decina di emendamenti? Perché parliamo di questo. Allora, io credo che i rapporti fra l'opposizione e la maggioranza, già delicati, si siano ancora più incrinati. Siamo davanti a una delle due Camere che non è stata nemmeno mai chiamata in causa in prima lettura su nessuna - nessuna - delle grandi riforme costituzionali che sono in campo, grandi per modo di dire. Credo, Presidente, che a questo punto non sia più una discussione dei capigruppo; è una discussione che lasciamo al Presidente della Camera, perché quello che è successo oggi non è un'offesa a una delle due parti di questo Parlamento, è un punto di non ritorno e io credo che non si possano trattare così né il Regolamento della nostra Camera, né i rapporti dentro quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Quindi, io spero che il Ministro venga quanto prima a dire la sua opinione, ma soprattutto che la smetta di attaccare quello che è parte del nostro lavoro e che oggi proveremo a fare degnamente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Collega Colucci, ha già parlato la sua collega su questo tema. Vuole intervenire su un altro tema? Allora, aspetti un attimo. Intanto, colleghi, ovviamente riferirò al Presidente del richiamo al Regolamento arrivato da diversi gruppi oggi.

Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci per un richiamo al Regolamento. Su quali articoli?

ALFONSO COLUCCI (M5S). Allora, signora Presidente, facciamo sempre riferimento all'articolo 8, che è stato appena richiamato. Noi siamo in grande difficoltà: io sono capogruppo della Commissione affari costituzionali che in questo momento ha in corso l'esame degli emendamenti del decreto Immigrazione, un decreto molto importante; tuttavia, la Commissione viene contestualmente convocata in questi minuti per il voto sugli emendamenti. In questo momento si svolge qui in Aula l'illustrazione degli ordini del giorno: è vero che non li votiamo in questa sede, ma è anche vero che abbiamo buon diritto sia di illustrarli, sia di ascoltare l'illustrazione dei colleghi, perché evidentemente su questi ordini del giorno dovremo domani esprimere una votazione. Allora, so che dal punto di vista regolamentare è possibile che ciò accada, ma è anche evidente - e con ciò faccio seguito alle osservazioni dei colleghi che mi hanno preceduto - che il continuo ricorso alla decretazione d'urgenza rende ciò che è straordinario, cioè la possibilità di votare in Commissione nel corso delle illustrazioni in Aula, ordinario e ciò davvero contrasta non solo con le nostre prerogative, ma anche con i nostri obblighi parlamentari. Per cui, vorrei invitare, signora Presidente, a un'applicazione non letterale del Regolamento, che consideri lo stato di continua emergenza, nel quale il continuo ricorso alla decretazione d'urgenza ci imbriglia. Quindi, le Commissioni non devono votare - è un auspicio - mentre in Aula vi sono discussioni così importanti come quella di oggi sugli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro sullo stesso tema. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Associandomi alle riflessioni del collega Colucci, vorrei richiedere una convocazione della Giunta per il Regolamento. Ho già avuto modo di confrontarmi con gli uffici e quindi non discuto l'interpretazione che viene data al Regolamento vigente, però credo che ci troviamo di fronte a un profondo cambiamento della prassi ordinaria.

Per la Costituzione e conseguentemente per i Regolamenti, il decreto-legge era una fase eccezionale, ma sta diventando - ahinoi - la regola (la settimana prossima ne avremo due); a ciò si aggiunge un altro elemento che mi porta alla richiesta di una convocazione della Giunta, ossia il fatto che la riduzione del numero dei parlamentari provoca un'ulteriore compressione del numero che ogni singolo gruppo ha all'interno di ogni Commissione. Conseguentemente, siamo in una situazione per cui oggi, in Aula, si sta svolgendo una fase cui nessuno di noi attribuisce una grande importanza, ma che, in realtà, ha eguale dignità rispetto alle altre, come quella dell'illustrazione degli ordini del giorno, mentre in Commissione si sta votando.

Chiudo, signora Presidente, anche con un invito a un'impostazione pragmatica e di buon senso: capirei questa forzatura e questo portare agli estremi il Regolamento attuale se fossimo in presenza di un decreto in scadenza, ma si tratta di un decreto in prima lettura. Credo che la richiesta pervenuta dai capigruppo dell'opposizione di poter svolgere il loro intervento avrebbe potuto essere mediata ragionevolmente, evitando una contrapposizione ed evitando la richiesta, che a questo punto chiediamo formalmente, quindi la prego di trasmetterla al Presidente - di convocare la Giunta per il Regolamento - perché, in queste condizioni, per i gruppi medio-piccoli c'è un'oggettiva difficoltà a tenere insieme due fasi che sono assolutamente importanti: il lavoro in Commissione e quello in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Naturalmente riferirò al Presidente della richiesta di convocazione della Giunta per il Regolamento. Per il momento, resta valido quanto previsto, ovvero che un'eventuale convocazione della I Commissione sarebbe legittima perché non sono previste votazioni in Aula in fase di illustrazione degli ordini del giorno. In ogni caso, riferirò la vostra richiesta al Presidente.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Come MoVimento 5 Stelle vorremmo chiedere un'informativa urgente al Governo proprio in merito a una richiesta di chiarimenti su una Commissione interministeriale che è stata costituita il 7 novembre, quindi la settimana scorsa, per la riscrittura del testo unico ambientale. Fermo restando i dubbi sui criteri che hanno portato comunque alla nomina dei cosiddetti esperti, dubbi ancora più forti sussistono in realtà sulle finalità di questa Commissione. Perché il Governo vuole istituire una Commissione su un tema così delicato, quale proprio la materia ambientale? Noi un'idea ce l'abbiamo: per avere carta bianca su materie così complesse. Quando parliamo di testo unico ambientale, parliamo di semplificazione normativa su norme del dissesto idrogeologico, su norme sul consumo del suolo e sulle bonifiche, sulle autorizzazioni ambientali, oppure ancora sul deposito nazionale sulle scorie nucleari. Già il Ministro Salvini si è candidato e ha messo la sua casa a disposizione. Ecco, mi fa piacere che i colleghi della maggioranza siano sempre così attenti quando parliamo di tutto ciò che succede nel loro Governo: sono loro che dovrebbero chiedere le informative, non noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quest'atto è gravissimo perché sono stati fatti nomi con la finalità di riscrivere il testo unico ambientale, che è fondamentale per l'ambiente in questo Paese, e tutti stanno zitti, a tutti loro va bene. Noi chiediamo che vengano qui i due Ministri - perché sono due le firme -, il Ministro Pichetto Fratin e il Ministro Casellati, sarà la Presidenza poi a decidere ovviamente chi dovrà venire in Aula per rispondere.

Peccato che tra l'altro, tra i compiti di questa Commissione, c'è anche il rapporto con gli stakeholder. Peccato che, chissà perché, si sono dimenticati delle associazioni ambientaliste che non vengono assolutamente citate nel decreto. L'ennesima parte di silenzio e di chiara finalità di questa commissione, del perché è stata fatta. Ma quanta superficialità: sono 12 mesi che stiamo veramente assistendo a una superficialità assurda in materia ambientale. Avete cambiato il nome del Ministero della Transizione ecologica: adesso è il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica e la transizione ecologica è sparita dal radar di tutti gli atti.

Adesso che cosa fate sull'ambiente? Avete degli esperti, per carità; vi sono dubbi sui nomi che ne fanno parte, ma soprattutto, ripeto, sulla finalità della commissione: è inaccettabile. Tra l'altro il Parlamento - cambiamo il merito, ma non il metodo - viene anche qui, di nuovo, completamente esautorato, perché nel decreto citato, che cosa succede? Concludo, Presidente, ma questo è importante: si dice che questa commissione deve scrivere una legge delega entro il 31 gennaio 2024. Attenzione, nello stesso articolo c'è scritto che entro il 31 dicembre 2024 ci devono essere i decreti attuativi. Ascoltate bene: decreti legislativi attuativi. Quindi, che cosa succede? Che il Governo dice al Parlamento quanto tempo ci deve mettere per l'iter parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma stiamo scherzando? Su una materia quale il testo unico ambientale? È inaccettabile, è inaccettabile! Visto che state facendo tante riforme su tante materie, facciamo così: abolite il Parlamento. Ma, finché ci sono un potere esecutivo e un potere legislativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), qui dentro ci dovete venire a rispondere; e, soprattutto, rispettate questo Parlamento, rispettatelo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso tema, il deputato Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci troviamo un'altra volta anche noi, in questo caso, a discutere di un tema che riguarderebbe normali procedure, ma di fatto sono importanti, soprattutto nell'ambito delle decisioni in questo caso relative a questa commissione. Come ha detto chiaramente e giustamente la collega Fontana, oggi ci troviamo di nuovo di fronte a scelte che il Governo, in questo caso il Ministero dell'Ambiente, ha fatto e che ci vedono totalmente in disaccordo. Non tanto perché quello che deve essere scritto è qualcosa di molto importante, che riguarda non solo l'ambiente, ma perché è un testo che andrà anche a toccare molti temi di vario genere. Ecco perché chiediamo questa informativa, perché vogliamo capire quali sono stati i criteri di scelta della commissione e vogliamo sapere anche gli indirizzi politici che il Governo ha su questo tema, perché crediamo che oggi questo Parlamento non solo deve avere tutte le informazioni adeguate, ma deve anche ristabilire dei criteri di scelta per i componenti di questa commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso tema, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Presidente, grazie. A nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, per associarci alla richiesta che la collega Fontana ha fatto di un'informativa del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin, perché quello di cui stiamo parlando non è questione di poco conto. Stiamo parlando di un decreto che ha come mandato quello di riscrivere la legislazione ambientale nel nostro Paese, quindi il codice dell'ambiente, e questo mandato è stato dato a 40 esperti, poco più.

Però devo dire che francamente noi troviamo assolutamente censurabile che il mandato venga dato a questi esperti, che sono stati legali di società e realtà produttive che stanno dall'altra parte dello steccato, insomma coloro i quali hanno interessi nelle trivellazioni o interessi in attività di costruzione. Addirittura ci sono titolari di società di costruzioni che vengono chiamati come esperti nel ricostruire la legislazione ambientale. Non faccio nomi per rispetto, ma sta tutto scritto lì, anche il presidente dell'albo delle società che gestiscono i rifiuti nel nostro Paese.

È un conflitto d'interessi incredibile da questo punto di vista, è un tema di inopportunità politica. Senza voler irritare - ma mi perdonerà, lo faccio solo per economia dei lavori della Camera dei deputati - colgo l'occasione di far presente alla signora Presidente facente funzioni in quest'Aula che al sottoscritto, parlamentare della Repubblica, è stata negata una relazione da parte della società Stretto di Messina; mi è stato negato questo atto. A un parlamentare viene negato un atto fondamentale, e da questo punto di vista chiedo che la Presidenza, a cui ho già scritto, possa intervenire per garantire le prerogative di un parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Governo è presente, naturalmente riferirò della richiesta di informativa urgente su questo tema.

In morte dell'onorevole Antonino Strano.

PRESIDENTE. Comunico è deceduto l'onorevole Antonino Strano, già membro della Camera dei deputati nella XIV legislatura e del Senato della Repubblica dalla XV alla XVI.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.

Sono risultati eletti: presidente, il deputato Maurizio Casasco; vicepresidente, il deputato Giulio Centemero; segretario, il deputato Augusto Curti.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1437-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1437-A.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1437-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

La deputata Braga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/1.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe e rappresentante del Governo, intervengo per illustrare l'ordine del giorno a mia prima firma, condiviso con molti altri colleghi del mio gruppo, che ha per oggetto uno dei temi più rilevanti oggetto di questo decreto-legge. Un decreto legge che, come abbiamo avuto modo di sottolineare sia in discussione generale che nella dichiarazione di voto sulla fiducia, ha un titolo altisonante e lasciava presagire anche un coraggio da parte del Governo e della maggioranza di dare una risposta a un tema che tocca la vita di milioni di cittadini: l'aumento del costo della vita determinato dall'andamento dell'inflazione, l'impoverimento del potere d'acquisto, l'impatto che alcuni aumenti di costo, in particolare quelli dell'energia, hanno sui bilanci familiari.

Purtroppo non è stato così, lo abbiamo dichiarato, nonostante nella discussione in Commissione, con le nostre proposte, tutte molto circostanziate, che andavano anche a finalizzare una serie di obiettivi, abbiamo cercato di individuare anche le risorse per poter sostenere interventi a difesa del potere d'acquisto delle famiglie.

Non è stato così. Questo è un decreto assolutamente insufficiente, inadeguato, che si limita perlopiù a prorogare alcune delle misure ereditate dai precedenti Governi, decise dal Governo Draghi - penso al tema, ad esempio, del bonus sociale per l'acquisto di energia e gas, al bonus trasporti -, ma lo fa in maniera del tutto insufficiente.

Le risorse che vengono messe a disposizione non bastano, sono del tutto inadeguate a corrispondere a un aumento dell'inflazione che erode quotidianamente la possibilità delle famiglie di rispondere anche a bisogni primari. Ciò si somma alla mancanza di risposte che abbiamo registrato nella manovra di bilancio oggi in discussione al Senato e lascia senza risposta una serie di richieste che tutte le forze economiche e sociali, gli interlocutori che abbiamo incontrato nella discussione di questo decreto-legge, hanno rappresentato ai parlamentari e che, non a caso, sono state oggetto di molti emendamenti, molti dei quali addirittura condivisi da forze di maggioranza e di opposizione, che sono stati discussi, posti all'attenzione del Governo.

Allora, questo decreto, come abbiamo detto, è insufficiente a dare una risposta, ma soprattutto manca rispetto a un obiettivo fondamentale, cioè dare - nella fase in cui siamo, che è ormai prossima a una scadenza rilevante, che preoccupa la vita di milioni di famiglie - una risposta immediata a un tema assolutamente centrale, molto legato alla questione con cui stiamo facendo i conti ormai da diversi anni, soprattutto aggravata dalle dinamiche anche geopolitiche, dallo scoppio della guerra in Ucraina, dalla difficoltà del nostro Paese ad affrancarsi dalla dipendenza dalle fonti fossili. Mi riferisco, in particolare, alla fine del regime di maggiore tutela del mercato dell'energia elettrica e del gas per i clienti domestici.

Sappiamo di avere davanti a noi da qui a qualche settimana una mannaia, perché dal 1° gennaio del prossimo anno un numero molto elevato di famiglie, 10 milioni di utenze domestiche, di famiglie in condizioni di vulnerabilità, ma non solo, si troveranno a passare radicalmente da una condizione di tutela, definita dalla regolamentazione precedente, alla navigazione, chiamiamola così, nel libero mercato. Forse qualcuno però continua a illudersi: il passaggio a un regime di libero mercato dovrebbe, secondo il principio della concorrenza di mercato, comportare un abbattimento dei costi e, quindi, un vantaggio, un beneficio per le famiglie. Purtroppo non è così, e non siamo noi a dirlo, non è il Partito Democratico, non sono le opposizioni, ma si deduce dai dati che sono stati resi pubblici, che sono stati resi disponibili a tutti, in particolare, da un organismo di assoluta autorevolezza quale l'Agenzia europea di tutti i regolatori dell'energia che ha messo in guardia ripetutamente l'Italia su quelle che sono state definite manovre speculative in corso. C'è un rischio insito in tale passaggio: a fronte di un aumento dei costi dell'energia certificato, si è registrato un aumento dal 25 fino a oltre il 100 per cento dei costi dell'energia per le utenze passate da un regime di mercato tutelato a un regime di libera concorrenza. A fronte di questa situazione si registra un'assenza totale di risposte da parte del Governo; non a caso abbiamo visto come questi emendamenti, ampiamente discussi in Commissione, si siano tramutati in ordini del giorno - quegli ordini del giorno che la scorsa settimana il collega Rizzetto definiva inutili nella discussione parlamentare -, anche della maggioranza, alcuni totalmente sovrapponibile ai nostri…

PRESIDENTE. Deputata, dovrebbe concludere.

CHIARA BRAGA (PD-IDP). …che chiedono una proroga del passaggio al regime di mercato. Quello che noi chiediamo in quest'ordine del giorno è una proroga secca di un anno, ma soprattutto chiediamo al Governo di agire sulle autorità competenti e fare quanto di propria competenza per colmare il ritardo di questi mesi, in particolare su due fronti: garantire una riforma più appropriata dei meccanismi di formazione del prezzo e un chiaro ed efficace messaggio di comunicazione alle famiglie. Non possiamo lasciare 10 milioni di famiglie ancora in una condizione di incertezza per l'incapacità del Governo di rappresentare la specificità del nostro mercato, anche a livello europeo, così come ascoltare messaggi così contraddittori del Ministro dell'Ambiente, Pichetto Fratin, e soprattutto ritardare, come si sta facendo, quello che sarebbe un pezzo della soluzione al problema, quello di dotarci di un piano nazionale energia-clima che acceleri sulle rinnovabili, che sviluppi le comunità energetiche e che riduca la nostra dipendenza dalle fonti fossili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. La deputata Serracchiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/29.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sempre sull'onda della cosiddetta inutilità degli ordini del giorno - e dispiace che anche i colleghi di maggioranza lo pensino -, in realtà, noi stiamo cercando di sollevare quantomeno dubbi nella maggioranza circa le modalità con cui ci occupiamo di alcuni temi, non ultimo quanto contenuto nel decreto in esame.

Vorremmo ricordare che questo è un momento particolarmente difficile per tantissime persone, per tantissime famiglie, a causa dell'aumento delle bollette, come veniva ricordato prima, dei costi energetici e dell'inflazione. Ci sono difficoltà oggettive, soprattutto nei luoghi dove si svolgono attività molto delicate; luoghi che sono destinati anche alla detenzione. Mi riferisco, in particolare, ai luoghi dove oggi possono trovarsi minori, anche in stato di detenzione. In quelle comunità ci sono le stesse difficoltà che troviamo in molte famiglie italiane in ordine alla possibilità di sostenere i costi energetici. La difficoltà di avere risorse sufficienti per sostenere il costo delle strutture impedisce anche di avere in quei luoghi, ad esempio, progetti adeguati per i minori. Vorrei ricordare una cosa, perché la maggioranza se n'è dimenticata e l'abbiamo visto la scorsa settimana con l'approvazione del cosiddetto decreto Caivano: si è dimenticata che, per quanto riguarda i minorenni, dovremmo guardare alla detenzione, al carcere come ultima ratio, come del resto è sempre stato, costituendo uno dei nostri valori fondanti dei processi che riguardano i minori. Ebbene, l'abbiamo stravolto, l'avete stravolto la scorsa settimana facendo sì che i minori possano finire in carcere. In queste carceri, così come nei luoghi di detenzione minorile, mancano i soldi per le strutture. Pertanto, non sarà possibile sostenere i maggiori costi energetici di queste strutture e sarà sempre più difficile garantire a questi ragazzi, a questi giovani una seconda opportunità. Quello di cui vi siete dimenticati - lo abbiamo capito la scorsa settimana, e ve lo ricordiamo anche oggi, anche se si parla di costi energetici per le strutture - e che noi vi chiediamo è che ci sia un maggior finanziamento degli uffici del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, con particolare riferimento alla gestione degli uffici distrettuali e degli uffici interdistrettuali per l'esecuzione penale esterna.

Si tratta di un problema delle strutture, è un problema delle persone che ci lavorano, di quegli operatori che, con grande attenzione, cercano di dare anche a questi ragazzi, come si diceva, una seconda opportunità. Perché una cosa che voi avete messo da parte - nella quale non credete e lo abbiamo capito in modo molto chiaro la scorsa settimana - è che l'articolo 27 della Costituzione ci impone di ricordare sempre che la pena ha un fine rieducativo e che il fine rieducativo della pena dovrebbe essere il valore principale, soprattutto quando si tratta di giudicare dei minori.

Bene, a questi minori non viene data una seconda opportunità; e, questo, lo ripeto, lo abbiamo capito con il decreto Caivano, dove si parla solo di repressione e mancano le risorse che sono necessarie per la prevenzione, per l'intervento culturale, per l'aiuto alle famiglie, affinché quei minori possano avere quella chance in più nella vita. Inoltre, in questo momento, senza un riconoscimento di maggiori risorse anche alle strutture che si occupano dei minori, queste non saranno in grado di affrontare con e per loro progetti per la loro vita, per la loro rieducazione e il loro reinserimento sociale. Vorremmo, Presidente, richiamare l'attenzione del Governo affinché intervenga per ampliare, dare più risorse al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità in modo da far fronte ai maggiori costi energetici e investire sulla progettualità, sulla rieducazione e sul reinserimento sociale dei minori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. La deputata Bonafe' ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/4. Prego.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche io non posso non partire dalla considerazione che ha questa maggioranza sull'inutilità degli ordini del giorno. D'altra parte, fra decreti e fiducie, questo è l'unico strumento che ci è rimasto per sollecitare la maggioranza rispetto a questioni che per noi sono fondamentali e molto importanti.

L'ordine del giorno, che ha la mia prima firma insieme a quella di altri colleghi, parte da una considerazione: noi voteremo un provvedimento che riguarda l'aumento dei prezzi dell'elettricità e del gas naturale, ma sappiamo benissimo che noi dipendiamo troppo, ancora troppo, dall'importazione di energia. Siamo, infatti, il Paese che ha la più bassa autonomia energetica in Europa. È evidente che possiamo mettere in campo tutti i provvedimenti del mondo che vogliamo, ma agiremo sui prezzi laddove avremo anche la capacità di essere maggiormente indipendenti. Tanto per dare un dato: noi produciamo nel nostro Paese solo il 22,5 dell'energia che consumiamo. Con quest'ordine del giorno vogliamo porre l'attenzione su un'opportunità che abbiamo per aumentare l'autonomia energetica. Si tratta delle comunità energetiche che rappresentano un'opportunità straordinaria. Le comunità energetiche sono state istituite nel 2019 e se solo ci fosse veramente la volontà da parte di questa maggioranza, che invece continua ad accumulare ritardi sui decreti attuativi, noi potremmo mettere in campo uno strumento che va esattamente nella direzione di aumentare la produzione di energia rinnovabile nel nostro Paese.

Se solo ci fosse la volontà politica di farlo. Purtroppo, la volontà politica non c'è, si stanno accumulando ritardi e non c'è, nonostante le parole che continua a dire il Ministro che è stato più volte interrogato su questo tema. Tutte le volte che è stato interrogato - l'ultima, la settimana scorsa in Commissione - ha sempre detto che i decreti attuativi erano in procinto di arrivare. Insomma, è da sei mesi che noi aspettiamo questi decreti che sono in procinto di arrivare - anzi un anno, che aspettiamo questi decreti - ma, purtroppo, ancora non li abbiamo visti.

Purtroppo, l'autoproduzione, l'autoconsumo nelle comunità energetiche è legata ai decreti attuativi. Sarebbero peraltro dei segnali molto importanti che noi potremmo dare, non solo alle famiglie, ma soprattutto alle imprese, che hanno nei loro processi produttivi, fra i maggiori costi fissi, proprio quello dell'energia. È evidente che per incentivare l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili da parte delle imprese e per sostenere la loro adesione alle comunità energetiche serve rimuovere le criticità burocratiche, ma non solo, che oggi non consentono una piena implementazione di questo strumento. Oltre alle problematiche relative all'emanazione di questi decreti attuativi, le associazioni di categoria hanno evidenziato anche alcune criticità relative alla normativa che riguarda le comunità energetiche e che, con l'occasione, noi potremmo correggere. Ricordo, fra l'altro, che nello stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza sono previste risorse per incrementare e incentivare le comunità energetiche.

Con quest'ordine del giorno, che ci auguriamo possa avere il parere favorevole del Governo e possa essere votato anche dai colleghi della maggioranza, vogliamo impegnare il Governo, in primo luogo a emanare questi benedetti decreti attuativi, altrimenti facciamo solo una grande discussione sui costi dell'energia ma non andiamo mai a risolvere il problema all'origine, e, in secondo luogo, chiediamo di inserire nel prossimo provvedimento utile norme e risorse per incentivare ulteriormente l'autoproduzione energetica da fonti rinnovabili da parte delle imprese. Come vedete, non stiamo facendo filosofia, stiamo chiedendo cose molto concrete che ci auguriamo possano essere accolte dalla maggioranza, che vanno esattamente nella direzione di fornire risposte concrete alle famiglie e alle imprese, anche alla luce di una manovra che, purtroppo, da questo punto di vista, è molto, ma molto carente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Quartini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/54.

ANDREA QUARTINI (M5S). Signor Presidente, con quest'ordine del giorno ci sembra assolutamente doveroso, visti i risultati dei dati Istat di fine ottobre, che ci dicono fondamentalmente che la povertà sta aumentando in questo Paese e sta aumentando fino a raggiungere 2.180.000 famiglie, l'8,3 per cento della nostra popolazione, con oltre 5.600.000 individui, il 9,7 per cento in crescita, per questo riproponiamo con forza una misura di dignità, una misura importantissima di contrasto alla povertà, che è il reddito di cittadinanza, che noi rivendichiamo, con forza. Lo rivendichiamo con forza perché questa misura ha consentito al Paese di tenere nei momenti più difficili della stessa pandemia. È stata un'operazione per ammortizzare le tensioni sociali, una misura che non si era mai vista, che, oltretutto, andava nella direzione percorsa dalla maggior parte dei Paesi sviluppati, all'interno del pianeta, i quali questa misura ce l'hanno. Tuttavia, è stata contestata, sebbene era nel programma dei partiti di maggioranza che hanno deciso di smantellarla, e poi cosa hanno fatto? Hanno proposto la social card - pensate un po' - 382,50 euro per ogni nucleo familiare, in un anno, costituito da tre persone. Tre persone, pensate un po'! Con tutti i criteri che escludono - non si sa quanti, ma poi magari ve li leggo questi criteri - si arriva a proporre un'elemosina di 35 centesimi al giorno a persona, per le fasce povere: 35 centesimi al giorno! C'è da vergognarsi solo all'idea di poter pensare di mettere dentro il cappello delle persone 35 centesimi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ormai non si danno più neanche per la strada a chi chiede l'elemosina: 35 centesimi al giorno è la social card, ma vi rendete conto? Altro che i bonus degli 80 euro di renziana memoria. Siamo veramente scaduti in un sistema incredibile. I beneficiari di questo contributo, fra l'altro, sono soggetti che devono essere iscritti, tutti i componenti del nucleo familiare, all'anagrafe della popolazione residente, devono essere titolari di una certificazione ISEE, in corso di validità, di 15.000 euro l'anno, non devono godere di reddito di cittadinanza e nessuno di loro deve avere redditi di inclusione o qualsiasi altra misura di inclusione sociale. Viene preclusa la possibilità di avere questa social card a chi ha la NASpi, a chi ha l'indennità mensile di disoccupazione per i collaboratori o a chi ha l'indennità di mobilità dei fondi di solidarietà per l'integrazione al reddito o, addirittura, a chi è in cassa integrazione. Questo vuol dire che, praticamente, non si dà quasi a nessuno! State prendendo in giro tutta una serie di persone che sono in stato di bisogno: non si può prendere in giro chi soffre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! È una cosa che non è assolutamente tollerabile e chiaramente riprenderemo la valutazione di quest'ordine del giorno durante la dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/16.

ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, il 1° gennaio 2024 il regime del mercato tutelato cesserà per portare circa 10 milioni di famiglie, se non oltre, verso il mercato libero. Questo sarà un problema sociale rilevante, a tal punto, che anche autorevoli esponenti della maggioranza nei mesi scorsi si erano espressi per una proroga, esponenti che poi sono scomparsi e sono, diciamo, non più pervenuti perché i Ministri, sia Fitto che Pichetto Fratin, hanno detto che non è possibile prorogare il regime del mercato tutelato. Perché noi chiediamo, invece, di prevedere una proroga in ordine al regime di maggior tutela nella vendita di elettricità e gas? Perché stiamo vedendo che oggi la volatilità dei prezzi e la speculazione che sui prezzi viene fatta, sia sulla parte di produzione di energia elettrica sia sul gas, è tale che oggi ha determinato extraprofitti rilevanti. Dal 2021 al 2023, o meglio, nei primi nove mesi del 2023, gli extraprofitti accumulati dalle cinque maggiori società energetiche del nostro Paese ammontano a 62 miliardi di euro. E questa che sto comunicando è una cifra leggibile nei bilanci di queste società. Nello stesso tempo i vari Governi che si sono succeduti - in particolar modo, il Governo Draghi e il Governo Meloni - in questi anni hanno investito 63 miliardi di euro per sostenere e contrastare il caro energia. Cosa accadrà?

Da un'analisi abbastanza chiara dei numeri che sottopongo all'Aula, dal giugno 2021 fino a ottobre 2023, il mercato libero, per quanto riguarda il tema dell'elettricità, è aumentato del 110 per cento, a fronte del 27 per cento per quanto riguarda, invece, il mercato tutelato. Quindi, c'è stata un'impennata maggiore nel mercato libero e un contenimento nel mercato tutelato.

Per quanto riguarda il prezzo del gas, sempre da luglio 2021 fino a ottobre 2023, l'aumento del costo del gas è stato pari a più 47 per cento; invece, sul mercato tutelato c'è stato un contenimento che addirittura è stato quantificato in un meno 11 per cento. Allora, dovete dire - in particolar modo mi rivolgo al Governo e alla maggioranza - che state esponendo 10 milioni di famiglie italiane a una situazione di grave esposizione economica e sociale, perché non siamo in una situazione di normalità, per l'instabilità geopolitica, e il fatto che questo Governo abbia deciso di far dipendere ulteriormente e in maniera più massiccia l'Italia dal gas - ricordo la decisione dell'ENI, ad esempio, di sottoscrivere una fornitura di gas dal Qatar da 1,5 miliardi di metri cubi di gas l'anno per i prossimi trent'anni - ne è una dimostrazione. Ma, signora Sottosegretaria, ne è una dimostrazione anche l'articolo 6 del dispositivo del collegato alla manovra, dove voi prevedete una misura di circa 4 miliardi di euro per ripianare gli extra costi nell'acquisto del gas liquido, nel nostro Paese, utilizzato per il riempimento dei depositi di stoccaggio. Significa che noi stiamo spendendo una cifra enorme.

Quindi, con quest'ordine del giorno chiediamo di tutelare 10 milioni di famiglie da una speculazione inaccettabile che verrà fatta sulla loro pelle, quindi, anche dal punto di vista economico. Bisogna fermare questa rapina sociale; scusi, uso questo termine appropriatamente, perché si ha una triplicazione delle bollette e si consente che 10 milioni di famiglie siano sottoposte alla speculazione del mercato, quando non siete in grado di dare una regolazione, da questo punto di vista, per quanto attiene la speculazione. Ecco, questa è la ragione per la quale oggi noi proponiamo un ordine del giorno che chiede una proroga per quanto attiene il mercato tutelato nella vendita di elettricità e gas (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il deputato De Maria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/33.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Presidente, prima una considerazione che riguarda i nostri lavori, ovviamente riferita anche a quest'ordine del giorno. Anche da come l'illustrazione degli ordini del giorno si sta sviluppando, credo che sia abbastanza evidente che le opposizioni, fra queste certamente il gruppo del Partito Democratico, stanno provando a dare un contributo di merito al provvedimento. Ora, davvero, l'aver posto la fiducia ha tolto un'opportunità importante a quest'Aula e non mi pare abbia prodotto alcun vantaggio, seppure ce ne fosse stata la necessità, sui tempi del provvedimento, a dire la verità, perché ragionando di una sessantina di emendamenti, forse, il provvedimento l'avremmo terminato anche prima di quello che accadrà se non ci fosse stato il voto di fiducia, ma gli emendamenti avrebbero poi permesso di affrontare immediatamente, in modo più cogente, una serie di questioni che stiamo ponendo e, magari, qualcuna anche di inserirla nel provvedimento.

Vedremo i pareri del Governo, ci saranno anche pareri favorevoli su una serie di ordini del giorno e, davvero, questo ricorso alla fiducia si spiega solo con il timore a confrontarsi su temi così rilevanti con il Parlamento.

Detto questo, quest'ordine del giorno - insieme a altri, i 38 che complessivamente abbiamo presentato come gruppo del Partito Democratico - si concentra sul tema del sostegno alle imprese rispetto all'aumento dei costi energetici. Sappiamo che è un tema di grande rilievo per il Paese e di grande rilievo per il nostro sistema delle imprese. Negli ultimi anni, l'aumento dei costi dell'energia, in particolare, dell'energia elettrica, ha colpito in modo rilevante tutto il sistema delle imprese e anche il calo che c'è stato, rispetto all'anno scorso, continua a segnalare un peso estremamente significativo di questi costi, in particolare, sulle imprese più energivore.

Voglio ricordare che i costi energetici, oggi, rispetto a quelli che c'erano all'inizio di questa fase di crisi energetica che si è aperta prima col COVID, poi con la guerra in Ucraina e che prosegue, sono circa doppi rispetto a quelli che si pagavano prima dell'avvio di questa fase di crisi e sono spesso più alti rispetto a quelli sostenuti dai nostri competitori internazionali. In particolare, anche in ambito UE, per quanto riguarda l'Italia, il differenziale di prezzo per l'energia elettrica rimane molto alto. Inoltre, c'è una preoccupazione che riguarda il settore del gas, perché in una fase che è già caratterizzata da un impegno molto significativo di tutta l'Unione europea a sostituire gli approvvigionamenti che provenivano dalla Federazione Russa, che ha messo in crisi il sistema in questi anni, ci troviamo di fronte alle possibili conseguenze di una situazione di conflitto in Medio Oriente, appunto, conseguenze che possono sicuramente riguardare anche il mercato energetico.

Da questo punto di vista, questo provvedimento, anche se mette in campo alcune misure in continuità con quelle dell'ultimo anno e mezzo, rappresenta decisamente un intervento assolutamente insufficiente, come ha detto molto bene la nostra capogruppo, e davvero non adeguato a fare i conti, rispetto al sistema delle imprese, con i continui rincari del costo dell'energia. Devo dire che questa insufficienza è stata sottolineata anche dalle principali organizzazioni di categoria nell'ambito delle audizioni, in particolare, appunto, rispetto all'impatto scarso del provvedimento per quanto riguarda i bilanci delle imprese energivore.

Per questo, con quest'ordine del giorno specifico - che, appunto, presentiamo perché non ci sono le condizioni per presentare gli emendamenti - chiediamo al Governo di intervenire con il primo provvedimento utile per estendere la riduzione dell'IVA al 5 per cento, come previsto nel provvedimento, anche a favore delle imprese che hanno un più intenso uso di gas naturale, appartenenti ai settori dell'acciaio, della calce e del gesso, della ceramica, delle fonderie, dei metalli e del vetro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Fenu ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/40.

EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Si è parlato dell'inutilità degli ordini del giorno, adesso, volevo parlare dell'inutilità di alcuni provvedimenti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), come, ad esempio, del provvedimento che quest'estate è stato attuato: il decreto per contrastare il rincaro dei prezzi del carburante. Anziché cercare di modificare una misura che già esiste e che è l'accisa mobile - che, però, così com'è costruita dall'attuale Governo non funziona, perché è tarata sul prezzo del greggio che è stabile, mentre invece dovrebbe modificarsi in base all'andamento del prezzo ai distributori - hanno pensato di accusare i distributori di questo aumento dei prezzi e obbligarli ad esporre i prezzi medi regionali. Quando è stata tirata fuori questa idea, a tutti è venuto il dubbio e tutti hanno espresso - a partire dagli auditi, ma anche da parte nostra, dai parlamentari - il dubbio che se tu fissi un prezzo, un prezzo medio, i distributori di carburante che magari stanno applicando un prezzo più basso saranno legittimati ad aumentare i prezzi e ad adeguarsi a quel prezzo medio. E, infatti, che cos'è successo? Che, quando a decorrere dal mese di luglio del 2023 sul sito del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica sono stati pubblicati i prezzi medi, nei mesi immediatamente successivi, agosto, settembre e ottobre, i prezzi sono aumentati. Quindi, questo è stato il risultato del provvedimento del Governo.

Nell'ordine del giorno, noi prendiamo atto invece dell'intervento del TAR del Lazio che, decidendo su un ricorso delle federazioni dei gestori degli impianti e dei carburanti, ha annullato il decreto ministeriale per vizi formali, rilevando l'assenza della prevista preventiva comunicazione al Presidente del Consiglio dei ministri. La motivazione con cui è stato cassato il decreto ministeriale non attiene al merito, attiene alla forma, però, quello che chiediamo al Governo è che approfitti di questa bocciatura del decreto ministeriale per rivedere un provvedimento che non è stato soltanto inutile, come hanno detto che sono inutili gli ordini del giorno, ma che è stato dannoso e che, paradossalmente, ha ottenuto l'effetto contrario di quello che si voleva ottenere col decreto.

Quindi, chiediamo al Governo di approfittare di questa decisione del TAR per rivedere questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Evi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/69.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. Con questi ordini del giorno, cerchiamo di portare l'attenzione del Governo su quello che, a nostro parere, dovrebbe essere un cambio di mentalità, che è sempre più urgente e necessario da adottare nel nostro Paese. E non credo che questo sia un tentativo e un qualcosa di inutile. Anzi, io ritengo che – com'è stato detto anche da molti altri colleghi - siano proprio provvedimenti come questo che stiamo esaminando che continuano ad avere un approccio del tutto emergenziale alla crisi dei prezzi, all'inflazione, all'aumento delle bollette, anziché mettere in campo soluzioni finalmente strutturali nel garantire prezzi dell'energia accettabili e, soprattutto, quella transizione energetica ed ecologica che non è più rinviabile, per la quale vediamo, invece, un continuo rallentamento e un continuo rimanere fermi e legati a un mondo, a un'era - quella fossile -, che soprattutto questo Governo continua a non voler abbandonare.

Su questo aggiungo che, anche nell'esame del provvedimento in Commissione, con i nostri emendamenti, abbiamo tentato di dare degli spunti per trasformare questo provvedimento che lavora sull'onda dell'emergenza, per cercare di introdurre elementi, invece, strutturali. Questi elementi strutturali servono per favorire il più possibile la diffusione delle energie rinnovabili nel nostro Paese. Abbiamo tentato, ad esempio, di presentare emendamenti per chiedere un fondo di garanzia per le comunità energetiche rinnovabili, qualcosa che serva per dare sostegno a quelle realtà che possono avviare con una garanzia, quindi con risorse a garanzia, un'iniziativa di questo tipo. Abbiamo chiesto, ad esempio, che soggetti come SACE, che mettono soldi pubblici - quindi, soldi di tutti i cittadini - nei progetti infrastrutturali e nel campo dell'energia, escludano categoricamente la presenza di investimenti legati ancora alle fonti fossili, peraltro facendo una cosa che, in teoria, dovrebbe essere in linea con quanto si è impegnato a fare anche il nostro Paese; penso alla dichiarazione di Glasgow alla COP26, in cui l'impegno era di smettere di finanziare, in particolar modo con investimenti esteri, le infrastrutture legate alle fonti fossili. Ebbene, questi emendamenti sono stati, purtroppo, bocciati.

Oggi, con quest'ordine del giorno che ho ripresentato, a mia firma e a firma anche di altri colleghi di Alleanza Verdi e Sinistra, voglio chiedere una cosa molto semplice al Governo: di lavorare affinché le fonti di energia rinnovabile possano avere una semplificazione nel loro iter autorizzativo, garantendo, quindi, una maggiore semplificazione delle procedure e un'accelerazione del rilascio dei permessi per la realizzazione sul nostro territorio di questi impianti. Si tratta di impianti strategici per tirarci fuori dall'era delle fossili, per garantire un'autonomia e un'indipendenza energetica del nostro Paese, per garantire di rispettare gli obiettivi climatici ed energetici che abbiamo sottoscritto anche a livello europeo - penso anche alla direttiva, recentemente rivista, sulle rinnovabili, la nuova RED III, che ci pone un nuovo obiettivo vincolante da raggiungere del 42,5 per cento al 2030: di questo dobbiamo parlare oggi -, per garantire, quindi, quella transizione ecologica ed energetica che, purtroppo, ancora stenta a decollare.

Quindi, chiedo una cosa molto semplice: lavorare sulla semplificazione per le rinnovabili e, in particolar modo, per le comunità energetiche rinnovabili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il deputato De Luca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/11.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, pensavamo di discutere oggi di un decreto che doveva portare aiuti alle famiglie e alle imprese e, invece, troviamo ancora una volta un provvedimento con un titolo suggestivo, ma all'interno una scatola vuota.

E, per evitare di affrontare il merito di questa discussione, di questo dibattito, di questo confronto in Aula, decidete, ancora una volta, di porre l'ennesima fiducia. Lo diciamo con chiarezza: questa vostra prassi, che ormai, purtroppo, è diventata consolidata, è un segnale non di forza, non di decisionismo, ma è un segnale di debolezza politica enorme. È una prassi ormai abituale che noi stigmatizziamo e contestiamo con forza, perché è un abuso clamoroso che mortifica il ruolo del Parlamento. E lo fate per debolezza, per incapacità e per tensioni politiche al vostro interno - questa è la verità -, alle spalle del Parlamento, che potrebbe dare un contributo migliorativo rispetto ai provvedimenti di cui si discute. Ma voi rinunciate a mettere a disposizione questo contributo, a riceverlo, perché non avete la possibilità di toccare un testo che è una mera scatola vuota; e lo state facendo alle spalle dei cittadini, alle spalle delle famiglie e alle spalle delle imprese italiane, che aspettavano, invece, da voi risposte chiare su questi temi.

D'altro canto, proprio qualche ora fa, in audizione al Senato, il Ministro Giorgetti ha candidamente ammesso lo stato di totale impotenza di questo Governo rispetto a ciò che sta accadendo alla nostra economia. Ci ha detto che la crescita, nel 2023, sarà più bassa del previsto, che i salari reali non tengono il passo rispetto all'inflazione, che la manovra è espansiva, ma è austera al tempo stesso e che la colpa del debito in aumento, che non consente di prendere provvedimenti che, invece, sarebbero necessari, è addirittura del superbonus. Ci mancava solo che citasse le cavallette, gli alieni, i meteoriti o quant'altro. Fortunatamente, non si è spinto fino a tanto, ma aspettiamo, perché può essere che nelle prossime ore avremo altre dichiarazioni in tal senso.

D'altra parte, è lo stesso Ministro, dando spazio alla sua fantasia, a riconoscere i fallimenti evidenti del Governo rispetto all'incapacità di affrontare le crisi e le difficoltà della nostra economia. E siamo contenti che il Ministro abbia scoperto oggi il crollo dei salari reali. Il problema è che non si tratta di un calo, si tratta di un vero e proprio precipizio in cui sono caduti gli stipendi e i salari degli italiani, che, come certifica l'OCSE, hanno avuto un calo del 7,5 per cento negli ultimi anni rispetto al periodo pre-COVID.

E, guardate, non è tollerabile, non è credibile che attribuiate la causa di tutto questo alle tensioni sia esterne che internazionali, perché i temi dei conflitti, dell'inflazione, delle difficoltà economiche riguardano tutti gli altri Paesi dell'Europa, ma non hanno colpito i salari così come hanno colpito il nostro Paese. E un motivo ci sarà se l'inflazione è più alta in Italia che in altri Paesi europei, se i salari sono più bassi, se il costo della vita è aumentato. Il motivo è determinato dall'incapacità della vostra azione di Governo: non avete fatto nulla per aiutare le famiglie e le imprese finora, questa è la realtà. E, anche se provate a coprirvi gli occhi, anche se provate a silenziare o a limitare il dibattito parlamentare con l'ennesima questione fiducia, il problema rimane e non riguarda le opposizioni, ma riguarda gli italiani, cui dovete dare una risposta; dovete dare una risposta non solo ai partiti che oggi sono all'opposizione ma alle famiglie e alle imprese italiane.

Dopo mesi di scaricabarile - perché finora avete fatto questo - su tutti i temi, dal PNRR agli altri temi all'ordine del giorno, il problema era scaricare responsabilità sui Governi precedenti. Ora questo gioco non regge più, a un anno e oltre dal vostro insediamento a Palazzo Chigi. Dovete lamentarvi e prendervela con voi stessi e a voi stessi chiediamo oggi risposte, perché quelle risposte mancano nel provvedimento in esame: mancano risposte per fornire un aiuto rispetto al caro bollette e all'aumento del costo della benzina. Le misure che avete previsto sono assolutamente inefficaci e si aggiungono a quelle addirittura controproducenti che avete messo in campo nei mesi scorsi. Invece di tagliare le accise, avete previsto il prezzo medio per la benzina, che ha fatto aumentare il prezzo dei carburanti alla pompa di benzina per tutti i cittadini italiani.

Invece di riflettere su come abbassare i costi, per esempio, dei voli aerei, avete trovato un algoritmo che, in realtà, ha rischiato di far aumentare i prezzi dei voli aerei. Avete fatto disastri lì dove dovevate intervenire per dare risposte agli italiani. E oggi ci portate un provvedimento blindato, chiuso, che non serve a nulla e che non dà risposte al vero problema degli italiani: l'aumento del costo della vita e le difficoltà quotidiane che si trovano ad affrontare le famiglie e le imprese. Per questo motivo, vi chiediamo di accogliere l'ordine del giorno, per immaginare di dare una risposta agli italiani, cosa che manca in questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Caso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/50.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, signora Presidente. Con quest'ordine del giorno parliamo di borse di studio, che può sembrare un argomento non inerente all'atto che stiamo trattando. In realtà, bisogna sapere che, in questo provvedimento, all'articolo 2, comma 5, in particolare, si va ad integrare il fondo previsto per la concessione di borse di studio di 7 milioni circa, per l'anno 2023, per coprire una fetta degli ormai famosi idonei non beneficiari delle borse di studio, ossia quegli studenti che hanno i requisiti per accedere e hanno tutto il diritto di accedere alla borsa di studio, ma non ci sono soldi a sufficienza. Da un lato, quindi, ci verrebbe da dire: bene, bravi, viva la Ministra Bernini, ma in realtà non è così. Innanzitutto, perché, se è pur vero che si coprono finalmente anche questi studenti che ne avevano diritto, ma non avevano avuto nulla, teniamo ben presente che, intanto, questi soldi a questi gruppi di studenti li diamo con più di un anno di ritardo e per molti di essi sarà stato un anno di difficoltà; spero che nessuno di loro abbia dovuto abbandonare lo studio neanche momentaneamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ma non è solo questo, perché dobbiamo fare un riassunto delle puntate precedenti: come siamo arrivati qui. Si parte dal PNRR, in particolare dalla Missione 4, Componente 1, Investimento 1.7: una Missione che era abbastanza chiara e che andava ad agire su un problema italiano abbastanza noto. Dobbiamo, infatti, capire da che situazione partivamo: in Europa, la media di studenti universitari e della formazione terziaria che ricevono una borsa di studio per avere il diritto di portare avanti i propri studi è pari al 25 per cento degli iscritti. Quindi, partiamo da un dato: in Europa, mediamente, il 25 per cento degli studenti iscritti alle università e a corsi di educazione terziaria ha il diritto alla borsa di studio. Cosa succedeva, invece, in Italia? In Italia: appena il 12 per cento. Chiariamoci: 25 per cento in Europa, 12 per cento in Italia. E quindi cosa si è fatto nel PNRR? Si sono dati obiettivi ben precisi. Innanzitutto, dobbiamo ampliare, ovviamente, la platea degli aventi diritto, dobbiamo colmare questo gap con l'Europa, provare a innalzare questo 12 per cento per arrivare ad avvicinarci, magari, a questo 25 per cento e, inoltre, aumentare anche l'ammontare delle borse di studio: questi erano gli obiettivi del PNRR che si dovevano portare avanti. In particolare, si dovevano raggiungere 300.000 borse di studio erogate per il 2023 e 336.000 entro il 2024. Il PNRR ha previsto per questo 500 milioni di euro, ben consapevoli che non sarebbe stata una cifra sufficiente. Ma come per tante cose, il PNRR indica una strada su cui, poi, il Governo dovrebbe lavorare per fare in modo, innanzitutto, che sia raggiunta, ma soprattutto che continui nel tempo. E purtroppo non è così, nonostante sia un anno che noi, come MoVimento 5 Stelle, ma anche tutto il mondo universitario, degli studenti e non solo, lo diciamo chiaramente al Ministro Bernini: guardi, Ministro, che con i soldi che avete stanziato i target non si raggiungono. E se non si raggiungono i target, potremmo anche perdere questi 500 milioni e le borse di studio che già abbiamo speso. Ricordiamoci che questo Governo è già riuscito nel capolavoro di perdere mezzo miliardo di euro per gli alloggi universitari e ora si mette a rischio anche questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E allora in che modo ha deciso di risolvere i problemi questo Governo? Semplicemente chiedendo all'Europa, nella riforma del PNRR: togliamo questi target, bandiera bianca totale, un innalzamento della bandiera bianca sul diritto allo studio che non ci meraviglia. Semplicemente si va a dire: togliamo i target, non li riusciamo a raggiungere, abbiamo coperto comunque tutte le borse di studio. Cari, non è così.

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato.

ANTONIO CASO (M5S). È chiaro che, se dobbiamo aumentare la platea dei beneficiari, dobbiamo anche incrementare e innalzare la soglia ISEE.

Quindi, con quest'ordine del giorno, innanzitutto, chiediamo di non rinunciare ai target che ci siamo posti, ma soprattutto di incrementare il fondo affinché i target che ci eravamo preposti possano essere raggiunti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/68.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Come gruppo, abbiamo presentato un numero veramente contenuto di ordini del giorno. Questo dimostra che sarebbe stato possibile un dibattito su questo provvedimento più consono al contenuto del provvedimento stesso e alla necessità di un confronto approfondito e franco su argomenti e temi che riguardano l'interesse comune, delle famiglie e delle imprese, che si trovano a dover sostenere un'erosione del potere d'acquisto a seguito degli effetti negativi dell'incremento del costo dell'energia. Quindi, con quest'ordine del giorno chiediamo al Governo che si dia da fare e che tenga in considerazione il fatto che l'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022 ha istituito un contributo straordinario a carico di produttori, importatori e rivenditori di energia elettrica, di gas, nonché di prodotti petroliferi, nella misura del 10 per cento dell'incremento del saldo tra le operazioni attive e passive, realizzato dal 1° ottobre 2021 al 31 aprile 2022, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente. Tale contributo doveva essere versato per un importo pari al 40 per cento, a titolo di acconto, entro il 30 giugno 2022 e, per la restante parte, a saldo, entro il 30 novembre 2022, laddove l'incremento del saldo sia superiore al 10 per cento e a 5 milioni di euro in termini assoluti. Sono, tra l'altro, cose piuttosto note: le abbiamo riportate e rappresentate in quest'Aula in più occasioni. L'aliquota, poi, è stata in seguito aumentata del 25 per cento.

Il precedente Governo Draghi aveva stimato la base imponibile del contributo in circa 39 miliardi di euro e, quindi, il gettito erariale doveva essere pari a 10,5 miliardi di euro. Il Ministro Giorgetti, il 27 aprile 2023, ha dichiarato, in risposta a una nostra interrogazione, che il gettito dei versamenti effettuati nel 2022, pensate, è stato pari solo a 2.760,49 milioni di euro.

Quindi, è del tutto evidente che c'è che qui c'è qualcosa che non si spiega, che non ritorna. E infatti, evidentemente, i soggetti si sono sottratti all'obbligo di questo contributo sugli extra profitti miliardari, per quanto? Per circa 8 miliardi di euro.

Quindi, con questo nostro ordine del giorno, chiediamo al Governo che si impegni in modo efficace, in sinergia con l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza, a recuperare il corrispondente dei contributi straordinari non ancora versati dai soggetti passivi inadempienti tenuti al pagamento del contributo straordinario, che sarebbe una fonte molto, molto importante e anche equa per il finanziamento del potere di acquisto eroso in termini di salari, di stipendi e di guadagni, in termini reali, da parte di famiglie e imprese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il deputato D'Alfonso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/72.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci sono almeno due questioni che meritano l'intervento impegnato da parte di tutti, due per ciascuna delle iniziative parlamentari che assumono la denominazione di ordine del giorno. La prima per cercare di recuperare dignità a questo strumento che, per essere conseguito, ha richiesto, nel corso dei secoli, anni e anni di elaborazione teorica. Lo dico perché in quest'Aula, su questi spazi di lavoro democratico, hanno poggiato la propria intelligenza e la propria parola degli intellettuali raffinatissimi, che hanno fatto ascoltare come in principio si cominciò con gli ordini del giorno e poi con la forma proceduralizzata dei disegni di legge, dei progetti di legge, dei decreti-legge e di tutto ciò che venne proceduralizzato dalle democrazie. Mi riferisco al professore Guido Melis, che adesso è un emerito, ma emerito non significa sconfessato; significa che, in ragione del merito, ha donato la sua elaborazione teorica a generazioni di eletti, facendo capire qual è il rapporto tra la parte larga delle argomentazioni e la parte - diciamo così - definitiva, definitoria, che assume la forma compatta, coesa della proposta di legge, del progetto di legge, del decreto-legge. Debilitare il significato di un ordine del giorno, a mio avviso, significa bestemmiare contro la democrazia. Facciamo l'operazione che fanno i penalisti in aula: cosa sarebbe se una democrazia non disponesse di questa strumentazione larga e ampia, qual è l'ordine del giorno, l'indirizzo e la raccomandazione, quando si deve arricchire un'agenda di Governo di questioni che non hanno avuto la possibilità di entrare nella priorità, nella determinazione prioritaria dei temi già lavorati? Quante volte il parlamentare è costretto a usare i 3 minuti finali per segnalare all'antenna del Governo la questione rilevante e prevalente?

Oggi, volendo restituire dignità a questo strumento di dialogo tra chi fa la rappresentanza parlamentare - che significa rendere presenti gli assenti - e chi ha l'onore di fare il Governo, prendendo questo strumento e questo spazio, l'ordine del giorno rubricato al n. 9/1437-A/72, che porta la mia firma, pone una grande questione. Non è una maniera scherzosa di dirvi: financo Santa Rita da Cascia si pose il tema di quanto costa l'energia, di qual è l'energia giusta per sorreggere l'economia giusta e di che rapporto c'è tra l'energia giusta, l'economia giusta e il futuro che consente il destino.

Vedete, noi abbiamo tante formule per aiutare l'impresa economica, l'impresa che si rinnova, l'impresa che genera ricaduta occupazionale, l'impresa che mantiene radicamento in un luogo, dopo che ha chiesto norme, che ha utilizzato risorse finanziarie. Che dice quest'ordine del giorno? Attenzione, noi aiutiamo le aziende che consumano energia a dismisura, pretendiamo, però, che, laddove concepiscano riallocazioni di se stesse fuori dal perimetro nazionale, o magari dislocazioni industriali, provvedano alla restituzione dell'avuto. Vedete, ci sono molte imprese che chiedono garanzie performanti: l'ENI, quando fa lavorare le sue articolazioni sottostanti, chiede formule contrattuali che si chiamano garanzie performanti, cioè laddove si dovesse applicare la sanzione, non c'è bisogno di accedere alla giurisdizione. Sono depositi economici che si attivano in automatico, misure autoapplicative. Noi abbiamo chiesto con questa iniziativa parlamentare, che si chiama appunto ordine del giorno, laddove un'azienda è stata finanziata per il costo dell'energia e laddove decidesse di dislocarsi altrove, togliendo ricaduta occupazionale, il recupero delle somme avute, la restituzione di ciò che ha avuto. Ma questo è il principio del rapporto contrattuale segnato da moralità quando si consentono coperture finanziarie.

Io mi auguro che questa iniziativa, a opera di una presenza parlamentare in Aula, oggi di opposizione, trovi un'istruttoria degna di approfondimento e di discernimento. Non si governa organizzando soltanto la canalizzazione di ciò che il Governo ha curato e strutturato; bisogna aprire l'attenzione anche a quanto della realtà viene avvicinato all'azione di Governo attraverso il lavoro dei gruppi parlamentari. E l'ordine del giorno fa questo.

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato.

LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Anche il professore Manzella - concludo - da ultimo, aiutò generazioni di studenti a capire il valore degli ordini del giorno, che non vanno strapazzati o letti con miseria, addirittura arrivando a ritenerli un'azione di disturbo, come fossero un'ape che ronza. L'attività degli ordini del giorno può determinare la compiutezza conoscitiva e poi può determinare l'arricchimento di contenuto dell'azione normativa del Governo. Attenzione: guardate che ci ritroviamo gli stracci, se facciamo così, in democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli, che illustrerà il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/47. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei ricordare a quest'Aula, alla maggioranza e al Governo, tramite lei, ovviamente, Presidente, che il nostro Paese ha firmato gli accordi di Parigi, con i quali si chiede di limitare ben al di sotto di 2 gradi il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale, puntando al massimo a 1 grado e mezzo. E poi vorrei anche ricordare che in Europa c'è un obiettivo ben preciso, il Green New Deal europeo, che è il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Per l'efficace proseguimento di tale traguardo, la Commissione europea ha proposto un pacchetto di riforme, il Fit for 55, che prevede l'obiettivo intermedio della riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra all'interno dell'Unione europea di almeno il 55 per cento entro il 2030, e cioè 3 anni dopo la fine naturale di questo Governo. Pertanto, ci domandiamo come mai non stiate facendo nulla per mettere a terra tutti impianti rinnovabili, per arrivare a questo importante obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo visto che, negli ultimi 14 mesi di Governo, non siete stati in grado di fare un decreto attuativo sulle aree idonee per le rinnovabili e non siete stati in grado di fare i decreti attuativi per le comunità energetiche, eppure abbiamo imprese, cittadini e investitori pronti a fare questa transizione ecologica ed energetica, che non solo chiede l'Unione europea, ma che chiedono anche le imprese.

Forse alcuni colleghi della maggioranza non hanno assistito alle audizioni durante i lavori di questo decreto-legge, cosiddetto Energia, eppure le associazioni, le imprese, Confindustria, ma anche tutti gli altri rappresentanti delle piccole e medie imprese del nostro Paese, hanno chiesto misure strutturali per quanto riguarda l'energia. Perché non possiamo andare avanti con questi decreti, con questi aiuti, anzi, possiamo dire aiutini, perché quelli contenuti in questo decreto sono soltanto aiutini!

Abbiamo la necessità di mettere a terra le rinnovabili per avere una risposta strutturale riguardo gli obiettivi posti dall'Unione europea, ma anche per dare risposte di lungo periodo alle nostre imprese. E allora con quest'ordine del giorno, Presidente, si chiede di dare un aiuto alle piccole e medie imprese, con un credito di imposta dedicato proprio a loro, per installare le rinnovabili. Mi dispiace veramente che anche i nostri emendamenti che andavano in tal senso siano stati completamente ignorati da questo Governo, perché, come ho già detto, abbiamo la necessità di mettere a terra le rinnovabili, abbiamo la necessità di dare risposte ai cittadini e ai nostri imprenditori, e abbiamo la necessità di dipendere sempre meno da Paesi terzi, anche con la prospettiva di poter avere la pace, perché sappiamo bene che molte delle guerre in corso in questo momento nel mondo riguardano le fonti fossili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Ferrari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/19.

SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno che vado a illustrare si riferisce al fatto che il comma 5 dell'articolo 2 di questo provvedimento incrementa il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio di 7.429.667 euro per l'anno 2023, destinato alla corresponsione delle borse di studio per l'accesso alla formazione superiore. L'intervento, però, non risulta adeguato ad affrontare il problema degli alloggi per gli studenti. Il problema del caro affitti e della mancanza di alloggi rappresenta una vera e propria emergenza, che discrimina una parte significativa della popolazione giovanile, impossibilitata per ragioni economiche a mantenersi agli studi, in palese contrasto con quanto previsto dalla nostra Costituzione.

L'alloggio rappresenta sicuramente il bisogno più importante per tutti gli studenti che studiano in una sede universitaria diversa dalla propria città di residenza. Le tende anche qui fuori da Montecitorio ce lo hanno dimostrato in maniera plastica.

Pertanto, con quest'ordine del giorno, noi intendiamo impegnare il Governo ad adottare ulteriori iniziative urgenti a sostegno degli studenti fuori sede finalizzate a contrastare il caro affitti e la mancanza di alloggi universitari. Nei giorni scorsi la maggiore rappresentanza degli studenti universitari, l'UDU, insieme alla Rete degli studenti medi, ha incontrato la Ministra Bernini e il Ministro Valditara, e ha consegnato loro una serie di indicazioni e di richieste che riguardano la manovra di bilancio e che vengono da una puntuale analisi che è stata fatta con 20.000 schede di rilevazione degli studenti, che ha sostanzialmente dato un riscontro della situazione generale nel nostro Paese. Il problema è che, a quanto riporta la stampa, gli studenti non sono rimasti affatto soddisfatti delle risposte che hanno avuto perché i Ministri non hanno assunto impegni precisi, e pertanto gli studenti hanno manifestato. Sulle borse di studio, in particolare, gli studenti avevano chiesto alla Ministra Bernini di aumentare i finanziamenti per garantire tutti gli idonei non beneficiari e coprire perlomeno l'inflazione. Il tema è che nel nostro Paese molti studenti che hanno titolo ad avere la borsa di studio non la ricevono poi realmente perché risultano idonei, ma non beneficiari, semplicemente perché, pur avendo loro titolo, e quindi caratteristiche di necessità, i soldi non ci sono.

Il tema è che anche con questo provvedimento, come si diceva prima, vengono sicuramente approcciate delle misure, vengono prorogati dei bonus, ma rimangono inadeguati a coprire l'inflazione. Quindi, questo provvedimento odierno lascia senza risposta rappresentanze sociali che hanno chiesto vero sostegno, non chiacchiere, e contiene una narrazione che rassicura, ma dietro alla quale poi non c'è che l'ordinaria amministrazione, la garanzia dello status quo, che però nelle condizioni generali attuali diventa equiparabile a una sorta di taglio, perché la crescita dei prezzi di mercato ha generato criticità e difficoltà di sostenibilità dei costi anche laddove prima queste magari non c'erano.

Il tema è di quelle famiglie e di quegli studenti che stanno nella zona grigia, quelli che non sono coperti dalle borse di studio e non sono a carico di famiglie che possano permettersi di mantenerli nello studio. Alcuni si trovano non solo a rinunciare proprio ad iscriversi, ma magari a terminare, ed altri si trovano a metà del guado, con aumenti che non riescono più a sostenere. Dopo la pandemia abbiamo assistito a meno immatricolazioni nell'università italiana per via dell'aumento degli affitti, delle bollette, del caro trasporti, che hanno portato migliaia di giovani a rinunciare ad iscriversi. Troppo poche rimangono ancora le borse di studio.

PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

SARA FERRARI (PD-IDP). Fossimo almeno un Paese che non ha una seria necessità di cittadini formati, perché un Paese è competitivo e può guardare avanti con fiducia quando il suo capitale umano è competitivo e ha la forza delle competenze per fare innovazione e trovare le migliori soluzioni ai problemi che lo frenano.

Giovani con la migliore cassetta degli attrezzi che possiamo e dobbiamo offrirgli costituiscono una comunità proattiva, capace di dare piena attuazione alla realizzazione dei propri talenti, di progetti di vita individuali, ma anche forza ed energia positiva alla crescita del Paese. Finisco dicendo che la quota di trentenni-quarantenni laureati in Italia è del 26,8 per cento, contro una media europea del 41,6 e un obiettivo europeo del 45 per cento entro il 2030, ma siamo ancora troppo lontani per ignorare queste richieste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/67.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno riguarda gli effetti socioeconomici della congiuntura che ha colpito fortemente l'economia ittica e, con particolare criticità, l'armamento peschereccio nazionale. Gli imprenditori della pesca, infatti, stanno vivendo una forte compressione della loro competitività relativa, per effetto diretto delle politiche comunitarie volte alla sostenibilità dello sfruttamento degli stock naturali, in presenza di altrettante attività economiche poste in essere da flotte di Paesi terzi che concorrono commercialmente sugli stessi mercati. Tale condizione si protrae ormai da tempo, determinando l'inefficienza economica delle imprese con conseguente crisi di liquidità, fronteggiata dalle aziende attraverso il ricorso all'indebitamento mediante affidamenti bancari particolarmente onerosi e insostenibili a medio termine.

Durante gli anni 2022 e 2023 il caro gasolio ha lanciato un'ulteriore sfida alla conduzione dell'attività ittica, al quale i pescatori hanno reagito, riducendo il periodo trascorso in mare o addirittura interrompendo l'attività, con gravi ripercussioni economiche e sociali per tutta la filiera ittica italiana. Il consumo di carburante rappresenta per le imprese di pesca la voce di costo più importante, la cui incidenza è passata dal 40 al 70 per cento. Dunque, la sua estrema volatilità influenza sia positivamente che, ovviamente, negativamente la profittabilità dell'attività nel breve e nel medio periodo.

Il comportamento dei pescatori è, pertanto, fortemente influenzato dal prezzo del gasolio, in quanto gli stessi reagiscono alla variazione del prezzo del carburante, modificando i giorni di pesca, le aree di pesca e le specie target. Tale crisi del mercato ittico si determina anche perché le imprese di pesca non riescono a trasferire gli aumenti e i costi di produzione sui consumatori. Oltretutto, tale riduzione dei margini di profittabilità esplica un effetto diretto anche sui lavoratori del settore, alla luce del sistema di retribuzione alla parte, previsto dal CCNL di riferimento del settore.

Il primo intervento a sostegno del settore delle marinerie è stato adottato dal precedente Governo col decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, il quale, all'articolo 18, ha introdotto un contributo sotto forma di credito d'imposta a favore delle imprese agricole e della pesca pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto del carburante effettuato nel primo trimestre dell'anno solare 2022, poi prorogato anche per il secondo, il terzo e il quarto trimestre dell'anno solare 2022. A tali misure, che si sono rivelate uno strumento fondamentale per le imprese ittiche per compensare una parte dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l'acquisto di gasolio e la conseguente situazione emergenziale verificatasi, si aggiunge, da ultimo, la proroga del contributo a tutto il primo trimestre 2023, prevista dall'articolo 1 e dai vari commi. Successivamente, nonostante i molteplici appelli da parte del settore, la misura non è stata rinnovata e gli imprenditori ittici si sono ritrovati a dover affrontare il continuo aggravio di prezzi dei carburanti, in particolar modo nel mese di luglio, con conseguenti difficoltà economiche e produttive.

Il nostro ordine del giorno impegna il Governo a valutare, anche alla luce delle previsioni economiche non confortanti, di prorogare a tutto l'anno 2024 il credito d'imposta in misura pari al 20 per cento della spesa sostenuta dalle imprese ittiche per l'acquisto del carburante per autotrazione.

PRESIDENTE. Il deputato Cappelletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/44.

ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Sappiamo tutti quanto siano importanti i progetti di efficientamento energetico e di riduzione dei consumi di energia. Sappiamo tutti quanto sia importante la decarbonizzazione, ma, ogni volta che parliamo di questo argomento, ci scontriamo contro il muro delle risorse che non ci sono, che non sono mai sufficienti per attivare questo canale di interventi.

Quest'ordine del giorno interviene, invece, perché c'è un Fondo, che si chiama Fondo nazionale efficienza energetica, che contiene oltre 300 milioni di euro finalizzati a progetti di efficientamento e di riduzione dei consumi di energia e che non viene non viene impiegato per quelle finalità per cui è stato istituito. Questo non lo dice Cappelletti, né il MoVimento 5 Stelle,. ma lo dice la Corte dei conti, che tira un po' le orecchie al Ministro dell'Ambiente, dicendo: guarda che, a distanza di tempo, di quei 310 milioni del Fondo nazionale efficienza energetica è stato utilizzato meno dell'1 per cento. Pensi che la mia regione, il Veneto, che ha 5 milioni di abitanti ed è una delle regioni più industrializzate del Paese ha utilizzato zero risorse. Questo la dice lunga sulla sensibilità degli amministratori della regione Veneto rispetto ai progetti di efficientamento e di riduzione dei consumi di energia. Ha utilizzato zero risorse, così come la Puglia, la Sardegna e altre regioni del nostro Paese.

Oltre a quest'ordine del giorno, ho presentato anche un'interrogazione urgente al Ministro per sapere quali strumenti e quali correttivi intenda apportare al Fondo stesso per renderlo di fatto esecutivo. Si potrebbero, ad esempio, ampliarne le finalità. Farebbe piacere essere ascoltato anche dal rappresentante del Governo, ma mi rendo conto che è molto difficile in questa legislatura. Si potrebbero ampliare la finalità, dicevo. Il Fondo potrebbe, ad esempio, finanziare interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici della pubblica amministrazione (sappiamo di averne tantissimo bisogno) e delle imprese. Potrebbe finanziare e sostenere l'autoconsumo collettivo e la realizzazione delle comunità energetiche rinnovabili. Insomma, non è un problema trovare i canali di utilizzo di queste risorse. Il problema, però, è che ci sia la volontà di impiegarle.

Concludo. Se questo Fondo fosse pienamente operativo, alimenterebbe oltre 300 milioni - subito praticamente - di investimenti a favore della transizione energetica e della decarbonizzazione, stimolando, ovviamente, la crescita economica in un momento in cui, dopo due anni che hanno visto l'Italia essere prima in Europa per crescita e sviluppo economico, ci troviamo, dopo un anno di Governo Meloni, a essere la ruota di scorta, l'ultima economia in Europa per tasso di sviluppo. Quindi, ci sarebbe bisogno di risorse aggiuntive. Ebbene, queste ci sono.

Dove potrebbe stimolare la crescita? Nel comparto che probabilmente è il più innovativo della filiera produttiva nazionale. Potrebbe stimolare la riduzione dei consumi e dei costi energetici e rafforzare la capacità competitiva delle imprese.

Per questo motivo, ho presentato quest'ordine del giorno che invita il Governo, in particolare il Ministro Pichetto Fratin, a dare seguito con urgenza non tanto alla richiesta di una parte politica, ma alle richieste e alle raccomandazioni formulate dalla Corte dei conti e, quindi, di dare seguito, già nell'attuale disegno di legge di bilancio, alle raccomandazioni della Corte dei conti sul funzionamento del Fondo nazionale per l'efficienza energetica, che, ahimè, attualmente è inutilizzato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Fossi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/3.

EMILIANO FOSSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno si ricollega, purtroppo, agli eventi drammatici che sono accaduti in questi ultimi giorni. Non più di una settimana fa, in quest'Aula abbiamo commemorato e ricordato le vittime dell'alluvione, in particolar modo dell'alluvione che ha colpito la mia e la nostra regione, la Toscana.

È stato un evento drammatico e catastrofico di cui ancora vediamo i segni fisici nelle città colpite, importanti centri urbani e importanti realtà della nostra regione, la Toscana. Ci sono cittadini e cittadine, famiglie, imprese e lavoratori che vivono un momento di grande difficoltà. Alcune delle città e dei centri più importanti, nonché città significative della nostra regione, sono in ginocchio e questa vicenda rischia di mettere pericolosamente in ginocchio la regione stessa. Una realtà importante, come quella situata nell'area tra Firenze, Prato e Pistoia, che rappresentano il cuore produttivo della Toscana, dove è collocata la gran parte del tessuto della piccola e media impresa, dove viene prodotta la gran parte del PIL della nostra regione e dove viene prodotta una parte importante del PIL del nostro Paese, ebbene quel contesto lì è stato teatro di uno degli impatti più grandi causati dagli eventi alluvionali.

Allora, questa vicenda ci pone di fronte all'emergenza, naturalmente. Il Governo ha stanziato 5 milioni di euro per far fronte agli interventi urgenti. Le città si stanno piano piano ripulendo, anche se il fango e l'acqua sono presenti in molte realtà e sono ormai uno scenario davvero difficile da digerire, con i rifiuti accatastati e le cose, spazzate via dall'acqua e dal fango, che, purtroppo, sono ormai un rifiuto. Quella era la vita, l'attività, la quotidianità di tante persone, di cittadine e cittadini che, nell'arco di poco tempo, hanno visto tutto o tanto di quello che avevano andare perduto.

Allora, accanto al lavoro importantissimo che la Protezione civile sta facendo, che i tantissimi volontari e volontarie stanno facendo, che la regione Toscana sta facendo, ci siamo noi, che dobbiamo dare segnali immediati. È chiaro: questo tema rappresenta un monito per quanto riguarda l'importante impegno che dobbiamo mettere di fronte ai cambiamenti climatici, alla lotta contro il dissesto idrogeologico, facendo politiche ambientali più avvedute e importanti.

Ma ora c'è un'emergenza e c'è un'urgenza, e, da questo punto di vista, dobbiamo dare subito segnali concreti, rapidi ed efficaci. In questo senso, dobbiamo dimostrare appunto senso dello Stato e un'unità nel modo di affrontare queste emergenze e questa urgenza come istituzioni, senza differenze, come abbiamo richiamato anche nel dibattito di una settimana fa.

Quest'ordine del giorno ha questo obiettivo, in un punto preciso. Il 10 novembre, infatti, ARERA ha approvato un primo provvedimento di urgenza che sospende il pagamento delle bollette di acqua, luce e gas, compresi il GPL e altri gas distribuiti per mezzo di reti canalizzate, a tutela delle utenze e forniture site nel territorio delle province di Firenze, Livorno, Pisa, Pistoia e Prato colpite dagli eccezionali eventi meteorologici. Appare evidente come, in relazione ai danni verificati, occorre prevedere, oltre alla sospensione delle bollette, anche piani specifici di rateizzazione, al fine di non creare debiti enormi, soprattutto su famiglie ed imprese già gravate da danni causati dall'alluvione.

L'ordine del giorno prevede quindi che il Governo adotti ogni iniziativa utile conseguentemente alla sospensione del pagamento delle utenze per prevedere piani di rateizzazione del debito eventualmente accumulato, al fine di evitare la concentrazione in un termine breve di oneri non sostenibili per l'utente. Siccome credo sia un ordine del giorno di buonsenso e che fa fronte a un'emergenza, mi auguro non soltanto che venga interamente accolto dal Governo – e questo poi lo verificheremo -, ma che venga anche sottoscritto dagli altri colleghi, toscani perlomeno, anche di maggioranza presenti in quest'Aula. Sarebbe un importante segnale di unità per una situazione difficile, che riguarda tutti perché la Toscana è una sola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Berruto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/5.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Signora Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, parto da un ringraziamento all'onorevole D'Alfonso, per la sua lectio magistralis sulla restituzione della dignità dello strumento dell'ordine del giorno. Visto che parliamo di energia, l'ordine del giorno è uno strumento che serve a illuminare coni d'ombra, zone oscure dei disegni di legge, perché qualche volta al buio ci si dimentica di qualche cosa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 19,42)

MAURO BERRUTO (PD-IDP). L'articolo 3 del provvedimento in questione adegua la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia e l'adegua alla nuova disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia. Ancora una volta, però, c'è un vulnus, un buco nero, qualcosa che vorremmo provare a illuminare proprio con quest'ordine del giorno. Questo cono d'ombra riguarda, ancora una volta, il mondo dello sport che, di nuovo, è assente dall'oggetto di analisi del decreto. Non c'è traccia, in questo decreto, degli impianti sportivi, soprattutto non c'è traccia degli impianti natatori. È mio dovere, però, ricordarvi che, negli ultimi 3 mesi, sono successe almeno un paio di cose particolarmente significative nel mondo dello sport. Il 4 settembre scorso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del correttivo-bis che ha dato piena vita alla riforma del lavoro sportivo e poi il secondo avvenimento, due settimane dopo quel 4 settembre, l'approvazione proprio in quest'Aula, all'unanimità, della modifica dell'articolo 33 della nostra Carta costituzionale, che recita - dal 20 di settembre scorso -, all'ultimo comma, che “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme”. Cosa significano, dunque, questi due avvenimenti, curiosamente capitati in una manciata di giorni? Che lo sport assume oggi una posizione nuova nella nostra società, diventa una cosa seria, mi verrebbe da dire, diventa un'attività che, da una parte, reclama la dignità del lavoro, diritti e doveri inclusi, naturalmente, e, dall'altra, diventa a tutti gli effetti un diritto difeso e tutelato dalla nostra Carta costituzionale. Ma un diritto quando nasce, seppur riconosciuto nella Carta più alta, nella madre di tutte le leggi, non rimane in vita da solo, ha bisogno, necessità di nutrirsi di politiche pubbliche, con una specificità che occorre sottolineare.

Lo sport in tutte le sue dimensioni, l'attività sportiva in tutte le sue forme, come recita il comma dell'articolo 33, oltre ad avere un valore economico e diverse sono le ricerche la più accreditata delle quali è proprio dell'Istituto di credito sportivo, presieduto allora, quando questa ricerca venne fatta, dall'attuale ministro per lo Sport Andrea Abodi. Quella ricerca diceva che lo sport vale l'1,40 per cento del PIL nazionale. Oltre a quel valore generato, ce n'è un altro, che è il risparmio generato al sistema sanitario nazionale. In quest'Aula, più volte ho ricordato come questo valore non solo sia in termini di prevenzione, ma anche di controllo delle patologie, in particolare quelle metaboliche. Ecco perché possiamo considerare a tutti gli effetti gli impianti sportivi come generatori di valore economico e quindi, al tempo stesso, valore anche in quanto hub della salute. Tuttavia, a partire dal 2020 una sequenza di eventi ha portato a vedere - la pandemia prima, con le chiusure di tanti impianti sportivi, poi il caro energia, il caro bollette, i costi moltiplicati, centuplicati (oggi si stima che il costo dell'energia incida dal 35 per cento pre-pandemia, al 70 per cento sul fatturato degli impianti sportivi), poi la legge di riforma sul lavoro - che non è gratis, neanche questa – lo sport come diritto e dovere di politiche pubbliche che citavo.

Ecco perché questa nostra richiesta ci sembra ragionevole e coerente per salvaguardare l'esistenza stessa di questi luoghi, generatore di comunità, di benessere e di salute. Un impianto sportivo che chiude, una piscina che chiude, è un presidio del territorio che chiude, così come lo sono una scuola che chiude, un teatro che chiude, una biblioteca che chiude o che brucia. Io metto questi eventi sullo stesso piano. Peggio, una piscina che chiude - visto che il 98 per cento degli impianti natatori sono di proprietà comunali - diventa un'idrovora di denaro pubblico, che necessita di un ulteriore impegno.

Ecco allora l'impegno che leggo, rispetto al Governo “al fine di fronteggiare l'aumento dei costi dell'energia termica ed elettrica e a prevedere forme di agevolazioni a sostegno degli impianti sportivi natatori, sotto forma di credito d'imposta, attraverso la proroga della norma che dispone la riduzione dell'aliquota IVA al 5 per cento sul gas…”

PRESIDENTE. Onorevole, concluda per favore.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). …”e altresì reperendo risorse adeguate da destinare all'erogazione di contributi a fondo perduto”. Sarebbe un primo passo, perché trasformerebbe finalmente lo sport da centro di costo a vero e proprio investimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. La deputata Irene Manzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/6.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Devo dire che spiace che non si sia potuto svolgere un esame in quest'Aula di quelli che sono stati gli emendamenti che, come gruppo, in VII Commissione, cultura, scienza e istruzione, abbiamo presentato e che il collega Berruto, relativamente alla parte riguardante lo sport, ha illustrato. Avremmo avuto, in realtà, l'opportunità di affrontare delle questioni rilevanti, quali proprio quelle del diritto allo studio e della effettività di un diritto che dovrebbe essere effettivamente garantito e riconosciuto a tutti.

L'ordine del giorno che sto illustrando in questo momento riguarda proprio un tema importante, quello delle gite scolastiche. Sembra un dettaglio, ma non lo è, in realtà, perché proprio pochi mesi fa molti dirigenti scolastici, anche attraverso la stampa, hanno evidenziato un problema molto rilevante e serio: l'impossibilità di garantire a tutti i propri studenti di prendere parte a momenti di socializzazione e di conoscenza, momenti importanti anche per la formazione degli studenti e delle studentesse.

Se durante il periodo della pandemia era stato impossibile lo svolgimento delle gite di istruzione a causa dell'impossibilità di spostarsi, in questo caso il tema è altrettanto serio e dipende da un fattore economico, ossia dal fatto che le famiglie non sono in grado di assicurare ai propri figli - con un'ingiustizia, con una sostanziale diseguaglianza che si viene a creare all'interno della stessa classe - la possibilità di prendere parte ai viaggi di istruzione. Questo tema è stato posto, tra l'altro, e sarà in discussione nelle prossime settimane, anche all'interno della nostra Commissione: le proposte di legge presentate da me e dalla collega Piccolotti riguardano proprio questo tema dei viaggi d'istruzione. Che cosa proponiamo con il nostro ordine del giorno? Proponiamo l'istituzione di un fondo - spero che, poi, in sede di parere, il Governo tenga conto di queste riflessioni - da destinare alle scuole, in questo caso valorizzando, tra l'altro, l'autonomia e la capacità di decidere dei singoli istituti scolastici, a favore degli studenti e delle studentesse per la partecipazione alle gite di istruzione.

Come dicevo, sembra un tema piccolo, però, non è un tema secondario, in questo caso, e si lega, più in generale, a quella grande urgenza che il diritto allo studio pone e che sarà al centro, tra l'altro, anche degli emendamenti che presenteremo nella prossima legge di bilancio al Senato. In questo caso parliamo di gite scolastiche, ma il tema chiama in causa il diritto alle borse di studio, che la collega Ferrari ricordava poco fa; chiama in causa il diritto a poter acquistare i libri e, quindi, a sostenere le famiglie rispetto a quello che è il caro libri. Devo dire che su questo il Governo in quest'Aula, qualche mese fa, rispondendo tra l'altro a un question time dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, ci aveva anche positivamente confortato: era intervenuto il Ministro Ciriani, dicendo che proprio per la legge di bilancio era allo studio una pluralità di proposte per intervenire sull'adeguamento dei tetti di spesa, sulle detrazioni e anche sull'incremento, soprattutto, dello stanziamento del contributo per i libri di testo a carico dello Stato.

Purtroppo, all'interno della legge di bilancio non si trova assolutamente niente rispetto a quelle risorse che erano state promesse, con un grave danno a carico delle famiglie, a carico, tra l'altro, dell'intero settore della filiera editoriale, e con una diseguaglianza. Gli stessi studenti, pochi mesi fa, hanno protestato anche di fronte al Ministero dell'Istruzione e del merito per sollecitare un intervento, risposte chiare e, soprattutto, concrete da parte del Ministero.

Noi poniamo in quest'Aula, quindi, un'urgenza: il tema dei trasporti, il tema dell'accesso gratuito alle mense. In realtà, si tratta di un insieme di misure che, secondo noi, un Governo che si vanta tanto di avere a cuore le sorti delle famiglie italiane, in realtà, e della famiglia italiana dovrebbe porre al centro della propria agenda e, invece, purtroppo, all'interno della legge di bilancio di risorse in più per il settore dell'istruzione e per interventi anche di questo tipo a favore delle famiglie non ne troviamo in alcun modo.

Speriamo che in quello che è il favoleggiato maxiemendamento che verrà presentato, visto che le forze parlamentari, i colleghi parlamentari di maggioranza non potranno presentare emendamenti alla legge di bilancio, in qualche modo, in corner, il Governo intervenga su questi temi. Speriamo, soprattutto, che, in sede di parere sugli ordini del giorno, siano espressi impegni chiari e, soprattutto, positivi rispetto alle sollecitazioni che questi atti parlamentari in questa sede pongono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Colleghi, prima di dare la parola al prossimo illustratore, mi pare di comprendere che sia stata raggiunta un'intesa tra i gruppi, nel senso di non sospendere i lavori tra le ore 20 e le ore 21, ma di proseguire con l'esame degli ordini del giorno, limitatamente alla fase dell'illustrazione, fino alle ore 21.

L'esame del provvedimento riprenderà, poi, nella seduta di domani alle ore 9,30, a partire dall'espressione del parere del rappresentante del Governo sugli ordini del giorno. Se, quindi, non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

L'onorevole Matteo Orfini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/7.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Le confesso che quando i nostri delegati d'Aula ci hanno chiesto di intervenire per l'illustrazione degli ordini del giorno ho provato un certo disagio, ovviamente, non per responsabilità di Fornaro e Casu, che apprezzo e stimo e le cui indicazioni seguo, come tutto il gruppo, in modo diligente, infatti sono qui a intervenire, ma perché, per l'ennesima volta, ci troviamo non a discutere norme, non a votare norme, ma a discutere degli ordini del giorno. Non è la prima volta, anzi, ormai, è l'unica attività che svolgiamo in quest'Aula: discutere e votare ordini del giorno, la cui nobiltà è stata richiamata dal collega D'Alfonso, però, al netto della nobiltà dello strumento, noi saremmo eletti per fare delle leggi e per discutere in Aula delle leggi.

Ormai, ho una certa esperienza parlamentare e, quindi, non mi scandalizzo per l'uso dell'istituto della fiducia, però, così è un po' troppo. Non siamo mai passati in una situazione del genere e mi colpisce soprattutto in un decreto di questo tipo la scelta di usare la fiducia, perché il Governo, che è comprensibilmente disattento, dovrebbe ricordare che, nella passata legislatura, su provvedimenti di questa natura, che cioè servono a intervenire a sostegno degli italiani in una situazione emergenziale, noi, spesso, quasi sempre, ai tempi del COVID, siamo riusciti a trovare soluzioni insieme, a votare insieme, a discutere e a confrontarci nell'interesse del Paese, anche superando alcune distinzioni, mantenendole in alcuni casi. Ho visto prima, per qualche minuto, ai banchi del Governo, la collega Frassinetti, che allora era all'opposizione, con la quale però noi, spesso, nella nostra Commissione, siamo riusciti a trovare soluzioni comuni in occasione di provvedimenti di questa natura.

Credo che gli interventi che abbiamo fatto, che sto per fare anch'io, che sto facendo anch'io, dimostrino quanto le nostre obiezioni fossero di merito, che cercavano di dare suggerimenti al Governo. Gli ordini del giorno che stiamo presentando qui risultano dalla trasformazione degli emendamenti che non abbiamo potuto discutere.

Il mio ordine del giorno, sostanzialmente, affronta un problema che credo sia riconosciuto da tutti: in un momento di grave difficoltà, di aumento dei costi della vita chi è che va più in difficoltà? Ovviamente le famiglie più fragili, più deboli, più povere e quella fragilità complessiva ha una specificità nelle vicende formative. Se aumentano i costi dei libri di testo, per una famiglia povera è più difficile sostenere quei costi; se aumentano i costi delle matite, dei quaderni e delle penne - ora, conservo i dati per la dichiarazione di voto di domani - aumenta la fatica di una famiglia nel mandare il figlio o la figlia a scuola e metterli nelle condizioni di assolvere a quel compito che, però, è anche uno strumento. Se noi crediamo, come crediamo, che il primo strumento di riduzione delle diseguaglianze sia la scuola, perché ti dà la formazione che ti consente di uscire da quella condizione di debolezza e di fragilità, non intervenire a sostegno del potere d'acquisto delle famiglie ancor più in questo settore significa condannare quella famiglia a una condizione di marginalità. Questo noi chiedevamo e chiediamo in quest'ordine del giorno. Chiediamo banalmente che si usi uno strumento, attivato dal Ministro Bianchi, ossia un tavolo dell'editoria scolastica, in cui si siedano tutti i protagonisti della filiera per cercare insieme soluzioni per dare una mano alle famiglie e anche a chi su questi settori fa impresa e, quindi, crea lavoro. Inoltre, chiediamo di capire come, attraverso un utilizzo più saggio e magari aumentandole un po', si possano trovare le risorse per venire incontro a chi si trova in condizioni di difficoltà. Non mi sembra una richiesta particolarmente complicata.

PRESIDENTE. Concluda.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Ecco, oggi, noi la presentiamo sotto forma di ordine del giorno, però l'ordine del giorno è un auspicio. Nell'illustrare quest'ordine del giorno esprimo un ulteriore auspicio: poter tornare in quest'Aula, oltre che ad esprimere auspici, anche a votare leggi, a discutere insieme leggi, a discutere emendamenti, cioè a fare esattamente quello per cui saremmo stati eletti e che in questa legislatura non riusciamo a fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Nicola Zingaretti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/8.

NICOLA ZINGARETTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come ha detto ora il collega Orfini - e mi associo - avrei preferito di gran lunga essere qui questa sera per confrontarmi con i colleghi, anche della maggioranza, sulle proposte emendative e poi votare e, magari, perdere, perché non è vero, come spesso in quest'Aula si dice, che c'è qualcuno che non vuole accettare il risultato elettorale, ma accettare il risultato elettorale vuol dire collocare nell'Aula parlamentare la sede del confronto e poi decidere, votare, condizionare e fare leggi.

Questo non è possibile per l'ennesima volta, lo strumento dell'emendamento non è praticabile e gli ordini del giorno lo sostituiscono.

Quest'ordine del giorno ha un senso e il senso è molto chiaro, perché aiutare e sostenere chi non ce la fa nella vita non è un vezzo di alcuni pazzi o di qualche romantico o di qualche estremista. Il fatto di sostenere chi non ce la fa nella vita è un'indicazione della Costituzione e, cioè, di quel testo al quale tutti noi dovremmo rifarci come punto di riferimento della nostra azione. In quella Costituzione ci sono i diritti: all'articolo 34 il diritto allo studio, all'articolo 36 il diritto alla retribuzione e all'articolo 32 il diritto alla salute. Tuttavia, è l'articolo 3 quello più importante, che ci dà una missione, perché recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (…)”. La Repubblica siamo tutti noi, cittadini, imprenditori, studenti, studentesse, commercianti ma, soprattutto, noi che siamo nell'Assemblea legislativa. A noi è chiesto un di più nell'osservanza, nel rispetto e nell'inveramento di questo articolo così bello della Costituzione. Oggi, invece, lo sappiamo, con la crescita delle disuguaglianze, noi sappiamo che quest'articolo, forse, è quello meno rispettato della Costituzione repubblicana, perché le disuguaglianze aumentano e proprio l'articolo 3 dovrebbe essere per tutti, a prescindere da dove si è seduti in questo emiciclo, comunque il punto di riferimento. Io credo che la ricetta migliore per arrivare al raggiungimento dell'obiettivo di cui all'articolo 3 sia questa politica e, dall'altra parte, potrebbe e dovrebbe prendere corpo un'altra politica, ma per raggiungere lo stesso obiettivo: la Repubblica rimuove gli ostacoli. Invece, non è così. La formazione, la scuola, l'università - lo sappiamo - sono, probabilmente, gli aspetti della democrazia che soffrono di più questo aumento delle disuguaglianze. Noi sappiamo che la condizione della famiglia incide fortemente nella dispersione scolastica. Pensate, lascia gli studi il 24 per cento dei giovani con genitori con licenza media e solo il 2,5 per cento, invece, di coloro che hanno i genitori laureati. Ecco la disuguaglianza che colpisce. Tanti meritevoli - come cita un altro articolo della Costituzione, così caro, come tema, a questa maggioranza - non ce la fanno e non ce la fanno non perché incapaci intellettualmente ma perché la loro condizione, la condizione sociale delle loro famiglie, non permette loro di concludere gli studi. Quindi, anche fra più piccoli queste disuguaglianze esplodono. Non noi, una parte politica, ma l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza ha scritto su questo, nel rapporto inviato all'UNICEF, parole molto importanti. Dice, in quel rapporto, l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, che la mensa scolastica si configura come un importante strumento di contrasto delle condizioni di svantaggio socio-economico e, insieme, strumento positivo di socializzazione.

Ecco, Presidente - concludo - cosa chiede quest'ordine del giorno: chiede di sostenere il potere d'acquisto di quei nuclei familiari meno abbienti per non escludere da subito chi non ha colpe per la sua condizione sociale. Per un futuro più giusto potremmo dire, come abbiamo detto domenica in una bella piazza di Roma, e come diciamo qui, questa sera, e lo diremo domani, per fare in modo che risulti evidente che in quella piazza c'era la volontà, ora, di continuare nella battaglia politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Vaccari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/9.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, quest'ordine del giorno tratta un tema sicuramente di minore o di scarso interesse rispetto al decreto che questo Parlamento si è ritrovato a discutere, per l'ennesima volta con la posizione della fiducia, ma che riguarda un settore, quello agro-ittico, molto rilevante, strategicamente rilevante per il settore primario italiano. Il nostro Paese vanta un terzo posto in Europa per l'acquacoltura e un secondo posto per la pesca. Tale settore ha anche una funzione culturale e sociale espressa dalla sana gestione di ambiente e territorio nelle parti costiere del nostro Paese che fanno di esso un'eccellenza. Però, questo stesso settore è stato colpito, prima, dalla pandemia e, poi, dalle varie crisi naturali che ci sono state. Penso all'alluvione che ha colpito, in particolare, l'Emilia-Romagna e tutto l'ambito dell'acquacoltura insediato alla foce del Po, penso all'emergenza del granchio blu, di recente rilevazione, e penso alla crisi energetica - che intreccia i contenuti di questo decreto - iniziata non da oggi ma dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, che ha portato a un aumento anche del 100 per cento del prezzo del gasolio, aumento che, per tanti versi, ha messo in ginocchio le imprese di questo settore. In particolar modo, stiamo parlando di quelle imbarcazioni con sistemi a traino che risultano fortemente energivore. Si tratta di circa 12.000 imbarcazioni e di decine di migliaia di persone, anche dell'indotto, cioè quasi il 30 per cento della flotta peschereccia italiana, per cui era stata trovata una misura importante, il credito di imposta, pari al 20 per cento della spesa sostenuta, per l'acquisto di carburante, introdotto nel 2021 e, poi, via via reiterato, rinnovato, prorogato.

Con quest'ordine del giorno, analogamente a come avevamo fatto con un emendamento specifico che non è stato possibile discutere nel merito, come dicevano anche i colleghi, durante l'esame di questo decreto, noi chiediamo un impegno al Governo - come hanno fatto, fra l'altro, anche altri colleghi, il collega Gatta e il collega Caramiello, con analoghi ordini del giorno che ci auguriamo il Governo possa ascoltare e prendere alla lettera - per provare a dare una risposta importante a un settore strategico dell'agroalimentare italiano che ha gridato da tempo l'allarme su questa condizione che rischia di mettere in ginocchio in via definitiva tante imprese. Sottovalutare questo grido d'allarme significa pregiudicare l'esistenza stessa di tante imprese di un comparto, quello ittico, che sta cercando di risollevarsi dalle varie crisi da cui è stato colpito e per il quale ora è necessario fare investimenti per produrre di più e meglio e per riuscire a mantenere una fetta importante del mercato italiano.

Per questa ragione, noi crediamo che intervenire nel prossimo provvedimento utile per riconoscere un sostegno alle imprese esercenti l'attività di pesca, a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l'acquisto del gasolio, sia un contributo importante a supporto di un comparto strategico per l'agroalimentare italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Barbagallo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/10.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'ordine del giorno verte sull'ultima puntata della saga ITA-Lufthansa, a seguito della cessione da Alitalia. È una questione che il Partito Democratico, in questa legislatura, più volte ha parlamentarizzato in quest'Aula, dal 22 febbraio scorso, quando abbiamo chiesto chiarimenti al Governo sul piano industriale di ITA, sulle migliaia di lavoratori cassintegrati e sul contenzioso che riguardava questi lavoratori.

Abbiamo chiesto chiarimenti anche successivamente, il 5 maggio, a seguito dell'avvenuta cessione del 40 per cento da ITA a Lufthansa, su quali spiragli e certezze c'erano per questi lavoratori, anche alla luce del Piano nazionale degli aeroporti, su cui, specificamente, il 7 giugno abbiamo chiesto approfondimenti e notizie, anche per capire che fine avesse fatto questo Piano nazionale degli aeroporti, di cui non abbiamo più notizie e che certamente potrebbe dare un segnale specifico anche a queste migliaia di lavoratori.

Ma mentre i lavoratori aspettavano una risposta dal Governo, come accade in uno Stato di diritto, i lavoratori si sono rivolti al giudice. È accaduto che, con tre distinti provvedimenti del giudice, prima 77 lavoratori, poi 183 lavoratori e, di recente, ulteriori 174 lavoratori hanno visto riconosciuto il loro diritto, quindi diritto soggettivo, e sono stati reintegrati dal giudice nella nuova azienda, sancendo un principio, che, a dire il vero era piuttosto scontato e che noi avevamo evidenziato nei nostri atti parlamentari, per il quale vi è un'evidente continuità tra Alitalia e ITA (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), sancita anche da un dato di fatto che ha utilizzato il giudice nella motivazione e che è un esempio eloquente, e cioè ITA ha pagato ad Alitalia un solo euro per l'insieme dei beni e dei contratti. Insomma, non serviva un giudizio approfondito e il giudice del lavoro è arrivato a sancire il diritto dei lavoratori.

Ma in uno Stato di diritto ci aspettavamo che il Governo accompagnasse il diritto dei lavoratori, Invece è accaduto l'impensabile: il Governo entra a gamba tesa con il provvedimento di oggi, che fa seguito al decreto-legge di qualche settimana fa, con cui il Governo, anziché tutelare i lavoratori, demolisce i loro diritti, perché espressamente, con l'articolo 6, il Governo cancella, o meglio, pensa di cancellare il provvedimento del giudice, in barba a ogni principio di giustizia e di equità sociale. Quindi, anziché accompagnare i lavoratori verso i nuovi contratti e verso la cessione, sancendo le previsioni dell'articolo 2112 del codice civile, che stabilisce espressamente l'obbligo dell'impresa cessante di acquisire i dipendenti dell'impresa cedente, anziché tutelare questo principio, lo demolisce. Quindi, il Governo agisce contro i diritti dei lavoratori, contro i princìpi fondamentali. Abbiamo citato più volte stasera, e lo hanno fatto benissimo i miei colleghi, la Costituzione: ecco, il diritto al lavoro è costituzionalmente sancito e il Governo di questo Paese lo dovrebbe rispettare, piuttosto che calpestarlo.

Con l'ordine del giorno, chiediamo che il Governo tuteli i tanti lavoratori di ITA e i loro diritti, anche alla luce di questo passaggio - tortuoso, per la verità - che sta avvenendo con Lufthansa, ma che, mai e poi mai, può vedere ridimensionati o colpiti i diritti sacrosanti dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. La deputata Valentina Ghio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/12.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo all'illustrazione di un nuovo ordine del giorno sul tema del trasporto pubblico locale e del bonus trasporti: misure fondamentali per sostenere le famiglie nel fronteggiare la crisi e l'inflazione.

Dati Istat ci confermano che oggi il 60 per cento delle famiglie italiane ha difficoltà ad arrivare a fine mese ed è davvero evidente il peggioramento delle condizioni di vita delle italiane e degli italiani: ce lo dicono i lavoratori, con salari che non sono sufficienti a fare fronte alle spese necessarie, ce lo dicono gli studenti, alle prese con i costi delle abitazioni fuori sede, dei libri di testo e dei trasporti, ce lo hanno illustrato bene i colleghi negli ordini del giorno precedenti, ce lo dice anche il personale sanitario, stremato e affaticato. E potrei continuare l'elenco. Soltanto il Governo fa finta di non vedere tutto questo.

Il costo della vita è diventato ormai insostenibile per molte famiglie e questo aspetto mina la stabilità economica e sociale del nostro Paese. L'accessibilità al trasporto pubblico è uno dei nodi centrali, che fa la differenza per la qualità della vita delle persone, fa la differenza per l'equità di accesso alle opportunità di studio, che sono precedenti e propedeutiche al merito e fa la differenza per l'accesso al lavoro, alla cura e alla socialità per le persone giovani, per gli anziani e per i lavoratori.

E anche in questo decreto, nonostante il Governo dichiari, con il titolo del provvedimento, l'obiettivo di sostenere il potere di acquisto, gli interventi previsti sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno gli interventi avviati dal Governo precedente, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, e, per un altro verso, a finanziare con risorse molto esigue misure temporanee. Il bonus trasporti: soltanto 12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento. Il Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione: solo 7 milioni di euro. Un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari di social card: ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo, già per l'anno in corso, delle agevolazioni sulle accise dei carburanti.

Ancora una volta, ci abbiamo provato. Ci abbiamo provato durante l'esame nelle sedi delle Commissioni referenti. Abbiamo prodotto una serie di emendamenti che andassero proprio a correggere queste mancanze anche sul trasporto pubblico, per contrastare il crescente fenomeno del carovita che ha colpito la popolazione, con particolare attenzione alle fasce più deboli, quelle che più hanno bisogno. Ma tutti i nostri emendamenti di aiuto alle persone e alle famiglie sono stati respinti. Il Governo ha potuto anche constatare che aver scelto deliberatamente di definanziare la quota annuale sulla misura del bonus trasporti, misura fondata sull'equità e sulla risposta al bisogno, ha portato tante rimostranze da parte di chi, l'anno precedente, ne aveva beneficiato. E i rifinanziamenti spot, che comunque non hanno colmato la carenza iniziale, si sono tradotti nemmeno in un click day, direi in un click hours: dopo poco tempo, le dotazioni erano esaurite; in poco più di un'ora, o poco più, la misura era esaurita e migliaia di richieste sono rimaste escluse.

Negli ultimi mesi, i Paesi europei hanno, invece, invertito la tendenza, mettendo in campo una molteplicità di interventi per rallentare la corsa dei prezzi. Noi abbiamo fatto il contrario, con le accise e con tutto il resto. Quindi, manca e continua a mancare un'azione incisiva del Governo per potenziare questo strumento, dandogli continuità e adeguate risorse, affinché possa essere utilizzabile da tutti quelli che ne hanno diritto e bisogno, anche per favorire il più possibile uno spostamento verso modalità alternative.

Presidente, chiederei che il Governo mi ascoltasse (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Quindi - e concludo -, con quest'ordine del giorno, chiediamo un impegno da parte del Governo a rifinanziare, per un triennio, il cosiddetto bonus trasporti per la fruizione dei servizi di trasporto pubblico locale, incrementandone significativamente le risorse almeno rispetto a quanto era previsto nel 2022, anche al fine di estendere la platea dei beneficiari non più soltanto con riferimento alla restrizione posta in ultimo per le famiglie fino a 20.000 euro, ma tornando all'impostazione iniziale per le famiglie fino ai 35.000 euro.

Vi chiediamo di pensarci seriamente, sia per disincentivare l'utilizzo del mezzo privato sia per migliorare, con una misura concreta, la qualità della vita delle famiglie e degli studenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. La deputata Malavasi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/13.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo volentieri nel merito di questo provvedimento anche perché effettivamente questa conversione di una legge è importante, visto che parliamo di misure urgenti in materia di energia e di interventi per sostenere il potere di acquisto a favore delle famiglie e della tutela del loro risparmio. È un titolo, quindi, importante, che dovrebbe dare il senso dell'impegno cogente di questo Governo nel sostenere ovviamente le famiglie, ben sapendo, come ricordava anche la collega che mi ha preceduto che, in base ai dati Istat, la povertà assoluta nel nostro Paese, nell'ultimo anno, nel 2022, è comunque aumentata. Parliamo di più di 2 milioni di famiglie che, a causa dell'inflazione, hanno peggiorato la loro situazione economica, il che corrisponde a oltre 5,6 milioni di persone, pari al 13,4 per cento della popolazione. Un dato, quindi, molto rilevante, una fetta importante della popolazione che ha subito in modo particolare la crescita dei prezzi, che ha ovviamente penalizzato maggiormente le famiglie meno abbienti, in un momento in cui i bonus sociali, che sono stati particolarmente potenziati nell'arco del 2022, hanno aiutato a contenere la crescita della povertà e a sostenere le famiglie. Si stima addirittura che queste misure abbiano comunque ridotto l'incidenza di 7 decimi di punto percentuale, che è un dato non scontato e molto rilevante, ed è il motivo per cui ci saremmo aspettati non solo la continuità, che è prevista in questo decreto, di molte misure che erano state avviate dal Governo Draghi, ma un investimento consistente, e non certamente piccoli interventi modesti, che hanno sì prorogato interventi precedenti, ma con risorse che riteniamo siano inadeguate. Lo dico anche in riferimento all'ordine del giorno, che in modo specifico tratta il bonus sociale elettrico, che è stato previsto, prorogato fino alla fine del 2023, con un investimento di 300 milioni, e per quanto riguarda i primi 3 mesi del 2024, invece, un investimento di “soli” 200 milioni. Sono risorse, quindi, che crediamo non possano essere sufficienti per supportare le famiglie. Lo ricordiamo, negli ultimi 30 anni, nel nostro Paese non sono aumentati gli stipendi, quindi si è contratto, a causa dell'inflazione, in modo importante, anche il potere di acquisto, andando quindi a incidere molto sulle fasce più fragili e facendo aumentare la povertà. C'è un altro dato che ci preoccupa, perché non si capisce bene quale sia il target di riferimento per fruire di questo bonus, se rimarrà la soglia ISEE fino a 9.530 euro, e andremmo quindi verso una platea di 2.800.000 persone, o se invece si va ad utilizzare l'ISEE fino a 15.000 euro, che è il nuovo livello voluto dall'Esecutivo Meloni per accedere al bonus sociale, con un ampliamento quindi della platea a 4,3 milioni. Ovviamente il numero della platea non è un dettaglio perché dalla dimensione della platea dipende anche l'importo del bonus, che può quindi andare da 71 euro a 46 euro. Diciamo che, da un lato, ci sono poche risorse e dall'altro lato, non c'è una chiarezza, che invece riteniamo necessaria quando parliamo di bonus così importanti.

Complessivamente, crediamo che il decreto abbia una scarsa strategia di contenimento vero, comunque, delle fragilità delle famiglie e, soprattutto, sia un provvedimento che manca completamente di una strategia a medio e lungo periodo, di una visione, di un pensiero lungo sulla politica energetica e anti-inflazione che crediamo continui a essere al centro delle necessità del nostro Paese.

Per questo motivo chiediamo che il Governo incrementi il fondo a disposizione già durante l'esame parlamentare della legge di bilancio, anche perché parliamo di un decreto che scade velocemente, e, visto che stiamo discutendo la legge di bilancio, chiediamo che venga aumentato il finanziamento destinato al riconoscimento per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2024 di un contributo straordinario alle persone che hanno già il bonus sociale elettrico, affinché si possano sostenere una qualità e una dignità della vita che per noi rimangono importanti, a tutela dell'equità delle famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Sanzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/14.

CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con un po' di amarezza, ci ritroviamo ancora oggi, per l'ennesima volta, a discutere di ordini del giorno, come hanno già fatto notare diversi miei colleghi, ed è ormai un po' questa l'attività dell'Aula, invece di cogliere l'opportunità, che c'era sicuramente con questo decreto-legge, di parlare di emendamenti migliorativi, di proposte ragionate, che noi, in Commissione, abbiamo fatto, facendolo in modo ragionato e di collaborazione con il Governo e con la maggioranza, anche riguardo alle risorse da destinare e da dove queste risorse potessero provenire. Queste proposte non sono state ascoltate e ancora oggi ci ritroviamo, di fatto, con la fiducia, che, onestamente, non era necessaria in quest'occasione. Di fatto, da quella che poteva essere un'occasione per migliorare questo decreto ci si ritrova con un decreto molto scarno nei contenuti e nelle idee, scarno rispetto a una visione di lungo termine. Noi avevamo proposte serie sul potere di acquisto per aiutare le famiglie. Prima di tutto, quella di rimandare la fine del mercato di maggiore tutela di un anno, perché questo sarebbe stato un vero aiuto per le famiglie, poiché lo abbiamo dimostrato, lo hanno già detto i miei colleghi, che in questo momento, in realtà, tale fine sarebbe un meccanismo peggiorativo per i consumatori.

Le misure insufficienti contenute in questo decreto mi riportano un po' a un déjà-vu, a quando, prima dell'estate, abbiamo approvato l'altro decreto che parlava di aiuti riguardo al mercato elettrico e al mercato del gas. Anche in questo decreto manca la sterilizzazione degli oneri di sistema del mercato elettrico. Di fatto, qui non si rinnovano neanche le agevolazioni delle accise, che sono state uno dei contributi maggiori di aiuto alle famiglie. Invece, come già fatto in altri casi, si punta sulla social card, dedicandole poche risorse, e, di fatto, poi va ad aiutare una fascia molto ridotta della popolazione. È uno strumento che vi siete inventati per erogare qualche mancetta con una misura un po' spot, e quella che poi, di fatto, si viene a mancare è una politica strutturale e di lungo termine sull'energia. Mettete insieme tanti piccoli micro-aiuti e provvedimenti sottofinanziati, senza avere una visione, perché quella che manca è una visione. Questo ci porta al tema anche di quest'ordine del giorno, che riguarda come guardiamo a lungo termine anche i meccanismi strutturali presenti in questo decreto. Nello specifico, per le aziende ad alto consumo di energia elettrica manca una visione di lungo termine, perché, di fatto, si aiutano le aziende con delle detrazioni se producono una certa fetta della loro energia da energie rinnovabili attraverso i PPA, Power Purchase Agreement. Di fatto, su questi non viene messo alcun limite reale.

Quello che avevamo chiesto è che si guardasse a questi power purchase agreement, ossia che i contratti bilaterali che collegano produttore e consumatore avessero una durata di 10-20 anni in modo da garantire una vera stabilità e una vera fornitura di energia rinnovabile. Invece, questo non avviene. Di fatto, questa poteva essere un'occasione per implementare una visione di lungo termine, una visione che manca in questo decreto, e magari risparmiare anche risorse, dando effettivamente una garanzia solo alle aziende che si impegnano stabilmente a fare politiche energetiche di sostenibilità per il Paese e dedicare una parte di queste risorse ad altri aiuti che di fatto mancano. Quello che vi manca, di fatto, è una visione di lungo termine che ancora una volta non avete. Infatti, sul tema dell'energia brancolate nel buio con misure spot, come l'intenzione di parlare di nucleare senza aver risolto i problemi del nucleare del passato, e continuate a fare misure spot senza affrontare i veri temi e senza dare una vera politica energetica al Paese, che continua a essere assente di decreto in decreto e di fiducia in fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Vinicio Giuseppe Guido Peluffo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/15.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1437-A/15 a mia prima firma, anche perché questo è lo spazio che è rimasto per la trattazione nel merito del provvedimento in esame, dopo la scelta sbagliata del Governo di porre la questione di fiducia. Su questo da ultimo è intervenuto il collega Di Sanzo e gli interventi dei colleghi del Partito Democratico hanno rimarcato quanto questa sia stata una scelta sbagliata che calpesta le competenze del Parlamento.

Ma vorrei, Presidente, rimarcare un aspetto, perché forse anche lei si ricorda che la settimana scorsa il Ministro per i Rapporti con il Parlamento aveva fatto un appello alle opposizioni chiedendo se fosse possibile presentare un numero contenuto di emendamenti, in maniera tale da poter affrontare una discussione di merito sul provvedimento e, quindi, il Governo non avrebbe posto la questione di fiducia. Come il Governo sa e come i colleghi della maggioranza sanno, noi, in maniera responsabile, abbiamo esercitato il nostro ruolo, concentrando gli emendamenti sulle questioni principali. Quindi, ne abbiamo presentato un numero contenuto, ma il Governo ha deciso lo stesso di porre la questione di fiducia e, tra l'altro, Presidente, avendo seguito con i colleghi in Commissione in sede referente il provvedimento e avendo letto gli emendamenti dei colleghi della maggioranza, il dubbio che viene, avendone letto il contenuto, appunto, e avendo ascoltato anche le risposte che sono arrivate dal Governo, è che la questione di fiducia più che contro gli emendamenti dell'opposizione è stata posta contro gli emendamenti della maggioranza, per impedire che ci fosse una discussione e ci fosse anche una forma di imbarazzo. Tra l'altro, se qualcuno avesse l'interesse, la voglia, il tempo o la disponibilità di leggersi anche lo stenografico dei lavori della Commissione, troverà interventi curiosi anche di colleghi della maggioranza che si dicevano stupiti - forse il rappresentante del Governo se lo ricorda - di un lavoro svolto su alcuni emendamenti accantonati, su cui c'era un accordo, dei quali poi era stato chiesto, invece, il ritiro, altrimenti il parere sarebbe stato contrario.

Per questo, Presidente, il dubbio è che questa posizione della fiducia sia certamente contro l'opposizione, ma anche nei confronti degli emendamenti dei colleghi della maggioranza.

Peraltro, il decreto-legge che siamo chiamati a convertire in legge ha un titolo ambizioso. L'unica parte ambiziosa di questo decreto sta esattamente nel titolo, perché recita: misure in materia di energia - e fin qui ci sta; è una descrizione tecnica quasi asettica - e, poi, interventi per sostenere il potere di acquisto delle famiglie. Quindi, è un titolo che suscita aspettative, aspettative che poi sono destinate a non trovare riscontro nel merito dell'articolato.

Diverse misure, com'è stato detto anche dai colleghi che sono intervenuti, sono in continuità con quelle prese dal Governo precedente. Forse giova, allora, ricordare, soprattutto ai colleghi oggi di maggioranza, che hanno sostenuto anche il Governo precedente, che, di fronte alla crisi energetica e all'impennata dei prezzi delle bollette, il Governo precedente aveva preso tre provvedimenti: era intervenuto con la sterilizzazione degli oneri di sistema e la riduzione dell'IVA sul gas; era intervenuto sulle accise; era intervenuto con la sterilizzazione anche degli oneri di sistema della bolletta elettrica.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD-IDP). Ho esaurito il mio tempo ed è stato chiaro il suo richiamo. Però, quello che voglio ricordare è che, se in questo decreto viene mantenuto l'intervento sugli oneri generali di sistema, per quanto riguarda il gas, che è una misura che nel nostro Paese abbiamo dal quarto trimestre del 2021, invece, per quanto riguarda gli oneri generali di sistema sulla bolletta elettrica, che incidono per il 25 per cento, dal secondo trimestre il Governo lo ha tolto e, quindi, noi dal 1° aprile abbiamo sulle bollette elettriche di famiglie e imprese un aggravio del 25 per cento. Allora, l'ordine del giorno chiede che, nel primo provvedimento, ci sia l'impegno del Governo di reintrodurre questa sterilizzazione. Poi, per agevolare anche il lavoro sui pareri del Governo, segnalo che quest'ordine del giorno recepisce il mio emendamento 1.3, che faceva questa proposta e su cui c'era stato un parere contrario. Allora, magari, rispetto al fatto che c'è una continuità della posizione della fiducia, forse, il Governo ci può stupire e dare, invece, un parere diverso su quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Andrea Gnassi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/18.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Considerato che il Paese, come l'Europa, ha attraversato una crisi economica energetica e la sta attraversando, in effetti questo decreto era molto ambizioso, almeno nel titolo: misure urgenti in materia di energia e interventi per sostenere il potere d'acquisto. Diamo una mano agli italiani - il decreto vuol dire questo - per arrivare a pagare le bollette, la luce e il gas. Diamo una mano al sistema produttivo italiano, alle imprese. Noi crediamo che, leggendo il titolo e poi valutandone i contenuti, non ci sia da gioire, dal punto di vista dell'opposizione, nel sottolineare al Governo che questo provvedimento è tutto sommato molto modesto. È una scatola vuota che non corrisponde alle necessità del Paese e lo diciamo con rammarico, non con gioia, perché evidenziamo una falla nelle politiche del Governo.

Intanto, il decreto-legge è vigente dal 30 settembre. Viene convertito in legge in questi giorni. Scade tra due settimane e poi arriverà la legge di bilancio. Il decreto prevedeva per il bonus sociale, per l'acquisto di energia e gas per le famiglie, i nuclei familiari disagiati, 300 milioni. Tra poco il decreto scade e arriva la legge di bilancio, ma la legge di bilancio prevede 200 milioni. Questa è la prospettiva che noi diamo agli italiani rispetto a quel titolo, rispetto a quell'intento, rispetto a quel proposito. Già questo la dice lunga sulla sostanza del provvedimento.

Allora, qui c'è un punto: se l'opposizione - stiamo parlando di famiglie, di imprese, di italiani - si pone in maniera laica di fronte a questi problemi e non in maniera pregiudizievole verso il Governo, è più solido, è più autorevole il Governo che scivola via, che fugge, che non viene in Aula, che impedisce ai parlamentari della maggioranza di lavorare insieme a quelli della minoranza per fare un provvedimento migliore? È più autorevole? Si possono capire, a volte, la decretazione d'urgenza, la fiducia; ci sono necessità e non è una novità in questo Parlamento, ma questo è diventato un metodo che sottolinea probabilmente l'incapacità nei provvedimenti, ad esempio come questo, di intervenire sui contenuti, di trovare le risorse necessarie.

Allora, si bocciano provvedimenti, emendamenti e proposte dei gruppi e partiti della stessa maggioranza. Tra l'altro, quegli emendamenti perché venivano proposti, visto che gruppi e partiti della maggioranza governano anche i territori, le regioni, i comuni? Noi abbiamo a che fare con il Paese reale? Quando tutto ciò avviene, evidentemente, c'è un limite di capacità nell'individuare soluzioni di governo.

Questo provvedimento va in continuità con i Governi precedenti, con quello Draghi, ma va in continuità in diminuzione e, oltre a questa incapacità di trovare risorse, vi è completamente mancante una strategia di medio-lungo periodo di politica energetica e anti-inflazionistica. Cosa ne è dell'energy release volto a consentire alle imprese gasivore l'accesso forniture di gas e prezzi contenuti per 10 anni. Guardate che gli altri Paesi si stanno attrezzando su questo fronte, in Europa, la Francia, la Germania, in una dimensione competitiva internazionale, gli altri Paesi stanno strutturando il sostegno al sistema produttivo in modo strategico. Cosa ne è del price cap al prezzo del gas? Cosa ne è di politiche industriali collegate alla transizione energetica, quindi, al grande tema dell'energia? Cosa ne è dell'elettrico dell'automotive? Stiamo assistendo a intere parti del Pianeta, dalla Cina, alla Francia, alla Germania, agli Stati Uniti, che si stanno organizzando attorno a una produzione industriale che vede nella transizione energetica la dimensione produttiva competitiva economica e sociale dei prossimi decenni. Noi, al massimo, andiamo in Europa a chiedere proroghe. Questa è la sostanza. Poche risorse per le famiglie, non c'è una prospettiva per le imprese e dopo 2 anni - finisco Presidente - di caro energia per famiglie e imprese, i prezzi delle forniture al dettaglio permangono ancora su livelli troppo alti rispetto a quelli pre-crisi. Purtroppo - qui c'è il punto di questo emendamento -, rimane ancora alto il differenziale con le politiche governative di altri Paesi, che hanno messo a disposizione delle proprie imprese energie a prezzi da 2 a 3 volte più bassi. Questo è il punto.

Allora, io me la potrei cavare, ma non per esercizio retorico, con una battutina: mettere le energie a disposizione delle imprese a prezzi 2-3 volte più alti della Francia e della Germania, cos'è? Il made in Italy? È questo il made in Italy in campo energetico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Sono talmente brave le nostre imprese, fanno così tanto la differenza con il loro made in Italy che ce la possono fare anche se il Governo italiano le penalizza rispetto a quelle europee? Allora, attenzione ai titoli, perché la luna di miele finisce, la sovranità alimentare, il made in Italy, le politiche energetiche che non ci sono.

Con quest'ordine del giorno, noi vorremmo che il Governo si impegnasse a reintrodurre, nell'ambito delle proprie prerogative, già durante l'esame parlamentare del disegno di legge di bilancio, i crediti di imposta per l'acquisto di energia elettrica e gas a favore delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Marco Simiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/2.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno racconta un po' del programma elettorale del Partito Democratico, in cui noi siamo impegnati a sostenere soprattutto quelle aziende e quei cittadini che oggi sono specialmente ubicati nelle aree interne, in luoghi lontani e distanti, anche nelle isole. La distanza oggi è la vera disuguaglianza, viste le mancanze di continuità territoriale delle infrastrutture che oggi ci sono e dei servizi che le stesse emanano. Proprio per questo, come Partito Democratico, ci siamo posti, anche proprio nell'ambito di tutte le politiche insulari delle varie isole, soprattutto quelle minori, abbiamo cercato di capire e di verificare in ogni situazione quali potessero essere gli elementi di aiuto concreti, cercando di analizzare i bisogni, uno per uno, quello medico, quello turistico, quello infrastrutturale e anche quello legato all'energia. Esiste un'isola dell'Arcipelago toscano che è balzata alla cronaca non solo per la sua bellezza, ma anche per un'immane tragedia, quella della Concordia, quando - lo ricordate benissimo -, nella notte fra il 13 e il 14 gennaio 2012, morirono 32 persone. Io ero il presidente dell'azienda di trasporti e ho vissuto quei momenti con grande angoscia, vedendo veramente la disperazione negli occhi delle persone che la mattina salivano in quei pullman e, soprattutto, la difficoltà oggettiva che quell'isola ha vissuto; sto parlando dell'Isola del Giglio, in quelle giornate, ma soprattutto nelle settimane a seguire. Come sapete benissimo, quella nave è rimasta lì per tanto tempo e ha creato molti problemi. Da lì, però, l'isola è stata conosciuta in tutto il mondo, così come si sono conosciuti i suoi abitanti e le sue imprese; gente umile, gente che lavora, gente che ha bisogno di quel supporto politico e, soprattutto dei servizi che menzionavo in precedenza. Oggi, in quell'isola, l'energia elettrica non è alimentata attraverso cavi elettrici ad altissima tensione. Terna, in questo caso, è l'azienda che comunque dovrebbe alimentare l'isola con energia ad altissima tensione. Invece, oggi, quell'isola è alimentata con un gruppo elettrogeno a gasolio. Un'isola di quella bellezza è alimentata attraverso un gruppo elettrogeno. In questo caso, il piano che Terna aveva stabilito nel 2021 indicava che nel 2023 avrebbe dovuto esserci un impegno per l'inizio dei lavori per stendere il cavo dal continente fino ad arrivare all'isola stessa. Oggi, per una serie di condizioni e anche di aspetti non economici, ARERA ha detto che questa infrastruttura non si deve più fare. Io credo che ci sia un obbligo, da parte di questo Parlamento e del Governo, di dare un'opportunità, non solo all'Isola del Giglio, ma a tutte le isole minori che oggi hanno questa difficoltà, e guardate che sono parecchie.

Ecco perché noi dobbiamo, oggi, riuscire, anche attraverso quest'ordine del giorno, ad appoggiare questa volontà, a confermare il lavoro, in questo caso, il piano che Terna aveva messo in campo, affinché, grazie a questo, si possa alimentare una bellezza vera come quella dell'Isola del Giglio, ma soprattutto dare la possibilità ai tantissimi cittadini e imprese di risparmiare tanti soldi, visto che quel gruppo elettrogeno a gasolio dà tanta energia, ma dà anche tanti costi, molto più alti di quelli sostenuti da altri cittadini, e siccome i cittadini sono tutti uguali, non capisco perché in una zona che è un'isola l'energia debba costare di più che nel continente, visto che dovrebbe forse essere il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Andrea Rossi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/21.

ANDREA ROSSI (PD-IDP). Grazie Presidente. Lo hanno già ricordato diversi miei colleghi, negli interventi precedenti: siamo di fronte a un titolo di un decreto estremamente ambizioso, impegnativo, ma che poi, ovviamente, non trova riscontro nelle proposte. Diventa strano pensarlo, ma per quanto mi riguarda, nel momento in cui ho presentato quest'ordine del giorno, ho legato questo decreto anche a un tema che non sempre viene affrontato con la dovuta attenzione e che è quello dello sport. Tutti noi sappiamo che una materia come quella dello sport è estremamente trasversale, si può parlare di sport quando si affronta una questione legata ai costi energetici, come si può affrontare sulle questioni che riguardano la salute, o la cultura, o l'educazione. Così come ho detto anche durante il dibattito sullo sport in Costituzione, in quello spazio di dibattito, in quel momento, non era il tempo delle rivendicazioni.

Noi stavamo facendo un'operazione molto importante per il sistema sportivo italiano. Modificando l'articolo 33 si introduceva il diritto all'attività sportiva e motoria e quindi non si doveva in quella sede portare una discussione di tipo rivendicativo, ciò per dire quanto oggi invece le politiche pubbliche dovrebbero sostenere e aiutare il mondo dello sport.

Purtroppo, di fronte a questa rivendicazione, che allora non andava mica fatta, oggi ci troviamo invece a far sì che sia arrivato il momento di quelle rivendicazioni. Se dovessi provare, per esempio, a ricercare, a rintracciare la parola sport non solo in questo decreto ma nella legge di bilancio, diventa una parola assolutamente dimenticata, un po' quel famoso cono d'ombra che prima ricordava il collega Berruto. Allora la rivendicazione che io porto in quest'Aula in questo momento rispetto alla presentazione di quest'ordine del giorno è relativamente alla richiesta a questo Governo di far sì che si possa tenere in considerazione, almeno nei prossimi provvedimenti di natura economica, che ci sia un credito di imposta o comunque agevolazioni per fronteggiare l'aumento dei costi dell'energia elettrica e termica, a sostegno appunto del potenziamento del movimento sportivo italiano.

Presidente, e, tramite lei, mi rivolgo al Governo, c'è un combinato disposto in questo momento che sta attanagliando il mondo sportivo italiano: da un lato, la pandemia, l'incremento dei costi energetici, le riforme positive introdotte, ma che hanno prodotto costi aggiuntivi per le società sportive, dall'altro, alcuni problemi legati all'impiantistica sportiva, che è gravata proprio per essere un'impiantistica vetusta di gravi costi energetici. Questo combinato disposto sta mettendo in forte crisi il sistema delle società sportive dilettantistiche, che sono un elemento fondamentale di tenuta, anche sociale, del nostro Paese.

Questo combinato disposto evidenzia situazioni di difficoltà economiche. Come dicevo prima, la riforma realizzata è stata importante, giusta e doverosa - quando si aumentano i diritti di tutela dei lavoratori italiani si dà comunque una risposta importante ai cittadini e a una comunità -, ma ha comportato, al contempo, un incremento dei costi per le società sportive. La pandemia, con la chiusura, ha comportato un incremento dei costi e uno slittamento anche dei contratti di gestione per le società sportive. I costi energetici tra il 2021 e il 2022 sono aumentati dal 200 al 400 per cento e, quindi, maggiori costi per le società sportive.

Queste società sportive gestiscono gran parte del patrimonio pubblico; chiunque ha fatto l'amministratore - e molti di noi lo sanno - sa che il patrimonio pubblico sportivo italiano è tutto quanto in gestione al movimento sportivo, alle società sportive dilettantistiche, ma la manutenzione di questo patrimonio è molto onerosa, in virtù del fatto che è un patrimonio sportivo che in gran parte è stato realizzato prima degli anni Novanta, stiamo parlando di oltre il 70 per cento degli immobili realizzati prima degli anni Novanta, ed è un aggravio dei costi che le società sportive in questo momento hanno e difficilmente riescono a sostenere. Basti fare riferimento agli ultimi investimenti fatti sull'edilizia sportiva in questo Paese.

Se non ci fosse stato il PNRR con un miliardo di euro - 700 milioni destinati alla riqualificazione energetica dell'impiantistica sportiva e sui nuovi impianti e 300 milioni sull'edilizia sportiva collegata all'edilizia scolastica -, se non ci fosse stato questo tipo di investimento, il nostro Paese è anni che non vede un intervento di riqualificazione del patrimonio sportivo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Il tema vero che pongo qui è come farci carico attraverso politiche pubbliche - che non possiamo sempre ed esclusivamente demandare alle regioni e ai comuni - di un'infrastruttura sociale straordinaria e fondamentale come quella che garantisce il movimento sportivo italiano, fatta in gran parte di volontariato. Penso sia giusto continuare, dopo quella grande iniziativa di introdurre, con la modifica dell'articolo 33, lo sport in Costituzione, a mettere in campo politiche rivendicative a sostegno di quel movimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il deputato Fornaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1437-A/20.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie signor Presidente, rappresentante del Governo, mi lasci ringraziare i colleghi del mio gruppo che sono ancora qui ed anche, se mi è permesso, quelli della maggioranza.

Questo è l'ultimo intervento del nostro gruppo anche perché, per rispettare gli accordi, noi ritiriamo le iscrizioni che seguono. C'è un'amarezza di fondo e credo si possa dire nell'intervento di molti colleghi che mi hanno preceduto, siamo rimasti al merito, proverò anch'io a rimanere al merito, ma mi lasci, signor Presidente, trasmetterle un senso di disagio e anche, se mi è consentito, visto che non è la prima volta, di frustrazione. Come giustamente aveva rilevato nel suo intervento il collega Orfini, noi dovremmo essere dei legislatori, nel rispetto dei ruoli di maggioranza o di opposizione e, in realtà, come parlamentari di opposizione, siamo sostanzialmente condannati - tra virgolette - a presentare ordini del giorno che, spesso e volentieri, hanno pareri negativi o riformulazioni che, nella sostanza, ne snaturano la portata. Quindi, il primo invito è nei confronti del Governo, che ha fatto una scelta per molti versi incomprensibile, perché, lo ripeto a uso e a beneficio di chi ci ascolta, il Governo ha presentato - lo ricordo anche ai colleghi - la fiducia di fronte a una sessantina circa di emendamenti. Quindi, noi siamo stati costretti, in qualche modo, a illustrare tutti gli ordini del giorno per segnalare questo carattere anomalo, questo comportamento, francamente, lo ripeto, incomprensibile. Mi rivolgo alla Sottosegretaria, la speranza è che, nella fase di valutazione di questi ordini del giorno, si tenga conto della nostra buona volontà e, in qualche modo, anche della disponibilità a provare a dare un contributo da parlamentari semplici rispetto a questioni, come quella dell'ordine del giorno a mia prima firma, che riguardano la vita di centinaia di migliaia di famiglie e di ragazzi.

Noi abbiamo di fronte una questione, un'emergenza nazionale ed europea, che è un ritorno forte, violento, virulento dell'inflazione. Soltanto negli ultimi rilevamenti abbiamo avuto qualche timido passo indietro, ma ci troviamo di fronte a un'inflazione che ha toccato e ha superato, dopo molti, molti anni, la doppia cifra e questo, ovviamente, impatta significativamente sui bilanci delle famiglie e, soprattutto, sui bilanci delle famiglie già in difficoltà. L'ordine del giorno riguarda una conseguenza di questo processo inflattivo, che è l'aumento del costo dei libri scolastici, in un quadro che, come denuncia la CES, la Confederazione europea dei sindacati, vede già nel nostro Paese una povertà educativa che tocca 1,2 milioni di minori e il numero di minori di 18 anni che vivono a rischio di povertà è aumentato dal 23 al 25 per cento tra il 2019 e il 2022. Il costo per l'istruzione è aumentato due volte più velocemente dei salari di tutta Europa e il prezzo del materiale utile agli studenti, come penne, matite, carta, gomme, temperamatite e forbici, è salito del 13 per cento tra gennaio e maggio 2023, un aumento che segue quello dello scorso anno dell'8 per cento. Per dare un riferimento, nel 2019, era stato dell'1,7 per cento.

Come potrà ben comprendere la rappresentante del Governo, non c'è nulla di strumentale in quest'ordine del giorno. L'impegno che chiediamo al Governo è di provare a sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, perché tutti questi costi si aggiungono, ovviamente, anche all'incremento del costo del carburante. E, quindi, c'è una necessità - chiudo, signora Presidente - di reperire risorse adeguate finalizzate a promuovere misure per il sostegno al diritto allo studio, anche attraverso l'estensione della gratuità dei libri di testo a tutta la scuola dell'obbligo per le famiglie meno abbienti. Io credo che questo sia un obiettivo che dovrebbe vederci tutti uniti, è un obiettivo di civiltà. Noi non possiamo perdere per strada decine, centinaia di migliaia di ragazzi e di minori, perché il Paese, per risollevarsi, per guardare al futuro, ha bisogno di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Essendo stati ritirati tutti gli ulteriori interventi, si è conclusa la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno.

Interrompiamo, quindi, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, mercoledì 15 novembre, alle ore 9,30, a partire dall'espressione del parere del Governo sugli ordini del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con distinte lettere in data odierna, i presidenti delle Commissioni XIV e XII hanno rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto i rappresentanti dei gruppi delle Commissioni medesime - di rinviare al prossimo calendario l'esame in Assemblea dei seguenti progetti di legge: n. 1342, recante Legge di delegazione europea 2022-2023, la cui discussione generale è prevista dal vigente calendario dei lavori dell'Assemblea per mercoledì 15 novembre, al termine delle votazioni pomeridiane dell'Assemblea, ed il relativo seguito dell'esame a partire da giovedì 16 novembre; n. 218 e abbinate, recante interventi per la prevenzione e la lotta contro il virus dell'immunodeficienza umana (HIV), la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), il papilloma virus umano (HPV) e le infezioni e malattie a trasmissione sessuale, la cui discussione generale è prevista dal vigente calendario dei lavori dell'Assemblea per venerdì 17 novembre ed il relativo seguito dell'esame a partire da lunedì 20 novembre.

A seguito delle intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tali progetti di legge non sarà, pertanto, iscritto all'ordine del giorno delle sedute del corrente calendario dei lavori.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Zan. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO ZAN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ricordo che presso il tribunale di Padova oggi sono iniziate le udienze non contro qualcuno che ha commesso un illecito o contro un criminale, ma contro delle famiglie, le famiglie arcobaleno. La procura di Padova, tempo fa, ha impugnato 37 atti di trascrizione anagrafica di bambini e bambine dal 2017, per colpa della circolare del Ministro dell'Interno, Piantedosi, voluta da Giorgia Meloni e dal suo Governo.

Quella circolare impone ai sindaci lo stop di tutte le trascrizioni per i figli delle coppie omogenitoriali. In altre parole, la circolare di questo Governo ha trascinato in tribunale famiglie con figli anche di 6 anni, che oggi, per colpa vostra, rischiano di perdere per decreto uno dei loro genitori, una delle loro madri. Con un colpo di penna, con una firma su quella circolare, questo Governo sta tentando di rendere orfani 37 bambini. Ma, da madri e da padri, chiedo anche ai colleghi della maggioranza, che non hanno mai alzato un dito rispetto a questa circolare terribile e crudele: cosa si può provare di fronte ad un Governo che tenta di eliminare per legge il vincolo affettivo più forte, quello di un genitore verso un figlio?

Oggi la procura ha chiesto - ed è un fatto positivo, vedremo cosa deciderà il tribunale - di rimandare la decisione alla Corte costituzionale. Però, il Parlamento, per una volta, deve assumersi la responsabilità di fare una legge per tutelare queste bambine e questi bambini, che oggi non hanno gli stessi diritti di tutti gli altri.

Io chiedo qui un sussulto di responsabilità al Parlamento, il quale non può delegare ai tribunali, che decidono sui singoli casi, la sorte di queste bambine e di questi bambini, approvando finalmente una legge che riconosca pieni diritti a questi bambini, con le loro storie, con le loro vite e i loro legami familiari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 15 novembre 2023 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 131, recante misure urgenti in materia di energia, interventi per sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio. (C. 1437-A​)

Relatori: TESTA, per la VI Commissione; BARABOTTI, per la X Commissione.

2. Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):

S. 651 - Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali (Approvato dal Senato). (C. 1324​)

e dell'abbinata proposta di legge: CARLONI ed altri (C. 746​)

Relatori: ROSSO, per la XII Commissione; CARLONI, per la XIII Commissione.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

PITTALIS ed altri: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale in materia di prescrizione. (C. 893-A​)

e delle abbinate proposte di legge: ENRICO COSTA; MASCHIO ed altri; BISA ed altri. (C. 745​-1036​-1380​)

Relatori: ENRICO COSTA e PELLICINI.

4. Seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00210 e Mari ed altri n. 1-00211 concernenti iniziative in materia di aggiudicazione e gestione degli appalti, con particolare riguardo alla tutela delle retribuzioni e alla sicurezza sui luoghi di lavoro .

5. Seguito della discussione delle mozioni Polidori ed altri n. 1-00204 e Di Biase ed altri 1-00209 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura del tumore al seno .

(ore 15)

6. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 21,05.